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Full text of "Il Policlinico: Sezione Pratica (Anno 1932 Parte 1)"

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1&&S N. 

IL 


POLICLINICO 


PERIODICO DI MEDICINA, CHIRURGIA ED IGENE 


FONDATO DAI PROFESSORI 


GUIDO BACCELLI FRANCESCO DURANTE 


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SEZIONE PRATICA 


Volume XXXIX - Anno 1932 


ROMA 

N. 14 — Via Sistina — N. 14 


1932 


,laboratori effettivi della Sezione Pratica per il 1932 


jandri prof. Roberto - Roma. 

alessandrini prof. Paolo - Roma. 

Amalfitano dott. Gabriele - Roma. 

Amantea prof. Giuseppe - Roma. 

Andreucci dott. Michele - Roma. 

Antonelli prof. Giovanni - Roma. 

Antonucci prof. Cesare - Roma. 

Aquilanti dott. Giuseppe Repubblica 
di S. Marino. 

Ascareili dott. Adriano - Roma. 

Ascoli prof. Alberto - Milano. 

Babini dott. Giorgio * Scansano. 

Baggio prof. Gino - Cagliari. 

Ballati dott. Giuseppe - Caltanissetta. 

Bani dott. Ugo - Roma. 

Bard dott. Leopold - Buenos Ayres. 

Benedetti Yalentini dott. Fabio 
Roma. 

Benini dott. Piero - S. Gimignano. 

Benso dott. Francesco - Torino. 

Bernardini dott. Anacleto - Monte Ro¬ 
mano. 

Bertarelli prof. Ernesto - Pavia. 

Bianchedi dott. Manlio - Montecosarc. 

Boncinelli dott. Umberto - Roma. 

Borruso dott. Gaetano - Roma. 

Botto-Micca dott. Augusto - Tarquinia. 

Brizio dott. Gian Vincenzo - Ivrea. 

Brugi prof. Antonio - Desio. 

Bufano dott. Michele - Genova. 

Calabrese dott. Salvatore - Genova. 

Camplani dott. Mario - Bergamo. 

Cannavo dott. Letterio - Palermo. 

Cantoni dott. Oscar - Milano. 

Capaldo dott. Luigi - Sarsina. 

Capua dott. Antonio - Roma. 

Carboni dott. Antonio - Anticoli Cor¬ 
rado. 

Carducci prof. Agostino - Roma. 

Carueoi prof. Vittorio - Spezia. 

Castellani prof. Aldo * Roma. 

Catterina dott. Attilio - Genova-Bol- 
zaneto. 

Caucci prof. Alberto - Ancona. 

Chiariello dott. Alfonso Giovanni - 
Napoli. 

Chiasserini prof. Angelo - Roma. 

Chini pi'of. Virgilio - Roma. 

Ciceri dott. Corso - Venezia. 

Cimiuata prof. Antonino - Monza. 

Colucci dott. Carlo - Tivoli. 

Confalonieri dott. Dario - Molina di 
Ledro. 

Conte dott. Giannino - San Bellino. 
Copetti dott. Luigi - Udine. 

Cornia dott. Italo - Modena. 

Corona dott. Franco - Palermo. 
Cortella dott. Emilio - Novi Piemonte. 
Costanzi dott. Carlo - Roma. 

Cova prof. Ercole - Palermo. 

D’Amico dott. Mario - Roma. 

D’Avak prof. Alfredo - Roma. 

De Bernardi dott. Luigi - Gorgonzola. 
De Bonie prc.f. V. - Napoli. 

Delfini dott. Corrado - Reggio Emilia. 
Della Valle prof. Luigi - Genova. 

De Nigris Marella dott. Francesco 
De Simone dott. Giuseppe - Monza. 
Dragotti dott. Giuseppe - Roma. 

Egidi prof. Guido - Roma. 


Emiliani dott. Piero - Forlì. 

Faberi prof. Mario - Roma. 

Fabri dott. Giuseppe - Roma. 

Faelli dott. Carlo - Genova. 

Falcioni dott. Domenico - Roma. 

Fasella dott. Felice - Roma. 

Ferrerò dott Luigi - Novara. 

Ferretti prof. Tito - Roma. 

Fici prof. Vincenzo - Palermo. 

Filippini dott. Azeglio - Roma. 

Fiorini dott. Ennio - Tregnano. 

Franchetti dott. Augusto - Roma. 

Frigimelica dott. Carlo - Belluno. 

Frugoni prof. Cesare - Roma. 

Gabrielli dott. Sestilio - Venezia. 

Gallo dott. Rosario - Militello Rosma¬ 
rino. 

Garofalo dott. Francesco - Bologna. 

Gasbarrini prof. Antonio - Padova. 

Ghiron prof. Vittorio - Roma. 

Giacobbe dott. Corradino - Roma. 

Giorgetti dott. Elio - Scansano. 

Giunta dott. Giuseppe - Roma. 

Giunti dott. Giulio - Cagliari. 

Gobbi dott. prof. Luigi - Modena. 

Grasso dott. Rosario - Roma. 

Oraziani dott. Francesco - Zara. 

Griseri dott. Vittorio - Firenze. 

Gueriicchio dott. Antonio - Matera. 

Helman dott. Lazar - Galatz (Roma¬ 
nia). 

Ilvento prof. Arcangelo * Roma. 

lutrozzi prof. Paolo - Pavia. 

Jacarelli dott. Enrico - Macerata. 

Jacono dott.ssa Giuseppina - Catania. 

Jona prof. Giuseppe - Venezia. 

Jovino dott. Ferdinando - Napoli. 

La Cava dott. Giuseppe - Roma. 

Lazzaro dott. Giuseppe - Roma. 

Leonelli dott. Ugo - Lettomanoppello. 

Leti dott. Francesco - Roma. 

Liverani dott. Ettore - Roma. 

Locatelli dott. Garibaldi - Sodico. 

Longo dott. Antonino - Catania. 

Lucangeli prof. Gian Luca - Roma. 

Lucherini prof. Tommaso - Roma. 

Maccari dott. Ferdinando - Siena. 

Maltese Le Roy dott. Carmelo - Pa¬ 
dova. 

Manai prof. Andrea - Sassari. 

Manca dott. Serafino - Roma. 

Mancioli dott. Mario - Roma. 

Mannini dott. Romanello - Firenze. 
Maragliano prof. Edoardo - Genova. 
Margreth prof. Giovanni - Modena. 
Margottini dott. Mario - Roma. 
Mariotti prof. Ettore - Napoli. 

Marta dott. Felice - Milano. 

Mazzei dott. Tommaso - Serrastretta. 
Medea prof. Eugenio - Milano. 

Melli prof. Guido - Roma. 

Mingazzini prof. Ermanno - Roma. 
Missiroli prof. Alberto - Roma. 

Molon prof Carlo - Venezia. 

Mondolfo prof. Emanuele - Cesena. 
Monteleone prof. Remo - Roma. 
Montesano prof. Vincenzo - Roma. 
Moretti dott. Agostino - Cesena. 
Moschella dott. Enrico - Bologna. 


Mucci dott. Adolfo - Riolunato. 

Muzzarelli dott. Giuseppe - Bologna. 

Nassi dott. E. - Lucca. 

Nazari prof. Alessio - Roma. 

Niocolini prof. Pietro - Firenze. 

Omodei-Zorini prof. Attilio - Roma. 

Paltrinieri dott. Guglielmo - Castiglio¬ 
ne delle Stiviere. 

Panagia dott. Antonino - Roma. 

Pecori prof. Giuseppe - Roma. 

Penso dott. Giuseppe - Roma. 

Pergola prof. Mazzini - Roma. 

Piazza dott. Manlio - Roma. 

Picardi dott. Giovanni - Roma. 

Picchi prcjf. Luigi - Firenze. 

Pieri prof. Gino - Belluno. 

Pighini prof. Giacomo - Reggio Emilia. 

Pisani prof. Domenico - Roma. 

Pontano prof. Tommaso - Roma. 

Porta dott. Virginio - Roma. 

Pozzi dott. Arnaldo - Roma. 

Preti prof. Luigi - Parma. 

Pupini dott. Guido - Bologna. 

Quattrocchi dott. Aldo - Pesaro 

Reitano prof. Ugo - Roma. 

Roberto dott. Silvestro - Roma. 

Rolland dott. Domenico - La Spezia. 

Romania dott. Vittorio - Trieste. 

Ronzini dott. Mario - Bari. 

Rossi dott. Carlo - Palermo. 

Santoro prof. Angelo - Roma. 

Satullo dott. Rosario - Roma. 

Scandurra dott. Salvatore - Roma. 

Scaturro dott. Alberto - Sciacca. 

Scavo dott. Emanuele - Roma. 

Scotti dott. G. A. - Firenze. 

Selvaggi avv Giovanni - Roma. 

Serafini dott. Giulio - Roma. 

Silvestri prof. Torindo - Modena. 

Solaro dott. G. - Milano. 

Solieri prof. Sante - Forlì. 

Solito dott. Mario - Castion di Zop- 
pola. 

Sorge dott. Giuseppe - Catania. 

Spolverini prcf. Luigi - Roma. 

Stipa dott. Franco - Roma. 

Taddei prof. Domenico - Pisa. 

Tattoni dott. Armando - Teramo. 

Tiberio dott. Leonardo - Casalbordino. 

Tirelli dott. Severino - Ascoli Piceno. 

Tizianello dott. Giuseppe - Mirano Ve¬ 
neto. 

Tonelli dott. Lanfranco - Roma. 

Torchiana dott. Fabio - Finale nel¬ 
l'Emilia. 

Toscano dott. Carmelo - Roma. 

Trepiccioni dott. Emanuele - Bologna. 

Tripodi dott. Mario - Roma. 

Yaldoni prof. Pietro - Roma. 

Vanelli dott. Agostino - Caronno Mi¬ 
lanese. 

Velicogna dott. Alberto - Torino. 
Verney dott. Lorenzo - Roma. 

Vernoni prof. Guido - Roma. 

Villa dott. Luigi - Pavia. 

Villata prof. Giov. Batt. - Torino. 
Vitali prof. Fabio - Venezia. 

Viziano dott. Angelo - Torino. 
Winternitz dott. Leopoldo - Trieste. 
Zingale dott. Michele - Firenze. 





INDICE GENERALE 


VOLUME XXXIX - 1932 

Indice per rubrica 


PROLUSIONI. 

Pag. 


Castellani A. : Brevi cenni storici sulla medicina 
tropicale dai tempi antichi ai nostri giorni . . 1117 

Frugoni C. : L'essenza e gli obbietti dell’insegna¬ 
mento clinico . 125 

Gasbabbini A.: La funzione e l’insegnamento della 
Clinica Medica .1959 


LEZIONI CLINICHE. 

Alessandri R. : Su un caso di uronefrosi sinistra da 

vaso anomalo .1197 

Alessandri R • Un < aso di sarcoma osteogenico del¬ 
la tibia destra.1685 

Cova E.: La febbre in travaglio di parto. 717 

Frugoni C. : Ascesso polmonare tifico con perfora¬ 
zione de] cavo pleurico e pio-pneumotorace con¬ 
sensuale . 3 

Frugoni C. : Mediastinite tubercolare o neoplastica? 597 

Frugoni C. : Morbo di Still-Chauffard.1077 

Frugoni C. : Nefrosi lipoidea.1605 

Gasbarrini A. : Considerazioni diagnostico-differen- 

ziali in un caso di splenomegalia.1533 

Jona G. : Tubercolo calcificato della calotta protu- 

beramziale . 401 

Jona G. : Stenosi mitralica a forma emoftoica . . 877 
Preti L. : L'ittero nel corso della polmonite lobare 283 

LAVORI ORIGINALI. 


Amalfitano G. e Silvestro S. : La lattoeuria e 
il metodo mitologico di Castellani-Taylor per 

svelarla .1461 

Catterina A.: Ricerche sperimentali, indicazioni, 
esiti operativi della esclusione totale dell’ulcera 

piloro-duodenale .1205 

Corona F. : Sulle necrosi adrenaliniche. 1157 


Delfini C. e Pighini G. : L’ormonizzazione sessuale 
col « liquor folliculi » per via gastrica .... 1425 

Frugoni C. e Alessandri R.: Primo caso in Italia 
di asportazione di adenoma della paratiroide 
per osteite fibroso cistica generalizzata .... 1765 

Giunta G. e D’Amico M. : Contributo clinico alla 


conoscenza della metadissenteria. 1809 

Oraziani F. : Sulla sierodiagnosi del cancro e sulla 

reazione di Botelho. 637 

Iacono G. : Ricerche sulla secrezione esterna del 
pancreas nel diabete. 133 


Lazzaro G. : Sulla così detta « urea clearance » 
come misura della funzionalità renale .... 1497 

Liverani E. : E’ attualmente la epatolienografia 
col Thorotrast un metodo d'indagine consiglia¬ 
bile? .1277 

Longo A. : L’istamina e il sondaggio frazionato a 
digiuno nello studio della funzionalità gastrica 447 


Pag. 

Lucherini T. : La prova dell'acqua ossigenata per 
la diagnosi differenziale fra essudati e trasudati 1569 
Manca S. : 11 comportamento del tasso glicemico 
consecutivo all'ingestione di sostanza ricca di 

proteine . 517 

Manca S. : Contributo allo studio dell'acido urico 

nel sangue. 882 

Manca S. : Azotemia e ciò r open: a.1894 

Piazza M. : Modificazioni immediate della pres¬ 
sione arteriosa da pneumotorace e riflesso 

oleuro-cardiaco . 9S7 

Picardi G. : Comportamento delle piastrine in se¬ 
guito ad atti operativi. 917 

Pieri G. : Il timpanismo epatico, sintoma precoce 
di perforazione dell’ulcera gastroduodenale . . . 253 

Reitano U. e Boncinelli U. : Ricerche sulla cosi¬ 
detta « febbre esantematica mediterranea » . . 1389 

Spolverini L. M. : Contributo allo studio dell’in¬ 


fezione difterica nei vaccinati.1849 

Stipa F. : Seguono i leucociti del sangue le stesse 
leggi dell'agglutinazione degli eritrociti? .... 1689 

TizIanello G. : Contributo allo studio del riflesso 
oculo-cardiaco nella tubercolosi polmonare . . . 1200 

Tonelli L. : La deformabilità pupillare seguo di 

morte reale . 205 

Toscano C. : Sulle variazioni della chetonemia nel¬ 
le affezioni epatiche . 45 

Toscano C. : Sui rapporti fra chetonemia e stato 

funzionale del fegato. 323 

Tripodi M. : L’ipotensione arteriosa ortostatica . . 797 

Velicogna A. e Viziano A.: La reazione della per- 
ossidasi nel 6olfo-carbonismo . 287 


NOTE E CONTRIBUTI. 

Baggio: La soppressione completa e prolungata de¬ 
gli alimenti «per os» come trattamento prepara¬ 
torio alla cura radicale delle ulcere gastriche e 

duodenali sanguinanti .. 757 

Bendetti-Valentini F. : La indicazione del taglio 
soprasternale nel soccorso dei grandi traumatiz¬ 
zati del torace con enfisema generalizzato . . . 557 

Borruso G. : La positività della reazione di Weil- 


Felix nel tifo addominale. 477 

Botto Micca A. : Contributo allo studio dei diverti¬ 
coli appendicolari . 453 

Calabrese S. : A proposito dell’emottisi cardiaca 

male interpretata .1037 

Cannavò L. : Ulteriore contributo allo studio della 
broncospirochetoei . 363 


Chiarjsli.o A. G. : Contributo clinico alla chirurgia 
riparatrice dei tendini e dei nervi della ma/no . 5 9 n 

Chjasserini A. : Sugli ascessi spinali epidurali . . . 1237 

Ciceri C. o Gabrielli S. : Ricerche eul potere anal¬ 
gesico di un nuovo anestetico cutaneo.1284 





































— IV — 


Pag. 


Pag. 


Colucci C.: Sulla cura degli stati tossici nelle oc¬ 
clusioni intestinali e nelle peritoniti acute, me¬ 
diante le soluzioni ipertoniclie cloruro-sodiche . 
Colucci C. : Contributo clinico ed anatomo-patolo- 
gico alla casistica dei vaselliuomi con speciale 
riguardo alla localizzazione mammaria . . 

Cobnia I. : Considerazioni statistiche, cliniche ed 
epidemiologiche sulla polmonite crurale con par¬ 
ticolare riguardo alle •• case da polmonite » . . 
Padri G.: Il trattamento della tubercolosi polmo¬ 
nare con i sali d'oro. 

Faklli C. : Diabete insipido e sua terapia. 

Gallo R. : La cura delle scottature •••••••• 

Garofalo F.-Moschella E. : Ricerche sperimentali sul 
potere tossico del nitroprussiato di sodio e sul¬ 
l’azione antidotica del tiosolfato di sodio • • • • 
Grasso R. : Considerazioni cliniche sulla eresicela 

migrante .. 

Helman L.: Le inalazioni di gas carbonico in al¬ 
cune sostanze post-operatorie .. 

J OVI no F.: Sul trattamento chirurgico degli ani 

contro natura . 

La Cava G. : Contributo clinico-sperimentale alla 

narcosi tarale avertinica.• • * ' 

Maltese Le Roy C. : Le iniezioni intravescicali di 
glicerina nella ritenzione completa d’urina da 

atonia vescicale riflessa. 

MANNINI R, : Considerazioni sulle mammelletomie 

parziali per cancro. 

Macaguano E. : Allergia ed immunità nei loro rap¬ 
porti causali.. 

Margottini M. : Contributo alla patogenesi e alla 

cura dei diverticoli esofagei. 

Mariotti E.: L’autoliquorterapia in medicina e 
chirurgia e l’autoliquorarsenobenzoloiodoterapia 
Nazari A. : La recidiva primaverile dell’infezione 
malarica contratta nella stagione estivo-autun- 

na’e . . ' 

Rossi 0. : L'importanza della costituzione nelle sin¬ 
dromi associate dell’addome destro . .. 

Scorri G. A. : Di un segno obbiettivo dell’appendi¬ 
cite cronica.. 

Solieri s.: Costituzione, vagotonismo e sintonia 

patologica dell’addome destro. 

Trepiccioni E. : Il trattamento delle emottisi con 
iniezione endo-tracheali di farmaci coagulanti . 
Vill\ L. : Influenza del nucleo pirrolico nella for¬ 
mazione della emoglobina . 


256 

606 

1570 

1540 

1161 

1947 

326 

1645 

557 

1357 

210 

1816 

721 

1854 

801 

1465 

921 

677 

886 

407 

837 

137 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 


Andreucci M. : Sopra un caso di rottura vii un 

aneurisma dell’arteria basilare. 

Aquilanii G.: Sul trattamento delle fratture del 

collo chirurgico dell’omero. 

Ascarelli A. : Intorno ad un caso di ectasia aneuri¬ 
smatica dell’arteria polmonare. 

Babini G. : Rara lesione traumatica dell’uretra 
femminile e degli organi erettili della vulva . . 
Baggio G. : Un esempio di chirurgia conservativa 
ed i benefici effetti della sonda uretrale a per¬ 
manenza . 

Bani U. : Calcolo vescicale da corpo estraneo di 
provenienza insolita, simulante un papilloma . 
Bani U. : Occlusione intestinale acuta da coleci¬ 
stite calcolosa (occlusione del grosso intestino) 
Benini P. : Su di un caso di anomalia di fissazione 

dell'ansa ileo-colica. 

Benso F. : Su di un caso di cisti ovarica gigante 


1394 

1088 

679 

178 

165 

1290 

1317 

1619 

15 


BRiziO G. V. : Rottura traumatica sottocutanea re¬ 
troperitoneale del duodeno. 

Bruci A.: Su di un caso di mielosi eritemica acuta 
Cantoni O. : L’intradermoreazione nell’echinococcosi 
Capaldo L. : Un caso di encefalite morbillosa con 

postumi parkinsoniani. 

Capua A. • "Su di un caso di cisticercosi dei muscoli 
Capua A. : Su di un caso di osso soprannumerario 

del tendine del quadricipite.. 

Ciminata A. : Rottura sottocutanea traumatica del¬ 
la porzione sottomeeolica del duodeno. Inter¬ 
vento. Guarigione.• • ■ • 

Gonfalonieri D. : Transitoria sindrome striata in 

donna con doppio vizio mitralico. 

Conte G. : Ileo complicante un tifo ambulatorio, 

diagnosticato ileo verminoso. 

Copetti L. : Due casi di fitobenzoar. 

Cortella E.: Ciste dermoide del mesentere . . . . 
Costanzi C. : Setticemia colibacillare a forma ti¬ 
foide, con roseola addominale. 

De Bernardi L. : Tumore del rene precocemente dia¬ 
gnosticato . 

De Simone G.- Contributo clinico alla conoscenza 

delle cisti del pancreas . 

Emiliani P. : Appendicite acuta con peritonite in 

individuo con eitus viscerum invereus. 

Faberi M. : Sulla terapia della malattia scafoidea 

di Kohler . 

Fasella F. : Contributo alla conoscenza dello stri¬ 
dore congenito. 

Fiorini E. : Coliche vescicali periodiche da ripetuti 
incarceramenti di piccolo cintocele inguinale so¬ 
prapubico . 


261 

807 

1814 

94 

1240 

1652 

1326 

1987 

727 

1005 

217 

644 

1286 

375 

1130 

612 

961 

1544 


Ghiron V. : Sopra un caso di ernia otturatoria 

strozzata . 

Giacobbe C. • Cisti connettivali del cordone sper¬ 
matico . 

Giorgetti E.: Esiste una febbre appendicolare? . . 

Giunti G. : Sulla tiroidite suppurativa. 

Griseri V. : Chelotomia ed enteroanastornosi . . . . 

Guerricchio A. : Epidimite colibacillare. 

Jacarelli E. : A proposito dell’efficacia curativa del 
siero antidifterico. Associazione morbosa : pol- 


844 

369 

1855 

1463 

1576 

487 


monito crupale, difterite faringea con narcoleesia 762 


Maltese Le-Roy C. : Uro-pio-nefrosi da pregressa se¬ 
zione dell'uretere. Nefrectomia. Guarigione. Con¬ 
siderazioni sulle ferite dell’uretere. 


Margottini M. : Quattro casi di lussazione conge¬ 
nita della rotula. 

Mikgazzini E. : Contributo clinico allo studio delle 

affezioni del collo vescicale. 

Moretti A. : Contributo alla conoscenza delle coliti 

da « Balantidium coli ». 

Muzzarelli G. : Su di un caso di frattura della 

base del cranio. 

Muzzarelli G. : Su di un caso di lipoma del canale 

inguinale simulante un’ernia indiretta. 

Paltrinieri G. : Su due casi di tubercolosi primitiva 

della gh : andola mammaria. 

Panagia A. : Sopra due casi di vasi renali anomali 
Picardi G.: Eruzione bollosa simmetrica ai talloni 

consecutiva a rachianestesia. . 

Picardi G. : Echinococcosi delle vie biliari extrae¬ 
patiche .. 

Pieri G. : Appendicite acuta da tricocefalo . . . . 
Pitpini G. : Considerazioni 6U di un caso di stenosi 

del tenue pcet raumatica. 

Quattrocchi A.: Isterectomia precesarea subtotale 
addominale in travaglio di parto a termine per 


1042 

168 

922 

49 

768 

525 

1693 

410 

1361 

458 

847 


















































Pag. 


Pag. 


putrefazione del liquido amniotico e già avviata 

putrefazione del feto. 

Rgmanin V.: Considerazioni su di un caso di ■* gemi 

impressum » . 

Santoro A. : Radiumterapia in un caso di sarcoma 
delle ghiandole inguinali di destra, con metastasi 

o c see e polmonari. 

Scandurra S. : Prove cliniche sull'influenza del rene 

malato su quello sano. 

Scavo E. : Su un caso di gangrena dell’arto in¬ 
feriore da contusione dell’arteria poplitea . . . 
Serafini G. : Di un caso di empiema circoscritto a 
doppia sacca simulante la cisti di echinococco . 

Stipa F. : La stenosi del duodeno. 

Tiberio L. : Stenosi laringea da varicella. 

Tihelli S. : Lussazione traumatica bilaterale delle 
spalle . 


330 

1502 


291 

1432 

1725 

1364 

1322 

1397 

1049 


RESOCONTI STATISTICO-CLINICI. 

Mondolfo E. e Moretti A. : Rilievi clinici e tera¬ 
peutici su 45 casi di tetano. 565 

DALLA PRATICA CORRENTE. 


Leti F. : Reattivo per la ricerca microchimica del¬ 
l’acetone .; 

Maltese Le Roy C. : Sul modo di stasare i cateteri 
ureterali senza modificare la concentrazione del- 

l’urina . 

Mancioli M. : La terapia inalatoria. 

Marta F. : Colorazione degli strisci microscopici con 

la matita copiativa . 

Nassi E. : Sulla tecnica di concentrazione dei ba¬ 
cilli di Koch negli espettorati dei tubercolosi . . 
Pergola M. : Allestimento e titolazione delle solu¬ 
zioni di tellurito potassico occorrenti per il « Sie- 

ro-uovo-tellurito. 

Ronzini M. : Il valore clinico della reazione « Ci- 

tochol » per la sifilide. 

Scavo E.: Su una doccia metallica che facilita la 
chiusura dell’aponeurosi nella cura dell'ernia in¬ 
guinale alla Bassini. 

Taddei D. : Di un procedimento semplice per stasare 
i cateteri introdotti negli ureteri senza modifi¬ 
care la concentrazione dell urina. 

Zincale M. : Colorazione della « Spirochaeta pal¬ 
lida » al violetto di genziana diluito e alca¬ 
linizzato . 


1731 

1472 

229 

18 

1649 

55 

1691 

1904 

181 

1435 


Ballati G. : Un caso gravissimo di acidosi postope¬ 
ratoria guarito con l’insulinoterapia. 865 

Bernardini A. : Pseudo-eclampsia da ascaridiasi nei 

primi giorni di puerperio. 1667 

Bianchedi M. : Su di un caso di sindrome entero 

renale. 2007 

Carucci V. : La diagnosi iridea o iridoscopia appli¬ 
cata a due casi clinici.1967 

Caucci A. : Stenosi duodenale ed ulcera perforante 
del colon in rapporto con un’ulcera peptica del 

digiuno . 466 

Mazzei T. : Tubercoloma mammario d’origine co¬ 
stale . .. 28 

Mucci A.: Avitaminosi tipiche e fruste di fronte 

alla pratica quotidiana.1104 

Penso G. : La cura della teniasi. 1303 

Satullo R. : Intorno ad un caso di embolismo della 

succlavia sinistra. 94<i 

Scollo G. : Sulla estrazione di aghi, restati inclusi 

in alcune parti del corpo.1223 

Serafini G. : L’appendicite nella prima infanzia . 1024 

Solito M. : Nevralgia essenziale del trigemino e no- 

varsenobenzolo . 662 

Torchiana F. : Considerazioni sopra un caso di ret¬ 
tocele strozzato in gravidanza. 624 

Vanelli A.: Sindrome meningea nel decorso ini¬ 
ziale di una polmonite lobare dell’apice destro 161 


APPARECCHI E STRUMENTI NUOVI. 

TECNICA. 


Baggio G. : La Me. Burney trasformata in inci¬ 
sione a lembi . 445 

Della Valle L. : Liquido modificatore delle fistole 

tubercolari . 649 

Ecidi G. : Ago da puntura esplorativa perforatore 

del cranio . 925 

Frigimelica G. : Un nuovo metodo di arricchimento 

per la ricerca del bacillo di Koch.1776 

Gorbi L. : Di una nuova pinza per l’estrazione, sotto 
il controllo radioscopico, dei corpi estranei im¬ 
permeabili ai raggi Roentgen.1249 

Leti F. : Reattivo per la ricerca a freddo del glu¬ 
cosio. Metodo facile per ottenerlo. 731 


EPIDEMIOLOGIA — IGIENE. 

MEDICINA SOCIALE. 

Bard L. : A proposito del certificato pronunziale . 35 

Franchetit A. : L’endemia gozzo-cretinica. 748 

Franchetti A. : La lotta contro.,le mosche. 940 

Maccari F. : La cura della sifilide nelle prostitute. 
Opportunità della istituzione di una cartella cli¬ 
nica obbligatoria .1950 

Pecori G. : La disinfezione degli ambienti nelle ma¬ 
lattie infettive . 504 

Verney L. : I cicli secolari della malaria e l’ano- 
felismo senza malaria. 685 


MEDICINA INFORTUNISTICA. 

De Nigris Marella F. : Considerazioni sul cosidetto 

pneumotorace da sforzo. 482 

Leonelli U. : Le tromboflebiti da sforzo o trau¬ 
matiche . 965 


RIVISTE SINTETICHE- 
QUESTIONI D’ATTUALlTA’. 

Alessandrini P. : In tema di stitichezza .... 243, 437 
Ascoli A.: Il metodo sperimentale nelle vaccina¬ 
zione antitubercolare . 686 

Carboni A.: L’auto-liquor-terapia in medicina e chi¬ 
rurgia (1910-1931) 9c 

Carducci A. : Sulla natura della « febbre eruttiva » 1615 

Dragotti G. : I riflessi di difesa. 650 

Pareri M. : Lo stato attuale della vaccinazione an- 

difterica .1244 

Introzzi P. : La fisiologia dell’atleta. 59 

Pecori G. : Febbre esantematica, febbre bottonosa o 

tifi benigni aberranti? .1353 

Porta V. : Sulle sindromi raiodistrofiche. Moderne 
concezioni patogenetiehe sulle miodistrofie .... 85 

Scaturro A. : La leishmanioei interna. (Kala-Azar) 331 
Toscano C. : L’insulinoterapia nella pratica .... 1981 


RUBRICA DELL’UFFICIALE SANITARIO. 

Franchetti A. : Il regolamento per l’igiene del la- 

voro . 

Franchetti A. : L’assicurazione obbligatoria contro 

le malattie professionali. 




















































— VI — 


Pag. 


Pag. 


Franchetti A.: Il regolamento eull’impiego dei 

gas tossici. 

Franchetti A. : L’anchilostomiasi . 

Franchetti A. : Il nuovo regolamento sulla produ¬ 
zione ed il commercio delle acque gassose . . . . 

Franchetti A. : Il tracoma. 

Franchetti A : Le nuove norme sulla fabbricazione 

e la vendita del cacao e del cioccolato. 

Franchetti A.: La vigilanza sanitaria scolastica . 
Franchetti A. : Le nuove norme per il commercio 
delle farine e del pane. 


235 

275 

352 

545 

1307 

1381 

1559 


DISCUSSIONI B COMMENTI. 
RIVENDICAZIONI. 

Antonucci C. : Per una priorità. Epatico-coledceco- 


pia infraoperatoria . 138 

Bertarelli E. : La terapia ovarica nell’emofilia è 

una rivendicazione italiana.1989 

Bufano M. : Breve replica al dott. Sorge sulla que¬ 
stione dell’azione dell’insulina sulle soglie renali 26 

Cotronei G.: In merito alle scoperte sulla tra¬ 
smissione della malaria. 1744 

Cova E. : A proposito di diastole uterina.1206 

Falcioni D. : A proposito di febbre esantematica be¬ 
nigna estiva.1547 


Galletti D. : Ancora su « La ricerca del parassita 
malarico col metodo dell’arricchimento »... 26 

Lucangf.li prof. Gian Luca : Per una questione di 


nomenclatura . 225 

Montkleone R. : Ricerche sulla secrezione esterna 

del pancreas nel diabete. 294 

Reitano U. e Boncinelli U. : Sulla cosidetta feb¬ 
bre esantematica mediterranea .1623 

Silvestri T. : Ancora a proposito della « Possibi¬ 
lità di suscitare sindromi di anafilassi attiva 

locale. 70 

Sorge G. : Chiusura dell’incontro polemico col prof. 
Bufano sull’azione dell’insulina sulle soglie re¬ 
nali . 26 


STORIA DELLA MEDICINA. 

Filippini A. : Il cinquantenario della scoperta del 

bacillo tubercolare. 581 

Filippini A. : Il cinquantenario della scoperta del 
pneumotorace .1782 

BIOGRAFIE. 

Ilvento A. : Luigi Pagliani. 979 

Medea E. : Pietro Boveri.1846 

Missiroli A. : Ronald Ross.1682 

Montesano V. : Alfredo Fournier.1018 

Solaro G. : Il sen. prof. Baldo Rossi. 755 

Vernoni G. : Guido Tizzoni.1806 

Vitali F. : Augusto Murri .1876 


ACCADEMIE, SOCIETÀ, CONGRESSI. 

Accademia (R.) dei Fisiocritici di Siena . . . 501, 539 
Accademia delle Scienze Mediche e Naturali di 

Ferrara. 584, 784, 1299, 1448 

Accademia (R.) delle Scienze Medico-Chirurgiohe 

di Napoli. 782, 1061, 1217, 1299, 1482 

Accademia (R.) di Medicina di Torino . . . 422, 537, 

1018, 1143, 1218, 1445 
Accademia di Scienze Mediche di Palermo . . . 863 
Accademia Lancisiana di Roma . . 782, 905, 1101, 1298 
Accademia (R.) Medica di Genova . . . 308, 423, 1343 

Accademia ^R.) Medica di Roma. 26, 70, 386. 

740, 780, 981, 1142 


Accademia Medica Pistoiese « Filippo Pacini » . . 150, 

194, 227, 345, 623, 905, 1410, 1714 

Accademia Medico-Chirurgica del Piceno. 425 

Accademia Medico-Fisica Fiorentina . . . 424, 537, 741, 

822, 1102, 1220, 1592 

Accademia Pugliese di Scienze. 982, 1019, 

1221, 1410, 1447 

Ars Medica, S. Paolo del Brasile.1023 

Associazione Medica Triestina, Circolo di Cultura 
del Sindacato Fascista Medici . . 343, 538, 1222, 1373 

Associazione Medico-Chirurgica di Alessandria . . 387, 

1020, 1063 

Centro per lo studio del Cancro in Torino .... 704 

Conferenza (TI) dell’Associazione Internazionale di 

Pediatria preventiva .1797 

Conferenza (Vili) dell’Unione Internazionale con¬ 
tro la Tubercolosi .1591 

Congresso (XXXIX) della Società Italiana di Chi¬ 
rurgia . 1750, 1791, 1830, 1873 

Congresso (XXXVIII) della Società Italiana di Me¬ 
dicina Interna . . 1709, 1745, 1784, 1827, 1867, 1913, 1960 
Congresso (III) della Società Italiana di Oto-Neu- 

ro-Oftalmologia . 2000 

Congresso (X) della Società Italiana di Urologia . 188 

Congresso (I) della Società Medico-Chirurgica de¬ 
gli Abruzzi.1663 

Congresso (I) della Società Radio-Neuro-Chirurgica 2000 

Congresso (X) di Medicina del Lavoro. 862 

Congresso (I) Internazionale d’igiene mediterranea 1824 
Congresso (XIV) Internazionale di Fisiologia . . . 1752 

Congresso (III) Nazionale di Nipiologia.1963 

Congresso (I) Neurologico Internazionale. 109 

Congresso Sanitario degli Spedali Civili di Ge¬ 
nova . 583, 1262 

Federazione Nazionale Fascista per la Lotta con¬ 
tro la Tubercolosi (Sezione di Roma) .... 308, 942 

1021, 1341 

Federazione Italiana Nazionale Fascista per la 

Lotta contro la Tubercolosi (Sezione Emilia e 

Romagna) .1376 

Federazione Italiana Nazionale Fascista per la 

Lotta contro la Tubercolosi (Sezione Veneta) . . 1263 

Federazione Italiana Nazionale Fascista per la 

Lotta contro la Tubercolosi (Sezione Regionale 

Siciliana) . 541. 782, 1218 

Riunioni Mediche fra i Sanitari dell’Ospedale di 

S. Spirito in Sassia (Roma).1144 

Società di Cultura Medica della Spezia e Luni- 

giana. 71, 150, 389, 658 

Società di Coltura Medica Novarese ... 71, 344, 386, 

425, 622, 1061, 1144, 1266, 1520, 1753 
Società di Scienze Mediche di Conegliano e Vit¬ 
torio . 426 

Società Italiana Fascista per gli Studi Scientifici 

sulla Tubercolosi (Sezione di Napoli). 983 

Società Italiana Fascista per gli Studi Scientifici 

sulla Tubercolosi (Sezione di Roma). 659 

Società Medico-Chirurgica Bellunese . . 310, 388, 502, 

658, 823, 1020, 1265, 1556, 1666 
Società Medico-Chirurgica Bergamasca . . 346, 982, 1966 

Società Medico-Chirurgica Bresciana. 149, 194, 

502, 823, 1301, 1521 
Società Medico-Chirurgica Calabrese .... 346, 1019 

Società Medico-Chirurgica degli Abruzzi. 309 

Società Medico-Chirurgica della Romagna .... 703, 

742, 1103 

Società Medico-Chirurgica di Bologna.1665 

Società Medico-Chirurgica di Modena .... 540, 1265 

Società Medico-Chirurgica di Padova . . 307, 342, 500, 

741, 821, 981, 1220 





















































- VII - 


Pag. 

Società Medico-Chirurgica di Pavia . . . 307, 423, 500, 

657, 1446, 1482, 1519 


Società Medico-Chirurgica Trevisana. 150 

Società Medico-Chirurgica Veronese . 345, 622, 

743, 864, 1062 

Società Medico-Scientifica del Centro Sanatoriale 
di Arco . 743, 1064, 1412 


Società Napoletana di Chirurgia . . . 1375, 1408, 1449 
Società Piemontese di Chirurgia .... 148, 309, 503, 

661, 704, 1063, 1220 

Società Sassarese di Scienze Mediche e Naturali . 585, 

1555, 1593 

Spedali Riuniti di Genova. 982, 1023 

SUNTI E RASSEGNE; APPUNTI PER IL MEDICO PRA¬ 
TICO: SERVIZI IGIENICO-SANITARI ; POLITICA SA¬ 
NITARIA E GIURISPRUDENZA; CRONACA DEL 
MOVIMENTO PROFESSIONALE: vedi Indice delle 
Materie. 

CONCORSI; NOMINE; PROMOZIONI E ONORIFICENZE- 
CORRISPONDENZE; NOTIZIE DIVERSE; vedi alla 
fine dei singoli fascicoli. 

CENNI BIBLIOGRAFICI. 

NOTIZIE BIBLIOGRAFICHE (*). 

Adler A.: Die Technik dei- Individuai Psychologie 108 
Albert-Weil J. ; Lea poisons du bacille tubercu- 
leux et les réactions cellulaires et humorales 

dans la tuberculose. 904 

Alcali Saniaella R. : Metodo» de ensenanza y 
fuente» de conocimiento de la anatomia .... 1216 
Alessandri R. : L’Ospedale di Sansepolcro .... 1482 

Alessandrini A., Pampana E. e Sabatucci M. : Gli 
esami di laboratorio. Tecnica e diagnostica . . 226 

Alessandrini A. e Pacelli M. : Un pericolo sociale: 


« la brucellosi » 1742 

Ambard L. : Physiologie normale et pathologique 

des reins. 187 

Antonini I. : Bocca sana, bocca bella. Norme pra¬ 
tiche di igiene della bocca e dei denti.1590 

Arcangeli U. : Scritti medici scelti. 860 

Arcieri G. P. : Italian-English medicai Dictionary 500 

Arcoleo G. ; Le malattie sessuali.1262 

Arne I. A. Arnfsen : Akutt Appendicit og Akutt 

Salpingi! . 465 

Aubrun E. A. : Pelada experimental de Max Joseph 1262 

Austregesilo A. : E1 mal del la vida. 780 

Austrbgesilo A. : Consejos praticos a los nerviosos 780 

AU8TREGESILO A. : Ascension espiritual.1341 

Barberich J. : Lehrbuch der Mund- und Rachen- 

krankeiten .1408 

Bargagli Pf.trucci G. : L’Italia e la Scienza . . . 1216 
Bastos Ausart M. : Tratado de Patologia Quirur- 

gica generai . 939 

Bécart A. ; La constipation son traitement . . . 272 

Bécart A. : La gastrophotographie. 272 

Becker e Appenheimer : Normale und pathologische 
Funktionen der Verdauungsorgane im Rònt- 

genbild . 465 

Beer L. : Oollected papere, 1904-1929 . . . 188, 536 

Bellucci O. : La medicina preventiva e la sele¬ 
zione professionale in rapporto alle assicurazio¬ 
ni sociali.1517 


(*) Per comodità degli studiosi riportiamo l’elenco dei 
libri recensiti. 


Pag. 

Benassi E. e Rizzatti E. : La spondilosi rizome- 


lica . 108 

Bénech E. : Parasites et cancer. 537 

Bérard et P. Mallet Guy : Exploration fonction- 

nelle des voies biliaires et chirurgie.1959 

Berg : Ròntgenuntereuchungen am Innenrelief dee 

Ver<lauungs-Kanals . 272 

Berg G. : Le vitamine.1297 

Bertoloty R. : Pauta para el diagnostico y traita- 

raiento de la blenorragia.1262 

Bettols A. : Le pleuro-corticaliti. 904 

Bieling R. e Meyer F. : Ileilsera und Impfstoffe 

in der Praxis .1408 

Blum L. e van Caulaert : Le ròle du sei dans les 
néphrites. Ètude clinique, physiopathologique et 

therapeutique . 821 

Brandt W. : Grundziige einer Konetitution-Ana- 

tomie . 657 

Braun L. : Herz und Angst .1663 

Brugsch T. : Trattato di Medicina Interna .... 978 

Bruno D. : Manuale di oculistica. 385 

Bufalini M. : Fisiopatologia dell'operato. 1825 

Burgi E. : Das Chlorophyll als Pharmakon .... 1297 

Busche A., Joseph A. e U. Birkenfeld : Leitfaden 

der Kosmetik.1101 

Busson e Henry ; Manuel d’urótroscopie (urétrosco- 

pie postérieure) . 188 

Cantani F. ; Il liquido cefalo-rachidiano. 108 

Castiglioni A. : Italian medicine. 978 

Catterina A. ; L'operazione di Bassini.1959 

Chabanier H. et Lobo-Onell S. : Exploration fonc- 

tionnelle des reine . 820 

Chabanier H. et Lobo-Onell C. : Précis du diabète 1184 
Charrier e Loubat.- Traitement chirurgica! de la 

tuberculose pulmonaire . 861 

Chevallier P., Bernard J. : La maladie de Hodgkin 1373 
Ch:asserini A. ; Relazione clinico-statistica trien¬ 
nale . 69 


Ciampolini A. : Il trauma nell’etiologia delle ma¬ 
lattie. (Rapporti clinici e medico-legali) . . 738, 1589 
Claude H. : Maladies du système nerveux .... 1339 


Clément G. : Il diritto alla nascita.1554 

Clerc A. : Problèmee actuels de pathologie mèdi- 

cale .1441, 1481 

Cohn M. : Atlas der Ròntgensterioskopie. 342 

Condorelli L. : Tecnica microchimica. 421 

Condorf.lli L. ; Die Ernàhrung des Herzens und 

die Folgen ihrer Stòrung.1999 

Coretti G. V. : Per la difesa della razza. Igiene e 

profilassi della bocca e dei denti. 499 

Costantini G. e Redablli M. ; Atlante clinico ra¬ 
diologico della tubercolosi polmonare.1662 

Craciun E. C. : La culture des tissus en biologie 

expérimentelle . 226 

Crestani G. : Trattato Italiano di igiene. Climato¬ 
logia . 656 

Critzmann D. : La goutte . 306 

Cuny L. e Quivy D. : Données actuelles sur Inor¬ 
inone testiculaire .1373 

Dautebrande L. : Phy6Ìopathologie de la thyroide . 1184 

De Candia S. : Alimentazione e costituzione .... 147 

De Giaxa V. : Igiene della città. 147 

De Parrel G. : La rééducation de la voix parlée . 1341 
Desaux A. et Boutelier A. : Manuel pratique de der¬ 
matologie ..1262 

Deschamps P. N. : La cure thérmale carbo-gazeuse 

©n thérapeutique cardiovasculaire . 181 

Devine H. : Recientes adquisiciones en psiquiatria 108 






















































— Vili — 


Pag. 


Pag. 


Dòderlein G.: Die Konservative Behandlung ent- 
ziindlicher Genitalerkrankungen der Frau . . . 
Dominici L. : Compendio di semeiotica chirurgica 

Donato E. : Homosexualismo . 

Donzelot E. : L’infarctu3 du myocarde. 

Dos Santos Lamas e Caldas : Artériographie dee 

membres et de l'aorte abdominale. 

Durand G. e Benet M. E.: La Typhlo-cholécystite 

Ebstein : Tubekulos als Scbicksal. 

Egidi G. : Trattamento delle lesioni cranio cere¬ 
brali traumatiche (escluse quelle da arma da 

fuoco) . 

Ferrannini L. : La terapia clinica nella medicina 

pratica . 

Finikoff A.: La cura della tubercolosi chirurgica 

con olio iodato e sali di calcio. 

Fiorani-Gallotta P. L. : Igiene della casa. 

Fiscjiel A. : Grundriss der Entwicklung des Men- 

schen . 

Galli W e G,: Vivere. 


1554 

1707 

108 

421 

1215 

1589 

904 


1099 

620 

1099 

147 

657 

703 


Gasparini C. : Igiene della bocca e legislazione o- 

dontoiatrica .101? 

Gelli G. : La guida medica ad uso delle donne 

spose e madri . 148 

Gentile N. : Elementi di riflessoterapia. 621 

Gilis P. : Anatomie élémentaire des centres ner- 

veuex et du eympatique . 779 

Gillet P. : La sympathicothérapie . 1663 

Giordano C. : La diagnosi e la terapia della tuber¬ 
colosi polmonare .1708 

Giroux P. et Kisthinios N. : Le extraits pancréati- 

ques désinsulinés en thérapeutique.1183 

Glénard R. : Reactions vaso-motrices du foie en 

clinique . 25 

Goiffon R. : Les colibacilloses eu pratique medicai 739 
Gumpekt M. : Der gesamte Kosmelik (Einstellunge- 

bekàmpfung) .1016 

Albot G. : Hépatitee et cirrlioses.I960 

Haret, Dariaux, Qdenu : Atlas de radiographie os- 
seuse. II voi. Lésions traumatiques et non trau- 

matiques . 342 

Hoffmann W. : Die Ròntgendiagnoetik und The- 

rapie in der Augenbeilkunde . 740 

Higier S. : Fonctions sexuelles màles et leurs 

troubles .1373 

Jonesco-Sisesti N. : La syringobulbie ..1341 

Kaatz M. : Deutsch Englisches Medizinisches Wòr- 

terbuch .1555 

Kei.l R. : Pedagogia sexual. 780 

Klemperer G. e F. : Neue deuteche Kl-inik. 1297 

Klemperer G. : 50 Jahre Kongres9 fiir innere Me- 

dizin .1444 

Knote W. : Die Dickdarmschleimhaut, ihre nor¬ 
male und pathologische Funktion im Ròntgen- 

bilde . 861 

Koehler : Limiti del normale ed inizi del patolo¬ 
gico in roentegendiagnostica .1783 

Kòkler A.: Ròntgénologie : les limites de l’image 
normale et les débuts de l’image pathologique . 701 


Konjetzuny G. E. : Die entzundliche Grundlage der 
typisohe Geschwursbildung im Magen und Puo- 

denum . 272 

Kor\nyi A. V : Enfermedades de los riiiones . . . 1866 

Kkebs C., Rask-Niblsen H. C. e Wagner Aage : The 

origin of lympbosarcomatoeis .1373 

Krehl L. • Entstebung. Erkennung und Behandlung 

innerer Krankheiten . 978, 1826 

L\bbÉ M„ Labbé H. e Nepveux F. : Techniques de 
laboratoire appliquéea aux maladies de la dige¬ 
st ion et de la nutrition.1481 


Laénnec H. J. : La guerre dee Vénètes. 703 

Laffont A. : Gynécologie .1100 


Langeron L. : Les troubles vasomoteurs des ex- 

trémités . 

Lapp W., v. Neuffer H. : Diatetik bei chirurgischen 

Erkrankungen . 

Lauwers E. E. : Introduction à la chirurgie ner- 


veuse .1340 

Lecercle : Eléments de chirurgie. 1866 

Leprince A. : La vertébrothérapie .. 621 

Lereboullet J. : Les tumeurs du quatrième ven¬ 
tricide .1340 

Levi I. : Acariasi da cereali .1826 

Lewis I. T. e Crozier T. H. : Aids to medicai treat¬ 
ment .. 1744 

Lièvre J. A. : L’ostécee parathyroi'dienne et le-a 

ostéopathies chroniques .1590 

Lipschutz A. : La autorregulación orgànica .... 657 

Loeper M. e Bory L. : Le soupe en biologie et en 

thérapeutique . 703 

I oeper IVI. e Lemaire A.: Thérapeutique medicale. 

Voi. III. Foie, glandes endocrines et nutrition . 1407 

Loewy A. : Ueber Klimatophysiologie. 147 

Loreuc V. e Laboulais J. : Les poisons overtoniens 621 
Lumiere A.: Leben, Krankeit und Tod, als Kolloid. 

Erscheinungen .1912 

Lumière A. : Quelquee travaux complémentairee re- 
latif à la propagation de la tuberculose .... 2000 

Manassei C. : La Colonia permanente Maresciallo 

Diaz nel 1931 . 1555 

Manci V. : Nutrizione ed assicurazioni. 499 

Manz F. : E1 pronostico de las peicóeis endogenos 621 

AIaranelli L. : Neozolfoterapia. 702 

Marfan A. B. : Clinique des maladies de la premiè¬ 
re enfance . 582 

Markovits E.: Ròntgendiagnostik der Erkrankun¬ 
gen innerer Organe, in tabellen und Skizzen . . 342 

Marotta R. : Manuale di tecnica medica moderna 

(La Chirurgia del medico).1590 

Marta F. : Gonorrea. (Difesa sociale e personale) 1262 
Meyer-Burgdorf H. : Untersuchungen iiber das Wir- 

belgleiten . 536 

Midulla C. : Antropologia fisica. 657 

Mirizzi P. : Clinica Chirurgica. 69 

Morax V. : Précis d’ophtalmologie. 385 


Moniz E. : Diagnostic des tumeurs cérébralcs et 
épreuve de l’encépholographie artérielle .... 621 

Moulonguet: Appareil génital de la femme .... 1554 

Mouriquand G. e Bernheim M. : Hypertrophie du 


thymus et états thymo-limphatique.1826 

Mììller F. : Physiologisohe und Klinische Chemie 1297 
Mlnsch O. : Leitfaden der Pathologie und Therapie 
der Kampfgaserkrankungen. 1141 


Noorden (von) C. e Salomon H. : Handbuch der Er- 
nàhrivnigeslehre. II voi. Spezielle Diatetik der 
Krankheiten des verdeuungeapparatee. I parte. 

Magen . 272 

Noorden C. : Alte und neuzeitliche Ernàhrungsfra- 

gen . 465 

Novoa Santos R. : Documenta pathologica. Moder- 

nos eefcudioe sobre patologia interna. 702 

Ortali O. : Chirurgia d’ospedale . 69 

Ortner N. : Kòrperschmerzen und ihre Differen- 

tialdiagnostik .. . 978 

Ovio G. : La vision des couleurs. 385 

Papin E. : Diagnostic de la tuberculose renale . . . 188 


Peritz G. : Die Nervenkrankheiten des Kindesalterss 1340 
Philibert A. : Précis de bactériologie médicale . . 1444 

Deschamps P.-N. : Electrocardiographie clinique . . 1015 

Pirera A. : Nuovo trattato di medicina interna 498, 1999 








































































— IX - 


Pag. 


Plaut P. : Der zenge und seien aussage in straf- 
prozess . 780 

Pleikart Stumpp : Das Ròntgenograpliische Bewe- 
gungsbild und seine Auwendùng (Flàchekymogra- 

prie und Kymoskopie) . 536 

Fontano T. : Le malattie da infezione. 1517 

Poumailloux M. : Le poni* alternant. 306 

Priesel R. e Wagner R. : Die Zuckerkrankheit und"” 

ihre Behandlung im Kindsalter.1408 

Rabaud E. : Zoologie biologique. 1518 

Ravina A. : L’année thérapeutique. 1142 

Rebodx P. : Nouveaux régimes.1373 

Reschkb K. : Chirurgiche Indikationen. 536 

Rhéaume P. : Teehnique chirurgicale Estamac et 

duodénum .1866 

Rieux J. : Paludisme et pseudo-paludisme. 422 

Robert F. : Eléments de semiologie médicale .... 25 

Rocaz Ch. : L’acrodynie infantile. 582 

Roger H. : Les troubles du sommeil. 779 

Roger G. H. e Binet L. : Traité de physiologie nor¬ 
male e pathologique. Alimentation et digestion 1261 

Roger H. : Lei» troubles du sommeil.1340 

Romagna Manoia A. : I fanciulli epilettici. 498 

Romano A. : Cura naturale. 703 

Rousset J. : Les dyskeratinisations epithélioma- 

teuses . 421 

Saeourand R. : Diagnostio et traitement des affec- 
tions du cuir chevelu.1017 


Schaefper II. e Biancani E. : Les agents physiques 


dana le traitement des maladies nerveuses . . . 1340 

■'Chiassi B. : La neo-architettura gastro-enterica di 
scelta dopo ampia resezione dello stomaco .... 465 

Schmitt W. : Kolloidreaktionen der Ruckenmark- 

flussigkeit . 779 

Schmorl G. u. JiiNGHAUNS: Die gesììnde und 

Kranke wirbelsaiibe im ròntgenbild .1100 

Seghe R. : Le malattie del miocardio.1372 

Sergent E. : Les bases fondamentales de l’auscul- 

tation . 499 

Sézary A. : Dermatologie .1016 

Sievert R. M. : Eine zur Meseung von Roentgen, 

Radium und Ultrastrahlung . .'.1783 

SlGWALD J. : L'hypoglycémie .1629 

Spitzy H. : Terapia ortopedica per il medico ge¬ 
nerico; deformità congenite.1866 

Suarez Peregrin E. : Manual tècnico de anàlisi* 

clinicos .1060 

TnoRAEUS R. : A study of thè Jonization Method 
for measuring thè intensity and absorption of 

Roentgen Rays .1783 

Thorek M. : Surgical errore and eafeguarde . . . 939 

Tòtoro R. : La personalità dell’uomo mediterraneo 780 

Tropeano G. : I minorenni anormali. 621 

Tzanck A. : Immunité, intolerance, biophylaxie . . 1060 

Valagussa F. : Consultazioni di clinica dietetica e 

terapia infantile . 1443 

Valverde B. : Archivos de vias urinaria©.1590 

Vannier L. : La doctrine de Fhomoépathie fran- 

paise .1518 

Vassileff B. H. :. La responsabilità penale del tu¬ 
bercolotico dal punto di vista medico-legale . . 1865 

Véran P. : La cessation du pneumothorax artificiel 499 


Pag. 


Viale G. : Compendio di fisiologia umana. 656 

Vigneron H. : Manuel des calcus de laboratoire . 1060 
Villa L. : Ricambio idrico. Fisiopatologia e cli¬ 
nica .1629 

Violle H. : La fièvre ondulante. 1408 

Volhard F. und Suter F. : Nieren und Ableitende 

Harnwege .1403 

Wessely K. : Stereoskopischer Atlas der Aeusse- 
ren Erkrankungen de6 Auge6 . 69, 385 

Actas del Primier Congreso nacional de Patolo¬ 
gia digestiva .1913 

Annalen der Tomarkin-Foundation, Il.1703 

Année (L) médicale pratique.1142 

Arquivos da Escola medico chirurgica de Nova 

Goa . 2000 

Atti dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni . . 2000 
Atti del III Congresso nazionale di microbiologia 148 

Bollettino della Associazione Medica Triestina - 
Annata XX-XXI.1444 


Bulletin trimeetriel de l’organisation© d’Hygiène .1743 
Congressi della Società Italiana di Medicina In¬ 
terna. XXXVII Congresso, Bari, ottobre 1931 . . 1444 

Conferenze cliniche di Scienze Mediche tenute 
alla Scuola di Applicazione di Sanità Militare 


in Firenze .1141 

Contributi del Laboratorio di Psicologia dell'Uni- 

vereità Cattolica del Sacro Cuore . 583 

Enseignement (L’) medicai eu Franco.1216 

Ergbnisse der gesamten Medizin, Voi. XVI .... 25 

— Voi. XVII .1708 

Ergbnisse der gesamten Tuberkuloseforschung, 

Voi. IV.1518 


Facultad de Medicina de Madrid; Laboratorio 
Central de Anàlisi© Clfnicos etc. Trabajos 1931 . 1060 
Handbnch der biologischeu Arbeitsmethoden . . . 1912 

Istituto Italiano per lo Studio e la Cura del 


cancro in Milano, Voi. Ili, 1931.1100 

Krankheitsaufàuge (Die) bei cronischen Leiden . 1141 

Lehrbuch der inneren Medizin. 305 

Malattie da virus filtrabili e sconosciuti, Voi. VI. 

Parte IV del Trattato Italiano d’igiene .... 1912 

Malattie infettive batteriche. 702 

Medicai and Surgical Reports of thè Episcopal 

Hospital, Voi. VI.1481 

Medicina Interna : Manuale pratico per medici e 

studenti .1957 

Medizinisches Seminar, Voi. IV. 702 

Mesures de protection contre les dangers résul- 
tants de l’emploi des rayons du radium, Roent¬ 
gen et ultraviolets . 1017 

Methods and problems of medicai education . . 1216 

Neue deutsche Klinik.1629 

Onoranze (Le) a G. B. Morgagni.1216 

Questions cliniques d’actualité.1999 

Thérapeutique médicale, Voi. IV : Poumon et tu- 

berculose .1743 

Trabajc» del Hospital Nacional de Enfermades in- 

fecciosas, Voi. II.1481 

Traité d’Anatomie liumaine .1060 

United Fruit Company. Medicai Departement. 

XX Report. 1931 . 1708 

Wiener Archiv innere f. Medizin. 1708. 1913 


# 
































































Indice alfabetico delle Materie 



Pag. 


Aborto indicazioni per la provocazione 


1880 


Abrodil; vedi Pielografia. 

Accrescimento e senescenza. 

Acetilcolina in terapia. 

— ; vedi anche Epilessia. 

Acetone: reattivo per la ricerca microchimica . . 

Acido urico nel sangue. 

Achilie; v. Anemia, Istamina. 

Acido cianidrico : protezione nei lavori di galva¬ 
noplastica . 

— fenico nella cura del tetano.. 

— ossalico : formazione ; precipitazione renale . . 

— tannico ; v. Tannino. 

— urico : eliminazione urinaria sotto l’influenza 

delle acque di Montecatini. 

Acidosi nefritica. 


537 

311 

1731 

882 


353 

772 

699 


227 

529 


— postoperatoria gravissima guarita con l’insuli¬ 


noterapia . 865 

Acloridria e anemia : rapporti. 460 

— nella pellagra.1065 

— : studio clinico.1007 

Acne vulgaris : vaccinoterapia. 655 

Acqua ossigenata; v. Essudati e trasudati. 

— potabile : calcio.1136 

Acque Albule : considerazioni idro-geologiche ... 981 

— di Montecatini : azioni. 227, 228, 1714 


— gassose : nuovo regolamento sulla produzione 


ed il commercio . 352 

— minerali : azione sul contenuto vescicolare . . 1633 

— ; v. a Rabdomanti. 

Acrodinia : concezione attuale. 1054 

Acromegalia e corteccia surrenale. 822 

Addison; v. Morbo di—. 

Addisonismo con atrofia surrenale e testicolare . 1484 
Addome acuto . 914 

— : argento colloidale nella chirurgia settica . . 1831 

— : contusione .1832 

— destro : sindromi associate. 389, 677, 1876 

-: sintonia patologica; costituzione, vagoto- 


riismo . 407 

— : differenziazione dei punti dolorosi.1755 

— : difficoltata chiusura : nuovo espediente di uti¬ 
le impiego .1448 

— : ematoma spontaneo della parete.1413 

— : ferite degli ipocondri .1409 

— : lesioni infiammatorie dei visceri. 822 

— ; sindromi dolorose . 150 

— ; sofferenze . 414 

— : tumori infiammatori delle pareti.1521 

— ; v. a. Ascessi, Cisti dermoidi, Dispepsia, Sin¬ 
dromi addominali, Suppurazioni, Vene, ecc. 

Adenoidismo ; lotta contro T — in Italia.2010 

Adenoma della paratiroide; v. Osteite flbroso-ci- 
stica generalizzata. 

— prostatico; v. Prostata. 


Adrenalina a piccole dosi : azioni sulla pressione 


arteriosa e sul polso. 423 

— ; necrosi da— 1157 

— per iniezione intracardiaca.1298 

Aerofagia : la leggenda dell’ — .1065 

Agglutinazioni batteriche aspeciflche. 155, 345 

— ; v. a. Sangue. 


Pag. 

Aghi inclusi nel corpo : estrazione.1223 

— ; v. a. Cuore. 

Ago da puntura esplorativa perforatore del cra¬ 
nio . 925, 981 


Agranulocitosi bismutica . 390 

— : clinica e terapia .1954 

— cronica con scarsi sintomi.1377 

— : trattamento .!378 

Alcali; v. Salicilici. 

Aloool e insulina . 386 

— e vino : azione protettiva.1716 

— : intossicazione da — e narcosi. 312 

— ; v. a. Cardialgie, Cirrosi epatiche. 

Alcoolismo e ghiandole endocrine.1549 

Alcoolizzazione ; v. Nervi intercostali. 

Aldnch; v. Prove. 

Alimentazione del lattante : disturbi. 380 

-; v. a. Vomito. 

— e tubercolosi . 746 


— ; v. a. Alimenti, Anemia, Diabetici, Dieta, Feb¬ 
bri alimentari, Regime, Tossicosi, Tossinfezio¬ 
ne, Ulcere gastro-duodenali. 

Alimenti : azione dinamica specifica. 863 

Allattamento; v. Lattanti, Lattazione, Mammelle, 
Mastiti. 

Allergia; v. Anafilassi, Artrite, Immunità, Rea¬ 


zioni, Tubercolosi. 

Alopecia : cura pituitaria .1188 

Ambergris ;. 1560 

Ambliopia tossica alooolico-nicotinica. 116 

Ambulatorio per diabetici e asmatici. 432 

Amebiasi : 1’ — 1784 

— e sindrome emorroidaria : rapporti.1827 

— in Piemonte .1445 

— : metodo per la diagnosi .1881 

— : significato clinico .1106 

— : trattamento . 469, 1106 

— ; v. a. Endamoeba, Emetina. 

Amenorrea temporanea da raggi X nella tuberco¬ 
losi polmonare . 541 

— ; v. a. Nervo presacrale. 

Amigdaliti; v. Tonsilliti. 

Amiloide : concetto e problema dell’ —. 1098 

Amiotrofie sifilitiche . 696 

Ammoniogenesi; v. Diabete insipido. 

Ammoniuria; v. Nefropatie. 

Amniotina : uso nella menopausa.1344 

Anacoresi : nuovo fenomeno immunitario.1547 

Anafilassi e stato antianafilattico.1558 

— : patogenesi dello choc.. . . 500 

— ; v. a. Allergia, Nefrite, Sieroterapia, Sindromi 
anafilattiche. 

Analgesia generale congenita .1454 

Analgesico; v. Anestetico. 

Anatomia : congresso .1804 

Anatossina; v. Difterite. 

Anchilosi temporo-mandibolare .1064 

Anchilostomiasi : trattam. con cloroformio .... 1106 

— • : 1' — 275 

Ancut come anestetico cutaneo.1284 

Anemia alimentare .1798 

— da Leishmania .1262 

— e acloridria . 460 

— ed achilia .1798 













































































— XI — 


Pag. 


Pag. 


— emolitica della gravidanza . 933 

-perniciosiforme : trasfusioni sanguigne . . . 1665 

— grave ipooromioa . 781 

— ipocromica essenziale .1010, 1828 

— perniciosa : azione della terapia epatica .... 1954 

-: ematinemia come sintoma . 1756 

-: lesioni nervose nell’ — e loro cura.1051 

-: mielite funicolare .7115 

-: opoterapia .1863 

-: prova del galattosio per la diagnosi . . . 1673 

-: ricambio emoglobinico in corso di tratta¬ 
mento organoterapico .1094 

-; v. a. Anemia ipocromica. 


Anemie a tipo ipocromico.1446 

— infantili : trattam. 233, 390, 1798, 1799 

— : valore della cura ool fegato . 390 


; v. a. Istamina, Leucemia, Leucoeritrolisi. 


Anestesia locale novocainica : alterazioni determi¬ 
nate dall’ — . 

-sotto pressione . 

— peridurale . 149, 

Anestesie generali difettose : non dovrebbero più 

verificarsi . 

— ; v. a. Narcosi. 

Anestetico cutaneo nuovo : potere analgesico . . . 
Aneurismi, v. Aorta, Arterie, Pressione arteriosa. 
Angina agranulocitica . 

— a monociti . 

— da streptococco del cavallo . 

— pectoris, diabete e terapia insulinica. 

— — : trattamento con estratti muscolari inietta¬ 
bili . 

— pectoris : trattam chirurg. 

Angine idiopatiche : ricerche ematologiche .... 
Angiomatosi dei centri nervosi; v. Centri nervosi. 
Anidride carbonica; v. Gas carbonico. 

Ano contro natura: trattam. chir. 

— ; v. a. Dolore, Emorragie, Prurito, Ragadi, Ri¬ 
flessi. 


495 

1140 

503 

495 

1284 

390 

1377 

586 

743 

1102 

617 

1377 


1357 

% 


Anofelismo senza malaria. 

— ; v. a. Malaria. 

Anoressie dei poppanti: trattam. . 

Antielmintici; v. Elminti. 

Antiluetioi; v. Sifilide. 

Antrace : cura mediante iniezioni di ossigeno . . 
Aorta: ateroma, flogosi. aneurisma. 

— ; v. a. Pressione venosa. 

Aortite luetica : occlusione dell’arteria mesente¬ 
rica super. 

Aortite (mes —) luetica : decorso e prognosi . . . 

Aortiti e peri— a r. W. negativa . 

Apici polmonari ; v. Polmoni. 

Apicolisi semplice e con piombaggio. 

Apoplessia cerebrale negli ipertonici. 

— ed ipertensione essenziale . 

— : genesi e trattamento. 

Apoplessie; v. a. Emorragie. 

Apparato urinario; v. Colibacillosi. 

Appendice; v. Diverticoli. 

— : invaginazione . 

— : motilità nell’appendicite . 


622 

470 


1220 

1483 


822 

491 

585 

1341 

63 

1592 

1510 


267 

1583 


Appendicite acuta con peritonite in individuo con 


« situs viscerum Lnversus » .1130 

-da tricocefalo . 458 

-e strozzamento dell’ileo .1066 

-: interventi precoci . 982 

— : colecistiti da — . 506 

— cronica : segno obbiettivo. 886 

— : diagnosi radiologica. 1800 


— erniaria .1019 

— e tiflite .. 817 

— nella prima Infanzia.1024 

— perforata e gangrenosa : sieroterapia . 627 

— : pseudogastropatie da— 468 

— : sintomatologia . 1023, 1635 

Appendiciti acute : reazione peritoneale.1831 

— ; v. a. Febbre appendicolare. Incisione di Me 
Burney, Polmonite. 

Appetito e fame. 470 

— e insulina .1256 

— ; v. a. Anoressie. 

Aracnoidite spinale operata .1300 

Architettura; v. Igiene. 

Argento colloidale nella chirurgia settica addo¬ 
minale .. 

Argyll e Robertson ; v. Pupille di —. 


Arsenobenzoli in dosi fortissime ravvicinate . . . 658 

—; v. a. Dolori articolari. Liquor-terapia, Neosal- 
varsan. Nevralgie del trigemino. 

Arteria basilare; v. Aneurisma. 

— carotide primitiva; v. Aneurisma. 

— iliaca comune; v. Aneurisma. 

— mesenterica; v. Aortite. 


— polmonare : ectasia aneurismatica . 679 

-: embolia : operaz. di Trendelenburg. 386 

— — : stenosi .1745 

— poplitea; v. Gangrena. 

— succlavia s. : embolismo . 944 : 

Arterie : alterazioni consecutive a simpaticectomia 

chimica .1833 

— grandi degli arti: legatura; possibilità di mi¬ 
gliorare il circolo collater.1585 

— retiniche : innervazione .1265 

Arteriosclerosi polmonare : patogenesi. 1993 

Arteriotomia nel trattam. delle obliterazioni arte¬ 
riose localizzate . 385 

Arterite; v. Endo—. 

Arti: disturbi trofici; resezione di segmenti delle 
catene laterali del simpatico. 780 

— fratturati ; trazione col filo . 495 

— : iperplasia ossea unilaterale . 907 

— : ipero8tosi simmetrica . 856 

— : paralisi: cinematizzazioni .1410- 


— ; v. a. Acrodinia, Arterie, Tromboangioite obli¬ 
terante. 

Articolazioni : diagnostica e terapeutica dei ver¬ 


samenti . 341 

— : osteocondromatosi .1266 

— tumori primitivi . 907 


— ; v. a. Anchilosi, Dolori articolari. Ginocchio, 
Gomito, Morbo di Still-Chauffard, Pseudoartrosi. 

Arto inferiore; v. Gangrena. 

— paralitico: trapianto tendineo.1023 

Artrite gonococcica : vaccinoterapia .1147 

— gottosa: genesi allergica; ricerche sperimentali 70 

— ; v. a. Poli—. 

Artriti settiche della prima età. 864 

Ascaridi : lesioni patologiche provocate da — . . 1105 

Ascaridiasi simulante malattie chirurgiche ... 1636 

Ascessi cerebrali; v. Cervello 

— epatici solitari metastatici arteriogeni .... 1267 


— gassosi addominali .1369 

— polmonari; v. Polmoni. 

— provocati . 303 

— spinali epidurali .1237 

Ascesso cronico delle ossa .1298 

— da fissazione nel tra/ttam. degli etati settici. 1596 

— del Brodie dopo tonsillite e trauma.1875 

— polmonare da paratifo. 348 














































































— XII 


Pag. 

-: diagnosi e cura.1259 

-suocessivamente bilaterale : rollassoterapia . 1221 

— —: terapia interna.1380 

-tifico con perforazione nel cavo pleurico e 

pio-pneumotorace consensuale . 3 

-; v. a. Polmoni. 

— temporo-sfenoidale otogeno : riflesso vestibolo- 

pupillare . 70 

Aschlieim e Zondek : v. Reazioni. 


Ascite et) insufficienza tiroidea. 1171 

— libera; diversi aspetti . 1660 

— : omentopessia . 620 

Asma, autovaccinoterapia nelle sindromi di— . . 345 

— bronchiale : clinica e istologia. 1829 

-: effetti sul circolo.1133 

-: trattamento . 934 

-; v. a. Polmoni. 

— cardiaco : trattam.1268 

— : equivalenti e loro valore terapeutico.1436 

Asmatici : ambulatorio . 432 

Aspergillosi splenica . 146 

Assicurazione obbligatoria contro le malattie pro¬ 
fessionali . 156 

Astenia e malattie asteniche . 894 

Astenica : sindrome — e malattie diverse.1513 

Astrologia e medicina moderna . 1637 

Atassia acuta d'origine malarica. 663 

Atebrina nella cura della malaria. 859 

Ateroma; v. Aorta. 

Atleta : fisiologia . 59 

— : valutazione fisica .1705 

Atonia gastrica; v. Stomaco. 

Atrofia cerebro-cerebellare crociata. 1019 


Atropina; v. Eroina, Parkinsonismo. 
Auroterapia; v. Crisoterapia, Sifilide, Tubercolosi. 
Autoemoterapia; v. Emoterapia, Tubercolosi. 


Autointossicazione intestinale: se esista. 387 

Auto-liquor-terapia in medicina e chirurgia .... 96 

Autovaccinoterapia; v. Vaccinoterapia. 

Auxoterapia . 32 

Avertina : cocaina come antidoto . -.1452 

— ; v. a. Narcosi. 

Aviazione : i medici e 1' —. 788 

Avitaminosi atipiche e fruste di fronte alla pra¬ 
tica quotidiana . 1104 

— : concezioni attuali. 1137 

— frusta nel lattante . 1964 

Avvelenamenti poco conosciuti : terapia. 975 

Avvelenamento da ossido di carbonio. 584 


— ; v. a. Eroina, Intossicazioni, Sublimato corrosi¬ 
vo, Vipera. 

Azotemia ambulatoria con forte acidosi nel corso 


di nefrite cronica . 195 

Azotemia e cloropenia . ..1894 

— in stati comatosi .1863 

— nei noi-mali .1580 

B 

Babinski J. 1890, 2008 

Bacillemia tub. 1342, 1380 

Bacillo tubercolare; ricerche.1416 

— difterico : colorazione . 502 

— —: potere battericida del sangue.. . 1674 

— emofilo; v. Meningite. 

— piocianeo : infezioni mortali da—.1413 

— tifico : azioni . 981 

— tubercolare avirulento. 942 

— — : azione devitalizzante sul — dei lisati di 

organi .1376 

-: nuovo metodo di arricchimento. 1776 

-: per metterlo in evidenza.2010 


Pag. 

-: ricerche . 986, 987, 1416, 1834 

-; v. a. Bacillemia, Baciliosi, Espettorato, Tu¬ 
bercolosi, Ultravirus. 

Bacinetto; v. Pelvi. 

Bacino; v. Pelvi. 

Bacillosi intestinale; v. Enterorragie. 

Balantidium Coli; v. Coliti. 


Bambini : nuove malattie .1507 

— sordastri e sordomuti : educazione acustica ... 31 


— ; v. a. Eczemi, Infanzia, Ittiosi, Lattanti, Leish- 
maniosi, Magrezza, Meningite, Nefropatie, Pleu¬ 


riti, Tubercolosi, Vie urinarie. 

Basedow; v. Morbo di Flajani—. 

Basedowismo : ricerche . 346 

Bassini; v. Operazione di—. 

Batteri della trachea e dei bronchi ......... 392 

— della vagina. 392 

— ; v. a. Bacilli, Colibacilli, Lysozina, Ultra-fil¬ 
trabilità. 

Batteriofago : dimostrazione .1519 

— negli ammalati di tifo.1519 

— : nuove ricerche ..1961 

Batteriolisi : ricerche . 424 

Batterioterapia lattica .1780 

Bell ; v. Fenomeno di —. 

Bernard Cl. e Horner; v. a. Sindrome di—. 

Biacca : tossicità . 1417 

Bile bianca ed idrope delle vie biliari. 1377 


— ; v. a. Pigmenti biliari. 
Bilharzia; v. Uretere. 
Bilirubina; v. Itterici. 


Biometria clinica: nuovo orientamento.1343 

— femminile somatica .1343 

Bismuto come antiluetico : storia .. 823 

Bistori elettrico .1375 

— —; v. a. Elettrochirurgia. 

Blenorragia : criteri di guarigione . 76 

— : esiti . 32 

Blu di metilene; v. Dacriocistiti. 

Bocca; v. a. Carcinoma, Spirochete. 

Boro : v. Morbo di Flajani-Basedov. 

Borsite : uso del cacodilato di ferro. 907 

Botelho; v. Reazione di—. 

Brightici : disturbi visivi. 183 

Bronchi : Corpi estranei. 706 

— ; v. a. Batteri, Infezioni bronco-polmonari, Lo- 
bectomia, Muscolatura liscia, Sifiloma. 

Bronohiettasia nell’infamzia .1552 

— : clinica e anatomia.1820 

— : radioscopia .1145 

—: toracoplastica .1263 

Bronchiettasie nell’età infantile: trattamento . . . 1263 

Bronchiti degli ipertesi. 349 

— : terapia generale. 349 

— ; v. a. Polmoni, Rino—. 

Bronco-pneumopatie malariche.1251 

Broncoscopia nella diagnosi delle malattie pol¬ 
monari . 417 

Broncospirochetosi . 363 

Broussais F. . 1929 


Brucella abortus. Brucellosi; v. a. Febbre ondu¬ 
lante, Melitococcia, Morbo di Bang. 


Brugsch; vedi Reazione di — 

Bulbo; v. Midollo allungato. 

Bulbocapnina : azioni . 149 

c 

Cacao; v. Cioccolato. 

Cacodilato di ferro nella borsite. 907 

Caffè: azione sul sist. nerv.1383 

Calcagno; v. Esostosi. 


















































































— XIII — 


Pag. 


Calcificazione polmonare post-traumatica. 823 

Calcificazione polmonare rara. 1666 

Calcificazioni intracraniche e roentgenologia . . . 1293 
Calcio : azione sui fenomeni infiammatori e sulle 
reazioni cutanee tubercoliniche.1520 

— : azione sulla coagulabilità sanguigna e sulla 

formila ematica nei tubercolosi. 298 

— del sangue; influenze psichiche sul —.1306 

— nella cura della tubercolosi polmonare .... 1264 


— ; v. a. Acqua potabile, Emorragia, Polmone col¬ 
lassato, Tossiemie. 


Calcoli batterici del rene. 422 

— delle vie urin. : uso della glicerina.1523 

— : diffrazione ai raggi X. 1450 

— : v. a. Calcolosi, Colecistite. Ileo, Litiasi, Co¬ 
lelitiasi. 

Calcolosi dell’uretere pelvico. 1020 

— ematurica. 192 

— vescicale ed uretra prostatica. 704 

— ; v. a. Coliche, Litiasi, Uretere. 

Callo osseo : formazione.1875 

Calmette; v. Vaccino di —. 

Cancerosi: influenze morali. 236 

Cancrena; v. Gangrena. 

Cancro : biologia della cellula. 631 

— : case da —. 1480 

-cirroei epatica : cosidetta . 229 

— : importanza della pituitaria sull’etiologia . . 1177 

— : natura . 782 

— : problema terapeutico .... «. 585 

— : radioterapia . 873 

— : sierodiagnosi; reazione di Botelho. 637 

— : valore clinico della magnesiemia per la dia¬ 
gnosi .,.1586 

— ; v. a. Bocca, Colon, Esofago, Mammellettomie, 
Polmoni, Retto, Stomaco, Tumori, Ulcera. 

Capelli ed emozioni.1675 

— ; v. a. Alopecia, Incanutimento, Trieoflzia. 

Capillari: alterazioni nei barai), con diatesi essu¬ 
dativa .1381 

— : referti in pediatria .1969 


— ; v. a. Tpertensione. 

Capsule renali; v. Reni. 

— surrenali; v. Surreni. 
Carboidrati; v. Ricambio, Zucchero. 


Carbonchio; v. Antrace, Rene. 

Carcinoma da catrame. 1269 

— : diagnosi serologica precoce . 544 

— ; v. a. Cancro. 


Carcinomatosi della cute: reperto radiologico . . . 1753 


Carcinosi; v. Vertebre. 

Cardialgie: iniezioni paravertebrali di alcool . 617 

Cardiopatici : esame. 984 

— reumatizzati: crenoterapia di Sirmione. 824 

Cardiopatie : diatermia . 543 

— : glucosio-insulinoterapia .387, 822 

— : prognosi. 615 

sindromi che le simulano. 493 

— : terapia con glucosio e insulina. 1103 

— ; v. a. Stenosi mitralica. 

Carie dentale e calcio dell’acqua potabile .... 1136 

-: lotta contro la —. 1677 

Carni : riconoscimento della putrefazione. 1969 

Carotene : potere ematopoietico. 1485 

Cartella radiologica. 1411 

Cartelle cliniche degli ospedali : valore probatorio 1488 
Castellani; v. Metodo —. Taylon. 

Castrazione; v. Sterilizzazione. 

Cataratta : la —. 974 

— congenita famigliare. 309 

— : cura con estratti di cristallino. 506 


Pag. 

— pietrificante. 150 

— senile avanzata e iperglicemia. 1185 

Catarro bronchiale secco : prescriz. 350 

Cateteri ureterali : modo per stasarli senza modi¬ 
ficare la concentraz. urinaria.1472 

Cateterino ureterale. 181 

Cateterismo ; v. a. Sonda. 

Catrame; v. Carcinoma, Vie urinarie. 

Causalgia da morso di cane idrofobo. 1265 

— : trattamento . 422 

Caverne polm. controlaterali : pneumotor. 1342 

— ; v. a. Pneumotorace, Tubercolosi. 

Ceco; v. Sifiloma, Tubercoloma, Tubercolosi. 

Cefalea nella stenosi mitralica. 547 

Cefalee intermittenti .1699 

Celluliti : trattamento. 507, 1414 

Cellulosa: carenza. 1473 

Centri nervosi : angiomatosi particolarmente delle 
cisti del cervelletto . 1859 

— ; v. a. Encefalo, Sistema nervoso. 

Certificato medico pronunziale: a proposito di — . 35 

Ceivelletto: emorragie puntiformi da endoarterite 

luetica . 1^0 

— : lesioni asimmetriche; comportamento del nig- 

stagmo . 1839 

— ; v. a. Atrofia cerebro-cerebellare. Centri ner¬ 
vosi, Tumori. 

Cervello : chirurgia . 1300 

— : cisti del lobo ternpor. 

— : segno di focolaio prefrontale. 1300 


v. a. Ago da puntura esplorativa,, Ascessi Atro- 
trofia oerebro cerebellare. Centri nervosi. Cisti¬ 
cercosi cerebrale. Cranio, Diplegia, Emorragie 
cerebrali, Lobo temperale, Malattie di Raynaud, 


Reazioni cerebro psichiche. Reumatismo cerebra¬ 
le, Sindrome striata, Traumi, Tubercolo, Tumori. 

Chauffard A. 1890 

j -; v. Morbo di Stili — 

Chelotomia ed enteroanastomosi . 1576 

Chetonemia : variazioni nelle affezioni epatiche . 45 

— ; v. Fegato. 

Chinina ed epilessia .1717 

Chinino : idiosincrasia pei- il — e sua cura . . . 1058 

Chirurgia addominale: uso del clistere clorurato 
ipertonico nelle conseguenze operatorie .... 908 

Chirurgia plastica del viso. 1520 


—; v. a. Addome, Arti, Ascaridiasi, Cranio, Do¬ 
lore, Elettro-, Fratture. Mano, Narcosi. Opera¬ 
zioni. Purpura, Rachianestesia. Reazione di 
Paunz, Sistema nervoso, Torace, ecc. 

Chirurgo : responsabilità per asportazione di glan¬ 
dola sessuale maschile per operazione d’innesto 1487 


Choc; v. Anafilassi. 

Christian ; v. Schiiller. 

Cianosi familiare congenita. 543 

— : ricerche .. 27 

Cicatrizzazione: azione testicolare.1029 


Cifoscoliosi: paraplegia da compressione midollare 1592 

Cinematizzazioni ; v. Arti. 

Cinematografia; v. Radiologia. 

Cioccolato e cacao: norme per la fabbricazione 
e vendita . 1307, 1638 

Circolazione di ritorno.1133 

— : disturbi di origine gastrica. 1991 

— : disturbi nella tifoide ed altre malattie in¬ 
fettive .1624 

— ; v. a. Arteriosclerosi, Cardiopatie, Cuore, Vasi. 

Cirrosi di Cruveilliier-Baumgarten. 703 

— epatica: azione dell'alcool e della sifìlide nella 

genesi . 381 









































































— XIV — 




Pag. 


-: trattamento. * yo 

— epatiche : diagnosi precoce.1098 

-: le — 505 

- ; patogenesi delle grandi sindromi.1097 

-; v. a. Epatiti. Fegato. 

Cistalgia femminile con urine normali : patogenesi 531 

Cistectomia totale per cancro. 971 

Cisti connettivali del cordone spermatico .... 369 

— cosidette sinoviali : trattamento. 68 

— del lobo temporale sin. : intervento. 342 

— del mesentere : ileo da —. 503 

— del pancreas .. 375 

— dermoide del mesentere. 217 

-erratica . 538 

— ossea solitaria del gran trocantere.1448 

— ovarica gigante. 15 

— da echinococco a localizzazione rara.1019 

-.alcificata: pseudo-calcolo renale da— . . 503 

-del fegato suppurata .1266 

-—: reazione di Casoni. 547 

-simulata da empiema. 1364 

— -; v. a- Fegato, Polmoni. 

— endossee . 1449 

— non parassitane del fegato. 503 

— ossee : patogenesi . 1221 

— retroperitoneali . 417 

— ; v. a. Echinococco, Mediastino, Uraco. 

Cisticercosi cerebrale : casi diagnosticati in vita . 1995 
-e reperto del liquido cef.-rach.1594 

— dei muscoli .1240 

— ; v. Cervello. 

Cistifellea a fragola. 625 

— : fisioterapia sedativa delle affezioni.1633 

— e ipofisi anteriore. 1715 

— : grandi idropi calcolose : comportamento del 

cistico . 308 

— : nevrosi iperstenica della —.1556 

— ; v. a Colecistectomia ess., Vescichetta biliare. 

Cistite tubercolare : trattam. 867 

Cistografia : tecnica . 786 

Oistorrag'a grave d’origine gonococcica. 194 

Cistoscopia; v. Ureteri. 

Clavicola ; v. Fratture. 

Clima invernale : effetti nelle malattie del pol¬ 
mone . 222 

Climaterio maschile . 1178 

— ; v. a. Menopausa. 

Climatoterapia;' v. Tubercolosi. 

Clinica medica : le funzioni e l'insegnamento del¬ 
la — 1939 

— ; v. a. Insegnamento clinico. 

Clinico : il — 1905 

Clistere alla barite nell'invaginazione intestinale 
del poppante . 275 

— clorurato ipertonieo nelle conseguenze operatorie 

della chirurgia addom. 908 


Clorato potassico : intossicazione acuta da — ... 428 

Cloroformio; v Anchilost-omiasd. 

Cloropenia: v. Azotemia. 

Cloruremia (Ipo —) ; v. Polmonite. 

Jocaina;'v. Avertina. 


Codice penale e i medici . 869 

Colecistectomia ideale. 344 

Colecistectomie per colecistiti non calcolose . . . 388 

— : v. a Litiasi. 

Colecistiche: affezioni— 1862 

Colecistite calcolosa ed occlusione intestinale . . . 1317 

— e diabete . 1186 

— simulata da tubercolosi peritoneale.1962 

— : trattam. eomcrvativo .1861 


Pag. 

Colecistiti da appendicite . 506 

— : semiotica. 947, 948 

— sperimentali .1875 

— tifose . 382 

—; v. a. Colelitiasi, Colecistografia, Litiasi biliare. 
Colecistografia e contrazioni vescicolari •.1450 

— nei malarici .1594 

— nelle malattie delle vie biliari . 310 

— : tecnica . 786. 2991. 

Colecistostomia ; v. Itteri infettivi. 

Colectomia totale.1966 

Coledoco : chirurgia.1375 

Coledoco-epaticoscopia .620 

— : legatura.1875 

— : rottura traumatica di antica data. 309 

— ; v. a. Litiasi. 


Colelitiasi e colecistite con emissione di calcoli 

per via orale.1961 

—; v Litiasi, Sindrome colelitiasica. 

Coleperitoneo sperimentale .1832 

Colesterina; v. a. Xantomatosi. 

Colesterinemia ; v. Ipertensione 

Colesterolemia (iper-) : cura ccn la tiroxina . . . 1332 
Coletoraco, peritoneo traumatico secondario . . . 1830 
Colibacillosi : complicazioni genitali nell’uomo . 1337 


— dell’apparato urinario : 'trattamento . 1738 

— : prescrizioni . 196 

— urinaria di origine intest.1413 

— ; v. a. Sieroterapia. 

Coliche epatiche in un caso d’inversione viscerale 506 

— renali osealuriche . 192 

— vescicali periodiche da incarceramenti di ci- 

stocele .1544 

Coliche; v. a. Calcolosi, Dolori. 

Colite da ameba istolitica : segno radiologico . . 1520 

— dissenterica e spirochetosi.1926 

— da « Balantidium coli. 922 

— ulcerose : eziologia . 898 

— ; v. a. Entero—. 

Colitici : sistema vegetativo . 1066 

Collasso post-operatorio: terapia .1451 

Collaeeoterapia bilaterale : contributo . 983 

— polmonare bilaterale . 743, 1412 


— ; v. a. Alcoolizzazione, Ascesso polmonare, Fre- 
nicoexeresi. Pneumotorace art., Polinoue collas¬ 
sato, Toracoplastica. 


Collirio anestetico alla percaina . 501 

Collo : linfangioma cistico. 424 

Colon : asportazione per stasi ceco-ascendente . . 1066 

— : dilatazione acuta . 626 

— : disordini funzionali . 267 

— : diverticolo di Meckel a rara sintomatologia . 342 

— : diverticolosi e diverticoliti.1482 

— (mega—); v. Megacolon. 

— pelvico : tumori .1874 

— : poliposi diffusa. 268 

— : resezione per occlusione acuta e subacuta . . 464 

— sigmoideo, cancro in giovane.1450 

— : tubercolosi ipertrofica primitiva dell'angolo e- 

patico . 1220 

— : ulcera perforata del —. 466 

—; v. a. Colite, Colitici. 

Colonie estive : norme . 988 

Colonna vertebrale: tumori. 552 

-; v. a. Spina dorsale. Vertebre. 

Colori; v. Daltonici. 

Comatosi: stati—: iperazotemia.1863 

Commozione midollare. 114 

Concorsi a primario degli Ospedali : a proposito 
di— .1972 























































































— XV — 


21 

100 


Pag. 

— : dannose esagerazioni nel formalismo .2011 

— graduatoria . 472 

— : gli « ex aequo ».159, 278 

— : varia .•.77, 197, 314, 665 

Condotte mediche : supplenze .1069 

Congiuntivite acuta : prescrizione. 2009 

Consiglio Superiore di Sanità . 1489 

Convulsioni a tipo epilettico d’origine pleuro-pol- 

monare .*053 

— essenziali del lattante e loro prognosi. 825 

— ; v. a. Gravidanza. 

Cordone spermatico : cisti oonnettivali. 369 

- : torsione bilaterale.1337 

Corea : cura con febbre provocata. 117 

— ; v. a. Sindromi coreiche 

Oorioepitelioma . 224 

Corizza grave del neonato . 232 

— ; v. a. Raffreddore. 

Corpi estranei: nuova pinza per l’estrazione . . . 1249 

- ; v. a. Bronchi, Faringe, Seno mascellare, Ve¬ 
scica. 

Corpo calloso : mancanza. 1 . 

— —: sindromi . 

Costituzione : rapporti col decorso delle malattie . 1477 

— ; v. a. Addome. 

Costole cervicali.861, 1295 

- ; rapporti con le deformità congenite delle 

907 

mani . 

Coxite; v. Operaz. di Robertson-Lavala. 

Cranio: chirurgia .1300 

— ; v. a. Aghi da puntura esplorativa. Calcificazio¬ 
ni, Fratture, Liquido cefalo-rachidiano, Osteiti. 
Pneumatoeele, Traumi. 

Crenoterapia; v. Sindrome entero renale. 

Cretinismo; v. Gozzo. 

Criptorchida : trattamento. 1338 

Crisi emoclasica: v. Anafilassi, Pneumotorace. 

— gastro-solari . 480 

Crieoterapia : efficacia terapeutica .1591 

— ; v. a. Auroterapia. 

Croce Rossa Italiana : attività .1582 

Cronassia e tono muscolare. 112 

Cuoio capelluto: aplasia moniliforme . 345 

Cuore: diatermia nel trattamento della fibrosi e 

della insuffioienza del —. 543 

ferite per aghi da cucire.1446 

insufficienza: chimismo gastrico. 470 

— : terapia glueosio-insulinica. 71 

scompenso cronico : trattamento.1268 

variazione dei diametri con la posizione .... 73 

— ; v. a. Asma cardiaco, Cardiopatie, Circolazione, 
Dimagramento, Elettrocardiogramma, Emottisi 
cardiaca, Estrasistolia, Stenosi mitralica. Vizi 
cardiaca. 

Curieterapia; v. Radiologia. 

Cute; v. Malaria, Pelle. Radioterapia. 

Cut ireazione t.ubercolinica : formula leucocitaria 
locale .1082 

— ; v. a. Calcio, Intradermoreazione, Tubercolina, 
Tubercolosi. 


D 

Dacriocistite croniche: cura col blu di metilene 

Daltonici : colori di confusione. 

DaHer; v. Malattia di—. 

Deferente: sutura... 

Degenerazione epatolenticolare. 

Degenerazioni; v. a Amiloide. 

Deliri : trattam. 

Dementi precoci: terapia calcica. 


1300 

1147 

1875 

1700 

1028 

502 


Pag. 

-: chimica fisica.1306 

-: malarioterapia .1061 

Dengue .1835 

Dentatura dei malati di tub. polm.1376 

Denti : estrazione ; emorragie . . . . (.1415 

— ; v. a. Carie dentale, Infezioni. 

Denutrizione di origine digestiva nel lattante ... 270 

— Vlontaria nella donna moderna. 628 

Derattizzazione delle navi : procedimenti moderni 1835 

Dermatiti da insulina: trattamento.1928 

Demografia nella Cina. 588 

Dermoide ; v. Cisti —. 

Dermopatie : uso di creme.1928 

Dermoreazione; v. Cutireazione. 

Dermosifilopatia : specializzazione .1969 

Diabete bronzino. 742 

— insipido : ammoniogenesi . 422 

— mellito; v. a. Angina pectoris, Colecistite, Tu¬ 
bercolosi, Diabetici. 

-: solfoterapia .14H 

-: sistema nervoso nel—.140. 

-: consuntivo : albumine del siero. 20 

— : cura oon anticoman.1188 

— : cura con legatura della coda del pancreas . . 1187 

— : cura del coma .1399 

— : diagnosi ; curva glicemica provocata.1955 

— c consumo di zucchero.1383 

— e pancreatite recidivante.H01 

— : funzione epatica. 126 7 

— incipiente : diagnosi. 19 

— : irradiamento della regione surrenale.1187 

— : patogenesi . 1189 

— : possibilità di guarigione.1220 

— : secrezione esterna del pancreas. 133, 294 

— insipido : dissociazione tra potere di concentra¬ 
zione ed ammoniuria. 637 

-e poliuria clinostatica. ® 2 4 

-3ua cura.H^l 

—« renale . 982 

Diabetici : ambulatori per —. 432 

1182 

— : avvenire . 

— : devono essere alimentati con molti o con po- 

chi grassi? ... 1955 

Diaframma : blocco controlaterale da lesione trau- 

388 

matica . 

Diarree croniche : cura. 27 ® 

— da insufficienza ghiandolare digestiva: trattam. 275 

Diatermia; v. Cardiopatia, Urologia. 

Diatesi emorragica consecutiva a trattamento con 

1 79Q 

neosalvarsan . 

— emorragica ed infezione tubercolare.1019 

— essudativa .* 221, 1222 

-ed alterazioni dei capillari.1381 

-: esiti lontani . 

-: trattamento . 

Dieta dei tifosi: innovazioni. 1782 

— di Gerson : effetto biologico. 7S3 

-; v. a. Tubercolosi cutanea. 

— ; v. a. Alimentazione, Regime, Tifo, Tubercolosi. 
Difterite : diagnosi batteriologica al « siero-uovo- 

tellurito w . 88 

— : epidemia . 888 

— e sieroterapia : osservazioni. 29 

Difterite: immunità; problemi.1366 

• 1849 

— nei vaccinati . 

_• profilassi con una sola iniez. di anatossina . 1594 

— : rilievi . 1926 

— ; V. a. Bacilli difterici, Filassi, Siero, Sierotera¬ 
pia, Vaccinazione. 
























































































— XVI — 


Pag. 


Pag. 


Dimagramento : cure di — negli individui con cuo¬ 
re sano . 1969 

Diplegia cerebrale ..1447 

Diplopia : esame obbiettivo . 1101 

Discinesie : 1829 

Disfagia .1404 

Disinfezioni degli ambienti nelle malattie infettive 504 

— : inutilità . 312 

Dismenorree della pubertà . 934 

— : resezione del n. presacrale. 986 

Dispepsia intestinale flatulenta (pletora addomi¬ 
nale) .1211 

— pulsativa e battiti epigastrici. 1635 

Dispnea : sulla —. 937 

Dissenteria: meta- . 1810 

— amebica : triade intestinale. 1881 

— ; v. a. Amebiasi, Colite. 

Dstonie . 1221, 1829 

Distrofie muscolari progressive. 1414 

— ossee; classificazione . 1372 

Dita della mano paralizzate parzialmente; segno 

dell’estenzione . 1960 

— ippocratiche e poliposi intestinale. 468 

Diuresi : azione degli estratti ipofisari. 541 

— da ingestione di acqua . . . .•. 665 

Diverticoli; v. Appendice, Color, Duodeno, Esofa¬ 
go, Occlusione intestinale, Ulcus, Vescica. 

Dolore in chirurgia.1071 

— intermestruale. 1754 

— plantare pre-talloniero nelle flebiti post-ope¬ 
ratorie . 1450 

— rettale ed anale . 1755 


— discrasici dell’infanzia : insulinoterapia. 310 

Edema da fame .1739 

— e vitamina B. 1414 

— lontano nella osteomielite vert.. 1294 

— polmonare; v. Polmone. 

Edemi provocati : velocità di riassorbimento . . . 1660 

Educazione tisica del bambino.1964 

Educazione fisica; v. a. Atleta, Ginnastica, Sport. 
Elettrocardiogramma : onda T. 500 

— • variazioni .1828 

Elettrocardioscopia nelle operazioni chirurgiche . 26 

Elettrochirurgia . 707, 1375 

— ; v. a. Bisturi elettrico. 

Elettromiografia nello studio delle distonie e del¬ 
le discinesie. 

Elettroterapia ad onde oorte .1704 

Elminti causa di occlusione intestinali.1156 

— causa di perforazione intestinale e peritonite 346 

— : trattam. con tetracloroetilene. 627 

— ; v a. Ascaridi, Bilharzia, Elmintiasi, Ctesiu- 
ridi, Teniasi, Tricocefalo. 

— : falso circolo vizioso da —. 1062 

Ematemesi grave: intervento . 820 

— trattam. con catetere a permanenza . 469 


Ematinemia; v. Anemia perniciosa. 
Ematomi; v. Addome, Mediastino. 


Ematotera.pia; v. Emoterapia. 

Ematuria ed ulcera duodenale. 626 

— : significato. 737 

— essenziale : trattamento . 192 

— ; v. a. Nefrectomizzati. 


— : trattamento con miscela di Sicard per iniezio¬ 
ne intrarachidea . 1755 

— riferito. 2008 

— viscerale: genesi e meccanismo . 103 

Dolori articolari reumatoidi da terapia salvarsa- 

nica . 2009 

— ; v. Cardialgie, Cistalgie, Coliche, Punti dolorosi, 
Sindromi dolorosi, Spalle, Tabetici. 

Donna moderna : denutrizione volontaria. 628 

Dotto epatico : drenaggio : complicaz. non comune 782 

— deferente; v. Deferente. 

Duodenale: stasi— ed itterizia catarrale.1715 

— : — e posizione anomala dell’intestino. 

Duodeno : diverticolo : intervento. 1064 

— parzialmente mobile : clinica. 266 

— -: duodenopessia . 1336 

— : rottura sottocutanea . 1326 

— : stasi— cronica. 1402 

— : stenosi .466, 1063, 1322, 1821, 1874 

— ; v. a. Pancreas. Radiologia, Resezione, Ulcere. 
Duroziez; v. Morbi. 


E 


Eccitazione : negli stati di — 1380 

Echinococco simulante sarcomi tosi epato-renale . 539 

Echinococco; v. a. Cisti da—, Echinococcosi. 
Echinococcosi delle vie biliari extraepatiche .... 1361 

— in splenomegalopatia cronica. 1874 

— : intradermoreazione .1814 

— : reaz. di Casoni. 547 

Eclampsia pleurica . 1266 

— ; v. a- Gravidanza, Pseudo-, Puerperio, Tosai- 
ooei. 

Economo C. : commemorazione. 432 

Eczema costituzionale: cura dietetica .1404 

— dei genitali: trattamento .1415, 18*0 

— dei lattanti . 30 

7 :1 ’— . 655. 1012 

Eczemi: trattamento. 1226, 1227 


Emazie : modificazioni nelle malattie epatiche . . 1800 

— : valore emoglobinioo nei vecchi. 1800 

Embolia arteriosa periferica : cura. 823 

—; v. Arteria polmonare; A. succlavia. 

Emetina; dose massiva terapeutica . 469 

EmiaDopsia omonima bilaterale a quadrante e 

diagnosi di sede dei tumori cerebrali. 1962 

Emiplegie transitorie da nicotina . 813 

Emofilia : terapia ovarica (rivendicazione) .... 1989 

Emofiliaci : interventi chirurgici . 9C8 

Emoftoe; v. Emottisi. 

Emoglobina: influenza del nucleo pirrolioo sulla 
formazione . 137 

— ; v. a. Sangue. 

Emoglobinuria parossistica a frigore.1447 

— con orticaria.1023 

— ; v. a. Malaria. 

Emolisi : eliminazione di ferro e bilinogeno . . . 1483 

Emopatia e sindrome ganglionare granulomatosa 


febbrile •.1740 

— sistematica di lunga durata dopo splcnectomia 500 

Emopatie sistematizzate: ricambio emoglobinioo . 1446 

— ; v. a. Agranulocitosi, Angina, Mielosi, Sangue. 
Emopoiesi; v. Carotene. Sangue 

t 

Emorragie ano-rettali . 817 

— cerebellari . 150 

— cerebrali non dipendenti da arteriosclerosi . . 812 

— gaetro-intestinali da causa mal conosciuta . . 468 

— ginecologiche . 584 

— gravi post partum. 1880 

— della febbre tifoide . 774 

— subaracnoidee . 1666 


— urinarie; trattam. con gluconato di calcio . 1522 

— : v. a. Cistorragia, Ematuria, Emottisi, Inon¬ 
dazione peritoneale. Meningi. Metrorragia, Sto¬ 


maco. 

Emorragipari : stati — di tifo emogenico.1514 

Emorroidi: prurito: trattam.'. 1226 

— : oura sclerosante . 149, 627, 788 




















































































— XVII — 


Pag. 


Pag. 


— ; v. a. Sindrome emorroidaria 
Emoterapia; v. Tetano, Tubercolosi. 

Emottisi cardiaca male interpretata .1037 

— leggera e persistenti : prescrizione. 706 

— per trauma bronchiale interno. 224 

— sperimentale .1483 

— : trattamento . 837, 1380 

— tubercolari .678 

— tub. e trasfusione di sangue ..1304 

Empiema simulante cisti da echinococco .... 1364 

Empiemi cronici : cura .1834 

Encefalite letargica: storia .1302 

— morbillosa con postumi parkinsoniani. 94 

— post-vaccinale. 71, 584, 826, 946 

Encefaliti non purulente . 113 


— ; v. a. Influenza, Memingo-, Occhio, Parkinso- 
nistno. 

Encefalo; alterazioni nella leucemia acuta .... 537 

— ; v. Bulbo, Centri nervosi, Cervelletto, Cervello, 
Corpo calloso, Degenazione epatolenticolare, 


Ponte, eoe 

Encefalografia . 110 

Encefalomieliti : ricerche .112, 113 

Encefalomieliti ; post-vaccinali . 946, 947 

Encefalomieliti; v. a. Encefaliti, Meningiti, Mie¬ 
liti, Parkinsonismo. 

n Endamoeba veeicalie » : infestazione da — .... 781 

Endemia gozzo-ere ti ni ca . 748 

Endoarterite luetica . 150 

Endocardite da enterococco . 785 

Endocrinologia e nipiologia .1965 

— : recenti acquisti .1548 


— : v. a. Ghiandole endocrine. Ipofisi, Milza, Or¬ 
moni, Ovaia, Paratiroidiamo, Pituitaria, Secre¬ 
zioni interne. Terapia endocrina, Utero, ecc. 


Endorachide . 540 

Endoscopia dello sfintere ileo-cecale. 905 

Enfisema generalizzato . 557 

— mediastinico acuto. 144 

— : \alore semeiologico dei segni classici.1145 

— ; v. a. Polmoni. 

Enteroanastimosi e ohelotomia.1576 

Enterocolite tubercolare : pneumo-peritoneo per 
la cura. 900 

— : vaccinazione locale .1212 

Enterorragie nel corso della bacillosi intestinale 1635 
Enuresi notturna : rapporti con l’eredo-sifilide . 1212 

— ; v. a. Incontinenza di urina. 

Eosinofilia pleurica.1483 


Epatici; v. Epatiti e ss.. Fegato, Gravidanza. In¬ 
sulina. 

Epatico-coledoco8copia infraoperatoria . 138 

Epatiti croniohe (comprese le cirrosi) . . . 1867, 1913 

Epatocolangiti subacute e lente .1663 

Epatosplenografia con torio. 622, 903, 1220, 

1277, 1521 


Epatoterapia; v. Anemia. 

Epididimite colibacillare . *. 487 

Epididimo e testicolo : torsione delle appendici . 301 

Epifisi; v. Glandola pineale. 

Epilessia e chinina . . . ..1717 

— jacksoniana . 309 

— : liquido cef.-rachid. 425 

— : malarioterapia . 824 

— : patogenesi . 814 

— : terapia medicamentosa. 1380, 1448 

— trattata con l’asportazione del giorno caroti¬ 
deo : esiti. 423 

— mioclonica e insufficienza paratiroidea.1716 

Epilessia; v. a. Convulsioni. 


Epiploon : voluminosa pseudicisti tbc. della retro- 


cavità . ... 972 

Epitelioma cutaneo su fistola ossea da osteosintesi 1102 

— primitivo dell’uretere. 1477 

Eredolue sospetta .32, 507 

— ; v. a. sifilide. 

Eresipela migrante .1645 

Eresipeloide . 344 

Ergosterismo : ricerche . 784 

Ergotamina : azione. 1299, 1482 

— ; v. a. Prurito. 

Eritema nodoso : eziologia . 392 

— —; specie nell’adulto.1705 

— solare : prescrizione.1226 

— ; v. a. Pellagra. 

Eritropoiesi e secrezione gastrica.1516 

Ermafroditismo pseudo-femminile. 891 

Ernia infortunio . 584 

— inguinale: cura alla Bassini : doccia metallica 

per faciltare la chiusura dell'aponeurosi . . . 1904 

Ernia otturatoria strozzata. 148, 844 

— simulata da lipoma . 768 

rare complicanze . 308 

Ernie strozzate e peritoniti. 1831 


— ; v a. Appendicite, Chelotomia, Operazione di 
Bassini, Stomaco. 

Eroina : avvelenamento da — trattato con atropina 1482 


Erpete; v. Eruzioni erpetiche. Herpes. 

Eruzione da rachianestesia. 410 

Eruzioni erpetiche nelle crisi gastriche tabetiche 1028 

Esaurimento nervoso: trattamento. 106 

Esercizi fisici; v. Atleta, Educazione fisica. Ginna¬ 
stica. 

Esofago : cancro : forme cliniche. 777 

-: paralisi del n. ricorrente d.1584 

— : chirurgia . 552 

— : corpo estraneo. 309 

— .dilatazione (megaesofago). 307, 733 

— : diverticoli : patogenesi e cura. 801 

Esofagotomia toracica poster.1584 

Esostosi sottocalcaneari.1296 

Espettoranti e loro meccanismo d’azione.1558 

— tentativi di valutazione biologica. 827 

— : colorazione rapida dei bacilli di Koch .... 1649 

Espettorati : concentrazione dei bacilli di Koch . 1649 


Essudati pleurici : come favorirne il riassorbimento 1412 
— : diagnosi differenziale dai trasudati . . .1569, 1829 
Estrasistolia : essenza, significato e terapia .... 1623 

Estratti di fegato; v. Fegato. 

Estratto pancreatico desinsulinizzato nell’iperten¬ 


sione arteriosa . 65 

-; v. Ulcere gastroduodenali. 

tiroideo in terapia. 1331 

-; v. Obesità. 1333 

Estro; v. Ormone 

F 


Fame; v. Appetito, Edema da—. 

Fanciulli; v. a. Anemie, Bambini 

Farine e pane : nuove norme per il commercio . 1559 

Faringe: diagn. radiolog. delle affezioni .... 659 


— : polipo congenito peloso. 586 

— ; v. a.. Nervi cranici. Tosse. 

Favismo nell’infanzia.1447 

Febbre appendicolare : se esista.1555 

— di Malta; v. — ondulante. 


« — eruttiva ; « febbre esantematica benigna esti¬ 
va », febbre bottcnosa, 1363, 1489, 1615, 1623, 1836 

— intermittante nevralgica.1301 

— in travaglio di parto. 717 

— ittero-emoglobinurica ; v. Malaria. 

— melitense : localizzazioni nervose.1207 



















































































— XVIII — 


Pag. 


_ ; v. a. Brucellosi,, Febbre ondulante. 

— mestruale; v. Mestruazioni. 

— ondulante : la —.1835 

-con quadro di miocardite.1926 

-da » Brucella abortus ».1926 

-in prov. di Pavia. 1519 

— — : vaccinoterapia per via endovenosa.1446 

-; v. a. Brucellosi, Febbre melitense, Melito- 

coccia. 

— provocata nel trattamento della corea. 117 

-; v. a. Malarioterapia. 

— puerperale : trattamento .1344 

— tifoide : dieta.1702 

— —: patogenesi delle emorragie. 774 

-; v. a. Setticemia, Tabe, Tifo, Tifoide. 

— tubercolare ondulante .1519 

Febbri alimentari del lattante. 380 

— criptogenetiche ed ipertermie nell’infanzia . . . 1550 

Febbricole troidee . 743 

Fecondazione artif.313, 665 

Fecondità : cosidetta vitamina della — .... 386, 1800 

Fegato : accertamento dell’insufficienza lieve o di 

media gravezza. 528 

— : alterazioni da cisti d’echinococco.1873 

-nell'intossicazione da albumine eterogenee . 538 

— : azione regolatrice sul sistema nerv. vegetativo 105 

— : cirrosi di Laènnee. differenziazione.1873 

— : — pseudotumorale: epatosplenografia .... 1521 

— : —: trattam. 298 

— : cisti non parassitane. 503 

— : contenuto proteico del siero nelle affezioni 

del — 1013 

—. cosidetta cancro-cirrosi. 299 

-: prove funzionali. 220 

— : funzione e sensibilità all’insulina.1715 

— : funzione nel diabete. 1267 

— : genesi dell’atrofia gialla acuta. 222 

— : insufficienza iniziale . 221 

— : — post-operatoria; importanza della funzione 

renale .1064 

— : lesioni da inoculazione di malaria. 382 

— : malattie : cura.1960 

— : metastasi multiple di carcinoma mammario . . 776 

— : modificazioni delle emazie nelle malattie del — 1800 

— : stato funzionale in rapporto alla ohetonemia 323 

— : telengiectasia disseminata. 537 


— ; v. a. Anemia pernio.. Ascessi epatici, Ohetone¬ 
mia, Cirrosi, Cisti da echinococco, Epatici, Insu¬ 
lina, Ipertensione, Litiasi biliare. Timpanismo 
epatico, Torio, Vena porta, Vie biliari. 

Femore : difetto congenito operato di plastica . 1371 

— ; v. a. Cisti ossea. 


Fenolftaleina : inconvenienti .1636 

Fenomeno di Bell . 119 

Ferite accidentali : profilassi e terapia dell’infezio¬ 
ne piogena e putrida. 908 

— degli organi parenchimatosi : tamponamento . . 1833 

— multiple per arma da fuoco. 500 

— : trattamento .1927 

— ; v. a. Addome, Cuore. Tendini, ecc. 

Ferro nel sangue dei lattanti. 298 

— organico e inorganico nella formazione del¬ 
l’emoglobina .1228 

— ; v.a. Anemie, Cacodilato di—. 

Fertilità; v. Fecondità. 

Feti macerati; v. Metrorragie. 

Feto: putrefazione. 330 

Fibrolipoma; v. Mesotenue. 

Fibroma ossificante del parovaio. 346 

Fibromi, Fibromiomi; v. a. Ormoni ovarici. Reni. 
Fibromixoma dello stomaco. 310 


Pag. 


Fibrositi; v. Celluliti. 

Filassi nella cura del tetano, della difterite e di 

altre malattie neurotropiche. 379 

Fisiologia : relazioni e comunicazioni . 1752. 

Fistola pleurica : intervento . 962 

Fistole tubercolari : liquido modificatore. 649 

Fitobezoar : casi .1005 

Flack M. 593 

Flajani; v. Morbo di— Basedow. 

Flebiti post-operatorie : dolore plantare pre-tal- 
loniero .1450 

— ; v. a. Ulcere. 

Fleboclisi clorurate.1874 

Fiorosi spontanee nelle zone fosfatifere : il « dar- 

mus » 1136- 

Forlanini C. 1782. 

Foruncolo del labbro ©up. 154 

Fosfaturia come indice di una componente costi¬ 
tuzionale di nevrosi. 118 

Fosforo inorganico nel siero di sangue irradiato 741 
Fototerapia; v. Tubercolosi. 

Fournier A. •.1018 

Frattura bimalleolare : riduzione incruenta .... 149 

— della ba3e del cranio. 49 

— diafisaria sottocutanea della clavicola. 1875- 

— omerale del collo chirurgico: trattamento . . 1088 

— diecondiloidea . ..1102 

— patologica .1063 

Fratture a callo ritardato : trattam. calcico at¬ 
tinie» • •. 345. 

— : anestesia locale per la riduz. sotto lo scher¬ 
mo radiologico . 346 

— non consolidate : principi direttivi nella cura . 66 

— : trazione trans-scheletrica col filo .1665 

Freddo : influenza in patologia. 693 

Frenicoexeresi e sindrome di Cl. Bernard-Horner 1342 

— : modificazioni consecutive del polmone. 746 

— nel trattamento del tic diaframmatioo .... 745 

— : risultati a distanza.1523 

— ; v. a. Pneumotorace, Tubercolosi polmonare. 


G 


Galattof orite ; v. Puerperio. 

Galattosio; v. Anemia perniciosa. 

Galattosuria : determinazione ..1445 

— ; v. a. Itteri. 

Gamba : enorme tumore varicoso. 309 

Ganglioneuroma simpatico . 1055 

Ganglio stellato : chirurgia e sue basi sperimentali 816 
Gangrena dei genitali; esiti lontani. 502 

— dell’arto inferiore da contusione dell’arteria po- 

plitea . 1725 

— gottosa da iniezione ipodermica. 1595 

— polmonare : ricerca delle spirochete .. 587 

-: trattamento . 1055 

Gas carbonico: inalazioni di— in alcune circo¬ 
stanze post-operatorie . 957 

— tossici : regolamento nell’impiego. 235 

Gastrite dello stomaco operato. 736 

Gastroduonostomia laterale .1583 

Gastroenteriti acute nei lattanti : sieroterapia an- 

ticolibacillare . 584 

Gastronomia e medicina : Brillat-Savarin.1107 

Gastropatie: pseudo — da appendicite. 468 

— ; v. a. Stomaco. 

Gengive; v. Infezioni. 

Genio : influenza della donna sul —. 1486 

« Genu impressum ».1502 

Gerson; v. Dieta di — 

Ghiandole : v. Glandole. 


















































































— XIX — 


Pag. 


Gibbo da tetano.1295 

Ginecologia; v. Emorragie. Metrorragie, nar¬ 
cosi, ecc. 

Ginnastica per la donna nella pratica medica . . . 542 

Ginocchio : apofisite rotulea. 427 

Ginocchio : radiologia. 827 

— ; v. a. Genu, Meniscectomia, Rotula. 

Giurisprudenza sanitaria: casistica c quesiti 34. 


158, 354, 430, 548, 667, 949, 1109, 1230, 1561, 1676, 1971 


Glaucoma acuto primario. 337 

— : terapia non operativa. 338 

Glandola pineale : tumori. 1484 

Glandola sessuale maschile : responsabilità del chi- 
lurq') nell'asportazione della — per operazione 

d’innesto .1487 

Glandola tiroide; v. Tiroide. 

dandole endocrine : azione topica di alcuni e- 

stratti . 864 

-: chirurgia . 502 

-ed alcoolismo.1549 

-e personialtà umana.1189 


-v. a. Ipofisi, Ovaie, Paratiroidi, Surreni, Te¬ 


sticoli, ecc. 

Glandole linfatiche; v. a. Ipertensione. 

Glicemia • comportamento dopo ingestione di so¬ 
stanza ricca di proteine . 517 

— : ricerche.1834 

— : iper- consecutiva e operazioni sul tulio dig. . 817 

— : iper- della polmonite lobare . 348 

— : iper- post-prandiale e sue reazioni .1581 

— : iper- e cataratta senile avanzata .1185 

— ; v. a. Diabete, Gravidanza, Ipo- Polmonite. 
Glicerina, v. Calcoli delle vie urinarie 

Glicosuria : diagnostica.1070 

Glomerulonefrite acuta diffusa: epidemia fami¬ 
gliare . 196 

— e secondo periodo di Ranke.1263 

Glucosio dei tessuti nel reumatismo muscolare . . 72 

assorbimento per via rettale.1963 

— : ricerca a freddo; metodo facile per preparare 

il reattivo. 731 

— ; v. a. Cardiopatie, Glicemia, Insulina, Itteri. 

Goethe e la scienza . 828 

— : malattie sofferte da—. 909 

Gomiti : anchilosi congenita ereditaria. 907 

Gonococcismo latente : spermocoltura. 391 

Gonococco; v. Gonococcismo, Gonorrea. Meningite. 
Gonorrea acuta e cronica; trattamento col metodo 

Maisler . 155 

Gozzo adenomatoso : trasform. in morbo di Flaja- 

ni-Basedow .1186 

Gozzo tossico : decorso e oura.1185 

— ; v. a. Endemia gozzo-cretinica. 

Granuloma maligno: eziologia. 1376 

- ; puntura della milza. 1124 

Granulomatosi maligna : forme nervose.1052 

-pleuro-polmonare . 418 

— v. a. Linfo —, Sindrome glandolare. 

Granulopenia .1093 

— ; v. a. Agranulocitosi. 

Gravidanza : anemia emolitica. 933 

— consecutiva a salpingoieteroanastomosi. 344 

— : crisi convulsive.1880 

— : diagnosi biologica. 149, 1220 

— : epatopatia latente nelle tossicosi. 1267 

— c «viluppo dei feti : influenza dell'iperglicemia e 

deH'ipoglicemia . 932 

— extra-uterina recidivante . 824 

— .* importanza dell’ipofisi nell’etiologia degli stati 

varicosi .1189 

— in corno uterino. 704 


Pag. 

— molare e reaz. di Aschheim-Zondek.1345 

—i pericoli della interruzione. 1910 

— : rapporti tra lobo p. dell’ipofisi, nefropatie ed 

eclampsia .1779 

— : rettocele strozzato in —. 624 

— : tasso glicemico prima e dopo il parto.1446 

— : tossiemia; diagnosi precoce.1716 

— : tossiemie e calcioterapia. 827 

— ; v. a. Parto, Streptococchi, Utero. 

Gruppi sanguigni : ereditarietà. 31 

Guaina einoviale; v. Tendini. 

Guarigioni miracolose.1308 

Gunn; v. Sindrome di—. 


H 


Herpes dorso-lombare .1147 

— zoster : patogenesi . 580 


Henry ; v. Reazione di —. 
Hirschsprung; v. Malattia di—. 

I 


Idiosincrasia; v. Chinino. 

Idrofobia; v. Rabbia. 

Idrometra: ricerche speriment. 822 

Idronefrosi bilaterale . 425 

— da papilloma incrostato.1875 

— del vaso anomalo . . . .. 191 

— : operazioni plastiche conservative.1258 

Igiene : relazioni e comunic. varie.1834 

— nell’architettura moderna .1824 

— ; v. a. Lavoro, Moda, Motonavi, Scrittura, ecc. 

Ileo appendicolare: enterostomia.1666 

— biliare . 464 

— complica ite un tifo ambulatorio, diagnosticato 

come ileo verminoso .. 727 

— da cisti del mesentere. 503 

— paralitico complicante l’aerocolia.1G66 


— post-operatorio: impiego di soluzioni ipertoniche 389 

— : strozzamento dell’— nell’appendicite acuta . . 1066 

— ; v. a. Intestino, Occlusione. 

Imene : ee rappresenti una disarmonia della na¬ 


tura . 784 

Immunità: v. Anacoresi, Difterite, Leucemia. Sie¬ 
ri, Tubercolosi, Vaccini, ecc. 

Impetigo del cuoio capelluto: trattam. 154 

Impotenza . 302, 1338 

Inalazioni con acqua del Tettuccio.1714 

— : tecnica e applicazioni . 229 

i nalazioni ; v. a. Gas carbonico. 

Incanutimento improvviso per insulti psichici . . . 1486 

Incisione di Me Burney trasformata in incisione 

a lembi . 445 

Incontinenza essenziale di urina da spina bifida 
occulta : laminectomia . 1966 

— di urina nelle malattie nervose trattata con 

lurotropina . 196 

Indicanuria e secrez., gastrica.1265 

Infanzia : nefrosi . 184 


— : prima — ; igiene del sistema locomotore . . . 1964 

— ; v. a. Appendicite, Bambini, Bronc.hiettasie, Ca¬ 


pillari, Diatesi essudativa. Eczemi, Febbri, Kala- 
azar, Nefrosclerosi, Nefrosi, Nipiologia, Pleuriti, 
Poliartrite. Sonno, Tracoma, Tubercolosi, Vo¬ 
mito, Vulvovaginiti, ecc. 

Infarto polmonare.1672 

Infezione focale nelle malattie nervose organiche 747 

— meningococcica : forme lente . 769 

— para tifosa; v. Paratifo. 

Infezioni acute non suppurative del sistema ner¬ 
voso . 112 
















































































— XX — 


Pag. 


Pag. 


— bronco-polmonari post-operatorie e loro preven¬ 
zione con i .. 

_: trattamento con i Usato-vaccini. 

— gengivo-dentarie : vaccinoterapia . 

— urinarie di origine dentaria. 


419 

22 

1147 

1968 


— tifoidi; v. Febbre tifoide. 

— ; v. a. Ferite, Latte, Malattie infettive. Settice¬ 
mie, Sistema nervoso, Vie urinarie, ecc. 

Infiltrati; v. Iniezioni, Tubercolosi. 

Influenza: alterazioni emorragiche ed emorragie 
dell’intestino . 

— : complicanze meningo-encefaliche. 

— grave . 

— : localizzazioni apicali. 

Infortunati prestazioni . 

Infortunio sul lavoro: malattia di Kummel 

come — . 

Infortunistica : ascessi e tumori provocati . . . . 
Infortunistica, Infortuni; v. a. Ernie, Traumi 
Iniezione intracardiaca; v. Adrenalina. 

— ipodermica: gangrena gassosa consecutiva . . 
Iniezioni endovenose e infiltrati perivenosi . . . 

— ; v. a. Fleboclisi. 

Innesti di midollo osseo. 

Inondazione peritoneale in vergini. 

Insegnamento clinico : l’essenza e gli obbietti . . 


— superiore: in sede di bilancio .710, 871 

— ; v. a. Clinica. 

Insulina: azione sulle soglie renali. 26 

— : componente attivo.1189 

— e alcool . 386 

— : ipoglicemia sperimentale da— 1061 

— negli stati di denutrizione di origine digestiva 

nel lattante . 270 

— : pericoli di eccessi nella somministrazione agli 

epatici .1267 


— ; v. a. Acidosi postoperatorie, Angina pectoris, 
Appetito, Cardiopatie, Dermatiti, Fegato, Insuli¬ 
noterapia, Itteri, Pancreas, Polmonite. 

Insulinoterapia negli exemi diatesici dell’infanzia 310 


Insulinoterapia nella pratica. 1981 

Intelligenza e linguaggio. 1068 

Intestino : ampia resezione (ileo-colica).1217 

Intestino: ampia resezione ileo-colica .1217 

— :anomala fissazione dell’ansa ileo-coldca .... 1619 

— crasso : sintomatologia e diagnosi dei tumori . 930 

— : parassiti . 269 

— : perforazione . 346 

— : pnenmatosi cistica . 900 

— : posizione anomala; stasi duodenale. 1008 

— : stenosi sperimentali.1874 

— tenue : stenosi post-traumatica . 847 

-: tumori carcinoidi. 273 


468 

905 

1266 

1265 

665 

304 

303 


1595 

1595 

587 

1370 

125 


— ; v. a. Ceco, Coliti, Colon. Dispepsia, Emorra¬ 
gie, Enterociliti, Enterorragie, Ileo, Invagina¬ 
zione, Occlusioni, Retto, Sfintere ileo-cecale, 
Sigma, Sindiomi, Tubercoloma, Tubercolosi, Di- 
cere. 

Intossicazione saturnina accidentale per polvere 

nasale . 975 

Intossicazioni; v. a. Auto-, Avvelenamenti, Clo¬ 
rato -di potassa. Fegato, Saturnismo, Tossicosi. 


—; v. a. Tc6einfezioni. 

Intradermoreazione nell’ecchimosi. 1814 

— ; v. a. Reazioni. 

Intumescenze ... 190 


Invaginazione acuta nel lattante: cura incruenta 982 

— ’ntestinale del poppante: clistere di barite . . 275 

- ; v. a. Appendice. Intestino. 

Inversione viscerale e normalità funzionale . . . 2010 


Iodio; v. Jodio. 

Iperglicemia; v. Glicemia. 

Ipertensione arteriosa.1745 

-come autonoma disfunzione e malattia . . . 1710 

-: esame oftalmologico . 65 

-a. essenziale : cura con gli estratti di fegato I960 

-—: pressione e morfologia di capillari . . . 984 

— — : impiego dell’estratto pancreatico desinsuli- 


ni zzato . 65 

-: studio analitico. 62 

-: trattam. con la puntura lombare. 785 

-: azione dell’estratto di ghiandole linfatiche . 423 

-e colesterinemia.1825 

— -e apoplessia.1592 

-: ricambio basale. 1882 

Ipertermie; v. Febbri. 

Ipertiroidismo e tubercolosi .1169 

— ; v. a. Tiroidie, Tiroidosi. 


Ipertonia; v. Ipertensione, Pressione sanguigna. 
Ipertonici : insulto cerebrale e angiospasmo ... 65 

Ipocloruremia ; v. Cloruremia. 


Ipofisi anteriore e cistifellea. 1715 

— : azione degli estratti sulla diuresi. 541 

— e fisiopat. genitale femm.1374 

— : importanza sull'eziologia degli stati varicosi 

■Ielle gravide.1189 

— : secrezicne interna. 1732 

— ; v. a. Gravidanza, Latte, Obesità. 

Ipoglicemia: 1’— . 1186 

— : sindromi neurologiche associate.1225 

— : sintomatologia .1185 

— spontanea come causa di disturbi nervosi pe¬ 
riodici .1754 

Ipoglicemie adrenaliticlie.1961 

— ; v. a. Glicemia, Insulina. 

Ipospadia vulviforme.1449 

Ipotensione arteriosa ortostatica. 797 

— : dati sfigmomanometrici. 543 

— ; v. a. Liquido c.-sp.. Sangue. 

Iridoscopia . 1967 

Irite. 974 

Irradiazione; v. Raggi, Tessuti. 

Iet amina nel trattamento delle anemie e delle 
achilie gastriche . 1012 

— : ipersensibilità alla — nell’iposurrenalismo . . 981 

— : v. a. Stomaco. 

Isterectomia per putrefazione de 1 , liquido amnio¬ 
tico e del feto. 230 

Isterosalpingografìa .1063 

Istituto della Sanità pxibblira . 429 

Itteri : diagnosi delle varie forme ..1218 

— e insufficienza epatica: trattam. con insulina 

e glucosio .1715 

— infettivi : colecistectomia. 1781 

— litiasici : esplorazione funzionale del fegato . . 1634 

-: lesione del fegato.. . . 1633 

— : prova della galattosuria . 618 

Itterici : rioerca della bilirubina nella pelle . . . 707 

Itterizia catarrale e stasi duodenale.1715 

Ittero dei neonati : patogenesi.1445 

— emolitico costituzionale famigliare. 854 

-: ricerche .1143 

— letale « ex emotione .. 659 

— nella litiasi del coledoco. 1633 

— nella polmonite lobare. 283 

Ittiosi congenita.1447 


J 

Jacobaeus; v. Operazione di—. 

Jodio; v. Morbo di Flajani-Basedow. 

















































































— XXI - 


Pag. 


Pag. 


K 

Kahn ; v. Sieroreazioni. 

Kala-azar : come si contrae.1881 

— nell’adulto . 662 

— : trattamento . 773 

— ; v. a. Leishmaniosi. 

Klippel e Feil; v. Sindrome di—. 

Koch R. 581 

Kummel; v. Malattia di—. 


L 


Laboratori prov. d'igiene e profilassi: concorsi . . 665 

Lacunari : trattamento. 116 

Lambliasi : azione della naftalina. 307 

Laparotomie : deiscenza della ferita operatoria . . 1020 

Laringe : corpo estraneo. 658 

— ; v. a. Paralisi, Stenosi laringea, Tubercolosi. 

Larve di mosche; v. Osteomieliti. 

Lattante : benessere e malessere psichico.1966 

— : denutrizione di origine digestiva: uso dell'in¬ 
sulina . 2 70 

— nelle arti figurative.1964 

— : segno secondo di Brudzinski. 350 

Lattanti : eczema : trattamento . 30 

— : ospedalizzazione . 1963 


— ; v. a. Anoressie, Convulsioni, Febbri alimentari. 
Infanzia, Invaginazione, Meningite, Obesità, Pi- 
lorospasmo, Reni, Sangue. 

Lattazione nella donna: accertam. dell'età .... 312 


Latte causa d’infezioni streptococciche. 428 

— di vergine. 513 

— : regolamentazione . 425 


— : secrez. eterocroma nelle strume ipoflsarie . . 741 

— ; v. a. Rachitismo. 

Lattosuria e metodo micologico di Castellani-Tay- 


lor per svelarla . lfl 6l 

Lavoratori del piombo : ricerche.1445 

Lavoro di galvanocaustica: igiene. 353 

— : medicina del— 861 

— : regolamento per l'igiene del — .. 74 


— ; v. a. Malattie professionali. Saturnismo, Solfo- 


oarbonismo. 

Lebbra; v. Orchite. 

Leiomiomi della vescica. 

Leishmaniosi del cane. 

— interna (kala-azar) . 331, 1447, 

-nell’adulto .537, 

— ; v. a. Anemia. 

Lenti; v. Oftalmologia. 

Leucemia acuta: alterazioni dell’encefalo. 

-a sindrome emocitoblastica. 

— linfatica con infiltrazione del peritoneo .... 

— : malarioterapia. 

— mieloide : valore dell’irradiazione. 

— : problemi immunitari. 

Leucemie linfatiche atipiche. 1102, 

Leucociti del sangue : agglutinazione. 

— : velocità di sedimentazione . 

— ; v. a. Globuli bianchi, Malattie, Sangue. 
Leucoeritrolisi : osservazioni cliniche, ematologiche 

ed istologiche. 

Linfangioma cistico del collo. 

Linfatici : studio radiografico. 

Linfoadenosi benigna . 

Linfogranuloma del mediastino. 

— inguinale.154, 540, 704, 

Linfogranulomatosi maligna e tubercolosi .... 
-: forme gastro-intest. 

— ; v. a. Granuloma. 

Linfopatie; v. Emopatie, Morbo di Still-Chauffard. 
Linguaggio e intelligenza. 


1257 

1594 

1875 

386 


537 

982 

1799 

1378 

297 

854 

1103 

1689 

27 


296 

424 

1018 

853 

1753 

1415 

1292 

1210 


1068 


Lipiodol : radiodiagnosi delle affezioni delle vie 
respiratorie con le iniezioni di —. 

— ; v. a. Radiologia. 

Lipoidi; v. Tumori. 

Lipoma del canale inguinale simulante un’ernia 
diretta . 

— (Fibro-); v. Mesotenue. 

Liquido cef.-rach. : contenuto in alcool e glucosio 

-: ipotensione nei traumi del cranio. 

-nell’epilessia . 

-: reazioni di orientamento. 

-: reperti del — e cisticercosi cerebrale .... 

— —; v. a. Liquor, Malaria, Sifilide nervosa. 
Liquor follicoli; v. Onnonizzazione sessuale. 

Liquor : reattività postpuntoria. 

Liquorterapia : auto- in medicina e chirurgia ; au- 

toliquorarsenobenzoloiodoterapia . 

Litiasi biliare : congresso sulla —. 

-: trattamento . 

— biliari false; stati epato-biliari. 

— renale : nuovo segno. 

—; v. a. Calcolosi, Sindromi. 

Lobectomia; v. Polmoni. 

Lobo temporale; v. Cervello. 

Lòwenstein; v. Tubercolosi. 

Luce; v. Raggi. 

Lue; v. Sifilide. 

Luminal : effetti tossici. 

— nel trattam. dell’epilessia . 

Lupus volgare ad aspetto psoriasiforme : ricerche 

-: neoplasia sarcomatosa consecut. 

Lussazione; v. Rotula, Spalla 

Lysozim : studi. 


141 


768 

781 

1224 

425 

1520 

1594 


1300 

1465 

1630 

1781 

619 

746 


118 

1380 

784 

1219 

424 



Magnesiemia; v. Cancro. 
Magnesio solfato in neurologia 

— ; v. a. Tremore. 

Magrezza : la —. 

— nei bambini: trattamento . 
Maisler; v. Gonorree. 


117 

489 

1837 


Malaria : arricchimento delle emazie parassitate . 26, 307 


— : artropodi ematofagi non vettori. 

— : asessualizzazione del plasmodio .. 

— causa di atassia acuta . 

— chinino-resistente : cosidetta —. 

— : cicli secolari; anofelismo senza—. 

— cronica : considerazioni . 

— : cura con atebrina. 

— e anofeli. 

— e tubercolosi : rapporti. 

— : filtrabilità dei parassiti. 

— : in merito alle acoperte sulla trasmissione . . 

— : inoculazione nel liquido cef.-rach. .. 

— in rapporto alle migrazioni interne. 

— : lesioni del legato da inoculazioni li • . . • 

— • meccanismo patogene' 'CD delle manifestazioni 

cutanee . . 

— : nefriti ed emoglobinurie domiciliari. 

— : particolare sviluppo della « Laveraria mala- 

riae . 

— : passaggio dei parassiti nel liquido c.-s. e com- 


987 

1757 

663 

1657 

685 

1656 

859 

1524 

1555 

1622 

1744 

307 

234 

382 

26 

1864 

740 


portamento verso le candele porose. 

— primitiva contratta nella stagione estivo-aut.un- 

nale : recidive primaverili. 

— : profilassi individuale . 

— : reazione di Henry. 

— : tipi epidemici . 

— : lotta contro la —. 

— ; v. a. Anofelismo, Broncopneumopatie, Sifilide 

febbrile. 


1061 

921 

665 

1215 

412 

989 




















































































— XXII — 


Pag. 

Malarici : colecistografia . 1394 

Malarioterapia negli epilettici. 824 

— nella leucemia.1378 

— : rottura spontanea di milza. 1063 

Malarizzazione cerebrale . 938 

— : ricerche . 1061 

Malattia di Darier. 345 

— —Hirschsprung : trattamento. 1335, 1910 

-Kummel . 304, 1661 

-Larsen-Johansson . 427 

— ecafoidea di Kòhler . 612 

— ; v. a. Morbo. 

Malattie : coesistenza e azione reciproca.17ló 

— : curva biologica dei leucociti come indice del 

decorso .1756 

— del polmone; v. Clima. 

— nervose organiche. infezione focale.744 

— neutropiche; v. Filassi. 

— renali e gastriche: relazione.1635 

— infettive : denuncia . 589 

-: l’opera del Regime nella lotta contro al¬ 
cune — 1930 

-; v. a. Disinfezioni. 

— professionali: assicurazione obbligatoria . . . 156 

Malformazioni congenite . 624 

Mammella : esame radiologico nella galattoforite 623 

— maschile : tumori. 776 

— sanguinante bilaterale . 704 

— : tubercolosi primitiva . 525 

— : transilluminazione diagnostica.1485 

Mammelleotomie parziali per cancro. 721 

Mani: deformità congenite; rapporti con le co- 

Btole cervicali. 907 

— : chirurgia riparatrice dei tendini e nervi ... 520 

Mastite sifilitica. 741 

Mastiti acute deH’allattamento . 826 

Maternità di Trieste : funzionamento.1374 

Meckel; v. Diverticolo di—. 

Mediastinite tubercolare o neoplastica?. 597 

Mediastino : oisti congenita. 1587 

— : ematomi nelle fratture vertebrali.1413 

— : enfisema acuto. 144 

— : irrigidimento artificiale; mediastinografia . . 1057 

— nel pneumotorace. 308 

— ; v. a. Linfogranuloma, Pneumotorace. 

Mediche: ricerche—; v. Ricerca. 

Medici e l’aviazione. 788 

— : disagio professionale . 747 

— condotti: discussione parlamentare . 789 

— ; v. a. Medico. 

Medicina e Missioni .1840 

— e terapia . 1929 

— militare; v. Peritoniti, Traumi. 

— tropicale : cenni storici. 1117 

Medico d'ospedale e libero esercente .1757 

— : il prinoipe di Galles fa l'elogio del—.1525 

Megacolon congenito operato: destino ulteriore . . 1009 

— con voluminoso coproma. 742 

— : cura col paratormone .1403 

Megaesofago . 733 

— e megadolicocolon . 307 

Melitococcia : complicazioni meningee.1656 

— ; v. a. Brucellosi, Febbre ondulante. 

Meningi: emorragie spontanee. 1557 

Meningite basilare otogena sintomatica. 697 

— cer.-spin. : terapia . 583 

— da bacillo emofllo. 1225 

— e paratifo B in un poppante. 1837 

— linfocitaria e sclerosi multipla.1699 

— primitiva da gonococco: trattam. 985 


tubercolare infantile: forme emiplegiche .... 1754 


Pag. 

— ventricolare purulenta unilaterale nel lattante 1447 
Meningiti, Meningi; v. a. Aracnoidite, Ascessi, 
Emorragie meningorcerebrali. Influenza, Menin- 


go-encefaliti. Sindrome meningea. 

Meningococchi; v. Infezione meningococcica. 

Meningo-encefaliti streptococciche.1102 

Meniscectomia . 1221 

Menopausa : prescrizioni .1881 

— : uso della teelina e della amniotina.1344 

Mesaortite; v. Aortite. 

Mesentere : cisti causa di ileo. 503 

— : cisti dermoide . 217 

Mesotenue : fibro-lipoma peduncolato. 823 

Mestruazioni in studentesse universitarie. 987 

— :neuroei e psicosi nei disturbi delle— . 985 

— : trattamento dei disturbi.1777 

— ; v. a. Amenorrea, Dismenorrea, Dolore, Estro, 
Febbre mestruale, Menopausa. 

Metabolismo basale nella tromboangioite oblite¬ 
rante .1381 

-nel basedowismo . 346 

Metastasi; v. Infezioni, Tumori 
Metodo di Lowenstein; v. Tubercolosi. 


Metodo micologico di Castellani-Taylor ; v. Latto- 


suria. 

Metrorragie atoniche post-partum : trattamento . 584 

— gravi dopo espulsione di feti macerati. 1299 

Micosi della guancia. . 309 

Microrganismi : azione litica di alcune specie su 

altre . 1483 

— ; v. a. Batteri, Protozoi. 

Microscopia : colorazione degli strisci con la ma¬ 
tita copiativa. 18 


Midollo allungato; v. Bulbo, Sindrome retro-oli- 
vare. 

— osseo : compressione nel corso di malattia di 


Recklinghausen .1225 

-; v. a. Mielosi 

-; e problema d’i6tofi6iologia . 295 

-: innesti .: . . . . 587 

-v. a. Torio. 

— spinale : compressione . 343 

-: degenerazione subacuta; alimentazione oon 

cervello . 986 

-; v. a. Mielite, Spina dorsale. 

Mielite disseminata acuta : eziologia.1509 

— nell'anemia pernio. : prognosi e terapia .... 745 

— nel vaiolo . 113 

— post-vaccinale . 115 

— ; v. a. Encefalo-, Polio-. 

Mielosi aplastica. 657 

— eritremica acxtta. 807 

Milza: aspergillosi. 146 

— : diagnosi di tumore con metodo di contrasto . 31 

— : funzioni in rapporto al sangue circolante . . 146 

— : puntura nel granuloma maligno . 424 

: rottura spontanea in corso di malarioterapia 1063 

— : secrezione interna.. . 1716 

— : tubercolosi.. 532 , 658 

— : tumori eronioi. 533 


— ; v. a. Torio. 

Miocardite, Miocardio; v. Cardiopatie, Cuore, Feb¬ 


bre ondulante. 

Miodistrofle : patogenesi. 85 

Miosite ossificante progressiva. 858 

Miracoli; v. Guarigioni. 

Missioni cristiane; v. Medicina. 

Mixoma : pseudo- del peritoneo. 501 

Moda femminile; v. Tricoflzia. 

Mola vescicolare: esiti.1062 

Molluschi ; v. Tossi-infezioni. 


























































































- XXIII — 


Pag. 


Monociti; v. Angine. 

Morbillo e scarlattina : associazione .■. 29 

Morbo di Addison : cura con gli estratti di cor¬ 
teccia surrenale.1962 

-e surreni. . ..1174 

-: metabolismo; cura con ormone corticale 

surrenale .1176 

— -: trattam. con ormone corticale. 1218 

-Duroziez e morbo di Rummo. 782 

-Flajani-Basedow : cura borica.1187 

-: cura chir.1375 

-: cura d'irradiazione . 1484 

-: forme fruste.1627 

-• ipertermia post-operatoria .» . 1834 

-: il — 1167 

-: legatura arteriosa . 658 

-: pericoli del trattam. iodico preoperatorio 1484 

-: terapia .1626 

-; v. Basedowismo, Gozzo, Tiroide. 

-Parkinson; v. Paraliei agitante, Parkineo- 

nxsmo. 

-Pellegrini .1302 

-Pott stafilococcico ..1367 

-Raynaud : diagnosi . 1305 

— — — con sintomi cerebrali. 115 

-Recklinghausen (neurofibromatosi) .1225 

-(oeteite fibrosa) localizzata .1408 

-; v. a. Osteite fibrosa, Osteosi, Paratiroidi. 

-Riga-Fede e diatesi essudativa.1221 

-Scbiiller-Christian .1182 

-Simmonde e stati associati : clinica e terapia 1176 

-Still-Chauffard .1077 

-Vaquez: radioterapia. 785. 786 

— ; v. a. Malattia. 

Morfina per iniezione endovenosa, come ausilio 

diagnostico . 628 

Morgagni G. B. : osservazioni sulla morte del con¬ 
te Ugolino. 80 

Morte reale : deformabilità pupillare .. 205 

-: nuovo segno.1716 

Mosche e trasmissione di parassiti delle piante . 1299 

— : la lotta contro le—.*. 940 

— ; v. a. Larve di—. 

Motociclismo: lesioni . 1665 

Movimento : clinica delle forme di —. 391 

Mucina gastrica; v. Ulcera peptica 

Murri A.!876 

Muscolatura : influenza del simpatico. Ili 

— lisoia broncopolmonare.1829 

Muscoli: cisticercosi . . .. 1240 

— pettorali : assenza congenita. 948 

— ; v. Distonie, Distrofie, Elettromiografo, Mio- 
distrofie. Miosite, Tono muscolare. 

Muscolo quadricipite : osso sopranumerario nel 
tendine . 1652 


N 

Naftalina come antiparassita nella lambiasi . 307 

Narcosi avertinica nel tetano. 664 

-: possibilità d’interruzione ..1666 

— avertino-eterea in chirurgia ginecologica . . . 905 

— basale avertinica : contributo clinico-sperimen¬ 
tale . 210 

— e intossicazione alcoolica. 312 

— : la scienza della— in clinica. 495 

— v. a. Anestesia. 

Naso : fratture. 67 

— : funzione delle cavità accessorie. 150 

— linfangioma iperplastico guarito col radium . . 742 

— ; v. a. Nervi cranici, Ozena, Papillomi, Rino-tra- 
creo-bronchiti. 


Pag. 

— : moto- : igiene.„. 389 

— ; v. a. Derattizzazione. 

Necrosi adrenaliniche.1157 

Nefrectomia nella tbc. renale : esiti lontani ... 982 

— nelle nefriti suppurative bilaterali.1874 

Nefrectomizzati per tbc. renale : ematurie .... 969 

Nefrite apostematosa monolaterale. 310 

— anafilattioa .1829 

— e albumina urinaria. 507 

— : proteinuria .. 507 

Nefriti croniche : azotemia . 195 

-: trattamento alcalino. 185 

— e nefrosi. 864 

Nefropatie: ammoniuria provocata. 574 

— croniche dei bambini : tentativi di terapia . . 1447 

— e tonsilliti .. 194 

Nefropatie, Nefrosi, Nefriti; v. a. Brightici, Glo- 

merulonefriti. Gravidanza, Malaria, Reni, Urina 
e ss. 

Nefrosclerosi nell’infanzia. 866 

Nefrosi lipoidea.1605 

-: scorie azotate nel sangue. 575 

— nell’infanzia . 184 

Nefrotomia : impianto di frammenti di muscolo 

nella ferita da —.1523 

Neonato : coriza grave. 232 


— ; v. a. Bambino, Infanzia, Ittero, Stridore. 

Neoplasia sarcomatosa su lupus volgare . . . 784, 1219 
Neoplasie, Neoplasmi; v. a. Tumori. 

Neosalvarsan ; v. Diatesi emorragica. 

Nervi afferenti : funzione nel tono muscolare . . 112 

— cranici : sindromi dei — e partecipazione del 

simpatico nelle neoplasie del naso faringe . . . 1054 

— intercostali : alcoolizzazione nelle tbc. polmon. 


bilaterali con vaste caverna. 782, 1218 

— oculari; v. Paralisi. 

— <jttici : atrofia in luetico: trattam.1923 

-; v. a. Sindrome. 

— : trapianto alla Nageotte. 659 

— vaghi; v. Ulcere. 

— ; v. a. Mano, Neuriti. 

Nervo presacrale: resezione: effetti in amenorro- 
che . 1021 

— recieo : rigenerazione .1875 

— ricorrente; v. Ricorrente. 

— sacrale: resezione nelle dismenorree e nelle ne- 

valgie pelviche. 986 

— trigemino; v. Neuralgie. 

Neuralgia del trigemino: la—. 101 

-—: trattam. 662, 948, 1756. 1834 

— sciatica; v. Sciatica. 

Neuralgie pelviche: resezione del n. presacrale . . 986 

— ; v. a. Dolori, Febbre, ecc. 

Neuriti ottiche retrobulbari. 983, 1146 

— ; v. a. Poli —. 

Neurinoma peduncolato dello stomaco . 1874 

Neurinomi multipli . 1406 

Neuriti ottiche di origine sinusale. 2001 

Neurochirurgia: indagine Roentgen. 110 

Neurologia : relazioni e comunicaz.1C9, 2000 

Neuropatie centrali organiche: sintomi iniziali . 99 

Neurorecidive dell’acustico . 745 

Neurosi nei disturbi delle mestruazioni. 985 

Neurosi : profilassi nell’infanzia.1797 

Neurosi rivoluzionaria della Spagna attuale ... 119 

— semplici: prevenzione e cura.' 116 

Neurotomie retro-gasseriane . 1834 


Neutropenia : significato e concetti terapeutici . . 1'53 

Nevralgie, Nevriti; v. Nevralgie, Neuriti. 

Nicotina; v. Emiplegie. 

Nistagmo nelle lesioni asimmetriche del cervelletto 1839 






















































































— XXIV — 


Pag. 

Nitroprussiato di sodio: potere tossico e azione 

antidotica del tiosolfato di sodio. 326 

Novocaina.; v. Anestesia. 

Nutrizione, v. Alimentatone, De-. 

0 

Obesità cerebro-ipofisaria . 17 36 

— : effetti della dieta e della tiroide.1333 

— nel lattante. 1837, 1964 

Occhi: disturbi nei brightici. 183 

— e diatesi essudativa.1821 

— : esame nell’ipertensione arteriosa. 65 

— : insufficiente convergenza. 540 

— : vetri aderenti. 424 

Occhio: autoenucleazione in soggetto post-ence¬ 
falitico . 422 

— : pronto soccorso nelle lesioni e malattie .... 973 

— ; v. a. Amibliopia, Collirio, Diatesi essudativa, 
Oftalmologia, Paralisi oculari, Pupille, Riflessi, 

Sclere, Sindromi, Tumore retro-bulbare. 

Occlusione intestinale completa da diverticolo di 
Meckel .1874 

— — cronica da volvolo di megadolicosigma . . . 1875 

-da colecistite calcolosa. 1317 

-sperimentale.1874 

-: sindrome umorale . 470 

Occlusioni intestinali acute alte (duodenali) : ipo- 

cloruremia e terapia cloruro-sodica. 736 

-da elminti . 1555 

— — degli stati tossici .. 256 

-post-operatorie: trattamento . 275 

-: rachianestesia .1019 

— ; v. a. Colon, Ileo, Intestino, Invaginazione, 
Stomaco, Vie pancreatiche e biliari. 

Ofeotorace nelle affez. pleuropolm. . . 1412 

Omero ; v. Fratture. 

Onr!e elettro-magnetiche corte in terapia. 157 

Opera Nazionale Maternità e Infanzia: nuova or¬ 
ganizzazione . 910 

Operazione di Bassini.1874 

-Jacobaeus . 744 

— —Peters; v. Vescica 

-Robertson-Lavalle : valore terapeutico .... 148 

-Trendelenburg; v. Embolia. 

Operazioni chirurgiche; v. a. Acidosi, Ascessi pol¬ 
monari, Collasso, Gas carbonico. Infezioni, Inci¬ 
sione, Infezioni, Laparotomia, Morbo di Flaja- 
ni-Basedow, Occlusioni, Trombosi, Ulcera, ecc. 
Opoterapia; v. Anemia pernio., Insulina, Ormoni, 
Secrezioni interne. 

Optochina nella pleurite purul.1673 

Orchite leprosa .1338 

Orecchio; v. Ascesso cerebrale. Otite, Otosclerosi, 

Udito ecc. 

Organi digerenti; v. Dispepsie, Ipogliceraia, Lin- 
fograimlomatosi, Ulcere, ecc. 

Organi genitali masch. est. : sviluppo doppio . . . 1597 

-m. : gangrena. 502 

-femm. : patologia e complesso preipofisario . 1374 

— respiratori; v. Scissuriti, Vie respiratorie. 

— urogenitali : cura dei carcinomi col radium e 

coi faggi Roentgen . 301 

— —; v. a. Colibaoillosi, Deferente, Eczemi, Epi¬ 
didimite, Ormoni, Vie spermatiche, eoe. 

Ormone corticale : ricerche.1524 

— dell'estro .1717 

— ovarico : azione sul moncone d’amputazione u- 

terino . 500 

Ormoni ovarici di donne con fibromiomi dell’utero 1875 

— : preparazione da sostanze vegetali.1706 

— sessuali dell’ipofisi anter.1523 


Pag. 

— : sintesi e farmacologia.1653 

— ; v. a. Intestino, Ipofisi, Morbo di Addieon, Ova¬ 
ie, Pancreas, Paratiroddi, ecc, 

Ormonizzazione sessuale col « liquor folliculi >» per 

via gastrica .1425 

Oro; v. Auroterapia. 

Orticaria oronca : alcalinoterapia. 154 

— pigmentosa . 344 

— ; v. a. Polineurite. 

Ospedali psichiatrici.--225 

— ; v. a. Cartelle cliniche. 

Ossa : distrofie : importanza dell’iperparatiroi- 

dismo .1173 

— ; v. a. Arti, Ascesso, Callo osseo, Cisti oeeee, Di¬ 
strofie, Esostosi, Iperostosi, Tumori. 

Ossaluria . 491 

Ossido di carbonio nel sangue : accertamenti . . . 1446 

-carbonio; v. a. Avvelenamenti. 

Ossigeno; v. Antrace. 

Ossiuri : cura.1524 

— ed enterobiosi. 470 

— : sviluppo . 781 

— ; v. a. Elminti, Peritoneo. 

Osso sopranumerario nel tendine del quadrioipite 1652 
Osteite fibroso-cistica generalizzata: asportazione 

di adenoma della paratiroide .1765 

Osteocondromatosi articolare .1266 

Osteomielite cronica : tratt. con larve di muscidi 1014 
Osteomielite delle vertebre *. 427 

— vert. ed edema lontano.1294 

— - : V- . 427 

Osteomieliti acute . 1664 

— ; v. a. Larve di mosche. 

Osteosi paratiroidea. 1220, 1372 

Osteosintesi con infibulazione intracorticale . . . 858 

Osteiti purulente delle ossa craniche : trasfusione 

di sangue.1912 

Ostetricia; v. Gravidanza, Parto, Puerperio. 

Ostriche; v. Molluschi. 

Otiti purulente croniche : intervento.1302 

— streptococciche .1102 

— ; v. a. Meningiti. 

Otosclerosi: trattamento . 506 

Ovaia : endocrinologia.1178 

Ovaia : ipofunzione : cure con ormone follicolare 1187 

— ; v. a. Cisti, Emofilia, Fibromi, Ormoni. 

Ozena e dacriorinostomia.1019 

— : trattam. chirurgico . 658 

P 

Pagliani L. 979 

Palpebre rosa nelle donne. 1269 

—; v. a. Xantomi. 

Pancreas : cisti . 575 

— : anaetomizzata col duodeno .1136 

— : ormone circolatorio.1188 

— : secrezione esterna nel diabete. 133, 294 

— : tubercolosi .1135 

— ; v. a. Addome destro, Estratto pancreatico. Pan¬ 
creatite, Pressione arteriosa. 

Pancreatite acuta emorragica.1134 

-ricorrente . 823 

—; recidivante e diabete .1181 

Pancreatiti acute : diagnosi, eziologia, patogenesi, 
trattamento . 415 

— croniche da ulcera peptica.1962 

— dette emorragiche .1451 

Pane; v. Farine. 

Papilloma vescicale; v. Vescica. 

Papillomi multipli in pinna nasale .1555 

— ; v. a. Idronefrosi. 










































































— XXV — 



Pag. 


Paralisi agitante : eziologia . 1882 

-; v. a. Morbo di Parkinson. 

— del ricorrente destro : segno iniziale di can¬ 
cro dell'esofago .1584 

-: terapia fonetica .1213 

— infantili: trattam. ortopedico.1410 

— laringea .1701 

— oculari .1208 

-e herpes dorso-lombare.1147 

— progressiva : cura con la vaccinazione antirabica 863 

-: mularioterapia .1061 

— ; v. a. Arti, Diplegia, Paraplegia. 

Paraplegia da compressione midollare per cifo- 

scolisi . 1592 


— ; v. a. Spina dorsale. 

Parasimpatico; v. Pressione sanguigna. 

Parassiti delle piante; v. Mosche. 

— intestinali nella patologia del tubo digestivo . 269 


— ; v. a. Elminti, Protozoi. 

Paratifo B; v. Meningite. 

— : ascesso polmonare da —. 348 

— nel corso di un morbo di Bang . 1655 

Paratiroide; v. a. Adenoma. 

Paratiroidectomia nella sclerodermia.1330 

— : tecnica .1331 

Paratiroidi e sclerodermia. 1172 

— in patologia .1329 

— ; v a. Estratti, Osteosi, Sindromi. 

Paratiroidismo e paratiroidectomia .1173 

— : iper— in alcune distrofie ossee e nella po¬ 
liartrite anchiloeante .1173 

Parato linone; v. Epilessia, Megacolon. 

Parkinsonismo post-encefalitico .1221 

Trattamento atropinico.1452 

— ; v. a. Morbo di Parkinson, Paralisi agitante. 

Parotide accessoria : tumore misto.1834 

Parotite acuta: clinica e patologia. 1657 

— epidemica : complicanze. 663 

— suppurativa acuta. 587 

-: patogenesi .. 336 

Parovaio; vedi Fibromi. 

Parto : febbre in travaglio. 717 

— : influenza dell'età .1344 

— : rottura artificiale del sacco amniotico.1519 

— ; v a. Emorragie, Gravidanza, Metrorragie, Neo¬ 
nati, Ostetricia, Placenta. 

Patereccio: trattam. 1226 


Paunz: v. Reazione di—. 
Pediculosi : trattam. . . 
Peli; v. Tricofizia. 


Pellagra: acloridria. 1065 

— ed eritemi pellagroidi. 622 

— : reperti chimici del sangue. 707 

Pelle : metodi istochimici di ricerca. 351 

Pelle : radioterapia di alterazioni .1833 

— : succulenza nelle infiammazioni di visceri ad¬ 
dominali . 822 


— ; v. a. Bilirubina, Carcinomatosi, Tubercolosi 


cutanea, ecc. 

Pellegrini; v. morbo di—. 

Pelvi; v. a. Addome, Reni. 

Pene; v. Organi genit. 

Pentosuria cronica essenziale.1522 

Pepsina.: per iniezioni ipodermiche nel trattamen¬ 
to dell’ulcera gastrica e duodenale ..... 463, 627 

Pepsina per via parenterale : azione .1929 

Percaina; v. Rachianestesia. 

Percussione : nuovo metodo. 587 

Pericardio: sinfisi. 492 

Peritoneo : noduli da oxiuri. 972 

— : potere di assorbimento .1832 


Pag. 


— : pseudonr.xoma . 501 

—; v. a. Cisti, Ooletoraco —, Colo—, Inondazione 

peritoneale, Leucemia, Peritonite, Pneumo —, Sin¬ 
dromi, Tubercolosi miliarica. 

Peritonite . 1750, 1830 

— cronica fibrosa incapsulante . 97L 

— da perforazione intestinale da elminti. 344 

-pneumoooooo ..1451 

— reumatica . 73 

— sieroterapia .1148 

— tubercolare : esiti a distanza della laparotomia 

curativa .1264 

Peritoniti acute nella pratica ospedaliera militare 1791 
-: etati to66dci : cura . 256 

— da tifo : cura. 149 

Personalità multipla . 733 

— umana e ghiandole endocrine.1189 

Pertosse : diagnosi precoce. 428 

— : trattamento .1801 

Peste : vaccinoterapia.1447 

Peters; v. Operazione di—. 

p II : detemlnazione spettrofotometrica . 544 

— nell’urina . 196 

Piastrine : comportamento in seguito ad atti ope¬ 
rativi . 917 

— : in differenti forme morbose . 70, 1832 

Piede di Madura (micetoma pedis) .1217 

— ; v. a. Calcagno, Dolore. 

Pielografia con abrodil per via rettale .1257 

— ; v. a. Tubercolosi renale. 

Pigmenti biliari; formazione intracutanea e rea¬ 
zione di Brugsch . 383 

Pilorospasmo del lattante : terapia .1253 

Pinze : nuove — per l’estrazione di corpi estranei 1249 

Piombaggio ed apicolisi .1341 

Piombo; v. Intossicazione saturnina. Lavoratori. 
Piorrea alveolo-dentaria: patogenesi e cura . . 1453 

-: rapporti con l'uricemia.1968 

Piosalpinge : rottura .1830 

Piretoterapia ; v. a. Epilessia, Malaria 
Pituitaria; v. Cancro. 

Piuria abatterica . 866 

Placenta acereta partialis.1594 

Placenta: per la diagnosi d’integrità .1753 

Plasmodio; v. Malaria. 

Plastica con parti molli per obliterare speciali 

forme di cavità, esiti di empiema. 497 

Plastiche : v. a. Chirurgia, Ortopedia. 

Pleure: corpi liberi . 145 

— : diagnosi di perveità del cavo. 743 

— : resezione delle aderenze. 743 

— : v. a. Ascesso polmonare. 

Pleurite da pneumococco nell’infanzia : cura me¬ 
dica . 232 

Pleurite dell’apice (a cappuccio) . 426 

— : piccoli segni radiografici .1264 

Pleurite purulenta dei bambini: uso dell’optochina 1673 

— siero-fibrina . 425 

— tubercolare: trattamento con preparati aurici 1263 

— mediastiniclie nell’infanzia . 783 

— purulente acute: trattamento .1672 

-dei bambini e loro trattam. 349 

— ; v. a. Empiemi, Essudati, Pneumoperitoneo, 
Versamenti. 

Pneumatocele intracranico traumatico .1224 

Pneumaturia; v. Tubercolosi intestinale. 

Pneumocefalo post-traumatioo . 148 

Pneumococchi ; v. Peritonite, Pleurite, Vaccino. 
Pneumoperitoneo .1556 

— occulto . 3415 
























































































— XXVI — 


Pag. 


— ; v. a. Enterocolite tubercolare, Tubercolosi in¬ 
testinale. 

Pneumotorace artificiale . 705 

-bilaterale '. 208 

-: oinquantenario . 1782 

-: crisi emoclasica .1906 

-: disinserzione sottopleurica delle aderenze . . 579 

-: esplorazione del mediastino . 308 

-: il mediastino durante il —.1672 

-: in regime aderenziale . 541 

— — : nella polmonite lobare acuta .1056 

-: nuovo apparecchio .1555 

-: patogenesi della pleurite .1103 

-: pleurite essudativa controlaterale nel corso 

di — 1021 

-: sedimentazione dei globuli rossi . 784 

-: sistema reticolo-istiocitario e genesi della 

fibrosi del polmone . 308 

-: toracometria .1022 

-: uso del neon . 1260 

— bilaterale . 1061 

— da sforzo : considerazioni sul cosidetto — . . 482 

— : effetti sulla pressione arteriosa: riflesso pleu- 

ro-cadiaco . 997 

— e frenico-exeresi . 864 

— e glutanione .1519 

extrapleurico . 1142 

— : genesi della fibrosi del polmone. 71 

— ipertresi da perforazione : drenaggio aereo a 

permanenzi . 1106 

— : modificazioni consecutive del sangue .... 1827 

— opaco : genesi . 659 

-: particolare quadro radiologico . 787 


— saccato : diagnosi nelle caverne superficiali . . 1412 

— successivamente e contemporaneam. bilaterale . 345 

v. a. Collassoterapia, Oleotorace, Tubercolosi 


polmonare. 

Pneumotoracen^esi . 150 

Poliartrite anchilosante : importanza dell’iperpa- 
ratiroidismo . 1173 

— cronica nell’infanzia .623 

Policitemia rubra : quadro morfologico e chimico 

del sangue . 539 

Polinevrite associata ad orticaria .1754 

Poliomielite ant. ac abortiva . 744, 1557 

-: cura . il7 

-: diagnosi sierologica .1214 

-: la — . 425, 426, 772, 947 

-: problemi . 947 

-: sieroterapia nel periodo pre-paralitico . 1838 

-— : terapia fisica . 426 

-• trattamento specifico . 772 

— a tipo bulbare : epidemia . 868 

Polipeptideroia . 27 

Polipi dello stomaco . 657 

Poliposi colica diffusa . 268 

— intestinale e dita ippocratiche . 468 

Poliuria; v. Diabete insipido. 

Polmone cardiaco e tubercolosi polmonare : dia¬ 
gnosi differenziale .1227 

— collassato : potere calciofissatore .1908 

Polmoni: ascesso tifico con perforazione nel cavo. 

pleuricó e pio-pneumotorace consensuale ... 3 

— : ascessi .1373 

— : calcificazione post-traumatica . 823 

— : cancro e malattie da polveri . 351 

— : cisti da echinococco ilari poi.1873 

— : collasso massiccio acuto .1819 

: edema acuto nelle malattie dell’apparato cir¬ 
colatorio . 493 


— : immagine radiologica a cerchi interferenti . 1558 


Pag. 


— in collasso pneumotoracico : genesi della fibrosi 70 

— : lobectomia ; rigeneraz. dei bronchi .1873 

— : modificazioni funzionali nell’enfisema, bron¬ 
chite e asma bronchiale . . ..1818 

— : nuova proiezione laterale degli apici . 309 

— : radiologia ed esame clinico .583, 584 

— : rara — . ^ . 1666 

— : suppurazioni non tubercolari e trattamento 

chirurgico . 552 

— : suppurazioni : trattamento . 20 

— : tumori maligni . 630 


— ; v. a. Arterie, Ascessi, Bronco-pneumopatie, 
Broncoscopia, Clima, Frenicoexeresi, Gangrena 
polmonare. Infarto polmonare. Infezioni bronco- 
polmon., Lobectomia, Muscolatura liscia. Pneu¬ 


motorace, Polmonite, Respirazione, Scissuriti, 
Sifiloma, Tubercolosi. 

Polmonite acuta: cura col timonucleato sodico . .1412 

— crupale : considerazioni; «case da polmonite» 1570 

— : cura .1251 

— lobare a sindrome appendicolare.1636 

-: glicemia e insulinoterapia .1920 

-: iperglicemia e suo trattam. 348 

-: ittero . 283 

— — : ricerca dei tipi di diplococco . 741 

— — : sindrome meningea . 151 

-tipo I : sieroterapia .1672 

-: trattamento pneumotoracico .1056 

— : pressione art. ed ipocloruremia .1302 

Polveri da sparo : ricerche . 500 

Polveri nella genesi del cancro polmon. e delle 

malattie polmon. . 351 


Ponte di Varolio; v. Tumori. 

Popolazione; v. Demografia. 

Poppanti; v. Lattanti. 

Porpora emorragica : splenectomia . 391 

Porta; v. Vena —. 

Pott; v. Morbo di — 

Pressione arteriosa : azione degli estratti di pan¬ 
creas desunsilinizzati .1993 

-e ipocloruremia nella polmonite .1302 

-media . 184, 1218, 1209 

-, normale e patologica: regolazione neuro¬ 
umorale . 1711 

— endorachidea : influenza dei riflessi oculo-car- 

diaco e solare .1839 

— sanguigna : influenza del sistema nerv. vegetat. 

e patogenesi dell’ipertonia . 63 

-: influenza sul tono del parasimpatico . . . 1839 

— venosa nell’ateronna e aneurisma dell’aorta e 

nell’aortite .1483 

— ; v. a. Adrenalina, Ipertensione, Pneumotorace. 

Pressioni periferiche : ricerche . 26 

Prostata « femminile » e concrezioni dell’uretra 

femminile . 186 

— : infezione tubercolare nell’adenoma . 185 

— : ipertrofia; nuovo intervento chir.1143 

— : sorprese della chirurgia della — . . 12^8 

— ; v. a. Urologia. 

Prostatectomia perineale extramuscolare .... 576 

Prostitute : cura della sifilide .1950 

Protozoi; v. Balantidium, Lambliasi, Leishmanio- 
si, Plasmodi, Trichomonas, Tripanosoma. 

Prova di Me. Clure e Aldrich; v. 'Tubercolosi. 


Prove; v. a. Metodi, Reazioni 

Pruriti: trattam. 1226, 1227 

Prurito di origine epatica e renale: uso dell’ergo¬ 
tina . 428 

— e ragadi anali : trattamento .1928 

— : il — 656 


Pseudoartrosi : nuove idee sul trattamento . . . 1371 




























































































— XX VII — 


Pag. 


Psichiatria nella pratica generale . 732 

— ; v. a. Qs-pedali psichiatrici. 

Psichiche : influenze — sul calcio del sangue . . 1306 

Psicopatici : vomito acetonico .1028 

Psicosi nei disturbi nelle mestruazioni . 985 

Psicotecnica alia scuola e all’officina . 549 

Psoriasi : cura .•.1416 

Ptosi; v. Stomaco. 

Pubertà : la — 1658 

Puccinotti F. e la medicina civile . 779 

Puerperio : galattofori e sue conseguenze sull’al¬ 
lattamento . 623 

— : opseudo-eclampeia da ascaridiasi .166? 

— ; v. a. Febbre puerperale, Metrorragie. 

Punti dolorosi addominali : differenziamento . . 1755 

Puntura della cisterna : tecnica . 867 

— lombare; v. Ipertensione Arteriosa. 

Pupille : deformità quale segno di morte reale . 205 

— di Argyll-Robertson vere e false . 103 

— : semiotica . 825 

Purganti; v. Fenolftaleina. 

Purpura abdominalùs : parte chirurgica.1586 


R 

Rabbia; v. Causalgia. 


Rabdomanti e rabdomanzia .1228 

Rachianestesia : eruzione bollosa simmetrica ai 
talloni consecutiva . 410 

— : novità in materia di —. 1140 

— percainica nella chirurgia addom. 1020 


— ; v. a. Occlusioni intest. 

Rachide; v. a. Pressione endorachidea. 

Rachitismo sperimentale: azione del latte umano 1453 


Rachitizzazione : ricerche . 423 

Radiografia : casistica . 782 

Radiologia : cinematografia nell'insegnam. della — 1449 

— del polmone .1263 

— gastroduodenale e reperto operatorio . 583 

— (Radiografia, Radioscopia, Radioterapia) ; v. a. 


Abrodil, Aghi, Calcificazione, Calcoli, Carcino¬ 
matosi, Cartella radiologica, Cistografia, Cole- 
ci-str grafia, Epatoiplenografia, Ieterosalpingogra- 
fia, Lipiodol, Morbo di Flajani-Basedow, Piro¬ 
grafia. Pleurite, Pneumotorace, Scheletro, Sple- 
nografia. Suppurazioni, Torio, Tumori, Urogra- 
fia. Le singole malattie ed i singoli Organi. 


Raffreddore : profilassi . 664 

Ragadi ; v. Premito anale. 

Raggi mitogenetici .547, 1144 

— ultravioletti : az. neurovegetativa .1307 

-: azione nel sangue . 1265 

— — e luce solare .1454 


-; v. a. Fratture. 

— X; v. a. Radiologia. 

Rame; v. Anemie. 

Ranke; v. Tubercolosi polm. 
Ratti; v. Derattizzazione. 


Raynaud; v. Morbo di —. 

Reaz. di Asohheim e Zondek nella gravidanza mo¬ 
lare .1345 

-: ricerche . 424 

-: uso della coniglia .1409 

— di Botelho : nel cancro . 637 

— di Brugsch ; v. Pigmenti biliari. 

— di Casoni . 547 

— di flocculazione; v. Sifilide 

— di H. v. d. Bergh ; v. Ittero. 

— di Henry; v. Malaria. 

— di Paunz in chirurgia .... 1409 


— di Wassermann : confronti con le altre reazioni 1828 
-; v. a. Aortiti e peri-. 


Pag. 


— di Weil-Felix nel tifo addominale: positività . . 477 

— cerebro-psichiche e cerebro-viscerali nel concet¬ 
to vitalietioQ . 2000 

— ; v. a. Cuti —, Intradermo —, Siero, Sifilide, 
Tubercolosi. 

Regime alimentare a zig-zag. 274 

— ; v. a. Dieta. 

Regime fascista : opero nella lotta contro alcune 

malattie infettive .1930 

Regione timica; v. Tumori. 

Rene: ascesso corticale .1063 

— : calcoli batterici . 422 

— malato : influenza su quello sano.1432 

— soprannumerario . 736 

— : tumore diagnosticato precocemente.1286 

— uronefrotico calcoloso: presenza di ossi .... 27 

Reni : affezioni infiammatorie croniche delle cap¬ 
sule . 575 

— : carbonchio . 1475 - 

— degli ipertesi . 1750- 

— : disturbi causati da un’abnorme inserzione del- 

— 'uretere sul bacinetto.1522 

— : ectopia bilaterale .1476 

— : emato-idro-nefrosi . 703 

— : enervazione ed infezione ematogena . . 308, 664 

— : fibromi puri . 1522 

— : funzionalità nei lattanti sani . 664 

— : funzione nell’insufficienza post-operatoria del 

fegato . 1064 

— : insufficienza cronica: inizio . ... 182 

— : misura della funzionalità: «urea clearance » 1497 

— : radiologia .1874 

— : refrattometria urinaria per lo studio funzio¬ 
nale . . ;. 698 

— : stato nella valutazione fisica dell’atleta . . . 1705 

— tubercolari : flora batterica . 787 

— : tubercolosi : valore diagnostico della pielografìa 530 

— : vasi anomali . \ .1693 


— ; v. a. Azotemia, Cisti, Colibacillosi, Diabete, E- 
chinococco, Idronefrosi, Litiasi, Malattie renali, 
NefroscleroBi, Sindromi, Urologia, Uro-pio-nefrosi, 

Vena renale. Vie biliari. 

Resezioni gastro-duodenali : ricerche sperim. . . 1010 

Resezioni; v. a. i singoli Organi. 

Respirazione artificiale; v. Tetano. 

— : insufficienza nasale e capac. vitale polmonare 1741 
Responsabilità ; v. Chirurgo. 


Reticolo-endoteliomatosi maligna . 1997 

Retina: distacco; operazione di Qonin. 905 

Retto: cancro .778, 1255 

— carcinomatoso : amputazione .1593 

— : prolasso; ricostruzione dell’apparato sfinterico 269 

— : restringimenti .1474 

stenosi infiammatorie: etiologia e patogenesi . 735 

— ; v. a. Dolore, Emorragie, Rettocele, Riflessi. 

Rettocele strozzato in gravidanza ,. 624 

Reumatismi . 538 

— crouici : terapia . . •. 585 

Reumatismo artic. cron. : rilievi . 72 

— cerebrale iperpiretico a decorso acutissimo . . 984 

— cron. : metodi moderni di cura . 72 

-vertebr. deformante .1375 

— muscolare : infiltrazione dei tessuti con glucosio 72 

— tubercolare di Grocco-Poncet .1264 

— ; v. a. Artrite, Cardiopatie, Peritonite reumatica 
Ricambio basale; v. Ipertensione. 

Ricambio carboidratico .1262 

— idrico salino sotto l’azione delle acque di Mon¬ 
tecatini .1714 

— ; v. a. Metabolismo. 

Ricerca medica : scopi e necessità .1516 








































































— XXVIII — 


Pag. 


Ricorrente; v. Paralisi. 

Riflessi ano-rettali . 

— di difesa . 

— duodeno-insulari e appendico-insulari 

— oculo-cardiaco e solare : influenza sopra 


.... 503 

.... 650 

.... 423 

la pressione 


arteriosa ..^39 

— ; v. a. Distocie, Fenomeno di Bell, Pupilla, ecc. 

Riflesso oculo-cardiaco nella tubercolosi polmon. 1200 

— seno-carotideo : anfotropismo .1107 

— vestibolo-pupillare • 70 

Riga; v. Morbo di — Fede. 

Ringiovanimento; v. Sangue. 

Rino-tracheo-bronchiti anafilattiche discendenti 

asmogene .1437 

Rivivificazione : studi . 1149 

Robustezze vere e false . 335 

Roentgenterapia intensiva .1961 

Roentgenologia (Roentgendiagnosi, Roentgentera¬ 
pia); v. a. Radiologia. 


Ross. R. 1682 

Rossi B. 755 

Rotula : lussazione congenita . 1042 

Rummo; v. Morbi. 

Rumore : il — 1029 


S 


Salasso : indicazioni . 347, 

Salicilato di sodio nelle sindromi coreiche acute 

-: proprietà criptotossiche. 

Salicilici : somministraz. di alcali . 

Salpingiti; v. Piosalpinge. 

Salpingoisteroanastomosi seguita da gravidanza . 

Salute negli Stati Uniti . 

Salvarsan; v. Arsenobenzolo. 

Sangue : aoido solfocianico. 

— : cellula di Gaucher . 

— : ferro nei lattanti . 

— : funzione regolatrice del sist. nerv. centi'. . . 

— : genesi dei monociti . 

— : identificazione delle macchie di — ...... 

— : influenza del sistema nervoso centr. 

— : iniezioni per il « ringiovanimento » . 

— : ricerche .1415, 

— : tempo di coagulazione e retrattilità del coa¬ 
gulo . .-. 

— umano : raggi mitogenetici . 

— : trasfusione nella emottisi tub. 

— : volontari della trasfusione del — . 

— ; v. a. Acido urico, Agranulocitosi, Anemie, Azo- 
temia, Bacillemia, Calcio, Chetonemia, Ematomi, 
Emoglobina, Emopatie, Eosinofilia, Emazie, Gli- 
temia, Bacillemia, Calcio, Ghetonemia, Ematomi, 
coniti, Mielosi, Milza, Morbo di Vaquez, Nefrosi 
lipoidea. Neutropenia, Pneumotoraoe. Pohcite- 
m:a. Polipeptidemia, Raggi ultravioletli. Siero, 
Sindromi, Tonsillectomia, ecc. 

Sanità; v. Consiglio Superiore di —, Servizi igie- 
nico-sanitari. 


1268 

117 

628 

427 

344 

1383 

698 

297 

298 
1011 

274 

1838 

295 

1067 

1446 

1953 

547 

1304 

1417 


Sarcoma delle ghiandole inguinali: radiumterapia 291 

— osteògenetioo della tibia destra . 1685 

— ; v. a. Stomaco. 

Sarcomatosi epato-renale simulate da echinococco 539 

Saturnismo : cura. 1379 

— ; v. a. Biacca, Intossicazione, Piombo. 

Scarlattina: compito dello streptococco emolitico 1013 

— e morbillo : associazione . 29 

— : problema eziologico . 1757 

Scheletro : lesioni diffuse con decalcifìcazione . . 1293 

—. metastasi di neoplasie: riconoscim. radiolo¬ 
gico precoce . 775 


Pag. 


Schistosomiasi vescicale nel Fezzan . 423 

Schuller; v. Morbo di —Christian. 

Sciatica .2009 

Scienze : collaborazione nelle — 1997 

Scissuriti tubercolari dell’infanzia . 232 

Sclere blu e difetti associati . 745 

Sclerodermia ; v. Paratiroidi, Paratiroidectomia. 
Tiroide 

Sclerosi a placche : cura . 986 

-e meningite linfocitaria.1699 

Scoliosi congenita e coste cervicali . 661 

-ria - 1222 

— ; v. a. Cifo- 

Scompenso cardiaco; v. Cuore. 

Scottature : cura . 1927, 1947, 1596 

— ; v. a. Ustioni. 

Scrittura a macchina : vantaggi .. 392 

Scroto; v. Organi genitali. 

Scuole : vigilanza sanitaria .1381 

Seborrea . 1013 

Secrezione esterna; v. Pancreas. 


Secrezioni interne; v. a. Endocrinologia, Ormoni, 
Utero. 


Segno di Argyll-Robertson ; v. Pupille. 

— secondo di Brudinski nel lattante. 350 

Semeiotica neuro-pedobiatrica del campo visivo . 27 

Semeiotica; v. a. Segni, Sindrome, ecc. 

Beneficenza e accrescimento . 537 

Seno mascellare : corpi estranei .1968 

Seni accessori; v. a. Neuriti, Sinusiti. 

Sepsi; v. Ascesso da fissazione. 


Servizi igienico-sanitari 509, 589. 668 , 709, 911, 1030 


Sesso : determinismo .1019, 1961 

Sessualità maschile : indici .1343 

Setticemia colibacillare a forma tifoide, con ro¬ 
seola addominale . 644 

— ; v. a. Sepsi. 

Sfintere ileo-eecale : endoscopia . 905 

Shock; v. Choc. 

Siero : albumina nel diabete consuntivo. 20 

— antidifterico: attuali controversie .1588 


— —: efficacia curativa e in associazione morbosa 
polmonite cmpale, difterite faringea con nar- 


colessia . 

— antipoliomielitico nel trattamento dell’encefalite 

— di animali trattati con estratti splenici ... 

— • reazioni da —; trattam. 

— ; v. a. Fegato. 

Sieroreazione di Kahn nella sifilide. 

Sieroreazioni ; v. a. Reazioni. 

Sieroterapia antidifterica e anafilasei . 

— anticolibacillare . 

— della peritonite . 

— dell’appendicite perforata e gangrenosa . . . . 

— ; v. a. Difterite. Siero. 

Sifilide : auroterapia . 

— : cure . 

— febbrile pseudomalarica. 

— latente del testicolo ... . . . 

— nei nati da sifilitici : profilassi. 

— nervosa : diagnosi mediante analisi del liqui¬ 
do cer.-sp. 

— : reazioni di flocculaz. al « citochol •> . 

— : reazioni serologiche. 

— : sieroreazioni di flocculazione . 

— : sindromi linfemiche.. 

— terziaria : contagiosità .. 

— ; v. a. Amiotrofie, Arterite, Bismuto, Cirrosi 
epatica, Eredolue, Mastite, Mesoaortite, Nervi 
ottici. Prostitute, Sieroreazione, Sifiloma, Spiro- 
chaeta pallida. 

Sifiloma bronco-polmonare. 


762 

247 

1875 

1148 

1596 

584 

584 

1148 

627 


1067 

1926 

300 

1797 

1994 

1691 

1828 

505 

781 

1674 


1058 












































































— XXIX — 


Pag. 


Pag. 


— del ceco . 274 

Sigma colico : stenosi neoplastica e perforaz. ; in¬ 
tervento . 1102 


— ; v. a. Colon. 

Simmonds; v. Morbo di—, Sindrome di—. 
Simpaticectomia addominale nella malattia di 


Hirsclisprung . 1910 

Simpatectomia; v. a. Arterie. 

Sindrome addisoniana; v. Addisonismo. 

— chiasmatica flogistica .1146 

— colelitiasica da cause esterne alle vie biliari . 71 

— di Bernard e Horner nella freniooexeresi . . . 1342 

-.Gunn . 538 

-Klippel e Feil.1298 

-Simmonds . 1333 

— emorroidaria ed amebiasi : rapporti.1827 

— ent ero-renale. 969, 2007 

— ganglionare granulomatosa febbrile ed emo¬ 
patia .1740 

— ganglio-splenica con leucocitosi e linfocitosi gua¬ 
ribile spontaneam. 1092 

— meningea nel decorso iniziale di una polmonite 

lobare . 151 

— paralitica dell’apice orbitario. 1145 

— paratireopriva postoperatoria.1962 

— retro-olivare o di Wallenborg.1665 

— striata transitoria in donna con doppio vizio 

mitralico .1987 

Sindromi addominali; v. Urologia. 

— associate dell’addome destro. 389. 677 

— coreiche acute : uso del salicilato di sodio . . . 117 

da anafilassi attiva locale. 70 

del corpo calloso. 100 

— ili einueiti croniche .1061; 

— dolorose addominali . 150 

— encefalitiche e isteriche . 113 

— miodiostrofiche . 35 

neurologiche associate con la ipoglicemia . . . 1225 

— dovute ai traumi elettrici industriali .... 114 

— retroperitoneali d'origine renale. 1451 

- sensitivo-motorie di origine funzionale. 387 

— simulanti cardiopatie. 493 

— tossiche dell’occlusione intestinale e delle pe¬ 
ritoniti acute: trattam. 256 

— ; v. a. Nervi cranici, Sinusiti croniche. Malattie. 

Singhiozzo come sintomo del « ligamentum teres », 1523 

— epidemico . 583 


Rinoviale (membrana); v. Cisti. 

Sinusiti cromiche; v. Sindromi di — 

— e loro oomplicazioni in rapporto alla clinica 

generale . 1586 

— fronto-etmoidali e complicanze orbitali .... 864 

Siringomielia . . . •. 810 

Sistema nervoso : azione del caffè. 1383 

-centrale : influenza sul sangue . 295 

— -: ipopressione e interventi chirurgici . . . 118 

-: traumatologia . 113 

-: chirurgia : complicazioni post-operatorie . . 897 

-; infezioni acute. 896 

-: infezioni acute non suppurative. 112 

— — veget. : chirurgia.1071 

— —; v. a. Anemia, Colitici, Diabete, Encefalo. 
Granulomatosi, Lacunari, Midollo, Pressione san¬ 


guigna, Sangue, Sindromi nervose, eoe. 

— ret.-endot. nei tumori sperimentali. 741 

-nella tbc. polmon. •..1265 

Società mediche : il moltiplicarsi delle —. 429 

Solfocarbonismo : reazione della perossidasi . . . 287 

Solfoterapia ; v. Diabete. 

Soli U. 360 


Soluzioni ipertoniche cloniro-sodiche per la cura 


degli stati tossici nelle occlusioni intestinali e 

nelle peritoniti acute. 257 

Sonda gastrica nel trattamento deU’ematemesi . . 469 

Spina bifida; v. a. Incontinenza d’orina. 

vativa . 165 

Sonniferi: somministrazione .1380 

Sonno : disturbi nell’infanzia e nella fanciullezza 815 
Sordità congenita. 1964 

— dei cacciatori . 585 

Sordomuti : educazione acustica dei bambini semi¬ 
sordi e —. 31 

Spalla: rigidità dolorosa. 67 

— : lussazione abituale : terapia operativa .... ,340 

— : — traumatica bilaterale.1049 

Spermatozoi : conteggio. 1970 

Spermocoltura; v. Gonococcismo. 

Spina bifida; v. a. incontinenza d’orina. 

Spinaci : saponina. 874 

Spina dorsale : trauma ; paraplegia spastica in¬ 
sorta dopo 36 anni.1102 

-; v. a. Ascessi, Malattia di Kummel, Rachide, 

Spondilite, Vertebre. 

Spirito e corpo. 1149 , 1270 

« Spirochaeta pallida » : colorazione . . ..1435 

Spirochete della bocca : biologia e classifìcaz. . . 821 

— ; v. a. Gangrena. 

Spirochetosi spagnola .1834 

— ; v. a. Colite. 


Splenectomia nella porpora emorragica. 391 

— ; v. a. Emopatia. 

Splenografia e splenometria. 653 

— ; v. a. Epato-. 

Splenomegalia : considerazioni diagnostico-diffe- 
renziali .:.1533 

— ; v. a. Emopatie, kala-azar, Malaria, Milza, ecc. 

— primitiva follicolo-splenica; splenectomia; gua¬ 
rigione . 307 

Splenomegalopatia; v. Echinococcosi. 

Spondilite; v. Operazione di Robertson-Lavalle. 

Sporte invernali : lesioni traumatiche. 388 

Stafilococchi; v. Morbo di Pott. 

Stasi; v. Duodeno, Stipsi. 

Steatosi : ricerche. 981 

Stenosi laringea da varicella .1397 

— mitralica a forma emoftoica. 877 

-: cefalea . 547 

— ; v. a. Duodeno, Intestino, Sisma, Uretere. 

Sterilizzazione di donne affette da tbc. polm. . . 864 

— temporanea della donna col metodo biologico . 932 

Stili; v. Morbo di— Chauffard. 

Stipendio e indennità caro-viveri : riduzioni . . . 314 


Stitichezza : in tema di —. 243, 437 

— inveterata: emicolectomia. 1066 

Stomaco : cancro : con quale precocità i medici lo 

diagnosticano in se stessi. 277 

— : —; operazioni .1334 

—. ohimismo nell’insufficienza cardiaca . 470 

— : cura razionale dell’atonia.1065 

— : diagnosi precoce del cancro . 929 

— : dilataz. post-operativa tardiva.. . 743 

— : emorragie diffuse . 1908 

— : ernia diaframmatica non traumatica. 822 

— : esame funzionale. 540 

— : fibromioma . 310 

— : neurinoma peduncolato.1874 

— : occlusione intermittente da causa meccanica . 626 

— operato: gaetrite . 736 

— : polipi . 57 

— : prova, clinica dell’istamina. 734 

— : ptosi : terapia chirurgica.1910 

— : sarcoma primitivo . 777 



























































































— XXX — 


Pag. 


Stomaco : secrezione © funzione eritropoietica 
- : studio della funzionalità mediante l’istamina 

— e il sondaggio frazionato . 

— : torsione parziale. 

— : tubercolosi . 

— : tubercolosi a forma pseudo-neoplastica . . . . 

— : ulcere della piccola ourvatura. 

_ ; v. a. Achilia, Acloridria, Circolazione, Crisi, 

Dispepsie, Fitobenzoar, Gastropatie, Indacanu- 
ria, Malattie renali, Radiologia, Resezione ga¬ 
stro-duodenale, Tricobezoar, Ulcere. 

Stomatite aftosa. 

Storia della medicina; v. Broussais, Fourneau, 
Morgagni, Puccinotti, Virchow. 

Stomosine; v. Tubercolosi. 


1516 

447 

1211 

1582 

273 

1449 


1658 


Streptococchi anaerobi nella vagina di gravide 


normali . 1Ub ' 

— nel sangue in diverse malattie ..1368 

— ; v. a. Angina, Otiti, Scarlattina, ecc. 

Stridore congenito. 961 

Strofulo infantile : cura dietetica.1404 

Struma ipofisaria; v. Latte 
Strumectomia; v. Tracheomalaeia. 

Sublimato corrosivo : a vvelenamento da — .... 1415 

Suicidio; psicologia.1345 

Suppurazioni addomino-pelviche : origine. 1375 

— : trattamento . 20 

— : roentgenterapia . 784, 1375 

— ; v. a. Pelvi, Polmoni. 


Surreni: simpaticectomia chimica periarteriosa . . 1874 

— ; v. a. Addisonismo, Agromegalia, Istamina, Mor¬ 
bo di Addison, Ormone corticale, Ormoni. 



Tabacco : effetti nocivi. 76 

Tabe : cura con la vaccinazione antirabbica . . 863 

— : eruzioni erpetiche nella crisi gastr.1028 

— : pseudo- di origine tifica . 744 


Tabetici : cordotomia per dolori lancinanti .... 1854 

Tannino; v. Scottature. 

Taylor; v. Metodo Castellani—. 


Teelina : uso nella menopausa. 1344 

Tendine : trapianto .1023 

Tenlini: ferite; plastica. 1220 

— : riparazione delle ferite. 1875 

— ; v. a. Mano. 

Teniasi : cura.1303 


Teusione arteriosa e tessuti embriogenetici . . . 1829 

— ; v. a. Ipertensione. 

Tenne; v. Intestino, Meso-, 


Terapia e medicina.1929 

— endocrina : scopo e limiti.1186 

— : prospettive del futuro .1703 

Tessuti : cancerizzazione « in vitro ». 1834 

— : colture in plasma di animali irradiati. 386 

Testicoli; v. Cicatrizzazione. 

Testicolo ed epididimo : torsione delle appendici . 301 

— : sifilide latente. 300 

— ; v. a. Addisonismo, Orchite. 

'Petano: a utoem atot erapia .1448 

— : controversie sulla prevenzione. 23 

— e gibbo.1295 

— : morte appaiente: revivesecnza mercè la respi¬ 
razione artific.. 1103 

— : rilievi clinici e terapeutici. 565 

— : sieroterapia .1148 

— : terapia avertiniea . 664 

: trattam. con l’iniez. endorachidea di ac. fenico 772 

— : trattam. col metodo filattico. 379 

Thorotrast ; v. Torio. 

Tibia; v. Sarcoma. 


Pag. 

Tic diaframmatico: frenico exeresi. 

Tifi benigni aberranti e febbre bottonosa .... 

_; y. a. febbre esantematica. 

Tiflite e appendiciti. 

Tifo addominale: positività della reaz. di Weil 

e Felix. 

-: epidemiologia a Pavia. 

-; v. a. Tifoide. 

— esantematico; v. Tifi benigni. 

— : batteriofago . 

Tifoide nel poppante. 

— : peritoniti . 

— ; v. a. Circolazione, Colecistiti, Febbre tifoide. 

Tifo addominale. 

Timo; v. Tumori. 

Timonucleato sodico; v. Polmonite. 

Timpanismo epatico, sintoma precoce di perfora¬ 
zione dell'ulcera gastroduodenale . 

Tioeolfato di sodio; v. Nitroprussiato di sodio 
Tiroide : diagnosi precoce d’insufficienza. 

— : insufficienza della — ed ascite. 

— : iperattività : errori diagnostici. 

— : neoplasma della — o sclerodermia?. 

— ; v. a. Estratti, Febbricole, Ipertiroidie, Iperti- 
roidismo, Morbo di Flajani-Basedow, Strumecto¬ 


mia, Tiroidite e ss. 

Tiroidite suppurativa.1468 

Tiroidie : iper- : radioterapia .1171 

Tiroidoei : iper- : trattam. interno .1168 

Tiroxina nell’ipercolesterolemia . 1332 

Tizzoni G. 1806 

Tono muscolare : anatomia, fisiologia e patologia 111 
Tonsille : funzione.1453 

— sull’origine di alcune infezioni. 663 

— : sutura della loggia. 302 

Tonsillectomia : influenza sul sangue. 1515 

— ; v. a. Ascesso di Brodie. 

Tonsilliti e nefropatie. 194 

— : radioterapia . 586 

Torace : chirurgia . 497 

— imbutiforme: cura chirurgica.1911 


— ; v. a. Toracometria e ss., Traumatizzati del , 
Vene. 

Toracometria; v. Pneumotorace. 

Toracopla8tica e apicolisi : resezione delle apofìsi 


trasverse . 706 

— totale allargata per fistola pleurica cronica . . 982 

— ; v. a. Brouchiettasie. 

Torcicollo muse, congenito: intervento.1415 

Torio : applicazioni radiologiche. 537, 622, 903. 

1521, 1799 

Tosse faringea : trattamento.1557 

Tossicosi alimentare : cura.1968 

— ; v. a. Gravidanza, Intossicazioni, Puerperio. 

Tossi-infezioni alimentari da molluschi. 982 


Trachea; v. Batteri, Rino-traeheo-bronchiti. 
Tracheomalaeia : risultati della strumectomia . . 420 

Tracoma dell'infanzia : stato della cornea .... 1555 


— : lotta contro il— .. 545 

— : vaccinoterapia .1143 


Tracomatosi : flora batterica e vaccinoterapia 1142, 1148 


Trapianto tendineo; v. Tendini. 

Trasfusione di sangue; v. Sangue. 

Trasudati; v. Essudati. 

Trauma causa di emottisi. 224 

— nella produzione di sintomi nervosi. 113 

— : influenza nella genesi di alcune malattie 

nervose . 114 

Traumatismo raro dell’uretra femminile e degli 
organi erettili della vulva. 178 

Traumatizzati del torace con enfisema generaliz¬ 
zato: indicazione del taglio soprasternale .... 557 


745 

1353 

817 

477 

1519 


1519 

1837 

149 


253 

1185 

1171 

1484 

1301 










































































— XXXI — 


Pag:. 


Pag. 


Traumi cranici : diagnosi e cura delle sindromi 


consecutive . 114 

— cranio-cerebrali : conseguenze tardive . 71 


—, Traumatismi; v. a. Addome, Ascesso di Bro- 
dde. Calciofiesazione, Diaframma. Intestino, Lus¬ 
sazione, Malattia di Kummel, Pneuraatocele, 
Pneumocefalo, Spina dorsale. Sport, Trombo- 
flebiti, Tubercolosi locale eoe. 

Tremore intenzionale : impiego del magnesio ... 909 


Tremori provocati. 303 

« Trichcmonas intestinalis » : cisti.1142 

Tricobezoar . 704 

Tricocefalo causa di appendicite. 458 

Tricofizia della nuca e moda femminile. 353 

Trigemino; v. Nervo—. 

Triptofanuria e suo significato. 1377 

Trombe; v. Isterosalpingografia, Piosalpinge. 
Tromboangioite obliterante: metabolismo basale . 1381 

-nei quattro arti: intervento. 740 

Tromboflebiti da sforzo o traumatiche .... 965, 1378 

— dell’arto super. 543 

Trombosi : cura . 617 

— ed emboli post-operatori: trattamento. 544 

— : etiologia e terapia. 311 

— ; v. a. Vena renale. 

Tromboembolia : clinica e profilassi. 311 

« Trypanosoma Brucei » : ricerche. 1483 

Tubercolari: malattie—; prevenzione . 1310 

Tubercolina : valore pratico delle reazioni alla 867 

Tubercoline; v. a. Cutireazioni, Tubercolosi. 

Tubercolo calcificato della calotta protuberanziale 401 
Tubercoloma ileo-cecale. 310 

— mammario d’origine costale. 28 


Tubercoloeei addominale: diffusione miliarica . 742 

— .'allergia ed immunità: rapporti .... 1416, 1591, 

1827, 1854 


— : auroterapia . 1753 

— : crisi da climatoterapia. 425 

— : cura immunitaria. 914 

cutanea : applicazioni pratiche della dieta Ger- 

son. 783, 1219, 1305 

-post-morbillosa .1062 

— : cutireazione regionale. 150 

— : cutireazioni : specificità. 654 

— del cieco a sindrome prettamente urinaria . . . 1592 

— del colon. 1220 

— dell’ileo polmonare nell’adulto . 419 

— : diagnosi rapida mediante trattamento diete¬ 
tico della cavia inoculata. 351 

— ed alimentazione. 746, 983 

— e ipertiroidismo.1169 

— e linfogranulomatosi maligna. 1292 

— e malaria : rapporti.1555 

— : emocoltura del bacillo secondo il metodo Lò- 

wenstein .544, 424 

— : etiologia e profilassi .1663 

— : focolai latenti; riattivazione.1369 

— gastrica. 273, 1582 

— genit. masch. : esploraz. per via rettale .... 344 

— : immunità: natura e limiti. 386 

— : — e resistenza. 747 

--infantile: adattamento della dieta Gerson . . 1264 

— - — nei primi tre anni di vita. 232 

— —: prove di McClure e Aldrich. 1637 

-: riserva alcalina. 1447 

— : infezione primaria tardiva negli adulti . . . 1961 

— : influenza di alcune malattie .. 1291 

— : influsso del calcio sulla coagulabilità del san¬ 
gue e sulla forinola sanguigna. 298 

— intestinale : pneumaturia. 626 


-: prescrizione . 470 

— — : trattam. con pneumoperitoneo. 943, 981 

— laringea : cura. 1305, 1673 

-: lesioni del simpatico. 586 

— locale e traumi : loro relazione.1264 

— locali di fronte al quesito dell’immunità .... 426 

— miliare e bacillemia. 1342 

— : morfologia clinica. 386 

muscolare ematogena : cura.1834 

— nel 1931 . 576, 1089 

— osteo-art. : foto- e roentgenterapia.1296 

-: prò e contro gli interventi chirurgici . . . 1264 

-e trapianto osseo. 388 

— peritoneale miliarica a sindrome pseudo-cole- 

cistioa. 1962 

— polm. : amenorrea temporanea da raggi X . . . 541 

— : aspetto della guarigione dopo il pneumo¬ 
torace . 1090 

-: auroterapia. 1064, 1091, 1304, 1540 

-: autoemoterapia .1960 

— bilaterale : alcoolizzazione dei nervi interco¬ 
stali . 783 

— polmonari bilaterali con vaste caverne: alcoo¬ 
lizzazione dei nervi intercostali. 1218 

— trattata con pneumot. 1343 

— : caverne precoci : sede.1376 

-: chirurgia . 822 

— : classificazione secondo Iianke.1291 

: dentatura . 1376 

-ematogena . 1905 

e polmone cardiaco: diagn. diff. .1227 

-: febbre mestruale. 622 

: infiltrati peri-ilari . 540 

-: infiltrato precoce.1827 

— : legatura della vena polinon. 420 

-nell’adulto : eziologia . 577 

— nell’infanzia .1304 

-: nuova classificazione delle forme. 661 

— % : resezione dei muscoli scaleni. 583 

-: riflesso oculo-cardiaoo . 1200 

-: rilievi statistici.1263 

-: terapia stomosinica. 1091 

-: trattamento chirurgico .. 654 

--vaccinoterapia medicata.1834 

— ; v. a. Emottisi, Frenico-exeresi, Pneumoto¬ 
race artif. 

— : prima infezione attraverso la cute.1595 

— jjrimitiva della ghiandola mammaria. 525 

-della milza. 532 

— prostatica . 185 

prova optometrica di flocculazione di Vernes 505 

— renale : pielografìa per la diagnosi. 530 

— -; v. a. Nefrectomia, Nefrectomizzati. 

— sperimentale: sviluppo nel polmone collassato 1221 


— : varie. 859, 1591 

— viscerale . 192 

— : virus filtrabile: importanza e significato . . 1952 

— ; v. a. Bacillosi, Cistite, Diatesi emorragica. 
Emottisi, Enterocolite, Espettorato, Febbre tu¬ 
bercolare, Fistole, Glomerulonefriti, Meningite, 
Milza, Pancreas, Pneumotorace, Reni, Reumati¬ 
smo tubercolare, Scissuriti, Sterilizzazione, To- 
racoplastica, Tubercolomi, Vaccinazione ecc. 

'rumore dell’angolo ponto-cerebellare: intervento 

— di milza: diagnosi col nuovo metodo di contra¬ 
sto di Radt.;. 

— misto di parotide accessoria. 

-epifaringeo . 

— (psommatoma) del mesencefalo. 

retrobulbare voluminoso: asportazione. 

— varicoso enorme della gamba . 


342 

31 

1834 

586 

741 

:’07 

309 


I 




































































































— XXX11 


Pag. 

Tumori cardiaci dell’intestino tenue. 273 

— cerebrali . 109, 501, 695, 860 

-roentgendiagnosi. 110 

-; v. a. Emianopsia. 

— congeniti dello spazio ret to-sacro-coccigeo . . . 1217 

— cronici di milza. 533 

— della regione Umica. 1406 

— delle guaine del sistema nervoso. 110 

— dell’encefalo : radioterapia . Ili 

— dermoidi .1021 

— e lipoidolisi. 1029 

■— frontali . . 695, 1860 

— : genesi . 982 

— maligni della vescica : radiumterapia. 195 

maligni : deviazione del complemento. 775 

-primitivi dell’uretere .. 195 

-produzione da trapianto di tessuto embrio¬ 
nale . 1996 

-: trasformazione di cellule normali . 928 

metastasi ossee . 1144 

— infiammatori delle pareti dell'addome. 1521 

— : probabile azione antagonista di radiazioni di 

lunghezza d’onda. 1665 

— : proprietà neurotrope causa di malignità .... 1996 

— sperimentali : azione di fermenti proteolitici 

sullo sviluppo di — 1833 

— spinali: chirurgia. 552 

— temporali . 695 


— ; v. a. Adeuoma, Articolazioni, Catrame, Corio- 
epitehoma, Epitelioma, Ganglioneuroma, Glan¬ 
dola pineale, Intestino. Intumescenze, Leioraio- 
mi, Linfogranuloma, Lipomi, Mammella, Mixo- 
ma, Naso, Neoplasie, Neurinomi, Nervi cranici, 
Papilloma, Retieolo-endoteliomatosi, Sarcoma, 
Sarccmatoei, Scheletro, Sistema reticolo-endo- 
teliale. Stomaco, Tessuti ecc. 


U 

Ulcera duodenale così detta ad anello.501 

— — ed ematuria . 626 

-non resecabile : resezione escluderne. 902 

-perforata . 1023 

-: trattamento .1379 

— flebitica : sintomi e cura. 1379 

— gastrica : degenerazione cancerigna . ... 1823 

-d. : pepsinoterapia . 463, 627 

-: trattamento . 1452 

-: genesi spastica . 625 

e ulcera peptica post-operatoria: resezione dei 

vaghi .1636 

-: nuove cure ./. 982 

— ira6tro-duodenale : cura col henzoato di sodio per 

via endovenosa . 1962 

-da alimenazione insufficiente. 1269 

-: diagnosi di guarigione .1440 

— : il-timpanismo epatico simonia precoce di 

perforazione . 253 

-: perforata . 503. 1063, 1482 

-: prognosi . 462 

-per.: resezione gastr.1379 

-: sintomi lontani dopo la Billroth IT. 819 

-sperimentale . 1874 

-: terapia con l’alimentazione digiunale ... 901 

— : trattam. con estratto paratiroideo . 468 

trattam. con iniezioni ipodermiche di pep- 

8Ìne .. 343. 463, 627 

— sanginolenta : trattam. preparatorio. 757 

peptica . 1780 

digiunale post-operatoria, stenosi duodenale. 

ulcera perforante del colon. 466 

ed emorragica post-operatoria. 661 


Pag. 


— — — : patogenesi e trattam.1253 

-: trattamento con mucina gastrica . . . 977, 1821 

-; v. a. Pancreatiti 

— piloro-duodenale: esclusione totale.1205 

— recidivante dopo resezione gastrica. 274 

— tubercolare dell’intestino.1830 

Ulcerazioni indotte sulla plicatio gastrica : guari¬ 
gione . 1874 

Ulcere varicose : nuovo metodo per la cura .... 309 

Ulcus del diverticolo di Meckel.1439 

Ultra-filtrabilità . 507 

Ultravirus tubercolare : ricerche . 983 

— ; v a. Virus. 

Uraco : cisti . 1737 

«Urea clearence » così detta — cune misura della 

funzionalità renale . 1497 

Uremia: quadro ematico e trattam.. 1593 

Uretere bifido bilaterale. 27 

— : epitelioma primitivo . 1477 

— : formazione cistica associata a bilharzia .... 1738 

— : stenosi dell’estremo vescicale : terapia opera¬ 
tiva . 970 

— : stravasi di orina . 195 

Ureteri: calcolosi; segno oistoscopico .1483 

— : cateterismo . 181 

: trapianto nel rettosigma. 738 

— : tumori maligni primitivi. 195 

— : v. a. Cateteri ureterali. Calcolosi, Reni, Uro- 
pio-nefrosi. 

Uretra femminile : concrezioni. 186 

-e organi erettili della vulva: rara lesione 

traumatica . 178 

— : restringimento congenito infrangibile, con fatti 

settico-uremici . 194 

— : sonda a permanenza . 165 

— Uretrite; v. Urologia . 193 

Uricemia; v. a. Piorrea alveolo-dentale. 

Urine: bilancio acido-basico. v . . 1580 

Urina.: pH negli stati di depressione. 196 

— : ritenzione completa da atonia vescicale rifles- 

sa : trattamento .1816 

— : stravasi dall’uretere . 195 

— ; v. a. Amxnoniuria, Cietalg'e, Diuresi, Ematuria, 
Galattosuria, Glicosuria, Incontinenza, Indica- 


nuria, Insulina, Lattosuria, Nefrite e <?s. Ossalu- 
ria, Pentosuria, Piuria, Pneumosuria, Poliuria. 


Triptof anuria. 

Urografia: tecnica . 785 

Urologia : congresso ... 188 

Uronefrosi da vaso anomalo.1197 

Uro-pio-nefrosi da pregressa sezione dell’ureere; 

nefroomia; guarigione .1428 

Uroselectan .• . . 193 

Urotropina nell’incontinenza di urina delle malat¬ 
tie nervose . 196 

Urticaria: emoglobina ria parossistica con— . . . 1023 

Ustioni: terapia .1226 

— ; v. a. Scottature. 

Utero : diastole .1206 

gestante retroflesso : incarcerazione.1265 

— : influenza di ghiandole endocrine fetali sul¬ 
l’attività motoria . 2008 

— : inversione . 306 


v. a. Cancro, Idrometra, Isterectomia, Ieterc- 
salpingografia, Ormone ovarico. 

V 

Vaccinazione antidifeteriea con unica iniezione di 


anatossina .1302 

-: stato attuale . ... 1244 



























































































XXXI11 


Pag. 


Pag. 


-; v. a. Difterite. 

— antirabbiea Pasteur nella cura della paralisi 

progressiva e della tabe . 

— antitubercolare : metodo sperimentale . 

— jenneriana: complicanze nervose consuntive . . 

— — in soggetti a regime ipoclorurico. 

— ; v. a. Encefalite, Encelalomielite, Varicella. 
Vaccini lisati per la prevenzione delle infezioni 

broncopolmouari post-operatorie. 

Vaccino B C. <G. : tentativi di virulentazione . . . 

— pneumococcico furmalinizzato valore antigene 

e reaz. locale . 

— Calmette e tragedia di Lubecca .. 

— jenneriano : agente. 

Vaccinoterapia dell'acne vulgaris. 

— della meningite da gonococco. 

— locale nelle enterocoliti. 

Vaccinoterapia, Vaccini; v a. Artrite gonococcica. 

Asma, Febbre ondulante, Tracoma, Tubercolosi. 
Vagina: batteri . . 

— ; v. a. Streptococchi. 

Vaiolo : eziologia. 

— ; v. a. Mielite. 

Yaquez; v. Morbo di — 

Varicella connessa a zona : epidemia ospitaliera 

— ; v. Stenosi laringea . 

— : vaccinazione profilattica . 

— ; v. a. Zoster. 

Varici: trattamento. 384, 661. 

— ; v. a. Gravidanza. Tumore varicoso, Ulcere va¬ 
ricose. 

Vasellinomi : clinica e anatomopatologia . . . . 
Vasi anomali; v.Reni, Uronefrosi. 

— ; v. a. Arterie, Capillari, Vene. 

Vecchiaia: modificazioni delle emazie. 

— : patologia e profilassi . 

Vena ascellare destra : raro caso di trombosi . . . 

— porta: ostruzione; anastomosi. 

— renale • trombosi . 

Vene superficiali del torace e dell'addome: arbo- 

rizzazioni .... ... . 

Ventricolografia . 

Vermi; v. Elminti. 

Versamenti ematici in cavità . 

— pleurici; artificio semplice per facilitare le pun¬ 
ture esplorative . 

-; v. a. Eosinofilia, Essudato. 

Vertebre : alterazioni nelle carcinosi. 

— : fratture . 

— lombari: lesioni dell’istmo delle lamine . . . 

— ; v. a. Osteomielite, Reumatismo, Spina dorsale. 

Vertigini e loro terapia . 

Vescica : adenocarcinoma della cupola .. 

— : affezioni del collo. 

— : atonia riflessa. 

— : calcolo simulante un papilloma. 

— : corpo estraneo . 1063, 

— : diverticoli; intervento . 

— : estrofia; intervento . 

— : — : operazione di Peters. 

— : funzione motoria . 

— ipertrofia congenita del collo: resezione, 

guarigione . 

— : miomiomi . 

— : metastasi carcinomatosa . 

— : punti di repere . 


863 

686 

1207 

1504 


419 

983 


1345 

155 

1061 

655 

985 

1212 


392 

1067 


428 

1397 

1838 

1585 


606 


1800 

976 

1875 

1873 

159 

540 

110 

1413 

387 

67 

1714 

427 

1028 

699 

168 

1816 

1290 

1594 

1738 

738 

1442 

1064 

981 

1257 

701 

1483 


— : radiologia . 1874 

— : radiumterapia dei tumori maligni. 195 

— : raro caso di distensione . 704 

: resezione . 738 

-: tumori. 195, 699, 701, 1257, 1442 

— ; v. a. Cistalgia, Cistectomia, Cistoscopia, Coliche 
vescicali. Schistosomiasi. 

Vescichetta bil. ; v. Cistifellea 

Vie biliari: colecistografia . 310 

— : extraepatiche. echinococcosi .1361 

— — : funzionalità epato-renale nella chirurgia 

delle — 1374 

-: interventi: morti rapide consecutive con 

temperature elevate . 529 

— —: otturazioni parassitar.e .1143 

-: radiodiagnosi . .. 138 


— ; v. a. Bile, Colelitiasi, Dotto epatico, Echi- 
nocoocosi, Epatico-coledoscopia, Epatico-colangiti. 
— pancreatiche e biliari: occlusioni di origine duo¬ 


denale . 658 

— respiratorie : iniezioni di lipiodol per la radio- 

diagnosi . 141 

— spermatiche interrotte: possibilità di ricana¬ 
lizzarle .1875 

— urinarie alte: diagnosi e cura delle infezioni 186 

-: infezioni nei bambini .. 1019 

-; produzioni sperimentali da catrame .... 1445 

-; v. a. Calcoli colibacillosi. Emorragie, Infe¬ 
zioni urin., Urologia. 

Vino; v. Alcool. 


Vipera: avvelenamento da mi rso di — . '299, 1373 

Virchow aneddotico . 708 


Virus malarico; v. Malaria. 

— tubercolare; v. Tubercolosi. 

Visceri; v. Tnversione viscerale ed i singoli organi. 

Viso: chirurgia plastica . 

Vitamina B nell’edema . 

— della fecondità (fattore E). 386, 740, 

Vitamine : isolamento . 

— : natura . 

— : progressi nello studio .. 

— : sintesi e farmacologia . 

— : titolazione ... 

— ; v. a. Avitaminosi. 

Vizio mitralic.o; v. Cuore, Sindrome striate. 

Voce; v. Paralisi del ricorrente 

Vomito acetonico in psicopatici. 

— nel lattante e terapia alimentare. 

— nell’età infantile . 

Vomito; v. a. Gravidanza. 

Vulva e uretra funzionale: rara lesione traumatica 
Vulvaginiti dell’infanzia. 


1520 

1414 

1800 

429 

73 

572 

1653 

1597 


1028 

826 

273 

178 

1222 



Xantomatosi colesterinica familiare benigna . . . . 
Xantomi palpebrali: trattamento. 


1144 

1840 


Z 


Zoster e varicella : epidemia simultanea ..1483 

Zoster; v. a. Herpes. 

Zuccheri; v. Glucosio, Ricambio idrocarbonato, 
-Urina 














































































- XXXIV 


ìndice alfabetico degli 


autori. 



Pa^r. 


Àbrami P. 662, 744. 1097, 1632 


Achard Ch. 575 

Addario C.1148 

Adie W. J. 103 

Adler A. 108 

Adlersberg D.1955 

Agnello V. ... . 1022, 1023 

Agnoli •. 1023, 1262 

Agosta G.1875 

Agucci . 382 

Aguirre F. 903 

Aiello G. 862, 1705 

Aiginger J. 118 

Albeaux-Fernet M. . . 1137 

Albee F. 66 

Albertal .1260 

Albert-Weil J. 905 

Albot G.I960 

Ai.calà Santaella R. . 1216 

Alesio O. . . . 189, 191. 193 
Alessandri R. 740. 1063. 1197. 


1253, 1482, 1685, 1765, 1831, 

1973, 2005. 
Alessandrini A. . . 226, 1742 

Alessandrini G. 740 

Alessandrini P. . . 243, 43? 


Alexeieff A.1881 

Alhaique A. 1375. 1830, 1834 
Aliquò Mazzei A. . . . 540 

Allaria G. B.1963 

Allen E. V.; . 1305 


Allison R. S.1754 

Allodi A. . . 501, 1066. 1445 

Alsacb J. 947 

Alteri.1586 

Alvarez W. C. 277 


Amalfitano G.. . 1461 


Amatucci Mallardo C. 1828 

Ambard L. 187, 665 

Amberg S. 184 

Ameline.1331 

Amie . 349 

Amorosi . 312 

Amy . 468 

Anardi T.1875 

Anders H. E.1799 

Anderson Th.1837 

Andreoli . 423 

André-Thomas . 113 

Andreucci M.1394 

Anglesio B.503 

AnschOtz .1009 

Anselmino .1779 

Antonelli G. 781, 1102, 1919 

Antoniazzi E. 70. 308 

Antonini C.1520 

Antonini J.1590 

Antonioli G. M. 704 

Antonucci C. 138 

Anzilotti .1922 

Appenheimer. 465 

Aprile v . 74 5> i 673 

Aquilanti G.1088 


Pag. 

Arcangeli U. . 78^ 860, 1143 

Arcieri G. P . 500 

Archer W . W.1636 

Archi A. 540 

Arcoleo G.1262 

Aresu M.1746 

Aricesco C . 946. 947 

Arne I. A. Arnesen . . 465 

Arnone G. 541 

Arrillaga F. C.1055 

Arslan K. 342. 1107 

Arslanian Z.1880 

Artom . . 345, 622. 864. 1062 


Artom di S. 

Agnese V. 

205 

Artusi C. 

• • 

• • • • 

232 

Arullani P 

F. 

• f 1 . 

580 

Ascarelli A 

• , 

• • • • 

679 

Aschner B. 

• • 

.... 

985 

Ascione G. 

• • 

. 1061, 

1622 

Ascoli A. 


.... 

686 

Ascoli M. 

• • 

. 1342, 

1834 

Asher L. . 

. . 

• • • • 

111 

Asinelli 

• • 

• • • • 

1446 

Assmann H 



1905 

Atkinson A 

• • 

• • • • 

977 

Attinger E. 

• a 

1 • • « 

1926 

Aubrun E. A. 

• • • • 

1262 

Augier . . 

• • 

.... 

468 

Austoni B. 

t • 

.... 

1221 

Austregesilo 

A. 

. . 780, 

1341 

Auvigue 

• • 

.... 

975 

Aventi . . 

• • 

• • • • 

350 

Avierinos F. 

G. 

.... 

1755 

Ayala G. . . 

. . 

. . 109, 

501 

Aymar F. . 

• t 

• • • # 

1875 


B 


Babini G. 178 

Babonneix L.1799 

Baccaredda A. ... 657, 1483 

BACCI V. 906, 1829 

Bacialli L. ... 622, 1520 

Bacmeister A.1291 

Baggio G. 165. 445, 757, 1833 

Baglioni A. 781 

Baglioni S. 1023. 1747, 1964 

Bailey S. 110 

Bainglas. 196 

Baiocchi .1830 

Balestra . 584 

Ballati G. 865 

Balle-Helaers .... 1800 

Ballerini B. 2001 

Ballin U. ..1173 

Bamatter F. 854 

Bancroft. 544 

Pandi. 150 

Pani U. . . 1290, 1317. 1821 

Banks . 31 

Banyai A. L. 900 

Baraduc F. 969 

Baratoci U. 502 

Barbat. 381 



Pag. 



Pag. 

Barberi S. ... 1019. 

1221, 

Bergel S. 


1416 

1447, 

1838 

Bergamasco A. . 


821 

Barbericu J. 

1408 

Berger. 


1412 

Barbieri D. . 

587 

Berg mann. 

864, 

1451 

Barchi L. 

1376 

Bergonzi M. . . . 


1055 

Baro L. 

35 

Bergonzini M. . . 


1828 

Bargagli Petrucci G. . 

1216 

Bernard. 


736 

Bargellini D. 

1415 

Bernard J. 

• « • 

1373 

Bargues R. 

1293 

Bernard M. . . . 

• • ■ 

299 

Barison F. 

2006 

Bernardini A. . . 

. • . 

1667 

Barni B. 

502 

Bernasconi . . . . 


736 

Baroni . 

1556 

Berndt A. L. . . . 

• • • 

336 

Barrington-Ward L. E. 

1910 

Bernhard F. . . . 


1377 

Barthels . 

735 

Bernheim M. . . . 


1826 

Bartoli F. 426, 

1410 

Bertaglia G. . . . 


1448 

Bartoli 0. 

1592 

Bertarelli E. . . . 

393, 

1989 

Bass e. 

1624 

Bertin E. 


300 

1 Bassi P. 

1298 

Bertin G. . . .' . . 


503 

1 Bastianelli P. 

1830 

Bertin U. 

. . . 

1840 

Bastos Ausart M. . . 

939 

Bertocchi A. . . 

. 149 

, 503 

Battaglia M. 

1834 

Bertoloty R. . . . 

. . . 

1262 

Battigelli G. 

539 

Bbrtolotti 0. . . 

659, 

1265 

Battistini S. . . 1445, 

1446 

Bertrand. 

• • • 

985 

1 Bauer C. 

1737 

Bertrand-Fontaine 

• • • 

744 

Bayer. 

1371 

Beruti J. A. , . 


628 

Bazy P. 

866 

Besredka A. . . . 

• • • 

1212 

Bazzano S. 1452, 

1962 

Bettazzi G. . 503 

1269, 

1445 

Bazzocchi G. . . . 

1830 

Bettinardi G. . . 

• • 

501 

Bécart A. 

272 

Bettini D. 

. . . 

1106 

Becher-Hamann 

698 

Bettolo A . 


904 

Beck .... 

544 

Bettuzzi . 


1103 

Becker 

465 

Bezancon F. . . . 

587, 

1292 

Beclerc II. 

1631 

Biancalana .... 

. . . 

309 

Béclère A. 

111 

Biancani E. 

1307, 

1340 

Bedana J. 

786 

Biancani H. . . . 

• • • 

103 

Bedarida N. . 

1833 

Biancardi S. . . 

. . . 

1875 

Bedarida V. 

310 

Bianchedi M. . . . 


2007 

Beer E. 

536 

Biancheri T. . . . 

. . . 

308 

Beer L. 

188 

Bianchetti C. F. 

. 425, 

661 

Bega . 

906 

Bianchi L. . 424, 

1446, 

1519 

Begg-Campbell. 

699 

Biasi. 

• • • 

864 

Bela Schick .... 

1968 

Bichel A. 

• ■ • 

572 

Belloni G. 

342 

Bipoli E. 

• • • 

1263 

Bellucci O. 

1517 

Bieling R. 

a m m 

1408 

Bellino M. 

1447 

Bignami G. 

• • • 

307 

Benard H. . . . 

103 

Bilancioni G. . . . 

. . . 

1964 

Benassi E. 

108 

Billi A. 

. . • 

425 

Bénech E. 

537 

Binet L. . . . 76. 

1261, 

1485 

Benecke R. 

222 

Binet M. E. . . . 

• • • 

1589 

Benedetti Valentini F. . 

557 

Bingold K. . . . 

• • • 

1756 

Benelli R. 

100 

Binnet. 

• • • 

470 

Bengston B. N. . 

1188 

Biondo S. 

. 543 

y84 

Benini P. 

.1619 

Bioy T. 

. . • 

1187 

Benon R. 894, 

1513 

Birk W. 

• - • 

1507 

Bensaude R. . 468, 1226 

1474 

Birkenfeld W. . . 

% 

1101 

Benso F. 

15 

Bisbini P. 

• - • 

984 



Biscegi ip V. . . . 


982 

Bentivoglio G. O. 

1594 

Bishkow ^ . . 


1484 

Béra J. . . 

1187 

BlZUU) .... 


907 

Bérard . . 

. 

1959 | 

Blackberg N. S. . 


1149 

Berblinger . . . 

351 

Blackford J. M. . 


1861 

Beretervide I. . . . 

1171 

Blackmann N. . . 

• •la 

1757 

BÈRETVÀS L. 783, 

12iy 

Blanc. 


1835 

Berg .... 

272 

Blavet di Briga . . 

• • • 

704 

Berg G. . . 

1297 

Bledsoc N. C. . . 

• • • 

1596 


























































































































































































— XXXV — 


Pag. 

Bloch G. . . . 190. 538, 1220 

Blum L. 821 

Blumenberg W. 746 

Blumenfeldt E.l62ó 

Boas A. 154 

Bobbio A. 661, 1063 

Bocci D. 425 

Bocchetti F. 942 

Bodon G. 701 

Bogaert (von) L. . 113, 1509 

Bogetti . 149, 1220 

Bojowikb. 275 

Bolaffio . 148 

Bolla L. 150 

Bollini V. 2006 

Bombi G. . . . 388, 426, 1021 
Boncinelli U. 1142, 1389, 1623 

Bonjour J.1149 

Bonnahon.1054 

Bonneau. 908 

Bonnet G.1437 

Bonola A.1665 

Bonomo S.1410 

Bonorino Udaondo C. 266, 1211 

Boquien.1028 

Borchardt.1736 

Bordas P. 969 

Bordet F. 141 

Bordier H.1716 

Borella P. A. 344, 622 

Borghini G.1595 

Borgioli Y. A. 538 

Borra D. 422, 537 

Borra V. 312 

Borruso G. 477 

Borsarelli F.1453 

Borsetti . 309 

Bortolotti.1343 

Bortolozzi M. 741 

Bortz E. L.1908 

Bory L. 703 

Boschi G. . . 1300, 2001, 2006 

Bosmin M.310, 1021 

Possa G.1961 

Bòttner.1523 

Botto Micca A. 453 

Boucher G. 390 

Bouchut .1823 

Bourgeois P.1329 

Boussi. 2009 

Boutelier A.1262 

Boyd Campbell S. B. . . 1754 

Boynton E. 987 

Bozzoli A. 150 

Bracaloni E. 741 

Bracco L. 661 

Bragagnolo G. . . . 308, 664 

Brancati R.1873 

Brandt W. 657 

Braslawsky P. J. ... 428 

Braun L.1623 

Brauner. 105 

Brauwer B. 113 

Brav A. 337 

Bravetti. 742 

Bravo J.• 304 

Bremer F.112 

Premono . 777 

Breton A. 300 


Pag. 

Brice A. T.1377 

Brice Morton Ch. . . 1636 

Briggs A. P. 529 

Brizio G. V. 261 

Brocktank T. W. 115 

Brocq P.1781 

Brohec G. 972 

Bronzini A. . . . 71, 150, 658 

Brouha .1548 

Brotzu G.1969 

Broustet P. 617 

Brown C. F. G.1824 

Brown D. 112 

Brown G.Ili, 1305 

Brown L. 470 

Brown T. K.1067 

Bruci A. 807 

Brugsch T. 978 

Brulé . 381 

Brulé M.1633 

Bruni C.191, 193, 194 

Bruni P. 191 

Bruno C.1555 

Bruno U. 385 

Bruns 0.1818 

Bucco M.1918, 1960 

Buck R. 336 

Bufalini M.1825 

Bufano M.26, 146 

Buonsanti B. . . . 1410, 1874 

BtiRGi E.1297 

Burnet.1835 

Busacca A.1023 

Buscaino V. M. 113 

Buschke A.154, 1101 

Busi A. 782 

Busson. 188 

Buttiaux. 898 

Butzengeiger 0. 311 

Buxton (von). 336 

Buzzard E. F. 106 

Buzzi B.1519 


Cabitto L. 425 

Cade A.1635 

Cade 8. HI 

Caffè. 196 

Cagnetto G. 741 

Cairns H.Ili, 1484 

Calabrese D.1830 

Calabrese 8.1037 

Caldas .1215 

Caliceti P. 1376, 2001 

Callerio C. . . 424, 1483, 1519 

Calmette A.1952 

Calò A. 386, 741, 1834 

Calzavara D. 150, 1830 

Calzolari F. 784 

Cambiès M.1928 

Cameo A. . . .. 658 

Camera A. 661 

Camera TJ. 704 

Campailla G. . . . 2001, 2002 

Campanacci D.1829 

Campatelli V.1968 

Campbell Macclure ... 107 


Pag. 

Camplani. 346 

Campodonico G. . . . 71, 658 
Can AVERO G. ..... . 149 

Candido G.1447 

Cann (Me.) F. J. . . 107, 1777 
Cannavò L. . . 363, 1789, 1962 

Cantani A. 983 

Cantani E. 108 

Cantelmo 0.1830 

Cantieri C. . . 345, 906, 1411 

Cantone D. 387 

Cantoni 0.1814 

Capaldo L.94 

Capdehourat .1839 

Capecchi . 704 

Capocaccia M.1547 

Caporale L. 503 

Cappelli L.1832 

Caprioli N.1409 

Capua A. 1240, 1652 

Capuani G. F. .. . . 386, 425 

1061, 1520, 1753 

Caramazza F. 2002 

Carbone M.1636 

Carboni A.96 

Carcassone. 1226 

Carducci A.1615 

Caribbo. 584 

Carmalt-Jones W. . . . 1414 

Carmona L.1834 

Carnot P. . . . 506, 734, 1367 

Caroli J.1633 

Carozzi L. 862 

Carp L. 115 

Carpi U.1064 

Carr A. D.1225 

Cartagenova .... 583, 1262 

Carty J.1143 

Carucci v.1967 

Carusi R. 824 

Casati E. 584, 1300 

Casella D.1791 

Caso G. 862 

Cassano. 906 

Castellani A.1117 

Castelli A. .. 501 

Castellino N. ..'... 862 

Castex M. R. . . . 295, 1011 

Castiglioni A. . . . 978, 1922 

Castronuovo G.1483 

Cattaneo L. 234, 1874 

Catterina A. . 1205, 1874, 1959 

Caucci A. 466 

Caulaert (van). 821 

Caussade G. 706, 1380 

Cavagliano B.1106 

Cavina C. . . . 539, 2000, 2003 

Gavina G.1834 

Cayrel A. M.2010 

Cazzamali P.1832 

Cebrelli G.1519 

Ceccarelli.1410 

Cecil Barlow H.1185 

Celletti L. 659 

Cenciarotti.1585 

Cendra T. 270 

Ceni C. 2000 

Cenini F.1415 

Centra N.1519 


Pag. 

Cerf L. 817 

Cf,rmenati A.1664 

Cernezzi A.1140 

Cerniglia A.1819 

Cestari A. 500, 741 

Cetroni.1410 

Chabanier II. ... 820, 1184 

Chabé A. 347. 1260 

Chabrol E.1632 

Chabrol T.1781 

Chalier G.1954 

Chandler. 427 

Charrier. 861 

Chaton M. 1480, 1580 

Chbccucci Lisi G.1593 

Chène .1210 

Ohevallier P.1373 

Chiariello A. G. . . 520, 1913 

Chiarolanza R.1874 

Chiasserai A. . . . 69, 780, 
1143, 1237, 1832, 1834 

Chiudano C.192, 193 

Chifolian M. 543, 1331 

Chini V. 70* 

Chioffi A..1414 

Chiray. 468, 1632 

Chiurco G. A.501 

Ciabattini. 227, 1714 

Ciaccio S.129S 

Ciampolini A. . . . 739, 1589 

ClARAMPI E.1103 

Ciceri C.1284 

Cicu T.1594 

Cilento M. . . 191, 193, 1875. 

ClMINATA. 148, 1326 

Cimino S.1874 

Cimino T.191, 1833 

ClNOTTI G. 501 

Cionini A.1018, 1218 

Ciotola E.1380 

Cipollino 0.1520 

CiPRlANl C. . . 422, 537, 574 

ClRIMINNA G. 541 

ClVALLERI. 704 

Clairmont P. . . . 274, 1583 
Clauberg K. W. . . 348, 1366- 

Claude H.1339 

Clausi Schettini A. . . 1019 

Olavel. 908 

Clément G.1554 

Clemente G. 1926. 

Clerc A. . . 1141, 1481, 1991 

Coates V. 11& 

COBELLESSA M. 30- 

Cocchi A. 2005 

Codomis L. 470 

Codounis A. 575 

Codvelle .1092 

Cofleri A. 343 

Coggi.1063 

Cohn M. 342 

Coletti. 426 

Colin A.1264 

Colle G. 658 

Collier J. 812 

Colombino . . . 148, 190, 191 

Colombo . 346 

Colrat A.1147 

Colucci C. . . . 256, 606, 1966. 


































































































































































































































XXXVI — 


Pag. 


Pag. 


Pag. 


Pag. 


Comby J.1837 

Condorelli L. . . .421, 1746, 

1921, 1999 

CONFALONIERI D.1987 

Coniglio G.1875 

Connel <F. G .529 

Conte G. 727 

Conti ’F.1962 

Cooke H. 273 

Copetti L..1005 

Corbia A.1555 

Corbini G. 540. 1993 

Corda G. M. 932 

Coretti G. V. 499 

CORINALDESl .1103 

CORNIA 1. 1376, 1570 

Cornia P.1265 

CORNIL L. 117 

Corona F. 337, 1157 

Coronini C.1873 

CORTAN . 343 

CORTELLA E. 217 

Cortese F. 658 

Cosma . 196 

Cossu B. 1445, 1446 

Costa A. . . . 424. 537, 533 

Costantinesco S .1716 


Costantini G. . 71, 1376, 1662 


Costanzi C. 644 

Costa Staricco. 982 

Costedoat . 303 

Cotronei G.1744 

Cottalorda J.1378 

Cottenot P . 141 

Cotti L.1483 

Couger . 785 

COULANGE . 773 

COURRIER R.1178 

Cova E.717, 1206 

Cova F. 743 

CozzOLi . 309 


Cozzolino O. 1447. 1837, 1964 

CRACIUN E. C. . . . 226, 620 

Craemer .1211 

Crauce A. M . 186 

• 

Craver L. F . 291 

Crema .1265 

Crestani G. 656 

Cricchi . 310 

Cricton-Miller H. . . 1345 

Criep L.1133 

Crispini G. 346 

Crispino .1922 

Crispolti E. 2008 

Cristiani G.1483 

Critzmann D. 306 

Croizat .418, 1052 

Cromer S. P.1824 

Crosetti L. 539. 1863 

Crosina . ..1412 

Croveri P. . 309, 503, 1143 

Crozier T. H.1744 

Cruchet R. 379, 1717 

Cucchini F. 823, 1666 

Cucco G. 503, 661 

Ounéo . 269 

Ounha F.1379 

CUNNINGHAM .1442 

GUNY L.1373 


Currado C. . . 387, 986, 1063 

Curti E. 743, 1412 

Curschmann H . . 25. 2009 

Cusani M.1874 

Custer R. P . 587 

Cuthbertson D. P. . . 745 

D 


Daddi G. 707 

Da Fonseca M.1549 

Dagnini G.1665 

D’Agostino . 309 


D’Alberton G.1264 

Dalla Palma M. ,823, 1020, 

1666 

Dalla Torre G. . 543. 1263 


Dalla Volta A.1665 

Dallera N. ..1519 

D’Amato G.1922 

D’Amato L.1867 

D’Amico M.1809 

Danielopolu .... 105, 1107 

D’Antona L.1663 

D’Arcy IIart P. 654 

Dardani R. . 310, 658, 1556 

Darfeuille . 419 

Darget R. 195 

Dariaux . 342 

Dausset .1633 

Dautebrande Ij.1184 

D’Avanzo S. 704 

Davies D. T . 460 

Davis E. 506. 1477 

Dean A . 301 

De Azevedo A. P. . . . 1997 

De Benedetti. 387 

De Bernardi L.1286 

De Bernardinis N. . . 1220 

De Bernardinis V. . . 984 

De Beule F.1402 

DebrÈ R. . . . 380. 577, 825 

De Buen S.1834 

De Candia S. 147 

De Capua F.1447 

De CarvalHo E.2010 

Dechaume .1052 

Decleva .1412 

De Cori E. 2003 

De Fermo. 149 

De Frisco E. 863 

De Gaetano L.1217 

De Gennes L.1436 

De Giaxa V . 147 

De Gironcoli F.1875 


De Grisogono A.1374 


Dei Rossi A. . 
Delaforte J. . . 
Delarue . . . 
Del Buono . . 
Delfini C. . . . 
Delherm . . . 
Delitala F. . . 
Della Mano N. 
Della Valle L. 
Del Rio-ITortega 
Db Luca A. . . 
Demanche R. 

Db Marchi E. . . 
De Martel . . 


. . . . 392 

. . . . 154 

. . . 1292 
... 983 

. . . . 1425 

. 1633 

. . . 1264 

. . . . 1831 

. . . . 649 

P. . . 114 

. . . . 193 

. . . . 505 

. . 500, 822 
. .695. 897 


De Martel T. Ili 

De Masi G.1090 

De Mattia G .1066 

Demel .1371 

De Meo E. 2005 

De Meyer. 785 

Denes G. . . . 307. 500, 982 

Denes R. 500, 982 

De Nicolò F.1447 

De Nigris G. . . . 1860, 2004 
De Nigris Marella F. 482 

Denti A. V. 2004 

De Nunno R.1217 

Denyer .1797 

De Orchi . 27 

De Parrel G.1341 

De Porenta R.1374 


Destax A.1262 

De Sanctis S. . . . 549, 862 

Deschamps P. N. 1743 

Desjasques R.1134 

Desplats R.1187 

D’Este A. 343 

De Si mone G. 375 

De Takats .1187 

Dettlnig H. 987 

De Vicariis.1221 

Devine H. 108 

Devoto L.1786 

D’Hencquiville G. . . 196 

Dì Bello G. 983 

Dick .1148 

Dieryck.618, 1634 

Di Fabio V. 1375, 1449 

Di Geronimo M.1906 

Di Giorgio A. M. . . . 1839 

Di Guglielmo G. . 297, 1828 

Di Macco G. 928 

Di Maggio G. 664 

Di Majo G. 193 

Di Mario Q. 2002 

Dimkin . 154 

Dienoff Dobri. 901 

Di Natale . 148 

Di Natale A.1342 

Di Natale L.1063 

Dinischiotu . 705 

Dinkin L. 468 

Dix W. 301 

Doan C. A.1953 

Dòderlein G.1554 

Doenecke . 698 

Doglio P. ..1066 

Dogliotti G. C. . . 422, 1220 

Dohrn M.1187 

Dolcini C.1483 

Dolfini G . 500 

Dominici E.1218 

Dominici G. . . . 1094. 1143 

1445, 1446, 1922 

Dominici L.1707 

Donady D. 579 

Donaggio A. 112 

Donath F.1673 

Donati M. 309, 704 

1064, 1833 

Donato E. 108 

Donoli R . 774 

Donnet J. V.1630 

D’Onofrio F.1305 


Donzelot E. 421 

Dorè G. 585 

Doria C. . :.1594 

Dos Santos Lamas . . 1215 

Dossena G. 824 

Dotti E. 307, 822 

Dowhing G. B. 655 

Doxiades .1378 

Draganf.sco S. T. 112 

Dragotti G. 660 

Draper G. 947 

Dubourg .1010 

Due 0. 387 

Ducco C. L. 544 

Duchon .... 22, 419, 985 

Ducuing ..1450 

Dugosté M. 938 

Duhem P.1307 

Dumas A. 349 

Dunlop D. . . 185, 1333, 1780 

Dupérié R.1293 

Dupire P.1145 

Dupont-Lapointe ... 232 

Durand G. . . . 1589, 1631 

Durando P. 425 

Durante . 308, 583 

Duriez J.1780 

Dusi .1595 

Duval .1336 

Duverger . 2003 

.Dyke S. C .. 390 


Eastman G. . . . 


1754 

Eberhart F. . . . 

• • 

1754 

Ebstein E. ... 

0 # 

904 

Economo C. V. . 

. . 

113 

Egidi E. 

• 

1143 

Egidi G. . 27, 925, 

981, 

1099 

Ehrstrom • . . . 


1306 

Eiselsberg A. . . 

• • 

1413 

Eliason E. L. . . 


73 

Eliassow W. . . . 

. . 

312 

Elliot A. 

• • 

62 

Llliot R. H. . . 

• • 

974 

Elveh.iem C. A. . 

. . 

1228 

Emile-Weil P. . 

# f 

985 

Emiliani P. . . . 

704, 

742 


1130, 

1830 

Emma M. 

• • • 

42 

Enderle C. ... 

• • 

2005 

Engel K. 

• • • 

25 

Engel R. 

• • • 

1954 

Enrico F. 

743, 

1412 

Epstein . 

631, 

827 

Epstein L. ... 

• • 

539 

Efstein /T. ... 

• • • 

25 

Erisbacher 0. . . 

• t • 

25 

Ernstené A. C. . 

. . . 

196 

VAN ErPS .... 

• • 

1755 

Esau . 

• • • 

267 

Escudero A. ... 

• • • 

1580 

Etchegoin E. . . 


587 

F 

Faberi M. 

612, 

2 ? 44 

FabriI G. 

• • 

1540 

Faelli C. 

• • 

1151 











































































































































































































— XXXVII — 


Pag 


FalanGx A.1302 

Falcioni D.1547 

Falta W.1658 

Fantozzi G. 150 

FARO! G. 275, 460 

Fasano M. 1063, 1831 

Fasella F. 961 

Fabiani G. M. . . 342, 1263 

1833, 2001 

Faucher P. 820 

Faurl L. 232 

Favaro G. 540 

Favre.418, 1052 

Feci . 346 

Felini N. 149 

Fenichel N. M.1268 

Ferkannini A. . 1410 

Ferrannini L. 620, 862. 1746 

Ferrari A. V.1143 

Ferrari E. 343, 1373 

Ferrari G.1265 

Ferraris U. 387 

Ferrakis V. 7C4 

Ferraro A. 113 

Ferrata A. 307, 1827 

1828, 1921 

Ferreri G. . . 70. 981, 2002 

Ferrerò V. . . 71, 345, 1520 

Ferretti C.1144 

Ferretti L. 501 

Fiamberti M. ... 502, 823 

Fieschi A. 657, 1485 

Fiessinger N. . . . 505. 618 

1473 1633 

Figlrelli G. . . . 736, 1874 

Filippini A. 581, 1229 

1588, 1782 

Finikoff A.1099 

Finkelstfin M. 946 

Finland M.1672 

Finsberek H. . . . 902, 1379 

Finzi .1020 

Fiocco . 345. 1062 

Fiolle J. 620 

Fiorani-Gallotta P. L. 147 
Fioretti F. ....*.. 1377 

Fiorini . 743, 1062 

Fiorini E. 1544, 1875 

Fiorio C. 391 

Fischel A. 657 

Fischer F.1715, 1926 

Fischer H.1380 

Fischer R.1214 

Fischer W. O. . . 505, 201U 

Fletcher W.1516 

Floros A. 25 

FoÀ A. 149, 772 

Foerster 0. 110 

Foliasson A. 543, 817 

Fontaine R. 816 

(Fontana A.1211, 1827 

Formicola P.1963 

Forsgren E.1715 

Fortunato A. 983 

Fortunato V. 2003 

Fossataro E.1264 

Foster-Kennedy .... 109 

Foulds G. S. . . . 185, 1442 


Pag. 

Fouquet J. 744 

Fournier M.1227 

Francaviglia .1962 

Franceschetti A ... 2002 

• 

Franciif.tti A.74. 156 

235, 275, 352, 545. 748, 940 
1307, 1381, 1559 

Franci G. B.1136 

Francini M. 389 

Fraenkel E.1996 

Fremont-Smith M. . . 116 

Freudenberg Iv. 25 

Freund E. 343 

Frey E.1188 

Fkiedenwald J.1655 

Fkiedlander M.1381 

Frigimelica C. . 502, 1776 

Frit7SChf, R. 661 

Frungia G. 622 

Frontali G. . . . 1263, 1964 
Frugoni C. . . . 3. ì25, 597 
1077, 1605, 1746, 1765 

Fulchiero .1218 

Fumagalli li .1750 

Fumarola G. . . . 2005 

Funston R. V. 907 

Furchard .1450 


Fusari A. . . . 148, 309, C61 

C 


Gabrielli S .1284 

Gaglio V.1875 

Gahlinger H.1413 

Galamini A. 386 

Galdi F. L.1798 

Galletti D. 26 

Galli G. 7C3 

Gallina V.71, 622 

Galli W.703 

Gallo C.1447 

Gallo E. 346, 1019 

Gallo R. . . . . 1947 

Gally L.1800 

Ganible R. A. 302 

Gammon G. D. .... 1186 

Gandellini A.1483 

Gandini M.005 

Gangier L. 1189 

Gans . 867 

Garcia Orcoyen J. 1012 

Gardiner F. 1013 

Gardner D. 428 

Gardiner-IIill II ... 1331 

Gargano C.1873 

Garine C. 627 

Garofalo . . . 1257 

Garofalo F. . . 192, 193, 326 
Gasbarrini A. . . 1533, 1939 

Gasparini C.1017 

Gastaldi G. .1906 

Gatellier J. 144, 1654 

Gatto E. 29 

Gavazzi N. 346 

Gay E. 538 

Gay T.2010 

Gayet G.1968 

Geisinger . 195 


Pag. 

Geist S. H.1344 


VLIOl k.' . J 1 . 

Gelerà . . 


• • 

J.UTT 

982 

Gelli G. . . 

# # 


148 

Gendron . . 

• • 

• • 

975 

Gennari C. 

• • 

• • 

1266 

Gentile N. . 

• • 

. • 

621 

Germain 

• • 

9 « 

1672 

Gerson L. . 

• 

# 0 

1227 

Gerundo M. 

• • 

9 9 

1306 

Gervino . . . 

583, 

982, 

1023 

Geyer M. . . 

• • 

344, 

1374 

Ghedini A. . 

# • 

• • • 

2006 

Ghiron V. . . 

. 386, 844, 

1833 

Giacobbe C. 

• • 


369 

Giannelli 



1410 

Giannelli A. 

• » 


27 

Giannoni A. 

• • 


1592 

Giaume C. . 

• • 

• • • 

71 

Giauni G. . 

• • 


1741 

Giavotto G. 

- - 


1594 

Gibel A. . . 



1105 

Gibilisco S. 

m 


1029 

Giglioli G. 

9 • 


1861 

Gigliucci A. 

• • 


663 

Gigon A. . . 

• • 


1182 

Gilbert N. C 

• • 


1824 

Gilbert R. . 

. . 


1634 

Gilis P. . . 

• • 


779 

Gillet P. . 

• # 


1663 

Ginn (Me.) B 

• 


1757 

Gioia E. , . . 

• • • 

1482, 

1483 

Giordano C. . 

• • 

1445, 

1708 

Giordano G. . 

. . 

. . . 

1665 

Giorgetti E. . 

• • 

. . . 

1855 

Giovannoni E. 

• . 

. . . 

1586 

Giraud A. . . 

• • 

. . . 

573 

Giraud P. . . 

• • • 

773, 

1881 

Girolami M. . 

. . 

• • • 

1929 

Giroux P. . . 


• 

1183 

Giubf.rtoni E. 

622, 

1520, 

1753 

Giudice A. . 

• • 

. . . 

1824 

Giudiceandrea 

V. 

... 

70 



781, 

1143 

Giuffrè L. . 

• • • 

864, 

1745 

Giugni . . . . 

• . 

. 703. 

. 742 

Giunta G. 

• • 

• • • 

1809 

Giunti G. 

• • 

• • • 

1468 

Giuseppe L. 

| * • 

. . 

506 

Giussani M. . 

• • 

2003, 

2004 

Glaessner K. 

• 00 

. 463, 627 

Gleize-Rambal 

9 

■ • • 

788 

Glénard R. 

• 00 

• 99 

25 

Gobbi L. 

• • 

9 9 9 

1249 

Godard H. . 

• • 

• • 

1450 

Goidsenhoven 

9 9 


1171 

Goiffon R. 

• • • 

• • • 

739 

Gold .... 

• • 

1371, 

1413 

Goldewsri H 

• • 

• ■ ■ 

23 

C.oipscheidf.r 

• • 

. . . 

937 

Goldschmidt M. . 

• • • 

312 

Gómez y Gómet A. . 

m 

Gonthier B. 

• • • 

• • 

627 

Gonnelli V. 

. * • 

• • • 

742 

Gorrieri I. . 

, . . 

• • • 

425 

Gosset A. . . 

• . 

. 470, 

1631 

Gounelle H. 

. 

. . . 

115 


Gouverneur R. .... 1255 
Govaerts J.415 


Pag. 

Graham S . 427 

Grapam-Little E. . . . 656 

Grandclaude Ch. . . 384 

Grant Francis C. . . . 110 

Grassellino V .1875 


Grassi U.540 

Grasso R. . . 386, 905, 1645 

Gpau E. '5 

Grava . 426 

Graziani F. 637 

Greaves A.1838 

Grebe A. 786 

Greco T. 425 

Green R. 859 

Greene .1176 

Greenfield J. G. ... 113 

Grégoire . 662 

Greppi E. 532, 1710 

Grifi F.1832 

Griseri V. 1102, 1576 

Griva .1446 

Gronchi V. . 1269 

Gross L.1368 

Grossmann W.575 

Grote .1188 

Grott J. V.1955 

Grùnewald . 705 

Grunke W. 25 

Gualco S.1343 

Gualdi A. 1051, 1882 

Gualdi V. 424 

Guardali G.1219 

Guarnieri F.351 

Guassardo . 423 

Guercio F. 986 

Guerricchio A. 487 

Guest G. M. 866 

Guichard . 418 

Guidi .1714 

Guillain G.113 

Guillaume .... 695, 897 

Gumpert M.1016 

Gunn J. A.1703 

Gunther H.1296 

Gussio S.1029 

Guthsie J. B.1065 

Guttmann L.110 

H 

Haase E. 117 

IIaberer . 464 

Hadden S. B. 99 

Haim . 617 

Haime . 576 

TIakansson E. G ... 1403 

Hall A. J.1557 

Hamburger M. . . 785, 1797 

Hanau G.1056 

Hanganutz M.1715 

Happel P. 73 

Habet . 342 

Harms . 705 

Harrenstein .1597 

Harris W. 1484, 1756 

Hartmann .... 154, 1334 

Hartwitch A.1378 

Harvard . 745 

Harvier P.163? 
































































































































































































— xxx rai — 


Pag. 


Pag. 



Hastewood G. A. D. . 1717 

Hatziegann .1715 

Hautefort M.1370 

Hébert . 827 

Heidelberg . 182 

Hbimbeck J .1416 

Heller .1188 

Helman L. 957 

Henhing N. 736 

Hennin : N. 25 

Hf.nry . 188 

Henry A. F. A.1656 

Henschen . 627 

Herbst R.1818 

nERUTzKA L. . 423, 1446, 1446 
Hernandez I. M. ... 274 

Hernig H. E.1839 

Herrera L.1171 

Herszky P. 626 

Herzog F. 19 

Hess P.1168 

Hess R.1227 

Hesse E. 827 

Hbuck W .1405 

Hbusser .1413 

Hift R. 491 

Higier S.1373 

Hildebrandt . 628 

Hillemand . 466 

Hillyard Holmes A. . 1251 
Himvich H. E. . 

Hirsch 0. ... 

Hirsch W. ... 

Hoffmann . . . 

Hoffmann J. . . 

Hoffmann W. . 

Hohlweg W. 

Holmes G. . . . 

Horn . 

Howarth W.1404 

Hryntschak T. . . . 530, 971 

Huant E.1307 

Hueper W. C. 854 

Huhner M. 1338 

Hunt J. H.1927 

Hyman T.1268 


I 


Iacono G. 133 

Iesu G.1833 

Tllig \V.1596 

Jlvento A. 979 

Ingarvmo C. 149. 503 

Inglese R.1827 

Introzzi P. . . . 59. 307, 424 

Izar G .1784 

Izzo R. A.1580. 1863 


. . 1256 
111 , 2001 
. . 1655 
. . 1779 

. . 297 

740, 1522 
. . 1187 
. . 1208 
. . 1371 


Jaia .1221 

Jamb . 785 

Jannelli G.1375 

Janni R. 1375, 1449 


Janson . 

Jappelli G. 

Jarricot H. 

Jefferson G. 

Jenkinson E. L. . . . 

Jesenius . 

Jessen H. 

Job P. 

J OHNSTON H. G. 

Joly F. 1304. 

Jona G. . . . 401, 877, 

JONARD . 

JONAS V. 

•JONESCOrSlSTESl N. . . 

JORG M. 

Joseph A.1101, 

Josephs H. 

JOSETTI R. 

JOURDAIN V. 

JOVINO F. 

Jucci C. 

Jung . 

JÙNGHAUNS . 

J UST . 


1415 

1299 

1054 

101 

1824 

547 

222 

194 
1881 
1380 
1263 

41S 

195 
1341 

903 

1523 

2.3.3 

654 

415 

1357 

585 

1330 

1100 

858 


Kaatz M . 

Kafka Y. 

Kahaker J. .... 

Kaktin A. 

Kaemmerer H. . . 

Kandelaki . 

Karger P. 

Karelitz S. ... 
Kaznelson .... 

Kecht B. 

Kell R. 

Ken Kuré .... 

Kennedy . 

Kbnnf.the Kalker B. 

Kerne R. A. 

Kerr Cross G. . . . 
Kersciiner . . 

Kettel K. 

Keyes H. R. 

Kikuth W. . 
Kinnier Wilson 
Kirschner .... 
Kirstein F. . . 
Kisthinios N. 
Kjer-Petersen R. 
Klauber E. ... 
Kleeberg G. 
Klee-Rawidowicz E 
Ivlemperer F. . . 


420, 


o. 


A. 


1555 
118 
1740 
655 
633 
653 
391 
1968 
391 
1699 
780 
111 
1779 
13 5? 
1403 
815 
1135 
1585 
1832 
859 
112 


707, 1140 
. . 1344 
. . 1183 
. . 232 

. . 747 

. . 1702 
. 1996 
. . 1297 


Jacarelli E. 

. 762 

Klemperer G. 

Klima R. 

. 1297, 

1444 

745 

Jacchia P. . . 

. . . 538. 539 

Kline B. S. . . 

.... 

1413 

JACHIA A. . . 

. 661 

Kling .... 

. . 341, 

826 

Jacmin . . . 

.1171 

Klose . 

.... 

1406 

Jjcob L. . . 

.1596 

Knote W. . 

.... 

861 

Jacquelin A. 

.... 1437 

Koehler . . . 

.... 

1783 

Jacquelin Ch. 

.... 1065 

Kofler L. . 

• • • • 

74 

Jacqurt P. . 

. 1635, 180C 

Kòhler A. . . 


701 


Koliopoulos A.1450 

Kollmann A. 273 

Kònig . 417 

Konjetzny G. E. ... 272 

Kopeloff V.1757 

Koranyi A. V.1866 

Kottikoff J. A. 298 

Kourilski . 143 

Kraft E. 907 

Kral J.195 

Krebs C.1373 

Krehl L. 978, 1826 

Kretschmer .1522 

Kren 0. 392 

Kreyts P.1635 

Kbisch H .1028 

Kroll M . :12 

Kugelmann .1267 

Kuhle .1414 

Kùlbs . 813 

Kullmann .1295 

Kumeb L.1658 

Kung H .1379 

Kùppers R.1098 



Labarraque .1557 

Labbé H.1481 

Laebé M. 269, 1481 

Laboulais J. 621 

La Cava G. 210 

Lacceti C.1874 

Laemmer . 528 

Laennac H. J. 703 

Laffont A .1100 

Laguangf. H. 183 

Laiguel-Lavastine • 196, 1028 
Laikd D. A. ...... 1970 

Lamand H.1522 

Lambret H. 384. 986 

Lamiand . 706 

Lamoen, Biehl, Lauter 1583 

Lanari E. 903 

Landa E. .1716 

Landolfi M. . 782, 1747, 196? 
Landolfi Y. . . . 1960, 1961 

Lang C. A. 344 

Lange B. 156 

Langeron L. . . . 1187, 1663 
Lapenna H. . . 310, 388, 823 

Lapointe . 419 

Lapp W. 861 

Laqua .1335 

Laroche G.1414 

Laroche J, A.1107 

La Roque P. 311 

Lasagna F. 586 

Laschi G. 2005 

Lasio G . . . 190. 192, 193 
Laskievicz A. . . . 706, 1968 

Lasserre M. C. 856 

Lasseby . 695, 897 

Laterza .1410 

Latteri S.1874 

Lattes L.1297 

Lauber H .1905 

Laubry .1133 




Pag. 

Laurelli S. . . 

. . 

1019 

Laurinsich . . . 

a ■ 

1304 

Lauwers C. E. . 

• • 

1340 

Lavatelli G. . . . 

345. 

1266 

Lazzaro G. ... 

• • 

1497 

Leake C. D. . . . 

• • 

469 

Lecercle .... 

• • 

1866 

Leclerc G. ... 

• • 

1214 

Leclerc H. ... 

# • 

507 

Ledingham G. 

# # 

1067 

Le Fur R. 

786. 

1738 

Legendre A. . . . 

• • 

588 

Legnani T. ... 

• • 

1483 

Leitner L. . . . 

• • 

1799 

Lejars Brocq . . . 

• • 

22 

Lelong M. . . 380, 

576, 

1089 

Lemaire . 

• • 

Ó2 

Lenarduzzi G. 

a a 

1264 

Leni E. 

• • 

982 

Lenormant Ch. . 

• • 

543 

Lenti . 

• • 

1063 

Lenzi L . 

a a 

1410 

Leo C . 

300, 

1448 

Leo E . 

• • 

1874 

Leonelli U. . . . 

• • 

965 

Leotta N . 

782, 

1238 

Lepennier .... 

• . 

145 

Leprince A. . . . 

• • 

621 

Lereboullet P. . . 

233, 

349 


576, 

1089 

Lebeboullet J. . 

• • 

1340 

Leriche R . 

383, 

8.6 


1224, 

1330 

Leslie Cola . . 

• • 

1148 

Leschke E. . . 63, 

975, 

1383 

Leslie P. II. . . 

• • 

CO 

OD 

Lessie . 

• • 

1797 

Leti F . 

731, 

1731 

Leveuf . 

# m 

268 

Levi G . 

• • 

537 

Levi I . 

• • 

1826 

Levi M. ... 741, 

970, 

1220 

Levina . 

• • 

20 

Levrat . 

• • 

1823 

Lévy E . 

469, 

1332 

Lévy F. • . 

• • • 

825 

Lévy L . 

617. 

1929 

Lévy M . 

469, 

1339 

Lévy-Fraenckel A. 

• • • 

1227 

Lewis I. T. . . . 

a a a 

1744 

Lewis M. S. . . . 

a • s 

39C 

Léwy F. II. ... 

• • • 

113 

Lhermitte J. . . 

• • • 

114 

Libert E . 

• • * 

734 

Lichtmann S. . . . 

428, 

1368 

Lichtwitz L. . . 

• • • 

491 

Liebesny P. . . . 

• • • 

1704 

Liesch E. 

• a • 

1705 

Lievre J. A ... 

1372, 

1690 

Lightwood R. . . 

• 

1799 

Lilla P. . 190. 191, 192, 

193 

Lindner K. D. . 

• • • 

973 

Linka . 

• • • 

539 

Lipschutz A. . . 

• • • 

657 

Lise G. 

310, 

1666 

Liverani E ... 

• • • 

1277 

Livingston S. . . 

• • • 

1014 

Lobo-Onell C. . . 

820, 

1184 








































































































































































































— XXXIX - 


Pag- Pag. 


Lobpeb M.32, 

489 

Manca C. 


422 

699. 703, 1187, 

1407 

Manca L. . . . 517, 

882, 

1894 

Loewy A. 

147 

Manci V. 

• • 

499 

Lòhe H. 

1415 

Mancioli M. . . 

• • 

229 

liOLLI . 

1264 

Manche . 


1098 

Lombardi A. 

1482 

Mangini . 

584, 

1263 

Lombroso 0. . 

863 

Mann G. 

343, 

538 

Longo A. 

447 

Mannini R. . . 

• • 

721 

Lop . 

1657 

Manoussakis E. 

• • 

1053 

Lopez F. A. 

1012 

Mantovani M 


1556 

Lopez H. W. 

469 

Mantovani Orsetti 


. 389 

Lorentz F. H. 

1383 

Manz F. 


621 

Lorenzetti G. 

1832 

Manzini G. ... 


27 

Lorenzini G . 

• 

1597 

Manzutto G. . . 

• • 

344 

Loreto C. 

1834 

Marabottini-Marabotti . 

1304 

Lo.lENC V. 

62; 

Maragliano E . . 

1827. 

1854 

Lorica G. 

T62 

Maranelli L. . . . 

702, 

703 

Losio L. 

1910 

Marahon . 

1169, 

1524 

Lossen H. 

?5 

Marble A. ... 


1522 

Lombat . 

861 

Marburg 0. . . . 


112 

Lozzi V.27, 

1872 

Marchand M. L . 


1053 

Lubrin H . 

• 

819 

Marchesi F. . . . 


18.10 

Lucacer M. 

1333 

Marchini F. . . . 


1834 

Lucangeli G. L. ... 

225 

Marchionni M. 


25 

Lucarelli G. . . 822, 

1220 

Marcialis I . . 


1514 

Lucchese G. 

733 

Marciani C. . . 


1502 

Lucherini T. . . . 1144, 

1569 

Marcolongo . . . 


1143 

Ludwig Schleich C. . 

708 

Marcon . 


105 

Ludo van Bogaert . . . 

113 

Marcozzi A. . . 


353 

Lugli G. 

586 

Marchi . 



Luis ad a A. 

1829 

Mareggiani . . . 


1582 

Lumière A. . 236. 1912, 

2000 

Marengo E . 1218, 

1445. 

1446 

Lunedei A. 1592, 

1747 

Marfan A. B. . . 


582 

Lupo M. 1062, 

1520 




Lupu N. Ch. 

296 

Margarucci 0. . . 

782, 

1832 

Lusena R. 

1269 

Margottini M. . . 

801, 

104? 

Lussana . 982, 

1966 

Margreth .... 

• • 

1265 

Luzzatti C. A. 386, 622, 

658 

Marin Amat M 

• 

325 

Luzzatto A. 

1919 

Marinesco G. . . 


112 

Luzzatto-Fegiz G. . 660, 

1921 

Marino E. ... 

• • 

1550 

Lyon D.185. 

1333 

Marinucci .... 

• • 

310 

Lyon G . 

1065 

Mariotti E. . 1061. 

1465, 

1622 



Markovits E. . . 

• • 

342 

M 


Markow D. ... 


112 

Maccari F. 

1950 

Marino A. 

. . 

867 

Macfadyen J. A. ... 

1106 

Marogna P. . . 


1593 

Mr Cown P. E . 

0000 

Marotta A. ... 


976 

Mac Myn J . 

1475 

Ma rotta R. 

590, 

179C 

Me. Neil Ch . 

1552 

Marquez M. . . 

• • 

2204 

Maffei G. B. . . . 600. 

1446 

Marrian G. F. . 

• • 

1717 

Magat J. 

747 

Marroni M, ... 

• s 

192 

Maggio P. 

1873 

Marroni 0. ... 

• • 

1834 

Maggiore S. . 783, 983, 

1221 

Marsigli C. . . 

• . 

71 

Magni . 623, 

1264 

Marta F. 

18. 

1262 

Magnon F. 

384 

Martin G F. . . 

• « 

1954 

Magrassi A. 

502 

Martinico E . , 

# • 

538 

Mainzer F. 

1399 

Mabtin-Kotzoglu 

• • 

1452 

Mair W. F. 

859 

Martinotti L. 

• • 

1928 

Mairono M.149, 

661 

Martiny-Gagey Th. 

• • 

577 

Maisin . 

1171 

Marty L. 

• m 

1439 

Maissa P . 

1211 

Marvelli TJ. . . . 

. . 

1443 

Majumber R . 

1106 

Marziani A. . . 

• • 

344 

Malamos B. 

1800 

Mascherpa F. . . 

001, 

2002 

Malan A . 

586 

Maschke A. S. . 

• • 

1413 

Mallardi M. 

1447 

Masia A . 

• . 

1594 

Mallet Guy P. 

1959 

Masignani V . . 

. . 

502 

Malossini . 

1412 

Masnata G. . . . 

. . 

1830 

Maltese le Roy C. 

481 

Mason I. T. ... 

m 

1861 

1428, 1472, 

1816 : 

Massion J. ... 

• a 

1862 

Mamon H. 

1172 | 

Materna . 

• s 

382 

Manasci C . 

1555 

Mathie De Fossey 

A. 

1581 




Pag. 

1 



Pag. 

Mathieu R. ... 


428 

Montanari A. 426, 

741, 

1953 

Matignon . . . 

• • • 

1450 

Monteleone R. 


• • 

294 

Mattei Ch. . . . 


469 

Montesano V. 

• • 

• • 

1018 

Maurer . 

• • • 

706 

Monti Guarnieri 

C. 


425 

Mauriac P. ... 

• • • 

617 

Montilli P. 

• • 

• • 

31 

Maurizio E ... 

1220, 

1345 

Moon R. O. 

• • 

• • 

615 

Mayio C. 

• • • 

1186 

Moore H. 

• • 

• • 

100? 

Mazzacuva G. 

• • • 

1296 

Moorb R. L. 

• . 

• • 

617 

Mazzei . 

# # 

1839 

Mora V. . . . 

• • 

• • 

1555 

Mazzei T. 

# 

28 

Moraca G. . . 

• • 

• • 

1408 

Mazzetti M. 

• • • 

1906 

Morawitz P 


270, 

1098 

Medea E. 

1846. 

2006 

VMorax V. 

. 

• • 

385 

Meersemann . . 

• • • 

1757 

Mordeglia M. 

• t 

• • 

1055 

Meineri P. A. . . 

. 71, 

345 

Morelli E. 308, 

660, 

776, 

942. 

425, 

1620 

1753 

943, 

1022, 

1342, 

Melani C. ... 

• • • 

1412 

1343, 

2003, 

2004 

Meldolesi G. . . . 

. 27. 

741 

Morelli M. 

• • 

• • 

1135 

Melina F. ... 

• • • 

1875 

Mcrenas L. 

• • 

. . 

1147 

Melli G. 

■ ■ • 

70 

Moretti A. 

• • 

565, 

922 

Meltzer . 

• • • 

1258 

Morhardt P. E. 

• 

693, 

1653 

Melzi U. 

• • • 

31 

Moriconi L 

. a 


1874 

Mendes G. ... 

• • • 

1021 

Morison . . . 

• • 


1068 

Meneghini G. . . 

• • • 

1831 

Morlock V. . . 

• 

20, 

417 

Meneghini T. . . 

• • • 

345 

Mornet J. 

• • 


946 

Menghetti S. . . 

• • • 

1102 

Moro R. . . . 

• • 


343 

Merletti C. . 584. 

784 

1299 

Morris N. . . 

• • 


427 

Merklen P. . . 

• • • 

1740 

Morrison S. . . 



1635 

Messini . . . 227, 

228, 

1714 

Morse P. F. 

. . 


1173 

Metzger . 

• • • 

1830 

Mosca L. ... 

• • 


903 

Meurs L. 

• • • 

1411 

Moschella E 

• • 


326 

Meyer A. ... 145, 579, 

1798 

Moschetta G. 

• • 


1661 

Meyer E. I» ... 

• 

• • • 

1267 

Motta R. ... 

• • 


2004 

Meyer F. 

. - • 

1403 

Mouchet A. 

• • 


907 

Meyer K . 

• • • 

626 

Moulinier J. 

. . 


464 

Meyer 0. 

• • • 

1379 

Moulonguet 

• • 


1554 

Meyer P. 

• • • 

908 

Mouradian IL 



1251 

Meyer-Burgdorf H. 

• • 

536 

Mouriqttand G. 

• • 


1826 

Micheli F. 

537, 

1143 

Moutier F. 

• • 


1440 

Michon E. ... 

. . . 

867 

Moyuihan of Leads 


462 

Michon L. ... 

• . • 

867 

Mucchi L 

• • 


1751 

Middleton Shaw J. C. 

1677 

Mucci A. . . 



1104 

Midulla C. ... 

• • . 

C57 

Mucci D. . . 

• • 


1875 

Migliorati M. . . 

• • 

824 

Muggia . . 346. 

826, 

1516 

Mignot R. ... 

• • 

224 

Mììller F. . . 

• • 


1297 

Milella A. ... 

• • 

1410 

MiiLLER II. 

. . 


827 

Milhaud .... 

• • 

i633 

Munsch O. 

• • 


1141 

Millet . 

• • 

1300 

Muratori G. 

• • 


500 

Millian M. ... 

• • 

1137 

Murray-Lyon R. 

M. 


1780 

Minet J . 

• • 

11.45 

Mutel . 

• • 

• • 

68 

Minerbi C. ... 

• • 

584 

Muzii M ... 

• • 


1664 

Mingazzini E. 

• • 

168 

Muzzarelli G. 

• 

49. 

768 

Minucci Del Rosso L. 

77b 

N 




Miranda G. ... 

m m 

1298 




Misasi M ... 


346 

Nabasso .... 

• • 


1797 

Missiroli A. . . . 

472. 

1744 

Nagel R. . . . 

• • 


827 

Mistretta A. . . . 


741 

Nagrac P. ... 

• • 


300 

Mitchell A. G. . 


866 

Nahum L. H. 

• • 


1256 

Mithand M ... 


1635 

Nanni C. ... 

• • 


1215 

Mocquot P. ... 


1369 

Nannini . . . 

• • 


1265 

Mogena H . 


1012 

Nanta A ... 

• 

• • 


147 

Moll H. H. ... 


1320 

N ASSETTI . . • 

• • 


1300 

Monaco B. 


1875 

Nassi E. ... 

• • 


1649 

Monaco U. 


308 

Natali A. ... 

• • 


388 

Monaldi V. 

309, 

943 

Natannsen . . 

• • 


72 

981, 

1022, 

1342 

Naussac H. . . 

• • 


1954 

MONCORPS .... 

• • 

1415 

Naville F. . . 

• • 


114 

Mondolfo E. . . . 

565, 

1103 

Nazari A. . . 

• • 


921 

Mondor H. ... 

• • 

543 

Nebuloni A. . . 

• • 


862 

Monguzzi U. . . 

• • • 

"1 

Negri F. ... 

• • 


71 

Moniz E. 

no. 

621 

Negro F. ... 

• • 


112 






















































































































































































rag. 

Negro M, . 190, 

192, 193, 704 

Nehr Korn . . 

. . . . 1584 

Nelli . 

. . . . 150 

Neucci N. . . 

. . . . 584 

Nepveux F . . . 

. 269. 1481 

Neri A. 

. . . . 502 

Netter A. ... 

. . . . 947 

Neupfer v. H. . 

. . . . 861 

Neuschììler t. 

. . . . 2003 

Niccoli L. . . 

.... 657 

NiCHITA .... 

. . . . 269 

Nicoglou . . 

. . . . 827 

Nicolau C. G. T. ... 296 

Nicoli . . . . 

.... 982 

Nicolich G. . . 

.... 193 

Nicolle . . . . 

.... i486 

Nisio G. ... 

191, 192, 193 

Nissen R . . 

. . 118, 497 

Nixon W. C. W. . . 827 

Noblia ;F. . . 

.... 1717 

Nockmiller . . 

.... 971 

Noè M. 

.... 345 

Noorden (von) C. 

272, 274, 465 

Norè-Josserand 

.... 1451 

Novi . 

.... 778 

Noviello L. . . 

.... 862 

Novoa Santos R. 

.... 702 

Nuzum F . . 

.... 62 

O 


Oberling Oh. 

.... no 

0’ Brien . . . 

.... 1185 

OCCONOMAS S. 

.... 1738 

Odasso A. . . . 

.... 149 

Odru . 

.... 268 

Oesterlen . . 

.... 1486 

Oetiker . . . 

.340 

Okell C. C. 

.... 1013 

Olioli A. . . . 

. . 345, 1753 

Oliva G. . . 

. 1094, 1446 

Olivecrona II. 

.... Ili 

Olivetti R . 

.... 1445 

Oller A. . . 

.... 304 

Olmf.r D. . . . 

.... 1836 

Olmi G. . . 

.... 539 

Omodei-Zorini A 

308, 659, 661, 


1142, 1341 

Ontschinnikov 

.... 531 

Orlowski . . 

.... 1626 

Ortnbr N. . . 

. 978 

Ortolani M. 

.... 784 

OSELLADORE G 

.1873 

OSTEWFELD J. 

. 232 

Ottonello P. 

.1483 

OuDARD P. . . 

. 86b 

OUMANSKY 

.1292 

OURY P. ... 

. . 1226, 1255 

Outanet . . 

.1839 

Ovio G. ... 

. 385 

p 


Pacelli M. 

.1742 

Pacetto G. 

.1875 

Pachner . . 

. 148 

PACnNER E. 

. 661 

Pagani M 

. 2005 

Paggi B. . . 

.1875 

Paillas J. E. 

.1732 

Paio L. ... 

. 540 


Pag. 


Pal J. 63 

Palagi .1410 


Pallestbini E.1912 

Palma E. 500, 1066 

Palmieri G. G . 1665, 2005 

• 

Paltrinieri G. . . 525, 1665 
PALUMBO v. . 538, 742, 2001 


Pampano E.226 

Pana C. 537, 1484 

Panagia A. ... 1693, 1832 

Pancrazio F. 664 

Pandolfini R.1833 

Pane N .1299 

Panfique L. ... 65, 1116 

Pangaro 1.1865 

Pannella P.1833 

Rantoli F. «3 

Paolucci R. ... 929, 1834 

Papanti P. L.779 

Papin E. . . . 188, 736, 969 

Parenti P .1515 

Parthon C. J.1716 

Parino A.1521 

Paris .1632 

Parise N.1963 

Parisotti 0. 2 r> 

Park W. H.1838 

Parkes Weber F. ... 1378 

Parrel G # . 31 

Pascale G. 1217, 1874, 1913, 

1924 

Pascalis . 495 

Paschkis K.1378 

Pasqualino G.1874 

Patch F. S. 185 

Patel .1336 

Patrignani • D.1144 

Patronicola . 273 

Paul J. R.1557 

Paulian D . . 946, 947, 986 

Pauliquen . 275 

Pauly N. 817 

Pavel .1632 

Pavia M. 623 

Paviot J. 464 

Pavone M. . . 191, 192, iy4 

Payr . 311 

Pazzagli R. ... 822, 1593 

Pearson L. 118 

Pecco . 503 

Peckham C. H.1344 

Pecori G .... 504, 1353 

Pedroni G. C.1521 

Pegreffi G.16^4 

PÉHU M. . . 232, 934, 1054 

Peiser J. 587 

Pellé A. 817 

Pellegrini A. 149, 502, 1410, 

1831, 1833 

Pelliccia G. 823 

Pellini M . 948 

Pemberton L. 118 

Penati .1218 

Pende N. 146, 335, 423, 1343, 

1745, 1919, 1965 
Penfield W. 110 


Penso G. . . 781. 1142, 1303 

Peracchia G. C .1302 

Peralta Ramos A. . . 932 


Pag. 


Peratoner U. 

.1299 

Perbellini li. 

. 623 

Pergola M. 

..... 55 

Peritz G. 

. 1340 

Perlmann S. 

. 626 

Petridis P 

. 948 

Pescatori F. . 

. . . 265, 822 

Peserico E. 

. 500 

Petit-Dutaillis 

D. . . 1631 

Petragnani G. 

. . 501, 1663 

Petridis P. 

. 948 

Petrovic A. . 

. 470 

Pettf, H. . . . 

. . . 113, 744 

Petterino Patriarca A. 1753 

Peyrot J. . . 

. 1926 

Pezcoller A. 

. 1832 

Pezzi C. ... 

. 493 

Pfeifer B. 

. 110 

Philibert A. . 

. . 1380. 1444 

Piazza . . . . 

. . . 345, 864 

Piazza G. . . 

. 1596 

Piazza M. . . 

. 997 

Piazza R. . . 

. 1672 

Piazza V. C 

. 1829 

Picardi G. . . 

4 1 0, 917, 1361 

Picchi L. . . 

. 1102 

Piccinelli A. 

. 1962 

PlÉCHAUD F. . 

. 1145 

PlERGROSSI L. 

. 1449 

Pieri G. ... 

. 253, 388, 458 

502, 659, 823, 

1020, 1265, 1556 

Pieri P. F. . . 

1636, 1666 
. 1714 

Piermarini . . 

. 310 

Pieroni P. . . 

. 1830 

Pierre-Noél Deschamps . 1015 

PlERSOL G. M 

. 1093 

PlERY .... 

. 1633 

Pietra P. 

. 1753 

Pietrantoni L 

. . . 503, 1521 

Pighezzi G. 

. 1961 

PlGBINI G. 

. 1425 

PlGNATTI A. 

. 1521 

PlNARD M. . 

. 1212 

PlNAULT . . 

. 1522 

PlNCHERLE R. 

. . . 1908, 1964 

PlNELLI L. . 

. 1594 

PlNOLINI . . 

. 574 

Finto F. . . 

. 1447 

PlRERA A. . . 

. . . 498, 1999 

Pisani . . . 

. 1714 

Pisani L. . . 

.... 189, 191 

Pistoni . . 

. . . 346. 982 

Pisu I. . . 

. 155 

PlTTIANI G. 

.1521 

PlRANI A. 

.1673 

PlZZAGALLI L. 

.... 1830 

PlZZOGLIO E. 

. 1293 

Plaeco F. . . 

. . . 148, 503 

Plaut P. 

. 780 

Plazy . . . 

. 1672 

Pleikart Stumpf ... 536 

Plummer TT. 

. 1186 

Polacco E. . 

. . . . 503, 661 

POLLACK . . 

. . . 1147, 1189 

POMETTA . . 

. 1379 

PONS . . . 

. 27 

PONS M. . . 

. 741 

PONTANO T. 

. 1517 


PONZIAN A. 502. 1265 

Ponzio M. 345 

Poppi U.1019, 1221 

PORIN J.1781 

Porta V. 85 

Porter Sutton L. . . . 117 

POMAILLOUX M. . . 306, 1174 

POURSINES Y. ..... 769 

Poynton F. J.1799 

Pozzi A. 226, 984 

Pozzi G.1832 

Prato E.1830 

Preti L. 283 

Priesel R.1408 

Prince L.1014 

Proca .105, 1107 

Proio M.1873 

Proust . 706 

Provvedi F. 502 

Prufer J.1484 

Pruvost . 145 

Puccinelli V. 2006 

Puglisi Allegra . . . 1833 

PullÉ F.1789 

Puntoni V. 942, 981 

Pupini G. 847 

Purves-Stewart J. . . ■ 109 

PUTNAM T. J. Ili 

Putti V. 496, 1665 

Puusepp L.Ili 

Q 

Quadri S.1660 

Quarantotto .... 345, 864 

Quarella B.309 

Quattrocchi A. ... 330 

Quénu . 342 

Quivy D.1373 

R 

Rabaud A.1881 

Rabaud E.1518 

Rabbiosi U.543 

Rabbonì F.1834 

Rachet J. 817 

Rademaker G. J. ... IH 

Ragnotti E.1064 

Rahier Ch. 470 

Raimondi .1260 

Rallo A.1831 

Ramond L. 1225, 1701 

Ramsay Hunt J. 112 

Ramsbottom A.1754 

Ranganathan S. ... 1450 

Ranke .1291 

Rask-Nielsen .1373 

Rathery F. 20 

Ravà G. 2005 

Ravano. 583 

Ravaut P.1994 

Ravasini C.192, 193 

343, 1374 

Ravenna P. 537 

Ravicini . 234 

Ravina A.1142 

Ray M. B. 72 

Razemon P. 907, 986 

Read B.1560 

Rebf.cchi P.383 


























































































































































































— XLI — 




Pag. 1 



Pag. 


Pag. | 

Reboux P. . 

• 

• • 

1373 

Rossi B. . . . 

• • 

. . 1750 

Sankford J. S. . . 

a a 

1189 

Redaelli M. 

• 

• • 

1662 

Rossi C. ... 

• • 

677, 1876 

S.VNNA G. 

• • 

1381 

Redi R. 

• 

• • 

1831 

Rossi D. . . 

• 

. . 1409 

Santoro A. 

291, 

2004 

Reeb .... 

• 

. . 

1880 

Rossi F. ... 

• 

. . 1832 

Sanioro G. ... 

• • 

346 

Reed A. C. . . 

• 

469, 

1881 

Rossi 0. ... 

a a 

113, 307 

Sanvenero Rosselli 

G. 

1520 

Rehn .... 

• 

a • 

1057 

Rossi V. . . 

• 

. . 2003 

Sarbò A. V. ... 

a a 

114 

Reinhardtova 

• 

• • 

1837 

Ròssle R. . . 

• 

. . 1717 

Sarcono A. ... 

a a 

2004 

Reitano U. . . 

• 

1389, 

1623 

Rossoni R. 

• a 

. . 786 

Sardi . 

a a 

387 

Renaud M. 

• 

• • 

1927 

Rostan A. . . 

0 « 

. . 539 

Sartori C. ... 

• • 

1519 

Renzetti . . . 

• 

1221, 

1410 

Rotolo (?. . . 

• 

. . 1832 

Satullo R. ... 

• • 

944 

Reschke K. 

• 

• • 

536 

Roubin C'h. 

• 

. . 1053 

Sauerbruch . . . 

167, 

1911 

Resinelli G. 

• 

• • 

298 

Rougemont 

. . 

. . 1226 

Savelli S. B. . . 

• • 

30 

Reuner M. J. 

• 

• • 

195 

Roulet F. 

• 

. . 1859 

Savy P. 

• • 

619 

Reuner N. S. 

• 

• • 

186 

Rousset J. 

• 

421, 627 

Saxl . 

• • 

25 

Reuter K. 

• 

• • 

1910 

Roussy G. 

# 0 

. . 110 

Sbrozzi . 

• • 

1833 

Reye E. ... 

• 

a • 

1176 

Rouzaud J. 

• • 

. . 1581 

SCALABRINO .... 

• a 

1714 

Rhéaume P. 

• 

• • 

1866 

Rovlr H. . . 

• • 

. . 1656 

SCALORI G. ... 

• a 

1741 

Ribadeau-Dumas 

Ch. 

428 

I^J.VNTREE . . 

• • 

. . 1176 

SCANDURRA S. 

192, 

1432 

Richards T. K. 

• 

• • 

907 

Roy . 

a a 

. . 1224 

SCARDAPANE . . . 

• • 

310 

Riciie V. 

• • 

• • 

934 

Roya-Villa.nova 

R. 

. . 119 

SCARLINI . 

• • 

864 

Richet C. . . . 

• • 

304, 

1380 

Ruma V. 

a • 

. . 1142 

Scaturro A. ... 

• • 

331 

Riefx J. . . 

• • 

• • 

422 

Rubaltelli E. 

• 

. . 697 

Scavo E. 

725, 

1904 

Figgali R. 

• • 

• • 

733 

Rubbiani L. 

s . 

. . 541 

SCHAEFFER II. . . 

• • 

1340 

Righi G. . . 

. • 

• • 

1103 

Rubini F. 

• • 

. . 1448 

Scheffer H. . . 

• • 

113 

Rigobello G. . 

• 

307, 

1519 

Rudeau C. 

• • 

. . 1145 

SCHENK V. ... 

• • 

1928 

Rimini .... 

• • 

• • 

539 

Rudolsky F. . 

a a 

. . 1635 

SCHEPIS . 

555. 

1556 

Rinaldi R. 

• - 

- a 

190 

Ruge C. . . 

. . 

. . 25 

SCHIAPPARELLI P. 

• • 

1674 

Rindone A. 

• • 

• • 

1874 

Rcggeri E. 

• • 

. . 1873 

SCHIASSI B. . . 465, 

495, 

1922 

Rizzarti E. 

• • 

108 

423 

Rubrah J. 

• • 

. . 118 

SCHIASSI F. 

• a 

1746 

Rivelloni G. 

• • 

• • 

155 

Ruscica G. . 

a a 

191, 1874 

SCHILLING V. . . 

• • 

1756 

Rizzo C. ... 

• • 

1594, 

1995 

Rusconi M. 

, • 

. . 424 

SCHLECHT H. ... 

• » 

1168 

Roasenda . . 

• • 

a « 

422 

Russell A. E. 

• 

. . 414 

SCHLIFPHAKE . . . 

• • 

157 

Robb G. P. 

• • 

• • 

196 

Russzll M. 

a • 

. . 854 

SCHMEREL F. . . 


1377 

Robert F. . . 

• • 

a a 

25 

Russo Frattasi 

• 

. . 1019 

SCHMIDT . 

• • 

1098 

Roberto S. 

• • 

• • 

1461 

Rusznjar H. 

• « 

. . 1954 

SCHMIEDEN-VOSS 

. 

1657 

Robinson . . 

• • 

• • 

1442 

Rutini F. . . 

• • 

. . 1838 

Schmitt Willy 


779 

Rocaz Ch. . . 

• * 

• # 

582 

Ruttgers P. 

• • 

. . 1926 

Schmorl G. ... 

• a 

1100 

Roccia B. . . 

• • 

• • 

1064 

Rutz A. . . . 

• • 

. . 25 

SCHNEIDER . . . . 

972, 

1406 

Roch M. ... 

• • 

a • 

298 

Rygh A. . . 

a a 

. . 429 

Schoeller W. . . 

• • 

1187 

Rodin .... 

• • 

a a 

2009 

Rygh 0. ... 

a a 

. . 429 

Schoemaker . . . 

626, 

1338 

Rodotà R. 

• • 

t • 

346 




SCHOLTZ A. . . 


67 

Roemheld L. 

• • 

• « 

1969 

S 



SCHREIBER G. . . 


307 

Rogalski . . 

• • 

• V 

313 




SCHRODER R. ... 


392 

Roger II. . . 

• • 

. 769, 779 

Saba V. ... 

• • 

. . . 1555 

SCH TEINGART M. 

• • 

932 

810, 1207, 

1261, 

1340 

Sabatini G. . 

540 

585, 1746 

SCHUCK F. ... 

• • 

1927 

Rogers W. 

• • 

a a a 

265 

Sabatucci M. 

• • 

. 226. 942 

SCHULTEN II. . . 

• • 

1800 

Rogues de Fursac 


196 

Sabbadini D. 

a a a 

905, 2204 

SCHULLER A. . . 


110 

Rolandi-Iìicci 

• • 


1343 

Sabouraud R. 1012, 

1017, 1227 

SCHULTEN .... 

• • 

1010 

Rolando L. 

• • 


1266 

Sacchi M. . . 

. 190, 503, 704 

SCHWARTZ A. . . 

• • 

1660 

Rolland D. 

• • 


389 

Sacco P. . . 

• • 

. . . 1051 

SCHWARZ E. ... 


1378 

Rolles on II. 

• • 


220 

Sachs A. . . 

a a 

. . . 1477 

SCIUTI M . 

• • 

1061 

Rollet E. . . 

a a 


1145 

Sacht E. . . 

a a 

. . . 110 

Scolari E. ... 

• • 

1520 

Rollet J. . . 

a • 

. 65. 

1146 

Saegesser M. 

a ■ 

. . . 1226 

Scollo G. 

• • 

1223 

Romagna Manoia A. . . 

498 

Sagona . . . . 

• a 

... 419 

Scott P. G. ... 


1927 

Romagnoli M. 

346 

623. 

1411 

Salaris E. . . 

• • 

. . . 1555 

Scotti G . 

. 537, 886 

Romanin V. . . 

• - 

a a • 

343 

Salghini L. 

• • 

... 663 

Scott Brown W. G. . . 

868 

1373, 

1502, 

1828 

Salice L. . . 

• • 

. . . 1831 

Scott Pinchini J. 

20, 417 

Romano A. 

• • 

• • • 

*03 

Salinger R. 

• • 

. . . 1557 

Secchi R. 


1301 

Romer C. . . 

• • 

• • • 

1452 

Salmon A. . 

• • 

. 814, 822 

Secco E . 

. . . 

743 

Roncato A. 

• • 

a a a 

538 

Salomon H. . 

• • 

. 272, 1781 

Segale . 

. . . 

1023 

Rondoni . . . 

227, 

1029, 

1714 

Salotti . . . 

• • 

2003, 2006 

Segre R. 

1218, 

1372 

Ronzini M. 

• • 

1019, 

1410 

Salus R. . . 

a a 

... 338 

Segnini A. ... 

2003, 

2006 

1691, 

1833, 

1874 

Salvini P. . . 

194, 

1020, 1521 

Sehrt . 

• • • 

1294 

Rordotf R. 

• 

• • • 

1739 

Salvioli G. 

• • 

1660. 1969 

Seidel . 

• • • 

1253 

Rosenberg G. 

a a 

• • • 

785 

Samek E. . . 

a a 

. . . 540 

Seifert E. 

. 67, 

1586 

Rosenfeld H. . 

a' • 

. 506 

1415 

Sampson . . . 

• • 

... 470 

Seili A. 

• • • 

698 

Roskam J. 

• • 

a a a 

1514 

Sandrini G. 

• • 

... 900 

Sella . 

• • • 

742 

Rossetti C. 


a a a 

1302 

Sancri G. . . 

. , 

. . . 1221 

Sellheim IL . . 

a a a 

542 

Rossi .... 

. 345. 743, 864 

Sangiovanni 

• • 

... 310 

Selvaggi doti. G. 

• • 

1875 


Pag. 

Selvaggi avv. G. . . 34, 77 
158, 197. 314, 354. 430, 548 


667, 869, 949, 1109, 1230, 1418 
1487, 1561. 1676, 1971 

Sénèque . 269 

Serafini G. ... 1024, 1364 

Serena .1448 

Sergent E. . . 224, 399, 1369 

Sergi G.1875 

Serio F.1746 

Serra V. 26. 981 

Sestini F.191, 389 

Severi R.1558 

Sévin . 898 

Seymour-Price P. ... 107 

Sézary A. 390, 1016 

Sfiffner .1176 

Sgambati.1833 

Sgolitzer M. . 420 

Sheldon L.1403 

Shirley Smith K. . . 493 

Siebeck R.1477 

Sielek . 182 

SlEBERT P.1380 

Sievert R. M.1783 

SlGWALD J.1629 

SlLBERT S.1381 

SlLVAGNI M. 2003 

Silvestri S.386 

Silvestri T. 70 

Silvestrinj R. 9C5 

Simon C.1269 

Simon J. 78e> 

Simond C. P. 114 

Si mondi M.1102 

Simonelli G.1839 

Singer H. 626 

Singer K.1798 

Sion F. ..1401 

Sisto C. 150 

Sisto P.1828 

Sitka .1799 

Skillern P. G.745 

Slotopolski B.119 

Sluys . 785 

Smith C.1765 

Smith T. .. 107 

Soglia C'. 1091, 1376 

Sohier .1092 

Solaro G. 755 

SOLIERI S. .. 407, 703 

1831, 1921 

Solito M.662 

Sorge G. 26, 1789 

Sorrentino M.193 

Soule S. D. . . . 1067, 1523 
Soulié P. . 32. 489. 699, 1187 

Soupault R.1451 

Spagnoli B. 149, 1302 

Spagnoli R. 824 

Spangaro .. 345 

Spiegel E. A. 112 

Spielman F.1344 

Spinedi C. 660, 661 

Spinelli A.1834 

Spinelli (F. 2005 

Spitzi H.1866 

Spolverini L.1849 

Spriggs E. J. 267 

Stabile N.1023 









































































































































































































— XLII — 


Pag. 

SrANGANELLI P.1960 

Stapphet . 468 

STArTBE H. 221 

Steen .1171 

Stefani F. 342, 822 

Stefanini P. . . . 1754, 1832 

SlEINDL H. 930 

Sthindler . 427 

Steinfield e.1093 

Stenvbrs H. W. ... 110 

Steopol . 620 

Steppuhn 0.1706 

Stevenson G. H. . . 745, 1627 

Stewart W. 974 

Sticotti S. 344 

Stipa F. 1322, 1689 

Stoichitza . 705 

Stòefel .1413 

Stoppani .1018 

Storti E.1519 

Stradiotti G.492 

Strampelli D.1101 

Stransky E.732 

Stroebe F.1267 

Strominger .1337 

Stropeni .1064 

Strumza M.1485 

SUABBZ PEREGRIN E. . . 1060 

SUM MARIA L.1019 

SUNDELL C. E. 107 

Susanna V. ... 1299, 1482 

Susman W.1177 

Sussi L. 1267, 1587 

Sutcliffk W. D. ... 1672 

Suter F. 820 

Suvansa S. 772 

Svartz N. . . .1181 

Swale Vincent .... 1185 

Swalm W. A.1008 

SwiNGLE .1176 

SYKioris G. 663 

Sylla A. 25 

Symmers D.1406 

Szenkier D.746 



Taddei D. 
Tagliaferro P 
Talarico A. 
Tanfani G. 
Tanferna V. 
Tansini F. 
Tant E. 

Tao S. M. . 
Taquint A. 
Tarabini Castel 
Taralli . . 
Tardieu A. 
Tardieu S. 

• 

Tarsitano A. 
Tartagli D. 
Tattoni . . 
Teichmann T. 
Tf.leky . . . 
Tf.neff S. 
Tenery W. C. 


538, 


LANI 


181, 390 
539, 1374 
661 
342 
823 
1972 
1257 
1345 
1055 
1265 
310 
706 
1380 
1061, 1961 
73 
310 
664 
1379 
1018 
1186 


Ter za ni A. . . 425, 1103, 1592 
Thanniiauser S. J. . 349, 350 


Pag. 


Thévenard A. 112 

Thévenard M.1066 

Thibault.1147 

Thiebaut F. 618 

Thimm A. 348 

Thomas W. A. 507 

Thompson A. P.1699 

Thoracus R.1783 

Thorek M.939 

Tiberio L .1397 

Ticozzi E.1831 

Tillman J.1227 

Tinozzi F. P. 775 

Tirelli S. ..1049 

Tisu 1.1715 

Titone M.1874 

Tixier L.1451 

Tizianello G.1200 

Tocco F.1520 

Todoxow T. 822 

Toinon Ch. 705 

Tomassini . 309 

Tommasi L. . . 863, 1219, 1305 

Tonelli L. 206 

Tonnet J. 699 

Tookey Iverridge P. M. 507 

Torchiana F. 623 

Torelli G. . . . 309, 659, 787 

Toro N.1830 

Torres C. M.1997 

Torrigiani A. . . . 194, 2001 

Torrioli M. 981 

Tortora . 309 

Toscand C. . . 45, 323, 1981 

Tòtoro R. 780 

Traina S. 495 

Tramontano V.299 

Tramontini . 426 

Tranchina M. 149 

Traser F. R.1185 

Trask J. D.1557 

Travaglini V. 192, 1410, 1874 

Trepiccioni E. . . . 837, 1376 

Trerotoli .1410 

Trevisanello . . . 583, 982 

Trincherà C .1830 

Tripi G.1207 

Tripodi M. 797 

Tritto G. 1408. 1449 

Tropeano G. 621 

Tscherkes H. 707 

Tullio P. 2005 

Turco A. 309 

Tzanck A. . .1060, 1133, 1304 

U 

UCCHEDDU R. 348 

Uffreduzzi 0.1834 

Ulrich P.1485 

Umber F. 1182, 1632 

Ungley C. C . 986 

Urbacii E. 351. 1404 

Urouhart ..1738 

Urso S.1410 



Pag. 


Valdoni P. 
Valensin M. 
Valin J. 
Valle . . . 


386, 1873 
. . 501 
. . 934 
. . 574 


Vallebona A 583, 1558, 1961 


Vallone 
Valverde B. 
Vanelli A. 


. . 746 

. . 1590 
151. 1520 


Vanif.r .1210 

Van Ness Deaborn G. . 1454 

VAN WES DI GrONINGZN 

C. P. 427 

Vaunier L.1518 

Varela M. E. 295 

Vas J. 30 

VÀSÀRHELYI V. 154 

Vassileff B. H. ... 1865 

Vassiliadis .1171 

Vaudesnet E.1066 

Veil P. 116 

Velicogna A. 287 

Velo A. 787 

Velu H.1136 

Ventura .1582 

Veraguth 0.114 

VÉRAN P. 499, 1091 

Verardi M . 193 

Vercelli G.71, 387 

144, 1520 

Vercesi C. 585, 1342 

Verger. 2003 

Verney 1. 685, 1997 

Vernoni G.1806 

Verro tti G.1219 

Verzella M . 2002 

Via E. 65 

Viale G.311, 656 

ViANA . 864, 1062 

Vigliani E.1445 


Vignali . . 
Vigne P. 
Vigneron H. 
Mignolo 
Villa L. . . 
Vincent C'l. 
Vincent G. 
Vincent H. 
Vincenzetto 


. 584 

. 236 

. . 946, 1060 
. . 583, 1C23 
137. 500. 1629 

. 109 

.1453 

. . 628, 1148 
.... 2001 


Viola D. . ... r 500, 1446 


Viola G. 
Violle H. 


1790 

1408 


Virgillo F. . . 192, 193, 1832 


Visanì C. 822 

Vischia Q. 2001 

Vitale A. ....... 1832 

Vitali F.1876 

Viterbi . 346 

V isoli D. 274 

Viziano A. 287 

Voelcker . 738 

Volante F. 422 

VOLHARD F. 820 

Volterra M. ... 538, 906 

1103, 1593, 1747 
Vonkennel J .1405 


Vaccari . 583. 1144 

Vacchelli S.388 

Valagussa F.1443 


W 

Wade H. . . 
Wagner A. 


737 

1373 



Pag. 

Wagner R. 

. . 1403 

Waitz R. 

. . 1740 

Walker K. 

. . 1178 

Wallich R. 

662, 744 

Walters W. . . . 

. . 738 

Wanger J. 0. 

. . 1149 

Warmuth M. P. 

. . 1003 

Wasserthal M. D. 

I. . 1186 

Wassiljeff A. Z. 

. . 1338 

Watson C. 

. . 73 

Watson-Williams E. 

67 

Wegscheider . . . . 

. . 696 

Weil E . 

. . 908 

Weill G. 

. . 2002 

Weill-Halle M. B. 

. . 29 

Weissmann-Netteu 

. . 1292 

Welti . 

. . 1173 

Wendt H . 

. . 853 

Wessely K. ... 

69, 385 

Westerhorn . . . . 

. . 1484 

Westphal K. . . . 

. . 1510 

White N. 

. . 1716 

Whitehouse B. 

. . 1880 

Wichmann B. . . . 

. . 10 ;8 

Wiedmann . 

. . 1147 

WlLBUR . 

. . 1176 

WlLDBOLZ H. 

. . 1258 

WlLKIE D . 

. . 1631 

WlLKINSON E. . . . 

. . 428 

WlLLCOX W. . . . 

. . 72 

WlMMER A. 

112, 896 

WlNTERNITZ . . . . 

. . 538 

WlTTS L. J. 

. . 933 

WOHLERS II. 

. . 298 

WOLLMER H. . . . 

. . 1558 

Wood F. C. 

. . 7J 



Yago K. 787 

Ymaz E. T.1993 

Young E. C. 107 

Young R. A.1259 

Yu-Lin-Cheng ..... 1700 


Z 


Zaaijer . . . 

. 497 

Zach C. ... 

. 344 

Zaffagnini A. 

.1832 

Zagami V. . . 

. . . 386, 740 

Zagarex F. 

.1832 

Zar . 

.1268 

Zambianchi A. 

.... 1376 

Zambrano E. 

.1637 

Zampfir . . . 

..... 76 

Zanardi . . . 

. 503 

Zancanaro E. 

.1020 

Zanetti G. . . 

741, 981, 1300 

Zaniboni A. 

. 343 

Zanni .... 

. 864 

Zappacosta . . 

.1747 

Zappia M. . . 

. 983 

Zavattari E. . 

. 423 

Zernik H. . . 

.1185 

ZlNGALE M. 

.1435 

ZOLDAN L. . . 

. 307 

ZORZI. 

. 864 













































































































































— XU1I — 


Affinchè i lettori possano apprezzare l’importanza dei contributi originali che vengono 
accolti nella Sezione Medica (periodicitàmensile) del “POLICLINICO”, riportiamo 
l’Indice alfabetico dei contributi stessi pubblicati nel Volume XXXIX (1932): 


MEMORIE ORIGINALI. 

Acqua (Sulle modificazioni della massa piasmatica ne' 
la prova dell’ —). — Dott.i P. Levi e E. Castellani. 
Pag. 61. 

Aminoacidi (Sull’azione emopoietica di alcuni —). — 
Dott. N. Ciampi. Pag. 365. 

Anemia grave ipocromica criptogenetica. — Prof. G. 
Antonelli. Pag. 283. 

Arsenobenzoli (Azione degli —) sull'attività epatica. — 
Dott. M. Pazai Demurtae. Pag. 387. 

Arterie centrali (La curva emodinamica nelle—) e nel¬ 
le arterie distali. — Dott. E. Peeerico e P. Frugoni. 
Pag. 172. 

Arterie coronarie (Sull’occlusione lenta delle—). — 
Dott. G. Cataldi. Pag. 152. 

Arteriosolerosi (Atonia delle arterie e—), — Prof. J. 
Plesch. Pag. 161. 

Arteriosclerosi del piccolo circolo (Sindrome di Ayerza 
ed —). — Dott. S. Signorelli. Pag. 399. 

Bacillemia tubercolare (La—) secondo il metodo cul¬ 
turale di Lòwenstein. — Dott. A. Gualdi. Pag. 493. 
Calcolosi della cistifellea (Sopra una forma non cr¬ 
imine di ipofunzione pancreatica nel corso di una —). 

— Dott. G. Gherardini. Pag. 347. 

Cardiaco (Ricerche sul chimismo del muscolo —) negli 
stati tiroidei sperimentali e nella stimolazione da 
adrenalina. — Dott. A. Fieschi. Pag. 418. 

Cisti da echinococco endocranica e localizzazioni pa¬ 
rietali. — Dott. A. Valentini. Pag. 101. 

Collas6o circolatorio (Sull’opportunità dell’impiego del¬ 
le sostanze ad azione adrenalincsimile in particolari 
condizioni di—). — Dott. V. Serra. Pag. 504. 

Corpo calloso (Un caso di mancanza del—). — Prof. A. 
Giannelli. Pag. 328. 

Cuore (Contributo sperimentale alla conoscenza dei 
rapporti fra fenomeni periodica e alternanti del —). 

— Prof. V. Chini. Pag. 317. 

Dermatite eczematiforrae da Cynara scolimus (carcio¬ 
fo). Contributo allo studio dell'allergia cutanea. — 
Dott. G. Santori. Pag. 592. 

Dermatomioeite (Osservazioni cliniche ed anatomo-pa- 
tclogiche). — Prof. V. Scimone e Dott. E. Antoniaz- 
zi. Pag. 186. 

Diabete mellito con sintomi pluriglandolari in sogget¬ 
to tubercoloso. — Dott. S. Manca. Pag. 73. 

Diuretici (Filtrato glomerulare e—). — Dott. M. Ga¬ 
vazzerà. Pag. 236. 

Echinococcoei (Intradermoreazioni specifiche e aspeci¬ 
fiche nell’—). — Dott. D. Longo. Pag. 202. 

Equilibrio istamino-adrenalinico nell’uomo (Contributo 
alla conoscenza dell’—). Dott. V. Serra. Pag. 83. 
Fremer ex eresi (Sulla—). — Dott. P. Marabottini Ma- 
rabotti e Dott. F. Winspeare. Pag. 664. 

Ginecomastia in corso di tubercolosi cronica dell’appa¬ 
rato respiratorio (Contributo anatomo-clinico allo stu¬ 
dio della —). — Dott. D. Bettini. Pag. 534. 

Itterizie (La cura, delle—) mediante il glucosio. — 
Dott. L. Wintemitz. Pag. 524. 

Linfogranuloma maligno (Considerazioni sul —). Prof. 

G. Jona e Dott. Dalla Torre. Pag. 25. 

Liquor (Le modificazioni dell’equilibrio acido-basico del 
—) in alcune condizioni patologiche. — Dottori C. 
Manzini e P. Caramazza. Pag. 1. 

Morva umana (Sopra un caso di —) a decorso acuto. 

— Prof. E. Mondolfo e Dott. A. Moretti. Pag. 357. 


Nevralgie del plesso brachiale (11 trattamento fisiote¬ 
rapico nelle —). — Dott. P. Farneti. Pag. 621. 

Ormoni e funzione renale. — Dottori L. Villa e M. Ga¬ 
vazzerà. Pag. 128. 

Pancreas (Cancro gelatinoso primitivo del —) con me¬ 
tastasi ai gangli di Gasser ed al nervo glos6o-farin- 
geo destro. — Dott. G. Jurcev. Pag. 609. 

Pancreas (Sopra una forma non comune di ipofunzio¬ 
ne del —) nel corso di una calcolosi della cistifellea. 

— Dott. G. Gherardini. Pag. 347. 

Peraplegia spastica insorta 36 anni dopo gli effetti 
immediati di una ferita da coltello della spina dor¬ 
sale con permanenza del frammento infisso. — Prof. 
G. Antonelli. Pag. 467. 

Polmone (Ancora 6ui rapporti fra tessuto reticolato e 
fibrosi del —) in collasso pneumotoracico. — Dott. E. 
Antoniazzi. Pag. 113. 

Pressione cefalo-rachidea (Influenza dei fattori emodi- 
namici sulla —). Dott. M. Tripodi. Pag. 245. 

Renale (Sulla eliminazione— di miscele di sostanze 
colorate e sua utilizzazione per lo studio della fun¬ 
zione). — Dott. P. Steffanutti. Pag. 265. 

Ricambio emoglobinico (Contributo allo studio compa¬ 
rativo dell'eliminazione intestinale del ferro e della 
bilina). — Dott. P. Molinari Toeatti. Pag. 209. 

Sangue (Ricerche sperimentali sulle modificazioni ema¬ 
tiche indotte nel—) dai Raggi X negli animali nor¬ 
mali splenectomizzati. — Dott. V. Serra. Pag. 640. 

Sieroterapia anti6treptoooccica (Sulla —) con un nuo¬ 
vo siero antimicrobico e antitossico. — Prof. H. Vin¬ 
cent. Pag. 441. 

Sif liete (la cutireazione della—): valore diagnostico, 
prognostico e terapeutico del Luotest di Brandt e 
MuUer. — Dott. L. Ciarrccchi. Pag. 553. 

Sindrome di Adams-Stokes da lipomatoei del nodo di 
Tavvara. — Dott. G. Papp. Pag. 263. 

Sindrome di Ayerza ed arteriosclerosi del piccolo cir¬ 
colo. — Dott. S. Signorelli. Pag. 399. 

Sonno (I disturbi del —) nelle lesioni del mesencefalo. 

— Dott. E. Jacarelli. Pag. 452. 

Thorotrast (Ricerche sperimentali di istopatologia sul¬ 
l’uso del —). — Dott. E. Liverani .Pag. 373. 

Tifo addominale (I leucociti neutrofili con granulazio¬ 
ni tossiche nel —). — Dottori M. Gavezzani e L. Bel- 
trametti. Pag. 275. 

Tonsille (Contributo clinico alla conoscenza e terapia 
di alcune frequenti affezioni secondarie a focolai 
delle —). — Prof. S. Corinaldesi. Pag. 478. 

Tubercolosi cronica dell’apparato respiratorio (Contri¬ 
buto anatomo-clinico allo studio della ginecomastia 
in corso di —). — Dott. D. Bettini. Pag. 534 . 

Tumori extramidollari (Contributo clinico e anatomo- 
natologico allo studio dei —). — Prof. F. Sabatucci. 
Pag. 13. 

Tumori spinali extramidollari (Contributo allo studio 
dei —). — Dott. E. Jacarelli. Pag. 139. 

RIVISTE SINTETICHE E CRITICHE. 

Encefaliti (Le —) ed encefalo-mieliti. — Prof. F. Gian- 
nuli. Pag. 425. 

Reumatismi (L’eziologia e la patogenesi dei —). — Dott. 
D. Ferrante. Pag. 47. 


Abbonamento annuo alla SEZIONE MEDICA: Italia L. 50 - Estero L. 60 
Assumendone l’abbonamento insieme alla Sezione Pratica, l’importo complessivo è di L. 100 per l’Italia e di L. 150 per I Estero. 



— XLIV — 


Affinchè i lettori possano apprezzare l’importanza dei contributi originali che Tengono 
accolti nella Sezione Chirurgica (periodicità mensile) del “ POLICLINICO ”, ripor¬ 
tiamo l’Indice alfabetico dei contributi stessi pubblicati nel Volume XXXIX (11)32): 


MEMORIE ORIGINALI. 

Anastomosi uretero-venosa e le sue complicanze. — 
Dott. V. Lozzi. Pag. 229. 

Aneurisma artero-venoso sperimentale nei vasi renali. 
— Dott. V. Lozzi. Pag. 357. 

Angioma cavernoso delle guaine tendinee. Dott. jn. 
Della Mano. Pag. 593. 

Annessi uterini normali (La torsione degli ; . irroi. 

A. Caucci. Pag. 213. _ . _ . , , 

Appendiciti (Contributo allo studio batteriologico del¬ 
le -). Prof. N. Sette e Dott. I. Barcarola Pag. 167. 
Bacterium coli (L’assorbimento del—) da parte del pe- 
ritoneo. (Ricerche sperimentali). — Dott. G. Guoci. 
Ra°* 44 , ól. 

Bronoopolmoniti (Ricerche sperimentali sull’etiolcgia 
delle —) da irritazioni del peritoneo per cause mec¬ 
caniche e chimiche. — Prof. V. Ghiron e Dott. S. 
Scandurra. Pag. 422. 

Carcinoma bilaterale della mammella associato da un 
lato a tubercolosi. — Dott. C. Pana. Pag. 155. 
Carcinoma dell’intestino tenue. (Contributo alla cono¬ 
scenza e alla cura chirurgica del—). Prof. L. Sussi. 

Pag. 405. . . . ... 

Coledoco-duodeno-stomi a sopra-duodenale ìsoperistaiti- 

ca (Sulla—). — Prof. P. Valdoni. Pag. 507. 

Ematurie (Sulle— credette essenziali e sul loro trat¬ 
tamento. — Prof. G. Nisio. Pag. 613. . 

Bmbolectomia (Studi sperimentali sulle alterazioni del¬ 
la parete arteriosa dopo—). — Dott. R. Rimini 
Pag. 489. 

Emostasi (Ricerche sperimentali sull’—) con mezzi bio¬ 
logici, con particolare riguardo alla chirurgia cra¬ 
nio-cerebrale. — Dott. G. Pacetto. Pag. 112. ^ 

Endoteli orna peritoneale (Le torme fruste dell’—) nel 
campo ginecologico. — Prof. L. Firrao. Pag. 141. 
Epatosplenogi afia (Sulla —). — Dott. A. Capua. Pag. 581. 
Ernia diaframmatica destra congenita totale dello sto¬ 
maco (Un caso di—) con ulcera callosa del piloro. 
Studio clinico ed operativo. — Prof. L. Sussi. Pag. 497. 
Essenza di bergamotto (L’—). Nuovo antisettico nella 
pratica chirurgica. — Dott. A. Spinelli. Pag. 627. 
Ferite renali (Tamponamento con catgut delle—). Stu¬ 
dio sperimentale. — Dott. N. Cirillo. Pag. 65. 

Fistola biliare (Considerazioni cliniche e radiologiche 
sulla funzionalità dello sfintere dell'Oddi e sui me¬ 
todi di colecistografia del Graham e deH’Antonucci 
in individuo portatore di —). — Dott. G. Barbèra e 
Dott. A. Capua. Pag. 285. 

Fratture cervicali dell’omero (Trattamento cruento del¬ 
le—). — Dott. I. Barcaroli. Pag. 1. 

Gangrena gassosa da iniezioni ipodermiche (Sulla—). 

— Dott. U. Polerà. Pag. 57. 

Globuli bianchi (Valore clinico delle variazioni morfo¬ 
logiche e numeriche dei —) nelle malattie chirurgi¬ 
che. — Dott. S. Biancardi. Pag. 297. 

Idronefrosi sperimentale (Breve nota filili*—). Prof. 

L. Sussi. Pag. 201. . 

Infortunistica (Una inversione renale in—). — Dott. 
S. Ragcne. Pag. 434. 

Leucociti (Le variazioni numeriche dei—) ed il com- 
portamento dePa velocità di sedimentazione nelle co- 
lecPtiti, appendiciti ed annessiti. — Dott. M. Monta¬ 
nari Reggiani. Pag. 104. 

NeuTinoma della lingua (Su di un caso di ). Dott. 
F. Giantini. Pag. 413. 


Ossificazione cospicua in cicatrice da laparotomia. — 
Dott. G. S. Donati. Pag. 469. 

Pielografici (Sugli accidenti—). Nefrectomia d’urgen¬ 
za per pielografia retrograda in idronefrosi calcolo¬ 
sa. — Dott. S. Ragone. Pag. 130. 

Piosalpinge d&stra perforata simulante una appendicite 
acuta. -- Dott. G. Selvaggi. Pag. 775. 

Prostata (Sulla cosiddetta ipertrofia semplice della —). 
(Studio anatomo-patologico). — Dott. R. Memmi. Pa¬ 
gina 561. 

Rei lusso vescico-ureterale (Contributo alla patogenesi 
del—). Ricerche sperimentali. Casi clinici. — Dott. 
S. Scandurra. Pag. 313. 

Renale (Risultati lontani della decapsulazione ed ener- 
vazione —)• — Dott. V. Lozzi. Pag. 84. 

Rene (Un caso di sclerosi lipomatosa del—). Studio 
patogenetico. — Dott. S. Scandurra- Pag. 765. 

Riflessi reno-gastro-enterici (Studio sperimentale dei ). 

Dottori S. Scandurra e V. Ghiron. Pag. 703. 
Simpaticectomia chimica coll’» isophenol » (Ricerche 
sperimentali sulla —) e suoi effetti sulla ghiandola 
genitale maschile. — Dott. G. Lucchese. Pag. 373. 
Sindromi associale dell’addome destro (Ricerche batte¬ 
riologiche nelle—). Dott. S. (limino. Pag. 721. 
Sindromi dolorose degli arti (La nostra esperienza sul¬ 
la terapia dei disturbi trofico-vascolari e di alcune—) 
con la resezione delle catene laterali del simpatico 
tora-eo-cervicale e lombare. — Prof. A. Chiassenni 

e Dott. O. Pepi. Pag. 657. . . . _ 4 ,, 

Tetrapode fenolftaleina (Modificazioni del tasso gPce- 
mico dopo iniezione endovenosa di — e loro sigimi- 
ca r o) — Dott G. Zappala. Pag. 463. 

Tubercolari (Affezioni - chirurgiche) (Tasso calcemico 
e demineralizzazione nelle —). — Dott. K. Galli, -ra 

ghia 755. . 

Tubercolosi polmonare (Contributo alla cura chirurgi¬ 
ca della—). (La legatura sperimentale del peduncolo 
vasale polmonare). — Dott. G. Gucci. Pag. 697. 
Tumori flogistici endo-addominali da corpo estraneo. 

— Dutt V. Lozzi. Pag. 253. 

Tumori maligni (La reazione di «rossa nella diagno¬ 
stica dei —). Contributo clinico. — Dott. L. Minucci 

Del Rosso. Pag. 481. _ , , 

Tumori misti della parotide. — Dott. T. Calzolari. Pa- 

ULiera fallosa del piloro; vedi Ernia diaframmatica 

dello stomaco. _ . 

Ulcere gastro-duodenali perforate e loro trattamento. 

— Dott. G. Scollo. Pag. 346. 

Ulcera peptica digiunale post-operatoria (Alcune co 
siderazioni sull’—). — Prof. P. Valdoni Pag. 444 . 
Ulcera post-operatoria (Sul rapporto tra-) e presen¬ 
za dei fili di seta sulla stonila. — Prcf. P. \aldom. 

Pag. 571. . v . . 

Uomini (Gli —) di vetro. (Osteopsatyrosi) Contributo 
clinico radiologico. - Dott. P. Abruzzim. Pag. 521. 
Varici (Sforzo e-). — Prof. S. Diez. Pag 20. 

Vescica (I diverticoli della —)• Dott. A. Spinelli. Pa 

Volvolo gastrico intermittente (Su di un caso di — • 
Dott. M. Fanucci. Pag- 35. 


RIVISTE SINTETICHE. 

Ibi ber colosi polmonare (Trattamento 
la -). — Dott. G R.izzo. Pag. 269. 


chirurgico del- 


Abbonamento annuo alla SEZIONE CHIRURGICA : Italia L. 50 * Estero L. 60 

Assumendone l'abbonamento insieme alla Sezione Pratica, l’importo complessivo è di L. 100 per l'Ital ia e di L. 150 per l’Estero^ 

A. Pozzi, resp. 


G. Frugoni, Red. capo 


Roma, Stali. Tipo-Lit. Armarli di M. Courrier. 


ANNO XXXIX 


Roma, 4 Gennaio 1932 - X 


Num. 1 


“IL POLICLINICO,, 


fondato nel 1893 dai professori: 


GUIDO BACCELLI 


FRANCESCO DURANTE 


D 



Redattore Capo.- Prof. CESARE FRUGONI 


Clinico Medico di Roma 


Per Tanno 195312. 

Ai Medici Italiani , 

“ IL POLICLINICO „ ha troppa robustezza costituzionale, troppa armonia fra le sue tre sezioni, 
- delle quali la medica e la chirurgica sono veri archivi della produzione scientifica italiana e la pra¬ 
tica è la fedele espressione settimanale del pensiero e della realizzazione nel campo della medicina 
pratica - ha troppe profonde radici, e troppo provato consenso, per mutar forma ed indirizzo. 

Le sue tre parti aggiornano e informano il pubblico medico in modo completo, ne considerano le 
varie esigenze scientifiche, pratiche, mediche e chirurgiche. 

La struttura e il piano di lavoro quindi nella loro compagine generale non muteranno, ma miglio¬ 
reranno. 

Per le sezioni medica e chirurgica saranno fatti spesso numeri doppi onde non ritardare lavori 
legati a questioni del momento; e questa promessa, agli Autori, di più pronta pubblicazione, consentirà 
maggiore afflusso e maggiore selezione, onde saremo in grado di pubblicare di più, più presto e meglio. 

La sezione pratica sarà curata con particolare amore con lezioni cliniche e con riviste sintetiche 
a visione pratica, con riferimento immediato a quelli che sono i problemi clinici che il medico giornal¬ 
mente vive nell'attrito con la pratica, e le sue esigenze, le sue incognite, le sue difficoltà e le sue re¬ 
sponsabilità. Tutto sarà fatto per migliorare e corrispondere alle esigenze dell'ora. 

Il ritmo serrato della vita non consente divagazioni ma richiede anche nel medico arricchimento 
del patrimonio di idee e di cultura con mezzi rapidi, precisi e coordinati allo scopo. 

“IL POLICLINICO,, non segue dottrine, non è schiavo di indirizzi di scuole, è aperto a tutte le 
tendenze e a tutti gli Autori purché trattino questioni di scienza e di pratica con fini onesti e con lim¬ 
pida fede onde cooperare per la sua parte allo sforzo che il governo nazionale compie per la cultura 
e la sanità della nazione. 

Ogni nostro sforzo sarà rivolto al preciso obbietto di lavorare per migliorare e progredire e sempre 
meglio corrispondere alla simpatia e al consenso che dalla classe medica italiana ci sono sempre ve¬ 
nuti e che sono il nostro orgoglio e la nostra forza. 


LA REDAZIONE 




« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


Singoli : 


Abbonamenti “ al Policlinico „ per l’anno 1932 : 

Cumulativi : 


Italia Estero 


Italia 


(1) Alla sola sezione pratica (settimanale). L. 58.80 

(1-fl) Alla sola sezione medica (mensile). L. 50 — 
(1-6) Alla sola sezione chirurgica (mensile) L. 50 — 


L. 100 
L. 60 
L. 60 


(2) Alle due sezioni (pratica e medica) . . . . L. 100 

(3) Alle due sezioni (pratica e chirurgica). . . L. 100 

(4) Alle tre sezioni (pratica, medica e chirurgica) L. 125 


Estero 

L. 150 
L. 150 
L. 180 


i 11 

L’importo di abbonamento o di quant’altro si desidera acquistare, oltreché mediante Taglia Postale o 
Chèque ^Bancario (questo ultimo deve essere rìscuotibile in Roma ) y , pub anche essere inviato versandone 
la somma nel Conto corrente Postale N. 1/5945 dell’Editore LUIGI POZZI._ 


AVVBRTEN 

Tutti gli associati che invieranno subito l’intero porto del^proprio abbonamento 
pe 1932, 


otranno, coll’aggiunta di sole 


ricevere PRONTAMENTE UNO dei tre volumi qui sotto indicati alle lettere a), b), c) : 
DIAGNOSTICA DELLE MALATTIE PARASSITARI E. (Prof. C. Basile). Prefazione 

lÀ'vOCEPARLATA ^CANTATA, NORMALE e PATOLOGICA. Guida allo studio 
della fonetica biologica. (Prof. G. Bilancini). Prefazione del Prof. S. Db Sanctis. 

I CIRCOLI VIZIOSI IN PATOLOGIA. (I. B. Hurry). Traduzione dalla 3a ©dizione 
inglese, riveduta ed accresciuta dal Dott. G. Dragotti. Rilegato in piena tela . . 

Ivire lO 


a) 

b) 

c) 


prezzo di copertina L. 33— 

,» 35.— 
» 45.— 


» 


» 


e coll’aggiunta di sole 


ricevere, a loro scelta, UNO degli otto volumi indicati qui sotto alle lettere d), e), f), g), h), i), lt), T): 


NUOVE VEDUTE SULLA INFEZIONE DELL’APPARATO DIGERENTE. (Prof. Giu¬ 
LA CLINICA DELLA ADESIONE PERICARDICA (Fibreclua del cuore) NEL¬ 
L’ASPETTO SUO DIAGNOSTICO. (Prof. G. L Sacconaghi) . . .. • • • • 

L’INSUFFICIENZA DEL CUORE con speciale riguardo ai concetti moderni ai 
Fisiopatologia. (Dott. E. Periti). Prefazione del Prof- L- Siciliano . • • • • • • • 
CARDIOGRAFI A ED ELETTROCARDIOCRAFI A, ANCIOCRAFI A. (Prof. D. Mae 

strini). Prefazione del Prof. S. Baglioni .• • • • • • • • • ; • • * • • y>' 

MORFOLOGIA CLINICA E FISIOPATOLOCIA DEL CUORE. (Prof. A. Rossi). Pie- 

fazione del Prof. Luigi Lucatello.• • • • • ■ • • ■ • 

LA SANOCRISINA NELLA CURA DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE. Note criti¬ 
che e Osservazioni cliniche. (Prof. E. Trenti). Prefazione del Prof. Vittorio Ascoli. 
k) RADIUMTERAPIA. Manuale per i medici pratici. (Dott. L. Cappelli). Prelazione 

del Prof. F. Ghilarducci .■.• • • : • • • • \ ■ * 

I DISTURBI DEL SONNO E LORO CURA. (Prof. A. Romagna Manoia). Prefazione 

del Prof. G. Mingazzini. 

e coll’aggiunta di sole 


d) 

e) 

f) 
0) 

h) 

i) 


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» 


» 


» 


prezzo di copertina L. 25.— 

»» 20 .— 
»» 22 .— 
»> 20 .— 
» 15 .— 
,, 20 .— 


» 


» 


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l) 


» 


» 


18.— 

» 15.— 


ricevere, a loro scelta, UNO degli otto volumi indicati qui sotto alle lettere m), ri), o), p ), q), r), s), t) : 
m) LA DIACNOSI MEDICO-LEGALE DELLA NEVROSI DEI TRAUMATIZZATL Jl n 


n) 


lievo e il significato dei sintomi. (Prof. A. Ciampolini). Prefazione del Prof. Ce 

U| A MPORTANZÀ DELLE PARATIROIDI SECONDÒ LE ODIERNE VEDUTE. (Dott 

Vittorio Ghiron) . 

o) LA BISMUTERAPIA DELLA SIFILIDE. (Dott. F. Travagli) . . .. 

p) L’ASMA BRONCHIALE NEI MODERNI CONCETTI. (Prof. P. Stanganelli) • • 

q) CONCETTO E DIAGNOSTICA DELLA TISI INIZIALE. (Prof. A. (apogrossi) . 

r) LE COLONIE SANITARIE MARINE MILITARI. Nozioni di terapia marina, solare 

e di educazione fisica. (Dott. F. Bocchetti). Prefazione del Prof. A. feCLAVo 

s) TUBERCOLOSI ED ESERCITO. (Dott. F. Bocchetti) Prefazione del Proi. Ben 

LA LEGISLAZIONE SANITARIA IN RAPPORTO ALL’ESERCÌZIO PROFESSIONALE 

(Dott. Alberto Vigo : doctor Justitia) .. 

e coll’aggiunta di sole .... O 


t) 


prezzo di copertina L. 12.— 


)» 


» 

» 


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» 


» 14.— 

» 12.— 
» 12 .— 
» 10 .— 


» 


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12 .— 
» 10.— 


» 


» 


16— 


ricevere UNO dei quattro volumi indicati qui sotto alle lettere u), v), y ), z) 

u) LA CROSSA MILZA MALARICA E LE SUE COMPLICAZIONI. Studio clinico-ope 

rativo. (Prof. O. Cignozzi) .. • • • • • : * 

v) LA MODERNA LOTTA CONTRO LE MALATTIE SESSUALI. (Dott. F. Travagli) . 

y) TEORIA DELLE VITAMINE E SUE APPLICAZIONI. Saggio di vitaminologia 

(Dott. G. Lorenzini). Prefazione di Charles Richot. 

z) DEI MEDICI FUTURI. (Augusto MuRRi) . 


prezzo di copertina L. 12.50 

». 10 .— 


» 


» 

» 


» 


» 


»» 10.— 
8 .— 


» 


N.B. 


È consentito però di richiedere anche tutte le predette Monografie. Chi le desidera ne accresca il rispettivo 
ammontare in ragione di Lire 20 , di Lire io, di Lire 8, di Lire 6 ciascuna. 



Eccezionalmente per ii so io mese di Gennaio 1932: 

Con l’aggiunta, all’importo di abbonamento, di sole L. 30<*> si potrà ricevere a scelta 

uno dei seguenti : 

GLI STUDI DI CAMILLO GOLGI SULLA MALARIA. (Raccolti e pubblicati dal . 

Prof. Aldo Pebroncito) . prezzo di copertina L. -^5 

LA TERAPIA SPECIALE DELLE FEBBRI PERNICIOSE. (Traduzione dalla edizione 
latina, a cura del dott. Giulio Lega.; 


» 


<40 


( # ) AVVERTENZA : Inviando Lire CINQUANTA, si riceveranno ambedue i volumi. 

Per l’estero, al prezzo netto dei suddetti volumi, aumentare il 10% per le occorrenti maggiori spese postali di spedizione 


























[Anno XXXIX, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


3 



Una preghiera ai fedeli abbonati del « Policlinico » : 


Affrettare ( * uant0 P iù P 088Ìbi,e l’invio dell'importo di abbonamento pel 1932 e, al polizzino del VAGLIA 

v POSTALE o dell’Assegno Bancario, applicare, possibilmente, la fascetta con la quale si sono finora 
ricevuti i fascicoli o, quanto meno, indicare, con esattezza, il rispettivo numero di abbonamento. Ciò faciliterà al¬ 
l’Ufficio d’Amministrazione, la sicurezza dall’esatto accreditamento del pagamento nella giusta partita del mittente. 


Flcordlami che II Vaglia poetale va Indirizzato all'editore LUIGI POZZI, a deve essere fatto pagabile nell’Ufficio Postale succursale 
diciotto, ROMA. Questo mezzo è, per la nostra Amministrazione, la via più breve per venire In possesso dell’importo e poter passare 
agli Uffici di spedizione le annotazioni occorrenti ad evitare qualsiasi interruzione nell’Invio dei Fascicoli del “ Policlinico Coloro che 
preferiscono servirsi di assegno Bancario 11 quale va Intestato all'editore LUIGI POZZI ed a lui Inviato In Via Sistina N. 14 
provvedano a che lo stesso sia Circolare e quindi riscuotlbile in Roma. Anche questo mezzo, ove esistono Banche è molto pratico e spiccio. 


AVVERTENZA - Del Vaglia inviato a saldo dell’abbonamento, se postale si conservi la ricevuta che rilascia l’Ufficio di Posta; se 
bancario, si conservi il rispettivo scontrino. Coloro invece che desiderano ricevuta legale della nostra Amministrazione, debbono 
aumentare cent. 60 per le somme sino a L. 100 e Lira Una per somme superiori alle L. 100. 


N.B. — L'importo dell’abbonamento e di quanto altro si desidera, può anche essere inviato 
Corrente Postale N. 1/5945 dell'Editore LUIGI POZZI - Roma. 


versandone la somma al Conto 
L’Amministrazionb. 


SOMMARIO. 


Lezioni: C. Frugoni: A6ceeso polmonare tifico con 
perforazione nel cavo pleurico e piopneumotorace 
consensuale. 

Osservazioni cliniche: F. Benso: Su di un caso di cisti 
ovarica gigante. 

Tecnira rii laboratorio: F. Marta: Colorazione degli 
strisci microscopici con la matita copiativa. 

Sunti e rassegne: Diabete: F. Herzog : La diagnosi del 
diabete incipiente. — F. Rathery e Levina : Le albu¬ 
mine del 6iero nel diabete consuntivo. — Organi re¬ 
spiratori : J. Soott-Pinchin e V. Morlock : Il tratta¬ 
mento delle suppurazioni ]>olmonari. — Lejars, Brocq 
e Duchon : Trattamento delle infezioni chirurgiche e 
particolarmente delle infezioni bronco-polmonari poet- 
operatorie coi li6ato-vaccini. 

L'attualità medica: H. Goldewski : Le controversie sul¬ 
la prevenzione del tetano. 

Cenni bibliografici. 

Tribuna libera: M. Bufano: Breve replica al dott. 
Sorge sulla questione dell'azione dell'insulina sulle 
soglie renali. — G. Sorge : Chiusura dell’incontro po¬ 
lemico col prof. Bufano sull'azione dell’insulina sulle 
soglie renali. — D. Galletti : Ancora su « La ricerca 
del parassita malarico col metodo deH’arricchimento ». 


Accademie, Società Mediche, Congressi : R. Accademia 
Medica di Roma. 

Appunti per il medico pratico: Dalla pratica corrente: 
T. Mazzei : Tubercoloma mammario d’origine costale. 

— Casistica e terapia: L’associazione della scarlat¬ 
tina con il morbillo. — Difterite e sieroterapia al- 
1 Ospedale <• Enfants Malades »> nel biennio 1929-930. 

— Gli esiti lontani della diatesi essudativa. — Il 
trattamento della diatesi essudativa. — Contributo 
allo studio della terapia dell’eczema dei lattanti. — 
L’educazione acustica dei bambini 6emisordj e sor¬ 
domuti. — Semeiotica : Diagnosi di tumore di milza 
col nuovo metodo di contrasto di Radt. — Medicina 
scientifica : Sulla ereditarietà dei gruppi sanguigni. — 
Posta degli abbonati. — Varia : Auxoterapia. 

Politica sanitaria e giurisprudenza : G. Selvaggi : Ri¬ 
sposte a quesiti per questioni di massima. 

Nella vita professionale: Medicina sociale: L. Bard : 
A proposito del certificato prenuziale. — Concorsi. 

— Nomine, promozioni ed onorificenze. 

Nostre corrispondenze: Da Pavia. 

Notizie diverse. 

Hassegna della stampa medica. 

Indice alfabetico per materie. 


LEZIONI. 

Istituto di Clinica Medica Generale 
della R. Università di Padova 

Direttore: Prof. Cesare Frugoni. 

Ascesso polmonare tifico con perforazione 
nel cavo pleurico e pio-pneumotorace 
consensuale ( 1 ). 

Lezione clinica raccolta dal prof. V. Chini 

Presento una donna di 55 anni, coniugata, 
casalinga. Nulla di notevole desumiamo dal¬ 
l’anamnesi familiare e dalla anamnesi per¬ 
sonale fisiologica. 

Mestruò a 15 anni, ebbe quattro gravidan¬ 
ze portate a termine e allattò tutti i suoi bam¬ 
bini: due anni prima dell’ultima gravidanza 
fu operata di ovariectomia .sinistra e l’atto 
operativo pare sia stato lungo e indaginoso; 
ma nient’altro di preciso su di ciò sappiamo. 

A 26 anni soffrì di breve malattia caratteriz¬ 
zata da dolore all’emitorace sinistro, accen- 
tuantesi coi movimenti respiratori, accompa- 

(1) Lezione tenuta nell'anno 1930-31. 


gnato da tosse .secca : il medico non fece dia¬ 
gnosi : dalla malata sappiamo che, avuto ap¬ 
plicato un vescicante appunto all’emitorace 
sinistro, dopo una settimana circa lasciò il 
letto guarita. A 40 anni presentò una forma a 
localizzazione prevalentemente respiratoria con 
febbricola, tosse, e un po’ di espettorato; ten¬ 
ne il letto per otto giorni, poi riprese le sue 
occupazioni ma rimasero per circa un anno 
un po’ di tosse e di catarro, non di continuo, 
ma a periodi di 15-20 giorni alternati ad al¬ 
trettanti di relativo benessere. La tosse era 
prevalentemente notturna e alla mattina, con 
scarso espettorato mucoso mai emorragico, 
mai a boccate. Il medico fece allora diagnosi 
di « bronchite trascurata », (particolare termi¬ 
nologia spesso usata non a ragione, ma ado¬ 
perata dai pratici per indicare vagamente for¬ 
me non precisate anatomo-elinicamente, ma 
di sospettata natura specifica tubercolare). 

Quale sia .stata l’entità di questa forma noi 
non sappiamo; e nemmeno siamo sicuri della 
sua sospettata natura; certo è invece che da 
allora la nostra malata è sempre stata bene 
e ciò quindi per circa 15 anni. 

La malattia attuale ebbe inizio cinque mesi 
or sono ed è singolare sia per il suo modo 




4 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


d’insorgere e manifestarsi, sia, e più, per il 
suo decorso che è stato invero particolarissimo. 

Il passaggio dallo stato di benessere allo 
stato di malattia non fu brusco, bensì subdo¬ 
lo, senza manifestazioni nè sensazioni parti¬ 
colari. L’ammalata riferisce che crede di aver 
avuto a lungo febbre, e a poco per volta co¬ 
minciò ad accusare astenia, anoressia, qual¬ 
che cólpo di tosse secca, mai però dolori al 
torace, nè catarro, qualche dolore invece agli 
arti, senso di peso all’epigastrio, qualche co¬ 
nato di vomito, qualche dolore vago all ad¬ 
dome. Questi ultimi fatti nel mal definito 
complesso di sintomi che la malata riferisce 
di aver avuto, avevano forse qualche nota che 
li faceva particolarmente risaltare, poiché per 
essi fu dal medico giudicato trattarsi di for¬ 
ma, con definizione vaga, addominale. Solo 
tre volte fu misurata la temperatura e consta¬ 
tata una febbricola modesta (37,5-37,8-37-6). 

Curata in via sintomatica senza giovamen¬ 
to, pur essendo aumentati malessere e stan¬ 
chezza, la malata continuò tuttavia ad esple¬ 
tare le sue abituali faccende di donna di casa. 
La sera era però stanca, a volte quasi affran¬ 
ta, sì che doveva coricarsi prestissimo, nè il 
mattino successivo poteva dirsi riposata. E co¬ 
sì continuò per due mesi; ma intanto la tem¬ 
peratura andava .crescendo e così pure il senso 
di imbarazzo gastrico e la generale stanchezza 
ed astenia, sì che il medico visitatala una se¬ 
conda volta, la inviava con diagnosi generica 
di malattia addominale alla Clinica Chirur¬ 
gica. Entrata, le fu constatata una tempera¬ 
tura altamente febbrile di tipo quasi continuo 
(39,2-39,7) senza brividi e senza altre parti¬ 
colari sensazioni. Considerata come un’am¬ 
malata del tubo digerente venne sottoposta a 
sistematici esami delle vie e delle funzioni di¬ 
gestive (esami radiologici dell’apparato dige¬ 
rente e delle vie biliari, ecc.). Ma tutto fu da 
questo lato negativo, mentre una radioscopia 
toracica mostrava a sorpresa del radiologo 
« un opacamente basilare sinistro » a seguito 
di che la paziente veniva passata nella nostra 
Clinica. 

E fu qui accolta con alte temperature, e 
all’emitorace sinistro venne constatata tutta 
una serie di reperti semeiotici che meglio più 
avanti specificheremo. L’ammalata ebbe tosse 
secca e stizzosa per due giorni; indi cominciò 
ad emettere un espettorato che da allora ha 
presentato gli stessi caratteri di quello che ora 
vi presento e che vedete: muco-purulento, 
bruno-rossastro con schiuma in alto e depo¬ 
sito grigio-bruno sporco e che sedimentato si 
suddivide in tre strati: in alto vescicolare, 
bolloso salivare, in mezzo sieroso, ematico, in 
basso purulento. Aveva sapore dolciastro, ma 
non era fetido. 

Coll’insorgere deH'emissione dell’espettora¬ 
to, la temperatura diminuì rapidamente e in 
pochi giorni si ebbe completa apiressia. L’e¬ 


missione dell’espettorato, però continuò con 
particolare modalità mattina e sera: nel senso 
che quando l’ammalata decombe sul fianco 
destro, emette nel brevissimo tempo di 5-10 
minuti circa 50-60 e anche più cmc. di ma¬ 
teriale, non tutto in una sol volta, ma con 
molte piccole boccate: mentre mettendosi sul 
fianco sinistro tosse ed escreato lentamente 
cessano. 

Sostanzialmente se ragioniamo sui fatti e 
non sugli schemi, avevamo vera e propria vo¬ 
mica, considerando la quantità di espettorato 
emesso, il breve tempo di emissione e le cau¬ 
se del fenomeno come più innanzi vedremo. 
Liberandosi così due volte al dì dal suo ca¬ 
tarro mattina e sera, poteva la paziente con 
l’andar del tempo decombere indifferente¬ 
mente su ambo i lati e stava bene per il re¬ 
sto della giornata, mentre da principio il de¬ 
cubito sul fianco destro provocava tosse e 
un po’ di espettorazione. Riacquistò in breve 
buona parte del suo peso (il dimagramento 
era stato assai notevole: circa 15 Kg.), ripre¬ 
se l’appetito, nè più accusò dolori di sorta. 

Per l’esame obiettivo dobbiamo fare distin¬ 
zione fra due periodi : quello attuale e quello 
di pochi giorni fa. 

Voi vedete una donna in condizioni gene¬ 
rali scadenti e scadute; giace in tutti i decu¬ 
biti, è di costituzione lungilinea, emersa an¬ 
cor meglio dopo il dimagramento. Ha polso 
regolare, ritmico, 80 al minuto, normoteso. 
Il sistema linfatico è normale anche a cari¬ 
co delle linfoghiandole del cavo ascellare; so¬ 
lo in uno degli spazi intercostali di sinistra 
si nota una ghiandolina indolente. Esaminan¬ 
do il capo notiamo solo qualche rantolino o- 
rale crepitante del Galvagni. 

Nulla al cuore e ai grossi vasi. 

Visceroptosi generale all’addome, anche in 
conseguenza delle gravidanze e dell’attuale di¬ 
magramento; nulla agli arti. L'obbiettività è 
dunque tutta negativa fuorché all’apparato 
respiratorio, e qui sarà bene per la ricostru¬ 
zione dei fatti distinguere stato attuale e sta¬ 
to invece quale fu da noi trovato all’entrata, 
tenendo presente che alcune note sono varia¬ 
te e altre sono invece rimaste inalterate da 
una settimana ad oggi, e che molti reperti 
sono andati modificandosi di giorno in gior¬ 
no, da un esame all’altro per così dire, cui 
sottopenevamo l’ammalata, come senza eoces- 
sivamente dilungarmi in dettagli potete facil¬ 
mente comprendere guardando le radiografie 
che presento e che fna poco vi illustrerò. Al¬ 
l’ispezione posteriormente si notava e si nota 
l’cmitorace sinistro più depresso, che si e- 
spande meno e che presenta qualche rientra¬ 
melo intercostale alla base; lo stesso si no¬ 
ta anche anteriormente. Il tipo di respiro è 
prevalentemente addominale. Con la palpazio¬ 
ne non si mettono in evidenza punti dolenti. 

Giorni fa il fremito vocale tattile era au- 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


5 


meritato alla parte media deH’emitorace si¬ 
nistro e diminuito in basso; ora è aumenta¬ 
to in alto, presente all ascella, diminuito po¬ 
steriormente da metà altezza sino alla base. 

Alla percussione notavamo iperfonesi tim¬ 
panica alla parte superiore sinistra anterior¬ 
mente; normale il suono di percussione alla 
regione ascellare; presente allora e adesso, la 
risonanza normale allo spazio semilunare di 
Traube. Posteriormente avevamo ipofonesi da 
due dita sotto la spina della scapola in giù, pe¬ 
rò presso la colonna si provocava alla percussio¬ 
ne tipico suono timpanico; ascoltando dinan¬ 
zi alla bocca aperta della malata mentre un 
altro percuoteva su detta zona, si avvertiva ri¬ 
sonanza timpanico-metallica. All’ascoltazione 
udivasi soffio anforo-metallico e colla tosse 
comparivano rantoli bollari a tipo gorgoglian¬ 
te e a risonanza timpanica, segni cioè tutti 
questi evidentemente significativi di una esca- 
vazione parenchimale con falli circostanti di 
addensamento. 

Oggi anteriormente nulla è cambiato: po¬ 
steriormente invece abbiamo: in alto ipofo¬ 
nesi di discreto grado alla regione apicale, 
che va poco a poco diminuendo sulla inter- 
scapolo-vertebrale fino all’angolo della scapo¬ 
la ove assume eco timpanica; dall’angolo del¬ 
la scapola in giù fino alla base, ottusità re¬ 
sistente delimitata in alto da una linea oriz¬ 
zontale spostabile. 

La colonna vertebrale è libera; non vi è 
triangolo para vertebra le opposto di Grocco. 

Fino a ieri si ascoltava un respiro aspro al¬ 
la regione sopra e sottospinata e sotto i colpi 
di tosse era presente qualche rumore raro fi¬ 
ne, secco. Scendendo in basso il respiro si 
fa scarso, indeterminato; e poco sopra il li¬ 
mite superiore dell’ottusità si ascoltano dei 
rantoli bollari a medie e piccole bolle, non 
però costantemente, sonori, con timbro me¬ 
tallico, che si modificano sotto i colpi di tos¬ 
se e che ascoltati nelle diverse ore della gior¬ 
nata si modificano a seconda della quantità 
di espettorato emessa. Più in basso ancora 
nella zona ottusa non si avverte più respiro, 
ma compare leggero soffio non a tipo tuba¬ 
rlo, e accenno ad egofonia. In nessun punto 
segno di Trousseau, nè segno di Pitres; non 
c’è eco tracheo-orale; non succussione ippo¬ 
cratica. 

Relativamente alle comuni ricerche colla¬ 
terali, poco ho da dire; nulla di particolare 
all’esame delle urine; pressione arteriosa 70 
mn, 120 mx; all’esame del sangue, di note¬ 
vole la presenza di 11.500 globuli bianchi, 
di cui 69 % granulociti neutrofili; la cu¬ 
tireazione alla tubercolina è risultata negati¬ 
va. L’espettorato dal punto di vista macrosco¬ 
pico è quale avete veduto e cioè rossastro, 
ematico, filante, e si dispone in tre strati; dal 
punto di vista microscopico, presenta molti 
globuli bianchi in disfacimento, molti germi 
banali della comune flora delle vie respira¬ 


torie; non bacilli di Koch; non uncini di echi¬ 
nococco; non fibre elastiche. La puntura e- 
splorativa ha dato due giorni fa un liquido 
perfettamente uguale all'espettorato; oggi la 
puntura non ha dato esito a liquido. 

Reperti interessanti abbiamo invece ottenu¬ 
to dalle indagini radiologiche. 

Le radiografie eseguite in serie quasi gior- 



Fiu. 1. 

na 1 mente- mostrano: una prima radiografia 
(eseguita in Clinica Chirurgica): tutto l’emi- 
lorace sinistro retratto; l'apice sinistro opaca- 
to; alcune ombre sottoclaveari; opacità alla 
base polmonare di sinistra, non del tipo da 
versamento; diverse ombre opache da calcifi¬ 
cazioni; nulla aH’emitoraee destro. 

In una seconda radiografia, eseguita dopo 
iniziata l’espettorazione : a destra nulla. A si¬ 
nistra la base polmonare è più opaca di pri¬ 
ma; a metà torace, una vasta imagine cavi¬ 
taria nella quale scopicamente si vedeva un 
livello mobile idro-aereo (fig. 1). 



Fig. 2. 

Una terza radiografia eseguita dopo pochi 
giorni, quando i segni cavitari venivano ma¬ 
scherati dal sovrapporsi di altri fatti a cari¬ 
co della pleura e che qui vediamo ben do¬ 
cumentati, ci lascia vedere un livello perfet- 



6 


<i IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


tamente orizzontale (anziché secondo la clas¬ 
sica linea del Demoiseau dei versamenti pleu¬ 
rici), oscillante alla scopia, per presenza di 
liquido, scarso, in basso, e di una piccola 
bolla d’aria sovrastante: siamo in presenza 
cioè di un idro- o meglio, dato il risultato 
della puntura esplorativa, di un pio-pneu- 
motorace (fig. 2). In una successiva iadiogia- 
fia latta a malata sdraiata sul fianco destro 


Il polmone risultò adeso anteriormente al¬ 
la parete e staccato invece posteriormente dal¬ 
la bolla d’aria. 

Credemmo opportuno ricorrere ad una 
broncografia che fu eseguita col lipiodol, e 
le radiografie relative mostrano dati interes¬ 
santi: anzitutto essendo aumentato nel frat¬ 
tempo il livello del liquido pleurico, la base 
è un po’ mascherata (fig. 4); in posizione su- 



Fig. 3. 



Fig. o. 

pina (fig. 5) si vede il bronco superiore iniet¬ 
tato di lipiodol, il quale più in basso in luo¬ 
go di raccogliersi in una cavità, si e disse- 

minato. 

★ 

★ ★ 


(fig. 3), il liquido risulta spostato e, essendo 
scarso, e su questo punto ritorneremo, permet¬ 
te di vedere completamente l’ombra della ba¬ 
se polmonare ed alcuni noduli calcificati. 
Questi noduli potevano anche ad un primo 



Fig. 4. 


momento far pensare all’esistenza di bron- 
chioliti, il che invece successivamente venne, 
per una serie di dati che ora non sto a ri¬ 
cordare perchè più che altro di spettanza so¬ 
cialistica, dal nostro radiologo fondatamente 
escluso. 


Tali nel loro insieme sinteticamente espo¬ 
sti i fatti che noi dobbiamo interpretare, col¬ 
legare, definire; al quale scopo crediamo op¬ 
portuno suddividerli in altrettanti periodi se¬ 
condo cui essi si sono successivamente svolti e 
a noi successivamente apparsi : perchè è chia¬ 
ro che fondamentalmente su tre ordini di fat¬ 
ti noi siamo chiamati a giudicare; e sono. 

1) quell’insieme di segni radiologicamen¬ 

te e clinicamente osservati alla base polmo¬ 
nare sinistra e che con grande probabilità 
costituiscono la prima appariscente localizza¬ 
zione a livello respiratorio di un processo 
morboso che più avanti dovremo più speci¬ 
ficamente definire; . 

2) i segni sicuramente dimostrati di una 

escavazione presente nel polmone; 

3) i segni di versamento e di raccolta ae¬ 

rea nel cavo pleurico col loro singolare de¬ 
corso. . 

Se così suddivisa la complessa, mutevole 

obiettività della nostra malata, permette con 
una certa facilità l’interpretazione semiologi- 
ca e la diagnostica sintomatica dei singoli 
quadri morbosi, tutt'altro che facile invece ci 
si presenta l’interpretazione complessiva esat¬ 
ta di tutti questi fatti considerati nel loro in¬ 
sieme e nei loro reciproci rapporti conseguen- 
zali e nei lorxi elementi determinanti. Essa 
richiede una esatta ricostruzione cronologica 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


7 


come primo elemento, e risulta oscura specie 
relativamente all'insorgenza dello stato di ma¬ 
lattia, quando si pensi che la nostra malata 
non Lamentò, e a lungo, che una vaga sinto¬ 
matologia addominale, che attraverso un re¬ 
perto radiografico doveva essere dimostrata 
quasi a sorpresa una sindrome prevalentemen¬ 
te respiratoria, senza che alcun fatto prece¬ 
dente vicino avesse potuto far pensare a ma¬ 
nifestazioni morbose a -carico di questo ap¬ 
parato; quando ancora si pensi che la mala¬ 
ta in una fase successiva fu per lungo tempo 
iperpiretica mentre solo accusava un vago 
malessere, che insomma vi fu, fatto partico¬ 
larmente importante, una straordinaria sop¬ 
portabilità di fronte a manifestazioni morbo¬ 
se imponenti. Ma su questo punto ritornere¬ 
mo insieme più avanti. Per ora procediamo 
logicamente, pianamente, cercando di darci 
ragione dei vari reperti ottenuti e quali vi ho 
detto, rifacendo per quanto è possibile la stra¬ 
da delle varie successioni morbose. 

Ci troviamo di fronte a fatti pleurici anti¬ 
chi e recenti: qui vi è retrazione dell’emi- 
torace sinistro; e alla base polmonare di si¬ 
nistra troviamo delle calcificazioni, espressio¬ 
ne di un processo verosimilmente tubercola¬ 
re di vecchia data superato e guarito e al qua¬ 
le siamo autorizzati far risalire l’antica pleu¬ 
rite e la malattia che era stata designata col 
termine di « bronchite trascurata ». Attual¬ 
mente abbiamo in atto fatti pleurici e fatti 
polmonari -che parlano per la presenza di una 
raccolta liquida in cavità pleurica che noi do¬ 
cumentammo oltreché sulla base di segni se- 
miologici e radiografici anche col positivo re¬ 
perto di una puntimi esplorativa. 

È vero che osservammo costantemente 
un’area semilunare di Traube libera, ma di 
ciò ci diamo facilmente ragione perchè que¬ 
sta zona si fa ottusa solo a condizione che 
nel cavo pleurico vi sia del liquido che possa 
occupare tutto il seno costodiaframmntico : 
ma a ciò occorre che il liquido sia libero nel 
cavo pleurico, il che si verifica allorché il 
versamento pleurico è di natura trasudatizia, 
salvo la presenza di vecchie aderenze, mentre 
in presenza di essudati, per la facilità con cui 
in questi ultimi per l’infiammazione della sie¬ 
rosa si formano aderenze che limitano la spo- 
stabilità del liquido, e per il decubito che vie¬ 
ne dai malati con forme acute e febbrili in 
atto "eneralmente assunto sin dai primi gior¬ 
ni della malattia, l’area del Traube si trova 
molto frequentemente esclusa e barrierata di 
aderenze sì che anche in presenza di liquido 
essudativo, lo spazio di Traube non può veni¬ 
re occupato e conserva risonanza timpanica. 

Al disopra della raccolta liquida crediamo 
aver documentata la presenza di una raccol¬ 
ta aerea, perchè vi è un livello di ottusità 
orizzontale e perchè allo schermo abbiamo vi¬ 
sto detto livello mobile facilmente, ondulante: 


la bolla gassosa è invero assai scarsa come ri¬ 
sulta nel complesso dall’assenza dei grandi 
classici segni dell'idro-pneumotorace e che o- 
ra non ripeto perchè già varie volte ve ne 
ho parlato appositamente; se la bolla d’aria 
in cavità pleurica è grande noi riscontriamo 
la sintomatologia del pneumotorace: dall’as¬ 
senza del f. v. t. al suono iperfonetico-timpa- 
nico, all’assenza lei respiro all uscoltazione, 
alla presenza del tintinnio bronzeo, ecc. E in¬ 
fine anche l’indagine radiologica ci ha docu¬ 
mentala la presenza di una bolla d’aria assai 
piccola, tale tuttavia da influenzare la dispo¬ 
sizione del livello liquido libero del versamen¬ 
to che si fa perciò orizzontale. È probabile 
quindi che se la bolla gassosa è piccola e 
tutta raccolta da un lato, esistano condizioni 
che questo hanno determinato e favorito. 

In casi di questo genere noi dobbiamo sem¬ 
pre pensare che esistano condizioni anatomi¬ 
che a carico della pleura che impediscono il 
libero maturale diffondersi del gas; e queste 
cause siamo soliti a riconoscere nella presen¬ 
za di fatti adesivi a carico della pleura o a 
eventuale contemporanea compromissione del 
parenchima. Del resto qui tale condizione di 
cose anche ci è rilevata dal fatto che abbia¬ 
mo assistito ad un rapido elevarsi del livello 
liquido posteriormente: eppure gran quanti¬ 
tà di liquido in sopra più non deve esser¬ 
si formata, se da un giorno all’altro ab¬ 
biamo visto crescere il livello di tanto, e se 
così tanto rapidamente esso di poi è scom¬ 
parso, sì che una puntura esplorativa oggi 
praticata ha dato esito negativo. Questo fatto 
dipende oltreché dallo scarso libero gioco 
dei due foglietti pleurici anche dalle con¬ 
dizioni del sottostante parenchima: se il pol¬ 
mone è in condizioni strutturali normali o 
quasi e quindi ha anche normale la sua re- 
traibilità elastica e si forma un versamento 
in cavità, occorre formazione di molto liqui¬ 
do perchè il livello sensibilmente si innalzi; 
ma se il polmone presenta fatti di addensa¬ 
mento, e ne è inerentemente limitata e mo¬ 
dificata la possibilità di retrazione elastica 
del polmone stesso, e non può quindi fare fa¬ 
cilmente posto al liquido, il versamento an¬ 
che se scarso assai più innalza il suo livello 
che non di norma. 

Comunque, tenendo presente anche i carat¬ 
teri macro- e microscopici del liquido estrat¬ 
to, vi fu quindi un idro-pio-pneumotorace. 

Ma oltre a questi fatti a carico della pleu¬ 
ra, anche dobbiamo giudicare di tutta un’al¬ 
tra serie di fenomeni, che non inquadrano 
solamente con quanto abbiamo sin qui ana¬ 
lizzato. Già obbiettivamente anche documen¬ 
tammo un insieme di fatti semiologici diretti e 
indiretti e radiologici di una cavità: e dob¬ 
biamo quindi indagare l’eventuale esistenza 
di rapporti tra questi due ordini di fatti: pro¬ 
cessi cavitari da un lato, e pio-pneumotorace 




8 


« IL POLICLINICO » 


IAnno XXXIX, Num. 1] 


dall’altro; e vedere se l'uno e l’altro sono fe¬ 
nomeni indipendenti, o, se diversamente, in 
qual reciproca relazione essi stanno. 

Si potrebbe pensare che essi segni di cavi¬ 
tà fossero legati alla presenza di una pleurite 
interlobare i nei stata ma noi pensiamo ad una 
cavità nel polmone: il radiologo esclude la 
forma interlobare; e poi vi erano tutti i se¬ 
gni di una cavità entro il parenchima stesso: 
timpanismo alla percussione, eco tracheale, 
modificazioni del suono di percussione a boc¬ 
ca aperta o chiusa, soffio anforo-metallico, 
rantoli gorgoglianti : tutti fatti dei quali non 
sto ora qui a rifarvi il meccanismo di forma¬ 
zione, nè a illustrarvi oltre il relativo signi¬ 
ficato semiologico : basterà avervi accennato. 

Contro il concetto però di una cavità intra- 
parenchimale, potrebbe avanzarsi la conside¬ 
razione che non abbiamo avuto vera vomica 
improvvisa e globale, ma ce ne diamo ra¬ 
gione. 

Una mancata vomica può riconoscere la sua 
causa o in una difficoltà all’espettorazione, 
e non è il nostro caso, o in una insufficiente 
comunicazione tra la cavità polmonare e un 
grosso bronco; il qual fatto invece, quando 
largamente interviene, consente la rapida, 
ampia, spesso improvvisa, emissione del ma¬ 
teriale raccolto, la vomica vera e propria. È 
possibile che una tale ampia comunicazione 
con un grosso bronco sia nel nostro caso 
mancata, donde anche la mancanza di una 
vomica vera, e l’espulsione con la tosse, a 
riprese, di piccole ripetute quantità di espet¬ 
torato, attraverso una probabile piccola per¬ 
forazione. 

Siamo quindi autorizzati a parlare di cavi¬ 
tà in -seno al parenchima, in seno al polmone. 

E sarà allora di natura specifica dato che 
la nostra paziente a 28 anni ebbe una pleuri¬ 
te secca, e che i noduli calcificati che ora 
presenta nel polmone sinistro parlano per un 
terreno specifico e dato che tutti questi fatti 
pleurici e polmonari furono molto bene tol¬ 
lerati dalla malata e si sono svolti lentamen¬ 
te, subdolamente, con andamento termico 
quanto mai sospetto', con dimagramento, a- 
stenia, tosse? Non crediamo; e non tanto per¬ 
chè qui abbiamo una cutireazione negativa, 
il che potrebbe anche trovare spiegazione in 
quel grave stato di generale deperimento e 
defedamento cui l’ammalata per la lunga e- 
sauriente malattia è andata incontro arrivan¬ 
do così forse allo stato, invero ancora non 
ben in ogni suo punto precisalo, della così 
detta • anergia tubereolinica; quanto e sopra¬ 
tutto perchè, se è pur vero che una polmoni¬ 
te caseosa può portare alla fluidificazione di 
una vasta zona parenchimale e anche rapi¬ 
damente, con conseguente formazione di una 
anche grossa caverna, in questi casi si ha che 
sempre respettorato è liceo di bacilli di Koch, 
e la temperatura dopo remissione non cede 
così completamente, come in questo caso in¬ 


vece è avvenuto, al comparire dei segni di 
formazione di cavità, ma anzi per lo più in¬ 
dica nel suo progresso il carattere essudativo- 
ca’seoso della forma e l’intervento di associa¬ 
zioni microbiche. 

Qui invece con la vomica comparve apires¬ 
sia; e mai trovammo, pur ripetutamente cer¬ 
cati anche ricorrendo ai comuni metodi del- 
r« arricchimento », bacilli di Koch. Ma non 
solo per questi elementi clinici e di labora¬ 
torio, purtroppo molte volte infidi, siamo in¬ 
dotti a ritenere improbabile la natura tuber¬ 
colare dei fatti cui assistiamo, ma anche per¬ 
chè al posto di questi reperti negativi noi 
possiamo ora porre innanzi anche un reper¬ 
to sicuramente positivo e di valore grande, 
perchè nel materiale dell’essudato purulento 
asetticamente raccolto abbiamo trovato ger¬ 
mi che danno spiegazione eziologica della 
forma, e su cui più avanti ritorneremo 

Continuiamo invece per ora l’analisi del 
caso seguendo la logica clinica. 

Escludiamo, senz’altro senza inutile discus¬ 
sione le forme luetiche e quelle neoplasti¬ 
che: qui non segni di lues, nè nozione di 
infezione, e la reazione di Wassermann nega¬ 
tiva; non presenza di tumori in altre se¬ 
di, ecc. 

Da escludersi pure crediamo sia la bron¬ 
chite putrida, che oggi d’altronde si ritiene 
in molti casi non esser data altro che da pic¬ 
coli e multipli ascessi cangrenosi del polmo¬ 
ne. E penseremo alla gangreria polmonare? 
In tal caso il paziente emette generalmente 
dei veri frustoli di tessuto polmonare in sta¬ 
to icoroso putrefattivo, nel quale le fibre ela¬ 
stiche, spesso colliquefatte non sono visibili; 
e si ha immancabile odore fetido e nausean¬ 
do, fatto qui completamente mancato. 

Notiamo altresì che le antiche idee secon¬ 
do cui netta distinzione esisteva tra forme 
gangrenose polmonari da un lato e forme 
ascessuali dall’altro, stanno recentemente su¬ 
bendo revisione decisiva : i quadri rispettiva¬ 
mente della gangrena e dell’ascesso polmo¬ 
nare con tutti i segni e le differenziazioni lo¬ 
ro riconosciuti dalla patologia, sussistono tut¬ 
tora, ma si tende sempre più a limitare il 
numero dei casi ben definiti e nettamente ap¬ 
partenenti all’una o all’altra categoria di fat¬ 
ti morbosi del polmone. Tutta una gamma 
di forme intermedie che in parte mostrano i 
caratteri clinici ed anatomo-patologici dell’a¬ 
scesso e in parte quelli della gangrena, esi¬ 
ste, sì che con visione clinica più risponden¬ 
te alla realtà oggi parliamo il più spesso di 
ascesso gangrenoso del polmone, l’una e l’al¬ 
tra forma potendo con facilità e frequenza 
coesistere e unitamente partecipare alla rela¬ 
tiva sintomatologia clinica e di laboratorio. 
Tale è anche il concetto di Maurizio Ascoli e 
della sua Scuola (Serio), secondo cui le for¬ 
me suppurative possono facilmente passare a 
quelle gangrenose e viceversa per inquina- 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


9 


mento del focolaio ascessuale il cui processo 
è sostenuto da germi piogeni vari, da parte 
dei germi della putrefazione; con l’inquina¬ 
mento, l’espettorato assume carattere fetido e 
per la colliquazione icorosa inerente abbiamo 
emissione di frustoli di tessuto polmonare. 

E nemmeno qui penseremo trattarsi di 
bronchiectasia, perchè la bronchiectasia non si 
forma in uno spazio di tempo di così pochi 
giorni ed è sempre più o meno aperta, men¬ 
tre qui nella nostra malata il processo fu in 
un primo tempo chiuso e solamente in se¬ 
guito si aprì, e perchè alla broncografia nel 
caso di bronchiectasie si ha la più chiara mes¬ 
sa in evidenza della cavità bronchiettasica oc¬ 
cupata dal lipoiodol, il che qui non abbiamo 
osservato. 

Qui avemmo febbri alte senza sintomi re¬ 
spiratori, e quando la malata improvvisamen¬ 
te emise abbondante espettorato subito sfeb¬ 
brò. 

Non vi è dubbio quindi essersi trattato di 
un accesso che da chiuso che era si è aperto, 
lasciando evidenza di cavità corrispondente. 

Dobbiamo quindi vedere allora i rapporti tra 
l’ascesso polmonare e i fatti pleurici consta¬ 
tati dacché si osservò contemporaneamente 
pio-pneumotorace, e occorre stabilire come si 
è formato. Non certo il pneumotorace è di¬ 
peso dalla puntura esplorativa di tempo fa, 
chè se aria fosse allora penetrata, già si sa¬ 
rebbe riassorbita. Nè penseremo ad un pneu¬ 
motorace spontaneo formatosi per rottura del 
parenchima in vicinanza di processi specifi¬ 
ci, in seguito ad eventuali colpi di tosse, 
pneumotorace, consecutivamente poi compli¬ 
cato, come di frequente avviene, da versa¬ 
mento. Anzitutto non abbiamo fatti che ci 
facciano pensare così, e d’altra parte invece 
dobbiamo ben rivolgere la nostra attenzione 
alla presenza dell’ascesso nel parenchima. 

Nè, dato che qui abbiamo detto trattarsi di 
pleurite purulenta e di ascesso polmonare, 
penseremo che la modica raccolta gassosa più 
che a vero pneumotorace da perforazione della 
pleura, sia riportabile ad uno sviluppo di gas 
in cavo chiuso da parte di germi della putre¬ 
fazione che tale formazione di gas possono 
determinare. 

Si tratta allora in genere di germi anaero¬ 
bi che posseggono la facoltà di sviluppare gas 
dai substrati organici su cui vegetano attra¬ 
verso azioni fermentative su idrati di carbo¬ 
nio e su sostanze proteiche. 

Non tutti però tali germi anaerobi che han¬ 
no in comune questa caratteristica dànno o- 
rigine a formazione di gas fetidi e putridi; 
generalmente questa impronta particolare è 
conferita dalla presenza di idrogeno solfora¬ 
to che viene prodotto ad esempio dal perfrin- 
gens, trovato spesso nelle gangrene polmo¬ 
nari, ma non da altri anaerobi, quale il vi¬ 
brione settico che pur dà origine -a notevole 
sviluppo di gas scomponendo i substrati che 


contengono idrati di carbonio. Quindi la pre¬ 
senza di germi della putrefazione e di anaero¬ 
bi in genere può condizionare formazione di 
gas a livello di una raccolta in cavo pleurico, 
e casi di tal genere sono stati descritti; ma 
qui non ne abbiamo alcun segno; perchè trat¬ 
tandosi in questi casi di pus generalmente 
fetido, ne viene che sia il pus dell’ascesso e 
quindi l’espettorato, sia il pus della raccolta 
pleurica, assumono quella particolare impron¬ 
ta d’odore repugnante che è espressione appun¬ 
to del processo disgregativo, e putrefattivo. E 
per quanto, come ora ho ricordato, tale ca¬ 
ratteristica pur essendo frequente non sia da 
ritenersi assoluta, sì che non è più segabi¬ 
le il criterio di fare delle gamma di mole¬ 
ste sensazioni olfattive elemento di differen¬ 
ziazione clinica della natura microbica della 
forma, pure nel nostro caso la mancanza as¬ 
soluta di ogni fetidità sia dell’espettorato, che 
del pus estratto con puntura esplorativa, ci 
fa ritenere anche clinicamente che i germi 
della putrefazione qui mancassero per lo me¬ 
no nelle loro associazioni più frequenti, e che 
quindi l’ipotesi di pleurite putrita gasogena, 
a pura completezza didattica esposta, non ab¬ 
bia per sè fondamento alcuno. 

Gli è invece che lasciando da parte tutto 
questo che per ora almeno ci appare estrema- 
mente improbabile, la presenza di un ascesso 
nel parenchima polmonare, più o meno pro¬ 
fondamente situato che sia rispetto alla su¬ 
perficie pleurica, ben può far risentire su di 
questa i suoi effetti, così come la maggior 
parte dei processi flogistici polmonari acuti o 
cronici prima o poi si accompagnano a fatti 
pleurici consensuali, sia che stiano ad indicare 
l’insorgenza di nuovi focolai nella pleura della 
medesima natura di quelli parenchimali, sia 
che rappresentino una pura e semplice diffu¬ 
sione alla pleura dal focolaio flogistico sotto¬ 
stante. 

Dalle modalità con cui questo compati¬ 
mento pleurico si stabilisce, dipende infine 
il quadro anatomo-patologico e quindi clini- 
co che la forma pleurica ai nostri occhi pre¬ 
senta. 

Nel caso dell’ascesso polmonare, l’anato¬ 
mia patologica ci dice che le cose possono 
essere variamente complesse: clinicamente 
d’altronde si parla anche di forme pseudo¬ 
pleuriche di ascesso polmonare allorché il fo¬ 
colaio polmonare sviluppato sino alla pleura 
può essere da questa separato o da uno stra¬ 
to sottilissimo di tessuto polmonare sclerosa¬ 
to o soltanto dalla pleura fortemente ispes¬ 
sita; si riproducono in questi casi i sintomi 
del versamento pleurico saccato e purulento 
e la forma diventa di difficilissima diagnosi. 
Ma un tale ispessimento pleurico che costi¬ 
tuisce valida barriera alla diffusione del pro¬ 
cesso e che con le sue aderenze blocca per così 
dire il focolaio parenchimale sottostante, non 
sempre interviene, o per la rapidità evolvente 


10 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


della forma o per l’insufficiente reazione In¬ 
sulare; onde è che assistiamo spesso ad una 
flogosi acuta pleurale da propagazione. 

Esistono tra questi quadri delle forme in¬ 
termedie in cui la perforazione della pleura 
viscerale avviene in zona pleurica più o meno 
adcrenziata o circondata da aderenze, sicché 
può formarsi anche in cavo pleurico, isolata, 
circoscritta, saccata, una raccolta ascessuale 
comunicante più o meno largamente con la 
cavità ascessuale polmonare. 

La vivacità delle reazioni tissulari di difesa 
circostanti ad un focolaio parenchimale in 
disfacimento, e l’andamento più o meno acu¬ 
to o cronico del processo distruttivo stesso 
e la comunicazione col bronco, sono elemem 
ti che ci dànno ragione della relativa infre¬ 
quenza di perforazione nella pleura di ca¬ 
verne di natura tubercolare situate a volte 
anche subito al disotto della pleura stessa. Ed 
infatti, e ciò vale per quei tipi di caverna 
a pareti sclerosate che sono le più frequen¬ 
ti ma non certo le sole forme di disfacimen¬ 
to tubercolare del parenchima polmonare, il 
focolaio specifico distruttivo è spesso tutto 
circondato da una specie di capsula fibrosa 
di reazione che costituisce valida barriera al¬ 
la diffusione del processo specifico: tanto 
che in genere non esistono anche radiologi¬ 
camente segni evidenti e diffusi di infiltra¬ 
zione pericavitaria, ma semplicemente qual¬ 
che focolaio disseminato più o meno nume¬ 
roso. 

Tutto sommato se è possibile attraverso 
questi focolai circostanti una più o meno fa¬ 
cile diffusione del processo specifico alla pleu¬ 
ra con reazioni in conformità ed eventual¬ 
mente con i segni di una flogosi pleurica e 
conseguente raccolta essudativa in cavità, ri¬ 
mane invece ostacolata la rottura stessa di u- 
na caverna in pleura con successiva forma¬ 
zione di un grave pio-pneumotorace per dis¬ 
seminazione del materiale nella sierosa. Gli 
autori francesi usano per questi casi con im¬ 
magine pittorica e significativa la frase « le 
poumon cràche dans sa plèvre », e della for¬ 
ma di empiema che in queste condizioni con¬ 
segue vi ho altra volta diffusamente parlato (1). 

Nel nostro caso la diversa natura della for¬ 
ma distruttiva polmonare ha consentito inve¬ 
ce anche una evoluzione diversa da quelle che 
abbiamo ora ricordato per le caverne tuber¬ 
colari. Qui la barriera fibrosa non ha fatto a 
tempo a costituirsi ed è intervenuta una lar¬ 
ga infiammazione pleurica non tanto da dif¬ 
fusione quanto da rottura del focolaio asces¬ 
suale polmonare; e ciò pensiamo perchè con¬ 
temporaneamente alla flogosi pleurica essu¬ 
dativa si è anche svolto un pneumotorace. 

Questo non è intervenuto con quelle classi¬ 


ti) G. Frugoni. Empiema tubercolare. Giom. 

Med. dell’Alto Adige, 1930, n. 3. 


che manifestazioni di tragicità su cui ho tan¬ 
te volte richiamato la vostra attenzione a ben 
giudicare sindromi acutissime respiratorie, 
bensì subdolamente, come d’altronde vi ho 
pure segnalato poter intervenire per un pneu¬ 
motorace spontaneo, che a volte, benché rara¬ 
mente, può costituire reperto semeiotico direi 
quasi a sorpresa (2). 

Qui un altro gruppo di sintomi domina il 
caso e richiede interpretazione. Qui è l’asces¬ 
so polmonare che è al centro del complesso 
morboso. È su di esso che noi dobbiamo con¬ 
centrare la nostra paziente indagine eziolo¬ 
gica e patogenetica, perchè qui sta la chiave 
della forma attuale della nostra malata. 

Lasciate pertanto che insieme rifacendo la 
strada, coordiniamo un poco le nostre idee 
su questo importante capitolo della patolo¬ 
gia che come già vi ho detto ha subito in que¬ 
sto ultimo periodo interpretazioni e classifi¬ 
cazioni che si allontanano un po’ dai classici 
schemi di una volta. 

Per ascesso polmonare noi intendiamo an¬ 
zitutto la presenza nel parenchima di un pro¬ 
cesso purulento con conseguente piofusione 
del tessuto colpito e reazioni flogistiche cir¬ 
costanti conseguenti più o meno diffuse e in¬ 
vasive. La classificazione stessa 'delle varie 
forme di ascesso polmonare è tuttora incerta 
e mal definita; sicché i singoli Autori consi¬ 
derando il processo o prevalentemente dal 
ounto di vista anatomo-patologico o da quel- 
o clinico in genere o da quello eziologico o 
patologenetico più in particolare, addottano cia¬ 
scuno per proprio conto un criterio di classi¬ 
ficazione nosologica che genera più confusio¬ 
ne che chiarezza. A maggiormente complicare 
le cose potrebbe a tutta prima apparire il fat¬ 
to per cui alcuni Autori, comie poco fa vi ho 
detto, tendano ad avvicinare all’ascesso anche 
la gangrena polmonare, non tanto per quello 
che si riferisce alla patogenesi delle due forme, 
quanto piuttosto perchè spesse volte riesce dif¬ 
ficile scindere i due processi sia anatomo-pa- 
tologicamente, sia, e più, clinicamente. L’ac¬ 
cordo però anche su questo punto non si può 
dire ancora raggiunto. E così, mentre vi è da 
parte di alcune Scuole la tendenza a consi¬ 
derare il problema sotto un punto unitario, 
sicché si parla di ascesso gangrenoso del pol¬ 
mone (concetto seguito da Maurizio Ascoli, 
Serio, ecc.), da altri invece si tende a mante¬ 
nere una certa distinzione tra le due forme e 
si parla di ascessi semplici e di ascessi fetidi 
(Léon-Kindberg), i quali ultimi corrispondo¬ 
no gli ascessi gangrenosi di Marfan, e agli 
ascessi putridi di Sergent. Comunque, in o- 
gni caso ciascun autore in rapporto alla va- 


(2) G. Frugoni. Pneumotorace spontaneo tuber¬ 
colare chiuso ecc. Minerva Medica, IX, n. 13, 1929; 
e Pneumotorace spontaneo da enfisema, a valvo¬ 
la , ecc. Giorn. Med. dell’Alto Adige, n. 10, 1929. 


[Anno \\\I\, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


11 


riabilita specie clinica dell'andamento della 
l'orma la numerose suddivisioni, che piutto¬ 
sto che entità a sè, sembrano in verità essere 
aspetti particolari di processi tra loro spesse 
voite malamente differenziabili. Con tutto ciò 
non va però nemmeno dimenticato, e su que¬ 
sto vi è discreto accordo, che forme che si in¬ 
quadrano o nei classico schema dell’ascesso o 
in quello della gangrena, esistono, per quanto 
queste forme « pure » vadano facendosi sem¬ 
pre più rare. 

Nell’ascesso polmonare, indipendentemente 
dal latto che si tratti di forme semplici o gan¬ 
grenose, noi distinguiamo forme primitive e 
torme secondarie a seconda che rappresentano 
processi apparentemente iniziati nel parenchi¬ 
ma polmonare, o piuttosto latti complicativi 
polmonari svariati svolgentisi neH’organismo e 
che col polmone sono direttamente o indiret¬ 
tamente in connessione. 

Dal punto di vista del come insorgono pro¬ 
cessi purulenti o gangrenosi polmonari, dob¬ 
biamo considerare la doppia eventualità del¬ 
la l'orma embolica o della forma bronchioge- 
na. Anatomo-patologicamente le forme si dif¬ 
ferenziano (Aschoff) e generalmente a ciascu¬ 
na forma corrispondono anche momenti elio- 
logici di natura diversa. 

Senza però doverci per ora compromettere in 
una classificazione particolare della forma mor¬ 
bosa di cui parliamo, e rimanendo più vicini 
al terreno della clinica, io vi ricorderò alcuni 
tipi, per lo meno i principali, di ascesso del 
polmone, affinchè sia poi meno difficile po¬ 
ter inquadrare i fatti che alla nostra malata 
si riferiscono con i dati che ci vengono for¬ 
niti dalla patologia. In numerosi casi di forme 
primitive si pensa da molli che l’agente etio- 
logico fondamentale sia rappresentato da spi¬ 
rochete o da forme spiriilari che alcuni sen¬ 
z’altro ascrivono alla associazione fuso-spiril- 
lare di alcune angine, a proposito di che va 
anche ricordato che elementi fusati e spini¬ 
li altro non rappresenterebbero in questi ca¬ 
si, secondo Sanarelli, cbe gradi di sviluppo 
diversi di uno stesso microbio polimorfo. 
L impronta gangrenosa al processo verrebbe 
quindi conferita dal contemporaneo o succes¬ 
sivo sviluppo di germi anaerobi. In realtà ri¬ 
correndo a metodi opportuni o d’impregna¬ 
zione o di colorazione specifica per le spiro¬ 
chete, è frequente rinvenire nella forma pri¬ 
mitiva di ascesso polmonare numerose spiro¬ 
chete sia nell’espettorato e sia ancora, il che 
ha certo maggior importanza, nella zona ne¬ 
crotica circondante l’ascesso polmonare e nel¬ 
la zona pure circostante di flogosi attiva ove 
a volte le spirochete sono state ritrovate al¬ 
lo stato di « relativa purezza batteriologica » 
(Bezancon; Léon-Kindberg). Si sono descritte 
accanto a forme fuso-spirillari diverse degli 
spironemi, spesso disposti a grovigli, della 
bronco-spirochetosi emorragica, delle spiro¬ 


chete « tipo bronchialis a di lunghezza varia, 
.sottili, a estremila arrotondate, a spire poco 
vicine, che non si colorano con i comuni co¬ 
lori di anilina. 

òi è certo voluto andare troppo oltre su que¬ 
sta via e vedere da qualcuno in ogni ascesso 
polmonare la presenza causale di spirochete, 
la cui importanza nella patologia polmonare 
è merito del nostro Castellani aver messo in 
evidenza tra i primi con le sue ricerche sulla 
broncospirochetosi. E in realtà ora noi pos¬ 
siamo affermare che in buona parte di casi 
gli ascessi primitivi del polmone sono soste¬ 
nuti anche da spirochete. Un tale dato trove¬ 
rebbe anche indiretta conferma nell’esito a 
volte nettamente favorevole di una tempestiva 
cura antispirillare a base di arsenobenzoli. Non 
crediamo tuttavia dover seguire necessaria¬ 
mente questo criterio come un tipico crite¬ 
rio ex juvantibus in tulti i casi, onde risalire 
alla natura specifica dell’affezione; perchè og¬ 
gi nell'azione chemioterapica arsenobenzolica 
dobbiamo anche considerare una componente, 
vorrei dire, aspecifica di stimolazione generale 
alle reazioni tissulari di difesa dell'organismo 
esplicata dai diversi preparati arsenobenzolici, 
che, come risulta dalie ricerche di Janosò com¬ 
pletate da quelle più recenti di Brunelli della 
mia Clinica, presentano comportamento ana¬ 
logo in parte a quello dei cosidetti colori vi¬ 
tali, e, quali sostanze colloidali o semicolloi¬ 
dali elettronegative a convezione anodica, van¬ 
no a terminare nell’apparato reticolo-endote- 
liale inteso in senso lato ivi esplicando azione 
stimolatrice e probabilmente quindi di ac¬ 
centuazione delie difese organiche; il quale 
argomento mi limito semplicemente ad accen¬ 
nare qui, ben sapendo quanto complesso sia 
il meccanismo d azione della chemioterapia, 
tale considerato sin dai tempi di Ehrlich, c 
quanto discordi siano i pareri sui rapporti ora 
ammessi ora negati tra sistema reticolo-istio- 
cilario e difese organiche tissulari e umorali 
e tra sistema R. 1. e chemoterapia in genere. 
Ma è forse in base a idee in questo senso che 
la cura arsenobenzolica viene consigliata in 
ogni tipo di ascesso polmonare spirochetico 
o no. 


Altro tipo di ascesso primitivo (il più spes¬ 
so però secondario per diffusione dal fegato) 
è rappresentato dall’ascesso amebico; esso in 
realtà non è raro anche come rappresentante 
ne 11’organismo di un’unica manifestazione a- 
scessuale dell’amebiasi. In genere però sia 
nel liquido direttamente raccolto da puntura 
esplorativa sia nell’espettorato, noi non tro¬ 
viamo l’agente causale, l’ameba; e d’altra 
parte in questo stesso materiale noi non tro¬ 
viamo generalmente altri agenti etiologici no¬ 
ti, sì che si parla di « pus sterile ». (Léon- 
Kindberg). E sappiamo altresì che in questa 
forma un trattamento specifico a base di clo- 
ridrato di emetina (Pontano, Izar, ecc.) può 
portare a guarigione talora completa. 



12 


U IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


Più frequenti assai sono però gli ascessi 
polmonari .secondari. E lasciamo da parte tut¬ 
te quelle forme di ascesso gangrenoso del pol¬ 
mone che possono intervenire al seguito di 
aspirazione nelle vie aeree di mateiiali vali 
infettanti; come pure quelli che si hanno per 
diffusione di contiguità da affezioni suppura¬ 
te epatiche, subfreniche, mediastiniche, ecc. 

Ricordiamo, a solo titolo di completezza, 
ancora quegli ascessi che con discreta fre¬ 
quenza in tempo di guerra abbiamo visto svi¬ 
lupparsi nei soldati gassati, specialmente da 
yprite e in cui spesso 1 agente etiologico di- 
retto sarebbe rappresentato da uno strepto¬ 
cocco emolitico (Clerc, ecc.). 

Ascessi gangrenosi o meno secondari siamo 
soliti ad osservare in individui setticemici, e 
allora l’eziologia della forma è sostenuta dal¬ 
l'agente stesso della setticemia (streptococco, 
stafilococco, ecc.); o in individui affetti da 
polmoniti o broncopolmoniti banali, specie 
nelle forme che complicano di frequente l’in- 
fluenza respiratoria e in quelle in cui venne 
con frequenza isolato il b. di Friedlànder, e 
in cui si è parlato addirittura di flemmone 
del polmone; o ancora nel corso di semplici 
batteriemie (ascessi polmonari da paratifi: 
Lemièrre e Deschamps). 

★ 

★ ★ 

E quale sarà allora la natura dell’ascesso, 
nel caso nostro, dato che di ascesso secon¬ 
dario evidentemente si tratta, sia per il lungo 
periodo di malattia in cui non vi era sinto¬ 
matologia polmonare, ma che la sintomatolo¬ 
gia polmonare preparava, sia perchè spiroche¬ 
te o amebe non abbiano trovato, sia perchè 
infine reperti positivi sono emersi che ci han¬ 
no escluso trattarsi di forma primitiva di que¬ 
sto tipo, e dato ancora che di forma specifica 
da b. di Koch abbiamo già detto non potersi 
trattare? 

E lasciamo da parte, secondo quanto vi ho 
detto, se più di ascesso o più di gangrena 
polmonare si tratti. 

Non ad un ascesso ab ingestis da corpo e- 
stranco qui penseremo, perchè ce ne mancano 
e l’anamnesi, che tuttavia a volte può rima¬ 
nere silente, e perchè un ascesso ab ingestis 
non è certo così ben tollerato come lo è stato 
nel nostro caso, e dopo un breve periodo di 
incubazione dall’aspirazione del corpo estra¬ 
neo, attraverso un focolaio più o meno esteso 
e più o meno acuto di broncopolmonite com¬ 
pare rapidamente tutta la grave sindrome ge¬ 
nerale di una raccolta purulenta che si va 
formando nell’organismo e specificatamente 
nel polmone, e che tende a farsi strada, ol¬ 
treché verso l’esterno attraverso un bronco, 
anche verso la pleura che a volte invade ol¬ 
trepassa, come ad esempio in un recente caso 


di Ricciolo. Ma nel caso nostro la sintomato¬ 
logia iniziale polmonare costituì un reperto 
causale radioscopico a sorpresa. Nulla avvertì 
la paziente: non tosse, non escreato, non di¬ 
spnea, non dolori in sede toracica. 

Nè quindi data l’assenza di tutti questi se¬ 
dili, penseremo si sia qui svolto un processo 
broncopolmonare banale con successiva evo¬ 
luzione purulenta : anche perchè qui manca¬ 
no tutte quelle condizioni che in genere con¬ 
sentono lo sviluppo di un focolaio bronco- 
pneumonico senza la classica sintomatologia, 
quasi direi in silenzio di sintomi : e trattasi 
allora proprio di quei tali focolai che non 
debitamente e tempestivamente diagnosticati 
e curati, finiscono il più spesso in una delle 
complicazioni della broncopolmonite tra cui 
frequente l’ascesso: infatti qui non segni di 
diabete, di cachessia precedente alla forma, 
di stati comatosi da cause molteplici, e par¬ 
ticolarmente non segni di alcoolismo cronico, 
condizioni tutte nelle quali le forme acute 
broncopolmonari possono decorrere in modo 
talmente atipico, con così scarsi fenomeni 
reattivi generali e locali, da aver loro meritato 
il nome ormai consacrato dall’uso di forme 
adinamiche o asteniche. 

Ascesso polmonare forse da infarti micotici 
a punto di partenza da endocardite ulcerosa 
del cuore destro o dal sistema venoso? Evi¬ 
dentemente no: qui non endocardite e nem¬ 
meno flebiti e d’altronde non sidrome di in¬ 
farto polmonare. 

E allora un ascesso intervenuto nel corso 
di una setticemia e rappresentante una localiz¬ 
zazione polmonare della sepsi:' Qui non vi fu 
vera sepsi, e ripetute emoculture riuscirono 

negative. 

Che si sia trattato di una localizzazione pol¬ 
monare nel corso di una fugace batteriemia? 

Vi dirò che abbiamo pensato anche al tifo, 
perchè nel tifo si possono avere ascessi pol¬ 
monari per varia causa. Anzitutto dalle facili 
escare da decubito ove si hanno suppurazioni 
gangrenose, possono ordirsi piccole flebiti di 
vicinanza, donde immissione in circolo di ger¬ 
mi della suppurazione e della putrefazione. 
E poi perchè facili sono i segni di bronchite 
e stasi alle basi, e per il decubito lungo e 
per la facile stanchezza miocardica, su cui 
possono poi intervenire processi infiammatori 
broncopneumonici che possono a l° ro volta 
presentare esito in forme ascessuali e gangre¬ 
nose specie se per le gravi condizioni dei ma¬ 
lati e la poca igiene e il cattivo stato boccale, 
anche si verifica aspirazione di materiale in¬ 
fetto. A parte lasciando il fatto che vere e pro¬ 
prie localizzazioni tifiche si possono avere nel 
polmone che evolvono poi con le caratteristi¬ 
che cliniche della broncopolmonite in cui l’a¬ 
gente etiologico è il bacillo di Eberth. Ve ne 
ho a lungo parlato l’anno scorso a proposito 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


13 


di un caso di pneumotifo (3), nella qual occa¬ 
sione vi ho ricordato la distinzione che va fatta 
tra pneumotifo vero e proprio e complicazioni 
broncopneumoniche in corso di tifo; e vi ho 
ricordato anche tutte le varie e strane loca¬ 
lizzazioni che può presentare la forma, come 
pure insistei su un’altra malattia che può dar 
manifestazioni a localizzazione prevalentemen¬ 
te broncopolmonare e pleurica e che è la mal¬ 
tese. Ma qui niente di tulio ciò. 

Ancora su due punti di possibilità diagno¬ 
stiche invece voglio brevemente fermarmi : il 
deperimento, la febbricola, la vaga sintoma¬ 
tologia, potevano far pensare all’eventualità 
di una formazione ascesso-simile nel polmone 
di natura neoplastica; a parte il fatto però che 
qui solo dei casi piuttosto rari di cosidetto 
cancro cavitario del polmone avrebbe potuto 
trattarsi e di una forma primitiva che sap¬ 
piamo quanto mai rara, perchè nulla trova¬ 
vamo in questo senso in altri organi, nè altre 
metastasi vi erano nel polmone destro, depo¬ 
nevano contro la forma neoplastica i reperti 
radiologici e ancora il fatto che con l’espet- 
torazione, cioè con l’iniziarsi dello svuota¬ 
mento della raccolta, la sintomatologia sog¬ 
gettiva della malata andò rapidamente e de¬ 
finitivamente migliorando, e la febbre scom¬ 
parve. 

Difficoltà diagnostiche in un certo senso 
più notevoli, e sono costretto a ritornarvi una 
seconda volta, presentava la discriminazione 
con l’ascesso amebico, il quale se generalmen¬ 
te come ho detto, interviene a seguilo di una 
epatite amebica suppurata, può pure essere 
clinicamente primitivo nel polmone, la sinto¬ 
matologia intestinale a volte passando del tut¬ 
to in seconda lìnea. 

Clinicamente invero la diagnosi si presen¬ 
tava qui oltremodo difficile. Con la puntura 
non ottenemmo amebe, il che appunto è la 
norma, ma nemmeno ottenemmo « pus ste¬ 
rile », come lo si suole indicare, vischioso, 
color cioccolato, essendo riusciti invece a col¬ 
tivare un germe. Ma a parte questi dati di 
laboratorio, clinicamente vi sono forme di 
diagnosi oscura. Così, ad esempio, le forme 
pseudotubercolari, con cachessia, emottisi, e- 
voluzione progressiva; e alcune forme a tipo 
acuto in cui oltre al processo colliquativo, di¬ 
struttivo del parenchima polmonare, coesisto¬ 
no fatti pleurici, a volte notevolissimi, quali 
essudazioni più o meno corpuscolate e con¬ 
seguenti ispessimenti e retrazioni toraciche. 

Se ci fosse mancato il già più volte ricor¬ 
dato positivo reperto di laboratorio avremmo 
qui senza dubbio praticato una terapia speci¬ 
fica con emetina, il che, si sa, costituisce il 
termine di paragone più preciso per la con¬ 
ferma della diagnosi eziologica della forma. 


(3) C Frugoni. Pneumotifo. Minerva Medica, 
n. 36, 1930, 8 settembre. 


E allora quale infine l’eziologia della 
forma? 

Ragioniamo ancora clinicamente sul mala¬ 
to, su quello che ci ha mostrato, su quello 
che è stata la caratteristica fino a un certo 
punto fondamentale della forma: ritorniamo 
ai primi sintomi e che sono quegli stessi ele¬ 
menti che hanno fatto oscillare la diagnosi 
da principio attorno ad una vaga e mal pre¬ 
cisata forma definita « addominale », e ci 
accorgeremo allora che qui vi è stato fin dal¬ 
l'inizio qualche cosa di singolare. 

Riandiamo indietro, al principio, quando 
l’ammalata cominciò il suo stato di malattia, 
perchè, ricordatelo, spesso è alla prima anam¬ 
nesi che dobbiamo tornare, è ai primi segni 
che dobbiamo guardare per cercare di rico¬ 
struire faticosamente, col ragionamento, coi 
dati raccolti, col più minuto interrogatorio, 
dando eventualmente valore a dei piccoli se¬ 
gni dapprima passati quasi inosservati o non 
giustamente valutati, onde ricostruire lo svi¬ 
luppo del male, e penetrare così nel segreto 
della patologia dei nostri malati. 

Qui invero molte cose sono singolari e ap¬ 
punto vi ho voluto presentare il caso non per 
farne io tema di lusso diagnostico, ma per¬ 
chè occorre abituarci tutti ad esercitare il 
pensiero sulla peculiarità dei casi, sulla mol¬ 
le pi icità delle forme con cui una malattia che 
il più delle volte si presenta ben definita, può 
apparire, deviando tante volte il pensiero ver¬ 
so diagnosi che meno cimentano le conoscen¬ 
ze nostre. 

Qui tutto è singolare: singolare è che si 
ordisca nel silenzio di tutti i sintomi respi¬ 
ratori un ascesso polmonare : singolare è che 
la nostra paziente mai abbia avuto fetore nel 
litjnido emesso con l’espcttorazione; singola¬ 
rissimo infine che poco dopo che la malata 
fu ricoverata in clinica non abbia più avuto 
una linea di febbre e ciò nonostante fosse 
portatrice di un piopneumotorace. 

Succederebbe ciò nelle comuni forme bat¬ 
teriche da streptococchi, da stafilococchi, e 
in tulte le altre forme che abbiamo ricordato 
e nel caso specifico escluse? Certamente no. 

L’unico filo per svelare la causa del male, 
ci venne dato, l’ho già detto, dall’esame ac¬ 
curato dello sputo e del liquido pleurico: la 
cultura del pus pleurico ha dato un germe 
che ha tutti i caratteri biologici, culturali e 
batterioscopici del bacillo di Eberth, ed è ag¬ 
glutinato ad alto titolo (1 : 3000) dai sieri an¬ 
titifici del nostro laboratorio, mentre non è 
invece agglutinato dai sieri antiparatifici A 
e B. Doveva ritenersi questo un reperto cau¬ 
sale o piuttosto l’indice di una reale presenza 
ed attività del bacillo del tifo? Ne dà risposta 
il potere agglutinante del siero della paziente 
che agglutina il suo bacillo a 1 : 400 ed i 
germi di laboratorio a 1 : 200. Prove crociate 






14 


« II. POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, ISum. 1] 


quindi e .sicure. Dunque vi sono segni che 
parlano nettamente per la presenza nell’or¬ 
ganismo di un processo sostenuto dal bacillo 
di Eberth. 

E poiché siamo in presenza di un ascesso, 
di una raccolta purulenta, e vi è stato, ripeto, 
vero ascesso, non semplice flogosi polmonare, 

-è da ammettersi che il bacillo del tifo abbia 
azione piogena? In -realtà il bacillo di Eberth 
può essere considerato anche piogeno : ne par¬ 
lano osservazioni vecchie e recenti. Anzitutto 
è noto da tempo che si possono osservare in 
tifosi, ascessi sottocutanei o profondi, spesso 
là ove abbia agito un trauma anche piccolo. 

Si pensò da principio che questi ascessi che 
specie intervenivano o a sèguito di iniezioni o 
di traumi, fossero dovuti sempre a germi pio¬ 
geni comuni venuti dall'esterno e attraverso 
male manovre portati entro i tessuti ivi provo¬ 
cando E infiammazione purulenta; e così spesso 
è; ma attraverso esami batterioscopici e cul¬ 
turali anche risultò trattarsi talora di bacillo 
di Eberth senza alcuna associazione micro¬ 
bica e si dovette convenire poter esser talora 
la suppurazione sostenuta dal solo bacillo di 
Eberth proveniente per via ematica. Si sa in¬ 
fatti che nel tifo è regola specie in determi¬ 
nati periodi dell’infezione, uno stato di bat- 
teriemia se non di vera e propria setticemia; 
e noi dobbiamo considerare i traumi, le inie¬ 
zioni ripetutamente praticate in sito, come 
condizioni che facilitano la fissazione in quel¬ 
le sedi dei germi circolanti e la flogosi ine¬ 
rente. È in fondo il vecchio concetto di « locus 
minoris resistentiae » che ritorna ad affiora¬ 
re; ma noi oggi questo vecchio concetto che 
ha pure in sé tanta parte di vero, lo sappiamo 
meglio interpretare e meglio analizzare nei 
suoi singoli elementi costitutivi : in fondo, il 
trauma, le flogosi asettiche e via di seguito, 
costituiscono altrettanti elementi o fattori -che 
favoriscono la fissazione a livello dei tessuti 
colpiti, di germi circolanti; è particolarmente 
nei focolai di flogosi, asettica o meno, che 
questi fatti vengono anche sperimentalmente 
ben dimostrati, e ivi si ha fissazione di germi 
circolanti prevalentemente per le modificate 
condizioni di circolo (stasi), di permeabilità 
capillare, di circolo refluo linfatico, ecc. Fatti 
questi ai quali, lasciando da parte ricerche 
più antiche, hanno, tra gli altri, portato con¬ 
tributo, lavori delle Scuole biologiche di Pa¬ 
dova (Sabbatani, Salvioli, e allievi). Possono 
(piindi esistere condizioni nell’organismo che 
costituiscono fattori per una fissazione in de¬ 
terminate sedi di germi circolanti; donde lo¬ 
calizzazioni a volte le più strane e le meno 
aspettate. E tutto -ciò vale, possiamo pensare, 
anche per la batterie mia o setticemia tifica. 

Ma qui il bacillo di Eberth assunse carat¬ 
tere piogeno, e anche questo benché raro, può 
essere, e non solo per ascessi sottocutanei co¬ 


me ho detto, ma anche per ascessi epatici, 
anche per quelli così detti solitari, molto 
rari, ma descritti (Doufourt), e per ascessi 
subfrenici che in casi eccezionali possono e- 
volvere verso i polmoni con formazione a- 
scessuale polmonare consecutiva; casi di que¬ 
sto tipo vennero tra noi recentemente descrit¬ 
ti da Introzzi della Scuola di Ferrata; e an¬ 
cora furono notate pleuriti a netto carattere 
purulento, largamente studiate dal Gasparini 
dell’ospedale di Padova; fatti questi ultimi sui 
quali mi sono già altre volte fermato, onde 
mi limito farne semplicemente menzione (4). 

Nel nostro caso quindi vi fu ascesso pol¬ 
monare tifico, da bacillo di Eberth. 

Ma vi è stata nella nostra malata l'infezione 
tifoide? Certo. Non al classico tifo pensere¬ 
mo, ma a forme che possono trovare riscon¬ 
tro nella sintomatologia dalla nostra malata 
presentata; dovremo pensare e pensiamo al 
tifo cosidetto ((ambulatorio». È forma, ben 
lo sapete, che permette all’individuo pur am¬ 
malato di continuare o quasi nel suo solito 
tenore di vita e nelle a rituali occupazioni : 
ma non per questo fatto, la forma ambula¬ 
tola del tifo è da considerarsi lieve in con¬ 
fronto alle forme conclamate, bensì vorrei 
dire, in un certo senso almeno, più grave 
e pericolosa. La virulenza dei germi non è in 
verità grande, ma la malattia è ugualmente 
seria, perchè il tifoso non riconosciuto per 
tale e non comportandosi come tale, va esau¬ 
rendo le proprie resistenze fisiche ed umorali, 
mentre contemporaneamente si espone a tutti 
i -rischi di una alimentazione non adatta e 
con ciò a tutte le insidie e complicanze della 
forma. E la nostra malata ne è chiaro esempio. 
E anzi voglio qui -ricordarvi una nozione 
di patologia generale secondo cui per germi 
non abitualmente piogeni vale la regola, non 
assoluta, che l’azione piogena corrisponda ad 
una attenuazione della virulenza. Il che in¬ 
quadrerebbe con quanto siamo andati sin qui 
esponendo. 

Comunque che di tifo ambulatorio si sia 
nel nostro caso trattato, noi veramente pen¬ 
siamo. 

★ 

★ ★ 

Rivediamo così la prima sintomatologia, per¬ 
ché spesso la natura della forma a noi appare 
soltanto dall’andamento della sua cronologia, 
ed è ai primi segni che caratterizzano il passag¬ 
gio dallo stato di benessere allo stato di ma¬ 
lattia che noi dobbiamo particolarmente guar¬ 
dare. La forma qui insorse con dolia agli arti, 
senso di peso allo stomaco, febbricola, aste¬ 
nia, deperimento, sintomi tutti che durarono 

(4) C. Frugoni. Pncumolifo. Loc. cit. 


[Anno XXXIX, Num 1J 


SE/ IONE PRATICA 


15 


a lungo, senza tosse, senza espettorazione, 
senza sudorazione. 

E fu allora tifo ambulatorio o piuttosto 
pneumotifo, dato che la malata quando entrò 
in Clinica Chirurgica presentò fatti già radio¬ 
logicamente conclamati alla base polmonare 
sinistra? Sappiamo che nel tifo talvolta un 
gruppo di sintomi talmente predomina sul de¬ 
corso della malattia che caratterizzano qua¬ 
dri clinici volta a volta diversi, donde feno¬ 
meni preponderanti a carico delle meningi, 
del miocardio, del rene, ecc., sempre di na¬ 
tura tifica. E spesso allora la vera natura del- 
1 infezione non appare specie se non si ricor¬ 
re a sistematiche ricerche di laboratorio e se 
la mente del medico non è convenientemente 
orientata; e già altra volta io vi ho a lungo 
parlato di queste localizzazioni particolari e di 
che cosa intendiamo quando parliamo di me- 
ningotifo, nefrotifo, pneumotifo, laringoti- 
fo, ecc. 

Pneumotifo si ha quando i sintomi sono per 
lungo tempo solo o prevalentissimamente 
pneumonici e la sindrome respiratoria apre la 
scena ed attira su sè tutta l’attenzione: m.a la 
nostra malata invece si è fortemente stupita 
quando si sentì dire che aveva una malattia 
respiratoria, mentre nessun sintomo respira¬ 
torio accusava. Essa aveva, come abbiamo det¬ 
to, prevalentemente febbricola e peso epiga¬ 
strico, e noi pensiamo veramente dunque ad 
un tifo ambulatorio che ha dato la « compli¬ 
cazione » ascessuale polmonare « primitiva », 
complicazione rarissima, die tuttavia è da Lu- 
catello ricordata nel trattato del Maragliano, 
mentre un caso di ascesso polmonare parati- 
fico viene ricordato da Lemiièrre e Deschamps. 

Il carattere apparentemente « primitivo » 
della complicazione è legato al fatto che a 
volte si possono dare casi di tifo senza le¬ 
sioni nè localizzazioni intestinali e che i ger¬ 
mi circolanti possono soffermarsi in punti 
svariati e ivi dare localizzazioni morbose. 

La nostra malata avendo sofferto a 2fi anni 
di pleurite secca e a 40 anni di bronchite spe¬ 
cifica ^basilare sinistra può aver presentato 
verosimilmente nel suo polmone un locus mi- 
noris rcsistentiae, anche nel senso da noi so¬ 
pra espresso, sul quale ha potuto meglio at¬ 
tecchire il germe circolante. E la forma asces¬ 
suale che ne derivò non fu inquinata da al¬ 
tri germi, chè solo il bacillo del tifo fu iso¬ 
lato dal materiale raccolto con la puntura e- 
sp 1 orai iva : e questo è il motivo per cui l'am¬ 
malata tollerò così bene il pio-pneumotorace 
consecutivo: la qual tolleranza noi non a- 
vremrno osservata se di empiema ad esempio 
streptococcico si fosse trattato. 

Quanto al trattamento oltre la terapia sin¬ 
tomatica attenderemo prima di prendere una 
decisione chirurgica, data l’evoluzione sponta¬ 
neamente favorevole della forma. 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Ospedale Mauriziano Umberto I di Torino. 

Sezione Chirurgica 
diretta dai proff. Bertone e Massa. 

Su di un caso di cisti ovarica gigante 

per il dott. Francesco Benso, assistente 

Mentre un tempo occorreva abbastanza fre¬ 
quentemente al chirurgo di operare cisti o- 
variche enormi, oggidì questo succede assai 
di rado : e ciò è dovuto da un lato ad un 
maggior sviluppo della chirurgia non solo nel¬ 
le grandi città ma anche in piccoli centri e 
dall’altro all’abbandono di quegli errati pre¬ 
concetti, frutti del l’educazione medioevale, per 
cui la donna si presentava al medico solo 
nei casi di estrema necessità. Per queste con¬ 
siderazioni oggi le cisti ovariche vengono a- 
sportate prima di raggiungere grandi dimen¬ 
sioni. 

Kelicer (Archiv fiir Gynàkologie, settem¬ 
bre 1929), ha fatto uno studio interessante su 
questo argomento ed ha raccolto dalla lette¬ 
ratura 99 casi di cisti ovariche giganti, con¬ 
siderando come tali quelle il cui peso totale 
supera i 25 Kg. A questo aggiunge una sua 
osservazione personale del dicembre 1928. Si 
trattava di una donna di 65 anni in cui l’i¬ 
nizio della malattia risaliva al marzo 1926 ed 
era stata segnalata da una lieve emorragia dai 
genitali. Nelle quattro ultime settimane pre¬ 
cedenti all’intervento chirurgico il tumore 
eia (raddoppiato di volume. L’ammalata ven¬ 
ne operata in anestesia locale: dopo l’inci¬ 
sione laparotomica, prima di asportare la cisti 
aderente alla parete addominale, il chirurgo 
svuotò con un trequarti 25 litri di liquido 
nello spazio di 12 minuti: la cisti così dimi¬ 
nuita enormemente del suo volume pesava 
ancora Kg. 7.200. Peso totale, Kg. 32.2. L’a. 
venne a guarigione senza complicazioni post¬ 
operatorie. 

Le osservazioni da lui raccolte si riferiscono 
a donne con età varia dai 10 agli 80 anni. In 
tre di questi casi il contenuto era di 110 litri, 
112 e 153 litri. L’autore ha pure descritti i 
sintomi relativi a questi enormi tumori e le 
turbe cui essi danno luogo. Una donna cine¬ 
se per es. di 40 anni era rimasta quattro anni 
seduta sulle gambe incrociate: un’ammalata, 
il cui tumore pesava circa 100 Kg., non po¬ 
teva tenersi in piedi, nè sedersi, nè coricarsi 





16 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


sul dorso; poteva solo rimanere coricata sul 
fianco o sulle ginocchia. Kehrer dopo aver 
descritto la facies ovarica di Spencer Wells 
ricorda pure la dilatazione delle vene sottocu¬ 
tanee della parete addominale per compres¬ 
sione dei grossi vasi venosi profondi e sopra¬ 
tutto della vena cava inferiore. Silvain Mosse 
riferisce sul Bulletin de la. Soci et é d Obstcti i- 
que et de Gynécologie (marzo 1931) un caso 
capitato sotto la sua osservazione. Si trattava 
di una donna che venne operata di asporta¬ 
zione di una cisti ovarica il cui peso totale 
era di Kg. 43,300. L’a. si era accorta che da 
6 anni il suo ventre ingrossava e un medico 
di Parigi che ebbe a visitarla per primo fa- 


N. Margherita, d’anni 54, casalinga, da Valfe- 
nera (Piemonte). Nulla di notevole nell’anamne¬ 
si del gentilizio. Si mestruò a 13 anni e i me¬ 
strui si susseguirono regolarmente sino ad 8 anni 
fa, epoca da cui si fecero irregolari intercalandosi 
periodi di flusso abbondantissimo con periodi di 
flusso scarso e talora anche periodi di amenorrea. 

Sposò a 19 anni un uomo robusto e sano tutto¬ 
ra vivente. Ebbe 5 gravidanze, di cui quattro 
condotte a termine con parto normale e puerpe¬ 
rio fisiologico ed una, rultima, interrotta da abor¬ 
to di 5 mesi. L’a. fa osservare che sin dall’inizio 
della prima gravidanza il suo peso corporeo andò 
aumentando tanto che quattro anni fa epoca 
in cui si iniziò la malattia in questione pesava 
già ben 120 Kg. Nell’anno 1924 ammalava di trom¬ 
bo-flebite alla gamba destra per cui tenne il letto 
Ire mesi e durante tale degenza il medico curante 
notava tracce di zucchero nelle orine. Tre anni fa 



Fig. 1. 


ceva diagnosi di gravidanza con idramnios. 
In seguito il medico per ovviare ai disturbi 
derivanti dalla graduale tumefazione dell’ad¬ 
dome, giudicando il caso inoperabile, proce¬ 
deva alla puntura evacuativa con cui svuotava 
venti litri di liquido, dopo di che l’a. ripren¬ 
deva le sue occupazioni. Ad ogni tre mesi la 
paziente ricorreva al suo medico per lo svuo¬ 
tamento finché nell’autunno del 1930 si pre¬ 
sentava all’osservazione di S. Mossé, il quale 
facendo la diagnosi di cisti ovarica ed essen¬ 
do buone le condizioni generali dell’a. decise 
di operarla, dopo aver svuotato alla vigilia 
dell’intervento ben 25 litri di liquido. L’in¬ 
tervento fu lungo e difficile per le estese a- 
derenze della parete cistica al peritoneo pa¬ 
rietale, all’epiploon e all’intestino grasso. A 
questi casi raccolti dalla bibliografia ne ag¬ 
giungo uno da me studiato all’Ospedale Mau- 
riziano Umberto T di Torino il quale ha la 
seguente storia clinica : 


nel mese di aprile venne operata in questo stes¬ 
so ospedale di amputazione della mammella de¬ 
stra per adenocarcinoma esteso ed ulcerato, già in 
precedenza radium-terapizzato. Ne guarì bene e 
tuttora non presenta tracce di recidiva. Fu già 
allora che il chirurgo constatava una discreta 
tumefazione dell'addome, dovuta alla presenza di 
una cisti ovarica che naturalmente allora non 
pensò di asportare, dovendosi occupare della cura 
del carcinoma mammario. 

Anamnesi personale prossima : la tumefazione 
dell’addome, cui ho fatto cenno sopra, andò au¬ 
mentando sino ad oggi 11 aprile 1931 in cui en¬ 
tra in Ospedale, aggiungendosi in questi ultimi 
due anni un continuo stillicidio di sangue dai 
genitali. 

Esame oggettivo : l’ammalata pesa 145 Kg., pre¬ 
ferisce tenere la posizione eretta, la deambulazio¬ 
ne è faticosa e l’ammalata cammina a gambe 
molto divaricate e col tronco spostato all'indietro 
per non cadere. Nel letto tiene il decubito late¬ 
rale, essendole impossibile stare a lungo tempo 
sul decubito supino. Non presenta la cosidetta 
facies ovarica di Spencer Wells. Nulla di patolo¬ 
gico si rinviene al cuore ed ai polmoni. Addome: 
si presenta enormemente espanso colla cicatrice 



[Anno XXXIX, Num. I] 


SEZIONE PRATICA 


17 


ombellicale introflessa e le vene sottocutanee as¬ 
sai dilatate. Alla palpazione si avverte che la pa¬ 
rete addominale è sol lo forle tensione per la pre¬ 
senza di una massa endo-addominale. La percus¬ 
sione delimita una ampia zona di ottusità che 
è limitata in alto da una linea curva a conves¬ 
sità superiore che sulla linea mediana arriva a 
8 cm. sopra l'ombelico. A sinistra l’ottusità occu¬ 
pa tutto il fianco sinistro, mentre il fianco de¬ 
stro è libero; in basso non si determina il limite 
inferiore dell’ottusità che si perde nel bacino. Net¬ 
to ò il senso di fluttuazione. L’esame ginecologi- 
co non riesce ad avvertire il collo uterino, stirato 
in alto dalla massa a sviluppo addominale. Le pa¬ 
reti della vagina sono normali. Anche gli arti 
inferiori presentano i vasi sollocutanei molto ecta- 
sici e tortuosi. 

Sono pure assai edematosi in modo da assume¬ 
re l'aspetto elefantiasico con ampie chiazze ciano- 


perficie esterna è cubico, mentre è cilindrico 
quello che tappezza la superficie interna. Decorso 
post-operatorio regolare, apirettico. Si tolgono i 
punti in nona giornata. L’ammalata sin dal gior¬ 
no dell’intervento può tenere il decubito supino 
e spostarsi senza grande fatica. La rete venosa 
sottocutanea della parete addominale si fa meno 
evidente, mentre gli arti inferiori vanno dimi¬ 
nuendo di volume per la scomparsa dell’edema e 
le varici diventano meno tortuose e dilatate. Per¬ 
sistendo lo zucchero nelle orine (20 gr. per mille) 
si costituisce una cura dietetica antidiabetica, con 
iniezione di insulina (10 unità due volte al gior¬ 
no, prima dei pasti). Dopo 15 giorni di cura la 
glicosuria è quasi totalmente scomparsa, mentre 
la glicemia è pressoché normale. In «ventesima 
giornata dall’intervento l’a. è in grado di alzarsi 
ed esce dall’ospedale in trentesima giornata. Il 
suo peso corporeo è ridotto a 110 kg. 



Fio. 2. 


tiche ed in attiva desquamazione. L'esame delle 
orine non rileva tracce di albumina bensì la pre¬ 
senza di zucchero (gr. 10 per mille). 

Confermandosi sulla base dell’esame clinico 
dianzi detto la diagnosi di cisti ovarica, già fatta 
in precedenza, si pratica l’intervento il 17 aprile 
1931 in anestesia lombare con tutocaina, previa 
iniezione sottocutanea di due fiale di efedralina. 
Dopo 10 minuti dalla puntura spinale, persisten¬ 
do buone le condizioni del polso, si pratica la la¬ 
parotomia mediana sottoombelicale. Aperto il pe¬ 
ritoneo si svuotano con un trequarti di media 
grandezza infisso nella parete cistica circa 25 litri 
di liquido opalino e mucoso; dopo di che l’este¬ 
riorizzazione della cisti, che si è sviluppata a ca¬ 
rico dell’ovaio destro, è facile, non presentando 
essa aderenze col peritoneo nè cogli organi cir¬ 
costanti. Allacciatura del peduncolo e resezione 
del peduncolo. Sutura della parete in seta. La ci¬ 
sti dopo lo svuotamento dei 25 litri di liquido pesa 
ancora Kg. 4,200, totale Kg. 29,200. Aperta la pare¬ 
te cistica si nota che la cisti è unicolare e non 
presenta alcuna parte solida. L'esame istologico 
rileva che la parete cistica presenta la struttura 
comune delle cisti ovariche mucose, essendo co¬ 
stituita da uno strato fibroso e vascolare, limi¬ 
tato sia all’interno che all’esterno della cisti da 
uno strato epiteliale. L’epitelio che riveste la su- 


Per quanto riguarda il trattamento opera¬ 
torio delle cisti ovariche giganti sono d’ac¬ 
cordo con Kehrer il quale evita la puntura 
evacuativa tranne nei casi in cui essa abbia 
un’indicazione vitale e la. non possa subire 
l’intervento chirurgico. La puntura a scopo 
evacuativo, difatti, lungi dal migliorarne le 
condizioni dall’ulteriore estirpazione, le ag¬ 
grava, poiché essa, praticata a cielo coperto, 
provoca delle aderenze cogli organi circostan¬ 
ti; può inoltre essere causa di emorragie nel¬ 
la cisti mentre può disseminare nel -cavo pe¬ 
ritoneale degli elementi sagomatosi, carcino¬ 
matosi o dermoidi che la cisti talora contiene. 
Il metodo di elezione è la puntura a cielo sco¬ 
perto immediatamente seguita dalla estirpa¬ 
zione della cisti, previo isolamento della pa¬ 
rete -cistica dalle aderenze talora estese colla 
parete addominale e coi visceri circostanti. I 
pericoli della sincope operatoria e post-opera¬ 
toria sono evitati praticandosi l’anestesia lo¬ 
cale o lombare colla somministrazione di car- 


/ 



























18 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


diocinetici e facendo tenere all’ammalata la 
posizione seduta o quasi. Delle cento osserva¬ 
zioni raccolte da Kehrer l’operazione è stata 
praticata in 86 casi : su 6 di essi non si han¬ 
no notizie sul decorso post-operatorio. Si eb¬ 
bero 13 esiti mortali nelle quattro settimane 
consecutive all’intervento. Dei 67 casi soprav¬ 
vissuti, tre morirono nei primi mesi dell'in¬ 
tervento presentando i segni di generalizza¬ 
zione peritoneale carcinomatosa. 

RIASSUNTO. 

L’Autore dopo aver citato nel presente lavo¬ 
ro la bibliografia che riguarda le cisti ovariche 
giganti descrive un caso capitato sotto la sua 
osservazione, del peso di Kg. 29.200. Aggiun¬ 
ge inoltre alcune considerazioni circa il trat¬ 
tamento chirurgico. 

TECNICA DI LABORATORIO. 

Colorazione degli strisci microscopici con 

la matita copiativa. 

Doli. Felice Marta (Milaino) 

Le piccole, pedanti, stereotipate pratiche 
minute sono quelle che recano lai medico 
maggior fastidio e fanno perdere maggior 
tempo, specie se comportano meticolosità 
complesse e lunghe, quali le ricerche micro¬ 
scopiche. Non sempre sono perciò possibili 
quando le esigenze del cliente, unite a quel¬ 
le professionali, obbligano ad affrettarsi. 

Lo si verifica — per stare nel campo mio, 
quello della venereologia — per le ricerche 
del gonococco. Se ne fa il prelievo, si essica 

10 striscio sul vetrino e se ne rimanda il re¬ 
perto a più tardi, ad ore meno preziose in 
cui, con ‘maggiore tranquillità e in minor 
tempo, avendone raggruppati parecchi, si 
possono completare e leggere tutti, in modo, 
diremo quasi, standardizzato. 

Eppure il controllo microscopico ha soven¬ 
te importanza decisiva per la diagnosi, e an¬ 
che maggiori sulle indicazioni della cura e 

11 ritardo può talvolta compromettere il suc¬ 
cesso. 

Semplificare queste operazioni fino a ri¬ 
durle ad un semplice tratto di lapis copia¬ 
tivo equivale a rendere il lavoro più pulito, 
meno noioso, in una parola più pratico. 

Il metodo è semplice. Fatto il prelievo, con 
la punta di una comune matita copiativa si 
mette una goccia d’acqua sul vetrino a fian¬ 
co dello striscio. Basta lasciarvi appoggiata 
pochi secondi la punta della mina perchè la 
goccia assuma una colorazione sufficiente- 
mente carica, e scivolarla sopra lo striscio 
perchè questo rimanga istantaneamente co¬ 
lorato. 


Lavato ed asciugato, esso mostra sotto l'ob¬ 
biettivo una nitidezza uniforme di colorazio¬ 
ne, una precisione dei contorni di ogni cel¬ 
lula e dei loro nuclei, una trasparenza chiara 
degli spazi liberi, e sopratutto una decisa e 
più intensa colorazione degli elemenli mi¬ 
crobici, risultati che sembrano anche più di¬ 
stinti di quelli che si ottengono con le abi¬ 
tuali soluzioni coloranti più o meno sature di 
mordenti. 

La marca del lapis non ha importanza. 
Non così il colore: risultano ottimi il bleu, 
il viola, il verde (il colore è in dipendenza 
dell’acidità od alcalinità con cui venne trat¬ 
tato il pastello di anilina), mentre il rosso, il 
giallo, ecc. mostrano la composizione terrosa 
in cui 1''anilina è incorporata. 

11 metodo, che non risulta finora escogita¬ 
to, non ha pretese di innovazione, ma ha im¬ 
portanza pratica, poiché semplificando un’o¬ 
perazione che il medico deve quotidianamen¬ 
te ripetere, la rende più spiccia, più pulita. 

Un lapis è sempre a portata di mano, non si 
essicca nè si deteriora come le soluzioni, così 
complesse a rinnovare, non imbratta le mani 
e le dita di macchie tenaci, non si rovescia 
causando disastri, non richiede speciali at¬ 
tenzioni, non perdita di tempo. 

Anche per chi non intende abbandonare il 
sistema cui è abituato (controllo con Grani 
ecc.), può riuscire utile sapere che può ricor¬ 
rere alla matita di anilina quando gli avvenga 
di non poter disporre di altro. 

Non sarà perciò cosa vana l’aver fatto co¬ 
noscere la piccola ma pratica trovata. 

W* Interessante pubblicazione: 

Prof. VINCENZO CIUDICEANDREA 

Docente di Patologia spec. med. nella E. Univ. di Eoma- 

Diagnostica modica e mezzi sussidiari di Laboratorio 

Manuale per Medici pratici e Studenti* 

In questo libro vengono coordinate e inquadrate nel 
campo della completa osservazione clinica le varie ricerche 
di laboratorio; e VA., giovandosi anche della sua lunga espe¬ 
rienza professionale e didattica, ha trattato la complessa 
materia se/uendo un indirizzo eminentemente pratico. 

In rapporto alle preventive nozioni sui vari organi, alle 
varie forme morbose ed alle loro possibili complicazioni , ven¬ 
gono considerate le particolari indicazioni pir le indagini 
sussidiarie. Di queste sono esposti i concetti fondamentali 
e le norme di prelevamento, con le più precise indicazioni 
di tecnica per quelle che ogni medico potrebbe eseguire, e in¬ 
sistendo sovratutto sulla reale importanza diagnostica e pro¬ 
gnostica di ciascuna, senza trascurare le conoscenze che per 
tutti rappresentano necessari elementi culturali. 

Il libro quindi può dirsi per gli studiosi in genere un 
indispensabile completamento dei trattati di Patologia ; e 
potrà essere sommamente utile ai Medici pratici per regolarsi 
quando il solo esame dell’tnfermo non dà sicuri elementi 
di giudizio. 

Volume in-8°, di pagg. XVI-488, con 122 figure in nero 
e a colori nel teeto, nitidamente stampato in carta 
patinata. Prezzo L. 68 t più le epeee postali di spedi¬ 
zione. Per i nostri abbonati, sole L- 60 in porto 
franco. 

Inviare Vaglia all’eddtore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
etale Succursale diciotto, ROMA. 


[Anno XXXIX, Num. ]j 


SEZIONE PRATICA 


19 


SUNTI E RASSEGNE. 

DIABETE. 

La diagnosi del diabete incipiente. 

(F. Herzog. Deutsche Medizinische Wocheii- 

schrift , 6 novembre 1931). 

La diagnosi del diabete incipiente offre dif¬ 
ficoltà in quanto non sempre si riesce a di¬ 
stinguere la glicosuria diabetica da quella 
semplicemente alimentare. 

Noorden ritiene che nei normali la glico¬ 
suria è prodotta dall’ingestione di una note¬ 
vole quantità di glucosio e non dai farinacei. 

Kiawachi afferma che devono ritenersi so¬ 
spetti diabetici quegli individui nei quali la 
glicosuria dura molto tempo dopo Finge-stio- 
ne di glucosio. 

Questi metodi però non sono risultati suf¬ 
ficientemente esatti, da ciò la necessità di 
nuove indagini (basate sopra tutto sulla de¬ 
terminazione della glicemia). 

Prima di esporre queste ricerche FA. pre¬ 
cisa le differenze sintomatologiche e patoge- 
neticlie tra diabete pancreatico e glicosuria 
patologica spontanea. 

A quest ultima forma appartiene il così 
detto diabete renale che si divide in due sot¬ 
togruppi : il vero diabete renale spesso ere¬ 
ditario e la glicosuria renale delle gestanti. 

J sintomi di queste forme sono analoghi 
a quelli del diabete sperimentale florizinico: 
eliminazione dello zucchero con glicemia nor¬ 
male o subnormale e nessuna modificazione 
della glicosuria di fronte al trattamento in- 
sulinico. 

Umber ne attribuisce lia patogenesi ad una 
riduzione delle glicolisi extrainsulinica, Fal¬ 
la ad un’abnorme permeabilità dei reni. Noor- 
don e Lichtwitz ritengono che la glicosuria 
spontanea sia la fase iniziale del vero diabete. 

Alle glicosurie spontanee sono analoghe 
quelle dipendenti da disfunzioni endocrine, 
quelle consecutive a traumi somatici o psichi¬ 
ci, alle maliattie del fegato, alla febbre, alle 
infezioni, alla fanne. Tutte queste glicosurie, 
quantunque di genesi così differente, hanno 
importanti caratteri comuni, sono transitorie 
e non pericolose. 

È molto dubbia 1’esistenza di un vero dia¬ 
bete traumatico. 

In base all’esperienza clinica-assicurativa si 
ammette che per affermare un rapporto tra 
trauma-diabete debhano concorrere le seguen¬ 
ti condizioni: 

1) mancanza di ogni elemento che fac¬ 
cia ritenere l’affezione precedente all’infortu¬ 
nio; 

2) breve intervallo tra l'infortunio e le 
prime manifestazioni cliniche; 

3) eccezionale gravità del trauma, specie 
quando si tratta di trauma psichico. 


Anche per un’altra forma di genesi eso¬ 
gena. le opinioni dei clinici sono discordi, 
ivalsch notò che non di rado alle affezioni 
della cistifellea compartecipa il pancreas con 
la comparsa di un leggero diabete, un dia¬ 
bete secondario. Ma Laudé sulla base di una 
abbondante casistica rilevò che questa rela¬ 
zione è rara. Viceversa Bernhard osservò che 
le affezioni pancreatiche con relativo distur¬ 
bo del metabolismo dello zucchero erano da 
attribuirsi nel 90 % dei casi a malattie della 
cistifellea. 

Le infezioni possono provocare glicosurie 
spontanee per cause ignote o un vero diabete 
per la loro localizzazione nell’apparato insu¬ 
lare. 

In ogni caso il diabete, anche se esogeno, 
si determina, salvo rare eccezioni, solo quan¬ 
do esiste una minorazione costituzionale del- 
Fapparato insulare. In effetti sulla base di 
larghe statistiche si è potuto stabilire che il 
diabete è ereditario nel 25 % dei casi e che 
in questi l’ereditarietà si è potuta verificare 
lino a tre generazioni nel 72 %. 

Questa predisposizione spiega come la ina¬ 
lai lia possa esplodere per cause leggere e che 
possono anche passare inavvertite. 

Ciò premesso, si presenta il problema se 
un disturbo latente dell’apparato insulare pos¬ 
sa essere svelalo dalFesame della glicemia. 

La glicemia a digiuno è negli stadi inizia¬ 
li della malattia più alta del normale, ma 
non senza eccezioni. Secondo Lichtwitz spes¬ 
so si può avere glicosuria anche quando la 
glicemia non è altia. 

Risultati sicuri si ottennero nella Clinica 
di Noorden procedendo tre volle al giorno 
alla determinazione dello zucchero -nel san¬ 
gue in individui nutriti con carboidrati (pa¬ 
ne bianco). 

L’A. Ina ripetute le prove facendo l’esame 
de] sangue li volle al giorno in individui ai 
quali si somministravano 30-50 grammi di 
pane alle ore 8 e 13. 

Le oscillazioni giornaliere nei normali so¬ 
no insignificanti. La curva dei valori segna 
piccole punte dopo i pasti. 

Nelle forme di diabete leggero, che talvol¬ 
ta decorrono senza glicosuria, la curva anti¬ 
meridiana manca di oscillazioni e può anche 
decorrere abbassata: dopo il secondo pasto 
pomeridiano si ha una punta mollo alla, la 
quale si riabbassa verso la notte. 

Noorden dà con l’intervallo di un’ora 25, 
50, 75 e 100 gr. di pane bianco che nei sani 
non producono alcun aumento del tasso gli- 
ccmico, il quale invece si verifica negli in¬ 
dividui per ereditarietà predisposti al diabete. 

Staub ha de'terminiato le variazioni del tas¬ 
so glicemico in seguito all’ingestione a di¬ 
giuno di glucosio, che nei normali in rap¬ 
porto alla quantità ingerita dà un rapido au¬ 
mento del tasso glicemico. Bastano 5-10 grarn- 




20 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


mi a dare un netto sollevamento, che è sem¬ 
ine più sensibile in relazione alba quantità 
di glucosio ingerita. 

Somministrando verso le 7 del mattino 30 
grammi di glucosio si ha subito una punta 
iperglicemica che raggiunge il suo apice dopo 
una mezz’ora circa, per -poi discendere anche 
al disotto del normale. 

Questa forma difasica con sollevamento 
iperglicemico ed abbassamento ipoglicemico è 
molto caratteristica, e si spiega con il fatto 
che immediatamente dopo la somministra¬ 
zione dello zucchero ossia nella fase ipergli¬ 
cemica ascendente si ha, allo scopo di rista¬ 
bilire l’equilibrio, una iperproduzione d’in¬ 
sulina che fa abbassare il tasso glicemico al 
disotto del normale. Ciò depone per la per¬ 
fetta integrità funzionale dell’apparato insu¬ 
lare. 

Al riguardo è a notare che una seconda 
somministrazione di zucchero a distanza di 
un’ora circa dalla prima provoca un aumen¬ 
to della glicemia di gnau lunga inferiore alla 
prima, il che prova che la carica d’insulina 
del sangue conseguente all’iperattività reatti¬ 
va delle isolo di Langerbans è sufficiente a 
neutralizzare lo zucchero successivamente in¬ 
gerito. 

È interessante il fatto che le stesse curve 
si hanno nel diabete renale. 

Invece nel diabete vero il contegno della 
glicemia in seguito alla somministrazione del¬ 
le stesse dosi di glucosio è diverso. 

11 primo sollevamento è più alto e più per¬ 
sistente e non è seguito da un abbassamento 
al disotto dell’abituale; ed in seguito alla se¬ 
conda somministrazione di zucchero si ha un 
sollevamento ancora più alto del primo. 

Ciò prova l’incapacità dell’apparato insula¬ 
re ad adattare la propria funzione alle varie 
esigenze. 

Va infine notato che la stessa prova del 
glucosio dà negli individui normali vaio¬ 
li diversi a seconda che si tratta di sangue 
venoso o di sangue capillare (l’iperglicemia è 
minore nel sangue venoso), nei veri diabetici 
questa differenza è minore e scompare del 
tutto nelle forme gravi. 

Ciò proverebbe che nei diabetici c’è da por¬ 
le dei tessuti un’incapacità a bruciare lo zuc¬ 
chero circolante. Dr. 

Le albumine del siero nel diabete con¬ 
suntivo. 

(F. Rathery e Levina. Paris Medicai, 2 mag¬ 
gio 1931). 

Gli \\. hanno studiato in un certo numero 
di diabetici lo stato (delle albumine del siero. 
Si trattava in tutti i casi di malati affetti da 
diabete consuntivo grave, qualcuno anche in 
istoto precomatoso, mai però in coma con> 
pleto. 


Gli A A. hanno trovato che nel diabete con¬ 
suntivo grave il tasso globale delle albumine è 
un po’ più elevato che normalmente; la glo¬ 
bulina dà ordinariamente un tasso superiore 
alla norma. Dal tasso delle albumine globali 
non si può trarre alcuna deduzione sulla in¬ 
tensità de] disturbo del metabolismo. Per con¬ 
tro, sembra che il tasso della globulina sia 
elevato sopratutto nelle forme gravi. 

L’insulina, quando esercita un’azione netta, 
produce un abbassamento del tasso delle albu¬ 
mine globali, tanto più spiccato quanto più 
netto è il suo effetto terapeutico. 

L’insulina agisce poco sul tasso della sb¬ 
rina; abbassa invece quello delta globulina, 
tanto più quanto più il miglioramento prodot¬ 
to è stato netto. C. Toscano. 

ORGANI RESPIRATORI. 

Il trattamento delle suppurazioni polmo¬ 
nari. 

(J. Scott Pinchin e V. Morlock. Practitioner, 
sett. 1931). 

La suppurazione polmonare, comprendendo 
con questa denominazione generica tutte le 
condizioni suppurative della trachea, dei bron¬ 
chi grossi e piccoli e del parenchima polmo¬ 
nare presenta spesso grandi difficoltà di dia¬ 
gnosi e di cura e richiede una grande ponde¬ 
ratezza di giudizio allo scopo di permettere al 
paziente di potere usufruire delle sue forze 
naturali, aiutandolo con i mezzi medici, sen¬ 
za ritardare l’eventuale intervento chirurgico 
quando si riconosca necessario. 

Malgrado i grandi progressi realizzati nel¬ 
la chirurgia toracica, questa ha il grande svan¬ 
taggio di lavorare in cavità chiusa più o me¬ 
no rigida, che le operazioni plastiche più e- 
stese non possono obliterare completamente. 
Si aggiunga che è contrario alla natura l’a¬ 
sportazione di organi dal torace come pure 
l’introduzione di corpi estranei per prender¬ 
ne il posto, sicché tanto la pneumolisi quan¬ 
to l’introduzione di olio al gomenolo possono 
essere seguiti da suppurazione o da espulsione. 

Si comprende che, limitando forzatamente 
il campo delle applicazioni chirurgiche, i si 
dovranno soprattutto studiare i metodi con¬ 
servativi di trattamento. 

Eziologia. 

Tracheite suppurativa e bronchite. — La 
linea di demarcazione fra infiammazione acu¬ 
ta e suppurazione è molto sottile, sicché è 
da meravigliarsi che l’infezione porti solo ra¬ 
ramente alla suppurazione; forse ciò è dovu¬ 
to all'azione ciliare della mucosa bronchiale. 
La infezione influenzale raramente è seguita 
da suppurazione della trachea, dei bronchi o 
dei polmoni; in qualche caso si può vedere 
l'espettorazione di grande quantità di pus 


[Anno XXXIX, Num. I] 


SEZIONE PRATICA 


21 


non aereato di origine pneumococcica, che 
può dare l’impressione dello svuotamento di 
un empiema,; ma in tali casi, non si hanno 
che dei segni di bronchite che cessano in 
pochi giorni. Se invece non si hanno miglio¬ 
ramenti, la suppurazione può danneggiare la 
mucosa, le pareti possono infettarsi e dila¬ 
tarsi lino a dare la bronchiectasia. 

i 

Bronchiectasia. — La causa più comune 
è quella sopra accennata, per le lesioni por¬ 
tale da una polmonite acuta o da una bron¬ 
copolmonite; occasionalmente, può essere da¬ 
ta da un corpo estraneo. 

Nella forma bilaterale, il punto di parten¬ 
za è dato da una broncopolmonite o da una 
bronchiolite basale; si osserva specialmente 
nei giovani, con lievi segni di dilatazione ad 
entrambe le basi, spesso con l’anamnesi di 
attacchi ricorrenti di polmonite e con riso- 
lamento in cultura pura ili un agente infet¬ 
tante. La mucosa bronchiale diventa turge¬ 
scente al disopra del punto infiammato ed 
ostacola la libera espulsione delle secrezioni, 
sicché la parte sottostante si dilata; la perdi¬ 
ta del riflesso alla tosse e l'infiammazione 
secondaria completano il quadro. 

Ascesso polmonare. — La causa più comu¬ 
ne è un’infezione respiratoria acuta; non si 
può dire se sia la condizione pneumonica che 
porta alla polmonite suppurativa o viceversa. 
Nell’influenza, dopo un attacco relativamente 
lieve, ma con molta tosse, verso il 7°-10° gior¬ 
no dopo una leggera emottisi, si ha l’espetto- 
razione di catarro puzzolente seguita da gua¬ 
rigione. 

Nella polmonite suppurativa, il parenchima 
polmonare è infiltrato di pus ma non desin- 
tegrato; una zona di tal fatta ha la potenzia¬ 
lità di guarigione e si trova alla periferia del¬ 
l'ascesso e delle dilatazioni bronchiali. 

Altre cause dell’ascesso sono le operazioni 
fatte sotto anestesia, specialmente sulle vie 
respiratorie; anche i corpi estranei possono 
dar luogo a formazione di ascesso e così pu¬ 
re le ostruzioni bronchiali, da ultimo sono 
da menzionare i traumi. 

Sintomatologia e diagnosi differenziale. 

Negli ascessi polmonari si ha in preceden¬ 
za una malattia respiratoria acuta, seguita da 
febbre, dolore toracico e tosse, dapprima sec¬ 
co e poi con espettorazione di sputo purulen¬ 
to, generalmente associata ad emottisi lieve. 
È la comparsa dello sputo purulento che fa 
porre la diagnosi; generalmente, ma non sem¬ 
pre, esso è anche abbondante e di odore ri¬ 
pugnante. 

Non vi sono segni fisici dell’ascesso: vi è 
generalmente addensamento polmonare, talo¬ 
ra formazione di cavità e non raramente se¬ 
gni da parte della pleura (versamento liqui¬ 
do o purulento). La condizione può essere con¬ 
fusa con la tubercolosi, ma se questa è giun¬ 


ta allo stadio di dare dello sputo purulento, 
non mancano i bacilli. Altre cause di confu¬ 
sione sono: il neoplasma polmonare (esame 
broncoscopico, eventualmente iniezione di li¬ 
piodol, presenza di metastasi); le gomme (rea¬ 
zione di Wassermann, esame dello sputo); 
Vempiema mterlobare (segni fisici in corri¬ 
spondenza del setto, esame radiologico); bron¬ 
chiectasia (lunga storia, per lo più con as¬ 
senza di febbre, inframezzata da periodi di 
temperature elevate quando vi è ritenzione del¬ 
lo sputo, assenza di leucocitosi, iniezioni di 
lipiodol, esame broncoscopico). La broncosco¬ 
pia e l’esame radiografico col lipiodol saranno 
assai utili per differenziare il tipo di suppu¬ 
razione. 

1 RATTAMENTO DELLE CONDIZIONI SUPPURATIVE. 

Bronchite e \tracheite suppurativa. — Uso 
del broncoscopio, drenaggio, introduzione di 
oli antisettici (gomenol al lo %) o pulizia con 
antisettici. 

Bronchiectasia emorragica secca od atelet- 
lasica. — Raramente vi è bisogno di tratta¬ 
mento, eccetto al tempo delle emottisi. 

Bronchiectasia apicale. — Per la sua posi¬ 
zione tende a tenersi drenata e raramente di¬ 
venta molto infetta; trattamento come per la 
seguente. 

Bronchiectasia basale poco estesa. — Gene¬ 
ralmente bilaterale, in individui giovani, per 
i quali si esita a proporre la frenicoexeresi. 

Gli AA. consigliano l’iniezione di lipiodol 
ogni 3-4 settimane in modo da lavare la di¬ 
latazione; se si è isolato un germe in coltura 
pura, preparazione di un vaccino autogeno, 
specialmente allo scopo di prevenire i fre¬ 
quenti attacchi pneumonici. 

Bronchiectasia estesa. — Può essere divisa 
in due gruppi: 

1) con sputo puzzolente, mia non mai rite¬ 
nuto, raramente febbre e pochi sintomi tos¬ 
sici. Drenaggio di posizione, disinfettanti 
(creosoto od altro) per bocca; camera a creo¬ 
soto, occasionalmente iniezioni di Jipiodol. 
Eventualmente aggiungere il drenaggio bron¬ 
coscopico e le lavature; 

2) In altri pazienti, la bronchiectasia è 
accompagnata da accessi febbrili e da note¬ 
voli sintomi tossici. Oltre al drenaggio di po¬ 
sizione, si farà quello broncoscopico, con la¬ 
vature; le isolazioni di gemenol sono utili 
perchè aiutano l’emissione dello sputo; 

3) I casi più gravi sono quelli in cui i 
sintomi sono più marcati e lo sputo tanto 
puzzolente da farli sfuggire come dei lebbro¬ 
si, sicché questi malati si sottoporrebbero a 
qualunque rischio pur di guarire. 

Si procederà passo passo; dapprima con la 
terapia compressiva, per arrivare fino alla lo- 
bectomia col termocauterio, attendendo un 
certo tempo fra l’uno e l’altro intervento. 

Si incomincierà col pneumotorace artificia- 


22 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


le, eventualmente cauterizzando 1© aderenze 
che impediscono un sufficiente collasso. Il pe¬ 
ricolo del pneumotorace è che si sviluppi un 
piopneumotorace. ' 

In seguito, o subito se si crede inutile il 
solo pneumotorace, si farà la frenico-exeresi 
che, nelle forme basali dà dei veri successi. 

Se invece il risultato è parziale, si andrà avan- 
li con la loracoplastica a cui si farà eventual¬ 
mente seguire la lobectomia, intervento gra¬ 
ve che in qualclie caso è seguito da successo 

specialmente nei bambini. 

A scesso polmonare. — Come per la bron- 
chiectasia, la condizione sine qua non del 
trattamento è un buon drenaggio, che si fa¬ 
rà esterno se non si può ottenere per le vie 
naturali. Nel 40-50 % dei casi, però, una vol¬ 
ta stabilitasi la comunicazione col bronco, 

basterà il trattamento medico. 

Questo consiste nel sostenere le condizioni 
generali, specialmente del sistema cardiova¬ 
scolare, nel dare degli espettoranti, evitando 
in modo assoluto i calmanti © facendo gran¬ 
de attenzione al drenaggio di posizione ed al¬ 
le regole igieniche generali come per la tu¬ 
bercolosi. 

Importante è il drenaggio broncoscopico 
seguito da instillazioni di gomenolo; esso va 
continuato a lungo, almeno 8-12 settimane. 

Fra i medicamenti è stata consigliata 1 e- 
metiina (a dosi di 5 >cg. al giorno, per 8-12 
giorni) che in molti casi però è del tutto inef¬ 
ficace. Se nello sputo si sono trovate delle spi¬ 
rochete, sono raccomandabili le iniezioni en¬ 
dovenose di preparati arsenicali. 

Il trattamento medico è anche utile perchè 
nel frattempo l’ascesso si delimita bene e si 
fa più accessibile all’eventuale intervento. 

Quando l’ascesso è bene delimitato, si dre¬ 
na bene attraverso i bronchi ed è situato in 
vicinanza delle radici polmonari, il pneumo¬ 
torace artificiale mantenuto per alcuni mesi 
può spesso portare la guarigione; il pericolo 
maggiore è dato dalla possibilità del piopneu- 
n io torace; in 3 su 4 casi degli AA. si ebbe 
però la guarigione anche dopo questa com¬ 
plicazione che, anzi, da altri autori viene ri¬ 
tenuta favorevole perchè si ottiene in tal mo¬ 
do un migliore drenaggio. 

Raramente si potranno ottenere buoni risul¬ 
tati con la frenico-exeresi o la toracoplastica. 
Il migliore procedimento consiste nel drenag¬ 
gio esterno praticato sotto anestesia locale. Lo 
si compie in due tempi; nel primo si esplora 
la pleura e, se si trova libera, si tampona la 
cavità in modo che si formino delle aderen¬ 
ze; dopo 4-6 giorni, si apre l'ascesso e vi si 
inserisce un drenaggio. È anche utile, in oc¬ 
casione del primo .tempo, il resecare delle 
larghe porzioni delle costole vicine. Se, al pri¬ 
mo tempo, si trova la pleura bene aderente, 
si può aprire senz’altro l’ascesso. 


Gli AA. insistono però sull’utilità del dre¬ 
naggio bronchiale mediante il broncoscopio; 
per questo, non è necessaria l’anestesia gene¬ 
rale, basta quella locale con della cocaina e 
la sommi lustrazione di piccola dose di morfi¬ 
na ed atropina. fH- 


Trattamento delle infezioni chirurgiche e 
particolarmente delle infezioni bronco¬ 
polmonari postoperatorie coi lisato-vac- 


cini. 


(Lejars Brocq e Duchon. Bull. Mém. Soc. 
Nat. Chir -, n. 9, 11 marzo 1931, p. 380). 

Il principio in cui si basa tale vaccinotera¬ 
pia è quello delle utilizzazioni delle proprietà 
batteriologiche del bacillo piocianeo. 

L’azione di questo verso i germi patogeni 
è innanzi tutto puramente battericida, di poi 
litica; inoltre neutralizza le tossine microbiche. 

L’attività batteriolitica del B. piocianeo è 
estesa, poiché essa si esplica in numerosi ger¬ 
mi patogeni. 

È stato specialmente usato il Usato poli mi¬ 
crobico, che è stato già adoperato da Lapointe 
nelle infezioni polmonari postoperatorie. 

Gli AA. fanno presente che la flora batte¬ 
rica in queste complicanze è possibile-, stafi¬ 
lococchi, streptococchi, pneumococchi. B. di 
Pfeiffer M. catharralis , a volte proteus vulga- 

ris. 

Su tali principi gli AA. trattarono negli 
ultimi 4 anni 70 casi di complicanze bronco- 
jpolmotnari post operatole 'con lisato-vaccino 
polimicrobico. Essi ottennero con questa sola 
terapia la guarigione in tutti i casi meno che 
in 4, ottenendo fenomeni risolutivi delle le¬ 
sioni’ parallele alla somministrazione del vac¬ 
cino. 

A proposito della 1 iso-vaccinoterapia delle 
infezioni da streptococco e da stafilococco in¬ 
nanzi tutto ricordano la precedente comuni¬ 
cazione fatta con Bezangon in 132 casi di in¬ 
fezioni chirurgiche varie trattate con tale 
mezzo. 

A tale gruppo di osservazioni aggiungono 
altri 61 casi: in questo numero di osserva¬ 
zioni complessive di 143 si ebbe morte in 1 
casi, dei quali 2 erano dovuti a germi anae- 

robici. . 

Una particolare importanza attribuiscono a 

tale terapia nelle infezioni gonococciche, spe¬ 
cialmente per le complicanze. 

Tale terapia si pratica iniettando 1 cmc. a 
giorni alterni dalla 5 a iniezione in poi. In ge¬ 
nere non si superarono 12 iniezioni. La vac¬ 
cinazione deve essere continuata fino ad estin¬ 
zione del proceso infettivo. 

Jura. 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


23 


L’ATTUALITÀ MEDICA 

Le controversie 
sulla prevenzione del tetano. 

(H. Goldewski. Le Jour. Méd. Frangati, n. 7, 

luglio 1931). 

Per ogni ferita sospetta di poter conservare 
dei germi nocivi, è al chirurgo che ci si de¬ 
ve anzitutto affidare per la migliore assicu¬ 
razione contro i rischi dei pericoli ulteriori. 
La sieroterapia è una specie di controassicura¬ 
zione secondaria..., e disgraziatamente assai 
temporanea, così temporanea che la vaccina¬ 
zione antitetanica è una seconda controassi¬ 
curazione che si tende ad aggiungere ad essa 
per premunirci contro gli scoppi tardivi del 
tetano, casi frequenti, inattesi e temibili. 

Cioè prima di tuitto i mezzi chirurgici, poi 
il siero che è un mezzo di prevenzione di ef¬ 
ficacia transitoria, e il vaccino che crea una 
immunizzazione a distanza. 

Le vere ragioni della discordanza sull’effi¬ 
cacia del siero antitetanico dipendono dalla 
durata effimera dell’azione di questo siero. 

Le sue proprietà furono conosciute fin dalle 
sue origini, e non bisogna domandare a que¬ 
ste proprietà che ciò che esse possono offrire : 
una protezione temporanea, utile in certe con¬ 
dizioni, di eventualità clinica, e di frequenza 
epidemiologica del tetano. 

fiehring e Kitasato avevano stabiliito che il 
sangue del coniglio reso refrattario al tetano 
è capace di distruggere le tossine tetaniche. 

Fu questa scoperta, che unita a quella si¬ 
mile per la difterite condusse alla sieroterapia. 
Il siero an ti tetanico, va ricordato, è un siero 
antitossico, non ha alcun valore antimicrobico. 
Kund Faber non era riuscito a immunizzare 
gli animali con la tossina antitetanica da lui 
scoperta nel 1890. Vi riuscì invece Vaillard 
con la stessa tossina attenuata col calore. Poi 
si passò con migliori risultati a tossine mesco¬ 
late con liquido jodo-jodorato. Nel 1909 Lò- 
wenstein sostituì a questi il forinolo, ©ggi le 
condizioni di tecnica sono ancora migliorate 
con la scoperta della anatossina di Ramon: 
questa risulta da un processo di attenuazione 
delle tossine per opera combinata del calore e 
del formolo, che forma degli anticorpi molto 
più maneggevoli e di valore immunizzante più 
elevato. 

Il siero antitetanico fu usato a scopo pre¬ 
ventivo in Francia nel 1893. Roux e Vaillard ne 
fissarono le prime regole di applicazione. Pie¬ 
tro Bazy, chirurgo di Bicétre, ne ebbe splen¬ 
didi risultati. Già Nocard pierò nel 1897 insi¬ 
steva su due necessità : pulizia scrupolosa della 
ferita infetta, e reiniezione del siero. Sorsero 
ben presto controversie e gravi discussioni. Del- 
bet nel 1907 asserì che il tetano non era dimi¬ 
nuito dopo l’uso del siero. Vaillard rispose 
che ciò dipendeva dall’essere esso insufficiente¬ 


mente diffuso e applicato. Reynier all’Acca¬ 
demia Francese affermò che il siero non im¬ 
pedisce il .tetano perchè questo scoppia talora 
tardivamente nonostante l’iniezione preven¬ 
tiva di siero. Vaillard rispose che l’anatossi¬ 
na sparisce presto e che le spore possono ger¬ 
mogliare tardi. Questa era la discussione pri¬ 
ma della guerra del 1914, che con la sua im¬ 
mane esperienza chiarì molti punti prima con¬ 
troversi. 

Luigi Bazy e Descombey hanno dimostrato 
•che nell’uomo la velocità di eliminazione della 
antitossina è notevole; essa avviene in otto o 
quindici giorni in media. Praticamente, l’im¬ 
munità conferita si attenua dal decimo giorno 
ed è terminata al venticinquesimo. Ciò porta 
al concetto che sarebbe necessaria una nuova 
iniezione alla fine della prima settimana ed a 
ripetizione ulteriore settimanale. 

Alla Société de chirurgie una commissione 
composta di Broca, Sieur, Walter e Souligoux 
concluse per l’opportunità e non per la neces¬ 
sità della reiniezione preventiva. 

Per essere efficace, il siero deve dunque es¬ 
sere iniettato precocemente, in quantità suf¬ 
ficientemente’ abbondante, e rinnovato almeno 
una volta, otto o dieci giorni dopo, ogni volta 
che lo richieda la gravità della ferita. 

Dopter, come direttore del servizio di sa¬ 
nità al ministero della guerra scriveva: « Le¬ 
si >erienza acquistata durante la guerra ha di¬ 
mostrato che una ferita può, malgrado la sie¬ 
roterapia specifica, nascondere delle spore te¬ 
taniche Viventi, suscettibili di germinare, e 
di provocare il tetano anche dopo un periodo 
prolungato. La latenza della infezione teta¬ 
nica sorpassa tutto quello che si può imma¬ 
ginare. Quindi le stesse reiniezioni di siero 
possono mostrarsi impotenti. 

Fortunatamente le statistiche attuali, come 
le osservazioni ospedaliere, e le pratiche sia 
in città che in campagna, mettono in evidenza 
la rarità del tetano al di fuori delle zone teta¬ 
ni gene. 

Tra le ragioni di scacco segnalate da tutte 
le parti Luigi Bazy dà una parte importante 
all'uso abusivo del siero equino fatto senza di¬ 
scernimento. In fatti, l’introduzione nell’or¬ 
ganismo di albumine eterogenee provoca fin 
dalla prima volta la produzione di una fun¬ 
zione antisiero, tale che quando si praticano 
delle iniezioni seriche nuove, l’azione protet¬ 
trice del siero diminuisce e tende finalmente a 
divenire nulla. L’uso troppo facile del siero, 
per cura di emorragie, anemie, ecc., mette 
il paziente, dice Marfan, in stato d’inferiorità 
per il giorno in cui avrà bisogno di una siero- 
terapia specifica. Questa sensibilizzazione può 
aversi anche per via buccale; testimoni i nu¬ 
merosi casi di orticaria per ingestioni di sieri 
equini, onde Bazy Luigi dice che si dovrebbe 
riservare il siero ai soli casi in cui esso è il 
rimedio eroico indispensabile, e proscriverlo 


24 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


in tutti gli altri. Tanto più che la sierotera¬ 
pia non è poi sempre e totalmente innocua, 
e non è raro di osservare degli accidenti ana¬ 
filattici abbastanza seri di cui si deve pure te¬ 
nere conto (Faure). Tra questi accidenti me¬ 
ritano mensione le paralisi seriche, di cui è 
difficile per ora stabilire la percentuale di fre¬ 
quenza. 

L'orticaria, le artralgie, gli eritemi tossici 
possono venire trascurati, ma non si può elu¬ 
dere alla realtà penosa e grave delle paralisi 
che, possono lasciare una impotenza funzio¬ 
nale assai lunga, talora definitiva, e possono 
sopravvenire per iniezioni antitetaniche fatte 
per ferite minime. 

Aggiungasi che recentemente si sono de¬ 
scritti anche, come consecutivi a iniezioni di 
siero, disturbi renali gravi. Tzanck ha de¬ 
scritto (Soc. méd. hóp., 5 giugno 1931) sei 
casi di nefriti anafilattiche con albuminuria, 
ematuria ed anuria di cui uno che ha durato 
sei giorni con azotemia sorpassante i 5 
grammi. 

Contro questi incidenti possediamo i me¬ 
lodi di anlianafilassi tra cui classico è quello 
di Besredka, ma recentemente ha preso ancora 
maggiore importanza l’uso del siero purifi¬ 
cato. Questo si ottiene con una serie di pre¬ 
cipitazioni chimiche e di trattamenti fisici, 
grazie ai quali si eliminano la più parte delle 
albumine seriche, cosicché le antitossine non 
sono solo purificate ma concentrate. Questo 
rappresenta certo un pericolo minore. Impor¬ 
tanza grande ha pure il metodo di Netter con 
l’uso del cloruro di calcio, e quello di Legrand 
che utilizza la pancreatina ad alte dosi (1,50 
gr. fino a 2 gr.). L’avvenire tuttavia sembra 
riservato ai metodi biologici che permetteran¬ 
no di svelare praticamente presso il soggetto 
da iniettare le possibilità della loro sensibi¬ 
lizzazione individuale. 

Hartmann alTAccademia di Medicina di Pa¬ 
rigi il 3 febbraio u. s. pose questa domanda: 
«In quali casi un medico è obbligato a fare 
una iniezione antitetanicai* ». Gosset riassun¬ 
se le conclusioni della commissione in questa 
maniera: « La prevenzione antitetanica ini¬ 
ziale più efficace e più importante consiste 
nell’opera chirurgica di pulizia, disinfezione, 
sbrigliamento ed allontanamento dei corpi e- 
stranei dalla ferita ». 

Ciò deve essere precoce; per le ferite spor¬ 
che di terra, o aventi sede ai piedi o sotto 
ungueali la sieroterapia preventiva è indicata. 
Il medico è al contrario autorizzato ad aste¬ 
nersi dalla sieroterapia nelle ferite superficiali 
facili a pulirsi, nelle ferite senza corpi estra¬ 
nei, e non sporche di terra. La sieroterapia 
poi si deve sempre applicare nelle zone teta¬ 
ni fere. 

Tuttavia il siero, eccellente per coprire i 
rischi immediati, non può più bastare per tu¬ 


telare dai rischi lontani, tardivi. Contro di 
questi è necessaria la vaccinazione. 

Di questa si occupa in un interessante arti¬ 
colo Louis Bazy (Le Jour. méd. Frang., n. 7, 
luglio 1931). Egli asserisce che la sieroterapia 
preventiva del tetano è efficace, ma non sem¬ 
pre; in primo luogo per la persistenza del fo¬ 
colaio tetanigeno; in secondo luogo perchè la 
resistenza della spora tetanica è più lunga del¬ 
la immunità conferita dal siero. 

Il siero ha il vantaggio della immediatezza 
della azione, ma ha il danno della azione pas¬ 
seggera. A ciò si può ovviare con il ripeteie 
le iniezioni di siero, ma ciò crea la comparsa 
neH’organismo di una Inazione antisemm che 
a 'misura che le iniezioni si ripetono, fa sì 
che esse abbiano un effetto sempre più passeg¬ 
gero fino a non averne più. 

" Fin dal 1917 Bazy Luigi e M. Vallèe posero 
le basi scientifiche della vaccinazione antite¬ 
tanica. Essi fin da allora dicevano: se si de¬ 
sidera una azione rapida ed immediata si deve 
ricorrere al siero; per evitare invece una minac¬ 
cia prolungata si deve ricorrere al vaccino. La 
sieroterapia non potendo rispondere in tutti i 
casi, essi proposero e applicarono una siero- 
vaccinazione, essendo stato dimostrato che 1 i- 
niezione preventiva del siero non im jedisce lo 
sviluppo della immunità vaccinale. Il vantag¬ 
gio della vaccinazione sulla sieroterapia è che 
essa può essere indefinitamente rinnovata, sen¬ 
za che si abbassi l’immunità che essa confe¬ 
risce, anzi al contrario. 

È difficile chiudere in formule strette le in¬ 
dicazioni rispettive della sieroterapia e della 
vaccinazione. 11 medico di buon senso si ii- 
corderà che tutte le volte che vi è possibilità 
di telano, una iniezione preventiva di siero è 
raccomandabile: che questa iniezione non ha, 
disgraziatamente, che un effetto passeggero, e 
che, siccome il rinnovamento delle iniezioni 
non è senza inconvenienti, sarà sempre indi¬ 
cato, quando si avranno delle ragioni di sup¬ 
porre che i rischi del tetano possano essere 
prolungati, di completare l’azione passeggera 
del siero, con quella durevole del vaccino. 

L. Tonelli. 


Nuova importante pubblicazione : 

A. ALESSANDRINI - E. PAMPANA - M. SABATUCCI 

dell’Istituto di Igiene della R. Università di Roma 

GLI ESAMI DI LABORATORIO 
Tecnica e Diagnostica 

Prefazione del Prof. Sen. C. Sanarelli. 

Volume di pagg. XXXJI-636. in formato tascabile, con 
89 figure in nero ed a colori nel testo e tre tavole a 
colori fuori testo, nitidamente stampato ed elegante¬ 
mente rilegato in piena tela, con inscrizioni in oro 
sul piano e sul dorso- Prezzo L. 5 0» più le s P e J e J^ 
«tali di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 4 5,60 
in ;>orto franco e raccomandato. 

Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
etale Succursale diciotto. ROMA. 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


25 


CENNI BIBLIOGRAFICI 

Ergebnisse der gesamten Medizin. Voi. XVI. 
Un voi. in-8° di 59*2 pagg., con 51 fig. e 
2 tav. a colori. Urban & Schwarzenberg, 
Berlin, 1931. Prezzo RM. 30. 

(ionie al solito, questi « Ergebnisse » diret¬ 
ti da Th. Brugsch, si presentano molto in¬ 
teressanti, sia per la natura dei problemi con¬ 
siderati, sia per l’ampio e completo sviluppo 
della trattazione. Diamo l’elenco dei lavori 
contenuti in questo volume. 

La febbre dengue (A. Floros); Considerazio¬ 
ni sulla retrocessione delle nascite (K. Freu- 
benberg), problema di allo significato demo¬ 
grafico; Novità sulla narcosi (A. Rri tz) ; Ezio¬ 
logia e terapia della polmonite (A. Svela); L'i¬ 
niezione endovenosa (K. Engel e T. Epstein); 
Cefalea ed emicrania (H. Curschmann); Il 
giudizio sulle lesioni prodotte dai raggi X (H. 
Lossen); Clinica e terapia delle annessiti (C. 
Ruge); Biologia e clinica dell'infezione da a- 
scaridi (E. Grau); Diuresi e diuretici (P. Saxl 
e 0. Erisbachkr); L'agran ni odiosi (W. Grun- 
ke); Risultati attuali e valore clinico della ga¬ 
stroscopia (N. Henning). Ognuno di questi 
lavori costituisce una completa monografia 
perfettamente aggiornata sull’argomento trat¬ 
tato. " fu 

R. Glénard. Réactions vaso-motrices du foie 
en clinique. Un voi. in-1(5° di pagg. 237, 
con 19 figg. e 4 lavv. Gaston Doin, ed. Pa¬ 
ris, 1931. Prezzo Frs. 30. 

11 fegato è una spugna di cui il volume, la 
forma e la consistenza sono strettamente le¬ 
gate allo stato dei vasi, i quali, a loro volta, 
rispondono continuamente alle più svariate 
eccitazioni umorali e vaso-motorie. 

L A. considera essenzialmente la congestio¬ 
ne attiva, la retrazione e l’epaloptosi, sin¬ 
dromi appartenenti alla stessa famiglia mor¬ 
bosa, che egli considera partitamente ed in 
un quadro d'insieme. 

Fra i diversi esami per l'esplorazione cli¬ 
nica del fegato, l’A. dà grandissima impor¬ 
tanza alla palpazione col metodo del pollice, 
da lui escogitato e minuziosamente descrit¬ 
to, col sussidio di figure e schemi. 

Espone chiaramente la semeiologia clinica e 
la terapia delle reazioni vasomotrici del fegato 
sopra accennate, considerando egli come tale 
anche Fepatoptosi. fil. 

F. Robert. Eléments de sémiologic médicale. 
Un voi. in-8° di 718 pag. con 01 fig. e 24 
tav. in colori. 0. Doin, Paris, 1931. Prezzo 
frs. 90. 

Con grande semplicità e chiarezza, l’A. de¬ 
scrive in questo libro il modo di raccogliere 
l’anamnesi, il metodo di esame, in cui nulla 
è trascurato di ciò che può essere utile per la 
diagnosi. 


La tecnica di esplorazione dei vari organi 
e sistemi è presentata con tutti i particolari ne¬ 
cessari al principiante; per quanto riguarda 

10 studio funzionale dei visceri, FA. non ri¬ 
poi la che i metodi di analisi che possono li¬ 
barsi al letto del malato, senza bisogno di la¬ 
boratorio. 

La semeiologia di certi organi, come il fe¬ 
gato, il pancreas, la milza, ecc. è preceduta 
da alcuni cenni essenziali di anatomia e fi¬ 
siologia degli organi stessi. Larga parte ha 
fatto l’A. al sistema nervoso, tenendo soprat¬ 
tutto conto dei progressi realizzati in questi 
ubimi tempi nella patologia di tale sistema. 
Egli ne descrive accuratamente l’anatomia e 
la fisiologia, con numerosi schemi in nero ed a 
colori, che facilitano la comprensione del te¬ 
sto. Le nuove sindromi nervose vi sono de¬ 
scritte con chiarezza. 

Questi « Elementi di semeiologia » sono de¬ 
stinati ad essere un vero vade mecum per io 
studente negli ospedali e saranno ugualmen¬ 
te assai utili ai medici che desiderano ricor¬ 
dare, rinfrescare ed aggiornare le nozioni di 
semeiologia. jp 

11 Numero 1 (Gennaio 1932) della 

Sezione Medica del (( Policlinico „ 

contiene i seguenti lavori: 


^r M e?fì I AMA77A ~ h e dell’equilibn'o acf- 

t P. AI.AMAZZA do-basico del liquor in alcune con¬ 
dizioni patologiche. 

F. SABATUCCI — Contributo clinico e anatomo-pa- 

tologico allo studio dei tumori 
extramidollari. 

r (Mntr A Cor !?' der az''oni sul linfogranuloma 

e G. DALLA TORRE maligno. 

D. FERRANTE — L’eziologia e la patogenesi dei reu¬ 
matismi. (Rivista sintetico-critica). 

EW* Prezzo del Numero L. 6 

L’abbonamento pel 1932 alla sola Sezione Medica (do- 
1 Estero meF1 C ° Sta L 50 per rita,ia e L. 60 per 

Se cumulativo con la Sezione Pratica, costa L. 1 OO 
per l’Italia e L. 150 per l’Estero. 

Se cumiilativo con le Sezioni Pratica e Chirurgica, co¬ 
sta L. 1 25 per l’Italia e L. ISO per l’Estero. 

Il Numero 1 (Gennaio 1932) della 

Sezione Chirurgica del “ Policlinico „ 

conterrà i seguenti lavori : . 

I. B VRCAROLI — Sul trattamento cruento hpMo tra». 


F. SABATUCCI 


G. JONA 


U. POLERA 


I. B ARCAR OLI — Sul trattamento cruento delle trat¬ 

ture cervicali dell’omero. 

S. DIEZ — Sforzo e varici. 

M. FANUCCI — Su di un caso di volvolo gastrico 

intermittente. 

G. GUCCI — L’assorbimento del bacterium coli 

da parte dei peritoneo normale- 
(Ricerche sperimentali). 

U. POLERA — Sulla gangrena gassosa da inie¬ 

zioni ipodermiche. 

GW Prezzo del Numero L. 6 

L abbonamento pel 1932 alla sola Sezione Chirurgica 
(dodici numeri) costa L. 5 O per l’Italia e L. 60 per 
1 Estero. 

Se cumulativo con la Sezione Pratica, costa L. 100 
per l’Italia e L. 1 50 per l’Estero. 

Se cumulativo con le Sezioni Pratica e Medica co¬ 
sta L. 1 25 per l'Italia e L. 1 80 per l'Estero. 


L'importo va inviato mediante 
Bancario, all’editore Luigi Pozzi, 
Roma. 


Vaglia Postale a 
Via Sistina 14 - 




2G 


<( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


TRIBUNA LIBERA 

R. Clinica Medica di Genova. 

Breve replica al dott. Sorge sulla questione 
dell’azione dell’insulina sulle soglie re¬ 
nali. 

Dott. M. Bufano, aiuto e docente. 

All’ultima nota del dott. Sorge, comparsa nel 
n. 48 di questa rivista replico brevemente: 

1) Mi sono affrettato a precisare le mie 
idee sul l’azione dell’insulina sulla soglia re¬ 
nale al glicosio, solo perchè il dott. Sorge di¬ 
mostrava di non averle riferite con sufficiente 
precisione. Rimando al mio lavoro originale 
comparso su Riforma medica (n. 19 di que¬ 
st’anno). 

2) Queste mie idee non suonano affatto 
« conferma dei risultati e delle concezioni » 
del Sorge, come questi afferma nell’ultima sua 

nota. 

3) Per noi il concetto di soglia renale è 
un concetto preciso, esprimente la concentra¬ 
zione minima di una sostanza nel sangue* a 
cui avviene il passaggio di essa nelle urine. 
Ed u*n ormone od un farmaco modifica diretta¬ 
mente la permeabilità renale verso una sostan¬ 
za solo quando agisce esso localmente sul rene 
e non quando provoca nell’organismo il sor¬ 
gere di altri fattori che sono quelli che poi 
agiscono sul rene. 

4) Prendo atto di ciò che l’A. ha detto 
fin dalla sua prima nota, che cioè « l’azione 
dell’insulina sulle soglie renali deve conside¬ 
rarsi come un’azione indiretta, esercitandosi 
sugli apparati oxtrarenali che governano od 
influenzano i fenomeni secretori ». Azione in¬ 
diretta dunque. Cominciamo ad andar d’ac¬ 
cordo. La mia nota a cui Sorge ha replicato 
aveva anche lo scopo di dimostrale che i fat¬ 
ti da lui osservati erano dovuti ad influenze 
indirette dell’insulina. 

5) L’influenza diretta dell’insulina su qual¬ 
siasi funzione si deve osservarla solo durante 
l’azione dell’ormone e non dopo la « sospen¬ 
sione » della somministrazione di essa, come 
il Sorge stesso afferma di aver fatto. Dai dati 
di fatto ricavati dal Sorge si può solo con¬ 
cludere sulle modificazioni della soglia rena¬ 
le dopo un trattamento insulinico, e non sul¬ 
l’azione dell’insulina sulle soglie renali. Non 
è pedanteria, ma precisa enunciazione di fatti 
e di concetti. 

Et de hoc satis. 

Genova, 1 dicembre 1931-X. 


R. Clinica Medica di Catania. 

Chiusura dell’incontro polemico col prof. 
Bufano sull’azione dell’insulina sulle 
soglie renali. 

Dott. G. Sorge, assistente. 

Non ritengo di dover aggiungere nulla in 
risposta all'ultima replica del Bufano, in quan¬ 
to i lettori potranno trovare tutti gli elementi 
adatti a farsi un’idea sulla questione nelle 
note già pubblicate. Che sono, per precisare: 

1; Sorge. Bollettino della Società Ital. di Biol. 
Sperim., voi. V, fase. 5, 1930. 

2) Sorge e Iacono. Ibid., voi VI, fase. 6, 1931. 

3) Bufano. Riforma Medica, 1931, n. 19. 

4) .Sorge. Policlinico, Sez. prat., 1931, n. 36. 

5) Bufano. Ibid., n. 43. 

6) Sorge. Ibid., n. 48. 

7) Bufano. Ibid., 1932, n. 1. 

Catania, 15 dicembre 1931-X. 

Ancora su “ La ricerca del parassita ma¬ 
larico col metodo dell’ arricchimento 

In seguito alla pubblicazione della mia nota 
dal titolo su riportato (questo periodico, 1931, 
N. 42) il prof. S. Sereni (N. 46) fa rilevare di 
avere per il primo proposto, fin dal 1907, un 
metodo analogo, diretto a facilitare la liceica 
del parassita malarico. Presa visione del la¬ 
voro citalo dal Sereni, sono lieto di ricono¬ 
scergli tale priorità. Non posso a meno di ag¬ 
giungere che il metodo proposto dal Sereni 
meritava, per la semplicità ed utilità, una pra¬ 
tica applicazione ed una diffusione molto mag¬ 
giori di quanto abbia ottenuto. La pubblicazio¬ 
ne del Sereni, infatti, come l’A. stesso osserva, 
ha avuto pochissimo seguito, tanto da essere 
sfuggita alle .ricerche bibliografiche che io 
non avevo trascurate. D. Galletti. 

ACCADEMIA MUTA’ MEDICHE, CONGRESSI 

R. Accademia Medica di Roma. 

Seduta del 25 luglio 1931. 

Presiede il prof. S. Paglioni, presidente. 

Le modificazioni della pressione capillare, arteriolare e 
ventilare nell’uomo sotto l’azione di sostanze diverse. 

Dott. V. Serra e M Marchionni. — Gli 00. han¬ 
no studiato sistematicamente le tre pressioni pe¬ 
riferiche su un largo numero di malati; e ne han¬ 
no saggiato le modificazioni sotto l'azione di due 
sostanze ad azione vasocostrittrice (adrenalina e 
pituitrina), e di due ad azione vasodilatatrice (ista- 
mina e acetileni ina), il cui equilibrio regola 
in condizioni normali — lo stato del circolo pe¬ 
riferico. Gli 00. riferiscono sui risultati ottenuti 
provocando — con l’iniezione, a volta a volta di 
una di tali sostanze — l’alterazione di cotesto 
equilibrio di regolazione chimica, e si soffermano 
su alcuni punti più discussi di fisiopatologia va- 

sale. 

Contributo allo studio del meccanismo patogenetico delle 
manifestazioni cutanee nella malaria. 

Dott. V. Serra. — L’O. ha studiato sistematica- 
mente la resistenza, la permeabilità, e la forma 


[Anno \X\IX, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


27 . 


dei capillari cutanei, seguendo il metodo della 
« capillariscopia combinata » già da lui altre volte 
seguilo. Egli ha trovato una permeabilità aumen¬ 
tata del 93 % dei casi, una resistenza diminuita 
nel 50 % circa dei casi, ed un complesso di alte¬ 
razioni morfologiche, che parlano per una ipoto¬ 
nia vasale periferica. Questo fatto è dall’O. messo 
in rapporto con la distonia vegetativa, che domi¬ 
na nella malaria. L’O. ritiene che questo stato di 
ipotonia vasale periferica abbia larga parte sul 
meccanismo delle manifestazioni cutanee (dagli 
esantemi alle emorragie), che caratterizzano talo¬ 
ra il decorso dell’infezione malarica). (Il lavoro 
per esteso è pubblicato in « Riv. di Malariol. », 
n. 4, 1931). 

Sulla presenza di osso in rene uronefrotico calcoloso. 

Dott. V. Lozzi» — L’O. dopo aver ricordato le 
ricerche di Sacerdotti e Frattin, e di Huggius 
sulla formazione di osso eteroplastico nei reni, in 
cui sia stalo leso il peduncolo vascolare, e dopo 
aver brevemente esaminati i casi descritti nella 
letteratura medica, riferisce un caso personale. 

In questo si trattava di un rene con una uroema- 
lonefrosi parziale calcolosa, in cui esisteva un 
calcolo attaccato al tessuto sclerotico renale per 
mezzo di un peduncolo osteofibroso. La formazio¬ 
ne del l’osso si spiega tenendo presenti le ricerche 
di Sacerdotti e Frattin, completate da quelle re¬ 
centi di Huggius sull’importanza dell’epitelio del¬ 
la pelvi nella osteogenesi. 

Dott. V. Lozzi. — Uretere bifido bilaterale: con¬ 
tributo clinico. 

Un caso di mancanza del corpo calloso 

Prof. A. Giannelli. —* L’O. illustra un caso di 
mancanza del corpo calloso, nel quale esiste un 
fascio bilaterale anomalo longitudinale, che è de¬ 
generato nella porzione anteriore. Degenerate sono 
anche le fibre della zona prefrontale. L’O. nega 
resistenza del fascio fronlo-occipitale. (F. O.). 

Elettrocardioscopio utile durante le operazioni chirurgiche. 

Prof. G. Egidi. — L’apparecchio ed il funzio¬ 
namento di esso sono stati descritti nel N. 51 
del 1931. Partecipa alla discussione il prof. Ba- 

GLIONI. 

Sulla cianosi. 

Prof. G. Meldolesi e Dott. De Orchi. — Gli 00. 
hanno studiato in una numerosa casistica di cia¬ 
notici i gas del sangue c la velocità di circolazione 
periferica. Nò il deficit di ossigeno arterioso note¬ 
vole affermato come costante da Lundsgaart e 
v. Slyka, nè il rallentamento circolatorio periferico 
cono costanti nella cianosi, come non sono esclu¬ 
sivi di essa. Rallentamenti periferici notevoli, 
e deficit arterioso di entità sono stati osservati 
senza cianosi; come si sono osservati casi di cia¬ 
nosi con circolazione periferica accelerata, e deficit 
arterioso di ossigeno nullo o quasi. Nella cianosi 
invece sono costanti particolari aspetti capillari- 
scopici, che sono osservabili esclusivamente nel 
momento e nel luogo della cianosi, e così pure 
stati di poliglobulia venosa. Nella patogenesi della 
cianosi ha notevole valore la componente perife¬ 
rica. 

Prof. G. Meldolesi e Doti. Pons. — Funziona¬ 
lità. circolatoria nel morbo di Flajani-Basedow. 

Prof. G. Meldolesi e Dott. Pons. — Arterioscle¬ 
rosi e gravidanze ripetute. 


La velocità di sedimentazione dei leucociti. 

Valore e importanza clinica della sedimentazione. 

Doti. G. Manzini. —- L’O. studia, con un nuo¬ 
vo metodo, la velocità di sedimentazione dei leu¬ 
cociti nel plasma ed in soluzione fisiologica. Le 
due curve di sedimentazione sono differenti; nel 
plasma la caduta dei leucociti è più rapida e più 
brusca che nella soluzione fisiologica e dopo 2 o 3. 
ore raggiunge il massimo. La sedimentazione 
manca nelle malattie di sangue, delle ghiandole a 
secrezione interna ed in quelle funzionali; è acce¬ 
lerata in tutti i processi infettivi tossici. La velo¬ 
cità di sedimentazione ha un valore diagnostico, 
per differenziare una malattia funzionale da una 
forma organica, e sta sempre ad indicare la pre¬ 
senza nell’organismo di una lesione organica o di. 
una infezione latente. La sedimentazione dei leu¬ 
cociti è legata alle modificazioni dei complessi an- 
folitici del plasma, che, modificando la loro cari¬ 
ca elettrica, assorbendosi sui leucociti, e determi¬ 
nando lo spostamento del loro punto isoelettrico 
verso il Ph del plasma, ne provocano l’agglutina¬ 
zione e la precipitazione. 

La polipeptidemia. 

Doli. G. Manzini. — L’O., dopo aver studiato 
l’azione dei varii dealbuminizzanti acidi, trova 
che il metodo Puech è il migliore per il dosaggio 
dei polipeptidi e lo applica allo studio della po- 
lipeptidemin. In condizioni fisiologiche e dopo un 
pasto ricco in proteine i polipeptidi mancano nel 
siero di individuo normale; nel sangue in toto in¬ 
vece si trova una leggera polipeptidemia, dovuta, 
alla grande fragilità delle proteine globulari, agli 
agenti dealbuminizzanti. In condizioni patologi¬ 
che la polipeptidemia è presente in tutte le affe¬ 
zioni febbrili gravi (tifo, polmonite, setticemia, 
tubercolosi, ecc.), che si accompagnano ad un 
certo grado di gravezza e deperimento è segno- 
di gravità. Nel diabete leggero manca, mentre nel 
diabete medio e grave la iperpolipeplidemia è sem¬ 
pre presente. La sua presenza sta ad indicare la 
gravità delle alterazioni del metabolismo azotato, 
mentre invece l’azotemia e le cifre di azoto resi¬ 
duo sono normali. Nei tumori maligni l’iperpo- 
lipeptidemia è in rapporto alla loro diffusione ed è 
segno di gravità. Nel morbo di Bright si ha una. 
iperpolipeplidemia solo nelle glomerulo-nefriti con 
ipertensione e nel rene sclerotico (secondario e 
primario). Nelle nefrosi, qualunque ne sia la gra¬ 
vezza, essa manca sempre. Nell’ipertensione es¬ 
senziale pure manca. Nelle malattie di fegato si. 
ha una leggera polipeptidemia, che però può an¬ 
che mancare; la iperpolipeptidemia elevata si ha 
solo nella atrofia gialla acuta e quando alla in¬ 
sufficienza epatica si associa o un’alterazione del 
metabolismo tissulare o un insufficienza renale. 

Dott. De Orchi e dott. C. Manzini. — Sulla ve¬ 
locità di sedimentazione dei leucociti. Nota IL Dif¬ 
ferenza arterio-venosa nella sedimentazione. dei 
leucociti e loro interpretazione. 

Il campo visivo nella semeiotica neuro-ps'chiatrica. 

Prof. O. Parisotti. — L’O. si occupa del valore 
della periostometria nella semeiotica neuro-psi¬ 
chiatrica, insistendo sulla delicatezza della ricerca 
del campo visivo, sulle cause di errore e sul modo 
di evitarle, e dando suggerimenti circa gli appa¬ 
recchi da preferire. 


Il Segretario : G. Amantea. 









28 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


DALLA PRATICA CORRENTE. 

Condotta Medico-Chirurgica di Serrastretta (Catanzaro) 

I Reparto. 

Tubercoloma mammario d’origine costale 

per il dott. Tommaso Mazzei, med.-chir. 

Serrastretta (Catanzaro) 

Storia clinica. — M. M. fu Vincenzo, di anni 28, 
contadina, da Serrastrelta (Catanzaro). Il padre 
morì all’età di 45 anni di broncopolmonite; la ma¬ 
dre è vivente e sana; all’età di 40 anni fu operata 
di nefropessia. Ha 3 fratelli e 2 sorelle che godono 
ottima salute. Un fratello ed una sorella morirono 
in tenera età di malattie imprecisabili. 

Le mestruazioni verificatesi all’età di 14 anni, 
si sono mantenute sempre regolari per qualità, 
per quantità e per durata. 

Sposò a 20 anni; ha avuto 2 figliuoli che appa¬ 
rentemente sono sani. 

Da circa 12 anni ha notalo nella mammella de¬ 
stra verso il lato inferiore una tumefazione della 
grandezza di una nocciuola, alla quale non ha dato 
alcun peso, perchè di rado e dietro strapazzoso 
lavoro, le produceva delle punture e si accorgeva 
che aumentava di volume, mentre se stava a ri¬ 
poso ritornava ad impiccolirsi. 

All’inizio del male ebbe febbre leggera che durò 

circa 3 mesi. 

Donna bene sviluppala, un po’ anemica, tipo 
eminentemente microsplancnico, sana in tutti gli 
organi ed apparecchi. 

All’ispezione si noia la mammella destra legger¬ 
mente aumentata di volume nel quadrante infe¬ 
riore. 

Alla palpazione si osserva una tumefazione della 
grandezza di una noce, di consistenza molle ela¬ 
stica, mobile in tutti i sensi, non dolente. La tu¬ 
mefazione non presenta rapporti col capezzolo; la 
pelle si solleva in pliche; si continua invece in 
profondità per mezzo di un cordone che ha im¬ 
pianto sulla quinta costola. La costola si presenta 
scabra, dolente. Nel resto il parenchima ghiando¬ 
lare è normale. Vi è pronunziato ingorgo delle 
linfoghiandole soltoascellari del medesimo lato. 
Nelle altre regioni del corpo le ghiandole linfa¬ 
tiche sono sviluppate anch’esse, ma di meno. 

La puntura esplorativa dà esito a liquido puri- 
forme. Temperatura fisiologica. Reazione di Was¬ 
sermann negativa, di Von Pirquet positiva. 

L’esame radiografico del torace, eseguilo presso 
il Gabinetto Radiologico dell’Ospedale Civile di Ca¬ 
tanzaro, fa rilevare una caria della quinta costola 

e niente altro degno di nota. 

In base al lungo decorso, ai risultati dell’esame 
clinico, radiografico e alle prove biologiche si deve 
ammettere la natura tubercolare del granuloma. 
Proposi allora alla paziente l’atto operativo, che 
venne eseguito il giorno 12 agosto 1928. 

Incido con direzione ellittica in corrispondenza 
del quadrante inferiore della mammella destra, 
asporto il parenchima ghiandolare scavato da mol¬ 
te cavità anfrattuose, avvolte da fungosità e da 
tessuto caseoso e contenente liquido puriforme. Il 
granuloma lo asporto in toto, seguendo il suo 


lungo impianto sulla quinta costola, che si pre¬ 
senta erosa sulla faccia anteriore per la lunghezza 
di 2 centimetri, che scucchiaio; suturo il connetti¬ 
vo con catgut e la cute con graffette metalliche. 
Decorso post-operativo regolare. Tolgo i punti in 
settima giornata. Guarigione per prima inten¬ 
zione. Allestisco diversi pezzi della massa granu- 
lomatosa per l’esame isto-patologico che viene 
eseguito dall’Istituto Ematologico G. Martelli di 

Napoli. 

Considerazioni. 

Ho creduto giustificata la descrizione di 
questo caso di tubercolosi della mammella: 

a) Per la sua rarità. Mi risultano descrit¬ 
ti solo 101 casi di tubercolosi della ^mam¬ 
mella nella donna e 11 nell’uomo. Fin dal 
1828 Velpeau, Cooper, Nelaton, ecc. ne die¬ 
dero descrizione, fondando la diagnosi cli¬ 
nica sull’aspetto macroscopico. Solo nel 1881 
Dubar ne descrisse le lesioni anatomo-patolo- 
giche e circa un anno dopo Ohnaker ne di¬ 
mostrò l’etiologia con esperimenti sugli ani¬ 
mali. Indi altri osservatori, specie in Italia, 
come Salomoni, Schifoni, Geccherelli, Aloi, 
ecc. ne hanno dato pubblicazioni di altri ca¬ 
si. Certamente prima che tale malattia fosse 
diligentemente descritta, molti casi saranno 
passati inosservati o contusi per cancri, vero 
è però che la mammella non è localizzazione 

preferita dal bacillo di Ivoch. 

b) Per le alterazioni anatomiche indotte 
dall’invasione del processo tubercolare. Il 
bacillo di Kocli è arrivato alla mammella sub¬ 
dolamente per propagazione di un ascesso 
freddo di origine costale che ha impegnato i 
muscoli pettorali, si è localizzato nel cellulaie 
lasso retromammario, poi si è propagato nel 
connettivo perilobulare e periacinoso ed ha 
finito col coinvolgere il parenchima, determi¬ 
nando un tubercoloma della mammella. Que¬ 
sta varietà di tubercolosi mammaria rappre¬ 
senta una contiguità di processo e non una 
vera e propria entità morbosa. La maggi* 
parte dei casi però si propagano per via san¬ 
guigna, quando esistono focolai specifici in al¬ 
tra sede, pochi casi si propagano per via lin¬ 
fatica. La via dei galattofori è calorosamente 

discussa. 

c) Per i caratteri istologici e parassitolo¬ 
gici. All’esame non si riconosce più nulla del- 
ì'architettura normale del parenchima ghian¬ 
dolare; eccettuato qualche resto informe di 
tubolo. La massa dell’antico acino ghiandola¬ 
re ha una costituzione nettamente granulo- 
matosa, a contorni indecisi, bavosi non net¬ 
tamente distinti dal parenchima sano. Vi si 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


29 


riscontrano numerosi tubercoli ricchi di cel¬ 
lule giganti, le quali sono più numerose nella 
zona media che al centro, con abbondanti 
nuclei disposti a corona, mentre il protopla¬ 
sma che si trova in necrosi contiene al centro 
bacilli di Kocli morti. Notansi scarse cellule 
epitelioidi nella zona media, .mentre nella 
zona esterna sonvi numerose le cellule linfoì- 
di, qualche rara plasmacellula, pochi fibro- 
blasti. Assai scarsi sono i vasi sanguiferi; in 
molti punti si notano focolai di caseosi e di 
necrosi. 

d ) Per la patogenesi. Il lubercoloma del¬ 
la ghiandola mammaria, da me descritto, è 
di genesi paracanalicolare, il quale ha avido 
certamente origine dalla carie costale. 

e) Per l'atto operativo. Ho credulo oppor¬ 
tuno asportare chirurgicamente in loto il pro¬ 
cesso tubercolare sviluppatosi nel parenchima 
ghiandolare mammario; anziché eseguire la so¬ 
lita cura medica conservativa, per evitare 
qualche eventuale recidiva. Infatti Le Fur do¬ 
po 20 anni fu costretto ad amputare per reci¬ 
dive a focolai multipli, una mammella trat¬ 
tata precedentemente con aspirazioni e inie¬ 
zioni di liquidi modificanti. 

RIASSUNTO. 

Viene descritto un caso di tuhercoloma della 
mammella originatosi da una carie costale: 

Per la sua rarità: 101 casi nella donna, Il 
nell’uomo; per le alterazioni anatomiche, che 
rendono irriconoscibile il tessuto normale del 
parenchima ghiandolare mammario, invaso 
dal processo tubercolare; per i caratteri isto¬ 
logici propri del tuhercoloma; per la patoge¬ 
nesi, perchè il tuhercoloma ida me trattato è 
di genesi paracanalicolare; per l’atto operati¬ 
vo, poiché ho asportato chirurgicamente in 
toto il processo tubercolare, anziché eseguire 
la solita cura medica conservativa, evitando in 
tal modo qualche spiacevole recidiva, infatti 
la paziente, che è stata rigorosamente sorve¬ 
gliata sta benissimo. 

CASISTICA E TERAPIA. 

L’associazione della scarlattina con il morbillo. 

L’associazione della scarlattina con il mor¬ 
billo è un fatto raro tanto che fino alla fine 
del secolo scorso imperava la legge pronun¬ 
ciala da Hebra e da Trousseau, che non am¬ 
metteva la possibilità di uno sviluppo con¬ 
temporaneo di due esantemi. 

Il primo caso di associazione morbillo-scar¬ 
lattina fu descritto dal Monti: altri furono in 
seguito descritti da numerosi autori. E. Gatto 


(Gazzetta degli Osped. e delle Clin., 25 ott. 
19*31) ha avuto occasione di osservarne tre 
casi durante una epidemia di scarlattina oc¬ 
corsa in Mentana nel 1929. 

Dall'esame clinico dei tre casi si rileva co¬ 
me l’associazione di una delle due infezioni 
non influenza per nulla i caratteri dell'altra. 
Se i periodi eruttivi delle due infezioni coin¬ 
cidono, si ha allora un esantema complesso 
risultante dalla mescolanza dei due esantemi. 
Se invece i periodi eruttivi si seguono, sia 
pure a brevissimo intervallo l’uno dall'altro 
i caratteri peculiari di ciascuno di essi ven¬ 
gono conservati non solo, ma s’iniziano ri¬ 
spettivamente dalle sedi, dove di solito suole 
avere inizio l’eruzione. Ognuna di queste due 
malattie segue il proprio andamento regolare 
e completo e così anche le complicanze spe¬ 
ciali e le successioni morbose. 

La diagnosi talora può presentare delle dif¬ 
ficoltà insormontabili : più che l’esantema e il 
quadro sintoiriatologico complessivo che deve 
far fare la diagnosi. Impongono una diagno¬ 
si d'infezione morbillosa le manifestazioni ca¬ 
tarrali con congiuntivite, coriza, bronchite, le 
macchie di Koplik che si presentano unica¬ 
mente nel morbillo, il rimettere caratteristi¬ 
co della febbre al 2", 3° giorno, la diazorea- 
zione delle urine, \i caratteri dell’esantema 
rosso vinoso e la comparsa desso dapprima 
al volto ed il diffondersi al resto del corpo, 
la desquamazione cruscacea. Parlano invece 
per l’infezione scarlattinosa i fatti tossici ge¬ 
nerali, la lingua a lampone, l’angina inten¬ 
sa, lo tumefazioni ghiandolari, la febbre che 
non ha remissione prodromiea, la sede d’ini¬ 
zio dell’esantema e i -caratteri di esso (segni 
di Borsari, Rumpel Leede, Parten). La de¬ 
squamazione è lamellare. 

Importante e difficile è la diagnosi diffe¬ 
renziale con l’associazione rosolia-scarlattina 
e quella con l’associazione scarlattina-erite¬ 
ma tossico. La .prognosi è certamente assai 
grave. Grande importanza a tale riguardo ha 
il genio epidemico delle singole infezioni. 

G. La Cava. 

Difterite e sieroterapia all’Ospedale 46 Enfants Ma- 

lades „ nei biennio 1929-930. 

M. B. Weill-Halle (. Relaz . alVAcc. di Me¬ 
die., giugno 1931, in Revue Medicale , luglio 
1931) ha potuto osservare nell’Ospedale des 
Enfants malades, nelle due annate 1929-1930, 
1210 casi di difterite con 131 decessi; la per¬ 
centuale della mortalità, astrazione fatta per 
i bambini morti nelle prime 21 ore di degen¬ 
za, si è dunque alzata al 10,8 %. Se si con¬ 
frontano le cifre del 1901-1902 quando la mor¬ 
talità globale nello stesso ospedale, su 1122 
difterici raccolti in 12 mesi, si era elevata a 
21 %, si può concludere che il siero non ha 
perduto della sua efficacia. Il numero dei ca- 






<‘ IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


30 

si di difterite grave resta però considerevole; 
le dosi medie del siero giudicate necessarie 
sono oggi tre volle più forti che nel 1902. La 
questione più importante nella cura della 
difterite è la precocità della sieroterapia; pas¬ 
sato un determinato periodo di tempo, nes¬ 
suna dose permette più di vincere la malat¬ 
tia: per questo è necessario che la diagnosi 
sia innanzi tutto clinica, e non si debba sem¬ 
pre attendere la diagnosi di laboratorio. 

11 metodo adottato da S. Weill-Hallé è 
il seguente; l’iniezione endomuscolare imme¬ 
diata, che ha assorbimento rapido, seguita 
da una iniezione sottocutanea a diffusione 
più lenta. Nei casi gravi, si inietta dopo mez¬ 
z’ora del siero nelle vene. Nelle prime ore si 
deve arrivare iad un totale di 30-40.000 unità 
antitossiche, mentre nei giorni seguenti basta¬ 
no anche piccole dosi. L. Nervi. 

Gli esiti lontani della diatesi essudativa. 

Dopo aver passato in rassegna le varie teo¬ 
rie nuove sulle manifestazioni della diatesi 
essudativa, e le varie interpretazioni dei sin¬ 
tomi nelle costituzioni neuroartritica, linfa¬ 
tica ec.c., Mario Cotellessa (La Pediatria, 1° 
settembre 1931) riporta i risultati ottenuti dal¬ 
la osservazione di 56 bambini, che già erano 
stati ricoverati e visitati nella Clinica Pedia¬ 
trica di Bologna, con manifestazioni evidenti 
e sicure di diatesi essudativa. Scopo dello stu¬ 
dio fu quello di seguire il decorso di questa 
discrasia, di controllare lo stato di salute dei 
bambini e la loro costituzione in rapporto al¬ 
le eventuali malattie intercorrenti, alle infe¬ 
zioni contratte e alle estrinsecazioni dei feno¬ 
meni essudativi, dal loro insorgere fino all'e¬ 
poca dell’osservazione. 

Da questo interessante studio, l’A. crede di 
poter trarre le seguenti conclusioni ; 

1) che i diatesici essudativi, tipo magro 
e tipo pastoso, oltre le prime manifestazioni 
cutanee presentano anche in tempi alquanto 
lontani speciali caratteri e manifestazioni che 
rientrano nel quadro della costituzione stessa. 

2) Tra i postumi della diatesi essudativa 
sarebbero delle manifestazioni di tipo linfa¬ 
tico, quali la laringite stridula, l’ipertrofia 
tonsillare, le linfoadeniti. 

3) Nei tipi pastosi, vi sarebbe, come ma¬ 
nifestazione tardiva delle diatesi, un netto con¬ 
trasto tra l’altezza inferiore, e il peso supe¬ 
riore alla norma, mentre nei tipi magri peso 
e altezza sono sempre inferiori al normale. 

'4) Le manifestazioni tardive relative al¬ 
l’età giovanile hanno il loro massimo espo¬ 
nente nelle forme cutanee, rare quelle respi¬ 
ratorie e linfatiche. 

5) Le manifestazioni della diatesi essuda¬ 
ti va, primitive o tardive, comportano modifi¬ 
cazioni di sviluppo e di crescita (peso, altez¬ 
za, perimetro toracico) che portano all’habitus 


del soggetto delle modificazioni, che tendono a 
stabilizzarsi e che fanno ben distinguere il dia¬ 
tesico dal normale. 

6) Per le alterazioni del ricambio che pos¬ 
sono aversi nell’età adulta l’A. non può trarre 
ancora conclusioni assolute. C. Nervi. 

Il trattamento della diatesi essudativa. 

J. Vas ( Monalsschr . /. Kinderheilk ., gen¬ 
naio 1930) ha osservato che nei bambini con 
diatesi essudativa il timo appare, ai raggi X, 
molto più grosso che nei normali. Pensando 
che vi possa essere un rapporto fra ingrossa¬ 
mento del timo e diatesi essudativa, ha trat¬ 
tato 36 bambini (da 2 mesi a 13 anni, nei 
quali si aveva una diatesi essudativa resistente 
alla terapia dietetica e locale) per mezzo dei 
raggi X ad alto voltaggio. Le condizioni di 
molti migliorarono ed alcuni guarirono del 
tutto. L’A. ritiene che i buoni effetti così otte¬ 
nuti corrispondano a quanto si conosce speri¬ 
mentalmente dell’azione di tali irradiazioni nel 
senso di diminuire la riserva alcalina dell’or¬ 
ganismo. IH- 

Contributo allo studio della terapia delPeczema dei 
lattanti. 

In questo riassuntivo, ma si può dire com¬ 
pleto, articolo sulla terapia delPeczema dei lat¬ 
tanti, S. B. Savelli (Clinica ed Igiene infan¬ 
tile, agosto 1931) parla in un primo tempo 
dei tentativi fatti dai vari autori allo scopo 
di curare o almeno alleviare i sintomi più 
molesti di questa forma morbosa, e riporta 
quindi i risultati delle proprie osservazioni. 

Egli accenna brevemente al trattamento ge¬ 
nerale, che costituiva anche mezzo secolo fa 
la parte più importante della cura dell’ecze- 
ma; e ricorda i risultati incoraggianti che si 
vantarono da alcuni autori, ottenuti con. la pro- 
teinoterapia, l’emoterapia, la maternoemotera- 
pia, la calcio-terapia. 

Più recentemente con buoni risultati fu 
sperimentata l’opoterapia tiroidea, l’insulino¬ 
terapia, la terapia con estratti epatici, con 
latte acido, con i raggi ultravioletti, con le 
correnti ad alta tensione ed a bassa frequenza. 

L’A. partendo dal principio che nelle mani¬ 
festazioni diatesiche possa forse in alcuni casi 
giu oca re una parte importante la carenza di 
zolfo, ha voluto sperimentare la zolfoterapia 
in alcuni ammalati della sua clientela privata 
e dal consultorio per Lattanti di Cuneo. 

Sebbene i risultati sieno lusinghieri non ri¬ 
tiene, dato l’esiguo numero dei casi stessi, 
che si possano trarre da essi conclusioni ge¬ 
nerali, ma solo che tale metodo possa esse¬ 
re sperimentato con fiducia specie nei casi 
in cui le cure igienico-dietetiche ed altre cu¬ 
re fallissero. C. Nervi. 


[Anno \X\I\, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


31 


L’educazione acustica dei bambini semisordi c sor¬ 
domuti. 

Dal punto di vista della capacità acustica, i 
bambini sordi, che finiscono ad essere in gran 
parte anche muti, possono dividersi in sordi 
completi (che non percepiscono la voce nem¬ 
meno con un tubo rinforzatore), in semisordi 
(che distinguono le vocali a voce nuda) ed in 
sordi medi, che sono legione, e che stanno in 
gradazione fra i due primi gruppi. 

L’insegnamento uditivo con la voce nuda 
rappresenta l’elemento primordiale dell’edu¬ 
cazione dell’udito nei sordomuti che posseg¬ 
gono importanti reliquiari acustici; tale cul¬ 
tura dell’orecchio, però, va integrata con quel¬ 
la della parola e della voce. Quando il piccolo 
sordo percepisce le intonazioni della voce del 
suo educatore, afferra i legami delle sillabe, 
migliora la sua parola che diventa così me¬ 
glio timbrata e più naturale. 

Tale educazione viene fatta da U. Melzi e 
G. Parrei (Il Vaisalva, ott. 1931) mediante di¬ 
versi mezzi: 1) eccitazioni© sonora con vari 
suoni; 2) vocalizzazione con il tubo acustico 
Parrei, cantando le vocali nel tubo stesso; 3) 
sillabazione a voce nuda; 4) orientazione udi¬ 
tiva, fa-cendo riconoscere la direzione dei di¬ 
versi suoni, ad occhi chiusi; 5) massaggio so¬ 
noro con apparecchi diversi. 

L’educazione e la rieducazione acustica van¬ 
no tentate in Lutti i bambini, poiché ogni orec¬ 
chio che non sia del tutto perduto è suscet¬ 
tibile di rieducazione, mentre è assai difficile 
il riconoscere il grado di sordità nei bambini. 
Tale rieducazione si può e si deve incomincia¬ 
re a tre anni; essa va considerata come un me¬ 
todo di terapia fisiologica. fil. 

SEMEIOTICA. 

Diagnosi (li tumore ili milza eoi nuovo metodo di 

contrasto di Kadt. 

Bank© (Deal. Medi. Woch., n. 27, 1931) e- 
spone un caso clinico, in cui venne applicato 
con successo il metodo preconizzato da Kadt 
per la migliore differenziazione degli organi 
endoaddominali e la più facile diagnosi delle 
loro affezioni. 

Si trattava di un uomo di 62 anni, ricove¬ 
rato per enfisema, e in cui l’esame radiosco¬ 
pico del torace svelò, sotto l’arcata diafram¬ 
matica di sinistra, un’ombra grossa come una 
noce, ovale, e assai opaca; clinicamente Tesa¬ 
rne dell’addome era completamente negativo; 
tutte le reazioni accertabili nel laboratorio (Ca¬ 
soni, eosinofilia, ecc.) erano anch’esse mute. 

Venne allora chiesto al Radt un campione 
del suo Torio-diossid-so] e ne furono iniet¬ 
tati 10 cmc. il primo e il secondo giorno, 20 


cmc. il terzo; a questa iniezione seguì modica 
elevazione termica, forse perchè venne prati¬ 
cata con troppa rapidità: le seguenti, infatti, 
latte più lentamente non dettero reazione. 

L’esame radiologico fatto dopo la sommini¬ 
strazione di CO oc. di Toriodiossidsol rivelò 
con straordinaria chiarezza il contorno degli 
organi ipocondriaci, dimostrando che l’ombra 
era da localizzare nel centro stesso della milza. 

Sulla natura del tumore poco si è potuto 
stabilire: forse si tratta di una cisti. 

Ad ogni modo l’interesse di questo sta nella 
conferma veramente brillante dell’utilità pra¬ 
tica del metodo di Radt. 

V. Serra. 

MEDICINA SCIENTIFICA. 

Siilln ereditarietà dei gruppi sanguigni. 

Di trasmissione ereditaria dei caratteri di 
gruppo rappresenta senza dubbio una delle 
cose più interessanti della cosidetta sierologia 
costituzionale. 'Furono Von Dungern e Hirz- 
l'eld a di nostra re che le proprietà del sangue 
che implicano l’appartenenza di gruppo si e- 
reditano secondo le leggi di Mendel. Le leggi 
di Mendel dicono che il prodotto della ri- 
produzione sessuale riceve per ogni singolo 
contrassegno un retaggio da ambedue i ge¬ 
nitori, ma che, essendo i genitori diversi, non 
possono nel tiglio comparire ambedue le pro¬ 
prietà ereditarie. 

Dii elementi ereditari che regolarmente si 
manifestano, si chiamano dominanti, gli al¬ 
tri recessivi; questi ultimi si manifestano solo 
allorquando due di eosifatti elementi si ri¬ 
trovano provenienti da ambedue i genitori. 
Nel caso dei gruppi sanguigni non si eredita 
I appartenenza di gruppo, ma gli agglutino- 
geni A e B, i quali sono dominanti, nei con¬ 
imi! ti della loro assenza (0) che rappresenta 
un carattere recessivo. Quanto alla ereditarie¬ 
tà del gruppo A B la questione è ancora in¬ 
certa . 

T. Moniti 1 li (Ardi, di Ost. e Gin., ottobre 
1931) ha studiato i caratteri gruppospecifici 
del sangue di 145 persone appartenenti a 25 
gruppi fa miglia ri. Dalle sue ricerche si viene 
ad avere la piena conferma della teoria di Von 
Dungern e Hirzfeld, che cioè i caratteri A e 
B risultano dominanti e il carattere 0 reces¬ 
sivo, potendo comparire nella prole anche se 
non appare evidente nei genitori. Questi dati 
possono avere un indiscutibile valore nei casi 
di ricerca della paternità nel senso che, in ca¬ 
si speciali, la « prova del sangue » può talora 
apportare un elemento decisivo per escludere 
che la paternità di un determinato bambino, 
figlio di certa madre, possa attribuirsi all’ac¬ 
cusato o al ricorrente. G. La Cava. 


32 


« IL POLICLINICO )) 


i.Anno XXXIX, Num. 1] 


POSTA DEGLI ABBONATI. 

Esiti di blenorragia. All’abb. n. 2521: 

Oualora nell 'epididimo il processo specifico 
cronico non si sia completamente risoluto, op¬ 
inile non si sia avuto un processo di cicatrice 
o simile a cicatrice, elio abbia sostituito del 
tutto i tessuti infetti, la trasmissione del con¬ 
ta pio per la via del coito si deve ritenere 
sempre possibile. ^ • Montesano. 

Eredolue sospetta. Al doti. S. C. da T.. 

Qualora in un bambino si sospetti una lues 
congenita, e si voglia sperimentare il criterio 
« ex juvantibus )), l’antico metodo delle fri¬ 
zioni mercuriali o il calomenano per os (1 
centigr.) somministrato giornalmente per mol- 
te settimane rispondono efficacemente. Se, 
dopo tali cure, il miglioramento dei sintomi 
sospetti confermi la diagnosi di sifilide, si 
possono adoperare, con le debite cautele, i 
preparati di arsenobenzolo « per os » o pei 
iniezioni intramuscolari, nelle speciali confe¬ 
zioni per bambini. V. Montesano. 

All’abb. n. 9574-1: 

I n ottimo manuale italiano di Infortuni- 
stica è la « Traumatologia del Lavoro » del 
Ciani poi ini, Edit. Pozzi. Roma. Se Ella poi 
volesse anche approfondire lo studio pura¬ 
mente medico-legale della materia, Le consi¬ 
gliamo il <( Trattato di Infortunistica » del 

Borri Società Ed. Libraria, Milano, Il "Voi. 

S. Diez. 

Al dott. L. Angelone da San Pietro Infine: 

Le indico alcuni libri sullo sport in rappor¬ 
to alla medicina: . 

\. IIerlitzka. Valutazione fisiologica degli 

atleti. Cappelli, Bologna, 1931. L. 15; G. Aiel- 
io Preliminari di medicina sportiva. I. Cuore 
c fatica. Arti Grafiche E. Calamandrei, Mila¬ 
no, 1930; F. Deutsch. Heart and Athletics. 
Mosby Co. St. Louis, Dollari 2,50; Borgev. Phy- 
siologie de la culture physique et des sports. 
Albin Michel, Paris, 1927. Ber Sport in 
Wissenschaft und Praxis. (Di diversi autori). 
G. Thieme, Leipzig, 1927. RM 4; IL Diffre. 
Contròie da sport et de Véducation physique. 
Masson, Pia-ris, Frs. 9. 

Veda anche la « Rivista di scienze applica¬ 
te all’educazione fisica e giovanile», pubbli¬ 
cala dalla « Accademia fascista di Educazione 
fisica », Roma, Foro Mussolini. Abbonamen¬ 
to L.‘ 35. A. Filippini. 

Al dott. A. B. da S. L. : 

1) Se si possiede un colorimetro un me¬ 
todo ottimo e rapido per la glicemia è quel¬ 
lo di Foli il-Wu (Rondoni, Biochimica , p. 3 a ). 
I n metodo più sbrigativo è quello di Gre¬ 
ce! in s-Sei fert (Gazz. degli Osp. e delle Clin., 
n. 45, p. 1455, 1929) proposto di recente e 
per il quale la Casa Ikon-Zeiss vende un ap¬ 


posito colorimetro non molto costoso. Un 
metodo un po’ più lungo, ma semplice e pel 
quale non occorre colorimetro è quello di 
Czuto (Rondoni, Biochimica, p. 3 a ). 

Per il trattamento del diabete è necessario 
determinare la glicemia, sorvegliare tutti i 
giorni il tasso del glucosio nelle urine, e re¬ 
golare la dieta colla quantità di insulina che 
si inietta (cominciare da piccole dosi: 10 u- 
nità, 20 minuti prima dei pasti). 

2) L’apparecchio più consigliabile, per la 
sua praticità e semplicità, per l’istituzione del 
pneumotorace è l’apparecchio del Morelli, de¬ 
scritto anche nel recente Tratt. Ital. di Medi¬ 
cina Interna. Vedi anche: La Pratique du 
pneumothorax , Masson, 1929; R. Dori a e G. 
Cesari, Il pneumotorace terapeutico, L. Pozzi 

edit., Roma. 

Un buon testo sulla Tubercolosi è il Carpi 
e Ronzoni, Istituto Editoriale Scient. Vedi an¬ 
che: « La Tubercolosi », Lezioni e conferenze 
al 1° Corso di tisiologia, L. Pozzi, Roma. 

M. Messine 


VARIA. 

Auxoterapia. 

Loeper, Lemaire e Soulié (Presse Médica- 
le, 11 novembre 1931) danno il nome di 

auxoterapia alla pratica tendente a rafforzare 
l’azione dei medicamenti mediante associa¬ 
zioni che ne esaltino gli effetti specifici o ne 
eliminino le proprietà non necessarie o dan¬ 
nose. 

L’auxoterapia si esercita con medicamenti 
dello stesso gruppo (isodinamica) o di azioni 
differenti (eterodinamica); con medicamenti 
che agiscono sul medesimo organo (omoto¬ 
pica) o su organi diversi (eterotopica); con 
medicamenti costituiti dai sali o dagli ele¬ 
menti di nutrizione di un tessuto (metabo¬ 
lica); da estratti d’organi o da elementi cel¬ 
lulari definiti (opoorina); e da vaccini speci¬ 
fici (batterica). 

L ’auxoterapia isotopica prende per ometti- 
>o un dato organo o un dato sistema. 

Per quel che riguarda specialmente il cer¬ 
vello le associazioni medicamentose sono mol¬ 
lissime. Il cloralio accresce sensibilmente 1 a- 
zione analgesica della morfina; il bromuro 
quella del sulfonal e dei barbiturici; il lumi¬ 
nal e la datura aggiungono la loro azione sui 
nuclei grigi a quella corticale dei bromuri. 

L’aspirina, il piramidone ed il colchico si 
combinano molto bene per i dolori artico¬ 
lari. . . , , 

L’ouabaine apporta alla digitale un elemen¬ 
to di contrattilità. La codeina aumenta fa¬ 
zione costipante della morfina. Lo sfintere pi- 
lorico si chiude più energicamente sotto Da¬ 
zione combinata della quassia e della stiic- 
nina che per quella della stricnina sola, e 
l’ipertensione venosa e rachidea prodotta dal- 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


33 


1 aceti 1 col ina è raddoppiata da una dose mi¬ 
nima di yohimbina. 

L auxoterapia eterotopica mette in opera la 
funzione di parecchi organi. 

Gli organi di distruzione o d’eliminazione, 
il fegato, il rene, l’intestino, la milza stessa, 
hanno una grande importanza nell’azione di 
farmaci anche agenti su altri organici. Ba¬ 
sta esaltarne o diminuirne il potere di elimi¬ 
nazione o di distruzione per correggere in 
senso negativo o positivo l’azione dei farmaci. 

L’autoterapia dinamica associa i medica¬ 
menti in una medesima orientazione dinami¬ 
ca. È omo- o etero- dinamica, ossia adopera 
medicamenti della stessa classe e dello stesso 
effetto le cui azioni si aggiungono o si rin¬ 
forzano, o al contrario medicamenti di classe 
e azione differenti, ma il cui aggruppamento 
dirige nettamente verso lo stesso scopo. 

Lui esempio molto significativo di auxote- 
rapia isodinamica è dato dal l'associazione dei 
vari componenti dell’oppio. L’oppio totale ha 
un’efficacia maggiore di una quantità corri¬ 
spondente di morfina : i vari alcaloidi si rin¬ 
forzano reciprocamente. La codeina aumenta 
l’azione ritardante della morfina sul l’evacua¬ 
zione dello stomaco: due milligr. dei due me¬ 
dicamenti insieme hanno un effetto più con¬ 
siderevole di 25-40 milligr. di «ciascuno di 
essi presi isolatamente. La papaverina rinfor¬ 
za l’azione della narcotina; l’associazione nar¬ 
cotina-morfina è più anestetica d’una stessa 
dose di morfina o di narcotina. Analogamen¬ 
te l’antipirina rinforza l’azione del pirami¬ 
done. 

L 'auxoterapia eterodinamica è più varia. 

Le saponine favoriscono l’azione della digi¬ 
talina. L’antipirina aumenta la potenza anal¬ 
gesica della cocaina, l’acetanilide quella del 
piramidone, la scapolamina quella della mor¬ 
fina. 

In alcuni l’azione del medicamento viene 
accresciuta eliminando proprietà dannose. 

Il novarsenobenzolo provoca spesso reazioni 
tossiche alle quali si oppone l’iposolfito di 
soda. 

Le iniezioni di bleu di metilene provocano 
reazioni febbrili che sono evitate con rag¬ 
giunta di morfina. 

L’ipecacuana è ipotensore ed emetizzante: 
l’oppio ne conserva le qualità ipotensive ma 
evita il vomito. 

L’aggiunta di adrenalina toglie all’acetileo- 
lina l’azione inibitrice sul cuore. 

La caffeina attenua la proprietà diaforetica 
della criogenina e quella oligurica dell’anti- 
pirina. 

Sostanze più semplici, i sali, hanno analo¬ 
ghe proprietà ausiliarie. Gli ioni Ca e K mo¬ 
dificano la sensibilità degli endoteli vasali e 
e perciò anche l’azione dei medicamenti an- 
gio- e cardiotonici. 


Preso prima della digitalina il calcio ritar¬ 
da mollo la contrazione del cuore. J1 potas¬ 
sio prolunga la diastole cardiaca e rallenta il 
cuore, mentre il calcio agisce sulla sistole. 

I sali di calcio aumentano l’azione simpa- 
ticotropa dell’adrenalina, la loro diminuzione 
la trasformano in vagotropa. Il calcio riduce 
l’azione inibitrice dell’adrenalina sull’utero ed 
aumenta la sua azione vagale. Orienta l’uro- 
Iropina verso il rene, mentre il magnesio l'o¬ 
rienta verso la bile, ed accresce l’azione del 
bromo sul cervello. 

II solfato di magnesia rinforza l’azione a- 
nestesica dell’etere e della morfina; il solfato 
di calcio rinforza l’azione della «cocaina e ri¬ 
duce la tossicità della stricnina. 

L'auxoterapia metabolica consiste nella som¬ 
ministrazione di sostanze capaci di fissare ai 
tessuti gli elementi nutritivi. Lo zucchero, il 
grasso, il calcio, il fosforo possono attraver¬ 
sare il fegato, i muscoli, le ossa, il cervello 
senza fissarvisi. Occorrono clementi mediato¬ 
ri o sensibilizzatori, tra i quali i più notevoli 
le vitamine. 

Le vitamine A e D aumentano la fissazione 
del calcio nelle ossa e nel rene. La vitamina 
B permette la nutrizione del sistema nervoso, 
quella C aiuta la fissazione del ferro. 

L’adrenalina forse aiuta la fissazione del 
calcio e l'insulina quella del glicogeno. 

L 'auxoterapia endocrina ha lo scopo di o- 
rientare un medicamento verso l’organo ana¬ 
logo a mezzo di un succo o di un estratto or¬ 
ganico. 

Le iniezioni di pepsina facilitano l’azione 
dei medicamenti gastrici. 

La somministrazione di midollo osseo in¬ 
fluenzano la fissazione del calcio nelle ossa. 

L’estratto tiroideo consente alla tiroide di 
utilizzare meglio l’iodio; l’estratto di bile ac¬ 
cresce l’azione dei colagoghi; gli estratti di 
fegato o di sangue aiutano la fissazione del 
ferro nelle cellule epatiche e nelle emazie; 
l’estratto renale aumenta la potenza dei diu¬ 
retici. 

auxoterapia batterica «consiste nell’associa¬ 
zione di antisettici con vaccini, i quali li rin¬ 
forzano reciprocamente. L’idea di associare 
ai vaccini i radicali di metalli attivi, arseni¬ 
co, argento, mercurio, merita di essere svi¬ 
luppata. 

Adunque il trattamento d’una malattia non 
si limita all’uso di un medicamento fisiolo¬ 
gicamente e sperimentalmente attivo, ma di 
prodotti che rendono il medicamento stesso 
efficiente al massimo, accrescendone le pro¬ 
prietà utili ed eliminando quelle dannose. E- 
sige anche l’impiego di elementi nutritivi e- 
lettivi o specifici di ciascuna cellula, di so¬ 
stanze viventi che sono capaci di fissare gli 
elementi stessi e talvolta anche di estratti or¬ 
ganici o microbici che li dirigono o li sensi¬ 
bilizzano. argo. 


134 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXfX, Num. 1] 


POLITICA SANITARIA E GIURISPRUDENZA . 0 


Risposte a quesiti per questioni di massima. 

1 ° Dottor R. B. — Che le riduzioni stabilite dai 
■decreti 23 giugno e 29 settembre 1923, n. 1159 e 
.2072 non siano applicabili allo stipendio è ormai 
.stabilito. 

La decisione 13 gennaio 1931 della IV Sezione del 
Consiglio di Stato, che questa interpetrazione ha 
■confermalo autorevolmente, è stata accettata dal 

Ministero. 

Lei ha, quindi, diritto al rimborso delle somme 
.che le sono state indebitamente trattenute in rap¬ 
porto allo stipendio, che è irriducibile. Se il Po¬ 
destà non provvede, faccia istanza al Prefetto. Nel 
.caso di insuccesso, provochi una risposta del Po¬ 
destà e poi ricorra (sia pure contro il provvedi¬ 
mento negativo, se non avrà una comunicazione 
formale) alla Giunta Provinciale Amministrativa 
in sede giurisdizionale. 

2° Dottor M. F. — Il Podestà non potrebbe prov¬ 
vedere alla dispensa dal servizio, perchè la delibe¬ 
razione che sopprime una delle tre condotte non 
è ancora approvata dall’autorità tutoria e, quindi, 
non è efficace. 

Se Le sarà notificata la deliberazione di dispen¬ 
sa, ricorra alla G. P. A. in sede giurisdizionale, 
nel termine di giorni 30. 

Nel caso da Lei indicato, non è soppressa una 
•condolta determinata, organizzata come entità di¬ 
stinta dalle altre; non è, quindi, necessario che 
sia licenziato il titolare della condotta soppressa. 
TI Podestà deve provvedere, invece, discrezional¬ 
mente considerando anzitutto l’interesse del ser¬ 
vizio e tenendo conto poi della condizione dei sin¬ 
goli medici condotti. 

Se l'uno non ha ancora raggiunto il limite per 
la pensione, questa circostanza non può essere tra¬ 
scurata. 

3° Dottor F. H. M. — La partecipazione al con¬ 
corso, con espressa e formale riserva, non può ca¬ 
gionare pregiudizio. 

La condizione di famiglia (coniugato, con prole) 
è titolo di preferenza, a parità di merito, ma la 
giurisprudenza ritiene che abbia effetto soltanto 
per l’ordine della graduatoria e non limiti la fa¬ 
coltà di scelta. In sostanza, conta poco. È poi da 
notare che la V Sezione del Consiglio di Stato ha 
considerato prevalenti altri titoli: specialmente 
quelli di ex combattente, decorato, ecc. 

Nel caso da Lei indicato quel titolo non ha va¬ 
lore pratico, perchè, anche se l’altro concorrente 
fosse graduato ex aequo, essendo decorato di me¬ 
daglia d’argento ha un titolo prevalente e sarà 
considerato primo. 

4 n Dottor .4. G. — Non importa che la nomina 
sia remota e da molto tempo Lei non presti ser¬ 
vizio per ufficio di titolare. 


Il rapporto di impiego interinale non sarebbe 
sufficiente; ma Lei deve insistere sul certificato 
dal quale risulta che nel 1926 esercitò per otto 
mesi le funzioni di medico condotto titolare, per 
nomina in base a concorso. La Commissione non 
può escluderlo. 

Nè il regolamento locale potrebbe stabilire una 
restrizione maggiore. Se fosse escluso, ricorra al 
Consiglio di Stato in sede giurisdizionale. Termine 
sessanta giorni dalla data della notificazione. 

5° Dottor L. A. — La indennità così detta di 
cavalcatura può essere ridotta. Soltanto lo stipen¬ 
dio è irriducibile. Questa indennità è attribuita 
per causa di rimborso di spese, calcolate a forfait. 
La modificazione deve essere però giustificata: 
cioè, deve essere dimostrato un mutamento delle 
condizioni obbiettive, che sia tale da legittimare 
la riduzione o la soppressione della indennità. 

Tale provvedimento deve essere approvato dal¬ 
l’autorità tutoria, perchè si risolve in una modifi¬ 
cazione del capitolato. 

Lei può ricorrere alla G. P. A. in sede giurisdi¬ 
zionale, nel termine di trenta giorni dalla noti¬ 
ficazione del provvedimento del Podestà. Insista 
specialmente nell’esame delle condizioni attuali 
della condotta in rapporto .al tempo in cui fu sta¬ 
bilita la indennità di L. 3000. 

Se la G. P. A. le desse torto, potrà ricorrere al 
Consiglio di Stato. Ma prima di fare questo passo 
bisognerà esaminare la decisione e tutte le circo¬ 
stanze del caso. 


N. B. — Ai quesiti degli abbonati si risponde, 
in ogni caso, direttamente, per lettera. I quesiti 
devono essere inviati , in busta, accompagnati dal 
francobollo per la risposta e sempre indirizzati im- 
personalmente alla Redazione del « Policlinico », 
via Sistina 14, Roma. 

Le risposte ai quesiti che non richiedono esame 
di atti o speciali indagini, sono gratuite. 

Saranno poi pubblicate in questa rubrica, ma 
senza indicare il nome del richiedente, soltanto le 
risoluzioni che abbiano interesse di massima. 


MT DA TENERE PRESENTE 1 

1° Pagare sempre l’abbonamento al “ Poi'clinico „ 
senza obbligare l’Amministrazione a speciali solleciti “ ad 
personam „. 

2° L’Importo d’abbonamento va Inviato mediante asse¬ 
gno bancario o con vaglia postale. 

3° Coloro poi che preferiscono sopportare una maggiore 
spesa, versarlo cioè contro tratta postale, tengano presente 
che questa dovrà essere aumentata di 5 lire per le varie 
tasse ed altri diritti postali che la tratta comporta. 


Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
etale Succursale diciotto, ROMA. 


(•' T.a predente rubrica è affidata all’avv. Giovanni Selvaggi, esercente in Cassazione, cone. legale del nastro periodico. 



[Anno XXXIX, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


35 


VITA PROFESSIONALE. 

• * k % 


NELLA 

MEDICINA SOCIALE 

A proposito del certificato prenuziale(*) 

per il dott. Leopold Bard, 
libero docente d’igiene medica (Buenos Aires). 

Ilo sempre sostenuto, ed ho diffuso con 
ogni mezzo questa mia convinzione, che non 
è possibile combattere un male senza ricono¬ 
scere la sua esistenza ovvero occultandolo, non 
por ignoranza ma per pregiudizio. 

Da non molti anni, le opinioni della stam¬ 
pa a questo riguardo si sono molto evolute 
e ciò di cui prima era considerato un peccato 
il parlare, costituisce oggi per gli organi* della 
stampa una grave preoccupazione. 

Questa attitudine, questo nuovo orienta¬ 
mento di concetti è caratterizzato dalla fran¬ 
chezza con cui vengono considerate alcune 
malattie 

Prima della guerra le parole « sifilide » e 
« malattie veneree » si vedevano raramente 
stampale al di fuori delle riviste professionali 
e, specialmente nei paesi Anglosassoni, il più 
che si poteva dire riferendosi ai sifilitici.era di 
usare parole come « infermità sociali » oppu¬ 
re « la piaga occulta ». Al giorno d’oggi in 
molti paesi non esiste più codesto falso pu¬ 
dore, il quale impediva che nei giornali di 
massima diffusione si discutessero dei proble¬ 
mi riguardanti le malattie veneree. 

Nel nostro paese, dei grandi quotidiani co¬ 
me « La Prensa » « La Nación » e « La Ha¬ 
zon », in articoli editoriali, hanno plesso in e- 
videnza la necessità di realizzare la profilassi di 
codesti mali che ci insidiano e che costitui¬ 
scono delle vere e proprie piaghe sociali. 

10 credo che la trattazione di questi proble¬ 
mi in periodici tanto diffusi e che tanta im¬ 
portanza hanno per l’orientamento di un po¬ 
polo, isiano da considerare come fattori di 
prim'ordine, fondamentali, nella lotta contro 
le malattie veneree. 

11 risanamento della razza, la eugenica, de¬ 
ve essere una profonda preoccupazione per tutti 
quei Paesi che aspirino ad elevarsi al disopra 
del livello comune alle altre nazioni. 

Il capitolo riferentesi al certificalo prenu¬ 
ziale è stato mollo discusso, e così deve essere 
logicamente, in quanto che esso riforma con¬ 
cetti ed abitudini, regolando, per mezzo della 
legge, ciò che oggi costituisce una lacuna in¬ 
qualificabile. 

L’esame dell’attitudine al matrimonio, in¬ 
trodotto nello Stato di Washington, degli 
S. U., nell’anno 1909 e nel Wisconsin nel 
1913, fu in seguito «adottato da altri stati del 
medesimo Paese e da altri respinto. 


(*) Traduz. del dott. A. Pozzi. 


Leggi su questo medesimo argomento fu¬ 
rono emesse in Svezia, Norvegia, Danimarca, 
Messico nell’anno 1927, nella Turchia «nel 1928 
e a Panama nel 1929. 

Nel nostro Paese, durante il mio mandato 
come deputato nazionale negli anni 1922-1926 
e 1928-1930 (due periodi), io ho sottoposto 
alla considerazione dell’On. Congresso della 
Nazione un progetto di legge (1922), i cui 
concetti principali sono: 

1) che sia modificato «al cap. 1°, legge del 
matrimonio, l’articolo 2° aggiungendo un 
3° comma : 

Ogni persona di sesso maschile che voglia 
contrarre matrimonio dovrà, nei quindici 
giorni precedenti alla data di iscrizione di 
detto atto nel registro civile, essere esaminato 
al fine di provare se è o non affetto da infer¬ 
mità venerea. 

Codesto certificato sarà redatto da un me¬ 
dico autorizzato con la presente legge e sarà 
redatto nella forma seguente: 

Io (nome del medico), medico legalmente 
autorizzato, certifico che il... (data) ho pra¬ 
ticato l’esame del sig.... e credo che egli sia 
indenne da ogni affezione venerea. Firma del 
medico. 

Nel capitolo V (leggi sul matrimonio) : Del¬ 
le precauzioni previe alla celebrazione del ma¬ 
trimonio. All’art. 19 siano aggiunti i comma 
4°, 5° e 6°. 

4° All’effetto di procedere a codesti esami 
sarà creato nella Capitale Federale, nel Dipar¬ 
timento Nazionale di Igiene, un ufficio spe¬ 
ciale, allo scopo di rilasciare i certificati di 
sanità prenuziale. 

Nelle province e territori nazionali i certi¬ 
ficati saranno rilasciati dai dipartimenti di 
Sanità e dalle dipendenze del Dipartimento 
Nazionale d’igiene. 

5° Nei punti lontani dai centri urbani il 
certificato sarà rilasciato dai medici munici¬ 
pali. 

6° Nessun atto di matrimonio sarà regi¬ 
strato se il coniuge di sesso maschile non sia 
stato previamente sottoposto all’esame medi¬ 
co prenuziale ed abbia ottenuto dai medici un 
certificato che comprovi come egli non sia af¬ 
fetto da malattie veneree. 

Che sia modificato nella legge sul matrimo¬ 
nio il capitolo XV « disposizioni generali », ag¬ 
giungendo all’articolo 107 i comma 1° e 2°. 

1" ogni funzionario del registro civile, 
che abbia concesso il certificato di matrimo¬ 
nio senza aver ricevuto il certificato di «cui al- 
l’art. 2°, comma 8°, sarà ritenuto colpevole di 
delitto e passibile di pena con reclusione da 
uno a tre anni ed esclusione dallo impiego; 

2° ogni medico che coscientemente e vo¬ 
lontariamente abbia fatto false dichiarazioni 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


36 

nel certificato di cui all’art. 2°, comma 8", 
non potrà esercitare la professione nel terri¬ 
torio della Repubblica per il periodo di tre 

Nel Brasile, a Cuba e nel Cile, distinti stu¬ 
diosi, come Godoy, Lopez, del Valle e Couto, 
han fatto sì che nella legislazione dei loro 
paesi fosse incorporato il corticato prenu- 

Zj\di I0 

Il XIV Congresso di Medicina Legale in 
Francia, approvò, con il voto unanime del¬ 
l’Assemblea, la necessità che i poteri pubblici 
incorporassero la legge che rende obbligato¬ 
ria la visita prematrimoniale. Pinard, il gran 
maestro della Scuola Medica Francese, pre¬ 
sentò, nel Parlamento Francese, un progetto 
di legge, tendente a rendere indispensabile 
per il matrimonio un certificato medico. 

Nella 8 a Conferenza Sanitaria Panamerica¬ 
na si consigliò ai Governi di considerare la 
questione come complemento necessario alla 
profilassi antivenerea. 

Il delitto di contagio venereo esiste solo in 
alcuni paesi di alto livello culturale, tradotto 
in leggi nazionali. Si suppone che la trasmis¬ 
sione di codeste malattie sia dovuta al fatto 
che i pazienti non hanno voluto assoggettarsi 
alle prescrizioni mediche non obbligatorie e 
e persino che, sapendosi affetti da malattia 
contagiosa, non si curano nè si astengono on¬ 
de evitare il contagio; la degenerazione di al¬ 
cuni giunge persino a trasmettere il contagio 
coscientemente e volontariamente. 

È giusto quindi che la legge faccia sentire 
il suo influsso a favore di chi si accinge a 
contrarre matrimonio, e realizzi così una vera 
opera di profilassi sociale quale è l’istituzione 
del libretto sanitario. È da considerare infatti 
che le malattie veneree (salvo la sifilide ter¬ 
ziaria e non sempre) costituiscono un impedi¬ 
mento temporaneo alla realizzazione del ma¬ 
trimonio che da solo può impedire che il ma¬ 
trimonio si compia entro un tempo determi¬ 
nato, mentre che la terapeutica medica possie¬ 
de i rimedi necessari per rimettere il paziente 
in perfette condizioni di .salute e non essere così 
pericoloso nè a se, nè alla famiglia che va a 
formare, nè alla società ed alla razza. 

Non pertanto desideriamo chiarire ancora 
meglio il nostro concetto e quale significato 
avrebbe la sanzione legale di esso, cioè l’isti¬ 
tuzione del libretto sanitario. 

E necessario intanto tener conto che l’igno¬ 
ranza e l’incuria portano complicazioni di ca¬ 
rattere .molto grave: raccorciamento delia vita 
sia nel senso assoluto e letterale della parola 
sia rappresentato dalla incapacità e dalla inu¬ 
tilità che portano con sè la perdita di ogni 
attitudine e di ogni attività, una vera messa 
a riposo forzata di uomini con pochi anni di 
servizio, con riserve scarse o nulle, e che tra¬ 
scinano con sè una povera donna che conta¬ 
giano e che lasciano immersa nella miseria. 


Chi può negare la gravità, la pertinacia e 
La frequenza delle localizzazioni nervose, delle 
emiplegie, delle affezioni midollari e cerebrali, 
con a capo ad esse la paralisi progressiva? 

E di quante morti in piena maturità ed an¬ 
che in gioventù non è responsabile la sifilide! 
Oggi, man mano che le nozioni cliniche si 
fanno più complete, in quante malattie e for¬ 
me morbose non si trova come fondamento 
La lues? 

Bastano questi pochi cenni a far compren¬ 
dere come il contagio e il fattore sifilide siano 
strettamente legati alla questione del matrimo¬ 
nio. Il malato già ammogliato, forse con figli, 
assiste impotente allo sfasciarsi del focolare 
che egli si era creato, all’impoverimento, alla 
miseria: se la morte giunge, il quadro è an¬ 
cora più triste : una vita di stenti attende la 
vedova e i poveri orfani. 

Questo problema può essere in gran parte 
risolto stabilendo l’esame prematrimoniale. 

Vervack e Leclerq, relatori dinanzi al XIV 
Congresso Francese di Medicina Legale, dopo 
aver passato in esame tutti gli inconvenienti 
di carattere morale, sociale, sentimentale e 
medico si mostrarono partigiani dell’istituzio¬ 
ne del certificato prematrimoniale, cercando di 
conciliare l’interesse sociale e la libertà indi¬ 
viduale e cioè senza che la legge si opponga 
all’attuazione del matrimonio, una volta por¬ 
tato a conoscenza delle parti il risultato del¬ 
l’esame: quest’ultimo punto di vista non resi¬ 
ste, a nostro parere, ad una seria critica. 

Alcuni sostengono che l’esperienza ha dimo¬ 
strato che codeste leggi sono spesso eluse: sa¬ 
rebbe il caso di domandare quali leggi non si 
eludono; per evitare ciò è necessario fare una 
propaganda vasta ed intelligente sopra il va- 
ore ed il significato di queste leggi e, se del 
caso, minacciare con gravi pene gli incaricati 
dell’applicazione di queste leggi che non fa¬ 
cessero il loro dovere. 

Nel Bollettino Sanitario Pan-Americano, Ari¬ 
stide A. Moli pubblicava un interessante lavoro 
di alto valore scientifico sopra questo tema; 
egli dice: 

« Legueu ha recentemente studiato a fondo 
il problema, dichiarando che non vi è ragione 
alcuna perchè non si applichi al genere umano 
quello che si è già realizzato per gli animali, 
giacché l’uomo prima di permettere l’accop¬ 
piamento considera il loro stato di salute, men¬ 
tre quando si tratta di se stesso lascia inter¬ 
venire questioni di sentimento o di danaro, 
mettendo da parte ogni considerazione sullo 
stato organico. È per ciò -che non si dovrebbe 
permettere il matrimonio ai tubercolotici, che 
contaminerebbero i loro figli e tanto meno ai 
sifilitici, che contaminerebbero i loro discen¬ 
denti, nè ai blenorragici, che potrebbero pro¬ 
vocare la sterilità nella loro compagna. 

Altre malattie degne di considerazione sotto 
questo punto di vista sono: l’alcoolismo, l’e- 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


37 


pilessia e particolarmente le tare psicopatiche, 
le quali opprimono intere generazioni senza 
che si sappia sopra quale di esse far ricadere 
la colpa. 

In tutti questi casi sarebbe necessario un 
esame individuale, affine di impedire delle 
contaminazioni che risulterebbero inevitabili 
per il benessere delle future generazioni ed in 
fondo della società, che ha il dovere di preoc¬ 
cuparsi della qualità dei suoi membri, visto 
che in alcune regioni particolarmente il nu¬ 
mero di essi diminuisce di anno in anno. 

Qualora il certificato prematrimoniale dive¬ 
nisse un fatto compiuto, è essenziale, anzitut¬ 
to, che esso abbia valore proibitivo. In questo 
caso, due conseguenze sono da considerare: 
l’attentato contro la libertà individuale e l’at¬ 
tentato contro il segreto professionale; sarebbe 
a dire che la legge urterebbe contro due dei 
grandi dogmi della moderna società: la ga¬ 
ranzia dell’individuo nello stato sociale e la 
garanzia dell’infermo nell'ordine medico. La 
questione merita di essere considerata più at¬ 
tentamente : quando nei -paesi scandinavi si 
trattò di liberarsi dalla lebbra, che tanto male 
recò all’umanità nel Medio Evo, -non vi fu nes¬ 
sun indugio a sopprimere fino ad un certo 
punto la libertà individuale; inoltre, in tutte 
le nazioni civilizzate, quando si vuole difen¬ 
dersi contro certe malattie infettive, si viola 
il segreto professionale per informare l’auto¬ 
rità .dell'esistenza di casi del genere. Ciò si¬ 
gnifica che tanto la libertà individuale che il 
segreto professionale sono in certi casi sotto¬ 
posti ad alcune restrizioni ed esse non impedi¬ 
scono assolutamente d’impedire l’istituzione 
di un certificato prenuziale che ha come suo 
fine di proteggere la società. 

Senza dubbio, bisogna attendersi delle diffi¬ 
coltà, per esempio, nelle famiglie dove certa¬ 
mente recherà gran turbamento la rottura di 
una promessa di matrimonio. Ma ancora più 
gavi sono le difficoltà di ordine sociale, in 
quanto che, aumentando gli ostacoli al matri¬ 
monio, viene ad essere favoritoci! concubinag¬ 
gio ed i figli naturali non riceveranno nè pro¬ 
tezione giuridica nè protezione igienica: obie¬ 
zione questa che ha pure il suo valore in una 
epoca come la presente. Le difficoltà tecniche 
sono tuttavia le più forti, in quanto che la 
scienza medica non è ancora capace di potere, 
in una data ora di un dato giorno formulare 
conclusioni precise sullo stato di salute di un 
infermo che ha contratto Luna o l’altra delle 
varie infezioni e che si presenti quindi appa¬ 
rentemente guarito. Vi è una gran distanza 
fra la guarigione clinica e apparente e la gua¬ 
rigione reale e scientifica dimostrata, e la 
maggior parte degli esami su cui noi fondiamo 
delle speranze, risultano alla fine contestabili 
ed incerti, come, per esempio, nella tuberco¬ 
losi, sifilide e blenorragia. In quanto alla si¬ 
filide esistono tre possibilità, riguardo al cer¬ 


tificato prenuziale: l’infezione può essere con¬ 
tratta pochi giorni prima del matrimonio e 
questo aver luogo senza che l’infezione abbia 
dato segno di sè : può darsi inoltre che il gior¬ 
no in cui si rilascia il significato non esistano 
manifestazioni in atto e che gli esami siano 
negativi : e infine il caso più facile in cui la 
sintomatologia è manifesta. 

In quanto alla blenorragia le difficoltà non 
sono minori, eccettuata la forma acuta ed al¬ 
cuni dei casi cronici. In alcuni casi sarebbe 
necessario un periodo prolungato di osserva¬ 
zione prima di potersi decidere in un senso o 
nell’altro ». 

La mortalità infantile, che costituisce già 
un grave problema da noi, riconosce, fra le 
cause che la determinano, la mancanza di cu¬ 
re, di igiene e di alimentazione; la ignoranza 
e la miseria, ma sopratutto la eredità morbosa. 

Noi che per ragioni professionali visitiamo 
gli ospedali, le cliniche e le abitazioni dei po¬ 
veri, nelle miserabili cantine che si chiamano 
conventillos , possiamo dire, senza tema di esa¬ 
gerazione, che il 60 % delle malattie dei bam¬ 
bini sono ereditarie. 

Qualcuno ha detto e con ragione : Una delle 
malattie ereditarie che più crudelmente deci¬ 
mano l'infanzia è la sifilide ed è necessario 
tener presente che l’ereditarietà non è sempre 
diretta, ma che a volte passa dall’una all’altra 
generazione sotto forma di pazzia, di epilessia 
o di altre forme più o meno attenuate di alie¬ 
nazione mentale o di perturbamenti del siste¬ 
ma nervoso. 

Le statistiche straniere offrono a questo pro¬ 
posito dati molto interessanti, che devono es¬ 
sere segnalati per l’importanza che da essi ne 
deriva e affinchè si ponga mente a quale è 
l'avvenire di un popolo quando non si con¬ 
trappongano delle solide barriere al dilagare 
del terribile male che trascina con sè tante 
vite. 

Hochsinger presentò nell’anno 1910 alla So¬ 
cietà Imperiale di Vienna le ricerche da lui 
condotte nel primo istituto pediatrico di Vien¬ 
na : sopra 516 nati sifilitici, 308 morti, vale a 
dire una proporzione del 57 %; sopra gli stessi 
516 nati, 51 bambini sani. 

Il dottor Jean (1916) constatò sopra 331 nati 
sifilitici. 179 morti, il che dà una proporzione 
del 54 %. 

Per quanto riguarda il nostro Paese, il male 
venereo guadagna terreno giorno per giorno: 
la nostra statistica si avvicina già alle cifre so¬ 
pra menzionate degli autori stranieri, ciò che 
è un grave indice del male che si diffonde. 

L necessario convincersi che alcune malattie 
devono costituire, nel periodo di loro virulen¬ 
za, quando cioè il contagio mette in pericolo 
la vita della donna, un impedimento a che la 
legge legittimi una unione. 

Al fattore romantico e sentimentale del pro¬ 
blema, che è invocato per contrastare la visita 




33 


<( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


medica obbligatoria, noi possiamo contrappor¬ 
re il seguente: può dirsi mai felice un marito, 
che ha la sua compagna quasi continuamente 
prostrata nel letto del dolore, incapace di la¬ 
vorare e di accudire al suo focolare o sentirsi 
felice la donna, che, a costo di sacrifici e di 
abnegazione divide l’infermità del marito o 
genera esseri che non nascono con la pienezza 
dello sviluppo bensì degenerati che portano 
con sè per il mondo le stimmate dell infermità 
che hanno ereditato? 

Al disopra del fattore sentimentale, della 
passione irre flessiva, del capitolo romantico 
stanno i supremi e sacri interessi della società, 
in tal maniera compromessi. Così come la leg¬ 
ge castiga l’infanticidio, non è possibile che 
essa incroci le braccia dinanzi a codesti gravi 
mali che si diffondono e che la legge del ma¬ 
trimonio in molti casi favorisce, mentre i loro 
tentacoli avvolgono la madre e fanno sì che 
l’impunità protegga, soltanto perchè così è 
l’usanza, il delitto di lesa infanzia. 

CO N C ORSI. 

Posti vacanti. 

Aritzo (Nuoro). — Scad. 29 febbr.,; con Beivi; 
L. 9000 oltre L. 1500 cavale., L. 1000 uff. san., 

L. 720 c.-v. se dovuto; ritenute di legge; i due 
paesi distano km. 2.3; tassa L. 50.10. 

A scoli Piceno. Consorzio Provinciale Antituber¬ 
colare. — Per titoli ed esami. Posto di Medico di¬ 
rettore del Consorzio. Documenti di rito oltre lau¬ 
rea medicina e chirurgia conseguita presso una 
K. Università del Regno da almeno due anni, cer¬ 
tificato di iscrizione all’Ordine dei Medici per 
l’anno 1931, titoli comprovanti la specifica com¬ 
petenza del concorrente in tisiologia, igiene e pro¬ 
filassi sociale della tubercolosi, da presentarsi non 
oltre il 22 febbraio 1932. Stipendio annuo lire 
24.000. Indennità di servizio attivo L. 3000 lordo 
ritenute di legge e 12 %. Nomina quinquennale 
riconfermabile salvo disdetta tre mesi prima sca¬ 
denza. Divieto esercizio professionale; consentita 
solo consulenza nella specialità compatibilmente 
esigenze servizio. Per schiarimenti rivolgersi alla 
Segreteria del Consorzio in Ascoli Piceno, Palazzo 
del Governo. 

Bassano del Grappa (Vicenza). — Abitanti 21.000. 
Ospedale Civile, 200 letti. Concorso Chirurgo pri¬ 
mario. Stipendio lordo L. 8000 e 6 trienni vente¬ 
simo. Si richiedono 6 anni di servizio pratico in 
Ospedale o Clinica chirurgica universitaria. Lau¬ 
rea conseguita da almeno 8 anni. Età non supe¬ 
riore 40 anni. Scadenza 31 gennaio 1932-X. 

Belluno. Arnrnin. Prov. — Scad. 15 l'eb. Medico 
aiuto del Dispensario prov. antitubercolare; lire 
6000 oltre L. 2500 serv. att., già depurali del 12%; 
5 quadrienni dee. Chiedere avviso. Rivolgersi al 
Consorzio antitubercolare. 

Bolognola (Macerata). — Scad. ore 19 del 10 gen. 
(Vedi N. 51 del 1931). 

Fondi (Roma). Ospedale Civile. — Chirurgo di¬ 
rettore e medico primario; il Commissario prefet¬ 
tizio rende noto che per l’ammissione al concorso 
nessun limite d’età è prescritto per i liberi docenti 
della Facoltà di medicina e chirurgia. V. fase. 50 
del 1931. 


Formazza (Novara). — Stipendio per cinquanta 
poveri L. 10.000 con 10 ventesimi biennali, oltre 
L. 1500, indennità alloggio; — L. 3500, vettura; — 

L. 500, ufficiale sanitario; — L. 150 ambulatorio; — 
salva decurtazione 12 % e ritenute legali. Deposito 
L. 50. Scadenza 31 gennaio. 

Forno Canavese (Torino). — ,Scad. 15 gen.; 2 a 
condotta, con Praliglione; condizioni visibili pres¬ 
so la Segreteria consorziale. 

Isol \ Vicentina (Vicenza). — A tutto 10 gen.;. 
2° reparto; L. 9000 per 1000 pov., addizion. L. 300 
ogni 100 pov. in più non tenendo conto delle fra¬ 
zioni inferiori a 100; per trasp. L. 1000-2500; de¬ 
curtazione 12%; età lim. 45 a. al 1° die.; tassa 
L. 50,15; doc. a 3 mesi. 

Ladro (Rieti). — Al 17 gen., ore 12; con Morrò 
Reatino; L. 9240 per 1000 pov.; addizion. L. 4; 5 
quadrienni dee.; p. cavale. L. 2700; tassa L. 50,10; 
doc. a 3 mesi dal 4 die. 

Oristano (Cagliari). Ospedale Civile. — Scad. 29 
febbr.; primario medico; L. 12.000 iniziali. Tre 
anni di aiuto in Ospedale di primaria importanza 
od in Clinica universitaria. Titolo di preferenza: 
pratica di laboratorio. Chiedere annunzio e infor¬ 
mazioni alla Segreteria della Congregaz. di Carità. 

Pescara. Amministrazione Provinciale. — Posti 
di Direttore della Sezione Chimica e di Coadiutore 
della Sezione Medico-Micrografica del Laboratorio- 
Provinciale d’igiene e di Profilassi. Per titoli ed 
esami. Scadenza 19 gennaio 1932. (Vedi N. 51 
del 1931). 

Reggio Calabria. Congregazione di Carità. — Due' 
posti: per titoli; primario medicina generale con 
incarico servizio analisi; stipendio annuo lordo lire 
12.000 e L. 4000 per detto incarico; primario ocu¬ 
lista: stipendio annuo lordo L. 8000. Due aumenti 
quinquennali. Compartecipazioni 70%. Scadenza 
19 gennaio 1932. Rivolgersi Congregazione Carità. 

Roma. Ministero delle Comunicazioni (Ferrovie 
dello Stato). — Concorso per titoli ai seguenti po¬ 
sti di Medico di Riparto: S. Pietro Vernotico (Bari); 
Poggio Renatico (Bologna); Giave (Cagliari); Mi- 
litello II (Catania); Lucca III, Marradi II (Firenze); 
Cornigliano Ligure (Genova); Codogno (Milano); 
Boscoreale, Castelforte, Villa Literno (Napoli); Al¬ 
camo, Canicattì III, Racalmuto I (Palermo); Car- 
rara-Avenza (Pisa); Anversa-Scanno, Attigliano, 
Tarquinia II, Vicovaro (Roma); Cava de’ Tirreni, 
Nocera Inferiore (Salerno); Grottaglie, Taranto VII 
(Taranto); Saluzzo, Sobborgo S. Michele, Valenza 
(Torino); Beseno, Lavis, S. Massimo all’Adige 
(Trento); Longarone Zoldo, Verona IX (Venezia). 
Inviare domanda e richiedere informazioni ai ri¬ 
spettivi Ispettorati Sanitari (indicati fra paren¬ 
tesi). Scad. ore 17 del 30 genn. 

Roma. Ministero della Marina. — Concorso per 
la nomina dii 13 tenenti medici in servizio per¬ 
manente nel corpo sanitario militare marittimo. 
Domande in carta da bollo da L. 5 alla Dire¬ 
zione generale del personale dei servizi militari, 
Divisione Stato giuridico, entro il novantesimo 
giorno dalla pubblicazione della notificazione di 
concorso sulla « Gazz. Uff. » del Regno, corredate 
dai documenti prescritti dall’art. 7 della notifica¬ 
zione stessa. 

I vincitori del concorso che otterranno la nomi¬ 
na a tenente, se ammogliati, dovranno, entro il 
termine di due mesi dalla nomina ad ufficiale, 
chiedere al Ministero l’autorizzazione a produrre, 
nei modi stabiliti dalla legge 11 marzo 1926, n. 339, 


IAnno XXXIX, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


39 


le prove di possedere la rendita annua di L. 4500 
nominali. 

Gli esami avranno inizio in Roma, presso il Mi¬ 
nistero della Marina alla data che sarà stabilita e 
comunicata in tempo utile ai concorrenti. 

Copia della relativa notificazione di concorso 
(con annesse le istruzioni e i programmi d’esame) 
potrà essere richiesta direttamente al Ministero 
-della Marina (Direzione generale del personale e 
•dei servizi militari, Divisione Stato giuridico), alla 
Direzione della R. Scuola di Sanità militare e ma¬ 
rittima di Napoli e alle Direzioni degli Ospedali 
militari marittimi di Napoli, della Spezia, di Ta¬ 
ranto, di Venezia, di Pola e della Maddalena. 

Roma. Governatorato. — Scad. ore 12 del 31 
genn.; assistente medico specializzato in otorino¬ 
laringoiatria addetto all'Istituto per la cura del- 
l’adenoidismo; età lini. 35 a.; doc. a 3 mesi dal 
12 die.; tassa L. 50; stip. L. 7G00, oltre eventuali 
c.-v. e L. 780; riduz. 12 %. Domanda al Governa¬ 
torato da presentare al Protocollo della Riparti¬ 
zione I. Chiedere annunzio alla Segreteria generale. 

S. Polo (Roma). — Scad. 15 gerì.; 2 a cond.; ri¬ 
volgersi Segreteria. 

S. Vito al Tagljamento (Udine). — Scad. 15 
mar.; L. 8000 e 6 quadrienni dee. per 1500 pov.; 
■addizion. L. 1; p. serv. att. L. 500; c.-v. ridotto; 

р. trasp. L. 3000; deduz. 12 %; età lini. 40 a. 

Sappada (Belluno). — Scad. 31 gerì.; L. 8000 oltre 

с. -v., L. 1000 trasp. e facilitazioni per l’alloggio; 
•5 quadrienni dee. 

Saunano (Macerala). — A rettifica dell’avviso 
pubblicato nel Numero 51 dello scorso dicembre, 
si chiarisce che il posto a concorso è per condotta 
medico-chirurgica e non prevalentemente chirur¬ 
gica. Per la Direzione dell’Ospedale provvederà la 
Congregazione di Carità. Rimangono invariate le 
altre norme. Il concorso viene prorogato al 31 gen¬ 
naio 1932. 

Saronno (Varese). — Ufficiale Sanitario. Per ti¬ 
toli ed esami. Stipendio iniziale L. 9000 al lordo 
di R. M. e del contributo Cassa Pensione Sanitari 
e con diritto a cinque aumenti quadriennali del 
decimo. Indennità di trasporto L. 500 al lordo R. 
M. Divieto servizio presso altri Enti morali o pub¬ 
blici. Permesso esercizio professione libera. Doman¬ 
da e documenti entro il 31 gennaio 1932 al Po¬ 
destà di .Saronno. 

Trapani. Comune. — .Scad. 28 feb.; l a Sez. ur¬ 
bana; L. 9500 e 5 quinquenni di L. 825; deduz. 
12%; tassa L. 50. 

Tredozio (Forlì). — Scad. 10 gen.; sez. di po¬ 
nente; L. 11.000 e 10 bienni ventes., oltre L. 1250- 
2500 trasp.; riduz. 12%; tassa L. 50,10; età lim. 
35 a.; doc. a 3 mesi dal 9 die. 

Triora (Imperia). — Per titoli. Stipendio annuo 
L. 9000 per 500 poveri con l’addizionale di L. 5 
per ogni povero in pili. Indennità quale Ufficiale 
Sanitario L. 500. Pel servizio ostetrico L. 500, fino 
a quando non sarà provveduto con levatrice. In¬ 
dennità di cavalcatura L. 2.500. Gli assegni di cui 
sopra sono soggetti alle riduzioni di cui alle vi¬ 
genti leggi. Aumento del ventesimo ogni biennio 
e per 10 volte. Documenti di rito di cui al mani¬ 
festo 20 novembre 1931. Scadenza 20 gennaio 1932; 
assunzione servizio entro 15 giorni dalla parteci¬ 
pazione sotto pena di decadenza. Per chiarimenti 
rivolgersi alla Segreteria Comunale. 


Vaiiallo-Sesia (Vercelli). — Posto per la seconda 
condotta. Il termine scade il 10 gennaio. Chiari¬ 
menti e testo bando completo possono ottenersi 
dalla Segreteria Comunale. 

Verbicano (Cosenza). — Scad. 10 gen.; L. 6500 
e 5 quadrienni dee.; età lim. 45 a.; tassa L. 50. 

Vergato (Bologna). Ospedale Civile. — Scad. 26 
gen.; chirurgo primario consulente effettivo; assi¬ 
stente dirigente gabinetto radiologico. Per infor¬ 
mazioni rivolgersi Segreteria Congregaz. di Carità. 

Vietri di Potenza (Potenza). — Scad. 20 gen.; 
L. 7000 e 6 quadrienni dee., oltre L. 600 se uff. 
sari.; età lim. 40 a.; tassa L. 50,10. 

A medici generici, offronsi per rilievo, due 
importanti, modernissimi studi dentistici in pieno 
funzionamento. Il proprietario, specialista in odon¬ 
toiatria, è disposto coaudiuvarli, sino al consegui¬ 
mento necessaria pratica e conoscenza clientela. 
Rivolgersi: Tess. Ferr. 746-184, Fermo posta, Mi¬ 
lano. 

Impianto radiologico Apparecchio Radiagna tipo II, 
cedesi a buone condizioni. Indirizzare richieste: 
E. Campanelli, via Sistina 14, Roma. 

Concorsi a premi. 

Premio « P. Famel » 

per un corso di perfezionamento in Francia. 

Presso la R. Università di Roma è aperto il con¬ 
corso ad un premio di L. 5000 istituito dalla « Casa 
P. Famel » di Parigi. 11 premio sarà attribuito ad 
un laureato in medicina e chirurgia che dichiari 
di recarsi a Parigi ed ivi trattenersi per frequen¬ 
tarvi un corso di perfezionamento in clinica me¬ 
dica. Sono ammessi al concorso i laureati presso 
detta Università, entro cinque anni dal consegui¬ 
mento della laurea. Chiedere annunzio al Retto¬ 
rato. Scad. 31 gennaio. 


Utilissimo ad ogni Medico: 

Il Dirilto Pubblico Sanitario 

Periodico mensile di legislazione e giurisprudenza 

Direttori : 

On. dott. Aristide Carapelle, Consigliere di Stato. 

Avv. Giovanni Selvaggi, Esercente in Cassazione. 

Editori: Fratelli Pozzi — Roma 

Il Numero 12 (Dicembre 1931) contiene: 

Per un ordinamento logico dell’assistenza sanitaria lo- 
cale. 

Note sintetiche: Attestazioni e certificazioni sanitarie. 
— Il medico di fronte al nuovo Codice Penale. 

Rassegna di giurisprudenza : Concorso. Costituzione del¬ 
la commissione. Rinnovazione. Procedimento e giu¬ 
dizio. — Concorso. Limite di età. Ex combattenti. — 
Concorso. Facoltà di scelta. Motivazione. — Provvedi¬ 
menti del vice Podestà. Parere della Consulta. Ap¬ 
provazione. — Trasformazione della condotta piena 
in residenziale. Effetti sullo stipendio. — Farmacie 
ospedaliere. Autorizzazione. — Provvedimenti per com¬ 
battere la malaria. Infrazione di un’ordinanza pre¬ 
fettizia. Pena applicabile. — Igiene degli alimenti. 
Vendita di pasta superidrata. 

Leggi e Atti del Governo : Spese di spedalità. Domicilio 
di soccorso. 


Prezzo di ogni numero separato, L. 5. 

L’abbonamento ai dodici Numeri del 1931 costa 
L. 3 8, ma agli associati al «Policlinico» è concesso 
per sole L. 30, che vanno inviate, mediante Vaglia 
Postale o Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬ 
na 14, Roma. 



40 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 1) 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE 

Con motu proprio dei Ue il doti. L. W. Hackett, 
che rappresenta la Fondazione Rockefeller in Eu¬ 
ropa presso la Stazione sperimentale per la Lotta 
antimalarica di Roma, è stato insignito della com¬ 
menda dell’Ordine della Corona d’Italia. 

Siamo lieti di questo riconoscimento ufficiale 
delle benemerenze acquistate dall’insigne scienziato 

verso il nostro Paese. 

Il doti. Giovanni Lionetti, dei Dispensari Der¬ 
mosifilopatici Governatoriali di Roma, con motu 
proprio del Re è stato nominato cavaliere della 

Corona d’Italia. Rallegramenti. 

In esito ai concorsi per le seguenti cattedre uni¬ 
versitarie, le Commissioni giudicatrici hanno for¬ 
mato le terne per ciascuna di esse indicate: cli¬ 
nica pediatrica a Cagliari: 1° Zamorani Vittore, 
2° Macciotta Giuseppe, 3° Trambusti Bruno, ana¬ 
tomia e istologia patologica a Messina : 1° Verga 
Pietro, 2° Radaelli Piero, 3° Battaglia Filippo; psi¬ 
cologia sperimentale a Roma : 1° Ponzo Mario, 

2° Bonaventura Enzo, 3° Musatti Cesare; patologia 
chirurgica e semeiotica a Modena: 1° Comolli An¬ 
tonio, 2° Brancati Raffaele, 3° Ceccarelli Carlo. 

Il prof. Luigi Villa è incaricato dell’insegna¬ 
mento di patologia medica presso la R. Università 
di Pavia. 

Il prof. Mario Carravetto è incaricato dell’inse¬ 
gnamento di patologia chirurgica presso la R. Uni¬ 
versità di Napoli. 


NOSTRE CORRISPONDENZE. 

Da Pavia. 

Onoranze accademiche al Prof. Iginio Tansini. 

Lunedi 30 novembre, si sono tenute a Pavia, 
nell’Aula Foscoliana dell’Università, le onoranze 
accademiche al prof. Iginio Tansini che ha lasciato 
l’insegnamento della Clinica chirurgica per limiti 
d’età, dopo 47 anni completamente dedicati alla 
sua missione scientifica ed educativa, di cui 31 alla 
cattedra di Pavia. Erano presenti ad onorare l’il¬ 
lustre professore il Senato accademico, le autorità, 
numerose rappresentanze di altre Università, mol¬ 
tissimi suoi allievi; numerosissime le adesioni. 
Primo a prendere la parola fu il Rettore prof. Ros¬ 
si, che si dichiara lieto di poter annunziare all’il¬ 
lustre chirurgo la nomina di professore emerito; 
commenta l’istituzione di una borsa di studio a 
suo nome; prende in consegna per l’Università un 
busto, fatto dallo scultore Gigi Supino; offre in¬ 
fine al festeggiato una medaglia d’oro, esprimen¬ 
do il desiderio dell’Università di averlo ancora a 
lungo vicino e collaboratore. 

Parlarono poi il Podestà di Pavia, prof. Vaccari, 
il prof. Purpura, dell’Ateneo Palermitano, il più 
anziano degli allievi di Tansini, Fon. Morelli, in 
rappresentanza di tutti i medici italiani, il vice- 
presidente dell’Ordine dei Medici condotti dott. 
Milanesi, a nome del presidente, on. Nicolato. In¬ 
fine il barone De-Ghislanzoni, presidente del Co¬ 
mitato Provinciale della Croce Rossa, per incarico 
di ,S. E. Cremonesi, presidente nazionale, porge al 
festeggiato una medaglia d’oro, per le beneme¬ 
renze acquisite verso la Croce Rossa. 

Il festeggiato prende la parola commosso ed 


esprime in primo tempo la sua gratitudine verso 
tutti; formula poi, raccogliendo i canoni della 
scuola chirurgica, il suo testamento d’insegnante, 
ricordando il carattere educativo, che egli ha sem¬ 
pre voluto dare al proprio insegnamento clinico. 
Illustra l’indole sociale del ministero chirurgico, 
che esige il più scrupoloso dovere di onestà e di 
coscienza. Viene poi a combattere la tendenza al¬ 
l’eccessiva specializzazione. 

Le parole dell'illustre chirurgo sono vivamente 
applaudite e la cerimonia si trasforma in una 
grandiosa manifestazione di ammirazione e di af¬ 
fetto, continuata anche in Municipio dove si è te¬ 
nuto un ricevimento. Prof. Paolo Introzzi. 


NOTIZIE DIVERSE. 

4° Congresso italiano di microbiologia. 

La presidenza della Sezione Italiana della So¬ 
cietà Internazionale di Microbiologia ha fissato i 
temi di relazione per il 4° Congresso Nazionale, che 
avrà luogo nel mese di novembre. I temi pre¬ 
scelti sono: «Le dissociazioni microbiche», re¬ 
latore il prof. Gianni Pelragnani; « L’immunità 
locale », relatore il prof. Giuseppe Mariani; « I mi¬ 
crobi del terreno e la fissazione dell’azoto atmo¬ 
sferico », relatore il prof. Gino De Rossi. Sarà inol¬ 
tre svolto il seguente argomento all’ordine del 
giorno: «Le encefaliti postvacciniche», relatore il 
prof. G. B. Aliarla. 

Durante il Congresso saranno permesse comuni¬ 
cazioni, che trattino esclusivamente argomenti di 
relazione. 

Le comunicazioni dovranno pervenire alla Se¬ 
greteria della Sezione non oltre il 15 settembre, 
essere dattilografate e redatte in lingua italiana 
o francese. I titoli delle varie comunicazioni sa¬ 
ranno accettati fino al 31 agosto. Potranno fare 
comunicazioni anche studiosi stranieri, purché in 

lingua italiana o francese. 

Una seduta del Congresso sarà dedicata al Co¬ 
mitato italiano per lo studio dei gruppi sanguigni, 
che terrà in tale occasione la sua solita riunione. 
Sarà discusso il seguente tema : « Gruppi sangui¬ 
gni e costituzione fisica », relatore il dott. Dome¬ 
nico Viola. Sono accettate sull’argomento anche 
comunicazioni, per le quali vigono le regole sopra 
riferite. 

La quota d’iscrizione al Congresso è fissata in 
Lit. 25 e dà diritto al volume degli Atti e a tutte 
le facilitazioni che la Segreteria riuscirà ad otte¬ 
nere. Per ogni ulteriore informazione rivolgersi ai 
segretari prof. Dessy e prof. Arnaudi, via Darwin 
20, Milano. 

2° Congresso pan-pacifìco (li chirurgia. 

Il Comitato organizzatore ha deciso, prevalente¬ 
mente in considerazione del disagio economico ge¬ 
nerale, di rimettere al prossimo anno il ^^Con¬ 
gresso della « Pan-Pacific Surgical Association ». 
Esso si adunerà ad Honolulu (isole Hawai) nel- 
Fultima settimana di aprile ovvero nella prima 
settimana di maggio del 1933, sotto la presidenza 
del dott. James Hardie Neil. 

Le isole Hawai offrono speciale interesse turi¬ 
stico; vi. esistono’ vari ospedali attrezzati alla per¬ 
fezione. 

Il viaggio dall’Europa si può compiere per San 
Francisco, per il Panama o per il Giappone. Dal¬ 
l’Italia esso richiede intorno a 33-35 giorni per qua- 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


41 


lunque ili queste vie; la lunga durata è dovuta 
alla seconda parie del viaggio, poiché difettano le 
navi celeri. In l a classe (non sono consigliabili al¬ 
tre classi) il viaggio importa incirca 1000 dollari. 
(Tutto compreso, richiede presso che 3 mesi di 
tempo e una spesa di 50.000 lire it. : dubitiamo 
forte che dall’Italia partecipi qualche chirurgo a 
questo congresso). Segretario generale è il dott. 
F. J. Pinkerton (la corrispondenza può inoltrarsi 
a : Seamer Street, Glebe, New South Wales, Au¬ 
stralia). Per eventuali informazioni rivolgersi al¬ 
l’Agenzia Cook di Roma, via Vitt. Veneto 9-11. 

Mostra internazionale della stampa. 

Si terrà a Tiflis durante il 1932, in data da fis¬ 
sarsi; comprenderà 181 lingue, di 249 Paesi. Sarà 
limitata ai periodici. Avrà carattere itinerante: 
visiterà molte città di vari Paesi. Vi sono invitati 
i periodici di medicina. 

Indirizzo: Pressa, « L’Exposition de la Presse de 
tous les Peuples », Boite Postale 25, Tiflis, Répu- 
blique Géorgienne, U. R. S. S. 

Nella stampa medica. 

Ha iniziato le pubblicazioni « Abruzzo Medico », 
organo ufficiale della Società medico-chirurgica de¬ 
gli Abruzzi; è diretto dal prof. Antonio Gasbarrini; 
redattore-capo ne è il prof. Antonio Merlini. Ac¬ 
coglie lezioni, contributi originali, casistica clini¬ 
ca, rilievi storici, recensioni, resoconti, notizie; è 
a periodicità non determinata. Costituisce un’af¬ 
fermazione culturale significativa del l’Abruzzo. Il 
primo numero (nov.-dic. 1930) si apre con una 
lezione del prof. R. Paolucci e reca vari contributi 
pregevoli. Gli uffici hanno sede in Teramo, via 
S. Carlo 19; l’abbonamento annuo importa L. 30. 
Auguri cordialissimi. 

« The Journal of Thoracic Surgery », organo uf¬ 
ficiale dell’« American Association for Thoracic 
Surgery », risponde allo sviluppo rapido e pode¬ 
roso della chirurgia toracica. È a periodicità non 
determinata Viene èdito dalla « C. V. Mosby 
Company » di St. Louis (Pin e Boulevard 3523), 
S. U. d’A. 

Corsi complementari d’igiene pratica. 

Saranno tenuti per aspiranti alla carriera sa¬ 
nitaria : 

presso la R. Università di Napoli, dal 18 gennaio 
al 18 marzo; tassa L. 400, da versarsi all’economo 
della R. Università. Le inscrizioni si ricevono fino 
al 16 gennaio; 

presso la R. Università di Firenze dal 1° mar¬ 
zo al 30 aprile; tassa di inscrizione L. 300,50, più 
un contributo di L. 50,10 per le spese di labora¬ 
torio: l una e l’altro da corrispondere alla Cassa 
dell’Università (Cassa Risparmio di Firenze, via 
Bufalini 6); 

presso la R. Università di Pisa, dal 1° aprile al 
31 maggio; tassa L. 300, da versare alla Cassa Uni¬ 
versitaria (Cassa di Risparmio di Pisa). 

Corso sulla tubercolosi polmonare in Spagna. 

Si svolgerà dal 15 febbraio al 31 marzo, in Ma¬ 
drid, ponendo a profitto i mezzi d’insegnamento 
che offrono l’Ospedale Nazionale delle Malattie In¬ 
fettive, le Infcrmerie di Chamarlin, i sanatori di 
Fablada e Valdelatas, il dispensario dell’Università 
e 1 ’« Instituto Antituberculoso de las Penuelas ». 
Saranno ammessi non più di 50 allievi, per ordine 
di domanda, divisi in 5 gruppi di 10 allievi cia¬ 


scuno, che si alterneranno nei vari istituti, in ci¬ 
cli della durata di una settimana. Tassa d’iscri¬ 
zione: 100 pesetas. Rivolgeri all’istituto predetto. 

Uua conferenza. 

Il prof. Nicola Pende, clinico di Genova, nella 
Scuola ospedaliera di Roma ha tenuto una confe¬ 
renza sul tema : « Tonicità e contrattilità nei cuori 
malati». Ha dimostrato l’importanza clinica di un 
principio da lui trovato fin dal 1919, ossia che la 
tonicità del cuore è la premessa indispensabile per 
l’attuazione della legge di Maestrini-Starling, leg¬ 
ge per cui il cuore, dilatandosi attivamente, può 
aumentare l’energia delle contrazioni. Inoltre ha 
illustrato una sindrome, da lui chiamata « iper¬ 
tensione venosa costituzionale », in cui esiste un 
aumento permanente della pressione venosa, ed è 
dimostrabile uno stato di aumentata tonicità delle 
pareti dell’orecchietta destra. Quesa sindrome co¬ 
stituzionale può simulare uno stato di scompenso 
circolatorio venoso, e perfino una stenosi della mi¬ 
trale. Il prof. Pende ha esposto due nuovi metodi 
d’indagine clinica per l’accertamento così della 
tonicità, come della contrattilità del cuore malato. 
Uno di tali metodi consiste nell’analisi del polso 
giugulare raccolto con procedimento fotografico 
prima e dopo una resistenza opposta al lavoro del 
cuore. Un altio metodo è quello di fotografare, 
mediante uno speciale apparecchio, la contrazione 
sistolica e la diastole del cuore nei suoi vari seg¬ 
menti, così da avere riprodotta l’immagine dei mo¬ 
vimenti del muscolo cardiaco. Con questo nuovis¬ 
simo mezzo è possibile controllare anche l’effetto 
dei vari rimedi sulla tonicità e sulla contrattilità 
del muscolo cardiaco. L’oratore ha avuto occasio¬ 
ne di ricordare vari studiosi italiani, quali il Ma- 
ragliano, il Castellino, che ha scoperto leggi fon¬ 
damentali sulle aritmie, Minervi, V. Ascoli, Saba¬ 
tini, Maestrini, Lafranca, Pace, Meldolesi, Seba¬ 
stiani, Cignolini e altri. 

All’Ufficio internazionale (l’igiene pubblica. 

Il Comitato permanente si è adunato in sessione 
ordinaria a Parigi dal 1° al 10 ottobre, sotto la 
presidenza del dott. Velghe; l’Italia era rappre¬ 
sentata dal dott. Librario. Vennero presi in esame 
numerosi problemi: pellegrinaggio musulmano, 
convenzione sanitaria internazionale, servizio me¬ 
dico e sanitario a bordo delle navi, convenzione 
internazionale dell’oppio, diffusione e profilassi di 
varie malattie epidemiche: peste, colera, ittero 
emorragico, tifo esantematico, vaiolo minore, ma¬ 
laria, tubercolosi, febbre ondulante, poliomielite, 
meningite cerebro-spinale, esantema miliariforme 
infantile, lebbra, tracoma, reumatismi, ecc.; l’as¬ 
semblea si è occupala anche degli esami medici 
periodici, della tutela sanitaria dei lavoratori indi¬ 
geni, ecc. 

Pro Croce Rossa. 

In una delle recenti sedute parlamentari Fon. 
Giardina ha parlato sul disegno di legge relativo 
alla istituzione della « Giornata della Croce Rossa », 
ponendo in rilievo il particolare significato etico e 
sociale di questo provvedimento. E bene, ha detto, 
che la Camera non lasci passare occasione per ma¬ 
nifestare il suo consenso a tutto quanto si riferi¬ 
sce al perfezionamento dell’assistenza e della sani¬ 
tà pubblica. Ricordò le grandi benemerenze della 
Croce Rossa in guerra e in pace, in collaborazione 
con gli organi statali di profilassi sociale. Essa però 


42 


(( IL POLICLINICO fc 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


non trova nel suo bilancio i mezzi per far fronte 
a tutti i suoi alti compiti, onde molto opportuna 
è l’istituzione della « Giornata della Croce Rossa ». 
Questo provvedimento, con cui si aumentano le 
possibilità di rendimento della Croce Rossa, di¬ 
mostra altresì la fiducia del Governo nel senti¬ 
mento di solidarietà sociale che anima il nostro 

popolo. 

Il Calendario e l’Agenda della Croce Rossa. 

Anche per l’anno 1932 la Croce Rossa Italiana 
ha preparato il « Calendario » che costituisce or¬ 
mai una simpatica tradizione. 

Il Calendario 1932 reca una suggestiva illustra¬ 
zione eseguita espressamente dal pittore Spoltore, 
racchiusa in una .artistica cornice robbiana, su di 
un antico sfondo oro fiorentino. Costa L. 15. Il 
grande successo che ha sempre, e con sempre mag¬ 
giore intensità, arriso a questa iniziativa, ha fatto 
pensare ad un’altra pubblicazione che si abbina al 
Calendario, e che è costituita da una utile Agenda, 
la quale importa L. 20 (tipo di lusso L. 50). 

Il sanatorio di Pozzuoli. 

Con l’intervento delle LL. A A. RR. il Principe 
e la Principessa di Piemonte, e di S. A. R. la Du¬ 
chessa d’Aosta madre e delle maggiori autorità 
della Provincia di Napoli, ha avuto luogo in Poz¬ 
zuoli l’inaugurazione del preventorio della Croce 
Rossa Italiana, che si intitola a Umberlo di Sa¬ 
voia. , . 

Mons. Petrone, vescovo di Pozzuoli, ha proceduto 

alla benedizione dei locali, che sono stati poi mi¬ 
nutamente visitati dalle LL. AA. RR., accompa¬ 
gnale dal sen. Cremonesi, presidente della C. R. I., 
e dal doti. Matteucci, direttore del sanatorio. 

Questo sorge su di un’area di 120.000 mq. e do¬ 
mina il magnifico golfo di Napoli e le isole del¬ 
l’arcipelago partenopeo. 

Nell’atrio una grande lapide reca la seguente 
scritta: « Regnando Vittorio Emanuele III, Capo 
del Governo e Duce del Fascismo Benito Mus¬ 
solini, la Croce Rossa Italiana, per merito del suo 
presidente Filippo Cremonesi, compiva questo isti¬ 
tuto di carità, intitolato al nome augusto di Um¬ 
berto di Savoia, Fanno MCMXXXI-X E. F. ». 

Cospicua donazione. 

La a Gazzetta Ufficiale » ha pubblicato un R D. 
14 agosto 1931, col quale, su proposta del Mini¬ 
stro per l’Educazione Nazionale, il R. Istituto Lom¬ 
bardo di Scienze e Lettere di Milano, e autoriz¬ 
zato ad accettare un’offerta di L. 30.000 allo scopo 
di istituire un premio biennale perpetuo deno¬ 
minato « Premio Carlo Koristka », da conferirsi, 
mediante concorso, al miglior lavoro di ottica. 

Beneficenza. 

La Banca Commerciale Italiana ha erogato la 
somma di lire 500.000 — versatele dal sig. Brusa- 
delli, come da dichiarazioni in un giudizio svoltosi 
alla Corte d'Appello — destinando L. 270.000 alle 
opere di assistenza invernale del P. N. F. in vane 
città d’Italia, e L. 230.000 da ripartire fra la Croce 
Rossa Italiana, l’Opera nazionale maternità e in¬ 
fanzia l’Istituto Materno Regina Elena di Roma, 
l’Opera di Prevenzione antitubercolare infantile, 
l’Ospizio nazionale piccoli derelitti e la Congrega¬ 
zione di Carità di Milano e l’Opera Pia Sanatori 
Popolari di Milano e provincia. 


Ospedale per asmatici. 

A Gladbach-Rheydt (Prussia) è stato costruito un 
nuovo ospedale per asmatici; contiene, tra 1 altro, 

24 camere anallergiche. L’aria, aspirata alla som¬ 
mità di una torre alta 30 metri, viene sottoposta 
a refrigerazione, onde precipitarne il vapore ac¬ 
queo, e poi riportata ad una temperatura idonea. 

Incendio di un ospedale. 

Un incendio, sviluppatosi di notte, ha comple¬ 
tamente distrutto l’Ospedale psichiatrico di Fal- 
conwood a Charlotteon (Isole del Principe Edoar¬ 
do, nel Golfo di San Lorenzo, Dominio del Ca- 
nadà). Trecento pazzi furono obbligati, in tenuta 
notturna, a saltare dai letti e ad uscire sotto un 
freddo intenso; due rimasero uccisi nel saltare 
dall’ultimo piano dell’edifizio; un altro è rimasto 
arso vivo. Si calcola che i danni ascendano a circa 
10 milioni di lire il. 

Incendio nell’Università di Johannesburg. 

Un gravissimo incendio scoppiato nel palazzo 
dell’Università di Johannesburg ha distrutto com¬ 
pletamente la parte centrale dell’edilicio, tra cui 
la biblioteca. Sono andati perduti la maggior par¬ 
te dei suoi 35.000 volumi, tra cui documenti sto¬ 
rici di valore. 1 danni sono valutati a centomila 
lire sterline. 

Onoranze al prof. Uberto Arcangeli. 

Il prof. Uberto Arcangeli, primario medico del 
7° Padiglione al Policlinico Umberto I di Roma, 
avendo compiuto il 70° anno, lascia, per limiti 
di età, il suo posto. 

Si ò costituito un Gomitato allo scopo di orga¬ 
nizzare delle onoranze all’insigne medico, il qua¬ 
le attraverso 40 anni di luminosa ed appassiona¬ 
ta attività, ha raggiunto la dignità di un vero 

Maestro. .. ,. 

Il Gomitato si prefigge anzitutto il compito di 

ristampare in volume gli scritti più notevoli del 
prof. Arcangeli. 

Tutti coloro i quali desiderano partecipare a 
queste onoranze sono pregati di inviare adesioni 
e contributi al segretario del Gomitato stesso, doti. 
Amedeo Piccinelli, 7° Padiglione, Policlinico Um¬ 
berto I, Roma. 

Onoranze al dott. Di Tomiuasi. 

Il gr. uff. dott. Di Tommasi, direttore delle Ter¬ 
me di Agnano, cui si deve in gran parte la valo¬ 
rizzazione delle proprietà terapeutiche di quelle 
acque, ha compiuto recentemente un cinquan¬ 
tennio di laurea. In tale occasione un gruppo di 
ammiratori e di amici ha festeggiato il valente 

sanitario. 

In memoria del prof. Clementi. 

Il podestà di Caltagirone, accettando una pro¬ 
posta dell’ufficiale sanitario G. La Rosa, con una¬ 
nime voto della Consulta ha deliberato di ono¬ 
rare e tramandare la memoria dell’illustre com¬ 
pianto concittadino prof. Clementi, apponendo 
una targa commemorativa sul prospetto della casa 
ove nacque, sulla via Corso Ferrai, che sarà chia- 
mata via Gesualdo Clementi. È stato invitato, dal 
Podestà, il prof. Lino, chirurgo primario dell’Ospe¬ 
dale e docente nell’Ateneo Catanese, a tessere l’elo¬ 
gio commemorativo dell’Estinto. La data della 
commemorazione verrà stabilita subito appena il 
deliberato Podestarile avrà riportata l’approvazione 


[Anno XXXIX, Num. 1] 


SEZIONE PRATICA 


43 


della Superiore Prefettura e del Ministero compe¬ 
tente per quanto riguarda il nuovo battesimo del¬ 
la via Corso Ferrai. 

Per l’autorizzazione a viaggiare quali medici di 

bordo. 

Un decreto del Capo del Governo indice la revi¬ 
sione delle autorizzazioni ad imbarcare quale me¬ 
dico di bordo concesse dal 30 nov. 1921 al 29 di¬ 
cembre 1924 inclusi. Entro il 20 febbraio 1932 i 
sanitari interessati dovranno presentare al Mini¬ 
stero dell’interno il decreto di autorizzazione ad 
imbarcare, unitamente ai certificati di rito. 

Concorso annullato. 

La 5 a Sezione del Consiglio di Stato, presieduta 
dal sen. Alberto Pironti, su ricorso del prof. Raf- 
feale Galvanico, 1 11 die. ha annullato il concorso 
a direttore della Maternità degli Incurabili di Na¬ 
poli. 

Limitazione all’esercizio di medici stranieri in Fran¬ 
cia. 

Una recente legge stabilisce che per l’esercizio 
della medicina in Francia si richiede la naziona¬ 
lità francese. È fatta eccezione per i medici stra¬ 
nieri originari di Paesi ove è concesso l’esercizio 
ai medici francesi; ma solo a parità di numero. 

Per gli orfani dei medici morti in guerra. 

Il Comitato nazionale per l’assistenza agli or¬ 
fani dei medici morti in guerra ha fatto allestire 
una serie di cartoline illustrate, con la quale, in 
24 visioni del pittore Apolloni e con intonate di¬ 
citure, è liricamente celebralo l’eroismo del me¬ 
dico, in guerra e in pace, nella ossessione della 
trincea e nel faticoso, oscuro, periglioso adempi¬ 
mento della sua missione quotidiana. GFintroili 
saranno destinati all’assistenza degli orfani di me¬ 
dici morti in guerra. L’offerta è stabilita in L. 12, 
che dovranno essere inviate alla sede del Comi¬ 
tato, via Nazionale 172, Roma. 

Morti violente di sanitari. 

Il dott. Luigi Crea, da Stilo (Reggio Calabria), 
è stato travolto ed ucciso da un torrente in piena. 

Il dott. Paolo Anzeletli, medico condotto a Fi- 
culle, è stato ucciso da un possidente del luogo, 
a colpi di rivoltella, a quanto pare per ragioni 
di gelosia. Era nato a Roma; contava 27 anni. 

Il dott. DAVID RRUCE — della cui morte abbia¬ 
mo già dato una sommaria notizia — ha compiuto 
una serie di scoperte fondamentali. Nell’Ospedale 
di La Valetta, a Malta, identificò l’agente causale 
della febbre ondulante. Nel Sud-Africa accertò 
che l’agente causale del nagana (malattia del be¬ 
stiame) è un tripanosoma. NeH’Uganda riconobbe 
il compito delle glossine (mosche tsé-tsé) nella 
trasmissione della malattia del sonno. 

Ha avuto molta parte anche nell’organizzazione 
di campagne sanitarie. Apparteneva al corpo sa¬ 
nitario militare inglese, e durante la guerra rag¬ 
giunse il grado supremo della carriera: gli fu af¬ 
fidata la direzione generale del servizio sanitario. 

La moglie, Mary Elizabeth Steelc, fu sua colla¬ 
boratrice preziosa e lo accompagnò sempre nelle 
sue peregrinazioni. E noto che durante i fune¬ 
rali della moglie, nella cattedrale di Londra, egli 
si è spento improvvisamente. 

Era nato in Australia nel 1855. P. 


RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA. 

British Med. Joliva., 26 sett. — J. Young. Me- 
norragie da cause extrauterine. — S. Parkes. 
Aspetti fisiologici della mestruazione. — J. Grant. 
Ricerche sui portatori difterici. 

Med. Welt , 26 sett. — A. Lauche. Stato odierno 
della coltura dei tessuti. — Aschner ed altri. Esi¬ 
ste una vera febbre dentaria ? 

Deut. Med. Wochens., 25 sett. — v. Weizsacker. 
Il concetto di capacità di lavoro. -- Moser. Valore 
diagnostico della mielografia. 

Zblatt. /. ina. Med., 26 sett. — G. Zickgraf. La 
clorofilla in terapia. 

Wiener Klin. Wochens., 25 sett. — Weiss. II 

principio di risonanza nell’attività nervosa. _ 

Aschner. Il trattamento somatico della demenza 
precoce. — Rubritius. Sintomi della prostatite e 
direttive del trattamento. 

Miinch. Med. Wochens., 25 sett. — Pettinger. 
Diagnosi dei vizi valvolari combinati. — Wohfall. 
Gli aminoacidi dello sputo ed il bac. tub. — Koep- 
pe. La catalasimetria del sangue in clinica. 

lìev. Méd. de Chile, luglio — Charlin. La nuova 
sindrome del nervo nasale e sue forme larvate. — 

Nijamkin e Zavala. I sali di chinino nell’iperti- 
roidismo. 

Id., ag. — Verdaguer e Schweitzer. Il metodo 
di Gonin nel distacco di retina. — Sierra. Inter- 
petrazione del collasso e dello « shock ». 

Minerva Med., 22 sett. — I. Simon. Osservazioni 
sul siero Norinet. 

Presse Méd., 23 sett. — Labbé.. Trattam. delle 
gangrene diabetiche. — Gallart-Mones e Fontou- 
berta Casas. Studi sull’insufficienza epatica. 

Zeit. f. Tub., voi. 61, n. 2-3. — Dedicata al Con¬ 
gresso annuale del Comitato tedesco per la lotta 
antitub. 

Arch. It. di Dermat.. ecc., ag. — V. Tramontano 

e C. Fittipaldi. Emangioendotelioma cutaneo del 
K a posi. 

Arch. lt. di Urol., sett. — S. Zanetti. La pielo- 
gralia. L. Serra. Valore dell'indacanuria nel- 
l’esploraz. funzion. del rene. 

Amer. Journ. of Cancer, Suppl. lug. — H. Gi- 
deo\ Wells, G. S. Sharp. Leucoplasia dell’esofago. 
—- J. W. Spies. Effetti biologici delle sostanze ra¬ 
dioattive. — R. O. Barnard. Effetto dell’alcalosi 
dietetica sullo sviluppo del sarcoma dei ratti. 

Amer. Med., sett. — C. T. Perkins. Diatermo- 
lerapia della parai, progress. — T. Svvann Har- 
ihnc.. Emozioni e digestione. 

Giorn. di Gl. Med., 20 seti. — G. Dagnini. Pseu¬ 
dovalvole del cuore. 

Paris Méd., 26 sett. — Ti feneau. Ormoni sin¬ 
tetici e loro succedanei. 

Journ* Méd. Frang., ag. — Numero sull’arseno- 
resistenza. 

Fdinb. Med. Journ., ott. — D. M. Dulop e R. 
M. Murray Lyon. Obesità. 

Pediatria, 1 ott. — A. ,Signa. Meningite cer.-sp. 
da bacillo di Pfeiffer. — D. Ahgahano e C. Ga¬ 
briele. Vaccinaz. antivaricellosa. 

Accad. Med., 15 sett. — N. Pende. Vere e false 
robustezze. 

Presse Méd., 30 sett. — J.-A. Ciiavany. Diagnosi 
dei tumori intra-protuberenziali. — L. Cerf e N. 
Pauly. Iperglicemia consecutiva agli interventi 
sulle vie digestive. 

Arch. di Pat. e Cl. Med., sett. — C. Dessylla. 
Diabete mellito infantile. — P. Cocchieri. Pneu¬ 
motorace spontaneo nell’infanzia. 




44 


(C IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Kum. 1] 


Journal A. M. A., 19 sett. — L. W. Goshann. 
Insegnamento medico e medicina rurale. 

Rass. Internaz. di Cl. e Ter., 15 sett. — P. Far- 
netti. Cura del trofoedema di Meige. — H. Ruge. 
Cosidetti bubboni climatici. 

Revi lc Belge cles Se. Méd., giu.-lug. — Fascicolo 
in onore di A. Le maire. 

Mediz. Klinik, 2 oli. — V. Schmieden e Kraas. 
Megaduodeno. — W. Sghreiber. Dieta di mele e 
flora intestili. 

Giorn. Veneto di Se. Med., ag. — V \alle. La 
malaria nelle Venezie. 

Rif. Med., 21 sett. — U. IL Pizzini e Z. F. Fa¬ 
nelli. Ricambio nell’ittero emolit. 

Radiol. Med., oli. — L. Talamo. Perforazioni 
subacute del duodeno. — C. Becchini. Rinoscle- 
romi radiumtraltati. 

Arch> Méd.-Ch. de VApp. Resp., 2. — Numero 
sull’esploraz. radiologica degli org. respir. 

Rev. Neurol., sett. — D. E. Paulian e 1. Bistri- 
ceann. Malarioterapia. 

Zbl. /. Chir., 3 ott. — G. Richter, Tecnica della 
sutura dei nervi. — J. Epstein. Riempimento di 
contrasto dell’articolaz. del ginocchio. 

Wien. Klin. Woch., 2 ott. — Kumer. Radium¬ 
terapia. — Kaiiler- Patogenesi dell’ipertens. ar¬ 
teriosa. 

Arch. II. di Dermat. ecc., sett. — P. Cerutti. 
u Scabies Norvegie.! ». — G. Guardati. Sistema 
r.-e. in alcune dermatosi. 

Practitioner, ott. — Numero di ematologia. 

Mundi. Med. Woch., 2 ott. — Schubel. Azione 
della chinina sull’utero. — Passler. Focolai in¬ 
iettivi cronici del cavo orale. 

Deut. Med. Woch., 2 ott. — Grashey e al. Ra¬ 
dioterapia del cancro. — Frieboes. Il problema 
del sale. 


Ann. di Osi. e Gin., 30 sett. — A. Migliavacca. 
Trasmissione transplacentare dell’ultravirus tbc. 

— P. Tagliaferro. Rachianestesia novocainica nel¬ 
la prat. ginecoh 

Paris Méd., 3 ott. — Numero di neurologia. 
Arch. Iti di Chir., sett. — M. Donati. Anoma¬ 
lia di fissazione dell’ansa ileo-colica e appendicite. 

— G. Bettazzi. Carcinoma da catrame nell’uomo. 
Riv. San. Sic., 1 ott. — M. Ascoli. Tumore 

pleuro-polmon. — G. Ciriminna. Trauma e tbc. 

Journ. A. M. A., 26 sett. — H. N. Cole e al. 
Effetti tossici delle arsfenamine. — W. B. Castle 
e al. Disturbi diger. e anemie. — F. N. Lashmet. 
Trattam. degli edemi nefritici con acidi. 

Presse Méd., 7 ott' — Ern. Sergent e al. Pneu- 
molomia e pneumectomia parziale. 

Giani, di tìatteriol. e Immunol., sett. — R. Pal¬ 
ma, M. Romeo. Azione dei trefoni embrionali sulle 
infezioni. — I. Gazzotti. Pneumoniti e pneumo- 
cocchi. — L. Trossarelli. Isolani, dei germi pa¬ 
togeni da focolai morbosi. 

Rifi Med., 28 seti. — D. Giordano. Disturbi an- 
gioneurotici degli arti infer. — A. Tarsitano. Gli- 
cemia differenziale capillaro-venosa nelle malattie 
di fegato. 

’Minerva Med., 6 ott. — L. D’ Anton a. Azione dei 

diuretici e diabete insipido. 

Sperimene, 3 oli. — S. Belfanti. Riso e beri- 
beri. — F. Pescatori e W. Rogers. Genesi spastica 
delle ulcere gastriche. — E. Cuboni. Batteriofago. 

Riv. Espan. de Med. y Gir., ott. — V. Gonzalez 
Calvo e J. Martin e z Bruna. Influenza dell’istami- 
na sulla pH sanguigna e sulla riserva alcalina. 

C/> e Ig. infant., sett. — C. Amati. Influenza 
dell’uovo sullo sviluppo e sull’accrescimento dei 
giovani organismi. 

Riv. di Gl. Pediatr., sett. — L. Viola. Asma 
bronchiale anafilattico nel bambino. 


Indice alfabetico per materie. 


educa 


Ascesso polmonare tifico con perforazio¬ 
ne nel cavo pleurico e pio-pneumoto¬ 
race consensuale. 

Auxoterapia •. 

Bambini sordastri e sordomuti 

zione acustica. 

Bibliografia . 

Blenorragia : esiti .. 

Certificato medico prenuziale 

Cianosi : ricerche .. 

Cisti ovarica gigante . 

Corpo calloso : mancanza . • • 

Diabete consuntivo: albumine del 
Diabete incipiente: diagnosi . • 

Diatesi essudativa: esiti lontani 
Diatesi essudativa: trattamento 
Difterite e sieroterapia: osservazion 

Eczema dei lattanti. 

Eredolue sospetta •.. 

Giurisprudenza sanitaria: quesiti 
Gruppi sanguigni: ereditarietà 


sic 


ro 


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3 

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25 

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32 

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35 

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30 

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29 

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30 

» 

32 

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34 

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31 


Infezioni bronco-polmonari post-opera¬ 
torie: trattamento con i lisato-vaccini 
Insulina: azione sulle soglie renali • 
Leucociti: velocità di sedimenazione 
Malaria: meccanismo patogenetico delle 

manifestazioni cutanee. 

Malaria: metodo d arricchimento dei 

parassiti .. • ■ • 

Microscopia: colorazione degli strisc 

con la matita copiativa .. 

Milza: diagnosi di tumore con metodo 

di contrasto .. 

Polipeplidemia .. 

Polmoni: suppurazioni: trattamento 
Pressioni periferiche : ricerche • • • • 
Rene uronefrotico calcoloso: presenza 

di osso.. 

Scarlattina e morbillo: associazione . • 
Tetano: controversie sulla prevenzione 
Tubercoloma mammario d’origine co 
stale . 


Pag. 

22 

» 

26 

)) 

27 

)) 

26 

» 

26 

)) 

18 

)) 

31 

» 

27 

)) 

20 

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26 

» 

27 

» 

29 

» 

23 

» 

28 

se non 

in 


Diritti di nronrieta riservali. — non e - . . .. 

seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vie tata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte. 

A. Pozzi, resp. 


























jLNNO XXXIX 


Num. 2 


Roma, 11 Gennaio 1932 - X 


“IL POLICLINICO» 

fondato nel 1893 dai professori: 


GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 



Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 


A J nostri signori abbonati che, per non subire interruzioni nella recezione dei fascicoli del « POLICLINICO », hanno la 
lodevole abitudine d inoltrare presto l'importo per il rinnovo del proprio abbonamento, rammentiamo che il vaglia postale va in - 
testato al nome dell editore LUIGI POZZI e che dev'essere fatto pagabile nell'Ufficio succursale 18 (diciotto) - Roma. 

Coloro che si valgono di chèque o di assegno bancario, provvedano a che il titolo sia esigibile in Roma. 

, i Ra ^ c ° r ". a " diamo * noltrc di appuntare al polizzino del vaglia postale o bancario la fascetta con cui si sono ricevuti finora i fascicoli 
del « Policlinico », o quanto meno di indicare, con esattezza, il rispettivo numero di abbonamento. L’ AMMINISTRAZIONE. 


SOMMARIO. 


Lavori originali: C. Toscano: Sulle variazioni della 
chetonemia nelle affezioni epatiche. 

Osservazioni cliniche: G. Muzzarelli : Su di un caeo 
di frattura della base del cranio. 

Tecnica di laboratorio: M. Pergola: Alleetimento e ti¬ 
tolazione delle soluzioni di tellurito potaeeico occor¬ 
renti per il « Siero-Uovo-Tellurito ». 

Problemi d’attualità: T. Gayda: La fisiologia del¬ 
l’atleta. 

Sunti e rassegne: Circolazione: F. Nuzum e A. Elliot : 
Un’analisi di 500 casi di ipertensione arteriosa. — 
E. Leschke : Influenza del sistema nervoso vegetativo 
sulla pressione sanguigna e patogenesi della iperto¬ 
nia. — J. Pai : L’insulto cerebrale e l’angioepasmo 
negli ipertonici. — J. Rollet e Paufique : L’esame 
oftalmologico nell'ipertensione arteriosa. — E. Via: 
L'estratto pancreatico desinsulinizzato nell’iperteneio- 
ne arteriosa. — Ossa e articolazioni : F. Albee : Prin¬ 
cipi! direttivi nella cura delle fratture non consoli¬ 
date. — A. Scholtz : Per la conoscenza delle altera¬ 
zioni vertebrali nelle carcinosi. — E. Watson-Wil- 
liams : Le fratture del naso. — E. Seiffert : La rigi¬ 
dità dolorosa della spalla. — Mutel : Il trattamento 
delle cisti dette « sinoviali ». 

Cenni bibliografici. 

Tribuna libera: T. Silvestri-G. Melli : Ancora a propo¬ 


sito della » Possibilità di suscitare sindromi di ana- 
filassi attiva locale ». 

Accademie, Società Mediche, Congressi: R. Accademia 
Medica di Roma. — Società di Coltura Medica della 
Spezia e Luuigiana. — Società di Coltura Medica No¬ 
varese. 

Appunti Per i| medico pratico: Casistica e terapia: Ri¬ 
lievi sul reumatismo articolare cronico. — Metodi 
moderni di cura del reumatismo cronico. — L’infil¬ 
trazione dei tessuti con soluzione di glucosio nel reu¬ 
matismo muscolare. — Peritonite reumatica. — Seme¬ 
iotica : Variazioni dei diametri cardiaci nelle diverse 
posizioni. Medicina scientifica : Il « fattore vitale » 
nella dieta. Una teoria sulla natura delle vitamine. 
— La saponina negli spinaci. — Rubrica dell'uffi¬ 
ciale sanitario: A. Franchetti : Il regolamento per 
l’igiene del lavoro. — Posta degli abbonati. — Varia : 
Binet e Zampfir : Effetti nocivi del tabacco. 

Politica sanitaria e giurisprudenza: G. Selvaggi: Con¬ 
troversie giuridiche. 

Nella vita professionale: Concorsi. — Nomine, promo¬ 
zioni ed onorificenze. 

Nostre corrispondenze : Da Palermo. 

Notizie diverse 

Rassegna della stampa medica. 

Indice alfabetico per materie. 


LAVORI ORIGINALI. 

Istituto di Clinica Medica della R. Università di Roma. 
Direttore ine.: Prof. Si Silvestri. 


Sulle variazioni della chetonemia nelle af¬ 
fezioni epatiche 

per il dott. C. Toscano. 


Le nozioni moderne sulla chetogenesi e sul¬ 
la chetolisi hanno richiamato l’attenzione de¬ 
gli studiosi sulla influenza presumibilmente 
notevole che su tali processi deve esercitare 
il fegato. È infatti logico pensare che un’al¬ 
terazione epatica, in quanto influisce sulla 
normale funzione glicopessica del fegato, pos¬ 
sa alterare il metabolismo dei grassi e delle 
proteine, in modo da determinare accumulo 
di chetoni nel sangue. Ciò a prescindere dalla 
possibilità che il fegato più direttamente re¬ 
goli il ricambio dei chetoni. 


Che il fegato abbia importanza dominante 
nella genesi dei corpi chetonici sia normal¬ 
mente che nel digiuno idrocarbonato, e quin¬ 
di anche nel diabete, è stato dimostrato da 
Fischler con un interessante esperimento. Se 
si somministra al oane della floriziina, si rea¬ 
lizza la condizione più atta al manifestarsi 
della chetosi, cioè il depauperamento in car¬ 
boidrati circolanti e di riserva; ora, se si pra¬ 
tica la fistola di Eck, in modo da deviare 
gran parte del sangue dal fegato e da pro¬ 
durre una ipofunzione di quest’organo, la flo- 
rizina provoca una chetosi molto minore che 
nel oane a circolazione normale. Praticando 
invece la fistola di Eck invertita (immissione 
del sangue dalla vena cava inferiore nella por¬ 
ta) la florizina produce una chetosi enorme. 
Ciò sarebbe dovuto, secondo Fischler, alla 
maggiore irrigazione e quindi più ampia ca- 














46 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


parità funzionale del fegato in queste condi¬ 
zioni sperimentali. 

Embdem e Lattes hanno d’altra parte di¬ 
mostrato che la formazione dell’acetone, nei 
cani avvelenati con florizina, è maggiore che 
negli animali normali. 

Kiilz, Klemperer, Czerny, Rosenfeld e Hir- 
schfeld hanno trovato aumento dei chetoni in 
stati di autointossicazione di varia origine. 

Krause in un caso di coma epatico trovò 
una diminuzione dell alcalinità del sangue. 
Altri AA. hanno dimostrato uno stato di a- 
cidosi in malattie del fegato, ricercando l’au¬ 
mentata eliminazione dell’ammoniaca nelle 
urine. 

L’importanza della mancanza di glicogeno 
nel fegato sulla comparsa dei corpi chetonici 
nelle urine, veniva messa in evidenza con ri¬ 
cerche istologiche eseguite su fegati sicura¬ 
mente alterati. 

Bockelmann e Boch dimostrarono nelle don¬ 
ne eclamptiche un frequente aumento nel 
sangue dei chetoni, mentre il fegato era qua¬ 
si completamente privo di glicogeno. 

Berlin e Jitz trovarono una chetonuria au¬ 
mentata in malati di fegato alimentati con 
molti grassi. 

Uno studio clinico importante sulla cheto- 
nemia negli epatopazienti è stato condotto da 
Seelig. Seelig, eseguendo numerose determina¬ 
zioni della chetonemia in individui affetti da 
malattie epatiche, ha constatato che negli am¬ 
malati nei quali, in base ai reperti clinici, 
si poteva pensare ad un’alterazione parenchi- 
male del fegato, ma specialmente nell’Utero 
semplice catarrale, esiste un aumento nel san¬ 
gue dell’acido p-ossibutirrico, al quale spes¬ 
so si associa aumento dell’acetone e dell’a¬ 
cido diacetico. Seguendo questi ammalati per 
varie settimane, con ripetute determinazioni, 
Seelig ha potuto constatare che durante il trat¬ 
tamento clinico, nei casi in cui si era notato 
aumento della chetosi, si ha in genere un ab¬ 
bassamento dei valori della chetonemia. In 
qualche caso si ha un’alternativa di abbassa¬ 
menti e di successivi aumenti, prima che i 
valori tornino al normale. Nei casi di Utero 
catarrale, Seelig trovò valori di partenza sem¬ 
pre al di sopra di 10 mgr. % per l’ac. p-ossibu- 
tirrico, in ammalati che ricevevano un nu¬ 
trimento privo di carne e di grassi e ricco di 
idrati di carbonio, trattati con terapia insu¬ 
lina-glucosio. 

Seelig, in base ai suoi risultati, mentre con¬ 
sidera confermata la natura parenchimale del¬ 
l’alterazione epatica nell’Utero catarrale, pen¬ 
sa che l’aumento dei chetoni in questi ma¬ 


lati faciliti la comprensione di alcuni sintomi 
clinici che in essi si osservano (vomito, ce¬ 
falea, vertigini). Crede anche che la nozione 
di chetosi da alterazione parenchimale del 
fegato giustifichi la terapia insulina-glucosio 
proposta in questi casi. 

L’aumento della chetonemia nei malati con 
alterazioni parenchimali del fegato è stato 
osservato anche da Scherk, ma non costan¬ 
temente; i valori della chetonemia non van¬ 
no d’altra parte, secondo i risultati di questo 
A., paralleli con la gravità della malattia. 

In conclusione, tanto gli studi sperimenta¬ 
li che le osservazioni cliniche fanno pensare 
che il fegato abbia notevole importanza nella 
genesi e nel ricambio intermedio dei cheto¬ 
ni, e che nello studio della chetonemia si 
possa trovare un mezzo per apprezzare lo sta¬ 
sto funzionale dell’organo leso nel suo pa¬ 
renchima. 

L’importanza dell’argomento mi ha indot¬ 
to a portare un contributo di osservazioni per¬ 
sonali, studiando il comportamento della che¬ 
tonemia in un certo numero di infermi, di 
cui alcuni portatori di affezioni epatiche, al¬ 
tri affetti da malattie diverse, con o senza 
interessamento del fegato. Tutti gli infermi 
seguivano le prescrizioni dietetiche relative ©I 
loro stato morboso. I prelevamenti di sangue 
furono eseguiti da una vena del braccio, al 
mattino, a digiuno. Il dosaggio dei chetoni 
nel sangue fu eseguito con il classico me¬ 
todo di Engefeldt. 

Osservazione I. — T. G., a. 24. Utero infettivo. 
Acetone + ac. diacetico mgr. 1,64 % 

Acido p-ossibutirrico » 4,40 » 

Osservazione II. — C. F., a. 34. Utero infettivo , 
Acetone + ac. diacetico mgr. 3,68 % 

Acido p-ossibutirrico » 6,16 » 

Osservazione III. — A. F. V., a. 19. Utero in¬ 
fettivo. 

Acetone + ac. diacetico mgr. 7,68 % 

Acido p-ossibutirrico » 12,54 » 

Osservazione IV. — G. V., a. 22. Utero semplice. 
Acetone + ac. diacetico mgr. 2,96 % 

Acido p-ossibutirrico » 4,40 » 

Osservazione V. — A. F., a. 48. Utero da stasi. 
Acetone + ac. diacetico mgr. 2,04 % 

Acido p-ossibutirrico » 4,80 » 

Osservazione VI. — S. R., a. 32. Colecistite. 
Acetone + ac. diacetico mgr. 0,82 % 

Acido p-ossibutirrico » 3,08 » 

Osservazione VII. — T. G., a. 61. Cirrosi epatica. 
Acetone + ac. diacetico mgr. 3,24 % 

Acido p-ossibutirrico » 5,94 » 

Osservazione Vili. — Q. L., a. 59. Cirrosi epa¬ 
tica. 

Acetone -I- ac. diacetico mgr. 5,63 % 

Acido p-ossibutirrico » 6,16 » 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


SEZIONE PRATICA 


47 


Osservazione IX. — P. G., a. 66. Cirrosi epatica. 
Acetone 4- ac. diacetico mgr. 4,60% 
Acido p-ossibutirrico 


Osservazione X. 
fegato. 


D. F. F., 


Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 


G. A., 


Osservazione XI. — 
fegato. 

Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibulirrico 

Osservazione XII. — G. M., 
cardiaco. 

Acetone + ac. diacetico . 
Acido p-ossibutirrico 

Osservazione XIII. — G. A., 
cardiaco. 

Acetone + ac. diacciico 
Acido p-ossibutirrico 

Osservazione XIV. — B. A., 
cardiaco. 

Acetone + ac. diacelico 
Acido p-ossibutirrico 

Osservazione XV. — S. U., 
cardiaco. 

Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 

Osservazione XVI — G. B., 
cardiaco. 

Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 

Osservazione XVII. — P. G., 
cardiaco. 

Acetone + ac. diacelico 
Acido p-ossibutirrico 

Osservazione XVIII. — R. Q. 
cardiaco. 

Acetone -f ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 


Osservazione XIX. 
cidiva. 


B. Q-, 


Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 

Osservazione XX. — S. L , a 
nococco del polmone. 

Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 

Osservazione XXI. — C. T., 
lobare. 

Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 
Dopo la crisi: 

Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 


Osservazione XXII. 
blastosi „ 


Q. Q 


Acetone + ac. diacelico 
Acido p-ossibutirrico 


Osservazione XXIII. 
mellito. 


Q. M. 


Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 


» 

9,24 » 

a. 61. 

Cancro del 

mgr. 

1,33% 

» 

1,98 » 

a. 43. 

Cancro del 

mgr. 

1,94 % 

» 

2,20 » 

a. 66. 

Scompenso 

mgr. 

5,32 % 

» 

8,80 » 

a. 33. 

Scompenso 

mgr. 

4,91 % 

» 

7,48 » 

a. 66. 

Scompenso 

mgr. 

3,28 % 

» 

8,36 » 

a. 55. 

Scompenso 

mgr. 

4,50 % 

» 

8,90 » 

a. 57. 

Scompenso 

mgr. 

1,64 % 

» 

4,40 » 

a. 39. 

Scompenso 

mgr. 

3,88 % 

» 

6,16 » 

a. 41. 

Scompenso 

mgr. 

1,74 % 

» 

5,09 » 

a. 11. 

Malaria re- 

mgr. 

1,43 % 

» 

4,18 » 

29. Cisti di echi- 

mgr. 

0,92 % 

» 

1,70 » 

a. 23. 

, Polmonite 

mgr. 

3,38 % 

» 

5,94 » 

mgr. 

1,94 % 

» 

3,74 » 

, a. 39. Emoistio- 

mgr. 

2,65 % 

» 

4,18 » 

G., a. 

33. Diabete 

mgr. 

5,73% 

» 

9,24 » 


Osservazione WIV. — li. 
inoliare. Diabete mellito. 
Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 


I., a. 28. Tbc. pol- 

mgr. 6,55 % 

» 25,08 » 


Osservazione XXV. — G. X., 
'.ito. 

Acetone + ac. diacelico 
Acido p-ossibulirrico 


a. 52. Diabete mel- 

mgr. 7,68 % 

» 14,52 » 


Osservazione XXVI. — S. P., a. 38. Febbre me¬ 
diterranea 

Acetone + ac. diacelico mgr. 8,49 % 
Acido p-ossibutirrico » 25,96 » 

Fu eseguita una seconda determinazione duran¬ 
te un periodo di remissione: 

Acetone + ac. diacetico mgr. 3,88 % 
Acido p-ossibutirrico » 7,92 » 


Osservazione XXVII. — F. A., a. 28. Febbre me¬ 
diterranea. 

Acetone + ac. diacetico mgr. 3,99 % 

Acido p-ossibutirrico » 4,62 » 


Osservazione XXVIII. — S. L., a. 15. Pleurite 
essudativa D. 

Acetone -I- ac. diacetico mgr. 4,60 % 
Acido p-ossibutirrico » 6,82 a 


Riassumendo, in due casi di Utero su cin¬ 
que, e precisamente in due casi di Utero in¬ 
fettivo, si è osservato aumento netto della 
chetonemia, che interessava tanto l’acetone e 
l’ac. diacetico che l’ac. p-ossibutirrico. Note¬ 
vole sopratutto il caso n. 3 nel quale si sono 
ottenuti valori rispettivamente di 7,68 e 12,54 
mgr. %. In un terzo caso di Utero infettivo 
tutte le frazioni dei corpi chetonici sono ri¬ 
sultate normali. Solo un leggero aumento del¬ 
l’acetone e dell’acido diacetico si è avuto ne¬ 
gli altri due casi di Utero. 

Notevole aumento della chetonemia si è 
osservato in cinque casi su sette di scompen¬ 
so cardiaco e in lutti i casi (3) di cirrosi e- 
patica. Si è poi ancora osservato aumento 
delle tre frazioni in tre casi di diabete mel¬ 
lito, di cui uno complicato da tubercolosi pol¬ 
monare, in un caso di pleurite essudativa D. 
ed in un caso di melitense. Degni di nota so¬ 
no i valori ottenuti nel caso n. 26 (meliten¬ 
se), valori molto alti (mgr. 8,49 e 25,96 %) in 
corrispondenza dei quali fu constatata pre¬ 
senza di tracce di acetone nelle urine. Una 
seconda determinazione, eseguita durante un 
periodo di remissione, fece constatare valori 
notevolmente più bassi (mgr. 3,88 e 7,92 %). 
In un caso di polmonite lobare si sono notati 
ancora valori aumentati specie a carico del- 
l’iacetone e dell’ac. diacetico (mgr. 3,38 e 
5,94 %). Intervenuta la crisi, i valori della 
chetonemia furono ritrovati entro limiti nor¬ 
mali (mgr. 1,94 e 3,74 %). 

Un modico aumento, limitato alla frazione 
acetone preformato + acetone dell'acido dia¬ 
cetico, fu constatato in un caso di emoistio- 




48 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


blastosi e<l in un secondo caso di melitense. 
Negli altri casi si ottennero valori normali. 

In complesso, dunque non lio ottenuto, 
nei casi di alterazioni parenchimali del fe¬ 
gato con Utero, quella costanza di risultati 
nel senso dell’aumento della clietonemia, che 
è stata osservata da Seelig. Ho ottenuto però 
aumento in tutti i casi di cirrosi epatica, 
mentre l’aumento è mancato in un caso di it- 
tero da stasi, in un caso di colecistite senza it- 
tero e in due casi di cancro del fegato, il che 
fa pensare che l’aumento della chetonemia 
sia subordinato ad un’alterazione diffusa del 
parenchima epatico. 

Interessante è la forte percentuale di alti 
valori chetonemici osservata nello scompenso 
cardiaco (aumento netto della chetonemia in 
cinque casi su sette). Bisogna poi notare che 
nei due casi in cui non si constatò aumento 
della chetonemia, il disturbo della funzione 
circolatoria era molto lieve ed in via di ri¬ 
parazione. Probabilmente il comportamento 
della chetonemia nello scompenso cardiaco è 
da riferire alla diminuzione dei processi os¬ 
sidativi che si osserva nei cardiaci scompen¬ 
sati, ma non si può a meno di pensare che 
il disturbo funzionale indotto nel fegato dal¬ 
lo scompenso circolatorio abbia esercitato una 
sua influenza, forse preponderante, sullo sta¬ 
bilirsi della iperchetonemia. Avvalorano que¬ 
sta ipotesi l’aumento della chetonemia riscon¬ 
trato in un caso di pleurite essudativa de¬ 
stra, e l’aumento notevolissimo, con contem¬ 
poranea comparsa di tracce di acetone nelle 
urine, in un caso di melitense con notevole 
ingrandimento del fegato, che era anche do¬ 
lente alla palpazione. In questo caso i valori 
della chetonemia risultarono molto diminuiti 
durante una remissione della malattia. Infi¬ 
ne in un caso di polmonite lobare, da valori 
al di sopra della norma, constatati nel pe¬ 
riodo di stato della malattia si passò a valori 
normali dopo la crisi. 

Si tratta evidentemente di casi isolati, che 
vanno segnalati, malgrado non permettano 
una conclusione definitiva. Probabilmente pe¬ 
rò anche in questi casi bisogna pensare che 
un’alterazione funzionale del fegato, provoca¬ 
ta dal processo infettivo, abbia determinato 
l’aumento della chetonemia. 

In conclusione, dall’analisi dei valori della 
chetonemia ottenuti in 28 casi studiati, ri¬ 
sulta che nelle affezioni epatiche, con o senza 
ittero, l’aumento dei corpi chetonici nel san¬ 
gue costituisce un elemento utile per am¬ 
mettere una lesione diffusa del parenchima 
epatico. È da ritenere inoltre probabile che 
un’alterazione funzionale del fegato, indotta 


da uno stato infettivo o tossico o da un di¬ 
sturbo circolatorio, possa determinare un’al¬ 
terazione nel ricambio dei chetoni, con con¬ 
seguente accumulo di essi nel sangue. 

Giugno, 1931-IX. 

RIASSUNTO. 

L’A., studiando le variazioni della chetone¬ 
mia in 28 casi, è arrivato alla conclusione che 
l’aumento dei corpi chetonici nel sangue co¬ 
stituisce un elemento utile per ammettere una 
lesione diffusa del 'parenchima epatico. Ha i- 
noltre messo in evidenza che un’alterazione 
funzionale del fegato può determinare un di¬ 
sturbo nel ricambio dei chetoni con conse¬ 
guente aumento di essi nel sangue. 

BIBLIOGRAFIA. 

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Bergmann. Arztl. Jahresk., 1923. 

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Engefeldt. Beitr. zur Kenntnis der Biodi, der 
Acetonkòrper, Lund, 1920. 

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Fischler. Pliysiol. und Pathol. der Leber, J. Sprin- 
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Halleiivorden. Arch. f, exp. Patii., 12, 1880. 
Justin-Besanqon. Rev. Méd., 47, 1930. 

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Kraus. Kubarsch, Ostertag, Erg. 2. 

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ecc., 4, 1929 

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Rondoni. Biochimica. Un. Tip. Torin., 1925. 
Scherk. Med. Klin., 1928. 

Id. Z. exp. Med., 64, 1929. 

Id. Ibid., 112, 1930. 

Seelig. Ibid., 110, 1929. 

Shaffer. Journ. of Biol. Chem., voi. XLVII. 
Stadelmann. Arch. f.. exp. Path., 17. 

Umber. Hdh. der inn. Med., 1926. 

Id. Med. Welt, 15, 1928. 

Walter. Arch. f. exp. Path., 7. 


or DOVERI MORALI DEGLI ABBONATI: 

1°) Diffondere il « Policlinico » tra i colleghi, facendolo 
conoscere ed apprezzare e procurando nuovi asso¬ 
ciati. 

2 o) provvedere al pagamento della quota dovuta all’Am¬ 
ministrazione, senza farsi sollecitare. 

3°) L’importo d’abbonamento va inviato mediante Va¬ 
glia Postale o con Assegno Bancario. 

4°) Coloro che preferiscono aspettare dall’Amministra¬ 
zione la Tratta Postale, tengano presente che que¬ 
sta aumenterà di L. 5 l’importo dovuto, per le varie 
tasse postali e altre spese che la stessa comporta. 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


SEZIONE PRATICA 


49 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Ospedale Maggiore di Bologna - I Sez. Chir. 

Direttore: prof. U. D. Calabrese. 

Su di un caso di frattura della base del 
cranio 

per il dott. Giuseppe Muzzarelli, assistente. 

Le fratture della base del cranio, si com 
plicano frequentemente con lesioni isolate dei 
nervi, che, in ordine di frequenza, sono: il 
facciale, l'uditivo, l’ottico, Loculo motore co¬ 
mune e Loculo motore esterno. 

Sono rare le fratture con lesione dei nervi 
che escono dal foro lacero posteriore (sindro¬ 
me di Vernet), e ancor più rare sono quelle 
fratture che, come nel nostro caso, si com¬ 
plicano a lesioni di un gran numero di nervi. 

Osservazione clinica. — C. A., di anni 40, vet¬ 
turino, da Fermo. Entra in Ospedale d’urgenza 
la sera del 12 novembre 1928. 

Anamnesi. — Il padre morì a 53 anni di mal 
di cuore; la madre, tuttora vivente, soffre di mio¬ 
cardite. Ebbe 7 figli, di cui una bambina morì in 
tenera età di enterite; tutti gli altri, ad eccezione 
del nostro infermo, godono buona salute. 

L’infermo nacque a termine da parto fisiolo¬ 
gico; ebbe allattamento materno, non soffrì dei 
comuni esantemi dell’infanzia. A 20 anni si con¬ 
tagiò di ulceri molli che curò subito convenien¬ 
temente, ma che, ciò nonostante, si complicarono 
ad adenite inguinale destra, che il malato lasciò 
suppurare e guarire spontaneamente. 

A 25 anni si sposò con una donna sana, dalla 
quale ebbe una figlia, nata regolarmente a termi¬ 
ne, e che ha sempre goduto buona salute. 

Verso le ore 23 di ieri sera, l’infermo nella sua 
qualità di vetturino, doveva accompagnare 4 per¬ 
sone ad un paese vicino alla città. Ad un dato 
punto della strada gli era stato fatto cenno di 
fermarsi e l’infermo era sceso dalla vettura per 
prendere ordini. Stava parlando con le persone 
sedute nell’interno della vettura, quando, avendo 
avvertilo il sopraggiungere di una carrozza tram- 
viaria, si era subito portato alla testa del cavallo 
per spostarlo da un lato della strada. L’infermo, 
ricorda bene che, afferrate le redini, stava allon¬ 
tanando la vettura dal binario osservando se la 
ruota posteriore destra ne era completamente al 
di fuori. In quel momento, avvertì un violentissi¬ 
mo colpo alla testa, poi perdette la conoscenza; 
solo stamane, risvegliandosi, si è accorto di tro¬ 
varsi in ospedale. 

All'entrata in ospedale l’infermo mostra di ca¬ 
pire le domande che gli si rivolgono, ma non è 
in grado di rispondere. Ha un respiro stertoreo, 
frequentemente interrotto da forti colpi di tosse, 
durante i quali emette grandi boccate di sangue. 
Sangue in cospicua quantità il malato lo perde 
anche dal naso e dall’orecchio sinistro. 

La mertà sinistra della regione frontale è sede 
di una contusione, più accentuata sul sopraciglio, 
dove la palpazione risveglia vivo dolore e dà l’im¬ 
pressione di un leggero avvallamento. 


Al terzo medio della gamba sinistra si nota una 
frattura completa. Nulla si riscontra ad un esame 
sommario nelle altre parti del corpo. Polso, della 
frequenza media di 100 pulsazioni al minuto pri¬ 
mo, regolare e valido. 

Si procede subito al tamponamento anteriore 
delle fosse nasali, che però si dimostra insufficien¬ 
te, perchè il malato, sotto i colpi di tosse, con¬ 
tinua a perdere sangue dalla bocca in quantità 
impressionante. Si pensa, in un traumatizzato del 
cranio, non trovandosi altre lesioni, che il sangue 
provenga dalla parte alta del faringe, e che scen¬ 
dendo nel laringe, ecciti il riflesso laringeo che 
gli provoca la tosse. Questa ipotesi si mostra su¬ 
bito vera, perchè, tamponate le fosse nasali po¬ 
steriori e di conseguenza anche la volta faringea, 



la tosse si provoca più di rado e. così pure l’emor¬ 
ragia diminuisce notevolmente e si arresta dopo 
circa un’ora. 

L’infermo asserisce di aver riacquistata la cono¬ 
scenza solo la mattina dopo il suo ingresso in 
ospedale e non ricorda di essere stato interrogato 
la sera precedente. 

In terza giornata viene praticata una puntura 
lombare, che dà esito a liquido sanguinolento fuo¬ 
riuscente a zampillo. 

In quinta giornata si ripete la puntura lombare, 
e il liquido, di color rosa, fuoriesce a gocce rav¬ 
vicinate. 

La temperatura, nei primi 3 giorni, non sor¬ 
passa i 38°; in quarta giornata sale a 38 u ,8 e in 
quinta a 40°. Nello stesso giorno si nota la para¬ 
lisi del facciale di sinistra, dell’oculo motore ester¬ 
no dello stesso lato, e la lingua, sporta all’esterno, 
devia verso sinistra. Si nota inoltre rigidità della 
nuca, accenno al Ivernig e non si provocano i ri¬ 
flessi patellari ed achillei. La temperatura, nei 
giorni successivi, va lentamente diminuendo fin- 





(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


50 

che*, dopo 12 giorni, dall’entrata in ospedale, l’in¬ 
fermo è appettilo e va sempre più migliorando. 

Le lesioni a carico dei nervi cranici, che, in un 
primo tempo, quando, non essendo stato possibi¬ 
le, per le gravissime condizioni dell'infermo, fare 
nn esame obiettivo accurato, sembravano limitate 
al facciale e all’oculo-motore esterno di sinistra, 
dopo circa un mese dal trauma, si è visto che 
sono molto più estese e ne interessano un grande 
numero. Ed infatti a carico della faccia e del collo 
si nota (v. figure): 

Fronte : Le rughe della metà sinistra della Iron¬ 
ie sono quasi scomparse; ne persistono due che 
rappresentano la continuazione delle due princi¬ 
pali de] lato opposto, ma che, oltre ad essere si¬ 
tuale ad un livello più basso, sono più corte e 


la dell’altro lato e in essa si nota una sola ruga 
in confronto delle molte che si vedono a destra. 
L’apertura della rima palpebrale è meno ampia 
a sinistra che a destra, e le palpebre si chiudono 
incompletamente. 

Globi oculari : Il globo oculare sinistro è deviato 
all’inferno ed in alto. Tutti i movimenti si com¬ 
piono normalmente ad eccezione della rotazione 
all’esterno. La congiuntiva è arrossata, la metà 
sinistra della cornea ulcerata. Vi è diplopia. 

Guance : La guancia sinistra è depressa in cor¬ 
rispondenza della regione masseterina. È molto 
diminuito il solco naso-labiale sinistro. 

Naso: Il lobulo del naso è inarcatamente deviato 
verso destra, e così pure il setto nasale nella sua 
parte inferiore; per tal fatto e anche perchè la 





più superficiali, e si accentuano debolmente invi¬ 
tando l’infermo a corrugare la fronte. In tale mo¬ 
vimento la metà sinistra della fronte rimane pres¬ 
soché immobile, solo si riscontra un movimento 
molto limitato dovuto all’azione del muscolo fron¬ 
tale del lato opposto. 

Sopraciglia : Il sopraciglio sinistro è più avval¬ 
lato, più sottile e situato ad un livello più basso 
del destro. Invitando l’infermo a guardare in alto, 
si nota che il movimento del sopraciglio sinistro 
è limitato rispetto a quello di destra, cosicché 
spicca maggiormente, che allo stato di riposo, l’asi- 
metria delle due parti. Delle due rughe poste ver¬ 
ticalmente in mezzo alle due sopraciglia, in cor¬ 
rispondenza della glabella, quella di destra è più 
profonda e più lunga di quella di sinistra; se, 
poi, s’invita l’infermo a corrugare le sopraciglia, 
lo stesso fatto si rende anche più manifesto. 

Palpebre : La palpebra superiore sinistra è leg¬ 
germente ptosica e presenta un profondo solco 
trasversale sormontato da altri più piccoli. La pal¬ 
pebra inferiore sinistra è un po’ più bassa di quél- 


pinna nasale destra è stirata in alto e all'esterno, 
mentre quella di sinistra è abbassata e rilasciata, 
la narice destra appare più ampia di quella del 
lato opposto. 

L’angolo sinistro della bocca pende in basso. 

Tutta la metà sinistra della faccia è più depressa 
di quella del lato opposto per la ipotonia ed ipo¬ 
trofia dei suoi muscoli. Si rende ben evidente una 
fossetta al disopra della coda del sopracciglio sini¬ 
stro; un’altra fossetta la si nota subito al disopra 
della apofisi zigomatica del temporale al davanti 
del padiglione dell’orecchio, e una terza la si vede 
al disotto della stessa apofisi zigomatica parallela 
alla seconda. Se l’infermo chiude con forza i den¬ 
ti, non si rileva la contrazione del muscolo mas¬ 
setere di sinistra, si rende invece ben visibile a 
destra. Lo stesso fenomeno lo si apprezza maggior¬ 
mente con la palpazione. 

Se si introduce fra le arcate dentarie dell’infer¬ 
mo, due listerelle di carta, una a desfra e l’altra 
a sinistra, e lo si invita a stringere con forza i 
denti, si nota che mentre la listerella messa a 




•[Anno XXXIX, Num. 2] 


SEZIONE PRATICA 


51 


destra non la si toglie più senza lacerarla, quella 
invece posta a sinistra, sfugge facilmente o tutt’al 
più può rimanere sopra di essa una lieve impron¬ 
ta dei denti. La masticazione a sinistra riesce im¬ 
possibile. Se si invita rinferino a parlare si nota 
che la metà destra della faccia compie dei movi¬ 
menti normali, quella di sinistra al contrario ri¬ 
mane pressoché immobile e così pure, per il mo¬ 
vimento delle labbra, mentre si vedono le arcate 
dentarie di destra, quelle di sinistra rimangono 
coperte dalle labbra stesse flaccide ed immobili. 

Vi è anestesia completa nei territori innervati 
dalla prima e seconda branca del trigemino; è 
pure anestetica la metà sinistra del labbro infe¬ 
riore fino al margine della mandibola. Per il re¬ 
stante territorio di innervazione della terza branca 



del trigemino la sensibilità permane normale. La 
sensibilità profonda di tutte e tre le branche del 
trigemino è conservata. 

fiocca: Se si invita l'infermo a mostrare i denti, 
si nota che la metà destra delle labbra viene aper¬ 
ta come di norma e stirata lateralmente; la metà 
sinistra al contrario compie un movimento mollo 
più limitato e, daH’azione dei muscoli del lato op¬ 
posto, viene stirata verso destra. 

La punta della lingua, allo stato di riposo nella 
cavità orale, devia verso destra e tutta la metà 
sinistra appare più ingrossata, più lunga e più alta 
di quella del lato opposto; se invece la lingua vie¬ 
ne sporta all’esterno, devia abnormemente verso 
sinistra, e la metà dello stesso lato è atrofica e 
quindi notevolmente più corta e più stretta della 
metà destra; e presenta inoltre il dorso solcato da 
profonde pieghe longitudinali. 

Invitando l’infermo a pronunziare la vocale A, 
si nota che la metà sinistra del palato molle e 
della parete posteriore del faringe, viene stirata 
verso destra. Allo stato di riposo, la metà sinistra 


del palalo molle è più flaccida della corrispondente 
metà di destra e la punta dell’ugola è deviata ver¬ 
so destra. 

La metà sinistra del laringe è immobile. 

La rima glottidea anteriormente è deviata verso 
destra. 

Le corde vocali di sinistra sono paralizzate. Non 
si notano disturbi della respirazione. La voce è 
bitonale. 

La sensibilità è completamente abolita nelle due 
metà di sinistra delle arcate dentarie. 

La lingua, nella parte paralizzata, è insensibile 
al tatto, al caldo e al freddo e, per quanto si può 
capire, è pure insensibile ai sapori dolce, amaro 

e salato. 

A sinistra vi è pure mancanza di sensibilità nel 
palalo duro, nel palato molle, nei pilastri e nel 
tratto accessibile del faringe. 

Se l’infermo tenta di deglutire tenendo il capo 
piegalo sul lato sinistro, è subito colto da forti 
accessi di tosse; questo fenomeno non si provoca 
se si tiene la testa in posizione eretta o deviata 
verso il lato opposto. 

A sinistra vi è abolizione completa dell’udito, 
tanto per via aerea che per via ossea. 

Collo: La metà sinistra del collo è uniforme¬ 
mente appiattita per la scomparsa delle sporgenze 
dei muscoli stcmo-cleido-mastoideo e trapezio. Que¬ 
sti due muscoli appaiono molto assottigliati per 
quanto, sebbene debolmente, l’infermo riesca a 
farli contrarre. 

A sinistra, il collo sembra allungato. La fossa 
sopraclavicolare appare molto più grande ed infos¬ 
sata a sinistra che dall’altro lato. 

La cartilagine tiroide e l’osso ioide sono deviati 
verso destra. 

La spalla sinistra è situata ad un livello più 
basso di quello di destra, e l’infermo non riesce 
a portare l’arto corrispondente in alto fino a toc¬ 
carsi la testa come fa con l’arto del lato opposto; 
lo porta ad un livello che sta fra l’orizzontale e 
la verticale. 

Nel sollevare le braccia si approfonda notevol¬ 
mente la fossa sopra-clavicolare sinistra e si vede 
che il muscolo -trapezio ipotrofia) si contrae de¬ 
bolmente. 

A sinistra per l’avvallamento delle fosse infra- e 
sopra-spinata, la spina della scapola spicca mag¬ 
giormente che dall’altro lato. La scapola sinistra 
è alata. 

Tutto l’emilorace sinistro è un po’ ipotrofico 
rispetto a quello di destra. 

La sensibilità è normale tanto al collo che al 
torace 

Usarne obiettivo generale. — Soggetto di costi¬ 
tuzione scheletrica regolare. Stato di nutrizione 
buono. Non si palpano ghiandole ingrossale nelle 
sedi abituali. Cicatrice deforme alla regione ingui¬ 
nale sinistra da pregressa adenite suppurata. 

Apparato respiratorio: esame negativo. 

Apparato circolatorio: itto del cuore visibile e 
palpabile al 5° spazio intercostale di sinistra sul- 
l’emiclaveare. 

Toni puri e netti su tutti i focolai. 

Addome di volume e forma normale, ben trat¬ 
tabile e indolente su tutti i quadranti. Non si pal¬ 
pa il fegato che con la percussione appare nei li¬ 
mili fisiologici; si palpa bene la milza che ap¬ 
pare dura, globosa, indolente e che deborda di 
circa 2 cm. dall’arcata costale. 

Nulla a carico dei genitali. 



52 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


Lieve ingrossamento della tibia destra al 3* 
medio. 

Sistema nervoso : psiche integra. Intelligenza 
normale. 

Riflessi addominali superiori: non si provocano. 

Riflessi addominali inferiori: il sinistro è un 
po’ più debole del destro. 

Riflessi cremasterici : il sinistro è più debole del 
destro. 

Riflessi patellari : destro normale, sinistro de¬ 
bole. 

Esami speciali: radiografia del cranio: frattura 
della metà sinistra del frontale, che si perde nella 
base. 

Esame delle urine: nulla di patologico. Siero- 
diagnosi di Wassermann : negativa. 

In seguito l’infermo va sempre più migliorando 
nelle sue condizioni generali e locali. 

L’occhio sinistro, nei primi giorni, per la mar¬ 
cata fotofobia, si è costretti a tenerlo bendato; poi, 
lo si scopre, trattandolo con una pomata allo xero- 
formio. Dopo circa due mesi dal trauma, ricomin¬ 
cia la lacrimazione e l’ulcerazione corneale guari¬ 
sce in breve. 

17-2-29 : Il paziente per la prima volta accusa vivi 
dolori all’orbita sinistra. 

9-4-29: La guancia sinistra è edematosa ed ar¬ 
rossata. I dolori a tipo nevralgico si sono accen¬ 
tuati ed estesi a tutta la metà sinistra della faccia. 

La pressione sui punti di emergenza dei nervi 
sopracigliare, mascellare e mandibolare risveglia 
dolore. 

15-4-29: Il paziente, in buone condizioni, gua¬ 
rito della frattura alla gamba destra e compieta- 
mente adattato al suo nuovo sitato, lascia l’ospe¬ 
dale. 

Nel giugno di quest’anno viene invitato a ripre¬ 
sentarsi per un esame generale, tenendo partico¬ 
larmente conto dei fatti nuovi. 

Dice di sentirsi bene e gli sembrerebbe di essere 
completamente guarito se non gli persistesse, seb¬ 
bene meno intensa dell’anno scorso, la nevralgia 
facciale. 

Ha ripreso il lavoro, non più di vetturino, ma di 
esattore a domicilio della locale Amministrazione 
del Gas. È quindi obbligato a camminare tutto il 
giorno; fa spesso le scale e va anche in bicicletta. 
Quando riscuote e rilascia una ricevuta, per cor¬ 
reggere la diplopia, è obbligato a chiudersi l’oc¬ 
chio paralizzato, o a guardare tenendo la testa 
fortemente obliquata verso destra. 

Fronte, sopraciglia e naso, condizioni immutate 
dall’esame precedente. 

Guancia : n solco naso-labiale sinistro è più mar¬ 
cato di quello del lato opposto e il labbro supe¬ 
riore dello stesso lato è un po’ stirato in alto e la¬ 
teralmente. Il labbro inferiore sinistro è sede di 
piccole contrazioni fibrillari che si estendono^ an¬ 
che al mento. Tutta la guancia sinistra è lieve¬ 
mente edematosa, arrossata e stirata in alto e la¬ 
teralmente. 

Bocca : Invitando l’infermo a mostrare i denti, 
si nota che la rima boccale è asimetrica. Le due 
metà di destra aprendosi più ampiamente e por¬ 
tandosi più lateralmente ed in alto, lasciano ve¬ 
dere una parte maggiore delle arcate dentarie. 

Lingua : La metà sinistra della lingua, ipotrofi¬ 
ca ed ipotonica, è animata da contrazioni fibril¬ 
lari. Quando la lingua viene sporta all’esterno, 
oltre a deviare fortemente a sinistra, poggia con 
la metà corrispondente sui denti dell’arcata in¬ 


feriore, mentre la metà di destra rimane sollevata. 
Nella cavità orale, allo stato di riposo, la punta 
della lingua è fortemente deviata verso destra, co¬ 
sicché la metà sinistra occupa gran parte del pa¬ 
vimento della bocca. Invitando l’infermo a sol¬ 
levare la lingua, si vede che mentre la metà si¬ 
nistra rimane inerte sul pavimento della bocca e 
solo per la parte libera viene stirata in alto dal¬ 
l’azione dei muscoli del lato opposto, la metà de¬ 
stra invece si solleva come di norma. 

Le gengive della metà sinistra delle arcate den¬ 
tarie sono più arrossate di quelle della corrispon¬ 
dente metà destra; e, anteriormente, nella metà 
dell’arcata inferiore, e, posteriormente, nella metà 
dell’arcata superiore, si notano delle piccole ul¬ 
cerazioni facilmente sanguinanti. Nel masticare 
l’infermo è solito procurarsi delle piccole ferite 
che alle volte sanguinano abbondantemente. 

Invitando l’infermo ad aprire la bocca, si nota 
che la mandibola viene deviata verso sinistra, co¬ 
sicché il canino inferiore di destra corrisponde al 
primo incisivo superiore dello stesso lato; il mo¬ 
vimento inverso si compie quando l’infermo chiu¬ 
de la bocca. 

I denti superiori ed inferiori di sinistra tanto 
internamente che esternamente sono ricoperti da 
molto tartaro; quelli invece del lato opposto ne 
sono privi. Persiste l’asimetria del velopendolo. 

Invitando l’infermo a pronunziare la vocale A si 
nota che il velopendolo viene stirato verso destra, 
mentre la metà posteriore sinistra del faringe ri¬ 
mane pressoché immobile. 

È riapparsa, sebbene in grado minore che dal¬ 
l’altro lato, la sensibilità sul palato molle e sulla 
parete posteriore del faringe. 

Tutta la metà sinistra della faccia è sede di pa¬ 
restesie caratterizzate da dolori e senso di contrat¬ 
tura. L’infermo dice che non può assolutamente 
sentirsi toccare, anche leggermente, la parte pa¬ 
ralizzata, perchè ha la sensazione di ricevere una 
scossa elettrica. 

I punti di emergenza dei nervi sopracigliare, 
mascellare q mentoniero, non risvegliano più do¬ 
lore alla pressione. Persiste l’abolizione della sen¬ 
sibilità termica, tattile e dolorifica dei territori in¬ 
nervati dalla l a . 2 a e di parte della 3 a branca del 
trigemino. 

L’infermo tiene abitualmente il mento deviato 
verso sinistra e in alto, cosicché guardandolo, 
stando posteriormente, si vede il padiglione del¬ 
l’orecchio destro e tutta la guancia corrispondente, 
mentre a sinistra il padiglione dell’orecchio si 
vede in piccola parte e l’emifaccia corrispondente 
rimane nascosta dal margine posteriore della bran¬ 
ca montante della mandibola. 

Collo : Persiste l’ipertrofia dei muscoli sterno- 
cleido-mastoideo e cuculiare, per quanto un po’ 
meno della prima volta. Persistono pure i fatti no¬ 
tati nella fossa sopra-clavicolare sinistra e nelle 
altre parti del collo e del torace. Invariate le con¬ 
dizioni degli altri organi e sistemi. 

Per bene intendere il meccanismo d’azione 
del trauma ricevuto dal nostro infermo, e, 
quindi, darci spiegazione delle conseguenze da 
esso provocate, bisogna ricordare l’architettu¬ 
ra ossea del cranio e il modo di produzione 
delle fratture irradiate dalla volta alla base. 

È noto che il cranio non ha uno spessore 



[Anno XXXJX, Num. 2] 


SEZIONE PRATICA 


53 


uniforme in tutte le sue parti, ma che, accan¬ 
to a delle parti forti, ha delle parti deboli. 
Le parti forti sono : un pezzo superiore o sin¬ 
cipitale, esteso dalla sutura coronale alla su¬ 
tura lambdoidea, e un pezzo inferiore o basi¬ 
lare, che va dal foro occipitale alla sella tur- 
cica. Queste due parti sono tra loro riunite e 
rinforzate da 6 pezzi ispessiti, chiamati pila¬ 
stri da Felizet, di cui 4 sono laterali e simme¬ 
trici a 2 a 2, mentre gli altri due sono im¬ 
pari e mediani, uno anteriore, l’altro poste¬ 
riore. 

Dei pilastri laterali, gli antero-esterni od or- 
bito-sfenoidali, si partono dal pezzo sincipi¬ 
tale e seguendo l'apofisi orbitaria esterna pas¬ 
sano per le grandi e piccole ali dello sfenoide 
e terminano al pezzo basilare; i pilastri Petro- 
mastoidei o postero esterni, pure partendosi 
dal sincipite, si estendono alle apofisi mastoi- 
di e per le rocche petrose raggiungono l'apo- 
fisi basilare. Il pilastro anteriore o frontale 
si estende dalla parte sincipitale alla parte 
basilare e infine il pilastro posteriore o pila¬ 
stro occipitale, dal sincipite arriva alla parte 
basilare, contornando il foro occipitale. Que¬ 
sti G pezzi rinforzati, lasciano fra di loro del¬ 
le parti deboli o interpilastri. Vi sono 3 inter- 
pilastri per ciascun lato, uno fronto-sfenoi- 
dale che corrisponde alle volte orbitarie o 
piano anteriore della base del cranio, uno 
sfeno-petroso per il piano medio ed uno po¬ 
steriore, formato dalle logge occipito-cerebel- 
lari per il piano posteriore. Ciascun pilastro 
poi, a sua volta, presenta dei punti deboli, 
cosicché le rime di frattura possono passare 
da un pilastro all’altro. I pilastri antero-ester¬ 
ni o orbito-sfenoidali, hanno per punto debole 
la base d’impianto delle grandi e piccole ali 
dello sfenoide, i pilastri postero-esterni la 
parte della piramide che contiene le cavità 
dell’orecchio, il pilastro frontale ‘la lamina 
cribra dell’etmoide e quello occipitale la par¬ 
te che si trova dietro al condilo occipitale. 
I n altro punto debole è dato dall’unione dei 
pilastri alla parte basilare. 

Così intesa l’architettura del cranio, è fa¬ 
cile ora renderci conto del modo di prodursi 
di una frattura, che partendosi da un punto 
qualsiasi della volta, si irradii alla base. 

Anzitutto un trauma che agisce sulla volta 
cranica tende a raddrizzarne le curvature, pro¬ 
ducendo delle lesioni che sono diverse a secon¬ 
da della intensità della forza vulnerante. Se il 
trauma è di una forza media, per l’elasticità 
delle pareti craniche, valutata prima fino a 
un cm. di profondità, si produce una depres¬ 
sione che scompare non appena cessa l’azione 


vulnerante, se invece l’intensità del trauma 
sorpassa il limite di elasticità del cranio, si 
produce una frattura la quale, sempre in di¬ 
pendenza della forza vulnerante, si limita 
alla volta o si irradia alla base. 

Il modo con cui avviene questa irradiazio¬ 
ne è spiegato dal Felizet con lo studio delle 
impronte di depressione. Se sopra un foglio di 
carta, posto al suolo, si fa cadere un cranio 
verniciato, si ottiene una impronta ovalare a 
grande asse antero-posteriore, perchè la super¬ 
ficie orizzontale è più raddrizzata e, quindi, ha 
minor curvatura della verticale. Ora, sapendo¬ 
si che la superficie a minor curvatura è la pri¬ 
ma a fratturarsi, al limite dell’elasticità del 
cranio, si produrrà una frattura che interesse¬ 
rà una parte debole e cioè un interpilastro, se¬ 
condo una direzione perpendicolare alla super¬ 
ficie orizzontale che, sempre , a seconda della 
forza del trauma, si arresterà alla volta o si 
estenderà verticalmente in basso verso la base. 

Vediamo ora che cosa è avvenuto nel no¬ 
stro infermo. 

Dall’anamnesi risulta che, con grande pro¬ 
babilità, il trauma è stato prodotto dall’estre¬ 
mo anteriore della stanga destra della carroz¬ 
za che ha colpito il paziente con grande vio¬ 
lenza alla fronte. La frattura, come dimostra 
per il primo tratto la radiografia, partita dal¬ 
l’estremo superiore dell'interpilastro fronto- 
sfenoidale di sinistra, è passata per la incisu- 
ra sopra-orbitaria, ha percorso la volta orbita¬ 
ria e, rispettato il foro ottico al quale è passata 
lateralmente, ha spezzato la piccola ala dello 
sfenoide: di qui, per portarsi nella fossa ce¬ 
rebrale media, ha interessato la fessura sfenoi- 
dale, rotto i ponti di congiunzione dei fori 
grande rotondo, ovale e forse anche del pic¬ 
colo rotondo e, arrivata alla rocca del tempo¬ 
rale, per l’esistenza del robusto legamento pe- 
tro-basilare, ne ha interessato l’apice (frattura 
da strappamento). Probabilmente la frattura 
non si è arrestata in questo punto, ma per 
l’estrema violenza del trauma, e forse anche 
per azione della frattura dell’apice della rocca, 
deviando medialmente, ha interessato il mar¬ 
gine superiore dell’occipitale nel punto in cui 
questo si solleva per formare la volta del foro 
condiloideo anteriore. 

Ammettendo che sia stato questo il tragitto 
seguito dalla linea di frattura, ci si può rende¬ 
re conto dei sintomi immediati e tardivi os¬ 
servati nel nostro paziente. 

All’entrata in ospedale l’infermo aveva una 
imponente emorragia dal naso e dalla bocca, 
che, a parte l’integrità delle ossa nasali, non 


54 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


si sarebbe potuta spiegare colla sola frattura 
della lamina cribrosa dell’etmoide, mentre in¬ 
vece la si spiega benissimo con la frattura del¬ 
la fossa cerebrale media e, quindi, del foro 
ovale e piccolo rotondo, che danno rispettiva¬ 
mente passaggio alle arterie piccola e media 
meningea. Sempre per la violenza del trauma, 
deve essere avvenuta una lesione della volta 
faringea, che ha permesso al sangue di fuo¬ 
riuscire e, per la paralisi di moto della metà 
sinistra della faringe e della laringe, di scen¬ 
dere in basso fino ad eccitare il riflesso larin¬ 
geo e venire con forti colpi di tosse espulso al¬ 
l'esterno. Infatti il tamponamento delle fosse 
nasali posteriori e quindi anche dell estremità 
superiore della faringe, riuscì a dominale in 

gran parte l’emorragia. 

L’imponente emorragia spiega anche, nel ma¬ 
lato, la mancanza di sintomi di compressione, 
e dice perchè le lesioni dei nervi cranici, os¬ 
servate fin dall inizio, siano rimaste, piessa 
poco, uguali anche dopo molto tempo dal trau¬ 
ma; ciò perchè in gran parte non dovuti a 
semplici fatti di compressione da stravaso san¬ 
guigno, ma dipendenti dalla rottura dei fori 
d’uscita dei nervi e a compressione di scheg¬ 
ge ossee di questi stessi fori. Spiega pure per¬ 
chè, per quanto la violenza del trauma sia stata 
estrema, l’infermo abbia perduto la conoscen¬ 
za per un tempo relativamente breve; perchè 
alla commozione cerebrale non si sono aggiun¬ 
ti fenomeni di aumentata pressione dello stra¬ 
vaso sanguigno, che giocano una gran parte 
nel prolungare lo stato di incoscienza dei pa- 

zienti. 

L’osservazione clinica, infatti, di tutti i gior¬ 
ni, sia detto qui per incidenza, dimostra quan¬ 
to siano utili le punture lombari fatte nei trau¬ 
matizzati del cranio. Queste punture non solo 
sono di grande utilità diagnostica, ma sono spe¬ 
cialmente utili dal lato terapeutico, perchè de¬ 
comprimendo il cervello, rendono l’infermo più 
sveglio, con cefalea meno intensa e con il pol¬ 
so più frequente e meno teso. Inoltre, nella 
grande maggioranza dei casi, mettono l’infer¬ 
mo al riparo delle tante temute complicazioni 
infettive, servendo il sangue stravasato da ot¬ 
timo terreno di coltura per lo sviluppo dei 
germi. 

Ritornando al nostro infermo, noi pensiamo 
che la impressionante emorragia osservata gli 
sia stata salutare, perchè, se quel sangue ri¬ 
stagnava nella cavità cranica, gli avrebbe cer¬ 
tamente dato dei fatti immediati di compres¬ 
sione che, in breve, gli potevano essere causa 
di morte. 


« Le fratture del cranio — dice il Borri 
in sè e per sè non costituirebbero lesioni gra¬ 
vi... non è la frattura cui è legata la gravità 
della prognosi, sibbene la partecipazione presa 
dall’encefalo agli effetti diretti o indiretti del 
trauma; in quanto che spesso le complicazioni 
riferibili a lesioni del -cervello o dei suoi invo¬ 
lucri, stanno alle dipendenze di compressioni 
o di lacerazioni esercitate da avvallamenti ossei 
o da infossamenti di schegge o — aggiungia¬ 
mo noi — da stravasi sanguigni, sia nelle me¬ 
ningi, sia nella sostanza cerebrale ». 

11 nostro caso credo costituisca un esempio 
tipico del pensiero del Borri, perchè, accanto 
ad una frattura così estesa, con partecipazione 
di tanti nervi cranici, non si sono avute le¬ 
sioni cerebrali gravi, ma, come si è già detto, 
semplici fatti di coni mozione risolti in meno 

di 12 ore. 

La sintomatologia clinica presentata dall in¬ 
fermo al viso e al collo, a poco più di un 
mese dal trauma, e che, in gran parte, persi¬ 
ste tutt ora, anche a due anni di distanza, in¬ 
dica quali sono stati i nervi cranici lesi, e in¬ 
segna, a conferma di quanto abbiamo già in 
gran parte detto, qual e stato, con grande pro¬ 
babilità, il tragitto seguito dalla linea di frat¬ 
tura. 

Bisogna ammettere che la frattura, scenden¬ 
do dal frontale e interessando la fessura dello 
sfenoide, abbia leso la branca oftalmica del tri¬ 
gemino, se si vuole spiegare l’anestesia del ter¬ 
ritorio innervato dalle terminazioni di questa 
branca. La lesione di questa branca però non 
deve essere stata completa, oppure bisogna am¬ 
mettere che sia stata possibile la rigenerazione 
di alcune sue fibre, perchè, oltre ad avere la 
ghiandola lacrimale ripresa la sua funzione, 
l’occhio, anziché distruggersi per oftalmia pu¬ 
rulenta, come avviene nelle sezioni totali di 
questo nervo, è guarito dell’ulcerazione della 
cornea, pur rimanendo totalmente abolita la 
sensibilità tanto della congiuntiva che della 
cornea stessa. 

La linea di frattura, portandosi posterior¬ 
mente e seguendo i fori grande rotondo e ova¬ 
le, ha provocato la paralisi totale del nervo ma¬ 
scellare e la paralisi pure totale, tanto di moto 
che di senso, del nervo mandibolare. 

La paralisi di senso di quest’ultimo nervo, 
non si è potuta saggiare con sicurezza, perchè, 
come è noto, parte del territorio di distribu¬ 
zione della branca sensitiva è innervata anche 
dal vago e dal plesso cervicale. 

La paralisi completa e in gran parte defini 
tiva dei nervi abducente, facciale, ed acustico, 



[Anno XXXIX, Num. 21 


SEZIONE PRATICA 


55 


\ 


viene spiegata dalla trattura dell’apice della 
rocca del temporale. 

Frattura questa che non deve essersi limitata 
a ledere questi nervi, ma deve aver portato 
delle compressioni nel foro lacero posteriore, 
per poter ammettere la lesione del glosso fa¬ 
ringeo, come lo indicava, nel primo esame del¬ 
l’infermo, l’abolizione del gusto, nella metà si¬ 
nistra della base della lingua, e la paralisi, 
che, in parte, persiste tutt’ora, del costrittore 
del faringe. 

iSono stati Collet e Vernet, che hanno inse¬ 
gnato il modo di esaminare la funzione moto¬ 
ria del glosso faringeo. Oggi si sa che i mu¬ 
scoli costrittori medio ed inferiore del faringe, 
sono innervati dalla branca interna dello spi¬ 
nale e che il costrittore superiore è innervato 
da un minuscolo del glosso faringeo, che Ver- 
net ha potuto isolare nel cadavere. 

E, nel caso in esame, si è potuto dimostrare 
la paralisi di moto del glosso faringeo, per lo 
spostarsi della parete posteriore della faringe 
dal lato malato verso il lato sano, facendo pro¬ 
nunziare la vocale A. 

Contemporaneamente alla lesione del glosso 
faringeo è avvenuta quella del vago e dello spi¬ 
nale. Per la lesione della branca interna dello 
spinale e del vago, si è avuta la paralisi e 
l’anestesia del velo-pendolo di sinistra, la pa¬ 
ralisi della corda vocale corrispondente e l’abo¬ 
lizione della sensibilità nella metà sinistra 
della parete posteriore del faringe. Non si sono 
notati disturbi veri e propri a carico degli ap¬ 
parati respiratorio e circolatorio. La lesione 
della branca esterna dello spinale ha causato 
l’ipotrofia e l’impotenza dello sterno-cleido- 
mastoideo e del trapezio. 

Per la frattura del foro condiloideo anteriore 
o per lesione di vicinanza del nervo ipoglosso 
subito fuori della base, si è avuta la paralisi 
dei muscoli della metà sinistra della lingua, 
con tutte le caratteristiche proprie di questa 
lesione. 

★ 

★ ★ 

Lo studio clinico del presente caso è inte¬ 
ressante : 

1) Perchè dimostra che un trauma di una 
estrema violenza, che produce una frattura che 
dalla volta s’irradia ed occupa tutta la base, 
è compatibile con la vita. 

2) Perchè, dalle lesioni riscontrate a carico 
dei nervi, si è potuto ricostruire il decorso se¬ 
guito dalla linea di frattura. 

3) Perchè, in un solo soggetto, si è osserva¬ 
ta la riunione di sindromi semplici in una sin¬ 
drome molto complessa e molto rara. 


RIASSUNTO. 

L A. descrive un caso di frattura della metà 
sinistra del cranio, che dalla volta si irradia 
ed occupa tutta la base. Discute e spiega il 
meccanismo d azione dei traumi del cranio in 
generale. Insegna, in base alla sintomatologia 
presentata, qual’è stato, nel suo caso, con gran¬ 
de probabilità, il tragitto seguito dalla linea 
di frattura. Pone in rilievo, dicendone le ra¬ 
gioni, la sopravvivenza dell'individuo nono¬ 
stante l’eccezionale gravità del trauma, e ri¬ 
chiama l’attenzione sull’interesse del caso per 
la riunione di più sindromi semplici in una 
sindrome mollo complessa e molto rara. 


TECNICA DI LABORATORIO. 

Laboratorio di Micrografia e Batteriologia 

DILLA DlREZ. Gen. DELLA SANITÀ PUBBLICA, 


diretto dal prof. R. Maggiora-Vergano. 


Allestimento e titolazione delle soluzioni 
di tellurito potassico occorrenti per 
il “ Siero-Uovo-Tellurito 

Prof. M. Pergola. 


Il « Siero-Uovo-Tellurito » (S.U.T.) è un ter¬ 
reno da me proposto per la diagnosi batte¬ 
riologica della difterite e per la ricerca in ge¬ 
nere del B. di Loffler: solidificato — in pia¬ 
stre od a becco di flauto in tubi — mediante 
riscaldamento per circa un’ora alla tempera¬ 
tura di 85 n -90° C., serve per la cultura d’iso¬ 
lamento; lasciato liquido, serve per la vera 
e propria cultura di arricchimento. 

Esso deve la sua squisita elettività al tellu¬ 
rito potassico contenutovi nella proporzione 
di 1/(5000-1/5000, che è la più adeguata per 
non menomare il rigoglio e la sollecitudine 
di sviluppo del B. difterico. 

Nella formula ordinaria del S. U. T. (1) si 
aggira intorno a 1/6000. Valutando, infatti, 
20 cmc. il volume complessivo di un torlo, 
più 1 o 2 cmc. di soluzione di tellurito, se¬ 
condo che questa è al 2 % o all’1%, si avreb¬ 
be, con gr. 0,02 di tellurito su 120 cmc. di 
materiale, la proporzione esatta di 1/6000: 


0,02:120 :: 1 : x; da cui : x = 


120X1 _ 
0,02 ~ 


12000 


= 6000 


Ma poiché, a causa della naturale varia¬ 
bilità di grandezza dei torli, la massa del sub¬ 
strato è di solito un po’ maggiore o minore 
di 120 cmc., ne risulta relativamente dimi- 


(1) Gialli d’uovo, N. 1; Siero di sangue, cmc. 50; 
Soluzione di cloruro sodico al 0,80%, cmc. 50;. 
Tellurito potassico, gr. 0,02. 












56 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


nuita od aumentata la proporzione del tellu- 
rito. Ciò non ha importanza, in quanto il B. 
difterico lo tollera perfino a 1/3000-1/2500, 
proporzione doppia di quella sopra indicata. 
Si eviti però di giungere, od approssimarsi 
molto, a queste ultime dosi, perchè influen¬ 
zano in modo sensibilmente sfavorevole anche 
il B. difterico, il cui sviluppo è allora ral¬ 
lentato e meno rigoglioso, il che è da evitarsi. 

Per avere la concentrazione di 1/5000 si 
prepara il S.U.T. nel seguente modo: si rac¬ 
colgono, in un cilindro graduato sterilizzato, 
torio e soluzione di tellurito, e si porta il tut¬ 
to al volume di 100 cmc. con miscela a parti 
uguali di siero e di soluzione di cloruro so¬ 
dico; oppure torlo e soluzione di tellurito si 
portano al volume di 50 chic, con soluzione 
cloruro-sodica, e vi si aggiungono poi 50 cmc. 
di siero: nell’un caso e nell’altro abbiamo 
complessivamente 100 cmc. di substrato, con¬ 
tenente tellurito potassico nella proporzione 
.esatta di 1/5000: 


, . 100X1 10000_ tnnn 

0,02:100 :: 1 : x; da cui : x= ^ - 5000 


Nell’allestimento del S.U.T. non conviene 
ricorrere al tellurito in sostanza (benché puro 
come quello di Merk o di Kahlbaum, che so¬ 
no perciò da preferirsi) perchè: 

1) per prenderne la dovuta dose, occor¬ 
rerebbe farne di volta in volta l’esatta pesata, 
e ciò, oltre non essere comodo, richiederebbe 
non indifferente dispendio di tempo; 

2) dato che il tellurito potassico (TeOTA 2 ) 
si trasforma facilmente in altri composti in¬ 
solubili o poco solubili in acqua (tellurito 
monopotassico — Te0 3 HK — e pirotellurito 
potassico — Te 2 0 5 K 2 —), la quantità ili sale 
pesata per lo più non corrisponderebbe tutta 
a tellurito, e questo verrebbe quindi a tro¬ 
varsi in proporzione minore di quella voluta, 
con conseguente pregiudizio dell’elettività del 

mezzo culturale. 

Ogni inconveniente rimane invece elimina¬ 
to, ricorrendo alle soluzioni di tellurito, le 
quali, essendo conservabili per un tempo il¬ 
limitato — purché tenute in recipienti erme¬ 
ticamente chiusi — si possono allestire in 
una certa quantità (50-100 cmc. o più) e, ri¬ 
partite a dosi di pochi cmc. in fiale o tubi 
da saldarsi alla fiamma, averle sempre dispo¬ 
nibili senza doverle preparare troppo spesso. 

Le soluzioni più convenienti, anche perchè 
semplificano il calcolo delle dosi da usarsi, 
sono quelle al 2 % e all’ 1 %, che per ogni 
cmc. contengono rispettivamente gr. 0,02 e 
gr. 0,01 di tellurito. 

Se il tellurito, di cui si dispone, non ha 
subito alterazioni ed è quindi completamente 


solubile in acqua, per allestirvi soluzioni a 
titolo prestabilito basta pesarne al milligram¬ 
mo una quantità qualunque e discioglierla nel 
debito volume di acqua distillata sterilizzata. 
Sia, per esempio, gr. 3,2-1 il tellurito pesato 
e se ne voglia fare la soluzione al 2 % : la pro¬ 
porzione 


2 : 100 :: 3,24 : x ; da 


cui : x 


3,24X100 

2 



ci indica che si devono 'prendere 162 cmc. 
di acqua, o, più esattamente, che la soluzione 
deve avere il volume di 162 cmc. 

La soluzione alll % sarebbe invece di 324 
cmc. : 


3,24X100 

1: 100 :: 3,24 : x ; da cui : x =-; '- 



Poiché però, come si è detto, il tellurito 
potassico si trasforma facilmente in derivati 
insolubili o poco solubili in acqua, spesso 
non è possibile prepararvi direttamente colla 
semplice pesata soluzioni a determinato titolo 
e bisogna allora provvedere altrimenti. 

11 modo più semplice e più pratico è di 
sciogliere con soluzione acquosa di idrato po¬ 
tassico al 10 % qualche grammo del tellu¬ 
rito alterato. Per limitare l'inutile eccesso di 
potassa, la si aggiunge dapprima a 1/2 o 1 
cmc. per volta, e poi, quando la massima 
parte del tellurito è disciolta, la si aggiunge 
goccia a goccia. Per essere anche più sicuri 
di non eccedere troppo nel quantitativo di 
potassa, si decanta la soluzione di tellurito via 
via che diviene limpida in seguito a sedimen¬ 
tazione della parte non ancora disciolta, e su 
questa si versa a poco a poco altra potassa 
fino a discioglierla tutta. 

La soluzione così ottenuta talvolta è opa¬ 
lescente : conviene renderla limpida lascian¬ 
dola depositare e decantandola, oppure pas¬ 
sandola per filtro di carta sterilizzato. Se ne 
fa quindi la titolazione col metodo di Gooch 
e Peters (2), analogo a quello che serve per 
la determinazione delle sostanze organiche 
nell’acqua potabile, e che consiste nell’ossi- 
dare l’anidride tellurosa (TeO 2 ) mediante il 
permanganato di potassio. Per l’esecuzione del 
metodo occorrono pertanto soluzioni di acido 
ossalico cristallizzato e di permanganato po¬ 
tassico in acqua distillata, che si corrispon¬ 
dano volume a volume, come dall’equazione: 

5 ((7CPH-. 2H 8 0) -I- 2Mn 0 4 K + 3SOH 2 =• 
630 316 

= SO 4 K 2 + 2S0 4 Mn + 10C0 2 + 18H>0. 

Si vede cioè, che se 5 molecole, ossia 630, di 


(2) Zeitschr. f. anorg. Chemie, voi. 21, 1899. 



[Anno XXXIX, Num. 2] 


SEZIONE PRATICA 


57 


acido ossalico cristallizzato (C 2 0 4 H 2 . 2H 2 0) (3) 
reagiscono con 2 molecole, ossia 316, di per¬ 
manganato potassico (Mn0 4 K) (4) in presenza 
di acido solforico, non rimane in eccesso nè 
l’uno nè l’altro reagente: 630 di acido ossa¬ 
lico corrispondono dunque a 316 di perman¬ 
ganato potassico o, ciò che è lo stesso, 6,30 
del primo, a 3,16 del secondo, e quindi le 
rispettive soluzioni al 6,30 per mille e al 3,16 
per mille si corrispondono volume a volu¬ 
me (5). Sono appunto queste le soluzioni che 
si usano per titolare quelle di tellurito. 

Prima però di procedere a tale titolazione 
va fatta la prova in bianco colle soluzioni di 
acido ossalico e di permanganato, per accer¬ 
tare come si corrispondono, ed a questo scopo 
si prendono, in un palloncino od in una boc¬ 
cetta di Erlenmever, 10 cmc. della soluzione 
di permanganato, si diluiscono con 40-50 cmc. 
di acqua distillata, si acidificano con 1-2 cmc. 
di acido solforico puro e concentrato, e si 
fanno bollire per qualche minuto; dopo di 
che, vi si versano 10 cmc. della soluzione di 
acido ossalico, che decolora completamente 
la massa liquida, e si torna ad aggiungere 
permanganato potassico: se ne basta una sola 
goccia per conferire al liquido lieve colorito 
roseo persistente, facile ad apprezzarsi col¬ 
l’osservazione su un fondo bianco, la solu¬ 
zione di permanganato è esatta, corrisponde, 
cioè, volume a volume a quella di acido os¬ 
salico; se invece ne occorre di più, significa 
che la soluzione di permanganato ha subito 
una diminuzione di titolo. A tale inconvenien¬ 
te si ripara col calcolo. Siasi trovato, per e- 
sempio, che per ottenere la detta colorazione 
rosea della massa liquida, invece di una goc¬ 
cia sia occorso aggiungere cmc. 1,4 della no¬ 
stra soluzione di permanganato: vuol dire 
che la quantità di permanganato, che avrebbe 
dovuto essere contenuta in 10 cmc. di que¬ 
sta soluzione, se fosse stata esattamente al 
3,16 per mille, si trova invece in cmc. 11,4; 
od in altre parole, che a cmc. 10 di soluzione 
di permanganato al 3,16 per mille, ne corri¬ 
spondono 11,4 della soluzione di cui dispo¬ 
niamo. 

Stabilito, mediante la prova in bianco, que- 


(3Ì 5 (G-0 1 H 2 .2H 2 0'ì = 5 (C 2 + 0 4 +H 2 + 2H 2 + 20) = 5 
(24+64+2+4+32') = 5x126 = 630. 

(4) 2 ('Mn0 4 K') = 2 (Mn+0‘+K) = 2 (55+64+39) = 
= 2x158 = 316. 

(5) Per evitare la decomposizione dell’acido ossa¬ 
lico eri il conseguente abbassamento di titolo della 
soluzione, si consiglia di allestirla con acqua di¬ 
stillata contenente il 50 per mille di acido solfo¬ 
rico concentrato e di tenerla alla luce anziché al¬ 
l’oscuro. 


sto dato, si passa a titolare la soluzione di 
tellurito in base alla reazione: 

2MnOK + 4Te0 3 K* + 8SOH» = (SO) 8 Mn 2 + 
316 1014 

+ 4Te0 3 + 5S0 4 K a + 8H 2 0 

da cui si ricava che a 2 molecole, ossia 316, 
di permanganato potassico corrispondono 4 
molecole, ossia 1014, di tellurito potassico 
(Te0 3 K 2 ) (6) e quindi a 3,16 del primo, 10,14 
del secondo : una soluzione di permanganato 
potassico al 3,16 per mille corrisponde dun¬ 
que volume a volume ad una soluzione di tel¬ 
lurito potassico al 10,14 per mille, e per con¬ 
seguenza 1 cmc. della prima, contenente 
gr. 0,00316 di permanganato, ad 1 cmc. del¬ 
la seconda contenente gr. 0,01014 di tellu¬ 
rito. È questo il coefficiente, che moltiplicato 
per i cmc. di permanganato consumati nella 
reazione ci dà la quantità di tellurito potas¬ 
sico contenuta nel volume della relativa so¬ 
luzione preso per la titolazione; dal quale 
dato si risale poi, con un semplice calcolo, 
alla percentuale di tellurito della soluzione 
medesima. 

Ecco come si opera all’atto pratico: si in¬ 
troduce in un palloncino, od in una boccetta, 
una quantità esattamente misurata della so¬ 
luzione di tellurito in esame — per esempio 
1/2 cmc., se si presume che essa sia di titolo 
superiore al 2 % — si diluisce con 40-50 cmc. 
di acqua distillata; si aggiungono della so¬ 
luzione di permanganato tanti cmc. quanti, 
secondo la prova in bianco preliminare, ne 
corrispondono a 10 di soluzione al 3,16 per 
mille; si aggiungono ancora 10 cmc. di di¬ 
luizione 1 : 1 di acido solforico in acqua di¬ 
stillala, e si fa bollire la miscela per una die¬ 
cina di minuti (7). Tolto il recipiente dalla 
fiamma, vi si versano 10 cmc. della soluzione 
al 6,30 per mille di acido ossalico, che de¬ 
colora il liquido, e si torna ad aggiungere il 
permanganato goccia a goccia, fino a che il 
liquido stesso, bollente, agitato rimane di co- 


(6) 4 (Te0 3 K 2 ) = 4 (Te+G 3 + K 2 ) = 4 (127,5+48+ 
+ 78) = 4x253,5 = 1014. 

(7) Se il permanganato è nel dovuto eccesso, il 
liquido rimane tinto in rosso o in roseo, altri¬ 
menti si scolora completamente. Ove ciò si veri¬ 
fichi, bisogna aggiungere qualche altro cmc. di 
permanganato — di cui naturalmente si tiene esat¬ 
to conto — e far bollire di nuovo. Ma se per tito¬ 
lare la soluzione di tellurito se ne prende, come si 
è detto, 1/2 cmc. e si fa reagire colla quantità in¬ 
dicata di permanganato, si può esser sicuri che 
questo è in eccesso: per consumarlo tutto, infatti, 
la soluzione di tellurito, secondo i calcoli che espor¬ 
remo in seguito, dovrebbe essere almeno al 20,28 %, 
ciò che non avverrà mai. 












58 


(( IL POLICLINICO )> 


Anno XXXIX, Num. 2] 


lorito appena roseo. Si nota quanti cmc. di 
soluzione di permanganato si sono consumati 
per quest'ultima operazione e si moltiplicano 
per il coefficiente 0,01014; il prodotto così ot¬ 
tenuto si moltiplica a sua volta per 200 — 
essendosi preso per la titolazione 1/2 cmc. 
della soluzione originaria di tellurito (8) — 
.e si ha la percentuale di tellurito potassico 
contenuta nella soluzione in esame. 

Stabilitone così il titolo, che, qualora si 
operi con cautela nel disciogliere il tellurito 
colla potassa, risulterà certamente superiore 
al 2 %, non rimane che ridurre la soluzione 
a questo grado di concentrazione o, se si 
vuole, a quello dell’ 1 %, aggiungendovi ac¬ 
qua distillata sterilizzata nella quantità che il 
calcolo ci farà conoscere. 

Per chiarire meglio i vari momenti del me¬ 
todo titrimetrico riferito, ne riportiamo un 
esempio pratico, e, per farlo anche più con> 
pleto, supponiamo che «nella prova in bianco 
preliminare siano occorsi, secondo quanto si 
è detto sopra, cmc. 11,4 della nostra soluzio¬ 
ne di permanganato, per decomporre 10 cmc. 
della soluzione ossalica. Sia circa 2 grammi 
— non occorre pesarlo esattamente — il tel¬ 
lurito parzialmente insolubile in acqua, preso 
per disciogliere ed abbia richiesto, a tale 
scopo, circa 20 cmc. di soluzione di idrato 
potassico al 10 %. Poiché con queste quantità 
di tellurito e di potassa è fondatamente pre¬ 
sumibile che la concentrazione del tellurito 
sia superiore al 2 %, per titolare la relativa 
soluzione se ne prende 1/2 cmc., si intro¬ 
duce in un palloncino o in una boccetta, si 
diluisce con 40-50 cmc. di acqua distillata, 
si aggiungono cmc. 11,4 della soluzione di 
permanganato, cmc. 10 di diluizione 1:1 di 
acido solforico in acqua distillata, e si fa bol¬ 
lire per 10 minuti. Vi si versano quindi 10 
cmc. della soluzione ossalica, che decolora il 
liquido, e tornando ad aggiungere la soluzio¬ 
ne di permanganato fino a conferirgli lieve 
colorito roseo persistente, si viene a cono¬ 
scere quanto permanganato ha reagito col 
tellurito potassico contenuto nel 1/2 cmc. di 
soluzione preso per titolarla. Sia cmc. 3,9 tale 
quantità di soluzione di permanganato : sic¬ 
come nella precedente prova in bianco si è 
visto che cmc. 11,4 di detta soluzione corri- 


(8) Se invece che su 1/2 cmc. la titolazione si 
fosse eseguita su cmc. 1 o 2, l’ultima moltiplica¬ 
zione, che ci dà la percentuale di tellurito, do¬ 
vrebbe farsi, come é ovvio, rispettivamente per 
100 o per 50. 


spondono a cmc. 10 della soluzione esatta al 
3,16 per mille, si calcola a quanto di questa 
corrispondono i cmc. 3,9 consumati, risol¬ 
vendo la seguente proporzione : 

3 9X10 

11,4 :10 :: 3,9 : x ; da cui : x = -- -^— = 3,42. 

Per risalire alla percentuale di tellurito 
della soluzione in esame si fanno pertanto 
queste altre due operazioni: 

3,42 x 0,01014 = 0,0346788. 

0,0346788 x 200 = 6,93576. 

La soluzione è dunque al 6,93 %. Misuratala 
— e sia per esempio cmc. 18,8 — la pro¬ 
porzione : 


100 : 6,93 :: 18,8 : x ; da cui : 
6,93X18,8 


100 


= 1,30284 


ci dice che la quantità (cmc. 18,8) di solu¬ 
zione (al 6,93 %), di cui disponiamo, con¬ 
tiene effettivamente grammi 1,30 di tellurito. 

Allora, se vogliamo ridurla al 2 %, si ri¬ 
solve la proporzione: 


1,30X100 

2 : 100 :: 1,30 : x ; da cui : x =- - -■= 65 

e cioè: i 18,8 cmc. della soluzione al 6,93 % 
vanno portati a 65 e quindi dobbiamo ag¬ 
giungervi cmc. 46,2 (65 — 18,8 = 46,2) di ac¬ 
qua distillata sterilizzata; se invece si vuol 
ridurla all’l %, si risolve la proporzione: 


1,30X100 

1 : 100 : 1,30 : x ; da cui : x =---= 130 

e l’acqua da aggiungere è quindi cmc. 111,2 
(130— 18,8 = 11,2). 

Gli ottimi esiti culturali, dati dal S.U.T. 
preparato con soluzioni di tellurito così ti¬ 
tolate, comprovano che praticamente il me¬ 
todo seguito corrisponde bene. 

La soluzione di tellurito, ottenuta usando 
come solvente l'idrato di potassio, è fortemen¬ 
te alcalina. Ma poiché entra nel S.U.T. in 
proporzione molto limitata, quale appunto è 
quella di cmc. 1 o 2 (secondo che è al 2 % o 
airi %) su cmc. 100 o più di substrato, 1 al¬ 
ca 1 inità che vi apporta non è mai tanto ele¬ 
vata da disturbare lo sviluppo e quindi la ri¬ 
cerca e la dimostrazione del bacillo difterico: 
si può dunque usarla senz'altro come è. Per 
quanto cautamente, però, si operi nell’alle- 
stirla, un certo eccesso inutile di alcali vi 
si trova sempre, eccesso che, volendo, si può 
eliminare — prima, ben s’intende, di dosare 
il tellurito, per non alterarne la concentra- 



[Anno XXXIX, Num. 2] 


SEZIONE PRATICA 


59 


/ione una volta che si sia determinata — neu¬ 
tralizzandolo con soluzione acquosa di acido 
cloridrico al 10 %. Nel praticare questa ope¬ 
razione si abbia l’avvertenza di versare l’aci¬ 
do goccia a goccia, per poterne sospendere 
l’aggiunta al momento opportuno, quando 
cioè il precipitato, che immediatamente si 
forma in seno al liquido, cessa di ridiscio- 
gliervisi agitandolo; se ne riottiene poi facil¬ 
mente la soluzione, con qualche goccia di po¬ 
tassa. 

Nelle soluzioni di tellurito trattate con a- 
cido cloridrico l’alcalinità non rimane annul¬ 
lata, ma soltanto attenuala. 

Il potere antibatterico, di cui il tellurito 
potassico è dotato, assicura già di per sè la 
sterilità delle sue soluzioni al 2 %, od all’l %. 
Tuttavia queste si possono anche passare per 
10 minuti alla temperatura del vapore fluen¬ 
te, o del bagno-maria bollente, prima di chiu¬ 
dere alla fiamma le fiale od i tubi in cui, 
per comodità di conservazione, si saranno 
previamente distribuite. 

RIASSUNTO. 

Nella composizione del « Siero-Uovo-Tellu- 
rito », substrato proposto dall’A. per-la ricer¬ 
ca in genere del B. difterico, entra il tellurito 
potassico. Ma poiché questo si trasforma facil¬ 
mente in altri sali insolubili o poco solubili in 
acqua, e perciò non è sempre possibile allestir¬ 
vi direttamente soluzioni a determinato titolo, 
LA. suggerisce di disciorglierlo con soluzione 
acquosa di idrato potassico al 10 % e titola¬ 
re le soluzioni così ottenute, per ridurle alla 
concentrazione voluta (2 % o 1 %), mediante 
la conveniente aggiunta di acqua distillata. 


Nuova importante pubblicazione : 

A. ALESSANDRINI • E. PAMPANA - M. SABATUCCI 

dell'Ietituto di Igiene della R. Università di Roma 

GLI ESAMI DI LABORATORIO 

Tecnica e Diagnostica 

Prefazione del Prof. Sen. C. Sanarelli. 

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89 figure in nero ed a colori nel testo e tre tavole a 
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etali di spedizione. Per i nostri abbonati 6ole L. 4 5,60 
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Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
stale Succursale diciotto, ROMA. 


PROBLEMI D’ATTUALITÀ 

La fisiologia dell’atleta. 

Diamo un largo sunto della conferenza te¬ 
nuta dal prof. Tullio Gayda per l’inaugurazio¬ 
ne- dellamno accademico dell’Università di 
Pavia. 

L’oratore comincia col ricordare in quale 
conto fossero tenute la ginnastica e l’atleti¬ 
ca presso i greci e presso i romani, per de¬ 
cadere, poi durante un lunghissimo periodo, 
interrotto solo da qualche risveglio. 

In tempi più vicini a noi gli esercizi fisici 
ricevettero un nuovo e vigoroso impulso dai po¬ 
poli anglo-sassoni, impulso che s’irradiò poi 
in tutte le nazioni. In Italia fu Angelo Mosso, 
il primo, mentre tale insegnamento era del 
•tutto trascurato, che si fece propugnatore ar¬ 
dente della riforma dell’educazione fisica del¬ 
la gioventù, sotto il controllo della fisiolo¬ 
gia, intuendo quale vantaggio ne potesse deri¬ 
vare. 

Il Regime fascista poi, ridestando le virtù 
della mostra stirpe, ha posto in prima linea al¬ 
le sue grandi direttive l’educazione fisica del¬ 
la gioventù e l’ha concepita ed attuata non 
solo come palestra del corpo, ma anche come 
scuola del carattere e dello spirito. 

Di pari (passo con il risveglio degli esercizi 
ginnici e atletici, si sono andate sviluppando le 
indagini fisiologiche, dirette a studiare la 
complessità dei processi biologici, che stanno 
a base dell’attività sportiva, con intendimen¬ 
ti non solo teorici, ma anche pratici, con lo 
scopo di provvedere ad una vera e propria 
organizzazione scientifica dello sport. È sor¬ 
ta così la medicina sportiva, e si sono isti¬ 
tuiti corsi a cui collaborano medici e spor¬ 
tivi. In Italia la medicina sportiva è stata og¬ 
getto di particolari cure da parte del Gover¬ 
no Nazionale, come attestano l’istituzione del¬ 
l’insegnamento della fisiologia all’accademia 
fascista per l’educazione fisica a Roma, la 
fondazione di un gabinetto per lo studio me¬ 
dico-fisiologico degli atleti al Littoriale di 
Bologna e di un altro analogo a Torino e l’or¬ 
ganizzazione di altri corsi. 

Lo studio fisiologico deH’atleta è molto im¬ 
portante oltre che dal punto di vista dottri¬ 
nale, anche da quello pratico, perchè esso 
può servire a dentare le norme per una razio¬ 
nale selezione degli atleti. 

L’atletica non va confusa con l’educazione 
fisica, perchè, mentre questa si prefigge di 
far acquistare all’orgamismo l’armonia delle 
forme e delle funzioni quella è diretta piut¬ 
tosto a sviluppare al massimo grado una sola 
funzione od un gruppo ristretto di funzioni 
e costituisce sempre uno sforzo che varca i 
limiti della fatica. 







60 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


La fatica può venir considerata come una 
valvola di sicurezza, che impedisce all’orga- 
nismo di compiere un lavoro, superiore al¬ 
le sue forze. Le doti caratteristiche di un 
buon atleta stanno anzitutto nella capacità 
di eseguire un lavoro muscolare intenso e 
prolungato prima che insorga la fatica e la 
capacità di continuare a lavorare quando la 
fatica si è già stabilita. Quindi il problema 
centrale dello studio fisiologico dell’atleta è 
quello della fatica e dell’esaurimento. 

È già nozione antica che nel lavoro gravo¬ 
so e prolungato si formano nel muscolo so¬ 
stanze, che passando poi nel sangue determi¬ 
nano il senso di prostrazione e di stanchezza 
generale. Le ipiù recenti ricerche hanno dimo¬ 
strato che, durante La. contrazione, si forma¬ 
no nel muscolo, dal glicogeno contenutovi, 
dell’acido lattico, che passa poi nel sangue e 
si diffonde a tutto il corpo, determinando i 
fenomeni generali della fatica e l'affaticamen¬ 
to di tutti gli organi e sistemi. L’acido lat¬ 
tico è dunque il diretto responsabile della 
fatica ed è naturale che si formi in maggiore 
quantità negli esercizi atletici. 

I muscoli durante il riposo riacquistano la 
capacità lavorativa, perduta per effetto della 
fatica; ciò avviene per opera- dell’ossigeno as¬ 
sorbito dall’atmosfera, che determina la scom¬ 
parsa dell’acido lattico prodotto nel lavoro 
muscolare, ossidandone una parte in anidri¬ 
de carbonica e acqua e l’altra la trasforma 
nel glicogeno muscolare consumato. 

La quantità di ossigeno consumata dall’or¬ 
ganismo è un indice abbastanza fedele del¬ 
l’attività dei muscoli, -essendo proporzionale 
alla- quantità di acido lattico, che vi si forma. 
Quando l’uomo è in riposo, consuma meno 
ossigeno di quando compie una fatica mu¬ 
scolare; ma poiché l’uomo non può assorbire 
di più di una data quantità di ossigeno in un 
minuto, ne viene di conseguenza, che quan¬ 
do la fatica è molto gravosa e prolungata, fi¬ 
nita questa, l’organismo ha assorbito meno 
ossigeno di quello necessario a distruggere 
l’acido lattico; si stabilisce cioè un deficit di 
ossigeno, al quale si deve riparare dopo, con¬ 
tinuando ad assorbirne per un certo tempo 
una quantità maggiore di quella che è suffi¬ 
ciente durante il riposo. 

Hill, illustre fisiologo inglese ed anche cor¬ 
ridore, che ha studiato accuratamente tale fe¬ 
nomeno, dice -che in tali condizioni si stabili¬ 
sce un debito di ossigeno, che l'uomo paga 
dopo l'esecuzione del lavoro in un tempo più 
o meno lungo, sino a completo ristoro dei 
muscoli. 

Dopo lo stesso esercizio muscolare, il ri¬ 
storo si compie più rapidamente nei giovani 
che non negli individui maturi, negli alle¬ 
nati, che non nei principianti. La durata del 


periodo di ristoro può fornire perciò un, cri¬ 
terio per valutare la capacità atletica di un in¬ 
dividuo. 

Se l’esercizio atletico è molto prolungato e 
violento, si contrae un forte debito di ossige¬ 
no, che bisogna pagare però senza- una troppo 
lunga dilazione; altrimenti si va incontro al 
fallimento; questo avviene quando il deficit 
di ossigeno è tale da non consentire più la 
normale funzione del sistema centrale e so¬ 
prattutto del cervello. L’organismo ha però in 
sé tutta una serie di meccanismi, per mezzo 
dei quali può compensare, almeno in parte il 
forte debito contratto ed evitare il fallimento. 

Quando l’attività muscolare si intensifica, 
il respiro si fa più frequente e profondo, pro¬ 
ducendosi l'iperpnea, dovuta all’azione diret¬ 
ta o indiretta che l’acido lattico, formatosi 
nei muscoli e passato nel sangue esercita- sui 
centri respiratori. Conseguenza dell’iperpnea 
è l’aumento della ventilazione polmonare, che 
fornisce all’organismo maggior copia di os¬ 
sigeno, permettendogli di far fronte al debi¬ 
to contralto. 

Inoltre il sangue si arricchisce di corpusco¬ 
li rossi, si impoverisce di plasma e perciò 
aumenta la sua capacità di fissare ossigeno. 
Il numero dei corpuscoli del sangue si ac¬ 
cresce perchè essi vengono snidati e mobili¬ 
tati dai territori vasali, che in condizioni nor¬ 
mali non prendono parte attiva alla circola¬ 
zione; tra questi territori, il più importante 
è la milza; durante il lavoro muscolare la 
milza si contrae, spremendo dalla sua polpa 
il sangue contenutovi, che pàssa così in cir¬ 
colazione. Questa contrazione produce il co¬ 
sì detto u dolore di milza » che si avverte 
soprattutto nella corsa veloce. 

Allora interviene il cuore, modificando la 
sua funzione, in modo che una maggior quan¬ 
tità di sangue circoli nell'unità di tempo at¬ 
traverso -ai polmoni, per caricarsi di ossige¬ 
no e cederlo attraverso ai muscoli. 

Questo effetto viene ottenuto dal cuore e 
aumentando la sua gettata pulsatoria ed au¬ 
mentando anche la frequenza delle pulsazioni. 

Nei buoni atleti in condizioni di riposo la 
frequenza delle pulsazioni è molto bassa; es¬ 
sa viene aumentata durante gli esercizi mu¬ 
scolari, (tanto più quanto più è gravosa la fa¬ 
tica, ma molto meno che negli individui nor¬ 
mali. v 

Il tempo che il polso impiega a ritornare 
normale, l’aumento della frequenza del pol¬ 
so e del respiro, dopo l'esercizio muscolare, 
forniscono un criterio ottimo per stabilire 
l'efficienza fisica di un individuo, la sua atti¬ 
tudine atletica e la sua resistenza agli eser¬ 
cizi più gravosi. 

La coordinazione fra le funzioni degli ap- 



[Anno \\\I\, Num. 2] 


SEZIONE PRATICA 


61 


parati circolatorio e respiratorio durante l’at¬ 
tività muscolare, è effettuata interamente dal 
sistema nervoso centnale in modo da mettere 
a giusto profitto tutte le risorse dell’organi¬ 
smo, tanto è vero iche un individuo sotto l’ec¬ 
citazione di fatti emotivi violenti può essere 
capace di sforzi prima neppure sospettati. 
Poiché in tale caso per un esaltamento det¬ 
rattivi tà dei centri nervosi cardiaci, vasomo¬ 
tori e respiratori aumenta l’afflusso del san¬ 
gue ai muscoli, al cuore, al cervello e si ac¬ 
cresce l’efficienza degli apparati circolatorio 
e respiratorio. 

1 fenomeni di ristoro non ci sono ancora 
del tutto noti in tutte le particolarità, ma es¬ 
si sono degni di studio, per ben comprendere 
il complesso meccanismo dell’allenamento. 

L’allenamenito 'riguarda II 'attività specifica 
e l’attività sportiva generica. 

Questa si manifesta con un aumento pro¬ 
gressivo della quantità massima di lavoro mu¬ 
scolare eseguibile senza preoccuparsi di rag¬ 
giungere la perfezione di urna forma definiti¬ 
va ed ha per effetto di accrescere il volume 
delle masse muscolari, aumentarne la forza e 
velocità di contrazione, di elevare la resisten¬ 
za dei muscoli, dei tendini e delle ossia alle 
azioni meccaniche violente, di rendere più 
pronta la reazione dell’apparato circolatorio e 
respiratorio ai fenomeni della fatica. 

Per l’atleta ha una grandissima importanza 
l’attività specifica. In questo /allenamento si 
impara ad addestrare ed a coordinare i mo¬ 
vimenti utili necessari per compiere l’eserci¬ 
zio sopprimendo gradatamente quelli super¬ 
flui all’effetto che si vuole raggiungere. Con 
l’allenamento, con la ripetizione dell’eserci¬ 
zio s’impara a limitar la contrazione ai tali 
muscoli indispensabili, e a tifarli contrarre 
con la velocità o.ttima. Esso rende sempre 
più pervie le vie nervose, lungo le quali si 
propagano gli eccitamenti utili ed impervie le 
altre attraverso le quali si diffondono gli 
impulsi che determinano i movimenti super¬ 
flui. Poi con la ripetizione continuata del¬ 
l’esercizio, i movimenti si compiono con 
maggiore esattezza e facilità, richiedendo sem¬ 
pre minore attenzione, sino a diventare automa¬ 
tici ed incoscienti; la loro esecuzione esige 
quindi un dispendio molto minore di ener¬ 
gia nervosa. L’allenamento ha quindi l’effet¬ 
to di realizzare una notevole economia nel¬ 
l’energia (totale, che viene consumata per 
compiere il lavoro muscolare. Mentre nell’in¬ 
dividuo non allenato il rendimento meccani¬ 
co dei muscoli, considerati come motori, non 
supera il 20%, in quello allenato il rendi¬ 
mento può raggiungere anche il 30 %. 

La mancanza quindi di « stile » che caratte¬ 
rizza l’atleta non allenato non è solo difetto di 
estetica, ma causa di sperpero di energia nel¬ 
l’esecuzione dell’esercizio sportivo. 


L’allenamento e l’esercizio fisico recano 
vantaggio a tutte le funzioni dell’organismo, 
non solo a quella dei muscoli, ma anche alla 
circolazione, respirazione, ricambio, ed in ge¬ 
nerale a tutta la vita vegetativa. Ora questo 
benefico effetto della vita vegetativa si riper- 
cuorte naturalmente anche sulla vita psichica. 

Noi normalmente, pur non avendo una co¬ 
scienza chiara e distinta dello stato e della 
funzione dei nostri iorgani, avvertiamo un 
sentimento incessante del nostro corpo, sen¬ 
timento che costituisce la cenestesi. Nello sta¬ 
to di equilibrio, cioè di perfetta salute, que¬ 
sto sentimento è continuo, uniforme, e rima¬ 
ne alla soglia della coscienza senza diventare 
sensazione distinta; quando invece le funzio¬ 
ni degli organi subiscono un esaltamento o 
una depressione, vengono trasmessi al senso¬ 
rio eccitamenti, che sono percepiti dalla no¬ 
stra coscienza con un senso di benessere o di 
malessere, di vigore o di abbattimento. Or¬ 
bene, gli esercizi fisici, attivando energica¬ 
mente le funzioni degli organi suscitano que¬ 
sto senso di benessere, mantengono l’umore 
sereno; essi sono dunque in grado di modifi¬ 
care profondamente la personalità psichica. 

Ma gli esercizi fisici estendono la loro be¬ 
nefica influenza anche sui processi intellet¬ 
tuali. 

L’allenamento rende i movimenti più ra¬ 
pidi, meglio coordinati allo scopo; questo ef¬ 
fetto è doMito più che ad un perfezionamento 
degli organi esecutori periferici, cioè muscoli 
e nervi, allaffinarsi dei meccanismi nervosi 
centrali, alla rapidità, precisione e coordina¬ 
zione di funzioni psichiche. L’esecuzione di 
un movimento volontario, in risposta ad uno 
stimolo del mondo esterno, implica tutta una 
serie di processi psichici: anzitutto l’esatta 
percezione dello stimolo, poi la fedele rap¬ 
presentazione mentale del movimento in tutte 
le sue fasi ed infine l’impulso motore volon¬ 
tario, che traduce in atto questa rappresen¬ 
tazione, percorrendo i nervi di moto e sca¬ 
ricandosi sui muscoli. Gli esercizi fisici ren¬ 
dono più rapidi tutti questi processi psichici. 

Alcuni esercizi fisici poi più che altri ad 
es. l’alpinismo, la lotta, la scherma, richie¬ 
dono l’intervento attivo dei processi mentali 
più elevati. 

Dato quindi che i risultati ottenuti dalle 
indagini sperimentali fisiologiche e psicolo¬ 
giche hanno dimostrato che l’atletica e gli 
esercizi fisici richiedono l'intervento funzio¬ 
nale dei muscoli, deH’intero organismo ed 
involgono anche la partecipazione delle fun¬ 
zioni psichiche, facilmente si può compren¬ 
dere quale importanza assuma (l’educazione 
fisica, specialmente se impartita fin dalla pri¬ 
ma età, sulla formazione della gioventù e 
quale influenza sulla formazione del caratte- 













62 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXJX, Num. 2) 


re. Il carattere infatti mentre è legato alla 
costituzione individuale, e come tale, deter¬ 
minato da fattori ereditari, può essere gran¬ 
demente modificato e plasmato dall’ambien¬ 
te e dall’educazione. L’educazione fisica, ca¬ 
nalizzando ed indirizzando rettamente le ener¬ 
gie spesso impulsive e disordinate del giova¬ 
ne, può agire profondamente sul carattere 
esercitando la sua influenza su uno degli ele¬ 
menti fondamentali della formazione di que¬ 
sto, cioè sulla volontà. La volontà, resa più te¬ 
nace e più pronta dall’abitudine dello sforzo 
muscolare, può trasferirsi nel campo morale 
ed essere indirizzata più facilmente al rag¬ 
giungimento dei fini più elevati. 

Accrescendo la forza muscolare, gli eserci¬ 
zi fisici suscitano ed alimentano il coraggio, 
risvegliano il senso di fiducia in sè stessi, in¬ 
segnano ad essere pronti nella decisione ed a 
vincere il dubbio. Quegli esercizi fisici, che 
presentano qualche rischio, possono modifica¬ 
re l’emotività ammaestrando a resistere agli 
stimoli emotivi ed a limitarne la reazione. 
L’emulazione nelle gare sportive, oltre ad es¬ 
sere un incitamento ad aumentare la propria 
capacità fisica, favorisce anche la lealtà e la 
franchezza, ripercuotendosi nella vita psichi¬ 
ca, mentre la finzione e l’inganno sono le ar¬ 
mi dei vili. 

Alcuni esercizi poi, come l’alpinismo, le 
crociere soddisfano lo spirito di avventura, 
così sviluppato nei giovani, impedendo che 
esso sia rivolto ad azioni insensate. Infine gli 
esercizio collettivi sviluppano i sentimenti di 
solidarietà e di collaborazione, fondamento 
della vita sociale. 

Il prof. Gay da conclude dicendo che l’edu¬ 
cazione fisica, imponendo una disciplina del 
corpo, ne impone anche una dello spirito, 
migliorando ed indirizzando verso il bene tut¬ 
te quelle attività psichiche, che costituiscono 
gli elementi essenziali del carattere. Per que¬ 
ste ragioni l’educazione fisica non può essere 
concepita solo come un mezzo per rinvigo¬ 
rire il corpo, ma ha anche un alto contenuto 
morale. Essa ha quindi il dovere di assolvere 
per intero il suo compito, non limitandosi a 
sviluppare in modo esagerato le masse mu¬ 
scolari, ma per la maggioranza della gioven 
tù e soprattutto per quella studiosa, che più 
ne abbisogna, deve mirare a temprare, in¬ 
sieme con il corpo, anche lo spirito, ad ar¬ 
monizzare l’attività fisica con quella intellet¬ 
tuale, a preparare non solo gli uomini dell’a¬ 
zione, ma anche quelli del pensiero. E que¬ 
sto appunto sta traducendosi in splendida 
realtà, per il vigoroso impulso provvidamente 
impresso dal regime fascista. 

Prof. Paolo Introzzi 
Aiuto R. Clinica Medica. Pavia. 


SUNTI E RASSEGNE. 

CIRCOLAZIONE. 

Un’analisi di 500 casi di ipertensione ar¬ 
teriosa. 

(F. Nuzum e A. Elliot. Am. Journ. of Med. 

Science, maggio 1931). 

È lo studio analitico di 500 casi di iperten¬ 
sione arteriosa in pazienti di età superiore 
ai 45 anni ed aventi una pressione sistolica 
intorno ai 150 mui. Hg: di questi, settanta 
affetti- da nefrite cronica sono studiati sepa¬ 
ratamente. L’analisi è fatta in base a vari ele¬ 
menti causali o concomitanti ed i risultati 
sono paragonati con quelli di un gruppo di 
250 individui di età superiore ai 45 anni ma 
con una pressione sistolica di circa 120 mm. 

Hg. 

Così, riguardo alle infezioni acute, in¬ 
fluenza, morbillo, meningite, febbre reumati¬ 
ca si erano avute più frequentemente nel 
gruppo degli ipertesi che non nei controlli. 
La nefrite acuta e la scarlattina si era avuta 
più volte nel solo gruppo dei nefritici che in 
tutti gli altri 430 ipertesi e 250 controlli. La 
percentuale di sifilidi e di infezioni tifoidi 
era più bassa di quella normalmente ripor¬ 
tata. 

Un 'infezione focale, ricercata con i vari mez¬ 
zi di clinica e di laboratorio fu trovata nel 
63 % degli ipertesi, nel 62 % dei nefritici nel 
60 % dei controlli. L’infezione focale non 
ha quindi importanza nella determinazione 
dell’ipertensione. 

L'obesità si riscontrò in percentuale 'doppia 
negli ipertesi che nei controlli, ciò che con¬ 
ferma Eimportanza dell’obesità nella patoge¬ 
nesi dell’ipertensione. 

Una tendenza familiare per storia di malat¬ 
tie vascolari familiari diede risultati non con¬ 
clusivi in quanto che questa storia era po¬ 
sitiva nel 30 % degli ipertesi e nel 29 % dei 
controlli. 

L’arteriosclerosi diagnosticata palpatoriamen- 
te e all’oftalmoscopio fu trovata nel 17 % de¬ 
gli ipertesi, nel 24 % dei nefritici e nel 14 % 
dei controlli. La differenza non è così gran- 
fde come ci si aspetterebbe e dimostra che 
l’arteriosclerosi, specialmente dei grossi vasi 
non ha notevole relazione con l’ipertensione. 

In 142 pazienti del gruppo degli ipertesi, 
trattati semplicemente con riposo, esercizio gra¬ 
duato e dieta alcalina, si 'fecero esami succes¬ 
sivi della tensione arteriosa peri osservarne 
le eventuali modificazioni. Il ricovero in ospe¬ 
dale ebbe in media la durata di 13 giorni. 
Di questi 142 pazienti, in 95 (5290) si ebbe 
una rapida caduta della pressione sistolica di 
circa 21 mm. Hg, in 12 non si ebbe alcu¬ 
na modificazione, in 32 si ebbe una caduta 



[Anno XXXIX, Num. 2] 


SEZIONE PRATICA 


63 


del*la pressione sistolica ed un innalzamento 
della diastolica, fatto che suggerisce una cer¬ 
ta prudenza nell istituire le misure terapeu¬ 
tiche. G. La Cava. 

Influenza del sistema nervoso vegetativo 
sulla pressione sanguigna e patogenesi 
della ipertonia. 

(E. Leschke. El Hospital Argentino, giu¬ 
gno 1931). 

L’A. dopo aver rapidamente ricordate le i- 
potesi principali che si son fatte circa la pa¬ 
togenesi dell’ipertensione arteriosa essenziale 
è tratto a dedurre, dalle osservazioni fisiolo¬ 
giche e cliniche di questo ultimo decennio, 
che la sclerosi delle arterie è una conseguenza 
e non una causa della ipertensione e che l’ori¬ 
gine dell’ipertensione essenziale deve ricer¬ 
carsi in un fattore costituzionale. Fattore co¬ 
stituzionale che è riposto in un livello fisio¬ 
logico patologicamente elevato e che si rico¬ 
nosce dal fatto che l’ipertonia è un’affezione 
marcatamente familiare. Ci sono famiglie i 
cui membri sono tutti ipertesi e nei quali l’i¬ 
pertensione, se sistematicamente ricercata, può. 
esser messa in evidenza in una età molto gio¬ 
vanile. L’aumento della pressione sanguigna 
può esistere per decenni senza dar luogo a 
nessun disturbo. 

L’A. non attribuisce importanza patogene- 
tica alle infezioni, alla sifilide e ai disturbi 
tirotossici. 

Hanno, in cambio, notevole importanza i 
disturbi genitali della donna e il climaterio, 
come lasciano vedere le ipertonie in pazienti 
affette da mioma o che hanno subito opera¬ 
zioni sugli organi sessuali o che sono in cli¬ 
materio prematuro o anche normale. Più che 
di influenze endocrine dirette, si tratta in que¬ 
sti casi di azioni riflesse nervose sopra i centri 
della regolazione, a somiglianza di quanto 
succede dopo la legatura degli ureteri. 

Un fenomeno frequente negli ipertesi è la 
comparsa della cosidetta « porpora annulare 
telengiactoide » descritta da Majocchi. Que¬ 
sta porpora non è una semplice affezione or¬ 
ganica della pelle ma sta in isquisita rela¬ 
zione con le oscillazioni della pressione san¬ 
guigna e il numero degli eritrociti. 

La comparsa della porpora Majocchi ha 
soprattutto importante valore diagnostico in 
quei casi di pressione arteriosa labile, in cui 
la pressione, a un solo esame, può apparire 
normale. Essa sta, per lo più, a indicare re¬ 
sistenza di crisi vascolari. 

La terapia, una volta stabilita la diagnosi, 
consisterà innanzitutto nel riposo fisico e psi- 
co. La alimentazione sarà prevalentemente ve¬ 
getariana, con esclusione del caffè e del té 
forte. 


La dieta di Gerson esercita un’influenza ec¬ 
cellente, specie se al sale comune si sostitui¬ 
sce il Bromosal, che è nello stesso tempo un 
sedativo. < 

Per.ciò che riguarda il trattamento medi¬ 
camentoso è conveniente somministrare me¬ 
dicamenti sedativi del diencefalo e della cor¬ 
teccia cerebrale in combinazione con vasodi¬ 
latatori come, per esempio, il bromuro di po¬ 
tassio con adalina, il piramidone, la papa¬ 
verina, la diuretina, la nodopurina, oppure 
per un tempo maggiore, il luminal (0,10 
gr. ogni volta). 

È di speciale importanza prescrivere gli 
ipnotici durante la prima settimana di sog¬ 
giorno in montagna. 

Tri genere deve evitarsi di inviare ad altezze 
maggiori di 800 m. pazienti con pressione 
sanguigna di più di 200. 

Gli infermi che hanno pressioni moderate 
sono invece favorevolmente influenzati dal 
soggiorno in montagna. Dei farmaci ad a- 
zione vegetativa è da raccomandarsi la colina. 

Un’azione rapida, ma transitoria, può tro¬ 
varsi nell’istamina, somministrata per inie¬ 
zioni di 1/2-1 mgr. 

Un’azione invece più continuativa l’hanno 
gli estratti epatici disinsulinizzati. I quali 
non hanno in genere azione sulle forti iper¬ 
tonie, specialmente dovute alla nefrosclerosi. 

Nell’angina di petto in seguito a tratta¬ 
mento con estratti disinsulinizzati, i dolori 
spariscono in circa il 60 % dei casi. 

Gli esiti più felici si osservano però nelle 
gangrene angioneurotiche e tromboarteritiche. 
Nei casi lievi di malattia di Raynaud e di 
Buerger, di claudicazione intermittente e di 
altre affezioni vascolari simili, la circolazione 
ritorna alla norma. Anche nei casi gravi, in 
cui bisognerebbe procedere ad una operazio¬ 
ne di amputazione, dall’uso degli estratti de- 
sinsulinizzati si possono ricavare dei risultati 
sorprendenti. M. Tripodi. 

L’insulto cerebrale e l’angiospasmo negli 
ipertonici. 

(J. Pal. Wiener Klinische Wochenschrift, 

16 ottobre 1931). 

Il maggior numero di insulti cerebrali si 
verifica negli ipertonici, il che prova che in 
questi soggetti esistono condizioni speciali le 
quali favoriscono il determinarsi di tali in¬ 
sulti. 

Non è verosimile che la patogenesi degli in¬ 
sulti stessi sia univoca sopratutto perchè le 
origini dell’ipertonia non sono uniformi, ma 
la maggioranza degli osservatori tende ad at¬ 
tribuirle a crisi di spasmo vasale. 

Fin dal 1903 l’A. dimostrò che le amaurosi 
transitorie in varie malattie (colica saturni- 






















64 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


na, uremia acuta, eclampsia) hanno la mede¬ 
sima origine: uno spasmo vasale della gran¬ 
de circolazione che si diffonde alle arterie ce¬ 
rebrali del lobo occipitale. 

Che la causa di questa specie di accidenti è 
dovuta solo ad un angiospasmo è provato an¬ 
che dal miglioramento ottenuto mediante le 
inalazioni di nitrito damile. Le manifestazio¬ 
ni di questi angiospasmi non durano oltre 
i sei giorni e scompaiono senza lasciare trac- 
eie a meno che lo spasmo non persista il 
che è molto raro. 

In tali casi all’autopsia si riscontra un 
rammollimento bianco. 

È ovvio che quando lo spasmo è unilate¬ 
rale invece dell’amaurosi si ha l’emianopsia. 

L’angiospasmo può dare fenomeni di di¬ 
fetto a carico di altre parti del cervello: emi¬ 
plegia, sordità, afasia, nonché eclampsia. 

Le crisi spastiche compaiono durante i sol- 
levamenti acuti della pressione e scompaiono 
con l’abbassamento della pressione o con la 
dilatazione delle arterie cerebrali, ottenute ad 
es. con i nitriti. 

Esse costituiscono il tipo comune d’insulto 
cerebrale, che si ha nell’ipertonia tossogena 
in seguito ad una speciale eccitabilità e ten¬ 
denza agli spasmi dei vasi. 

Fenomeni cerebrali di specie analogia ed 
in ispecie gli accessi eclamptici ed anche l’e¬ 
miplegia possono sopravvenire nell’ipertonia 
tossogena in seguito alla produzione di un 
edema cerebrale alla cui produzione forse 
concorre una spasmo venoso. 

È notevole il fatto che nell'ipertonia tosso¬ 
gena raramente si verificano piccoli focolai 
di rammollimento ed insulti emorragici, co¬ 
me risulta dagli studii di Herxlieimer e Schulz. 
Ciò si spiega verisimilmente perchè trattasi di 
ipertonia delle vene. In effetti l’ipertonia tos¬ 
sogena riguarda tutto il sistema cardiovasco¬ 
lare. 

L’ipertonia primaria invece è un’affezione 
tutt'affatto particolare che colpisce solo le 
arterie fino alla estremità venosa dei capil¬ 
lari. Nei casi puri tutto l’albero venoso com¬ 
prese le più piccole diramazioni è normale 
e conserva un contegno affatto passivo. 

Questa ipertonia può sussistere anche sen¬ 
za che coesista ipertensione. 

Anche nel campo dell’insulto cerebrale è 
inammissibile scambiare l’ipertonia con l’i¬ 
pertensione. Anzi se in quella condizione si 
riscontra una pressione molto alta si può con¬ 
cludere che non si tratta di ipertonia. 

L’insulto si determina indipendentemente 
dall’aumento della pressione vasale, e questa, 
quando si verifica, è l’effetto non la causa 
dell’accidente. 

D’altra parte una pressione normale ed an¬ 
che bassa non esclude l’ipertonia. 

E indipendentemente dall’ipertensione pos¬ 
sono coesistere ipertonia arteriosa, ipertrofia 


eccentrica del ventricolo sinistro e rene scle¬ 
rotico. 

Nell’ipertonia primaria si verificano senza 
dubbio insulti cerebrali riferibili ad angio¬ 
spasmo, perchè taluni di essi scompaiono 
senza lasciare traccie. 

Un’accurata palpazione delle arterie ai due 
lati fa rilevare l’esistenza di un insulto orga¬ 
nico. Poiché questo nella gran maggioranza 
dei casi si verifica nel campo arterioso caroti- 
deo-striato si riesce con la palpazione ad ap¬ 
prezzare ai due una differenza del tono ar¬ 
terioso (non della pressione), la quale può du¬ 
rare anche parecchio tempo dopo il prodursi 
dell’accidente. 

Questo reperto offre la possibilità di segui¬ 
re clinicamente il decorso di piccoli insulti 
e costituisce la documentazione del progres¬ 
so dei grandi insulti (focolai di rammolli¬ 
mento ed emorragici). 

I piccoli insulti isolati di solito non sono in 
rapporto a focolai emorragici ma a rammol¬ 
limenti che danno luogo a piccole forma¬ 
zioni cistiche, il cui colorito indica che in esse 
si è verificato successivamente per diape- 
desi uno stravaso sanguigno. 

Queste cisti sono spesso molto numerose e 
sono localizzate nel territorio vasale del cer¬ 
vello, nel quale sogliono verificarsi le emor¬ 
ragie. 

Possono trovarsi da uno solo ed in tutti e 
due i lati ed anche prossimi a grandi focolai. 
Il loro aspetto può essere uniforme o disu¬ 
guale, a seconda che si sono verificati con¬ 
temporaneamente o in epoche diverse. 

La loro molteplicità indica che esse sono 
prodotte da un unico momento causale, che 
prima si riteneva consistente in un aumento 
della pressione vasale. 

Certo anche negli insulti da ipertonia pri¬ 
mitiva si ha un salto della pressione vasale, 
ma esso è un effetto dell'accidente nel senso 
che nei vasi venosi si produce un ingorgo. 

II grado dell’aumento della pressione che 
provoca la crisi non è particolarmente alto. 

La localizzazione del focolaio dipende dal¬ 
l’eccitazione dei vasomotori che provoca l’au¬ 
mento di pressione. 

Piccole emorragie possono confluire e for¬ 
mare un grosso focolaio. 

Dal decorso clinico si rileva che i piccoli 
focolai sono i precursori dei grandi. I ramr 
mollimenti sono più frequenti delle emorra¬ 
gie e non di rado le gravi apoplessie sono pre¬ 
cedute da piccoli insulti. 

Nell’ipertonia i vasi cerebrali sono intatti. 

Quando questi sono sclerosati il decorso 
suole essere diverso. 

Per quel che riguarda le emorragie è in di¬ 
scussione la quistione se lo stravaso avviene 
dalle estremità venose dapprima come diape- 
desi e poi in grande anche dalle arterie, o pri¬ 
mitivamente dalle arterie già necrosate. 




IAnno XXXIX, Num. 2] 


SEZIONE PRATICA 


65 


Più verisimile sembra la ipotesi che l’emor¬ 
ragia avvenga dalle arterie secondariamente 
alterate. 

Westphal- ammette che lo spasmo delle arte¬ 
rie cerebrali costituisce il momento occasio¬ 
nale dell’insulto. 

Per il rainlmoPimento è da prendere in 
considerazione in prima linea l’occlusione va- 
sale conseguente allo spasmo, la quale può es¬ 
sere provocata o dalla costrizione del lume 
vasale o dalle successive trombosi. 

In ogni caso lo spasmo vasale è di specie 
diversa di quella dell’ipertonia tossogena. In 
questa sono prese dallo spasmo estese ramifi¬ 
cazioni delle arterie particolarmente eccita¬ 
bili, ma non sclerosate. Mentre nell’ipertonia 
primaria lo spasmo si ha solo in ramificazioni 
limitate di arterie organicamente alterate. 

Gli stimoli agiscono direttamente sulla pa¬ 
rete vasale. Talvolta si tratta di minutissime 
embolie o di alterazioni dell’intima che pro¬ 
vocano la trombosi. 

Riassumendo gl’insulti degli ipertonici in 
rapporto alla loro forma, origine, e meccani¬ 
smo di produzione si possono così raggrup¬ 
pare : 

.4) Ipertonia con arterie organicamente non 
alterate : 

a) ipertonia primaria : punto di partenza 
la circolazione arteriosa. Reperto; picco¬ 
li focolai di rammollimento con o senza 
pigmentazione; piccole emorragie per diape- 
desi eventualmente confluenti; lesione secon¬ 
daria delle pareti arteriose e quindi grandi 
focolai di rammollimento o emorragici; 

b ) ipertonia tossogena (tossi-infezioni, 
gravidanza, saturnismo); angiospasmi cere¬ 
brali diffusi ed associati a crisi pressorie va- 
sali con fenomenologia transitoria o raramen¬ 
te persistente con formazione di rammolli¬ 
menti bianchi, o associati ad adema cerebrale 
o anche ad insulti analoghi a quelli dell’i- 
pertonia primaria. 

B) Ipertonia con arterie organicamente alte¬ 
rate (ialinizzazione, sclerosi); formazione di 
trombi a seguito di spasmii vasali circoscritti 
(eventualmente sulla base di un embolo) con 
conseguente rammollimento. Dr. 

L’esame oftalmologico nell’ipertensione ar¬ 
teriosa. 

(.1. Rollet e Paufique. Paris medicai , 5 sett. 

1931). 

Gli AA. distinguono tre ordini di fatti nel¬ 
l’evoluzione clinica dei disturbi oculari che- 
si osservano negli ipertesi e cioè; 

1) / piccoli accidenti oculari. — Si osser¬ 
vano spesso negli individui della classe agia¬ 
ta che si recano dall’oculista, mentre si ve¬ 
dono più raramente nella clientela ospedalie¬ 
ra. Si tratta di mosche volanti, di punti neri 
o luminosi, di annebbiamenti, di eclissi visi¬ 


ve, di dolori retrooculari, di astenopia nei la¬ 
vori fatti guardando da vicino. Si trova un 
oamipo visivo un po’ intaccato, ed una papil¬ 
la un po’ pallida, con vene mollo visibili. 
Maggiori elementi diagnostici, si hanno dalla 
misura della tensione delle arterie retiniche. 

2) Lesioni del fondo oculare. — Oltre a 
quelle classiche (le emorragie del fondo ocu¬ 
lare e la retinite detta albuminurica) vi sono 
altri fatti importanti, quali l’essudato piasma¬ 
tico in corrispondenza della retina e le lesio¬ 
ni di capillarite (lesioni vascolari finissime in 
qualunque punto del fondo) che si osservano 
bene specialmente dopo la dilatazione pupil¬ 
lare. Esse costituiscono un segnale d’allarme 
che fa temere degli accidenti più gravi, sia 
locali che generali. 

Le eclissi visive, dovute a spasmi che sono 
frequenti nei brightici (criestesia, sensazione 
di dito morto, ecc.) possono pure essere pro¬ 
dromi di accidenti gravi; ma gli spasmi gra¬ 
vi dell’arteria centrale della retina sono rari. 
Relativamente più frequenti sono le trombosi 
localizzate ad una branca della vena centrale 
della retina, le quali, all’esame oftalmoscopi¬ 
co, sono spesso ritenute come emorragie reti¬ 
niche o retinite albuminurica unilaterale. 

Un altro errore consiste nel'ritenere che la 
retinite sia sempre espressione di azotemia; 
spesso, invece, si osserva che vi è retinite in 
individui senza ritenzione uremica, mentre in 
altri con alte percentuali di urea sanguigna, 
non si ha retinite. Ad ogni modo, questa com¬ 
porla sempre una prognosi grave indicando 
un pericolo sia esso cerebrale o renale. 

3) Il glaucoma. — Rientra esso pure nel¬ 

le lesioni vascolari ammettendosi attualmente 
che si tratti di una sindrome morbosa deri¬ 
vante da un disturbo della permeabilità dei 
capillari, specialmente del sistema corio-cilia- 
re. Recentemente, si è dimostrato che il glau¬ 
coma deve entrare nel quadro generale del¬ 
l’ipertensione arteriosa: si spiega così la pos¬ 
sibilità di lesioni vascolari retiniche nel corso 
del glaucoma o la comparsa di questo nel cor¬ 
so di emorragie retiniche, trattandosi di loca¬ 
lizzazioni oculari differenti di un processo va¬ 
scolare molto generale ed indubbiamente 
identico. fil. 

L’estratto pancreatico desinsulinizzato nel- 
l’ipertensione arteriosa. 

(E. Via. Cuore e circolazione , agosto 1931). 

L’A. riferisce sull’azione ipotensiva dell’e¬ 
stratto pancreatico desinsulinizzato, sulla na¬ 
tura della sostanza ipotensiva e sul suo mec¬ 
canismo di azione. 

Egli ha applicato il rimedio in diversi tipi 
di ipertensione: 1) della menopausa; 2) dei 
diabetici, obesi, pletorici, gottosi; 3) di indi¬ 
vidui con lesioni vasali arteriosclerotiche o 
luetiche senza affezioni renali; 4) di quelli ar- 
te ri ose le rotici con affezioni renali. 






« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


66 


I risultati migliori si sono avuti nei due 
primi gruppi. Anche nell’arteriosclerosi, in 
complesso, l’effetto è buono, sia per il pronto 
e notevole abbassamento della pressione, sia 
per il miglioramento dei disturbi subbiettivi; 
un solo caso ha resistito alla terapia. 

Gli insuccessi più frequenti si sono invece 
avuti nell’arteriosclerosi complicata con affe¬ 
zioni croniche del rene. 

II rimedio, oltre che efficace, si è dimostra¬ 

to assolutamente innocuo. Il meccanismo di 
azione sembra piuttosto complesso, avendo 
l’estratto pancreatico la capacità di neutraliz¬ 
zare l’effetto ipotensore delFadrenialina, di 
provocare una vasodilatazione, di eccitare il 
tono del vago, di deprimere quello del simpa¬ 
tico e di agire sul trofismo dei vasi e dei tes¬ 
suti. /«■ 

OSSA E ARTICOLAZIONI. 

Principi direttivi nella cura delle frattu¬ 
re non consolidate. 

(F. Albee. Surg. Gyn. ObsL, voi. 51, n. 3, 
pag. 289-320, 1930). 

I principi direttivi della cura della pseudo- 
artrosi devono derivare dalla osservazione del¬ 
le cause che hanno determinato l’arresto e la 
alterazione del processo normale di consolida¬ 
zione. Secondo l’Albee le cause più importanti 
sono rappresentate da disturbi nel processo di 
neoformazione vascolare e da alterazioni nel 
depositarsi del calcio nel tessuto osteoide. 

A questo proposito ricorda le esperienze di 
Robinson volte a dimostrare l’esistenza di un 
enzima, la fosfatasi, che regola il depositar¬ 
si del calcio. 

Le cause più comuni di pseudartrosi sono 
rappresentate da queste condizioni : 1) il tes¬ 
suto di granulazione dei due monconi non può 
venire a contatto per interposizione di tessuti, 
per spostamento dei monconi, per distanza 
eccessiva delle superfici di frattura; 2) il tes¬ 
suto di granulazione evolve rapidamente ver¬ 
so la cicatrizzazione che strozza e chiude i 
vasi neoformati; 3) il tessuto di granulazione 
è arrestato nella sua evoluzione da manovre 
o da difettosa immobilizzazione; 4) rapporto 
sanguigno è insufficiente perchè 1 arteria nu¬ 
tritizia è lacerata e i tessuti parostali ische- 
mizzati dalla contrazione; 5) infezioni; 6) plac¬ 
che e materiali estranei che devitalizzano i 
monconi e favoriscono l’infezione. Talvolta si 
osserva un riassorbimento precoce del callo 
spontaneo o provocato da manovre o da pre¬ 
coce attività funzionale. 

Delle misure curative non operatorie è da 
prendersi in considerazione il miglioramen¬ 
to delle condizioni generali specie con abbon¬ 
danti somministrazioni di alimenti. 

Importanza quasi assoluta ha la cura ope¬ 
ratoria. Occorre esporre ampiamente il foco¬ 


laio di frattura, asportare accuratamente il 
tessuto cicatriziale in modo da rivitalizzare i 
frammenti e praticare un innesto osseo. Se vi 
è stata infezione non si opererà prima di 4 
mesi dalla chiusura completa della ferita. 

L’innesto osseo va preferito a qualunque al¬ 
tro materiale di osteosintesi. 

L’innesto viene prelevato dallo stesso ma¬ 
lato e possibilmente dalla stessa regione in 
cui si pratica l’intervento. La stecca ossea vie¬ 
ne prelevata a tutto spessore in modo da com¬ 
prendere tutti gli strati, dalla corticale al- 
l’endostio. 

La apposizione dell’innesto deve essere fat¬ 
ta in modo che gli strati dell’ospite e dell’in¬ 
nesto si corrispondano esattamente. Se ciò non 
è possibile si cercherà di metterlo a contatto 
con la parte più vascolarizzata, cioè con il mi¬ 
dollo. 

Poiché l’elemento più importante nel proces¬ 
so di consolidazione è rappresentato dai vasi 
occorre osservare a che non vengano interrot¬ 
ti inutilmente p. es. con incisioni troppo estese, 
con manovre inopportune e brutali, ecc. Per¬ 
chè l’innesto attecchisca bene è necessario an¬ 
che che esso venga a contatto con il tessuto 
dell’ospite e che sia mantenuto immobile nella 
posizione datagli. Perciò si opererà il malato 
nello stesso tavolo su cui si deve fare l’appa¬ 
recchio gessato e si immobilizzerà l’arto nel 
modo migliore perchè sia evitato qualunque 
spostamento sia precoce che tardivo. 

È da sconsigliarsi l’infibulazione perchè in¬ 
terrompe il circolo vascolare del midollo, lo 
stesso è da dirsi dell’uso di trapianti osteo- 
periostei sec. Ollier in quanto il periosteo prov¬ 
vede solo a una parte della circolazione del¬ 
l’osso e in casi di fratture antiche subisce una 
trasformazione cicatriziale che lo rende ische- 
mico. Gli altri metodi di incastro a scalino, di 
osteosintesi con placche, con fili metallici, 
con avorio, ecc. sono da rigettarsi perchè col¬ 
pevoli di recidive con alte percentuali. 

Per quanto riguarda la tecnica del preleva¬ 
mento del trapianto l’A. ricorda come la dop¬ 
pia sega a motore da lui costruita sia un appa¬ 
recchio perfetto purché ben maneggiato. 

La stecca viene prelevata con la doppia se¬ 
ga dalla tibia e viene incastrata esattamente in 
una doccia scavata a tutto spessore sui due 
monconi di frattura. Se l’osso fratturato è di 
notevole spessore si potrà prendere il trapian¬ 
to da un moncone dell’osso stesso incastran¬ 
dolo per metà in una doccia colpita nel se¬ 
condo moncone e per metà mantenendolo nel¬ 
la sede di prelevamento. 

Per le ossa sottili usa un trapianto a forma 
di triangolo con apice molto ottuso che viene 
incastrato in una fessura a tutto spessore pra¬ 
ticata nei due monconi. Qualunque sia il ti¬ 
po di trapianto usa fissarlo con tendine di can¬ 
guro all’ospite in modo da mantenerlo fisso in 
posto. 



[Anno XXXIX, Num. 2J 


SEZIONE PRATICA 


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Ultimata 1 operazione applica un apparec¬ 
chio gessato che mantiene fino a che l’esame 
radiografico non dimostri l’inizio della conso¬ 
lidazione, allora passa a mobilizzazione pro¬ 
gressiva ma sempre tardiva. 

Ha operato con questo metodo 754 casi di 
pseudartrosi; in 317 casi era stata già prati¬ 
cata un’operazione per pseudartrosi senza ef¬ 
fetto. 

Ha ottenuto la guarigione in 671 casi (89 %), 
risultati cattivi in 83 casi (11 %). 

P. Valdoni. 

Per la conoscenza delle alterazioni verte¬ 
brali nelle carcinosi. 

(A. Scholtz. Mitt. a. d. Grenz. d. Med. u. Ch., 

voi. 42, fase. 2°, 1930). 

Dallo studio radiologico di 17 casi di carci¬ 
nosi vertebrale, l’A. tra le seguenti conclu¬ 
sioni. 

Non sempre rimangono indenni nella carci¬ 
nosi i corpi intervertebrali come vogliono al¬ 
cuni e quindi questo non può essere un segno 
di differenziazione da processi simili. 

Colpisce la sproporzione tra lesioni verte¬ 
brali e risultato negativo delle ricerche fisiche 
(sensibilità alla pressione e percussione locale). 

La carcinosi vertebrale conduce di rado (3 
casi su 17) alla formazione di gibbo che era 
dovuto non a spostamento delle apofisi spino¬ 
se, ma alla massa tumorale stessa. 

La compressione delle vertebre nella carci¬ 
nosi avviene sempre simmetricamente; inoltre 
la distruzione della vertebra si arresta in ge¬ 
nere alla corticale superiore e inferiore che 
sono rispettate. Questi due fatti spiegano come 
è possibile una larga distruzione dei corpi ver¬ 
tebrali senza che avvengano deviazioni assiali 
della colonna; in quanto le due corticali supe¬ 
riore e inferiore conservate, sono avvicinate pa- 
raHeilamente «fella compressione simmetrica 
sulle due metà della vertebra, e con le loro 
connessioni ai dischi intervertebrali e per mez¬ 
zo di questi ai legamenti, si oppongano alle 
deviazioni. Nella conservazione dell’asse può 
avere importanza anche la stessa formazione 
dura neoplastica. p. Stefanini. 

Le fratture del naso. 

(E. Watson - Williams. British Med. Journ., 

31 ott. 1931). 

I n naso rotto è abbastanza comune in tem¬ 
pi sportivi come quelli che stiamo attraversan¬ 
do, ma è pur sempre notato da tutti, eccet¬ 
tuata forse la vittima, più con disgusto che 
con simpatia. È logico che chiunque si trovi 
in possesso di un naso rotto cerchi in ogni 
maniera di farlo riparare: e ciò non è diffi¬ 
cile se la cura è intrapresa in tempo, prima 
che si sia stabilito un callo in corrispondenza 
della frattura ossea. Importante però è che la 
cura sia intelligente, cioè guidata da una esat¬ 


ta conoscenza della lesione, aiutandosi con 
ogni mezzo (radiografia, stereogrammi, ecc.). 
La cura deve essere intrapresa appena termi¬ 
nati i fenomeni locali (ferite, tumefazione del 
naso, eoe.) dovuti al trauma. In generale il naso 
è spostato verso un lato: se si cerca di ripor¬ 
tarlo sulla linea mediana si vede che il risul¬ 
tato pecca di simmetria. E ciò si spiega con 
la conoscenza di come avviene lo spostamento 
delle ossa in queste fratture del naso: infatti 
ambedue le ossa nasali sono rotte e spostate 
verso un lato: inoltre sul punto in cui esse si 
connettono sulla linea mediana la frattura ha 
fatto sì che le due ossa venissero ad embri¬ 
carsi l una sull’altra come i due parietali del 
feto l’uno sull’altro. È logico che spingendo 
senza cognizione di causa le due ossa verso 
un solo lato, la sovrapposizione delle due ossa 
divenga ancona maggiore. 

L’A. propone invece il seguente metodo ope¬ 
ratorio, applicato con efficacia in 6 casi. Mes¬ 
so il paziente in narcosi con due pinze da os¬ 
sa tipo Jansen si allontanano Luna dall’altra 
le due ossa nasali in modo da annullare la 
sovrapposizione : indi si fanno avvicinare sim¬ 
metricamente i due margini i quali si salde¬ 
ranno l’uno con l’altro senza più sovrapporsi. 
Non sono necessari apparecchi di contenzione. 

Se il naso è stato schiacciato, un apparec¬ 
chio di contenzione è necessario per ristabili¬ 
re il profilo: in alcuni casi può essere neces¬ 
saria la resezione del setto. G. La Cava. 

La rigidità dolorosa della spalla. 

.(E. Seifert. Ueber die schmerzhajte Schul - 

terversteifung - Periarthritis humeroscapula- 

ris, Kabitzsch ed., Leipzig). 

L’A. rileva che una gran parte delle modifi¬ 
cazioni infiammatorie della regione della spal¬ 
la non risiede nell’iarticolazione scapolo-ome¬ 
rale, ma è extraarticolare. 

Per ben comprendere tali modificazioni, è 
necessario farsi un’idea esatta del meccanismo 
dei movimenti della spalla. Ad ognuno di 
questi movimenti, prendono parte anche due 
pseudoarticolazioni od articolazioni muscola¬ 
ri di cui una interviene nei movimenti fra la 
parete toracica e la scapola (muscolo sotto¬ 
scapolare) e l’altra si estende tra la superficie 
esterna dell’articolazione scapolo-omerale e la 
superficie del deltoide ed, in parte, del gran 
pettorale. In queste due articolazioni musco¬ 
lari risiede principalmente la malattia della 
rigidità dolorosa della spalla, intesa in senso 
stretto; sono anche da prendersi in conside¬ 
razione l’artrite dell’articolazione acromio-cla- 
vicolare e la borsite sottodeltoidea. 

Le cause sono molteplici. Spesso si tratta 
di un semplice colpo di rimbalzo che sul mo¬ 
mento non produce una notevole incapacità 
lavorativa. In altri casi, si tratta di un movi¬ 
mento rapido, non abituale, maldestro, talo¬ 
ra esagerato, che viene accompagnato da un 



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« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


dolore di strappamento. E si ha realmente u- 
na lacerazione, sia nella capsula articolare o, 
più probabilmente, in un appendice muscola¬ 
re (tendine del muscolo sopraspinoso o del 
sottoscapolare). In altri casi, basta il mante¬ 
nere a lungo la posizione dell’articolazione in 
adduzione per portare in breve tempo alla ri¬ 
gidità della spalla (speciale predisposizione). 
Finalmente, tale affezione può anche avere 
origine reumatica. 

Nella diagnosi, si deve anzitutto differen¬ 
ziare questa affezione dalla vera artrite sca¬ 
polo-omerale. In quest'ultima, si osserva che 
fin dal principio della malattia tutti i movi¬ 
menti della spalla sono dolorosi e limitati in 
ciò che non si ha nella periartrite. Nei casi piu 
avanzati, si deve ricorrere, oltre che all’anam¬ 
nesi, all’esame radiologico. Fra 1 movimenti, 
il più colpito è quello dell abduzione, mentre 
quello che permane più a lungo è il solleva¬ 
mento in avanti. La diagnosi differenziale e 
facilitata dall’iniezione locale di novocaina 
che, nella periartrite, dà un’anestesia che du¬ 
ra parecchie ore. 

Nel trattamento, si deve distinguere fra ca¬ 
si recenti e cronici. Nei primi il deltoide va 
rilasciato, per mezzo di una stecca che tenga 
l’omero in abduzione ad angolo retto. Si la¬ 
scia la stecca per 8-10 giorni, dopo di che, 
si incominciano dei lievi movimenti, pure cu¬ 
rando di mantenere l'abduzione. Il riposo de¬ 
ve durare almeno 3 settimane. 

Nei casi cronici di periartrite, si deve an¬ 
zitutto tener presente la tensione dura del mu¬ 
scolo, per cui si devono rilasciare le aderenze 
mediante forti movimenti da imprimersi sot¬ 
to narcosi generale o sotto anestesia del ples¬ 
so. Il braccio va quindi mobilizzato fortemen¬ 
te, specie nel senso dell'abduzione, dopo di 
che si fa il trattamento come nei casi acuti. 

Per la profilassi, si eviteranno sopratutto i 
colpi di rimbalzo alla spalla, specialmente per 
le persone anziane e si curerà che il lavoro 
pesante del braccio non duri troppo a lungo 
e sia seguito da un periodo di riposo in abdu¬ 
zione. fil¬ 

li trattamento delle cisti dette “ sinoviali 

(Mutel. Paris Medicai , 29 novembre 1930). 

• L’ablazione delle cisti sinoviali può costi¬ 
tuire un errore. Se il più delle volte si ottiene 
il risultato desiderato, si hanno talora delle 
complicazioni immediate o lontane, in sito o 
a distanza. Per quanto molto rare, queste com¬ 
plicazioni debbono richiamare l’attenzione del 
chirurgo, poiché possono essere molto gravi. 

È la natura della cisti che permette di pre¬ 
vedere quando, come ed in qual tempo dette 
complicazioni si possono presentare. Da que¬ 
sto punto di vista bisogna considerare tre ipo- 
tesi : 

I. La cisti è un accidente erniario di una 
sinoviale e la sua estirpazione è seguita da gua¬ 
rigione. In queste condizioni la cisti può es- 


sere operata con le maggiori probabilità di ot- 
tenere una cura radicale e definitiva. Questa 
patogenesi spiega i numerosi successi ottenuti 
con l’atto operativo. 

IL La cisti è una lesione tubercolare e la 
sua estirpazione può essere seguita dalla evolu¬ 
zione di un focolaio della stessa natura sul po¬ 
sto o a distanza. La natura tubercolare della 
cisti sinoviale, per quanto rara e contestata da 
alcuni AA., è reale. Si tratta di manifestazio¬ 
ni tubercolari anatomicamente e clinicamente 
benigne, ma, come ogni tubercolosi, devono 
essere rispettate. Una irritazione, un trauma, 
in particolare un atto chirurgico possono dare 
un colpo di frusta a questa infezione attenuata 
e determinare il suo aggravamento locale op¬ 
pure la sua disseminazione verso altri punti 
dell’organismo. È il timore di questa compli¬ 
cazione operatoria che consiglia agli interven¬ 
tisti di considerare il trattamento post-operato¬ 
rio importante quanto l’ablazione stessa della 
cisti. Poiché l’immobilizzazione non è spesso 
sufficiente per evitare le complicazioni, biso¬ 
gna chiedersi s e questo timore per sé solo non 
costituisca una formale controindicazione ope¬ 
ratoria. 

III. La cisti è una lesione fibro-cislica pa¬ 
ra-articolare e la sua estirpazione può essere 
seguita da recidiva. Recentemente alcuni AA. 
hanno confermato la teoria sostenuta da Led- 
derhose, Langemack e Frank, secondo la qua¬ 
le la cisti detta sinoviale sarebbe il risultato di 
una degenerazione del tessuto perisinoviale, il 
più spesso sotto l’azione di cause meccaniche 
ripetute. Queste cisti para-articolari possono 
raggiungere grandi dimensioni e la loro abla¬ 
zione deve essere completata da una accurata 
pulitura, altrimenti la permanenza nel focolaio 
di tessuto ancora in via di degenerazione porta 
a ll a recidiva. 

La diagnosi di cisti sinoviale è dunque una 
diagnosi incompleta; poiché, secondo la natu¬ 
ra della lesione, l’atto operativo è utile o dan¬ 
noso, è indispensabile cercare di fare una dia¬ 
gnosi etiologica. 

Clinicamente la cosa è assai difficile. Il vo¬ 
lume del tumore può avere qualche significa¬ 
to, in quanto le grosse formazioni cistiche so¬ 
no piuttosto conseguenza di una degenerazione. 
L’aspetto del contenuto della cisti ottenuto per 
puntura non dà molte indicazioni. L’esistenza 
di una comunicazione della cisti con la sino¬ 
viale, messa in evidenza con l’iniezione di una 
sostanza opaca ai raggi X, è piuttosto a favore 
della lesione erniaria o tubercolare, ma anche 
questa indagine ha un valore relativo. 

Queste incertezze valorizzano i risultati de¬ 
gli esami di laboratorio ed in particolare dei 
metodi di Besredka e di Vernes che constatano 
l’assenza o la presenza di un focolaio di tuber¬ 
colosi in evoluzione. L’A., in base alla sua 
esperienza, sconsiglia ogni tentativo di exeresi 
nei casi in cui si sospetta una impregnazione 
tubercolare. G. Toscano. 




[Anno XXXIX, Nlm. 2] 


SEZIONE PRATICA 


69 


CENNI BIBLIOGRAFICI 

Angelo Chiasserini. Relazione clinico-stati¬ 
stica triennale. Venezia, 1931. 

L A. riassume brevemente i numerosi inter¬ 
venti (2400) eseguiti in 3 antni nell'Ospedale 
Civile di Venezia soffermandosi rapidamente 
su quelli di maggiore rilievo, sia per l’im¬ 
portanza dell'intervento che per la novità del 
procedimento. E questi sono veramente assai 
numerosi perchè il Chiasserini, sia per va¬ 
lore clinico, che per arditezza di intervento, 
si dimostra pari ai migliori chirurgi italiani e 
porta un notevole contributo alla più alta e 
difficile chirurgia. 

Dopo un breve riassunto dell’organizzazio¬ 
ne completa e moderna che ha saputo dare 
ad. un vecchio reparto chirurgico egli passa 
all’esposizione sommaria degli interventi ese¬ 
guiti dividendo il lavoro statistico secondo le 
varie regioni. Sopratutto notevoli sono i casi 
di chirurgia cranica (tumori del cervelletto o 
dell’angolo ponto cerebellare, cisti (dell’ipo¬ 
fisi, idrocefalo, tumori delle meningi). Bril¬ 
lante risultato ha ottenuto con l’usare la via 
transfrontale per lo svuotamento della cisti 
ipofisaria. 

Nella chirurgia toracica, è mollo notevole 
l’intervento per epitelioma dell’esofago al di¬ 
sotto della biforcazione. E noto come que¬ 
sta chirurgia tra le più difficili e le meno 
fortunate conti ben pochi interventi in Italia. 
Molto ampia è la statistica sullo stomaco e 
sopratutto notevoli le resezioni per ulcera 
perforala, con una buona percentuale di suc¬ 
cessi. Numerosissimi sono gli interventi im¬ 
portanti sul fegato, le vie biliari, sull’intesti¬ 
no, sulla milza e sulle vie genito-urinarie. 

Infine nella chirurgia degli arti richiama¬ 
no la nostra attenzione gli interventi fatti per 
malattie dei vasi negli arti con gangrena ini¬ 
ziale. Egli ha eseguito la surrenalectomia e 
la gangìionectomia. Quest’uiltimo intervento 
è stato praticato un buon numero di volte 
(19). E noto come questa operazione proposta 
da Adson sia attualmente la migliore per cu¬ 
rare queste gravi affezioni vasali; il Chiasse¬ 
rini è stato uno dei primissimi in Italia ad 
eseguirla ed è certamente quello che ha la 
maggiore statistica. 

Il volumetto è adorno di belle illustrazioni 
e dà succintamente particolari di tecnica ori¬ 
ginali ed acuti, si legge con piacere ed inte¬ 
resse. Prof. Vittorio Giiiron. 

0. Ortali. Chirurgia d’ospedale. Scansa¬ 
no, 1930. 

L’A. ha raccolto in un volume le 8193 ope¬ 
razioni eseguite all’Ospedale civile di Raven¬ 
na dal 1920 al 1928. Il materiale elencatovi 
assume una importanza notevole non solo per 
la sua abbondanza ma anche per la sua gran¬ 
de varietà interessando esso ogni branca di 
chirurgia. Ha illustrato in capitoli separati i 
casi clinici di maggior valore che scientifica¬ 


mente e praticamente possono interessare. 
Egli così pubblica numerosi casi che destano 
la più grande attenzione da parte del chirur¬ 
go sia dal punto di vista clinico in sè che per 
la modernità di trattamento a cui sono stati 
sottoposti. Importante il capitolo che riguar¬ 
da la chirurgia del tubo digerente tanto per 
gli interventi d’urgenza come per quelli di 
elezione. In. ogni capitolo 1 ’A. accompagna 
1 esposizione dei casi e le considerazioni no- 
1 e voli per modernità di vedute e per profon* 
di là di dottrina. Questo volume costituisce un 
buon contributo alla casistica chirurgica. 

V. Ghiron. 

Paolo Mjrizzi. Clinica Quirurgica. Voi. II. Li¬ 
breria « Li Ateneo ». Cordoba. 

LA., professore di clinica chirurgica del¬ 
l’Università di Cordoba pubblica il secondo 
volume, diviso in vari capitoli nei quali trat¬ 
ta diversi argomenti: le ricerche preoperato¬ 
rie da- eseguire sulla funzionalità epatica nel¬ 
le affezioni della cistifellea; i metodi di ane¬ 
stesia per l’addome superiore; e poi illustra 
casi clinici a proposito dei quali vengono svol¬ 
ti i capitoli relativi di patologia come per il 
gozzo, la mammella sanguinante ed il carcino¬ 
ma della mammella, l’ulcera dello stomaco, 
le splenomegalie, le cisti del pancreas, la pe¬ 
ritonite tubercolare, la pionefrosi,' i neoplasmi 
dell utero e degli annessi, il sarcoma delle 
ossa, la lussazione dell’omero, la frattura del 
collo del femore. 

Il volume di circa 300 pagine è corredato 
da varie figure riguardanti malati, schemi, 
preparati istologici e radiografie. 

R. Brancate 

Wesselv. Stereoskopischer Alias der Aeusse- 
ren Erkrankunqen des Auges. Miinchen, 
Bergmann, 1931. Mk. 12. 

Si è pubblicata la terza parte di questo in¬ 
teressantissimo Atlante, che con, nitide foto¬ 
grafie a colori vuole dare una riproduzione 
stereoscopica delle malattie esterne dell’occhio. 
Indubbiamente, sotto !la direzione di Wes- 
selv, la scelta dei quadri morbosi e la loro 
riproduzione fotografica è quanto di più di¬ 
mostrativo vi possa essere, non solo per lo 
specialista, ma anche e principalmente per il 
medico pratico, che voglia mantenersi al cor¬ 
rente con tutto quanto riguarda l’occhio. Ba¬ 
sta un comune stereoscopio per permettere 
una visione nitida e precisa in tutti i detta¬ 
gli della malattia: mentre una annessa spie¬ 
gazione nelle tre lingue principali, inglese, 
francese e tedesca, rende intelligibile a chiun¬ 
que E interpetrazione della lesion e. 

Vi è qui riprodotto il pemfigo della con¬ 
giuntiva. l’epitelioma congiuntivale, la chera¬ 
tite parenchimatosa, il lipodermoide sottocon¬ 
giuntivale. la policoria, il sarcoma perforato 
della coroide, ecc., tutti quadri così chiari, 
che danno l’impressione della presenza del 
malato. È un atlante che si renderà utile. 

Mezzatesta. 


70 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


TRIBUNA LIBERA. 

Àncora a proposito della « Possibilità di 
suscitare sindromi di anafìlassi attiva 
locale ». 

Risposta al prof. (x. Melli. 

Non per desiderio di polemiche, ma per 
mettere le cose a posto, mi induco a rispon¬ 
dere al prof. Guido Melli, la cui replica (v. fase. 

51 del 1931) ha la pretesa di essere offensiva, 
ma è solo artificiosa. 

L’illustre A. dice che per un atto di corte¬ 
sia sciupato ebbe a citare la mia nota del 1912, 
la quale niente ha da fare con le attuali sue 
ricerche sperimentali. 

Mi perdoni il Melli, ima non posso condivi¬ 
dere il suo parere : a me pare che per chi si 
occupa di anafilassi locale, istiogena, fosse 
doveroso citare la mia nota, che per quanto 
modesta, ha il merito della priorità. 

Ma vi è di più. Il prof. Melli, il quale, sia 
nel lavoro precedente che mi procurò la ri¬ 
sposta del Frugoni, sia nelle attuali ricerche 
sperimentali, si occupa di asma anafilattico, 
non può ignorare: che, se nella nota di cui 
sopra (Anafilassi alimentare in Gazzetta Ospe¬ 
dali, 1912) prospettai la possibilità che nel¬ 
l’asma da fieno si avesse a fare con una am¬ 
biassi locale delle alte vie respiratorie , solo 
nel lavoro pubblicato nel n. 12 del Morgagni 
(1922) mi occupai ex professo di asma anafi¬ 
lattico, e che in mezzo alla confusione allora 
dominante, sia all’estero che in Italia, circa 
la patogenesi del medesimo, potei concludere, 
in base ad argomenti che non hanno mai ri¬ 
cevuto smentita, che l'asma anafilattico era 
funzione di una anafilassi locale o tanto pre¬ 
valente da imporsi come fatto locale. 

Il prof. Frugoni, pochi giorni dopo la pub¬ 
blicazione, mi inviò una copia del suo lavoro 
« L’asma bronchiale anafilattico » (in Anafi¬ 
lassi, edito dall’Istituto Sieroterapico Milane¬ 
se), con questa dedica *. « Al collega. Silve¬ 

stri, pregandolo inviarmi l’ottimo lavoro sul 
Morgagni », il che non potei fare non aven¬ 
done. Che fosse ottimo o meno, al clinico di 
Padova dovette sembrar tale, se Egli e la Sua 
Scuola in tema di asma anafilattico fecero te¬ 
soro di tutte le mie conclusioni. 

Veda il prof. Melli se avevo ragione o meno 
di lamentarmi per la mancata citazione dei 
miei lavori sull’asma anafilattico, e se il farlo 
più che un semplice alto di cortesia non fosse 
un atto onesto. T. Silvestri. 

Risposta al prof. T. Silvestri. 

Non intendo continuare una polemica che 
ha assunto un tono così singolare. Ogni re¬ 
plica mia sarebbe del resto superflua, che non 
jiotrei che ripetere, sia pure con diverse pa¬ 
role, quanto io già detto nell’ultima 1 mia no¬ 
ta. Chi si interessasse di questa controversia 
potrà trovare nelle pubblicazioni originali tutti 
gli elementi di giudizio. È per questo che ri¬ 


porlo qui in calce le indicazioni bibliografiche 

delle mie ricerche in argomento. 

Guido Melli. 

Riforma Medica, nn. 22 e 26, 192/ ; nn. 7 e 20, 1928. 
Minerva Medica, nn. 36 e 37, 1928; nn. 44, 1929; 
.nn. 1 e 35, 1930. 

Il Policlinico, Sez. Med., 1931; Sez. Pratica, n. 51, 
1931. 

Atti della Soc. It. di Dermatologia; Congresso di 
Milano, 1928- 

Le malattie allergiche (in collaborazione col prof. 

C. Frugoni); nel « Trattato Italiano di Patologia 
Medica « dal prof A. Ceconi. 

ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI 

R. Accademia Medica di Roma. 

Seduta del 29 novembre 1931. 

Presiede il prof. S. Paglioni, presidente. 

Il riflesso vestibolo pupillare nell’ascesso temporo-sfenoi- 
dale otogeno. 

Prof. G. Feureri. — LO. ha studiato il compor¬ 
tamento del riflesso vestibolo-pupillare in una ma¬ 
lata di ascesso del lobo temporo-sfenoidale, di ori¬ 
gine otilica, guarito in seguito a intervento ope¬ 
rativo. L O. mette in rilievo la grande importanza 
che il riflesso vestibolo-pupillare può avere nella 
diagnosi di complicazione endocranica otogena, 
specie in caso di incoscienza del malato. Il rifles¬ 
so V. P. ha dimostrato una netta fase muriatica 
dell’occhio omolaterale alla lesione per iperecci¬ 
tabilità del simpatico pupillare: l'importanza pra- 
lica del fenomeno è data dalla sua unilateralità. 

Sulle modificazioni delle piastrine in differenti forme mor¬ 
bose. 

Prof. V. Giudiceandrea. — Dopo aver accennato 
alle ragioni per le quali lo studio delle modifica¬ 
zioni delle piastrine non ha dato finora quei ri¬ 
sultati pratici, che si sono avuti da quello degli 
altri elementi morfologici del sangue, I O. espone 
in rapida sintesi le osservazioni da lui fatte, in 
molti anni, sulle modificazioni delle piastrine nel¬ 
le varie condizioni patologiche, e particolarmente 
nelle malattie infettive e nelle anemie, mettendo 
in rilievo le nozioni utili che crede possano de¬ 
rivarne per la diagnosi e specialmente pel pro¬ 
gnostico. Insiste sui rapporti delle alterazioni pia- 
striniche (per lo più numeriche e di varia gran¬ 
dezza) con le varie forme di affezioni spleniche, 
tenendo conto delle asserite attività piastrinoliti¬ 
che della milza. Infine da molte osservazioni corn¬ 
ili u te trae argomento per sostenere l'origine mi¬ 
dollare delle piastrine. 

Partecipa alla discussione il prof. Antonelli. 

Ricerche sperimentali sulla genesi allergica dell’artrite 
gottosa. 

Prof. V. Chini. — L’O. dimostra che la presenza 
in quantità abnormi di acido urico entro l’artico¬ 
lazione del ginocchio del coniglio, mentre nell’ani¬ 
male va svolgendosi una sensibilizzazione allergi¬ 
ca, favorisce al momento dell'iniezione scatenante 
la locaizzazione articolare di una flogosi allergica, 
che si ripete ad ogni successiva iniezione di an¬ 
tigene, mettendo capo infine ad una artrite cro¬ 
nica analoga in parte all’artrite uratica umana. 

Il tessuto reticolare e la genesi della fibrosi del polmo¬ 
ne in collasso pneumotoracico. 

Dott. E. Antoniazzi — LO. espone i risultati 
complessivi di una serie di ricerche atte a stu- 








Anno XXXIX, Num. 2] 


SEZIONE PRATICA 


7i 


•diare su materiale umano e sperimentale il com¬ 
portamento del tessuto reticolare nel polmone in 
collasso pneumotoracico. I risultati permettono 
•di concludere che alla base dei processi di scle¬ 
rosi cui va soggetto il polmone collabito sta il 
1 R- : questo tessuto, attraverso una serie di mo¬ 
dificazioni varie, si trasforma in connettivo vero 
e proprio dando così origine alla trama fibrosa 
che troviamo come esito nei polmoni a lungo 
trattati. 

Prima di raggiungere la trasformazione defini¬ 
tiva il reticolo, e con esso l’elemento cellulare, 
reagisce in varia guisa, cioè con fenomeni di 
iperplasia o meno a seconda del grado e della du¬ 
rata della compressione e a seconda dell’azione 
concomitantemente svolta dai veleni batterici. 

Come il reticolo interstiziale si comporta talora 
quello delle avventizie dei capillari a carico delle 
quali in qualche caso furono notati fatti di fi- 
J,rosì - U Segretario : G. Amantea. 

Società di Coltura Medica della Spezia 

e Lunigiaua. 

Seduta del 30 ottobre 1931. 

Presiede i! Prof. doti. Rinaldo Cassanfllo. 

I rol. dott. Cesare Giaume. — Encefalite post¬ 
vaccinale. 

Prof. dott. A. Bronzini. — Dimostrazione radio- 
grafica dello scarico del « liquor » attraverso la 
mucosa nasale , e dell’ostacolo che a tale scarico 
oppongono te infiammazioni di questa mucosa. 

Doti. Carlo Mar sigli. — Rilievi clinico-statistici 
■sulle complicanze auricolari della scarlattina, 

■La terapia glucosio-insulinica nella insufficienza di cuore. 

Dott. Giacomo Campodonico. — L O., dopo aver 
passato in rassegna i varii tentativi fatti fino ad 
ora per esperimentare l'efficacia della terapia glu¬ 
cosio insulinica nelle cardiopatie scompensate, si 
sofferma a studiarne i principi informatori. Èssi 
fondamentalmente sono: 

La sostanza dalla quale il cuore attinge la quan¬ 
tità di calorie che poi trasforma in lavoro mecca¬ 
nico è data in prevalenza dal glucosio, sul cui me¬ 
tabolismo e consumo l'insulina ha un’influenza 
specifica. 

Nei cardiopatici scompensali si esalta la nutri¬ 
zione della libra cardiaca colla somministrazione 
del glucosio: 1 assorbimento ed il consumo di que¬ 
sto però non potrebbero avvenire in modo rego¬ 
lare senza il potere attivante e regolarizzatore 
dell'ormone insulinico. 

II metodo di applicazione della nuova terapia, 
seguilo dall’O., consiste nella somministrazione a 
digiuno di 100 gr. di sciroppo di glucosio, corri¬ 
spondenti a circa 50 gr. di glucosio a cui si fa 
seguire una iniezione sotto cute di 5 unità clini¬ 
che di insulina. Un periodo di cura dura sette 
giorni, seguilo da egual periodo di riposo. 

L O. descrive quindi nove casi di insufficienza 
cardiaca di origine diversa (lesioni valvolari, mio¬ 
cardite, lesioni polmonari, ecc.), tutti trattati con 
la terapia glucosio insulinica, sia sola che asso¬ 
ciata agli altri medicamenti cardiocinetici, od an¬ 
tisifilitici nelle forme luetiche. In tutti i casi i 
risultali della nuova cura furono così lusinghieri 
da far sperare che essa al più presto possa en¬ 
trare nella pratica comune di ogni medico. 

Alla discussione presero parte i proff. Pardi e 
Debewedetti, i dottori Rolland e Paita. 


Il dott. Francesco Negri fece la relazione sul 
primo anno di esercizio chirurgico nel reparto 
pediatrico, sorto per iniziativa del prof. Cassanello. 
La numerosa statistica, mentre conferma la oppor¬ 
tunità e necessità dell’istituzione del Reparto di¬ 
mostra gli ottimi risultati terapeutici raggiunti, 
sotto la direzione del prof. Cassanello. 

Il Segretario : Dott. Domenico Rolland. 

Società di Coltura Medica Novarese. 

Seduta del 5 novembre 1931. 

Presidente: Prof. Paolo Pietra. 

Dott. LI. Monguzzi. — Sindrome combinata di 
< redo-atassia cerebellare con qualche cenno di mor¬ 
bo di Friedreich in un caso sporadico con reperto 
infiammatorio del liquor. 

Prof. Vittorio Ferrerò. — A proposito della te¬ 
rapia delle gonoartriti acute. 


Sindrome colelitiasica da cause esterne alle vie biliari. 

Doli. \. Gallina. — L'O. riferisce 3 casi di sin¬ 
drome colelitiasica senza la presenza di calcoli, nei 
quali venne riscontrata coiecistostasi dovuta alla 
presenza di cause ostacolanti il deflusso della bile, 
esterne alle vie biliari. 1° caso: Coiecistostasi da 
anomalia dei vasi cistici; 2" caso: Coiecistostasi da 
iperplasia della ghiandola cistica; 3° caso: Coieci¬ 
stostasi da membrana anomala e da linfo-ghian- 
dola del cistico iperplasica. 


Conseguenze tardive dei traumi cranio-cerebrali. 

Prof. G. Vercelli. — 1 traumatizzati cranio-ce¬ 
rebrali, qualunque sia stata la gravità della lesione 
subita, ed anzi particolarmente in quei casi in cui 
non m fu interessamento del cranio, possono pre¬ 
scolare anche a distanza notevole un complesso 
di disturbi neuro-psichici particolarmente sogget¬ 
tivi, che costituiscono la cosidetta sindrome neuro¬ 
psichica post-traumatica tardiva. Moderni mezzi di 
indagine, in parlicolar modo la pneumo-ventrico- 
ìograiia, ci permettono di dimostrare inequivoca¬ 
bilmente la organicità, tanto spesso misconosciuta 
di questa sindrome; il suo quadro analomo-palo- 
logico è essenzialmente dominato dalle lesioni se¬ 
condarie all ipertensione endocranica (idrocefalia!, 
sulle quali si innestano lesioni a focolaio di tipo 
atrofico (sbancamenti ventricolari, ecc.) e di tipo 
neoproduttivo (organizzazioni aderenziali e cisti¬ 
che, ecc.). 

I/O., esposti 2 casi personali (con ventricologra- 
fie), inette in evidenza il grande interesse di que¬ 
st’argomento, illustrandolo nei suoi aspetti clinici, 
senieiologici, terapeu lici (nìedico-radio-chirurgici) 
e medico-legali, alla luce di quei moderni concetti 
che da noi vennero particolarmente affermati e 
sviluppati con ampie e sistematiche ricerche da 
Besla e dalla sua scuola. 


Il doli. Costantini chiede se tra gli interventi 
chirurgici adatti in questi casi non creda utile 
quello della puntura del corpo calloso secondo la 
tecnica Autor-Braman, la quale è abbastanza sem¬ 
plice tecnicamente e realizza un vero sollievo e 
durai uro, in genere, per l’idraulica cerebrale. 

Doti. P. Costantini. — Di un caso di ulcera per¬ 
forala dello stomaco, operaia, guarita , degenerala 
in cancro , guari la secondariamente con resezione. 

Prof. P. A. Meineri. — Presentazione di casi. 

Il Segretario: Dott. Luigi Ferrerò. 


72 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


CASISTICA E TERAPIA. 

Rilievi sul reumatismo articolare cronico. 

William Willcox (The Practitioner, -novem¬ 
bre 1931) rileva che il reumatismo cronico 
è una malattia tanto frequente che ha rap¬ 
presentato in Inghilterra nel 1922 1/6 delle 
cause di assenza dal lavoro per malattia negli 

uomini e 1/7 nelle donne. 

Ittiologia di questa malattia e complessa. 

I fattori etiologici possono essere traumatici 
(nelle lombaggini, nelle fibrosità del dorso e 
del collo, nel gomito da tennis, professionali 
(per esercizio continuato imposto a determi¬ 
nati segmenti), costituzionali o diatesici, cu¬ 
tanei (la temperatura cutanea di alcuni reu¬ 
matici è inferiore di qualche grado nella re¬ 
gione affetta), climatici (freddo, umidità, cor¬ 
renti d’aria), circolatori (artrite delle artico¬ 
lazioni falangee nel m. di Raynaud), dieteti¬ 
ci, endocrini. 11 reumatismo articolare acuto 
predispone al reumatismo cronico. Tutt’e 
due i sessi sono p-ress’a poco ugualmente col¬ 
piti, tenendo conto della diversa esposizione 
ai fattori determinanti. L’età in cui non si 
vede il reumatismo cronico è quella che prece¬ 
de la pubertà. La gotta è una malattia a se, 
però predispone al reumatismo cronico. 

Dopo uno studio durato 12 anni al St. Ma¬ 
ry ’ s Hospital di Londra l’A. si è convinto che 
ii fattore etiologico più importante è un’in¬ 
fezione streptococcica (viridans, emolitico e 
strept. comune), avendo trovato nella maggior 
parte dei casi un focolaio d’infezione strepto¬ 
coccica o nel nasofaringe, o nell’intestino o 
ai denti. Però un punto debole di queste ri¬ 
cerche è che non è stato isolato lo strepto¬ 
cocco nè dal sangue ne dalle articolazioni. 
Ma le ricerche di Russell-Cecil in America 
hanno dato il 61,5% di emoculture positive 
e 67,3 % di culture positive con liquido sino- 
viale. Sir Willcox conclude ritenendo dimo¬ 
strata senz’altro l’origine infettiva del reumati¬ 
smo cronico, di cui le numerose cause su¬ 
esposte non rappresentano che fattori predi¬ 
sponenti. R- Lusena. 

Metodi moderni di cura del reumatismo cronico. 

M. B. Bay (The Practitioner, novembre 
1931) nota che nel reumatismo articolare si 
fanno rientrare l'artrite reumatoide, 1 artrite 
infettiva o focale, l’osteoartrite, la gotta, le 
alterazioni articolari non classificate, la ma¬ 
lattia di Stili (nei bambini) e anche malattie 
extrarticolari (fibrositi muscolari, neurofibro- 
site) mentre se ne escludono le forme da go¬ 
nococco, da b. tubercolare, da meningococco 

e da Treponema pallidum. 

L’artrite reumatoide, affezione progressiva, 


che colpisce più spesso le donne durante la 
gestazione, che inizia con febbre e colpisce 
prevalentemente le piccole articolazioni delle 
mani, è caratterizzata da atrofia cutanea, mu¬ 
scolare e ossea. Si cura, quando è possibile, 
colla residenza in -clima caldo e asciutto, al¬ 
trimenti si può tentare la vaccinoterapia o la 
protei notenapia aspecifica. Il trattamento lo¬ 
cale si fa con movimenti attivi e passivi e ap¬ 
plicazione di apparecchi che impediscano il 
prodursi di deformità. Utile l’applicazione di 
bagni e doccia calde, di fanghi, di diatermia. 

L’artrite infettiva si curerà aggredendo per 
prima cosa il focolaio dell infezione. 

L’osteoartrite, se c’è un’alterazione dell’ap¬ 
parato digerente, si curerà cercando di mi¬ 
gliorare lo stato del colon. 

Nelle artriti gottose, la cura della gotta e 

quella che deve prevalere. 

Il m. di Stili si cura con tonici generali e 

con bagni caldi locali. Nelle mio- e neurofi- 
brositi si curerà il ricambio se questo è al¬ 
terato; la cura locale si fa prima col riposo 
delle parti malate, poi coi massaggi e le ap¬ 
plicazioni fisiche usate in altre forme. 

In linea generale, i rimedi fisici possono 
essere sedativi o stimolanti. È sedativo il ca¬ 
lore. Se c’è deficienza di secrezione sebacea 
della cute sono utili i bagni caldi d’acqua, di 
vapore, le docce calde alternate colle fredde. 
Per combattere la circolazione cutanea insuf¬ 
ficiente si fanno massaggi nel bagno caldo, 
docce cialde e fredde alternate. Per ridare ì 
movimenti alle articolazioni irrigidite si tan¬ 
no bagni caldi con massaggi, che sono utili 
anche per cercare di far riassorbire i tessuti 
aderenziali. Il calore, sotto forma di bagno, di 
fanghi, di diatermia, è un ottimo calmante del 
dolore. L- Lusena. 

L’infiltrazione (lei tessuti con soluzione di glucosio 
ne reumatismo muscolare. 

Natannsen ( Dewt . med. Wocheus., 22 mag¬ 
gio 1931), ha ottenuto eccellenti risultati nel 
reumatismo muscolare di diverse localizzazio¬ 
ni (lombaggine, torcicollo, spalla, ecc.) me¬ 
diante l’infiltrazione con soluzione di glucosio 
al 10 %, non preceduta da nessuna iniezione 
di anestetico. Se ne iniettano, loco dolenti, da 
10 a 20, 50, fino a 100 cmc., eventualmente 
in diversi punti dolorosi del decorso del mu¬ 
scolo reumatizzato. Il dolore scompare talvo - 
ta come d’incanto; può ritornare poi dopo un 
certo tempo (un giorno) ma dura poco e sconv 
pare spontaneamente. L’A. ha ottenuto dei suc¬ 
cessi anche in casi che duravano da tempo 
ed erano rimasti ribelli a tutte le cure. 

Gli insuccessi si hanno solo quando il do¬ 
lore non è dovuto al reumatismo muscolare. 



[Anno XXXIX, Num. 2] 


SEZIONE PRATICA 


73 


ina ad altre cause (artriti, metastasi carcino¬ 
matose) nonché nei simulatori. È importante 
fare bene l’iniezione nel sottocutaneo e nei 
muscoli, come quando si pratica l’anestesia 
per infiltrazione. Naturalmente la cura è con¬ 
troindicata nei casi di diabete, in cui si po¬ 
trebbe usare, invece del glucosio, il fruttosio. 

P. Happel ( Ibidem ) riferisce su altri casi 
favorevolmente trattati con questo metodo ed 
insiste sull’utilità di introdurre forti dosi (50- 
100 cmc.); in qualche caso, è necessario ri¬ 
petere l’iniezione. fil. 

Peritonite reumatica. 

La febbre reumatica colpisce frequentemente 
tutte le sierose ad eccezione del peritoneo che 
è colpito raramente. 

F. C. Wood e E. L. Eliason. The Amelie. 
Journ. of thè Medie. Sciences, aprile 1931) ne 
riferiscono un caso e fanno una rassegna del¬ 
la letteratura sull’argomento. 

Si presume che una peritonite sia reumatica 
quando ci sono segni di peritonite e contem¬ 
poraneamente -c’è reumatismo articolare acuto. 
Alcuni clinici francesi ammettono senz'altro 
l’esistenza di questa forma di peritonite. Il pri¬ 
mo caso fu riferito da Aufdral nel 1839; si 
trattava di un malato di reumatismo che mo¬ 
rì di peritonite con essudato emorragico. Fu¬ 
rono descritti poi casi di peritonite seguiti da 
reumatismo articolare. In questi casi le lesio¬ 
ni peritoneali non somigliano alle altre forme 
di peritonite; in un caso le alterazioni peri¬ 
toneali erano identiche a quelle riscontrate nel 
reumatismo nelle altre sierose. 

R. Lusena. 

SEMEIOTICA. 

Variazioni dei diametri cardiaci nelle diverse posi¬ 
zioni. 

Il problema è stato studialo da D. Tarlagli 
(Cuore e circolazione, sett. 1931) il quale ha 
osservato che, nel passaggio dalla posizione 
eretta al decubito orizzontale si osserva un 
aumento uniforme dei diametri cardiaci, e 
ciò in tutti i tipi costituzionali. Il diametro 
basale è quello che segue più regolarmente le 
variazioni cardiache nei cambiamenti di po¬ 
sizione. 

In base alle osservazioni, FA. emette l’ipo¬ 
tesi che il decubito orizzontale provochi, od 
una diminuzione reale del tono del cuore op¬ 
pure una particolare rotazione del viscere, tale 
da fare apparire un ingrandimento dell'area 
cardiaca. 

L’innalzamento del diaframma destro, nel 
decubito orizzontale, non trova sempre un ri¬ 
scontro, almeno con le comuni indagini ra¬ 
diologiche, nei corrispondenti cambiamenti 
della inclinazione del cuore. fil. 


MEDICINA SCIENTIFICA. 

Il “ fattore vitale ,, nella (lieta. 

Una teoria sulla natura delle vitamine. 

C. Watson ( Edinburg med. Journ., giugno 
1931) rileva che il numero delle vitamine viene 
sempre aumentando in modo imbarazzante, 
sicché è probabile che il medico pratico si 
faccia assai scettico al loro riguardo; non è 
poi da escludere il pericolo di uno sfrutta¬ 
mento commerciale lanciando sulla piazza dei 
prodotti u vitaminizzati » prima che le nozioni 
scientifiche in materia siano bene assodale. 
Non bisogna dimenticare che, dopo 18 anni di 
intenso lavoro, non si è riusciti ad isolare nes¬ 
suna vitamina e noi non sappiamo ancora se 
si tratti di vere sostanze o non soltanto di pro¬ 
prietà; solamente due hanno potuto essere pre¬ 
parate; la carotina (vitamina A) dalle carote e 
dai vegetali verdi, e l'ergosterol irradiato (vita¬ 
mina D). 

Ora, in natura, le vitamine si trovano sol¬ 
tanto nel regno vegetale; quelle dei tessuti 
animali e del latte derivano dalle prime. L’e¬ 
nergia solare agisce sulle piante e mette in 
moto Fenergia chimica che favorisce l'accre¬ 
scimento, La maturità ed i processi riprodut¬ 
tivi della pianta, energia che, poi, passa al re¬ 
gno animale quando i vegetali vengono con¬ 
sumati, secondo la legge della conservazione 
dell’energia. 

L’energia solare può essere artificialmente 
usata per la produzione di vitamine, p. es., 
esponendo il corpo ai raggi ultravioletti (acii- 
noterapia) il latte, nonché delle sostanze medi¬ 
cinali (ergosterol, olio di fegato di merluzzo) 
agli stessi raggi. Ne viene, che Fenergia solare 
viene trasformata, in natura o con mezzi arti¬ 
ficiali, in energia chimica. Ne viene che, fra 
energia chimica (quale essa è immagazzinata 
nelle piante o nelle sostanze) e Fenergia sola¬ 
re vi deve essere una certa affinità, se non ad¬ 
dirittura identità. 

È possibile che le vitamine speciali o quel¬ 
le specifiche per la pianta abbiano una certa 
analogia con il potere selettivo inerente alla 
pianta stessa in rapporto con il colore. 

La sorgente più sicura e migliore di vitami¬ 
ne è Fuso di cibi « viventi », mentre una par¬ 
te notevole dei cibi comunemente usati é più 
o meno morta (devitalizzala); la quantità di 
vitamina nel cibo ha un determinato rapporto 
con la vicinanza del cibo stesso alla sorgente 
originale della sua energia. 

L’ipotesi emessa dall’A. dell’energia solare 
che si trasforma (entro le cellule vegetali) in 
energia vitale chimica, la quale attiva l’accre¬ 
scimento dei tessuti che, a loro volta, infie¬ 
riti dagli animali, trasmettono loro quella 
energia che viene detta vitamina, è da consi¬ 
derarsi come un’ipotesi da lavoro, che potrà, o 
meno, venir confermata. Tale conferma po- 






74 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 2]! 


trebbe avere un notevole riflesso sulle teorie 
mediche, che stanno alla base della pratica 
medica stessa. 

Lo studio dei problemi della nutrizione va 
ora impostato sulle acquisizioni delle scienze fi¬ 
siche avutesi in questi ultimi trent’anni e, spe¬ 
cialmente sullo studio del valore energetico dei 
cibi in rapporto con quelle che possono essere 
chiamate le loro proprietà solari. fil. 

La saponina negli spinaci. 

L. Kofler ( Wiener klin. Wochens. 1931, 
n. 26) osserva che le foglie di spinaci conten¬ 
gono della saponina ed hanno, per ciò, una 
forte azione emolitica. 

Tale saponina, come pure l’estratto acquo¬ 
so delle foglie di spinaci, agisce nel senso di 
favorire grandemente il riassorbimento. La 
saponina degli spinaci, inoltre, eccita l’atti¬ 
vità delle ghiandole digerenti e dei movimen¬ 
ti intestinali. fil. 


RUBRICA DELL’UFFICIALE SANITARIO 

Il regolamento per l’igiene (lei lavoro. 

Fra i più recenti provvedimenti legislativi, 
diretti a tutelare la salute dei lavoratori, me¬ 
rita di esser ricordato il Regolamento per l’i¬ 
giene del lavoro approvato con R. Decreto 
aprile 1927, n. 530, che disciplina, con una 
serie organica di disposizioni, la materia del¬ 
l’igiene del lavoro nelle aziende industriali, 
commerciali ed agricole, e fissa le norme fon¬ 
damentali per la difesa sanitaria del personale 
in esse impiegato. 

La vigilanza sull’applicazione del regola¬ 
mento, quando questo fu emanato, era affi¬ 
data al Ministero dell’Economia Nazionale (ora 
al Ministero delle Corporazioni e, per alcune 
attribuzioni, a quejlo dell’Agricoltura e delle 
Foreste), che la esercitava per mezzo dei Cir¬ 
coli d’ispezione del lavoro. L’art. 57 però di¬ 
chiara esplicitamente che nulla è innovato per 
quanto riguarda la competenza delle autorità 
sanitarie nell’applicazione dei provvedimenti 
relativi alla tutela dell'igiene e della sanità 
pubblica, e stabilisce che i funzionari incari¬ 
cati della vigilanza dovranno collaborare con 
le autorità sanitarie per impedire che l’eserci¬ 
zio delle aziende industriali e commerciali sia 
causa di diffusione di malattie infettive oppu¬ 
re di danni o di incomodi al vicinato. In caso 
di dissenso fra gli ufficiali sanitari ed i Cir¬ 
coli d’ispezione del lavoro, circa la natura dei 
provvedimenti da adottarsi, giudicherà il Pre¬ 
fetto, con decreto motivato, sentito il Consi¬ 
glio sanitario provinciale. Sembra perciò op¬ 
portuno che gli ufficiali sanitari conoscano al¬ 
meno le principali disposizioni del regolamen¬ 
to, nell'eventualità di dover concorrere nella 
vigilanza sulla sua applicazione. 


Nel titolo l del regolamento per l’igiene del 
lavoro sono specificate le aziende industriali, 
commerciali ed agricole tenute ad osservare 
le norme del regolamento; il titolo II riguar¬ 
da i due primi tipi di aziende; il titolo III 
quelle agricole. 

Nelle lavorazioni che usino o producano 
materie asfissianti, tossiche od infettanti o 
specificamente nocive alla salute, l’esercente 
deve avvertire del pericolo il lavoratore, indi¬ 
candogli e fornendogli i mezzi adatti di pre¬ 
venzione e preservazione. Le materie suddette 
saranno conservate in recipienti a tenuta mu¬ 
niti dell’indicazione di veleno. 

Quando le aziende occupino almeno 25 la¬ 
voratori devono avere una cassetta di pronta 
soccorso; quelle in cui il lavoro presenti rischi 
di scoppio, di asfissia, di infezioni o di avve¬ 
lenamento, debbono tenere la cassetta anche 
se gli operai sono meno di 25; se sono più 
di 50 ci deve essere inoltre una stanza di pron¬ 
to soccorso convenientemente illuminata, ven¬ 
tilata e riscaldata e fornita di acqua, tettuccio 
e barella; in ogni caso vi sarà un infermiere 
od altra persona pratica di servizi di pronto 
soccorso. 

Nelle industrie ove si adoperino o produca¬ 
no sostanze tossiche od infettanti, e che saranno 
indicate in un elenco da approvarsi dal Mini¬ 
stero, i lavoratori verranno visitati da un me¬ 
dico competente, prima dell’ammissione al 
lavoro, onde constatare se abbiano i requisiti 
per resistere all’azione degli agenti nocivi a 
cui devono esporsi, e poi periodicamente per 
controllarne lo stato di salute. Un primo e- 
lenco di industrie, a cui è applicabile questa 
disposizione, è stato approvato con decreto 
ministeriale 20 marzo 1929. Nelle suddette a- 
ziende industriali pericolose, ed anche in tutte 
le altre quando abbiano almeno 25 lavoratori, 
devono essere visibilmente indicati con un 
cartello il nome e cognome e il domicilio o 
recapito di un medico, o la sede del più vi¬ 
cino posto di soccorso. 

Speciali prescrizioni tecniche si riferiscono 
all’altezza, cubatura e superficie degli ambien¬ 
ti di lavoro, alla loro copertura, ai pavimenti, 
alle pareti, all’illuminazione, ventilazione e 
temperatura; agli apparecchi di riscaldamen¬ 
to, allo sviluppo di vapori, di gas irrespirabili, 
tossici o infiammabili, di polveri, ecc., ed ai 
lavori in pozzi neri, fogne, fosse, camini, cal¬ 
daie ed in genere in luoghi dove possono tro¬ 
varsi gas deleteri. 

Tutti gli ambienti di lavoro debbono esser 
forniti di acqua sufficiente, tanto per uso po¬ 
tabile che per lavarsi, osservandosi sempre le 
cautele igieniche atte ad impedirne l’inquina¬ 
mento e la diffusione con essa di malattie. Per 
la pulizia sono da evitare le vaschette e le ca¬ 
tinelle con acqua ferma. Altre norme riguar¬ 
dano la nettezza dei locali, la conservazione di 
materie di lavorazione fermentabili o comun- 





[Anno XXXIX, Num. 2] 


SEZIONE PRATICA 


75 


que nocive alla salute, gli scarichi dei rifiuti, 
le immondizie, ed anche i rumori e le vibra¬ 
zioni. 

Le latrine debbono essere in numero non 
inferiore ad una per ogni 40 persone occupate 
nell’azienda, ed essere distinte per i due sessi 
quando vi sono in totale almeno 10 lavoratori. 
Le condizioni igieniche delle latrine, orinatoi, 
condutture, bottini, ed il loro funzionamento, 
devono corrispondere alle norme consigliate 
dall’ingegneria sanitaria. 

Nelle aziende che trattano sostanze venefi¬ 
che, corrosive od infettanti, ed in tutte le al¬ 
tre con più di 20 operai ove la lavorazione 
offra speciali condizioni di imbrattamento 
(polvere, fumo, sostanze untuose, ecc.), può 
essere prescritto che l'esercente metta a dispo¬ 
sizione dei lavoratori i mezzi per fare il bagno 
generale dopo il lavoro; analogamente, in de¬ 
terminate industrie, ed in tutte quelle che oc¬ 
cupino più di 50 dipendenti, devono esservi 
gli spogliatoi, distinti per i due sessi. In al¬ 
cuni casi sono prescritti anche refettori e lo¬ 
cali di ricovero e di riposo (nei lavori all’a¬ 
perto). I locali adibiti ad uso di dormitorio 
stabile debbono possedere gli stessi requisiti 
di abitabilità delle case di abitazione, sia per 
costruzione che per arredamento. Salvo casi 
speciali, e previa autorizzazione del Circolo di 
ispezione del lavoro, ne è vietata l’illumina¬ 
zione a gas. Se i dormitori ricoverano più di 
50 individui, deve esservi anche un locale de¬ 
stinato ad uso di infermeria con almeno due 
letti. Nelle zone malariche i dormitori saran¬ 
no difesi contro gli insetti aerei dal giugno 
al dicembre. Per i lavori in aperta campagna, 
lontani dalle abitazioni, devono esser forniti 
adatti locali ad uso dormitori, che solamente 
quando la durata del lavoro non superi i 15 
giorni nella stagione fredda ed i 30 nelle al¬ 
tre, potranno esser costituiti da capanne di 
legno, paglia, frasche e simili o da tende. Ne¬ 
gli altri casi dovranno impiantarsi baracche 
di legno o costruzioni equivalenti, che pos¬ 
seggano i seguenti requisiti : ambienti sepa¬ 
rati per gli adulti, per i fanciulli e per le 
donne; pavimento sollevato da terra o comun¬ 
que reso asciutto; buona difesa dagli agenti 
atmosferici, aperture sufficienti per la neces¬ 
saria ventilazione e ben chiudibili; mezzi di 
illuminazione notturna; protezione contro gli 
insetti aerei nelle zone malariche; superficie 
non inferiore a mq. 3 per persona; arreda¬ 
mento individuale formato da letto, branda 
o cuccetta od almeno un posto fisso a terra, 
con materasso o saccone, cuscino e coperte 
sufficienti, un sedile, un attaccapanni ed una 
inensolina. Ai dormitori devono essere annes¬ 
si cucina, refettorio, latrine e servizi per la 
pulizia personale. 

L’esercente è tenuto a fornire all’operaio i 
mezzi personali di protezione e tutti gli altri 
necessari alla difesa della sua salute; se gli 


apparecchi di protezione possono diventare 
veicolo di contagio devono essere individuali 
e contrassegnati col nome o con un numero. 

Abbiamo già ricordato in un precedente ar¬ 
ticolo le disposizioni speciali relative al lavo¬ 
ro dei fanciulli, dei giovani e delle donne adi¬ 
biti al trasporto di pesi e quelle per le camere 
di allattamento. 

Per le aziende agricole sono mantenute fer¬ 
me le norme sulle condizioni di abitabilità 
delle case rurali contenute nelle leggi sanita¬ 
rie ed è vietato, salvo casi particolari, desti¬ 
nare ad abitazione e a dormitorio grotte na¬ 
turali o artificiali o costruzioni le cui pareti 
o la cui copertura siano formate tutte od in 
parte dalla roccia, capanne di paglia, fieno, 
canne, frasche e simili, tende, od altre costru¬ 
zioni di ventura. I dormitori per lavoratori 
assunti per lavori stagionali, di carattere pe¬ 
riodico, devono presentare gli stessi requisiti 
indicati per quelli delle aziende industriali. 

Le norme igieniche prescritte per lé stalle, 
le concimaie, le latrine, l’acqua potabile, ecc. 
non si differenziano sostanzialmente da quel¬ 
le stabilite dalle disposizioni vigenti in mate¬ 
ria d’igiene dell’abitato rurale. È proibito ese¬ 
guire lavorazioni di carattere industriale o 
commerciale, per la preparazione, conserva¬ 
zione e trasporto di prodotti dell’agricoltura, 
boschicultura © pastorizia, nelle stalle od in 
locali sotterranei. Solo La preparazione e la 
manipolazione dell’olio e del vino possono 
compiersi nelle cantine adottando i provvedi¬ 
menti opportuni per il ricambio dell’aria. Per 
le operazioni che implichino l’uso di sostanze 
asfissianti, tossiche od infettanti, come la di¬ 
struzione di parassiti, di topi od altri animali 
nocivi, la prevenzione o la cura di malattie 
infettive del bestiame, si debbono seguire le 
norme indicate per le analoghe lavorazioni 
industriali. È prescritto che l’esercente tenga 
a disposizione dei lavoratori addetti alla cu¬ 
stodia del bestiame i mezzi di disinfezione e 
di medicazione necessari per evitare il conta¬ 
gio delle malattie infettive. 

Fra le disposizioni finali interessa partico¬ 
larmente quella per la quale cessano di aver 
vigore le disposizioni dei regolamenti comu¬ 
nali d’igiene e di edilizia che, nel termine 
di un anno dalla data di entrata in vigore del 
regolamento per l’igiene del lavoro (e cioè 
entro il 25 luglio 1928), non fossero state uni¬ 
formate alle disposizioni del regolamento stes¬ 
so per ciò che riguarda le aziende e le mate¬ 
rie cui si riferisce. Il Ministero può autoriz¬ 
zare i Comuni, caso per caso, ad inserire o 
mantenere nei propri regolamenti, norme più 
rigorose di quelle prescritte dal regolamento 
governativo, ove ciò sia richiesto da partico¬ 
lari ragioni di usi locali, di opportunità eco¬ 
nomica o di tradizione industriale, commer¬ 
ciale od agricola. 


A. Franchetti. 







76 


u IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


POSTA DEGLI ABBONATI 

Criteri di guarigione di blenorragia. — Al 
dott. I. ri. B. da L. : 

L’assenza di gonococchi nell’essudato ure¬ 
trale non basta per fare ritenere guarita una 
blenorragia. Il giudizio di guarigione può 
emettersi soltanto in base a criteri di proba¬ 
bilità e tenendo conto di varii elementi, di cui 
nessuno ha valore assoluto ma che, presi nel 
loro insieme, possono autorizzare a conside¬ 
rare spento il processo infettivo (stato della 
prostata, prova della riattivazione del gono¬ 
cocco, spermatocoltura, ecc.). 

Non è facile fare scomparire l’essudato ure¬ 
trale anche quando la ricerca del gonococco sia 
costantemente negativa, nè sembra che i mo¬ 
derni mezzi di terapia fisica (diatermia, ecc.) 
diano risultati di molto superiori a quelli che 
si ottenevano con i vecchi sistemi (Beniqué). 

Il riposo sessuale, la dieta leggera e non 
irritante, qualche blando trattamento locale 
(solfato di zinco, allume 0,30 %) sono i mez¬ 
zi più semplici e più innocui: al tempo ed 
alla natura il resto! V. Montesano. 

Al dott. N. R. da D. : 

Non esistono trattati riguardanti le Colonie 
fluviali, campestri, ecc. Qualche indicazione 
potrà trovare nei Trattati di Igiene, p. es., 
in: A. Ilvento : Igiene e malattie dello sco¬ 
laro, U. T. E. T., oppure nelle pubblicazioni 
edite a cura delle singole Istituzioni. Nella Ri¬ 
vista della Croce Rossa italiana sono stati pub¬ 
blicati diversi articoli su tale argomento. 

A. Filippini. 

Al dott. P. A. da R. : 

Veda: Laschi. Tecnica Radiologica. Cappel¬ 
li, ed.; Ponzio. 2 volumi: radiodiagnostica e 
radioterapia. Utet. Torino; Solomon. Radio- 
thérapie profonde. Masson ed. Paris; Xaquez 
e Bordet. Radiologie du coeur et des vais- 
seaux. Baillière, ed., Paris. E. Milani. 

Al dott. F. Z., abb. n. 4325: 

Nelle forme di artrite secca del genere a cui 
ella accenna, risponde bene, di solito, la dia¬ 
termia. W- 


V AR I A. 

Effetti nocivi del tabacco. 

E diffusa l’opinione che il tabacco alteri la 
memoria, ma una dimostrazione di tale ef¬ 
fetto sembrava impossibile anche perchè, ge¬ 
neralmente, gli effetti nocivi del tabacco in¬ 
cominciano la farsi palesi in un età in cui la 
memoria subisce di per sè un indebolimento. 
Con ingegnose esperienze, Binet e Zampfir 
(Nature , 15 ott. 1931) ritengono di essere ar¬ 
rivati a tale dimostrazione. 

Essi hanno incominciato a controllare l’a¬ 
zione tossica del tabacco immergendo dei ci¬ 


prini (ciprino dorato) in acqua contenente 
determinate quantità di macerazione di tabac¬ 
co ed ottenendone la morte. Ma a questa in¬ 
tossicazione. si può fare l’abitudine quando si 
incominci l’esperienza con dosi molto basse, 
che si aumentano poi man mano; in tal modo, 
i} ciprino riesce a vivere in concentrazioni di 
estratto di tabacco che sarebbero immediata¬ 
mente mortali per altri non abituati. È quan- 
lo si verifica, del resto, per l’uomo che, su¬ 
perati i primi effetti disgustosi del tabacco, 
riesce a tollerarne quantità che in altri deter¬ 
minerebbero subito notevoli disturbi. 

Per lo studio della memoria, gli stessi AA. 
hanno usato un altro pesce (lo spinello), ap¬ 
profittando della particolarità di questo pe¬ 
sce che si getta avidamente sopra i vermicciat- 
toli rossi che gli si offrono. A quanto sembra, 
è il colore che lo attrae perchè, se invece dei 
vermi gli si gettano dei fili rossi, esso accorre 
ugualmente, mentre disdegna i fili gialli. 

Anche esso, però, può venire in certo qual 
modo educato, perchè se si continua per un 
po’ di tempo a presentargli i vermi rossi con 
una pinza gialla, dopo un po’ di tempo fini¬ 
sce per accorrere al solo vedere la pinza gial¬ 
la. Si è veduto che, dopo 2-3 settimane di ali¬ 
mentazione fatta sempre con la pinza gialla, 
il pesce conserva la memoria abbastanza te¬ 
nacemente tanto che, interrotto questo modo 
di alimentazione per 3 giorni, la presentazio¬ 
ne della pinza basta per farlo accorrere. 

Orbene, basta tenere per 24 ore lo spinello 
in una soluzione di nicotina abbastanza dilui¬ 
ta, tale che non sia tossica, perchè esso perda 
la memoria per l’associazione fra pinza gialla 
e pesciolini rossi; esso si getta avidamente 
ancora su questi, ma la pinza gialla lo lascia 
indifferente. Ma basta lasciarlo poi per altre 
24 ore nell’acqua pura, perchè la memoria ri¬ 
torni come prima. 

Gli effetti sulle vie respiratorie sono abba¬ 
stanza noti; un recente studio di Hildebrand 
(Munck. med. Wochen., 27 marzo 1931) li 
precisa bene, specialmente per i fumatori che 
aspirano il fumo. Oltre all’azione direttamente 
caustica sulla mucosa particolarmente faiin- 
gea, è da porsi in rilievo quella sugli strati più 
profondi della parete bronchiale, nonché sui 
vasi, i nervi, i muscoli lisci di questa, a cui 
si associa Fazione tossica della nicotina su 
sistema nervoso centrale e, di riflesso, sul¬ 
l’apparato respiratorio. Si possono così avere 
i quadri della bronchite cronica, del bronco- 
spasmo che ricorda l’asma bronchiale e quel¬ 
lo del rilasciamento con dilatazione e pare¬ 
si bronchiale. 

I disturbi subiettivi sono vari: possono an¬ 
che mancare od arrivare invece fino a gravi 
quadri asmatici; talvolta i catarri ^nche insi¬ 
gnificanti mantengono uno stato subfebbrile 
protratto che, unitamente ai sintomi respirato- 
rii ed all’aspetto dei malati, fa nascere il s0 ‘ 
spetto di tubercolosi. P'- 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


SEZIONE PRATICA 


77 


POLITICA SANITARIA 

CONTROVERSIE GIURIDICHE 
Il - Concorso - Limiti di età. 

Non è stabilito un limite di età per l’am¬ 
missione a concorsi dei sanitari condotti; non 
vi è una norma generale che prescriva una 
data condizione per l’età minima o massima; 
nè si può ritenere che dall’ordinamento po¬ 
sitivo risulti un principio di diritto, in que¬ 
sto senso. 

Valgono, quindi, soltanto le disposizioni 
dei regolamenti locali, se ed in quanto ne sia 
prescritto u,n limite di età, con norma appro¬ 
vata dall autorità tutoria. Per i sanitari con¬ 
dotti l’art. 27 del R. D. 19 luglio 1906, n. 466 
stabilisce, invece, una eccezione: qualora un 
limite sia prescritto, ne sono dispensati co¬ 
loro che prestino o abbiano prestato servizio 
di condotta in. altri Comuni. È noto che la 
giurisprudenza, con risoluzione discutibile e, 
anzi, secondo noi non esatta, ritiene che sia 
valutabile soltanto l’attività di impiego per 
ufficio di titolare. 

Un concorrente aveva prestato ventun’anni 
di servizio quale ufficiale medico. Ma questo 
titolo non era sufficiente alla esenzione. Egli, 
però, era stato anche medico condotto tito¬ 
lare. Tuttavia, la Commissione lo escluse con 
questa curiosa motivazione; « Avendo oltre¬ 
passato il limite di età stabilito dal bando, 
non dimostra di avere spesa la maggiore par¬ 
te della sua attività professionale in servizio 
di condotta, ai termini del capoverso B del 
bando che va interpetrato in questi sensi ». 
L’avviso del concorso riproduceva la disposi¬ 
zione dell’art. 27 del regolamento 1906, n. 
466. Se avesse disposto diversamente, aggiun¬ 
gendo una limitazione maggiore, tale restri¬ 
zione non avrebbe avuto efficacia sia perchè 
il regolamento locale e non il bando può sta¬ 
bilire norme circa l’età, sia perchè la esen¬ 
zione stabilita dall’art. 27 d|el regolamento 
generale non può essere modificata in danno 
dei concorrenti da disposizioni locali. Comun¬ 
que, era chiaro che, verificandosi la condi¬ 
zione prevista dallart. 27, il concorrente ave¬ 
va diritto di essere ammesso. Non è prescrit¬ 
to che il servizio, sia pure prestato in tempo 
anteriore, abbia lunga durata. Basta il fatto 
della nomina all’ufficio di titolare, seguito 
dalla esplicazione del rapporto d’impiego per 
qualsiasi tempo. 

La V a Sezione del Consiglio di Stato, con 
decisione 27 agosto 1931, n. 497, ha annul¬ 
lato Ita deliberazione di nomina, riconoscendo 
viziato il procedimento del concorso per ille¬ 
gittima esclusione di uno dei concorrenti. 
Conseguenza delTannullamento, è la rinnova¬ 
zione del procedimento, incominciando dal¬ 
l’ultimo atto annullato. Deve provvedere la 
stessa Commissione. È da notare che era stata 


E GIURISPRUDENZA . 0 

dedotta la illegittimità della costituzione del¬ 
la Commissione, perchè aveva provveduto il 
Prefetto a norma del R. D. 30 dicembre 1923, 
n. 2889, sebbene non sia stato ancora ema¬ 
nato il regolamento richiamato diali’art 35 
del decreto stesso. Ma i,l Consiglio di Stato, 
confermando una precedente sua risoluzione,’ 
ha ritenuto che debba provvedere il Prefetto 
e non più il Consiglio Provinciale Sanitario, 
applicando le vecchie norme, sino a quando 
non sarà pubblicato il nuovo regolamento. 

A proposito della Commissione, è da segna¬ 
lare un’altra quistione : l’art. 33 del regola¬ 
mento sanitario 19 luglio 1906, n. 466 stabi¬ 
lisce che la nomina dei commissari deve es¬ 
ser deliberata prima della chiusura del con¬ 
corso. Nel caso che è stato deciso dalla V a Se¬ 
zione con sentenza 30 luglio 1931, n. 481, la 
Commissione era stata nominata dopo. Però 
si è ritenuto che la disposizione deH’art. 33 
stabilisca una regola di buona condotta am¬ 
ministrativa, la cui inosservanza non costitui¬ 
sce motivo di nullità. 

II. - Concorso - Procedimento irregolare. 

La Commissione aveva stabilito di dividere 
i titoli in quattro gruppi, assegnando a cia¬ 
scuno di essi i seguenti punti massimi: a) per 
i titoli di abilitazione, 5; ò) per i titoli di per¬ 
fezionamento, 13; c) per quelli piatici, 9; d) 
per benemerenze militari, 3. Dalla relazione 
risultava che la Commissione aveva procedu¬ 
te a votazione singola, per schede segrete. 
Non erano indicati però i punti attribuiti dai 
tre commissari a ciascuna delle quattro ca¬ 
tegorie di titoli. È da considerare anche la 
stranezza di quel procedimento: 5 o 13 punti 
non erano divisibili esattamente per tre, se 
non frazionando una unità; era, quindi, neces¬ 
sario, almeno, che ciascuno dei tre commis¬ 
sari avesse conoscenza anche delle frazioni di 
punto che erano a sua disposizione per i sin¬ 
goli gruppi di titoli! Questi casi anormali di¬ 
mostrano la necessità, altre volte già rileva¬ 
ta, di una norma di condotta che serva al¬ 
meno di guida. 

La V a Sezione del Consiglio di Stato, con 
decisione 30 luglio 1931, n. 477, ha annul¬ 
lato la nomina deliberata in base a questa 
gradazione ed ha considerato che i titoli con¬ 
cernenti benemerenze militari avrebbero do¬ 
vuto essere valutati soltanto a parità di me¬ 
rito ed agli effetti dell’ordine della gradua¬ 
toria; non potevano invece essere considerati 
come titoli attinenti alla capacità professio¬ 
nale e, in, genere, al merito dei concorrenti, 
in rapporto al concorso. Il giudizio della Com¬ 
missione era inoltre illegittimo perchè non ri¬ 
sultano i voti attribuiti la ciascun concorrente 
in relazione al metodo alquanto strano che 
era stato seguito per la distribuzione dei punti. 


(*) La presente rubrica è affidata all'avv. Giovanni Selvaggi, esercente in Cassazione, cone. legale del nostro periodico. 






78 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


NELLA VITA PROFESSIONALE. 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Alluvioni di Cambiò ( Alessandria ). ,Scad. 31 

gen.; L. 8000 olire L. 2000 cav., L. 500 uff. san., 

5 quadrienni dee. 

àritzo (Nitoro). — Scad. 29 febbr.,, con Beivi, 

L. 9000 olire L. 1500 cavale., L. 1000 uff. san., 

L. 720 c.-v. se dovuto; ritenute di legge; i due 
paesi distano km. 2.3; tassa L. 50.10. 

A scoli Piceno. Consorzio Provinciale Antituber¬ 
colare. — Per titoli ed esami. Posto di Medico di¬ 
rettore del Consorzio. Documenti di rito oltre lau¬ 
rea medicina e chirurgia conseguita presso una 
R. Università del Regno da almeno due anni, cer¬ 
tificato di iscrizione all’Ordine dei Medici per 
l’anno 1931, titoli comprovanti la specifica com¬ 
petenza del concorrente in tisiologia, igiene e pro¬ 
filassi sociale della tubercolosi, da presentarsi non 
oltre il 22 febbraio 1932. Stipendio annuo lire 
24 000. Indennità di servizio attivo L. 3000 lorde 
ritenute di legge e 12%. Nomina quinquennale 
riconfermabile salvo disdetta tre mesi prima sca¬ 
denza. Divieto esercizio professionale; consentita 
solo consulenza nella specialità compatibilmente 
esigenze servizio. Per schiarimenti rivolgersi alla 
Segreteria del Consorzio in Ascoli Piceno, Palazzo 

del Governo. 

Bassano del Grappa (Vicenza). — Abitanti 21.000. 
Ospedale Civile, 200 letti. Concorso Chirurgo pri¬ 
mario. Stipendio lordo L. 8000 e 6 trienni vente¬ 
simo. Si richiedono 6 anni di servizio pratico m 
Ospedale o Clinica chirurgica universitaria. Lau¬ 
rea conseguita da almeno 8 anni. Età non supe¬ 
riore 40 anni. Scadenza 31 gennaio 1932-X. 

Beliorte sul Ghienti (Macerata). — Scad. 15 
feb.; L. 9000 e 3 quadrienni dee., c.-v., L. 2500 
trasp., L. 600 se uff. san.; ritenuta 12%. 

Belluno. Ammiri. Prov. — Scad. 15 feb. Medico 
aiuto del Dispensario prov. antitubercolare; lire 
6000 oltre L. 2500 serv. att., già depurati del 12 %; 

5 quadrienni dee. Chiedere avviso. Rivolgersi al 
Consorzio antitubercolare. 

Cambrì (Novara). — Stipendio annuo L. 6160 
(già ridotto in conformità del R. D. 20 novembre 
1930, N. 1491) al lordo di tutte le ritenute e con 
le seguenti indennità annuali: Caro viveri nella 
misura stabilita dalla Legge; id. di trasporto lire 
440; id. di supplenza L. 616. Le domande corre¬ 
date dai prescritti documenti debbono pervenire 
in tempo utile alla Segreteria Comunale presso la 
quale, nelle ore di ufficio, è visibile il Regolamen¬ 
to organico. Scadenza 20 marzo. 

Carrara. Congregaz. di Carità. — ,Scad. 15 feb¬ 
braio; medico primario, radiologo primario e aiu¬ 
to di chirurgia; stip. rispett. L. 8500, L. 9000 e 
L. 7200, oltre indennità; al radiologo primario 
percentuale. Chiedere annunzio al Commissario 
Prefettizio. Tassa L. 100.10 per i primari, L. 50.10 
per l’aiuto. 

Castkltesino (Trento). — Scad. 28 feb.; rivol¬ 
gersi Segreteria. 

Cerignale (Piacenza), — Scad. 28 feb. Consorzio 
con Cortebrugnatella; sede a Rovaiola; L. 11.000 
e quadrienni dee., oltre L. 500 uff. san., L. 3000 
cavale.; riduz. 12%; età lini. 35 a.; tassa L. 50,10. 


Como. Ufficio dTgiene. — Scad. 1° feb.; medico 
aggiunto; L. 10.000 e 6 trienni dee. oltre L. 1500 
indenn. grado, L. 1000 serv. att., L. 780 assegno 
integrativo, L. 2000-3500 trasp., c.-v.; deduz. 
12%: è consentito l'esercizio libero; età lini. 40 

a.; tassa L. 50.20. 

Cottanello (Rieti). — Al 25 genn., ore 18,30, 
l a cond.; L. 10.500 e 5 quadr. dee.; oltre L. 3650 
cavale., L. 400 se uff. san.; riduz. 12%; età lim. 

35 a.; doc. a 3 mesi dal 25 die.; tassa L. 50,10. 
Chiedere annunzio. 

Fondi (Roma). Ospedale Civile. — Chirurgo di¬ 
rettore e medico primario; il Commissario prefet¬ 
tizio rende noto che per l’ammissione al concorso 
nessun limite d’età è prescritto per i liberi docenti 
della Facoltà di medicina e chirurgia. \. fase. 50 
del 1931. 

Formazza (Novara). — Stipendio per cinquanta 
poveri L. 10.000 con 10 ventesimi biennali, oltre 
L. 1500, indennità alloggio; — L. 3500, vettura; — 
L. 500, ufficiale sanitario; — L. 150 ambulatorio; — 
salva decurtazione 12 % e ritenute legali. Deposito 
L. 50. Scadenza 31 gennaio. 

Forno Ganavese (Torino). — ,Scad. 15 gen.; 2 a 
condotta, con Praliglione; condizioni visibili pres¬ 
so la Segreteria consorziale. 

Irgoli di Galtelli (Nuoro). — Due condotte me- 
<1 iche. Scadenza 28 febbraio. Per informazioni ri¬ 
volgersi alla Segreteria del Comune. 

Ladro (Rieti). — Al 17 gerì., ore 12; con Morrò 
Reatino; L. 9240 per 1000 pov.; addizion. L._4; o 
quadrienni dee.; p. cavale. L. 2700; tàssa L. 50,10, 
doc.-a 3 mesi dal 4 die. . 

Oristano (Cagliari). Ospedale Civile. — Scad. 29 
febbr.; primario medico; L. 12.000 iniziali. Tre 
anni di aiuto in Ospedale di primaria importanza 
od in Clinica universitaria. Titolo di preferenza: 
pratica di laboratorio. Chiedere annunzio e infor¬ 
mazioni alla Segreteria della Congregaz. di Carità. 

Padova. Amministrazione Provinciale. —- Con le 
norme del R. D. 16 gennaio 1927, N. 155, è aperto 
il concorso al posto di Direttore della Sezione Chi¬ 
mica del Laboratorio Provinciale di Igiene e Pro¬ 
filassi. Stipendio iniziale L. 14.000 suscettibile di 
cinque aumenti periodici di un decimo ed even¬ 
tualmente di un sesto aumento pure del decimo 
per meriti speciali. Riconoscimento dei servizi 
prestati agli effetti degli aumenti periodici fino 
ad un massimo di tre periodici (anni dieci). Ser- 
vizio attivo L. 2100. Compartecipazione del 23 A 
sui proventi di Laboratorio. Indennità caro viveri 
come agli altri impiegati provinciali. Il tutto ri¬ 
dotto delle trattenute di legge e del 12 % di cui 
al R. D. 20 novembre 1930, N. 1491 . Scadenza ~8 
febbraio. Per ulteriori chiarimenti rivolgersi alla 
Segreteria. 

Pavia. R. Prefettura. — Uff. sanit. pel consorzio 
di Mede e uniti (13 comuni); al 1° marzo; L. 8000 
ridotte del 12 %, e 5 quadrienni dee., oltre L. 2000 
trasp.; chiedere -annunzio; tassa L. 50; doc. a 3 
mesi dal 10 die.; età lini. 45 a. 

Pergola (Pesaro-Urbino). — Scad. 31 gen.; Li¬ 
re 8000 oltre L. 3500 cavale, e 5 quadrienni dee.; 
riduz. 12%; età lini. 40 a.; tassa L. 50.10. Chied. 
annunzio. 



[Anno \\\I\, Num. 2] 


SEZIONE PRATICA 


79 


Poppi (Arezzo). — Scad. 15 mar.; per Badia 
frataglia; L. 7920 e 4 quadrienni dee., olire lire 
739 c.-v.; età lini. 35 a.; tassa L. 50,15; doc. a 3 
mesi dal 15 die. 

Reggio Calabria. Congregazione di Carità. _ Due 

posti: per titoli; primario medicina generale con 
incarico servizio analisi; stipendio annuo lordo lire 
12.000 e L. 4000 per detto incarico; primario ocu¬ 
lista: stipendio annuo lordo L. 8000. Due aumenti 
quinquennali. Compartecipazioni 70%. Scadenza 
19 gennaio 1932. Rivolgersi Congregazione Carità. 

Roma. Ministero delta Marina. — Concorso per 
la nomina di 13 tenenti medici in servizio per¬ 
manente nel corpo sanitario militare marittimo. 
(Vedi precedente N. lì. 


Vi etri ui Potenza (Potenza). — Scad. 20 gen.; 

L - 7000 e $ quadrienni dee., oltre L. 600 se uff.’ 
san.; età lini. 40 a.; tassa L. 50,10. 

Villanova d’Alrenga (Savona). — Scad. 31 o- en 
ore 18; consor.; L. 9400 oltre L. 500 uff. san., lire 
()00 trasp., 10 bienni ventes. 


A medici generici, offronsi per rilievo, due 
importanti, modernissimi studi dentistici in pieno 
funzionamento. Il proprietario, specialista in odon¬ 
toiatria, è disposto coaudiuvarli, sino al consegui¬ 
mento necessaria pratica e conoscenza clientela 
Rivolgersi: less. Ferr. 746-184, Formo posta Mi- 


Roma. Governatorato. — Scad. ore 12 del 31 
genn.; assistente medico specializzato in otorino¬ 
laringoiatria addetto all’Istituto per la cura del- 
J’adenoidismo; età lim. 35 a.; doc. a 3 mesi dal 
12 die.; lassa L. 50; slip. L. 7600, oltre eventuali 
c.-v. e L. 780; riduz. 12 %. Domanda al Governa¬ 
torato da presentare al Protocollo della Riparti¬ 
zione I. Chiedere annunzio alla Segreteria generale. 
Chiarimenti daH’Ufficio Personale. 

S. Polo (Roma). — Scad. 15 gen.; 2 a cond.; ri¬ 
volgersi Segreteria. 

S. Vito al Taguamento (Udine). — Scad. 15 
mar.; L. 8000 e 6 quadrienni dee. per 1500 pov.; 
addizion. L. 1; p. serv. alt. L. 500; c.-v. ridotto; 

р. trasp. L. 3000; deduz. 12 %; età lim. 40 a. 

Sappada (Belluno). — Scad. 31 gen.; L. 8000 oltre 

с. -v., L. 1000 trasp. e facilitazioni per l’alloggio; 
5 quadrienni dee. 

Saronno (Varese). — Ufficiale Sanitario. Per ti¬ 
toli ed esami. Stipendio iniziale L. 9000 al lordo 
di R. M. e del contributo Cassa Pensione Sanitari 
e con diritto a cinque aumenti quadriennali del 
decimo. Indennità di trasporto L. 500 al lordo R. 
M. Divieto servizio presso altri Enti morali o pub¬ 
blici. Permesso esercizio professione libera. Doman¬ 
da e documenti entro il 31 gennaio 1932 al Po¬ 
destà eli .Saronno. 


Cercasi socio Azienda sanitaria redditizia. Seri¬ 
ore: Sig. Campanelli, Roma, via Sistina 14. 

Borse di studio. 

Fondazione Michele Conte. 

Presso la R. Università di Roma è aperto il C on- 
corso ad un premio di studio dell’importo di lire 
oCKJO annue a favore di uno studente preferibil¬ 
mente rii condizioni economiche non agiate il 
quale avendo superato il terzo anno di studi nella 
•acolta (li medicina e chirurgia di qualunque 
Università del Regno e conseguita la media di 
almeno 27/30 negli esami prescritti, sia stato iscrit¬ 
to al quarto anno del corso di medicina e chi¬ 
rurgia presso l’Università di Roma. Saranno pre- 
Ieiiti i candidali provenienti da Frigento (Avelli¬ 
no); e, in mancanza di essi, a parità di condi¬ 
zioni, gli orfani di guerra o di caduti per la causa 
nazionale e i tigli d’invalidi di guerra o per azio¬ 
ni fasciste. I concorrenti dovranno presentare i 
documenti e le domande entro il 15 febbraio alla 
Segreteria della Facoltà. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

La Facoltà medica di Strasburgo ha nominato 
dottore honoris causa il fisiologo inglese prof. 
Henry Head. 


Iriora (Imperia). — Per titoli. Stipendio annuo 
L. 9000 per 500 poveri con l’addizionale di L. 5 
per ogni povero in più. Indennità quale Ufficiale 
Sanitario L. 500. Pel servizio ostetrico L. 500, fino 
a quando non sarà provveduto con levatrice. In¬ 
dennità di cavalcatura L. 2500. Gli assegni di cui 
sopra sono soggetti alle riduzioni di cui alle vi¬ 
genti leggi. Aumento del ventesimo ogni biennio 
e per 10 volte. Documenti di rito di cui al mani¬ 
festo 20 novembre 1931. Scadenza 20 gennaio 1932; 
assunzione servizio entro 15 giorni dalla parteci¬ 
pazione sotto pena di decadenza. Per chiarimenti 
rivolgersi alla Segreteria Comunale. 

Varese. R. Prefettura. — A tutto il 31 gen. 
utf. san. e capo dell’Ufficio d’igiene del Comu¬ 
ne; L. 9000 e 5 quadrienni dee., oltre L. 500 trasp. 
e altri compensi. Età lim. 45 a. Chiedere annun¬ 
zio. Tassa L. 50. 

Venezia. Ospedale al Mare (delle 00. PP. Riu¬ 
nite Ospizio Marino Veneto ed Educatorio Rachi¬ 
tici « Regina Margherita », Lido di Venezia). — 
Scad. 15 feb.; un assistente medico ed un assi¬ 
stente chirurgo. Rivolgersi segretario. 

Vergato (Bologna). Ospedale Civile. — Scad. 26 
gen.; chirurgo primario consulente effettivo; assi¬ 
stente dirigente gabinetto radiologico. Per infor¬ 
mazioni rivolgersi Segreteria Congregaz. di Carità. 


Il prof. Charles Richet è stalo eletto vice-presi¬ 
dente dell’Accademia delle Scienze pel 1932; ne 
sarà dunque il presidente nell anno successivo. Al¬ 
tri presidenti della Sezione di medicina sono stati: 
d’Arsonval, Marey, Boucliard, Guyon, Chauveau. 

Tra i premi conferiti per il 1931 dall’Accademia 
di Medicina di Parigi segnaliamo i seguenti: pre¬ 
mio Buisson rii 12.000 fr. a J. Auclair (Parigi) 
per le sue ricerche sulla vaccinazione preventiva 
e curativa della cavia e del coniglio contro la tu¬ 
bercolosi umana; premio Laborie di 7000 fr. a 
J. Palei (Parigi) per i suoi studi sugli accidenti 
precoci dei traumatismi cranio-encefalici chiusi; 
premio Rebard di 5000 franchi a P. Funck-Bren- 
lano (Parigi) per i suoi studi sulle pseudoartrosi 
del collo del femore. Sul premio Blondet, sono 
stati assegnati 6000 fr. a Chebanier (Parigi) ed 
a Lobo-Onell (Santiago) per la loro memoria sul¬ 
l’esplorazione funzionale del rene, 3000 fr. alla 
sig.na Y. Schaeffer per il suo lavoro sui fermenti 
e 3000 fr. al doti. Fleuret (Nancy) per il suo la¬ 
voro sui glicidi. II premio Huchard di 8000 fr. è 
stato diviso tra R. Morin (Senegai) e Phan Van 
Lu (Cocincina). E così via. Abbiamo già dato no¬ 
tizia del premio Alberto I di Monaco, di 100.000 
fr., assegnato al prof. Veillon (Parigi), deceduto 
poco dopo. 



80 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


L’Accademia delle Scienze di Parigi ha confe¬ 
rito un premio Ghaussier di 10.000 fr. a Victor 
Morax per i suoi lavori di patologia oculare e 
visiva. 

La Società Medica Svedese ha assegnato la me¬ 
daglia Berzelius al prof. C. Neuberg, direttore 
dell’Istituto di Biochimica Imperatore Guglielmo 
di Berlino. 

Uno dei premi Lenin, che costituiscono la più 
alta ricompensa scientifica in Russia, è stato as¬ 
segnato al dott. A. W. Pailadine di Charcov, pei i 
suoi lavori di biochimica. Ogni premio importa 
2000 rubli d’oro. 

Il Comitato dell’Associazione internazionale per 
le scuole all’aperto e per le colonie di vacanze ha 
nominato vice-presidente il prof. Luigi Veratti di 
Milano, il quale ha promosso la grande scuola al¬ 
l’aperto di questa città, già premiata con la mas¬ 
sima onorificenza dal Congresso internazionale per 
le scuole all’aperto (adunatosi a Bruxelles dal 7 
all'11 aprile 1931). 

Il prof. I. Iacono è nominato aiuto nella Cli¬ 
nica delle malattie tropicali e subtropicali di Roma. 


NOSTRE CORRISPONDENZE. 

Da Palermo. 

Le osservazioni di G. B. Morgagni 
sulla morte del Conte Ugolino. 

Una conferenza su tale argomento dantesco è 
stata tenuta dal prof. L. Giuffrè in questa Bi¬ 
blioteca filosofica, divenuta, per opera di G. Ama¬ 
to Pojero, un vero centro di cultura dove fun¬ 
ziona anche una sezione biologica. 

L’episodio del Conte Ugolino, come quello 1 di 
Francesca da Rimini, è stato sempre oggetto di 
numerosi comenti, sovratulto per il celebre ver¬ 
so: « Poscia più che il dolor, potè il digiuno », 
dove si è voluto finanche vedere che il padre ab¬ 
bia mangiato i figli ! 

Morgagni si è occupato della morte del Conte 
Ugolino nella sua opera immortale De sedibus et 
causis moi'borum per anatomen indagatis, come 
anche se ne erano occupati Girolamo Cardano e 
Giuseppe Zambeccari. Egli mette molta cura nel 
dimostrarne l’esattezza dell’ordine cronologico 
immaginato da Dante per la morte dei cinque di¬ 
sgraziati e la sua opinione basta a dimostrare che 
il pensiero di Dante è stato frainteso dai com¬ 
mentatori e a fare apparire meschino il modo co¬ 
me è stato nei vari comenti trattato questo ar¬ 
gomento. 

Dante conobbe gli Aforismi d’Ippocrate, il ca¬ 
none di Avicenna, l’arte medicinale di Galeno ed 
ebbe tale conoscenza della medicina da farlo ri¬ 
tenere da alcuni che fosse medico, quindi le sue 
affermazioni sono in dipendenza di tali sue cono- 
scenze. 

L'uscio dell'orribile torre fu riaperto dopo nove 
giorni che fu inchiodato ed i cinque prigionieri 
furono trovati morti. 

Secondo il Zambeccari ed il Morgagni, Dante 
fa morire per ultimo il vecchio in corrispondenza 
a quanto si dice nell’Aforisma XIII della Sez. I: 
« Senes faciliime jeiunium ferunt, deinde qui 
aetatem consistentem habent, minus adolescen- 
tes, omnium minime pueri, presertim qui inter 
ipsos sunt vividiores ». 


Morgagni se ne occupa nella lettera XXVII del 
libro III dove parla della morte per fame, affer¬ 
mando che « eccettuate alcune disposizioni di cor¬ 
po e di cose sommamente rare, assai si accosta 
al vero ciò che fu detto da Ippocrate ». 

Così dei rinchiusi nella torre il bambino di tre 
anni morì al quarto giorno, gli altri, alquanto 
maggiori, al quinto ed al sesto giorno e nell’otta¬ 
vo Il padre « perchè di età ferma o per lo meno 
di una vecchiaia verde e robusta ». 

Morgagni fa notare l’importanza della privazio¬ 
ne dell’acqua e spiega la rapidità della morte con 
lo stato di esaurimento in cui si trovavano i pri¬ 
gionieri reclusi per lungo tempo nella « muda » 
e con insufficiente alimentazione. 

Ancora per la morte per fame Morgagni si ri¬ 
ferisce ad un altro Aforisma di Ippocrate (XIV) 
che si fonda sul rapporto tra alimenti e calore 
organico, rapporto che si ammette anche oggi ma 
inversamente alla credenza di lui che opinava 
che il calore ( calor nativus ) innato nell’organi¬ 
smo, servisse per la cozione e la digestione degli 
alimenti. Crede ancora che la morte per fame 
fosse dovuta ad alterazione degli umori, causa 
anche dell’intorbidamento della vista del Conte 
Ugolino che si diede già cieco a brancolar sopra 
ciascuno. Tale spiegazione secondo il Giuffrè è 
ancora ammissibile date le condizioni nelle quali 
si trovava il Conte Ugolino che potevano bene al- 
terarne la vista In maniera diversa di come risul¬ 
ta dagli esperimenti fatti dal Lodato su ammali 
che nell’inanizione, pur presentando lesioni nel¬ 
la retina, conservano abbastanza bene il potere 
visivo. 

Oggi dagli assertori delle rinnovate teorie umo¬ 
rali si può bene sostenere che nel digiuno si 
tratti dell’alterazione degli umori perchè vi sono 
state riscontrale gravi lesioni nelle ghiandole en¬ 
docrine e relativi ormoni. 

Dante in tutte le sue affermazioni dunque ap¬ 
pare guidato non soltanto dalla sua fantasia di 
poeta, ma specialmente dalle sue conoscenze delle 
diverse parti dello scibile e così è in questo epi¬ 
sodio. I comenti spesso non sono all’altezza del 
pensiero del Poeta, così che secondo il Giuffrè 
sarebbe utile dare opera, con la collaborazione 
di uno o due competenti per ciascuna materia, a 
compilare un commento del poema, completo e 
degno della nuova Italia. A. Cusumano. 


II Diritto Pubblico Sanitario 

TI Numero 12 (Dicembre 1931), oltre le consuete ampie 

ubriche: Rassegna di Ciurisprudenza; Leggi e Atti del 
loverno, contiene le seguenti interessanti NUiiìi. 

5 er un ordinamento logico dell’assistenza sanità- 


i ì 


/ T\ _ 


Attestazioni e certificazioni sanitarie. 

Il medico di fronte al nuovo codice penale. (Dott. A. 
Dal Prato). 


ItwuartanTo ■ T medici che non sono abbonati a dette 
rWVGlTGnZa • periodico e che desiderano leggerla, st af¬ 
frettino a spedire Vaglia Postale di Lire 5 all’editore LUIGI 
POZZI. Via Sistina N. 14 Roma e riceveranno presto u 


Prezzo di ogni numero separato del « Diritto Pubblico 

Sanitario », L. 5. 

L’abbonamento ai dodici Numeri del 1931 costa 
L. 3 6, ma agli associati al «Policlinico» e concesso 
per sole L. 30, che vanno inviate, mediante vaglia 
Poetale o Bancario, all'editore Luigi Pozzi, Via bisti- 
na 14, Roma. 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


SEZIONE PRATICA 


81 


NOTIZIE DIVERSE . 

# a Conferenza internazionale contro la tubercolosi. 

Il Comitato esecutivo dell’Unione internazio¬ 
nale contro la tubercolosi, adunatosi a Parigi, co¬ 
me abbiamo annunziato, ha fissato gli ultimi ac¬ 
cordi, d’intesa con l’Associazione neerlandese 
contro la tubercolosi, per la prossima Conferenza 
internazionale, che sarà l’ottava organizzata dal¬ 
l’Unione. 

La conferenza avrà luogo a La Haja e ad Am¬ 
sterdam dal 6 al 9 settembre 1932 e sarà presie¬ 
duta dal prof. Nolen. 

I temi seguenti saranno in discussione: 

1) «Rapporti tra l’allergia e l’immunità ». Re¬ 
latore principale: prol. Jules Bordet (Belgio). Cor¬ 
relatori: prof. Aldershoff (Olanda), prof. S. Lyle 
Cummins (Inghilterra), prof. J. De Daranyi (Un¬ 
gheria), prof. Debré (Francia), dott. K. A. Jensen 
(Danimarca), prof. R. Kimla (Cecoslovacchia), 
prof. B. Lange (Germania), prof. D. Ottolenghi 
(Italia), dott. A. Wallgren (Svezia), dott. W. C. 
White (Stati Uniti). 

2) « La crisoterapia ». Relatore principale : prof. 
Sayé (Spagna). Correlatori: dott. J. B. Amberson 
(Stati Uniti), dott. Ameuille (Francia), prof. F. 
Bocchetti (Italia), dott. L. S. T. Burrel (Inghil¬ 
terra). prof. Knud Faber (Danimarca), dott. Ja- 
querod (Svizzera), prof. W. Neumann (Austria), 
prof. R. Rencki (Polonia), dott. G. Schròder (Ger¬ 
mania), prof. J. Valtis (Grecia). 

3) «L’assistenza post-sanatoriale». Relatore 
principale: dott. Vos (Olanda). Correlatori: dott. 
J. Bianco (Spagna), dott. E. Bresky (Cecoslovac¬ 
chia), dott. Brieger (Germania), dottori R. Cour- 
tois e E, Olbrechts in collaborazione (Belgio), doti. 
Guinard (Francia), dott. N. Heitmann (Norvegia), 
prof. E. Morelli (Italia), dott. H. A. Pattison (Stati 
Uniti), dott. D. A. Stewart (Canadà), dott. A. Wil¬ 
liams (Stali Uniti). 

Dopo la lettura delle relazioni, si aprirà una di¬ 
scussione libera, alla quale potranno iscriversi i 
membri dell’Unione internazionale, come pure i 
membri della Conferenza presentati ufficialmente 
dalle Associazioni nazionali affiliate all’Unione. 

Come se n’è stabilita la consuetudine, un viag¬ 
gio di studi organizzato dall’Associazione neer¬ 
landese di lotta antitubercolare riunirà i parteci¬ 
panti alla riunione che si saranno iscritti in pre¬ 
cedenza. 

Per informazioni rivolgersi alla Federazione Na¬ 
zionale Italiana Fascista per la lotta contro la tu¬ 
bercolosi, via Nazionale 172, Roma. 

1° Congresso internazionale d’igiene mediterranea. 

È indetto dal 20 al 25 settembre a Marsiglia ed 
organizzato dalla Facoltà medica. Presidente effet¬ 
tivo ne sarà il prof. E. Marchoux. Temi: « La spi- 
rochetosi spagnola », relatore Sadi de Buen; « La 
dengue », relatore Blanc; « La febbre ondulante », 
relatore Burnet; « La febbre esantematica mediter¬ 
ranea », relatore Olmer; « Procedimenti moderni 
di derattizzazione delle navi », relatore Lutrario. 
Si accettano comunicazioni; queste devono essere 
presentate dattiloscritte non oltre il 1° maggio; 
non potranno sorpassare 5 pagine di stampa e do¬ 
vranno essere corredate di un riassunto non su¬ 
periore a 15 righe. Indicare se sono accompagnate 
da proiezioni o da cinematografie. Le relazioni e 
comunicazioni verranno distribuite in anticipo a 


stampa a tutti i congressisti. Lingue ammesse 
sono: il francese, l’inglese, l’italiano e lo spa¬ 
gnolo. Sono in programma escursioni e ricevi¬ 
menti. Quota : 100 franchi, da corrispondere al 
tesoriere Georges Baillière, rue Ilautefeuille 19, 
Paris Ge. Informazioni dal segretario generale Dr. 
H. Violle, allées Léon Gambetta 40, Marseille. 

9° Congresso internazionale di chirurgia. 

La « Société Internationale de Chirurgie », ter¬ 
rà il suo IX Congresso a Madrid dal 15 al 18 mar¬ 
zo. Vi sarà annessa un’Esposizione di strumenti 
chirurgici, apparecchi ortopedici e d’esplorazio¬ 
ne, preparati farmaceutici. Per l’organizzazione è 
stato designato il dott. F. Coca, Lagasca 38, Ma¬ 
drid, Spagna. Le informazioni possono ottenersi 
anche da! segretario generale della Società, Dr. L. 
Mayer, rue de la Loi 72, Bruxelles, Belgio.’ 

1° Congresso internazionale sulla litiasi biliare. 

Come abbiamo annunziato, si terrà a Vichy dal 
19 al 22 settembre, sotto la presidenza del prof. 
Carnot, dell’Accademia di Medicina. Vi saranno 
quattro Sezioni: 1) medicina; 2) chirurgia; 3) te¬ 
rapeutica e idrologia); 4) elettro-radiologia e fi¬ 
sioterapia. 

Il titolo delle comunicazioni dovrà essere pre¬ 
sentato per scritto non oltre il 1° giugno alla 
segreteria generale. Il testo delle comunicazioni, 
dattilografato e corretto ne varietur , dovrà essere 
consegnato alla segreteria generale dopo la loro 
presentazione al Congresso. Il testo non dovrà 
avere più di cinque pagine di quaranta righe di 
settantotto lettere. Ogni congressista non avrà 
diritto che ad una sola comunicazione, della du¬ 
rata di dieci minuti al massimo. 

11 diritto di iscrizione al Congresso, compreso 
l’invio del volume dei rapporti, è fissato nella 
quota di fr. cinquanta per i membri titolari. I 
congressisti accompagnati da persone della fami¬ 
glia che desiderino di partecipare alle feste e ri¬ 
cevimenti organizzati in occasione del Congresso, 
dovranno indicare, all’atto dell’iscrizione, il nu¬ 
mero di queste persone, che riceveranno il titolo 
di membri associati e per ciascuna delle quali 
verrà versata una quota di fr. venticinque. 

I medici che desiderano prendere parte al con¬ 
gresso sono pregati di mandare la loro adesione 
e tutta la corrispondenza alla Segreteria generale 
del Congresso, boulevard des Capucines 24, Paris. 

Congresso francese di pediatria. 

Si terrà nel prossimo autunno sotto la presi¬ 
denza del prof. Ombredanne e discuterà i temi: 

« La patologia dei diverticoli di Mecjkel » (relatori 
Fòvre e Semelaigne); « Le ripercussioni mediche 
delle variazioni meteoriche » (relat. Mouriquand); 

« I virus filtranti tubercolari nella patologia in¬ 
fantile (rei. Paisseau). 

9° Congresso romeno di neuropsicliiatria. 

Si è adunato a Dicio San Martin; sono state te¬ 
nute relazioni e comunicazioni dai professori Ma- 
rinescu, Minca, Parhon, dai maestri di conferen¬ 
ze Tomescu, Petre, Draganescu e dai dottori Obo- 
descu, Baliff, Preda, Padeanu, Grigorescu ecc. Il 
prossimo congresso si adunerà nel 1932 a Bu¬ 
carest; il prof. Marinescu presenterà una relazio¬ 
ne su « I riflessi condizionali ». 




82 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


AlPUuiversità di Bari. 

Con recente decreto è stalo modificato in al¬ 
cune parti lo statuto della R. Università di Bari. 
Essendo stati soppressi gl’insegnamenti di «sto¬ 
ria della medicina » e di « patologia esotica », vie¬ 
ne anche soppresso l’articolo dello statuto che 
stabiliva l’obbligatorietà della frequenza per un 
anno a questi due corsi. 

Istituto cardiologico in Germania. 

È stato inaugurato a Bad-Naulieim un Istituto 
per le malattie di cuore, dovuto alla munificenza 
della sig.ra Kerckhoff, di Los Angeles (Califor¬ 
nia). È diretto dal prof. Groedel. Comprende cin¬ 
que sezioni: l a patologia e terapia sperimentali 
(affidata al prof. E. Koch); 2 a Diagnosi clinica; 

3 a Terapia clinica; 4 a Statistica e insegnamento 
sociale; 5 a Assicurazioni. All Istituto è annesso un 

Museo. 

Istituto di storia della mediciua in Germania. 

È stato fondalo presso la Facoltà medica di 
Dusseldorf; alla direzione è stato nominato il pro¬ 
fessor Haberling. 

Preparazione delle infermiere in Germania. 

Il Ministro dell’interno della Repubblica Ger¬ 
manica ha redatto un elenco delle istituzioni uf¬ 
ficialmente riconosciute per la preparazione del¬ 
le infermiere (d’ospedali, per lattanti, per fan¬ 
ciulli, per l’assistenza domiciliare). .Sommano fra 
tutto a 171, dispongono di 19..500 letti e possono 
accogliere circa 3800 allieve per corsi annuali e 
biennali. 

Proposta di un consultorio medico italiano a Can¬ 
nes. 

Il vice-console italiano di Cannes aveva avan¬ 
zato domanda al Sindacato medico locale perchè 
alcuni medici fossero autorizzati ad istituire una 
consultazione al « foyer ilalien ». 

La domanda è stata respinta, in quanto che 
gl’italiani — numerosi nella regione — sono trat¬ 
tati in tutto come i francesi ed ammessi, nelle 
stesse condizioni, all’assistenza medica gratuita 
domiciliare, ospedaliera, dispensariale (antituber¬ 
colare, antivenerea) e nei consultori d’igiene so¬ 
ciale (prenatale, per lattanti): non si è ricono¬ 
sciuta dunque l’opportunità di autorizzare un con¬ 
sultorio italiano, allo stesso modo come non era 
stato autorizzato un consultorio russo. D altra 
parte, il sindacato stima che il principio dei con¬ 
sultori non sia raccomandabile: vai meglio di 
lasciare i malati liberi di scegliere il loro medico. 
Si è anche fatto considerare che il Sindacato non 
ammette le consultazioni mediche a tariffa ridotta; 
la tariffa minima, che sola può essere accettata, 
non offre vantaggi per i malati dei consultorii. In 
conclusione il Sindacato ha suggerito al vice-con¬ 
sole di destinare le somme previste per la rimu¬ 
nerazione dei medici, ad aiutare i malati in stato 
di bisogno. (Dal « Concours Méd., 29 nov. ? 1931). 

Il cinquantenario (lei Sindacati medici francesi. 

Il 19 dicembre ebbe luogo a Parigi la celebra¬ 
zione del cinquantesimo anniversario della crea¬ 
zione dei Sindacati medici francesi, con l’inaugu¬ 
razione della Gasa del Medico (Hotel Chambon). 
La cerimonia venne presieduta dal presidente della 
Repubblica Paul Doumer; v’intervennero anche il 


ministro della sanità pubblica, Blaisot, il ministro 
del lavoro, Landry, e mollissime altre personalità, 
tra cui il presidente dell’Accademia di Medicina 
de Lapersonne, il generale medico ispettore Buyer, 
il direttore dell’igiene pubblica Serge Gas, ecc. Par¬ 
larono il decano della Facoltà medica Balthazard, 
il prof. Jayle, alla cui volontà animatrice e realiz¬ 
zatrice si deve la fondazione della Gasa del medico 
(da lui definita « il ministero privato della medi¬ 
cina ») e il doti. Dibos, presidente della Confedera¬ 
zione dei sindacati medici, il quale ricordò come 
50 anni or sono il primo sindacato raggruppasse 
appena 38 medici, mentre ora i sindacati accolgo¬ 
no la generalità dei medici ed hanno acquistato 
grandi benemerenze verso la professione e verso 
il pubblico. La sera ebbe luogo un banchetto, al 
quale intervenne il ministro della sanità pubblica. 
(La sede della Confederazione è: Hótel Chambon, 
rue du Cherche-Midi 95, Paris Ve). 

Associazione della stampa medica belga. 

Ha tenuto l’assemblea generale statutaria il 6 
dicembre. Ha proceduto all’elezione del suo Uffi¬ 
cio pel 1932; alla presidenza è stato chiamato il 
doli. Rodolphe Ley. Ha accolto nuovi membri ti¬ 
tolari. Ha nominato vari membri corrispondenti 
stranieri. 

Unione dei periodici medici messicani. 

È stata costituita recentemente nella città di 
Messico. La presidenza ne è stata affidata al dott. 
Gustavo Argil; la segreteria generale al dott. Ana¬ 
stasio Vergara E. Gli uffici hanno sede presso la 
Biblioteca dell'Accademia Nazionale di Medicina 
(avenida Republica de Venezuela n. 94, México, 
D. F.). 

Scuola medica ospitaliera di Roma. 

È uscito il programma del Corso Speciale per 
medici condotti, il quale avrà inizio il 1° febbraio. 
Tutti coloro che sono interessati a conoscerlo, pos¬ 
sono richiederlo alla Segreteria della Scuola, Po¬ 
liclinico Umberto I, Roma (27). 

Corso di perfezionamento in ostetricia. 

Si terrà a Parigi, nella Clinica Baudeloque (bou¬ 
levard de Port-Royal 121), dal 1° febbraio al 19 
marzo, sotto la direzione del prof. Couvelaire. 
Tassa d’iscrizione 500 franchi, da versare alla se¬ 
greteria della Facoltà di medicina. 

44 Pro monumento in honorem Caroli Forlanini 
Romae erigendo 

Si è costituito in Argentina un grande comitato, 
dal titolo suddetto, per la raccolta di fondi de¬ 
stinati al monumento in memoria del Forlanini. 

Alla presidenza onoraria sono stati chiamati il 
rettore dell’Università di Buenos Aires, prof. Ma¬ 
riano R. Gastex, il decano della Facoltà medica 
di Buenos Aires, prof. Carlos Bonorino Udaondo, 
e il presidente dell'Istituto Argentino di Cultura 
Italica, prof. Armando Marotta; alla presidenza ef¬ 
fettiva il prof. Gregorio Aràoz Alfaro, presidente 
del Dipartimento Nazionale d’igiene (che corri¬ 
sponde alla nostra Direzione Generale della Sa¬ 
nità Pubblica). Le adesioni ed i contributi si ri¬ 
cevono dal presidente (Larrea 2405), dal segreta¬ 
rio Dr. Juan Carlos Tassart (calle Santa Fe 1650) 
e dal tesoriere Dr. José De Luca (Areniales 1556).. 
in Buenos Aires. 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


SEZIONE PRATICA 


83 


Il prof. Pavlow. 

Il Governo sovietico ha assegnato al prof. Pavlow 
la somma di 184.000 rubli, per la costruzione di 
un Istituto di Biologia a Koltuschi, Leningrado. 

Il fatto è tanto più significativo, in quanto il 
Pavlow non dissimula il suo dissenso dal regime 
sovietico. Si è voluto dar prova di saper mettere 
la scienza al disopra di ogni considerazione poli¬ 
tica. 

Beneficenza. 

Una ditta industriale di Biella ha fatto perve¬ 
nire al presidente dell’Ospedale degli Infermi di 
questa città, sig. Camillo Ramella, la somma di 
50 mila lire in contanti. La ditta donatrice ha 
voluto ohe fosse mantenuto l’incognito. La som¬ 
ma è destinata al funzionamento perpetuo di due 
letti ospitalieri per malati poveri. 

Crociera medica pasquale. 

Si svolgerà a cura del comitato delle « Croisières 
Médicales Fran^aises », dal 20 marzo al 4 aprile, 
a bordo della nave <« Mexique »; porlo di partenza 
e di ritorno Saint-Nazare; si toccheranno Vigo, Ca¬ 
dice, Madera, le Canarie, Teneriffa, i porti del Ma¬ 
rocco, Lisbona: si faranno alcune escursioni (a San 
Giacomo di Campostella, a Siviglia ecc.). Rivolgersi 
alla sede del Comitato, rue Soufflot 9, Paris. 

Per la limitazione delle nascite in Germania. 

È stato fondato a Berlino un Ufficio centrale per 
la limitazione delle nascite, a cura della sig.ra Ca¬ 
therine von Kurdoff. 

È stata condotta un’inchiesta tra professori di 
ostetricia e ginecologia, professori di ostetricia per 
levatrici, primari ostetrico-ginecologi, medici pra¬ 
tici, economisti. I primi si sono astenuti in gran 
numero. Nell’insieme, si è avuta una preponde¬ 
ranza assoluta per la limitazione : in Germania si 
temono i danni dell’iperdemia. 

Per i prodotti farmaceutici nazionali. 

,Si è riunita presso il Consiglio nazionale delle 
Ricerche una Commissione, presieduta dal prof. 
Parravano, incaricata di suggerire i mezzi prati¬ 
camente più adatti per diffondere nel pubblico 
la fiducia nell'uso dei prodotti farmaceutici ita¬ 
liani che nella loro grande maggioranza non sono 
certamente inferiori ai prodotti similari esteri. 

Sono intervenuti all’adunanza: il direttore ge¬ 
nerale della Sanità, dott. Basile; il direttore gene¬ 
rale dell’Istruzione superiore, prof. Frascherelli; il 
principe sen. Ginori Conti, presidente della Fe¬ 
derazione degli industriali chimici; il segretario 
generale del Comitato nazionale medico, dott. Mes¬ 
sia; il presidente del Sindacato dei medici ita¬ 
liani, on. Morelli, ed altri. 

La Commissione ha riconosciuto l’utilità pratica 
dell’iniziativa, ritenendo che l’unico modo per vin¬ 
cere il preconcetto largamente diffuso nel pub¬ 
blico e purtroppo anche nel campo medico, che i 
medicinali esteri siano più efficaci dei nazionali, 
sia quello di dare agli industriali che lo deside¬ 
rano la possibilità di sottoporre al controllo di un 
Ente tecnico di indiscussa autorità i loro prodotti, 
con facilità anche di confrontarli con i similari 
stranieri, rendendo poi di pubblica ragione i ri¬ 
sultati. La Commissione ha espresso il voto che il 
Consiglio nazionale delle Ricerche assuma la fun¬ 
zione di organo di controllo per i principali pro¬ 


dotti chimici, a richiesta degli industriali italiani 
che lo desiderassero. 

Un prodotto farmaceutico letale. 

Nella Cecoslovacchia era stato introdotto un nuo¬ 
vo preparato, di produzione locale, composto di 
luminal e morfina, sotto il nome di « modiskop ». 
Lsso è stato causa di varie morti, accertate da 
un’inchiesta ufficiale. Per es. nell’Ospedale di 
Neutra un medico iniettò il nuovo rimedio a tre 
ammalali, che il domani furono trovati morti nei 
loro letti. 

Gli Archi ri della Facoltà di Medicina di Nova Goa. 

Nella colonia portoghese di Goa (Indie porto¬ 
ghesi) vi è una fiorente Facoltà di medicina di¬ 
retta dal colonnello medico F. de Mello. Essa in¬ 
traprende ora la pubblicazione di un Archivio che 
sarà diviso in due parli, l’una dedicata a studi 
scientifici, l’altra con informazioni sulla Facoltà 
stessa, sulle lezioni degli insegnanti e sullo stato 

nosologico-epidemiologieo della provincia. 

Nella parte scientifica, troviamo interessanti stu¬ 
di sulla malaria (epidemiologia, cura, risanamento 
di regioni), sulle malformazioni congenite negli 
indo-portoghesi, sulla cistite amebica, sulla vacci¬ 
nazione antitifica, sul tasso glicemico nei soggetti 
normali, ecc. 


MEDICINA ANEDDOTICA 
Un aneddoto su C. Roux. 

Sul prò!. Cesare Roux — il celebre chirurgo 
della facoltà medica di Losanna, noto sovratutto 
per i suoi contributi alla conoscenza dell’appen¬ 
dicite — « Le Progrès Médical » del 26 sett. 1931 
riferisce il seguente aneddoto. 

I na povera contadina, dal dorso curvo e dal 
capo oscillante, penava a spingere lungo una sa¬ 
lila un carretto carico. Il prof. Roux, di fronte a 
questo penoso spettacolo, senza esitazioni si avvi¬ 
cinò e cominciò a spingere, con grande sorpresa 
della vecchietta, che non sperava un aiuto così 
provvidenziale. E quando la salila fu superata, in 
segno di gratitudine ella volle offrire un po’ di 
frutta al Roux. Questi non accettò l’offerta e si 
affrettò a sottrarsi alle effusioni della donna da 
lui aiutata ed alla curiosità dei presenti. Commen¬ 
tò poi argutamente il suo gesto con le parole: « Tra 

vecchi è doveroso darci un po’ di aiuto scambie¬ 
vole I ». 

Una vendetta di Lister. 

II famoso scopritore dell’antisepsi non perdonava 
agli importuni. Una notte un alto personaggio 
mandò a chiamarlo. Lister accorse, ed assicura¬ 
tosi che non si trattasse di cosa grave, dichiarò: 
— « Conviene mandar a chiamare il notaio ». — 
« Dunque crede che... » rispose il paziente, più 
morto che vivo. — « Non v’è tempo da perdere », 
aggiunse Lister. E mentre servitori, camerieri e 
scudieri si precipitavano, a piedi e a cavallo, in 
tutte le direzioni, Lister prese il cappello e salutò 
sorridendo. — « Come, mi abbandona in simile 
trangente P » disse il malato. — « Non v’è nulla 
di grave » replicò Lister. — « Perchè allora chia¬ 
mare il notaio con tanta urgenza ? ». — « Per non 
essere il solo imbecille a esser stato fatto levare 
inutilmente da letto », concluse Lister. 

(Da « Brasil-Medico », 14 nov. 1931). 



84 


(( IL POLICLINICO )> 


[Anno XXXIX, Num. 2] 


RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA, 

Ann. Ital. di Chir., 30 sett. — G. Pascale. Auto- 
plastica dello stomaco. — G. B. Gengiarotti e E. 
Nalin. Uronefrosi e contagio tbc. 

Presse Méd., 10 ott. — G. Gibier-Rambaud. Com¬ 
pito dell’infezione focale in certe psicosi. 

Zbl. f. inn. Med., 10 ott. — E. Reye. Morbo di 

Simmonds e forme affini. 

Zbl f. Chir., 10 ott. — F. Rupp. Il cosidetto 

ascesso osseo di Brodie. 

Dermosifilografo , sett. — F. Franchi. Reazione 
allergica alla sierosità di ulcera venerea. 

Munck. Med. Woch , 9 ott. — Morawitz. Trat¬ 
tamento della diarrea cronica. 

Nederl. Tijdsch. v. Geneesk., 10 ott. — 11. K°R- 
teyveg. Estirpazione chimica dell’utero. — K. S. 
Nanninge. Portatori di bacilli difterici. . . 

Deut Med. Woch., 9 ott. — Fraenkel. L inizio 
delle malattie croniche. — Gottstein. L’esame dei 

Pathologica , 15 ott. — C. Ghizzetti. Porencefa- 
li a . _ G. M. Cannata. Emangiotelioma retroduo¬ 
denale a sintomatologia di colelitiasi. — E. Cec- 
chieri. Grossa cisti sottomucosa dell’esofago. 

Spi tatui, ott. — I. Stord e I. Grigoresen. False 

appendiciti nella tbc. polm. TT ^ , 

Paris Méd., 10 ott. — R. Goiffon e H. Prétet. 
Diagnosi di colibacillosi. — G. Huc e Van der 
Host. Contratture dolorose del trapezio. 

Amer. Journ. Med. Se., ott. — W. C. Alvarez. 
Problemi di gastro-enterologia. — W. T. Vau- 
ghan. Allergia alimentare. - E. J. Keplek e W. 
M. Boothby. Creatinuria nell ipertiroidismo. 


Journ. Neri), a. Ment. Dis., ott. — H. J. Cronin. 
Reazioni psichiche da disinsulinismo in diabeti¬ 
co. _ N. R. Hess. Rapporti tra funzioni psichiche 
e vegetative. 

Arch. di Ost. e Gin., ott. — Montilli. Eredita¬ 
rietà dei gruppi sanguigni. 

Paris Méd.., 17 ott. — Reni e urologia. 

Presse Méd., 14 ott. — H. Velu. L’innesto te- 
sticol are 

Deut. Med. Woch., 16 ott. — Siebeck. L’inizio 
delle malattie renali. 

Med. Welt, 17 ott. — Beckmann. Fegato e ri¬ 
cambio minerale. — Haase. Il solfato di magnesio 
in neurologia. 

Munck. Med. )Voch., 16 ott. — Benecxe. An- 
giospasmo e necrosi pancreatica. — Klare. Costi¬ 
tuzione e tubercolosi. 

Acla Med. Scand., IV-VI. — E. Ruti. Flora bat¬ 
terica dello stomaco e anemia pernic. N. Ka- 
banow. Ipertensione e ipotensione. — A. E. Koul- 
kow e al Modificazioni biochimiche nell’arterio¬ 
sclerosi cerebr. —* P. Voht-Mòlles. Patogenesi de 
gozzo esoftal. 

Id., Suppl. XXXIX. — D. Ròmeke. Lo zucchero 
nel sangue di anginosi. 

Brit. Med. Journ , 17 ott. — Y. Henderson. Ri- 
suscitazione dall’asfissia e prevenzione della pol¬ 
monite secondaria. — S. Row. Premedicazione. 

Surg., Gyn. a. Obst., ott. — J. A. Wolfer. 
Compito del succo pancreatico nella genesi delie 
malattie della cistifellea. - A. E. McEvers Di¬ 
verticoli faringo-esofagei. — G. B. New e F. R. 
Harper. Infiammaz. cronica delle gland. salivari. 


Indice alfabetico per materie 


Artrite gottosa: genesi allergica; ricer¬ 
che sperimentali.. 

Ascesso temporo-sfenoidale otogeno: ri¬ 
flesso vestibolo-pupillare .. 

Atleta : fisiologia. 

Bibliografia .. 

Blenorragia: criteri di guarigione . • • 
Chetonemia: variazioni nelle affezioni 

epatiche . 

Cisti cosidette sinoviali: trattamente . 

Concorso: limiti di età . . 

Concorso: procedimento irregolare . • • 
Cuore: terapia glucosico-insulinica nella 

insufficienza •. 

Cuore: variazione dei diametri con la 

posizione . 

Difterite: diagnosi batteriologica al 

« siero-uovo-tellurito » . 

Frattura della base del cranio. 

Fratture del naso. •••••/ 

Fratture non consolidate: principi di¬ 
rettivi nella cura. 

Ipertonici : insulto cerebrale e angio- 

spasmo .. 

Ipertensione arteriosa : impiego del¬ 
l’estratto pancreatico desinsulinizzato 

Ipertensione arteriosa: studio analitico 


Pag. 70 


Ipertensione arteriosa: esame oftalmo¬ 
logico .. /.*••••■ 

Lavoro: regolamento per l’igiene del— 
Morte del conte Ugolino: osservazioni 

di G. B. Morgagni. 

Peritonite reumatica.* * * * ' 

Piastrine : modificazioni in differenti 

forme morbose. 

Polmone in collasso pneumotoracico : 

genesi della fibrosi ... 

Pressione sanguigna: influenza del si¬ 
stema nerv. vegetat. e patogenesi dei- 

ipertonia .. 

Reumatismo artic. cron. : rilievi . 
Reumatismo cron. : metodi moderni di 


cura 


Pag. 65 
» 74 


Reumatismo muscolare : infiltrazione 

dei tessuti con glucosio. 

Saponina negli spinaci . 

Sindrome colelitiasica da cause esterne 

alle vie biliari.. 

Sindromi da anafilassi attiva locale • 

Spalla: rigidità dolorosa .. 

Tabacco: effetti nocivi. 

Traumi cranio-cerebrali: conseguenze 

tardive .. 

Vertebre: alterazioni sulle carcinosi . 

Vitamine: natura .. 


Diritti ai proprietà riservati. - Non è consentita la ristampa di laveri pubblicati nel Pol,cl, * ,0 ° 
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza - 


C. Frugoni, Red. capo. 


A. Pozzi, resp. 


Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier. 




























ANNO XXXIX 


Roma, 18 Gennaio 1932 • X 


Num. 3 


“IL POLICLINICO» 

fondato nel 1893 dai professori: 

GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 


0 



Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 


Ai nostri signori abbonati che, per non subire interruzioni nella recezione dei fascicoli del « POLICLINICO », hanno la 

n^ tUdtn *A d w n i l ? are r!r ?£, 0rt0 f eK ! l nnnovo del proprio abbonamento, rammentiamo che il vaglia postale va in* 

t stato al nome dell editore LUIGI POZZI e che dev’essere fatto pagabile nell’Ufficio succursale 18 (diciotto) - Roma. 

Coloro che si valgono di chèque o di assegno bancario, provvedano a che il titolo sia esigibile in Roma. 

del R p C oWrlin r !Ì am0 o d ‘ appu " tarc aI poIizzino del vaglia postale o bancario la fascetta con cui si sono ricevuti finora i fascicoli- 
dei Policlinico », o quanto meno di indicare, con esattezza, il rispettivo numero di abbonamento. L’Amministrazione. 


SOMMARIO. 


Riviste sintetiche: V. Porta: Sulle sindromi miodistro- 
fiche. Moderne concezioni patcgenetiche sulle miodi- 
etrofie. 

Osservazioni cliniche: L. Capaldo: Un caso di ence¬ 
falite morbillosa con postumi parkinsoniani. 

Note di terapia: A. Carboni: L’auto-liquor-terapia in 
medicina e chirurgia (1910-1931). 

Sunti e rassegne : S. B. Hadden : I sintomi iniziali delle 
neuropatie centrali organiche. — R. Benelli : Contri¬ 
buto alle sindromi del corpo calloso. — G. Jefferson : 
La neuralgia del trigemino. — W. J. Adie : Pupille 
di Argyil-Robertson vere e false. — H. Benard e H. 
Biancani : Genesi e meccanismo del dolore viscerale. 
— Danielopolu et Marcon, Proca et Brauner : Impor¬ 
tanza del fegato nell’azione regolatrice del tono della 
vita vegetativa. 

Discussioni importanti : Il trattamento deH’esaurimento 
nervoso. 

Cenni bibliografici. 

Accademie, Società Mediche, Congressi : I Congresso 
Neurologico Internazionale. 


Appunti per il medico pratico: Casistica: Associazione 
della malattia di Raynaud con sintomi cerebrali. — 
Mielite lombo-sacrale poet-vaocinale con esito in gua¬ 
rigione. — Mielite post-vaccinale. — La sciatica — 
I/ambliopia to66ica alcoolico-nicotinica. — Terapia: 
Trattamento dei lacunari. — Direttive nella preven¬ 
zione e nella cura delle neurosi semplici. — Il solfato 
di magnesio in neurologia. — Il salicilato di sodio 
nelle sindromi coreiche acute — La cura della corea 
colla provocazione della febbre. — La cura della po¬ 
liomielite. — Effetti tossici del luminal. — L’impor¬ 
tanza dell’ipopressione negli interventi chirurgici sul 
cervella e il midollo spinale. — Semeiotica : La fosfa- 
turia come indice di una componente costituzionale 
di nevrosi. — Il fenomeno di Bell. — Varia : La neu¬ 
rosi rivoluzionaria della Spagna attuale. — Posta de¬ 
gli abbonati. 

Nella vita professionale: Cronaca del movimento pro¬ 
fessionale. — Servizi igienico-sanitari. — Concorsi. — 
Nomine, promozioni ed onorificenze. 

Notizie diverse. 

Indice alfabetico per materie. 


RIVISTE SINTETICHE 

Clinica Neuro-Psichiatrica della R. Università di Rom 

diretta dal prof. Sante De Sanctis. 

Sulle sindromi miodistrofìche. 

Moderne concezioni patogeneticlie sulle miodistrofle 


Rivista critica 

del dott. Virginio Porta. 

In neurologia, come nelle altre specialità 
della Medicina, a un primo periodo di elabo¬ 
razione di rami particolari della Patologia e 
di creazione di nuovi e più fini accorgimenti 
diagnostici, sta ora seguendo una nuova era, 
di avvicinamento alla Clinica generale, e di 
coordinazione dei metodi di questa, perfezio¬ 
natisi sotto l’influenza delle concezioni umo¬ 
rali, costituzionalistiche e funzionali oggi do¬ 
minanti, con le semiologie speciali. Così oggi 
più che mai le discipline speciali non possono 


prescindere, nella via del loro progresso, da 
una concezione unitaria deH’organismo, cia¬ 
scuna parte del quale solo per motivi tecnici, 
e quindi affatto contingenti, può venir astrat¬ 
to dal tutto morfologico e funzionale al quale 
appartiene. La questione che intendiamo trat¬ 
tare in questa Rivista Sintetica è un esempio 
tipico di tale mutamento di orientamento e di 
punti di vista, avvenuto sotto l’iimpulso del 
progresso della fisiologia normale e patologi¬ 
ca da una parte, e l’accumulo di molte e ac¬ 
curate osservazioni cliniche dall’altra. 

Infatti, benché già i primissimi osservatori 
della Distrofia Muscolare Progressiva (D. M. P.) 
ne avessero intuito una patogenesi assai vici¬ 
na a quella che oggi si va imponendo col pro¬ 
gresso delle conoscenze, gli studiosi che in 
seguito ise ne occuparono, tutti presi dalla de¬ 
scrizione di nuove forme cliniche, in base a 
differenze assai spesso troppo minute e niente 
affatto sostanziali, e dalla necessità di distin¬ 
guere la nuova entità morbosa da altre con 
essa confondibili, finirono col trascurare una 



























86 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


parte della sintomatologia, non puramente 
neurologica, anzi non puramente neuro-mu¬ 
scolare: lo studio minuto dell organismo fa¬ 
ceva perdere di vista I organismo ammalato. 

Di una tendenza così unilaterale della Clini¬ 
ca non potevano non risentire il contrac¬ 
colpo le teorie patogenetiche; e solo recente¬ 
mente, grazie ai progressi della nosografia e 
della fisiopatologia, si è giunti a una conce¬ 
zione unitaria della -malattia, che tenga ne 
dovuto conto tutti i sintomi e le peculiarità 
cliniche di essa. È appunto mia intenzione di 
prendere successivamente in considerazione la 
etiologia e i sintomi secondari, ivi compresi 
i disturbi endocrini e le alterazioni del ricam¬ 
bio materiale, della D M. P-, per arrivare a 
un concetto adeguato ai tempi della malattia 

che ci interessa. 

La D. M. P., in bia-se all’idea che ce ne dan- 

no generalmente i Trattati più autorevoli e dit¬ 
tasi viene di solito considerata come una ma¬ 
lattia il più spesso ereditaria, e m ogni modo 
quasi senza eccezioni tipicamente endogena, in 
dipendenza da una predisposizione o minora¬ 
zione evolutiva e trofica dell’apparato musco- 
lare E in realtà, benché si sia recentemente 
insistito da taluni AA. sulla relativa rarità del¬ 
le forme eredo-familiari (in più della meta dei 
casi la malattia insorge sporadicamente: m 
una recente statistica di 181 miodistrofici stu¬ 
diati da Prisman nella Clinica Neuropatologi- 
ca di Mosca, solo in 12 si trattava di forme 
ereditarie, e in 35 di familiari), nessuno po¬ 
trà negare che nella grande maggioranza dei 
casi il morbo si manifesti senza nessuna cau¬ 
sa apparente, in via affatto primitiva, come 
del resto tante altre affezioni del sistema ner¬ 
voso. Non bisogna però trascurare, special¬ 
mente ai fini teorici che qui ci. interessano, i 
* casi ormai numerosi in cui Pinsorgere della 
malattia venne legittimamente attribuito a 
cause esterne. Cominciando dai traumi, uno 
studio un po’ accurato della letteratura mi 
ha permesso di scovarne 7 casi (Kesteven, Jof- 
froy, Lion e Gasne, Magazzini, Tassigny, 
Caussade e Abel, Alajouanine, Gopcevitc e 
Meillaud) : si tratta quasi sempre di traumi 
commozionali (cadute, investimenti) senza 
lesioni grossolane nè conseguenze immediate 
e a distanza di pochi mesi compare la miodi- 
strofia, talora del tipo atrofico, talora .pseu¬ 
doipertrofica. Nei casi di Kesteven e di Jof- 
froy insieme alla miopatia si svilupparono an¬ 
che disturbi mentali; quelli di Mingazzini e di 
Alajouanine sono pure degni di nota, oltre 
che per 1’etiologia, il primo per lo sviluppo, 
esclusivamente unilaterale, della forma, a ti¬ 
po facio-scapolo-omerale; il secondo per il 
fatto che subito dopo il trauma si stabilì per 
qualche giorno unlai intensissima sintomatolo¬ 
gia dolorosa, interpretabile come di origine ta¬ 
lamica, a carico delle braccia, dove dopo 2 
mesi cominciò a manifestarsi la miopatia. 


La genesi tossica della D. M. P. è stata so¬ 
stenuta i-n singoli casi da Touch e (Hg), da Tra¬ 
monti (alcool). 

L’importanza delle infezioni venne per pri¬ 
mo sostenuta da S. Freud, il quale ammise 
che la D. M. P. possa apparire quale compli¬ 
cazione della paralisi cerebrale infantile, per 
diffusione del processo patologico a determi¬ 
nate regioni dell’encefalo. In seguito S. De 
Sanctis pubblicò casi (svariati in cui la miopa¬ 
tia, accompagnala anche da sintomi cerebrali 
come epilessia o disturbi psichici, comparve 
dopo infezioni gastroenteriche, talora dopo un 
tifo. Dopo di lui, anche Babinski e Guillain 
ammisero l’importanza causale dell’infezione 
éberthiana, sia nelle forme atrofiche (oss. di 
Friedlander, Lesage, Cerne, Babinski) che nel¬ 
le ipertrofiche (Friedlander, Guillain, Babon- 
neix). Il tetano fu invocato in un caso da Cirio¬ 
la, il vaiolo in uno di Vizioli, il tifo petecchia¬ 
le in uno di Strasser, in cui comparvero insie¬ 
me alla malattia anche sintomi extrapiramida¬ 
li a tipo ipercinetico. Relativamente frequen¬ 
te è poi la comparsa ideila D. M. P. su terre¬ 
no eredoluetico : cito fra i molti i casi di Ba- 
bonneix e David, Heuyer e Semelaigne, Lere- 
boullet e Heuyer, Millian e Lelong, Roger Rot- 
tenstein e Aymés, Draganesco e Jordanesco, 
nell’ultimo dei quali coesistevano anche di¬ 
sturbi psichici. 

Ma se i casi sopra citati valgono ad attribui¬ 
re una causa nota a un’affezione che di regola 
non ne lascia intravedere alcuna, ancor più 
importanti dal punto di vista patogenetico so¬ 
no i seguenti, ad essi affini, in cui la miopatia 
comparve come postumo più o meno remoto 
di un’encefalite epidemica: il primo risale al 
1921 (Guttmann e Kudelski), e altri 7 casi 
vennero in seguito descritti da John Witmmer 
e Westphal (coesistenza di ingrassamento ab¬ 
norme dei genitali e pubertà precoce) da 
Baumler (coesistenza di diabete insipido), 
da Snajdermann, da Tinel Schiff e Courtois 
(nel cui caso la miopatia comparve insieme 
coi tipici sintomi discinetici e vegetativi dei 
postumi dell’e.e.), da Klien (coesistenza di sin¬ 
tomi di ipertiroidismo), da Schilder e Weiss- 
mann, nei cui 2 casi comparvero anche di¬ 
sturbi psichici a tipo postencefalitico. Ritorne¬ 
remo in seguito sul valore teorico della com¬ 
parsa di sindromi tipicamente miopatiche 
(anche qui a tipo atrofico o pseudoipertrofico 
secondo i casi) in seguito a lesioni localizzate 
dell’encefalo, per passare a considerare la fre¬ 
quenza e il valore clinico, e patogenetico di 
alcuni sintomi che si sogliono valutare come 
affatto secondari, rari e (accessori, mentre al¬ 
cune considerazioni dovrebbero farcele appari¬ 
re di grande importanza teorica e. pratica. 

Stanno in prima linea i fenomeni, cerebrali. 
Poiché da poco mi sono occupato diffusaimen- 
te dell’argomento, mi limiterò qui a insistere 
su due punti: la frequenza di essi, e la loro 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


SEZIONE PRATICA 


87 


varietà. Conisi dorando i dati dei vari AA. che 
si sono occupati dell’argomento con intendi¬ 
menti statistici, ho potuto constatare che su 
un totale di 359 miopatici di Moehius, Vizioli, 
Sacara-Talbure, Prismam, ben 73 presentavano 
deficit intellettuale o epilessia, con una per¬ 
centuale del 20 % : dato che coincide coi risul¬ 
tati dello spoglio del materiale clinico osser¬ 
valo nella Clinica Neuropsichiatrica di Roma, 
dove dal 1905 al 1930 vennero ricoverati 25 
miodistrofici, di cui precisamente 5 affetti an¬ 
che da deficit intellettuale più o meno spic¬ 
cato. La percentuale è forse inferiore alla 
realtà, quando si pensi che in molti miopati¬ 
ci i sintomi cerebrali o non vengono ricono¬ 
sciuti o non vengono registrati, perchè consi¬ 
derali accessori e occasionali, tanto che in al¬ 
cuni Trattati anche recentissimi non vengono 
neppure menzionati. È poi interessante il fat¬ 
to rilevato da Prismann che di 15 miopatici 
apparentemente normali, 7 a un esame psi¬ 
cologico minuto e obbiettivo, secondo il me¬ 
todo di Rossolimo, apparivano nettamente in¬ 
feriori alla norma. 

In secondo luogo, non tutte le complicazio¬ 
ni cerebrali della D. M. P. si limitano a quel¬ 
le sopra considerate. Infatti, in base ai dati 
forniti dalle osservazioni cliniche di ormai 
quasi un secolo (la prima, di Semmola Conte 
e (iioia, risale al 1834), io potei classificare co¬ 
me segue le complicazioni della D. M. P. : 

1) casi associati a frenastenia (Conte e 
(boia, Kesteven, Vizioli, Mondio, De Sanctis, 
Sforza, Tramonti, A. Westphal, Prismann, 
ecc.): da notare che anche uno sviluppo pre¬ 
coce dell’intelligenza venne da Moebius, Du- 
chenme, Vizioli considerato come sintomo a 
carico del Pen ce falò, mentre oggi mi pare si 
possa con maggior fondatezza attribuire il fat¬ 
to, pur degno di considerazione, a squilibrio 
endocrino a carico delle ghiandole che con¬ 
trollano lo sviluppo psichico somatico e ses¬ 
suale. 

2) casi associati a una vera psicopatia, 
più o meno tipica (C. Westphal, Joffroy, 
Stransky, Tretiakoff, Pestonik ecc.); 

3) casi associati a epilessia (Erb, Keste¬ 
ven, De Sanctis ecc.); 

4) casi associati a sintomi extrapiramida¬ 
li, ora ipertonici, ora ipercinetici (A. We¬ 
stphal, Rouquier, Tinel, Petenij, Strasser ecc.); 

5) casi associati a isintomi riferibili al 
complesso diencefalo-ipofisario: sindrome a- 
diposo-genitale, diabete insipido, glicosuria 
(C. Westphal, Sieil iano, Lhermitte, Funsten, 
Baumler, Prisman ecc.); 

6) casi associati a sintomi riferibili alle 
ghiandole endocrine intracraniche : acrome¬ 
galia genuina o parziale, infantilismo, macro- 
genitosomia, pubertà precoce, precocità psi¬ 
chica (Moebiuis, Vizioli, Timme, Janney, John 
Wirnmer e A. Westphal, Prisman ecc.); 


7) casi complessi, nei quali coesistono 
con la miopatia due o più delle sindromi so¬ 
pra considerate (C. Westphal, Kesteven ecc.). 

La frequenza, da un lato, e dall’altro la dif¬ 
fusione delle lesioni cerebrali, grossolane o 
meno, che possono accompagnare la D. M. P., 
non possono, a parer mio, mancare di un se¬ 
rio significato sulla natura del processo mor¬ 
boso che andiamo considerando. In altre pa¬ 
role, nella D. M. P. i sintomi cerebrali non 
dovrebbero venir stimati come semplici com¬ 
plicazioni accidentali, come pure sogliono fa¬ 
re la maggior parte dei Nevrologi, anche i più 
famosi e autorevoli (v. Stumpell, Curschmann. 
Oppenheim, Jendrassik, Marinesco ecc.), ben¬ 
sì come segni di lesioni di vicinanza, acces¬ 
sori ma della stessa natura del processo fon¬ 
damentale miodistrofico, il quale verrebbe 
anzi da essi illuminato nella sua essenza e 
nella sua sede. Ma di ciò più oltre. Prima di 
abbandonare questo paragrafo mi preme però 
mettere in evidenza il fatto che tutti gli sva¬ 
riati sintomi accessori dei quali ho discorso 
finora, come pure quelli di cui tratterò tra 
poco, sogliono manifestarsi indifferentemente 
nelle molte varietà che della D. M. P. sono 
state descritte, sia nelle forme puramente a- 
trofiche che in quelle pseudoiperlrofiche. 

n^ e rx* n ^ 0nc ^ 0 sintomatologia muscolare 
delta D. M. P. non sia che una parte, magari 
la piu imponente specialmente dal punto di 
vista funzionale, di un quadro clinico assai 
piu complesso, ed estremamente polimorfo, è 
dimostiato anche dalla frequenza di sintomi 
endocrini, neurovegetativi e di distrofie ossee 
e cutanee, tutte già osservate e talora tenute 
in gran conto dai primi osservatori, ma poi 
trascurati, almeno in quanto a significato, dai 
successivi, tutti presi dal lato puramente neu¬ 
rologico della malattia. 

Oià Conte e Gioia avevano descritto ano¬ 
malie della configurazione del cranio, che 
Moebius in alcuni dei suoi casi attribuì ad i- 
drocefalo; nel 1891 P. Marie e Onanoff de¬ 
scrissero in un miopatico una particolare de¬ 
formazione cranica, con appiattimento della 
regione occipitale e conseguente spiccata bra- 
chicelalia. Nell ammalato di Sforza esistevano 
trococefalia, clinocefalia, plagiocefalia e pla- 
gioprosopia, anomalie auricolari e dentarie, 
deformazioni toraciche e vertebrali. Di queste 
ultime, descritte anche da Guignon e Souques, 
Sacara-Talbure, Hallion, IMondio e altri, la 
più nota è il « thorax en taille de guèpe » de¬ 
scritta da P. Marie; pure frequenti sono l’ap¬ 
piattimento dei torace, l'infossamento dello 
sterno, il torace a imbuto o asimmetrico, si¬ 
mile a quello cifoscoliolico. Atrofie ossee ven¬ 
nero notate fra gli altri da Friedreieh, Schult- 
ze, Lloyd, Clarke, Spiller, Landouzy e Lortat- 
Jacob. Tipica pure una cospicua atrofia della 
rotula, che nel caso di Conte e Gioia era ri- 




88 


((II, POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


dotta al volume di una moneta di due soldi, 
e sulla cui frequenza insiste anche Jendrassik fc 
nel Trattato di Lewandowski. Nel caso di Fr. 
Scbultze l’atrofia ossea colpiva una miopatica 
ed anche una sua sorella, indenne da sintomi 
muscolari; in quello di Le Gendre (cit. da A. 
Westphal), oltre le distrofie ossee coesisteva 
con la miopatia anche iperplasia dei genitali; 
in quello di Marquardt, ricordato da Jendras- 
sik si trattava di un miodistrofico di 13 an¬ 
ni, nel quale le alterazioni ossee erano di tale 
natura e intensità da far porre in primo tem¬ 
ilo ia diagnosi di osteomalacia; Walter, in un 
miopatico di 19 anni riscontrò un tumore nel- ^ 
l’ulna, con pseudoartrosi del gomito, che si¬ 
mulava un sarcoma, -e invece alla biopsia ri- 
sultò formato da semplice connettivo; una 
frattura spontanea in un miopatico venne os¬ 
servata da P. Marie e Crouzon. Lo studio ra¬ 
diologico di questi ammalati svela molte vol¬ 
te alterazioni che sfuggono all’esame esterno: 
così recentemente Chosrosko afferma di avei 
costantemente trovato, in 7 miopatici esami-, 
nati, alterazioni radiologiche (osteoporosi) del¬ 
le ossa, e già da tempo Merle e Raulot-La- 
pointe avevano precisato le modalità di esse, 
distinguendo modificazioni quantitative (im- 
piociolimento, assottigliamento), strutturali 
(rarefazioni) e morfologiche: assottigliamento 

delle diiafisi (ossa a clessidra) o delle epifisi * 
(ossa fusate), disparizione delle tuberosità epi¬ 
fisarie, attenuazione dei rilievi e delle curva¬ 
ture, o comparsa di curvature patologiche-- 
iuxta-epifisarie; così che secondo essi la ma¬ 
lattia merita di esser concepita più come una 
osteo-miodistrofia che come una semplice 
miopatia. A questo concetto aderiscono quasi 
tutti gli AA. sopra ricordati: secondo P. Ma¬ 
rie si tratterebbe di una osteomalacia associa¬ 
ta « dune facon immediate » alla miopatia; 
Jendrassik fa notare che le deformazioni ossee 
non vanno ascritte alla deficiente azione dei 
muscoli paretici, opinione sostenuta da Lan- 
douzy e Lortat-Jacob, perchè la loro intensità 
e distribuzione non corrisponde affatto al gra¬ 
do delTalterazione muscolare; egli crede in¬ 
vece che tutte le distrofie dipendano dal ca¬ 
rattere degenerativo-famigliare dell’affezione, 
come è dimostrato tipicamente dal caso di 
Fr. Schultze. 

Di osservazione comune è 1 esistenza nei 
miopatici, di anomalie trofiche e circolatorie, 
della cute che ricopre i muscoli Iesi, la quale 
apparé di colorito tendente al cianotico, con 
marezzature più scure, e più fredda della cute 
di altre zone del corpo; recentemente Belmon- 
do ha osservato un diverso comportamento 
dell’adipe sottocutaneo in un miopatico con 
pseudoipertrofia, nel quale il grasso era total¬ 
mente mancante nel cellulare sottocutaneo e 
straordinariamente abbondante intorno alle fi¬ 
bre muscolari, così da dare l’idea di una vera 
metastasi del tessuto adiposo, e in uno con 


pura atrofia (del tipo distale di Gowers-Spil- 
ler), nel quale il grasso mancava affatto alla 
‘biopsia dei muscoli atrofici, mentre era nor¬ 
malmente conservato nel tessuto sottocutaneo. 
lt Disturbi angionevrotici si possono osservare 
1 nei miopatici anche al di fuori delle regioni 
dei muscoli colpiti: si tratta di acroasfissia 
delle estremità e di fenomeni angiospastici pa¬ 
rossistici, descritti da Roger, che ricordano la 
sintomatologia iniziale del morbo di Raynaud, 
senza però arrivare all’ulcerazione e alla ne¬ 
crosi. Pure non eccezionale è il reperto, in 
miopatici, di sclerodermia: Oppenheim ne ri¬ 
corda un caso suo e uno di Bernhardt, e Ro- 

[*»Q _ . « . 11 • i • mi • l • 


v v* » V* v —- — — -— — - ' 

' ger insieme al suo richiama quelli di Thibier- 
>( gè Collier e Wilson, Nixon. Ballet e Delherm 
^descrissero in un miopatico l’associazione di 
sclerodermia e di disturbi mentali. Anche il 
•mixedema venne trovato con una certa fre¬ 
quenza in miopatici: ricordo i due casi di 
Fucci e quelli di Schlesinger, Rosenfels, Ro¬ 
ger: in uno di Gurschmann e uno di Maiweg 
esisteva tireoplasia congenita, con tutto il cor¬ 
teo dei sintomi a carico della cute e annessi, 
dell’accrescimento osseo e corporeo e dello 
sviluppo psichico : da notare che in questi ca¬ 
si l’uso della tiroidina, se può migliorare lo 
stato di ipotiroidismo, non modifica minima¬ 
mente la sintomatologia muscolare. (Maiweg, 
Roger). Degne di nota sono le osservazioni di 
Pfaundler, che nei bambini ipotiroidei notò 
frequentemente pseudoipertrofia dei polpacci 
e lordosi lombare, e di Biedl, il quale nelle a- 
tireosi postoperatorie constatò di frequente for¬ 
te astenia in muscoli di volume normale o an¬ 
che esagerato, senza peraltro le altre caratteri¬ 
stiche della D. M. P. Il volere da questi fatti 
inferire un certo stato di ipotiroidismo nel- 
l’affezione in questione è però assai arrischia¬ 
to, essendo essi interpretabili in altro modo, 

* sul quale torneremo in seguito; tanto più che 
i nella D. M. P. sono stati descritti anche sin- 
., tomi d’iperfunzione tiroidea (Liebers), e poi 
i una folla di altri disturbi endocrini. 

Abbiamo già considerato di sfuggita quelli a 
carico delle ghiandole paracerebrali : acrome- 
galia frusta o genuina, adiposi, atrofia genita¬ 
le, o per contro macrogenitosomia e pubertà 
i precoce o precocità dello sviluppo fisio-psichi- 
\ co. Inoltre in un’osservazione di Clarke e At- 
[ wood esisteva un encondroma dell ipofisi, in 
, quelle di Tinnire e di Siciliano fu rilevata radio- 
e logicamente calcificazione dell epifisi. Anche 
i altre ghiandole endocrine possono trovarsi in 
e stato di disfunzione nei miopatici: Goodhart 
i- e Globus trovarono alterazioni timiche; in due 
o giovani miopatiche studiate da Marina e da 
n Jendrassik al comparire delle mestruazioni 
[- tenne dietro la scomparsa dei sintomi miopa- 
e tici, in un caso con ricomparsa dei riflessi 
i- rotulei, prima aboliti. In un caso di Funsten, 
a che in vita presentava, oltre alla miopatia, 
n una sindrome adiposo-genitale, vennero al- 



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l’autopsia' riscontrati ingrossamento della ti¬ 
roide e del timo, necrosi delle surrenali e una 
cisti ipofisaria. I sostenitori della teoria endo¬ 
crina della D. M. P. pensano appunto a una 
sindrome pluringlandulare; anche Janney, 
Goodhart e Isaakson dallo studio metabolico 
di diversi casi deducono che si tratta di di¬ 
sfunzione di parecchie ghiandole, e special- 
mente dell’ipofisi, tiroide e surrenale. 

Istruttivo, a questo proposito, è ravvicina¬ 
mento della D. M. P. alla miotonia atrofica, 
forma morbosa che oggi va considerata come 
a sè stante, ma la cui parentela nosografica 
con la prima non può non apparire evidente. 
In essa le alterazioni a carico degli organi in- 
cretogeni sono costanti, e costituiscono una 
parte cospicua della sintomatologia: si tratta 
di calvizie precoce con struma tiroideo o, più 
raramente, altri segni di disfunzione tiroidea; 
di frequentissima atrofia testicolare, con im¬ 
potenza, frigidità e, nella donna, amenorrea; 
della comparsa pure frequente di una cata¬ 
ratta raggiata a inizio dalla corticale posterio¬ 
re, caratteri che, insieme all’ipocalcemia che 
si trova di regola in questi casi (Jung), la 
fanno attribuire a insufficienza paratiroidea. 
L’importanza di questa sintomatologia endo¬ 
crina della miotonia atrofica, veramente ca¬ 
ratteristica per complessità, uniformità e co¬ 
stanza, è molto variamente valutata dai varii 
AA. : da notare intanto che, come osserva 
Curschmann in un notevole lavoro riassun¬ 
tivo sulla questione, dei pochi casi capitati 
all’autopsia, anche quelli con intensi sintomi 
endocrini non mostrarono mai alterazioni a- 
natomiche delle ghiandole endocrine, tranne 
in qualche caso atrofia sclerotica dei testicoli 
e struma tiroideo. Secondo alcuni AA. (Roher- 
Nickau), le lesioni endocrine sono primitive, 
e da esse dipendono le modificazioni struttu¬ 
rali e funzionali dei muscoli; secondo altri 
(Naegeli), si tratta di sindromi pluriglandula- 
ri, in cui i sintomi muscolari sono affatto ac¬ 
cessori. Curschmann, critica ambedue tali mo¬ 
di di vedere, sia per i reperti anatomici nega¬ 
tivi, sia perchè se la disfunzione pluringlandu¬ 
lare avesse valore causale, essa non dovrebbe 
mancare mai, mentre i sintomi muscolari del¬ 
la miotonia atrofica possono comparire anche 
isolati, e d’altra parte mancano nelle tipiche 
sindromi pluriglandulari da sclerosi multipla 
degli organi incretogeni. Secondo Curschmann 
i due ordini di fenomeni (muscolari e endo¬ 
crini) compaiono bensì associati in modo 
quasi sistematico, ma non sono in rapporti di 
interdipendenza causale; è invece probabile 
che ambedue dipendano dai centri simpatico¬ 
parasimpatici del diencefalo (centro viscerale 
di Aschner), la cui displasia, malattia o mi¬ 
norazione funzionale si manifesti da una par¬ 
te sul sistema muscolare in quanto innervato 
dal sistema nervoso vegetativo, e dall’altro 
sul sistema endocrino. A questa dottrina, che 


riunisce fatti disparati senza cadere negli ec¬ 
cessi di unilateralità della prima epoca endo- 
crinologica, aderiscono in sostanza anche 
D’Antona, A. Westphal, il quale nei suoi la¬ 
vori discute anche della probabile origine ce¬ 
rebrale di alcuni disturbi endocrini congeniti, 
e del significato delle malattie familiari a ca¬ 
rico contemporaneamente del sistema nervoso 
e degli organi incretogeni, e Klien, che, avem 
do descritto nel suo caso di miopatia posten¬ 
cefalitica anche la presenza di sintomi iperti- 
roidei, è propenso a crederli in dipendenza di 
lesioni di centri viscerali cerebrali. Ammet¬ 
tendo questa esplicazione valevole anche per 
la D. M. P., ne viene confermata la parentela 
con la miotonia atrofica, la quale tuttavia se 
ne differenzia, oltre che per il tipo e la di¬ 
stribuzione dei sintomi muscolari, anche per 
la maggior costanza' e sistematicità di quelli 
endocrini. 

I numerosi studi compiuti sulle alterazioni 
del ricambio materiale nei miodistrofici dan¬ 
no in complesso risultati concordanti. Ipoco- 
lesterinemia venne riscontrata da Chosrosco e 
da C. e M. Parhon, i quali la mettono in rap¬ 
porto con una insufficenza della corticale sur¬ 
renale. Ipercaloemia venne trovata da Chos¬ 
rosco, reperto che, se confermato, potrebbe 
stabilire una differenza di indole biochimica 
dalla miotonia atrofica, nella quale, come ve¬ 
demmo sopra, Jung riscontrò ipocalcemia. 
Anche il metabolismo basale venne trovato di¬ 
minuito in modo cospicuo da Gibson Martin 
e Buel (ciò che io posso confermare per deter¬ 
minazioni inedite fatte in due miodistrofici), 
mentre Barre Folly e Metzger in un caso di 
miotonia atrofica avrebbero trovato un forte 
aumento; questi dati però meritano conferma. 
Meglio stabilite sono invece le modificazioni 
del metabolismo degli idrati di carbonio e 
della creatina. Si ha infatti costantemente crea¬ 
ti nuria, mentre diminuisce la quantità di crea- 
tinina nelle urine, e pure diminuite sono tanto 
la creatina che la creatinina nel sangue (Jianney 
Goodhart e Isaakson); l’aumento della creati¬ 
li uria dipende da metabolismo intermedio del¬ 
le proteine animali (Gibson e Martin), e la sua 
insensità, come pure l’aumento del rapporto 
fra creatina e creatinina, sono in rapporto con 
la gravità della forma idiopatica, nei casi più 
seri scomparendo quasi totalmente la creati¬ 
nina urinaria (Kervokian); da notare anche 
che nelle amiotrofie neurogene non si avrebbe 
creatinuria. Il metabolismo degli idrati di car¬ 
bonio fu studiato nei miopatici da Janney 
Goodhart e Isaakson, da Sclieiman, da Mara- 
non, da Mosqueda Suto, i quali tutti trova¬ 
rono glicemia bassa, o al limite inferiore del¬ 
la norma, ma sopra tutto un prolungamento 
del periodo di iperglicemia dopo ingestione di 
glucosio e facile glicosuria alimentare; tali 
modificazioni, a tipo prediabetico, sono pro¬ 
porzionali alla gravità della malattia, e si ma- 






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(( IL POLICLINICO » 


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nifestano anche dopo uno sforzo muscolare; 
anche il comportamento dell’acido lattico nel 
sangue venne da Sargorodskij trovato anorma¬ 
le nei miopatici. Il complesso dei disturbi del 
metabolismo idrocarbonato può venire inter¬ 
pretato come semplice interessamento dì 
ghiandole endocrine come l’ipofisi la surrenale 
e fors anche il pancreas, ma, data anche la loro 
costanza di fronte alla relativa rarità dei sinto¬ 
mi endocrini, pare più probabile che essi sia¬ 
no più direttamente ingranati nel meccanismo 
della malattia: così Janney e coll, ammetto¬ 
no che la difficoltata utilizzazione dei carbo¬ 
idrati provochino nei muscoli debolezza, atro¬ 
fia e degenerazione. Questa veduta, se ha in 
sè qualcosa di giusto, è però unilaterale, per¬ 
chè nei diabetici, in cui la difficoltà dell’uti¬ 
lizzazione degli zuccheri è ben più profonda, 
non si suole osservare nè atrofia nè degenera¬ 
zione muscolare, e d’altra parte nei miodistro- 
fici il ricambio delle proteine è con ogni pro¬ 
babilità tanto alterato quanto quello degli i- 
drati di carbonio, come provano le modifica¬ 
zioni dell’eliminazione della creatinina. 

★ 

★ ★ 

Se ora, in base ai molti fatti esaminati sin 
qui, cerchiamo di farci un concetto sulla pa¬ 
togenesi della D. M. P., dobbiamo subito 
riconoscere che la teoria puramente muscola¬ 
re, come sostenuta da Charcot, Friedreich, 
Marinesco e molti altri nevrologi, in base spe¬ 
cialmente ai reperti istopatologici dei muscoli 
lesi (secondo Marinesco si tratterebbe di un 
vizio di nutrizione del tessuto muscolare tra¬ 
smesso ereditariamente, e per il quale si pro¬ 
durrebbe un aumento del sarcoplasma con di¬ 
sintegrazione della miocellula e dissociazione 
delle miofribille che poi si trasformano in 
gocciole adipose) è oggi insostenibile, sia 
perchè la sindrome miodistrofica può compa¬ 
rire anche al di fuori di qualsiasi 'fattore ere- 
do-familiare, sia perchè la sintomatologia non 
è affatto limitata ai muscoli, come dimostrano 
le distrofie ossee e i sintomi cerebrali ed en¬ 
docrini. Del resto anche dei fondamenti ana- 
lomo-patologici della teoria Beimondo ha fatto 
recentemente una critica serrata. 

Anche la concezione di una genesi pluri- 
glandolare della D. M. P. è inaccettabile per 
la sua unilateralità, e giustificata solo dalle 
intemperanze della prima epoca endocrinolo- 
gica. 

Rimangono le teorie che annettono grande 
importanza a lesioni di vario grado sede e 
natura, del sistema nervoso, centrale o peri¬ 
ferico. Già Moebius dalla frequenza di sinto¬ 
mi cerebrali inferiva Fimportanza del sistema 
nervoso nella genesi di tutta la sintomatologia; 
Vizioli sostenne che si trattasse di una « pa¬ 
ralisi da trofonevrosi » d’origine centrale; 
Erb ammetteva che si trattasse di una lesione 
del neurone periferico, che si manifestava 


dapprima nel punto più lontano dal centro 
trofico, sì come, egli paragonava, del ramo 
colpito le prime ad appassire sono le foglie, 
più lontane dalle linfe vitali del tronco: ma 
egli alludeva ai reperti, non rarissimi, di lievi 
atrofie nelle cellule radicolari e radici ante¬ 
riori di miopatici, reperti oggi considerati do¬ 
vuti a semplice degenerazione retrograda, e 
nient’affatto essenzali nel quadro istopatolo- 
gico della D. M. P. 

Altri più recenti AA., dopo le osservazioni 
e le dimostrazioni di Mosso, Perroncito, Boe- 
cke, Hunter e altri sull’innervazione simpati¬ 
ca dei muscoli striati, dopo le elaborazioni in 
gran parte teoriche e ipotetiche sulla azione 
sarcoplasmatica e tonica di tale innervazione, 
se ne giovarono nell’interpretazione di oscure 
malattie nervose; così fra gli altri Bramwell, 
Thiers pensano che nella D. M. P. vengano di 
preferenza colpiti i muscoli ricchi di sarcopla¬ 
sma, a funzione statica e a innervazione pre¬ 
valentemente simpatica : le fibre a funzione 
clonica ammalerebbero solo in secondo tempo 
e in via indiretta, per l’aumento del connetti¬ 
vo e la degenerazione grassa delle fibre ric¬ 
che di sarcoplasma. Ma la teoria dell’azione 
tonica e sarcoplasmatica dell’innervazione sim¬ 
patica dei muscoli (Langelaan, Hunter, Pie- 
ron ecc.), è stata aspramente criticata da 
Bottazzi, che pure fu il primo a dimostrare la 
contrattilità sarcoplasmatica: il concetto di 
« tono plastico », egli dice, è in fondo irrea¬ 
le, suggerito dalle « lenghtening and shorte- 
ning reactions » di Sherrington, degli animali 
decerebrati; fenomeni di natura riflessa, e di 
cui le caratteristiche sono con ogni probabi¬ 
lità non di origine muscolare, ma nervosa 

centrale. # . 

Del resto oggi l innervazione simpatica dei 

muscoli striati, che sul terreno anatomico vie¬ 
ne ormai ammessa da tutti, pare abbia tro¬ 
vato la sua spiegazione funzionale. 

Infatti fin dal 1923 Freund e Jansen ave¬ 
vano dimostrato che la regolazione chimica 
della temperatura corporea si conserva indi¬ 
pendentemente dalla innervazione motoria 
(somatica) dei muscoli : ossia anche quando 
siano completamente paralizzati, il loro meta¬ 
bolismo può venir modificato dal centro ter¬ 
moregolatore, mediante fibre che decorrono 
nell’avventizia delle arterie (pur non essendo 
di natura vasomotoria, perchè le variazioni del 
ricambio materiale dei muscoli sono entro 
ampi limiti indipendenti dall’irrorazione san¬ 
guigna). Nel 1925 Mansfeld e Lukocs dimo¬ 
strarono che il ricambio gassoso di animali 
ruralizzati subisce una diminuzione quando i 
muscoli del treno posteriore siano stati dener¬ 
vati : ciò però non avviene più se prima del 
taglio dei nervi motori si estirpa la catena del 
simpatico. Finalmente in tempo ancor più re¬ 
cente Orbeli e collaboratori della Scuola di 
Pietrogrado posero in evidenza un’azione di 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


SEZIONE PRATICA 


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rinforzo del tetano muscolare da stimolazione 
indiretta del muscolo, quando contempora¬ 
neamente vengano stimolati i corrispondenti 
filuzzi simpatici : con lo stesso espediente spe¬ 
rimentale si possono anche diminuire forte¬ 
mente gli effetti della fatica del muscolo. L’a¬ 
drenalina produce gli stessi effetti. Pare dun¬ 
que dimostrato che esista un « tono chimico » 
del metabolismo muscolare, condizionato dai 
centri e dalle vie del simpatico, la cui impor¬ 
tanza può quindi a buon diritto venir invo¬ 
cata anche in questioni di patologia musco¬ 
lare. 

Del resto l’importanza grandissima del 
simpatico nella patogenesi della D. M. P. ri¬ 
sulta definitivamente provata dalle ricerche 
sistematiche e numerose compiute a Tokio da 
Ken Kuré e collaboratori. Essi infatti dimo¬ 
strarono che i muscoli striati ricevono una 
doppia innervazione vegetativa, simpatica e 
parasimpatica, quest'ultima (decorrente nelle 
radici spinali posteriori interrotta nei gangli 
spinali; la lesione della catena del simpatico, 
contemporaneamente a sezione dello sciatico, 
accelera e aggrava di molto l’atrofia musco¬ 
lare, mentre la reazione degenerativa segue il 
suo corso normale; dopo estirpazione della 
catena dal simpatico, si stabiliscono nel mu¬ 
scolo un’atrofia e una diminuzione dell’ecci¬ 
tabilità elettrica, che si aggravano quando 
vengano anche sezionate le radici spinali po¬ 
steriori, senza peraltro che si stabilisca rea¬ 
zione degenerativa. In questi casi, il reperto 
istopatologico dei muscoli lesi riproduce esat¬ 
tamente quello della D. M. P. Gli stessi ri¬ 
saltati vennero ottenuti su un gran numero 
di animali da esperimento e in tre emiplegici, 
in cui venne estirpato dal lato paralizzato il 
simpatico cervicale. In base a questi ed altri 
fatti sperimentali, che per brevità tralascio, 
Ken Kuré sostiene che la causa prima della 
I). M. P. va ricercata in una lesione dell’in¬ 
nervazione simpatica e parasimpatica dei mu¬ 
scoli colpiti, e di conseguenza ammette che 
la sede della lesione si possa trovare, secondo 
i casi: 1) nell’interno del tessuto muscolare, 
a carico delle « Boekes akzessorischen End- 
plàttschen »; 2) nella catena laterale del sim¬ 
patico e nelle fibre simpatiche ed eventual¬ 
mente parasimpatiche dei nervi periferici; 
3) nei centri vegetativi del midollo spinale (si 
spiegano così i casi di lesioni miodistrofiche 
comparse in seguito a poliomielite anteriore 
acuta); 4) nei centri simpatici e parasimpatici 
encefalici. A questo proposito Ken Kuré at¬ 
tribuisce la maggiore importanza al nucleo di 
Deiters, e al cervelletto, che secondo lui sa¬ 
rebbe il centro simpatico del tono muscolare: 
e a sostegno della sua tesi egli ricorda i casi, 
non rari nella letteratura, di morbo di Frie- 
dreich associati a miodistrofia (Jendrassik, 
Joffroy, Dejerine, Ghilarducci, Erlenmeyer, 
Gowers, Mendel, Omerod, Bing, Kuré): del 


resto egli ammette anche un centro dience¬ 
falico (parasimpatico) del tono e del trofismo 
muscolare. 

La teoria di Ken Kuré, se ha posto su basi 
nuove l’anatomia patologica e l’interpretazio¬ 
ne genetica della D. M. P., appoggiando su 
solidi dati di fatto delle ipotesi che prima di 
lui si potevan ben dire campate in aria, ci 
pare errata là dove tende a perpetuare l’e¬ 
quivoca relazione fra innervazione simpatica 
dei muscoli striati e funzione tonica degli 
stessi. Così, per esempio, che il nucleo di Dei¬ 
ters, o le formazioni immediatamente adia¬ 
centi, siano preposti alla regolazione del tono, 
è nozione oggi generalmente ammessa, tanto 
che da alcuni AA. si ritiene che da esse di¬ 
penda la rigidità da decerebrazione; ma allo 
stato attuale delle conoscenze non credo si 
possa sostenere con argomenti di fatto una 
loro influenza trofica sui muscoli. 

Viceversa la frequenza nella D. M. I'. di sin¬ 
tomi più propriamente cerebrali, e i casi in¬ 
sorti dopo una infezione dell’encefalo localiz¬ 
zata, sia pure grossolanamente, alla regione 
dei gangli basali, ipotalamo e mesencefalo 
(encefalite epidemica), come anche la quasi 
costanza di distrofie a carico di altri organi, 
devono farci ritenere che nella malattia in 
questione il difetto primitivo sia una lesione, 
funzionale o anatomica, dei centri diencefalici 
regolatori del metabolismo organico, i quali 
mediante le vie simpatiche centrali e perife¬ 
riche, controllano il trofismo, e quindi in via 
indiretta anche il funzionamento dei muscoli 
striati; e non di questi soli, ma anche di al¬ 
tri organi che, benché meno intensamente, 
risentono dell’alterazione degli impulsi trofici. 

Pure i disturbi endocrini, come ammette 
anche Ken Kuré, potrebbero rientrare in que¬ 
sto ordine di fenomeni, a lor volta compli¬ 
cando non solo il quadro clinico, ma anche 
la costellazione di anomalie metaboliche fon¬ 
damentali e caratteristiche. 

In favore di un concetto di « funzionalità » 
della D. M. P. in alcuni casi, deporrebbero le 
guarigioni che si sono sia pure eccezional¬ 
mente osservate: vedere i casi riferiti da Op¬ 
penheim e da Batten, e le considerazioni re¬ 
lative; possiamo intanto ricordare i già citati 
casi di Jellinek e di Marina, in cui la guari¬ 
gione comparve all’età puberale, e quello di 
Pestonik, in cui la miopatia, insorta insieme 
a una sindrome schizofrenica in seguito a 
un’infezione reumatica, scomparve poi com¬ 
pletamente, insieme alla sintomatologia psi¬ 
chica. Questo concetto introduce quello, in> 
portantissirno dal punto di vista pratico, di 
curabilità della malattia; ricorderemo qui i 
recenti tentativi, ispirati alle moderne conce¬ 
zioni patogenetiche, di Stscherhack con inie¬ 
zioni quotidiane di adrenalina e mediante 
l’ionoforesi calcica; di Ken Kuré e Okimata, 
con iniezioni combinate di adrenalina e di 


92 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


epinefrina (avendo Tsuij dimostrato che nei 
muscoli distrofici come nei simpatectomizzati 
l’adrenalina — nei primi anche l’atropina e 
la pilocarpina — fanno rinforzare i riflessi 
tendinei e diminuire la faticabilità); della Ti- 
kocinskaja, la quale in venti casi trattati con 
l’ionoforesi calcica constatò sempre un più 
o meno spiccato miglioramento, obbiettiva¬ 
mente dimostrato dall’aumento della cronas¬ 
sia dei muscoli lesi, e da diminuzione della 
creatinuria. 

La teoria patogenetica sopra esposta, men¬ 
tre spiega senza forzare i fatti l’origine dei 
casi traumatici e postinfettivi di sindromi 
miodistrofiche, non esclude affatto che la al¬ 
terazione supposta fondamentale della D. M. P. 
possa prodursi il più delle volte, secondo la 
concezione classica della malattia, in modo 
affatto primitivo e criptogenetico, e spesso 
su terreno idioplasmaticamente predisposto. 
Essa non tien conto della supposta azione del¬ 
l’innervazione simpatica dei muscoli striati, 
ancora tanto discussa e tanto lontana da una 
conferma attendibile; d altra parte tende a 
unificare la supposta azione « trofica » dei 
centri vegetativi diencefalici, con quella fun¬ 
zione regolatrice del ricambio (materiale ed 
energetico, la quale, se pure non è ancor chia¬ 
ra in tutti i suoi particolari, è però abbastan¬ 
za sicura nelle sue grandi linee da potervi 
ricercare la spiegazione di fatti patologici. 

L’esistenza di centri ipotalamici regolatori 
del ricambio degli idrati di carbonio, dei 
grassi dei sali e dell’acqua, come pure del¬ 
la temperatura corporea e degli scambi gas¬ 
sosi, è ormai dimostrata e in parte anche 
precisamente localizzata in determinati grup¬ 
pi cellulari. Per ora ancora ipotetica è l’esi¬ 
stenza di apparati centrali che controllino il 
ricambio proteico, per quanto alcuni AA. ab¬ 
biano dedotto da alcune esperienze, rimaste 
senza controllo, che anche il metabolismo pu- 
rinico dipenda da centri ipotalamici. A dire 
il vero, assai poco si sa ancora sui reciproci 
rapporti di questi centri fra di loro e con le 
numerose ghiandole endocrine che pure inter¬ 
feriscono nella regolazione del ricambio ma¬ 
teriale ed energetico dell’organismo, ma la 
luce si va facendo lentamente anche in ta¬ 
le oscuro e fecondo campo della fisiopato¬ 
logia nervosa. Quanto si sa di sicuro fin d’o¬ 
ra è in ogni modo sufficiente per legittimare 
l’ipotesi che la D. M. P. dipenda da una le¬ 
sione primitiva (abiotrofica per predisposi¬ 
zione eredo-familiare, o tossinfettiva o com- 
mozionale) di alcuni centri in prevalenza dien¬ 
cefalici regolatori del - metabolismo, e secon¬ 
dariamente delle corrispondenti vie efferenti 
periferiche di natura simpatica (e forse an¬ 
che parasimpatica); e che le corrispondenti 
modificazioni del ricambio materiale debbano 
accompagnare e precedere magari di lungo 
tempo le alterazioni patologiche di struttura e 


idi funzione dei muscoli, che si manifestano 
alla fine come grossolani sintomi morbosi. 

Insieme ai muscoli altri organi, e special- 
mente le ossa, risentono dell’anormale inner¬ 
vazione « trofica » (prescindendo da quel tan¬ 
to di teleologico indeterminato ed equivoco 
che vi è nel termine « trofismo », che voglia¬ 
mo qui considerare nel senso di ben determi¬ 
nate modificazioni metaboliche, che nella fat¬ 
tispecie si ripercuotano in modo particolare, 
per motivi di costituzione biochimica o di 
funzione specifica, su un dato organo o tessu¬ 
to: a mo’ d’esempio, è intuitivo che se deter¬ 
minati influssi nervosi controllano quelle par¬ 
ticolari fasi del metabolismo degli idrati di 
carbonio, che sono specialmente interessalte 
nel fenomeno della contrazione muscolare, 
una alterazione di quegli influssi esplicherà 
una più intensa influenza proprio sul tessuto 
muscolare, fino a produrne a lungo andare 
difficoltà di funzione e alterazione di strut¬ 
tura). Sul significato e l’importanza degli 
eventuali sintomi cerebrali ed endocrini ci 
siamo già trattenuti ed è inutile insistervi. 

Certamente, manca ancora un sicuro reper¬ 
to anatomico che dimostri la vera sede del 
processo morboso. A dire il vero, esistono 
niella letteratura (Foix e Nicolesco) due casi di 
miodistrofia con all’autopsia lesioni (di tipo 
puramente degenerativo, abiotrofico, senza 
interessamento delle vie mieliniche, nè rea¬ 
zioni vascolari mesodermiche o nevrologiche) 
a carico dei nuclei motori ponto-bulbo-midol- 
lari corrispondenti ai muscoli lesi, e di varie 
formazioni appartenenti alle vie extrapirami¬ 
dali e ai cdntrii vegetativi diencefalici, ma 
tali reperti sono stati criticati da A. Westplial, 
in quanto a probatività della sede della le¬ 
sione, per la diffusione dei fatti atrofico-de- 
generativi ad altre regioni del sistema nervo¬ 
so (bulbo, ponte ecc.). Ciò del resto non to¬ 
glie che lo stesso Westphal, come pure Klien, 
Strasser, Schilder e Weissmann, Ken Kuré 
credano che anche l’anatomia patologica deb¬ 
ba mettersi nella via indicata dalla fisiopa¬ 
tologia e dalla clinica, per definire il meglio 
possibile il problema della D. M. P. 

★ 

★ ★ 

Clinicamente dunque, per miodistrofia pro¬ 
gressiva si deve intendere oggi non più, come 
ai tempi di Duchenne e di Erb, una pura en¬ 
tità clinica, ma un complesso di sindromi di 
varia etiologia e sintomatologia (per quanto 
riguarda l’epoca di comparsa, la gravità, il 
decorso, le associazioni morbose), e di patoge¬ 
nesi unica. 

Si potrebbero così distinguere schematica¬ 
mente : 

1) casi, che potrebbero dirsi puri, in 
cui la lesione, localizzata, produce solo le tipi¬ 
che alterazioni muscolari, e la malattia ap¬ 
pare come ereditaria, per lo più per via diagi- 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


SEZIONE PRATICA 


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nica, a carattere talora recessivo, talora domi¬ 
nante; è probabile che siano questi di gran 
lunga i più numerosi; 

2) casi in cui la malattia, più spesso as¬ 
sociata a disturbi cerebrali o distrofico-dege¬ 
nerativi, si presenta per lo più non familiare, 
ma quasi sempre su terreno ereditariamente 
predisposto, e si manifesta in seguito a più 
o meno lievi cause occasionali: embrioftoria 
(Mondio), paralisi cerebrale infantile (Freud), 
heredolues, tossinfezioni varie, di origine spe¬ 
cialmente intestinale (De Sanctis); 

3) casi in cui la malattia, più o meno pu¬ 
ra, si presenta su terreno secondo ogni appa¬ 
renza non ereditariamente predisposto a parti¬ 
colari malattie del sistema nervoso, ma solo 
per opera di agenti esterni accidentali (trau¬ 
mi, tossinfezioni), a localizzazione elettiva sui 
centri regolatori del ricambio dei muscoli. 

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Walter. Arch. f. Klin. Chir., 139, 574, 1926. 
Westphal A. Klin. Woch., 6, 198, 1927. 


94 


(( II. POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Un easo di encefalite morbillosa con po¬ 
stumi parkinsoniani 

pel dott. Luigi Capaldo - Sarsina ((Forlì). 

L’encefalite nel corso del morbillo costitui¬ 
sce una non frequente complicazione; si può 
anzi dire del tutto rara e quasi sconosciuta, 
sino a questi ultimi anni. 

Di complicanze nervose del morbillo, inve¬ 
ro, non mancavano osservazioni anche meno 
recenti: di Henoch, di Buzzard, Morton, Jes- 
sen ed Edens e tra noi del Massalongo e del- 
l’Allaria; esse costituivano però, una tale ra¬ 
rità clinica, che difficilmente ne è fatto cen¬ 
no nei trattati di medicina, anche recenti. 

Ad esempio Rolly, nel trattato di medicina 
di Mohr e Staehelin, scrive: « Gravi fenomeni 
da parte del sistema nervoso di solito non si 
osservano... si deve tenere per certo, che il 
veleno del morbillo, non provoca di per sè 
stesso, gravi fenomeni cerebrali e nervosi ». 
Nè diversamente si esprime il Feer, nel suo 
trattato di pediatria, nè, in quello di Pfaund- 
ler e Schlossmann il Moser, il quale mette 
in conto di altre infezioni « le meningiti, le 
encefaliti, le polomieliti, che possono osser¬ 
varsi nel corso del morbillo ». 

Ben diversamente si esprime, invece, l’illu¬ 
stre Maestro Jemma nel recentissimo « Trat¬ 
tato Italiano di Medicina interna » : « Recen¬ 
temente », egli scrive, « si sono moltiplicate le 
osservazioni di encefaliti o encefalomieliti da 
morbillo, che colpirebbero il bambino nella 
convalescenza e analogamente alle encefaliti 
post-vacciniche, rivestirebbero la forma cere¬ 
brale o spinale o le due forme associate ». 

Questa diversità -che si riscontra tra la ci¬ 
tata trattazione dello Jemma e le altre meno 
recenti, corrisponde appunto al modificarsi 
del quadro delle complicanze nervose del mor¬ 
billo in quest’ultimo decennio: in quello stes¬ 
so periodo di tempo, cioè, in cui si sono ve¬ 
nuti facendo così frequenti i casi di encefa¬ 
lite letargica, e si è visto sorgere una nuova 
forma morbosa: la encefalite post-vaccinale. 

Anche recentemente il Mensi ha riferito su 
due casi di encefalite morbillosa, uno dei qua¬ 
li seguito da morte. Nè sembra che siano co¬ 
sì esaurite le possibilità della casistica, per¬ 
chè altri casi sono stati osservati, in altre in¬ 
fezioni, e, tanto per citare una delle ultime 
pubblicazioni in materia, dirò che Debrè, Tur- 
quety e Broca hanno ultimamente resi noti 
due casi di encefalite, a decorso rapido e be¬ 
nigno, nel corso di una leggerissima rosolia. 


Osservazione questa più unica che rara, che 
però non ci trova scettici, dato quanto ci è 
stato dato di vedere in questi ultimi tempi. 

Il caso capitato alla mia osservazione me¬ 
rita particolare ricordo, non tanto perchè ar¬ 
ricchisce una casistica ormai cospicua, quan¬ 
to perchè si sono avuti ini esso dei postumi, 
che, salvo errore, non sono stati da altri ri¬ 
levati nella encefalite morbillosa, cui si è vi¬ 
sto seguire emiplegie e afasie, mentre non è 
stato da altri, che io sappia, notato lo stabi¬ 
lirsi della sindrome parkinsontana, di una al¬ 
terazione, cioè, nel campo del sistema mo¬ 
tore extrapiramidale. 

Nel marzo 1927 comparve nel comune di 
Sarsina una epidemia di morbillo, la quale si 
sviluppò di preferenza nel centro abitato, nel 
quale in breve tempo, ammalò quasi tutta la 
popolazione infantile; si ebbero così circa un 
centinaio di casi, un certo numero dei quali 
decorse con complicazioni varie e più o meno 
gravi. 

Un particolare decorso ebbe il caso se¬ 
guente : 

Narda R., ammalò il 24 marzo 1927 con febbre, 
accompagnata dai consueti fatti catarrali a carico 
delle congiuntive e della mucosa bronchiale; l’e¬ 
santema comparve al terzo giorno e, in coinci¬ 
denza col suo apparire, si aggravarono i fatti bron¬ 
chiali, e comparvero alcuni disturbi a carico del 
sistema nervoso. Al quarto giorno di malattia il 
suo stato era il seguente: 

Bambina di anni 8, di costituzione gracile, ma 
di forme regolari; non vi sono fatti speciali degni 
di rilievo nè nell’anamnesi personale, nè negli 
antecedenti familiari. 

La fanciulla giace in decubito dorsale, in uno 
stato soporoso dal quale appena e stentatamente 
la scuotono i vivaci richiami dei familiari. 

La superficie cutanea è completamente coperta 
dall’esantema morbilloso, a macule e papule di 
color rosso vivo, esteso al tronco, al viso, agli arti. 

A carico dell’apparecchio respiratorio si rile¬ 
vano rantoli a medie e grosse bolle su tutto l’am¬ 
bito. R. 25. 

Il cuore è nei limiti, i toni sono netti, il polso 
è ritmico, uguale, un po’ frequente (85), legger¬ 
mente teso. 

L’addome è trattabile, la palpazione non risve¬ 
glia dolore, nè permette di rilevare fatti degni di 
rilievo; vi è coprostasi. 

La temperatura è 38,5. 

A carico del sistema nervoso si nota: sopore, ri¬ 
gidità nucale, ptosi palpebrale assai pronunciata, 
leggero Kernig bilaterale, riflessi tendinei accen¬ 
tuati, Babinski assente. La bambina si lagna an¬ 
che di forte cefalea. 

Questi fenomeni morbosi rimasero stazionari 
per alcuni giorni, poi andarono gradatamente di¬ 
leguando, sicché in capo ad una quindicina di 
giorni, la fanciulla potè levarsi di letto e sem¬ 
brare del tutto guarita, tanto da tornare, indi a 
poco, alla sua scuola. 

Ma, nel riprendere gli studi, i suoi insegnanti 
notarono un notevole scadimento della intelli- 




[Anno XXXIX, Num. 3] 


SEZIONE PRATICA 


95 


genza, e sopralutto, che la bambina era, nelle 
ore di scuola, disturbata da un’invincibile sonno¬ 
lenza, che la costringeva a chinare il capo sul 
banco, e a trascorrere così, nel sonno, quasi tutte 
le ore del mattino. 

Questo fenomeno morboso richiamò l’attenzio¬ 
ne dei familiari, i quali mi consultarono, e potei 
così constatare, che alla sonnolenza del giorno 
corrispondeva una invincibile insonnia notturna, 
accompagnata da inquietudine, che cedeva soltan¬ 
to sul far del giorno. 

Tale tipica inversione del sonno fu il disturbo 
iniziale che aprì il quadro del parkinsonismo post- 
encefalitico, quadro che oggi può dirsi completo. 

Lo stato odierno dell’inferma è questo: 



Facies tipicamente figée, con caratteristica aria 
di stupore; non vi è alcun accenno della ptosi pal¬ 
pebrale, che si osservava durante la malattia; vi è, 
invece, rarità dell'ammiccamento e tendenza a 
lasciar pendere inerte la mandibola; la pelle del 
viso è lucida e untuosa. 

L’incesso si compie a piccoli passi e quasi sulla 
punta dei piedi, con le spalle incurvate, il tronco 
leggermente flesso in avanti e le ginocchia in una 
posizione di semiflessione; le braccia, tenute an¬ 
che esse semiflesse, non accompagnano quasi af¬ 
fatto il movimento degli arti inferiori. Se si fer¬ 
ma spontaneamente o per nostra ingiunzione, ese¬ 
gue qualche attimo dopo la fermata, una lenta 
flessione col tronco, a guisa di piccolo inchino; in 
tale posizione rimane poi a lungo immobile, con 
atteggiamento attonito sintanto che venga in 
qualche modo distratta. A volte è tale il movi¬ 
mento di flessione, che, venendone spostato il 
centro di gravità, essa è costretta a portare il pie¬ 
de in avanti per non cadere. Ciò malgrado può 
correre speditamente, del che molto si vanta, non 
risentendo più nella corsa quell’impaccio, che è 


invece così pronunciato nei movimenti più co¬ 
muni. 

Anche nei tentativi di compiere movimenti pas¬ 
sivi si incontra una particolare difficoltà; così, 
ad esempio se si vuol compiere passivamente la 
dilatazione della rima palpebrale, vi è tale stato 
di tonicità dell’orbicolare delle palpebre, che la 
manovra è particolarmente difficile. 

Si nota anche adiadococinesia; quella partico¬ 
lare difficoltà, cioè, di compiere in fretta movi¬ 
menti antagonisti. 

I riflessi tendinei sono accentuati, manca il 
Babinski; il fenomeno di Negro non è rilevabile 
in modo chiaro. 

La sensibilità superficiale e profonda è intatta. 
Manca ogni accenno di tremore. 

Quasi completa, adunque, nel mio caso, la 
sindrome parkinsoniana, la quale, com e dice- 
vo poc’anzi, non credo sia stata da altri vi¬ 
sta quale postumo della encefalite morbillo¬ 
sa; in questo sta il particolare interesse della 
mia osservazione. 

Come dicevo in principio, in quest’ultimo 
decennio o poco più, si son viste moltiplicar¬ 
si le osservazioni di encefaliti di varia natura 
e gravità, e, senza alcun dubbo, l’ipotesi più 
seducente è, che tutte queste varie forme di¬ 
pendano da un unico virus, dotato di uno 
spiccato neurotropismo, con particolare elet- 
tività per alcuni centri grigi del mesencefalo. 

Ed è noto, infatti, che il Levaditi ed altri 
autori avevano creduto prima di poter identi¬ 
ficare questo virus con quello dell’erpete feb¬ 
brile, e in un secondo tempo, lo stesso Leva- 
diti è stato tra i più convinti sostenitori della 
identità del virus della encefalite letargica e 
della encefalite post-vaccinica; ma oggi si ten¬ 
de ad ammettere, che queste varie forme mor¬ 
billose, corrispondano ad agenti morbosi di¬ 
versi; al virus dell’encefalite letargica, però, 
si apparterrebbe la peculiarità di prediligere 
alcuni centri del mesencefalo (nucleo cauda¬ 
to, globus pallidus, subsfcantia nigra del lo- 
cus niger) determinando così il quadro del 
parkinsonismo postencefalitico. 

Però anche questo concetto merita forse li¬ 
na revisione. Da una parte infatti appar chia¬ 
ro dalle ricerche di Turnbull e Mclntosh, di 
Basliaanse e molti altri, che anche nell’ence¬ 
falite post-vaccinica, alcune zone della sostan¬ 
za grigia, ad esempio le cellule nervose pig¬ 
mentale della substantia nigra del locus ni¬ 
ger, che l’Omodei-Zorini ha visto atrofiche 
e scomparse in un caso di parkinsonismo po¬ 
stencefalitico venuto a morte, sono colpite a 
preferenza di altre; dall’altra, il mio caso sta 
a dimostrare che anche all’encefalite morbil¬ 
losa può tener dietro la sindrome parkinso¬ 
niana. E non basta: che anche il Fornara ha 
visto seguire disturbi del tipo parkinsoniano 
ad uno dei suoi casi di encefalite vaccinale. 









96 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


Per quanto, certo, non sia lecito da scarse 
osservazioni il trarre conseguenze di ordine 
generale, pure se esse si moltiplicassero in se¬ 
guito, potrebbe risultare non esatto il concet¬ 
to espresso da numerosi autori, e piincipal- 
mente dal Nonne, col quale si attribuisce al 
solo virus dell’encefalite letargica, la partico¬ 
lare elettività per i nuclei grigi del mesen¬ 
cefalo. 

RIASSUNTO. 

L A. riferisce di un caso di encefalite mor¬ 
billosa, nel quale si sono avuti dei postumi 
a tipo ’ parkinsoniano : osservazione non certo 
frequente, che si presta ad alcune considera¬ 
zioni sul problema delle encef. e sulle loro 
sequele morbose. 

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nervose. Soc. Ed. Libr., voi. III. 

Buzzard e Morton. Citati da Allaria. ... 

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Ospedali, 1905, n. 16. 

TIolly. In Trattalo di Medicina di Mohr e Staehe- 

lin. Soc. Ed. Libr., 1014. 

Feer. In Trattato di pediatria. Vallardi, 191o. 
Moser. In Trattato di pediatria di Pfaundler e 

Schlossmann. Vallardi, 1915. 

In Trattato Italiano di Medicina interna, 

edito a cura dell’« Ibi » da Soc Ed. Libr, 1931. 
Mense In Clinica ed Igiene infantile, 1930, n 8. 
Debré, Turquety e Broca. Presse Medie., 1930, 

Levamti e Nicolau. Compt. Rend. Soc. Biol., 22 

Levanti ed altri. Acad. Méd., Paris 10 luglio 1928. 

In id. Bull. Acad. Méd., 1928, n. 28. 

' Turnbull e MoIntosh. Lancet, 4 settembre 1927. 
Bastiaanse. Ned eri. Tijdschr. 18 settemb r el926. 
Omodei-Zorini. Com. alla R. Accad. Medie, di To 
lino, 8 febbraio 1924. 

Fornara. Com. alla Sezione Lomb. della Soc. Ital. 

di Pediatria, 5 giugno 1927 
Nonne. Anales de la Facultad de Medie, de Mon- 

tevideo, 1924. __ 

■T Interessante pubblicazione: 


Prof. CHETANO BOSCHI 

dell’Osp. Prov. di Ferrara; 
Doc. di Neuropatologia 
nella R. Univ. di Padova 


e Dott.ssa MARIA CORI 

del Reparto Neurologico 
della Poliambul. Med.-Chir, 
di Ferrara 


v » ---- 

COMPRESSIONI MIDOLLARI 

Rilievi clinici e guida diagnostica 

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NOTE DI TERAPIA. 

L’auto-liquor-terapia in medicina e chirur¬ 
gia (1910-1931) 

pel dott. Antonio Carboni. 

Anticoli Corrado (Roma). 

Penso che sia interessante pel pratico e forse 
per tutti ricapitolare quest’argomento di tera¬ 
pia non troppo noto e di utilità ormai dalla 
clinica largamente confermato. 

Le reiniezioni sottocute o nelle vene del 
proprio liquido cefalo rachideo (o liquor), 
estratto per puntura lombare al paziente stes¬ 
so o all’infermo stesso a scopo o fine cura¬ 
tivo costituisce la pratica terapica che deve 
andare isotto il nome di auto-liquoi-tei apici. 

Certo questo modo o metodo di cura non è, 
nè può essere di corrente e giornaliera attua¬ 
zione ed eseguibilità; ma esso per diverse ma¬ 
lattie con speciale indovazione sul neurasse 
e suoi involucri ci ha offerto preziose possibi¬ 
lità e delle risorse insperate per il malato, di¬ 
mostrate da un ventennio di molteplici e sva¬ 
riate applicazioni -cliniche. 

Tali risultameli intendo oggi brevemente 
ricapitolare, sia per la dimostrata utilità in 
contingenze pratiche di speciale gravità, sia 
per la importanza suggestiva che certe consta¬ 
tazioni cliniche possono suggerire alle ulte¬ 
riori speculazioni ed indagini scientifiche, sia 
infine per riaffermare che tale mezzo terapeu¬ 
tico fu per la prima volta saggiato ed usato in 

Italia. - ... 

Infatti nella Sezione pratica del Policlinico 

del 1916 appare una comunicazione sull’argo¬ 
mento del dott. P. Tilli dal titolo: Meningite 
tubercolare , tentativi di cura con reiniezione 
sottocute del liquido cefalo-rachidiano del pa¬ 
ziente, e i tre casi ivi riportati furono dall’au¬ 
tore curati negli anni 1910, 1912 e 1914. 

Il Tilli afferma di essere stato indotto a pra¬ 
ticare tale cura per analogia ad altri usi di 
auto-sieroterapia... « e in considerazione che 
il liquido cefalo-rachidiano divenuto patologi¬ 
co nella meningite tubercolare ha subito mo¬ 
dificazioni notevolissime e chimiche, e morfo¬ 
logiche, e istologiche, e biologiche, dovute 
dal versarsi continuo nella sua massa di tutti 
quei prodotti speciali che organismo e micror¬ 
ganismi elaborano... ». . 

Ora prima di questi anni non mi è riuscito 

di trovare nella letteratura che tale metodo 
sia stato da altri usato, o comunque cennato, 
o consigliato; e ciò tanto in Italia che all E- 
stero. Sicché fino a prova contraria deve ri¬ 
manere per noi acquisito che l’auto-liquor-te- 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


SEZIONE PRATICA 


97 


rapia sorse e fu usata la prima volta nel no¬ 
stro paese : quindi autori diversi per svariati 
altri mali se ne giovarono e con risultati bril¬ 
lanti e insperati. Riportare i mali che durante 
il ventennio furono curati con l’auto-liquor-te¬ 
rapia, specie quando i rimedi usuali erano già 
falliti costituirà la migliore prova per tutti 
della sua efficacia davvero sorprendente sia in 
medicina che in chirurgia. 

Medicina. 

1) Nella meningite tubercolare , il Tilli ot¬ 
tiene dei soddisfacenti risultati e un miglio¬ 
rato per lungo periodo. 

2) Nelle meningiti di ogni specie compresa 
la tubercolare lo Zielinski, dopo ogni puntura 
lombare praticata per questi mali, inietta da 
due a cinque cmc. di liquor sia in una vena, 
sia sotto pelle. 

Se il liquido è torbido egli inietta sempre 
sottopelle. Afferma di avere ottenuto buoni ri¬ 
sultati nei bambini, dove questo trattamento 
gli si dimostrò più efficace delle stesse iniezio¬ 
ni di siero specifico sia nel canale rachideo 
che nei ventricoli cerebrali! 

3) Nel tifo esantematico lo stesso Zielinski 
ha adoperato constantemente tale pratica te¬ 
rapeutica. E fin dal 1917 pubblica i suoi pri¬ 
mi risultati, quindi nel 1926 può presentare 
una statistica di 300 casi trattati con l’auto- 
liquor-terapia con risultati buoni specie in 
quei malati, i quali, avendo resistito per sette- 
otto giorni alle abituali cure presentavano ec¬ 
citabilità nervosa con sindrome meningea. In 
questi simili casi la puntura lombare apparve 
direttamente indicata per le manifestazioni 
cliniche e la cura delle reiniezioni del liquido 
c. r. sotto-cute o endovena portò da un giorno 
all’altro a miglioria e guarigione l’infermo. 
Lo Sterling, EOkuniewsky, Segai e molti altri 
impiegarono con uguale successo tale metodo 
confermandone tutta l’efficacia. 

4) Nell’encefalite letargica il Reget ne a- 
vrebbe ottenuti buoni risultati. 

5) Nel parkinsonismo post-encefalitico l'au¬ 

to-sieroterapia rachidea fu praticata dal Dar- 
del e Gonet. • 

6) La mioclonia, il parkinsonismo e il com¬ 
plesso sintomatico post-encefalitico vengono 
trattati dal Piticariu nel 1920 con iniezioni del 
liquor. 

7) Nella sifilide del sistema nervoso centrale 
e nella paralisi progressiva e negli stati precli¬ 
nici di essa il Mariotti propone ed usa l’auto- 
liquor-arsenobenzolo-terapia in seguito ai ri¬ 
sultati incoraggianti da lui ottenuti in alcuni 
pazienti affetti da paralisi progressiva nelle 
varie sue forme espansiva, depressiva, demen¬ 


ziale e in fase molto avanzata del male. In¬ 
fatti egli può constatare le migliorie dal lato 
fisico molto evidenti, scomparsa dell’anisoco- 
ria e della disartria : dal lato psichico un vero 
ritorno al normale, riacquistando alcuni dei 
suoi pazienti la calma, la lucidità, l’orienta¬ 
mento, la tranquillità, il bisogno del lavoro. 
Per questo autore con questa sua terapia si 
avrebbe in primo luogo una depressione intra- 
rachidea e per tale disquilibrio la permeabilità 
delle meningi si accrescerebbe pel medica¬ 
mento prescelto per l’uso endovenoso o intra¬ 
muscolare; in secondo luogo per le modifiche¬ 
umorali che si prducono per la introduzione 
del liquor dello stesso soggetto, si migliore¬ 
rebbe la permeabilità della barriera coroidea e 
meningea, la quale nella paralisi progressivai 
e in tutte le localizzazioni della lue del neu- 
rasse frappone ostacolo alla penetrazione del 
medicamento del liquor che è a contatto del 
sistema nervoso; in terzo luogo con l’introdu¬ 
zione del liquor dello stesso soggetto si ha 
nell’individuo trattato una desensibilizzazione 
specifica, una crisi emoclasica terapeutica, e 
in tutti i casi una produzione di sostanze 
curative di altra natura, le quali oltre a com¬ 
battere un’infezione, servono a ridurre la in¬ 
fiammazione locale e a modificare la circo¬ 
lazione cerebrale alterata, agendo nella peg¬ 
giore ipotesi come una specie di proteino- 
terapia con azione specifica auto-vaccinante : 
in quarto luogo con l’accrescere efficacia' e 
capacità di elezione ai preparati arsenoben- 
zolici, associati o meno allo iodio con lo 
scioglierli nel liquido cefalo-rachideo si fa¬ 
cilita la fissazione di questi preparati nella cel¬ 
lula nervosa. 

Chirurgia. 

1) Ad evitare gli incidenti della rachìaneste- 
sia, quali la sincope cardiaca, la sincope re¬ 
spiratoria, la morte repentina, e anche quelli 
più lievi, come il pallore del volto, i sudori 
freddi, il raffreddore delle estremità con cia¬ 
nosi, nausee, vomito, respirazione superficiale, 
vertigini, indebolimento e rapidità di polso 
(ipoteso), cefalee post-operatorie, ecc. il Da¬ 
niel di Bucarest nel 1926 reiniettava a scopo 
profilattico 34 volte sotto cute, 66 volte nelle 
vene da 5 a 10 cmc. del liquor del soggetto 
che si sottoponeva ad intervento chirurgico. 
Con tale pratica ottenne risultati immediati 
e tardivi eccellenti per prevenire tutti i sopra 
menzionati e temibili accidenti e incidenti im¬ 
putabili alla anestesia lombare. Nella clinica 
chirurgica di Roma, diretta dal mio maestro 
prof. Alessandri, il prof. A. Vitale riporta una 
esperienza condotta, su 220 rachianestizzati per 



98 


<( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


interventi chirurgici i più vari ed indaginosi, 
nei quali vennero eseguite subito dopo la pun¬ 
tura lombare per la rach ianestesia e immedia¬ 
tamente prima l’inizio dell atto operativo le 
reiniezioni endovenose di circa 10 cmc. di li¬ 
quido c. r. dell’operando, secondo la indica¬ 
zione del Daniel. 

La grande utilità del metodo stesso risultò 
evidente dal confronto con altri 220 rachi-ane- 
stizzati nel quale il trattamento non venne 
eseguito. Mi piace riportare il quadro compa¬ 
rativo a dimostrazione convincente: 


Qualità degli incidenti se¬ 
guiti alla rachianestesia. 

220 casi 
non trattati 

Percentuale 

220 casi 

trattati 

Percentuale 

Vomii i . . 

33 

14 % 

5 

2% 

Diplopia con paresi dej 
retto. 

11 

4K% 

2 

0,80 % 

Ritenzione d’urina . 

19 

8% 

1 

% 

Ipertermia ..... 

29 

13 % 

3 

0,90 % 

Cefalea. 

39 

17 % 

9 

4% 

Cefalea e diplopia . 

8 

3 l A % 

0 

0% 


Gli interventi furono svariatissimi, seri, 
gravi (ulcere gastriche, appendiciti, calcolosi 
renali, epiteliomi nelle sedi più varie dell in¬ 
testino, colon, retto, vesciva, ecc., uronefrosi, 
pionefrosi, tumori del rene, ernie, ecc. ecc.); 
non ostante, con simile trattamento profilat¬ 
tico contro i danni della rachianestesia, si evi¬ 
tarono e mai si ebbero la sincope cardiaca, 
quella respiratoria, le vertigini ed altri inci¬ 
denti. 

* 

* * 

Questi i risultati clinici della auto-liquor- 
terapia; ma da quali specifiche proprietà del 
liquor normale, o del liquor patologicamente 
modificato provengono tante diverse e varie 
azioni curative e in occorrenze medico-chirur¬ 
giche sì disparate? 

La constatazione clinica sintetica che l’auto- 
liquor-terapia si è dimostrata di sicura utilità 
in tutte quelle malattie mediche che incisero 
sul sistema nervoso centrale e dei suoi invo¬ 
lucri e nelle contingenze chirurgiche, in cui 
si doveva per ragioni di anestesia agire sul 
sistema nervoso con veleni, non ci delucida la 
quistione del meccanismo e del dinamismo 
terapeutico. E sarebbe davvero utile e neces¬ 
sario approfondire tale quistione, onde meglio 
essere edotti sulle possibilità terapeutiche che 
la clinica ci ha ben dimostrato; ma la cui in¬ 
tima essenza sarebbe necessario di meglio 


noscere, onde con maggiore intelligenza ci si 
possa avvalere di questa terapia per i mali del 
sistema nervoso, i quali ancora oggi ci si di¬ 
mostrano poco aggredibili e curabili. 

Varrà la pena a questo punto accennare alle 
diverse interpretazioni date dagli autori sum¬ 
menzionati. 

Del Tilli abbiamo già detto che avanza l’i¬ 
potesi che il valore curativo del metodo di¬ 
penda da una duplice sorgente di elementi che 
si riverserebbero nel liquido cefalo rachidia¬ 
no, quelli che il microorganismo elabora, e 
quegli altri isecreti dall’organismo stesso, ma 
egli non enumera nè gli uni nè gli altri. 

Lo Zielinski, nell'adottare tale metodo vi fu 
condotto dalla riflessione sulla possibilità che 
gli anticorpi si possano trovare in quantità ri¬ 
levante nel liquido lombare, specie nel tifo pe¬ 
tecchiale. 

Del Mariotti abbiamo dettagliatamente espo¬ 
ste le vedute. 

Il Daniel e il Vitale nella pratica chirurgica 
pensano che l’azione curativa dipenda da una 
desensibilizzazione dell’organismo, presupposto 
che i disturbi della rachianestesia dipendano 
da un disquilibrio vago-simpatico legato alla 
sostanza anestetica, la quale, causando turbe 
endocrine, crescerebbe il terreno favorevole 
alla insorgenza dei fenomeni temibili. 

Come si rileva, gli agenti o fattori curativi 
invocati dagli autori citati sono molteplici, ma 
non identificati con quella precisione che ci 
acqueterebbe; e ben perciò sarebbero tanto 

utili le ulteriori ricerche. 

Infine rimane ad ogni modo bene acquisito 
in terapia la utilità innegabile dell auto-liquor- 
terapia. 

Nell’ultimo ventennio la clinica medica e 
la clinica chirurgica con un esteso uso ce lo 
hanno dimostrato per tanti gravi mali comun¬ 
que invadenti o operanti sul sistema nervoso. 
Tale metodo di cura ci offre ancora un’arma 
nella nostra pratica, ci dà ancora un mezzo di 
difesa per lottare nelle contingenze le più gra¬ 
vi e le più disperate, ci rende lo spirito tran¬ 
quillo in molte anestesie dubbie e altrimenti 
pericolose. 

RIASSUNTO. 

L’A. con questa sua nota sintetica riassun¬ 
tiva sull’auto-liquor-terapia tiene a mettere in 
rilievo : 

1) che l’auto-liquor-terapia è sorta in Ita¬ 
lia per merito del Tilli; 

2) che tale mezzo terapeutico ha avuto nel 
ventennio 1910-31 uno sviluppo notevole sia 
in medicina che in chirurgia per la cuia di 
svariate forme morbose inerenti alle malattie 


co- del sistema nervoso; 





[Anno XXXIX, Num. 3] 


SEZIONE PRATICA 




3) che sarebbe necessario intensificare le 
ricerche e gli studi sul liquido cefalo rachidia¬ 
no per mettere in evidenza quali possono es¬ 
sere gli elementi che spieghino alcune delle 
sue proprietà e virtù curative. 

Roma, 7 settembre 1931-IX. 

NOTE BIBLIOGRAFICHE. 

Pietro Tilli. Meningite tubercolare: tentativi di 
cura con reiniezioni sottocute del liquido cefalo- 
rachidiano del paziente. Policlinico, Sez. prat., 
1916. 

Kasimir Von Zielinski, Eine neues therapeutisches 
Vorgeben beim Fleckficher , 19 giugno 1917. Le 
traitement du lyphies exanthématique etc. par 
les iniections de liquide céphalo-rachidien. Pa¬ 
ris Mèdica!, 18 sett. 1926, n. 38. 

Sterling, Okumiewsky. Tyfus plarnisty. Dur Wy- 
syphouy Wydanà, 1922. 

Segal M. J. Essai de traitement du tyfus exanté- 
matique par Vinjection du liquide céphalo-ra¬ 
chidien du malade. Presse Médicale, n. 16, 1920. 
Reget. Essai thératipeutique concernant Vencépha- 
lite épidémique. La Presse médicale, 26-VI-1920. 
Dardel e Gonet* Citati da G. Romeo nel Dinami¬ 
smo dei rimedi nelle malattie infettive. La let¬ 
tura medica, 15-1-1928. 

Piticariu. Die Dehandlung der mioclonien und 
der Parkinsonnischen Symptomkomplex nac En- 
cephalitis epidemica mit intravenosen Iniection 
voi cigener Lumbalflasigheit. Wiener Klin. 
Woch., 11 mair 1922. 

Ettore Marioiti. Aulo-liquor-arsenobenzolo ecc. 
nella sifilide del sistema nervoso centrale. La 
Medicina pratica, 31 luglio 1929. 

Daniel. ,Soc. de Gynécologie de Bucarest, 17 gen¬ 
naio 1926. 

A. Vitale. Su un nuovo procedimento profilattico 
contro i disturbi della rachianestesia * Comuni¬ 
cazione all’Accfldemia Lancisiana, Roma, 1931. 

W* Ricordiamo l'Importante volume de! 

Prof. D«tt. CIULIO MÓGLIE 

docente nella R. Università di Roma 

Manuale di Psichiatria 

ad uso dei medici pratici e degli studenti 

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Direttore della R. Clinica delle Malattie Nervose e 
Mentali nella Università di Roma. 

Riportiamo quanto conclude l'Illustre Maestro nel pre¬ 
sentare al pubblico mèdico italiano, il volume del 
prof. Móglie. 

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« medici specialisti e non specialisti saranno riconoscenti al 
« prof. G. MÓGLIE e al benemerito editore Pozzi della loro 
« non piccola fatica ». 

€ La parte “Sp«ciale ; , del volume di G. MuGLIE, nella 
* quale si tratta delle singole malattie mentali, conferma gli 
« intendimenti che traspaiono dalla Parte “ Generale ,,. Il 
« lettore vi troverà tutto; e tutto esposto secondo le buone 
« traduzioni della medicina pratica. Nè dovrà faticosamente 
« cercare per orientarsi, essendo la materia trattata con or - 
« dine e chiarezza. Se poi lo studente e il medico pratico tro- 
« veranno che VA. preferisce di far sapere quel che ha fatto 
« lei Scuola Romana più che le altre Scuole straniere e ita- 
« liane , ciò, anziché creare al libro diffidenze, contribuirà ad 
v accrescergli simpatie. Quod est in votis». 

Roma - Marzo 1980. Sante De Sanctis 

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pato in carta americana, con 68 figure intercalate nel 
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Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Suc¬ 
cursale diciotto, ROMA. 


SUNTI E RASSEGNE. 

I sintomi iniziali 

delle neuropatie centrali organiche. 

(S. a LIadden. Medicai Times, ottobre 1931). 

La diagnosi precoce delle malattie organi¬ 
che del sistema nervoso centrale s’impone og¬ 
gi più che mai per necessità sociali e terapeu¬ 
tiche. 

Molte mansioni di responsabilità sopra tut¬ 
to inerenti ai trasporti richiedono tra l’altro 
la perfetta integrità del sistema nervoso di 
coloro che vi attendono. 

D’altra parte la terapeutica delle malattie 
organiche nervose si è arricchita di metodi 
che si sono dimostrati efficaci nella fase ini¬ 
ziale del male. 

La malarioterapia delle affezioni metasifili¬ 
tiche del sistema nervoso dà i migliori risul¬ 
tati quando è tentata nelle forme non ancora 
completamente sviluppate. 

La cura tempestiva della tabe può evitare lo 
stabilirsi della atassia. Questa è preceduta da 
disturbi molto significativi che devono met¬ 
tere suH’awiso. Tali sono i dolori lancinanti, 
ma ancora più precoci e più frequenti sono 
sordi dolori alle gambe e parestesie che si ac¬ 
centuano con il freddo umido e durante la 
notte. 

Molti di tali pazienti sono considerati affet¬ 
ti da reumatismo, artriti e neuriti e come tali 
sono curati fino a quando non compare l’a¬ 
tassia. 

Altri sintomi iniziali della tabe sono la di¬ 
minuzione della vista ed altri disturbi visivi, 
la cefalea, la paralisi di nervi cranici, l’impo¬ 
tenza sessuale, i disordini vescicali e rettali, 
le distrofie cutanee, articolari e ossee, ed in¬ 
fine ma non ultimi i dolori addominali con 
vomito. 

I sofferenti di tutti questi disturbi dovreb¬ 
bero essere sottoposti ad esame neurologico, 
perchè l’esperienza ha dimostrato che non di 
rado si riscontrano in essi segni obiettivi che 
non lasciano alcun dubbio sulla* diagnosi di 
tabe: disturbi della motilità pupillare, la 
scomparsa dei riflessi patellari, rindebolimen- 
to della sensibilità vibratoria specie sul sacro. 
E nei oasi ancora dubbi converrebbe praticare 
l’esame del liquido cefalo-rachidiauo. 

Forse più difficile è la diagnosi precoce del¬ 
la paralisi progressiva. In parecchi casi la sin¬ 
tomatologia è tutta subiettiva e <non dissimile 
da quella della comune neurastenia : facile e- 
sauribilità fisica e psichica, irrequietezza, ir¬ 
ritabilità, diminuzione della attenzione, insta¬ 
bilità emotiva. Sintomi più caratteristici di 
questo stato preparalitico sono la sensazione 
di voracità e la perdita di interesse per le oc¬ 
cupazioni abituali. I disturbi disartrici e para- 
litiformi sono generalmente tardivi, ma tal- 




100 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


volta, specie la disartria, costuiscono il pri¬ 
mo esclusivo sintonia della malattia. 

Comunque l’esame accurato anche nelle fasi 
precocissime della paralisi progressiva fa spes¬ 
so rilevare segni di sicuro significato diagno¬ 
stico: disturbi pupillari, fini tremori delle 
palpebre, dei muscoli mimici, delle labbra e 
della lingua e meno frequentemente disturbi 
dei riflessi. Appartengono ai sintomi iniziali 
i disturbi della favella e la caratteristica ten¬ 
denza agli errori di ortografia ed a raccorciare 
le parole nello scrivere. 

Anche per la paralisi progressiva nei casi 
sospetti s’impone l’esame del liquor. 

Un’altra malattia del sistema nervoso cen¬ 
trale estremamente cronica ed invalidante è 

l’encefalite epidemica. 

I casi che s’iniziano in forma acuta con la 
caratteristica sonnolenza o l’insonnia non of¬ 
frono difficoltà diagnostiche. 

Ma la grande maggioranza dei casi non so¬ 
no riconosciuti all’inizio e vengono diagno¬ 
sticati solo quando si è stabilito il parkinso- 
nismo. 

Quantunque la malattia non sia suscettibile 
di cura in ogni sua fase tuttavia l’utilità della 
diagnosi precoce è ovvia per gli individui che 
devono essere addetti a mansioni pericolose. 

Ornsteen nel 1929 indicò come segni del 
parkinsonismo iniziale o frammentario: 

1) L’aumento del lieve grado di flessione 
normale delle dita in posizione di riposo : il 
fenomeno è più evidente quando la sindrome 
è unilaterale. 

2) Asimmetria nella dilatazione delle dita 
e dell’estensione delle mani. 

3) 'Facendo rapidamente e ripetutamente 
toccare le punte del pollice e dell’indice della 
stessa mano, mentre le altre dita sono flesse 
sul palmo, si nota nel parkinsonismo una ra¬ 
pida diminuzione della frequenza e dell’am¬ 
piezza delle escursioni. 

S. B. Hadden ha trovato altri segni che sa¬ 
rebbero (presenti quando manca ogni altro 
fatto obiettivo ed il parkinsonismo può essere 
sospettato solo in base ai disturbi subiettivi 
(irrequietezza, irritabilità, sonnolenza o inson¬ 
nia, disturbi dell’emotività, alterazione del ca¬ 
rattere, sbadigli, disturbi del respiro e della 
visione). 

Tali segni sono: 

1) Segno deH’iammiccamento: s’invita il 
paziente ad ammiccare e si nota che, mentre 
normalmente l’ampiezza e la frequenza del 
movimento è costante per un minuto e più, 
negli individui con incipiente parkinsonismo 
il movimento ben presto diventa irregolare fi¬ 
no ad aversi fissazione. 

2) Segno della lingua : s’invita il pazien¬ 
te a volgere in alto la punta della lingua e 
piazzarla dietro gli incisivi centrali e quindi 
tenendo sempre la bocca aperta portare la 
lingua fuori e dentro la bocca toccando ogni 


volta i denti. Nel parkinsonismo si ha un ra¬ 
pido raddrizzamento della lingua ed il movi¬ 
mento di va e vieni diventa sempre più lento 
fino a che la lingua si fissa sul pavimento 
della bocca o contro il labbro inferiore. 

3) Segno delle labbra: i denti e le labbra 
sono tenuti fermamente stretti e le labbra so¬ 
no forzatamente separate come si fa per scoc¬ 
care un bacio. Si fa ripetere il movimento 
quanto più rapidamente è possibile. Nei par- 
kinsoniani il movimento diventa rapidamente 
ineffettuabile e cessa. Dr. 

Contributo alle sindromi del corpo calloso. 

(R. Benelli. Riv. di Clin. Med ., 15 giug. 1931). 

Prendendo occasione da un caso diagnosti¬ 
cato in vita come tumore del cervello, localiz¬ 
zato al corpo calloso, e riscontrato invece al¬ 
l’autopsia come appartenente al dotto ipofisa¬ 
rio, l’A. fa una breve rassegna sintetica del¬ 
le affezioni del corpo calloso: anche forse per 
cercare di spiegare come un tumore del dot¬ 
to ipofisario abbia potuto dare, invece del¬ 
la classica sintomatologia ipofisaria optope- 
duncolata, una sindrome callosa del tutto ca- 
tratteristica quale quella presentata dal pa¬ 
ziente. 

Gli studi sull’anatomiia del corpo calloso 
sono ormai completi ed hanno confermato 
quanto Ramon y Cayal aveva già da tempo 
precisato: essere cioè il corpo calloso com¬ 
posto essenzialmente da fibre associative. 

Più incerte sono le conoscenze relative alla 
fisiologia del trave: la sezione sagittale del 
corpo calloso nel coniglio o nel cane non ha 
dato luogo a nessun disturbo apprezzabile on¬ 
de si può pensare che la collaborazione dei 
due emisferi ai fini dello svolgersi delle fun¬ 
zioni cerebrali non implichi la compartecipa¬ 
zione del corpo calloso. Evidentemente però 
il maggior contributo alla fisiologia e alla fi¬ 
siopatologia del C.C. e quindi ad una indi¬ 
vidualizzazione di una sindrome callosa è sta¬ 
to dato dalle varie lesioni che lo possono 

colpire. . . 

I casi di rammollimento del C.C. descritti 

nella letteratura sono appena 4 e nella descri¬ 
zione della sintomatologia i vari autori sono 
concordi neH’ammettere gran valore alla bi¬ 
lateralità dei sintomi motori senza comparte¬ 
cipazione dei nervi della base. 

I casi descritti di emorragie del C.C. sono 
tre: sintomatologia sempre tumultuosa; talvol¬ 
ta essi sono semplici reperti fortuiti di au¬ 
topsia. 

L ’agenesia o aplasia del C.C. descritta da 
molli A A. manca, secondo essi, di sintomi 
propri tali che autorizzino a crearne una sin¬ 
drome. • 

Le degenerazioni a tipo sistematico del C.C. 
sono state descritte da Marchiafava e Bignami 
negli alcoolisti: tali reperti degenerativi non 



[Anno \\\I\, Num. 3J 


SEZIONE PRATICA 




101 


furono diagnosticati in vita, mancando ad es¬ 
si una sintomatologia tipica. 

I tumori costituiscono invece il più autore¬ 
vole contributo alla fisiopatologia del corpo 
calloso e solo per mezzo di essi si sono po¬ 
tute gettare le basi di una sindrome del C.C. 
ormai riconosciuta e ammessa, malgrado le 
sue incertezze e le sue sfumature. 

Dalle varie statistiche risulta che le affezio¬ 
ni tumorali del C.C. generano due grandi or¬ 
dini di disturbi : gli uni a carico della moti¬ 
lità, gli altri a carico della psiche. 

I disturbi di molo sono caratterizzati da 
emiparesi o letraparesi : spesso sono state no¬ 
tate delle stimolazioni motrici dal lato oppo¬ 
sto all’emiparesi e talvolta tremori generaliz¬ 
zati a grandi oscillazioni, tremori a tipo atas- 
sico cerebellare (Mingazzini). 

La patogenesi di questi disturbi motori po¬ 
trebbe essere ricercata sia nella speciale co¬ 
stituzione del C.C. formato di fibre partenti 
da una data zona corticale e che raggiungono 
non la zona simmetrica del lato opposto, ben¬ 
sì un territorio più esteso, sia nel fatto che 
le vie piramidali sono spesso compromesse 
ora per una vera e propria invasione tumora¬ 
le ora per una continua forte compressione 
che la massa tumorale spiega su di loro. 

L 'aprassia motoria (erronea esecuzione di 
un dato movimento volontario non dipenden¬ 
te nè da paresi, nè da atassia o agnosia o di¬ 
sturbi mentali) è ammessa da molti come sin¬ 
tomo precipuo delle affezioni trabeali Ayala 
crede che ciò sia dovuto alla lesione delle fi¬ 
bre di cui l'emisfero sinistro, sede dell’armo- 
nico fenomeno della euprassia, si serve per 
esercitare la sua azione sul l’emisfero destro 
e che decorrono nel corpo calloso. 

In molti casi di tumori e lesioni vascolari 
trabeali è stata descritta una atassia trabeale 
con disturbi dell’equilibrio e dell'andatura : 
si può pensare che il sistema trabeale sia de¬ 
putato ad allacciare zone corticali adibite ad 
elaborare impulsi motori delicati e comples¬ 
si : Mingazzini sostiene invece che i disturbi 
atassici sono dovuti alla pressione e compar¬ 
tecipazione del talamo. 

Sono infine da ricordare gli attacchi epi¬ 
lettici, che nei tumori del C.C. si riscontrano 
molto frequentemente. 

I disturbi psichici rappresentano forse la 
principale caratteristica delle lesioni trabeali, 
malgrado se ne discuta ancora la patogenesi. 
La sindrome psichica callosa, presente secon¬ 
do alcuni fino nel 100 % dei casi, può esse¬ 
re così compendiata : apparizione precoce, dis¬ 
sociazione delle idee, bizzarria degli atti e del 
contegno, disturbi della memoria, modifica¬ 
zione del carattere e variabilità dell’umore. 
Ma i disturbi psichici possono anche variare 
e allontanarsi dallo schema suddescritto. Ul¬ 
timamente Egas Moniz ha stabilito, con l’aiu¬ 
to di 2 casi propri e di altri 88 tratti dalla let¬ 


teratura che i tumori del C.C. hanno un tipo 
di sindrome mentale vario secondo l’età del 
soggetto, somigliante alla demenza precoce 
nei giovani, alla paralisi progressiva nell’età 
media, alla demenza senile per i più avanzati 
in età. 

La sonnolenza è presente nel 25 % circa dei 
casi: essa, che è patognomonica per i tumo¬ 
ri del lobo prefrontale, sembra che anche qui 
sia generata dall’anemia cerebrale per la com¬ 
pressione esercitata dal tumore sugli emisferi. 

La cefalea è presente nel 50 % dei casi : ca¬ 
ratteristico il fatto che essa è accusata ma non 
lamentata. La papilla da stasi è stata riscontra¬ 
ta in una buona percentuale di casi, ma non 
è costante. 

Dati negativi importanti sono: l’assenza di 
fenomeni a carico dei nervi cranici (la inte¬ 
grità di essi con la presenza dei disturbi so¬ 
pra segnalati autorizza, secondo Mingazzini, 
alla diagnosi di tumore del C.C.) e l’assenza 
di disturbi della sensibilità. 

La sindrome, come si vede, è abbastanza 
netta e definita, ma è essa veramente l’espres¬ 
sione dei tumori del corpo calloso? Il caso de¬ 
scritto dall’A. in cui la sindrome era comple¬ 
ta e l’indagine anatomica dimostrò invece un 
tumore del dotto ipofisario, rende legittimo il 
dubbio. G. La Cava. 

La neuralgia del trigemino. 

(G. Jefferson. British Medicai Journal, 14 

novembre 1931). 

La neuralgia del trigemino si verifica con 
maggior frequenza nel sesso femminile. 

Il dolore è sempre unilaterale e general¬ 
mente limitato al campo di distribuzione di 
uno o due rami del nervo. 

Talvolta il dolore sconfina dalle zone del 
trigemino e si diffonde alla nuca ed alle spal¬ 
le ed anche aH’emifaccia controlaterale. 

La crisi dolorosa è sempre di breve durata 
ed è seguita da una fase di completo benes¬ 
sere, ma talora persiste un senso di formicolio 
o di puntura. In ogni caso nel periodo in- 
teraccessioniale il paziente vive in uno stato 
di paura di ritorno del tormento, e questa 
apprensione persiste a lungo anche dopo la 
cura radicale. 

Il dolore è suscitato da un contatto, da un 
soffio di vento, da un movimento, così che il 
ridere, il parlare, il mangiare diventa una 
pena. 

In qualche paziente si stabilisce una pseu¬ 
doparalisi facciale: la faccia assume una ma¬ 
schera quasi parkinsonlana, che però è de¬ 
terminata da un’inibizione difensiva volonta¬ 
ria. 

Il dolore è puntorio, lancinante come se 
lunghi aghi fossero conficcati nella carne. 

TI . dolore è sui generis specifico della neu¬ 
ralgia, e le differenti descrizioni più che a 







102 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


vere rarità corrispondono al differente modo 
di esprimersi dei pazienti. 

Certo è che esso è essenzialmente diverso 
dalle comuni sensazioni di bruciore, di mar¬ 
tellamento, di peso, e dal dolore persistente 
dato dalle lesioni infiammatorie. 

Anzi quando un paziente usa una di tali 
espressioni per indicare il suo dolore si deve 
sospettare che non si tratta di una neuralgia 
essenziale del trigemino, ma di una neural¬ 
gia secondaria a qualche processo morboso 
locale. 

Spesso durante i gravi attacchi di dolore 
si hanno contrazioni irregolari della musco¬ 
latura facciale, che però solo di rado sono 
caratteristicamente spastiche o cloniche. Al 
riguardo bisogna tener presente che vi sono 
forme di spasmi facciali dolorosi legati a le¬ 
sione del VII. Ma in queste forme il dolore è 
contemporaneo o successivo, mentre nelle 
neuralgie del trigemino precede sempre il 
fatto sensitivo. 

Con la cessazione del dolore si ha lagri- 
mazione, salivazione e arrossamento della 
faccia (fase simpatica). 

Gli intervalli tra un accesso e l’altro sono 
di durata piuttosto lunga e variabile: setti¬ 
mane, mesi ed anche anni. 

Gli accessi si verificano più frequentemente 
in primavera ed autunno, meno nelle gior¬ 
nate fredde che in quelle calde. 

Il dolore è anatomicamente ben limitato. 
S’inizia più frequentemente nel campo di di¬ 
stribuzione della seconda branca. 

La prima branca raramente è colpita per 
la prima. Molti sofferenti di neuralgia grave 
lamentano un dolore sull’occhio alla fronte. 
Ma si tratta di una diffusione del dolore del¬ 
la seconda branca. Il dolore alla tempia ed 
anche alla fronte accusato da alcuni può ori¬ 
ginarsi nel ramo auricolo-temporale della 
terza branca e dal ramo zigomatico-temporale 
della seconda. 

La non compartecipazione del ramo oftal¬ 
mico nella neuralgia primitiva è di notevole 
importanza per il trattamento, perchè consen¬ 
te di risparmiarne la distruzione con gran 
vantaggio del paziente. 

11 dolore della seconda branca colpisce le 
parti molli della faccia e specialmente il lab¬ 
bro superiore e la narice. Quando è compro¬ 
messa tutta la branca, compreso il ramo pa¬ 
latino posteriore il dolore si diffonde a tutta 
la gengiva superiore, alla tempia, al naso, 
all’ocòhio. 

Il dolore della terza branca è localizzato 
all’osso ed alla gengiva. È un dolore profon¬ 
do. Quasi costantemente è risparmiata la lin¬ 
gua. 

Una forma di neuralgia de] trigemino ati¬ 
pica è quella nella quale il dolore non è ac¬ 
cessionale ma costante, ed è costituito da un 
senso continuo di scottatura. Questo dolore 


ha spesso il punto di maggiore intensità nel¬ 
l’occhio con diffusione alla fronte, alla fac¬ 
cia, al cranio, alla nuca, alla spalla ed al 
braccio. Spesso è bilaterale. È bene preci¬ 
sare la diagnosi di questa forma perchè essa 
non si giova del trattamento chirurgico. 

Un decorso accessionale analogo a quello 
del trigemino ha la neuralgia glosso-farin- 
gea. In questa il dolore è generalmente loca¬ 
lizzato nella profondità dell’orecchio e alle fau¬ 
ci. Questa neuralgia si cura con la resezione 
del glosso-faringeo. 

La neuralgia post-erpetica negli individui 
giovani passa senza lasciare traccie, ma negli 
anziani persiste, assumendo il carattere del¬ 
la descritta neuralgia atipica del trigemino e 
come questa non si giova dell’intervento chi¬ 
rurgico, a meno che non abbia un carattere 
accessionale. 

Molto interessante è la diagnosi differen¬ 
ziale tra neuralgia del trigemino essenziale 
e neuralgia dipendente da tumori o leptome- 
ningite in prossimità delle radici del nervo 
nella fossa posteriore da tumori o aneurismi 
prossimi al ganglio di Gasser nella fossa me¬ 
dia, da ipertrofie nasofaringee o di altre par¬ 
ti infiltranti i punti di uscita dei rami del 
nervo. Il punto principale si è che nella neu¬ 
ralgia essenziale manca ogni alterazione del¬ 
la sensibilità obiettiva della cute, all’infuori 
di una certa iperestesia, mentre nelle altre for¬ 
me si ha quasi sempre anestesia. Il dolore 
dovuto a lesione dentaria cessa curando que¬ 
st'ultima. Nelle affezioni maligne della bocca 
spesso si ha un forte dolore neuralgico, che 
si cura con successo con la sezione del nervo. 
Deve essere infine ricordata la neuralgia del 
trigemino che talvolta occorre nelle sclerosi 
a placche che si giova del trattamento chi¬ 
rurgico. 

La cura della neuralgia del trigemino me¬ 
diante la gasserectomia totale si è mostrata 
in pratica piena di pericoli : alta mortalità e 
disturbi trofici della cornea. 

Hutchinson ha perfezionato il metodo aspor¬ 
tando solo i due terzi inferiori del ganglio il 
che assicura la preservazione delia branca of¬ 
talmica e della relativa porzione di ganglio. 
Questa operazione si è mostrata più vantag¬ 
giosa perchè la neuralgia essenziale della 
branca oftalmica è rara o è una semplice dif¬ 
fusione della neuralgia delia seconda branca; 
perchè evita la cheratite neuropatica conse¬ 
cutiva alla completa denervazione della cor¬ 
nea; ed infine perchè si evita il principale pe¬ 
ricolo dell’operazione, ossia la lesione del se¬ 
no cavernoso. In effetti il ganglio di Gasser, 
con la sua parte anteriore e superiore si trova 
nella parete del seno cavernoso, ed il ramo of¬ 
talmico lo attraversa. Non si può asportare 
l’intero ganglio senza ledere il seno, da ciò 
l’alta mortalità data dalla gasserectomia to¬ 
tale. 


IAnno XXXIX, Num. 3J 


SEZIONE PRATICA 


103 


Ancora minore probabilità di ledere il se¬ 
no si ha praticando la sezione della radice 
del nervo nel suo percorso oxtradurale, ope¬ 
razione consigliata da Spiller e pe r fez ionata 
da Frazier e Adson. 

La sezione totale della radice sensitiva por¬ 
terebbe gli stessi inconvenienti della gasserec- 

tomia totale, inerenti alla denervazione del¬ 
la cornea. 

È perciò che Frazier ha suggerito di ese¬ 
guire l’operazione rispettando le fibre sensi¬ 
tive che si distribuiscono all'occhio. Adson 
ha perfezionato la tecnica risparmiando an¬ 
che la radice motoria. ’ I 

Le fibre nervose che decorrono nella radice 
del trigemino hanno una distribuzione pres¬ 
soché costante nei varii individui: le fibre 
della branca oftalmica si trovano nella parte 
più interna e superiore, quelle «della terza 
branca si trovano in basso ed infuori e quelle 
della seconda occupano la parte intermedia. 
La radice motoria sta dietro quella sensitiva, 
la incrocia dall’alto in basso per modo che 
non si trovano a contatto con le fibre sensi¬ 
tive della seconda branca nel punto dove que¬ 
ste devono essere operate. 

Sezionando in questo punto la radice sen¬ 
sitiva ossia nella porzione mediana, cioè solo 
nella parte nella quale decorrono quasi esclu¬ 
sivamente le fibre della seconda branca si 
produce 1 anestesia di due terzi della faccia 
e della metà inferiore della cornea. La parziale 
residua innervazione della cornea è sufficien¬ 
te ad evitare la cheratite neuroparalitica. 

La cura con 1 iniezione di alcool, che pri¬ 
ma degli ultimi perfezionamenti tecnici so¬ 
pra accenmati, si praticava su larga scala, 
deve essere oggi riservata solo ai casi nei qua¬ 
li non è possibile intervenire chirurgicamen¬ 
te, ossia solo negli individui molto vecchi o 
sofferenti di altre malattie. 

Sta di fatto che l’ialcoolizzazione periferica 
per lo più non dà risultati vantaggiosi, e quel¬ 
la del ganglio di Gasser, non dà effetti sicuri. 
Tn ogni caso l’alcoolizazione compromette an¬ 
che 1 esito dell’operazione chirurgica che si 
rendesse eventualmente necessaria. Dr. 

Papille di Argyll-Robertson vere e false. 

(W. J. Adie. The British Medie. Joum., 25 

luglio 1931). 

Il fenomeno di Argyll Robertson vero è se¬ 
gno infallibile di sifilide. Però pupille che 
reagiscono all’accomodazione e non alla luce 
si possono avere in malattie non in rapporto 
colla sifilide. Per diminuire questa apparente 
contraddizione è necessario definire esattamen¬ 
te il fenomeno di Argyll Robertson. 

Se si definisce l’Argyll Robertson come pu¬ 
pilla che reagisce all’accomodazione e non al¬ 
la luce, esso si trova non solo nella sifilide, 
ma anche nell’emorragia cerebrale, nella 


trombosi cerebrale, nei tumori, nella mielite, 
nella demenza arteriosclerotica e in quella se¬ 
nile, nell idrocefalo interno, nella meningite, 
nella sclerosi disseminata, nei traumi, nella 
siringomielia, nell atrofia muscolare progres¬ 
siva, nella polioencefalite, nell’encefalite le¬ 
targica, nella malattia di Friedreich nell’al- 
coolismo cronico, nel diabete, nell’avvelena¬ 
mento da nicotina e da solfuro di carbonio. 

Ma seguendo esattamente quanto ha detto 
Argyll Robertson stesso, il suo segno diventa 
inequivocabile. I quattro casi da lui descritti 
nel 1869 riguardavano individui che erano 
miotici, ed avevano la retina sensibile. Que¬ 
sto rende falsi Argyll Robertson quei casi"os¬ 
servati in occhi non miotici o ciechi. Nel- 
1 Argyll Robertson tipico la pupilla si contrae 
lapida mente e completamente nella conver¬ 
genza e poi si ridilata rapidamente, non si mo¬ 
difica colla quantità di luce, e rimane inva¬ 
riata per mesi, mentre il falso Vrgvll Robert¬ 
son varia ogni tanto di ampiezza. Inoltre nel 
vero ì midriatici agiscono lentamente e la pu¬ 
pilla può avere contorno regolare o irregolare. 

La presenza dell’Argyll Robertson da un 
lato solo ha valore patognomonico di lues quan¬ 
do ha tutti i caratteri suindicati. 

Le pupille che non reagiscono nè alla luce 
nè alla convergenza si dicono fisse. Sono par¬ 
zialmente fisse quelle che reagiscono meglio 
alla accomodazione che alla luce; si tratta di 
falsi Argyll Robertson (così il pseudo Argyll 
Robertson traumatico o pupilla di Axenfeìd, 
da lesione del III nervo cranico) e bisogna 
stare attenti a non prenderlo per un vero Ar¬ 
gyll Robertson. 

La pupilla miotonica va nettamente indivi¬ 
duata per non considerare vero un Argyll Ro¬ 
bertson falso. La pupilla miotonica è per lo 
più unilaterale, un po’ più larga della con¬ 
trolaterale (mentre quella di Argyll Robertson 
vera è sempre più stretta perchè miotica); essa 
appare fissa a luce ordinaria, ma dopo una 
lunghissima esposizione al buio reagisce alla 
luce, (.osi pure si ha più spesso, nella pupilla 
miotonica, reazione all’accomodazione quan¬ 
do 1 occhio e stato in riposo. R. Lusena. 

Genesi e meccanismo del dolore viscerale. 

(IL Benard e H. Biancani. La Tribune Mèdi- 
cale, 11 novembre 1931). 

Gli organi ed i tessuti non hanno lo stes¬ 
so grado di recettività al dolore. La pelle è 
quella che possiede il più alto grado di sen¬ 
sibilità dolorosa : seguono le sierose, i vasi, 
i muscoli, le ossa, i tendini, le articolazioni 
ed infine i parenchimi la cui recettività è 
minima. 

Per quel che riguarda la cute sono noti la 
natura degli stimoli algogeni e le vie che 
seguono detti stimoli fino a raggiungere i 







104 


(C IL POLICLINICO » 


[Anno \X\I\, Num. 3j 


centri nei quali si trasformano in sensazioni 
dolorose. 

Le eccitazioni dolorose sono indirizzate ver¬ 
so il midollo attraverso le fibre nervose in 
parte amieliniche che si raccolgono quasi tut¬ 
te nelle radici posteriori e di qui raggiungo¬ 
no la sostanza grigia delle corna posteriori. 
Di qui arrivate al midollo allungato in parte 
formano il fascio spino-talamico e le altre en¬ 
trano nella sostanza reticolare formata dai nu¬ 
clei grigi bui bari. Ma tutte raggiungono i ta¬ 
lami ottici dove terminano, e donde partono 
altre fibre che conducono le sensazioni alla 
corticalità. 

I talami ottici costituiscono il centro prin¬ 
cipale del dolore. Questo centro ha per fun¬ 
zione essenziale di ricevere tutte le impres¬ 
sioni somatiche superficiali (extrocettive) e 
profonde (propiocettive) e di conferire loro 
un carattere affettivo. 

Gli agenti capaci di suscitare una sensa¬ 
zione dolorosa sono di matura meccanica 
(puntura, pizzico, torsione, stiramento, pres¬ 
sione), fisica (freddo, caldo, elettricità), chi¬ 
mica (acidi e caustici). 

Ma non tutti gli organi reagiscono a que¬ 
ste eccitazioni. La pelle è capace di avvertir¬ 
le tutte, ma si può impunemente tagliare e 
contundere l’intestino senza provocare reazio¬ 
ni dolorose. 

D’altra parte la sensibilità viscerale si dif¬ 
ferenzia da quella cutanea anche perchè le 
sensazioni dolorose sono localizzate ad un 
punto differente da quello dal quale è par¬ 
tito lo stimolo. 

Sta di fatto che la sensibilità viscerale ha 
•Caratteristiche tutte proprie la cui interpreta¬ 
zione ha dato luogo ad ipotesi e teorie. 

Gli AA. riassumono e lumeggiano la qui- 
stione, alla quale scienziati inglesi ed italiani 
hanno apportato i più seri contributi. 

Il sistema nervoso vegetativo allo stato nor¬ 
male non è dotato di sensibilità cosciente. 
Le sue fibre afferenti hanno il compito di av¬ 
vertire i centri dei bisogni nutritivi e della at¬ 
tività funzionale degli organi in rapporto alle 
modificazioni che in essi si verificano. Tutto 
ciò senza che l’individuo ne abbia consapevo¬ 
lezza, o avendone solo una coscienza indefinita, 

oscura. 

Ma se in un organo si produce una rea¬ 
zione anormale subito la sensibilità latente si 
risveglia. Così un aumento brusco della ten¬ 
sione muscolare di un grosso organo cavo 
(cuore, stomaco, intestino, vescica), di me¬ 
dio calibro (vie biliari ed urinarie, appendi¬ 
ce, salpingi) o di piccolo calibro (arterie e 
capillari) dovuto a fenomeni di spasmo (ten¬ 
sione attiva) o di distensione (tensione pas¬ 
siva) scuote il ricco plesso situato nelle pare¬ 
ti di questi organi. 

Ma questa eccitazione quando diventa sen¬ 
sazione dolorosa non è generalmente localiz¬ 


zata solo ncH’organo stesso, ma nelle parti vi¬ 
cine ed in determinate regioni della superficie 
cutanea. 

La proiezione cutanea dei dolori profondi 
è stata oggetto d’interessanti ricerche speri¬ 
mentali e cliniche. 

Le manifestazioni cliniche più comuni di 
queste proiezioni dolorose sono costituite dal¬ 
l’angina pectoris nella quale il dolore riflesso 
si ha nel territorio del nervo cubitale e dalle 
affezioni gastriche nelle quali ordinariamen¬ 
te il punto doloroso è intrascapolare. 

Head ha dimostrato che le affezioni degli 
organi profondi provocano dolori, iperestesia 
ed ipertermoestesia in territori cutanei analo¬ 
ghi per distribuzione a quelli nei quali si 
manifestano le eruzioni erpetiformi la cui o- 
rigine ganglionare e radicolare è ben nota. 

La topografia radicolare di questi territori 
cutanei, chiamati dermatomi è ben definita. 

Ciascun organo è in relazione con un der¬ 
matoma determinato. 

Un’eccitazione algogena originatasi a livel¬ 
lo d’un segmento viscerale (splancnomera) e 
condotta al midollo attraverso il simpatico, è 
proiettata verso il segmento cutaneo (derma- 
toma) corrispondente al viscere, seguendo le 
vie delle radici sensitive cutanee. E ciò per¬ 
chè le terminazioni delle fibre afferenti vi¬ 
scerali sarebbero in rapporto con il neurone 
midollare, al quale fanno capo anche le fibre 
afferenti cutanee del de|rmatoma corrispon- 
dente. 

Le obiezioni a questa teoria avanzate dal 
Mackenzie non furono poche. La teoria stes¬ 
sa fu seriamente scossa in seguito alle espe¬ 
rienze di Lemaire. 

Questi riuscì a sopprimere in qualche mi¬ 
nuto dolori viscerali mediante l’anestesia no- 
vocainica delle regioni cutanee nelle quali il 
dolore era risentito. 

TI fenomeno di Lemaire fu confermato da 
altri autori, particolarmente italiani, che, ot¬ 
tennero il medesimo effetto sostituendo agli 
anestetici (cocaina, stovaina, novocaina) agen¬ 
ti meccanici (ventose, massaggio, cauteriz¬ 
zazione, percussione), agenti fisici (raggi ul¬ 
travioletti ed infrarossi), agenti chimici (so¬ 
luzione alcalina), vasodilatatori (pilocarpina, 
atropina, acetilcolina) e vasocostrittori (adre¬ 
nalina). 

Sicard e Lichtwitz spiegarono il fenomeno 
con un doppio meccanismo : shock umorale 
modificante l’eccitabilità vegetativa generale 
ed in particolare la vaso-motricità midollare; 
e inibizione dei centri lateromidollari, me¬ 
diante eccitazioni cutanee. 

Verger sostenne essere il dolore viscerale 
una conseguenza di un riflesso viscere-vaso¬ 
motore cutaneo: l’eccitazione d’un organo at¬ 
traverso si propagherebbe ad un centro ri- 
flessogeno vasomotore del midollo e di qui 
al dermatoma corrispondente; l’eccitazione va- 


IAnno XXXIX, Num. 3| 


SUZIONE PRATICA 


105 


so-motrice si risolverebbe in una modifica¬ 
zione casale in corrispondenza dei corpuscoli 
sensitivi cutanei, modificazione va sale che a- 
girebbe come uno stimolante algoge-no su i 
corpuscoli stessi provocando così la sensa¬ 
zione dolorosa. 

Più fondata e più convincente è la ipotesi 
della trasmissione corpuscolare del dolore vi¬ 
scerale avanzata da Sfameni e Lunedei. 

Sfameni e Ruffini nel 1905 misero in evi¬ 
denza rapporti sensitivo-vegetativi alla perife¬ 
ria. Il corpuscolo sensitivo è costituito da due 
reticoli di fibre nervose: il reticolo cerebro- 
spinale e quello vegetativo i quali alla peri¬ 
feria, come lo sono al centro, sono in stretti 
rapporti funzionali. 

Il corpuscolo sensitivo funzionerebbe a mo’ 
di sinapsi in quanto tra i due reticoli si pro¬ 
ducono influenze reciproche di natura chimi¬ 
ca o fisico-chimica. 

Sfameni e Lunedei fondandosi su questi 
fatti sostengono che gli impulsi viscerali tra¬ 
smessi dalle vie afferenti fino al midollo sa¬ 
rebbero riflessi fino al corpuscolo sensitivo 
provocando modificazioni chimiche o fisico¬ 
chimiche che agiscono come eccitanti sulle 
fibre sensitive del sistema di relazione. 

Il dolore viscerale sarebbe dunque la con¬ 
seguenza di un riflesso viscero-sensitivo cu¬ 
taneo. 

Sulla scorta dei dati anatomici, sperimen¬ 
tali e clinici Lunedei e Giannoni hanno clas¬ 
sificato i dolori viscerali in tre gruppi: 

1) Dolori cutanei. 

Sono dolori riferiti, alla pelle e sono di so¬ 
lito ben localizzati dal malato, piuttosto vio¬ 
lenti, avvertiti come punture, scottature, strap¬ 
pamento. 

Sono paragonabili alle sensazioni dolorose 
prodotte dalle eccitazioni cutanee dirette. 

Si trasmettono dal sistema vegetativo a quel¬ 
lo di relazione a mezzo dei corpuscoli sensi¬ 
tivi cutanei secondo lo schema di Sfameni e 
Lunedei. 

Lessano in seguito all’applicazione di vari 
agenti sulla pella. 

2) Dolori profondi. 

Sono riferiti agli organi interni, non sono 
localizzati con precisione, sono per lo più 
tardivi ma talvolta molto violenti, non sono 
accompagnati da iperestesia cutanea. 

Non cedono alle azioni dirette sulla pelle. 
La trasmissione avviene direttamente dal vi¬ 
scere ai centri superiori. 

3) Dolori a distanza. 

Hanno caratteri comuni ai dolori cutanei 
e Profondi. Sono localizzati alla periferia, in 
territori ben determinati e spesso accompa¬ 
gnati da iperestesia. D’altra parte non sono 
influenzati dalle differenti azioni sulla pelle 
e d in particolare dall’anestesia novocainica. 

La trasmissione di questi dolori si fa se¬ 
condo lo schema di Mackenzie. 

Lunedei e Giannoni infine rilevano che fra 


i dolori fondamentali (cutanei e profondi) 
hanno un carattere speciale quelli delle sie¬ 
rose, di cui distinguono due tipi di localiz¬ 
zazione: il dolore epicritico ed il dolore della 
sede di elezione. 

Il primo è localizzalo in una regione della 
pelle direttamente corrispondente alla lesio¬ 
ne sierosa, come ad esempio nella peritonite 
cronica localizzata. Il secondo è indipenden¬ 
te dalla lesione sierosa ed ha sede costante: 
ad esempio nella pleurite si ha la « puntu¬ 
ra » localizzata in una piccola zona situata al 
terzo inferiore della parete toracica e di so¬ 
lito ad un solo punto corrispondente ai der¬ 
matomi. D c , D- e raramente D s e D 8 . 

Nelle affezioni di origine non sierosa i do¬ 
lori possono essere essenzialmente profondi, 
o profondi e cutanei contemporaneamente o 
alternativamente secondo l’intensità dell’im- 
pulso algogeno. Sono localizzati nella linea 
mediana (dolori del tubo digerente) o lateral¬ 
mente (dolori del fegato, dei reni, degli ure¬ 
teri). 

i dolori a distanza occupano spesso un der¬ 
matoma o la metà destra o sinistro di una 
cintura derma fornica. 

Le recenti nozioni sulla genesi ed il mec¬ 
canismo d’azione del dolore consente di me¬ 
glio comprendere il modo d’azione dei diver¬ 
si agenti terapeutici e precisare la loro indi¬ 
cazione. 

La cura dovrà agire: 1) sul processo pato¬ 
logico che provoca il dolore; 2) sulla via di 
trasmissione della sensazione dolorosa; 3) sul- 
1 '(attività reattiva dei centri nervosi. 

Si è visto come la maggior parte dei dolori 
degli organi cavi sono dovuti ad un’aumen¬ 
to improvviso della tensione della muscula- 
tura liscia della parete dell’orglano. L’anti¬ 
spasmodico per eccellenza è la belladonna. 

Le azioni antalgiche che si oppongono alla 
trtasmissione dei dolori viscerali ai centri su¬ 
periori, come si è visto, sono meccaniche 
(ventose, massaggi, cauterizzazioni, percus¬ 
sioni), chimiche (soluzioni alcaline), aneste- 
siche (cocaina, stovaina, novocaina), vaso-di¬ 
latatrici (pilocarpina, atropina, aceti lcol ina) 
vaso-costrittrici (adrenalina), fisiche (raggi 
ultravioletti ed infrarossi), applicate tutte su 
i territori cutanei determinati in rapporto ai 
vari dolori viscerali. 

La sospensione dell’attività reattiva dei cen¬ 
tri nervosi si ottiene con le iniezioni di mor¬ 
fina e con la cloroformizzazione. Dr. 


Importanza del fegato nell’azione regola 
trice del tono della vita vegetativa. 


(Danielopolu et Marcon, Proca et Brauner. 
La Presse Medicale , agosto 1931). 

Premesso che uno dei fattori più impor¬ 
tanti che regola il tono della vita vegetativa 
e che contribuisce a mantenere costante l’e- 





106 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


quilibrio funzionale degli organi innervati dal 
sistema vegetativo è rappresentato dal mezzo 
umorale nel quale circolano le diverse sostan¬ 
te immesse nel torrente circolatorio dagli or¬ 
gani ad innervazione vegetativa, gli AA. si 
domandano se esistano degli organi o dei tes¬ 
suti atti a regolare la composizione del mezzo 
umorale, in ciò che concerne le sue proprietà 
vegetative. 

Le loro ricerche, pertanto, indirizzate in 
questo senso, si sono volte sopratutto allo stu¬ 
dio del fegato, di cui è già nota razione an¬ 
titossica. 

Risulta da queste ricerche che l’adrenalina 
e l’acetilcolina iniettate nella vena periferica, 
nell’arteria periferica, nell’arteria renale, nel¬ 
la vena porta e nell arteria epatica, hanno 
comparativamente azione più energica quan¬ 
do l’iniezione viene praticata nella vena peri¬ 
ferica. Il fegato, più che ogni tessuto perife¬ 
rico o altra ghiandola, trattiene le sostanze 
iniettate. 

Se sia la cellula epatica o il sistema reticolo 
endoteliale ad esercitare questa azione di ar¬ 
resto, gli AA. non possono ancora dire, ma 
essi ritengono, in base alle loro esperienze, 
che non possa venire esclusa l’azione della 
cellula epatica. 

Circa poi il destino ulteriore di queste so¬ 
stanze trattenute nel fegato gli AA. ammet¬ 
tono l’ipotesi che il compito del fegato sia 
di immagazzinarle e di versarle poi in manie¬ 
ra regolare, e in proporzioni al bisogno, nel 
torrente circolatorio. 

Gli AA. mettono anche in rilievo le modi¬ 
ficazioni del tono vegetativo che si hanno 
nella bradicardia itterica e l’aumento costan¬ 
te della colina nel sangue, per il fatto che la 
cellula epatica ha perduto la capacità di im¬ 
magazzinarla. Come hanno dimostrato gli AA. 
la colina ha un’azione amfotropa e a certe 
dosi questo amfotropismo predomina sul pa¬ 
rasimpatico. Sovente però la bradicardia it¬ 
terica è dovuta a iposimpaticotonia o a ipoam- 
fotonia o ad altre modificazioni del sistema 
nervoso vegetativo. È forza ammettere allora 
che l’insufficienza epatica che accompagna 
l’ittero infettivo benigno colpisce in differenti 
maniere il meccanismo regolatore del fegato 
per ciò che concerne la sua azione di equili¬ 
brio sul tono vegetativo. M. Tripodi. 

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DISCUSSIONI IMPORTANTI. 


Il tratta 


ii 


ento dell’esaurimento nervoso. 


Su questo argomento venne tenuta una se¬ 
duta alla Chelsea clinica] Society, sunteggia¬ 
ta in British med. journ., 2 maggio 1931. 

E. F. Buzzard. La diagnosi di « esaurimento 
nervoso », si può dire che non è mai stata fat¬ 
ta dall’O., trattandosi di una condizione che 
egli ben difficilmente si sentirebbe in grado 
di trattare. Anche il dire che l’esaurimento 
nervoso è una specie di neurastenia non fa 
che spostare la questione, perchè il termine di 
« neurastenia » non fa che coprire un insieme 
di stati morbosi che si rassomigliano clinica- 
mente ma che richiedono interventi terapeu¬ 
tici diversi. 

11 paziente che arriva dal medico con una 
diagnosi di esaurimento nervoso viene trovato 
generalmente indenne da segni di malattia 
organica del sistema nervoso o da gravi malat¬ 
tie di altri organi a cui si possa attribuire il 
suo malessere. I suoi sintomi consistono in 
una facilità alla stanchezza, fisica e mentale, 
deficiente concentrazione, difficoltà di pren¬ 
dere una decisione, diminuzione della memo¬ 
ria, mancanza di interesse per le sue cose; egli 
afferma di essere depresso, talvolta agitato, ir¬ 
ritabile, intollerante per i rumori, si lamenta 
di inquietudine, di cefalea, di dispepsia,, co¬ 
stipazione, palpitazioni, con dolori vaghi in 
varie parti del corpo. 

L’affermazione che il paziente soffre per il 
superlavoro sarebbe accettabile da lui e dai 
suoi familiari, ma si deve osservare che la 
stanchezza da uno sforzo mentale eccessivo è 
fisiologica piuttosto che patologica e che da es¬ 
sa ci si rimette rapidamente sotto l’influenza 
del riposo. I dati sperimentali dimostrano che 
scompare rapidamente, sicché il superlavoro 
va scartato come fattore frequente di esauri¬ 
mento nervoso. 

Più spesso, la causa può essere riferita a 
preoccupazioni di carattere personale od emo¬ 
zionale, che provoca una neurosi d angoscia. 
'Si 'attribuisce spesso ll’esaurimento ad una 
tossiemia cronica, ma i risultati del tratta¬ 
mento di questa non sono sempre soddisfacen¬ 
ti; ad ogni modo, è bene di tener presenti e 
di trattare a dovere tutti i possibili disturbi 
presenti, anche se essi non abbiano a che fare 
con l’eaaurimemto. 

Ma la grande maggioranza dei pazienti che 
ricorrono per un consiglio per il loro « esau¬ 
rimento nervoso » appartengono ad una delle 
due categorie: la neurosi di angoscia e la 
forma maniaco-depressiva. Soltanto facendo 
una esatta distinzione fra queste due forme, 
si potrà adottare un trattamento adatto. L o- 
stacolo principale per riconoscere la psicosi 
maniaco-depressiva è dato dal nome poco for¬ 
tunato a cui si associa subito l’idea del mani¬ 
comio, sicché la maggior parte di questi ca- 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


SEZIONE PRATICA 


107 


si vengono designati (come « neurastenia ». 
L’A. preferisce la denominazione di depressio¬ 
ne autonoma, paragonandola alla depressio¬ 
ne dello stato ansioso. 

Il disturbo, quale si presenta nella pratica 
giornaliera presenta ogni grado di intensità, 
dalla condizione dell’individuo normalmente 
soddisfatto che va soggetto ad una malinconia 
occasionale a quella del paziente per cui si atte¬ 
sta che egli soffre di mania o di melanconia. La 
distinzione fra queste due forme può essere 
fatta soltanto in base ad un’accurato esame 
della storia e dei sintomi, tenendo il debito 
conto dei suicidi e dell’alcoolismo in fami¬ 
glia. L’O. è convinto che molti alcoolisti sono 
essenzialmente dei mianiaci-depressivi e che 
appunto perchè tali Sono degli alcoolisti. 

Unà distinzione fra le due forme può esse¬ 
re fatta tenendo presente che il neurotico an¬ 
sioso si presenta dal medico spontaneamente 
e con speranza, mentre il maniaco-depressivo 
gli viene condotto contro la sua volontà, af¬ 
fermando che egli non è malato, ma è venuto 
soltanto per fare piacere alla moglie. Il neu¬ 
rotico attribuisce la sua malattia alla trista 
sorte od a gente .maligna, mentre lo psicotico 
accusa soprattutto se stesso. Il neurotico è 
più adatto a ricercare la distrazione ed a ri¬ 
sentirne un beneficio temporaneo, mentre lo 
psicotico evita la distrazione ed i rapporti so¬ 
ciali. La depressione, nel caso dello psicotico 
è sempre maggiore al mattino; il sonno può 
non essere disturbato, ma il risveglio è orri¬ 
bile. Invece, l’ansioso dorme male. 

Il trattamento dipende dalla causa. Se l’e¬ 
saurimento è realmente causato dal superla¬ 
voro e non vi sono complicazioni, il riposo 
ed il cambiamento possono essere vantaggio¬ 
si. Se vi è qualche focolaio settico, va rimosso. 
Nel caso che l’esaurimento sia connesso con 
l’angoscia, si richiede un trattamento attivo, 
fra cui va inclusa una qualche forma di psico- 
terapia, basata sopra un’investigazione men¬ 
tale accurata e prolungata. Se l’angoscia non 
può essere risolta, si tenterà una qualche for¬ 
ma di compensazione, di riadattamento, di 
sublimazione. L’O. non mostra grande fidu¬ 
cia nella psicoanalisi, pure rilevando che una 
certa analisi del contenuto mentale deve essere 
fatta per determinare ciò che è essenziale da 
ciò che è secondario. 

L’individuo affetto da depressione autono¬ 
ma ha bisogno di cure assidue; l’investiga¬ 
zione mentale, necessaria in casi di neurosi, 
deve essere evitata in tal caso, perchè lo por¬ 
terebbe alla disperazione. Un orecchio di buo¬ 
na volontà, pronto a risentire la stessa mise¬ 
revole storia ogni giorno, una simpatia che 
non si stanca, l’incoraggiamento ed un certo 
grado di esortazione, tale deve essere il con¬ 
tributo che il medico può dare al suo paziente. 
Non vi è nessuna altra condizione in cui la 
visita del medico sia tanto necessaria e così 


apparentemente inutile; è bene, ad ogni modo, 
che questo lavoro e la responsabilità siano, io 
tal caso, divise fra due o più medici. 

I. Smith. La serie delle possibili cause men¬ 
zionate dal precedente 0. va allargata, inclu¬ 
dendovi la possibilità di tubercolosi latente, 
di calcinosi, anemia, insufficienza miocardi¬ 
ca, ipotensione ed arteriosclerosi. Oltre all’an¬ 
goscia ed allo stato maniaco-depressivo, van- 
no tenuti presenti la neurosi ossessionale e 
1 isterismo puro e semplice senza angoscia. 
Può anche darsi che si tratti di uin autoaccusa 
dovuta a pregressa masturbazione anche in 
periodo remoto. 

P. Seymour-Price. Si domanda se l’esauri¬ 
mento nervoso non sia che un puro e semplice 
esaurimento dell’energia nervosa, il caso di 
un sistema nervoso realmente stanco che il ri¬ 
poso ed il trattamento adatto fanno scompa¬ 
rire del tutto. Nessuna maraviglia che l’uo¬ 
mo di affari o la donna moderna diventino 
degli « esauriti » che non vanno classificati 
come neurotici ansiosi o maniaco-depressivi, 
ma semplicemente come gente normale che 
ha esaurito le sue energie nervose. 

Campbell Macclure ricorda un’osservazione 
di P. Janet che un uomo può esaurirsi nervosa¬ 
mente tanto discutendo con sè stesso quanto 
in un pubblico comizio; il superlavoro com¬ 
binato con l’ansia esauriscono indubbiamente 
il sistema nervoso. 

E. C. Young rileva la frequente associazione 
di questi casi con dei disturbi gastrici e ritie¬ 
ne che quasi in tutti si trovi il tipo atonico. 
Egli ritiene che se si potesse sempre guada¬ 
gnarsi la confidenza del paziente, metterlo a 
riposo in letto, curare bene il suo sistema di¬ 
gerente e per un certo tempo farlo dormire 
bene, si potrebbero avere buoni risultati. 

C. E. Sundell richiama l’attenzione sui fre¬ 
quenti casi di bambini che soffrono di esauri¬ 
mento nervoso; tali casi non possono essere 
considerati come neurosi d’angoscia, nè ma¬ 
niaco-depressivi, mentre egli dice, sono trop¬ 
po giovani perchè si possa pensare alla ma¬ 
sturbazione. Si tratta invece semplicemente 
di un sistema nervoso che, per una ragione o 
per l’altra, si è stancato. Vi è realmente un 
tipo di sistema nervoso che è incapace di re¬ 
sistere ad un dato sforzo fisico o mentale, 
quasi che il sistema nervoso dell’uomo dipen¬ 
desse dal (( tipo del filo di rame usato nel suo 
sistema elettrico ». 

F. J. Me Cann osserva che il vero tipo del¬ 
l’esaurimento nervoso si ha come risultato del 
lavoro ordinario. Vi sono donne che sono com¬ 
pletamente esaurite dalla funzione riprodut¬ 
tiva, in cui si può escludere ogni infezione 





108 


« IL POLICLINICO »' 


[Anno XXXIX, Num. 3]! 


focale; tali casi sono di difficile trattamento 
ma, ad ogni modo, la terapia ghiandolare può 
essere molto utile. Altre si esauriscono assi¬ 
stendo la madre vecchia, compito che diven¬ 
ta sempre piu difficile con l’andar degli anni; 
alcune di queste soffrono di un tipo di esauri¬ 
mento nervoso di difficile trattamento. 

F. Buzzard, rispondendo ai precedenti 00. 
osserva che un medico generico può vedere in 
un anno una cinquantina di casi di forme ma¬ 
niaco-depressive, pur senza riconoscerle o 
chiamandole con altro nome; per questo, egli 
ha insistito su tale argomento. I suicidi sono 
generalmente casi di questa forma, ma il me¬ 
dico non lo riconosce, mentre l’ansioso non 
si suicida. Egli ammette di non aver dato 
grande importanza al puro esaurimento ner¬ 
voso forse perchè tali pazienti non arrivano 
fino a lui, bastando di solito per essi il riposo 
ed il bromuro. Concorda con Sundeh sulla 
frequenza dell’esaurimento nervoso nei bam- 


CENNI BIBLIOGRAFICI {') 

F. Cantani. Il liquido cefalo-rachidiano. Un 
voi. di pag. 252. Napoli. Casa Editr. V. 
Tdelson. 1931. Prezzo L. 25. 

A nessuno sfugge oggigiorno l’enorme im¬ 
portanza che ha acquistato l’esame del liqui¬ 
do cefalo-rachidiano nella clinica e nella pra¬ 
tica quotidiana. (Basti pensare alla possibi- 
lità di scoprire per mezzo dell’esame di esso 
la lues nervosa, la tabes e la paralisi progres¬ 
siva, nel loro periodo sierologico, prima che 
qualsiasi sintonia morbosa si sia manifestata 
e di curarle in conseguenza con molte piu 
probabilità di successo che non quando il 
morbo si è completamente dichiarato, per 
comprendere come l’importanza annessa og¬ 
gi in clinica all’esame del liquor non sia pri¬ 
va di fondamento. 

Questa sempre maggior diffusione della pra¬ 
tica dell’esame del liquor è però un po osta¬ 
colata dalle difficoltà della tecnica e dalla 
precisione assoluta da essa richiesta e dal fi- 
norme numero di metodi e* di tecniche che 
fanno restare perplesso chi .si accinge alla 

scelta di uno di essi. 

Mancava in Italia un trattato che desse noti¬ 
zia completa di ogni ricerca, anche la più re¬ 
cente, sul liquido cefalo-rachidiano e d altra 
parte esponesse chiaramente e succintamente 
i vari metodi e le varie tecniche anche le mo¬ 
dernissime, per l’esame di esso, essendo nel 
tempo stesso una guida ed un consigliere pei 
il neofita che si volesse addestrare in queste 
ricerche. Se non fosse una espressione ormai 
vieta e comune, direi che questo volume del 
Cantani colma la lacuna: in esso è esposta in 


(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui 
si desidera la recensione. 


succinti e lucidi capitoli, tutta la estesa moder¬ 
na letteratura scientifica che riguarda la fisio¬ 
logia, la patologia, la tecnica di estrazione, la 
tecnica per le ricerche cliniche, fisiche, siero¬ 
logiche, batteriologiche e biologiche del li¬ 
quido cefalo-rachidiano. 

Nè è questo un manuale di semplice e pura 
compilazione, chè l’A. ha dato notevoli contri- 
buti personali alla soluzione dei vari proble- 
mi che egli vi tratta ed ha sperimentato a lun¬ 
go i metodi di ricerca e di esame che vi espo- 
ne, vagliandone V importanza, i vantaggi e R 1 

errori. 

Libro da consigliarsi non solo a chi al labo¬ 
ratorio intende dedicarsi, ma anche al medi¬ 
co pratico affinchè abbia esatta cognizione del 
valore dell’estrazione del liquor sia nella tera¬ 
pia che nella pratica diagnostica. 

1 G. La Cava. 


E Benassi e E. Rizzatti. La spondilosi rizo- 
' melica. Rivista di Patologia nervosa e men~ 
iale. Firenze, 1931. 

Lavoro monografico corredato di abbon¬ 
dante casistica. 

Gli autori definiscono la sindrome rizome- 
lica, ne fissano i caratteri differenziali dalle 
malattie analoghe, ne discutono Fenologia. 
L’ultimo capitolo è dedicato alla terapia. 
Numerose e chiare radiografie illustrano il 

testo. ^ R - 

IL Devine. Recientes adquisiciones en psi * 
quiatria. Editore Morata, Madrid. 

L’A. espone chiaramente e compiutamente 
tutti i progressi fatti negli ultimi anni sulla 
essenza psicologica di molti disturbi mentali 
e i loro riferimenti somatici, sulle costituzioni 
biopsichiche, sull’importanza dell’incosciente 
ed infine sulle cure psichiche ed organiche 
delle psicopatie. D R - 


A Adler. Die Technik der Individuai Psycho- 
logie. Editore J. F. Bergmann, Monaco. 

Prezzo M. 10. 


Questa seconda parte dello studio dell insi¬ 
te psicologo è dedicata all’analisi dello spm- 
» dello scolaro difficilmente educabile. 

Espone la natura delle anomalie di questi 
iggetti, la loro origine ed indica 1 metodi 
;ti a correggerle. 

Lavoro schiettamente originale, che s ina¬ 
ine per la profondità dei concetti e che me- 
d’essere conosciuto da medici ed edu- 


E. Donato. Homosexualismo. Un voi. in-i6° 
di 131 pp., J. Morata. Ed. Madrid, 1931. 

Il piccolo librato rappresenta una buona 
battaglia contro l’antipatica attitudine del no¬ 
to scrittore francese André Gide il quale, spe- 



[Anno XXXIX, Num. 3] 


SEZIONE PRATICA 


109 


cialmente ne] suo volume « Corydon » tende 
a giustificare l’omosessualismo, non soltanto 
come fatto, ma anche come diritto e propone 
addirittura la pederastia come rimedio a certi 
vizi dell’attuale società! 

L’A. ribatte con numerosi argomenti que¬ 
sto modo di vedere, osservando giustamente 
che il parlare di « istinto omosessuale » equi¬ 
vale a parlare di « istinto della cocaina »... 
Ed ha fatto opera buona, tanto più che in 
certi ambienti, per snobismo o decadentismo, 
tali tendenze ,possono anche dilagare ed, al 
pari di ogni altra malattia, questa forma pa¬ 
tologica va combattuta. HI 


ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI 

I Congresso Neurologico Internazionale. 

(Berna, 31 agosto-4 settembre 1931). 

I Tema. — I metodi di diagnosi e di terapia nei 

tumori cerebrali. 

J. Purves-Stewart (Londra). — Ha illustrato 
alcune vedute generali. Una lesione cerebrale a 
carattere progressivo può dare sintomi per tre 
differenti vie: o per distruzione di tessuto nervo¬ 
so (evenienza relativamente poco frequente), o per 
spostamento meccanico degli elementi nervosi 
adiacenti, o per ripercussioni sulla circolazione del 
sangue e del liquido G. S. E questa è la causa 
abitualmente più importante. Questi disturbi di 
circolo possono, a loro volta, causare la comparsa 
di sintomi clinici in due maniere: per compres¬ 
sione sui vasi sanguigni adiacenti o per interven¬ 
to sui processi d’assorbimento del liquor. L’even¬ 
tualità che più precocemente può presentarsi è 
una stasi venosa locale, che dà sintomi d’irri¬ 
tazione, mentre più tardi, l’obliterazione dei capil¬ 
lari causata dal progressivo aumento di pressione, 
e la conseguente anemia locale causano dei feno¬ 
meni di paralisi. Perciò un neoplasma, nel suo 
progressivo aumento, è la causa di una forma¬ 
zione di una zona paralitica, circondata da una 
sottile zona di irritazione. Quanto alla latenza dei 
sintomi in parecchi tumori, essa è dovuta al pic¬ 
colo volume iniziale del neoplasma e all'assuefar¬ 
si del tessuto cerebrale a un difetto di circolo 
progressivamente aumentante. La varietà dei mo¬ 
di con cui questo può stabilirsi spiega come a 
lesioni similari possano corrispondere sindromi 
cliniche differenti. Quanto ai sintomi generali, 
essi sono dovuti, più che al neoplasma per sè, 
allo svilupparsi dell’idrocefalo interno. 

La relazione termina con l’illustrazione di vari 
diagrammi concernenti le funzioni delle singole 
aree corticali. 

Gl. Vincent (Parigi). — Diagnosi dei tumori 
ostruenti l’acquedotto di Silvio. — In alcuni casi 
1 ostruzione dell’acquedotto di Silvio da tumore si 
manifesta con sintomi di ipertensione intracrani- 


Nota. — Si riportano soltanto, dato l’enorme 
numero delle comunicazioni presentate, le rela¬ 
zioni ufficiali sui quattro temi proposti. Sui gior¬ 
nali della specialità potrà trovarsi il resoconto com¬ 
pleto. 


ca e con sintomi clinici tali da far indurre la lo¬ 
calizzazione della neoplasia (tumori della pineale, 
della protuberanza, dei tubercoli quadrigemelli). 
In altri invece non vi sono che segni di iperten¬ 
sione intracranica senza sintomi clinici di localiz¬ 
zazione. In questi ultimi casi le iniezioni colo¬ 
rate, la ventricolografia, l’encefalografia, permet¬ 
tono spesso di stabilire resistenza di un ostacolo 
del tubo diencefalo-bulbare. Stabilito che sia, è 
necessario sapere ove si trovi l’ostacolo: zona po¬ 
steriore, acquedotto di Silvio o terzo ventricolo ? 
In mancanza di segni clinici si ricorrerà ai dati 
dell’encefalografia e della ventricolografia. La ven¬ 
tricolografia in tutti i casi di ostruzione del tu¬ 
bo diencefalo-bulbare mostra i ventricoli laterali 
dilatati in modo quasi simmetrico. Se il tumore 
è al livello del terzo ventricolo, questo non è iniet¬ 
tato o è iniettato incompletamente di aria; se al 
livello dell’acquedotto o al suo orificio inferiore, 
il terzo ventricolo è iniettato. Per stabilire in¬ 
fine se l’ostruzione è nell’acquedotto o nella fossa 
posteriore si ricorre all’encefalografia, che può 
fornire un dato importante quando l’aria riem¬ 
pirà il quarto ventricolo senza passare nei ven¬ 
tricoli laterali, in questo caso se la ventricologra- 
fia ha mostrato un terzo ventricolo iniettato, si 
può affermare che l’ostacolo è_ nell’acquedotto. 

G. Ayala (Roma). Sintomatologia neurologica 
dei tumori subtentoriali. — Non si può parlare 
di sindrome tumorale intracerebellare, bulbare, 
pontina. 

Per un orientamento clinico si possono tener pre¬ 
senti le seguenti quattro possibilità nosografiche : 
una prima forma clinica tumorale subtentoriale 
è caratterizzata dal precoce stabilirsi e dal rima¬ 
nere in primo piano dei sintomi di una delle sin- • 
dromi bulbari o protuberanziali (spesso nei tu¬ 
mori ponlo-bulbari); una seconda dalla precocità 
e dalla unicità dei sintomi a tipo periferico a ca¬ 
rico dei nervi Vili, V, VI, VII paio, ai quali seguo¬ 
no i sintomi della serie cerebellare e quelli gene¬ 
rali (tumori dell’angolo); una terza dai sintomi 
generali, cerebellari, vestibolari, che assumono 
fin dall’inizio un particolare significato localiz¬ 
zatore mentre i sintomi di vicinanza o non si ma¬ 
nifestano o compaiono tardivamente (per lo più 
tumori intracerebellari); una quarta dallo stabi¬ 
lirsi a volte bruscamente dei sintomi generali, 
cerebellari e vestibolari bilaterali contemporanea¬ 
mente a disturbi a carico delle funzioni dei nu¬ 
clei, dei centri e delle vie di passaggio situate al 
di sotto della fosse romboidea (tumori del ver¬ 
me e del quarto ventricolo). 

Foster Kennedy (New York). — Tumori frontali 
c ternporo-sfenoidali. — I segni di localizzazione 
dei tumori del frontale sono spesso vaghi ed in¬ 
gannevoli. Le alterazioni della personalità sono 
più frequenti che nelle lesioni di altre regioni 
cerebrali: una fatuità ingiustificata (segno preco¬ 
ce), il decadimento dei poteri mnemonici, lo stu¬ 
pore parziale con assopimenti frequenti (tuttavia 
più rari che nei neoplasmi dell’ipotalamo) e fre¬ 
quentissimi sbadigli, sono i sintomi più facil¬ 
mente osservabili. Caratteristica è anche la perdi¬ 
ta dei controllo' degli sfinteri, non sempre ripor¬ 
tabile a lesioni puramente psichiche: Talvolta si 
nota nel lafo opposto, una perseveranza nella to¬ 
nicità dei muscoli, dopo i movimenti attivi, spe¬ 
cie quando il neoplasma interessa la porzione 
anteriore del corpo calloso. L’aspetto più carat- 







110 


(C IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


teristico della stazione eretta è dato da oscilla¬ 
zioni sui calcagni, con notevole tendenza alla 
retropulsione. Generalmente i sintomi di natura 
piramidale sono controlaterali, ma un menin- 
gioma posto anteriormente può, esercitando una 
compressione attraverso la linea mediana, cau¬ 
sare la comparsa omolaterale di questi sintomi. 

I disturbi del linguaggio consistono, general¬ 
mente, in una difficoltà dell’emissione delle pa¬ 
role senza che il linguaggio interno sia inte¬ 
ressato. Tutti questi sintomi, però, possono es¬ 
sere equivoci. Patognomonica, quando sia pre¬ 
sente, è, secondo l’O., la seguente sindrome: 
neurite rethobulbare omolaterale, con .scotoma 
centrale, e grave riduzione del visus, associata ad 
anosmia od iposmia omolaterale e ad edema pa¬ 
pillare controlaterale. 

Nei tumori temporosfenoidali, il quadro cli¬ 
nico è dato da: disturbi allucinaci ed illusori 
a carico dei gusto e dell’olfatto, emianopsia a 
quadrante, talvolta allucinazioni visive, segni di 
paresi prevalenti al viso, meno notevoli all ar¬ 
to superiore e meno ancora all’inferiore, distur¬ 
bi del linguaggio consistenti pevalentemente in: 
amnesia dei nomi, perseverazione, senza distur¬ 
bi disartrici e, quasi sempre, anche senza sor¬ 
dità verbale. L’O. finisce la relazione paragonan¬ 
do i ventricologrammi di tumori frontali e di 
tumori temporosfenoidali, e insistendo sulle dif¬ 
ferenze sintomatologiche, specialmente riguardo 
ai disturbi della parola, dell’olfatto e della vista, 
ai disturbi motori e alle sindromi psichiche. 

P. Bailey (Chicago). — La diagnosi istologica 
dei tumori cerebrali. — Tre tipi istologici sono 
particolarmente da fissare: il medulloblastoma, 
localizzato quasi esclusivamente nel cervelletto 
del bambino: è formato da piccole cellule a nu¬ 
cleo ipercromatico, che rappresentano la prolife¬ 
razione tumultuosa dei primi rappresentanti del- 
le cellule nervose: i medulloblasti. Il glioblasto - 
ma multiforme, il più comune dei gliomi, cor¬ 
rispondente allo spongioblastoma di Globus e 
Strauss: si sviluppa sopratutto negli emisferi ce¬ 
rebrali. La terza varietà è Vastrocitoma o glioma 
duro degli autori classici, la cui caratteristica è 
data dall’abbondanza delle cellule nevrogliclie fi¬ 
brillari. 

W. Penfield (Montréal). — I tumori delle guai¬ 
ne del sistema nervoso. — Discute le vane clas¬ 
sificazioni fatte da Wirchow, Cushing, Bailey, 
Bucy : secondo l’O. i tumori meningei, per la 
loro struttura istologica e per l’origine mesenchi- 
male delle meningi, sono fibromi o fibroblasto- 
mi. Quanto ai tumori dei nervi periferici (glio¬ 
mi periferici di Lhermitte, Schwannomi di Mas- 
son) essi sono quasi sempre, a causa delle fibre 
collagene che contengono, di natura connetti- 
vale. I veri gliomi periferici sarebbero rarissimi. 

G. Boussy e Ch. Oberling (Parigi). — Le princi¬ 
pali varietà dei tumori dei centri nervosi. — Stu¬ 
dio istologico e contributo statistico di 250 casi 
di tumori cerebrali e midollari, suddivisi in cin¬ 
que categorie: gliomi, tumori ependymo-coroi- 
dei; gangliorieuromi, neurospongiomi e neuro- 
epiteliomi. 

B. Pfeifer (Halle). — L'importanza della pun¬ 
tura del cervello per la diagnosi dei tumori ce¬ 
rebrali. — Secondo l’O. la biopsia cerebrale non 
è pericolosa: l’emorragia venosa non è da 
temersi a causa della pressione negativa del 


sistema venoso endocranico, e, d’altra parte, non 
è difficile evitare i grossi tronchi arteriosi. La 
puntura è specialmente utile perchè permette 
di riconoscere precocemente le trasformazioni neo¬ 
plastiche e le degenerazioni cistiche. 

A. Schuller (Vienna). — Comunica uno stu¬ 
dio sui quadri radiografici che si riscontrano in 
presenza di tumori intracranici. 

Ernest Sachs (St. Louis Missouri). — Impor¬ 
tanza dell'indagine roentgen in neurochirurgia. 
— Specialmente indica i criteri che devono gui¬ 
dare il medico in quei casi in cui reperto radio- 
grafico e dati neurologici si contradicono: e con¬ 
clude con l’affermare che solo lo studio completo 
del malato, e non i criteri dati da un solo me¬ 
todo di indagine, può condurre ad una esatta 

diagnosi. 

H. W. Stenvers (Utrecht). — Roentgendiagnosi 
dei tumori della fossa cranica posteriore. — Con¬ 
clude con l’affermare che le dimensioni dei tu¬ 
mori dell’angolo non possono essere valutate con 
il solo esame della rocca, ma solo tenendo pre¬ 
sente tutto il quadro clinico, e che i tumori ven¬ 
tricolari e cerebellari, si rivelano specialmente con 
modificazioni della volta cranica e della sella. 

L. Guttmann (Brest a via). — Encefalografia in 
presenza di tumori degli emisferi cerebrali e di 
tumori della fossa cranica posteriore. — Fa notare 
il grande valore di questo metodo per la dia¬ 
gnosi precoce di sede, anche in casi a sintoma¬ 
tologia oscura. La diagnosi dei tumori cerebrali 
si fonda sulle deformazioni impresse ai ventri¬ 
coli, mentre quella dei tumori della fossa cra¬ 
nica posteriore è chiarita dall’esistenza di un 
idrocefalo che interessa uniformemente tutte le 
cavità ventricolari poste a monte dell’occlusione, 
e da deformazioni del corno ventricolare occipi¬ 
tale che appare respinto verso l’alto. 

O. Foerster (Breslavia). — Ventri colo grafia nei 
tumori del mesencefalo e metencefalo e nei pseu¬ 
dotumori. — L’O. trova il metodo ventricolo- 
grafico meno pericoloso di quello encefalografico 
per via lombare o sottoccipitale, però raccomanda 
di usarlo solo quando sia strettamente necessario. 

Rileva come nei tumori delle quadrigemine si 
ubbia il riempimento dei due ventricoli laterali 
e del III mentre nei tumori di quest’ultimo ven¬ 
tricolo questo non è affatto o solo parzialmente 
riempito di aria. L’occlusione dei forami di 
Monro è dimostrata dal mancato passaggio del¬ 
l’aria da un ventricolo all’altro. 

Nei tumori basali comprimenti il III ventricolo 
si può a volte osservare il pavimento del ventricolo 

respinto in alto dal tumore. 

Conclude facendo notare che per la diagnosi 
delle varie forme di idrocefalo la ventricologra- 
lia non basta e deve essere associata a ricerche di 
riassorbimento e di diffusione dello iodio. 

Francis G. Grant (Philadelphia). — Encefalo- 
grafia e ventricolografia. — L’O. raccomanda di 
pungere ambedue i ventricoli allo stesso momen¬ 
to onde poterne valutare la capacità e di svuo¬ 
tare completamente il liquor facendolo defluire 
da un ago mentre dall’altro le cavità sono in 
comunicazione con l’ambiente. 425 casi di os¬ 
servazione personale. 

E. Moniz (Lisbona). — Encefalografia arterio¬ 
sa. — Esposizione del metodo, delle indicazioni 
e delle controindicazioni dell’encefalografia delle 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


SEZIONE PRATICA 


111 


arterie. Si ottiene spesso una gran precisione dia¬ 
gnostica, poiché nei diversi casi di tumori cere¬ 
brali si hanno diverse immagini arteriografiche : 
per lo spostamento ad esempio delle arterie, si 
può fare la diagnosi di tumori dei lobi tempora¬ 
le, frontale, parietale, della regione chiasmatica, 
della regione della pineale, del cervelletto. Si può 
inoltre precisare la localizzazione di certi tumori 
molto vascolarizzati per la visibilità della loro cir¬ 
colazione: si può fare così la diagnosi sia di me- 
ningoblastomi sia di altri tumori molto vascola¬ 
rizzati, ciascun gruppo di tumore avendo un 
aspetto arIcnografico differente. 

V. Kafka (Amburgo), e F. Fremont Smith (Bo¬ 
ston). — Hanno riferito sullo studio del liquor 
C. S. nei tumori intracranici. — La pressione è 
aumentata, la pleiocitosi rara, tranne nei tumori 
degenerati o interessanti le pareti ventricolari. I 
cloruri e lo zucchero non sono aumentati, il tas¬ 
so albuminico variabile secondo la situazione del 
neoplasma, la WR è negativa. L’ascesso cerebrale 
provoca invece la polinucleosi cerebrospinale. Nei 
tumori subtentoriali l’albumina può essere au¬ 
mentata nel liquido prelevato per p.l. mentre è 
normale in quello ricavato dalla puntura dei ven¬ 
tricoli. Nei tumori sopratentoriali il liquido 
non presenta generalmente modificazioni patolo¬ 
giche, tranne nei neoplasmi che invadono le pareli 
ventricolari. 

T. de Martel (Parigi). — Tumori cerebrali. Ac¬ 
cidenti post-operatori. Loro meccanismo. Loro 
cura. — Gli accidenti post-operatori sono do¬ 
vuti ad un’ipersecrezione del liquido cefalo-ra¬ 
chidiano, dovuta con ogni probabilità, ad una 
irritazione del sistema simpatico cerebrale: ogni 
trauma cerebrale operatorio produce una dilata¬ 
zione ed una ipertensione ventricolare e probabil¬ 
mente un’irritazione dei nuclei del pavimento del 
3* e del 4° ventricolo. Se si pungono i ventrico¬ 
li laterali di questi malati la temperatura ritorna 
normale. Come cura per evitare l’ipertensione è 
bene procedere ad un drenaggio degli spazi sub- 
aracnoidei. 

L. Puusepp (Tartu). — Considerazione sulla cura 
operatoria dei gliomi cerebrali. — Illustrazione 
del noto metodo proposto dall’O. nel 1913 per l’e¬ 
stirpazione operatoria dei gliomi del cervello, col¬ 
la tecnica dell’exeresi fisiologica. 

H. Olivecrona (Stoccolma). Riferisce sui suoi 
risultati personali nella cura chirurgica dei gliomi 
degli emisferi cerebrali. — Mortalità 20% all’at¬ 
to operatorio o subito dopo; 14 % nei due anni se¬ 
guenti per recidive. 

A. Béclère (Parigi). — La radioterapia dei tu¬ 
mori dell’encefalo * — La radioterapia è tratta¬ 
mento principe contro gli adenomi dell’ipofisi; 
trattamento palliativo o prolilattico quando il 
tumore scoperto dal chirurgo è lasciato sul po¬ 
sto parzialmente estirpato o giudicato, dopo estir¬ 
pazione completa, soggetto a recidiva; trattamento 
sintomatico contro i tumori presunti con sintomi 
di ipertensione endocranica. 

IIugh Cairns e Stadford Cade (Londra). — Ri¬ 
feriscono sui brillanti risultati ottenuti con la ra¬ 
diumterapia dei tumori intracranici e special- 
mnte dei glioblastomi multiformi. 


O. Hirsch (Vienna) tratta della « Radiumtera¬ 
pia dei tumori ipofisari » sia nei malati operati 
che in quelli non assoggettati ad intervento, ot¬ 
tenendone anche egli degli ottimi risultati. 

I. J. Putnam (Boston). — L’organoterapia nei 
tumori cerebrali . — Secondo l’O. l’opoterapia è 
applicabile con speranza di successo limitatamen¬ 
te ai casi in cui si verificano sintomi ipofisari o 
della serie vegetativa. 

II Tema. — Il tono muscolare : anatomia, fisiolo¬ 
gia e patologia. 

Ken Kuré (Tokio). — Le vie del tono e le loro 
terminazioni nei muscoli. — Il muscolo striato 
possiede una triplice innervazione: cerebrospina¬ 
le, simpatica e parasimpatica. Le fibre di questo 
ultimo sistema provengono dalle cellule del corno 
posteriore, percorrono le radici posteriori e ter¬ 
minano al ganglio rachideo. Di più partono le 
fibre postganglionari, che si sfioccano in placche 
terminali. Anche l’innervazione parasimpatica è, 

secondo l’O., parte del sistema così detto extrapi¬ 
ramidale. 

Gr. Brown (Cardiffe) e S. W. Ranson (Chica¬ 
go). — Si sono occupati delle risposte toniche del 
mesencefalo. — L’eccitamento faradico del nucleo 
rosso determina, nel chimpanzè, netti atteggia¬ 
menti posturali, che persistono anche a eccitamen¬ 
to cessato. Nel gatto, l’eccitamento del mesence¬ 
falo provoca la flessione omolaterale del tronco 
talvolta così pronunciata che l’anca entra in con¬ 
tatto col capo. A questo atteggiamento si aggiun¬ 
ga la flessione della zampa anteriore omolatera¬ 
le e della posteriore controlaterale. 

G. J. Rademaker (Leyda). — I fattori che regola¬ 
no il tono muscolare. — Il tono muscolare è de¬ 
terminalo da eccitazioni labirintiche; da eccitazio¬ 
ni eteroreceltive e propriocettive, sia stimolanti 
che inibitrici; da stimoli ottici e uditivi e da 
eccitazioni provenienti da differenti organi in¬ 
terni. 

L’animale spinale nello stato acuto presenta 
una abituale e pronunciata ipotonia; nello stato 
cronico una evidente rigidità di più muscoli: l’a¬ 
zione isolata dei centri midollari può produrre 
ipertonia; un’influenza dei centri sopramidollari 
non è necessaria. L’animale decerebrato manife¬ 
sta nelle differenti posizioni un tono esagerato di 
estensione. Estirpando i nuclei rossi sono aboliti 
diversi fattori, che normalmente esercitano un’in¬ 
fluenza lrenatrice sul tono degli estensori. 

Nell’animale decerebellato è diminuita l’influen¬ 
za di diversi fattori inibitori. Gli animali talamici 
e striati non accusano rigidità: sperimentalmen¬ 
te non si è potuta dimostrare un’influenza evi¬ 
dente dei corpi striati sul tono muscolare. 

L. Asher (Berna). — Ila analizzato l’influenza 
del simpatico sulla muscolatura. — Particolar¬ 
mente importante è, secondo l’O., la restituzione 
funzionale della fibra striata ottenuta sotto l’azio¬ 
ne dell’adrenalina, che ha così lo stesso effetto 
dell’eccitamento meccanico. La critica dei feno¬ 
meni determinati sia dalla curarizzazione sia dal¬ 
la sottrazione di calcio fa ritenere che l’influs¬ 
so del simpatico si faccia sentire nettamente sul¬ 
la fibra muscolare. Le fibre simpatiche percor¬ 
rono le radici anteriori e arrivano alle fibre 
striate. 




132 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


D. Brown (Londra). — La funzione dei nervi af¬ 
ferenti nel tono muscolare. — La rigidità da sce¬ 
rebrazione è connessa agli eccitamenti condotti 
dai filetti nervosi muscolari, propriocettivi. La 
contrazione muscolare, di qualunque specie, 
provoca anche essa tali eccitamenti, grazie ai 
quali il mantenimento del tono muscolare è as¬ 
sicurato. Similmente nei riflessi d’allungamento 
o di raccorciamento il tono viene regolato dal¬ 
l’attività di queste fibre propriocettive. 

M. Kroll e D. Markow (Minsk). — Tono musco¬ 
lare e cronassia. — L’adrenalina e il calcio au¬ 
mentano la cronassia, all’opposto della pilocar¬ 
pina. Nelle malattie del sistema extrapiramidale 
gli estensori hanno una cronassia abbassata: nel¬ 
le lesioni piramidali i flessori sono maggiormente 
eccitabili negli arti superiori. Nelle malattie del 
cervelletto gli estensori hanno una cronassia di¬ 
minuita. Invece la cronassia è aumentata nelle 
miopatie. L’adrenalina conserva la propria azione 
anche nei miopatici, la cui funzione muscolare 
può quindi esser migliorala. Nei miopatici, nei 
miotonici e nei miastenici la cronassia dei mu¬ 
scoli sorpassa quella dei nervi. 

E. A. Spiegel (Vienna-Filadelfia). — A proposito 
della farmacologia dei centri del tono afferma 
che le ricerche dell’avvenire devono essere orien¬ 
tate in vista della scoperta della sede esatta del¬ 
le modificazioni funzionali provocata dai farmaci. 

F. Bremer (Bruxelles). — Farmacologia del tono 
muscolare. — Il tono muscolare può essere in¬ 
fluenzato elettivamente da agenti farmacologici. 
Si può avere: 1) una paralisi elettiva, per inie¬ 
zione intramuscolare di anestesici locali, degli ap¬ 
parati sensitivi intramuscolari : atonia novocai- 
nica di Liljestrand e Magnus, atonia caratteriz¬ 
zata dall’abolizione del riflesso tendineo del mu¬ 
scolo atono e dall’assenza di ogni atassia; 2) 
l’azione elettiva di deboli dosi di curaro sul tono 
normale e sulle ipertonie riflesse, atonia questa 
caratterizzata invece dalla conservazione integra¬ 
le dei riflessi tendinei. L’iniezione endovenosa di 
dosi elevate di adrenalina ristabilisce momenta¬ 
neamente la rigidità di decerebrazione abolita dal 
curaro. I dati farmacologici infirmano in ogni 
caso l’ipotesi d’una innervazione del tono mu¬ 
scolare per mezzo del sistema nervoso vegetativo. 

A. Dosaggio (Modena). — Parkinsonismo ence¬ 
falitico e lesioni cortico-nigriche. — Esposizione 
della teoria cortico-nigrica del Donaggio. Nuovi 
dati e nuove considerazioni sull’importanza che, 
insieme al locus niger, ha la corteccia cerebrale, 
specie frontale, nella sindrome motoria extrapi¬ 
ramidale. 

S. A. Kinnier Wilson (Londra). — Disturbi del 
tono ai differenti livelli fisiologici. — Dal pun¬ 
to di vista clinico si possono distinguere molte 
sindromi, nelle quali il disturbo del tono dipen¬ 
de da lesioni che colpiscono i diversi livelli fisio¬ 
logici del nevrasse. Per es. la diplegia atonica, 1 e- 
miplegia ipotonica, l’emitonia apoplettica, la ri¬ 
gidità da scerebrazione, i fenomeni di cataples¬ 
sia sono sindromi collegate a modificazioni dina¬ 
miche o anatomiche del cervelletto, del ponte, del 
mesencefalo, dei gangli della base. 

J. Ramsay Hunt (New York). — I sistemi sta¬ 
tico e cinetico e le loro relazioni col tono musco¬ 


lare. — L’O. illustra le sue note concezioni sul¬ 
la duplicità del sistema nervoso efferente. Esi¬ 
stono: il sistema cinetico, per la produzione dei 
movimenti, e il sistema statico, per il manteni¬ 
mento del tono e della posizione. L’organo cen¬ 
trale per la sinergia naturale dei movimenti è il 
cervelletto, che fa sentire la sua azione attraverso- 
il peduncolo cerebellare anteriore, il nucleo ros¬ 
so. la via rubrospinale. Esso è collegato a sua 
volta alla corteccia cerebrale per le vie fronto- 
poritina e parieto-temporo-pontina. Quanto al si¬ 
stema cinetico, esso è rappresentato dalla via 
cortico-spinale (neocinetico) e strio-spinale (paleo¬ 
cinetico). 

F. Negro (Torino). — Il tono muscolare nelle 
sindromi extrapiramidali. — L’ipertonicità carat¬ 
teristica delle sindromi extrapiramidali è prodot¬ 
ta dalla soppressione delle influenze inibitrici dei 
nuclei sotto-corticali che si esercita per la via del¬ 
l’arco cerebello-rubro-spinale e per quella dell'arco 
diastaltico simpatico-midollare. 

A. Thévenard (Parigi). — Il fenomeno della 
« poussée ». — Riassunto dello stato attuale delle 
nostre conoscenze su questo fenomeno. 

Ili Tema. — Le infezioni acute non suppurative 
del sistema nervoso. 

O. Marburg (Vienna). — Patologia generale. — 
Il primo gruppo delle malattie in questione com¬ 
prende le cosidette infiammazioni degenerative, 
di cui è il prototipo la sclerosi multipla, nella 
sua forma acuta e in quella cronica (encefalo- 
mielite periassiale sclerotizzante). 

Ad essa si aggiungono la sclerosi diffusa di 
Heubner, la sclerosi centrolobare di Schilder, l’en¬ 
cefalite acuta morbillosa, la neurotticomielite acu¬ 
ta, l’encefalite acuta del ponte e del cervelletto 
di Redlich. 

Il secondo gruppo è caratterizzato da un attivo 
processo proliferativo della glia, con focolai dif¬ 
fusi sia alla sostanza bianca che a quella grigia: 
encefaliti del Ufo esantematico, della malaria, 
del tetano. 

Il terzo gruppo comprende le ectodermosi neu- 
rotrope di Levaditi (poliomieliti, encefalite epi¬ 
demica, Zoster), nelle quali i processi essudativi 
e infiltrativi sono i più importanti. 

G. Marinesco e S. T. Draganesco (Bucarest). — 
Ricerche sulla patologia di alcune encefalomielili 
a ultra virus. — Si è potuta ormai rischiarare la 
patologia delle encefalo-mieliti da ultra-virus, poi¬ 
ché si è potuto seguire e determinare il meccani¬ 
smo del passaggio dei virus neurotropi dalla porta 
di entrata al punto terminale. Non si tratta di una 
trasmissione meccanica : entrano in giuoco altri 
fattori quali il volume e la carica degli ultravirus, 
il pH del tessuto o dei centri nervosi, il poten¬ 
ziale di ossiriduzione. L’O. riassume le sue ri¬ 
cerche sul virus herpetico, su quelle dello zona- 
zoster e sul virus rabico. 

A. Wimmer (Copenhaghen). — Le infezioni 
acute non suppurative del sistema nervoso. Parte 
clinica. — Forme autonome neurotrope : encefalite 
epidemica; encefalo-mieliti erpetiche (rarissime), 
sclerosi a piastre acute; forme intermedie: descri¬ 
zione dei quadri clinici polimorfi dell'encefalo- 
mielite disseminata acuta criptogenetica, discus¬ 
sione della sua autonomia nosologica pretesa e dei 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


SEZIONE PRATICA 


113 


suoi probabili rapporti con la sclerosi a placche 
acuta e con l’encefelite epidemica; sintomato¬ 
logia e patologia generali delle encefalo-mieliti 
post-vaccinali, da varicella e da morbillo. 

André-Thomas (Parigi) — Il « zonci-zosler ». — 
Studio clinico, anatomo-patologico, etiologico e pa- 
togenetico. 

J. G. Greenfield (Londra). — Patologia delle 
infezioni acute non suppurate del sistema ner¬ 
voso. — La classificazione fatta dall’O. è la se¬ 
guente : 

1° gruppo: le infezioni contro le quali il siste¬ 
ma nervoso reagisce in modo simile agli altri 
tessuti dellorganismo; 2) affezioni legate al virus 
neurotropo: rabbia, poliomielite, encefalite lebro- 
sica, erpete febbrile probabilmente erpes zoster; 
-3) affezioni la cui caratteristica istologica è la 
demielinizzazione, spesso perivascolare: malattia 
di Schilder, la neurotticoinielite diffusa, le ence¬ 
faliti influenzali e vacciniche, e a forma acuta 
della sclerosi multipla. 

IL Pette (Amburgo). — Studio comparativo 
delle malattie infettive acute , ledenti specialmen¬ 
te la sostanza grigia ( Poliomieliti , encefalite epi¬ 
demica, rabbia , malattia di Borna ). — Virus noto 
solo biologicamente, non morfologicamente: la 
reazione del sistema nervoso è identica; l’es¬ 
senza della malattia varia a seconda delle cau¬ 
sali endogene (immunbiologiche) o esogene (lo¬ 
cali, climatiche, ecc.). L’elettività del virus per il 
sistema nervoso è costante, ma la localizzazione 
varia, a seconda specialmente del modo d’infe¬ 
zione. 

Ludo van Bogaert (Anversa). — Situazione del¬ 
le encefalomicliti disseminate acute. — In assen¬ 
za di prove batteriologiche, le conclusioni ana- 
tomo-cliniche conservano il loro valore ed esse 
non sembrano favorevoli ad una conclusione uni- 
cista che farebbe delle encefalo-mieliti dissemi¬ 
nate e delle sclerosi a placche una sola ed iden¬ 
tica malattia. 

V. M. Buscaino (Catania). — Sindromi encefa¬ 
litiche c sindromi isteriche. Patogenesi. — Il 
relatore trae dalla letteratura sulle encefaliti non 
purulente e a preferenza da quella sulle crisi 
oculogire postencefalitiche i dati che meglio pos¬ 
sono contribuire allo studio della genesi delle 
sindromi neurotiche a tipo isterico e li compen¬ 
dia nella conclusione della grande importanza 
delle zone extracorticali (gangli della base e me¬ 
sencefalo) per la genesi degli elementi più im¬ 
portanti delle sindromi isteriche. 

C. v. Economo (Vienna). — Osservazioni sul 
problema delle encefaliti non purulente. — L’O. 
insiste sulla necessità di studiare le encefaliti più 
che dal punto di vista sintomalologico, ormai 
noto e soprattutto uniforme, dal punto di vista 
biologico. Si notano infatti, in questo campo 
diversità fondamentali : affezioni la cui sintoma¬ 
tologia è abbastanza simile, come l’encefalite post¬ 
vaccinica e l’encefalite letargica, si differenziano 
notevolmente dal punto di vista istologico. 

F. H. Léwy (Berlino). — L’importanza dei 
corpuscoli d’inclusione nelle malattie a virus 


neurotropo. — L’O. ritiene assai discutibile la 
teoria che i corpuscoli che racchiudono il pro¬ 
toplasma e le cellule nervose siano caratteristica 
della malattia a virus neurotropo. Ciò è vero per 
gli animali: nell’uomo invece lo stesso quadro 
può aversi per processi involutivi. 

L’O., per sue ricerche personali, crede che sul 
determinismo di queste inclusioni agisca un fat¬ 
tore endocrino; assai probabilmente si tratta del¬ 
l’ipofisi. 

B. Brouwer (Amsterdam). — La mielite nel 
vaiolo. — Illustrazione clinica ed istopatologica 
di un caso di mielite vaiolosa: notevole il fatto 
che mentre le lesioni di tipo infiammatorio era¬ 
no imponenti nella regione lombo-sacrale, il mi¬ 
dollo cervico dorsale era in apparenza rispettato. 

A. Ferraro e H. Scheffer (New York). — Ence¬ 
faliti ed encefalopatie nel morbillo. — Basando¬ 
si sui reperti di sei casi personali di encefaliti 
morbillose, gli 00. affermano che tale affezione 
si distingue per lesioni ben definite: prolifera¬ 
zioni perivascolari estese alla sostanza bianca 
e alla corteccia, intensa partecipazione della 
glia, spiccata degenerazione delle guaine mieli- 
niche. Tuttavia, poiché in due casi tali altera¬ 
zioni non esistevano e il quadro anatomopato- 
logico era limitato alla distruzione delle cellule 
nervose, gli 00. concludono che la encefalite 
morbillosa è certamente dovuta a una tossina 
esogena. 

G. Guillain (Parigi). — Riassumendo le relazio¬ 
ni, conclude che allo stato attuale della questione, 
alcuni problemi sembrano risolti: p. es. la migra¬ 
zione delle tossine e dei germi lungo i nervi, e 
la fissazione elettiva delle tossine su alcuni cen¬ 
tri nervosi. Ma rimangono insolute moltissime 
questioni, le quali richiedono la collaborazione 
assidua di lutti i ricercatori di scienze biologiche. 

IV Tema. — - La parte del trauma nella produzione 

di sintomi nervosi. 

O. Rossi (Pavia). — Linee fondamentali di trau¬ 
matologia del sistema nervoso centrale. — L’O. 
si sofferma a stabilire quali sono le sindromi neu¬ 
rologiche dovute, in tutto od in parte, all’azione 
del trauma sul tessuto nervoso; quali sono le 
alterazioni che i traumi producono nelle struttu¬ 
re anatomiche del sistema nervoso e quale è il 
meccanismo di produzione di queste alterazioni. 
Riguardo alla prima questione l’O. tratteggia 
solo due sindromi meno frequenti: quella da rot¬ 
tura dei vasellini intrapiali e quella da ipotensio¬ 
ne traumatica. In rapporto alla seconda dopo aver 
ricordato le principali alterazioni di origine trau¬ 
matica lumeggiando il significato clinico di quel¬ 
le discusse dal punto di vista nosologico, mette 
in rilievo come finora sia stata data troppo poca 
importanza alle eventuali modificazioni delle fi¬ 
bre dette a graticciata e riferisce su alcuni dati 
in proposito. Si sofferma poi a riferire sugli ef¬ 
fetti anatomici che i traumi producono sui pro¬ 
toplasmi. In riferimento alla terza questione rias¬ 
sume le dottrine più importanti. Sostiene, par¬ 
lando dell’effetto meccanico del trauma, che l’im¬ 
portanza della « teoria delle vibrazioni » non può 
essere disconosciuta. Mette in evidenza poi lo 
scorso valore attribuito finora agli effetti chimici, 



114 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


diretti od indiretti del trauma. Pone quindi in 
rilievo la parte che possono avere i fenomeni a 
tipo allergico nella produzione delle manifesta¬ 
zioni sia cliniche che anatomiche tardive. L O. 
fin dal 1911 ha prospettato la possibilità della 
formazione di autoneurotossine, confermata da 
studii posteriori. 

C. P. Simonds (Londra). — Commotio celebri. 
Diagnosi e cura delle sindromi consecutive ai trau¬ 
mi'cranici. — Le sindromi di commozione cere¬ 
brale possono clinicamente dividersi in due grandi 
gruppi: 1) lo stupore traumatico acuto, caratteriz¬ 
zato dall'oscuramento della coscienza, che persiste 
per uno o più giorni dopo il trauma; 2) il corteo 
dei sintomi minori che costituiscono la prova del- 
Lavvenuto scuotimento meccanico del cervello: 
vertigini, ambliopia, cefalea, il carattere doloroso 
che assumono alcune sensazioni, per es. la visiva 
ed uditiva. Il problema, tuttora insoluto, consiste 
nel conoscere la parte causale delle modificazioni 
del l.c.i. e importanza delle alterazioni dirette 
delle cellule e delle fibre nervose. Attualmente i 
fatti positivi impediscono di affermare seriamen¬ 
te l’importanza di una o di un’altra patogenesi. 

O. Vehaguth (Zurigo). — L'influenza del trau¬ 
ma nella genesi di alcune malattie nervose. — 
Per traumatismo deve intendersi 1 insieme delle 
modificazioni provocate nell’organismo dall’appli¬ 
cazione brutale di una qualunque forza estranea. 
Per ciò che riguarda il sistema nervoso, tali modi¬ 
ficazioni vanno studiate non solo nell’asse ce- 
rebro spinale., ma anche nei nervi periferici, nel 
sistema simpatico e nella sfera psichica. Natu¬ 
ralmente la vulnerabilità al trauma è variabilis¬ 
sima, secondo le circostanze ecologiche associate 
Per ciò che concerne i rapporti di causalità tra il 
trauma e la sindrome neuropsichica susseguente, 
l’O. propone il seguente schema: 1) la sindrome 
n. p. è la conseguenza esclusiva del trauma; 2) 

10 choc crea una disposizione del sistema nervoso 
favorevole allo svilupparsi di una malattia; 3) il 
trauma scatena una latente predisposizione co¬ 
stituzionale morbosa; 4) il trauma accelera o ag¬ 
grava l’andamento di una malattia preesistente. 
Naturalmente, dal punto di vista pratico, riesce 
mollo difficile applicare tale schema, come pure 
è sconsigliabile fidarsi delle statistiche, gene¬ 
ralmente incomplete e tendenziose. Le malattie, 
nell’etiologia delle 1 quali deve in parte riconoscer¬ 
si l’azione esercitata da un traumatismo, sono: 

11 morbo di Parkinson, la sclerosi laterale amio- 
tropica, la sclerosi a placche, l’epilessia, alcune 
tossicosi e alcune infezioni del sistema nervoso, 
specialmente la tabe e la p.p. 

P. del Rio-Hortega (Madrid). — Alterazioni del¬ 
la neuroglia consecutive ai traumatismi. - In 
ogni ferita del tessuto nervoso nella prima fase 
di distruzione i gliociti lesi presentano i caratte¬ 
ri di tumefazione somatica ed autolisi dei prolun¬ 
gamenti; nella seconda fase di riparazione proli¬ 
ferano e tendono a formare un tessuto cicatri¬ 
ziale. 

La microglia si comporta in modo diverso: 
nelle ferite gli elementi microgliali si conservano 
indenni, entrano in attività macrofagica e sba¬ 
razzano il territorio leso dai detriti cellulari, dal¬ 
le parti necrosate e dalle emazie preparando così 


la formazione della cicatrice neuroglica. Come la 
neuroglia manca assolutamente di funzione fago¬ 
citarla così la microglia manca di funzione cica¬ 
triziale. 

Le fasi della cicatrizzazione cerebrale sono: en¬ 
trata in funzione rapida, precoce ed intensa della 
microglia; proliferazione lenta della neuroglia e 
formazione di una trama vasculo-connettiva. 

F. N a ville (Ginevra). — Le sindromi neurolo¬ 
giche dovute ai traumi elettrici industriali. — 
L’O. studia i sintomi neurologici nell’ordine del¬ 
la loro apparizione: il disturbo iniziale della co¬ 
noscenza; le convulsioni iniziali; le sindromi pe¬ 
riferiche immediate; le sindromi cerebrali in rap¬ 
porto con scottature croniche profonde; i sintomi 
encefalici; le nevriti tronculari periferiche; le mie¬ 
liti; le atrofie nevritiche lente. 

Jean Lhermitte (Parigi). — La commozione mi¬ 
dollare. — Si hanno sindromi spinali curabili, 
sindromi regressive ecc. 

Riguardo alla localizzazione lesionale sono state 
descritte commozioni cervicali, emiplegica, mono- 
pi egica e diplegica brachiale, commozioni dor¬ 
sali, lombari e sacrali. 

Manifestazioni cliniche si possono avere tardi¬ 
vamente, dopo anni dalla commotio medullae: 
amiotrofie progressive, siringomielie, idromielie, 
atassia motrice, aracnoidite sierosa. Le lesioni so¬ 
no a focolaio e diffuse. Le prime emorragiche e 
malaciche, le seconde sono determinate da disin¬ 
tegrazione delle cellule e sopratutto delle fibre 
mieliniche e amieliniche della sostanza grigia e 
bianca e delle radici spinali. Queste lesioni han¬ 
no una diversa evoluzione : i focolai malacici ed 
emorragici si stabiliscono, poi si circoscrivono in 
un tempo assai corto; le lesioni degenerative pro¬ 
seguono durante lunghi mesi la loro evoluzione. 

L’O. si sofferma a studiare il meccanismo pa- 
togenetico. 

A. V. Sarbó (Budapest). — Le alterazioni strut¬ 
turali del sistema nervoso dovute al trauma, stu¬ 
diate con l’esperienza della guerra. — Per spie¬ 
gare la presenza di segni organici transitorii post- 
traumatici, dovuti ^certamente ,a modificazioni 
delle cellule e delle fibre nervose e nevrogliche, 
impossibili a rivelare collo studio microscopico, 
l’O. ammette la cosidetta lesione microstruttu¬ 
rale, che può essere riparata in toto e che, da so¬ 
la, può spiegare alcuni particolari aspetti del 
quadro clinico. Queste lesioni, capaci di .sospen¬ 
dere più o meno la funzione, e suscettibili di 
una perfetta restitutio ad integrum, costituisco¬ 
no un termine di passaggio fra le alterazioni ana¬ 
tomiche grossolanamente riconoscibili e le lesioni 
molecolari ammesse già da Charcot. Esse costitui¬ 
scono la base della commozione cerebrale; ed e 
da ricordare che possono essere il primo principio 
di gravi affezioni neurologiche come la paralisi 
agitante. Sull’esistenza delle lesioni microstruttu¬ 
rali l’O. insiste particolarmente, per affermare che 
i sintomi di commozione cerebrale non sono do¬ 
vuti a una nevrosi (nel senso corrente della pa¬ 
rola) ma ad alterazioni istologiche finissime, ri¬ 
parabili. Queste possono colpire anche i nervi pe¬ 
riferici e provocare così disturbi motori, sensitivi, 
e trofici. 

D. Pisani - V. Challiol. 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


SEZIONE PRATICA 


115 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


CASISTICA. 

Associazione della malattia di Raynaud con sinto¬ 
mi cerebrali. 

L. Carp (Arch. of surg., marzo 1931) ricor¬ 
da come vi siano dei casi di morbo di Ray¬ 
naud in cui, accanto ai segni elastici a carico 
delle estremità esistono sintomi a carico del 
sistema nervoso centrale quali cefalee intense, 
emiplegie, convulsioni, ed anche paralisi di re¬ 
spiro e del cuore mortali. Spesso tali sintomi 
sono transitorii, tal’altra rapidamente funesti. 
Nei casi in cui fu eseguita la necroscopia il 
reperto fu quasi negativo: fu solo constatato 
un ispessimento delle meningi. 

Il caso dell’A., appartiene a tale tipo. Si 
trattava di una ragazza ricoverata in clinica 
per m. di Raynaud in cui comparve un emi¬ 
plegia scomparsa dopo poche ore e a due gior¬ 
ni di distanza una paralisi di respiro e di cuore 
rapidamente mortali. L’A., senza voler dare 
una spiegazione di cura avanza l’ipotesi di 
turbe vasomotorie cerebrali analoghe a quelle 
periferiche. V. Ghiron. 

Mielite lombo-sacrale post-vaccinale con esito in 

guarigione. 

Ne descrive un caso H. Gounelle ( Paris 
Méd., n. 33, 15 agosto 1931), insorto in un 
soldato di 21 anni il quale era stato sottopo¬ 
sto alla rivaccinazione Jenneriana 1G giorni 
prima. L’esito fu in guarigione, dopo un me¬ 
se e mezzo di degenza, durante il quale si eb¬ 
be una ricaduta, con ricomparsa dell’intera 
fenomenologia. 

Nella discussione del caso l’A. riporta le 
varie vedute patogenetiche fin qui emesse, se¬ 
condo le quali le manifestazioni nervose post¬ 
vaccinali potrebbero essere dovute al virus 
vaccinico stesso o ad altro virus neurotropo 
preesistente nell’organismo, e riattivatosi a 
causa della vaccinazione stessa. (Leggasi a tal 
proposito la rivista più recente di G. Sampie¬ 
tro in: Annali d’Iigiene, luglio 1931, sulle En¬ 
cefaliti postinfettive. Nota del /?.). 

Pur dichiarandosi riservato nell’esprimere 
il proprio giudizio su tali diverse concezioni 
patogenetiche, l’A. tiene a porre in rilievo, 
per l’insegnamento pratico che se ne può trar¬ 
re, il fatto che in tutti i casi di nevrassite 
postvaccinale esistette una pustula esagerata- 
mente sviluppata al punto d’inoculazione. 

M. Faberi. 

Mielite postvacciuale. 

Ne descrive un caso T. W. Brocktank ( The 
Journ. of thè Amene. Medie. Assoc., 25 lu¬ 
glio 1931). Si trattava di un bambino di 6 an¬ 
ni che tredici giorni dopo la vaccinazione an¬ 


tivaiolosa cominciò a sentirsi stanco. Il gior¬ 
no seguente aveva febbre e vomito; la sera 
non poteva muovere i due arti inferiori, che 
oltre ad essere paralitici erano flaccidi. C’era 
abolizione della sensibilità fino a livello del 
7° segmento dorsale e i riflessi degli arti in¬ 
feriori erano aboliti, mentre erano normali 
agli arti superiori. C’era rigidità nucale. Nul¬ 
la a carico dei nervi cranici. Psiche normale. 
Il liquor, che aveva pressione normale, era di 
colore paglierino, aveva 2 di globulina, Was¬ 
sermann e Kahn negativo, 50 cellule nel sedi¬ 
mento e cultura negativa. 

Ebbe per alcuni giorni febbre alta. La pa¬ 
ralisi di senso e di moto persisteva ancora sei 
mesi dopo. Solo i disturbi della sensibilità si 
ridussero nel senso che giungevano in alto al- 
l’ombellicale trasversa. 

Oggi si ritiene, come dice l’A. commen¬ 
tando il caso, che la causa delle mieliti post¬ 
vaccinali non dipenda dal vaccino ma che si 
tratti di un’infezione intercorrente. 

Le lesioni anatomiche di questi casi sono 
diverse da quelle dell’encefalite epidemica e 
somigliano molto a quelle che si possono a- 
vere nel morbillo e nella scarlattina. 

R. Lusena. 

La sciatica. 

Mentre alcuni classificano le sciatiche in 
primarie o essenziali e secondarie o sintomati¬ 
che, Sicard basa la sua classificazione su dati 
anatomici e le divide in alte, medie e basse 
(l’alta dipende da lesione posta tra ganglio del¬ 
la radice posteriore e origine del plesso, la 
media e la bassa da lesione del plesso o del 
tronco nervoso). Putti invece attribuisce la 
sciatica primaria ad alterazioni dei forami o 
delle articolazioni intervertebrali. 

V. Coates ( The Practitionetr, novembre 1931) 
ritiene che se si vuol conservare la classifica¬ 
zione di sciatica primaria e secondaria, biso¬ 
gna dare il nome di secondaria a quella da 
lesione dei forami e ritenere primaria solo la 
forma in cui la causa ci sfugge. L’altre forme 
dovrebbero essere menzionate colla malattia 
fondamentale: p. e. diabete con neurite scia¬ 
tica, o artrite delle vertebre lombari con do¬ 
lore sciatico. L’A. vuole anche che si distin¬ 
gua la nevralgia sciatica dalla neurite sciatica. 

Alcuni casi di sciatica dipendono, secondo 
Llewellyn, da fibrosità (infiammazione di tes¬ 
suto fibroso che riguarda gli involucri e i tes¬ 
suti interstiziali del nervo). 

Però ci sono casi in cui si palpano noduli 
fibrosi dolorosi e si ha sindrome sciatica e i 
noduli risultano essere intramuscolari o sotto- 
cutanei e il dolore ha origine da questi noduli. 

Per la cura, nello stadio iaculo non si de¬ 
vono fare massaggi, nè applicazioni di diater- 




116 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


mia inè ionizzazioni, mentre, sono utili appli¬ 
cazioni calde superficiali (antiflogistine, fan¬ 
ghi unzioni). Se esistono focolai infettivi, que¬ 
sti Vanno curati. Nelle forme croniche il mas¬ 
saggio locale sotto doccia e la diatermia pos¬ 
sono giovare. Lusena ‘ 

L’ambliopia tossica alcoolico-iiicotinica. 

Può essere causata dall’alcool o dal tabacco 
o dall’azione di entrambi. È caratterizzata da 
una diminuzione dell’acutezza visiva centrale 
e dall’esistenza di uno scotolila centrale bila¬ 
terale per i colori, particolarmente il verde ed 

il rosso. , , c 

L'individuo ha difficoltà a leggere ed a fare 

un lavoro di precisione, ma non è disturbato 
nelle occupazioni correnti della vita. 11 cam¬ 
po visivo periferico è normale, mentre e toc¬ 
cata soltanto la visione centrale. 

Per fare l’esame dell’individuo, gli si Clau¬ 
de uno degli occhi e lo si fa fissare, con 1 al¬ 
tro occhio, un piccolo indice colorato, che 
non viene percepito, mentre il paziente lo ve¬ 
de quando l’indice viene spostato alla peri¬ 
feria del campo visivo. Il fondo oculare ri¬ 
mane a lungo normale. 

Con la soppressione totale dell alcool o del 
tabacco, i fenomeni regrediscono e si può 
avere la guarigione completa. Se invece le 
cause di intossicazione persistono, 1 acutezza 
visiva diminuisce progressivamente e la papil¬ 
la si decolora parzialmente. Non si arriva pe¬ 
rò mai alla cecità completa 

La diagnosi, osserva P. Veil ( Journ. aes pia- 

ticiens, 6 giugno 1931), è facile ed è basata 
sull’integrità del fondo oculare, sul doppio 
scotoma centrale e sugli antecedenti. Si ricer¬ 
cheranno gli altri segni di impregnazione eti¬ 
lica (incubi, tremore, pituite, ecc.). . 

L’evoluzione lenta e progressiva dillerisce 
da quella delle nevriti retrobulbari, anch esse 
caratterizzate dallo scotoma centrale. Nei dia¬ 
betici, si può osservare pure un ambliopia, 
che però è ad evoluzione più rapida. 

Per la cura, oltre alla soppressione della 
causa, prescrivere, mattina e sera XV gocce di 
tintura di noce vomica oppure delle iniezioni 

di stricnina. ' 

terapia. 


Trattamento dei lacunari. 

I lacunari sono dei malati affetti da piccoli 
ictus che non lasciano se non delle paralisi 
transitorie, connessi con lesioni Idi endoa 
terite lateromatosa diffusa che provocano in¬ 
cidenti diversi: disturbi della parola, paralisi 
ora a sinistra ora a destra, paraplegie, stati de¬ 
menziali. La malattia dura parecchi anni (4-5) 

prima di portare alla morte. 

1 II trattamento, oltre al criterio specifico 

che deve sempre esser tenuto presente, e que 
lo del rammollimento cerebrale Igiene: ali¬ 
mentare severa, lassativi quotidiani (solfato 


di sodio, sale di Seignette, un cucchiaino al 
mattino a digiuno). 

Si prescriverà dello joduro di potassio a pie- 
cole dosi 20-30 cg. al giorno, per 20 giorni al 
mese: un cucchiaio ai due pasti principali di 
una soluzione di joduro & 3 grammi per 200 
di acqua distillata. Nei 10 giorni seguenti, 
iniezione quotidiana di acetilcolina aa 10 cg. 

11 rimedio più attivo è il cauterio alla pa¬ 
sta di Vienna, che si applicherà sotto il del¬ 
toide, di preferenza sul braccio sinistro. Tale 
pasta’si prepara stemperando 15-20 grammi di 
polvere di Vienna (calce viva) in alcool (40- oO 
cmc.) fino a consistenza di mastice semifluido. 

Si applica un pezzo di diachilon di 10 x 15 citi-, 
in cui si pratica un foro largo quanto un paio 
di franchi su -cui si applica uno strato della 

pasta che si lascia per 20 minuti. 

Si leva il tutto, si lava e si fa cadere 1 escara 
per mezzo di compresse spesse di garza im¬ 
bevute di acqua calda, e ricoperte da taffetà 
gommato. L’escara si distacca poco a poco a 
partire dal 15° giorno. Quando è caduta, si 
lava mattina e sera con acqua bollita e si ap¬ 
plica uno strato di pomata epispastica su gar¬ 
Si mette della pasta ìsolante attorno alla 
pia era in caso di rossore periferico. La suppu- 
razfone che così si forma, sarà mantenuta per 
sei mesi. Essa forma una specie di ascesso di 
fissazione che sarà prolungato, in considera¬ 
zione della lentezza dell evoluzione. Nei ra 
mollimenti cerebrali e nei lacunari che sono 
dei rammolliti a ricadute frequenti, questa 
medicazione dà buoni risultati. 

(Journ. des praticieus , 28 rnov. 1931). ju. 

Direttive nella prevenzione e nella cura delle neu¬ 
rosi semplici. 

M. IFremont-Smith ( Americ. Journ. of thè 
Medie Sciences, agosto 1931) ritiene che 1 

medico internista non debba rinunziare sen¬ 
z’altro ad occuparsi dei disturbi psichici 
molti malati che ricorrono a lui convinti d 
avere una malattia organica. Il medico deve 
in questi casi interessarsi ai disturbi del ma 
lato e cercare di spiegarglieli. Sara facile far 
ali comprendere il meccanismo di alcuni di¬ 
sturbi, come, p. es„ il pallore o il rossore, la 
diarrea o la pollachiuria in rapporto colle e- 
mozioni. Così il paziente potrà anche essere 
indotto a raccontare dettagliatamente qual 
sono i suoi disturbi psichici (fobie, ecc.). 

Le emozioni, tanto in pace che in guerra, 
danno alterazioni funzionali di organi, into¬ 
ni. L’educazione avuta in famiglia nell infan¬ 
zia ha certo molta importanza nel determina¬ 
re l’emotività di un individuo. Bisogna sopra 
tutto non abituare i bambini a ritenersi una 
figura centrale su cui converge tutta la vita 
■ familiare, perchè questo può essere dannoso 
non solo negli anni di scuola, ma anche piu 

) tardi. 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


SEZIONE PRATICA 


117 


I problemi del sesso costituiscono spesso 
causa di neurosi, quando essi, per errore di 
metodo educativo, sono stati posti come cose 
di cui ci si debba vergognare. 

R. Lusena. 

Il solfato di magnesio in neurologia. 

Lo ione magnesio può esplicare la sua azio¬ 
ne su qualsiasi parte del sistema nervoso, di¬ 
minuendone Leccitabilità. La paralisi da ma¬ 
gnesio è caratterizzata da una perdita dell’at¬ 
tività riflessa, della sensibilità e della coscien¬ 
za, mentre il respiro e l’attività cardiaca re¬ 
stano inalterati. I sali di magnesio, quindi, 
occupano una posizione intermedia tra i vele¬ 
ni paralizzanti il sistema nervoso e i comuni 
narcotici. Ma anche l’applicazione locale di 
magnesio paralizza i nervi periferici motori e 
sensitivi, probabilmente spostando gli ioni cal¬ 
cio, dato che un aumentata introduzione di 
magnesio aumenta l’eliminazione di calcio 
per le urine. Parimenti si sa che l’avvelena¬ 
mento da magnesio si combatte con la som¬ 
ministrazione endovenosa di calcio. 

Le prime applicazioni del magnesio nella 
terapia del sistema nervoso furono fatte nel 
tetano, per combattere i fenomeni meningei, 
iniettando nello speco 5-10 cmc. di soluzione 
al 40:100. 

E. Haase (Die Med. Welt ., n. 42, ottobre 
1931) riferisce i dati della sua esperienza in 
proposito. 

Egli usò soluzioni ipertonielle, sia introdu¬ 
cendo 100-200 cent, cubici di sol. 40-45:100 
per via rettale, in sospensione mucillaginosa 
e con aggiunta di tintura d’oppio, sia per via 
endovenosa, in dose di 3 cmc. di sol. 40:100 
unita a 7 cmc. di sol. 40:100 di zucchero, di¬ 
minuendola in caso di pressione cerebrale non 
troppo elevata, e ripetendola al massimo una 
volta nello spazio di 14 giorni. 

I fastidi subiettivi del malato durante l’inie¬ 
zione diminuiscono allorquando questa è fatta 
lentamente. 

L’azione più evidente del farmaco si svolge 
a carico dei disturbi per aumentata pressio¬ 
ne endocranica, specialmente nella meningite 
sierosa, nel cosidetto pseudotumor e nell’idro¬ 
cefalo acuto; meno evidente invece nei tumo¬ 
ri cerebrali. 

La casistica riportata dall’A. riguarda per 
l’appunto tali forme morbose, le quali furono 
tutte più o meno rapidamente influenzate fa¬ 
vorevolmente. M. Fabbri. 

Il salicilato di sodio nelle sindromi coreiche acute. 

L. Cornil (Le Dall, méd., 28 nov. 1931) ha 
ottenuto eccellenti risultati con l’uso delle 
iniezioni endovenose di salicilato di sodio nel¬ 
le sindromi coreiche acute (corea di Sydenham 
e corea gravidica). In bambini da 8 a 10 anni 
ha usato 20 cg. al giorno di salicilato di so¬ 
dio sciolto in soluzione fisiologica od in sie¬ 


ro glueosato, iiso- od iper-tonico. In alcuni 
casi gravi, è arrivato a 30 ed anche 50 cg. : in 
un ragazzo di 16 anni, fino ad un grammo al 
giorno. 

Il miglioramento si è verificato fra la set¬ 
tima e la decima infezione. Scompaiono dap¬ 
prima i movimenti anormali, e, nei casi gravi, 
si assiste rapidamente aU’attenuazione dello 
stato mentale particolare dei coreici. 

Si comprende che l’igiene generale, il riposo 
in letto con isolamento, il regime e le precau¬ 
zioni abituali di ogni trattamento salicilico 
sono da osservarsi rigorosamente. 

Unico inconveniente si è che il trattamento 
non può essere fatto in tutti i bambini, a cau¬ 
sa del piccolo calibro delle vene, per cui l’A. 
vi dovette rinunciare in -sei casi. Ha allora 
somministrato il salicilato per via orale a do¬ 
si giornaliere di 6-8 grammi, a partire dai 10 
anni, con aumento progressivo e sorvegliato. 
Insieme ad esso ha somministrato il bicarbo¬ 
nato di sodio (20-80 grammi al giorno). In 
tali condizioni, non ha mai osservato feno¬ 
meni di intolleranza. fil. 

La cura della corea colla provocazione della febbre. 

Lucy Porter Sutton (The Journ. of Americ. 
Medie. Assoc., 1° agosto 1931) ha osservato un 
caso di guarigione rapida della corea in un 
ragazzo che aveva avuto febbre irregolare per 
un certo tempo. L A. partendo da questa os¬ 
servazione ha curato 24 casi di corea col vac¬ 
cino antitifico, dato col solo scopo di provo¬ 
care la febbre, e poi anche col vaccino antiti- 
fico-antiparatifico. 

Mentre nei casi non sottoposti a questa cura 
si aveva durata media della malattia di 35 
giorni per i casi lievi, 46 giorni per quelli 
di media gravità e 67 giorni per i casi gravi, 
nei casi curati col vaccino antitifico si ebbe 
durata rispettivamente di 7 giorni, 7 giorni 
e 14 giorni. R. Lusena. 

La cura della poliomielite. 

M trattamento precoce della poliomielite si 
dovrebbe fare col siero di convalescenti o di 
inalati che hanno superato da poco la malattia. 

Nel periodo acuto della malattia è necessa¬ 
rio il riposo. Se sono colpite le gambe il pa¬ 
ziente dovrebbe stare in letto almeno sei mesi. 

La poliomielite può accompagnarsi a dolori. 
Questi -si cureranno con sedativi, se molto for¬ 
ti, o coll’immobilizzazione se compaiono colle 
contrazioni muscolari. 

L’apparecchio di immobilizzazione è utile 
per prevenire atteggiamenti viziosi da preva¬ 
lenza degli antagonisti, ma si deve rimuovere 
ogni giorno per fare un bagno agli arti para¬ 
litici, per strofinarli con alcool e far loro com¬ 
piere dei movimenti passivi. 

Quando ricompaiono i movimenti perduti, 
il paziente non dovrà strapazzarsi. Molto uti¬ 
le è il far fare tentativi di movimento nell’ac- 


118 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 3; 


qua calda; così qualche volta si compiono mo¬ 
vimenti che alla temperatura ordinaria del¬ 
l’ambiente sono impossibili. 

J Ruhràh (The Journ. of thè Americ. Med. 
Assoc., 24 ottobre 1931) ritiene che un segno 
di fatica sia l’aumento della quantità delle 
urine, specialmente di quelle notturne, e che 
ogni volta che questo si verifichi in un polio¬ 
mielitico, egli deve stare in letto per alcuni 

giorni. R - Lusena - 

Effetti tossici del luminal. 

Ad una donna di 47 anni, per uno stato di 
ipertensione, venne somministrato per un me¬ 
se tre volte al giorno del luminal alla dose 
di’3 eg. Alla fine del mese, comparsa di un’e¬ 
ruzione di orticaria alle braccia ed alle gam¬ 
be dopo di che il luminal venne sospeso. L. 
Pearson e S. Pemberton ( Lancet , 21 marzo 
1931) che riferiscono questo caso, dividono il 
decorso successivo per periodi di settimane. 
Nella prima, eruzione di orticaria, che diventò 
poi eritematosa e morbilliforme; temperatura 
fra 37°,2 e 38°,9; dolori addominali, vomito, 
diarrea, iperpnea persistente e notevole, com¬ 
parsa di albumina, corpi cetonici e zucchero 

nell’urina. . 

Nella seconda settimana, 1 eruzione divento 
scarlattiniforme, la febbre continuò ai sinto¬ 
mi gastro-intestinali, si aggiunse 1 emorragia 
rettale; ingrossamento delle ghiandole Untati- 
che; fegato ingrossato e sensibile. 

Nella terza settimana, l’eruzione incominciò 
ad impallidire ed a desquamare, ma la pazien¬ 
te era sempre in cattive condizioni con pei- 
sistenza di febbre, di albuminuria e dei sin¬ 
tomi gastro-intestinali e lingua secca e fessu¬ 
rata. Il miglioramento non si ebbe che a par¬ 
tire dalla seconda settimana; ogni Unto, si 
ebbe ricomparsa dell’eruzione, a forma ma¬ 
culare. Scomparvero la glicosuria e 1 albumi- 

nuria. 

Si mise in opera una medicazione sintoma¬ 
tica; fra i medicamenti più efficaci gli A A. 
ebbero vanUggi con la contramina ed il calcio, 
nella diarrea, che fu uno dei sintomi piu in¬ 
quietanti, si ebbero buoni effetti con la creta 

preparaU. ' 

L’importanza dcll’ipopressione negli interventi chi¬ 
rurgici sul cervello e il midollo spinale. 


La respirazione di aria a pressione infe 
riore alla pressione atmosferica è seguiU da 
un abbassamento molto notevole della pres 
sione venosa delle grosse vene e dei seni cere- 
brali. R. Nissen ( Arch . Klin. Chir ., voi. 162, 
pa°\ 329) ha applicato praticamente questi ef¬ 
fetti facendo respirare dell’aria a ipopressmne 
di —20 cm. d’acqua a pazienti che venivano 
sottoposti a interventi nel cervello e nel mi¬ 
dollo spinale. Ha osservato come conseguenza 
una diminuzione molto notevole dell emorragia 


venosa, una riduzione di volume del cervello e 
una minore perdita di liquor. Consiglia 1 ap¬ 
plicazione del metodo come adatto a diminui¬ 
re l’emorragia negli interventi sul sistema ner¬ 
voso. P - Valdoni. 

SEMEIOTICA. 

La fosfaturia come indice di una componente co¬ 
stituzionale di nevrosi. 

J Aiginger (R&viie Tieurologique ) ott. 1931) 
ritiene che la fosfaturia possa, in certi casi, 
essere l’espressione di un vizio organico. Egli 
ha studiato la questione con un metodo em¬ 
pirico, paragonando gli stati psichici .nello 
stesso momento con gli esami di urina in di¬ 
verse circostanze (dopo il sonno, durante il ri¬ 
poso a letto, durante il lavoro). ... 

Ha così trovato che in tutti i fosfaturici, si 
ha un temperamento nervoso simile. Secondo 
Rretschmer, le disposizioni psichiche elemen¬ 
tari sarebbero un’espressione della costituzio¬ 
ne. Un altro fatto nel corso delle nevrosi ca¬ 
ratteristiche che si accompagnano a fosfatu¬ 
ria, è dato dallanamnesi dei malati mentali 

di psicosi degenerativa. Si osserva, di fatto, ne¬ 
gli ascendenti il fattore costituzionale sotto 
forma di manifestazioni tubercolari. 

Tali fatti rendono conto del parallelismo os¬ 
servato nei disturbi psichici ed in quelli uri¬ 
nari dei fosfaturici e dei postencefalitici; sotto 
l’influenza di forti emozioni, si vedono ì di¬ 
sturbi psicomotori sostituiti da disturbi mo¬ 
tori. La fosfaturia sostituisce così la sua spon¬ 
taneità assente con un aumento degli istinti 
affettivi. Ciò mette in evidenza la predomi- 
nanza di una funzione sottoposta alla predo¬ 
minanza di una parte del cervello. 

Anton ha mostrato con quanta facilita que¬ 
ste regioni cerebrali possono cedere ad un so¬ 
vraffaticamento, fatto che si manifesta alloia 
con un alterazione funzionale di compenso. 
Nel fosfaturico, tale compenso appare come 

un’ipereccitazione e 

^ • 

sogno di rilasciamento, di sonno, ecc., m man- 
canza del quale, compare la reazione psicolo¬ 
gica esogena. In questa specie di processo pa¬ 
tologico, la costituzione corporea del inalato 
e la vitalità degli ascendenti forniscono la so¬ 
luzione. L’ascendente ha un aspetto cachetti¬ 
co e così pure il malato che ha spesso delle 
stigmate degenerative o di rachitismo, bi trat¬ 
terebbe di un disturbo embrionario, di cui an- 
i che la fosfaturia sarebbe l’espressione. 

L’A. mette in guardia contro il trattamento 
psicoanalitico di questi malati, che non sop- 
, porterebbero tale fardello psichico a causa del 
- loro temperamento analitico. Lo studio elei 
3 o-randi riflessi condizionali cerebrali domanda 
> maggiore riflessione; essi sono particolarmen¬ 
te delicati nei fosfaturici e costituiscono cosi il 
i substrato fisiologico della maggior parte dei 
i sintomi nervosi. > l 


[Anno X\XIX, Num. 31 


SEZIONE PRATICA 


119 


Il fenomeno di Bell. 

Consiste, come è noto, nella rotazione in¬ 
volontaria verso l’alto di ambedue gli occhi. 
Dalle ricerche di B. Slotopolski (W. Z. Neur., 
voi. 125, 1930) risulta che esso può contribuire 
alla diagnosi di paralisi del facciale. Nella 
forma periferica, esso è aumentato ed è anche 
intenzionale quando si chiudono leggermente 
le palpebre, mentre normalmente si ha soltan¬ 
to quando le palpebre vengono serrate. Nella 
paralisi di origine centrale, il fenomeno man¬ 
ca del tutto. fu 

VARIA. 

La neurosi rivoluzionaria della Spagna at¬ 
tuale. 

Ha trattato questo argomento di attualità 
nella sua prolusione al corso di clinica delle 
malattie nervose, il prof. R. Roya-Villanova a 
Saragozza (Rev. espafi. de med. y cinigia, die. 
1931). Egli osserva che i due concetti di neu¬ 
rosi e di rivoluzione si corrispondono e non 
sono che la proiezione alla gran massa del 
popolo di quella psicosi di rivendicazione che 
si studia come una forma di delirio nei para¬ 
noici; naturalmente, essa appare meno pura in 
quanto che, oltre al fatto che si tratta dell’a¬ 
nima collettiva, si aggiungono le azioni dei 
profittatori che vengono a pescare nel torbido. 
Essa è in contrapposto di un’altra neurosi, il 
cesarismo; entrambe esistono fin dai remoti 
tempi del totemismo e del tabù ed apparten¬ 
gono agli stadi inferiori dell’umanità. 

Ma, osserva l’A., la massa non ha nella ri¬ 
voluzione che una parte secondaria e cita, a 
tale proposito, le vedute del nostro C. Mala- 
parte che, nel suo recente libro sulla « Tecni¬ 
ca del colpo di Stato », sostiene che la rivolu¬ 
zione si fa con un pugno di uomini disposti 
a tutto, abituati alla tattica dell’opposizione e 
pronti a colpire rapidamente e duramente i 
centri vitali dell’organismo statale; truppe di 
assalto composte di meccanici, elettricisti, te¬ 
legrafisti, all’ordine di ingegneri e tecnici che 
cono^pano bene il funzionamento statale. 

Della neurosi (o meglio psicosi o vesania) 
rivoluzionaria sono elementi essenziali e con¬ 
tradditori il valore e la paura, che si manife¬ 
stano l’uno con il disprezzo della morte e l’al¬ 
tra con il pànico. Da quest’ultimo, che sem¬ 
pre si aggira attorno ai montoni di Panurgo, 
si distaccano due tipi di vesania, la pazzia sa¬ 
dica ed il delirio di persecuzione, che si spie¬ 
gano con la suggestività esagerata della folla, 
a cui sono da attribuirsi le tendenze convul¬ 
sive dei movimenti e l;a perversione delle idee 
della conservazione e difesa della vita. 

L’A. esamina poi i fattori che possono co¬ 
stituire la causa occasionale per raccendersi 
della rivoluzione (che, in quella spagnuola, 


consistettero nelle elezioni municipali), la pre¬ 
disposizione alla neurosi rivoluzionaria costi¬ 
tuita dall ambiente sociale in cui nasce il fer¬ 
mento, ed i caratteri della rivoluzione spa¬ 
gnuola attuale, confrontandoli con quelli di 
rivoluzioni antecedenti, in specie quella fran¬ 
cese. Oltre ai caratteri citati, sono da menzio¬ 
narsi : la piromania, la cleptomania, l’eroto- 
mania, 1 orfeomania (tutti i movimenti poli¬ 
tici hanno la loro canzone e, di quello spa- 
gnuolo, l’A. riporta anche la musica), la deo- 
fobia, la mitomania, il separatismo. Si può 
aggiungere che molti di questi caratteri non 
sono che lo scatenarsi di istinti tenuti com¬ 
pressi dalla vita sociale normale. 

T peggiori di questi caratteri sono stati po¬ 
co accentuati nella rivoluzione spagnola che, 
a detta dell’A., è stata una piccola rivoluzio¬ 
ne, una revoliicioncita. Ed egli confida che i 
50 medici che siedono attualmente alle Cortes, 
fra cui si tnaxano psichiatri di valore, sappia¬ 
no trovare il rimedio per calmare i cervelli in 
delirio, perchè la fiamma della ragione sia più 
luce che fumo, più chiarità che incendio. E 
se, come ha detto Mirabeau, le rivoluzioni non 
si fanno con l’acqua di rosa, è pur vero che 
possono consolidarsene i benefici effetti con 
la rugiada della pace spirituale. 

/«• 


POSTA DEGLI ABBONATI. 


All’abb. n. 8811: 

Il lavoro mentale è stato studiato special- 
mente in rapporto alla attività scolastica e, 
come tale, ha una bibliografia molto estesa 
che può trovarsi nelle riviste di psicologia e 
di pedagogia. Veda, fra l’altro, il lavoro di M. 
'Foucault sull’importanza del riposo nel la¬ 
voro mentale in « Année psycologique », An¬ 
no XXV (1924), 'F. Alcan ed. Parigi, 1925. E. 
Costa. La curva del lavoro mentale epurata col 
metodo De Sanctis, VII Convegno di psicolo¬ 
gia sperimentale (1930), Zanichelli ed. Bolo¬ 
gna. In. Ricerche sperimentali sul lavoro men¬ 
tale puro. Archivio italiano di psicologia, 1931. 

fil. 


Al dott. F. P., Acireale: 

La « Pédiatrie Pratique » viene stampata a : 
Lille (Nord), Rue .Tacqueroin Gielec, 113. 

M. F. 


All’abb. n. 6221: 

Nessuna data è stata fissata per gli esami 
di medico di bordo, nè sembra che tali esa¬ 
mi debbano essere indetti prossimamente. I 
programmi di esame sono quelli approvati con 
decreto ministeriale 1° marzo 1926 pubblica¬ 
to sulla Gazzetta Ufficiale del 25 marzo 1926, 
n. 70. A. Fr. 




« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


120 


NELLA VITA PROFESSIONALE 


Cronaca del movimento professionale. 

Il funzionamento delle Mutue sanitarie 
sarà esteso a tutte le provincie. 

L’Ente Nazionale Fascista della Cooperazione co¬ 
munica: . . __ _ 

Promosso dall’Enie Nazionale Fascista della Coo- 

perazione e dalla Federazione nazionale fascista 
delle Società di Mutuo Soccorso c Mutue Sanitarie, 
e costituite d’accordo con il Sindacato nazionale 
dei medici, hanno continuato a funzionare, col 1 
gennaio, una Mutua sanitaria comunale a Milano 
e una Mutua sanitaria provinciale a Vicenza. 

L’impostazione di questi interessanti esperimen¬ 
ti è stata ispirata dalla evidente convenienza di 
organizzare i servizi sanitari per circoscrizione ter¬ 
ritoriale e sulla base famigliare, coordinando e riu¬ 
nendo così la previdenza dei cittadini di tutte le 
categorie professionali e di tutte le famiglie. 

Queste Mutue sanitarie e le nuove che si ver¬ 
ranno costituendo nelle altre provincie potranno 
diventare benissimo gli organi tecnici per 1 orga¬ 
nizzazione dei servizi di assistenza sanitaria anche 
delle mutue professionali, che oggi limitano la 
loro azione al sussidio in caso di malattia dei la¬ 
voratori soltanto e non dei loro famigliari, non 
provvedendo inoltre ai lavoratori disoccupati. 

SERVIZI IGIENICO-SANITARI. 

Commissione sanitaria governatoriale. 

Il 29 dicembre si è riunita a Roma la Commis¬ 
sione sanitaria governatoriale, con il seguente or¬ 
dine del giorno: modificazione nel servizio di as¬ 
sistenza ai poveri e provvedimenti relativi; nuovo 
regolamento edilizio; nuovo regolamento d’igiene; 
nuovo regolamento per il mattatoio; pianta orga¬ 
nica delle farmacie; norme regolamentari per il 
personale tecnico dell’Ufficio d’igiene e sanità. Ne 
riferiremo prossimamente. 

CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Alluvioni di Cambiò (Alessandria). — ,Scad. 31 
gen.; L. 8000 oltre L. 2000 cav., L. 500 uff. san., 

5 quadrienni dee. 

Bassano del Grappa (Vicenza). — Abitanti 21.000. 
Ospedale Civile, 200 letti. Concorso Chirurgo pri¬ 
mario. Stipendio lordo L. 8000 e 6 trienni vente¬ 
simo. Si richiedono 6 anni di servizio pratico m 
Ospedale o Clinica chirurgica universitaria. Lau¬ 
rea conseguita da almeno 8 anni. Età non supe¬ 
riore 40 anni. Scadenza 31 gennaio 1932-X. 

Beli-urte sul Ghienti (Macerata). — Scad 
feb.; L. 9000 e 3 quadrienni dee., c.-v., L. 25UU 
trasp., L. 600 se uff.*san.; ritenuta 12%. 

Brisighella (Bavenna). — Scad. 27 feb.; per 
Marzeno; L. 8000 oltre L. 2500 trasp., due c.-v., 
addizion. L. 2 sopra i 1000 pov.; nduz. 12 A, età 
lim. 35 a.; lassa L. 50,15; doc. a 3 mesi. 


Cambrì (Novara). — Stipendio annuo L. 6160 
(aià ridotto in conformità del R. D. 20 novembre 
1930 N 1491) al lordo di tutte le ritenute e con 
le seguenti indennità annuali: Caro viveri nella 
misura stabilita dalla Legge; id. di trasporto lire 
440- id di supplenza L. 616.. Le domande corre¬ 
date dai prescritti documenti debbono pervenire 
in tempo utile alla Segreteria Comunale presso la 
quale, nelle ore di ufficio, è visibile il Regolamen¬ 
to organico. Scadenza 20 marzo. 

Carrara. Congregaz. di Carità. — ,Scad. 15 feb¬ 
braio; medico primario, radiologo primario e aiu¬ 
to di chirurgia; stip. rispett. L. 8500, L. 9000 e 
L 7200, oltre indennità; al radiologo primario 
percentuale. Chiedere annunzio al Commissario 
Prefettizio. Tassa L. 100.10 per i primari, L. 50.10 
per l’aiuto. 

Casteltesino (Trento). — Scad. 28 feb., rivol¬ 
gersi Segreteria. 

Cerignale (Piacenza). — Scad. 28 feb. Consorzio 
con Cortebrugnatella ; sede a Rovaiola; L. n Q 9?V 
e quadrienni dee., oltre L. 500 uff. san. L. 3000 
cavale.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; tassa L. 50,10. 

Città di Castello (Perugia). — Scad. 18 feb.; 
per Lugnano; condizioni T. U. leggi sanitarie e 

vigenti capitolati. 

Como. Ufficio d'igiene. — Scad. 1" feb.; medico 
aggiunto; L. 10.000 e 6 trienni dee. oltre L. 1500 
indenn. grado, L. 1000 serv. alt., L. 780 assegno 
integrativo, L. 2000-3500 trasp., c.-v; deduz. 
12%: è consentito l’esercizio libero; età lim. 40 

a.; tassa L. 50.20. 

Cott anello (Rieti). - Al 25 genn., ore 18,30, 
1* cond.; L. 10.500 e 5 quadr dee.; oltre L 3650 
cavale., L. 400 se uff. san.; nduz. 12 /»; età lun. 
35 a. ; doc. a 3 mesi dal 25 die. ; tassa L. 50,10. 

Chiedere annunzio. 

Irgoli DI Caltelli (Nuoro). - Due condotte me¬ 
diche. Scadenza 28 febbraio. Per informazioni ri¬ 
volgersi alla Segreteria del Comune. 

Lagnasco (Cuneo). - Scad. 31 gen. Rivolgersi 
Segreteria. 

Montecalvo Versiggia (Pavia) — Scad. ore i8 
del 5 feb.; con Lirio; età lim. 40 a.; L. 13.000 e o 
quadrienni dee., oltre L. 300 uff. san. e c.-v., 
riduz. 12%; tassa L. 50,10. Serv. entro 2 mesi. 

Chied. annunzio. 

Monte Vidon Corrado (Ascoli Piceno). — Scad. 
2 mesi dal 1» gennaio: L. 9000, oltre ^«« inden¬ 
nità laurea, L. 500 uff. san., L. 400-1.00-2700 
traso ' il tutto da decurtarsi del 12%; 5 quadrien¬ 
ni dee. ; -assistenza, al massimo, del 25 % P»P° a ^ ; 
tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi dal 24 die., età lim. 

35 a. 

Padova Amministrazione Provinciale. - Con le 
norme del R. D. 16 gennaio 1927 N. MB, è apgto 
il concorso al posto di Direttore della Sezione Chi¬ 
mica del Laboratorio Provinciale di Igiene e Pro 
filassi. Stipendio iniziale L. 14.000 suscettibile 
cinque aumenti periodici di un decimo ed even¬ 
tualmente di un sesto aumento pure del decimo 
per meriti speciali. Riconoscimento dei servizi 
prestali agli effetti degli aumenti periodici Imo 


[Anno XXXIX, Ni m. 3] 


SEZIONE PRATICA 


121 


ad un massimo di tre periodici (anni dieci). Ser¬ 
vizio attivo L. 2100. Compartecipazione del 23 % 
sui proventi di Laboratorio. Indennità caro viveri 
come agli altri impiegati provinciali. Il tutto ri¬ 
dotto delle trattenute di legge e del 12 % di cui 
al R. D. 20 novembre 1930, N. 1491. Scadenza 28 
febbraio. Per ulteriori chiarimenti rivolgersi alla 
Segreteria. 

Pavia. R. Prefettura. — Uff. sanit. pel consorzio 
di Mede e uniti (13 comuni); al 1° marzo; L. 8000 
ridotte del 12%, e 5 quadrienni dee., oltre L. 2000 
trasp.; chiedere .annunzio; tassa L. 50; doc. a 3 
mesi dal 10 die.; età lim. 45 a. 

Pergola ( Pesaro-Urbino ). — Scad. 31 gen.; Li¬ 
re 8000 oltre L. 3500 cavale, e 5 quadrienni dee.; 
riduz. 12%; età lim. 40 a.; tassa L. 50.10. Chied. 
annunzio. 

Poppi (Arezzo). — Scad. 15 mar.; per Badia 
Prataglia; L. 7920 e 4 quadrienni dee., oltre lire 
739 c.-v.; età lim. 35 a.; tassa L. 50,15; doc. a 3 
mesi dal 15 die. 

Siracusa. Ammiri. Prov. — Scad. 15 mar.; di¬ 
rettore dell'Ospedale psichiatrico prov.; L. 22.000 
e 2 quadrienni di L. 1000 e 2000, oltre L. 7000 
serv. att.; riduz. 12 %; alloggio; autorizza/, con¬ 
sulenza nella specialità psichiatrica. Elà 25-45 a. 
Tassa L. 50. 

Suisio (Bergamo). — Soad. 15 mar.; 3 comuni; 
L. 0500 e 5 quinquenni dee., oltre c.-v. e addi¬ 
zionale L. 2 per ogni iscritto nell’elenco, L. 750 
uff. san., L. 500 trasp., L. 420 rimborso spesa 
ambulai.; decurtaz. 12%; età lini. 40 a. 

Varese. R. Prefettura. — A tutto il 31 gen. 
uff. san. e capo dell’Ufficio d’igiene del Comu¬ 
ne di Saronno; L. 9000 e 5 quadrienni dee., oltre 
L. 500 trasp. e all ri compensi. Età lim. 45 a. Chie¬ 
dere annunzio. Tassa L. 50. 

Venezia. Ospedale al Mare (delle OO. PP. Riu¬ 
nite Ospizio Marino Veneto ed Educatorio Rachi¬ 
tici « Regina Margherita », Lido di Venezia). — 
Scad. 15 feb.; un assistente medico ed un assi¬ 
stente chirurgo. Rivolgersi segretario. 

Viggianello (Potenza). — Scad. 31 gen.; L. 8000 
e 6 quadrienni per l’ammontare complessivo di 
5 decimi dello stip., addizion. L. 5 sopra 600 pov., 
L. 2000 cavale.; età lim. 40 a.; tassa L. 50,10. 

Villanova d’Albenga (Savona). — Scad. 31 gen., 
ore 18; consor.; L. 9400 oltre L. 500 uff. san., lire 
600 trasp., 10 bienni ventes. 

Affittasi, in Roma, Gabinetto Medico completo, 
con uso salotto, volendo anche camera con pen¬ 
sione. Rivolgersi: Pucciarmati, via Fosse di Ca¬ 
stello 6, Roma. 


DOVERI MORALI DEGLI ABBONATI: 

1°) Diffondere il « Policlinico » tra i colleghi, facendolo 
conoscere ed apprezzare e procurando nuovi asso¬ 
ciati. 

2°) Provvedere al pagamento della quota dovuta all’Am- 
ministrazione, senza farsi sollecitare. 

3°) L’importo d’abbonamento va inviato mediante Va¬ 
glia Postale o con Assegno Bancario. 

4°) Coloro che preferiscono aspettare daU’Amministra- 
zione la Tratta Postale, tengano presente che que¬ 
sta aumenterà di L. 5 l’importo dovuto, per le varie 
tasse postali e altre spese che la stessa comporta. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

Il prof. Gian Carlo Bentivoglio, aiuto nella R. 
Clinica Pediatrica dell’Università di Roma, in se¬ 
guito al risultato dell’ultimo concorso, è stato 
chiamato dalla Facoltà Medioa di Sassari, a diri¬ 
gere, in qualità di incaricato, la Clinica Pediatrica 
di quella Università. Al valoroso collaboratore del 
« Policlinico », i nostri vivissimi rallegramenti. 

Il doti. Italo Barcaroli, chirurgo aiuto nell’Ospe¬ 
dale Civile di Ancona, ha conseguito, nello scor¬ 
so mese di dicembre, all’unanimità, la libera do¬ 
cenza in patologia chirurgica. Cordiali rallegra¬ 
menti. 

Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. 

Cavaliere: prof. Pietro Sisto, di Clinica medica, 
a Modena. 

Ordine della Corona d'Italia. 

Commendatore: prof. Giuseppe Mariani, Ret¬ 
tore Università di Bari. 

Ufficiali: prof. Agostino De Lieto Vollaro, di 
Clinica oculistica a Milano; prof. Onofrio Fragnito, 
di Clinica delle Malattie nervose e mentali a Na¬ 
poli; prof. Francesco Leoncini, di Medicina legale 
a Firenze; prof. Leonardo Martinotti, di Clinica 
dermosifilopatica a Bologna; prof. Giov. Battista 
Pellizzi, di Clinica delle Malattie nervose e men¬ 
tali a Pisa; prof. Francesco Radaeli, di Clinica, der¬ 
mosifilopatica a Genova. 

Cavalieri: prof. Luigi Bellucci, aiuto Istituto 
Fisiologia a Siena; prof. Pietro Di Mattei, di Far¬ 
macologia a Pavia; prof. Ferdinando Fonzo, lib. 
doc. Clinica pediatrica a Palermo; prof. Giuseppe 
Giordano, lib. doc. di Patologia spec. medica a 
Roma; prof. Guido Guidi, lib. doc. di Clinica pedia¬ 
trica a Firenze; prof. Vincenzo Lenzi, lib. doc. di 
Clinica ostetrica a Napoli; doti. Girlo Maderna, 
aiuto Clinica dermosifilopatica di Napoli; prof. Da¬ 
rio Maestrini, lib. doc. di Fisiologia a Roma; prof. 
Mario Magnasco, lib. doc. di Clinica oculistica a 
Genova; prof. Gaetano Meldolesi, lib. doc. di Ra¬ 
diologia medica a Roma; dott. Luigi Picchi, assi¬ 
stente Anatomia patologica a Firenze; prof. Mau¬ 
rizio Pincherle, di Clinica pediatrica a Bologna, 
prof. Gaetano Quagliarello, di Chimica biologica 
a Napoli; prof. Mario Ragazzi, lib. doc. di Igiene 
a Genova; prof. Gilberto Rossi, di Fisiologia a Fi¬ 
renze; prof. Marco Augusto Sciallero, lib. doc. di 
Patologia spec. medica a Genova. 


•V Per norma dì coloro che non se ne sono provvisti e 
che non vogliano restarne privi, avvertiamo che sono 
rimaste disponibili soltanto ancora pochissime copie 
dell’Interessante Manualetto de! : 

Prof. D#tt. AUGUSTO FRANCHETTl 

Medico Provinciale preeso la Direzione Generale 

della Sanità Pubblica 

Appnnti di legislazione 
per gli Ufficiali Sanitari 

(Vedere Vindice alfabetico delle materie riportato nel 
Numero 15 del 13 aprile, pag. 542). 

Volume, in formato tascabile, di pagg. VIII-200, niti¬ 
damente stampato. Prezzo L. 12, più le spese poetali 
di spedizione. Per i noetri abbonati sole L. 1 0,50 
in porto franco. 


Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
stale Succursale diciotto. ROMA. 





J 22 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


NOTIZIE DIVERSE. 

5° Congresso tedesco sulla circolazione. 

La «Deutsche Gesellschaft fùr Kreislauffor- 
schung» terrà la sua prossima riunione a Tu- 
binga. durante i giorni 14 e lo marzo, nei locali 
della nuova Università (Wilhelmstrasse) sotto la 
presidenza del prof. A. Dietrich (Pathologisches 

Institi!t, Tubingen). 

Adunanza di medici e dentisti. 


al 5 marzo, onorario 50 marchi); Malattie profes¬ 
sionali con riguardo speciale all’attività periziale 
(dal 7 al 14 marzo, onorario 50 marchi); Settima¬ 
na di perfezionamento in ostetricia-ginecologia 
(dal 14 al 19 marzo, onorario 50 marchi); Chirur¬ 
gia (dal 4 al 9 aprile, onorario 75 marchi); Pro¬ 
gressi pratici della Rontgen-diagnosi e terapia (dal 
10 al 17 aprile, onorario 80 marchi). Corsi singoli 
in tutti i campi della medicina, con esperimenti 
pratici, hanno luogo ogni mese. 

In ottobre si terranno corsi di Medicina interna, 
Urologia, Chirurgia toracica, Oculistica, Psico-te¬ 


li 30 nov si è tenuta a New York un adunanza 
di medici e dentisti, per discutere argomenti li- 
minari. Ebbero luogo due sedute; furono trattati 
i temi : Rapporti tra odontologia e malattie del¬ 
l’orecchio, del naso e della gola; rapporti tra odon¬ 
tologia e pediatria; la batteriologia delle infezioni 
dentarie nei rapporti con le malattie generali; ia 
diagnosi boccale in relazione con malattie di altre 
parti del corpo; la triade dell’odierno problema 
sanitario: il medico, il dentista e il paziente. 


Società argentina per la profilassi e lo studio del- 

Pidatidosi. 

Si è costituita ad iniziativa dei dottori J. Arce 
e O. Ivanisevich, allo scopo di accertare l’incidenza 
della malattia (raccogliendo dati statistici relativi 
al periodo 1921-1930 e redigendo una carta noso- 
grafica del vasto territorio), nonché di promuovere 
gli studi relativi all’idatidosi e diffondere le nor¬ 
me profilattiche. La sede della Società è presso 
l’Istituto di Clinica chirurgica della Facoltà di 
Scienze mediche, del quale il prof. Arce è diret¬ 
tore. 


Scuola Superiore di Malariologia. 

La Scuola, diretta dal prof. G. Bastianelli, terrà 
nel 1932 due corsi di insegnamento: il Corso della 
Sezione tecnico-economica e il Corso della Sezione 

medica. . „• 

Il primo avrà luogo dal 30 marzo al 12 maggio, 

il secondo dal 14 luglio al 30 settembre. 

L’insegnamento comprende lezioni, dimostrazio¬ 
ni pratiche ed esercitazioni, escursioni nell Italia 
Centrale ed in Sardegna per la visita a località 

malariche e ad alcune bonifiche. 

Sono ammessi ai corsi cittadini italiani e stra¬ 
nieri : alla Sezione tecnico-economica laureati e 
laureandi in Ingegneria, laureati e laureandi m 
Agraria; alla Sezione medica laureati in medicina 

e chirurgia. . 

Il numero degli allievi da ammettere e ì titoli 

da presentare per l’ammissione saranno comuni¬ 
cati con altro avviso. 

La tassa di iscrizione è di L. 100 piu una quota 
di L. 200 quale rimborso parziale delle spese di 
viaggio, vitto e alloggio nelle gite di istruzione, 
spese che saranno sostenute dalla Scuola. 

Per informazioni rivolgersi alla .Segreteria della 
Scuola, Policlinico Umberto I, IX Padigl., Roma. 

Corsi internazionali di perfezionamento medico a 
Berlino. 

Avranno luogo sotto gli auspici della Facoltà 
medica dell’Università, della Lega dei docenti per 
corsi di vacanze e della Gasa Imperatrice Federico. 

Durante i mesi di marzo e aprile si svolgeranno 
i seguenti corsi: Medicina interna (dal 29 febbraio 


rapia. 

Informazioni presso l’ufficio del « Dozentenve- 
reinigung », Luisenplatz 2-4, Berlin NW 6, Ger¬ 
mania. 

Corso di perfezionamento in oftalmologia a Vienna. 

Un corso di perfezionamento per medici ame¬ 
ricani avrà luogo dal 1° ottobre al 6 dicembre 1932 
nella I e II Clinica oculistica dell’Ospedale Gene¬ 
rale di Y'ienna, dirette dai proff. Joseph Meller e 
Karl Lindner e con la cooperazione di altre Cli¬ 
niche e di vari Istituti universitari; la tassa d’iscri¬ 
zione importa 100 dollari. Eventuali informazioni 
dal Dr. Adalbert Fuchs, Skodagasse 13, YVien Vili. 

Corsi di psicanalisi a New Y ork. 

Col 1° ottobre ha comincialo a funzionare l’Isti¬ 
tuto Psiicoanalitico di New York (West Eighly-Sixth 
Street 324). Sono stati organizzati dei corsi di con¬ 
ferenze per il pubblico, dei corsi di lezioni .per 1 
medici e dei corsi seminaristici in due sezioni (ele¬ 
mentare e superiore) per psicoanalisti specializ¬ 
zali. Direttore tecnico è il dott. Sandor Rado, del- 
1 ’IsliLiilo Psicoanalitico di Berlino; direttore ese¬ 
cutivo il dott. Monroe A. Meyer. 

Consiglio Nazionale delle Ricerche. 

Sotto la presidenza di Guglielmo Marconi il Di¬ 
lettorio del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha 
tenuto la sua riunione periodica. 

11 Direttorio ha stimato di onorare nel modo 
migliore la memoria di Arnaldo Mussolini ripro¬ 
ducendo nella rivista del Consiglio « La Ricerca 
Scientifica » l’articolo chiaroveggente che Egli pub¬ 
blicò in occasione del messaggio diretto dal Capo 
del Governo a Guglielmo Marconi per la fonda¬ 
zione del Consiglio delle Ricerche, nel « Popolo 
d’Italia », l’8 gennaio 1928, intitolalo « Disciplina 
Scientifica », vero monito al nostro Paese. 

Il Direttorio ha predisposto il programma delle 
ricerche da eseguirsi nel 1932, che sarà presentato 
al Capo del Governo per l’approvazione. 

Il Direttorio ha preso altre deliberazioni. 

11 nuovo Ospedale Maggiore di Milano. 

Il 4 gennaio, alla Cascina Pellizzero, ha avuto 
luogo da parte dell’Istituto Ospitaliere, la conse¬ 
gna all’Impresa costruttrice, del terreno sul quale 
dovranno sorgere i padiglioni del nuovo Ospeda e 
Maggiore. Dopo che fu steso il verbale di conse¬ 
gna, una squadra di operai ha dato subito inizio 
ai lavori, precisamente alle fondamenta del mino 
di cinta, che sarà lungo due chilometri e mezzo. 
Si imprenderà poi subito la sistemazione del lei- 
reno la cui area misura trecentomila metri qua¬ 
drati. 




[Anno XXXIX, Num. 3] 


SLOZIONE PRATICA 


123 


Nuovi sanatori per tubercolotici. 

Un sanatorio è sorto a Città di Castello, per 
iniziativa del dott. Giuseppe Moscioni, ufficiale 
sanitario, il quale ha donato anche l’area. 

È stato inaugurato a Grottaglie (Taranto) un 
sanatorio capace di 50 letti. 

Cospicue elargizioni all’ospedale italiano di Londra. 

L’ospedale italiano di Londra, una fra le mi¬ 
gliori realizzazioni delle nostre patriottiche colo¬ 
nie, in seguito al sempre maggior numero di ma¬ 
lati, conseguenza questa della sempre maggiore 
rinomanza e simpatia che esso ha saputo acqui¬ 
stare nella capitale britannica fra gli italiani colà 
stabiliti e non solo fra questi, ha lanciato un ap¬ 
pello, come informa l’« Agenzia d’Italia », per 
mettersi in grado di assecondare le numerose ri¬ 
chieste che gli vengono rivolte, specie in questa 
rigida stagione invernale. L’appello firmato dal 
direttore dell’Ospedale e dal segretario del Fascio 
è stato celermente accolto e già nei primi quindici 
giorni sono state riunite oltre ottantamila lire 
italiane. La sottoscrizione continua e tutto fa cre¬ 
dere che essa raggiungerà presto la cifra neces¬ 
saria a coprire i bisogni dell’Ospedale. 

Un Policlinico nell’Uruguay. 

Il 29 novembre venne inaugurata a Concepción 
(Uruguay) la prima sezione di un Policlinico il 
quale consterà di 2 Sezioni, capaci complessiva¬ 
mente di 400 ricoverati. La prima Sezione com¬ 
prende G Padiglioni. Alla cerimonia inaugurale 
parlarono il ministro doli. Bioy, in nome del pre¬ 
sidente del Governo provvisorio della Nazione, il 
dott. Nicolas Lozano, per la Commissione degli 
Asili e Ospedali regionali, il dott. Pascual Cor¬ 
bella, direttore del nosocomio, e il dott. Carlos 
Gatti, prefetto della provincia. 

Laboratorio per la diagnosi di gravidanza. 

Un servizio di laboratorio per la diagnosi biolo¬ 
gica di gravidanza è stato attuato presso la Scuola 
medica dell’Università di Wisconsin. Per qualche 
tempo erano stati fatti degli esami delle urine di 
donne supposte gestanti, per incarico dei medici 
dell Ospedale Generale; il continuo incremento di 
questi esami ha indotto a organizzare un servizio 
regolare, con tariffa modesta (5 dollari, ossia meno 
di 100 lire it.). 

Le lotterie per gli ospedali irlandesi. 

Le lollerie stabilite in Irlanda sulle corse inglesi, 
a favore degli Ospedali, hanno reso centinaia di 
milioni e hanno permesso di ricostruire molti 
ospedali o di avviarne la ricostruzione e di mi¬ 
gliorare tutta l’assistenza ospedaliera. Parecchi 
ospedali avevano rifiutato di accedervi, per ragioni 
di moralità; ma poi si sono indotti a seguire l’e¬ 
sempio degli altri. In Inghilterra queste lotterie 
sono considerate illegali; ma ciò non toglie che 
i biglietti vadano a ruba, e tanto più quanto più 
i premi) sono vistosi. 

Casse mutue malattie per i lavoratori della terra. 

Sotto la presidenza dell’on. Razza si è riunito 
a Roma il Direttorio della Federazione Nazionale 
dei Sindacati Fascisti dei coloni e mezzadri unita¬ 
mente ad alcuni segretari delle Unioni delle pro¬ 


vince prevalentemente mezzadrili, per discutere 
alcune importanti questioni riguardanti la cate¬ 
goria. 

Su proposta dell’on. Ascione il Direttorio ha 
deliberato di costituire le Gasse Mutue malattie 
nelle provincie mezzadrili per tutti i componenti 
le famiglie coloniche. 

Assicurazione di personale universitario. 

Il personale dell’Università Cornell (Stati Uniti) 
è stato assicurato. Ciascuno corrisponde appena 
il 7,20 per mille dello stipendio; l’Università com¬ 
pleta il premio d’assicurazione, in modo che que¬ 
sta raggiunga per tutti la somma di 10.000 dol¬ 
lari, ossia circa 200.000 lire it. Quasi tutto il per¬ 
sonale ha accettato. L’assicurazione copre i casi di 
morte e d’invalidità totale e permanente. La som¬ 
ma totale assicurata raggiunge 5 milioni di dol¬ 
lari, ossia circa 100 milioni di lire it. (Dall’« Amer. 
Med. », nov. 1931). 

Attività della Croce Rossa Americana. 

Dalla relazione sull’anno finanziario chiuso il 
30 giugno 1931 risulta che nel corso dell’anno la 
C. R. A. ha speso 5 milioni di dollari prelevati 
dalle proprie casse e 10.589.780,19 doli, offerti dal 
pubblico (complessivamente circa 300 milioni di 
lire it.). La sua azione principale è stata nei soc¬ 
corsi in occasione della crisi: furono soccorse 
614.504 famiglie. Furono assistiti 433.195 ex-mi¬ 
litari o le loro famiglie e 10.521 altri militari; 
furono fatte 1.339.550 visite famigliari e 1.015.906 
ispezioni a scolari; fu provveduto a 127.446 allievi 
per l’alimentazione; e così via. 

Ufficio d’informazioni mediche in Polonia. 

Presso la Camera Centrale dei Medici (Naczelma 
Izba Iekarska) in Varsavia è stato organizzato un 
Ufficio d’informazioni sulla medicina in Polonia 
(Biuro Propagandy Medycyndy Polskiej); esso col- 
labora per gli scambi di periodici e di libri di 
medicina, fornisce informazioni sopra istituti e or¬ 
ganizzazioni di medicina e igiene, sulla legisla¬ 
zione sanitaria e sulla bibliografia medica in Po¬ 
lonia. 

Istituzioni, periodici, biblioteche, librerie, me¬ 
dici, possono rivolgersi per informazioni al detto 
Ufficio, Ul. Fredy 2, Varsovia, Polonia. 

Il centenario di Guyoii. 

All’Accademia di Medicina di Parigi il prof. Le- 
gueu ha commemorato il centenario della nascita 
di Joseph Cas. Félix Guvon, del quale egli attual¬ 
mente occupa la cattedra. Ha rievocato la vita e 
l’opera dell’illustre urologo, che va annoverato tra 
i maggiori medici del secolo 19°. Ha così concluso: 

« gli anni avvenire accumuleranno nuove conqui¬ 
ste, la scienza marcerà a passi giganteschi in un 
mondo prodigioso di meraviglie ancora insospet¬ 
tate, ma nessuna di queste future conquiste atte¬ 
nuerà lo splendore del suo nome; la sua opera 
precorritrice e profonda rimarrà intera ». 

Limiti d’età. 

Le Università italiane perderanno, alla fine del¬ 
l’anno scolastico in corso, per limiti d’età, due 
valorosi insegnanti : il sen. Alessandro Lustig, di 
patologia generale a Firenze, e Giuseppe Gonella, 
di clinica oculistica a Pisa. 







124 


(( ir, policlinico » 


[Anno XXXIX, Num. 3] 


Restrizioni ai medici stranieri in Argentina. 

Secondo le leggi dell’Argentina i medici stra¬ 
nieri non possono esercitare nel territorio della 
Repubblica se non hanno ripetuto tutti gli studi 
in una delle Università dell’Argentina o non han¬ 
no sostenuto e superato tutti gli esami relativi 
(il cui importo è di 4000 pesos, .ossia 30.000 lire 
it.) e conseguito il diplopia. Molti medici strameii 
praticavano nelle cliniche e negli ospedali, come, 
assistenti di medici argentini che avevano la di¬ 
rezione degli istituti; per tal modo eseguivano la 
diagnosi e la cura dei malati. Il presidente del¬ 
l’Ufficio statale di sanità (Departamento Nacional 
d Hygiene) ha ora stabilito che questa consuetu¬ 
dine non verrà più tollerata e che in tutti ì casi 
si richiederà il diploma di una Università argen¬ 
tina. 

La riforma penitenziaria in Italia. 

È venuto in discussione al Senato del Regno il 
progetto di legge relativo alla riforma penitenzia¬ 
ria di cui abbiamo già dato notizia. Il ministro 
guardasigilli, on. Rocco, ha rilevato tra 1 altro 
come si sia potuto con poca spesa ampliare e mi¬ 
gliorare lo stabilimento carcerario di Pianosa nei 
quale sono i detenuti tubercolotici. Ha trattato 
della istituzione dei manicomi e dei riformatori 
per minorenni, uomini e donne: essi già fun¬ 
zionano, permettendo di ovviare a molti incon¬ 
venienti. Ha accennato alla speciale importanza 
che ha la sistemazione degli infermi di mente m 
speciali reparti. Ha fatto rilevare l’importanza 
educativa del lavoro, dimostrando come il pencolo 
di concorrenza col lavoro libero sia insussistente. 

Contro i rumori notturni a Roma. 

Il Governatore di Roma, in base all art. 151 del¬ 
la Legge comunale e provinciale e all’art. 132 del 
R. Decreto-Legge 2 die. 1928, considerata la ne¬ 


cessità di diminuire, per quanto è possibile, le 
cause dei rumori che turbano la quiete ed il ri¬ 
poso dei cittadini nelle ore notturne, ha disposto 
che, a partire dal 1° gennaio, siano vietate le se¬ 
gnalazioni acustiche degli autoveicoli nelle strade 

dalle ore 24,30 alle ore 6. 

Cento anni di medicina nel Belgio. 

In occasione del centenario deH’indipendenza 
belga, « Le Scalpel » ha pubblicato un numero 
commemorativo, in cui sono documentati gli svi¬ 
luppi della medicina nel Belgio durante un se¬ 
colo. Costituisce un volume in-4°, di 352 pagine, 
ricco di tavole; vi hanno collaborato alcune delle 
personalità più in vista della medicina belga. 

Una suora premiata. 

Il Consiglio d'Amministrazione del R. Manico¬ 
mio di Alessandria ha assegnato una medaglia 
d’oro a suor Nicolina Barra, che da 43 anni presta 
ininterrottamente la sua umanitaria assistenza ai 
ricoverati. Alla cerimonia della consegna interven¬ 
nero il Vicario generale mons. Bagliardi e il pre¬ 
sidente del Consiglio d'Amministrazione avvocato 

Sardi. 

La scoperta della spirochete pallida celebrata in 
America. 

Il 9 novembre fu tenuta a Filadelfia, nel Collegio 
dei medici, la celebrazione del cinquantesimo an¬ 
niversario della scoperta di Schaudinn. Furono 
fatte tre conferenze, dai dottori J. F. Schamberg, 
.1 H. Stokes e H. E. Sigerist (Lipsia), sui temi: 
« È la sifilide un regalo dell’America al mondo ? »; 
« Schaudinn»; « Fracastoro e il suo poema». Eb¬ 
bero anche luogo una mostra storica di incuna¬ 
buli libri rari, stampe, ritratti, medaglie, in rap¬ 
porto con le vicende della sifilide, ed una mostra 
tecnica, relativa alla cura moderna della sifilide, 
con dimostrazioni. 


Indice alfabetico per materie. 


Ambliopia tossica alcoolico-nicotinica . 
Auto-liquor-terapia in medicina e chi¬ 
rurgia .. 

Bibliografia . 

Cronaca del movim. profession. ■ • • • 
Dolore viscerale: genesi e meccanismo . 
Encefalite morbillosa con postumi par- 

kinsoniani .. 

Esaurimento nervoso : trattamento . • • 
Febbre provocata nel trattamento della 

corea . . 

Fegato: azione regolatrice sul sistema 

nerv. vegetativo .. 

Fenomeno di Bell • • • .. 

Fosfaturia come indice di una compo¬ 
nente costituzionale di nevrosi . • • 
Infezioni acute non suppurative del si¬ 
stema nervoso . 

Lacunari: trattamento . • • .. 

Magnesio solfato in neurologia • • • • 
Malattia di Raynaud con sintomi cere¬ 
brali . 


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Mieliti post-vaccinali .. 

Neuralgia del trigemino ... 

Neuropatie centrali organiche: sintomi 

iniziali . 

Neurosi rivoluzionaria della Spagna at¬ 
tuale .. 

Neurosi semplici: prevenzione e cura . 

Poliomielite: cura.. * 

Pupille di Argyll-Robertson vere e false 

Sciatica ... .. 

Servizi igienico-sanitari ... 

Sindromi coreiche acute: uso del sali¬ 
cilato di sodio . ■ f . 

Sindromi del corpo calloso .. 

Sindromi miodistrofiche ..••■••• 
Sistema nervoso centrale: ipopressione e 
interventi chirurgici .■••••••• 

Tono muscolare: anatomia, fisiologia e 
patologia 

Trauma nella produzione dei sintomi 

nervosi .. ‘ ’ 

Tumori cerebrali: diagnosi e terapia . 


Pag. 

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Diritti di proprietà riservati. - Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico ** 
seauito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza cita -• 


C. Frugoni, Red. capo. 


A. Pozzi, resp 
























ANNO XXXIX 


Roma, 25 Gennaio 1932 - X 


N. 4 


“IL POLICLINICO» 

fondato nel 1893 dai professori: 

GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 



Redattore Capo.- Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 


SOMMARIO. 


Prolusioni: C. Frugoni: L’eeeenza e gli obbietti del¬ 
l’insegnamento clinico. 

Lavori originali: G. Iacono: Ricerche sulla secrezione 
esterna del pancreas nel diabete. 

Note preventive : L. Villa : Influenza del nucleo pirro- 
lico nella formazione della emoglobina. 

Strumenti e apparecchi nuovi: C. Antonucci: Per una 
priorità. Epatico-coledoccscopia infraoperatoria. 

Tribuna libera: G. Lucangeli: Per una questione di 
nomenclatura. 

Sunti e rassegne : Apparato respiratorio : Paggi : Le inie¬ 
zioni di lipiodoi per la radiodiagnoei delle affezioni 
delle vie respiratorie. — J. Gatellier : L’enfisema me- 
diaetinioo acuto. — Pruvost, Lepennier, Meyer : Corpi 
liberi intrapleurici. — Milza: A. Nauta: Aspergillosi 
eplenica : inoculazione intrasplenica. — Pende e Bu¬ 
fano : La funzione della milza in rapporto col sangue 
circolante. 

Cenni bibliografici. 

Accade nie, Società Mediche, Congressi : Società Piemon¬ 
tese di Chirurgia. — Società Medico-Chirurgica Bre¬ 
sciana. — Accademia Medica Pistoiese « Filippo Pa- 


PROLUSIONI 

Istituto di Clinica Medica della R. Università di Roma 

L’essenza e gli obbietti dell’insegnamento 
clinico. 

Prof. Cesare Frugoni. 

Nel ricevere investitura di una cattedra che 
ha tanto fastigio e prestigio di gloria e di 
storia, la mia prima parola — pur masche¬ 
rata dal turbamento isinicero onde sono per¬ 
vaso —, è per esprimere a Voi, insigni Col¬ 
leglli della 'Facoltà Romana, il più caldo pal¬ 
pito della mia riconoscenza per l’altissimo 
onore che mi avete fatto e che corona, al di là 
di ogni più audace speranza, la mia vita di 
studioso, orgoglioso di far parte da oggi di 
una Scuola che tanta luce di scienza ha irra¬ 
diato, con uomini e con opere che tutto il 
mondo scientifico conosce ed onora. 

La più fervida operosità e la mia intera de¬ 
dizione alla Clinica che mi avete chiamato a 
dirigere dimostreranno per la vita la profon¬ 
dità e realtà della mia gratitudine e il senso 
di religioso dovere con il quale ho accolto il 
Vostro invito ad assumere — in uno studio di 


(1) Prolusione tenuta il 12 gennaio 1932. 


«ini». — Società Medico-Chirurgica Trevisana. — 
Società di Coltura Medica della Spezia e Lunigiana. 

Appunti per il medico pratico: Dalla pratica corrente: 
A V anelli : Sindrome meningea nel decorso iniziale 
di una polmonite lobare dell’apice destro. — Casistica 
e terapia : Il linfogranuloma inguinale. — Il luruncolo 
del labbro superiore. — Guarigione dell’orticaria cro¬ 
nica con somministrazione di alcali per bocca. — 
Nell’impetigo del cuoio capelluto. — Il metodo di 
Maisler nella cura della gonorrea acuta e cronica. 
— Note di tecnica : Le agglutinazioni aspecifiche in 
rapporto alle loro applicazioni diagnostiche in bat¬ 
teriologia. — Igiene sociale: Le cause della tragedia 
di Lubecca. —- Rubrica dell’ufficiale sanitario.- A. Fran- 
chetti : L’aeeicurazione obbligatoria contro le malat¬ 
tie professionali. — Posta degli abbonati. — Varia. 

Politica sanitaria e giurisprudenza: G. Selvaggi: Ri¬ 
sposte a quesiti per questione di massima. 

Nella vita professionale: F. Salmoria: Gli «ex aequo ». 

_ Concorsi. — Nomine, promozioni ed onorificenze. 

Notizie diverse. 

Rassegna della stampa medica. 

Indice alfabetico per materie. 


sì gloriose tradizioni come il nostro — l’inse¬ 
gnamento di una materia che è fra le più sin¬ 
tetiche, complesse e appassionanti. 

Non le mie parole di oggi ma i fatti di do¬ 
mani o per lo meno la mia più instancabile 
attività e ardore di passione vi parleranno 
per me. 

Consentitemi però che non per rito conven¬ 
zionale ma per imperioso impulso del mio 
spirito anzitutto assolva oggi anche altri do¬ 
veri di reverenza e di riconoscenza. Mio primo 
atto nell’entrare in quest’aula è stato di de¬ 
porre una icorona di alloro ai busti che qui ho 
messi a ricordare i miei due grandi predeces¬ 
sori, Guido Baccelli e Vittorio Ascoli: 

Guido Baccelli, Maestro dei Maestri di Cli¬ 
nica, che tanto profondo solco e poderosa 
orma di sè e del suo poliedrico genio ha la¬ 
sciato non solo in medicina, ma anche nella 
storia e nell’arte, in questa sua Roma predi¬ 
letta che fu l’orgoglio e la ragione della sua 
vita, animata da profondo palpito di pura ro¬ 
manità; 

Vittorio Ascoli, Clinico e Malariologo del¬ 
la più larga fama e del quale or sono pochi 
mesi in questa aula istessa tessevo l’elogio illu¬ 
strandone le grandi benemerenze scientifiche, 
l'eminente posto occupato nella clinica me¬ 
dica e l’alta statura morale. E come allora 



126 


(( IT, POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


anche oggi ripeto che noi sentiamo ancora 
qui Vittorio Ascoli vivo, presente, opeiante, 
vivo nelle opere che il suo impulso ha creato, 
presente nell’intimità del Giostro spirito, ope¬ 
rante nella clinica e nella scuola che ha così 
nobilmente e valorosamente dirette. 

Ma l’onda dei ricordi anche si volge con ri¬ 
conoscente tenerezza figliale ai miei due Mae¬ 
stri, a Camillo Golgi che curò la mia prepa¬ 
razione biologica e al Grande Clinico che allo 
studio del malato mi ha educato, incompara¬ 
bile dilettissimo Maestro Pietro Crocco, som¬ 
mo fra i grandi clinici italiani, al quale tanto 
e tutto devo e che con intima emozione sento 
qui, ombra tutelare nel mio cuore e al mio 
fianco, mentre ai famigliaci che hanno vo¬ 
luto esser presenti con devota reverenza mi 

inchino. 

E ancora ricordo con nostalgica riconoscen¬ 
za la Facoltà Fiorentina che prima mi educo 
e che dopo avermi voluto professore incari¬ 
cato infine mi consacrò insegnante ufficiale, 
mentre levo il mio caldo e grato saluto il piu 
affettuosamente vibrante e fervidamente vivo 
ai colleghi e carissimi amici di Facolta e ai 
miei dilettissimi studenti del sette volte cen¬ 
tenario Ateneo Patavino nel quale ho trascorso 
cinque anni indimenticabili di serena lelice 
armonia e di fervida attività spirituale. Ai 
Presidi di Roma, di Padova e di Firenze qui 
venuti come amici e come rappresentanti dei 
rispettivi Atenei il mio grazie sincero. 

E, infine, mentre assumo il mio nuovo po¬ 
sto nella gerarchia universitaria non posso non 
rievocare " quanto per la mia preparazione e 
mentalità io debba all’ambiente ospedaliero al 
quale per undici anni appartenni in qualità 
di primario onde ringrazio il Direttore del¬ 
l’Ospedale Principale di Firenze qui venuto 
a portarmi il saluto degli ospedalieri. E poi¬ 
ché analoga aspirazione di reciproco comple¬ 
tamento di studi e di indirizzo e corrispon¬ 
dente nobiltà di intenti devono armonicamen¬ 
te e idealmente muovere le due grandi fami¬ 
glie universitaria e ospedaliera, è con calda 
collegialità, viva riconoscenza, e deferente sim¬ 
patia che ai valorosi Colleglli ospedalieri roma¬ 
ni ricambio quel saluto che dal loro organo 
ufficiale essi mi hanno rivolto così caloroso 

e cordiale. 

★ 

★ ★ 

• 

Ma se i nostalgici ricordi indietro fan vol¬ 
gere in rievocazioni commosse, tanto che non 
foss’altro per la dolcezza di avervi potuto e- 
sprimere questi miei sentimenti considcieiei 
oggi colmi i miei voti, da ora, con volontà 
ferma nell’avvenire protesa, unica legge e co- 
mandamento deve essere: lavorare per miglio¬ 
rare e progredire, per tenere alti nome e pre¬ 
stigio della scuola romana e corrispondere al¬ 
le esigenze scientifiche che il posto richiede, 


secondo quell'indirizzo che è mio intendimen¬ 
to e dovere in questa mia prelezione di ben 

specificare. 

Difficile e complesso compito invero se si 
considera il vertiginoso progresso in estensio¬ 
ne e profondità della materia di per sè con¬ 
siderata e nei suoi molteplici rapporti sia con 
le scienze biologiche — preparatrici feconde 
e necessarie — che con le branche integratrici 
collaterali, sia infine con quelli che su basi 
nuove >si vanno istituendo con le varie specia¬ 
lità a lor volta assurte a complessi organismi 
di scienza. 

In pochi decenni la clinica come corpo di 
dottrina, le cliniche come ambienti di lavoro, 
il clinico come figura e personalità, tutto è 
radicalmente mutato. 

Inutile riprendere in filosofiche dissertazio¬ 
ni il dibattito se la clinica medica generale 
abbia o meno la rigida dignità di scienza, 
inutile riaffermare per l’ennesima volta che 
la clinica non deve lasciarsi sopraffare e ce¬ 
dere il passo al laboratorio e che al classici¬ 
smo conviene tornare; inutile deprecale (he 
la classica figura dell’antico clinico è scom¬ 
parsa sia pure per interpretare il fenomeno ot¬ 
timisticamente come una crisi di crescenza. 

L’indistruttibile realtà è che i particolari 
requisiti e le singolari doti che al clinico in¬ 
dispensabili erano, tali ancora integralmente 
sono, poiché la più larga e profonda prepara¬ 
zione biologica e culturale di per se sola non 
basterà mai a fare un clinico, se non po¬ 
tenziata da quella larga esperienza pratica e 
consumata conoscenza dell’ammalato che sono 
i punti focali dei nostri valori conoscitivi e 
armonicamente associate a determinate doti 

che possono ben dirsi artistiche e quasi intui¬ 
tive. L’assoluta realtà è che ogni progresso 
delle scienze ha fatalmente in clinica la piu 
pronta eco e larga valorizzazione e crea per 
le incognite (cliniche e per il malato sempre 
nuovi e più complessi problemi, dal che de¬ 
rivano nuovi orientamenti di pensiero e ne¬ 
cessità di analitiche indagini nei piu diversi 
campi e settori di studio, sicché non e piu di¬ 
scutibile ormai che in una clinica bene at¬ 
trezzata si esigono strumentario e organizza¬ 
zione non dissimili dai più completi e modei- 
ni istituti di biologia. 

La clinica è scienza per eccellenza in posi¬ 
zione anzi di privilegio, dacché e la clinica 
che sentendone il bisogno ha, con coscienza 
precisa del fine voluto, cercate e create non 
poche fra le stesse scienze biologiche. 

Come Viola ricorda, è il clinico chiruigo 
Mondino che si fa (anatomico indicando le ri¬ 
cerche doversi fare sul cadavere piu che sui 
testi: è il clinico chirurgo Harvey che si ta 
fisiologo iniziando la vivisezione; e il clinico 
Malpighi che si fa istologo, è il clinico medico 
Morgagni che crea l’anatomia patologica raf¬ 
frontando le alterazioni anatomiche e le tun- 



[Anno XXXIX, Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


127 


zionali; è il clinico «chirurgo Hunter che inau¬ 
gura la fisiopatologia sperimentale. 

Superfluo indugiarsi sul divenire meravi¬ 
glioso che ha portato all’attuale splendore di 
studi e nella constatazione che oggimai quasi 
ogni problema clinico si affina e si approfon¬ 
disce con precise determinazioni analitiche e 
metodi rigorosamente esatti. Ma l’impiego di 
esse determinanti analitiche, procedenti da me¬ 
todi scientifici di investigazione, non già e non 
ancora dimostrerebbe che la clinica è scienza 
in sè e per sè. E tanto meno infatti lo sarebbe 
se passivamente seguendo le varie discipline 
biologiche si limitasse a poco più che a con¬ 
trollare, rifare, applicare, quanto altrove già 
è stato fatto in più naturale sede. 

Non in questo stanno i reciproci rapporti, 
ma nel contenuto ideale e nell’indirizzo men¬ 
tale del procedimento clinico. Onde da un 
lato la clinica non che applica anche enorme¬ 
mente amplifica, completa e valorizza le con¬ 
quiste delle altre branche portandole qualche 
volta ad altezze che lo sperimentatore nep¬ 
pure poteva intravedere. E dall’altro essa stes¬ 
sa è talora inspiratrice e ideatrice, sì che al¬ 
lora dà, anzi che ricevere, la scintilla che 
tanta divina luce suscita ed accende, funzio¬ 
ne questa e dignità strettamente scientifiche 
e che in certo quial modo fan della clinica 
la scienza« delle scienze, con le altre collegata 

e fusa in necessaria cooperazione sulle vie del 
progresso. 

Esemplificare può sembrare rimpicciolire 
le questioni o ridir cose banali; ma in tema, 
ad esempio, di fisiopatologia renale furono 
bene le indagini cliniche sul malato che con¬ 
sentirono di completare gli studi fisiologici 
sull’interpretazione della funzione dei tubuli 
e glomeruli, di stabilire il valore della riten¬ 
zione clorurata ed azotata, i poteri di diluzio¬ 
ne e di concentrazione, i rapporti rene-tensio¬ 
ne arteriosa e di inquadrare la funzione renale 
in quella più complessa dell’intero organismo 
con la nozione del pro-rene e degli scambi 
osmotici, ecc. 

E la clinica tanto ha contribuito a compren¬ 
dere e stabilire il valore dell’equilibrio elettro- 
litico nei suoi rapporti col ricambio idrico e 
nel suo significato di regolatore dei grandi si¬ 
stemi della vita vegetativa, ad approfondire i 
problemi dell’equilibrio acido-base, il signifi¬ 
cato della riserva alcalina, la necessità della 
costanza di reazione dei mezzi umorali e dei 
meccanismi di difesa di cui l’organismo in 
questo senso dispone. 

E moltiplicando gli esempi si potrebbero ri¬ 
cordare i grandi progressi dell’ematologia cli¬ 
nica in rapporto alla dottrina della maturazio¬ 
ne, genesi e funzione dei vari elementi del san¬ 
gue, e i fasci di luce rivelatrice che lo studio 
delle malattie da carenza, a (cominciare dal be¬ 
ri-beri, ha proiettato nel promuovere le indagi¬ 
ni sulle avitaminosi, che il laboratorio poi dove¬ 


va così luminosamente ampliare e determinare, 
e ricordare altresì i preziosissimi contributi del¬ 
la clinica per la conoscenza della funzione dei 
nuclei della base, per lo studio delle localiz¬ 
zazioni cerebrali e di molte altre questioni di 
neuropatologia. Contributi neuro-clinici che 
con speciale compiacimento ricordo perchè 
quasi esclusivamente frutto della semplice, in- 
1 elIigente e diretta osservazione dell’ammalato, 
che hanno fatto di tanto progredire le nostre 
nozioni sulla fisiopatologia dell’encefalo che 
in tema di tumori cerebrali ad es. sono ora 
consentite in notevolmente alta percentuale 
ponderate e utili audacie operatorie. 

Come esempio fra i molti siano ricordati i 
progressi nella diagnostica dei tumori tempo¬ 
rali, clic ha potuto raggiungere finezze di in¬ 
sospettata precisione. 

Così a parte i noti segni di localizzazione ge¬ 
nerica temporale oggi si sa che una emiano- 
psia omonima a quadrante superiore (o un 
semplice restringimento omonimo del campo 
visivo) indica lesa del lobo temporale del lato 
opposto la parte anteriore ed inferiore e una 
emianopsia omonima a quadrante inferiore (o 
un restringimento omonimo della parte infe¬ 
riore del campo visivo) ne mostra compromes¬ 
sa la parte alta e posteriore, mentre speciali at¬ 
tacchi di assenza o sogno o ilucinazione visi¬ 
va quando siano accompagnati da peculiari 
sensazioni gustative od olfattive in genere 
sgradevoli, cacosmia, indicano la vicinanza 
del tumore all’uncino dell’ippocampo. E si po¬ 
trebbe continuare con una quanto mai inte¬ 
ressante e interminabile elencazione. 

L’osservazione clinica talora poi ha vera¬ 
mente antiveduto ed intuito ciò che ancora di¬ 
mostrar non poteva e non di rado indicate così 
le vie «all’indagine sperimentale e impostati pro¬ 
blemi ed affermati concetti che a lungo dene¬ 
gati o contrastati solo a grande distanza veni¬ 
vano poi consacrati per veri. 

Valga il fulgido esempio dell’endocrinologia 
al corpo di dottrina della quale la clinica ha 
portato i più brillanti e concreti contributi sì 
che interi capitoli di fisiologia^ per es. dello 
sviluppo, sono frutto dell’investigazione clini¬ 
ca. La clinica da moltissimi anni aveva in¬ 
tuita e segnalata la funzione endocrina di mol¬ 
ti organi. Addison ammetteva una secrezione 
interna dei surreni fra l’incredulità generale 
un secolo fa. 

E non ostante l’imponente mole delle osser¬ 
vazioni cliniche in tema di fisiopatologia sur¬ 
renale, ancora nel 20-22 un grande fisiologo, 
il Gley, moveva in argomento le più vivaci cri¬ 
tiche e riserve, e solo da poco si è conseguito 
con la prova e controprova della verità l’uni¬ 
versale consenso. E. Bouchard e altri dopo di 
lui antivedevano quel rapporto pancreas-dia¬ 
bete che sperimentalmente poi De Dominicis, 
Mehring e Minkowski riuscivano a dimostra¬ 
re; e così via. 




128 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


E ciò lasciando da parte* gli studi che sono 
esclusivamente o quasi opera strettamente 
scientifica dei clinici ad es. m tema di ma¬ 
lattie del ricambio, e di patologia costituzio¬ 
nale gloria e vanto della scuola clinica ita¬ 
liana, auspice e fondatore Achille De Giovanni. 
Scientifico è il procedimento mentale onde la 
ricerca si inspira. Così la microbiologia ha 
avuto impulso, se non, vogliamo dire addirit¬ 
tura origine, da osservazioni cliniche, nel sen¬ 
so che il concetto di contagio, di contagio vivo 
e di viventi microscopici patogeni, nacque dal¬ 
l’osservazione clinica delle malattie dell uomo 
e degli animali e fu affermato prima che 1 
mezzi tecnici ottici e culturali potessero rive- 

1 <3 rio 

Procedimento di scienza è saper collegare 
fenomeni in apparenza disgiunti e prima in¬ 
tuire, poi vedere, infine dimostare esistenti, 
coordinati e interdipendenti quei rapporti che 

erano invisibili perchè lontani. 

Sia di esempio l’associazione concatenata 
delle alterazioni epato-spleniclie benché suc- 

cedentesi a tanta distanza, stabilita da 'Banti 
come clinico, osservazione che è stata genera¬ 
trice feconda di tutto un successivo corpo d. 
dottrina e di pratiche applicazioni per la in¬ 
tuizione ragionata e la successiva dimostra¬ 
zione documentata della guarigione di talune 
forme morbose per splene et o m ia. 

Evocazione che io faccio con speciale com¬ 
piacimento perchè i nomi di Banti e di Mi¬ 
cheli, che primi fecero eseguire splenectomie e 
ottennero guarigioni rispettivamente nell ane¬ 
mia splenica e morbo di Banti e nella spleno- 
megalia emolitica, altamente onorano la scuo¬ 
la Italiana. . 

E sia ricordata la feconda osservazione cli¬ 
nica di Wagner von Jauregg che ha portato 
ai meravigliosi risultati della makrioterapia 
nella paralisi progressiva e che e un modello 
del genere per la disparità dei fenomeni feli¬ 
cemente fra di loro messi in relazione, h an¬ 
cora, la mirabile scoperta di Forlamm, del 
pneumotorace terapeutico, nella quale nulla e 
casuale come talora superficialmente vien det¬ 
to ma tutto-è scientifico procedimento, con¬ 
cezione meccanismo e applicazione perche 
tutto (Erettamente discende dalla particolare 
impostazione fisico-meccanica dei ,P rob1 ®™' 
fisiologica della funzione respiratoria patolo¬ 
gica del processo tisiogeno, clinica del mec- 

canismo di guarigione. . . . . • n 

Così nel campo delle malattie infettive vivo 

è il dibattito sul problema scientifico pratico 
delle infezioni focali e sulle dottrine di i\o- 
senow che la mia scuola segue con particolare 

interesse. 

Tra i divergenti pareri non è certo il mo¬ 
mento di sopravalutare e tanto meno di con¬ 
cludere, ma è ben chiaro che parte della dot¬ 
trina resterà. Così accanto ai ben noti rapporti 
fra reumatismo articolare acuto e intenzione 
tonsillare, la patologia sperimentale sembra 


comprovare l’esistenza di taluni germi tonsil¬ 
lari o da altri focolai di infezione cronica spe¬ 
cie dentaria, che sarebbero spiccatamente ar- 
trofili o dotati di altre specifiche elettività di 
localizzazione. Ne viene che accanto e fino ad 
un certo punto in contrasto col concetto di 
predisposizione generale e locale e di locus mi- 
noris resistentiae, si vanno così delincando il 
concetto e il fatto di possibili speciali tropismi 
batterici come se germi vi fossero capaci, per 
così dire, di sistematicamente specializzarsi 
nel l’agire su determinati organi o tessuti. 

E ciò in diretta derivazione da osservazioni 
squisitamente cliniche e cioè anche qui dall as¬ 
sociazione coordinata di fenomeni che appa¬ 
rentemente nulla hanno in comune. 

L’intuita o supposta relazione, p. es., fra un 
focus infettivo tonsillare o dentario o altrove 
indovato, e una malattia nervosa o dell ap¬ 
parato digerente o dell’occhio, e cioè tra fatti 
apparentemente i più disparati e lontani — 
ciò che è squisitamente clinico —- ha dato 
così origine a tutto un seguito di indagini bat¬ 
teriologiche e di patologia sperimentale che 
le une e le altre reciprocamente si «completano, 
coordinano e valorizzano, facendo auspicare 
una volta di più una veramente intima e diu¬ 
turna collaborazione anche sull’uomo fra cli¬ 
nici medici e biologi puri, le due strade di 
collegamento potendo essere utilmente percoi- 

se in tutte e due le direzioni. 

Con procedimento opposto invece taloia os¬ 
servazioni fatte nel campo sperimentale e che 
(Sembrano le più astruse, meno fertili e pm 
lontane dalla pratica, possono divenire il nu¬ 
cleo di creazione di grandi capitoli cimici e 

di scienza. . cc 

Valga l’esempio dell’anafilassi per rat tron¬ 
care da un lato i primi curiosi ed isolati espe¬ 
rimenti di Richet sull’actinocongestina e dal¬ 
l’altro l’imponente icorpo di dottrina che 1 os¬ 
servazione clinica e gli «studi compiuti su ma¬ 
teriale umano hanno creato. 

Onde non solo si ha oggi tutto un mteres- 
sante e largo capitolo di patologia, ma anche 
si è con indagini compiute in ambiente cli¬ 
nico approfondito e chiarito il problema in se 
nella sua base, essenza intima e scientifica 
ragione. La, mia clinica vi ha largamente (con¬ 
tribuito perchè fino dal 1911 (e cioè ai primi 
albori delle applicazioni cliniche m questo cam¬ 
po di studi) io riconoscevo m talune speciali 
manifestazioni che possono osservarsi m corso 
di trattamento lantirabbiico un tipico fenome¬ 
no di Arthus; perchè il mio allievo Lusena per 
primo prospettò la natura anafilattica del ta¬ 
rsino e perchè a me fù dato di documentare 
nel modo più preciso la natura anafilattica del¬ 
l’asma bronchiale con la dimostrazione spe¬ 
rimentalmente per la prima volta ottenuta 
del trasporto passivo di stato anafilattico da 
uomo asmatico ad uomo sano. Giacche avendo 
iniettato nelle vene di soggetti-controllo sie 
di asmatici bronchiali, che erano tali per iper- 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


129 


sensibilità a causa nota e determinata e dotati 
di corrispondenti prove cutanee positive, potei 
ottenere e riprodurre in essi soggetti iniettati 
la stessei specifica ipersensibilità e- quindi le 
stesse cutireazioni specifiche dei datori di san¬ 
gue, reperti di poi largamente confermati (Ba¬ 
stai ecc.) e in fine ri-convalidati dalle indagini 

di Praussnitz e Kuster sul trasporto passivo lo¬ 
cale. 

E, ancora in tema di asma bronchiale, il 
mio aiuto Melli dimostrò per primo la pre¬ 
senza di speciali anticorpi, gli unici che at¬ 
tualmente si conoscano nej siero di asmatici, 
liconoscibili con la tecnica di Abderhalden, 
e portò altri notevoli contributi. E il mio 
assistente Ancona stabilì che, spesso in con¬ 
trasto con le apparenze, la natura delle so¬ 
stanze asmogene è parassitarla, ad esempio 
muffe sviluppatesi nei vecchi cuscini di penne 
o materassi, o animali come il Pediculoidcs 
ventricosus parassitante il grano in certe for¬ 
me di asma dei mugnai che, apparentemente 
di origine vegetale, risultano così invece in 
realtà di origine animale, il che ha già tro¬ 
vato e può trovare altre larghe applicazioni an¬ 
che nel campo della patologia professionale. 

E il mio assistente Chini (utilizzando le co¬ 
noscenze che si hanno sulla possibilità di fron¬ 
te a materiali colloidali elettronegativi di ot¬ 
tenerne la lissazionie nei diversi organi e tessuti 
a mezzo di vari trattamenti sperimentali) va¬ 
lendosi dei dati relativi a] fenomeno di Auer, 
secondo cui 1 introduzione endovenosa di un 
antigene (siero), in animale specificamente 
sensibilizzalo, è seguito da marcata flogosi in 
quei tessuti superficiali che sono stati, al mo¬ 
mento dell iniezione di prova, particolarmente 
irritati, riuscì con speciale dispositivo speri¬ 
mentale a determinare flogosi allergiche arti¬ 
colari senza ricorrere all’iniezione di materiale 
antigene nel cavo articolare, con il che allora 
si provoca piuttosto un fenomeno di Arthus in- 
traarticolare. Non solo, ma anche trovò che la 
presenza di acido urico in quantità abnormi en¬ 
tro un articolazione mentre va svolgendosi nel- 
1 animale una sensibilizzazione a sostanze pro¬ 
teiche eterologhe, modifica la distribuzione nei 
tessuti del materiale a-ntigene, in guisa tale che 
ad ogni iniezione scatenante (endoperitoneo) 
segue la comparsa di una flogosi articolare al¬ 
lergica, col ripetersi della quale anche si può 
passare ad un vero processo di artrite cronica. 

Ma rari sono i campi di studio nei quali, 
come quello ora ricordato, l’indagine per in¬ 
tero o quasi può esser compiuta sull’uomo 
e avere così pronta e diretta applicazione pra- 
tlca , applicazione pratica la quale, non che di¬ 
minuire la dignità di scienza, ne è diretta fun¬ 
zione. E già Viola specificando la posizione 
tutta particolare della cimiciai intesa come scien¬ 
za dell’individuale, ha magistralmente svolto il 
concetto che la cosidetta scienza pratica è il 
più alto gradino della conoscenza e che essa 
sola sa impossessarsi della realtà. 


E come secondo Ostwald non vi dovrebbe 
essere scienza fine a sè stessa poiché — egli 
dice — « nessuna cosa viene coltivata per sé 
stessa ma tutte per scopi umani », così nem¬ 
meno diminuisce dignità di scienza il conti¬ 
nuo incedere nostro attraverso lavorio di ipo¬ 
tesi che sono non già nebulose specula¬ 
zioni! ma anzi funzione di scienza, che fecon¬ 
dano U dubbio, moltiplicando i problemi e 
danno spesso il filo di Arianna della verità 
Ne possono essere a noi rifiutati procedimen¬ 
ti che hanno pieno diritto di cittadinanza nelle 
altre scienze ©cioè l’uso di quelle che in lin¬ 
guaggio hlosofico sono la ipotesi e la finzione 
nel senso di Vaihinger (delle quali l’ipotesi 
mira alla venta ed ha valore teorico e la fin- 
zione mira all’utilità ed ha valore pratico) e 
de e quali ogni scienza si avvale a cominciare 
dalla matematica, scienza pura e positiva per 
eccellenza. Lo stesso matematico puro inventa* 
e procede talora a colpi d’ala quando l’intui¬ 
zione lo visita e lo possiede. Bicordo Galois 
morto in duello un secolo fa a soli 21 anni 
di cui i contemporanei capirono ben poco 
di ciò che andava costruendo come geome¬ 
tra e come analista e che è oggi considerato 
con Lagrange, Gauss e Abel come il fonda¬ 
tore della teoria delle equazioni. Il matema¬ 
tico puro m questo caso vede giusto, e subito 
e lascia agli altri, la fatica di dimostrare; par- 
a dice Valéry — al modo di Dio per ordini 
e per numeri. E benché la cosa abbia sapore 
di paradosso — occorre, dice Contu, più fan¬ 
tasia allo scienziato che al poeta, dacché i vati- 
c inii dei poeti non sono che aspirazioni, men¬ 
tre le intuizioni degli scienziati sono molto 
stresso annunzi di verità. 


Ma se contenuto e obbietto pratico vogliamo 
anche ufficialmente inserire e riconoscere nel¬ 
la clinica come scienza e come corpo di dot¬ 
trina e se abbiamo per ora precisato il compito 
della clinica nel campo della scienza come 
fattore di propulsione e creatrice di progresso 
e di indirizzo di scuola, ancora più chiaramen¬ 
te dobbiamo affermare necessario e fondamen¬ 
tale 1 obietto pratico dell’insegnamento. 

Di fronte agli allievi, di fronte a voi stu¬ 
denti carissimi, nettamente dichiariamo le no¬ 
stre finalità pratiche sempre naturalmente in¬ 
quadrate nella preparazione scientifica e sui 
solidi fondamenti della biologia. 

Indirizzo, finalità e applicazione pratiche ar¬ 
dentemente la scolaresca chiede, avida di sa¬ 
pere e di bontà, e a questo sospinger ci deve 
la nostra mentalità di medici creata dallo spa¬ 
simo del dubbio, dalle oscurità angosciose che 
torturano spesso ad un tempo la nostra mente 
e il nostro cuore e dalla divina luminosa gioia 
di poter talora finalmente comprendere ed util¬ 
mente soccorrere, e saper riaccendere ad un 
tempo la fiamma della vita e la luce della spe¬ 
ranza. Nel diuturno attrito pratico attività 
mentale scientifica e artistica si com penetra no 
e completano con fattori strettamente persona- 








130 


C( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


li cd individuali, nel che appunto sta la perso¬ 
nalità e la difficoltà della clinica. 

La personalità perchè lo stesso caso anche 
con diagnosi in tutto concordanti può essere 
da clinici diversi sotto punii di vista diversi 

sentito, discusso e prospettato. 

Così, come Pari osserva e per rimanere ai 

grandi clinici italiani della passata generazio¬ 
ne posti di fronte ad un malato, Baccelli so¬ 
pratutto intravedeva il problema anatomo-cli- 
nico Murri il problema fisiologico e logico- 
filoso fico, Forlanini quello fisico-meccanico, 
Gracco e Cardarelli il lato semeiologico-prali- 
co De Giovanni il quesito costituzionalistico 
e così via. E le dijjkoltà — dicevo — poiché 
la diagnosi non solo e non tanto c il semplice 
riconoscimento e l’enunciazione di una forma 
morbosa in cui inquadrare una determinala 
sindrome o un dato malato, ma altresì detei- 
minazione e conoscenza di tutte le condizioni 
individuali di cui la personalità clinica del 
inalato risulta, del terreno, costituzione, coi- 
relazioni ed equilibri fisico-chimici, endocrini 
e umorali, della formula di reazione e nspon- 
sività ai diversi stimoli morbosi, della som¬ 
ma cioè di ragioni e condizioni per le quali 
una data malattia in quel determinato caso, m 

quel determinato modo e non in altro, si svolge 
e si presenta. 

E i reperti di laboratorio e le indagini com¬ 
plementari per quanto moderne analitiche ed 
esatte, sono ben lungi dal fornire diagnosi ob¬ 
bligatorie e formule complete. Spesso anzi non 
fanno che moltiplicare i problemi e renderne 
più elevata la discussione e complessa l’inter¬ 


pretazione. 

'Finche in un lavorio diagnostico differenziale 

che rappresenta pur sempre la forma finale 
di attività mentale del clinico, questi finisce 
per trovarsi a dovere infine scegliere fra po¬ 
che ipotesi superstiti diversamente possibili o 
probabili, mentre non sempre invece sarà in 
grado di pienamente giustificare e di logica¬ 
mente documentare il perchè della propria 
scelta definitiva; conclusione questa tanto vera 
quanto, è necessario convenirne, non scien¬ 
tifica. . . , 

Argomentazione e ragionamento intatti talo¬ 
ra oltre a un certo limite logico non possono 
andare e giunti all'ultimo bivio non sempie 
può dirsi il perchè della definitiva nostra pre¬ 
ferenza per una delle ipotesi residue. A que¬ 
sto punto le nostre argomentazioni sono non 
di rado sofismi, dei quali rivestiamo il nostro 
convincimento, ma è chiaro che ragionativa¬ 
mente forse non riusciremmo a convincere 
un contraddittore, eppure si concreta un con¬ 
vincimento e una diagnosi si precisa e na¬ 
sce in noi la sensazione esatta di battere la 
giusta via: e spesso è così. Ma è precisamente 
in questo eppure che, contro talora le appa¬ 
renze dei fatti, la sensibilità individuale, 
l’esperienza, l’intuito fronteggiano con una 
sensazione la ragione. È questo eppure che ag¬ 


giunge fascino alla nostra materia già tanto 
viva e appassionante perchè non la sola nostra 
avida curiosità di sapere attende la risposta 
all’angoscioso problema, ma un malato che 
soffre, un’ansia che spasima, una decisione 
che sovrasta finché il decorso, o l’intervento ri¬ 
veleranno quanto di intuitiva consapevole ra¬ 
gione o di errore erano nel nostro giudizio; 
fi dubbio ed il possibile errore, ecco il fascino; 
il coelìiciente individuale, ecco l’insidia; la 
infinita e inai ugualmente ripetentesi molte¬ 
plicità delle forine dei morbi, ecco la sfinge. 

Ilo detto intuitiva consapevole ragione e non 
a caso per ben specificare che al fondo di 
quella ’clie superficialmente dicesi intuizione 
è una lunga quotidiana osservazione e ragionata 
registrazione dì fatti, è un acuto collegamento 
e acquisizione di nozioni che sembrano in ap¬ 
parenza perdersi o dileguarsi indefinite, men¬ 
tre in realtà pervenendo per vibrazioni intel¬ 
lettive ed emotive al fondo del nostro spiiito, 
formano il substrato positivo e materiale delle 
singole mentalità, rendono più profondo il 
piano fino al quale i occhio sa penetrale e di¬ 
rigono il timore invisibile delle correnti del 
pensiero che coscienti o subcoscienti piesici-'- 
no alle nostre decisioni. Questo anche in al¬ 
tre scienze, comprese le più esatte, del resto 

analogamente avviene. 

Einstein nel formulare la dottrina della re¬ 
latività ad un certo punto, quando il ragiona¬ 
mento lo ha portato a spaziare nell empireo 
dei supremi problemi della natura, giunto ad 
un bivio, segue una via piuttosto di un altra 
senza dirne, nè poterne dire il Perche. In 
quell’attimo, nell’attimo più gemale della sua 
creazione, lo scienzato è un artista. Scienza sa¬ 
rà nuovamente quella che attraverso la consta- 
tazione dei fenomeni da tempo preveduti, con¬ 
validerà quanto il genio artistico gli ha tatto 
antivedere. Così quando Elirlich getta le basi 
dell’immunologia con la sua teoria dei ricet¬ 
tori è un artista, non uno scienziato e quando 
immagina, raffigura e presenta gli antigem, 
gli anticorpi e i recettori come se fossero con¬ 
creti e reali fa, seguendo la terminologia filo¬ 
sofica di Vainhinger, una « finzione illustrati¬ 
va » (Rietti). Scenziato ritorna quando nell os- 
, servazione dei fatti trova argomenti a conforto 

■ della dottrina stessa. . 

Del resto se arte deve chiamarsi 1 intuii e 

- prima di avere visto, l’intendere le cose non 
i dichiarate, pesare l’imponderabile, dedurle 

> concludere anche senza il soccorso di un nesso 

- prettamente logico nel senso filosofico del a 
3 parola, il limitare caso per caso 1 importanza 

- e la fiducia dei rilievi obbiettivi di qualunque 

- specie e persino nei propri sensi, e al contia- 
a rio decifrare un chiaro concetto in mezzo a 
e segni frammentari, indecisi ed incompleti qua- 
L- si alla maniera degli archeologi, allora la cli¬ 
nica è incontestabilmente anche un arte. Ma 

a ogni scienza si evolve di mano in mano che 
r- l’intuizione e la fantasia precorrono quanto ai 



[Anno XXXIX, Num. 4] 


r 


SEZIONE PRATICA 


131 


mezzi materiali di ricerca si domanderà in se¬ 
condo tempo di confermare o di escludere. 

Nella clinica, come forma particolare dell’in¬ 
dagine scientifica in genere, l’intuizione e la 
iunlasia debbono pur sempre costituire il mo¬ 
tore, mentre i mezzi tecnici ed analitici ser¬ 
vono come organi di controllo, freno e dire¬ 
zione. Per queste ragioni io sono ben lungi dal- 
l’ammettere che la clinica abbia acquistato di¬ 
gnità di scienza solo negli ultimi decenni e 
cioè da l’introduzione dei moderni mezzi di 
indagine. E ciò non per esaltare o sopravalu¬ 
tare la clinica tradizionale ma perchè l’essenza 
altamente scientifica) della clinica — già lo di¬ 
cemmo — sta nei processi mentali di cui si 
serviva, si serve e sempre si servirà. 

D’altronde anche in medicina idee e metodi 
si accrescono molto più rapidamente di quan¬ 
to alle mentalità dei ricercatori occorra per as¬ 
similarli e utilizzarli con equilibrata pondera¬ 
tezza, d onde i falsi indirizzi di indagine e di 
scuola. 

i urtroppo infatti dagli stessi clinici le è ve¬ 
nuto danno, perchè lo sviluppo rapidissimo 
e meraviglioso delle indagini complementari 
di laboratorio ha diviso uomini e scuole in 
varie schiere egualmente lontane dal vero. 

Così da un lato taluni sedotti dalle nuove 
possibilità, tratti a troppo confidare nei dati 
che non derivano direttamente dai nostri sensi 
e apparentemente sicuri, hanno ridotto la cli¬ 
nica ad una pedestre interpretazione di anali¬ 
si, tendendo a fare del laboratorio il protagoni¬ 
sta della diagnosi. E dall’altro lato altri o per 
misoneismo iniziale o per esagerata valutazio¬ 
ne di talune disillusioni diagnostiche ritenne¬ 
ro che la clinica avesse tutto da perdere affi¬ 
dandosi pienamente ai mezzi diagnostici che 
sempre più numerosi e perfetti le altre scienze 
ci vanno porgendo. Ma per noi la contesa è su¬ 
perata e siamo abbastanza moderni per apprez¬ 
zare l’immenso aiuto delle scienze ausiliarie 
e troppo moderni per sovravalutarlo. 

Ad ogni modo, che i dati obbiettivi siano 
solo quelli che si possono raccogliere con la 
semeiotica fisica o quelli rilevabili coi più 
perfetti moderni mezzi, strumentali, fisici, chi¬ 
mici ed elettrici, la funzione cerebrale del cli¬ 
nico non è punto modificata, mentre ne con¬ 
segue invece che enormemente complicate si 
sono fatte l’organizzazione di una clinica e l’o- 
pera e l’insegnamento del clinico. 

Completa conoscenza e studio del malato 
ormai non possono attuarsi e concepirsi se non 
anche attraverso dati analitici e precise inda¬ 
gini di laboratorio, nei più diversi modi e cam¬ 
pi conseguite, che nella loro essenza, molte¬ 
plicità e finezza disvelino la profondità e com¬ 
plessità dei fenomeni vitali, le condizioni umo¬ 
rali, fisico-chimiche e di equilibrio neuro-or¬ 
monico e colloidale, con rappresentazione neo- 
vilalistica e concezione funzionale, inquadrate 
nel campo della patologia costituzionale. Ne 
viene che (a lato di quanto serve per la diret¬ 


ta assistenza e cura degli infermi fino ai più 
recenti mezzi di terapia) una clinica moderna 
bene attrezzata deve possedere un complesso 
di laboratori siffattamente allestiti da fornire 
ogni possibilità per le indagini specializzate. 
Nè vale obbiettare che non sempre e difficil¬ 
mente una clinica potrà avere personale suf¬ 
ficientemente addestrato nei vari settori di stu¬ 
di e tecniche relative, da dare le necessarie 
garanzie di scientifico rigore. Il rilievo — in¬ 
negabilmente esatto — indica solo la grande 
difficoltà a conseguire completa efficienza e or¬ 
ganizzazione perfetta di mezzi e di personale, 
non già che questi non debbano essere, direi, 
i quadri, la struttura e il piano di lavoro che 
l’altezza scientifica e la valorizzazione pratica 
delle moderne acquisizioni logicamente impon¬ 
gono onde poter esplorare in tutte le direzio¬ 
ni nelle quali sembri di poter avanzare verso 
la barriera di oscurità che, nonostante tutto, 
ancora così da vicino ci avvolge e ci stringe. 
Ma poiché ogni settore di scienza, anche il più 
piccolo, è immenso, e poiché ogni mente an¬ 
che la più comprensiva ha le sue linee diret¬ 
trici di particolare predilezione e poiché anche 
dei laboratori di biologia pura ognuno rice¬ 
ve speciale impronta a seconda delle personali 
tendenze e orientamento di chi ne è l’anima e 
la mente, così nelle nostre varie cliniche, nel¬ 
la faticosa marcia alla conquista del vero non 
si può utilmente procedere che in talune di¬ 
rezioni dell’immenso orizzonte di studio. L’in- 
dinizzo scientifico, rigidamente tale, non può 
essere quindi confusamente universale, ma di 
volta in volta localizzato a seconda di determi¬ 
nati gruppi o esigenze o persone. 

L’indagine scienti ficai che dal malato {Darle 
e al malato ritorna passando attraverso il va¬ 
glio sperimentale ed il laboratorio, non può 
che essere preordinata) e coordinata. 

E poiché la ricerca scientifica è lotta con¬ 
tro il chiuso vero e in ogni grande battaglia 
anche vittoriosa non si può avanzare su tutto 
lo schieramento frontale, ma a settori, così nel¬ 
le nostre cliniche di volta in volta predomine¬ 
ranno indirizzi diversi che ci vengono talora, 
ma non a ragione, rimproverati, perchè è solo 
con pertinaci sforzi in profondità e direzioni 
prestabilite, che si conseguiranno resultati con¬ 
creti e perchè ogni clinica altro non è che un 
fattore singolo dello sforzo collettivo, nonché 
nazionale, universale. Nelle nostre diverse clini¬ 
che perciò prevarranno talora indirizzi parti¬ 
colari o determinate correnti e quindi di volta 
in volta indagini prevalentemente chimiche o 
fisico-chimiche o ematologiche o endocrinolo- 
giche o di patologia costituzionale o nel cam¬ 
po delle malattie allergiche o del ricambio e 
così via, poiché solo in tal guisa lo sforzo col¬ 
lettivo conseguirà l’alta e agognata meta nel¬ 
l’arduo, nobile e faticoso cammino. 

In tal modo la clinica in genere, e possiamo 
ben dire con certezza e legittimo compiaci¬ 
mento, gli istituti di clinica e di patologia me- 





132 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 4. 


dica italiani, sono e saranno fattori di alto e 

sicuro progresso. , , 

E sarà questa di aggredire 1 problemi con 

sforzi collettivi di scuola e in profondità, e 

con indirizzo rigorosamente scientifico biolo- 

crico una delle predominanti e mdeviabili di¬ 
rettive che noi proseguiremo e che rappresen¬ 
tano il nucleo centrale del nostro programma. 

Rigido programma scientifico quindi, ma a 
finalità squisitamente pratiche, poiché solo co¬ 
sì una clinica medica risponde alla sua mis¬ 
sione ed essenza e solo così può concepirsi, 
nelle sue origini, dal malato nel suo 
po sul malato, nel suo alto fané, per il mala¬ 
to e per l’umanità. Scopo eminentemente pra¬ 
tico che è il nostro stimolo e il nostro tor¬ 
mento e che per nulla toglie alla nostra ma¬ 
teria dignità di scienza, nè lega la nostra li¬ 
bertà di ricerca se entro 1 limiti che umanità 
comanda e che bontà e rispetto alla sofferenza 

umana impongono. . 

Così concepite essenza, organizzazione e tuli 

zione delle cliniche, ci dovremo chiedere pero 


/iIUIItj UC Ile -— 

con la maggiore trepidazione dove, corne e 
se è mai possibile più oggi un clinico che 
abbia tanta poliedrica coltura e cosi complesse 
particolari doti da corrispondere alle esigenze 
e requisiti ideali che abbiam prospettati. 

Erdi deve avere tale preparazione biologica e 
nelle branche collaterali da poter seguire, im¬ 
postare ed affrontare i vari problemi di scien¬ 
za ed anche essere dotato della piu larga e con¬ 
sumata esperienza e da profonda conoscenza 
dell’ammalato. Di quell’esperienza cioè per a 

quale nel diuturno attrito con le difficolta le 
insidie e le responsabilità della pratica, coni 
per naturale sedimentazione, ricordi ed im¬ 
pressioni si depositano nei profondi recessi del 
pensiero e della coscienza ed entrando fra. di lo¬ 
ro in speciali collegamenti e reciproche asso¬ 
ciazioni e immagini diverse, divengono ride¬ 
stagli ed evocabili sotto determinati stimoli 
sensoriali, ©motivi o mentali, che dal malato 

partono ed al malato tornano. x 

E deve avere quelle peculiari qualità di selet¬ 
tivo rilievo e di osservazione penetrativa che 
sembrano talora conferire al clinico come un 
singolare potere che fai a lui chiaro e traspa¬ 
rente un problema od un malato per altri, con 
uguali mezzi tecnici, opaco ed oscuro. E deve 
possedere siffatta costruzione mentale per la 
quale egli non già sappia solo razionalmente 
dedurre da fatti e rilievi tra di loro ben conca¬ 
tenati come per rigore di logica e di scienza si 
esige, ma anche possa aggiungere quell im- 
palpabile coefficiente di intuito o di esperien¬ 
za onde alla sillogistica deduzione si sostitui¬ 
sce la personale subcoscientemente ragionata 
impressione, che fa talora sentire ed afferma¬ 
re la verità anche se non si possiede ancora 
tanto da dimostrarla, in felice connubio tra 
rigorismo «e cultura scientifica da un lato c 
qualità artistiche dall’altro, fra dottrina e pra¬ 
tica, fra scienza ed arte. 


Ma difficile o impossibile che sia tale felice 
sintesi e complessa armonia (e chi vi parla, 
misura con sincera ansietà e profonda per¬ 
plessità la grande distanza che ne lo separa), 
è fuori di dubbio che ormai non altrimenti 
di così cliniche mediche e clinici si possono 
più concepire, perchè l’evoluzione del pensiero 
medico così impone: perchè da un lato devono 
dominare mentalità e indirizzo rigidamente 
scientifici, onde contribuire al progresso del¬ 
la scienza, e creare una scuola, e dell’altro un 
indirizzo eminentemente pratico, come obbiet- 
to didattico verso la scolaresca dalla quale ab¬ 
biamo responsabilità e dovere di creare dei me¬ 
dici pratici. Solo così si possono governare i 
due regni — direi — della clinica che e appli¬ 
cazione pratica della scienza, ma scienza es¬ 
sa stessa che tutte le altre anzi in sintesi as¬ 
somma, raccoglie e valorizza così come le 
scienze pure — dicevo — tendono per fatale 
spontanea gravitazione a cadere nell’orbita del¬ 
la clinica! in armonioso scambio di iniziative 
e di applicazioni, di conoscenze e di realizza¬ 
zioni, di idee e di scintille, che fermentano e 
illuminano e rendono sempre più profonda e 
sicura la nostra diuturna fatica, e più ardente 
la fiamma di passione che ne sospinge a sem¬ 
ine più alta la meta che vogliam conseguire. 

La figura del clinico tradizionale quindi non 
è -scomparsa nè diminuita ma solo modificata 
dall’immenso moderno patrimonio di dottrina 
e di tecnica che ha enormemente complicate 
ed allargate le nostre possibilità, con incalco¬ 
labile vantaggio della nostra scienza e dei ma¬ 
lati, se la clinica continuerà ad essere la domi- 
natrice di tutti i mezzi di indagine e sopratut¬ 
to strumento di logica e di pensiero. Che la 
ove l’importanza e la gerarchia di essi mezzi 
va degenerando in autonomia, la medicina la- 
talmente decade, mentre minaccia e pericolo 
saran scongiurati là ove sia gradito 1 esercizio 
del ragionare e sempre vivo uno spunto scien¬ 
tifico di antica tradizione e di classica ispira¬ 
zione icomie è da noi. . 

Spirito ed anima della clinica rimane quindi 
sempre l’osservazione intelligente e penetrati¬ 
va) di fatti morbosi in natura come punto dr 
partenza verso la via che conduce dall analisi 
alla sintesi, dal rilievo dei fenomeni alla foi- 
> mulazione delle leggi, fino al raggiungimen- 

, to di obbiettivi che alle branche biologiche 
ì propriamente dette sarebbero poco accessibili 
o del tutto nascosti. La clinica medica gene- 
i rale è e sempre sarà scienza vera, alle altre le¬ 
gala in feconda simbiosi, finché il clinico se¬ 
guiterà a considerare il mistero dei fatti mor¬ 
bosi con mentalità di biologo, e con occhio 
a di naturalista e sentirà di essere sempre, eli 
- fronte al malato, unico giudice supremo. Ma 

a perchè la clinica svolga in pieno questa sua 

a meravigliosa missione occorre che tra essa e i 
e cultori delle branche di biologia siano gettati 
i- sempre più numerosi i ponti di collegamento. 
E già Baglioni osservando nella sua realta e 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


133 


nelle sue cause che « in nessun periodo della 
storia della medicina forse si è avuto tanto fer¬ 
vore di studio fisiologico da parte dei clinici, 
e che il pensiero anatomico è integrato dal fi¬ 
siologico che è ad un tempo pensiero clinico 
fisico e vitalistico », auspicava, nonché la più 
stretta collaborazione, una revisione, direi, bi¬ 
laterale dei grandi problemi di clinica e di fi¬ 
siologia di interesse comune. 

Occorre che tutti, e in specie fisiologi, pato¬ 
logi generali, parassitologi, farmacologi eco., 
abbiano diretti e diuturni rapporti con le cli¬ 
niche, i problemi clinici e i malati e vivano con 
noi l'urgenza angosciosa, la complessa molte¬ 
plicità e l’imperativo dei problemi che ci sbar- 
ran la strada e che tutti assieme dobbiamo af¬ 
frontare, risolvere e superare. Una stessa fiam¬ 
ma ci accende, una stessa luce ci guida, una 
stessa aspirazione ci tormenta, la stessa gioia 
può coronare i comuni sforzi onde basti ricor¬ 
dare per questo i doni regali che con l’insu¬ 
linoterapia e con la curia, dell’anemia perni¬ 
ciosa progressiva la fisiologia pura ha fatti al¬ 
l’umanità. Ma procedere bisogna, e noi saremo 
lieti della nostra giornata se agli studenti, ai 
quali sopratutto vanno la nostra anima e il 
nostro pensiero, riusciremo a trasmettere da un 
lato la fredda responsabilità e dall’altro l’ar¬ 
dore dell’entusiasmo che ai problemi del ma¬ 
lato avvince la nostra mente e il nostro cuore. 

E se mai la pertinace volontà varrà a sospin¬ 
gere il lavoro e la produzione della clinica con 
indirizzo clinico-biologico e a creare fra scola¬ 
resca e insegnante quell’atmosfera di chiarità 
intellettuale e di consenso .sentimentale che 
tutti fa vivere della stessa passione e mirare a 
vette sempre più alte e ad orizzonti sempre più 
vasti, perchè dall’individuo idea e sentimento 
dilagano e si espandono neH’amore di patria 
e di stirpe, che noi tutti, sotto l’impulso del 
Capo del Governo, sentiamo e viviamo con 
concentrata passione e ferrea volontà di alto de¬ 
stino, se questo potremo ottenere paghi saran¬ 
no i voti e ci sembrerà di avere almeno in 
parte corrisposto al debito di riconoscenza che 
oggi verso la Facoltà e la Scuola Romana ab¬ 
biamo contratto. 

Il mio entusiasmo e le mie forze saranno ap¬ 
passionatamente dedicate a questo alto ideale: 
ne prendo dinanzi a voi impegno solenne. 


Ai nostri abbonati rammentiamo l'interessante pubblica - 
Zione : 

Prof. ANTONIO CASBARRINI 

Direttore della R. Clinica Medica deH’univ. di Padova 
con la collaborazione del prof. G. Cherardini, aiuto. 

Pancreatite acuta e cronica 

(con molte figure nel teeto e due tavole 
a colori fuori teeto). 

Volarne di pagg. 300. Prezzo L. 30 . più le spese 
poetali di spedizione. Per i noetri abbonati sole 
L. 25,90 in porto franco. 

Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
etale Succursale diciotto, ROMA. 


LAVORI ORIGINALI. 

Istituto di Clinica Medica della R. Università di Catania 

diretto dal prof. Luigi Ferrannini. 

Ricerche sulla secrezione esterna del pan¬ 
creas nel diabete 

per la dott.ssa Giuseppina Iacono. 

Per la particolare ubicazione del pancreas 
che, salvo casi eccezionali, lo rende comple¬ 
tamente inaccessibile all’esplorazione diretta, 
questo organo è stato studiato con partico¬ 
lare diligenza dal punto di vista funzionale. 

Prescindendo dallo studio della funziona¬ 
lità pancreatica interna, che sconfina dai li¬ 
miti delle ricerche su cui sto per riferire, 
ricorderò che lo stato funzionale della ghian¬ 
dola pancreatica, considerata come ghiandola 
digestiva non può desumersi che dallo stu¬ 
dio del succo pancreatico, e per esso dai fer¬ 
menti digestivi specifici in esso contenuti. 
Però il confronto dei risultati sperimentali 
con l’indagine clinica ha da tempo dimostra¬ 
lo che, considerati a sé, i valori ottenuti dal¬ 
l’esame del succo pancreatico sono privi di 
significato biologico e diagnostico: quello 
che dà veramente un’idea della funzione se¬ 
cretoria del pancreas è la ricerca quantitativa 
dei fermenti, non solo nel succo pancreatico, 
ma anche nelle feci, nel siero di sangue e nel¬ 
le urine. 

Attualmente esiste una ricca messe di ri¬ 
cerche sui fermenti pancreatici nelle più di¬ 
verse affezioni del pancreas, delle sue vie af¬ 
ferenti e degli organi vicini. (Zoia, Carpi, 
Morelli, Brugsch, Schmidt, Strayburger, Mai¬ 
ler, Boas, ecc). 

Non altrettanto può dirsi approfondito lo 
studio dellia funzionalità pancreatica esterna 
nel diabete mellito: su questo problema, in¬ 
fatti, che pure presenta un interesse notevo¬ 
le per i rapporti fisiopatologici fra la fun¬ 
zione secretoria e la funzione insulare, esi¬ 
stono solo poche ricerche, in massima parte 
incomplete, di cui le più importanti e le più 
documentate sono quelle del Bettoni e del 
Gasbarrini. 

Profittando di alcuni diabetici ricoverati 
nella nostra clinica, e di altri che ho potuto 
studiare privatamente, lio voluto pertanto ri¬ 
prendere in esame lo studio del problema, 
servendomi del dosaggio contemporaneo dei 
tre principali fermenti pancreatici (amilasi, 
lipasi, tripsina) nel succo duodenale, nelle fe¬ 
ci, nelle urine e nel siero di sangue. 





] 34 


i 


cc IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


Tecnica. — I soggetti in esame (8 diabeti¬ 
ci di varia gravità e 10 individui normali) 
svenivano anzitutto sottoposti ad una dieta 
tipo, costituita da 150 gr. di proteine, 100 
gr. di idrati di C., 100 gr. di grassi. 

Prima dell’esperienza veniva somministrato 
a ciascuno di essi un purgante salino. 

Dopo tre giorni in cui i pazienti erano 
stati tenuti a questa dieta e a letto, di mattina 
a digiuno veniva praticato il sondaggio duo¬ 
denale alla E inho ni ed un salasso di 10 cc. 

Subito dopo, a ciascuno venivano sommini¬ 
strati 30 gr. di solfiato di sodio e si racco¬ 
glievano le urine e le feci delle 24 ore suc¬ 
cessive. Sul materiale così raccolto (succo 
duodenale, siero, urine, feci) si eseguiva il do- 

saiggi.0. 

°°a) deU’amilasi col metodo di Wolilge- 
muth ; 

b) della lipasi col metodo di Bornii; 

c) della tripsina col metodo di Gaultier. 

I diabetici furono successivamente sottopo¬ 
sti a trattamento insulinico, fino ad ottenere 
e mantenere l’agli'cosuria; dopo 20-30 giorni 
in essi veniva ripetuta l’esperienza. 

Amicasi. — All’amilasi fu negato, per molto 
tempo, ogni valore diagnostico funzionale per 
il pancreas, come risulta: dalle pubblicazioni del 
Garri (1915), G'asbarrini e Ferrata (1923). 

II Bettoni nel 1924 rivendicò alla diastasi il 
suo giusto valore, prospettando lo studio del¬ 
la funzione pancreatica in modo diverso da 
quello concepito con le più comuni ricerche 
unilaterali del contenuto intestinale (feci o suc¬ 
co duodenale; da allora venne fuori una 
lunga serie di lavori, riferentisi tutti al do¬ 
saggio della quantità di amilasi contenuta 
sia nel siero di sangue che nelle urine, nelle 
feci e nel succo duodenale, come indice dia¬ 
gnostico delle affezioni del pancreas acute 

e croniche. 

Il Vi.ldegans nel 1929 si occupò del quan¬ 
titativo amiilolitieo contenuto nel sangue, nel¬ 
le urine, nel succo duodenale e nelle feci e 
fece osservare che nelle affezioni acute del 
pancreas, con speciale riferimento alla necro¬ 
si pancreatica, ha importanza 1 aumento della 
diastasi nel sangue e nelle urine; per contro 
è inutile la determinazione del fermento nel 

succo duodenale e nelle feci. 

Recentemente (1930) il Kaczander notò un 
aumento della diastasi nell’urina in 300 sog¬ 
getti, dei quali molti affetti da lesioni pancrea¬ 
tiche secondarie a colicistopatie, gastriti, duo¬ 
deniti infettive, intossicazioni da carne, ecc. 

Per quanto riguarda il contenuto diastasico 
dei mezzi organici e degli escreti nelle affe¬ 


zioni croniche del pancreas, con speciale rife¬ 
rimento al diabete, Achard, Clerc, Noguchi, 
Lépine ed altri hanno osservato che esso è in 
notevole diminuzione nel siero di sangue e 
nelle urine. 

Prima però in due oasi di diabete, non tro¬ 
vò diminuizione dei valori assoluti dell ami¬ 
lasi sanguigna ed urinaria; anzi in uno di essi 
i valori dovettero considerarsi aumentati, te¬ 
nendo conto della notevole poliuria. 

Bettoni ha fatto rilevare che nel diabete 
mellito il potere diastasico è diminuito rispet¬ 
to al non diabetico e questa diminuzione non 
è in rapporto con la gravità del diabete. In 
seguito a trattamento insulinico il potere dia¬ 
stasico delle urine, delle feci e in minor grado 
quello del sangue, nelle esperienze del Betto¬ 
ni, fu visto aumentare fino ai valori normali. 

Anche Gasbarrini nel siero di sangue e nelle 
mine ha messo in evidenza valori dell’amila- 
si inferiori rispetto al normale in molti casi., 
di diabete, conformemente ai risultati ottenuti 

dal Bettoni. 

Il De Tullio invece nel 1929 ha trovato nei 
diabetici ed anche negli epatici un contenuto 
del fermento amilolitico più elevato della 
norma, nel sangue e nelle urine. 

Nei diabetici, da me presi in esame, i va¬ 
lori quantitativi della diastasi erano molto di¬ 
minuiti in confronto a quelli ottenuti negli 

individui normali. 

In questi ultimi i valori oscillavano intor¬ 
no a 8-12 U. D. per cc. di siero di sangue, a 
18-25 U. D. per cc. di urina, a 10-13 U. D. per 
cc. di succo duodenale, a 30-38 U. D. per 

cc. di estratto di feci. 

Nei diabetici ho avuti i seguenti risultati: 

in 4 di essi le unità diastasiche per cc. erano 
3 nel siero di sangue, 7 nelle urine, 7 nel suc¬ 
co duodenale e 8,5 nelle feci; in altri 3 i valori 
erano di 4,5-4,7 U. D. nel siero di sangue, di 
5 nelle urine, 5 nel succo duodenale, 10,5 nel¬ 
le feci; in un altro ancora i valori erano mag¬ 
giormente ridotti sia nel sangue (2-7 U. D.) 
che nelle urine (4,5 U. D.), nel succo duode¬ 
nale (2,3 U. D.) e nelle feci (5 U. D. per cc. di 

estratto di feci). 

La diuresi giornaliera di ogni diabetico osai- 
lava tra i 2850-3000 cc. nelle 24 ore; la gli- 
cernia si mantenne compresa tra un minimo 
di 2 %o ed un massimo di 4,05 %o e la glico¬ 
suria tra un minimo di 50 % ed un massimo 

di 80 %. 

Dai risultati surriferiti appare evidente come 
i valori della diastasi, in tutti i diabetici presi 
in esame sono diminuiti sia nel sangue che ne¬ 
gli escreti; questa diminuzione è molto spicca- 


[Anno X\\I\, Num. 4] 


SI-ZIONE PRATICA 


135 


la in lutti, ma variabile da un individuo 
all’altro senza però un rapporto diretto e si¬ 
curo fra la diminuzione del tasso amilasico 
dei vari mezzi e la gravità della lesione pan¬ 
creatica. 

Questo fatto risulta da ciò che ho potuto os¬ 
servare studiando le condizioni generali degli 
infermi e il tasso glicemico e glicosuria) di 
ciascuno di essi; infatti l’ammalato in cui i 
valori del contenuto diastasico del siero di san¬ 
gue specialmente, e degli altri liquidi erano 
mollo ridotti, si trovava in condizioni migliori 
degli altri in quanto il tasso glicemico era di 
2,05 %o, la glicosuria di 55 % e la diuresi quo¬ 
tidiana di 2800 cc.; al contrario in un amma¬ 
lalo con gangrena di un dito del piede sini¬ 
stro, un tasso glicemico di 4,05 % 0 e glicosu¬ 
ria tra 75-80 % e in una donna con una fo¬ 
runcolosi diffusa a tutto il corpo, con glice- 
miai di 3,95 %o-4 %o e glicosuria tra 75-80 % 
i valori erano bassi rispetto al normale, ma 
non tanto, quanto in quello ammalato in cui 
i valori della glicemia e glicosuria erano più 
modesti e le condizioni generali piuttosto 
buone. 

Sottoposti i diabetici a trattamento insuli- 
nico per la durala di un mese e ripetendo le 
prove, ad intervalli di 8-10 giorni, ho osserva¬ 
to un notevole rialzo dei valori dellamilasi 
fino quasi ai limiti normali sia nel siero che 
nelle urine e nel succo duodenale; nelle feci 
l’aumento del fermento è stato sensibilmente 
inferiore. 


Lipasi. — Gli studi più completi sulla lipasi 
del siero di sangue furono fatti da autori te¬ 
deschi, specialmente dalla scuola di Roma 
(Radi, Blocb, Reinicke, Paulovic, ecc.) ma per 
la prima volta il fermento fu individuato da 
Henriot. 

In seguito Achard e Clerc lo ricercarono in 
diverse malattie (tubercolosi, sifilide, diabete, 
affezioni acute, ecc.) oltre che negli individui 
normali e rilevarono che il potere lipolitico del 
siero di sangue, ha un comportamento spic¬ 
catamente individuale. 


Nei due casi di diabete mollo grave, da lo¬ 
ro studiati, riscontrarono un potere lipolitico 
basso e misero questo risultato in rapporto con 
la gravità dell’affezione; nei diabetici non gra¬ 
vi invece, trovarono che la siero lipasi è spesso 
aumentata. 


In condizioni normali la lipasi del siero non 
mostra alcuna resistenza di fronte a sostanze 
tossiche, come per es. l’atoxil; nelle malattie 
pancreatiche invece è stata dimostrata, per ope¬ 


ra della scuola di Rona, la presenza di una sie¬ 
ro lipasi atoxil-resistente. 

Nei miei 8 diabetici, servendomi del metodo 
stalagmometrico, ho avuto solamente in tre ri¬ 
sultato positivo. 

Sul comportamento della lipasi intestinale 
pochissimo si conosce; pare che essa non ab¬ 
bia importanza grandissima, data la sua la¬ 
bilità e la difficoltà di discriminare la lipoli- 
si batterica. 

Io ho utilizzati per la ricerca della lipasi 
nel siero di sangue, nelle urine, succo duode¬ 
nale, feci dei diabetici, quelli stessi infermi 
di cui ho studiato il comportamento amilo- 
litico; i valori ottenuti li ho paragonati a quel¬ 
li degli individui normali (in numero di 10), 
Mi sono valsa, come ho detto, del metodo di 
Bolidi, che consiste nel mettere insieme li¬ 
quido enzimatico (1 cc.) e olio di uliva (5 cc.), 
lasciare la miscela in termostato per 1 ora alla 
temperatura di 37° c dopo, previa aggiunta di 
30 ce. di alcool assoluto e adoperando come 
indicatore, fenoftaleina al 2 %, dosare con 
soda N/10 la quantità di acidi grassi, ottenuti 
dalla scissione dei grassi neutri, per opera 
della lipasi. 

Ilo tenuto conto della quantità di soda im¬ 
piegata per neutralizzare gli acidi grassi, per 
risalire quindi alla quantità di fermento con¬ 
tenuto in ciascun liquido enzimatico. Negli 
individui di confronto i valori della quantità 
di soda necessaria per la neutralizzazione degli 
acidi grassi corrispondono a 8-9 cc. di siero di 
sangue, a 11-12 cc. per le urine, a 12,5-13 cc. 
per il succo duodenale e per le feci a 13-13,5 cc. 

Nei diabetici la concentrazione lipasica di 
ogni liquido in esame era notevolmente dimi¬ 
nuita e tale diminuzione era più spiccata nel 
siero di sangue. 

Infatti la quantità di acidi grassi nel siero 
di sangue degli 8 diabetici, presi in istudio, 
veniva neutralizzata da 5-6 cc. di soda, men¬ 
tre in condizioni normali, secondo i miei 
risultati, ne occorrevano 8-9 cc.; per le u- 
l'ine la diminuzione del fermento non era 
così forte come per il sangue, in quan¬ 
to venivano impiegati 9,5-10,5 oc. di so¬ 
da, mentre normalmente se ne impiegavano 
11-12 cc.; per il succo duodenale erano neces¬ 
sari 9,8-10,5 cc. di soda e per le feci 11-12 cc. 
Sottoposti, quindi i diabetici in esame alla cu¬ 
ra insulinica per la stessa durata che per la 
diastasi, i valori si mantennero immutati, pur 
essendo ripetute le prove parecchie volte. 

Il Cassano ha riscontrato, invece, nei dia¬ 
betici trattati con insulina, un aumento degli 






136 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


acidi grassi, ciò che ha messo in rapporto con 

la regolazione dell’attività secretoria del pan¬ 
creas per opera deH’insulina e con 1 inibizione 
del consumo dei grassi per la maggiore uti¬ 
lizzazione degli idrati di C. 


Tripsina. — Oltre che della lipasi e della ] 
diastasi mi sono occupata anche del fermento 
striptico; ho adoperato sempre lo stesso cam¬ 
pione di urina, sangue, succo duodenale che 
usavo per la determinazione degli altri fermen¬ 
ti; per le feci mi servivo di feci liquide (da 
purgante) accuratamente mescolate. Il me¬ 
todo che è quello di Gaultier si basa sul dosag¬ 
gio dei polipeptidi col metodo acidometnco 
e degli aminoacidi col metodo di Sorensen. 

Dalla quantità di soda N/10 impiegata per ot¬ 
tenere la quantità di polipeptidi e aminoacidi 
risalivo al contenuto tripsinico di ogni liqui¬ 
do enzimatico. Negli individui normali la 
quantità di soda impiegata per gli aminoacidi 
corrispondeva a cc. 1,4-1,8 per cc., sia di siero 
di sangue che di urina e di succo duodenale; 
per le feci occorrevano da 3-5 cc. di soda per 
cc. di liquido; per il dosaggio dei polipeptidi 
veniva pure utilizzata soda N/10 nella quantità 
di 1 icc. per cc., di siero di sangue, urine e 
succo duodenale; per un cc. di feci occorrevano 

da 3,4-5 cc. di soda. 

Per quanto riguarda i diabetici, i risultati 
non si sono allontanati dal normale; la quan¬ 
tità di soda occorsa per il dosaggio degli ami- 
noacidi e dei polipeptidi è stata pressoché 
uguale a quella degli individui di controllo 
infatti per i polipeptidi si sono impiegati 3-4 
cc. per cc. di feci; 0,8-1,2 cc. di soda per cc. 
degli altri liquidi enzimatici; per gli aminoa¬ 
cidi ho adoperato 1,4-1,6 cc. di soda per cc. 
di sangue, urina, succo duodenale; per cc. di 

feci 3-4 cc. di soda. 

Da quanto ho esposto risulta che sono molto 
piccole le variazioni della quantità di soda 
N/10 impiegata per il dosaggio dei pohpepti- 
di ed aminoacidi nei diabetici in rapporto agli 
individui normali e non tali quindi da potere 
essere presi in considerazione come indici si¬ 
curi di minorazione funzionale. 

Messo a confronto con la sicura e costante 
diminuizione del potere amilasico e lipasico 
questo risultato induce a ritenere che la produ¬ 
zione dei vari fermenti pancreatici è funzionai- 

mente indipendente. 

Il trattamento insulinico nei diabetici non 
ha affatto modificati i valori triplici nei diversi 

liquidi organici. 


CONCLUSIONI. 

Lo studio dei fermenti amiolitico, lipasico, 
proteolitico nei diabetici offre le seguenti par¬ 
ticolarità. . 

L’ami tasi contenuta nel siero di sangue dei 

diabetici, da me studiati, è molto diminuita in 
rapporto al normale e così anche quella con¬ 
tenuta nelle urine e nel succo duodenale e nel¬ 
le feci, benché in questi ultimi mezzi organici 
la diminuzione non sia così spiccata come nel 

siero di sangue. 

La scarsa quantità di amilasi non sta pelò 
in rapporto diretto con il grado di lesione pan¬ 
creatica, tanto è vero che in un individuo in 
buone condizioni generali, con iperglicemna e 
glicosuria modeste, la quantità diastasica del 
siero di sangue specialmente, era notevolmen¬ 
te diminuita, mentre in altri in condizioni 
graivi la diminuzione era meno spiccata. 

La lipasi nei diversi liquidi enzimatici dei 
diabetici si riscontra anch’essa diminuita, co¬ 
me risulta dalle cifre trascritte. 

La tripsina nei diabetici non ha dato mo¬ 
dificazioni apprezzabili sicché si può conside¬ 
rare pressoché uguale al normale. 

Il trattamento insulinico nei diabetici ha 
rialzato notevolmente i valori della diastasi, di¬ 
scretamente quelli della lipasi, lasciando im¬ 
modificati quelli della tripsina. 


RIASSUNTO. 

In 8 diabetici, da me presi in esame, la 
diastasi e la lipasi sono state in diminuzione, 
mentre la tripsina ha avuto pressoché valori 
normali. Il trattamento insulinico ha rialzato 
sensibilmente i valori diastasici e lipasici. 

W* Interessantissima pubblicazione: 

Prof. LUIGI ZOJA 

Direttore della R. Clinica Medica dell’Univ. di Milano 

IL DIABETE 

Indice-Sommario . - Premesse. - L Gucosuria nobmo- 

GLICEMICA E IPERGLICEMICA. - H. SOGLIA RENALE PLK 
GLUCOSIO — III. IE GLUCOSIO NEL SANGUE. — IV ’ 

nmt r i \ DISOSSI DATIVA — V. CURVA GLICEMICA. — VI. Rl- 
NURIA DISOSSIDAI IVA. anrOGENO NEL DIABETE- 

C n' MB '",r. 0GL0B vm È»PP 0 RÌI F«A Sezione esterna e 

OHETONURIA. VH1. -KA jy TNSIILINORESI- 

SECREZIONE INTERNA DEL PANCREAS. -, 1 MELLITO — 

STENZA. - X. LE DIVERSE FORME DI «‘BETE 

1 n7l «abete. - XIV. Cj* 

XV^CERV I AORARU E DEL 0 OLECOS,0 R NEL 

NEL^E E COMPUCAZION!^EL DIABETE. - XVIL CURA CHIRUR¬ 
GICA DEL DIABETE. - XVIII. QUALCHE ALTRA CURA PER IL 
diabete — Proposizioni riassuntive. 

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Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI. Ufficio Postale Suc^ 
cursale diciotto f ROMA. 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


137 


NOTE PREVENTIVE 

Clinica Medica Generale della R. Università di Pavia. 

Direttore: Prof. A. Ferrata. 


Influenza del nucleo pirrolico nella forma¬ 
zione della emoglobina. 


(Nota preventiva). 

Dott. Luigi Villa, aiuto e docente 
di Clinica Medica. 


In base a considerazione delle relazioni di 
costituzione chimica esistenti fra emoglobina 
e clorofilla, contenenti entrambe un elemento 
metallico, rispettivamente ferro e magnesio, ed 
aventi iin comune un nucleo polipirrolico, già 
nel 1914 B. Oddo esprimeva il concetto che, 
se dall’analogia chimica si vuole estendere la 
indagine sulla funzione dei due pigmenti e 
sulla influenza dei due elementi metallici nei 
riguardi della formazione di essi, non si può 
non tener conto anche del nucleo pirrolico. 
Le esperienze di Pollacci e Oddo nel campo 
del pigmento vegetale hanno avvalorato que¬ 
sto concetto. Infatti, lasciando germinare se¬ 
mi di diverse specie in liquidi nutritizi privi 
assolutamente di ferro e contenenti, oltre i 
consueti elementi inorganici, quantità deter¬ 
minate di pirrolcarboroato di magnesio, creb¬ 
bero piantine con tutte le foglie colorate nor¬ 
malmente in verde. Invece nelle identiche con¬ 
dizioni di esperienza, ma con soluzioni nutri¬ 
tizie esenti da ferro e da pirrolcarbonato di 
magnesio, crebbero piantine con foglie spic¬ 
catamente clorotiche. 

Questi risultati portano gli AA. alla conclu¬ 
sione che la presenza del ferro, contrariamente 
a quanto è stato in precedenza ammesso, non è 
indispensabile per la sintesi della clorofilla, 
qualora nei liquidi nutritivi sia invece presen¬ 
te un prodotto pirrolico assimilabile; in tal 
caso poi il ferro deve agire da catalizzatore nel¬ 
la formazione del nucleo polipirrolico. 

In base a queste premesse è apparso oppor¬ 
tuno al Prof. B. Oddo ed a me di istituire ri¬ 
cerche cliniche con composti pirrolici in com¬ 
binazione od associazione col ferro, in modo 
da arguirne l’influenza nei riguardi anche del¬ 
la sintesi emoglobinica e della ernia to poi e si. 
Dopo vari tentativi con composti pirrolici di¬ 
versi, è stata data la preferenza al metil-a-che- 
topirrolo, che veniva sciolto in un soluto acquo¬ 
so a determinato contenuto di ferro, in guisa 
che in 2 ce. fossero contenuti gr. 0.05 di 
composto ferropirrolico. Il composto infialet¬ 
tato e sterilizzato veniva iniettato nei musco¬ 
li nella misura di una fiala al giorno. Il pre¬ 
parato non presenta alcuna tossicità, in raris¬ 


simi casi può inizialmente provocare un mo¬ 
dico e fugace rialzo subfebbrile, o dare una 
lieve molestia al punto di iniezione. 

Nelle prime ricerche, alle quali qui mi ri¬ 
ferisco, sono stati sottoposti al trattamento in 
complesso 25 soggetti anemici e precisamente: 
quattro casi di anemia perniciosa, un caso di 
anemia a carattere ipocromico con achilia 
gastrica, un caso di anemia aplastica, un caso 
di anemia secondaria a cancro dello stoma¬ 
co, un caso di anemia nel corso di tuberco¬ 
losi polmonare, un caso di anemia nel corso di 
sepsi ed uno nel corso di endocardite reuma' 
tismale recidivante, un caso di anemia secon¬ 
daria a metrorragie, quattordici casi di ane¬ 
mia da infestione di anchilostoma duodenale. 

I risultati sono stati assai differenti da caso 
a caso, tuttavia la deduzione di indole più ge¬ 
nerale è che senza alcun dubbio la ematopo- 
iesi riceve dal trattamento ferropirrolico una 
evidente stimolazione. Dei 25 casi hanno rea¬ 
gito negativamente o quasi soltanto un caso 
di anemia aplastica, uno di anemia da anchi- 
lostomiai a carattere aplastico, due di anemia 
perniciosa. Gli altri tutti, e fra essi altri due 
casi di anemia perniciosa, hanno dimostrato 
una più o meno evidente reazione emopoie¬ 
tica. Questa è costituita sopratutto da un au¬ 
mento giornaliero della emoglobina, che può 
variare da una media di mezzo grado al giorno 
ad una media di due gradi al giorno nei casi 
più fortunati, sicché in capo a 20-30 giorni 
il tasso di emoglobina si trova aumentato in 
misura variabile dal 30-40 % al doppio e an¬ 
che oltre del valore iniziale. In alcuni casi 
riaumento della emoglobina è stato già nei 
primi 10-15 giorni superiore al 50 % del valore 
iniziale. L’aumento dei globuli rossi è per so¬ 
lito meno evidente di quello della emoglo¬ 
bina; esso avviene però in relazione a questo 
ed in guisa tale da risultarne nella grande mag¬ 
gioranza dei casi un progressivo avvicinamen¬ 
to del valore globulare all’unità. Sulla attivi¬ 
la rigenerativa del midollo osseo in quanto si 
riferisce al comportamento dei leucociti, non 
risulta invece da queste prime ricerche alcun 
elemento di rilievo: nessuna influenza a ca¬ 
ra ttere sistematico ha esplicato il ferropirrolo 
sul numero nè sulla composizione qualitativa 
dei globuli bianchi. 

Altri particolari aspetti della attività emo¬ 
poietica dovranno essere presi in considera¬ 
zione per un giudizio interpretativo della atti¬ 
vità del composto ferropirrolico sperimentato, 
ma è scopo preminente di questa breve nota 
preventiva segnalare che l’attività emoglobi- 
no-rigenerativa risulta essere, dal complesso 







138 


<( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIXj'Num. 4] 


di questi primi risultati, il fenomeno essenzial¬ 
mente svolgentesi con ritmo particolarmente 
attivo nel malato anemico per effetto del trat¬ 
tamento ferropirrolico, che acquista pertanto 
valore vero e proprio di trattamento curativo. 
In (seguito ad ulteriore esperienza potrà farsi 
anche utilmente un raffronto tra gli effetti di 
questo trattamento e quelli di altri trattamenti 
terapeutici proposti in questi ultimi tempi, 
dei quali alcuni hanno un netto carattere di 
apporto pinoli co. Ed anche i concetti teorici, 
dai quali questi primi saggi hanno tratto ori¬ 
gine, riguardanti la importanza del nucleo pii- 
rolico nella sintesi del pigmento ematico, co¬ 
me in quella del pigmento vegetale, potran¬ 
no trovare un terreno favorevole. 

RIASSUNTO. 

In conseguenza delle nozioni esistenti sulla 
costituzione chimica della emoglobina e della 
clorofilla, per analogia anche ai risultati ot¬ 
tenuti con preparati magnesio-pirrolici nella 
sintesi del pigmento vegetale, sono state latte 
ricerche cliniche di orientamento sugli effet¬ 
ti della somministrazione parenterale di un 
preparato ferropirrolico in stati anemici di va¬ 
ria natura. Nella maggior parte dei casi l’ef¬ 
fetto è molto evidente, la ricostituzione del 
patrimonio pigmentario del sangue avviene con 
rapidità e intensità notevoli. Questo risultato 
può avere insieme ad un significato teorico 
anche un valore pratico non indifferente. 


W* Interessante monografia : 

Prof. CESARE FRUCONI 

Direttore della R. Clinica Medica dell’Univ. di R-oma 

con la collaborazione 

dei Proff. C. Melli, E. Peserico, A. Luisada 

L’edema polmonare acuto 

Affinchè i nostri abbonati possano farsi, un criterio dell’im¬ 
portanza di questa pubblicazione, ne riportiamo qui di se¬ 
guito il Sommario : 

Cap I Spunti di anatomia e fisiologia del polmone, 
pagg. 1 a 12. — Cap. II. Definizione e limiti, pagg. 12 
a 16. - Cap. III. Storia dell’edema polmonare acuto, 
pagg. 16 a 18. — Cap. IV. Anatomia patologica, 
pagg. 18 a 27. — Cap. V. Eziologia dell’edema polmo¬ 
nare acuto, pagg. 27 a 49. — Cap. VI. Sintomatologia, 
pagg. 49 a 61. — Cap. VII. Varietà cliniche e decorso, 
pagg. 62 a 70. - Cap. Vili. Complicazioni e prognosi 
dell’accesso di edema polmonare acuto, pag. 71. — 
Cap IX Diagnosi diretta e diagnosi differenziale, pagg. 
71 a 77 — Cap. X. Oli edemi polmonari acuti sperimen¬ 
tali, pagg. 77 a 79. - Cap. XI. Fattori chimici e fisico- 
chimici dell’edema polmonare acuto, pagg. 80 a 129- 
— Cap. XII. Fattori emodinamici e umorali dell edema 
polmonare acuto, pagg. 130 a 163. — Cap. XIII. I fat¬ 
tori nervosi dell’edema polmonare acuto, pagg. io 4 » 
a 212. — Cap. XIV. Patogenesi dell’edema polmonare 
acuto, pagg. 213 a 220. — Cap. XV. Terapia dell’edema 
polmonare acuto, pagg. 220 a 231. 

Volume in-8°, di pagg. IV-232 nitidamente stampato, 
con figure nel testo e una tavola fuori teeto. Prezzo 
L. 2 4 , più le spese postali di spedizione. Per ì nostra 
abbonati eole L. 20,60 in porto franco. 


Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI. Ufficio Po¬ 
etale Succursale diciotto, ROMA. 


APPARECCHI E STRUMENTI NUOVI 

Ospedale del Littorio - Padiglione Morgagni - Roma. 

Per una priorità. 

Epatico-coledocoscopia infraoperatoria. 

Prof. doli. Cesare Antonucci, 1. d., 

primario chirurgo. 

Ne La Presse Méd. (26 die. 1931) è ap¬ 
parso un articolo di E. C. Craciun e V. Stco- 
poe, intitolato la « Cholédoco-hépaticoscopio ». 

In esso, gli Autori, dopo aver esposto tre ca¬ 
si nei quali all’operazione si erano trovati de¬ 
gli ostacoli insormontabili ad una esalta dia¬ 
gnosi e quindi a una corretta cura delle le¬ 
sioni delle ^e biliari, riferiscono di aver co¬ 
struito un Coledoco-epaticoscopio, cioè uno 
strumento endoscopico per Tesarne interno 
delle vie biliari, durante l’intervento chirur- 
gico. 

Essi dicono: «Fin da ora ci sembra dun¬ 
que possibile determinare con questo mezzo 
la sede, la estensione e i caratteri biologici 
(biopsia) di una lesione altrimenti irraggiun¬ 
gibile delle tuniche interne e localizzata a li¬ 
vello di questi canali e dei rami principali del 
canale epatico. 

« Questa esplorazione sarà completala, se¬ 
condo il caso, da una dilatazione, da una cau¬ 
terizzazione, dall’impianto di aghi radi feri o 
dalla messa in posto di un tubo profetico... ». 

Il loro endoscopio, secondo le scarse indi¬ 
cazioni fornite, è ispirato dall urclroscopio. 

Ad un certo punto è detto: « Il coledocosco- 
p/'o, armato del suo mandrino , è introdotto a 
1-2 icin. attraverso una piccola incisione eo- 
ledocale. Ritirato il mandrino e accesa la pic¬ 
cola lampadina, si procede all’esame diretto 
della mucosa, introducendo progressivamente 
il tubo. Aspirazione della bile per mezzo di 
un dispositivo analogo a quello impiegato in 
uretroscopia per Ispirazione dell’urina ». 

Concludono poi : « La coledoco-epaticosco- 

pia sembra suscettibile di raggiungere una 
grande importanza pratica sotto il doppio pun¬ 
to di vista della diagnosi e della cura delle 

affezioni biliari iuxta e para-epatiche ». 

Hanno esaminato le vie biliari soltanto nel 

cadavere. 

Un’altra loro comunicazione sull argomento 

è datata: « 25 giugno 1931, Riunione romena 
di Biologia; e C. R. Soc. de Biol., Paris, 

t. CVII, 1931 ». 

Questa comunicazione non era a mia cono¬ 
scenza, prima di ora. . 

Ogni chirurgo, che abbia pratica estesa ai 

interventi sull’epato-coledoco, sa la difficoltà 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


139 


di urna esplorazione completa e soddisfacente 
di questi due tratti della via biliare princi¬ 
pale. 

Relativamente di frequente s’incontrano casi 
nei quali i soliti mezzi consigliati non la¬ 
sciano il chirurgo tranquillo e convinto di aver 
liberato le vie biliari in maniera completa 
dai calcoli in esse contenuti. 

In un mio caso ho avuto delle enormi dif¬ 
ficoltà a vuotare un epatico dilatato di una 
grande quantità di piccoli calcoli conglome¬ 
rati per mezzo di una abbondante sabbia bi¬ 
liare, benché il canale, assai ampio, consen¬ 
tisse un controllo col mignolo fino all’ilo, e 
malgrado lunghe manovre di estrazione: nè, 
alla fine, ebbi la certezza di essere riuscito ad 
asportare tutte le concrezioni biliari. 

In un altro caso, l’esplorazione con l’ago, 
dandomi una sensazione come di calcoli, mi 
si dimostrò fallace, poiché l’apertura del co¬ 
ledoco mi fece vedere un tumore stenosante 
al disopra del quale era un deposito di pic¬ 
cole concrezioni. 

Nel 1926, cioè cinque tanni prima degli AA. 
romeni, pensai che si potesse ovviare a que¬ 
ste difficoltà diagnostiche con l’esplorazione 
diretta di tutto il canale epato-coledoco me¬ 
diante un adatto endoscopio. 

La Casa Wolf — intermediario il suo rap¬ 
presentante in Italia, — accettò di costruire 
su mie indicazioni questo endoscopio. 

Dopo circa 2 anni di tentativi, resi difficili 
dalla costruzione del sistema ottico, mi fu 
consegnato l’Epatico-coledocoscopio, di cui 
presento la fotografia. 

Esso è certamente di forma diversa e ba¬ 
sato su un principio diverso da quello degli 
AA. romeni; e solo per questo mi sono deciso 
a renderlo di pubblica ragione. 

11 brevetto di questo strumento è stato pre¬ 
so dalla ditta costruttrice in Germania nel 1928. 

I requisiti, che io richiesi ai tecnici, erano 
i seguenti : 

1) lo strumento deve permettere una visio¬ 
ne comoda, icioè: 

a) essere di tale lunghezza da non obbli¬ 
gare l’operatore ad avvicinarsi troppo col viso 
alla ferita operatoria; 

b) avere tale angolazione nel suo estremo 
distale (in ciò è una delle differenze dall’en- 
doscopio di Craciun c Steopoe, che, secondo 
le loro indicazioni, sembra essere rettilineo ) da 
permettere la sua introduzione facile e la sua 
progressione nel canale epatico o nel coledoco 
agevole, senza che questi siano stirati o an¬ 
golati, e, d’altro canto, senza che il padiglione 
dell’istrumento debba essere abbassato; 


2) deve permettere o l’insufflazione di aria 
o, in modelli più perfezionali, i| lavaggio con¬ 
finilo della via biliare; 

3) deve consentire rinlroduzione di adatti 
strumenti a scopo biopsico od operatorio. (A 
questo ultimo particolare fu rinunciato in 
quello che è il nostro primo modello, per non 
'complicarne troppo la costruzione. Si mirò 
quindi sopratutto allo scopo diagnostico). 



Non è questo il luogo di descrivere minu¬ 
tamente il nostro epatico-coledo'coscopio. 

La fotografia ne dà una idea sufficiente e 
ne dimostra la forma e qualcuno dei parti¬ 
colari. 

Questo istrumenlo, che fino ad ora era no¬ 
lo solo ai miei più diretti assistenti, è stato 
da me adoperato soltanto nel cadavere. 

11 sistema ottico mi si è dimostrato ottimo. 

Un difetto è nella situazione della lampa¬ 
dina. 

Essa si riscalda, e, ise tocca la parete del 







140 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 4; 


canale biliare, la ustiona. Questo difetto è da 
correggere. 

La tecnica della endoscopia è molto sem¬ 
plice. 

Si apre il coledoco poco al disopra del duo¬ 
deno, dopo aver paissato due anse di filo de¬ 
stinate a tenere fissi ed aperti i bordi della 
incisione. 

Si aspira la bile con un aspiratore elettrico, 
introducendo la cannula dell’aspiratore stesso 
fino nelle vie biliari. Se la cistifellea non si 
vuota subito in maniera completa e, da essa, 


endoscopica. Ebbi il dubbio che il vantaggio 
praticamente non fosse sufficiente a giusti¬ 
ficare la relativa complessità delle manovre e 

il conseguente pericolo. 

In più si aggiungeva! la convinzione che lo 

strumento non era ancora perfetto. 

Sopratutto la posizione della lampadina non 

mi soddisfaceva 

Come si vede, tutti gli argomenti critici, 
che si possono opporre a una endoscopia in- 
fraoperatoria delle vie biliari estraepaticlie, 
mi erano presenti a tal punto da inibirmi 


continua un flusso biliare, si può comprimere 
il cistico con l’estremo di una valva o con un 
Klemmer. 

Introdotto l'endoscopio nella direzione in 
cui si desidera esplorare, si restringe su di 
esso l’apertura coledocale o con una adatta 
pinza o annodando temporaneamente i fili 
già posti. Si insuffla un po’ d’ia.ria per l’ap¬ 
posito condotto e si accende la lampadina. 

Se l’esplorazione va fatta anche nel senso 
contrario, si estrae e s’introduce di muovo Li- 
strumento, procedendo come sopra. 

Ora, si potrebbe domandarmi per quali ra¬ 
gioni io non abbia reso di pubblica conoscen¬ 
za questo strumento endoscopico. 

In primo luogo, urna più vasta esperienza 1 di 
chirurgia delle vie biliari mi ha convinto che 
il numero dei casi nei quali l’uso dell'endo¬ 
scopio potrebbe sembrare quasi indispensabi¬ 
le, è relativamente molto esiguo. Per lo più 
i mezzi abituali di esplorazione delle vie bi¬ 
liari mi sono stati sufficienti. In altri casi di 
grande complessità, esso sarebbe stato invece 

inutilizzabile. 

Certo è però che la relativa rarità dei casi 
in cui una visione diretta dell’interno delle 
vie biliari sarebbe sommamente desiderabile, 
non ci autorizza a rifiutare un muovo mezzo 

che potrebbe esserci utile. 

Per la verità debbo dire ancora che la stes¬ 
sa casa costruttrice mi faceva presente la pro¬ 
babilità di una scarsa applicazione e quindi 
diffusione dell'endoscopio, citandomi ad esem¬ 
pio uno strumento gastroscopico, fatto costrui¬ 
re dal dott. Beck (Zenlralblatt /. Chir ., 1924) 
per gastroscopia infraoperatoria attraverso urna 
piccola apertura praticata nella parete ante¬ 
riore dello stomaco. 

Questo istrumento era costato al costruttore 
grandi fatiche e poi non aveva avuto alcun 
impiego pratico. 

Mi impressionava d’altra parte la difficoltà 
e la pericolosità di troppe manovre sulle vie 
biliari del vivente; dato tsopratutto il fatto 
della setticità di dette vie nei casi che più 
avrebbero potuto tentare ad una esplorazione 


completamente. 

Per queste ragioni, lo strumento è stato da 
me tenuto inoperoso e ignoto, meno che a po¬ 
chi, nel mio armamentario. 

Lia pubblicazione degli AA. romeni mi ha 
dimostrato che la necessità, da me sentita, 
è stala avvertita anche da altri e che è stato 
tentato risolverla con lo stesso mezzo. 

Allora ho creduto bene render noto il mio 
precedente tentativo, tsopratutto perchè il mio 
endoscopio è di tipo, forma e costruzione di¬ 
versissimi dal loro. 

Roma, 3-1-1931-X. 

RIASSUNTO. 

L’A., dopo aver riferito su un endoscopio 
per vie biliari reso noto da due autori romeni, 
presenta un suo Epatico-coledocoscopio, per en¬ 
doscopia infraoperatoria delle vie biliari estra¬ 
epatiche, costruito fin dal 1928. 

CUORE E CIRCOLAZIONE 

Periodico mensile diretto dal prof. CESARE FRUGONI 

Capo Redattori : 

Prof. C. PEZZI, Milano - Prof. G. MELDOLESI, Roma 

Il Numero 1 (Gennaio 1932) contiene: 

Lavori originali: S. BIONDO: Il trattamento della fi¬ 
brosi e della insufficienza del miocardio per mezzo 
della diatermia. — U. RABBIOSI : L’anali6i dei gas 
del sangue nelle cardiopatie congenite. 

Rivista sintetica- fi. NANNINI: La pressione venosa 
periferica in clinica medica. 

Rassegne, Riviste e Congressi: Fisiopatologia: I. HAR¬ 
RIS e J. LIPPIN : La gettata cardiaca e 1 utilizza¬ 
zione dell’ossigeno in alcuni tipi di malattie di cuore. 
- Clinica: P. VE.IL : Sull’influenza della puntura 
lombare sul ritmo cardiaco. — A. MAILLAUU KAM- 
SÀY : Analogia fra strapazzo oculare e dolore car¬ 
diaco. — G. MARCHAL: Le complicazioni cardiache 
dell’influenza. - LANGERON : Su certe insufficienze 
cardiache di natura indeterminata. — L. 
L’insufficienza cardiaca incipiente. — Terapia : m. 
HOCHREIN : Il trattamento della tachicardia paros¬ 
sistica. — F. MERCIER e L.-J. MERCIER : 11 7 al ®™L 
nato di sparteina nelle algie cardiache e cardiovMOO- 
lari. — NOBÉCOURT: La terapia dell insufficienza 
cardiaca nelle cardiopatie mitraliche dell infanzia. 

Notizie bibliografiche: T. PADILLA e Oc- 

elusimi coronaria brusca y lenta. — HAKKiJN U1 un 
SAINSBURY : The cardiac cycle. 

Abbonamento annuo: Italia L. 40 « Estero L. 60. 
Per gli associati al « Policlinico » : Italia L. 3 6 . 
Estero L. 5 0 . Un numero separato L. 6 . 

Inviare Vaglia all’Editore LUIGI POZZI. Ufficio Po- 
stale Succursale diciotto, ROMA. 




[Anno XXXIX, Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


141 


SUNTI E RASSEGNE. 

APPARATO RESPIRATORIO. 

Le iniezioni di lipiodol per la radiodia- 
gnosi delle affezioni delle vie respirato¬ 
rie. 

Tecnica ed indicazioni (Paul Cottenot). — 
Il metodo del Sicard e iForestier che utilizza 
il lipiodol per rendere opache le cavità del¬ 
l’organismo, ha trovato nell’apparato respira¬ 
torio le più interessanti applicazioni. 

Il lipiodol non è tossico nè irritante per le 
mucose: è un olio contenente per cc. gr. 
0,54 di iodo cioè il 40%. Lo iodo in tali 
condizioni ha un peso atomico di 127, cifra 
molto elevata che offre alla sostanza la pro¬ 
prietà di essere impenetrabile ai raggi X. £ 
innocuo perchè lo iodo è fissato e non viene 
messo in stato di libertà. Non è una sospen 
sione nè una soluzione di iodo ma una com¬ 
binazione con gliceridi degli acidi grassi non 
saturi. Il 1. può essere iniettato nella trachea 
sia per via transglottidea, sia per via sott i 
glottidea. È stata consigliata la via sopra- 
glottidea: consiste nello spingere l’iniezione 
per mezzo di una cannula curva, strisciala 
contro la base della lingua, dietro l’epiglot¬ 
tide. Sembrerebbe facile, ma se per un caso 
felice l’olio iodato non è caduto tutto nell’e¬ 
sofago, avviene che un colpo di tosse basta 
per espellerlo dalla trachea. 

La via intrabromchiale è stata in rari casi 
messa in uso: si inietta attraverso un bron- 
coscopio. 

(Forestier e Leroux impiegano La via tran¬ 
sglottidea spingendo il liquido direttamente 
in trachea passando fra le corde vocali. Per 
la sua realizzazione corretta occorrono due 
condizioni indispensabili : .sapere esaminare 
un laringe con lo specchio laringeo, realiz¬ 
zare una buona .anestesia di tutta la regione. 
Cottenot preferisce la via sottoglottidea intro¬ 
ducendo direttamente un ago in trachea per¬ 
forando la membrana crico-tiroidea. L’ago 
deve essere curvo, di un 12 decimi di milli¬ 
metro di diametro. È necessario, prima di 
introdurre il 1. anestetizzare la trachea. Il 1. 
deve essere intiepidito a bagno maria. La 
quantità non deve essere inferiore ai 30 cc. 

La maggior parte del 1. iniettato è espetto¬ 
rato nelle ore che seguono all’esame. T movi¬ 
menti del p. eccitano la tosse nel corso dei 
cui accessi il 1. è espulso. Una parte resta ne¬ 
gli alveoli polmonari e può restarvi per gior¬ 
ni e mesi. La rapidità dell’espulsione dipende 
dalla facilità o meno alla tosse del p. : varia 
seconda l’elasticità del polmone. D’altronde 
la tolleranza della mucosa verso l’iodo è gran¬ 
de: non determina fatti irritativi sulla mu¬ 
cosa alveolare; una parte può anche essere as¬ 
sorbita nei giorni seguenti. 


Come accidenti sono da segnalarsi : piccoli 
segni di iodismo (Sergent, Cottenot), lacri¬ 
mazione, gonfiore del viso, gonfiore doloroso 
delle ghiandole salivari. 

Eccezionalmente sono stati segnalati fatti 
più seri, senza gravità, come edema del larin¬ 
ge, eritema circinato (Risi, Hirschberg, 111, 
Raulot Lapointe). 

Più gravi sono gli accidenti segnalati in 
esplorazioni eseguite in tbc. polmonari: feno¬ 
meni congestivi, emottisi, ed anche casi di 
morte (Aumont, Senousse, Caussimon), don¬ 
de la controindicazione dell’uso del 1. nei tbc. 

Disegno dell’albero bronchiale normale: le 
differenti parti si disegnano più o meno netta¬ 
mente a seconda la più o meno completa re- 
plezione per parte del 1. Si vedono od ammas¬ 
si di piccole macchie conglomerate a contor¬ 
ni policiclici (lobuli polmonari opaca ti); i pic¬ 
coli bronchi sono completamente opachi se 
essi sono completamente riempiti di 1., ovve¬ 
ro si presentano come un tratto chiaro fra 
due bordi opachi se il 1. bagna semplicemente 
le loro pareti. Possono così disegnarsi an¬ 
che i contorni dei bronchi di medio e grosso 
calibro. Queste diverse immagini possono 
combinarsi in modi differenti. Si possono ve¬ 
dere anche dei bronchioli come spezzati : que¬ 
sto non deve offrire valore patologico perchè 
significa che il lipiodol si è arrestato (aspira¬ 
zione della gabbia toracica insufficiente ov¬ 
vero presenza di muco). 

Immagini patologiche; è molto differente 
nei vari casi ed in taluni è assai caratteristica. 
Od è mi blocco impermeabile che impedisce 
al 1. di entrare in tutto un territorio polmo¬ 
nare, ovvero l’albero bronchiale opacato è re¬ 
spinto contro l’ilo da una raccolta pleurica, 
ovvero il 1. scola in una cavità patologica svi¬ 
luppata a spese dei bronchi o del parenchima, 
c di essa cavità ci rivela l’esistenza, la sede, 
La forma, l’estensione. Affinchè una cavità 
patologica sia messa in evidenza è necessario 
che sotto l’influenza della gravità da una par¬ 
te e dell’aspirazione toracica dall’altra, l’olio 
iodato arrivi fino all’orifizio che fa comuni¬ 
care questa cavità con i bronchi. In secondo 
luogo è necessario che la cavità patologica 
comunichi con un bronco attraverso un largo 
orifizio: infine bisogna che la cavità sia vuota 
perchè se essa è piena di pus il 1. non può pe¬ 
netrarvi. 

Il lipiodol esplora le dilatazioni bronchiali. 
Si può dire (Francis Borhet) che data la fa¬ 
cilità con la quale il 1. vi penetra la diagnosi 
delle dilatazioni bronchiali è quella che più 
si è avvanLaggiata del nuovo metodo. In tesi 
generale si può dire che i progressi realizzati 
mercè l’opacazione dell’albero bronchiale nel¬ 
la dilatazione dei bronchi sono anzitutto pra¬ 
tici: nessuna acquisizione teorica importante 
ne è venuta. Senza il 1. la diagnosi radiologi¬ 
ca delle dilatazioni bronchiali è possibile, ma 





142 


(( IL POLICLINICO » 


Anno XXXIX, Num. 4] 


le immagini caratteristiche non sono frequen¬ 
ti: questo è vero specialmente per le dilata¬ 
zioni cilindriche della base la cui sintomato¬ 
logia radiologica è quasi inesistente (Cotte- 
not). Il 1. mostra l’allargamento di alcuni 
bronchi dilatati. I bronchi dilatati presentano 
un calibro quasi uniforme fino alla loro estre¬ 
mità invece di restringersi progressivamente. 

Il carattere è evidente se si confrontano tali 
immagini con quelle di vicini bronchi nor¬ 
mali, a meno che non si prenda per bronco 
dilatato un bronco molto lontano dalla la¬ 
stra radiografica e quindi con proiezione al¬ 
largata. Per evitare ciò basta prendere la ra¬ 
diografia ad una distanza sufficiente per ri¬ 
durre al minimo l’ingrandimento dovuto al 

cono d’ombra. 

Le dilatazioni ampollari eccezionalmente 
danno dei sintomi radiologici più netti: sono 
immagini vacuolari più o meno nette su un 
fondo un poco scuro, talora aggruppati. ad 
ammassi nelle vicinanze dell ilo, talora iso¬ 
late o disseminate. Ma queste immagini sono 
incostanti e di interpretazione delicata. All 
contrario il 1. dà immagini caratteristiche. 
quando il 1. riempie solamente l’estremità di 
un bronco dilatato, offre un’immagine a ni¬ 
do di piccione, con bordo inferiore convesso 
in basso ed un livello superiore orizzontale 
Queste immagini si vedono specialmente nel 
mezzo del campo polmonare, talora isolate, 
più spesso aggruppate o distribuite lungo il 
tragitto bronchiale. Bisogna guardarsi (Ser- 
gent e Cottenot) dalle false immagini a nido 
di piccione nelle vicinanze dell’ilo e dovute 
a ristagno del 1. nell’angolo di un grosso 
bronco. Quando i bronchi dilatati sono riem¬ 
piti fino ad una certa altezza, le dilatazioni 
possono presentarsi sotto l’aspetto di grappoli 
d’uva, o di dita di guanto più o meno irrego¬ 
lari specie alle basi, o di grossi grappoli di 
banane. Talora i bronchi dilatati ed avvilup¬ 
pati da tessuto scleroso, sono meno regolari 
e prendono l’aspetto di grappoli di glicine. 

Ma il 1. non solo ci ha facilitato la diagnosi 
di dilatazione bronchiale ma ci ha fatto con¬ 
vincere di altri fatti. Così Sergent ha potuto 
stabilire che la fetidità dell’espettorato era in 
relazione con 1’esistenza di dilatazioni ampol¬ 
lari irregolar : favorenti la ritenzione, Rist, 
Jacob ed altri dimostrarono la frequenza del¬ 
le false immagini di pleurite mediastimca. Il 
1. facendo comparire nelle classiche opacità 
triangolari paramediastiniche inferiori un fa¬ 
scio di cavità allungate a dito di guanto, ha 
mostrato che in simili immagini si nascon¬ 
devano il più spesso dei blocchi di sclerosi 

bronchiettasiea. 

Quelle ombre triangolari della base che nes¬ 
suno avrebbe esitato in altri tempi a riportare 
ad una pleurite mediastinica ci appaiono. 
sempre più come uno dei migliori segni m 
favore di un focolaio di bronchiettasie inglo¬ 


bate da un blocco fibroso: di qui la necessità 
di una revisione delle classiche descrizioni ra¬ 
diologiche dell’aspetto delle pleuriti media- 
stiniche. 

Un altro fatto, conseguenza dell’applica¬ 
zione del 1., è data nella possibilità di riusci¬ 
re a distinguere le broncorree purulente del¬ 
la dilatazione dei bronchi da quelle che risul¬ 
tano dall’apertura nei bronchi di una raccolta 
purulenta polmonare o pleurica. È un segno- 
differenziale il fatto che il 1. iniettato nel la¬ 
ringe non penetra nè negli ascessi del polmo¬ 
ne nè nelle pleuriti fistolizzate nei bronchi 
(Sergent e Cottenot): se il 1. riesce a penetrar¬ 
vi è perchè esiste una secondaria dilatazione 
bronchiale. Certo che questo metodo di dif¬ 
ferenziazione vale per i focolai isolati. 

In conclusione il profilo delle dilatazioni 
bronchiali opacate ha un valore semeiologico 
veramente patognomonico : solo le dilatazio¬ 
ni ampollari possono prestarsi a confusione 
con i piccoli ascessi peribronchiali. Ma un 
altro problema ci si presenta e la sua solu¬ 
zione avrebbe un grande interesse pratico : il 
problema delle immagini delle vescicole en¬ 
fisematose. Sfortunatamente ci manca la do¬ 
cumentazione con controllo anatomico e fin¬ 
ché questo non avremo ci sarà difficile dire 
se le vescicole enfisematose si lasciano opa- 
care o no, e se la loro ombra differisce o non 
da quella delle dilatazioni bronchiali. Al ri¬ 
guardo, finora possiamo col Sergent dire, che 
avremo torto se ad esse non pensassimo nel¬ 
l’interpretazione di certe radiografie. Infine 
la pratica col 1. ha mostrato che le parti chia¬ 
re o diafane osservate in alcune zone di opa¬ 
cità non corrispondono sempre alle zone di 
invasione del 1., ma al contrario sono le par¬ 
ti più oscure che si trovano rinforzate dalla 

iniezione opacante. 

Ma talora avviene che il 1. fallisce: questo 
è dovuto sia a difetto di tecnica, sia ad osta¬ 
coli situati nell’albero bronchiale, sia ad in¬ 
sufficiente aspirazione toracica. In caso di 
ostruzione bronchiale ci sarà di grande aiuto 
la broncoscopia sia per determinare la natura 
dell’ostacolo sia per tentare di rimuoverlo. 

Un altro problema nella interpretazione 
delle immagini bronchiali con il L ci è offer¬ 
to dalla diagnosi difficile delle piccole dila¬ 
tazioni bronchiali il cui profilo al. 1. differi¬ 
sce di poco da quello delle immagini norma¬ 
li. Bonaour e Badolle che si sono occupati del¬ 
l’argomento, concludono che la descrizione 
delle arborizzazioni normali non è esatta per¬ 
chè basata su ricerche eseguite m polmoni 
non garantiti sani. Nessun bronco sano se¬ 
condo essi, dovrebbe essere visibile col 1. 
Ogni bronco opacato corrisponderebbe ad un 
bronco ammalato, per lo meno di bronchite 
cronica e consigliano opportune x misurazioni 
della larghezza dei bronchi resi visibili, per 
dedurne il carattere patologico o normale.. 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


143 


Sergent e Cottenot hanno dimostrato la ir¬ 
realtà di tali fatti: domandare allo stato at¬ 
tuale alla broncografia di fornire criteri in¬ 
discutibili dell integrità bronchiale, significa 
esigere piecisazioni che essa non può garan¬ 
tire. 

Il 1. negli ascessi del polmone. 1 dati seme- 
iologici acquisiti negli ascessi polmonari per 
mezzo dell’iniezione di 1. fanno parte inte¬ 
grante del loro quadro clinico. L’osservazione 
radiografica deve riguardare la zona ascessua- 
le e le immagini bronchiali a distanza (Kou- 

JULSKl). 

Come canone bisogna ammettere che il 1. 
non penetra nella zona dell'ascesso. Se esi¬ 
steva un grosso ascesso con livello liquido, 

1 immagine persiste senza tracce di 1. nei fon¬ 
do liquido; se esisteva una epatizzazione forata 
da una immagine anulare senza livello, essa 
non si presenta iniettata, se infine prima del¬ 
l’iniezione si constatava una zona condensata 
senza visibile escavazione, lo stesso aspetto 
permane dopo il 1. Questo si arresta a pòca 
distanza dalla zona affetta e la circonda, men¬ 
tre il resto del campo è iniettato dall’alto in 
basso. Abbiamo già visto la ragione di tale 
mancata penetrazione, e perchè il più spesso 
la fistola lunga e tortuosa che porta all’a¬ 
scesso non può essere attraversata dal 1. Per 
iniettare il l. nell’ascesso bisogna portarcelo 
direttamente con puntura dall’esterno (fatto 
possibile solo nei grossi ascessi), oppure bi¬ 
sogna introdurre il 1. nella cavità dopo aspi¬ 
razione broncoscopica preventiva (anche in 
questo caso operazione di difficile riuscita). 
Un’eccezione a questa regola è data dagli 
ascessi peribronchiali, ascessi che si vedono 
comparire dopo lunghe broncopolmoniti e 
che guariscono: in tali casi il 1. disegna nei 
focolai suppuranti delle immagini bollose 
transitorie, ed è questo il solo caso in cui 
l’iniezione intratracheale penetra direttamen¬ 
te negli ascessi del polmone. 

Negli ascessi semplici, non fetidi del pol¬ 
mone terminanti il più spesso con la guari¬ 
gione, le immagini bronchiali non si defor¬ 
mano. 

La semeiologia al 1. degli ascessi putridi è 
molto più ricca : anche qui il 1. per via tra¬ 
cheale non penetra nella cavità, benché an¬ 
che qui ci sono delle eccezioni. Allorché si 
mettono in evidenza delle chiazze di 1., può 
trattarsi di un ascesso peribronchiale, ma 
questa ipotesi deve essere confermata dal ri¬ 
sultato felice di una aspirazione broncosco¬ 
pica e dal risultato negativo di una nuova inie¬ 
zione di 1. È questa' una eventualità rara ne¬ 
gli ascessi putridi: e 1’esistenza di una cavità 
iniettata di 1. nel mezzo di un ascesso putri¬ 
do deve piuttosto far pensare ad una antica 
hronchiettasia secondariamente divenuta cavi¬ 
tà ascessuale. 


È invece più frequente che il 1. penetri nella 
zona sclerosa periascessuale. In tal caso è dif- 
ticile risolvere il quesito se le cavità iniet¬ 
tate sono polmonari o bronchiali. Le deforma¬ 
zioni bronchiali raggiungono qui il loro mas- 

P rime lesioni bronchiali interpreta¬ 
bili chiaramente sono quelle che possono chia¬ 
marsi di « dislocazione bronchiale» cioè l’i¬ 
niezione di calibro irregolare di un dato terri¬ 
torio bronchiale. Aspetto moniliforme, vermi¬ 
colare, stenosato dei bronchi. Tutti questi fat¬ 
ti sono di facile interpretazione a patto che 
coesistano segni radiologici di sclerosi polmo¬ 
nare. In un grado più avanzato abbiamo l’ec¬ 
tasia bronchiale: la esagerazione dell’aspetto 
precedente. 

Molteplici chiazze di 1. si trovano nel mezzo 
di un blocco di sclerosi : i bronchi sono di- 
slocati, ripiegati, tortuosi, e non possono es- 
sere iniettati nella loro continuità, invece di 
un aspetto moniliforme si riscontra una serie 
di immagini cupoliformi. Esiste sempre una 
sclerosi pi europolmonare chiara. 

Nella diagnosi delle suppurazioni polmona¬ 
ri, ascessi propriamente detti, il 1. si rivela 
necessario allorché si tratta di dover distin¬ 
guere un grosso ascesso da una pleurite inci- 
stata, fra ascesso e dilatazione bronchiale. Nel 
primo 'caso la iniezione diretta entro la tasca 
de] 1. è preziosa poiché ci può perfino far ve¬ 
dere iniettato il cui di sacco pleurico laddove 
credevamo un ascesso. Nel secondo caso il 1. 
pei mette senz altro la differenziazione delle 
ectasie. Ma accertata una ectasia, il problema 
non è risolto, poiché resta a sapere se si trat¬ 
ta di bronchiettasie semplici senza ascessi, se 
si tratta di bronchiettasie ascessuali, ovvero di 
ascessi bronchiettasici. 

Per quanto riguarda eventuali effetti tera¬ 
peutici del 1., dobbiamo convenire essere pres¬ 
so a poco nulli : la sola utilità terapeutica del 
1. è di permettere una diagnosi topografica e- 
satta delle lesioni sulle quali si deve interve¬ 
nire. I principi dell’intervento infatti si basa¬ 
no sui seguenti fatti: 

Si tratta di un ascesso recente senza defor¬ 
mazione bronchiale, sarà sufficiente una pneu- 
motomia con raschiamento delle pareti, a pat¬ 
to di farla entro i due mesi. 

Se si tratta di ascesso cronico con un cer¬ 
to grado di dislocazione bronchiale, occorrerà 
una pneumotomia con exeresi delle pareti. 

Se si tratta di un ascesso cronico con di¬ 
slocazione ed ectasie bronchiali con sacche di 
lipiodol in mezzo a tessuto scleroso, occorrerà 
il più possibile ricorrere all’aspirazione bron- ' 
coscopica e se questa è inefficace, ricorrere al¬ 
la difficile operazione della cuneo pneumecto- 
mia. 

Se si tratta di ascesso subacuto peribron¬ 
chiale non precipitarsi con l’intervento ma ri¬ 
correre alla aspirazione broncoscopica. 






144 


u IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


Se si tratta di suppurazione fistolizzata, non 
intervenire se prima il 1. non ha dimostrato 
esistenza o meno di broncluettasie inoperabili. 

li l. nelle pleuriti purulenti. Da quanto 
precede deduciamo che le pleuriti inastate, 
aperte nei bronchi, si lasciano opacare dal 
intratracheale tanto difficilmente quanto g 
ascessi del polmone. Tuttavia nelle pleuriti del¬ 
la tmnde cavità .1 1. offre una caratteristi¬ 
ca Immagine: nell’ombra diffusa, omogenea, 
nella quale si confondono la proiezione pleu¬ 
rica e ‘parenchimatosa, il 1. permette di disso¬ 
ciare l’ombra del polmone respinta verso 1 ilo 
come il moncone di un pneumotoracizzato ì 
bronchi opacati, respinti, disegna^ 0 delle a - 
borizzazioni dense che permettono di indivi¬ 
duare la forma e l’estensione del moncone e 
la imponenza della raccolta pleurica. Lime 
zione del 1. nella pleura fa disegnare i con 
tòmi della cavità purulenta, cosa preziosa spe¬ 
cie nelle raccolte della cavita destra in viste 
della delimitazione dell’ombra epatica. 

Il l nei tragitti fistolosi : toracici permette 
di esplorarne la direzione, la lunghezza ma 
specialmente la fine in un cui di ^co della 
Darete ovvero nella grande cavita pleurica o 
con i bronchi. L’esplorazione è importante pei 
decidere o non un intervento chirurgico. 

lì l nella identificazione dei corpi estranei 
nelle vie respiratorie : un corpo estranee. intra- 
bronchiale; invisibile ai raggi X per la. sua de 
bole opacità, può esser messo in evidenza co 
il 1. Peraltro è da notare che la lettura e 1 in¬ 
terpretazione di siffatte immagini e delicata. 


- 1 ' 

li l nell’esplorazione radiologica degli in- 
terlobi polmonari: è nota la grande diversità 

Ilari, fatto questo dipendente dalla diversità 
delle modalità anatomiche di posizione de e 
scissure stesse. I procedimenti di esame delle 
scissure, dipendono dalla trasformazione delle 
immagini secondo l’incidenza dei Taggi X. 
"u’ ìifi che miai è la radioscopia che deve o- 
rientare la radiografia. Quando esiste una le¬ 
sione dell’interlobo questa non saia visibile 
nelle abituai, condizioni di esame cioè con 
ampolla nella inedia posizione (H. d hour . 
L’irrterlobo diviene visibile elevando 1 ampoL 
la all’altezza della testa (esame anteriore), ov¬ 
vero-all’altezza del bacino (esame posteriore^ 
Con l’ampolla all’altezza media, 1 nterloDo 
patologico P diviene visibile solo negli esami 
Obliqui o di profilo. Spesso lo spostamento 
delltempolla è insufficiente ed allora bisogna 
ricorrere allo spostamento del malato. Lo spo 
staniento dello schermo contribuisce poco al 
la visibilità delle scissure. Da ricordare c 
nella posizione lordotica del malato 
riranno con maggior precisione 
scissurali poco visibili con i normali procedi 
menti. Allorché sarà sospettata clinicamente 


radiologicamemte una pleurite mterlobare, s 
dovrà procedere alla puntura esplorativa non 
al letto 1 del malato, ma sotto lo schermo ra¬ 
dioscopico: la puntura sarà completata dalla 
iniezione di 1. che permetterà di limitare d 
versamento e farà trovare il punto declive ove 

intervenire chirurgicamente. . * 

(La numerosa bibliografia in proposito 
reperibile nel n. 2 del 1931 degli Archine* 

médico-chirnrg. de tappar, respiratole. Dom, 
r . v ' Monteleone. 

edit.)* 

L’enfisema mediastinico acuto. 

(J. Gatellier. Archiv. des malad. de tappar, 

respirat., 1931, n. 3). 

L’enfisema mediastinico acuto non e raris¬ 
simo abbenchè i trattati appena appena, ne tac¬ 
ciano menzione : eppure 1 esatta diagnosi e la 
appropriata tempia possono salvare individui 
in P realtà difficilmente salvabili. In genere si 
tratta di feriti da proiettile penetrato nel to¬ 
race, ovvero traumatizzati per schiacciamen¬ 
to, compressione, scoppio, in seguito ad ui 
colpo di tosse o di uno sforzo da essi tatto 

sono colpiti da dispnea e cianosi ‘ ^[fcol 
grossi vasi sono compressi, il cuore difficol 
tato nella sua funzione, i polmoni schiaccia- 
ti II polso diviene piccolo, frequente, e speb- 
so secondo Sauerbruch, il cuore si arresta 
prima del respiro. Viene descritto come se¬ 
gno caratteristico la crepitazione soffio- 
naie ma questa compare tardivamente. al 

l’inizio te palpazione nella fossette“latteo" 
naie dimostra come un cuscinetto elastica 

In uno stadio avanzato si percepisce la bolla 
crepitante* Questo è in genere il quadro nei 
£g? acutissimi, ma in molti te forma e pro¬ 
gressiva e se si interviene P nma Òpa™e 
parsa dei sintomi gravissimi si può opera 

.ielle migliori condizioni. Nella diagnosi m ° [ 
ta importanza deve attribuirsi al dolore tre 
nico precoce, costante, alla scomparsa del- 
Lottusità precordiale, alla radioscopia che al 
” "di quanto si osserva noi —- 
raDeutico, o spontaneo, dimostra uno schiac 
ciamento del polmone verso la parete esterna 
i del torace, bilateralmente, con ^ eS£ !| ellazlo “ 

. dello spazio chiaro inediastinico n specc 
. alla base ed all'apice. L esame radiologico ha 

- .rande importanza per mostrare se vi e con- 

- comitanzia di pneumo. I .sintomi di un enf - 
. sema sottocutaneo di vicinanza 0 dl 

i sema da ferita laringea sono mno impo 
i nenti e si differenziano facilmente- C<osi p 
a re benigni sono i sintomi nelle ferite perto 

a ranti della cupola polmonare. . . 

,- In seguito ad insufflazioni mediastimche 

1- sperimentali, in seguito ad aut °^ ia ® 
e sensazioni cliniche, Gatellier studiando la pa 
,- togenesi dell’enfisema mediasi l °: 

li crede di poter scartare anzitutto 1 esistenza ai 

L un enfisema mediastinico per 
e di un enfisema sottocutaneo generalizzato. 



[Anno XXXIA, Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


145 


Il punto di partenza è mediastinico e resta 
la lesione mediastinica. I due tipi clinici: 
brutale l’uno, progressivo l’altro, corrispon¬ 
dono a lesioni anatomo-patologiche differen¬ 
ti : lesioni polmonari con pneumotorace o 
grave lesione bronchiale in un caso con in¬ 
sufflazione diretta del mediastino, lesione di 
enfisema polmonare disseccante ed intersti¬ 
ziale con propagazione mediastinica nell’al¬ 
tro. Per l’aria versata nel mediastino non esi¬ 
ste che una via di uscita: l'orifizio superiore 
del torace che al contrario non può servire 
da ingresso alla propagazione di un enfise¬ 
ma sottocutaneo. 

Il carattere di gravità immediata che rive¬ 
ste l’enfisema del mediastino esige l’inter¬ 
vento immediato e l’evacuazione rapida del¬ 
l’aria infiltrata. Per essa sono stati proposti 
diversi metodi di cura. Anzitutto punture e 
sbrigliamenti cutanei. Sauerbruch ha consi¬ 
gliato la toracotomia nella camera pneuma¬ 
tica: i due suoi operati sono però morti all’u¬ 
scita della camera pneumatica per il ripetersi 
dell’accidente. Insufficiente è l’incisione sopra- 
sternale del Lejars che drena solo il mediasti¬ 
no anteriore. Tiegel e Lenormant hanno com¬ 
pletato questo trattamento applicando una ven¬ 
tosa od un Potain. Il metodo del Le Fort che 
usa la via sterno-eleido-costale con sezione me¬ 
diana del manubrio sternale non sembra ra¬ 
pido. Il metodo proposto ed usato dall’A. sem¬ 
bra essere più semplice ed ha dato quattro ri¬ 
sultati fausti. Esso consiste nei seguenti tempi: 

Anestesia locale, od in caso di urgenza, nes¬ 
suna anestesia. Posizione del p. semiseduta. 

à) incisione curvilinea di sei sette cm. 
al disopra del manubrio. 

b) incisione parallela dell’aponeurosi cer¬ 
vicale superficiale e sezione del bordo an¬ 
teriore del capo sterno mastoideo. 

c) non arrestarsi se si vedono uscire al¬ 
cune bolle gassose per l’invasione secondaria 
dello spazio sottosternale. Legare l’anastomo- 
,si trasversale delle vene giugulari anteriori. 

d) incisione trasversale dell’aponeurosi 
media, separazione con la sonda scannellata 
dei muscoli sotto-ioidei destro e sinistro. 

e) portare sulla faccia anteriore della tra¬ 
chea il dito o la sonda e camminare contor¬ 
nando i bordi, dal Lavanti all'indietro fino 
a giungere a contatto del rachide. Non ir¬ 
ritare il ricorrente all’indietro, nè lo pneu- 
mogastrico incluso nella guaina vascolare. 

/) sfondare da ciascun lato il setto sagit¬ 
tale penetrando nello spazio retroviscerale. 
Tutte le logge cervicali sono in tal modo 
aperte. 

g) facilitare il drenaggio dell’aria ingran¬ 
dendo le vie di comunicaione ed applican¬ 
do un drenaggio gomenolato. 

Il procedimento descritto sorto dalla pra¬ 
tica bellica si può applicare anche alla pratica 


medica corrente nell'enfisema del bambino 
da pertosse, nelle broncopolmoniti. Un tal 
intervento rende la prognosi meno infausta. 

Monteleone. 

Corpi liberi intrapleurici. 

(Pruvost, Lepeninier, MEyER. Archiv. des ma- 

lad. de lappar, respirai, 1931, n. 3). 

Da alcuni anni sono state riportate molte 
osservazioni di corpi liberi intrapleurici nel 
corso di pneumo-artificiali. 1 sintomi sono 
esclusivamente radiologici : talora il malato 
avverte una sensazione di colpo intrapleurico. 

Questi corpi possono essere liberi o pedun¬ 
colati, perfettamente tollerati, finiscono per 
scomparire. Quasi sempre essi sono consecu¬ 
tivi ad un versamento liquido. 

11 caso descritto dagli A A. riguardava una 
diciannovenne in cura pneumotoracica dal 
192G. Quattordici mesi dall’inizio compare un 
versamento liquido, minimo, afebbrile. Nel 
maggio del 1928 continuando i rifornimenti 
gassosi quindicinali si deve aumentare la 
pressione intrapleurioa. Nel luglio radiografi¬ 
camente si nota nel cavo pleurico un’ombra 
« a batacchio di campana » dell’altezza di 4 
cm. a mezza distanza dal mediastino e dalla 
parete ascellare, allargata a pera, di opacità di¬ 
screta, non omogenea. L’ombra era netta¬ 
mente mobile, oscillante nelle diverse posi¬ 
zioni prese dal malato. Lo spostamento del 
■corpo mobile non era accompagnato da al¬ 
cuna sensazione per parte del p., nè con lo 
stetoscopio si percepiva alcunché: silenzio 
completo nell’emitorace corrispondente. Il col¬ 
lasso del polmone era completo e l’ombra pe- 
dunculata finemente non aveva nessun rappor¬ 
to con esso. Nell’agosto del 1929 il liquido era 
scomparso completamente ed il corpo mobile 
non si scorgeva più. 

I casi descritti antecedentemente somiglia¬ 
no perfettamente al presente: il primo sem¬ 
bra essere quello del Fleischer di Vienna 
(1922); seguirono altri casi descritti da AA. te¬ 
deschi. In Francia il primo venne descritto 
dal Sergent e Bordet i quali pensarono non 
fossero dovuti a rottura del peduncolo di un 
agglomerato di pseudo membrane, ma fosse¬ 
ro dovuti a coagulazione massiva di liquido. • 
Più tardi U. Guinard descrive un caso che 
aveva potuto seguire fin dall’inizio della co¬ 
stituzione del corpo mobile, per un anno: in 
origine si trattava di una massa immobile al 
disopra del cui di sacco costodiaframmatico. 
Il liquido coesistente non superò miai il livel¬ 
lo della cupola diaframmatica; il Guinard 
concludeva per una origine da una prolifera¬ 
zione cellulare della parete pleurica ovvero da 
false membrane primitivamente peduncolate. 

Dilli, Klinkowstein, Balajeva, Piguet, Jenna- 
ret ritengono questi corpi mobili originarsi da 
un versamento di sangue. 




146 


u IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


Le esperienze del Max Brandt eseguite 
iniettando in pleure di animali del carminio 
o dell’olio di catrame non illuminano la que¬ 
stione e finisce anch’egli per porre la doman¬ 
da se i corpi liberi sono una produzione ema¬ 
tica od un agglomerato di fibrina. Il pro¬ 
blema resta perciò insoluto a meno che una 
pleuroscopia modernamente eseguita ed un 
esame istologico non apportino definitile de¬ 
luci dazioni. Monteleone . 


MILZA. 

Àspergillosi splenica : inoculazione intra- 
splenica. 

(A. Nauta. Revae Belge des Sciences Méd., 
giugno-luglio 1931). ' „ 

L A., allo scopo di sviluppare le ricerche di 
Lucet sulla splenite aspergillare ipertrofica, 
ha inoculato in 36 conigli, 9 cavie e 8 cani, 
grossi frammenti di vecchie culture di asper¬ 
gini, direttamente nella milza. Le esperienze 
furono eseguite con 18 specie diverse di asper- 

gillo. 

Nel coniglio in generale la malattia è sub¬ 
acuta per il fuinigatus, il gracilis ed il sulfu- 
reus; per le altre specie è cronica e costitui¬ 
ta da una cachessia lenta, che evolve in un 
tempo che varia da 3 a 5 mesi. Alcuni asper¬ 
gini, come l’A. janselmei e l’A. gracilis pro¬ 
vocano una cachessia con grave e rapido di¬ 
magramento, con grossa milza siderosioa e 
congesta. 

All’autopsia si trovano molto spesso dei 
focolai epatici e polmonari, generalmente una 
milza un po’ grossa, congesta, siderosica. 

Le esperienze eseguite dall’A. non sono suf¬ 
ficienti per stabilire un indice del potere pa¬ 
togeno dei vari aspergini adoperati; esse pe¬ 
rò permettono di concludere che diversi 
aspergini non si distinguono dal punto di 
vista patogeno dal fumigatus, per quanto ap¬ 
partenenti a gruppi differenti. 

Nei cani, in 5 casi su 7 inoculati per via 
intrasplenica, l’aspergillo determinò delle le¬ 
sioni evidenti: talora lesioni localizzate, ta¬ 
lora micetoma suppurato, talora siderosi dif¬ 
fusa con sclerosi della milza. La siderosi mi- 
cosica persiste talora anche dei mesi e pre 
senta un certo interesse diagnostico. 

L’infezione può rimanere localizzata nella 
milza o generalizzarsi al fegato ed al polmone. 
Nei due casi il fatto più notevole è la caches¬ 
sia, Cachessia che è particolarmente frequen¬ 
te dopo inoculazione intrasplenica. Sembra 
dunque che l’innesto diretto sulla milza sia, 
più che gli altri metodi di inoculazione, capa¬ 
ce di dimostrare il potere patogeno degli 
aspergini. La facilità con la quale si deter¬ 
minano certe siderosi micosiche della milza, 
con cachessia, sembra all’A. suggestiva, e 1 i- 
noculazione intrasplenica deve essere consi¬ 
derata come il procedimento di scelta. 

C. Toscano. 


La funzione della milza in rapporto col 
sangue circolante. 


(N. Pende e M. Bufano. Hematologicu, Archi¬ 
vio, 1931, f. I, pag. 45). 

Allo scopo di chiarire sempre più i rapporti 
funzionali fra milza e sangue gli AA. hanno 
somministrato a 9 individui della milza fresca 
per via rettale, mettendosi così nelle migliori 
condizioni per produrre un ipersplenismo spe¬ 
rimentale. 

Hanno quindi eseguite ricerche complete 
sul sangue, riscontrando principalmente: 

1° segni di eccitamento atipico della fun¬ 
zione leucocitogena del midollo osseo dimo¬ 
strato dalla presenza in circolo di forme im¬ 
mature delle tre serie di globuli bianchi; 

2° un netto e costante aumento della re¬ 
sistenza osmotica delle emazie. 

Questi risultati sperimentali sembrano a- 
vere qualche analogia con quelli ottenuti da 
Codarde e Palios (Revue de Chirurgie, 1931, 
n. 2, pag. 63): questi autori nelle loro ricerche 
intorno agli effetti della splenectomia speri¬ 
mentale e chirurgica, sulla composizione del 
sangue constatarono una notevole e costante 
anemia nei primi giorni successivi alla sple¬ 
nectomia. 

Osservarono altresì che tale diminuizione 
non si produce se in luogo della splenecto¬ 
mia si determina l’esclusione della milza me¬ 
diante legatura del peduncolo splenico e per 
mezzo di scarificazioni sul parenchima si pro¬ 
duce un versamento di succo splenico nella 
cavità peritoneale. 

Ne conclusero che la splenectomia provoca 
nei primi giorni successivi all’atto operatorio 
una intensa emolisi e che tale emolisi è do¬ 
vuta alla mancanza di una secrezione interna 
protettiva della milza sui globuli rossi (Fun¬ 
zione emofilattica della milza). 

Si potrebbe pensare che tale funzione emo¬ 
filattica della milza si esplichi sulla resisten¬ 
za osmotica delle emazie. Paggi. 


PV* Interessante monografia: 

Dott. C. DRACOTTI 

LA PSICANALISI 

Seconda edjziotie 

«Locuratamen.te riveduta, ampliata e corredata del r • 
tratto (in formato di mm. 90x135) di S. Freud- 
Prefazione del Prof. Sante De Sanctis 
SOMMARIO. — I. La dottrina psicanalitioa : 1. Storia 
- 2 Incosciente e psicodinamiemo. - 3. Pansessuali- 
emo, . 4. Perversioni e neuropsicosi. - 5 Sogni. - 
6. Psicopatologia della vita comune. - 7. La psica¬ 
nalisi nell’arte e nella sociologia. — II. La ps ca- 
nalisi delle neurosi e delle psicosi: 1. Etiopatogenesi 
delle neurosi e psicosi. - 2. Le neurosi attuali. - 3. Le 
psiconeurosi. - 4- Le psicosi. - 5. Le neurosi trauma¬ 
tiche ed altre neurosi. — III. La terapia psioana- 
litica : 1. L’azione terapeutica della psicanalisi. - 

2. Il metodo delle associazioni spontanee e delle as¬ 
sociazioni sperimentali- - 3- Indicazioni e controin¬ 
dicazioni. . 4. Psicanalisi ed igiene morale. — l v - La 
critica della psicanalisi. — V. Bibliografia. 

TJn volume di pagg. VIII-96, nitidamente stampato su 
carta semipatinata. Prezzo L. 1 4 più le spese P 0 ^^ 1 
di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 1 2,7 0 , 

in porto franco. __ 

Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI. Ufficio Po¬ 
stale Succursale diciotto. ROMA. 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


147 


CENNI BIBLIOGRAFICI 

V. De Giaxa. Igiene delle città. Un voi. in-8° 

di 398 pag. con 116 fig. Monografia VII del 

Trattato italiano di igiene diretto dal Prof. 

0. Casagrandi, Unione tipografico-editrice, 

Torino. 

L’igiene delle città, di questi mostruosi ag 
glom era menti umani è venuta man mano assu¬ 
mendo sempre maggiore importanza allo sco¬ 
po di impedire che da queste artificiose condi¬ 
zioni di vita' ne derivino dei danni alle popo¬ 
lazioni. 

In questo volume, sono trattati tutti i pro¬ 
blemi inerenti all’igiene delle città: demogra¬ 
fia, condizioni di vita, l’ambiente, l’atmosfe- 
ra, rapprovvigionamento idrico, i mercati, la 
viabilità, le immondizie stradali, ecc. 

Il volume è stato dettato dal compianto 
prof. De Giaxa ( tanto nomini...) ed è degno 
in tutto della fama del chiaro igienista. Tn ap¬ 
pendice è considerata l’abitabilità urbana, con 
tutti gli argomenti inerenti, quali, le malat¬ 
tie in rapporto con l’abitabilità urbana, le 
cause d’insalubrità delle abitazioni, i diversi 
tipi di case, e così via. ni. 

P. L. Fiorani Callotta. Igiene della casa. Un 

voi. in-8° di 367 pag. con 249 fig. rilegato. 

C. editrice A. Milani (Cedam), Padova, 1931. 

Prezzo L. 45. 

Il problema della casa ha un alto signifi¬ 
cato igienico, sociale, demografico e morale 
e va preso seriamente in considerazione dai 
singoli e dallo Stato. Bene ha fatto il prof. 
Fiorani Gallotta a studiarlo a fondo in que¬ 
sto suo volume che raccoglie tutte le noti¬ 
zie inerenti all’igiene della casa. 

Considera, dapprima il valore igienico e so¬ 
ciale dell’abitazione, la morbosità e mortali¬ 
tà in rapporto con i diversi tipi di essa, la 
polvere, i germi che vi si contengono. 

Passa poi allo studio de] terreno di costru¬ 
zione, dell’orientamento, della disposizione 
dei locali, delle città giardino ed, in un ca¬ 
pitolo di spiccata impronta personale, della 
casa rurale, argomento spesso trascurato in 
altri trattati e della massima importanza per 
il nostro Paese. 

Vengono, in seguito, esaminate: le varie 
parti della casa, l’umidità dell’abitazione, la 
viziatura dell’aria, la ventilazione, l’illumi¬ 
nazione, il riscaldamento, la provvista di ac¬ 
qua, le latrine, la fognatura, i bagni, la rac¬ 
colta e l’allontanamento delle immondizie. 
Tn appendice sono raccolte le principali di¬ 
sposizioni di igiene de] suolo ed abitato. 

Tutti i lati dell’interessante problema ven¬ 
gono così trattati esaurientemente, sulla ba¬ 
se anche di osservazioni personali e col sus¬ 
sidio di molte figure dimostrative; sono ri¬ 
porla ti numerosi dati di notevole utilità; nei 


singoli capitoli, vengono anche descritti vari 
metodi di esame (viziamento dell’aria, umi¬ 
dità, eoe.). Il bel volume, di cui ogni copia 
è firmata dall’A., è presentato da una pre¬ 
fazione de] prof. Casagrandi, che ne mette 
in luce gli alti meriti. fH 

A. Loewy. Ueber Klimatophysiologie. Un voi. 

in-8° di 77 pag. con 13 figg. G. Thieme, 

ed. Leipzig, 1931. Prezzo RM. 4,80. 

Questo libro del Loewy, che è Direttore 
dell'Istituto di Davos per ricerche sul clima 
di alta montagna e sulla tubercolosi, pur sen¬ 
za costituire un vero trattato di climatologia, 
si occupa delle questioni più importanti su 
tale argomento, che interessa medici e me¬ 
teorologi. 

Nella parte generale, l’A. tratta il clima e 
le sue azioni, la classificazione dei vari climi 
ed i metodi fisiologici per il loro studio. Si 
occupa poi, nella parte speciale, dell’irraggia¬ 
mento solare e dei diversi climi, marino de¬ 
sertico, tropicale, di altezza. 

Esposizione sintetica e chiara. fil. 

S. De Candia. Alimentazione e costituzione. 

Un voi. in-8° di pag. 177. L. Cappelli, Bo¬ 
logna, 1931. Prezzo L. 20. 

Molto opportunamente il prof. Pende fa ri¬ 
levare nella prefazione la novità dell’argo- 
mento trattato in questo volume sui rapporti 
fra alimentazione e costituzione. Nello studio 
dei problemi dell’alimentazione, considerati 
un tempo troppo unilateralmente dal punto 
di vista chimico e calorico, completato poi con 
i concetti sulle vitamine e sui minerali, erano 
state del tutto trascurate le questioni riguar¬ 
danti l’individuo. 

Scarso aiuto ha quindi avuto l’A. dalla 
letteratura sull’argomento, mentre ha dovuto 
quasi esclusivamente basarsi sulle ricerche 
personali, fatte con uno studio sistematico sul¬ 
l’influenza esercitata da diversi carichi ali¬ 
mentari sul sistema endocrino-vegetativo. Egli 
ha così osservato variazioni diverse della gli- 
cemia, del metabolismo basale, ecc., a secon¬ 
da che l’individuo è iposurrenalico, ipertiroi- 
deo, ipopi tu ita ri co, ecc. Ne risulta che l’azio¬ 
ne di un determinato alimento si esplica sul¬ 
l’organismo anche attraverso modificazioni da 
esso indotte sulla funzionalità del sistema en¬ 
docrino-vegetativo, diverse secondo gli indi¬ 
vidui e che sono da tenersi presenti per una 
terapia dietetica razionale. 

T diversi tipi di costituzione spiegano inol¬ 
tre le varie tendenze alimentari fisiologiche, 
che vengono sinteticamente delineate dall’A. 

In base a questo lavoro, si può pertanto 
arrivare ad una dietetica razionale, individua¬ 
lizzando l'alimentazione a seconda dei parti¬ 
colari bisogni della costituzione individuale» 

fil 





148 


« IL POLICLINICO )> 


'Anno XXXIX, Num. 4] 


Atti del 111 Congresso nazionale di Microbiolo¬ 
gia. Un voi. in-16° di 511 pagg. Istituto Sie¬ 
roterapico Milanese. Ind. graf. Stucchi. Mi¬ 
lano, 1931. Prezzo L. 40. 

Il volume riunisce tutte le relazioni, le 
comunicazioni e le discussioni di questo Con¬ 
gresso, tenutosi a Milano, dal 19 al ^1 apri¬ 
le u. s., nella .Sezione universitaria dell 1- 
stitulo Sieroterapico Milanese, congresso che 
ha avuto un esito brillante, per il numero 
dei partecipanti, per la copia delle comuni¬ 
cazioni presentate e per l’ampiezza delle di¬ 
scussioni. 

Di grande interesse teorico e pratico sono 
stati i temi di relazione: Patogenesi delle 
malattie delle piante (L. Montemartini); Vac¬ 
cinazione antidifterica con 1 anatossina (r. 
Pepeu e R. Maggiora-Vergano); Biologia del 

bacillo tubercolare (V. Puntoni). . 

Ma anche le varie comunicazioni si occupa¬ 
no di questioni di notevole importanza per 
il microbiologo che troverà in questo libro 
pubblicato con la mecenatica munificenza dal- 
l’I.S.M. una vera miniera di nozioni sulla 

sua scienza. f 1 *” 

Gino Gelli. La guida medica ad uso delle 
donne spose e madri. R. Bemporad e F., 
Firenze, 1931. 

È un volume elegante, di 1006 pagine, den¬ 
so di materia che testimonia dell ancor gio¬ 
vanile attività del suo autore, ben noto nel 

campo ostetrico ginecologico. 

Non si tratta di uno dei soliti libri conte¬ 
nenti isoltanto le nozioni relative alla condot¬ 
ta delle giovani madri e sopratutto allo alle¬ 
vamento del bambino : il programma, assai 
più vasto, si estende anche a molti altri ar¬ 
gomenti e contiene molti dati medici igienici 
sociali, che possono interessare a tutte le per¬ 
sone mediocremente colte e desiderose di co¬ 
noscere, sia pure approssimativamente i vari 
fenomeni della vita sia normali che patologici. 

È consigliabile la lettura di questa Guida 
anche a quelle levatrici, che volessero amplia¬ 
re la loro propria cultura e portarla un po 

fuori dello stretto ambito professionale. 

Vtana. 


MT Interessante pubblicazione: 

Dott. AZEGLIO FILIPPINI 

Dirigente il Reparto di Igiene applicata 
nell'Istituto sperimentale delle F.F. S.S. Roma. 

Prontuario dell’igienista 

Prefazione del Prof. CIUSEPPE SANAREULI 

Direttore del R. Istituto d’igiene dell TJniv. di Roma 

Manuale compilato con criteri emmentemente pratmi 
ad uso dei medici condotti, degli ufficiali sanitari e di 
tutti i funzionari addetti alla vigilanza igienica. 

Un volume in-8. di pag XVI-564. stampato su carta 
di lusso, in nitidissimi tipi tipografici e fegato 
Reamente in tutta tela, con iscrizioni eiil Pia.no e 
dorso- Prezzo L. 5 2 . Per i nostri abbonati sole 

L. 48,50 franco di porto. 

Inviare Vaglia allocutore LUIGI POZZI. Ufficio Po- 
stale Succursale diciotto, ROMA. 


ACCADEMIE. SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI 

Società Piemontese di Chirurgia. 

Seduta del 7 novembre 1931. 

Presidente: prof. M. Donati. 

Prof. Colombino. — Sulla tecnica della trasfu¬ 
sione di sangue. 

Prof. Ciminata. — Sull’operazione di Tahna pei 
ascite da cirrosi epatica. 

Prof. Di Natale. — L’anestesia di base averti- 
nica. 

Dott. Bolaffio. — Pancreatite acuta suppurala 
con steatonecrosi consecutiva ad ulcera gastrica 
perforata. 

Pneumocefalo post-traumatico con emiparesi tardiva. 

Doti. Pachner — Un giovane di 23 anni riportò 
un trauma alla regione sopraorbitaria sin., com¬ 
mozione cerebrale per la quale tenne il lelto per 
circa trenta giorni; poi si alzò. Ma dopo una ven¬ 
tina di giorni insorse una emiparesi destra; al¬ 
l’esame radiografico si notò frattura circolare del a 
squama del frontale sin. con scomposizione del¬ 
l’arcata orbitaria dalla radice del naso fino all apo- 
fisi montante del mascellare: l’orbita sin. appare 
allargata in senso laterale con diminuzione del¬ 
l’asse longitudinale. Anche il seno frontale sin. 
appare più ristretto: vasta ombra pneumatica m- 
tracerebrale a forma di mongolfiera occupante 
quasi per intiero il lobo frontale e che si estende 
verso il lobo occipitale fino a raggiungere la linea 

perpendicolare retromastoidea. 

Operato di trapanazione cranica venne con una 

siringa eseguita una puntura esplorativa e si tro¬ 
vò del gas sotto forte tensione. Il p. morì dopo 36 
ore dall’operazione. 

Seduta del 21 novembre 1931. 
Presidente: prof. M. Donati. 

Contributo clinico allo studio dell’ernia otturatoria stroz- 
zata. 

Dott. Placeo. — In seguito a fenomeni di occlu¬ 
sione che un uomo presentava da 6 giorni si in¬ 
tervenne con una laparotomia mediana sottoom- 
bellicale e si trovò un’ansa del tenue strozzata nel 
foro otturatorio di d. L’O. rileva la facilità con cui 
un’ernia libera otturatoria si può incarcerare e 
strozzare data la costituzione osteofibrosa dell ori¬ 
fizio interno del canale otturatorio; e la difficoltà 
della diagnosi e la gravità della prognosi dell in¬ 
tervento anche quando le condizioni generali 
l’a. non sono molto gravi. 

Sul valore terapeutico dell’operazione di Robertson- 
Lavalle. 

Dott. Fu sari. — In un intervento per spondilite 
per qualche tempo parve essersi ottenuta la gua¬ 
rigione, poi si ebbe una ripresa della smtomato- 

°Dei tre casi di coxite operati: uno morì dopo 
due mesi con fenomeni di setticemia: un secondo 
non b ancora guarito dopo due anni e mezzo dal¬ 
l’intervento e dopo sette di malattia; il terzo ri¬ 
sulta guarito ma la guarigione si ottenne in un 
tempo non certo inferiore a quello che è in me¬ 
dia richiesto dalle cure conservative. 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


149 


Osservazioni anatomo-topografiche sui canale vertebrale 

(lombare e sacrale) in rapporto con l’anestesia peri- 

durate. 

Prof. A. Bertocchi. — Da un accurato studio su 
18 cadaveri di adulti risulla: 1) la lamina fibrosa 
che ricopre Vhiatus sacralis come un opercolo è 
nettamente costituita dalla fusione di due fo¬ 
glietti; 2) il canale sacrale è occupato da grasso 
aderente aH’endoraehide, ma lassamente unito al 
cono durale ed alle radici; 3) a livello della I-II 
vertebra sacrale il canale vertebrale si restringe 
sempre e nel 27,7 % dei casi a questo restringi¬ 
mento corrisponde un'intima aderenza della dura 
coll’endorachide e conseguentemente l’abolizione 
dello spazio peridurale; 4) nella porzione lombare 
dello spazio peridurale esiste una « zona scolla¬ 
rle » che «chiama l’iniezione ». Essa è la conti¬ 
nuazione della corrispondente zona della regione 
dorsale. 

Conclusioni cliniche operatorie : 1) l’anatomia 
del canale sacrale permette di affermare che, salvo 
anomalie speciali, é impossibile perforare il sacro- 
durale con i comuni aghi da anestesia peridurale; 

2) dar la scoi la!) il i t Ti del grasso peri radieoi are 
del canale sacrale, non è necessario, per ottenere 
l’anestesia bassa, penetrare con l’ago troppo pro¬ 
fondamente nel canale stesso; 

3) esistono condizioni anatomiche che spie¬ 
gano il mancato interessamento, da parte di un 
anestetico iniettato per via peridurale alta, del 
plesso pudendo e del plesso coccigeo; 

4) volendo intervenire per via laparotomia su 
organi innervati da questi plessi, sarà bene ag¬ 
giungere all’anestesia peridurale alla (per le pa¬ 
reti), anche l’anestesia peridurale sacrale; 

.5) nell’anestesia peridurale lombare è consi¬ 
gliabile di non praticare la puntura sulla linea me¬ 
diana, ma di passare lateralmente attraverso il le¬ 
gamento giallo e il blocco adiposo per entrare col¬ 
la punta dell’ago nella zona scollabile periradico- 
lare del lato opposto. 

Doti. Bogetti. — Frattura parcellare dell'u os co- 
tyloideum superius ». 

Seduta del 5 dicembre 1931. 

Presidenza: prof. M. Donati, presidente. 

La cura sclerosante delle emorroidi. 

Dott. G. Canavero. — L’O. ritiene che questo 
metodo presenti dei vantaggi sulle tecniche cruen¬ 
te a patto di trattare in un sol tempo tutti i nodi 
emorroidari. La cura sclerosante ambulatola ap¬ 
pare insufficiente a dare una guarigione stabile. 

Per la cura radicale presenta un apparecchio di 
aspirazione per esteriorizzare i nodi. Pratica con 
siringa da tubercolina iniezioni di 1/10 di ce. in 
ogni nodo emorroidario. 

I vantaggi del metodo rispetto alle tecniche 
cruente consistono nella possibilità di eseguire 
l’intervento senza anestesia operatoria, senza do¬ 
lore post-operatorio, e nel più rapido ritorno al 
lavoro. 

Dott. De Fermo e dott. A. Fo.\. — Contributo allo 
studio della colecistografia rapida. 

Dott. A. Odasso. — A proposito di innesti os¬ 
sei nella cura delle osleoarlrili tubercolari. 

Dott. A. Odasso. — Lussazione aperta del gomi¬ 
to. Riduzione e sutura primaria. 

Prof. M. Mairano. — La chirurgia nel diabete 
dopo la scoperta deiririsulina. 


Di una speciale manovra nella riduzione incruenta di un 

tipo di frattura bimalleolare. 

Dott. Ingaramo. — La riduzione che l’O. consi¬ 
glia riguarda le fratture bimalleolari con lesione 
del perone sopra il livello della artrodia libio-pe- 
ronea. Il piede del p. va tenuto fuori del tavolo; 
un assistente immobilizza la gamba. Il chirurgo 
con due mani -afferra l’avampiede ed abduce fino 
all angolo retto il piede; con una seconda mano¬ 
vra fa scivolare il piede sul plateau tibiale, infine 
mette il piede nella posizione normale e vi pratica 
un bendaggio gessato. E. Villata. 

Società Medico-Chirurgica Bresciana. 

Seduta scientifica del 17 novembre 1931. 

Presidente: prof. Baratozzi. 

Sull’impiego della coniglia nella prova biologica ormo¬ 
nale per la diagnosi di gravidanza (reazione di Aschheim- 

Zondek). 

Doti. M. Trancuina. — Nell’Istituto di Patologia 
degli Spedali Civili l’O. ha condotto accurate e 
numerose prove biologiche atte a controllare i ri¬ 
sili lati ottenuti da autori americani e francesi col 
saggiare la reazione ormonale per la diagnosi di 
gravidanza iniettando una coniglia anziché più 
topine impuberi, come é stato consigliato da 
Asctiheim-Zondek e quasi ovunque adottato. 

Per ogni caso si tratta di iniettare, endovena, 
ad una coniglia adulta ed in riposo sessuale, da 10 
a 12 cmc. di urina prelevata al mattino: lo stato 
funzionale delle ovaie viene all’uopo controllato 
mediante laparatomia esplorativa. Dopo 24 od, al 
massimo, 36 ore l’animale viene sacrificato (o ri- 
laparatomizzato) ed il reperto positivo si appalesa 
colla presenza nelle ovaie di numerosi follicoli 
emorragici variamente distribuiti. 

Le ricerche condotte dall’O. sopra più di 120 
casi (gravidanze normali e patologiche a vari stadi, 
puerperio, mola vescicolare, forme morbose pura¬ 
mente ginecologiche, ecc.) hanno dato risultati 
concordi colla clinica nel 100 % dei casi, per cui è 
permesso, associandosi alle conclusioni degli au¬ 
tori ricordati, affermare che la modificazione tec¬ 
nica, consigliata per primo da Friedman e che 
principalmente consiste nella sostituzione dell’ani¬ 
male d’esperienza, riesce per il clinico patologo 
di estrema praticità per i seguenti motivi: per la 
facilità con cui si può procurare la coniglia, per 
il suo basso costo, perché basta iniettare soltanto 
una ed è sufficiente una sola iniezione, per la ra¬ 
pidità con cui si ottiene il responso (bastano an¬ 
che 24 ore) ed infine per la facilità con cui i risul¬ 
tati possono venire letti. 

Su la cura delle peritoniti da tifo. 

Prof. A. Pellegrini e dott. N. Felini. — Riferi¬ 
scono sopra cinque casi di peritonite perforativa 
da tifo operati negli ultimi mesi, con due guariti 
e tre morti. 

In tuli i casi la cura chirurgica fu associata 
alla sieroterapia anticangrenosa e anticolibacillare 
per via endoperitoneale, endomuscolare e endove¬ 
nosa a dosi elevale. 

Ricerche sull’azione della bulbocapnina nell’uomo. 

Dott. B. Spagnoli. — L’O. illustra alcune espe¬ 
rienze compiute colla bulbocapnina su soggetti af¬ 
fetti da svariate malattie nervose e mentali. 

La bulbocapnina fu introdotta nei soggetti in 
esame per via endovenosa alla dose di 100 mg. se- 




(( II, POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


] 50 


concio le indicazioni di De Giacomo. In base ai 
propri risultati l’O. conferma le conclusioni di 
De Giacomo per quanto riguarda la natura e la 
produzione della catatonia sperimentale da bul- 
bocapnina, nega un’azione elettiva di questa so¬ 
stanza su determinate zone del sistema nervoso 

Jl Segretario: prof. M. Fiamberti. 

Accademia Medica Pistoiese 
“ Filippo Pacini 

Seduta del 5 dicembre 1931. 

Presidente: prof. Cantieri. 

Dott. \. Bacci* — Le tensioni arteriose in fun¬ 
zione di biochimismo dei tessuti. 

La cutireazione regionale alla tubercolina nella diagnosi 
di sede delle lesioni specifiche. 

Dott. Bandi e dott. Nelli. — Hanno usato l’in- 
tradermo-reazione Trambusti in 134 casi di cui 
126 forme polmonari e gli altri forme chirurgiche. 
Studio completo clinico e radiologico, osserva¬ 
zione continuativa. Le forme polmonari hanno 
nella quasi totalità reagito più vivacemente in cor¬ 
rispondenza dell’emitorace colpito che sul braccio. 
Le forme bilaterali hanno reagito con sensibile 
differenza fra i due lati, con maggior vivacità sul 
lato colpito da lesioni più benigne, meno estese, 
meno distruttive. Nei casi trattati con pnmtx. 
hanno veduto che quando il pnmtx. risultava com¬ 
pleto ed efficace la reazione si attutiva fino a 
scomparire del lutto in certi casi dal lato collas¬ 
sato. Nei casi di lesioni in avanzata fibrosi, silen¬ 
ziose clinicamente, praticamente guarite la rea¬ 
zione è apparsa debolissima e fin negativa sul to¬ 
race. In un adulto è superfluo fare la comune 
cutireazione al braccio a scopo diagnostico mentre 
può avere decisivo valore ricercarla anche in cor¬ 
rispondenza dei visceri sospetti di lesione spe¬ 
cifica. 

Contributo clinico alla pneumoforacentesi. 

Dott. Nelli. — Dopo avere esposto in dettaglio 
la questione aggiornandola dal punto di vista sto¬ 
rico riporta il risultato dello studio di 17 casi con¬ 
cludendo: 1) ò stato possibile togliere senza nes¬ 
sun disturbo quantità notevoli di liquido (lino 
a cinc. 5300): 2 ) non ò necessario introdurre aria 
in quantità esattamente corrispondente al liquido 
estratto, ma basta una quantità, molto minore, 
regolabile da caso a caso; 3) solo in 3 casi su li 
fu dovuta praticare una seconda toracentesi; 4) al- 
l’inlervento segue quasi costantemente un rialzo 
febbrile che non è di cattiva prognosi pur pro- 
traendosi alquanto; 5) l’esame clinico e radiologi¬ 
co a distanza di molto tempo hanno dimostrato 
integrità e mobilità delle basi, più raramente ade¬ 
renze parziali, mai sinechia completa. 

Dott. Nelli. — Contributo allo studio della tu¬ 
bercolosi ilare primitiva. 

Società Medico-Chirurgica Trevisana. 

Seduta del 23 dicembre 1931. 
Presidente: prof. Fiorane 

Intumescenze. 

Prof. Domenico Calzavera. — Riferisce intorno a 
tre casi clinici relativi ad intumescenze, nelle 
quali solamente l’esame istologico condusse alla 


esatta diagnosi. Trattasi: in un oaso, di ematoma 
delle pareti addominali ad evoluzione lenta; nel 
secondo, di una gomma associata ad empiema del¬ 
la regione dorsale; nel terzo, di una gomma ulce¬ 
rata del seno. 

I/O. espone minutamente i dati clinici, il reper¬ 
to operativo, e l’esame istologico relativi ai singoli 
casi, e per ciascuno discute a fondo la diagnosi 
differenziale. 

Cataratta pietrificante. 

Prof. A. Bozzoli e dott. C. Sisto. — Gli 00. pre¬ 
sentano due casi di cataratta pietrificante nei 
«piali la diagnosi fu possibile solo mediante l’esa¬ 
me radiografico, essendo i mezzi rifrangenti del¬ 
l'occhio completamente opachi e non permettendo 
l’esplorazione ad illuminazione focale ed oftalmo¬ 
scopica. , 

Su di un caso rarissimo di emorragie puntiformi cere¬ 
bellari da endoarterite luetica. 

Doli. L. Bolla. — Si sofferma sulla sintomato¬ 
logia delle lesioni cerebrali in generale e cerebel¬ 
lari in particolare, dimostrando come doveva es¬ 
sere escluso in questo caso il tumore cerebellare 
per il quale mancavano i sintomi di compressione 
in tracranica. La scomparsa rapida e persistente, 
con la cura antiluetica, della sintomatologia che 
durava da due anni, ha convalidata la diagnosi. 


Società di Coltura Medica della Spezia 

e Lunigiana. 

Seduta del 27 novembre 1931. 

Presiede il prof. dott. Rinaldo Cassanello. 

Intorno alla funzione delle cavità accessorie del naso. 

Prof. dott. A. Bronzini. — L O. dopo avere 
esposte le diverse teorie intorno alla iunzione del¬ 
le cavità accessorie del naso, dimostra come 1 in¬ 
sieme di tali organi debba essere principalmente 
considerato come un apparato compensatore del¬ 
l'umidità e della temperatura dell aria di inspi¬ 
razione. . , , _ 

Riferisce i risultati delle sue ricerche che dimo¬ 
strano come l’importanza di tali organi a questo 
riguardo non debba venire trascurata. 

Sul mio segno nelle sindromi dolorose addominali. 

Prof. dott. G. Fantozzi. — L’O. illustra quello 
che Taddei ha chiamato « il segno di Fantozzi »; 
ossia l’importanza della dolorabilità aortica-iliaca 
in certe sindromi dolorose dell addome. Si e y- 
sto che molte diagnosi di appendicite colecistite, 
annessite, ulcera gastrica o gastro-duodenale, ecc , 
non reggono al controllo operatorio e 1 ammalato 
non rileva vantaggi da una cura chirurgica che 

mancava della esatta indicazione. 

Il segno di Fantozzi inette in guardia contro 

simili errori nella maggior parte di questi in¬ 
fermi con aorta ed iliache dolorabili, il male 
non è nell’addome ina nel torace; forme tuber¬ 
colari fibrosclerose che sfuggono alla valutazione 
clinica per il loro andamento benigno, ma che 
danno per i riflessi vago-simpatici una ripercus¬ 
sione nell’addome, risvegliando una specie di ve¬ 
lismo viscerale e turbe funzionali che assumono 
caso per caso, a seconda dei soggetti, aspetto, sede 
ed imponenza estremamente variabili. 

Dott. G. Corsi. — Contributo alla conoscenza 

del morbo di Recidinghauscn. 

Il Segretario: dott. Domenico Rolland. 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


151 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


DALLA PRATICA CORRENTE 

Sindrome meningea nel decorso iniziale di 
nna polmonite lobare dell’apice destro. 

Dott. Agostino Vanelli, Carolino Milanese. 


Non crediamo privo di interesse riferire la 
seguente osservazione clinica che, se l’ulte¬ 
riore decorso dimostrò trattarsi di una pol¬ 
monite lobare dell’apice destro, presentava 
all’inizio una sintomatologia nervosa di una 
tale imponenza da indurre facilmente nel giu¬ 
dizio errato di meningite cerebro-spinale, tan¬ 
to più che l’esame obbiettivo non rilevava 
alcun sintomo a carico dell’apparato respira¬ 
torio. 

Osservazione che ci permette di richiama¬ 
re l’attenzione sulle molteplici manifestazioni 
nervose che si possono avere specie nell’in- 
lanziia nel decorso della polmonite, sulle cause 
di queste e suH'iniportanza dell’esame precoce 
del liquor per una giusta interpretazione dei 
fenomeni nervosi e per una cura razionale. 


li. M., a. 10. Genitori viventi e sani: padre 40 
anni, madre 37; negativa l’ereditarietà tuberco¬ 
lare, luetica, artritica e nervosa negli ascendenti 
collaterali. La bambina ha un fratello minore, vi¬ 
vente e sano; nacque a termine da parto fisiolo¬ 
gico, fu allattata dalla madre fino a 5 mesi; den¬ 
tizione a 13 mesi; deambulazione a 16 mesi. Pur 
non avendo sofferto malattie tali da ricorrere al- 

I opera del medico, è sempre stata di costituzione 
gracile, facilmente emozionabile. 

La malattia attuale risale al 2 agosto; nel po¬ 
meriggio la bambina che nei giorni precedenti 
era sempre stata bene, fu colpita all'improvviso 
da febbre altissima, senza brividi, accompagnata 
da cefalea intensa specie occipitale. Durante la 
notte ebbe vomito e conati rii vomito intensi e ri¬ 
petuti, perdita involontaria di feci ed urine. La 
bambina si lamentò continuamente del dolore di 
testa. Non tossì nè accusò dolori al torace. Perdu¬ 
rando questo stato di cose al mattino la madre 
ricorse all’opera del medico e ad un primo esame 
si rilevò quanto segue: 

La bambina giace assopita in decubito dorsale 
eoi capo affondato nei cuscini, risponde male e in 
modo incoordinalo alle domande che le vengono 
rivolse. Cute pallida, dermografismo spiccato, non 
herpes labiale; mucose visibili rosee; pannicolo 
adiposo scarso, muscolatura ipotrofica ed iperto- 
nica; apparato scheletrico regolare; micropoliade- 
nia diffusa. 

Capo e collo : non si nolano turbe della funzio¬ 
ne motoria e della sensibilità tattile e dolorifica 
dei nervi cranici. Apparato uditivo: nulla. Occhi: 
sguardo fisso, le pupille reagiscono bene alla luce 
c alla accomodazione, la pressione dei bulbi ocu¬ 
lari risveglia un vivo dolore. Bocca: lingua im¬ 
paniata; tonsille e faringe lievemente arrossati. 

II collo si presenta rigido, riverso all’indielro, ogni 


tentativo di flessione è accompagnato da un dolore 
tale da strappare delle grida alla malata. Il segno 
della nuca di Brudzinski è presente. 

Torace: respiro simmetrico a tipo costale, fre- 
quente, superficiale; fremito vocale tattile nor¬ 
male. Percussione: suono chiaro polmonare su 
tutto l’ambito polmonare. Ascoltazione: respiro 
aspro. La pressione sulle apofisi spinose delle ver¬ 
tebre dorsali e lombari risveglia un dolore vivace. 
Cuore nei limiti, toni validi e puri. 

Addome: indolente e trattabile. Fegato e mil¬ 
za: nei limiti normali. Beni: impalpabili. Ano e 
genitali esterni: nulla. 

Arti inferiori: muscoli ipotrofici ed ipertonici. 
La pressione delle masse muscolari risveglia do¬ 
lore. Riflessi palellari vivaci. Sono facilmente ri- 
levabili i segni di Kernig e il riflesso controlate¬ 
rale di Brudzinski. 

Feci: molli, fetide emesse quattro volte al gior¬ 
no spesso involontariamente. 

Urine: scarse, ricche di sedimento emesse spes¬ 
so involontariamente. Lieve velo di albumina. 
L'esame del sedimento non rileva presenza di ci¬ 
lindri renali, di sangue e di altri elementi pato¬ 
logici. 

Esame del sangue: globuli rossi 4.000.000; glo¬ 
buli bianchi 13.500. 

Esame del liquido cefalo-rachidiano: con la pun¬ 
tura lombare si eslraggono 20 centimetri di liquor 
limpidissimo, sotto forte pressione. Cloruri, albu¬ 
mina e zucchero in quantità normali. Reazione 
di Nonne e di Pandy negative. Il sedimento otte¬ 
nuto dopo una centrifugazione prolungata, rileva 
qualche scarso linfocito. 

Dario clinico: 4-VIII-31 : Persiste aggravata la 
sindrome meningea: cefalea intensa specie occi¬ 
pitale; rigidità lineale marcata; segno di Kernig 
e di Brudzinski evidenti; stato soporoso alternan- 
tesi a stati di agitazione e confusione mentale; 
sguardo spento, fisso, occhi semiaperti, pressione 
dei bulbi oculari dolorosa. Perdita involontaria 
delle feci e delle urine e qualche conato di vomito. 
Qualche scarso colpo di tosse secca senza espetto¬ 
rato, nulla a carico dell’apparato respiratorio. Non 
herpes, dermografismo spiccato. 

5- VIII-31: Si rileva un miglioramento della fe¬ 
nomenologia nervosa; si nota una quasi totale 
scomparsa dell’oltundimento e dell’agitazione del 
giorno prima. L’ammalata risponde bene alle do¬ 
mande che le vengono rivolte; la cefalea si è ri¬ 
dotta di intensità; la rigidità del collo, il segno 
di Kernig e di Brudzinski pure essendo ancora 
rilevabili sono di mollo attenuati. L’ammalata ha 
qualche scarso colpo di tosse senza espettorato. 
L’esame accurato dell’apparato respiratorio rileva 
come primo sintomo di un addensamento polmo¬ 
nare nel lobo superiore destro una netta bronco- 
fonia nella parte alta del cavo ascellare destro. 
Non si notano modificazioni del murmure vesci¬ 
colare e del suono di percussione e comparsa di 
rantoli. Non vomito, 5 scariche di feci liquide 
senza caratteri speciali. 

6- VIII-31 : Accanto alla scomparsa completa del¬ 
la sindrome meningea così imponente nei primi 
giorni l'esame obbiettivo va sempre più addimo¬ 
strando la formazione di un focolaio di polmonite 
del lobo superiore destro: suono ipofonetico tim¬ 
panico alla regione sovraspinosa ed ascellare de¬ 
stra, suono timpanico alla regione sotloclavico- 





152 


<i IIj POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


lare. Soffio bronchiale con rantoli inspiratori ed 
espiratori a piccole e inedie bolle modificabili sot¬ 
to i colpi di tosse alla regione ascellare destra. 
Tosse secca con scarso espettorato striato di san¬ 
gue. I profondi movimenti respiratori ed i colpi 
di tosse risvegliano un dolore che l’ammalata av¬ 
verte alla spalla destra. Niente vomito; 4 evacua¬ 
zioni. . . . . . 

7- VIII-31' Persiste l'assenza di qualsiasi sintomo 
a carico delle meningi; il reperto polmonare ri¬ 
mane invariato con un aumento dei fatti umidi 
e un maggior smorzamento del suono di percus¬ 
sione alla regione sovraspinosa destra. La tosse 
è sempre poca e l’espettorato è nettamente ema¬ 
tico. I colpi di tosse risvegliano dolore alla spalla 

destra. > . 

8- V1II-31: Si nota un aumento dei rantoli a pic¬ 
cole medie bolle alla sovraspinosa, alla parte alta 
della regione infrascapolare destra ed alla regione 
ascellare destra. L’espettorato va perdendo il ca¬ 
rattere ematico ed è aumentato, i colpi di tosse 
non risvegliano più alcun dolore. 

9- VIII-31 : Si rileva un accenno al risolversi del¬ 
l’addensamento polmonare caratterizzato dalla 
scomparsa del soffio bronchiale; i fatti umidi per¬ 
mangono invariati; sudorazione profusa. 

10- VIII-31 : Il miglioramento delle condizioni 
polmonari va sempre più accentuandosi. 

17-YIII-31: L’esame polmonare è pressoché ne¬ 
gativo. 

Dalla descrizione della fenomenologia ner¬ 
vosa presentata dalla nostra ammalata nei pri¬ 
mi giorni di malattia risalta nettissimo il fat¬ 
to che la sindrome meningea era di una tale 
imponenza quale è raro trovare nella stessa 
meningite cerebro-spinale epidemica, nel con¬ 
tempo Tesarne obbiettivo dell’apparato respi¬ 
ratorio era del tutto negativo. Nella quasi cer¬ 
tezza che si trattasse di una meningite pra¬ 
ticammo subito dopo la prima visita la pun¬ 
tura lombare a riconferma del nostro giudizio 
diagnostico e per meglio precisare il movente 
eziologico. 

Si ottennero 20 centimetri cubici di un li¬ 
quor limpidissimo con qualche scarso linfoci¬ 
to, amicrobico, con albumina, zucchero e clo¬ 
ruri in quantità normali. 

Un tale reperto bastava da solo a privare 
di qualsiasi fondamento la diagnosi da noi 
formulata e a mettere in relazione la sindro¬ 
me meningea osservata piuttosto a semplici 
fatti irritativi encefalo-meningei senza flogosi 
reale delle meningi. 

Ora quaCera il movente eziologico del qua¬ 
dro clinico presentato dalTamimalata? Le in¬ 
fezioni che più facilmente possono assumere 
nel loro decorso le manifestazioni cliniche 
della meningite purulenta sono: l’infezione 
reumatismale con localizzazione alle articola¬ 
zioni della colonna vertebrale, il tifo, la tu¬ 
bercolosi miliare, la setticemia e la polmoni¬ 
te lobare. 


Esclusa l’infezione reumatismale per il fatto 
che Tesarne clinico ci dimostrava essere la 
rigidità nucale non dovuta ad artrite della co¬ 
lonna vertebrale, ma a vera e propria con¬ 
trattura e per la presenza del segno di Kemig, 
le infezioni Eberthiane per l’inizio brusco non 
facile a riscontrar,si in questa malattia e più 
ancora per l’esame del sangue che dimostrava 
una netta leucocitosi, la tubercolosi miliare 
per l’anamnesi negativa, per l’inizio brusco, 
per la mancanza di focolai metastatici, per la 
leucocitosi marcata ci si presentava quale più 
probabile la diagnosi di una «setticemia o di 

una polmonite lobare. 

Francamente il nostro giudizio diagnostico 
si orientò verso questa seconda forma moi- 
bosa per il fatto che la polmonite è una ma¬ 
lattia molto più connune e con maggiore fre¬ 
quenza presenta delle sindromi meningee. 

il decorso clinico della malattia non fece- 
che riconfermare la nostra diagnosi. Difatti 
in quarta giornata quale primo sintomo di un 
addensamento del lobo superiore destro si no¬ 
tò una netta broncofonia alla regione ascel¬ 
lare, addensamento che andò sempre più ap¬ 
palesandosi nei giorni successivi, così da to¬ 
gliere qualsiasi dubbio di interpretazione. Noi 
non abbiamo potuto, per ragioni ovvie, ve¬ 
dere davanti allo schermo radioscopico la no¬ 
stra ammalata. Con ogni probabilità questo 
mezzo ci avrebbe permesso forse in prima 
giornata, certamente in seconda, di vedere la 
caratteristica ombra triangolare patognomoni- 
ca della polmonite che esiste tanto nella for¬ 
ma classica quanto nelle forme clinicamente 
mute. Così avremmo potuto dare più preco¬ 
cemente una base obbiettiva alla nostra dia¬ 
gnosi. 

Ora però riteniamo opportuno richiamare 
l’attenzione su un fatto di grande importan¬ 
za pratica : se nel complesso nella grande 
maggioranza dei casi la fenomenologia nervo¬ 
sa presentata dai pneumonici è dovuta a rea¬ 
zioni encefalo-meningee di natura tossica sen¬ 
za vera e propria flogosi (per lo meno ai no¬ 
stri mezzi attuali di ricerca) non sempre e 
così altre volte può essere legata ad una ve¬ 
ra meningite purulenta pneumococcica. 

Oltre a questo va sempre tenuto presente 
che la meningite cerebro-spinale epidemica 
specie nella prima infanzia può presentare 
accanto alla sindrome meningea più o meno 
evidente dei disturbi a carico dell’apparato 
respiratorio, tali da coprire la sindrome ner¬ 
vosa e «sviare la diagnosi. È istruttivo a que¬ 
sto riguardo un caso osservato dal Pestalozza 
di un lattante di 6 mesi che all’entrata in eli- 


IAnno XXXIX., Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


153 


nica presentava una lieve rigidità nuoale, u- 
na fontanella non molto tesa, il capo rove¬ 
sciato all indietro e con trattura degli arti in¬ 
feriori, mentre l’esame obbiettivo del torace 
rilevava una ipofonesi spiccata .alla ba-se di 
sinistra, dove si ascoltavano numerosi ranto¬ 
li crepitanti a piccole e a medie bolle. Si fe¬ 
ce diagnosi di polmonite lobare sinistra con 
segni di meningismo. Nei giorni successivi 
accentuandosi i segni di lesione meningea 
venne praticata la puntura lombare che dette 
esito ad un liquido torbido opalescente che 
•all’esame microscopico risultò costituito da 
leucociti polinucleati in via di degenerazione 
con la presenza di diplococchi intra ed extra¬ 
cellulari in parte Gram negativi, in parte 
Grani positivi. Da quanto surriferimmo ne 
viene il corollario pratico di importanza ca¬ 
pitale: quando un ammalato presenti delle 
turbe nervose più o meno spiccate rilevi o no 
l’esame obbiettivo segni di addensamento pol¬ 
monare, il nostro dovere è di praticare al più 
presto la rachicentesi che ci permetta di pre¬ 
cisare la vera natura di questi fenomeni. 

L’esame del caso da noi osservato ci per¬ 
mette di richiamare l’attenzione sugli elemen¬ 
ti che possono influire sull’andamento clini- 
co della polmonite lobare e far sì che men¬ 
tre alcune volte gli ammalati non presentano 
turbe nervose particolari altre volte la feno¬ 
menologia meningea è di tale imponenza da 
creare dei giudizi diagnostici errati. 

Nel complesso le nostre cognizioni a que¬ 
sto riguardo non sono molto chiare ed appro¬ 
fondite. Non sappiamo se esistono ceppi di 
pneumococco neurotropi, pneumococchi che 
elaborino ondo ed eso-tossine che presentino 
una speciale affinità per il sistema nervoso. 

Alcuni fattori però conosciamo che posso¬ 
no favorire la comparsa di sindromi nervose 
e tra questi fattori il primo posto deve essere 
dato all’età. Non sappiamo per quali intimi 
meccanismi immuni tari i la sindrome menin¬ 
gea sia più comune nell’infanzia che nelle al¬ 
tre età, ma resta il fatto che i bambini sono 
più predisposti alle reazioni encefalo-menin¬ 
gee. Anzi Rilliet e Barthez che si sono molto 
occulti dello studio della polmonite compli¬ 
cata da manifestazioni cerebrali, hanno nota¬ 
to che queste assumono un aspetto diverso a 
seconda dell’età. Nel primo e nel secondo an¬ 
no sarebbe più facile a riscontrarsi la forma 
eclamptica, dal secondo al quinto, la forma 
comatosa, da] quinto al decimo la forma de¬ 
lirante. 

La predisposizione individuale in relazione 
ai fattori ereditari alla diatesi essudativa, alle 


malattie pregresse, alle lesioni croniche del 
sistema nervoso, favorisce l’insorgere di tur¬ 
be nervose come le favoriscono le iperpires- 
sie. La sede del focolaio pneumonico avreb¬ 
be un’importanza non secondaria nel deter¬ 
minare la comparsa di fenomeni nervosi. Di¬ 
fatti si è constatato che la .sindrome menin¬ 
gea è più comune quanto il processo penumo- 
nico ha sede nel lobo superiore del polmone. 
A questo proposito riferiamo il caso di un 
bambino che abbiamo avuto occasione di cu¬ 
rare per 5 volte di seguito perchè affetto da 
polmonite lobare. Ora questo ammalato quan¬ 
do il focolaio pneumonico risiedeva nel lobo 
superiore del polmone (il caso si è ripetuto 
due volte) presentava turbe mentali caratte¬ 
rizzale da un profondo assopimento, perdita 
involontaria di feci e di urine, sguardo fisso, 
reazione pupillare torpida, mentre le altre 
volte non ha presentato turbe nervose degne 
di nota. Però sull’importanza di questo fat¬ 
tore non tutti gli autori sono d’accordo e tra 
questi Schlesinger. 

RIASSUNTO 

L A. riferisce il caso di una bambina che 
nel decorso iniziale di una polmonite lobare 
dell’apice destro presentava una sindrome 
meningea di una tale entità da indurre nel 
giudizio errato di meningite cerebro-spinale. 
Errore favorito dall’esame obbiettivo del pol¬ 
mone che si mantenne muto per ben quat¬ 
tro giorni. 

Richiama l’attenzione sulle molteplici ma¬ 
nifestazioni nervose che si possono riscontra¬ 
re specie nell’infanzia nel decorso della pol¬ 
monite, sulle cause di queste sull’importan¬ 
za dell’esame precoce del liquor per una giu¬ 
sta interpretazione dei fenomeni e per una 
cura razionale. 

BIBLIOGRAFIA. 

Dopter Cn. L’infedion méningococcique * 

Roger, Widal, Teissier. Nouveau traité de mède- 
cine. 

Mohr, Staeiielin. Trattato di medicina interna. 
Feer. Pediatria. 

Nobecourt. Clinique médicale des enfants. Affec- 
tions de l’appareil respiratoire. 

Mocriquand. La pneumonie muette infantile. Lyon 
Médical, 18 gennaio 1931. 

Lax H. Lai valutazione diagnostica dei metodi di 
laboratorio nella pratica medica , 1930. 
Pestalozza G. La meningi le cerebro-spinale nel 
lattante * Rivista di clinica pediatrica, n. 7, 1921. 
Zangari. Meningite e meningismo. Il Morgagni, 
1927. 

Callerio G. Meningiti e meningismo, in Ferra¬ 
ta A. : Diagnostica medica differenziale , 1929. 



154 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


CASISTICA E TERAPIA. 

Il linfogranuloma inguinale. 

A. Buschke, A. Boas e V. Vàsàrhelyi (Med. 
Klinik , 23 ottobre 1931) hanno studiato 74 
casi di linfogranuloma inguinale o quarta ma- 
liaittia venerea. 

La porta d’ingresso della malattia risulta 
essere, per la maggior parte dei casi, quella 
dei genitali, e solo di rado non è possibile sta¬ 
bilirla nettamente. 

Nei casi sorpresi all inizio si trova spesso 
una manifestazione primaria in forma di ul-j 
cera piana, di erosioni, o di efflorescenze er- 
petiformi, evolventi più o meno rapidamente 
verso la guarigione, per lo più senza induri¬ 
mento nè suppurazione eccessiva. In altri ca¬ 
si possono aversi manifestazioni erosivo-ulce- 
rose, accompagnate da notevole infiltrazione 
linfangitica, e di durata molto più lunga. Ila¬ 
rissima la complicazione gangrenosa dei tes¬ 
suti. Le ricerche microscopiche e serologiche 
permettono di escludere, in ogni caso, 1 infe¬ 
zione luetica o mista. 

Il decorso dell’adenite inguinale e iliaca 
concomitante è parimenti variabile. 

Nei rari casi di affezione primaria alla lin¬ 
gua, sono le ghiandole del -collo quelle che 
reagiscono col tipico granuloma. 

La natura infettiva della malattia è provata 
anche dal fatto della comparsa di sintomi ge¬ 
nerali, come: febbre, epatosplenomegalia e 
reazioni esantematiche, in forma ad esempio 
di efflorescenze a tipo eritema nodoso o di 

eritema essudativo polimorfo. 

A tale proposito, le esperienze sugli amma¬ 
li, usando uno speciale antigene ottenuto dal 
pus ghiandolare, avrebbero dimostrato la pos- 
sibilità da parte della cute di essere sensibi- 

117 7 cl t cl 

La diagnosi dell’affezione è facilitata da 
una speciale reazione sierologica ideata da 
Frei, e dalla trasmissibilità ad alcuni tipi di 


runcolo è curato bene. Senza attendere, si de¬ 
ve fare una incisione abbastanza profonda col 
termocauterio, in modo da sgorgare le parti 
infette; essa va fatta dal lato cutaneo e non da 
quello mucoso. 

Quest’ultimo sembra assai più gonfio e più 
edematoso che quello cutaneo, ma non si trat¬ 
ta che di un edema di vicinanza sviluppato nel 
tessuto sottomucoso assai lasso. Non ci si deve 
lasciare ingannare e la tumefazione scompa¬ 
re da sè quando l’incisione cutanea è fatta 
bene. Con questa tecnica, FA. ha potuto evi¬ 
tare costantemente gli incidenti mortali ed 
ha osservato soltanto due casi di morte in in¬ 
dividui che non erano stati incisi, ma soltanto 
trattati col vaccino. fil- 

Guarigione dell’orticaria cronica con somministra¬ 
zione di alcali per bocca. 

In più di 20 casi di orticaria -cronica, la som 
ministrazione orale di alcalini praticata da 
Dimkin ( Med . Klinik, n. 52, 1930) ha deter¬ 
minato una rapida scomparsa dei disturbi. Si 
inizia la somministrazione con tre dosi giorna¬ 
liere di bicarbonato di sodio, 8-10 grammi 
per dose, subito dopo il pasto. Dopo alcuni 
giorni si dà 4 volte al giorno un cucchiaino di 
caffè di bicarbonato; nei casi di orticaria a 
comparsa serotina si danno durante il giorno 
due-tre cucchiaini rasi ed altri dieci grammi 
alla sera appena comparso il prurito. La mag¬ 
gior parto dei casi di orticaria guariscono in 

pochi giorni con tale -cura. 

Talvolta si hanno recidive, si riesce pero 
sempre a vincerle continuando a somministra¬ 
re dosi alte di bicarbonato per bocca. L’uso 
Prolungato di alte dosi di bicarbonato può dai 
uogo a disturbi secondarli dovuti ad alcalosi, 
basta allora sospendere per alcuni giorni la 
somministrazione di alcali e prescrivere una 
dieta acidificante. B- Pollitzer. 

Ncll’impetigo del cuoio capelluto. 


scimmie. 

La terapia invece, a causa della mancata 
conoscenza del germe specifico, resta ancoia 

sintomatica. , . 

Secondo gli AA. non sarebbero confermati 

i successi da alcuni ottenuti usando la vecchia 

tubercolina. M. Faberj. 

Il furuucolo del labbro superiore. 

Hartmann ( Journ . des praticiens, 12 die. 
1931) richiama l’attenzione sulla gravita di 
questa affezione stafilococcica. Vi è, in questa 
regione, una notevole intricazione degli ap¬ 
parati pilosebacei e delle vene che sono fa¬ 
cilmente affette da flebite. . 

L’infezione, per le anastomosi dei tronchi 

venosi facciali con quelli oftalmici, può ta- 
cilmente raggiungere il grosso seno della ba^ 

se del cranio e causare la morte. 

Tali incidenti sono facili ad evitare se il tu- 


J Dela forte (Gaz. méd. de France e Journ. 
des praticiens , 19 sett. 193.1) consiglia soprat¬ 
tutto il trattamento locale, che consiste nel 
fare cadere le croste, applicando in seguito de¬ 
gli antisettici. . . 

Il primo scotio si ottiene con medicazioni 

umide leggermente antisettiche all acqua bo¬ 
rica o cataplasmi di fecola, da rinnovarsi ogni 

2-3 ore, salvo la notte. 

La lozione antisettica più attiva è 1 acqua c i 

Alibour modificata: 


Solfato di zinco 
Solfato di rame 
Tintura di zafferano 
Acquavite canforata 
Acqua 


ana g. 




2,50 

0,50 

5 

1000 


Sfregare energicamente con un tampone di 
ovatta imbevuto della soluzione. 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


155 


Si applica in seguito la pomata di Da rieri 
Ossido giallo di mercurio g. 2 

Ossido di zinco - g. 5 

Resorcina 

Acido salicilico ana g. 0,10 

Vaselina g. 35 

Le lesioni Concomitanti da streptococco (in- 
tertrigo retroauricolare, falsa tigna), saranno 
trattate con applicazioni di una pomata al ca¬ 
trame : 

Catrame lavato g. 1 

Lanolina g. 3 

Vaselina g. 25 

Tagliare corte le unghie del bambino ed im¬ 
pedirgli di grattarsi. 

Come trattamento generale: olio di fegato di 
merluzzo, sciroppo di rafano jodato, sciroppo 
jodolannico. jil. 

Il metodo di Maisler nella cura della gonorrea acuta 
e cronica. 

Nel 1927 Maisler c Bizard riferirono gli ot¬ 
timi successi ottenuti nella gonorrea croni¬ 
ca mediante una cura da essi proposta, e ba¬ 
sata sulla dilatazione gassosa dell’uretra, me¬ 
diante due medicamenti : il neol e un sale 
d’argento (protargolo). 

In seguito qualche altro A. confermò i fe¬ 
lici risultati del metodo; in Italia se ne oc¬ 
cupò il Pisacane, il quale non potette confer¬ 
mare la bontà del metodo. 

In una serie di casi di gonorrea acuta e cro¬ 
nica G. Rivelloni ( Giorn . Med. delVAlto Adi¬ 
ge, III, 2, febbr. 1931) ha voluto controllare 
il valore del metodo di Maisler. 

Dalle ben condotte ricerche emerge che nel¬ 
le uretriti gonococciche acute tale metodo è 
mal tollerato per i notevoli disturbi subbiet- 
tivi che provoca, mentre si dimostra assolu¬ 
tamente inefficace e peggio nocivo, favoren¬ 
do l’estensione del processo all’uretra poste¬ 
riore e l’insorgere di complicazioni. 

Nelle forme croniche anche non è stato pos¬ 
sibile segnare alcun miglioramento, nè i ca¬ 
si scarsi che si sono giovati in parte della 
cura possono deporre in modo favorevole per 
l’applicazione di tale metodo, il quale per que¬ 
sto non porta nulla di nuovo nè di miracoloso 
nella terapia della gonorrea. L. Carusi. 

NOTE DI TECNICA. 

Le agglutinazioni «specifiche in rapporto alle loro 
applicazioni diagnostiche in batteriologia. 

Già sin dai primi tempi dell’epoca siero- 
diagnostica fu messo in evidenza! da molti AA. 
il fatto che diverse sostanze, quali colori, aci¬ 
di, sali di metalli ecc. sono capaci di ripro¬ 
durre il fenomeno della flocculazione batte¬ 
rica, quale si ottiene coi sieri immuni spe- 

• A* • 1 

ClflCl. 

Era naturale che si pensasse subito a sfrut¬ 


tare il metodo per la differenziazione di spe¬ 
cie batteriche affini, ma le prove seguile di¬ 
mostrarono come le sostanze suddescritte non 


siano sicuramente idonee ad essere impiegato 
per una diagnosi differenziale di specie e ciò 
lorse per l’intervento, nelle agglutinazioni a- 
specifiche, di fattori accessori, oltre all’azio¬ 
ne dovuta puramente alla sostanza aggluti¬ 
nante. 


Sono questi fattori accessori sinora trascura¬ 
li dalla maggioranza degli AA. che si è propo¬ 
sto di studiare sistematicamente I. Pisu (Boll. 
Ist. Sierot. Mil ., seti. 1931), il quale, sperimen¬ 
tando su vari ceppi di brucelle, di tifo, para¬ 
tifo V, colera, ha trovato che nelle reazioni di 
agglutinazione aspecifica, come in quelle spe¬ 
cifiche, è necessaria, affinchè il fenomeno si 
produca, la presenza di sali. Questi possono 
essere anche soltanto quelli contenuti nella 
palina batterica; ma in tali condizioni pe¬ 
rò l'agglutinazione può anche mancare. La 
soluzione fisiologica è quindi il metodo più 
indicato per eseguire le reazioni, mentre clic 
con l’acqua distillala ragg^utiniazione può 
mancare, a seconda del terreno e dell’età della 
coltura. 


Essa è invece favorita. daH’aggiunta delle so¬ 
stanze proteiche del siero di sangue (e forse 
anche da altre sostanze proteiche) sia che esse 
si trovino nel terreno di coltura, sia che ven¬ 
gano aggiunte direttamente ai tubi di rea¬ 
zione. 


L’A. propone quindi in. base a questi fatti 
di eseguire sempre le reazioni con soluz. fi- 
siol. e dopo aver 'controllalo il metodo pro¬ 
posto recentemente da Alessandrini e Saba- 
lucci per la differenziazione dei paramelitensi 
dalle altre brucelle con la I ripa flavina, con¬ 
clude che le agglutinazioni a specifici! e devono 
essere ancora oggetto di studi. 

G. L. C. 


IGIENE SOCIALE. 


Le cause della tragedia di Lubeeca. 

L’azione giudiziaria promossa dal Magistra¬ 
to contro i responsabili della nota ecatombe 
di bambini vaccinati lo scorso anno a Lubecca 
col B C G, volge al suo termine. 

Come è ormai noto, poiché il tragico fatto 
ha avuto una profonda ripercussione in tutto 
il mondo civile, in seguito alle vaccinazioni 
'antitubercolari eseguite dal prof. Deycke nel 
servizio pediatrico dell’Ospedale Civile di Lu¬ 
becca, un’ottantina di bambini vaccinati mo¬ 
rirono di tubercolosi e molli altri trovansi tut¬ 
tora ammalati di forme tubercolari lente. 

La spaventevole catastrofe ha offerto, pur¬ 
troppo, ij pretesto a critiche e attacchi stra¬ 
vaganti contro il metodo di vaccinazione Cal¬ 
mene, che il prof. Deycke affermava di avere 
impiegato. Si insinuò fra l’altro che il vacci¬ 
no Calmetle (B C G) si fosse casualmente vi- 
rulentato attraverso l’organismo dei bambini, 


156 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


e non mancarono coloro -che, traendo motivo 
dal tragico incidente, imprecarono contro l’uso 
dei vaccini vivi in genere e contro il vaccino 

Ga.lmette in particolare. 

Ma i periti nominati dal Governo germani¬ 
co, il prof. Bruno Lange dell'Istituto Roberto 
Koch di Berlino -e prof. Ludwig Lange del¬ 
l’Ufficio Sanitario Imperiale, dopo una lun¬ 
ga serie di ricerche e un accuratissima inchie¬ 
sta, hanno escluso nel modo più assoluto che 
i luttuosi fatti di Lubecca siano da attribuirsi 
al vaccino Calmette. 

Nella Zeitschrift fur Tuberculose (nov. 1931) 
il prof. Bruno Lange ha testé pubblicato la 
sua relazione, le cui conclusioni più essenziali 
sono le seguenti : 

1) È stato dimostrato con certezza che le 
colture di B C G impiegate dal prof. Deycke 
per le vaccinazioni non erano pure e che nelle 
emulsioni vaccinali inoculate ai neonati del¬ 
l’Ospedale di Lubecca, si trovavano dei bacilli 
tubercolari virulenti del tipo umano; 

2) È da escludersi un ritorno aliai viru¬ 
lenza del BCG del tipo bovino nell’organi¬ 
smo dei bambini vaccinati, perchè le emul¬ 
sioni vaccinali contenevano già bacilli viru¬ 
lenti del tipo umano; 

3) Lo stato di assoluta purezza delle col¬ 
ture di BCG inviate a Lubecca dall’Istituto 
Pasteur di Parigi, è stato perfettamente con¬ 
fermato; 

4) La sola spiegazione ragionevole dei fat¬ 
ti luttuosi è che, durante la preparazione del¬ 
le emulsioni vaccinali, si sia commesso 1 er¬ 
rore di introdurvi dei bacilli tubercolari pa¬ 
togeni umani invece del BCG; 

5) Tutto induce ad ammettere che questi 
bacilli patogeni umani provenissero da una 
coltura tubercolare umana, detta « di Kiel », 
la sola coltura tubercolare trovata nel Labora¬ 
torio del prof. Deycke; 

6) Il resultato delle ricerche compiute ba¬ 
sta a giustificare l’opinione che gli accidenti 
di Lubecca sono imputabili a un errore com¬ 
messo nel Laboratorio di Deycke, al momen¬ 
to della preparazione del vaccino. 

Anche il prof. Ludwig Lange, nella sua de¬ 
posizione fatta il 1G dicembre innanzi al Tri¬ 
bunale di Lubecca, ha pienamente confermato 
le conclusioni del prof. Bruno Lange. Egli ha 
verificato sperimentalmente che i bacilli tu¬ 
bercolari isolati dai vaccini, come quelli iso¬ 
lati dai bambini morti di tubercolosi a Lu¬ 
becca, anziché essere del tipo bovino, come 
quelli del B C G, appartengono al tipo uma¬ 
no, e resultano del tutto identici ai bacilli tu¬ 
bercolari di una coltura, detta di Kiel, di tipo 
umano, che era stata spedita dal Laboratorio 
di Kiel all’Ospedale di Lubecca. Si tratta di 
bacilli molto attenuati, ma pur sempre pato¬ 
geni. 

Evidentemente i vaccini usati dal prof. Dey¬ 


cke per immunizzare i bambini dell’Ospedale 
di Lubecca, o per errore o per altre cause igno¬ 
rate, erano stati inquinati con bacilli della 

coltura di Kiel. 

Queste coraggiose e leali dichiarazioni de¬ 
gli scienziati germanici, i quali hanno tenuto 
sopratutto al trionfo della verità scientifica, 
ponendola al di sopra delle passioni e dei pre¬ 
giudizi nazionalistici scatenatisi purtroppo in 
questa dolorosa circostanza, fanno molto ono¬ 
re alla scienza tedesca. 

Esse rivendicano nel modo più assoluto e 
luminoso la perfetta innocuità del vaccino Cal¬ 
mene. In confronto di circa un milione di 
bambini ormai vaccinati in tutto il mondo, 
senza inconvenienti di sorta, il luttuoso epi¬ 
sodio di Lubecca rappresenta, dunque, un fat¬ 
to isolato, dovuto a un deplorevole e banale 
errore di Laboratorio. Il vaccino Calmette re¬ 
sulta assolutamente fuori di questione. 


RUBRICA DELL’UFFICIALE SANITARIO 

L’assicurazione obbligatoria 
contro le malattie professionali. 

Oltre alle disposizioni di legge concernenti 
l’io-iene del lavoro e la difesa della salute dei 
lavoratori, che hanno fatto oggetto dei prece¬ 
denti articoli, merita di essere ricordato, per 
la sua grande importanza sociale e perchè è 
il primo provvedimento del genere emanato 
in Italia, il R. decreto 13 maggio 1929 n. 928 
sull'assicurazione obbligatoria contro le ma¬ 
lattie professionali, che, in applicazione dei 
principi sanciti dalla Carta del Lavoio, rap¬ 
presenta l’inizio di ulteriori e più larghe prov¬ 
videnze a favore dei lavoratori esposti al ri¬ 
schio di contrarre malattie per effetto del la¬ 
voro. 

Il decreto estende alle malattie professio¬ 
nali l’assicurazione obbligatoria, prima limi¬ 
tata ai soli infortuni sul lavoro, a norma de¬ 
gli art. 1 e 2 del Testo Unico della legge per 
gli infortuni degli operai sul lavoro 31 gen¬ 
naio 1904, n. 51. Le disposizioni riguardanti 
l’assicurazione malattie professionali sono in 
massima le stesse che valgono per l’assicu¬ 
razione infortuni. È stabilito l’obbligo, per 
Toperaio caduto ammalato, di sottoporsi, a 
spese dell’istituto assicuratore, alle cure che 
questo ritenga necessarie e di entrare, a tal 
fine nei luoghi di cura indicati dall’istituto 

stesso. 

In caso di ingiustificato rifiuto l’operaio 
perde il diritto all’indennità. Egli inoltre de¬ 
ve denunziare la propria malattia, al datore 
di lavoro, entro quindici giorni dalla sua ma¬ 
nifestazione, salvo a perdere il diritto all’in¬ 
dennizzo per il tempo antecedente alla denun¬ 
cia. Dal Ministero verrà pubblicato l’elenco 
delle malattie professionali delle quali sarà 
resa obbligatoria, per i medici, la denunzia, 
da farsi ai Circoli d’ispezione dell’industria e 




[Anno XXXIX, Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


157 


del lavoro, ed un regolamento detterà le nor¬ 
me per l’esecuzione del decreto. Questo, frat¬ 
tanto, stabilisce che l’infezione carbonchiosa è 
considerata infortunio sul lavoro agli effetti 
del citato Testo Unico della legge per gli in¬ 
fortuni sul lavoro e del decreto luogotenen¬ 
ziale 23 agosto 1917, n. 1450, concernente 
l’assicurazione obbligatoria contro gli infor¬ 
tuni sul lavoro agricolo, e dichiara, obbligato¬ 
ria l’assicurazione per le seguenti malattie 
professionali : 

1) intossicazioni e loro conseguenze dirette : 

a) da piombo e da mercurio e loro le¬ 
ghe e composti (saturnismo e idrargirismo); 

b ) da fosforo bianco o giallo (fosforismo); 

c) da solfuro di carbonio; 

d ) da benzolo e omologhi e da derivati 
nitrati e clorati del benzolo e omologhi; 

2) anchilostomiasi. 

Il periodo massimo d’indennizzabilità, per 
le intossicazioni da piombo, mercurio, solfuro 
di carbonio e benzolo, è di un anno dalla ces¬ 
sazione del lavoro, per quella da fosforo di 
due anni, per l’anchilostomiasi di sei mesi. 

Il numero di industrie nelle quali possono 
verificarsi le malattie professionali sopraindi¬ 
cate è assai ragguardevole. 

Basterà ricordare le seguenti : per il satur¬ 
nismo, il trattamento dei minerali piombife¬ 
ri, del piombo e dei suoi composti, le indu¬ 
strie poligrafiche, quella degli accumulatori, 
della fabbricazione e dell’uso di smalti, ver¬ 
nici, colori piombiferi, ecc. Per l’idrargiri- 
smo la manipolazione dei minerali di mercu¬ 
rio e l’estrazione e preparazione di questo me¬ 
tallo, la fabbricazione di apparecchi e l’uso di 
pompe a mercurio, la preparazione delle ma¬ 
terie prime per l’industria dei cappelli (secre- 
taggio del pelo), l’argentatura e doratura (spec¬ 
chi e dorature al mercurio) e la fabbricazione 
di alcuni esplosivi (capsule al fulminato di 
mercurio). Per il fosforismo la fabbricazione 
di fuochi artificiali e di miccie per mine. Per 
l’intossicazione da solfuro di carbonio, la sua 
fabbricazione e le sue numerose applicazioni, 
quali l’estrazione di olii, grassi, essenze e re¬ 
sine, la preparazione della viscosa (seta arti¬ 
ficiale), la vulcanizzazione a freddo e la so¬ 
luzione del cautchouc con solfuro di carbo¬ 
nio. Per l’intossicazione da benzolo, la sua 
produzione e quella dei suoi derivati, la la¬ 
vorazione del cautchouc, la fabbricazione di 
alcuni profumi e saponi. Infine per l’anchilo- 
stomiasi i lavori nelle miniere, nelle gallerie 
e nelle fornaci di laterizi. 

Il provvedimento di legge, dunque, fino dal¬ 
la sua prima emanazione, certamente suscetti¬ 
bile di successivi e più ampi sviluppi interessa 
un vasto settore dell’attività industriale e con¬ 
seguentemente un rilevante numero di operai, 
ed anche in questo campo della previdenza 
sociale porta la nostra legislazione allo stesso 
livello di quelle delle altre nazioni civili. 

A. Franchetti. 


POSTA DEGLI ABBONATI 

Al dott. G. A. da P. : 

Possiamo indicare: I) il trattato di H. Vi- 
gnes, Physiologie Gyiiécologique Ed. Masson, 
1929; II) Atti Soc. It. Ost. e Ginecol., 1929, 
Relazione Vercesi. Per la parte radiologica ri¬ 
volgersi al prof. R. Bolaffio, R. Cl. ost.-gine- 
col., Modena. p, g 

Al dott. P. D. da F. : 

Probabilmente nel 1932 sarà indetto un con¬ 
corso ai medico provinciale aggiunto di se¬ 
conda classe. I programmi di esame vengono 
stabiliti di volta in volta dal bando di con¬ 
corso- _ A. Fr. 

VARIA. 

Le onde elettriche corte in terapia. 

(Schlifphake. Wien. KUti. Woch., 18 dicem¬ 
bre 1931). 

Tutti i mezzi terapeutici, con cui si cerca 
di combattere un focolaio di malattia nell’in¬ 
terno dell’organismo, derivano da questo pro¬ 
blema : comie si può giungere sul focolaio del¬ 
la malattia producendo il minor danno possi¬ 
bile all’organismo? 

Le vie aperte sono due: una, la chemiote¬ 
rapia, che per mezzo della affinità chimica 
verso determinati organi o gruppi cellulari 
viene ad agire specificamente su di essi, l'al¬ 
tra, la terapia fisica, che però si limita in 
gran parte alla superficie del corpo e ad un’a¬ 
zione generale sull’organismo senza penetra¬ 
re, a parte forse la sola rontgenterapia, in pro¬ 
fondità. 

L’A. è convinto che l’insufficienza della te¬ 
rapia con corrente elettrica dipende in alcuni 
casi dalla lunghezza d’onda: egli infatti ha 
applicato con tecnica speciale, che espone am¬ 
piamente, la terapia con onde corte in nume¬ 
rose e svariate malattie, particolarmente do¬ 
lorose, come i foruncoli, gli antraci le idro- 
sadeniti, o ancora più gravi come empiemi del¬ 
la pleura, ascessi polmonari ed anche nella 
tabe e nella paralisi progressiva, ottenendo ri¬ 
sultati veramente notevoli in quanto a diminu¬ 
zione del dolore ed evoluzione rapida o rias¬ 
sorbimento dei processi infiammatori. L A. 
crede che questa azione sia dovuta in ultima 
analisi a modificazioni molecolari che avven¬ 
gono nel tessuto alterato. Se anche sono inve¬ 
rosimili delle variazioni nello stato chimico 
delle cellule pure è da pensare che a causa 
del forte spostamento dell’equilibrio colloida¬ 
le di esse si abbia un cambiamento nel con¬ 
tegno biologico del tessuto trattato con le on¬ 
de elettriche corte. 

Molto opportunamente FA. conclude come 
questo nuovo mezzo non debba essere consi¬ 
derato come una panacea, ma debba tro¬ 
vare, nelle opportune indicazioni, il suo posto¬ 
sicuro in terapia. G. La Cava. 



158 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


POLITICA SANITARIA E GIURISPRUDENZA , 0 


Risposte a quesiti per questioni (li massima. 

6° Dottor M. — La disposizione dell’art. 27 del 
regolamento sanitario 19 luglio 1906, n. 466, che 
esenta dal limite di età per l’ammissione ai con¬ 
corsi dei sanitari condotti coloro che prestino o 
abbiano prestato servizio in altra condotta, è ob¬ 
bligatoria e inderogabile. Pur non essendo espres¬ 
samente richiamata nell’avviso del concorso, ha 
pieno effetto. Basterà che nella domanda di am¬ 
missione lei accenni alla Sua condizione, agli ef¬ 
fetti della esenzione, e presenti un certificato del 
servizio prestato. 

7° Dottor G. — Il limite di età è stabilito agli 
effetti dell’ammissione al concorso; ma questa 
condizione non è sufficiente, dovendo anche ri¬ 
sultare la idoneità fisica. Qualora, sulla base dei 
certificati, il candidato debba essere ammesso, 
non è poi escluso che il Podestà, quando pro\ve¬ 
de alla nomina, tenga conto, come motivo di de¬ 
terminazione, al fine della scelta, anche della età 
e, in genere, delle condizioni fisiche accertate, in 
rapporto alla onerosità del servizio di condotta. 
Un medico chirurgo, genericamente abile per le 
sue condizioni fisiche, può non essere idoneo alle 
esigenze di una condotta particolarmente faticosa. 
Ma questi elementi, valutabili nel momento della 
nomina, non influiscono sull’ammissione al con¬ 
corso e devono essere positivamente accertati. 


rito, e non influiscono sulla valutazione di que¬ 
sto. Se un concorrente è insignito, per es., della 
medaglia d’argento, per benemerenze di guerra, 
non corrispondenti a prestazione di attività pro¬ 
fessionale, questo titolo vale agli effetti dell’or¬ 
dine della graduatoria a parità di merito ma non 
può essere considerato come indice di capacità 
specifica in rapporto allo scopo del concorso. 

10° Dottor R. — Purtroppo non sono stabilite 
norme generali per i concorsi indetti dalle istitu¬ 
zioni pubbliche di beneficenza. Valgono, quindi, 
le disposizioni degli statuti e dei regolamenti lo¬ 
cali anche per le condizioni di ammissione al con¬ 
corso: limiti di età, esenzioni, ecc. Nè sono ap¬ 
plicabili per analogia le norme concernenti i 
concorsi dei medici condotti, cioè quelle dell’ar¬ 
ticolo 27 del regolamento 19 luglio 1906, n. 466. 
È invece da esaminare se le condizioni risultanti 
dall’avviso del concorso, corrispondano a identi¬ 
che disposizioni dello statuto o del regolamento 
dell’Ospedale o di altra deliberazione approvata 
dall’autorità tutoria. L’avviso del concorso non 
può richiedere condizioni maggiori di quelle che 
risultano dallo statuto o dal regolamento. Il caso 
da Lei segnalato è altro esempio di eccessiva limi¬ 
tazione, dannosa alle amministrazioni pubbliche 
e lesiva degli interessi dei sanitari. Ce ne siamo 
occupati in questa Rivista e nel « Diritto Pub¬ 
blico Sanitario ». 


8° Dottor X. — L’art. 13 della legge 23 giugno 
1927, n. 1070, che sostituisce l’art. 65 del T. U. 
delle leggi sanitarie 1° agosto 1907, prescrive che, 
salve le disposizioni della legge di P S., «non 
si possono aprire o mantenere in esercizio ambu¬ 
latori o case di cura o istituti di cura medico- 
chirurgica o di assistenza ostetrica, ovvero case 
o pensioni per gestanti, senza speciale autorizza¬ 
zione del Prefetto ». La disposizione è chiara. 

9° Dottor M. — Il procedimento del concorso è 
compiuto quando l’autorità competente provvede 
definitivamente: di regola, quando è nominato 
uno dei concorrenti o il concorso è annullato. 

Il Podestà o il Prefetto, provvedendo nei limiti 
delle rispettive attribuzioni, se riconosca che al¬ 
cun atto è illegittimo può richiederne la rin¬ 
novazione. Anzi, accertata la illegalità, deve aste¬ 
nersi dal deliberare o approvare la nomina sulla 
base di un procedimento invalido, che sarebbe poi 

annullato in sede giurisdizionale. 

Se però il motivo non sia legittimo, cioè so 
l’atto invalidato sia invece legale, l’interessato può 
iicorrere contro il provvedimento del Podestà o 
del Prefetto, al fine di far riconoscere la validità 
della precedente graduatoria e, quindi, la illega 
lità del provvedimento che uè determinò la t in¬ 
novazione. Competente a giudicare della contro¬ 
versia è il Consiglio di Stato. 

I titoli di benemerenza militare sono efficaci sol¬ 
tanto come causa di preferenza, a p u ità di me¬ 


li 0 Dottor D. — Il giudizio della Commissione 
non è provvedimento definitivo, impugnabile im¬ 
mediatamente, salvo il caso di esclusione dal con¬ 
corso notificata all’interessato. Il ricorso può es¬ 
sere prodotto contro la deliberazione di nomina, 
la quale conclude il procedimento del concorso. 
Il ricorrente può chiedere l’annullamento anche 
per motivi di illegittimità inerenti agli atti pre¬ 
paratori anteriori e al giudizio della Commissione. 

Il ricorso deve essere diretto al Consiglio di 
Stato, nel termine di giorni 60 dalla comunica¬ 
zione' del provvedimento definitivo, o dalla d", 
della conoscenza di questo, positivamente ai¬ 
tata. 


Interessante manualetto : 


Prof. Dott. AUCUSTO FRANCH ETTI 

Medico Provinciale presso la Direzione Generale 

della Sanità Pubblica 


Appianti di le gislazione 
pelagli Ufficiali Sanitari 

(Vedere l’Indice alfabetico delle materie riportato nel 

Numero 15 del 13 aprile, pag. 542). 

Volume, ìd formato tascabile, d* P***- VIII-2 , 

damente stampato. Pre»w> L* 12 , P lù \ e ? in 511 
di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. lO.BU 

in porto franco. 

inviare Vaglia all'editore LDIQI POZZI. Ufficio Po 
stale Succursale diciotto. ROMA. 


(*) La presente rubrica è affidata all’aw 


. Giovanni Selvaggi esercente in Cassazione, cons. 


legale del nostro periodico. 




[Anno XXXIX, Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


159 


NELLA VITA PROFESSIONALE. 


Gli “ ex aequo 

È diventato costume — e, dilatandosi sem¬ 
pre più, minaccia di diventare malcostume — 
che le Commissioni esaminatrici nei concor¬ 
si per il conferimento di condotte mediche, 
anche con scarso numero di partecipanti, so¬ 
gliono collocare due o più concorrenti nello 
stesso piano di graduatoria con la comoda for¬ 
mula deirea; aequo. 

Non si nega che il compito delle Commis¬ 
sioni spesso sia arduo e sempre delicatissimo. 
Appunto per ciò chi lo assume, nella piena 
consapevolezza che dal responso delle Com¬ 
missioni dipende il conferimento (per il com¬ 
binato disposto delle norme legislative in ma¬ 
teria: T. U. 1 agosto 1907 n. G36; R. D. 30 
dicembre 1923 n. 2889, art. 35; R. D. 19 luglio 
1906 n. 466, art. 35; Circolare del Ministero del¬ 
l’Interno 30 gennaio 1930, n. 20400), debba as¬ 
solverlo in pieno, con le responsabilità che ne 
derivano. E dunque deprecabile il cennato siste¬ 
ma, che è quasi sempre indice di perplessità, 
oscitanza e indecisione, se non rappresenti ad¬ 
dirittura una comoda scappatoia — che si do¬ 
vrebbe decisamente escludere — ed un ripiego 
inteso a concedere adito alle raccomandazioni 
e alle influenze, in quanto permette il preva¬ 
lere di circostanze estranee al giudizio di me¬ 
rito, quali lo stato di coniugio, il servizio mi¬ 
litare ecc. Onde il sistema degli ex aequo si 
condanna anche sotto il profilo di sospetto di 
acquiescenza passiva, di sonnolenza morale, 
di pigrizia mentale. 

Poiché a nessuno verrà in mente di soste¬ 
nere sul serio che debbano presentarsi, davve¬ 
ro, frequenti casi di assoluta equivalenza. 

(die direbbero i Commissari se, sottoposti ad 
osservazioni fisio-psichiche, vedessero usati 
strumenti, i quali fermassero allo stesso indice 
la solia della sensibilità, sia per i coscienzio¬ 
sissimi sensibili al minimo stimolo, sia, even¬ 
tualmente, per certi altri che Sant’Ermolao 
abbia in protezione?' 

Parrebbe che, nella pratica invalsa, i ricordi 
scolastici deH’eticà di Aristotile si fermino 
troppo spesso sulla asserita equivalenza dei 
concetti dell’equo e del giusto: buoni ambe¬ 
due, e, secondo il filosofo, migliore l’equo: a 
condizione che si rapporti ad una legge di 
natura astratta ed universale. Nel caso speci¬ 
fico si ha una legge definita da applicare, che 
indica quale sia il giusto, e l’interpetre non 
deve allontanarsene, alla ricerca dell’equo. 
Questo è attendibile quando l’applicazione del¬ 
la norma rappresenti una giustizia formale e 
non sostanziale, poiché la equità non è diver¬ 
sa dii] diritto, anzi ne forma parte integrale; 
ma non deve essere di scusa per sottrarsi ad 
un più profondo e diligente esame. Spesso sem¬ 
bra cedere al desiderio di favorire la equità, 
chi studia alleggerirsi di responsabilità. 


Si richiede, insommia, una più esatta e pre¬ 
cisa applicazione ed osservanza della legge. 
La quale (art. 35 R. D. 19 luglio 1906 n. 466), 
se non traccia espressamente le modalità della 
procedura concorsuale, non ha nemmeno il 
torto di aver risospinto alle scolastiche distin¬ 
zioni della aequitas, con le immancabili sud- 
divisioni in naturalis, civilis, scripta e 'non 
scripta e anche cerebrina (ossia cervellotica), 
cui pare si abbandonino certe commissioni,’ 
tramutate in accademie di sofistiche distin¬ 
zioni. Il vero si è che la ratio e la mens legis 
rendono incontrovertibilmente manifesto, che 
si richiede una graduazione per individuo, e 
non per gruppi. 

Le Commissioni sono insindacabili nel loro 
sovrano apprezzamento sul merito; nè la leg¬ 
ge — ed è bene — le vincola a particolari nor¬ 
me di procedura; si limita solo ad assegnare 
a ciascun commissario dieci punti. 

Ed allora, non essendo stato detto che la 
votazione debba, necessariamente, essere unica 
(come qualcuno, e noi crediamo a torto, ha di¬ 
mostrato di credere), non sarebbe male ricer¬ 


care un sistema, che remuova le difficoltà e 
le incongruenze di una valutazione sintetica e 
complessiva, ricorrendo a votazioni particolari. 

Un esempio chiarirà meglio il concetto. 
Trattisi di condotta rurale; si potrebbero clas¬ 
sificare i titoli di ciascun concorrente in ca¬ 
tegorie di importanza decrescente, ed assegna¬ 
re a ciascuna una parte dei dieci punti: titoli 
che dimostrino pratica acquisita in condotte o 
in ospedali — fino a cinque punti —; titoli 
di studi complementari e sussidiari — fino a 
tre punti —; altri titoli, pubblicazioni ecc. — 
due punti —. Fatte le separate votazioni e cu¬ 
mulate, si avrebbe l’assegnazione dei dieci pun¬ 
ti di cui ogni commissario dispone; ed emer¬ 
gerebbero quasi sempre differenze, così da evi¬ 
tare quello che, dilatandosi, va diventando un 
pessimo costume, cioè i tanti ex aequo dovuti 
al sistema di una valutazione totalitaria e d’in¬ 
sieme, la quale- rende meno apprezzabili dif¬ 
ferenze d’altronde non dubbie. 


Siena, Gennaio 1932-X. 


Doti. Furio Salmoria. 


Pubblicazione utilissima per ogni medico : 

Dott. Cav. Uff. ALBERTO VIGO (Doctor Justitia). 

LA LEGISLAZIONE SANITARIA 

:: in rapporto all’esercizio professionale :: 

(Manuale contenente Leggi, Decreti, Regolamenti, Cir¬ 
colari e tutto ciò che si riferisco all’esercizio professio¬ 
nale, ad uso dei Medici condotti, dei liberi esercenti, 
degli ufficiali sanitarii e del personale addetto ai labo¬ 
ratori di vigilanza igienica). 

Prezzo L. 16. Per i nostri abbonati sole L. 13.75 
in parto franco. 


Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Suc¬ 
cursale diciotto, ROMA. 






160 


(C IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Albizzate (Varese). — Consorzio medico: Albiz- 
zate-Solbiate Arno. Per titoli ed esami. Stipendio 
annuo L. 9000. Indennità trasporto L. 700, con le 
riduzioni di legge. Abitanti 2600. Cinque aumenti 
quadriennali del decimo sullo stipendio iniziale. 
Età massima anni 36. Documenti di rito bollati 
e legalizzati. Scadenza 28 febbraio, ore 18. Per in¬ 
formazioni rivolgersi al Municipio di Albizzate. 

Aversa (Napoli). R. Manicomio. — Scad. 15 feb¬ 
braio; 5 medici assistenti di cui 4 in neuro-psi¬ 
chiatria, e una dottoressa in ginecologia, chimi¬ 
ca e batteriologia; titoli ed esami; L. 9000 e 4 
quadrienni di L. 700 e di 800, oltre L. 1800 serv. 
att.; decurtate del 12%; età lim. 35 a.; tassa 

L. 50. 

Brisighella (Ravenna). — Scad. 27 feb.; per 
Marzeno; L. 8000 oltre L. 2500 trasp., due c.-v., 
addizion. L. 2 sopra i 1000 pov.; riduz. 12%; età 
lim. 35 a.; tassa L. 50,15; doc. a 3 mesi. 

Capodimonte (Viterbo). — Scad. 20 feb.; L. 10.500 
ridotte 12%, 5 quadrienni dee., L. 400 uff. san.; 
età lim. 40 a.; tassa L. 50. 

Castiglione d’Orc.ia (Siena). — - A tutto 15 feb., 

3 a cond.; età lim. 35 a.; tassa L. 50,10; doc. a 3 
mesi dal 9 gen.; stip. L. 9500 e 6 quadrienni dee. 
oltre L. 2000 assegno mobile, L. 3500 trasp.; de- 
duz. 12 %. 

Città di Castello (Perugia). — Scad. 18 feb.; 
per Lugnano; condizioni T. U. leggi sanitarie e 
vigenti capitolati. 

Cremona. Ospedali Maggiore ed Ugolani Dati. — 

A tutto 29 febbr., per titoli ed esami, chirurgo 
aggiunto; L. 8000; riduzione 12%; caro-viveri ai 
coniugati. Tre anni di pratica presso Clinica Uni¬ 
versitaria o grande Ospedale. Età limite 42 a. Ri¬ 
volgersi alla Segreteria del Consiglio degli Ospe¬ 
dali suddetti. 

Firenze. R. Arcispedale di S. M. Nuova e Stabi¬ 
limenti Riuniti v — A ore 17 del 15 feb., assisten¬ 
te per l’Ospedale Sanatorio di Careggi; età lim. 
30 a.; L. 6400 da decurtarsi del 12%, c.-v. e al¬ 
tre indennità regolamentari; titoli ed esami; doc. 
a 3 mesi dal 15 gen. Nom. e conferma biennali. 

Gavoi (Sassari). — Scad. 30 gen.; L. 9000 ol¬ 
tre L. 1000 trasp., addizion. L. 5 sopra i 1000 
pov.; età lim. 40 a. 

Lagnasco (Cuneo). — Scad. 31 gen. Rivolgersi 
Segreteria. 

Montecalvo Versiggia (Pavia). — Scad. ore 18 
del 5 feb.; con Lirio; età lim. 40 a.; L. 13.000 e 5 
quadrienni dee., oltre L. 300 uff. san. e c.-v., 
riduz. 12%; tassa L. 50,10. Serv. entro 2 mesi. 
Chied. annunzio. 

Monte Vidon Corrado (Ascoli Piceno). — Scad. 
2 mesi dal 1° gennaio; L. 9000, oltre L. 500 inden¬ 
nità laurea, L. 500 uff. san., L. 400-1700-2700 
trasp.; il tutto da decurtarsi del 12 %; 5 quadrien¬ 
ni dee.; assistenza, al massimo, del 25% popolaz.; 
tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi dal 24 die.; età lim. 
35 a. 

Pescara. Amministraz. PrOv. — Direttore della 
Sez. chim. e coadiutore della Sez. med.-micrograf. 


del Laborat. Prov. d’igiene e Profilassi. Proroga 
a ore 19 del 31 gen. (Cfr. N. 51 del 1931;. 

Siracusa. Ammin. Prov. — Scad. 15 mar.; di¬ 
rettore dell’Ospedale psichiatrico prov.; L. 22.000 
e 2 quadrienni di L. 1000 e 2000, oltre L. 7000 
serv. att.; riduz. 12%; alloggio; autorizzaz. con¬ 
sulenza nella specialità psichiatrica. Età 25-45 a. 
Tassa L. 50. 

Spello (Perugia). Ospedale Civile. — Scad. 28 
feb.; direttore; L. 8000 e 4 quadrienni dee. oltre 
L. 600 serv. att., c.-v., L. 2000 servizio chirurgia; 
riduz. 12%; età lim. 35 a.; speciale competenza 
nello esercizio della chirurgia; tassa L. 50. 

Steisico (Trento). — ,Scad. 20 mar.; L. 9500 e 
5 quadrienni dee., oltre L. 950 uff. san., L. 2000 
indennità via, alloggio compreso locale per am¬ 
bulatorio; riduz. 12 %; tassa L. 50. 

Sursio (Bergamo). — Soad. 15 mar.; 3 comuni; 

L. 6500 e 5 quinquenni dee., oltre c.-v. e addi¬ 
zionale L. 2 per ogni iscritto nell elenco, L. 750 
uff. san., L. 500 trasp., L. 420 rimborso spesa 
ambulai.; decurtaz. 12%; età lim. 40 a. 

Taranto. Amministrazione Provinciale. — Per 
titoli ed esami. Direttore del Consorzio Provin¬ 
ciale AntituLercolare. Termine per la presenta¬ 
zione dei documenti sino alle ore 12 del giorno 
31 marzo 1931, X. Età massima 45 anni. .Stipen- 
dio iniziale L. 18.000, suscettibili di cinque au¬ 
menti quadriennali del decimo, oltre la inden¬ 
nità di servizio attivo di lire 6000 annue. Sti¬ 
pendio ed indennità sono decurtatoli del 12 per 
cento e delle ritenute per legge. Nomina quin¬ 
quennale. Residenza in Taranto. Inibita la libera 
professione e qualsiasi altro impiego pubblico o 
privato. È però consentita la consulenza nella 
specialità. Soliti documenti di rito. Per program¬ 
ma di esami e per maggiori schiarimenti rivo - 
gersi alla Segreteria del Consorzio, Palazzo degli 

Uffici, Taranto. 

Taranto. Municipio. — Medico addetto presso 
l’Ufficio d’igiene ai servizi necroscopico e di vac¬ 
cinazione; titoli; scad. ore 13 del 29 feb.; età lini. 
45 a. al 7 gen.; doc. a 3 mesi; L. 9500 e 5 qua¬ 
drienni dee.; ritenuta 12%; c.-v. 

Viggianello (Potenza). — Scad. 31 gen.; L. 8000 
e 6 quadrienni per l’ammontare complessivo di 
5 decimi dello stip., addizion. L. 5 sopra 600 pov., 
L. 2000 cavale.; età lim. 40 a.; tassa L. 50,10. 

Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬ 
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche, 
i compensi allo stipendio base. 

Concorsi a premi. 

Premi « M. Scellingo ». 

Presso la R. Università di Roma è aperto un 
concorso a due premi di L. 500 l’uno m oftalmo¬ 
logia, intitolati al prof. Mariano Scellingo. .Sono 
ammessi i giovani che, dopo un anno dalla laurea 
in medicina e chirurgia, conseguita presso la detta 
Università, dimostrino di aver fatto studi speciali 

in oculistica. , . , 

Il premio è conferito per titoli ed eventualmente 

per esame a giudizio di una Commissione di tre 
professori eletti dalla Facoltà di medicina e chi¬ 
rurgia. . Q , 

1 concorrenti dovranno presentare entro il ól 

luglio 1932 alla segreteria della R. Università la 
domanda e i titoli. 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


161 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

Con votazione unanime della Facoltà medica 
di Bologna, l’on. prof. Raffaele Paolucci, meda¬ 
glia d'oro, vice-presidente della Camera dei De¬ 
pot.di, presidente della Federazione nazionale fa¬ 
scista per la lotta contro la tubercolosi, direttore 
della R. Clinica chirurgica di Parma, è stato chia¬ 
mato a dirigere la R. Clinica chirurgica di Bo¬ 
logna. 

Rallegramenti al valoroso soldato ed illustre 
studioso. 

Il prof. Charles Nicolle, direttore dell’Istituto 
Pasteur di Tunisi, è stato chiamato alla cattedra 
di medicina del Collegio di Francia a Parigi, in 
sostituzione del prof. d’Arsonval, che va a riposo 
per limiti d’età; i titolari precedenti sono stati 
Laénnec, Magendie e Claude Bernard. 

Sono promossi tenenti colonnelli medici i mag¬ 
giori medici Guido Feliciangeli (ospedale militare 
di Ancona) ed Emilio Sorbara (ospedale militare 
di Udine); maggiori medici i primi capitani me¬ 
dici Edoardo Lampis (ospedale militare di Verona), 
Alfredo Gonzales (ospedale militare di Trieste) e 
Fileno Tattoni (ospedale militare di Trento). 

Con motu-proprio di S. M. il Re, in occasione 
del genetliaco di S. M. la Regina, il giorno 8 gen¬ 
naio i medici della Reai Casa dott. cav. uff. Augu¬ 
sto Calonzi e prof. cav. Samuele Sereni sono stati 
insigniti, il primo della decorazione di cavaliere 
dei SS. Maurizio e Lazzaro ed il secondo di ca¬ 
valiere ufficiale della Corona d’Italia. 

Vivi rallegramenti agli egregi colleghi. 

È stata conferita la medaglia d’oro di propagan¬ 
da della Croce Rossa Italiana all’on. prof. Nicolò 
Castellino « per avere prodigato con generosità di 
cuore e sapienza d’intelletto validissimo ausilio al- 
l’incremenlo del Preventorio Umberto di Savoia in 
Pozzuoli ». 

Sono abilitati alla libera docenza: in Clinica 
delle Malattie delle vie urinarie: Lozzi Venanzio, 
Nicolich Giorgio, Sorrentino Michelangelo; in Cli¬ 
nica otorinolaringoiatrica : Calogero Giuseppe; in 
Fisiologia: Cecchini Ambrogio, Monaldi Vincenzo, 
Rabino Alfredo, Urzio Lino; in Patologia speciale 
chirurgica: Pappacena Ernesto; in Chimica fisio¬ 
logica e patologica: Silvestri Silvestro. 

Presso l’Università Tulane di New Orleans sono 
nominati i dottori: W. IL Perkins, direttore del¬ 
l’Istituto di medicina preventiva (igiene); J. Hum, 
direttore della clinica urologica. 

Il dott. César Biave è nominalo direttore del¬ 
l’Ospedale Parmenio Pinero di Buenos Aires. 


Per l’istituzione di un premio annuo presso 
la R. Università di Roma, da intitolarsi : 
“ Fondazione Vittorio Ascoli „ 

Somma come da precedente N. 50 


(1931).L. 51.766 — 

Doli. S. De Marco (Roma). » 50 — 

Dott. V. Ambrosi (Roma). » 30 — 


L. 51.846 — 

Si rende noto che la sottoscrizione è stata chiusa. 


NOTIZIE DIVERSE . 

La prolusione del prof. Frugoni. 

Il 12 cori - , il prof. Cesare Frugoni, chiamato ad 
occupare la cattedra che fu di Guido Baccelli e di 
Vittorio Ascoli, ha tenuto la prolusione al suo 
corso, trattando il tema: « L’essenza e gli obbietti 
dell’insegnamento clinico ». 

Una densa folla d’intervenuti si era recata ad 
ascoltare la parola del nuovo clinico medico di 
Roma. Notate numerosissime autorità e persona¬ 
lità, fra cui il vice segretario del P. N. F. prof. 
Marpicati, Fon. Parravano, il sen. Viola, Fon. 
prof. Morelli, segretario del Sindacato nazionale 
dei medici, la Facoltà romana di medicina al com¬ 
pleto, con il preside prof. Busi; in rappresentanza 
degli Atenei di Firenze e di Padova — dove pre¬ 
cedentemente ha insegnato il prof. Frugoni — i 
rispettivi presidi delle Facoltà di medicina, prof. 
Bardelli e prof. Fasiani; il prof. Cesa Bianchi di 
Milano, il prof. Zagari di Napoli, il prof. Di Gu¬ 
glielmo di Catania. Molti altri ex-allievi e colleghi 
del prof. Frugoni erano venuti da Firenze e da Pa¬ 
dova, in pegno di affetto e di estimazione. Erano 
anche presenti i figli del compianto prof. Grocco, 
alla scuola del quale il Frugoni si è formato. 

All’ingresso nell’aula ed alla chiusura della le¬ 
zione il Frugoni venne calorosamente applaudito. 

Riportiamo integralmente la conferenza in altra 
parte del giornale. 

La prolusione del prof. Galdi. 

Nella sua prolusione al corso di Clinica medica 
dell’Università di Pisa il prof. Francesco Galdi ha 
trattato il tema: « Genesi ed evoluzione dell’orien¬ 
tamento clinico moderno ». Dopo un cenno alle 
correnti del pensiero clinico dall’ottocento ial no¬ 
vecento egli ha rilevato come la medicina, fra suc¬ 
cessive ed alterne ondate d’analisi e di sintesi, 
abbia progredito positivamente, ed abbia pur ri¬ 
sentito del periodo bellico siffattamente da subirne 
una vera e propria trasformazione spirituale e di 
indirizzo. La clinica, difatti, è stata quindi in¬ 
nanzi sospinta per le vie ascendenti della scienza 
e degli affrancamenti elici e morali che hanno 
fatto aderire la medicina con la nostra vita na¬ 
zionale e in una bella e promettente fusione e 
concordia. La Clinica italiana oggi sa armonizzare 
in una felice sintesi l’analisi sagace e l’esperienza 
controllata e ravvivata da quel sentimento d’uma¬ 
nità che i grandi Maestri nostri ebbero sempre 
qual loro primo pensiero. A questi propositi ed 
impegni il prof. Galdi ha richiamato gli studiosi, 
in nome della gloriosa tradizione dello studio pi¬ 
sano e dell'Italia, madre inesauribile di ingegni 
e di energie. 

La prolusione fu molto applaudita. 

La prolusione del prof. Brulicati. 

Il prof. Raffaele Braricati, nuovo titolare della 
cattedra di Patologia chirurgica all’Università di 
Siena, ha fatto la sua prolusione svolgendo il 
tema: « La teoria degli stimoli nella patogenesi 
dei tumori ». 

Assisterono alla conferenza il Rettore Magnifico 
prof. B. Lunghetti ed il Preside prof. Tiberli, 
quasi tutti i colleglli della facoltà di medicina, 
numerosi medici della città, rappresentanti di au¬ 
torità, il Rettore degli Ospedali Riuniti, varie si¬ 
gnore ed il prof. Alessandri direttore della Clinica 







« IL POLI CLINI CO » 


[Anno XXXIX, N um. 4J 


Chirurgica di Roma, appositamente recatosi cola. 
La dotta conferenza seguita attentamente da tutti 
i presenti, fu coronata da un lungo applauso. 

Per il Congresso internazionale della litiasi bi¬ 
liare „ a Vidi). 

Come abbiamo annunziato, il Congresso inter¬ 
nazionale della litiasi biliare si terrà a Vicky, dal 
12 al 22 del prossimo settembre. 

Ad iniziativa del presidente del Comitato orga¬ 
nizzatore, prof. Carnot, Clinico Medico di Parigi, 
si è testò costituito per il detto Congresso anche 
un Comitato italiano. 

Siamo certi che questo Comitato, il quale ha 
sovratutto uno scopo di propaganda, contribuirà 
a stringere sempre più i rapporti di cordiale so¬ 
lidarietà scientifica fra gli studiosi italiani e gli 
scienziati degli altri paesi che, in quella circo¬ 
stanza, converranno in gran numero, nella mag¬ 
giore e più bella stazione termale francese. 

" Il Comitato italiano è costituito dei professori: 
G. Sanarelli (Roma), presidente; A. Alessandri 
(Roma), G. Antonelli (Roma), M. Ascoli (Paler¬ 
mo), S. Baglioni (Roma), G. Bastianelli (Roma), 
P. Boveri (Milano), A. Busi (Roma), A.. Ceconi 
(Torino), A. d’Amato (Napoli), M. Donati (Tori¬ 
no) G M Fasiani (Padova), C. Frugoni (Roma), 
A Ferrannini (Napoli), G. Gamna (Siena), A Ga- 
sbarrini (Padova), C. Micheli (Torino) G. Mosca¬ 
tello (Catania), A. Nazari (Roma), N. Pende (Ge¬ 
nova), S. Pisani (Firenze), T. Pontano (Roma), 
P. Rondoni (Milano), B. Rossi (Milano), G. Ruata 
(Roma), G. Sabatini (Sassari), R Sdvestrmi (Pe¬ 
rugia), A. Trambusti (Genova), A. Valenti (Mila¬ 
no) A. Zeri (Roma), L. Zoja (Milano). Segretario 
del Comitato è il doti. G. Labranca, assistente 
nell’Istituto d’igiene della R. Università di Roma 
(piazza Viminale 7). , 


Settimana medica (li Padova. 

Il prof Mario Truffi. Commissario straordinario 
del Sindacato Medico Fascista Provinciale ha, in 
accordo colla Facoltà Medica dell’Ateneo Padovano, 
organizzata per la primavera prossima (22-2J mag¬ 
gio) una « Settimana Medica » alla quale potran¬ 
no partecipare, oltre ai medici delle Tre Venezie, 
anche medici di altre parti d’Italia. I brevi corsi 
e le dimostrazioni che in tale occasione saranno 
svolti avranno carattere eminentemente pratico. 
Saranno accordate ai partecipanti facilitazioni eli 
viaggio e di soggiorno. 

Il programma particolareggiato verrà reso noto 
fra breve tempo. 


Raduno medico interprovinciale. 


Per le industrie chimico-farmaceutiche idrologiche 
italiane. 

Nelle recenti riunioni del Consiglio Nazionale 
delle Corporazioni il prof. C. Basiini, parlando a 
nome della classe medica ed anche, per delega del 
rispettivo .Sindacato Nazionale, di quella farma¬ 
ceutica, ha presentato, a firma anche di S. E. Bo- 
drero del dott. Buggeri e del dott. De Dominicis, 
il seguente Ordine del giorno che veniva appro¬ 
vato all’unanimità: 

« La Corporazione delle professioni libere e delle 
arti, considerata l’importanza che l’industria chi¬ 
mico-farmaceutica ha assunto nel campo della com¬ 
plessa attività industriale nazionale, dando luogo a 
valutabili correnti d’importazioni ed esportazio¬ 
ni, che hanno peso sulla bilancia dell’economia 
nazionale; considerata la necessità di una sempre 
maggiore affermazione di quella industria, par¬ 
ticolarmente nell’interesse della salute pubblica, 
fa voti che, attraverso opportune iniziative di 
tutte le branche interessate, sia meglio valoriz¬ 
zata in casa nostra la produzione nazionale chi¬ 
mico-farmaceutica nei confronti di quella stra¬ 
niera che, per viziato preconcrUo del pubblico, 
trova facile campo alla infiltrazio ■, incidendo sul 
vivo della nostra economia ». 

Esenzioni dal pagamento delle imposte di soggiorno 

e di cura. 

A datare dal 1° gennaio 1932, per effetto dei¬ 
pari. 182 del nuovo testo unico per la finanza 
locale, approvato con R. Decreto 14 settembre 1931, 
n. 1175, e pubblicato nel supplemento ordinario 
della « Gazzetta Ufficiale » n. 214, del 16 settem¬ 
bre 1931, sono esonerati dall'obbligo di pagare 
l’imposta di soggiorno e di cura ai comuni: 

a) i funzionari governativi, gli ufficiali del 
R Esercito, della R. Marina, della R. Areonautica, 
della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, 
e degli altri corpi militarmente organizzati a ser¬ 
vizio dello Stato, in missione per ragioni di ser- 

vizio * 

b) i militari di truppa del R. Esercito, della 
R. Marina, della R. Areonautica, della Milizia vo¬ 
lontaria per la Sicurezza Nazionale, e degli al ri 
corpi militarmente organizzati a servizio dello 
Stato inviati alla cura per disposizione delle auto¬ 
rità competenti. (Dal « Giornale Militare Ufficia¬ 
le », 4 dicembre 1931-X, Disp. 64-a, Circ. 609). 

Onoranze al prof. Canalis. 

In occasione dell’andata in riposo del prof. Pie¬ 
tro Canalis, sono stale rese cordiali onoranze al¬ 
l’insigne igienista, da estimatori e amici, nell aula 
degli Istituti Biologici della R. Università di Ge- 


La Presidenza della Società Medica Bresciana ci 
comunica che dal 5 al 7 marzo avrà luogo m 
Ponte di Legno, con l’appoggio dell ente auto¬ 
nomo della Stazione Climatica, il terzo raduno 
per lo studio e l’incremento delle cure climatiche 

invernali di alta montagna. . , 

In tale occasione, oltre che sedute scientifiche 
con comunicazioni interessanti svolte da persona¬ 
lità insigni, vi saranno gare sciatorie fra gli in¬ 
tervenuti con la messa in palio della magnifica 

coppa della Società Medica. 

A tempo opportuno verrà data comunicazione 

estesa del programma integrale, che sin d ora si 

prospetta interessantissimo. 


Parlarono il preside della Facoltà Medica prof. 
G. Tusini, il direttore della Scuola di Farmacia 
prof. A. Benedicenti, il pro-retlore dell Università 
prof. A. Falchi e l’ultimo aiuto del Canalis prof. 
F Pulcher, il quale offrì all’illustre festeggiai 
una medaglia incisa dallo scultore Marcello Ma- 
scherini. Rispose il Canalis, ringraziando della 

manifestazione. 


•anze al prof. Ceresole. 

irante il V Raduno del Gruppo Veneto della 
ità di radiologia medica* tenutosi all Ospedale 
e di Venezia, furono tributate affettuose ono- 


[Anno \\\I\, Num. 4] 


SEZIONE PRATICA 


163 


ranze al prof. Giulio Ceresole, per il suo giubileo 
radiologico. La manifestazione fu presenziata da 
numerose autorità cittadine. In vari discorsi ven¬ 
ne lumeggiata l’attività scientifica, pratica ed 
umanitaria del Ceresole. 

Licenziamento in massa (li medici in Spagna. 

La Direzione generale della sanità pubblica della 
Spagna ha emanato un decreto che dichiara va¬ 
canti 117 posti medici, i cui titolari furono no¬ 
minati per via diretta sotto la monarchia; la so¬ 
stituzione avrà luogo in esito a concorsi. Questa 
misura ha destalo viva sensazione negli ambienti 
medici spagnoli. 

I medici delle Filippine. 

Nelle isole Filippine sono registrali 1911 medici 
su di una popolazione che nel 1928 era valutata 
di 12.804.100 abitanti; ciò corrisponde a 1 medico 
ogni 6596 abitanti. In Francia la proporzione è 
di 1:1690; in Germania di 1:1560; in Inghilterra 
di 1:1490; negli Stati Uniti di 1:800. (Dal «Jour¬ 
nal A. M. A. », 21 nov. 1931). 

Nella stampa medica. 

Il « National Medicai Journal of China » e il 
« China Medicai Journal » si fondono nel « Chi- 
nese Medicai Journal ». Essi contavano rispettiva¬ 
mente 45 e 17 anni di vita: questi precedenti of¬ 
frono ogni garanzia per l’avvenire del nuovo pe¬ 
riodico, il quale sarà pubblicato mensilmente. 
Abbonamento annuo 6 doli, oro; indirizzo: P. U. 
M. C. Peiping (Peking), China. 

In tema di etica giornalistica. 

Un lavoro pubblicato sulla « Deutsche Mediz. 
Wochenschrift » era stato ampiamente recensito 
dal dolt. José Martinho da Rocha, sul « Brasil-Me- 
dico » di Rio de Janeiro. Un altro periodico me¬ 
dico della stessa città ha, poi, riportato integral¬ 
mente la recensione, apponendovi la firma del 
da Rocha, ma senza citare le due fonti. Da ciò 
una giustificata protesta del « Brasil-Medico » con¬ 
tro la scorrettezza giornalistica e anche perchè 
il suo redattore potrebbe figurare come un piagra¬ 
rio. Lo strano è che il periodico parassita aveva, 
tempo addietro, protestato energicamente contro 
un medico, accusandolo di essersi appropriato del 
lavoro di un collega senza citare la fonte. 

lioeiìtgeiiciiiematografle. 

I dottori Gottheiner e Kurt Jacobsohn di Ber¬ 
lino, con l’aiuto della « Deutsche Forschungsge- 
sellschaft », sono riusciti ad ottenere delle cinema¬ 
tografie con i raggi X : esse permettono di racco¬ 
gliere e di riprodurre i movimenti degli organi 
interni. L’obbiettivo è oltremodo luminoso; le la¬ 
stre sono di estrema sensibilità. 


È morto a Vienna il dott. ALFONSO FORAMIT- 
TI, uno dei principali organizzatori dell’assistenza 
ospedaliera della città. 


È morto ia Catania, in età di 83 anni, il prof. 
PiOCCO DE LUCA, emerito di Clinica dermosifi¬ 
lopatica in quell'Ateneo. 


RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA. 

C/m. Chir ., ag. — Gazzamalli, Tabanelli. Mo¬ 
dificazioni nel sangue di traumatizzati cranio-ce¬ 
rebrali. 

Aled. Herald , ott. — F. 11. Hardening. Il pro¬ 
blema di dimagrare. — H. Goodman. Calvizie ner¬ 
vosa. 

Zbl. j. Chir., 1.7 ott. — II. Hilarowicz. Tecnica 
dell’asportaz. totale dello stomaco. — H. Kraske. 
Apparecchio per l’estensione dell’arto infer. 

Accad. Med., 15 ott. — A. Muggia* Sinergismo 
simpatico-leucocitario. — C. Vergombello. Una fa¬ 
miglia dalle sclere blu. 

Acta Dermato-Venereol. , sett. R. Bernhardt. 
Eczema seborroico e psoriasi. — L. S. Sirola. L’av¬ 
velenamento da preparati salvarsanici. — H. Reiss. 
Melanosarcomatosi cutanea. 

Minarci Med., 20 ott. — F. Corfini. Prova di 
assorbirli, della mucosa gastr. — A. Cionini. Ma¬ 
lattie allergiche. 

Rass. Jnternaz. di Gl. e Ter., 30 seti. — P. Far- 
neti. Cura del trofoedema di Meige. 

Presse Méd., 17 ott. — E. Leschke. Importanza 
del sistema vegetativo nel metabolismo. 

Journ. A. M. A., 3 ott. — M. B. Cohen e J. A. 
Rudolph. Siati allergici e infettivi delle vie aeree 
sup. — S. W. Becker. L’eczema. 

Chir. d. Org. di Mov., sett. — A. Pirrone. Rico¬ 
stituzione rotulea con autotrapianto (met. Leotla). 
— V. Lo Cascio. Esostosi osleogenetiche solitarie. 

Soc d. Hóp., 9 ott. — F. Trémolière e al. Sin¬ 
drome di Dercum. 

Ann. Inst. Pasteur, ott. — G. Ramon. Miscugli 
di antigeni specifici e di sostanze non specifiche 
nella produz. di antitossine. — H. Buschmann e 
al. B. C. G. 

Rif. Med., 12 ott. — N. Pende. Neurochimismo 
dei vecchi. — A. Fontana. Infezione dell’uomo da 
« Bacillus gallinarum ». 

.Tornai dos Clin., 15 set. — W. Bascal. Granu¬ 
loma coccioideo a localizz. polmon. 

Bull. Ac. de Méd., 6 ott. — C. Achard e A. Co- 
dounis. Nefrosi lipoidica. 

Journ. de Méd. de Lyon, 20 ott. — Numero 1 sul¬ 
la tbc. 

Presse Méd., 24 ott. — O. Vallf.ry-Radot e A. 
Lafitte. La prova di Volhard sulla funzionalità 
renale. 

Riv. San. Sic.il. f 15 ott. — G. Fernandez. Metodo 
di Hohn per l'isolani, dei bb. tbc. 

Giorn x di Batter, e Irnmun., ott. — V. Finucci. 
Diagnosi sierologica dell’infez. blenorragia. — C. 
Fiorio. Spermocoltura. 

Proc. R. Soc. Med., ott. — Discussione sulla 
fisica dei suoni e la fisiologia dell’udito. — Id. 
sulle epidemie da latte. 

Zbl. f. Chir., 24 ott. — R. Bertram e C Bòhne. 
Peritonite da enterococchi. — W. J. Korchow. 
Oncomi ossei gigantocellulari. 

Wien. Klin. Woch., 23 ott. — H. Chiari. Modi 
di reazione dell’organismo agli stimoli flogistici. 
—- W. Mestitz. Alcool a forti dosi nelle infez. puer- 
perali. 

Deut. Med. Woch., 23 ott. — K. Velhager. Aiuti 
visivi pel medico. — P. Spiro e W. Kunstler. 
Trattam causale delle mialgie e neuralgie reuma¬ 
tiche. 

Miinch. Med. Woch., 23 ott. — Muller. Morbo 
di Bang. — Tiefensee. Terapia dell’asma bron¬ 
chiale. 








164 


Cf IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 4] 


IL VALSALVA 

RIVISTA MENSILE DI OTO-RINO-LARINQOJATRIA 
diretta da GUGLIELMO BILANCIONI 

Il Numero 1 (Gennaio 1932) contiene : 

Specialità e medicina generale: R. MOTTA: La rea¬ 
zione di Vernee nella tubercolosi polmonare e laringea. 

Osservazioni di clinica: P. G. CANTELE: Otoeritrosi, 
ematidroei ed otorragie da turbe angiocriniche. — 
P. RESTIVO : L’ascesso retrofaringeo da otomastoi- 

dite. 

Anatomia patologica: R. GIOACCHINI: Sui tumori 
amiloidi della laringe. 

Ricerche di laboratorio : E. BORGIIESAN : Sulla capa¬ 
cità dell’epitelio di rivestimento rino-laringo-tracbeale 
di assumere colori vitali acidi. — G- MASSIONE : Ri¬ 
cerche sull’infezione e eull’intossicazione difterica spe¬ 
rimentale. Nota preliminare. 

Fonetica biologica: V. TANTURRI : Su di un caso non 
comune di nevrosi funzionale dei muscoli della fona¬ 
zione. 

Recensioni: Reperti radiografici nella tubercolosi la¬ 
ringea. — La questione del rivestimento dell alveolo 
polmonare dal punto di vista istodocimastico. — Nuo¬ 
ve ricerche quantitative sulla penetrazione e distri¬ 
buzione nei polmoni dei farmaci nebulizzati. — Con¬ 
cezioni moderne sulle forme cliniche e sulla cura della 
tubercolosi laringea nel malato polmonare. — Ancora 
eull’auroterapia della tubercolosi polmonare: rilievi 


sui risultati ottenuti in cento casi. — Sull’impiego 
dell’adrenalina per via endotracheale nella cura delle 
emottisi tubercolari. — Ulteriori osservazioni sulle 
modificazioni dell’attività diaframmatica consecutive 
alla frenico-exeresi. — Risultati climatologici in ta¬ 
lune affezioni dell’anello di Waldeyer e nella «tu¬ 
bercolosi abortiva di Bard ». — Sulla cura dell’emot¬ 
tisi con iniezioni tracheali di adrenalina. (Metodo 
Giuffrida). — Le emottisi da collassoterapia con pneu¬ 
motorace artificiale. — La bilirubinemia ottenuta me¬ 
diante la 6'plenocontrattura come saggio funzionale 
nei tubercolotici. — Nota sul pneumotorace terapeu¬ 
tico contemporaneamente bilaterale. — La terapia fi¬ 
sica della laringite tubercolare. — La cura delle emot¬ 
tisi con le iniezioni endotracheali di adrenalina. 
Condizioni metereologiche ed emottisi. — Sulla mag¬ 
giore frequenza di localizzazione della tubercolosi a 
destra negli uomini ed a sinistra nelle donne. — Le 
indicazioni delle cure chirurgiche nella tubercolosi 
polmonare. — L’auroterapia locale nella tubercolosi 
laringea. — Il bleu di metilene usato localmente nella 
cura della laringite tubercolare. 

La nota storica : Sulla insufflazione intratracheale come 
mezzo dì soccorso nell'asfissia. 

Notizie e questioni. 

Abbonamento annuo-. Italia L. 45 ; Estero L. 65 . 
Per gli associati al «Policlinico»: Italia L. 40! 
Estero L. 5 5 . Un numero separato L. 6 . 


Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI. Ufficio Po¬ 
stale Succursale diciotto, ROMA. 


Indice alfabetico per materie. 


Agglutinazioni aspecifiche: applicazioni 

diagnostiche in batteriologia. Pag- 155 

Anestesia peridurale •. 

Assicurazione obbligatoria contro le ma¬ 
lattie professionali . 

Bibliografia . . .. 

Bulbocapnina : azioni. 

Cataratta pietrificante .. 

Cervelletto : emorragie puntiformi da 

endoarlerite luetica .. 

Concorsi : gli « ex aequo ». 

Diabete: secrezione esterna del pancreas 
Emoglobina: influenza del nucleo pir- 
rolico sulla formazione di — . • • • • 
Emorroidi: cura sclerosante • ••••• 
Epatico-coledocoscopia infraoperatoria . 

Ernia otturatoria strozzata. 

Furuncolo del labbro sup.. 

Frattura bimalleolare : riduzione in¬ 
cruenta .* * * 

Giurisprudenza: risposte a quesiti . . 

Gonorrea acuta e cronica: trattamento 

col metodo Maisler. 

Gravidanza : prova biologica ormonale 

nella coniglia. 

Impetigo del cuoio capelluto : trattam. 


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Insegnamento clinico: l’essenza e gli 

obbietti . Pa 9 • 125 

Intumescenze .. 

Linfogranuloma inguinale .. 

Mediastino: enfisema acuto. 

Milza: aspergillosi. 

Milza: funzioni in rapporto al sangue 

circolante .. 

Naso: funzione delle cavitò accessorie . 

Onde elettriche corte in terapia . • • ■ 
Operazione di Robertson-Lavalle : valore 

terapeutico . 

Orticaria cronica: alcalinoterapia . • • • 

Peritoniti da tifo: cura. 

Pleure : corpi liberi tra le —. 

Pneumocefalo post-traumatico. 

Pneumotoracentesi .. 

Sindrome meningea nel decorso inizia¬ 
le di una polmonite lobare dell’apice 

destro . 

Sindromi dolorose addominali. 

Vaccino Calmette e tragedia di Lubecca 
Vie respiratorie : iniezioni di lipiodol per 
la radiodiagnosi. 


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in 
fonte. 


niritti n i proprietà r iservati. - Non è contentila io ristampa di laveri pubblicati nel Policlinico se non 
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazio ne. B vietata la pubblicatone di sunti d i essi senza citarne - 1_ 

A. Pozzi, resp. 


G. Frugoni, Red. capo. 


Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier. 





























ANNO XXXIX 


Roma, 1 Febbraio 1932 ■ X 


Num. 5 


“IL POLICLINICO,, 

fondato nel 1893 dai professori : 

GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 

Sezione Pratica 

Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 

SOMMARIO. 


0:servazionj cliniche: G. Bangio: Un esempio di chi¬ 
rurgia conservativa ed i benefici effetti della sonda 
uretrale a permanenza. — E. Mingazzini : Contributo 
clinico allo studio delle affezioni del collo veecicale. 
— G. Babini : Rara lesione traumatica dell’uretra fem¬ 
minile e degli organi erettili della vulva. 

Note di tecnica : D. Taddei : Di un procedimento sem¬ 
plice per stasare i cateteri introdotti negli ureteri 
senza modificare la concentrazione dell’urina. 

Sunti e rassegne: Sieheck, Heidelberg: L’inizio della 
insufficienza cronica del rene. — H. Lagrange : I di¬ 
sturbi visivi brigtioi. — S. Amberg : La nefrosi 'nel¬ 
l’infanzia. — D. Lyon, D. Dunlop : 11 trattamento al¬ 
calino delle nefriti croniche. — F. S. Patch e G. S. 
Foulds : L’infezione tubercolare nell’adenoma prosta¬ 
tico. — N. S. Reuner : La così detta prostata femmi¬ 
nile e le formazioni di concrezioni nell'uretra femmi¬ 
nile. — A. M. Crauce : Una dicsussione 6ulla diagnosi 
e cura delle infezioni delle vie urinarie alte- 
Cenrij bibliografici. 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Clinica Chirurgica della R. Univ. di Cagliari. 

I 

Un esempio di chirurgia conservativa ed 
i benèfici eifetti della sonda uretrale 
a permanenza. 

Prof. G. Raggio, direttore. 

Se, per chirurgia conservativa si intende 
quella che, pur mirando alla causa fondamen¬ 
tale della malattia, ne libera Porganismo sen¬ 
za sacrificare nulla di ciò che non sia diret¬ 
tamente compromesso, il caso che mi accingo 
ad esporre può dare esempio di come la causa 
suddetta debba ricercarsi talvolta là dove, chi 
astraesse dalle leggi, poche e semplici, che 
regolano tutta la patologia, potrebbe credere 
che fosse invece l’effetto del male stesso; di¬ 
mostra inoltre, come altrettanto semplici e 
costanti siano le leggi per le quali l’organi¬ 
smo malato risponde, risanandosi, alle condi¬ 
zioni fisiologiche nelle quali può rimetterlo 
l’opera del chirurgo; e per di più, dà prova 


Accademie, Società Mediche, Congressi : X Congresso 
della Società Italiana di Urologia. — Accademia Me¬ 
dica Pistoiese « Filippo Paciini ». — Società Medico- 
Chirurgica Bresciana. 

Appunti per il medico pratico: Casistica: Azotemia ajn- 
bulatoria con forte acidosi nel corso di una nefrite 
cronica. — Stravasi di orina dall’uretere. — Tumori 
maligni primitivi dell’uretere. — Terapia : Risultati 
delLa radiumterapia nei tumori maligni della vescica. 
— Lurotropina nell’incontinenza di orina delle ma¬ 
lattie nervose. -- Nelle colibacillosi dell’apparato uri¬ 
nario. — Medicina scientifica : Il pH urinario negli 
stati di depressione. - Varia. — Posta degli abbonati. 

Politica sanitaria e giurisprudenza : G. Selvaggi: Con¬ 
troversie giuridiche. 

Nella vita professionale : Servizi igienico-sanitari. — 
Concorsi. — Nomine, promozioni ed onorificenze. 

Notizie diverse. 

Rassegna della stampa medica. 

Indice alfabetico per materie. 


del valore che, a raggiungere questo ripristino 
delle normali condizioni, possono avere anche 
i banali artifizii, purché alle stesse leggi fon¬ 
damentalmente e perseverantemente ispirati. 

Parmi dunque giustificaio il chiedere ospi¬ 
talità di poco spazio ad un periodico nel qua¬ 
le, più che in altri, q>er lo scopo che si pre¬ 
figge, di offrire guida costante al professioni¬ 
sta, la scienza deve trovare il suo diretto ri¬ 
flesso nella pratica. 

L’11 marzo 1929 si presentò a me una donna di 
45 anni, coniugata, casalinga, accompagnata dal 
suo medico curante, il quale raccontava che la 
paziente aveva subito, quasi 2 anni addietro, una 
operazione in cavità dell’addome, durante la qua¬ 
le erano state lese le vie urinarie basse, e che in 
seguito a ciò s’era formata una fistola urinoso- 
purulenta sulla linea di cicatrice ipogastrica, che 
permaneva. 

Mentre però da principio le condizioni morbo¬ 
se si erano riassunte nella presenza della fistola, 
in seguito si aggiunsero stimoli vescicali frequen¬ 
ti, con tenesmo, che presto divenne intenso, in¬ 
sopportabile, con emissione d'urina torbidissima, 
e negli ultimi tempi l’ammalata aveva notato che 
Purina usciva quasi esclusivamente dall’ano. 

L’esame obbiettivo confermò la presenza della 









166 


(( IF. P0L1CL1CIC0 » 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


fistola addominale ipogastrica mediana, confermò 
remissione d’urina dall’ano e mise in evidenza 
un calcolo in vescica. Quanto al resto, rimase ne¬ 
gativo. 

Si poteva quindi stabilire la diagnosi di fistola 
vescico-addomino-inlestinale postoperatoria asso¬ 
ciata a calcolosi vescicale. 

E, poiché non vi erano controindicazioni, pro¬ 
posi di asportare il calcolo e di stare a vedere 
quanto beneficio si potesse avere da questo inter¬ 
vento che, però, non mirava a dominare l’affe¬ 
zione nel suo complesso. 

Accettata la proposta, il 13 aprile 1929 eseguii 
la cisto bornia soprapubica attraverso incisione ar¬ 
cuata della cute e sezione trasversale delle inser¬ 
zioni pubiche dei muscoli retti, per non intacca¬ 
re la cicatrice addominale che era sede della fi¬ 
stola; asportai un grosso calcolo, richiusi parzial¬ 
mente e applicai una Pezzer dall’uretra. 

Il risultato fu che cessò immediatamente il te¬ 
nesmo vescicale, le urine andarono riprendendo i 
caratteri normali, si arrestò la loro emissione dal¬ 
l’ano e l’apertura fistolosa della parete addomina¬ 
le si chiuse. 

La Pezzer fu lasciata oltre il tempo di chiusura 
della ferita soprapubica e fu ritirata soltanto il 2 
giugno, vale a dire 40 giorni dopo la cistolomia. 

Ritirata la sonda, l’ammalata urinò spontanea¬ 
mente per alcuni giorni senza sofferenze, eccet¬ 
tuato il modico bruciore da cistite, spiegabile con 
la protratta permanenza della sonda stessa. 

Ma, dopo altri 12 giorni accusò un rumore di 
gorgoglio durante le minzioni, e il tramite fisto¬ 
loso vescico-addominale che s’era rapidamente 
chiuso dopo l’asportazione del calcolo, si riaperse: 
con un forchino appena capace dello specillo, ma 
attraverso il quale lo specillo procedeva per qual¬ 
che centimetro. 

Il rumore di gorgoglio fu interpretato come do¬ 
vuto a gas di provenienza intestinale che passas¬ 
se in vescica attraverso un residuo dell’originaria 
comunicazione fistolosa vescico-intestinale : fisto¬ 
la che poteva essere rimasta sempre aperta e po¬ 
teva, invece, essersi riaperta dopo una chiusura 
provvisoria seguita all’intervento: come era avve¬ 
nuto per quella vescico-addominale. 

A questo punto poteva dirsi problematico un 
giovamento risolutivo dalla prosecuzione del dre¬ 
naggio vescicale. Ma io vi insistetti e riapplicai 
la sonda col deliberato proposito di mantenervela 
mollo più a lungo che in passato. 

Il ripristino del trattamento fece scomparire 
di nuovo in breve tempo i sintomi urinari. Que¬ 
sta seconda volta, però, nonostante il raggiunto 
beneficio, invece di togliere la sonda, munii l’am¬ 
malata di un urinale portatile e con questo la 
mandai a casa, affidandola ad un medico che 
avesse cura di praticare regolarmente i lavaggi 
della vescica, e consigliandole di perseverare a 
questo modo almeno per qualche mese ancora. 

Con la protesi urinaria l’ammalata attese dal 
14 giugno al 9 ottobre 1929: che vuol dire 4 me¬ 
si; poi fu ricoverata nuovamente per altri 10 gior¬ 
ni a scopo di osseiNazione; e, infine, fu liberata 
dalla Pezzer e lasciata a sè stessa. 

Da allora è guarita. Riesaminata anche recente¬ 
mente (cioè più di 2 anni dopo l’operazione), uri¬ 
na regolarmente ed emette urine limpidissime, 
normali Le ferite dell’addome sono chiuse solida¬ 
mente. 


Questo il caso : nel quale la successione dei 
fatti risulta come il naturale svolgimento di 
azioni e di conseguenze facilmente individua- 
lizzabili. 

Ma, a valutare questi fatti da quel tanto che 
se ne poteva prevedere, invece che dall’esito, 
non paiono inutili le considerazioni che fa¬ 
cevo da principio. E, per cominciare, ci si 
può chiedere : esisteva il calcolo prima del- 
Tintervento addominale nel quale furono lese 
le vie urinarie, o s’è formato dopo? 

I particolari anamnestici che si sono potuti 
raccogliere, riguardo ai sintomi che pecedet- 
tero la suddetta operazione, sono questi : 

Otto anni fa l’a. fu colta improvvisamente da 
brivido seguito da febbre elevata che durò qual¬ 
che giorno. Il terzo giorno si aggiunse dolore vivo 
al quadrante inferiore destro dell’addome ed ab¬ 
bondante emorragia uterina. Il quinto giorno la 
febbre ricomparve, i dolori diminuirono ed anche 
la metrorragia si atlenuò. Quest'ultima ebbe, tut¬ 
tavia, delle alternative di maggiore o minore inten¬ 
sità, per cui la paziente, verso il 30° giorno di ma¬ 
lattia decise di farsi ricoverare in luogo di cura. 
Quivi stette due mesi. Le furono praticati bagni 
di luce, lavande uterine ed, in ultimo, il raschia¬ 
mento dell’utero. Ritornala a casa, stette bene 
per quanto riguardava temperatura e dolore, ma 
non per quanto si riferiva ai fatti emorragici: i 
quali ricomparivano ogni 15-20 giorni. Passarono 
così alcuni anni, in capo ai quali, e cioè nel mag¬ 
gio 1927. fu nuovamente ricoverata in luogo di 
cura dove le fu diagnosticato e asportato un tu¬ 
more dell’utero. 

Su questi dati anamnestici non è facile af¬ 
fermare che il calcolo ci fosse prima dell’ope¬ 
razione ginecologica. Più verosimile pare in¬ 
vece l’ipotesi che si sia formato dopo, perchè 
l’anamnesi continua -così: 

Diversi giorni dopo l’aito operativo, quando fu 
tolto il catetere uretro-vescicale che era stato ap¬ 
plicato in seguito all’operazione, l’ammalata s’ac¬ 
corse che da un piccolo foro della ferita usciva, 
durante le minzioni, qualche goccia d’urina. Do¬ 
lio 10 giorni la ferita parve cicatrizzata interamen¬ 
te e per altri 17 giorni non vi fu più perdita d’u¬ 
rina, ma in capo a questo tempo la ferita si 
riaperse e gemette urina nuovamente. Passaro¬ 
no dei mesi e la quantità d’urina emessa dalla fi¬ 
stola aumentò, perchè ne usciva anche in periodi 
intervallari alle minzioni. 

Tuttavia non vi fu fino a questo momento, al¬ 
cun dolore. Fu soltanto nel dicembre (l’operazio¬ 
ne era stata eseguita a maggio) che comparvero 
bruciori vescicali : da prima lievi e fugaci al mo¬ 
mento di mingere, poi intensi e costanti, anche 
indipendentemente dalla minzione, tanto che 
l’ammalata fu ricoverata di nuovo e fu trattata 
per otto giorni con catetere a permanenza in se¬ 
guito a diagnosi di cistite. 

Un anno dopo l’inizio di questi fenomeni cistiti- 
ci. la fistola addominale si chiuse temporanea- 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


SEZIONE PRATICA 


167 


mente; ma l’ammalata si avvide che l’urina non 
usciva più dall’uretra e veniva invece dal retto. 
Contemporaneamente le sofferenze vescicali si era¬ 
no fatte insopportabili. 

Dato questo succedersi di sintomi, pare — 
dico — più verisimile l’ipotesi che il calcolo 
si sia formato dopo l’operazione ginecologica 
anziché prima. 

E ne risulterebbe anche facile la concezione 
patogenetica. Di fatti è giustificata anzitutto 
l’asserzione che la fistola fosse della vescica 
e non di altro segmento urinario, quale l’ure¬ 
tere: perchè remissione d’urina, sia dall’a¬ 
pertura addominale che dall’intestino, si arre¬ 
stò in seguito al nostro drenaggio permanente 
della vescica, mentre così non sarebbe stato 
se burina fosse provenuta da fuori della ve¬ 
scica stessa. In tali condizioni, ammessa una 
precoce infezione del campo operatorio e am¬ 
messo il diffondersi di quest’infezione dal 
campo operatorio alla vescica, si viene a rico¬ 
noscere la fermentazione d’urina intravesci- 
cale e, di conseguenza, il depositarsi di sali, 
ciò che vuol dire la formazione del calcolo. 
Probabilmente, anzi, questo si sarà formato 
intorno ad un nucleo di prodotti flogistici, 
che abitualmente si invoca in casi analoghi. 
Anche la sua composizione chimica (cioè di 
fosfati) suffraga la patogenesi suddetta. 

Contro di essa non c’è che da farsi la do¬ 
manda : se un anno o poco più possa essere 
bastato alla produzione di un calcolo che ave¬ 
va le rispettabili dimensioni di cm. 5 1/2 pe’ - 
4 e per 3 ed un peso di gr. 42. 

Ma: in ultima analisi, il problema cne il 
calcolo esistesse da prima, o si sia formato 
dopo l’operazione ginecologica, interessa fino 
ad un certo punto. Ciò che mi pare più im¬ 
portante da rilevare è l'influenza esercitata 
dal calcolo sul decorso della fistola. E tale 
influenza deve essere intesa così: ci sia stato 
prima o si sia formato dopo, da quando ci fu, 
il calcolo è diventato causa del persistere della 
fistola vescico-addominale e del suo complicar¬ 
si con la compartecipazione successiva del- 
I intestino. Pure ammettendo, cioè, la forma¬ 
zione del calcolo come fatto consecutivo alla 
fistola vescico-addominale, bisogna pensare 
che il calcolo stesso, una volta stabilitosi, sia 
diventato causa, non solo di inguaribilità 
spontanea della fistola, ma, anzi, della sua 
progressione: così che l'asportazione di esso, 
non solo era indispensabile per troncare le sof¬ 
ferenze delbammalata, ma imperniava tutta la 
cura della fistola medesima. 

11 calcolo agiva da corpo estraneo che, man¬ 
tenendo più o meno contratta la vescica c oc¬ 


cupandone in parte la cavità, favoriva il pas¬ 
saggio d’urina dalla vescica al cavo addomi¬ 
nale, da dove finirono per essere compromesse 
anche le pareti, verisimilmente, del retto o del 
sigma. 

Primo atto di ogni terapia della fistola do¬ 
veva essere quindi l’asportazione del calcolo. 

Ma questo non era che un primo atto di 
terapia: indiretto nei riguardi della fistola. 
Allontanato il calcolo, rimaneva nuovamente 
da scegliere fra una condotta terapeutica che 
affrontasse la fistola diretta nenie ed un’altra 
che la trattasse indirettamente. 

La cura diretta doveva consistere nel sop¬ 
primere la comunicazione tra vescica e cavo 
addominale mediante un’operazione di plasti¬ 
ca. La cura indiretta avrebbe mirato a favo¬ 
rirne la chiusura spontanea, secondo il prin¬ 
cipio che diremo. 

Ecco il lato maggiormente giustificativo del¬ 
la pubblicazione e del suo titolo. Ecco l’esem¬ 
pio di chirurgia conservativa. 

La stessa cistotomia eseguita per asportare 
il calcolo avrebbe potuto essere utilizzata per 
chiudere la fistola, seguendo la via endovesci- 
cale divulgata da Marion per le fistole fra ve¬ 
scica e vagina. 

Ma, a prescindere dalla via, non mi parve 
opportuno rimaneggiare tessuti flogosati ed 
aderenti ad anse intestinali, senza che ve ne 
fosse necessità imprescindibile. E che questa 
necessità imprescindibile non ci fosse, me lo 
faceva credere un vecchio principio di terapia. 

È noto infatti che i liquidi dell’organismo 
tendono sempre a seguire le vie naturali e, 
qualora ne siano deviati da ostacolo, basta ri¬ 
muovere quest’ostacolo perchè riprendano il 
loro corso normale. 

Altra esperienza dice che gli essudati se¬ 
guono facilmente le leggi di gravità e, una 
volta drenati a valle, lasciano cicatrizzare i 
tessuti a monte. Dimostrazione di questa legge 

ci fu anche nel caso nostro, nel quale, al¬ 
lorché le urine presero la via dell’intestino, 
ove il fluire era facile, si chiuse spontanea¬ 
mente, almeno per un certo tempo, l’apertura 
addominale della fistola. 

La terapia conservativa del nostro caso do¬ 
veva consistere dunque nel fare in modo che 
burina (e con essa gli essudati intra ed extra- 
vescicali) non trovassero ostacolo per giungere 
all’uretra. 

Il primo ostacolo era consistilo nel calcolo; 
ma un secondo rimaneva anche dopo l’aspor¬ 
tazione del calcolo, nella contrattura spastica 
della vescica flogosafca. 




168 


(( IL POLICLtCJCO » 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


\lidie senza calcalo previo, lo spandimento 
d’urina nel campo della operazione ginecolo¬ 
gica avrebbe potuto dar luogo precocemente 
a tragitto fistoloso: appunto perchè la precoce 
flogosi della vescica doveva mantenere le pa¬ 
reli vescica li contratte, limitando in tal modo 
lo spazio di riaccolta destinalo fisiologicamen¬ 
te all’urina. 

Contrattura della vescica equivale poi a po¬ 
tenziamento dello sfintere vescicale, per cui 
tanto più si deve accentuare la pressione espul¬ 
siva del detrusore anche sulla poca urina die 
a mano a mano si sia raccolta in vescica, 
quando voglia compiersi l'urinazione, e tanto 
più è favorita quindi la fuoriuscita di quest’u- 
rina da un’apertura vescicale patologica an¬ 
ziché dall’uretra. 

Contrattura della vescica equivale dunque ad 
ostacolo fisiologico -che agisce nè più nè meno 
di quanto agisca l'ostacolo meccanico. 

Perrucci ha guarito una fistola vescico-inte- 
stinale limitandosi a sondare e lavare la ve¬ 
scica e a trattare medicalmente la tubercolosi 
che ne era causa (Arch. Ital. Uro II, pa¬ 
gina 157). Forse avremmo ottenuto anche noi 
il nostro scopo sottoponendo 1 ammalata a 
siringazioni e lavaggi endovescicali regolai- 
mente ripetuti. Ma avevamo ragione di ripro¬ 
metterci che l’attesa fosse anche più redditiva 
se il metodo fosse stato applicato più intensa¬ 
mente: se, cioè, invece di drenare periodica¬ 
mente, avessimo drenato permanentemenle. 
Quindi: lavaggi ripetuti sì, ma con sonda a 
permanenza: che drenasse in continuazione il 
liquido infetto dal cavo vescicale e lasciasse 
la vescica in riposo. 

Altri esempi di beneficio portato dalla son¬ 
da uretrale a permanenza nella guarigione di 
fistole vescicali possono essere le guarigioni 
ottenute da Fiolle in un caso di fistola ve- 
scico-vaginale recidivato dopo il metodo Ma¬ 
rion, e dai Rlika Milòs e da Ottow in casi ii- 
spettivi di piccole fistole vescico-vaginali elet¬ 
trocoagulate. (Fiolle, Bull, et mém. de la Soc. 
nat. d. chir ., 53, 1027, rif. Z. org., 40, 341; 
Klika Milòs, Z. org., 40, p. 678; Ottow, Zbl 
f. Gyndk., 51, 1027, rifer. Z. org., 30, p. 380). 

Il risultato del nostro trattamento fu quello 
che abbiamo detto: fu cioè la chiusura della 
fistola che dura ormai da 2 anni e che può 

dirsi quindi definitiva. 

Ma per ottenere questo risultato si dovette 

perseverare a lungo nel trattamento: e ciò 
non sarebbe stato possibile senza la convinzio¬ 
ne dell’efficacia di questo trattamento, ossia 
se non fossero state radicate le nozioni che ab¬ 
biamo illustrato. 


Portare nuovo contributo alla diffusione di 
queste nozioni costituiva l’altra parte del com¬ 
pilo tracciatomi. 

Ed ora potrebbe rimanermi, se mai, da di¬ 
mostrare la convenienza del trattamento con¬ 
servativo rispetto a quello che, dovendo usare 
l’antitesi, non saprei dire diversamente da 
trattamento aggressivo. Ma la portata stessa 
dell’attributo (e tale penso veramente che deb¬ 
ba suonare) me ne dispensa. 

RIASSUNTO. 

Un caso di fistola vescico-addomino-intesti- 
nale post-operatoria associala a calcolosi vesci¬ 
cale, che fu trattalo con la asportazione del 
calcolo e l’applicazione prolungata della son¬ 
da uretrale a permanenza e fu guarito stabil¬ 
mente. 


Ospedale del Littorio in Roma - Padiglione Lancisi 

diretto dal Dott. S. Muzii, primario. 

Contributo clinico allo studio 
delle affezioni del collo vescicale 

per il dott. E. Mingazzini, 
aiuto-chirurgo e libero docente. 

La morfologia e le affezioni del collo vesci¬ 
cale offrono ancor oggi un largo campo di 
studi a coloro che s’interessano della materia, 
poiché i suoi problemi anatomici, fisiologici e 
patologici non sono completamente risolti. 

Per collo vescicale s’intende la parte più 
bassa della vescica, ove essa si prolunga nel¬ 
l’uretra. Questa convenzione, sulla quale l’ac-' 
cordo parrebbe pacifico, manca di precisione 
anatomica poiché il concetto di collo vesci¬ 
cale è e rimane eminentemente funzionale. Di¬ 
fatti ricordato per la prima volta da Lieutaud 
nel 1717, fu poi negato da Delbét, e in seguito 
riammesso con varia fortuna da numerosi altri 
autori. 

Dobbiamo a Versali (1907) alcuni lavori fon¬ 
damentali sullairgomento; di poi i suoi con¬ 
fini si sono, in seguito agli studi di Ralischer, 
Disse, We-sson, Ileiss, (1912-1928), definiti più 
precisamente. Come verrà dimostrato in segui¬ 
to bisogna riconoscere come il collo vescicale 
non possa essere rappresentato che dalla so¬ 
vra pposizione di due orifizi : il vescicale, e 
l’uretro sfinterico: il primo circoscritto da u.n 
bordo di un certo spessore, il secondo circon¬ 
dato dallo isfintere liscio per un tratto di 12- 
15 mm. (Alesio). 

In questa piccola regione si trovano l’orifi¬ 
cio vescico uretrale con i suoi due versanti, 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


SEZIONE PRATICA 


169 


l’uvola vescicale, la fossula prostatica, l’estre¬ 
mità superiore della cresta uretrale. I francesi 
hanno chiamato tale regione « le carrefour 
vescico-sphincto-uretèro-trigonal ». 

Anatomicamente vi distinguiamo vari strati. 
La mucosa di -rivestimento, che si presenta li¬ 
scia, sottile, senza papille, aderente ai piani 
sottostanti è costituita da un epitelio pavi- 
mentoso strali ficaio, dalla sottomucosa pi uri¬ 
stratificata; dal corion ricco di fibre elastiche. 

Controversa è la presenza di ghiandole mu¬ 
cipare, sebbene alcune ricerche e alcune con¬ 
siderazioni tendano ad ammetterle in modo 
indubbio. Certamente la mucosa è fornita di 
follicoli e di piccole ghiandole a grappolo. 
Queste si confondono facilmente con le ghian¬ 
dole prostatiche. 

La conoscenza esatta dello strato muscolare 
è d’importanza fondamentale. Anticamente si 
distingueva un detrusore e uno sfintere li¬ 
scio, ad azioni antagonistiche. Oggi questa 
teoria in apparenza seducente è risultata in¬ 
sostenibile. 

Nella vescica si riconoscono tre strati mu¬ 
scolari: uno esterno longitudinale, uno medio 
circolare, uno interno longitudinale. 

Io strato longitudinale esterno sul \ertice si 
trova disposto in plessi, sulla faccia anteriore 
si differenzia in una zona mediana più super¬ 
ficiale e due zone laterali ad esso sottostanti. 
Sulla faccia posteriore i fasci longitudinali con¬ 
vergono in basso tra i due shocchi ureterali, 
evitandone le parti laterali. Anteriormente i 
fasci si perdono nei legamenti pubo-vescicali : 
)>osleriormente si ancorano alla parte supe¬ 
riore della prostata: il resto nel collo vesci¬ 
cale va a formare il muscolo di Wesson. 

Lo strato circolare posto all'interno del pre¬ 
cedente e a questo riunito da intrecci di fibre 
si presenta piuttosto esile sul vertice, mentre 
sul resto del corpo è disposto piuttosto rego¬ 
larmente. In basso raggiunge la prostata dove 
si riunisce ai fasci della muscolatura longitu¬ 
dinale. Le fibre dello strato circolare anterior¬ 
mente determinano sulla faccia anteriore del¬ 
l’uretra, a livello del vera montanium , u;n anel¬ 
lo situato nel li n terno e più in basso del cin¬ 
golo formato dalle fibre esterne longitudinali 
posteriori. 

Infine all’interno dello strato circolare a 
livello della zona inferiore del corpo vescicale 
e rispettivamente del trigono esistono alcuni 
fasci a sede sottom licosa a decorso longitu¬ 
dinale. 

Venendo ora a considerare la zona del collo 
e prescindendo dallo sfintere esterno, occorre 
studiare alcune speciali formazioni muscolari 


che incominciano nel trigono e scendono in 
basso fino ad oltrepassa re la zona dello sfin¬ 
tere vero e proprio. La disposizione dei fasci 
muscolari lascia riconoscere le seguenti for¬ 
mazioni : 

1) Muscolo trigonale (musculus trigonalis 
di Kalisclier). Questo forma la massa musco¬ 
lare del trigono e possiede fibre a direzione 
trasversale e altre longitudinali poste nella 
sol Ioni licosa. Alcune delle fibre continuano la¬ 
teralmente in avanti e girano intorno all’ure¬ 
tra e si riuniscono sulla faccia anteriore della 


parte più bassa dell’anello, porzione alla quale 
la maggioranza degli AA. dona il nome di: 

2) Sfintere liscio vero e proprio. (M. Sphin- 
cter vesicae internus: Houle, Sappey, Ivali- 
sclier, Versari, Disse, Petufi). 

Secondo Mòllendorff questo è a sua volta 
differente nella sua costituzione: la metà po¬ 
steriore è costituita chiaramente da fasci re¬ 
golari di fibre separati da connettivo ricco di 
cellule e di fibre: solo mancano, a differenza 
della muscolatura vescicale dei fascetti secon¬ 
dari. La metà anteriore invece presenta ac¬ 
canto a singoli fasci grossolani, una enorme 
quantità di fascetti, a direzione così disordi¬ 
nala che sulla stessa sezione si possono ritro¬ 
vale fibre dirette in ogni senso. 

Verso il margine anteriore della prostata, 
si vede un passaggio insensibile in una regione 
muscolare costituita prevalentemente da fibre 
muscolari striate trasversalmente. Nella zona 
limite dei due strali, le fibre striate giacciono 
isolate e disseminate tra gli elementi musco¬ 
lari lisci; viceversa nel leni torio costituito pre¬ 


valentemente da fibre muscolari striale, si ri¬ 
trovano fibre muscolari lisce. Verosimilmente 
a questo alludeva Henle descrivendo lo sfin¬ 
tere animale. 

3) M. arcuato esterno (M. arcuatus externus 
di Wesson, che corrisponde all 'Annulus ure- 
thralis di Waldeyer). È formalo da un grosso 
ammasso di fasci muscolari a decorso circola¬ 
re, situati al di sopra dello sfintere e su tagli 
sagittali è visibile solo in corrispondenza della 
parete anteriore. Questo muscolo cui era stata 
assegnata un’importanza relativa nel mecca¬ 
nismo di apertura del collo vescicale era stato 
interpretato come emanazione dello strato cir¬ 
colare. Invece Mense e Wesson hanno dimo¬ 
stralo come provenga dallo strato longitudi¬ 
nale esterno. 

-i) Infine dalla muscolatura longitudinale po¬ 
steriore esterna si partono dei tralci che attra¬ 
verso i| trigono terminano in reti elastiche nel 
territorio dell’uvula. Ileiss ha chiamalo tali 
formazioni M. retractor uvulae, imaginando 



170 


(C IL POLICLICICO » 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


che questa sezione della muscolatura longi¬ 
tudinale nell’apertura de] collo estragga l’uvil¬ 
la, come un cuneo, dall apertura semilunare 
chiusa dell’uretra. 

Dunque al livello del collo esiste un anello 
muscolare, il vero sfintere liscio (porzione ure¬ 
trale del M. trigonale di Kalischer) la cui esi- 
stena è chiara sopra tutto posteriormente, e poi 
l’altro mezzo arco costituito dal M. arcuato di 
Wesson. Questo risulta certo; discussa è 1 im¬ 
portanza del M. retrattore dell’uvula. 

Ma tutte queste formazioni muscolari sono 
intimamente connesse non solo tra loro ma 
anche col resto della muscolatura vescicale 
così che riesce impossibile sistematizzarne azio¬ 
ni nettamente antagonistiche e sopratutto indi- 
pendenti. Sono azioni armonicamente allaccia¬ 
te la cui azione complessiva termina con 
l’apertura del collo. 

Oltre le già citate, numerose sono le ghian¬ 
dole del collo: tra esse si ritrovano le craniali 
di Pallin, quelle sottocervicali, le utricolari, 
tutte appartenenti alla prostata. 

Le arterie del collo vescicale provengono 
dalle A. vescicali inferiori, daH’emorroidaria 
media, anteriormente dalla pudenda e dal¬ 
l’otturatoria. 

Le vene formano un plesso circolare a finis¬ 
sime maglie nella sottomucosa. Questa tonaca 
vascolare prende il carattere di un tessuto ca¬ 
vernoso rudimentale e possiede un indiscussa 
importanza nel meccanismo dinamico del 
collo. 

Le vene sboccano nel plesso pubo-vescicale 
del Santorini, nel vescico-prostatico e nel se¬ 
minale, i quali tutti per le loro anastomosi 
costituiscono un unico plesso pelvi-vescicale. 
Questo riceve vene anche dal corpo vescicale 
e attraverso vie diverse sbocca nelle vene ipo¬ 
gastriche. Questa ricchezza di vene ed i rap¬ 
porti anastomotici con le reti venose vicine 
(rettali, otturatorie, utero ovariche, eco.) spie¬ 
gano perchè il vario stato di replezione venosa 
liossa agire sul meccanismo di apertura e chiu¬ 
sura del collo e come su questo possano agire, 
a sua volta, turbe dei plessi venosi vicini. 

Numerosi sono i linfatici che, disposti a rete 
nel corion mucoso terminano nei gangli della 
biforcazione della aorta addominale (Cuneo e 
Marcille). Altri linfatici sboccano in quelli 
delle vescicole. 

Nervi. In prossimità del collo vescicale esi¬ 
stono un gran numero di nervi e di gangli 
(Cuccati, Langley, Rochet). Essi derivano dal 
plesso ipogastrico costituito da fibre del plesso 
lombo aortico, e dal simpatico sacrale con fi¬ 
bre mieliniche ed amieliniche. Le fibre mie- 


liniche derivate dal III e IV paio di nervi sa¬ 
crali vanno a costituire il nervo erettore 
(Eckardt). Al collo vescicale giungono altre 
fibre dal plesso ipogastrico, ma indirettamen¬ 
te, attraverso plessi secondari (PI. emorroi- 
dario medio, vescicale, prostatico). 

Quindi alla innervazione del collo prende¬ 
rebbero parte nervi di origine simpatica pro¬ 
priamente detta, ed altri derivati del sistema 
sacrale autonomo. Non conosciamo ancora per¬ 
fettamente le vie cerebro vescicali nè i loro 
rispettivi centri; ne ammettiamo incontrover¬ 
tibilmente la loro esistenza. Uguali incertezze 
s’incontrano nella ricerca e nei tentativi di 
localizzazione di un centro spinale per la con¬ 
trazione tonica dello sfintere. Completamente 
insicura, controversa anzi, è l’azione dei vari 
nervi o sistemi innervanti il collo. Basti ricor¬ 
dare che Adler ha ritenuto possibile la pre¬ 
senza di 4 specie di fibre nello stesso nervo 
erettore: inibitrici dello sfintere, costrittrici 
spinali, dirette volontarie e recettive. Tutto al 
più si può ammettere che i nervi pelvici siano 
destinati alla contrazione della vescica, men¬ 
tre i nervi ipogastrici contraendo lo sfintere 
liscio siano destinati alla chiusura del collo. 

Se la questione della innervazione è ancora 
sub judice; è chiaro che insoluta deve rima¬ 
nere tutta la fisiologia della minzione. 

Di questa bisogna considerare le modalità 
per le quali: 1) si avverte lo stimolo ad uri¬ 
nare; 2) si apra il collo vescicale all’inizio della 
minzione; 3) si mantenga chiuso il collo du¬ 
rante gli intervalli; 4) si possa procrastinare la 
minzione, malgrado lo stimolo. 

1) Quale è lo stimolo determinante l’aper¬ 
tura del collo all’inizio della minzione ? 

Si era ammesso che fosse la presenza di al¬ 
cune goccie di urina che bagnassero 1 uretra 
prostatica (Goltz), ma fin da Guyon è stato di¬ 
mostrato come la mucosa del collo non pos¬ 
sieda nessuna diversa sensibilità verso 1 urina 
rispetto alle altre parti della vescica. La sua 
mucosa è invece sensibile all’azione dei medi¬ 
camenti più che al contatto di corpi ottusi. 
La massima parte degli AA. ammette invece 
una sola forma di sensibilità: quella musco¬ 
lare, riportando a crampi muscolari anche il 
dolore; altri distinguono invece varie forme 
di sensibilità. Mantenendo tale distinzione 
Courtade ritiene che la sensibilità generale 
(quella che produce il dolore) agisca attraverso 
le vie del simpatico, quella funzionale, per 

mezzo dei nervi sacrali. 

Esclusa quindi la teoria di Frankl-Hoch- 
wardt, essendo stata dimostrata insostenibile 
la maggiore o diversa sensibilità dell uretra 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


SEZIONE PRATICA 


171 


prostatica, bisogna ammettere con Adler che 
sia la distensione del detrusore a provocare 
una contrazione dello sfintere e a risvegliare 
così il bisogno di mingere. 

2) Per quello che riguarda le modalità del¬ 
l’inizio della minzione esistono diverse teorie, 
alcune delle quali non hanno che un interesse 
storico. Per la soluzione del problema ha gio¬ 
vato sopratutto l'esame della minzione con 
l’aiuto della radiologia, dell’endoscopia, gli 
studi di Young, Phélip, Wesson, Schwartz, 
Boeminghaus. 

Non si può sostenere con Olili, Kuss ed altri 
che l’inizio della minzione sia legata al for¬ 
zamento dello sfintere, avendo Genouville di¬ 
mostrato che questo può resistere ad una pres¬ 
sione maggiore di quella esplicata dal detru¬ 
sore. Si può pensare con Zeissl, Rehfiscli che 
entri in gioco un antagonismo dei nervi ve- 
scicali, ossia ad una azione inibitrice sullo 
sfintere e una contrazione del detrusore. 

Secondo Luciani il rilasciamento sfinterico 
può avere due origini: è riflesso nella min¬ 
zione incosciente e in quella dovuta alla sen¬ 
sazione di bisogno di urinare, mentre è pro¬ 
vocata quando la minzione sia sottoposta al 
controllo della volontà. 

Schwartz, giovandosi del metodo manome¬ 
trico, ritiene che l’apertura del collo si inizi 
con uri aumento di tono del detrusore, e sia 
seguito immediatamente da un aumento di 
tono dello sfintere: dopo che il primo ha rag¬ 
giunto una determinata pressione si apre lo 
sfintere, permettendo al detrusore di contrarsi 
rapidamente. 

Ma da quanto si disse, risultava già che l’a¬ 
pertura del collo rappresentasse qualche cosa 
di più complesso che non un semplice rila¬ 
sciamento di uno sfintere. Difatti Young e 
Wesson hanno osservato e Phélip ha precisato 
che l'apertura si fa a spese di tutto il segmen¬ 
to vescicale inferiore. L’orifizio diviene ova- 
lare; il trigono dapprima si solleva, formando 
un unico piano coll’uretra posteriore, poi sul¬ 
l’ultimo si abbassa mentre la fossetta prostatica 
si raccorcia e s’incava a raccogliere le ultime 
goccie di urina. Dunque il muscolo trigonale 
lavora in un tutt’uno armonico con le diverse 
parti del collo. 

Nè basta, che il dinamismo vescicale non va 
limitato al solo tratto cervicale, perchè la min¬ 
zione non solo si accompagna, ma vien prece¬ 
duta da un mutamento di forma del corpo ve¬ 
scicale. Di fa Iti la successione dei vari tempi 
dell’inizio della minzione può essere ischematiz- 
zata così: il detrusore inizia la serie degli atti 
con la sua contrazione: quando essa ha rag¬ 


giunto un certo grado d’intensità entrano in 
azione quelle fibre che costituiscono il retrat¬ 
tore dell’uvula. Superato il limite di elastici¬ 
tà, spostandosi il collo (azione del M. trigo¬ 
nale) si vengono a mettere in trazione i lega¬ 
menti pubo-vescicali sul margine anteriore 
del collo: a questi fattori via infine aggiunto 
lo scarico del plesso venoso sottomucoso, di¬ 
pendente a sua volta dal mutamento di forma 
della vescica; allora si apre il collo e la contra¬ 
zione del detrusore svuota la vescica. 

3-4) La fisiologia della minzione presenta 
altri punti oscuri. Non solo è difficile spiegare 
come un atto riflesso quale la minzione possa 
essere sottoposta anche al controllo della vo¬ 
lontà, ma rimane da spiegare come si possa, 
d’altro canto, stabilirsi, in determinate lesioni 
nervose, un certo grado di automatismo vesci¬ 
cale. 

Non basta ammettere come la tonicità dello 
sfintere vada intesa non come una condizione 
statica, espressione di una elasticità tissulare, 
ma come legata ad uno stato di contrazione 
speciale, espressione di un dinamismo attivo: 
non basta dire che il tono possieda un carat¬ 
tere automatico, come lo ha, mantenuto dal¬ 
l’attività di un centro sacrale : bisognerebbe 
mettere in chiaro in qual modo l’aumento di 
tono che subentra quando si procrastina la 
minzione, perda il suo carattere di reflettività 
per assumere il tipo di un dinamismo coscien¬ 
te soggetto alla nostra volontà. Questo non 
sappiamo come non conosciamo le ragioni per 
cui rautomatismo incoscente si ripresenti dac¬ 
capo non appena la vescica ha finito di vuo¬ 
tarsi proprio quando la distensione e quindi 
qualsiasi stimolo sono caduti allo zero. 

★ 

★ ★ 

Come in ogni altro organo si possono os¬ 
servare nel collo vescicale disturbi funzionali 
e disturbi organici, legati ad alterazioni ner¬ 
vose o muscolari le prime, a numerosi altri 
fattori i secondi. Ambedue possono determi¬ 
nare uni ostacolo alla chiusura o all’apertura 
del collo e condurre ad una incontinenza quin¬ 
di o ad una ritenzione. Quest'ultima può essere 
completa o incompleta, temporanea o perma¬ 
nente. Ma, accanto a queste sindromi ben de¬ 
finite, esiste una serie di disturbi ai quali Le- 
gueu ha dato il nome di disectasia, la quale 
consiste in fondo in un cattivo funzionamento 
del collo vescicale. Bisogna anche tener pre¬ 
sente come il Legueu già da tempo insiste 
sulla grande importanza del fattore funzionale 
nella genesi dei disturbi della minzione. Perfi¬ 
no nell’ipertrofia della prostata che pacrebbe il 



172 


« IL POLICLICICO » 


Anno XXXIX, Num. o] 


prototipo delle cause meccaniche, il Legueu 
ammette un importanza di gran lunga mag¬ 
giore ai disturbi dinamici che non alla pre¬ 
senza stessa dell'adenoma stesso. 

Nelle cause nervose, capaci di modificare il 
dinamismo del collo vescicale, il fattore può 
considerarsi primario in lesioni le più diverse 
de] sistema nervoso centrale o periferico. Sono 
affezioni o traumi midollari, specie del 
segmento lombo sacrale, nella spina bifida 
occulta, cranioschiisds, neuriti post-infettive, 
tossiche e di sera si che. In questi casi non si 
assiste quasi mai allo stabilirsi di un’atonia 
cervicale, quasi che al mantenimento del tono 
bastino gli organi nervosi periferici ed intra- 
murali, ma si manifesta quasi sempre un’iper¬ 
tonia e uno spasmo. Discussa appare resisten¬ 
za di un fattore neuro muscolare ereditario 
sotto forma di un’ipertonia idiopatica (spasmo 
cronico del collo, senza cause apparenti) con 
rigidità secondaria dei tessuti cervicali. 
(Alesio). 

Il fattore neuro-muscolare può essere vice¬ 
versa secondario a lesioni locali o distanti. 
Nelle lesioni locali si tende ad ammettere una 
essenza puramente meccanica dei disturbi. Il 
meccanismo ne è incerto, ma non v’è dubbio 
che la congestione, l’infiltrazione dei tessuti 
possa realmente abbassare se non annullare la 
capacità di svuotamento vescicale. 

Una spiegazione sufficiente per la patoge¬ 
nesi dei disturbi a lesioni a distanza non la 
possiamo ancora dare: in via d’ipotesi dob¬ 
biamo ammettere la partecipazione di uno o 
più segmenti del sistema nervoso. 

Tra le cause organiche rientrano tutte quel¬ 
le lesioni che alterano la struttura e la morfo¬ 
logia del collo vescicale, ora profondamente, 
ora meno, qualche volta in maniera minima. 

Con Alesio, che dell’argomento si è interes¬ 
sato in una pregevole monografia con il Pi¬ 
sani, si possono classificare tra le prime, ol¬ 
tre l’ipertrofia, il cancro prostatico, le affezio¬ 
ni del veru (atresie, stenosi, valvole, ipertro¬ 
fia) tutti i processi flogistici acuti e cronici 
della prostata stessa; i restringimenti, i tu¬ 
mori primitivi del collo vescicale. le cisti, le 
deformazioni da cause estrinseche, quasi sem¬ 
pre dipendenti dall’utero (fibromi) e dalla va¬ 
gina, i calcoli uretro-vescicali e prostatici, i 
traumi diretti (falsa strada) o indiretti (lesioni 
del babino). 

Nelle seconde ritroviamo i processi di atro¬ 
fia o ipertrofia dei tessuti cervicali. Sebbene 
l’atrofia si manifesti prevalentemente nei vec¬ 
chi e si associ ad una atrofia della prostata, 


non è da escludersi anche una forma primitiva 
per arresto di sviluppo della prostata. La> forma 
senile può riconoscere nella grande maggioran¬ 
za dei casi un’origine flogistica. Nelle iperpla- 
isie dei tessuti del collo si ritrovano descritte 
quelle del tessuto linfatico, del muscolare (bar¬ 
ra) frequentemente accompagnate da elementi 
infiammatori, del ghiandolare, del connettiva- 
le, e forme miste (totale generalizzata o f. mi¬ 
ste di iperplasia e di ipertrofia a carattere par¬ 
ziale) fibrosa. Oltre l’ipertrofia glandolare, qua¬ 
le fattore ecologico più comune si riscontra la 
flogosi, la quale assume o la forma ipertrofi¬ 
ca o quellai sclerosante, e si associa spesso a 
lesioni della prostata. La sclerosi infiammato- • 
ria del collo vescicale rimane una delle lesioni 
più frequenti del collo vescicale; la origine ne 
è spesso oscura, ma accompagna o segue le più 
svariate lesioni della prostata o dell'uretra, ra¬ 
gione per la quale essa è stata considerata co¬ 
me secondaria alle lesioni citate. 

Altre cause sono i restringimenti del tratto 
iniziale dell’uretra rari sia nelTuomio e più nel¬ 
la donna, sono le cisti o formazioni icàstiche, le 
varie specie di neo-formazioni, quali i papil- 
lomi, i polipi ghiandolari e mucosi dell’uretra 
posteriore, i papillomi angiomatosi, adenomi, 
epiteliomi e sebbene più raramente i fibromi, 
i miomi, i mixomi, gli angiomi, gli adeno- 
epiteliomi e i sarcomi. 

* 

* * 

Come si vede l’elenco delle affezioni del 
rollo vescicale è lungo: che cosa si deve com¬ 
prendere allora sotto il nome generico, di ma¬ 
lattia dei collo del quale spesso si usa? 

In realtà la cosidetta malattia del collo , è un 
termine destinato a sparire. Ne testimoniano 
già le varie definizioni proposte in sostituzione 
(ipertrofia congenita del collo (Marion), ste¬ 
nosi larga del collo cervicale (Colombino), o 
sclerosi cervicale, e i vari quadri clinici e ana- 
lomo-patologici se ne vanno delineando. 

Sotto il suo nome vanno ancora alcune sin¬ 
dromi, nelle quali il fenomeno clinico culmi¬ 
nante è rappresentato dalla ritenzione, e in cui 
il reperto anatomo patologico appare come 
sproporzionato rispetto ai disturbi osservati. 
Sono quindi tutti quei casi nei quali non si 
trova che un’atrofia dei tessuti cervicali, di 
solito associata a quella della prostata, una 
iperplasia o trofia dei componenti normali del 
collo, oppure una sclerosi quasi sempre ac¬ 
compagnata ad una flogosi. 

Alcuni AA. assegnano alla hogosi una gran¬ 
de importanza, altri invece, ritenendo la scle¬ 
rosi come una manifestazione congenita, quali¬ 
ficano Tinfiammazione come un epiifenomeno.. 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


SEZIONE PRATICA 

\ 


Negro, ad esempio, ritiene che il fattore es¬ 
senziale della sclerosi del collo consista in una 
malformazione congenita espressa da un’alte¬ 
rata disposizione degli strati muscolari ad 
azione aniagonistica, presiedenti l’apertura e la 
chiusura del collo: il Lilla invece è di opinione 
perfettamente opposta. Egli sostiene come la 
massima importanza vada ascritta ai fenomeni 
flogistici, e che l’origine congenita vada limita¬ 
la alle barre e alle pliche interureteriche primi¬ 
tive. In ogni modo, sia primitiva che seconda¬ 
ria, la flogosi rappresenta ini alcune affezioni 
del collo il fattore predominante. 

Una posizione speciale prendono alcuni spe¬ 
ciali fattori, tra i quali gli adenomi intrapa- 
rietali formatisi a spese delle glandole prosla- 
tiche, piccolissimi o addirittura microscopici. 
In questo ultimo caso essi si trovano come 
sjierduti tra lo stroma o tra i fasci fortemente 
dissociati dello sfintere: ad essi viene quindi 
riferita la sindrome morbosa. 

Da ultimo è da ricordare come Viperemia 
nasale acquista talora un vero e proprio signi¬ 
ficato patologico per il cospicuo sviluppo e la 
speciale disposizione delle vene, in quanto che 
la replezione dei vasi coadiuva e influisce sul 
meccanismo di apertura e chiusura del collo. 

Per la esiguità delle lesioni è comprensibile 
come da parecchi AA. si invochino quindi le¬ 
sioni, di un tratto qualunque del sistema ner¬ 
voso centrale o periferico, situato in vicinanza 
o a distanza del collo vescicale senza, però, 
presentarne meglio la sede o la natura. 

Dal punto di vista anatomo-patologico si 
constata la presenza di un cercine più o me¬ 
no sviluppato al livello del collo, di tessuto 
duro, inelastico, inestensibile, il quale rap¬ 
presenta un ostacolo tale alla minzione da de¬ 
terminare tutta la sindrome clinica. Istologi¬ 
camente nel collo esc isso si osserva di fre¬ 
quente un edema della mucosa o del corion 
spesso costituito da un connettivo lasso a> lar¬ 
ghe maglie, con infiltrazioni linfosplasmocita- 
rie. Al disotto di esso, si osservano fasci fibrosi 
più o meno compatti; spesso poveri di nuclei 
tra i quali si ritrovano qua e là i resti di ele¬ 
menti muscolari in preda ad una degenerazio¬ 
ne ialina, a secondo il periodo evolutivo. Le 
glandole proliferano e si approfondano spesso 
nella mucosa mentre i vasi sono beanti, pic¬ 
coli e pieni di sangue, molteplici, tanto da far 
pensare ad anomalie vasaii. 

Un reperto analogo si ritrova nella barra 
interureterica. 

Jj'etiologia di queste lesioni è quanto mai 
varia e si può dire che quasi ogni autore che 
ha studiato questa malattia ha creduto di po¬ 
ter addurre sempre una causa diversa. 


173 

(Sono ricordati, quali cause etiologiche, i 
traumi pregressi, specialmente operatori e 
ostetrici (nella donna specie in seguito ad 
operazioni chirurgiche sull’utero, non perfetta¬ 
mente eseguite, (Pisani, Valdoni, Rinaldi). 
Lause infiammatorie di vicinanza: cisti prosta¬ 
tiche. Canse etiologiche ritenute congenite (e 
tra queste le valvole congenite del collo vescica¬ 
le e dell’uretra prostatica nei loro diversi ti¬ 
pi, malformazione del veru-montanum, stenosi 
congenite del còllo vescicale facilmente riscon¬ 
trabili nei bambini (Alesio, Beer); cause conge¬ 
nite di oscura e ipotetica interpretazione (iper- 
Irolia congenita del muscolo trigonale e del 
legamento interuretrale con formazione di uno 
sfondato retro trigonale, causa di ritenzione); 
malformazione congenita nella struttura o nel¬ 
la forma del collo vescicale (contratture); iper¬ 
trofia congenita del collo e dello sfintere li¬ 
scio (Marion). 

Da altri AA. sono citati anche dei fattori 
di predisposizione costituzionale (Pisani); fat¬ 
tori biologici puramente funzionali (Gioia, Ru- 
britius, ecc.) accettati in Italia da Nicolich, 
Bloch, De Gironcoli, sostenitori di uno squi¬ 
librio essenziale nella innervazione del collo 
vescicale; cause etiologiche rapportabili a quel¬ 
le poco note della ipertrofia prostatica. 

Rapporti con infezioni pregresse. Clinica- 
mente si possono aver diverse evenienze: di¬ 
retto e progressivo passaggio da una pregres¬ 
sa uretro-prostatite, gonococcica o no, alla sin¬ 
drome del collo; sclerosi infiammatoria del 
collo consecutiva a una uretrite cronica re- 
tro-stritturale, da stenosi uretrale post-hlenor- 
ragica o traumatica; malattia del collo secon¬ 
daria a cistiti croniche pregresse, qualche vol¬ 
ta localizzate fin dall’inizio sul collo vescicale; 
lesione del collo seguita alle affezioni gineco¬ 
logiche; cateterismi ripetuti o manovre vesci- 
cali improprie in calcolosi vescicali o prosta¬ 
tiche infette; interventi chirurgici seguiti da in¬ 
fezioni (Young). Oltre gli AA. già ricordati, 
hanno accettato, almeno in certi casi, la gene¬ 
si infiammatoci a Mi-net, Buerger, von Rittmcr, 
Pisani, ecc. In rapporto all’infezione blenor- 
ragica vera e propria, Young su un complesso 
di 355 casi ha trovato precedenti blenorragici 
del 40 % di essi e nel 3 % l’inizio dei disturbi 
coincise con una uretrite gonococcica. Sui 67 
casi comunicati e raccolti nella relazione Pisa¬ 
ni, .riguardanti autori italiani (Bruni, Alesio, 
Terra Abrami, Colombino, Scalone, Gioia), fu¬ 
rono trovati precedenti blenorragici positivi 
21 volte. 

La sintomatologia della sclerosi del collo of¬ 
fre in vero poco di caratteristico riproducendo 




174 


« IL POLICLICICO » 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


quasi esattamente quella propria della ipertro¬ 
fia prostatica. Seguendo l’evoluzione clinica 
noi possiamo sommariamente distinguerla in 
tre periodi : 

un periodo iniziale irritativo in cui prevale 
una sindrome da prostatismo con turbe disu¬ 
riche, quali pollachiuria, diurna e notturna, 
che può talvolta ripetersi ogni dieci minuti, 
minzione lenta e prolungata accompagnata da 
spasmi dolorosi, diminuzione della forza del 
getto, qualche volta ematuria. 

Tali sintomi si succedono spesso molto len¬ 
tamente. In qualche caso i primi sintomi si 
manifestano sotto forma d’incontinenza sal¬ 
tuaria diurna o notturna o solo notturna. 

Segue il periodo di stato in cui domina la 
ritenzione vescicale che può essere acuta o 
cronica, completa od incompleta, con o senza 
distensione, settica od asettica. Infine si può 
giungere sia lentamente che progressivamente 
fino al quadro della ritenzione incompleta cro¬ 
nica, o repentinamente e bruscamente alla ii- 

tenzione completa acuta. 

A queste in secondo tempo dopo un inter¬ 
vallo di ripresa parziale delle minzioni può de¬ 
finitivamente succedere la ritenzione completa 
cronica che talora si stabilisce d emblée. Con 
la ritenzione completa od incompleta si va 
incontro al 3° periodo: delle complicazioni. 

Negli affetti da sclerosi del collo vescicale 
la ritenzione completa d’urina è meno frequen¬ 
te che negli affetti da ipertrofia della prostata. 

I sintomi sessuali descritti, il più delle vol¬ 
te sono in realtà praticamente trascurabili. 

Le complicazioni primitive sono: la riten¬ 
zione completa acuta, la ritenzione incompleta 
o completa cronica, l’ematuria che se in gene¬ 
re non ha grande importanza, può assumerne 
una maggiore quando riconosca che 1 origine 
sia una rottura delle vene varicose del collo ve¬ 
scicale, spontanea o provocata (due casi di 
Bruni) ed infine l’infezione urinaria che costi¬ 
tuisce una complicanza quasi costante ed ine¬ 
vitabile. 

Complicazioni secondarie sono spesso date 
da: uretriti e periuretriti, dalla prostatite ta¬ 
lora preesistente, cistite, tanto frequente che 
più di una complicazione può essere conside¬ 
rata come un sintomo. 

La diagnosi di questa forma morbosa non 

è facile. Essa verrà posta in base ai dati a- 
namnestici: considerare l’età (ne son colpiti 
prevalentemente i giovani) e le eventuali pie- 
gresse infiammazioni delle vie genito-urinarie 
(infezioni uretro-prostatiche), tempo di inizio, 

durata e tollerabilità dei disturbi. 

Oltre l’esame generale somatico ha la mas¬ 


sima importanza un esame completo ed accu¬ 
rato del sistema nervoso, completato dalle in¬ 
dagini di laboratorio (esame delle urine, rea¬ 
zione di Wassermann, ricerca dell’eosinofilia). 

L’esame che ci permetterà di arrivare alla 
diagnosi è quello speciale urologico clinico 
strumentale e radiografico. 

L’esame clinico consisterà nell’ispezione (ri¬ 
cerca del globo vescicale). 

L’esame del meato urinario e della min¬ 
zione naturale (comportamento del getto del- 
l’urina). 

L’esplorazione rettale ha una grande impor¬ 
tanza: fornirà i dati sul volume, forma, su¬ 
perficie, consistenza della prostata. Talora si 
constata una • particolare consistenza fibrosa 
della prostata, che altre volte essa si palpa 
« aderente ». L’esplorazione bimanuale (retto- 
ipogastrica) eseguita a vescica vuota, molto 
spesso ci rivela l’eventuale presenza di un 
lobo prostatico, tal'altra, permette di percepire 
il collo vescicale di solito libero, depressale, 
indolente, qualche volta poco mobile. 

Con l’esplorazione uretrale verrà ricercato: 

1) il mancato allungamento e la mancanza 
di elasticità dell’uretra, caratteristici della scle¬ 
rosi del collo; 

2) alterazioni paretiche del collo (man¬ 
cato arresto del rigonfiamento deH’esplora- 
tore in corrispondenza dello sfintere durante 

l’estrazione dello strumento; 

3) una rigidità caratteristica (scatto dello 

strumento al livello del collo). 

L’insieme di questi sintomi è sempre molto 
sospetto di malattia del collo vescicale. 

Ricercare l’esistenzai del residuo vescùale 

(sintomo frequente). 

Con l’esame endoscopico si ricercano: 

1) le deformazioni statiche del collo (ri¬ 
gidità, (irregolarità dei suoi contorni ispes¬ 
siti a colorito bianco grigiastro poco vasco- 

danzzato) * 

2) la posizione elevata e l’ipertrofia del 
trigono; 

3) il frequente e relativo allungamento 
della porzione sopramontanale dell’uretra di¬ 
pendente dall’innalzamento del collo. 

Studiate le condizioni statiche del collo si 
passa allo studio endoscopico dello svuotamen¬ 
to vescicale ideato e propugnato da Young e 
Wessoni, osservando lo stato di dilatabilità pas¬ 
siva. Mentre il collo normale si lascia disten¬ 
dere sotto un brusco afflusso del liquido ir¬ 
rigatore, c ritorna rapidamente su se stesso 
non appena cessata l’irrigazione, nella malat¬ 
tia del collo o questa mobilità non esiste o è 
molto ridotta, per cui si dice che il collo e 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


SEZIONE rii ATI C A 


175 


passivamente rigido. Anche più importante 
ad osservarsi sono le alterazioni funzionali 
(mancata contrazione della regione trigonale) 
•dello svuotamento vescicale attestanti una 
anormale resistenza proprio del collo all’at¬ 
tivo meccanismo della sua apertura (rigidità 
funzionale). 

Gli esami radiologici e la cistou re tragrafia 
in posizione obliqua di Haudek offrono inte¬ 
ressanti dati (studio dell’apertura del collo ve¬ 
scicale). 

In ultimo va ricordata l’indagine operato¬ 
ria che dà (Pisani) come reperto veramente 
caratteristico e costante: una rigidità dei con¬ 
torni del collo ed un senso di durezza fibrosa 
che si prova alla palpazione dei margini. 

La diagnosi differenziale in linea generale è 
basata essenzialmente sul corredo dei: 1) sin¬ 
tomi anamnestici quali: frequenza e difficol¬ 
tà alla minzione, evoluzione per lo più lenta 
e data di inizio dei disturbi disurici mollo 
lontano, ispesso dall’età giovanile; 2) dai sin¬ 
tomi derivati dalVcsame obbiettvo e cioè re¬ 
perto rettale negativo per l’ipertrofia prosta¬ 
tica, aumento frequente di consistenza della 
prostata e dei tessuti costituenti il collo ve¬ 
scicale; 3) dai sintomi derivati dagli esami 
strumentali; presenza di barre posteriori o 
anteriori deformanti il collo, ispessimento in 
toto e rigidità attiva e passiva del collo stesso, 
associati ad ipertrofia del trigono, sviluppo di 
colonne vescicali, a residuo cronico di urine. 

In linea generale 1 evoluzione della malattia 
del collo è molto lunga e tipicamente progres¬ 
siva : la prognosi operatoria è abbastanza buo¬ 
na e certamente migliore di quella per l’iper- 
trofia prostatica, sia perchè la scelta degli in¬ 
terventi operatori è abbastanza vasta e dei 
quali taluni associati ad un rischio trascura¬ 
bile, come gli interventi endoscopici, sia so¬ 
pratutto per la resistenza dei pazienti di so¬ 
lito giovani ed in discrete condizioni fisiche. 

Nella terapia della sclerosi del collo com¬ 
prendiamo da un lato le cure mediche e dal¬ 
l’altro le chirurgiche. Le prime di importanza 
modesta, le altre di valore insostituibile. 

Il trattamento medico comprende: 

1) Mezzi di cura igienici nel periodo ini¬ 
ziale: Igiene generale e delle vie urinarie, ge¬ 
nitali, digerenti, e tutti quei medicamenti che, 
a secondo del bisogno riescono decongestivi, 
tonici, antitossici calmanti, antisettici, ecc. 
Quando esiste una ritenzione e non venga ac¬ 
cettato o non sia possibile un intervento, è be¬ 
ne ricorrere al cateterismo evacuatore sistema¬ 
tico, associato al lavaggio della vescica, o alle 
iniezioni endovenose di urolropina. 


2) Partendo dal concetto della prevalenza 
del fattore neuro-muscolare (spasmo), sono 
state proposte ed eseguite, cure con anelgesi- 
ci, sali di calcio, di vitamine, di ormone pa¬ 
ratiroideo, (contro il terreno spasmofilo). Ri¬ 
sultati in genere nulli. 

La terapia cruenta diretta a rimuovere l’o¬ 
stacolo aprendo e rendendo beante il collo ve¬ 
scicale è quella che si potrebbe definire di 
scelta. 

I procedimenti adottati sono numerosi e 
possono essere col Pisani classificati in tre 
gruppi a seconda la via scelta per aggredire il 
collo: 


IJ via perineale. (Via oramai abbando¬ 
nata). 

2) Via endouretrale. Questa via seguita sin 
dai primi tentativi, e poi abbandonata è stata 
rimessai in onore dal Young col suo cautery 
punch. 

Questo strumento permette di escidere sot¬ 
to il controllo della vista dei frammenti di 
collo. Strumenti simili proposero il Geraghty 
ed altri: metodo non scevro di inconvenienti 
(emorragia e complicanze settiche). Altri AA. 
hanno eseguito delle distruzioni parziali del 
collo con correnti ad alta frequenza per via 
cisto-uretroscopica : risultati discreti (Papin, 
Hertz, Bonanome). 

Simile ai precedenti è il forage di Luys il 
quale per mezzo di un uretroscopio a secco 
scava un tunnel nel collo, sotto il controllo 
della vista c mediante l’elettrocoagulazione ad 
alta frequenza: risultati brillanti, ma non 
esenti inè da emorragie, nè dalle solite com¬ 
plicanze isettiche. 


3) Via soprapubica. Questa via rappresen¬ 
ta oggi il procedimento operatorio di elezione 
mediante la quale è consentito di procedere 
alla : 1) divulsione o discissione del collo; 
2) dilacerazione del collo; 3) sezione del collo; 

4) escissione cuneiforme del collo; 5) ablazio¬ 
ne o resezione totale del collo (Pisani). 

Il primo metodo è ormai abbandonato: il 
secondo che in genere non lascia soddisfatto 
il chirurgo offre talora la sorpresa di un ri¬ 
sultato immediato buono e di un cattivo ri¬ 
sultato lontano; la semplice sezione del collo 
non riesce mai soddisfacente; rescissione uni¬ 
forme del collo se ben praticata (e per bene 
si intende 1 escissione di un lembo posteriore 
di 1 x 1 1/2 erri, con sutura dei lembi) offre 
buoni risultati. Ma è all’ultimo metodo che 
sono affidati i migliori e sopratutto i più co¬ 
stanti risultati. Nel malato ben preparato e in 
anestesia rachidea previa ampia epicistotomia 
si esegue una incisione circolare o semicirco- 



176 


« IL POLICLICICO » 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


lare posteriore intorno al collo, seguito dalla 
dissezione circolare (ricorrendo all’escissione 
con le forbici qualora se ne presenta il biso¬ 
gno). Detersa la vescica e senza ricorrere ad 
alcun tamponamen.to si procede alla sutura dei 
piani vescicali e isi invia il malato a letto 

(Lasio). 

Le cure post-operatorie sono quelle consue¬ 
te di un prostatectomizzato. Eccezionale il 
tamponamento della cavità residua. 

In caso di bisogno ricorrere ad operazioni 
complementari (uretrotomia, diverticolectomia, 
resezione della barra interureterica). Le com¬ 
plicanze settiche sono naturalmente suscetti¬ 
bili di cure adeguate. 

Da ricordare alcuni speciali interventi qua¬ 
li : la simpaticectomia periarteriosa dell’arteria 
iliaca esterna, la resezione del nervo presacra¬ 
le, dei nervi ipogastrici o una complessa ener¬ 
vatone del collo vescicole i cui risultati defi¬ 
niti modesti dallo stesso Scalone che più de¬ 
gli altri si è interessato bisognano ancora di 

ulteriori convalide. 

Hi teniamo interessante riportare il caso oc¬ 
corsoci. 

L. Michele fu Antonio, di anni 31 , contadino 
Nulla d'importante nel gentilizio II ? az !^ te * 
ferisce che sin da bambino aveva la minzione di 
ficile e dolorosa; egli era costretto durante la io - 
p al alzarsi un paio di volte per mingere; du¬ 
rante la giornata la emissione delle urine eia piu - 

S ° \ 1 l’esame 3 obb Condizioni generali buone. Sen¬ 
sorio TntTgro Decubito indifferente. Polso ntmi- 

labile, indolente. Fegato e milza, nulla. 

Esame neurologico negativo 

컣£fSX> * 

“ss aL-s 

chiaro. Odore ammoniacale. Reaz. alcalina. 
rSLS S. 8 'GlSio —. Ace Ione 

SC Sedim n e“enonne le quantìtà di leucociti ben 

conservati. Rare emazie. Orati e ossalat... Cellule 

di sfaldamento delle vie ut marie. * de p a 

I •, prova della diluizione seguita da quella delia 

concentrazione hanno dimostrato una grave deh- 

densa sia dell’uno che dell altro potere. 


Prova del Niyri: Eliminazione dell’iposolfito 

12%. Azotemia: 0,53 %o- . 

Cistoscopia: Vescica scarsamente continente. La 
vescica si presenta arrossala e tumefatta con es¬ 
sudato biancastro diffuso. Nella regione del tri¬ 
gono si scorge una barra (legamento ìnterure- 

Non si riesce a vedere gli sbocchi ureterali. Pro¬ 
stata edematosa. . . a 

Durante la estrazione del cistoscopio si avverte 

uno scatto in corrispondenza dell’uretra poste- 

!» 1OT0. 

Esame radiografico: Nulla di notevole all’esame 
diretto dell’apparato urinario; ampia schisi delia 
prima sacrale. La cistografia non riesce completa¬ 
mente perchè non è tollerata dal paziente; ad 
ogni modo al livello del collo vescicole si nota 
la sporgenza di una massa a cupola. 

L'indagine con uroselectan ha mostrato : climi- 
nazione del prodotto da entrambi i reni i quali 
però sono tramutati in enormi sacracele conte¬ 
nenti urine in cui il prodotto si diluisce notevol¬ 
mente, tanto che l’uretere di sinistra si intra¬ 
vede appena, enormemente dilatato, mentre 11 ' 

stro si rende affatto apprezzabile. Anche la ve 
scica non si rende visibile per la diluizione del 
prodotto. Radiologicamente si conclude per 
idronefrosi bilaterale. 

Diagnosi: Sclerosi del collo con idronefrosi bi¬ 
laterale e cistite diffusa consecutiva. 

Operazione (Magazzini). 14-2^31 : Anestesia lo¬ 
cale novocaina atro, 5%, piu adrenalina all 1 o/oo . 
Incisione soprapubica. La parete muscolare vesci¬ 
che si presenta ispessita con la mucosa assai ar 
rossata. Si palpa una barra interureterica assai 
evidente. Si palpa il collo come un cercine spor¬ 
gente Si pone una sonda di Pezzer. 

S Nella seconda metà del mese di febbraio si os¬ 
servano lievi elevazioni febbrili. Le ^ an ‘^ ono 
urine oscillarono da cmc. 1500 a 3000. Furon 
praticate iniezioni endovenose diurotropma. 

6 marzo: Operazione (Mingazzim). Rach.stov. 
0,04++. Si allarga la ferita soprapubbea. S 
eseide un largo tratto cuneiforme del collo si 
seziona la barra interureterica. Si rimette un dre- 

11 Dur 0 anle &C i i r'mese di marzo la temperatura si 
mantiene al di sopra della norma non superando 

m Fu P continuala la cura con iniezioni endovenose 
di urotropina, con lavande vesacali al nitrato 

d i[ S 16'marzo fu follo il drenaggio soprapubico: 

13 NeT 'mese* ^^ifrTt^STSecadde a. 

dì F°u rantouhaTa' cura delle lavande vesciche 

cnl 3 ricc, 

monte vascolarizzata : superficie frreghare molte 
colonne la solcano ovunque specie nel.basso fon 
do e nei lati. Lo sbocco dell uretere: destro_ si vede 
bene meno bene quello di sinistra. A de. r 
posteriormente si scorge bene 

verticolo grande come un pisello. I' “ 11 »J escl = a ; i 
è irregolare In basso e specie verso sinistra si 

notano piccole produzioni carnose che sporgono 

Un CrK"°Il colore toma a destra do^ 
10- a sin Dopo 13 minuti invece non torna an 
com Lo scatto che si avvertiva nel ritirare lo 



(Anno XXXIX, Num. 5] 


SEZIONE PRATICA 


177 


strumento a livello del collo vescicale non si av¬ 
verte più. 

9-4-1931: Nuovo esame radiografico. 

La nuova indagine con Uroselectan ed Abrodil 
mostra una migliore eliminazione del prodotto, 
ma ancora la presenza di grosse idronefrosi bila- 


II 17 aprile il paziente urina bene e a minzione 
terminata, siringata la vescica se ne estraggono 
8 cmc. di urina. 

Il paziente viene quindi dimesso. 

Conclusioni. 



Fig. 1. 

Voluminosa idronefrosi bilaterale. 

terali, che però confrontate a quelle delle inda¬ 
gini precedenti sembrano di grado alquanto mi- 
note (fig. 1). 



Fig. 2. 

\esciou a colonne: piccolo diverticolo sulla pareie 
laterale destra. 

Si vede la sporgenza del collo ipertrofico e la zona 
escissa, sotto forma di Y. 

Cistografia: Vescica a colonne; il riempimento 
avviene bene; lo svuotamento si effettua con lieve 
difficoltà. Rimane in vescica un piccolo residuo. 
Sul lato destro della vescica esiste un diverticolo 
grande come un pisello, a lungo e sottilissimo 
tramite; che rimane pieno dopo la minzione. A 
carico della l a sacrale evidente schisi (fig. 2). 


Da quanto si è esposto è dunque difficile o 
per lo meno prematuro dettare un quadro de¬ 
finitivo sulle affezioni del collo vescicale. In¬ 
nanzi tutto dovrebbe essere pacifico di esclu¬ 
dere dal novero della cosidetta « malattia del 
collo » tutte quelle affezioni già elencate, alla 
presenza delle quali possono riconnettersi v 
disturbi della sfera urinaria. Il concetto di 
malattia del collo vescicale andrebbe dunque¬ 
circoscritto alle forme di sclerosi chiamate an¬ 
che come ha proposto il Colombino stenosi 
larghe del collo. Come si è ancora detto, se 
per i concetti anatomo patologici regna con¬ 
fusione: altrettanta incertezza esiste sulla pa¬ 
togenesi. 

Non è ancora definitivamente stabilito se 
l’origine della sclerosi sia congenita o flogi¬ 
stica. 

La ipotesi di una vera e propria alterata di¬ 
sposizione congenita dei fasci muscolari nei 
quali alcuni (Negro) vorrebbero localizzare 
un’azione antagonistica, viene infirmata dal 
fallo che l’apertura del collo vescicole non è 
1 espressione di un rilasciamento associato o 
seguito immediatamente da una contrazione, 
ma piuttosto l’espressione di una serie di mo¬ 
vimenti ben coordinali risultanti legati all'a¬ 
zione dei fasci muscolari a sede non solo cer¬ 
vicale, bensì amebe vescicale (muscolo trigo¬ 
nale di Kalisker, fascio arcuato di Wesson, 
strato plessiforme della vescica, muscolo re- 
trattore dell’uvula). 

D altro canto non si può neanche supporre 
che la flogosi da sola sia sufficiente a determi¬ 
nare la sindrome del collo perchè questa è ec¬ 
cezionale mentre quella è frequentissima. 

Probabilmente la verità è nel mezzo e difat¬ 
ti spesso l’origine dei disturbi risale ad una 
epoca troppo remota perchè la possibilità di 
una predisposizione congenita (alterazione neu¬ 
ro-muscolare) possa senz’altro essere scartata. 
(Caso descritto). Ma tale predisposizione con¬ 
genita rimane compensata fino ad un’epo¬ 
ca nella quale la complicazione settica deter¬ 
mina lo scompenso. Rimane ancorai da stabi¬ 
lire la ragione per cui la sclerosi accresca la 
sua estensione. La difficoltà appare anche 
maggiore se, ricordando la legge di Weigert, 
si ammette che la sclerosi sia sempre seconda¬ 
ria e conseguente ad una scomparsa degli ele¬ 
menti nobili di un organo. 

D’altro canto la patologia umana ci offre 






178 


« IL POLICLICICO » 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


altri esempi che possono essere paragonati a 
questo. Tutte le dilatazioni idiopatiche dei vari 
organi cavi (esofago, retto ecc.) di origine si¬ 
curamente congenita compensati più o meno 
bene durante i primi anni della vita, si tradu¬ 
cano poi con disturbi funzionali nei quali ri¬ 
sulta leso il giuoco degli antagonisti quando 
un’infezione si impianta su di un tessuto di¬ 
steso, o sia sede di ristagno o quando si ma¬ 
nifesti una stanchezza o una degenerazione 

muscolare. 

Il primo concetto vorremmo sostenere nel 
caso attuale senza volerlo estendere a tutti i 


Scalone I. La chirurgia dell'innervazione perife¬ 
rica del simpatico. Milano, 1931. 

Versar i A. Ricerche sulla tonaca muscolare delia 
vescica urinaria e specialmente sul muscolo sfin¬ 
ire interno , 1927. . 

YVesson. The trigone of thè bladder as a factoi 

in urinary obstruclion. Surg. Gyn. a. Unsi., 

luglio 1926. . 

Young e Wesson. Anatomy aiìd Surgery of tri¬ 
gone. Arch. of Surgery, luglio 1927. 

Ospedale Civile di Scansano - Sez. Liurur. 

Rara lesione traumatica dell’uretra fem¬ 
minile e degli organi erettili della vulva 


casi osservati da altri AA. 

Difetta nel nostro, è vero, l'esame istologico, 
ma il risultato terapeutico non poteva essere 
migliore, -ciò che giustifica l’opportunità della 

condotta tenuta. 

RIASSUNTO. 

L’A. esposta l’anatomia, sia normale che 
patologica, del collo vescicole, discussa 1 etio- 
loo-ia, la patogenesi, la isintomatologia e la 
cura delle sue affezioni, descrive un caso per¬ 
sonale di malattie del collo , nel quale 1 escis¬ 
sione cuneiforme del collo condusse a guaii- 

gione il malato. 


BIBLIOGRAFIA. 

jV. B. _Le pubblicazioni sul collo vescicale sono 

assai numerose. Ne riportiamo solo alcune, consul¬ 
tate tra le più importanti, rimandando per la 
letteratura alla relazione di Pisani e Alesio: Con¬ 
gresso Soc. it. urol., 1931, Bari. 


Alesio C. Sul fondamento anatomico della cosi- 
detta malattia del collo vescicale. Atti Soc. Ital. 
Urologia, 1929. . 

Boretti C. Malformazioni congenite del collo ve¬ 
scicole e dislurbi disurici secondari. Ibid., 1927. 

Bruni C. Un caso di incontinenza nella donna ecc. 

In Ein Fall von Blasenhdmorrhoiden ecc. Mo- 
nalsberichte Harn u. Sexualapp., voi. I, n. 9, 
1897. 

Chwalla. Die Starre des inn. Blasenschhessmus- 
kels ecc. (30 casi operati). Bruii’s Beitr., v. 57, 


Heiss. Ueber den Sphincter ves. int. Ardi. Anat. 

u. Phys., 1915, parte An. F., 516. 1927. 

Id. Die mechanischen Factoren der Verschlusses 
und der Erbffnung der Ilarnblase ecc. N. Nie- 
meyer, 1928; Schr. Kònigsberg Gelehrten Ges. 

Ann; 5 F. 7. . , T 

Legueu e Dossot. La discrasie du col vésical. La 

Presse Méd., genn. 1931. 

Luciani. Fisiologia dell’uomo. 

Marion Les dvsuries par modification du col ve- 
sical , Bull. Soc. Fran$. Urol., die. 1928. 
Mollendorf. Handuch der Mikrosc. An. des Ma¬ 
scheri, voi. VITI, 1930. 

Pisani C. La cosidetta « malattia del collo vesci¬ 
cole ». Arch. it. An. e Ist. pat., 1 gen. 1931. 


per il doti. Giorgio Babini, chirurgo prilli. 

Credo non inutile pubblicare questo caso 
capitato in questi ultimi tempi sotto la mia 
osservazione, e che presenta speciale interesse 
tanto dal punto di vista della patogenesi, 
quanto per il gravissimo pericolo cui fu espo¬ 
sta la vita della donna, sia per la terapia, 
d’altronde intuitiva e semplicissima, che lu 

applicata. 

Le lesioni traumatiche dell uretra lemmi- 
niìe, quando si escludono quelle così dette 
ostetriche, ed altre lesioni che in certi sog¬ 
getti possono aversi per introduzione nell u- 
retra di oggetti, i più svariati, a scopo ero¬ 
tico, rappresentano una vera rarità. 

Difatti il Nicolich nel suo b^l trattato di 
urologia dice testualmente: « I traumatismi 
« del?’uretra sono molto frequenti nell uomo, 

« rari invece nella donna per la brevità e si- 
« inazione protetta dell’uretra femminile... 

« Le rotture dell’uretra sono del tutto ecce- 
« zionali nella donna, nella quale si venfi- 
« cano soltanto in seguito a frattura del ba- 

u cino ». .. 

Del resto anche consultando i pm recenti 

trattati di chirurgia, di urologia e di trau¬ 
matologia, da tutti gli autori si ve,de accen 
nato il medesimo concetto del Nicolich, 
nessun trattatista dedica più di poche parole 
all’argomento. Le mie consultazioni, poi, del¬ 
le rubriche bibliografiche dei più importanti 
giornali di chirurgia, quantunque eseguite 
con molta accuratezza non mi hanno permes¬ 
so di imbattermi in un caso solo dalla cui de¬ 
scrizione risultasse qualche analogia col mio. 

Quello stesso che ha detto per 1 uretra si 
può ripetere, ed a maggior ragione per gli or¬ 
gani erettili della vulva, ed in particolare per 
le radici del clittoride, che poste come si sa, 
profondamente ed in intimo contatto con le 
branche ischio-pubiche sono particolarmente 
protette. 




[Anno XXXIX, Num. 5] 


SEZIONE PRATICA 


179 


F. Luisa, di anni 42 da Roccalbegna, Contadina. 
Entra il 12-III-1931. Viene inviata dal medico con¬ 
dotto d’urgenza con diagnosi di melrorragia pro¬ 
lusa e sospetto di emorragia interna. 

I laniigliari che la accompagnano raccontano 
che mentre la P. ritornava la sera avanti a caval¬ 
cioni del ciuco come usano le donne in Maremma, 
dalla chiesa dove era stata ad ascoltare la predica 
alla propria abitazione, salendo per un sentiero al¬ 
pestre mollo ripido e molto sassoso, la cinghia che 
sosteneva la sella si era rotta senza che la donna 
se ne accorgesse, e che la sella scivolando sul tre¬ 
no posteriore della cavalcatura era caduta trasci¬ 
nando con se la donna rimasta a cavalcioni. 

La donna, come poi in seguito ebbe a dichiarare, 
avvertì all'alto della caduta un forte colpo in cor¬ 
rispondenza della regione perineale e del pube. 

Rimasta tramortita nella caduta fu raccolta qua¬ 
si immediatamente da alcune donne che seguiva¬ 
no la stessa strada, e che rinvennero la nostra P. 
ancora a cavalcioni della sella ed in un lago di 
sangue. 

Trasportata alla propria abitazione e chiamato 
il medico questi, dopo aver constatato che la per¬ 
dita di sangue proveniva dai genitali, e pensando 
che l'emorragia venisse forse più dall'utero che 
dalle piccole lesioni esterne constatate, si limitò 
ad ordinare qualche iniezione emostatica e di can¬ 
fora, e ad ordinare applicazioni fredde sull’addo¬ 
me e sulla vulva. 

L emorragia che sul principio era stala impo¬ 
nentissima diminuì a poco a poco di intensità, 
senza però cessare mai del lutto di modo che la 
donna continuò, quantunque in quantità molto 
minore, a perder sangue durante tutta la notte. 

Tornato il medico, la mattina seguente, e con¬ 
statato che le condizioni generali della donna era¬ 
no enormemente peggiorate, mentre l’einorragia 
non era ancora cessala, provvide a praticare uno 
stipato tamponamento vaginale e ad inviare la 
donna al nostro ospedale. 

Data la distanza notevole essa giunse soltanto a 
mezzogiorno. 

Alla sua entrata in Ospedale la P. che presenta 
costituzione scheletrica regolare, masse muscolari 
ipotrofiche, pannicolo adiposo mediocremente svi¬ 
luppato versa in condizioni generali gravissime, 
addirittura disperate. 

Difatti il pallore è impressionante, il volto sof¬ 
ferente, Io sguardo smarrito; coscienza nebulosa, 
sensibilità cutanea attutila su lutto l’ambito; il 
polso filiforme è celerissimo (130), il respiro alta¬ 
mente dispnoico. Accusa una sete intensa ed il 
bisogno di mingere, giacché non ha più urinato. 

I militi della pubblica assistenza ci dicono che 
la donna ha avuto vomito continuo durante tutto 
il percorso. 

L’esame obiettivo ci permette di escludere su¬ 
bito il sospetto di emorragia interna: l’addome è 
trattabile dovunque e la palpazione, la più pro¬ 
fonda non risveglia alcun punto doloroso. La per¬ 
cussione poi, permette di escludere la presenza di 
liquido libero in cavità. 

Così pure non si riscontra nessuna lesione a 
carico delle ossa del bacino. 

Posta la donna in posizione ginecologica e tolto 
il tampone vaginale, mentre non si nota presenza 
di sangue in vagina, nè gemizio dalla bocca ute¬ 
rina, si osserva dal meato uretrale e da un ampia 
ferita interessante profondamente il prepuzio del 
clittoride e dirigentesi in fuori e a destra sul pic¬ 


colo labbro, la fouriuscita di una notevole quan¬ 
tità di sangue che va via via aumentando. 

Si tenta immediatamente il cateterismo che a 
tutta prima non riesce: la punta della siringa 
Mercier che noi usiamo s’inceppa subito dopo pe¬ 
netrata nel meato e tende a portarsi a destra; si 
ripete il tentativo e questa volta si riesce a pene¬ 
trare in vescica. L’urina che si deriva, circa un 
litro, è perfettamente limpida. 

Penetrando col dito nella ferita si avverte 
un ampia cavità di cui non si riesce a raggiungere 
il fondo, e che circonda in basso la parete vagi¬ 
nale per un buon tratto; lateralmente ed in alto 
si raggiungono e la branca ischio-pubica e la fac¬ 
cia interna della sinfisi che si mostrano comple¬ 
tamente scoperte. Si constata così che la lesione 
interessa profondamente i piani perineali, la ra¬ 
dice destra del clittoride ed il bulbo destro della 
vulva. Il dito esploratore poi, riesce ad avvertire 
che la siringa posta in vescica è completamente 
scoperta, subito dopo aver superato il meato in¬ 
tatto, per un tratto di circa 15 mm. 

Date le condizioni di gravissima anemia della 
donna, e preoccupandoci più dello stato generale 
che di quello locale ci limitiamo ad ottenere l’e¬ 
mostasi nel modo più elementare, rimandando la 
ricostruzione chirurgica dei tessuti a momento 
più opportuno. Lasciata la siringa a dimora pra¬ 
tichiamo uno stipato tamponamento della ferita e 
della vagina che riescono perfettamente allo scopo 
frenando completamente l’emorragia. 

In esame radiografico di controllo non mostra 
la minima lesione a carico delle ossa del bacino. 

Disperando però che la donna possa riprendere 
colle sue sole risorse naturali, dato che anche 
un’ipodermoclisi ed alcune iniezioni eccitanti su¬ 
bito eseguile non hanno per nulla migliorato le 
condizioni del polso, si propone alla famiglia la 
trasfusione del sangue. 

Il figlio delj inferma, robusto ragazzo ventenne, 
offre il proprio sangue. Eseguito immediatamente 
l’esame dei gruppi sanguigni e constatato che i 
sangui sono omologhi si procede senz’altro alla 
semplice pratica immettendo nelle vene della ma¬ 
dre circa 500 cc. del sangue del figlio. Gli effetti 
benefici dell’operazione si appalesano immediata¬ 
mente. Il polso riprende, si riempie, diventa 
ritmico, la dispnea diminuisce e, a poco a poco la 
coscienza e la sensibilità ritornano. 

Da questo momento il quadro che in un pri¬ 
mo tempo era stato davvero impressionante si ro¬ 
vescia, e le condizioni della P. volgono verso un 
netto miglioramento, che ci può far considerare 
la donna, alla mattina seguente, ormai fuori di 
pericolo. 

Persistendo le ottime condizioni dello stato ge¬ 
nerale la mattina del 24-III-1931 in leggera nar¬ 
cosi eterea si procede alla ricostruzione chirurgi¬ 
ca dei tessuti. Sbrigliata il più ampiamente pos¬ 
sibile la ferita verso l’esterno si allacciano i grup¬ 
pi venosi sanguinanti e si richiude la breccia me¬ 
diante una accurata sutura a piani in catgut : tale 
alto operatorio molto delicato, riesce alquanto in- 
daginoso per la profondità della breccia e l’esigui¬ 
tà dello spazio. L’uretra mostra alla vista una la¬ 
cerazione della sua parete destra di circa un cen¬ 
timetro e mezzo che si richiude con alcuni punti 
di catgut del N. 00. Siringa a dimora. 

Il decorso è buono e la P che è ancora ricove¬ 
rata in Ospedale potrà ritornare fra pochi giorni 
alla propria abitazione completamente guarita. 





180 


« IL POLI CLIC ICO )> 


(Anno XXXIX, Num. 5) 


Pochissime considerazioni farò seguire alla 
descrizione del caso già abbastanza dimostra¬ 
tivo di per se stesso. 

Che una lesione limitata all’uretra ed ai 
corpi erettili della vulva senza accompagnarsi 
ad altre lesioni, ed in particolare alla frattura 
delle ossa del bacino debba essere rarissima, 
appare evidente 'quando si pensi un momento 
alla situazione topografica di tali organi, po¬ 
chissimo esposti ai traumi e protetti tutto at¬ 
torno da una valida cerchia ossea: a diminui¬ 
re la loro vulnerabilità vale poi molto 1 estre¬ 
ma elasticità di tali tessuti. 

Tale elasticità poi è tanto più notevole nel¬ 
le donne che hanno partorito molte volte, co¬ 
me nel caso della nostra paziente, che ha a- 
vuto ben 13 parti. 

Io credo che con nessun altro meccanismo, 
che differisca da quello verificatosi nel mio 
caso, sia possibile una lesione simile. Difatti 
la donna, seguendo la sella che scivolava dal 
treno posteriore della cavalcatura che saliva, 
deve esser stata, per la gravità stessa, al mo¬ 
mento di toccar terra, sbalzata violentemente 
all’indietro. Questo ha permesso che il peri¬ 
neo della donna incontrasse il pomo posterio¬ 
re della sella, costruito in legno, che, infos¬ 
sandosi violentemente nel perineo stesso, ha 
schiacciato l’uretra ed i corpi cavernosi con¬ 
tro il pube e branche ischio-pubiche provo¬ 
cando così la lesione per schiacciamento. 

Quanto alla terapia d’urgenza applicata dal 
medico condotto credo che il tamponamento 
vaginale molto stipato, — e fatto più pensan¬ 
do alla metrorragia che ad altro, — sia ba¬ 
stato da sè solo a farci giungere la donna 
ancora in vita. Difatti data la grande disten- 
sibilità del piano perineale e la natura esclu¬ 
sivamente venosa deH’emorragia è facile com¬ 
prendere come il semplice tamponamento va¬ 
ginale molto stipato possa bastare, compri¬ 
mendo fortemente i tessuti feriti contro le 
ossa del bacino a dominare e vincere la per- 


della P. : un ’altra benemerenza da ascriversi 
a questa provvidenziale pratica. 

Da qualche tempo in Italia con uno slan¬ 
cio davvero ammirevole, si vanno costituendo 
in quasi tutte le città, nuclei di donatori di 
sangue. Oggi la tecnica moderna ha messo 
a disposizione tali mezzi che la trasfusione 
non è più patrimonio di pochi, ma può essere 
diffusa dovunque: ogni medico intelligente può 
eseguirla con tutta tranquillità e sicurezza. 

Io penso perciò che si debba intensificare la 
propaganda fra le folle in modo che anche nei 
centri ospedalieri rurali si vengano a formare 
gruppi di donatori di sangue come nelle gran¬ 
di città. 

E qui saranno tanto più utili in quanto, da¬ 
te le difficoltà dei trasporti e la scarsezza delle 
comunicazioni, i feriti arrivano agli Ospedali 
presentando più spesso che altrove, quadri im¬ 
pressionanti di anemia acuta. 

RIASSUNTO. 

L’A., descrive il caso di una donna che ca¬ 
dendo dalla cavalcatura trascinata dalla sella 
e rimanendo a cavalcioni della medesima, ri¬ 
portò una grave lesione dell’uretra e degli or¬ 
gani erettili della vulva, cui conseguì una e- 
morragia che mise in pericolo la vita della P. 
Richiama l’attenzione sulla rarità del caso e sul 
meccanismo atto a produrre la lesione. Con¬ 
clude affermando che la trasfusione del sangue, 
cui si dovette la salvezza della donna, deve es¬ 
ser divulgata anche e sopratutto nei centri ospe¬ 
dalieri rurali. 


99 » Ricordiamo l’Interessaate volume : 

Dott. GIOVANNI MARIA GIULIANI 

Assistente nella R. Clin. Chir. dell’Università di Parma 

MANUALITÀ CISTOSCOPICHE 

ad uso dei Medici Pratici. 

Prefazione del Prof. Ambrogio Ferrari 
Direttore della R. Clinica Chirurgia Generale 
dell’Università di Parma. 


dita di sangue. 

I medici condotti possiedono perciò in casi 
simili un’arma efficace e di banale applica¬ 
zione che permetterà loro di salvare facilmen¬ 
te una vita. 

Credo opportuno però, come per ogni altro 
capitolo di traumatologia, che qualora sia 
possibile si debba procedere subito alla cura 
chirurgica allacciando i vasi e procedendo al- 
l’immediata ricostruzione dei piani: nel no¬ 
stro caso tale pratica fu, come già ho detto, 
rimandata solo in vista del gravissimo stato 

dell’ammalata. 

Alla trasfusione poi noi dobbiamo la vita 


SOMMARIO. — Prefazione. Principi della cistoscopla- 
Cistoscopio Parte illuminante. Porta del cistoscopio- 
Onglet. Cistoscopla. Cateterismo unilaterale e bila¬ 
terale. Cistoscopio ed irrigazione. Sorgenti luminose. 
Parte ottica. Sterilizzazione. Verificazioni. Tecnica 
della cistoecopia. Sonde. Preparazione del malato. 
Introduzione del cistoscopio nell’uomo. Aspetto delia 
vescica. Trigono veecicale. Sbocchi ureterali. Cate¬ 
terismo degli ureteri. Cistoecopia nella donna- Ure- 
tero-p ielografìa. Casi difficili per un esame cistoeco- 
pico. Rachianesteeia. Anestesia locale. Puntura epi- 

durale. 


>lume m-8- di pagg. VIII-79. con 58 figure in nero 
i colori: Prezzo L. 1S. Peri nostri abbonati sole 


Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI - Uffici» 
Postale Succursale diciotto - ROMA. 



[Anno XXXIX, Num. o] 


SEZIONE PRATICA 


181 


NOTE DI TECNICA 

Di un procedimento semplice per stasare 

i cateteri introdotti negli ureteri senza 
modificare la concentrazione deirurina. 

Prof. D. Taddei. 

Direttore della Clinica Chirurgica della R. 

Università di Pisa. 

Capita spesso a chi fa cateterismi dell’ure¬ 
tere di non avere da una o da entrambe le 
sonde emissione di urina. 

L’inconveniente è molto grave, perchè crea 
dubbi sulla presenza e sulla funzione del rene 
del lato apparentemente anurico, rende spesso 
impossibile un diagnostico esatto e determina 
la necessità di ripetere l’operazione, non sem¬ 
pre facile ed indolora, e non sempre accettata. 

Pure essendo certi che le sonde usate erano 
regolarmente pervie, può avvenire che l’anu¬ 
ria apparente sia dovuta non a mancanza o a 
sospensione di eliminazione del rene corri¬ 
spondente, ma ad intasamento dei piccoli oc¬ 
chi o del lume del catetere per parte di pic¬ 
coli coaguli, di piccoli grumi purulenti, di 
lembetti epiteliali, ecc. 

Per risolvere questo quesito importantissi¬ 
mo non ci sono che questi mezzi: o togliere 
e ricambiare il catetere, o aspirare con una 
siringa di Pravaz, il cui ago sia introdotto 
nell’estremo esterno del catetere stesso, o iniet¬ 
tare in questo del liquido. 

Tutti questi mezzi presentano gravi incon¬ 
venienti : 

Il cambio della sonda prolunga l’operazio¬ 
ne, che può essere stata già penosa o indagi- 
nosa; aumenta il piccolo traumatismo dell’u¬ 
retere; se la vescica era già stata vuotata del 
liquido di riempimento, bisogna ricominciare, 
si può dire, da capx> lai operazione. 

L’aspirazione è di solito insufficiente, dato 
il piccolo calibro della sonda ureterale e della 
siringa aspirante. Se il catetere non è intasato, 
l’aspirazione può determinare emorragie del¬ 
la mucosa ureterale contrapposta agli occhi 
del catetere. 

L’iniezione di liquido (acqua, soluzione fi¬ 
siologica, liquidi antisettici), che è il mezzo 
più efficace per stasare il catetere, ha il gra¬ 
vissimo inconveniente, specie se la quantità di 
urina, che poi si riesce a raccogliere, è poca, 
di alterare la concentrazione dell’urina rac¬ 
colta e quindi di togliere o di modificare pro¬ 


fondamente questo dato di altissima impor¬ 
tanza diagnostica. 

Per ovviare a questo inconveniente, pratico 
una tecnica, che mi sembra utile che sia co¬ 
nosciuta e seguita: 

Si raccoglie in un recipiente sterile (previa¬ 
mente preparato insieme all’altro materiale 
necessario per la cistoscopia), tutta o parte del- 
l’urina che fuoriesce, quando si è introdotto 
in vescica il tubo citoscopico. 

Se uno dei cateteri introdotti poi negli urete¬ 
ri non dà urina, e -si tratta sicuramente di for¬ 
ma patologica asettica, una certa quantità dei¬ 
rurina sterilmente raccolta in primo tempo 
viene iniettata attraverso il catetere mediante 
una siringa di Pravaz della capacità di 2-3 cmc. 

Se, come per lo più succede, si riesce così 
a stasare il catetere, Purina che si raccoglie 
successivamente, non presenterà importanti 
modificazioni della concentrazione (urea, clo¬ 
ruri) e quindi non sarà alterato uno dei dati 
funzionali più fondamentali. 

La manovra da me usata e che propongo, 
non implica alcuna perdita di tempo per il 
chirurgo; non necessita impiego di strumen¬ 
tari speciali (Recipienti sterili ed una siringa 
di vetro sono di uso necessario e comune in 
ogni cistoscopia); non presenta pericoli per il 
paziente. 

Se esiste infezione renale unilaterale o bi¬ 
laterale, e Purina che si raccoglie da un lato 
è torbida (ciò che indica che il rene di que¬ 
sto lato è malato, mentre del rene opposto, dal 
quale non si ottiene urina, non si conosce lo 
stato), si può rapidamente in una provetta 
sterile far bollire pochi cmc. dell’urina to¬ 
tale previamente raccolta, rapidamente raf¬ 
freddarla sotto un getto di acqua e quindi 
servirsene così per l’iniezione (urina steriliz¬ 
zata). 

Se il rene, il cui uretere fu sondato e la 
sonda non dà urina, è sicuramente malato, 
può Purina sterilmente raccolta, essere iniet¬ 
tata senza bisogno di sterilizzarla; tutt’al più, 
se è molto torbida, potrà essere centrifugata: 
per l’iniezione ci si servirà dello strato li¬ 
quido soprastante reso limpido o quasi lim¬ 
pido. 

Conoscendo la concentrazione delPurina to¬ 
tale e la qu/a.ntità che si inietta e conoscendo 
la concentrazione delle urine separate, è facile, 
se i dati dei vari campioni (totale, destra, si¬ 
nistra) sono molto diversi fra loro, di otte¬ 
nere, se non in modo preciso, in modo pra¬ 
ticamente sufficiente, la concentrazione anche 
dal lato in cui fu praticata l’iniezione. 





182 


(( IL POLICLICICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


SUNTI E RASSEGNE. 

L’inizio deila insufficienza cronica del rene. 

(Siebeck, Heidelberg. Deut. Med. Woch., 
42, 1931). 

Le malattie croniche del rene possono es¬ 
sere dovute a processi tubercolari o neopla¬ 
stici o a nefriti decorse acutamente e non 
completamente guarite: è a questo secondo 
gruppo che si pensa sopratutto in clinica, 
quando si parla di nefropatia cronica. 

Il quadro della nefrite acuta è noto : ede¬ 
mi, urina ematica, pressione alta. Quest’ultimo 
sintonia indica che il sistema vasaio è colpito 
nella nefrite, e non già soltanto quello re¬ 
nale, mia, quello di tutto il corpo: è un vero 
disturbo di regolazione dei vasi. 

L’ipertensione non deve essere più consi¬ 
derata — come un tempo *— come la conse¬ 
guenza della lesione renale; ma piuttosto co¬ 
me un fatto primario da cui il danno renale 
dipende, almeno in parte; perchè poi nasca 
l’ipertensione noi non lo possiamo dire con 
certezza. Certamente hanno grande importan¬ 
za certi momenti costituzionali, la capacità 
di reazione dell’organismo, affatto particola¬ 
re e spesso ereditaria; l’elemento vasale do¬ 
mina assolutamente nel quadro della nefrite 

cicuta 

Attraverso l’aumento delle resistenze perife¬ 
riche, vasali, si può determinare una debolez¬ 
za del miocardio; le lesioni Tetiniche, le amau- 
rosi sono dovute a spasmi vasali: gli edemi 
alla disturbata permeabilità dell’endotelio dei 
vasi; insomma, di fronte al fattore vasale, i 

reni passano in seconda linea. 

Ed è appunto il sistema vasale che rappre¬ 
senta un elemento decisivo per l’insorgenza 
e lo sviluppo delle nefriti croniche; in par- 
t.icolar modo l’irrorazione dei glomeruli. L’A. 
aderisce compitamente alle vedute di Volhard. 

Nefritici aci* f i in cui, dopo la malattia, la 
pressione resta alta o mostra spiccata tenden¬ 
za ad elevarsi .sotto uno sforzo, una abbon¬ 
dante ingestione di liquidi, ecc., sono più 
seriamente minacciati di quelli in cui, ces¬ 
sata la forma acuta, la pressione è tornata 
normale. È probabile che il lungo perdurare 
dell’ipertensione determini in essi delle alte¬ 
razioni organiche : certo anche sotto questo 
punto di vista, l’età, la disposizione costitu¬ 
zionale, una minorata resistenza congenita del 
sistema vasale hanno una notevole impor- 

tanza 

L’alterazione dei reni è senz’altro in secon¬ 
do piano; non sono apprezzabili nè dimostra¬ 
bili modificazioni della loro funzione. 

Sorge così un quadro morboso in tutto si¬ 
mile a quello della cosidetta ipertonia essen¬ 
ziale: c’è cefalea, ci sono vertigini, la capa¬ 
cità di prestazione fisica è diminuita, 1 af¬ 
fanno insorge facilmente. 


Si tratta sempre di disturbi circolatori che 
colpiscono distretti diversi. 

Ma questa non è che una forma clinica 
della nefrite cronica iniziale; talora il rene 
non guarisce completamente, e restano i se¬ 
gni della sua lesione, le modificazioni delle 
urine, l’azotemia, gli edemi. 

Altre volte, infine, la pressione torna alla 
norma, ma sangue e albumina non scompaio¬ 
no dalle urine: tuttavia la funzionalità renale 
è discretamente conservata; in complesso è 
questa la conseguenza meno dannosa di una 
nefrite acuta. 

Talora, quando una nefrite acuta si trasci¬ 
na per le lunghe, si tratta di un focolaio 
infettivo — tonsille! denti! — che intrattiene 
codeste condizioni patologiche. 

E infine va notato che molte forme acute 
di nefrite passano inosservate, cosicché la ne¬ 
frite cronica sembra impiantarsi senz’altro 
cronicamente: in realtà questo evento è as¬ 
sai raro. 

Probabilmente anche la cosidetta nefrosi 
genuina, con albuminuria interna e modici 
edemi, senza interessamento del circolo, de¬ 
rivano da una nefrite acuta passata inossei- 

vata. 

Riprendendo il concetto della somiglianza 
sintomatologica delle forme iniziali di nefri¬ 
te cronica con la ipertensione essenziale, il 
Siebeck ammette che, almeno per una certa 
parte, le forme di codesta ipertensione solita¬ 
ria derivino da qualche lesione renale acuta, 
di cui si è perduta ogni traccia, e di cui for¬ 
se è responsabile qualche nascosto focolaio 

infettivo. 

Per la diagnosi non si deve andare sola¬ 
mente in cerca dell’albumina nelle urine: 
essa può mancare. 

Altra volta però se ne trova, e nel sedimen¬ 
to ci sono leucociti, ed emazie, e qualche ci¬ 
lindro, ma questo importa sino a un certo 
punto, finché « la capacità di adattamento » 
della funzione renale è conservata. Tutte le 
volte che esista un dubbio diagnostico in una 
calcolosi del rene, una tubercolosi, ecc., non 
si esiti a praticare cistoscopia, pielografia, 
ecc., purché naturalmente non esistano con¬ 
troindicazioni (ad es. uno stato infiammato- 
rio acuto delle vie urinarie). 

L’anamnesi deve essere raccolta con dili¬ 
genza: essa può parlarci di una nefrite sof¬ 
ferta in passato, o almeno rivelarci che esi¬ 
stettero malattie (scarlattina ad es.) o focolai 
infettivi (angina) capaci di determinarla; ma 
talora l’anamnesi è completamente muta. 

L’esame del sistema circolatorio ha impor¬ 
tanza diagnostica di primissimo ordine; la 
misura della pressione arteriosa deve essere 
praticata con cura in ogni caso: il suo com¬ 
portamento condiziona la prognosi. ^ 

In geniere la prognosi è tanto più favore- 
voi e, quanto più alta — anche rispetto al- 



[Anno XXXIX, Num. 5] 


SEZIONE PRATICA 


183 


1 età è la pressione, e quanto più resiste al¬ 
le comuni cure e da quanto più tempo du¬ 
ra. Anche la funzione del miocardio deve es¬ 
sere accuratamente vagliata: si ricerchi la di¬ 
spnea, il volume del cuore, i segni della sta¬ 
si; non solo l'ipertensione, ma anche agen¬ 
ti infettivi e tossici possono determinare una 
insufficienza del miocardio. 

Grande importanza anche va data ai sinto¬ 
mi cerebrali, sopra tutto la cefalea e le verti¬ 
gini. 

L’alterata irrorazione del pancreas può far 
comparire in questi malati delle forme di dia¬ 
bete che hanno generalmente scarsa gravità. 

Per quanto riguarda la genesi di queste for¬ 
me, se già detto della importanza della 
nefrite acuta precorsa e dei focolai infettivi; 
ad ogni modo — nei casi dubbi — si ricer¬ 
chi sempre la base e si tengano presenti gli 
altri possibili agenti tossici, sopratutto il ta¬ 
bacco e il piombo. 

La prognosi si fonda sul confronto dei ri¬ 
sultati ottenuti a grandi intervalli, sull’anam- 
nesi accurata e sul paragone dello stato at¬ 
tuale della malattia con la sua durata. 

Come curare questi malati? 

La vera cura si deve fare al momento della 
malattia acuta; ed allora ci si ricordi che, mal¬ 
grado tutto, la teoria della dieta di rispar¬ 
mio del rene, resta il concetto fondamentale, 
e che non si devono dare grandi quantità di 
liquido (e neppure latte!), ma — anzi — ri¬ 
durle al massimo. 

Non si può stabilire una linea generale di 
condotta: ad ogni modo, quando il periodo 
acuto sarà passato e il inalato si avvierà len¬ 
tamente a riprendere la sua normale attività, 
è necessario che la pressione sanguigna — 
più ancora che Purina — sia attentamente e 
regolarmente sorvegliata ! 

Naturalmente si faranno allontanare tutti i 
focolai infettivi eventualmente accertati, e le 
abitudini nocive (tabacco) o le arti dannose 
(piombo!) saranno troncate. 

Tn prosieguo di tempo, la nostra cura deve 
concentrarsi sul sistema vasale: abbassare la 
pressione arteriosa non è cosa facile! e ci si 
contenterà di mantenere tranquilli i malati, 
il cui sistema vasale è particolarmente ecci¬ 
tabile e facile alle crisi ipertensive. 

Si prescriverà quindi riposo fisico (se ne¬ 
cessario anche a letto); vita regolata, modi¬ 
ca introduzione di liquidi ed assoluta asten¬ 
sione dagli eccitanti (thè, caffè, alcool). 

È consigliabile, infine, un giorno alla set¬ 
timana e, se si può, una settimana ogni 3-4 
mesi, fare un periodo di « cura stretta » e 
« un giorno di frutta e di riposo ». 

Durante Panno, è necessario un periodo di 
riposo fuori della città, e possibilmente in 
collina, in luoghi riparati. 

Si sorveglierà il cuore: in caso di indivi¬ 
dui pletorici, il salasso (2-300 cc.) ogni 2-3 
mesi può giovare. 


Le medicine saranno usate con prudenza, 
e sopra tutto per combattere gli siali acuti del 
male; la sera si darà sonnifero, luminal. 

In complesso, tutta la vita del paziente de¬ 
ve adattarsi a questo concetto del riposo e del 
risparmio, tutta la sua attività deve rientrare 
in questi limiti salutari. V. Serra. 

I disturbi visivi brightici. 

(IL Lagrange. Paris medicai , 5 sett. 1931) 

L A. così li divide: 

1) Infiltrazione fibrinosa della retina. — È 
la lesione retinica più caratteristica dell’in- 
sufficienza renale azotemica ed è ancora chia¬ 
mata erroneamente da qualcuno retinite al- 
buminurica. Si tratta spesso di un malato che 
non ha che una leggera debolezza visiva; spes¬ 
so è il medico curante che vuole completare 
Pesame del paziente con la ricerca oftalmo¬ 
scopica; talvolta il malato richiede il consi¬ 
glio dell’oculista per una profonda alterazio¬ 
ne della vista e si presenta nello stato di ane¬ 
mia e di pallore caratteristici dei brightici. 

All’esame oftalmoscopico, si trova: 

a) Intorbidamento grigio dei margini del¬ 
la papilla. 

b ) Essudati biancastri riuniti nelle zone di 
predilezione, la peripapillare e la maculare. 
Si tratta di fini arborescenze o di grossi fioc¬ 
chi, talvolta simili ad impronte digitali. 

c) Piccole emorragie, a fiaccola proietta¬ 
te parallelamente all’asse dei vasi retinici; 
macchie rosso-chiare o piccoli tratti di rosso 
grigiastro velati dall’edema. 

lì carattere anatomo-patologico dominante 
è l'assenza di elementi citologici e di reazioni 
infiammatorie. L’essudato fibrinoso costitui¬ 
sce l’elemento primordiale a cui segue la de¬ 
generazione lipoidica. 

Widal e Weill hanno trovato questa lesio¬ 
ne nel 52 % delle azotemie e sempre nelle 
forme gravi. Essa non è determinata nè dal¬ 
la ritenzione idroclorurata nè dall'ipertensio¬ 
ne arteriosa, ma è da ritenersi come il segno 
non necessario nè costante, ma sempre rive¬ 
latore dell’azotemia. 

2) L’amaurosi da edema cerebrale. — Men¬ 
tre l’infiltrazione retinica azotemica si mani¬ 
festa lentamente, la sindrome di ritenzione 
idro-clorurata può provocare subitaneamente 
la cecità senza che Pesame oftalmoscopico ri¬ 
veli nessuna lesione; il disturbo visivo può 
poi .scomparire improvvisamente senza lasciar 
traccia. 

L’amaurosi si manifesta generalmente du¬ 
rante un forte attacco di edema, quando il ma¬ 
lato ha forte cefalea, viso gonfio, obnubilazio¬ 
ne intellettuale. L’amaurosi brutale fa parte 
del gruppo degli accidenti nervosi derivanti 
dalla cloruremia cerebrale (crisi epilettiformi, 
afasia transitoria) ed ha la stessa origine. Ge¬ 
neralmente, il senso visivo è del tutto aboli¬ 
to, mentre qualche volta permane il senso lu- 






184 


<( IL POLIGLICICO » 


[Anno XXXIX, Num. 5} 


minoso. All'esame, si trova che il riflesso pu¬ 
pillare alla luce è conservato e che il reperto 
oftalmoscopico è negativo. Di fatto, la lesio¬ 
ne non è periferica, ma centrale, in corrispon¬ 
denza dei lobi occipitali o delle radiazioni ot¬ 
tiche. . . 

3) I disturbi visivi da ipertensione arterio¬ 
sa . Yi sono delle ambliopie, dei disturbi 

oculo-motori (che facevano parte delle antiche 
« paralisi uremiche ») che sembrano essere in 
rapporto con degli spasmi vascolari e che fi¬ 
niscono con la restitutio ad integrimi, delle 
eclissi cerebrali, secondo l'espressione di Don- 
zelot. In questi casi, l’esame oftalmoscopico 
è negativo, poiché i reperti indicati da qual¬ 
che autore vanno soggetti a critica; del resto, 
in tali casi, si tratta non già di fatti locali, 
ma di lesioni centrali, corticali o nucleari; 

. non sono, poi, inverosimili, gli spasmi reti¬ 
nici. In qualche caso, si tratta invece di una 
vera apoplessia retinica, riconoscibile all esa¬ 
me oftalmoscopico. La prognosi di tale for¬ 
ma è diversa secondo i casi; è meno grave in 
un vecchio ateromatoso, in cui la lacuna re¬ 
tinica consecutiva non differisce dalle altre la¬ 
cune nel sistema nervoso centrale; è invece 
grave nell’ipertensione arteriosa dei brightici; 
in questi, si associano spesso la zona apoplet¬ 
tica a ventaglio e l’infiltrazione essudativa. 

fil. 

La nefrosi nell’infanzia. 

(S. Amberg. Journ. Am. Med. Ass., 10 otto¬ 
bre 1931). 

Il termine di nefrosi è stato introdotto da 
Multar per designare alterazioni istologiche dei 
reni, manifestantesi con un processo degene¬ 
rativo primario dell’epitelio tubolare, in con¬ 
trasto con la nefrite in cui si hanno princi¬ 
palmente alterazioni infiammatorie dei glo- 
meruli del tessuto interstiziale. Il concetto non 
fu accettato da tutti gli studiosi e molti pedia¬ 
tri preferiscono ancora il termine di nefrite 
lubulare. 

Casi tipici di nefrosi sono rari negli adulti, 
frequenti invece nei bambini. Non tutti am¬ 
mettono che le lesioni tubulari siano primi¬ 
tive: Lòhlein crede che si tratti di lesioni se¬ 
condarie ad un’alterazione lieve dei glomeru- 
li. Altri autori, considerando che alcune delle 
manifestazioni cliniche della malattia sono di 
origine estrarenale hanno concluso che le al¬ 
terazioni renali sono manifestazioni di un pro¬ 
cesso morboso generale dovuto ad alterazione 
del metabolismo dei lipoidi oppure ad un di¬ 
sturbo generale del ricambio in relazione con 
una funzione anormale della tiroide. 

La caratteristica clinica più importante del¬ 
le nefrosi è l’edema che può raggiungere pro¬ 
porzioni estreme: non solo i muscoli e la pel¬ 
le partecipano a questo edema, ma anche vali 
visceri e cavità sierose. Sull’origine di que¬ 
st’edema, molte sono le teorie; la vecchia teo¬ 


ria dell’osmosi per variazione del contenuto in 
cloruro di sodio dei tessuti è stata trovata in. 
alcuni casi non rispondente a verità. Esperi¬ 
menti hanno dimostrato la possibilità di os¬ 
mosi anomale, non, rispondenti cioè alle co¬ 
muni leggi dell’osmosi. Alcuni di questi ri¬ 
sultati sono stati spiegati da alcuni AA. con 
l’intervento di forze elettriche: Keller crede 
che l’acqua venga attirata in regioni o punti 
di relativamente maggiore elettro-negatività, 

La verità è che una teoria soddisfacente che 
spieghi il meccanismo dell’edema non esiste 
ancora ed il problema che prima appariva ri¬ 
solto, è più oscuro che mai oggi che si sa la 
complessità delle forze che regolano lo scam¬ 
bio dell’acqua nei tessuti. 

La diagnosi dell’edema è facile a farsi: ma 
allora l’edema è già anvanzato. Un sospetto 
dell’inizio di esso si può avere quando si no¬ 
tino aumenti di peso improvvisi. 

L’urina nelle nefrosi è diminuita di quan¬ 
tità, è di alto peso specifico, e spesso contiene 
grandi quantità di albumina. La maggior par¬ 
te delle proteine urinarie sono costituite da 
siero albumine, ma le globuline possono es¬ 
sere preponderanti. L’urina è povera in clo¬ 
ruri. Sono presenti cilindri di vario tipo, e 
non raramente un numero abbastanza grande 
di leucociti, per quanto l’urina sia sterile. 

Interessante nelle nefrosi è l’esame del san¬ 
gue: le proteine del sangue sono diminuite 
e ciò è stato messo in relazione con l’edema. 
Secondo Epstein il rene diviene permeabile 
alle proteine del sangue e le scarica dal san¬ 
gue stesso. Le globuline e il fibrinogeno pos¬ 
sono essere aumentati. Importante è il com¬ 
portamento dei lipoidi del sangue (colesterina, 
lecitina, ecc.) che sono costantemente aumen¬ 
tati persino cinque volte il normale. 

Non è rara una moderata anemia: nell’ap¬ 
parato circolatorio è da (notare una certa' ten¬ 
denza ad una pressione sanguigna bassa: si 
può avere insufficienza cardiaca da disturbata 
meccanica per versamenti nel torace e ad¬ 
dome. r 

Generalmente il sensorio dei bambini e li¬ 
bero: possono aversi, sebbene raramente, i 
fenomeni cosidetti da pseudo-uremia, dovuti 
ad edema cerebrale come vomiti, cefalee, con¬ 
vulsioni, ecc. La malattia può durare da qual¬ 
che mese a qualche anno. La mortalità è piut¬ 
tosto alta così come è riportata dagli AA. 

Riguardo all’eziologia, spesso l’inizio è in¬ 
sidioso ed anche con una anamnesi accurata 
non si riesce a stabilire l’infezione iniziale. In¬ 
fatti molti AA. danno molta importanza al¬ 
le infezioni, specialmente a quelle delle vie ae¬ 
ree superiori. Questa questione dell’importan¬ 
za delle infezioni, nell’eziologia delle nefrosi 
deve essere ancora studiata. Il più grande pe¬ 
ricolo per i nefrotici è costituito dalle infe¬ 
zioni intercorrenti, specialmente dall erisipela 
e dalla peritonite : nè vi è da esitare dinanzi 



[Anno XXXIX. Num. 5] 


SEZIONE PRATICA 


185 


ad un intervento chirurgico che può salvare 
la vita all 'infermo. 

La cura richiede la diminuzione del fluido 
sparso nei tessuti : si sa che il cloruro di sodio 
fa accrescere gli edemi quindi lo si tolga dalla 
dieta. Molti hanno ottenuto buoni risultati 
con una dieta con contenuto alto in proteine- 
(2-3 gr. al kg. per giorno). Restrizione della 
presa di liquidi è da consigliare. La sommi¬ 
nistrazione di urea o di nitrato d’ammonio è 
anche riuscita utile: così anche del solfato di 
magnesio. In casi in cui l’edema persiste in¬ 
tenso è indicato il drenaggio dei tessuti con 
tubi di gomma, dopo incisa la cute. 

È consigliabile che i bambini stiano a letto 
e si sottopongano ad una dieta basale nefriti¬ 
ca povera in sale e proteine, finché i sintomi 
non accennino a regredire. G. La Cava. 

Il trattamento alcalino delle nefriti cro¬ 
niche. 

(D. Lyon, D. Dunlop. The Lancet, 7 novem¬ 
bre 1931). 

I lavori di Osman hanno attratto l’attenzio¬ 
ne degli studiosi sull’importanza dell’equili¬ 
brio acido-basico nella funzione renale e sulla 
possibilità di influenzare favorevolmente, con 
l’uso di larghe dosi di alcali, il decorso cli¬ 
nico di alcuni tipi di nefrite: niente di nuovo 
del resto in tutto ciò, chè Bright stesso ave¬ 
va raccomandato l’amministrazione di alcali 
in casi di nefrite. 

Nelle diete ordinarie i processi metabolici 
lasciano giornalmente un eccesso di acidi e- 
quivalente a circa 500 cc. di soluz. N/10: 
questi acidi sono eliminati normalmente dai 
reni : se il rene non è capace di compiere 
questo lavoro si ha una ritenzione di acidi, 
i quali vengono neutralizzati dalle basi or¬ 
ganiche; e ciò è dimostrato dalla diminu¬ 
zione della riserva alcalina del sangue nei 
casi di nefrite grave mantenuta a dieta nor¬ 
male. Ne deriva che una dieta che eviti la 
formazione di questo eccesso di acidi alleg¬ 
gerisce di molto il lavoro del rene malato. 
E si è visto infatti che delle diete ad alto 
contenuto basico hanno di molto migliorato 
le condizioni dei nefritici cronici producen¬ 
do in essi un aumento della riserva alcalina 
e contemporaneamente una diminuzione del¬ 
l’acidità dell’urina e della quantità di azoto 
non proteico del sangue. E quest’ultimo ri¬ 
sultato non è dovuto alla diminuita quantità 
di proteine ingerite, chè queste furono date 
nella misura normale, bensì al diverso tipo 
(basico e non acido) delle proteine stesse. 

Ma sorge la domanda : i risultati sono do¬ 
vuti effettivamente alla alcalinità delle pro¬ 
teine usate (latte, vegetali, frutta) oppure al¬ 
la diversa natura degli aminoacidi a cui dan¬ 
no origine i diversi tipi di proteine? La que¬ 
stione non è oziosa chè dalla soluzione di 


essa dipende 1 indirizzo terapeutico : se cioè 
sia necessario nei nefritici uno stretto regime 
dietetico, oppure se soltanto l’acidità o l’al- 
calinità della dieta abbia importanza : in tal 
caso le restrizioni sarebbero molto minori, 
potendosi neutralizzare l’eccesso di acidi per 
mezzo di alte dosi di alcalini. 

Sono queste le questioni verso cui si sono 
rivolte le ricerche degli AA. i quali hanno 
studiato in 17 pazienti affetti da nefrjte cro¬ 
nica i vari effetti ottenuti mediante una die¬ 
ta alcalina confrontandoli con quelli ottenuti 
negli stessi pazienti mediante una dieta acida. 

I risultati ottenuti confermano i concetti 
sovrapposti: col trattamento alcalino si ebbe 
infatti notevole miglioramento clinico con au¬ 
mento della riserva alcalina del sangue e di¬ 
minuzione dell’azoto non proteico nel sangue 
e dell’albumina nell’urina. Questo effetto si 
ottenne anche somministrando una dieta aci¬ 
da e contemporaneamente una dose adeguata 
di alcali. Ciò ampiamente dimostra come i 
benefici effetti ottenuti siano dovuti non al 
genere di proteine bensì alla basicità totale 
della dieta. 

Nè, come si potrebbe pensare, il beneficio 
è dovuto alla possibilità che nella dieta al¬ 
calina sia minore la quantità di proteine as¬ 
sorbita, chè le analisi delle urine e delle feci 
dimostrarono che la quantità di azoto elimi¬ 
nata è la medesima sia con la dieta acida 
che con la alcalina. Onde si può teoricamen¬ 
te concludere che la scelta del tipo di pro¬ 
teine da usare nella dieta dei nefritici sia di 
poca importanza, purché la sua acidità sia 
neutralizzata da adeguate dosi di alcali: ma 
in pratica, essendo l’acidità delle proteine 
della carne e dei cereali molto alta e diffi¬ 
cile a neutralizzare con dosi di alcali che sa¬ 
rebbero troppo forti è preferibile sommini¬ 
strare principalmente una dieta di latte e ve¬ 
getali con poca carne, pesce e uova insieme 
ad una adeguata quantità di sali alcalini. 

G. La Cava. 

L’infezione tubercolare nell’adenoma pro¬ 
statico. 

(F. S. Patch e G. S. Foulds. The Briiish Jour¬ 
nal of Urology, sept. 1931, voi. III). 

La tubercolosi della prostata accompagna 
spesso la tbc. genito-urinaria. Hunt su 228 casi 
di tbc. renale osservati nella Clinica di Mayo, 
riscontrò 17 volte l’infezione della prostata. 
Krzywicki la riscontrò nel 93 %. Halle e Motz 
nell’82 %. 

Ma. è anche frequente la tbc. della prostata 
indipendentemente da altri focolai tubercolari 
nel tratto genito-urinario. Tn molti casi riferiti 
nella letteratura il processo tbc. aveva favorito 
lo sviluppo di un adenoma della prostata. 

Gli AA. avendo fatto sistematicamente l’e¬ 
same istologico di 491 prostate asportate nel- 






186 


(( IL POLICLICICO » 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


l’Ospedale dal 1926 al 1930, hanno potuto os¬ 
servare in due oasi la presenza di una tuberco¬ 
losi attiva insieme aU’adenoma. Gli AA. ri¬ 
cordano che finora i casi simili riportati dalla 
letteratura ammontano a 14. Il primo caso ap¬ 
partiene ad Hannemann, il secondo a Cran- 
don, il terzo a Wulff, il quarto è di Koll e poi 
quello di Duvergery, di Barney, due casi di 
Scott, un caso di Legueu e Verliac, uno di 
Marion, uno di Both, uno di Weiser, quello 
di Blum e l’ultimo di Bolkel. A questi si ag¬ 
giungono i due casi degli AA. 

Il caso di Foulds : uomo di 56 a., entro 
nell’ospedale di S. Michele (Toronto) accu¬ 
sando difficoltà ne 11’urina re, nicturia che du¬ 
rava da un anno. Tre mesi prima dell’entrata 
nell’ospedale presenza di sangue nelTurina. Lo 
stato gen. dell’ammalato era scadente, però 
non vi era nessun segno di tbc. geneiale. Vi 
erano tutti i segni di un adenoma prostatico. 
Venne praticata la prostateclomia. Gli esami 
istologici dimostrarono un’iperplasia diffusa 
degli elementi glandolai, molte aree di vec¬ 
chie caseificazioni e molte cellule giganti. 

Diagnosi : adenoma della prostata, e tuberco¬ 
losi. L’ammalato guarì in pochi giorni. 

Il caso di Patch : uomo di 60 a.; entra 
all’ospedale di Montreal il 22 marzo 1929. Da 
circa 1 anno dolore alla reg. soprapubica pri¬ 
ma di orinare, difficoltà, nicturia. Vi erano 
tutti i segni dell adenoma prostatico. Subito 
dopo la cistotomia soprabubica si ha aumento 
di temperatura che viene attribuita alla pro¬ 
statite. Viene ritardato il secondo intervento di 
circa 1 mese. La tumef. prostatica compìonde 
molte piccole masse, grandi come piselli. L e- 
same istologico dimostrò : frammenti di tessuto 
prostatico di forma e grandezza varia composti 
di noduli incapsulati, aventi la caratteristica 
di tessuto adenomatoso. Si vedono piccoli fo¬ 
colai distribuiti regolarmente d’infiammazione 
cronica. Tn un punto si nota tessuto di granu¬ 
lazione tubercolare caratterizzato da molte cel¬ 
lule giganti. 

Diagnosi: adenoma della prostata, prosta¬ 
tite tubercolare. 

Dopo l’intervento si ebbe rialzo della tem¬ 
peratura a ripetizione. Vi fu un ritardo nella 
guarigione dei sintomi, tanto che dopo 69 
giornf dalla prostatectomia vi era ancora nic¬ 
turia. La cutireazione era positiva. L esame ra¬ 
dioscopico del torace negativo per tbc. L’am¬ 
malato morì di carcinoma pilorico con meta¬ 
stasi al fegato. . 

La - tbc. prostatica è .rara oltre i 60 anni. Si 
è ammesso che in alcuni casi la lesione pro¬ 
statica era dovuta alla persistenza di vecchie 
lesioni tubercolari oppure ad un focolaio la¬ 
tente. Marion osserva che neH’adenoma pro¬ 
statico, essendo un tessuto vascolare, è poco 

probabile che si sviluppi la tbc. 

Randa 11 su 337 malati di tbc. trovò 45 volte 
lesioni prostatiche. Non è sempre facile la dia¬ 


gnosi differenziale tra carcinoma e tuberco¬ 
losi della prostata. Joung in 2 casi che aveva 
diagnosticato tumore della prostata trovò una 
tubercolosi. Legueu ammise che la presenza 
della tbc. stimola lo sviluppo precoce del- 
1 adenoma. 

Dei casi di tubercolosi prostatica solo in 
quello di Duvergey fu fatta la diagnosi in vita. 

SCANDURRA. 


La così detta prostata femminile [e le for¬ 
mazioni di concrezioni nell’uretra fem¬ 
minile. 

(N. S. Reuner. Surg. Gyn. and Obst., giu¬ 
gno 1931). 

L A. dice che l’uretra femminile ha molti 
punti di rassomiglianza con l’uretra maschile 
specialmente per quanto riguarda, le ghiandole 
accessorie, l’apparecchio genitale e le ghian¬ 
dole bulbo-uretrali di Cowper. La cisti uni¬ 
loculare e i dotti di Skene si possono consi¬ 
derare come ghiandole para-uretrali. 

Le formazioni acinose sono di origine pro¬ 
statica specialmente perchè sono circondati 
da piani di muscolatura liscia. In corrispon¬ 
denza del collicolo seminale si può trovare 
una cisti isottomucosa nell’uretra femminile cir¬ 
condata da ghiandole prostatiche cosicché l’o¬ 
tricolo prostatico si può riconoscerlo in for¬ 
ma rudimentale. 

Le concrezioni che eventualmente si posso¬ 
no trovare nelle ghiandole prostatiche corri¬ 
spondono morfologicamente, assolutamente 
alle conduzioni della, prostata maschile. _ 

T reperti anatomici e fisiologici descritti 
sono di una certa importanza nella pratica uro¬ 
logica in quanto possono essere causa di com¬ 
plicazioni gravi come ulceri, flemmoni e ste¬ 
nosi. Ghiroin. 

Una discussione sulla diagnosi e cura delle 
infezioni delle vie urinarie alte. 

(A. M. Crauce. The Indian Medie. Gazette , 
dicembre 1931). 

La diagnosi delle infezioni delle vie urina¬ 
rie alte è importante per la cura; e in questa 
le opinioni variano e, specialmente, non con- 
cordiano sempre gli indirizzi curativi dei me¬ 
dici pratici con quelli degli specializzati in 
urologia. L’agente etiologico dell’infezione si 
fa colla ricerca batteriologica nelle urine. 
Infezioni da B. coli. In queste l’A. non con¬ 
siglia di usare disinfettanti delle vie urinane. 
Poiché l’infezione si origina dal colon attra¬ 
verso i linfatici, è il colon che bisogna cu¬ 
rare. L’autovaccino può essere utile. La cura 
più consigliabile è questa: clisteri saponati 
oom soluzione debole al mercurocromo per 
almeno 3 settimane, dieta speciale tendente 
a modificare la flora intestinale (dieta protei- 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


SEZIONE PRATICA 


187 


Nella pielite da b. coli delle gravide è utilis¬ 
simo il drenaggio dell’uretere; se questo non 
riesce si la la stessa cura suindicata. 

Infezioni da streptococco. Hanno origine 
più spesso dai denti e dalle tonsille, meno 
spesso dia lesioni della prostata o del collo 
dell’utero. 

Se esiste restringimento uretrale, questo si 
deve curare per prima cosa e si devono fare 
lavaggi dei bacinetto. Se la malattia resiste a 
prima di giungere a quest’intervento si tenti 
tale cura ed è unilaterale, nefrectomia; ma 
l’estirpazione del focolaio d’origine dell'infe¬ 
zione e l’uso di « Serenium » per os. 

Infezioni da stafilococchi. Lo stesso si può 
dire per le infezioni stafilococciche. In queste 
Fexilresorcinolo può essere a volte efficacis¬ 
simo. 

Tubercolosi : può essere subdola nella sin¬ 
tomatologia; in tutti i casi in cui c’è pus nel¬ 
le urine non si deve trascurare la tubercolosi 
e bisogna mettersi nelle condizioni di poterla 
sicuramente escludere. Se la cultura delle u- 
rine è sterile, la ricerca del b. di Koch si deve 
fare molto accuratamente anche con inocula¬ 
zioni nella cavia. La pielografia ascendente è 
pericolosa nella tbc. renale (ad essa oggi si 
sostituisce la pielografia per via discendente 
con mezzi di contrasto introdotti nelle vene. 

N. d. /?.). 

La tbc. renale è relativamente rara nel de¬ 
corso della tbc. polmonare (da 1-2 %). L’A. 
ritiene che spesso sia un’infezione esogena da 
latte di capra. 

La cura è medica quando la lesione è bi¬ 
laterale. Se è unilaterale, la cura chirurgica è 
indicata. Ad essa si deve associare una cura 
medica : riposo, olio di fegato, vitto abbon¬ 
dante, raggi ultravioletti. R. Lusena. 


Ricordiamo l'importante pubblicazione : 

Prof. Dott. COSTAVO RAIMOLDI 

Docente di Patologia Medica nella R. Università 
Chirurgo aiuto negli Ospedali Riuniti di Roma 

L'esame della funzione renale 
con i moderni metodi di indagine 

Prefazione del Prof. Roberto Alessandri 

INDICE SOMMARIO. — Cap. I. Ricordi Anatomici, Pag. i a 3. — 
Cap. II. Costituzione chimica del plasma sanguigno e del- 
l'uremia, Pag. 4 a 12. — Cap. III. Fisiologia del rene, 
Pag. 13 a 18. — Cap. IV. Insufficienza renale, Pag. 19 a 22. 
— Cap. V. Esplorazione della funzione dei due reni presi insieme: 
1. Metodi che si basano sul solo esame delle urine. - 2. Lo studio 
della funzione renale con i metodi basati sull’esame del sangue. - 
3- Lo studio della funzione renale con i metodi basati sull’esame 
comparativo del sangue e delle urine, Pag. 23 a 191. — Cap. VI. 
Esame del valore funzionale di ciascun rene preso separata- 
MENTE: Fisiologia dei reni presi separatamente e comparati 
fra loro. - I metodi di esplorazione renale applicati all'esame 
comparato dei due reni, Pag. 192 a 203. — Cap. VII. Valore 
DEI METODI DI DIAGNOSI FUNZIONALE NELLE MALATTIE MEDICHE 
dei reni, Pag. 204 a 209. — Cap. Vili. Valore dei metodi di 
DIAGNOSI FUNZIONALE NELLE MALATTIE CHIRURGICHE DEI RENI E 
IN QUELLE DELLE vie urinarie, Pag. 210 a 214. — Bibliografia, 
Pag. 215 a 247. 

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figure nel testo. Prezzo L. 30 , più le spese postali di spe¬ 
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CENNI BIBLIOGRAFICI 

L. Ambard. Physiologie normale et palholo- 

gique des reins. 3 e édition, pag. 502. Mas- 

son et C., éd. Paris. Fr. 55. 

La già conosciuta opera di L. Ambard ap- 
paie oggi in una terza edizione molto ben 
rimaneggiata e completamente aggiornata; al¬ 
cuni capitoli sono anzi del tutto nuovi. 

Essa è un trattato completo di fisiologia 
renale, sia normale che patologica nel quale 
alla Clinica, siia per gl’insegnamenti da essa 
venutine, sia per gli scopi pratici cui tutta 
I opera è improntata, è riservata una parte im¬ 
portantissima. Ad onta delle difficoltà intrin¬ 
seche all’argomento FA. ha saputo darne un 
quadro completo e nello stesso tempo fornire 
un’opera di non difficile lettura, e ciò sia per 
la perfetta suddivisione dei capitoli come per 
1 eleganza e la facilità di uno stile efficentis- 
simo. 

L’opera è divisa in due parti, trattando la 
prima della fisiologia del rene, la seconda 
delle nefriti. 

Nella prima parte sono specificati i diversi 
tipi di eliminazione (per effrazione, diffusio¬ 
ne, secrezione), il concetto di secrezione mas¬ 
sima ed havvi una completa trattazione del¬ 
l’argomento delle soglie renali, delle sostanze 
a e senza soglia, della costante ureo-secretoria 
(C. di Ambard); di particolare interesse sono 
la esposizione dell’intimo meccanismo della 
secrezione remale, del concetto generale del 
passaggio attraverso il rene delle sostanze so¬ 
lide. Interamente nuovi e modernissimi, in 
questa parte, sono i due capitoli sulla parte¬ 
cipazione del rene nella regolazione della ri¬ 
serva alcalina e quello sulla ipertrofia com¬ 
pensatoria e l’iperfunzione compcnsatrice del 
rene. 

Nella parte dedicata alle nefriti, l’A., se¬ 
guendo la classificazione di Widal, tnatta suc¬ 
cessivamente delle nefriti edematigene, della 
ritenzione clorurata secca, e delle nefriti azo- 
temiche. È uno studio di fisiopatologia cli¬ 
nica, a base fondamentalmente clinica e che 
dà al lettore un netto quadro della patologia 
renale : interessantissimi in. questa parte i due 
capitoli sulle cause generali dei sintomi del¬ 
l’uremia e la descrizione delle sindromi d’ipo- 
cloruremia. 

All’opera segue un’appendice sulla esplora¬ 
zione delle funzioni renali in chirurgia. 

Il libro del prof. Ambard è insomma una 
sintesi delle conoscenze e del movimento 
scientifico attuale sulla fisiologia e sulla fisio¬ 
patologia del rene : la isua lettura sarà inte¬ 
ressante ed istruttiva tanto per il ricercatore, 
che vi trova una completa mise-au-point del¬ 
le questioni sui problemi renali, quanto per 
nica per 2 settimane, di grassi per 2 settima¬ 
ne e di idrati di carbonio per 2 settimane), 
iniezioni di autovacrino e uso di « acidofilo ». 






188 


« IL POLICLICICO » 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


il medico pratico il quale, oltre ad arricchire 
la propria cultura di nuove nozioni e nuovi 
metodi di indagine clinica, troverà qui, sotto 
una forma semplice e precisa, una chiara 
rruida allo studio ed alla comprensione delle 
funzioni del rene e delle sue malattie. 

P. Steffanutti. 

Busson e Henry. Manuel d’urélroscopie ( uré - 
troscopie postérieure). Masson, Parigi 1931. 

14 figure nel testo: 36 fuori testo a colori. 

Fr. 55. 

Quest’opera è destinata a rendere dei gran¬ 
di servizi a coloro che intendono dedicarsi al¬ 
lo studio dell’uretroscopia posteriore, e colma 
realmente una lacuna della letteratura uro¬ 
logica. 

Viene descritto innanzi tutto il cisto-uretro- 
scopio di Mac Carthy e sue modificazioni, ma 
non vengono tralasciate neanche le nozioni 
principali su apparecchi simili. Segue la de¬ 
scrizione della tecnica esplorativa corredata da 
tutti quegli accorgimenti che possono agevo¬ 
lare il compito, non sempre facile, dell’osser¬ 
vatore. 

Dopo la descrizione dell’uretra posteriore 
normale, pietra di paragone, vengono de¬ 
scritte le uretriti, le prostatiti, le affezioni del 
collicolo, i polipi, l’ipertrofia della prostata, 
le barre de] collo. La uretroscopia nella don¬ 
na è stata considerata degna di un breve ca¬ 
pitolo a parte. Chiude l’opera la terapia, nella 
quale la folgorazione occupa il posto prin¬ 
cipale. 

La comprensione del testo viene assai age¬ 
volata dalle figure a colori, chiare se pure 
qualche volta leggermente schematizzate. 

E. Mingazzini. 

L. 'Beer. Collected papers 190),-1929. New 
York. Hoeber. 1931. 

Beer ha voluto riunire i suoi lavori che du¬ 
rante 25 anni è andato pubblicando nei di¬ 
versi giornali scientifici. Gli articoli sono sta¬ 
li raggruppati per soggetti la cui parte piu 
importante è quella che riguarda le affezioni 
genito-urinarie. Una gran parte, anzi la parte 
principale e più interessante è quella che ri¬ 
guarda naturalmente il trattamento dei tu¬ 
mori vescicali con la corrente ad alta fre¬ 
quenza. Ma anche tutte le altre pubblicazioni 
sulle affezioni dei reni, ureteri, vescica, pro¬ 
stata, tubercolosi renale, sui calcoli, sui tumori 
e loro cura rappresentano una massa cospicua 
ed interessante di notizie, la cui ricerca era 
prima ostacolata dalla loro dispersione J? 11 “ 

i . T . I? M 

1© periodici. 

E. Papin. Diagnostic de la tuberculose renale. 
G. Doin, édit. Paris. 

L’opera del Papin fa parte della collezione 
« La Pratique Medicale Illustrée » diretta da 


Sergent, Mignot e Turpin. È una chiara e suc¬ 
cosa esposizione dei mezzi clinici, isto-batte- 
riologici, endosco pici e radiologici di cui di¬ 
sponiamo per la diagnosi della tubercolosi re¬ 
nale. Opera utile non solo per l’urologo, ma 
anche per il medico pratico, che particolar¬ 
mente apprezzerà il capitolo dedicato allo stu¬ 
dio delle forme anomale della tubercolosi re¬ 
nale. 

Veste tipografica accurata, tavole ottime. 

C. Toscano. 


ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI 

X Congresso della Società Italiana 

di Urologia. 

Bari, 20-21 ottobre 1931. 

Il 10° Congresso della Società italiana di Uro¬ 
logia ebbe luogo a Bari il 20-21 ottobre u. s. 

Le sedute si svolsero nell’Aula della Clinica 
chirurgica. 

Tra gli intervenuti, oltre numerosi soci, iuro- 
no notati le Autorità militari e civili, i compo¬ 
nenti del Comitato permanente. Insieme col Pre¬ 
sidente prof. C. Bruni, erano presenti i v. pre¬ 
sidenti proff. Lilla, G. Raimoldi, il consigliere 
G. Chiaudano, il cassiere prof. L. Sabatucci, il 
vice-segretario dott. C. Taralli. Durante lo svolgi¬ 
mento del Congresso furono eletti vari soci ordi¬ 
nari italiani e alcuni onorari stranieri, e scelto il 
tema di Relazione per l’anno prossimo, dal titolo: 

« I risultati lontani ortopedici e funzionali della 
chirurgia renale ed ureterale conservativa ». 

Fu commemorato anche il Socio prof. Bina- 
ghi, direttore della Clinica chirurgica di Cagliari, 
scomparso tra il largo rimpianto dei Colleghi. 

Fu votato un ordine del giorno, approvato entu¬ 
siasticamente dall’Assemblea, esprimente un vo¬ 
to di plauso e di adesione all’on. Presidente della 
Commissione Amministratrice degli Ospedali Riu¬ 
niti di Livorno, e così concepito: La Società ita¬ 
liana di Urologia conscia dell’opera svolta a fa¬ 
vore dell’Urologia italiana, con la istituzione di 
un Reparto specializzato e col continuo perfe¬ 
zionamento di esso, che culmina con la prossima 
inaugurazione del grande spedale Costanzo Cia¬ 
no, esprime a tutti il suo compiacimento ed il 
suo plauso, augurandosi che l’esempio di Livorno 
venga imitato da quanti vogliono che l’Italia di 
Benito Mussolini, mostri al mondo il suo primato 
in tutti i campi della sua attività. 

* * * 

Il Congresso fu inaugurato dal prof. Righetti, 
direttore della Clinica chirurgica, nella quale si 
riunivano i Congressisti. L’O., dichiarandosi com¬ 
mosso di tanto onore, seguitava col dire che: 

« La scelta di Bari a sede del Congresso si¬ 
gnificava un omaggio alla giovane Università, la 
presenza degli Urologi nella Clinica Chirurgica, 
stava a dimostrare, anche nelle sue forme este¬ 
riori, la intimità dei rapporti scientifici tra la 
chirurgia generale e una specialità da lei deri¬ 
vata. Non bisogna — pena di cadere nell empi¬ 
rismo — eleggersi d'emblée urologi: no, biso¬ 
gna divenirvi dopo esser stati chirurghi. 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


SEZIONE PRATICA 


189 


Questo monito non è nuovo: pioprio a Bari 
esiste una Sala della Clinica Chirurgica intito¬ 
lata a Mariano Santo da Barletta. Ancor oggi il 
nome di questo grande è vivo fra gli urologi e di 
lui si ricorda non solo lo strumento descritto’ nel 
Libellus aureus de lapide a vesica per incisionem 
extrahendo , ma i trattati di chirurgia generale 
su vari argomenti. Bisogna dunque discendere 
dal generale al particolare, tenendo sempre pre¬ 
sente che si è chiamali a curare dei malati e 
non stati morbosi. Per questo solo una prepara¬ 
zione generale, la quale si metterà al riparo di 
q'ualsiasij sorpresa operatoria, di' consentirà di 
scendere a quella particolare perizia quale oggi 
si richiede dallo specialista. 

Il prof. C. Bruni, presidente della Società e del 
Congresso, ringraziò le autorità civili e militari, 
i colleghi intervenuti, il prof. Righetti per la sua 
simpatica orazione. 

Il Presidente poi rievoca — dimostrandosi pro¬ 
fondo conoscitore della storia della medicina — 
molte delle glorie urologiche dei figli della Pu¬ 
glia, glorie troppo spesso ignorate e non solo 
dagli stranieri. Già nel secolo XIV troviamo Fran¬ 
cesco di Palo del Colle, un Riccardo, un Gugliel¬ 
mo, un Matteo. Nel 1500, rifulse su gli altri la 
figura di Mariano Santo. Egli fondò perfino una 
Scuola di Chirurgia e di Urologia a Venezia. 

A Domenico’ Cotugnò, precursore del Rayer, era 
riservata la scoperta deH’albumina nelle urine, 
e la conferma di quella dell’urea. Ancor più 
grande e più vicino a noi è Michele Troia d'An¬ 
ùria, nato nel 1745. Egli si può veramente con¬ 
siderare come il padre dell’Urologia italiana. 
Fondò la prima cattedra di malattie urinarie, 
pubblicò un libro sui mali della vescica, fondò 
la Sala dei Pietranti, inventò il catetere flessibile, 
scoperta oggi attribuita ai francesi. 

Il presidente infine si augura che all’Urologia, 
si riconosca oggi quella parte che le spetta e 
che le dovrebbe permettere di rendersi indipen¬ 
dente ed autonoma negli Ospedali e nell’Univer¬ 
sità. 

Anatomia, sviluppo e struttura del collo vescicale, nelle 

malattie di questo, esclusa l’ipertrofia e il cancro della 

prostata. 

Alesio C. (Torino), relatore. — La scelta di 
questo tema ha avuto il merito di indurre il Re¬ 
latore ad uno studio più preciso di quanto non 
fosse stato fatto per il passato, degli elementi 
componenti il cosidetto collo vescicale. 

In esso vi si trovano glandole e non solo della 
mucosa, ma anche della sottomucosa, da distin¬ 
guersi nettamente da quelle prostatiche. 

È certa poi la partecipazione di tutti gli strati 
della muscolatura vescicale alla costituzione di 
quella del collo vescicale. Sopra tutto importante 
<’■ la presenza di uno speciale cingolo muscolare, 
posto dinanzi l’uretra, e al quale spetta una 
grande importanza sul meccanismo di apertura 
e chiusura della vescica. Un elemento coadiuvan¬ 
te di queste azioni muscolari è rappresentato 
dalla disposizione dei vasi, specie venosi. 

Venendo poi a considerare più da vicino la 
contrattilità del collo vescicale e il meccanismo 
di chiusura ed apertura della vescica, si deve 
concludere come l’antico concetto circa l’azione 


dello sfintere debba assolutamente andar abban¬ 
donato. La minzione non può risultare legata al¬ 
l’azione di mieti'unico muscolo, ma rappresenta 
un adattamento funzionale di una serie di atti 
armonicamente associati, impossibili a scomporre 
minutamente, ma nei quali ha certo una grande 
importanza il muscolo trigonale. 

Il collo vescicale è — d’altra parte — soggetto 
a turbe funzionali di intensità varia, in seguito 
alle quali viene ad esser lesa la capacità di trat¬ 
tenere o espellere la urina. Questi disturbi si ma¬ 
nifestano sopratutto con alterazioni meccaniche 
e agiscono sulla forma del segmento inferiore 
della vescica ostacolando la chiusura della vesci¬ 
ca o assumendo addirittura la dignità di una ve¬ 
ra e propria ostruzione dell’ostio uretrale interno. 
Quest’ostruzione può esser completa o non, tem¬ 
poranea o permanente. Ma questi disturbi pos¬ 
sono esser anche cagionati da turbe motorie, 
causa a loro volta, di alterazioni nella chiusura 
e nell’apertura dell’apparato sfinterico. Essi si 
traducono poi in una atonia o in un’ipertonia. 

Malgrado che tanta luce si sia portata sull’ar¬ 
gomento rimangono da considerare tutta una se¬ 
rie di alterazioni nelle quali il carattere del di¬ 
sturbo funzionale è oscuro, per quanto l’clemen- 
lo principalmente leso sia la capacità di apertura 
del collo vescicale, e ai quali conviene il nome 
di disetasia. Non è possibile stabilire un’unica 
etiologia nè un’unica patogenesi della malattia 
del collo; si tratta di molteplici sindromi pa¬ 
tologiche alle quali corrispondono vari quadri 
morbosi distinti. 

Le cause difatti possono risiedere nell’apparato 
nervoso preposto alla l'unzione motoria del collo 
vescicale o esser situato nello spessore stesso del 
collo. Le cause d’origine nervosa possono essere 
primarie e scaglionate lungo l’asse cerebro spi¬ 
anale e loro nervi (tabe, spine bifide, neuriti, eco) 
o secondarie a lesioni locali o a lesioni distanti. 
Nelle forme primarie si tratta di riflessi, spa¬ 
smi o di una reazione muscolare alle conge¬ 
stioni, infiammazioni, irritazione dei nervi sen¬ 
sitivi. Nelle lesioni a distanza la patogenesi rie¬ 
sce ancor più nebulosa, ed è affidata solo ad 
ipotesi, per le quali si ammette un aumento del 
tono sfinterico, senza escludere altri meccani¬ 
smi più complicati. 

Le cause organiche possono aneli'esse venir di¬ 
vise in due gruppi a loro volta: nel primo grosso¬ 
lanamente visibile rientrano restringimenti, tu¬ 
mori primitivi, cisti, calcoli, cicatrici del collo, e 
altri riconoscibili solo all’indagine microscopica, 
consistenti in atrofia, o ipertrofia dei tessuti 
cervicali, sclerosi infiammatoria, congestione va- 
sale, adenomi piccolissimi. 

Pisani L. (Milano), relatore per la parte clini¬ 
ca. — L’anatomia patologica può mettere in 
evidenza alterazioni del collo vescicale assai di¬ 
verse une dalle altre, ma clinicamente si assiste 
sempre ad un identico risultato; la deficienza o 
l’abolizione del movimento di apertura all’ini¬ 
zio della minzione. 

L’evoluzione palogenetica si può così schema¬ 
tizzare : 

1) comparsa nello spessore del collo, di un 
elemento sconosciuto che crea uno stato pro¬ 
gressivo di resistenza anormale all’apertura; 

2) fase discinesica; incoordinazione cioè mo- 







190 


(( IL POL1CLICICO » 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


toria, caratterizzata da fenomeni prevalentemente 
irritativi, con perturbamento della minzione; 

3) insensibilmente si passa in questo periodo 
in cui le lesioni strutturali si accentuano, e si 
accresce lo sforzo del detrusore e del muscolo 

trigonale; , 

4) estensione delle lesioni strutturali cne ren¬ 
dono definitiva la resistenza all’apertura. Rigi¬ 
dità permanente del collo, ipertrofia del detru¬ 
sore e del m. trigonale, sollevamento del tri¬ 
gono, formazione di uno sfondato pretrigonale, 
protrusione del collo sul piano vescicale. La sin¬ 
drome clinica è giunta al periodo di stato; 

5) rigidità statica e dinamica del collo, asso¬ 
ciato ad una progressiva deficienza del detrusore 
e del m. trigonale: formazione nel punto più de¬ 
bole di uno sfondato retrotrigonale con creazio¬ 
ne della barra inte/rureterica, vero e proprio 
ostacolo meccanico; 

6) complicazion'|i. Sepsi, ristagno, riflusso, 
formazioni diverticolari, ecc. 

La malattia del collo, quindi, si può chiamare 
anche « indurimento rigido del collo vescicale », 
o più brevemente sclerosi del collo e dev 'esser 
concepita, in ultima analisi, come un disturbo 
dinamico-meccanico, nel senso che pure inizian¬ 
dosi la sindrome per un ostacolo dinamico, fi¬ 
nisce con la scomparsa di un’ostruzione mecca¬ 
nica. 

Il carattere fondamentale isto-patologico non 
è plastico, ma degenerativo, distruttivo degli ele¬ 
menti costituenti il canale, con esito in tessuto 
fibroso anelastico. 

La diagnosi vien posta, con l’anamnesi, con 
l’esportazione bimanuale, degli esami endosco- 
pici alla Mac Carthy, dalla cisto-uretrografia. 

Rara la combinazione della sclerosi con restrin¬ 
gimenti uretrali. . 

La terapia, nei primi stadi è essenzialmente 
medica e consiste nei soliti rimedi medicamento- 
si, e nell’elettroterapia. Dal punto di vista ope¬ 
ratorio, il miglior mezzo è l’ablazione totale del 
collo (Lasio): esso dà buoni risultati sia imme¬ 
diati, che nei casi studiati a distanza. 

La presenza di un basso fondo retrotrigonale 
accentuato può indurre ragionevolmente nella re¬ 
sezione cuneiforme della barra ìnteruretenca. 


* * * 


A queste due relazioni seguirono altre comuni¬ 
cazioni sullo stesso argomento. 


Bloch G. (Firenze). — Ritenzioni vescicali per 
alterazioni intrinseche del collo vescicole. Con ; 
trariamente a quanto hanno concluso ì relatori 
PO. restringe il concetto di malattia del collo a 
quelle forine nelle quali non si riesce a mettere 
in evidenza una lesione sia pur minima ma chia¬ 
ramente dimostrabile, e che sicuramente conge¬ 
nite riconoscano una patogenesi esclusivamente 
neuromuscolare. Clinicamente si possono ricono¬ 
scere-tre periodi: 1) ipertonia del collo; 2) iper¬ 
trofia; 3) sclerosi. L’ipertrofia può essere primiti¬ 
va oppure riflessa riferibile ad alterazioni nervose 

congenite. 

Rinaldi R. (Padova). — Resezione cuneiforme 
del collo vescicale stenosanle ed uretrocistogia- 
da — L’O. ha osservato e ne riferisce i dati ai 
un caso di stenosi del collo. LO. mostra inol¬ 
tre la uretrografia del suo malato eseguita per v 
ascendente. L’O. ottenne la guarigione dei di- 
sturbi con la resezione cuneiforme del collo ve 

scicale. 


Discussione. 

Lasio G. (Milano). — La uretrografia retro¬ 
grada rappresenta un errore di tecnica. Lo studio 
della vescica va eseguito durante il suo stato di 
riposo o durante la minzione spontanea, non già 
con una manovra che forzando lo sfintere vesci¬ 
cale deve necessariamente alterare la morfologia 
del collo. 

Rinaldi risponde che non ritiene fondata tale 
osservazione e sostiene la bontà della sua tecnica. 

Rinaldi R. (Novara). — Esistono delle stenosi 
da spasmo di origine puramente nervosa delle 
vie escretorie urinarie? — Secondo l’O. le mani¬ 
festazioni disuriche iniziali della tabe si possono 
paragonare ad altri stati spastici che si manife¬ 
stano in altri organi del tabetico. 

Negro M. e Sacchi M. (Torino). — Contributo alla 
cosidetta malattia del collo. — Gli 00. riportano 
in succinto i dati tratti dallo studio di nove ca¬ 
si di malati del collo e ne riportano gli esiti ope¬ 
ratorii. La malattia in parola è di origine certa¬ 
mente congenita. Essa consiste in una alterazione 
della disposizione dei due strati muscolari i qua¬ 
li sono preposti alla apertura e chiusura del collo 
dimostrando così una funzione antagonistica. 

La malattie del collo si rassomiglia nei suoi 
tratti clinici alla sintomatologia della ipertrofia 
prostatica. ,Se ne distingue per due elementi 
Finsorgenza precoce, il contrasto tra sintomi e 
reperto in realtà esiguo. A tali dati è legata la 
diagnosi. L’asportazione totale del collo costitui¬ 
sce l’intervento di elezione. 

Lilla P. (Livorno). — Contributo allo studio 
delle malattie del collo vescicale. — L’importanza 
della comunicazione, /risiede nel numero rile¬ 
vante di casi studiati (undici) e nel reperto isto¬ 
logico che li accompagna. In base a tali dati di 
fatto si può concludere che alcune sindromi da 
ritenzione e comprese sotto il nome di malattie 
del collo, abbiano una patogenesi flogistica cro¬ 
nica. Invece le cosidette barre o pliche interure- 
teriche sono di origine certamente congenita. 
Nella maggioranza dei casi la diagnosi non si 
presenta ardua: tuttavia occorre eliminare dalle 
possibili differenziali l’ipotesi di un carcinoma al 

suo inizio. . , _, 

La cura con applicazioni diatermiche non ap¬ 
proda, di solito, a risultati tangibili: bisogna 
ricorrere alla resezione cuneiforme, o meglio, ai¬ 
ta escissione totale del collo. 


Colombino S. (Torino). - Stenosi larga del col¬ 
lo vescicale di origine nervosa. — Sarebbe piu ap¬ 
propriato secondo l'O. chiamare la malattia del 
collo : stenosi larga del collo. Poiché e pur vero 
che esiste una stenosi ma è anche vero che essa 
consente il passaggio di grosse sonde. L O P 
senta poi la storia di un paziente che affetto 
lesione ilei collo midollare presentava una netta 

ritenzione urinaria. 

Lasio G. (Milano). — Le malattie del collo ve¬ 
scicole. — Non vi deve essere alcun dubbio p u 
sulla possibilità di una ritenzione legata ad un 
processo di sclerosi del collo vescicale Questa va 
nettamente distinta e differenziata da sindromi 
analoghe come si presentano in affezioni be 
differenti (ipertrofia; cancro della prostata ecc.) 

benché offra scarsi dati positivi. 

La cura chirurgica l’unica che possa J£ 

gione dei fenomeni disuria consiste nella esc 
fione circolare del collo. Talora i fenomeni resi- 


[Anno XXXIX, Num. 5J 


SEZIONE PRATICA 


191 


•cìui legali alla prostatite cronica esigono un ut- - 
teriore trattamento al quale segue generalmente 
la guarigione definitiva. 

Pavone M. (Palermo). — Forme varie di malat¬ 
tia del collo (sulla guida di casi clinici ). — La 
malattia del collo non riconosce un’unica ori¬ 
gine: essa è legata o ad una ipertrofia o ad una 
atrofia della sua muscolatura oppure anche ad 
una ipertrofia del muscolo interureterale. L’O. ri¬ 
tiene che queste conclusioni possano fondarsi sullo 
studio dei suoi casi. 

Ni sio G. (Bari). — Sulla cosidetta « malattia 
<lel collo ». — L O. riporta tre casi di ritenzioni 
vescicali, nel primo dei quali coesisteva un diver¬ 
ticolo dell’uraco; nel secondo un piede paraliti¬ 
co congenito: nel terzo i postumi di una blenor¬ 
ragia. 

L'O. potè ottenere in due casi un notevole mi¬ 
glioramento, la guarigione nel terzo mediante 
la elettrocoagulazione del collo, associata al ca¬ 
teterismo a dimora. 

Kuscica G. (Roma). — Ritenzione urinaria e 
schisi della prima vertebra sacrale. — L’O. rife¬ 
risce un caso di ritenzione urinaria con disten¬ 
sione totale delle vie escretorie renali in un gio¬ 
vane di 14 anni. L’esame obbiettivo fu negativo 
dal punto di vista clinico e urologico mentre che 
la radiografia dimostrò una diaschisi della prima 
vertebra sacrale. È a queste malformazioni della 
colonna vertebrale che bisogna pensare sèmpre 
in assenza di altre alterazioni a cui riconnettere 
i disturbi urinarii sopra a tutto nei giovani. 

Discussione. 

Nisio (Bari). — È del parere che nelle spine bifi¬ 
de occulte si manifesti più facilmente una riten¬ 
zione che una incontinenza di urina. 

Bruni C. (Napoli). — In base alla sua esperienza 
pediatrica, ritiene vero invece perfettamente l’op¬ 
posto. 

Colombino S. (Torino). — L’O. osservò in un 
giovane uomo una ritenzione grave associata ad 
una lieve incontinenza. L’esame neurologico ne 
rilevò la patogenesi. Si trattava di 'una aplasia 
del cono midollare. Non fu quindi possibile in¬ 
tervenire. 

Cilento M. (Napoli). — Endometriosi della ve¬ 
scica. — Una causa invero eccezionale di riten¬ 
zione urinaria è quella riferita dall’0. Si trat¬ 
tava di una formazione endometriale la quale rap¬ 
presenta un germe aberrato del canale di Mul¬ 
tar. Caratteristico era l’aumenio dei disturbi du¬ 
rante i mestrui della paziente. Singolare era anche 
la possibilità di riproduzione in piccolo dei di¬ 
sturbi accennati mediante la somministrazione di 
preparati opoterapici. 

Discussione sulla relazione 

E SULLE COMUNICAZIONI AD ESSA ATTINENTI. 

Cimino T. (Palermo). — Malgrado che i casi 
dell’O. siano stali già riportati nella relazione, 
tuttavia egli ritiene interessante tornarvi ancora 
sopra più dettagliatamente. 

In un individuo si era stabilita un’urinazione 
per rigurgito. Questa affezione fu attribuita a la 
presenza di piccolissimi adenomi del collo vesci- 
cale. Fu praticala una cura radio-terapica otte¬ 
nendo un cerio miglioramento dei sintomi. Tut¬ 
tavia dopo poco tempo il disturbo si ripresentò 
e richiese un intervento cruento. All’operazione 


non lurono più trovali gli adenomi ma solo un 
tessuto lortemenle sclerotico che fu asportato a 
pezzi. Questo caso è particolarmente dimostrati¬ 
vo in quanto che mette in guardia contro gli 
effetti dannosi della radio-terapia. Nel secondo 
caso l’O. si trovò in presenza di un tessuto sclero¬ 
tico connettivale L’intervento era stato suggeri¬ 
to da una crisi di ritenzione acuta dovuta ad una 
congestione vescicale la quale aveva così messo in 
evidenza una lesione sino allora ignorata. 

Alesio G. (Torino) risp. — L’O. ringrazia tut¬ 
ti coloro che hanno portato il prezioso contributo 
della loro esperienza personale. 

Egli riconosce che le sue conclusioni hanno 
riscosso il plauso della maggioranza. Non può pe¬ 
rò convenire con il collega Rinaldi quando egli 
dice che nelle affezioni del collo l’elemento dina* 
inico prevalga su quello meccanico. Non condi¬ 
vide neanche l’idea dell’opportunità della ure- 
trografia ascendente. 

E d’accordo con il collega Negro nel conferire 
alla flogosi uno scarso valore nel quadro delta 
malattie del collo. 

Pisani L. (Milano). — Anche l’O. ringrazia 
tutti coloro che hanno preso parte alla discus¬ 
sione ed insiste sulla necessità di studiare gli 
esiti degli interventi a distanza da essi. 

Bruni C. (Napoli). — Interpreta i sensi dell’as¬ 
semblea esprimendo il suo compiacimento per 
I interesse suscitato vuoi dalle relazioni che dal¬ 
le comunicazioni, ad essa attinenti e come pure 
dalla discussione. 

* • * 

Terminate le comunicazioni e la discussione sul 
tema di relazione seguirono comunicazioni su al¬ 
tri argomenti. 

• • # 

Lilla P. (Livorno). — Alcuni casi di rene poli- 
cislico. — L’O. ha osservato 4 casi di rene polici¬ 
stico: nel primo di essi egli ottenne un’evidente 
miglioria mediante la ignipuntura. 

Nel secondo caso in cui s’intervenne di nuovo 
per un ascesso pararenale fu potuto stabilire che 
tale metodo di cura evita il riformarsi delta cisti. 
Su un terzo caso i valori della F.S.F. si elevaro¬ 
no immediatamente dallo zero a cifra normale. 

Lilla P. (Livorno). — Considerazioni su alcune 
idronefrosi da vaso anomalo. — Su un caso di 
idronefrosi la sezione del vaso anomalo condus¬ 
se alla scomparsa delta cavità: questo è un risul¬ 
tato come raramente si osserva. 

Sestini F. e Bruni P. (Napoli). — Presentazio¬ 
ne di preparati allo scopo di studiare il mecca¬ 
nismo del reflusso pielo-renale. — Gli 00. pre¬ 
sentano alcuni preparati a corrosione eseguiti 
mediante iniezioni dall’arteria, dalla vena e dal¬ 
la pelvi renata. F ben evidente nei preparati l’e¬ 
sistenza di un reflusso pielo-venoso e di un pas¬ 
saggio della sostanza adoperata, dall’arteria alla 
vena. Su questo ultimo punto gli 00. si pro¬ 
pongono di dirigere le future loro ricerche. 

Pavone M. (Palermo). — Reflusso dopo nefrecto¬ 
mia per degenerazione fibroUpomatosa e sua cu¬ 
ra mediante folgorazione. Viene riferita la sto¬ 
ria di un paziente affetto da tipiche coliche cal¬ 
colose. Il rene asportato fu invece trovato affet¬ 
to da degenerazione fibrolipomatosa con focolai 
suppurativi. Si manifestò un reflusso vescico-ure- 
terale, ed uno sgocciolamento lombare. 





192 


« IL POLICLICICO » 


[Anno XXXIX, Num. 


Tale inconveniente fu tolto mediante la fol¬ 
gorazione dell 'estremo vescicale dell’uretere. 

Discussione * 

Lilla P. (Livorno). — Un caso simile a quel¬ 
lo riferito dal collega non solo per i sintomi ma 
anche per il reperto fu osservato dall O. Durante 
l’intervento che si presentò difficile per la pre¬ 
senza dell’aderenze fu osservata 1 ipoplasia dei 

vasi renali. 

Chiaudano C. (Torino). — Domanda con quale 
meccanismo possa aver agito la folgorazione, dal 
momento che questa viene adoperata per otte- 


Pavone. nella nefrite dolorosa. — L’O. in un caso- 
di nefrite dolorosa associò la simpaticolisi chimi¬ 
ca del peduncolo renale allo scapsulamento del 
rene e guarì il suo malato non solo dei disturbi 
ma indusse nel rene un ripristino completo della 

sua funzionalità. 

Discussione. 

Pavone M. (Palermo). — Esprime la sua ricono¬ 
scenza verso il collega che volle applicare il suo 
metodo seguito dal completo successo. Il metodo 
può essere o associato ad uno scapsulamento del 
rene o sostituito dalle iniezioni para-vertebrali 
anche esse proposte da lui. 


nere delle cicatrici molli- 

Pavone ( ri.sp .). — La cicatrizzazione della super¬ 
ficie cruenta dell’uretere fu resa possibile per 1 e- 
dema che si stabilì davanti ad essa in conse¬ 
guenza della elettro-coagulazione. 

Scandita ,8. (Roma). - Casi clinici di calco- 
losi ematurica monosintomatica. — LO. riferisce 
di 4 casi nei quali la calcolosi si era manifestata 
solamente con l’ematuria. L’intervento che ebbe 
ragione del disturbo consistette o- nella nefroto¬ 
mia o nella semplice pielotomia oppure nella 
eliminazione spontanea del calcolo. 

Nisio G. (Bari). — Sul trattamento delle cosidette 
ematurie essenziali. — L’O. riferisce di 5 malati 
nei quali malgrado ogni ricerca non si potè met¬ 
tere in evidenza che un’ematuria mono-laterale, 

definita dall’O. come essenziale. 

Si trattava di pieliti o pielonefnti o nefriti. In 
tutti e 5 i casi, dei quali vengono mostrate le 
pielografie, la cura fu esclusivamente medica: 
ad essa seguì constantemente la guarigione. 

Discussione. 

Ravasini C. (Trieste). — L’O. non ritiene che 
la nefrotomia rappresenti l’operazione di scel¬ 
ta nell'ematurie essenziali: egli ritiene invece, m 
base ad una larga esperienza già riferita in altri 
congressi che la preferenza vada assegnata allo 
scapsulamento del rene. 

Negro M. (Torino). — L’O. non è certo che in 
almeno due dei casi riportati dal Nisio, si fosse 
trattato di ematurie essenziali: dall’esame delle 
urine era più verosimile si fosse trattato di una 

pielite. 

Lilia P. (Livorno). — La nefrotomia è una ope¬ 
razione ormai abbandonata nella cura dell ema¬ 
turie essenziali nella diagnosi delle quali occorre 
una grandissima circospezione. 

Nisio (risp.). — Malgrado il parare contrario 
espresso dai suoi contradittori egli rimane nella 
propria opinione. Così ritiene che si possa esclu¬ 
dere la possibilità di un neoplasma avanzato dal 
Lilla per la lunga durata della malattia del caso 

in questione. 

Chiatto ano C: (Torino). — Coliche renali ossalu- 
riche. — L’O. riferisce di 2 casi di ossaluna nei 
quali l’emissione dei sali si accompagnava a delle 
vere coliche renali. 

Il cateterismo ureterale permise di stabilire la 
provenienza degli ossalati dal solo lato affetto da 
coliche. Per quanto ne è oscura l’origine, tanto 
maggiore ne è l’importanza. 

Sorrentino M. (Napoli). — La simpaticolisi chi¬ 
mica del peduncolo renale, secondo il metodo eli 


Marroni M. (Roma). — Il trattamento delle tu¬ 
bercolosi viscerali e degli esili post-operatori della 
tubercolosi renale. — 11 metodo personale dell ()., 
cognito ormai da quanti s’interessano dell argo¬ 
mento può essere applicato anche nelle lesioni re¬ 
nali tbc. nelle quali il chirurgo può limitarsi ad 
aprire soltanto e d’urgenza i focolai suppurata. 

Garofolo F. (Bologna). — Osservazioni alla pro¬ 
va della funzionalità renale con il tiosolfato di so¬ 
dio (Contributo sperimentale). — In base alle pro¬ 
prie ricerche l’O. si ritiene autorizzato a conclu- 
dere che la prova del Niyri non sia da preferirsi 
alle altre comunemente usate e come non olirà 
alcuna superiorità sulla F.S.F. 


Scandurra S. (Roma). — La funzione renale ed 
reterale a distanza dall 9 enervatone parziale o lo¬ 
lle di. uno o ambedue gli ureteri, nei cani /io/- 
ia ii — L’O. riferisce brevemente sui risultati 
elle sue esperienze eseguite su 4 gruppi di cani; 
i questi animali da esperimento l’O. ha eseguito 
^nervazione parziale o totale di uno o de. te 
reteri * a distanza di tempo variabile dall mter 
ento ha studiato la funzione renale ed ureterica 


Travaglia (Bari). — La funzione epato-renale 
nella chirurgia del fegato e nelle vie biliari e nella 
chirurgia delle vie urinarie. — Studiando insieme 
la funzionalità epatica e quella renale si può giun¬ 
gere ad una conclusione per la quale è lecito sta¬ 
bilire se si possa contare o meno sulla resistenza 
dell’ammalato ad un intervento sul sistema uri¬ 
nario. È dimostrato anche che le funzioni epati¬ 
che e renali seguano un vero e proprio decorso pa¬ 
rallelo nel periodo post-operatorio. 


Discussione. 

Lilla P. (Livorno). — E lieto che ad ogni con¬ 
gresso qualche oratore ribadisca 1 opportunità del¬ 
lo studio accoppiato delle due funzioni epato- 

renale. 

Virgillo F. (Nicastro). — Un caso di dolico me- 
qauretere congenito con riflesso vescico-renale ed 
idronefrosi. — Viene riferito, come dice il titolo 
della comunicazione, un caso di dolico megaure¬ 
tere congenito associato ad un riflesso vescico-re- 

nale e idronefrosi. 


Discussione. 

Ravasini C. (Trieste). — Domanda se vi fosse o 
meno del pus nelle urine. 

Lasio G. (Milano). — Il megauretere, insieme 
con gli altri disturbi, è probabile abbia rappresen¬ 
tato un epifenomeno di un’aplasia della papi < 
ureterale, lesione primitiva squisitamente conge¬ 
nita. Tutta la sintomatologia fu determinata dal- 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


SEZIONE PRATICA 


193 


l’insorgere di un’infezione che ruppe l’equilibrio, 
fin'allora conservato, di pressione vescico-uretero- 
pielica. 

Lillà P. (Livorno). — Occorre grande prudenza 
prima di stabilire l’esistenza di un megauretere, 
senza un esame istologico. 

V iugillo (risp.). — Secondo lui si trattava di una 
forma di megauretere congenito, primitivo, e non 
secondario ad un’infezione o comunque legato al¬ 
l’esistenza di una papilla aplasica. 

Ravasini G. (Trieste'). — Dilatazione parziale con¬ 
genita dell'uretere. — Per l’assenza di ogni feno¬ 
meno flogistico, per la presenza di un’ematuria 
l’O. ritiene che il caso da lui osservalo di dilata¬ 
zione parziale dell’uretere medio possa e debba 
•andare ascritto tra le lesioni congenite. Il caso, 
oltremodo raro, fu studiato anche dal punto di 
vista anatomo-patologico, ed istologico, e trovò in 
questi esami un’ulteriore convalida alla supposi¬ 
zione predetta. 

Discussione. 

Alesio C. (Torino). — Non è lecito negare o am¬ 
mettere unilateralmente una dilatazione congenità 
degli ureteri. L O. in un feto di 7 mesi, osservò 
■da un lato una dilatazione, dall’altro una atresia 
ureterale. 

Ravasini G. (Trieste). — L'uroselectan B. — 
L’uroselectan R rappresenta una nuova, comoda, 
stabile soluzione del l’uroselectan in polvere e già 
a tutti nolo. Paragonando questo preparato con 
l’Abrodil si può dire che mentre quest’ultimo si 
elimina più rapidamente e più intensamente, 
l’uroselectan B, serve meglio allo studio delle om¬ 
bre renali. 

Discussione. 

Lasio G. (Milano). — Anche da noi il metodo 
biella pielografia discendente è stato giustamente 
■apprezzato. Tanto è vero che la casa Erba ha mes¬ 
so in commercio un preparato similare, chiamato 
urofanina. 

Bruni G. (Napoli). — Insiste sull’opportunità 
di usare un preparato alle consuete di limitare la 
dose iniettabile, e la cui sterilizzazione sia assicu¬ 
rata. 

Pantoli F. e Garofalo F. (Bologna). — Conside¬ 
razioni sulle malformazioni degli ureteri. — Gli 
00. hanno studiato tre casi di uretere doppio. In 
uno di essi lo sbocco anomalo vestibolare rappre¬ 
sentava la causa di una falsa incontinenza. Fu 
eseguita una eminefrectomia, ma lo sgocciolio di 
urina continuò: questo mancato successo terapeu¬ 
tico non fu potuo spiegare altrimenti, se non am¬ 
mettendo una comunicazione, bassa fra i due ure¬ 
teri ipotesi non emessa ancora da alcuno, ma 
neanche dimostrala nel caso attuale dagli stes¬ 
si 00. 

Cilento M. (Napoli). — Su di un caso di reflusso 
vescico-uretero-pelvico. — L’O. è riuscito ad ot¬ 
tenere un riflesso vescico-uretero-pelvico con la 
seguente manovra da lui riportata: si riempiva la 
vescica di una paziente affetta da tubercolosi uri¬ 
naria, fino al punto da rendere impellente la min¬ 
zione. Si invitava poi la malata a trattenere le 
urine, si esercitava una valida pressione sulle parti 
basse dell’addome. L’O. ricorda a questo proposito 
le esperienze sullo stesso tema, di M. Pavone. 

Garofalo F. (Bologna). — Miofibroma della ve¬ 
scica. — L’O. descrive in modo succinto, ma chia¬ 


ro, un leiomioma della vescica. Egli mostra an¬ 
che il primo cistogramma di tale affezione e rife¬ 
risce sull’eccellente stato di salute della malata a 
due anni di tempo dall’operazione. 

Nisio G. (Bari). — Ritenzione completa acuta da 
diverticoli vescicali. — Si tratta di un caso di ri¬ 
tenzione acuta completa legata all’esistenza di 
due grossi diverticoli di origine congenita. 

Lasio G. (Milano). — La cura post-operatoria 
della prostatectomia transuescicale con speciale ri¬ 
guardo all'emostasi. — La cospicua esperienza del- 
l’O., consente alcune conclusioni importanti sul 
trattamento post-operatorio nei prostatici. L’O. è 
un assertore prudente, ma convinto dell’inutilità 
del tamponamento della loggia prostatioa residua 
all’asportazione dell’adenoma. 

Naturalmente vi sono dei casi che impongono 
il tamponamento, ma sono pochi. Su 49 casi (con 
una mortalità del 2 % per una bronco-polmonite), 
I uso del tampone fu richiesto solo 9 volte. Nei 
rimanenti 40 casi l’iniezione endovenosa di CaGl 
e l’applicazione del tubo di Freyer si mostrarono 
più che sufficienti per assicurare un decorso post¬ 
operatorio ideale 

Verardi M. (Napoli). — Nuovo elettrode per la 
diatermia della prostata. — L’O. presenta lo stru¬ 
mento che assicura una migliore e maggiore ade¬ 
renza sulla faccia posteriore della prostata. 

Negro M. (Torino). — Carcinoma della prostata 
e radioterapia profonda. — In 4 casi di carcinoma 
prostatico fu eseguita una cura di applicazioni 
profonde radioterapiche. Evidente il miglioramen¬ 
to sia locale che generale. La bontà del succcesso 
— però — fu velata dalla comparsa di metastasi, 
manifestatesi 1 anno e mezzo dopo tale terapia. 

Verardi M. (Napoli). — La cura della uretrite 
gonococcica con la diatermia. — Vengono riferiti 
i brillanti successi ottenuti con un apparecchio di 
nuova costruzione, presentato all’assemblea dallo 
stesso O., inventore del medesimo. 

Nicolich G. (Trieste). — Indicazioni e risultati 
della resezione circolare dell’uretra secondo Ma¬ 
rion. — L’O. si dichiara soddisfatto dei risultati 
ottenuti nella cura dei restringimenti sia trauma¬ 
tici (5 casi) che blenorragici (2 casi) mediante la 
resezione circolare alla Marion. 

De Luca A. (Palermo). — Un raro caso di calco¬ 
losi gigante dell’uretra membranosa in un bam¬ 
bino — L’O. descrive un caso di un bambino di 
5 anni, dall’uretra del quale fu estratto un calcolo 
del peso di 10 gr. misurante 3x4 1/2 cm., costi¬ 
tuito da urati. 

Negro M. (Torino). — Varici dell’uretra. — La 
diagnosi di varici dell’uretra fu posta con l’esame 
uretroscopico. Mediante la elettrocoagulazione il 
malato fu guarito della sua affezione. 

Chiaudano C. (Torino). — Operazioni plastiche 
sul dotto seminale, — Le stenosi del dotto semi¬ 
nale sono suscettibili d’interventi plastici. Occorre 
naturalmente stabilire esattamente la sede dell’oc¬ 
clusione. Gli interventi che possono venire ese¬ 
guiti allo scopo sono molteplici. L’O. riporta 5 casi 
del genere nei quali l’intervento fu seguito da 
un eccellente risultato. 

Di Majo G. (Milano). — Le siìidromi addominali 
gastro-intestinali nelle affezioni chirurgiche del¬ 
l’apparato urinario. — I/O. riferisce di 24 ma¬ 
lati nei quali si erano manifestate delle sindromi 





194 


« TIj POLIGLIC1CO » 


[Anno XXXIX, Num. 5]< 


gastro-enteriche o addominali, pur essendo affetti 
dà affezioni urologiche. L’O. ritiene che queste 
manifestazioni siano dovute a ritiessi reno-digesti- 
vi e ad alterazioni dell’equilibrio acido-basico. 

Bruni G. (Napoli). — La litotrisia cistoscopla. 

Un nuovo litotritore. — L’O. ritiene che per i pic¬ 
coli calcoli vescicali una cistotomia soprapubica 
rappresenti un intervento eccessivo, quasi spro¬ 
porzionato all’importanza modesta della malattia. 

In questi casi serve egregiamente allo scopo un 
piccolo litotritore che l’O. presenta all’assemblea. 

Discussione. 

Pavone (Palermo). — Sottolinea un’importanza 
delle dichiarazioni del prof. Bruni e nota come si 
tenda ingiustamente ad abbandonare oggi questo 
eccellente metodo di cura. L. Mingazzini. 

Accademia Medica Pistoiese 
66 Filippo Pacini 

Seduta del 30 dicembre 1931. 

Presiede il Prof. Cantieri. 

Tonsilliti e nefropatie. 

Prof. Torrigiani (Firenze). — Comincia dall'illu¬ 
strare il concetto di tonsillite, malattia puramente 
locale da cui possono provenire alterazioni in altri 
organi, e quello di tonsillite, malattia infettiva 
acuta a porta d’ingresso ignota con varie mani¬ 
festazioni cliniche, fra le quali quella faringea e 
la più appariscente (anginosi). Il concetto che le 
tonsille costituiscono la porta d’ingresso a germi 
infettanti in una forte percentuale di nefriti, e 
quindi il nesso clinicamente accertato fra tonsil¬ 
liti e nefropatie, si connette alla teoria « infezioni 
locali » e mette in linea anche la possibilità che 
anche le tonsilliti croniche possano rappresentare 
un « Focus settico » dal quale prenderebbe origi¬ 
ne un’infezione focale che potrebbe esser causa 

di nefrite. . 

Illustra la diagnosi clinica e anatomica di ton¬ 
sillite cronica, intrattenendosi anche sulla impor¬ 
tanza dei reperti batteriologici. Ricorda i vari con¬ 
cetti sulla fisiologia delle tonsille ricordando so¬ 
prattutto la funzione protettiva della tonsilla sana 
e il danno della tonsilla malata. 

Riporta a quattro tipi principali le affezioni re¬ 
nali in rapporto ad infiammazioni tonsillari: 
1) Albuminurie semplici; 2) Glomerulo-nefrite a 
focolai, il cui carattere più saliente è rappresen¬ 
talo dalla ematuria, albumina scarsa, mancano ì 
se"ni di sofferenza extra-renale. È la forma piu 
caratteristica in cui meglio appare il nesso fra 
acutizzazioni tonsillari e peggioramento renale; 
3) Glomerulo-nefrite diffusa : dà sofferenze extra- 
renali (edemi, ipertensione), albuminuria elevata 
e può anche dare complicazione come la neuro- 
retinite; 4) Nefrite cronica quale prodotto di vane 
forme a focolaio. Più frequente di tutte la glo¬ 
merulo-nefrite a focolai. Ritiene che le angine rap¬ 
presentando un fallo infettivo con fatti generali 
costituiscono una sepsi in potenza che può tra¬ 
sformarsi in sepsi vera con la costituzione di un 
focolaio settico, sia linfangitico, sia flebitico che 
endocardi!ico; ma in generale rimangono come 
processi di infezione locale ed agiscono, non per 
batteri, ma per tossine; anche nella glomerulo- 
nefrite a focolai si sarebbe di fronte a fatti dege¬ 
nerativi. 


Discute la tonsillectomia che egli limila alle ne¬ 
fropatie a fqrme reumatiche, all’endocardite lenta- 
e ad alcune ipertermie criptogenetiche. Riferisce 
di avere operato 560 casi di enucleazione tonsil¬ 
lare per affezioni renali, ma solo di 190 ha dati 
sufficienti per riferirne i resultati: Albuminurie 
semplici, 27; Glomerulo-nefrite a focolai acuta, 91; 
Glomerulo-nefrite a focolai cronica, 47; Glomerulo- 
nefrite diffusa cronica, 15. Dei casi di albuminu¬ 
ria semplice 19 erano da tonsillite cronica reci¬ 
divante. e di questi 11 sono guariti prontamente, 

2 dopo 2 o 3 mesi, 3 sono rimasti stazionari dopa 
7 e rispettivamente 11 mesi e 2 anni. Su 91 casi 
di forme a focolaio acute ha avuto 48 guariti, con 
sedici miglioramenti notevoli, 7 apprezzabili, e 20 
con tendenza a passaggio allo stato cronico. Delle 
47 forme a focolaio croniche, 11 guarirono nello 
spazio di 2-3 mesi, 14 entro l’anno, 7 migliorarono 
e 15 rimasero invariate. Fra le quindici forme di 
nefrite cronica furono notati 3 guariti, 6 miglio¬ 
rati, 6 stazionari. 

Questa statistica ebbe inizio 15 anni fa. 

Società Medico-Chirurgica Bresciana. 

Seduta scientifica del 1° dicembre 1931. 

Presidente : prof. Baratozzi. 

Restringimento uretrale congenito infrangibile con fatti 

settico-uremici. 

Doli. P. Salvine — L’O. riferisce il caso di un 
ufficiale di cavalleria il quale fin dalla infanzia 
soffriva di disturbi disurici, e all’età di 23 anni, 
forse anche in seguito al molto cavalcare, fu colto 
da ritenzione e sintomi settici urinosi. 

L’O. riscontrò una stenosi serrata dell’uretra al¬ 
l’angolo peno-scrotale, insormontabile anche colle 
più fini minugie e dopo d’avere preparato l’in¬ 
fermo con semicupi e supposte di belladonna. Ol¬ 
tre a ciò fimosi congenita d’alto grado. Eseguita 
la cistotomia soprapubica, la febbre e i fenomeni 
settico uremici scomparvero e l’O. dopo 10 giorni 
dall’operazione potè, in seguito alla decongestione 
della mucosa uretrale, introdurre una minugia e 
poi procedere alla uretrotomia interna. Il malato 
venne operato anche della fimosi e guarì di tutti 
i suoi disturbi. 

L’O. data la presenza di disturbi disurici fin 
dall’età infantile e la mancanza di infezione ble¬ 
norragia o di un trauma pregresso al perineo, ri¬ 
tiene che si sia trattato di un restringimento con¬ 
genitale. 

Segue discussione. 

Dolt. A. Falanga. — Sul Vanchilostomiasi. 

Doli. T. V. Ponsini. — Toracopago. 

Seduta scientifica del 15 dicembre 1931. 

Presidente: prof. Baratozzi. 

Doti. A. Tunesi. — Contributo alla conoscenza 

del lobo polmonare della vena azigos. 

Prof. G. Dossena. — Cura chirurgica della re¬ 
troversione uterina col metodo Alfieri. 

Grave cistorragia d'origine gonococcica. 

Dott. P. Iob. — Riferisce sopra un caso di cistite 
blenorragia in donna gravida, complicata da co¬ 
piose ematurie terminali. Il cateterismo degli ure¬ 
teri escluse la tubercolosi o altre malattie renali. 

Il Segretario: prof. M. F Lamberti. 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


SEZIONE PRATICA 


195 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


CASISTICA. 

Azotemia ainbulatoria con forte acidosi nel corso 

di una nefrite cronica. 

V. Jonas e J. Kral (Paris médical , 22 ago¬ 
sto 1931) riferiscono il caso di un uomo tren¬ 
tenne, che non aveva mai avuto malattie gra¬ 
vi e soffriva spesso di angina. Da un anno era 
diventato un po’ difficile per il mangiare ed 
altresì meno vivace di un tempo. Da sei mesi 
soffriva cefalee che negli ultimi tempi erano 
diventate assai forti. Le forze diminuivano ra¬ 
pidamente e si erano verificate epistassi. Al¬ 
esarne, respiro profondo (che si fece in se¬ 
guito del tipo di Kuissmaul), odore ammonia¬ 
cale dell’alito, non retinite; urina del P. S. 
di 1006-1010 con albumina (0,75-1,75 per li¬ 
tro) leucociti ed emazie, non cilindri. Urea 
sanguigna 4,93 per litro; pH del sangue 7,10, 
disceso poi a 7,0. In pochi giorni si ebbe la 
morte preceduta da stato semicomatoso. Al¬ 
l’autopsia, nefrite cronica atrofica. 

In complesso, quindi, un caso di nefrite 
cronica con uremia terminale, che si era mani¬ 
festata da poco tempo con i segni del piccolo 
brightismo. Ma il paziente aveva potuto con¬ 
tinuare le sue occupazioni abituali fino a po¬ 
chi giorni prima dell’entrata in ospedale, do¬ 
ve si era recato perchè aveva il naso « tura¬ 
to ». Il fatto che maggiormente colpisce in 
questo malato non costretto a letto, è quello 
dell'azotemia notevole, accompagnata da un’a¬ 
cidosi, quale non si osserva che raramente, 
anche nel coma diabetico. 

Casi di azotemia ainbulatoria sono stati ri¬ 
feriti da altri, quali Javal (un malato che ha 
potuto continuare le sue occupazioni malgra¬ 
do un’azotemia di 3-4 grammi, fino al giorno 
in cui un infezione banale lo portò a morte) 
e De Oennes (un paziente con azotemia di 
grammi 2,5-3 che si lamentava soltanto di 
mancanza di appetito; soltanto due giorni pri¬ 
ma della morte comparvero i segni clinici 
della grande uremia). fH 

Stravasi di orina dall’uretere. 

Geisinger (Ann. of Surg., febbraio 1931) 
riferisce 3 casi di infiltrazione periureterale 
di orina senza traumi esterni. Si tratta di le¬ 
sioni rare a prognosi molto grave. 

In tutti e tre i casi il fattore causale era 
1 incuneamento di un calcolo nell’uretere con 
conseguente necrosi della parete ureterale. 

Il quajdro clinico è in rapporto colla quan¬ 
tità deH’orina che è fuoriuscita nei tessuti, la 
virulenza dei germi -che contiene e la reazione 
del paziente. Si può formare un flemmone o 
il processo si può localizzare con o senza for¬ 
mazione di un ascesso. E’ specialmente inte- 
ìessante un caso nel quale si ebbe una riso¬ 


luzione completa dei sintomi e guarigione 
senza intervento. 

Di regola però si tratta di casi che richiedo¬ 
no un pronto intervento chirurgico. Il mo¬ 
mento dell’intervento e l’intervento stesso ver¬ 
ranno determinati caso per caso. 

M. Ascoli. 

Tumori maligni primitivi dell’uretere. 

M. J. Renner (Surg. Gyn. and Obst., apri¬ 
le 1931) ha raccolto i casi di tumore maligno 
primitivo dell’uretere: circa 50 complessiva¬ 
mente. Una decina di questi sono di natura 
connettivale, gli altri epiteliale. Mentre questi 
ultimi sono ben noti, meno conosciuti sono i 
primi; l’A. ha avuto occasione di osservarne 2 
di cui uno mixo-sarcoma e l’altro carcino-sar- 
coma : tumori di piccole dimensioni. Uno dì 
questi fu reperto di autopsia. Per la sintoma¬ 
tologia e la cura nulla di nuovo rispetto ai più 
comuni epiteliomi dell’uretere. V. Ghiron. 

TERAPIA. 

Risultati della radiumterapia nei tumori maligni 

della vescica. 

R. Darget (Bordeaux chirurgical, n. 3, lu¬ 
glio 1931) ha avuto modo di applicare la ra¬ 
diumterapia in 23 casi di tumori maligni del¬ 
la vescica. 

Di questi non ne considera però che 13 ca¬ 
si perchè gli altri o erano in condizioni trop¬ 
po gravi o sono morti per cause indipenden¬ 
ti dall’operazione. Di questi 13 casi in 9 ha 
ottenuto la guarigione perfetta constatata per 
mezzo di cistoscople ripetute per un periodo 
che va dai 5 anni ai 13 mesi, nei 4 restanti 
casi i p. sono morti per recidiva. La maligni¬ 
tà dei tumori asportati è stata controllata con 
l’esame istologico. 

In tutti i p. l’applicazione del radium è 
stata ben sopportata nooi avendo l’A. prolun¬ 
gata 1 applicazione oltre i 7 giorni e avendo 
usato una tecnica accurata per impedire la 
caduta degli aghi e le conseguenti scottature 
della mucosa vescicale. 

In tre ammalati affetti da cistite post-ope¬ 
ratoria ha notato l’espulsione spontanea di 
calcoli fosfatici che non si sono più riprodot¬ 
ti quando le urine sono ridiventate limpide. 
In nessun caso ha dovuto segnalare incidenti 
gravi come perforazione della vescica o peri¬ 
tonite. L’impianto degli aghi in vicinanza dei 
meati ureterali non ha mai prodotto l’oblite¬ 
razione di questi. L’azotemia e la riserva al¬ 
calina del sangue non sono state influenzate 
dall’applicazione del radio. La tecnica usata 
djall’A. è la seguente: Previa ampia cistotomia 
e distruzione superficiale delle masse neopla- 
sl iche esuberanti con la diatermo-coagulazio- 
ne, ha impiantato all/2 cm. circa l’uno 







196 


(( IL P0L1CLICIC0 » 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


dall’altro gli aghi da mmgr. di radium fil¬ 
trali da 1/2 mm. di platino nella base dei 
tumore. Per impedire che gli aghi potessero 
cadere li ha impiantati solidamente e ha zaf¬ 
fato con garza che aveva anche 1 ufficio di 
preservare dal focolaio d irradiazione la muco¬ 
sa vescicale sana. Terminava l’intervento con 

un drenaggio della vescica. 

Gli aghi non debbono essere lasciati m po¬ 
sto più°di 7 giorni. 

Prima, durante e dopo l’operazione, per e- 
vitare l’infezione della vescica o per limitare 
crii effetti delle scottature da radio, bisogna 
praticare dei lavaggi con cloruro di magne¬ 
sio- il nitrato d’argento è mal tollerato. 

L’A conclude che, come prima aveva an¬ 
che osservato Keyes, i tumori più radiumsen¬ 
sibili sono quelli che presentano maggior nu¬ 
mero di figure cariocinet.iche e a tale scopo 
propone di fare una biopsia mediante la cisto¬ 
scopla prima dell’intervento: biopsia che per¬ 
metterà di riservare alla radioterapia ì tumori 
con numerose mitosi e alla diatermo-coagu- 
lazione quelli con mitosi lare. 

G. Gentile. 

L’urotropina nell’iiicoiitineiizii di orina delle malat¬ 
tie nervose. 

Caffè, Bainglas e Cosma (Joum. de med. de 
Paris 3 die. 1931) riferiscono sui buoni ri¬ 
sultati ottenuti con le iniezioni endovenose 
di urotropina nell’incontinenza di orma di 

malati nervosi, con lesioni definitive del si¬ 
stema nervoso centrale. La prima oss ®^ azl ° n 
ne è stata quella di una donna paraplegica m 
cui le iniezioni endovenose di urotropina fatte 
per combattere la colecistite guanroiio an¬ 
che l'incontinenza di orma da cui tale donna 

^Nei diversi casi hanno ottenuto risultati di¬ 
versi dalla scomparsa totale dell’incontinenza 

senza recidive ai risultati nulli. . * 

La spiegazione del fatto non è agevole; ad 
oo-ni màdo i risultali terapeutici sembrano 
interessanti, tanto più dinanzi a fatti che 
ritengono generalmente inguaribili. ju- 

Selle colibacillosi dell’apparato urinario. 

Janet consiglia: ^ 

Acido canforico , 

Blu di metilene 

Di queste, due al giorno al momento dei 
pasti.; durante 4 giorni la settimana. Ne > 

al Mauàr m dal U ™nt°o P1 s n uo, consiglia la pozione 
seguente : 

Acido benzoico 

Mucillaginc di gomma arab. 

Sciroppo di zucchero anag. 1 

Acqua dist. . g * ÓUU 

Un cucchiaio ogni tre ore. 

(, Journ . des pratic., 11 aprile 1931). 


g- 


5 


MEDICINA SCIENTIFICA. 

Il pH urinario negli stati di depressione. 

Laignel-Lavastine, Kogues de Fursac e G. 
d’Hencqueville (cfr. Presse medicale , 24 ott. 
1931) hanno dimostrato nei depressi ansiosi 
l’esistenza di un disturbo dell’equilibrio aci¬ 
do-base degli umori che si manifesta con uno 
stato di alcalosi. Il pH urinario, che nei nor¬ 
mali a digiuno è di circa G, raggiunge invece 
in tali individui il 7. Gli AA. ritengono che 
lo studio di esso possa quindi servire a scopi 
etiologici e permettere di distinguere gli stati 
di depressione essenziale da quelli di depres¬ 
sione clinicamente analoghi, ma sintomatici 
di una schizofrenia. 

Come risulta dai dati riportati nel lavoro ori¬ 
ginale pubblicati in Ann. médico-psychologi- 
ques , mentre il pH urinario, nei depressi es¬ 
senziali si mantiene stabilmente nella zona 
alcalosica (da 6,5 a 7,5), negli schizofrenici 
esso è instabile e variabile nell’evoluzione da 
un giorno all’altro, senza rapporto con le mo¬ 
dificazioni cliniche ed oscilla fra le cifre estre¬ 
me da 5 a 9. TT i . * 

La discordanza fra le cifre del pH e lo stato 

clinico nella schizofrenia è analoga alla di sar¬ 
monia che si può osservare in tale affezione 
nei diversi stati psichici, affettivi e motori. 
Essa permette, ad ogni modo, di fare preco¬ 
cemente la diagnosi dell’affezione. _ fu. 

VA RIA. 

Un’epidemia famigliare 
di glomerulonefrite acuta diffusa. 

Viene descritta da A. C. Ernstene e G. P. 
Robb (Jour. o/ A. M. A., n. 19 , 7 nov. 1931). 

In 8 bambini su 10, senza relazione alcuna 
con eventuale infezione scarlattinosa, si svi¬ 
luppò successivamente una flogosi acuta delle 
vie aeree superiori, seguita in 6 dai sintomi 
di una glomerulonefrite acuta diffusa, com¬ 
parsa durante la convalescenza. . . 

L’intervallo trascorso in ogni caso tra ini¬ 
zio dell’infezione acuta e comparsa della ne¬ 
frite, suffragherebbe, per gli AA., 1 ipotesi che 
questa seconda si sarebbe sviluppata da uno 
stato di ipersensibilità alla prima. 

L’esame batteriologico della gola rivelo pre¬ 
senza dello streptococco vindans in tutti^i sog¬ 
getti, associato in tre col bacillo influenza e. 
La cultura delle urine, invece, restò costante 

men te sterile. _ ; à VDERI -— . 

POSTA DEGLI ABBONATI. 

All’abb. N. 12560, da G. N. : 

Sull’azione terapeutica dello zolfo, veda . i 

volumi del dott. L. Maranelli : Neozof/ofem- 

pia. editi dall'Istituto Editoriale Cisalpino Mi¬ 
lano Nel Voi. ITI, troverà anche i metodi per 
] a determinazione dello zolfo nell urna e nel 

sangue. 




[Anno \\\I\, Xvm. ò] 


SEZIONE PRATICA 


197 


POLITICA SANITARIA 

CONTROVERSIE GIURIDICHE 

III. - Concorso per direzione di ospedale - Costi¬ 
tuzione della Commissione. 

Il regolamento organico del Reale Albergo 
dei Poveri di Napoli prescrive che della Conv 
missione giudicatrice del concorso per la no¬ 
mina dei sanitari facciano parte anche « tre 
professori della facoltà medico-chirurgica di 
Napoli ed uno dei consulenti della pia opera 
in medicina e chirurgia o delle diverse spe¬ 
cialità e tutti avuto riguardo alla natura del 
posto da coprire ». 

Dovendosi provvedere alla nomina del Di¬ 
rettore, che ha funzioni prevalentemente chi¬ 
rurgiche, furono scelli un professore ordina¬ 
rio di chirurgia, un libero docente della stes¬ 
sa materia e un professore ordinario di pe¬ 
diatria. In seguito ad avvertimento anonimo, 
sembrò che la Commissione non fosse rego¬ 
larmente costituita, perchè avrebbe dovuto 
farne parte un professore ordinario e non un 
libero docente. Tutti i Commissari decisero 
d accordo di dimettersi, per lasciare piena li¬ 
bertà all amministrazione dell’ente, la quale 
accettò le dimissioni e ricostituì la Commis¬ 
sione sostituendo al libero docente un profes¬ 
sore ordinario. La Commissione completò poi 
il procedimento e formò la graduatoria, de¬ 
signando per ordine di merito soltanto tre dei 
concorrenti idonei, come era prescritto nel re¬ 
golamento. 

Uno dei concorrenti ricorse al Consiglio di 
Stato contro la deliberazione di nomina. Pre¬ 
scindendo da minori quistioni, che non inte¬ 
ressano, tre argomenti di dissenso sono da se¬ 
gnalare: a) poteva far parte della Commissio¬ 
ne per la nomina del direttore con funzioni 
prevalentemente chirurgiche un professore di 
pediatria? 6) Era legittima La, ricostituzione 
della Commissione, data la esclusione succes¬ 
siva del Cornimi ssario che ne faceva parte le¬ 
galmente perchè anche, il libero docente è da 
considerare professore di università? c) Pote¬ 
va la Commissione graduare, entro la terna, i 
candidati idonei, o doveva limitarsi a desi¬ 
gnarli, senza stabilire un ordine di merito? 

Il resistente, opponendosi al ricorso, faceva 
queste osservazioni: A) il Direttore dell’Ospe¬ 
dale ha, è vero, funzioni prevalentemente 
chirurgiche, ma ha anche attribuzioni diret¬ 
tive, e sovraintende a tutti i servizi sanitari, 
compresi quelli di assistenza medica; era, 
quindi, legittima la partecipazione alla Com¬ 
missione di un clinico medico o pediatra. B) 
i Commissari erano liberi di dimettersi o di 
esercitare 1 ufficio ad essi affidato; la rinun¬ 
zia che essi fecero non era, quindi illegitti- 


E GIURISPRUDENZA 0 

ma; l’amministrazione dell’ente, accettando le 
dimissioni, agì correttamente, tanto più che 
essa non poteva obbligare i Commissari a de¬ 
sistere dal loro proposito. Sino a questo pun¬ 
to, il procedimento era senza dubbio regola¬ 
le. Ma da questo momento, l’amministrazio¬ 
ne aveva via libera e poteva, quindi, ricostitui¬ 
re la Commissione con facoltà discrezionale. 
E poiché er,a almeno dubbia la legalità della 
nomina di un libero docente' dovendosi anzi 
ritenere che il regolamento indicasse un pro¬ 
fessore di ruolo, correttamente, se non altro 
per evitare incertezze, sostituì un professore 
ordinario. C ) Quando il regolamento prescri¬ 
ve che sia formata una terna di eleggibili, sta¬ 
bilisce un limite agli effetti della scelta e 
della nomina. Ma ciò non esclude che i tre 
concorrenti dichiarati eleggibili siano gradua¬ 
li per ordine di merito, secondo il risultato 
della valutazione dei titoli. La Commissione 
la un esame per accertamento di idoneità as¬ 
soluta e comparativa e, necessariamente, de¬ 
ve stabilire i] merito dei singoli concorrenti. 
Soltanto i primi tre idonei sono eleggibili; cia¬ 
scuno di essi ha, però, quel grado che, per 
ordine di idoneità, gli appartiene, secondo il 
risultato del l’accerta mento, non sopprimibile. 

La V a Sezione del Consiglio di Stato, con 
decisione ó dicembre 1931, ha accolto le con¬ 
siderazioni del resistente, come sono state qui 
riassunte, ed ha respinto il ricorso. (Chiaro- 
danza c. Simeoni e R. Albergo dei Poveri di 
Na poi i. 

IV. - Concorso - Giudizio illegittimo. 

I n concorrente aveva presentato vari cer¬ 
tificati, dai quali risultava che egli nello stes¬ 
so periodo di tempo aveva prestato servizio 
di medico interino a Gioiosa Tonica e aveva 
frequentato corsi di studi a Napoli e Messina. 
La Commissione valutò tutti questi titoli. In¬ 
vece non tenne conto del servizio prestato da 
un altro concorrente nell’Ospedale militare, 
sebbene, secondo i criteri stabiliti dalla stessa 
(ommissione, anche questo servizio costi tuis- 
se, come è ovvio, titolo di carriera valutabile. 

La V a Sezione del Consiglio di Stato, con 
sentenza 30 maggio 1931, n. 332, ha annul¬ 
lato la nomina, deliberata dal Podestà sulla 
base di quella graduatoria ed ha considerato 
che i certificati concernenti il servizio interi¬ 
nale e la frequenza dei corsi di studio in 
luogo diverso non erano attendibili perchè 
contraddittori. Ila inoltre osservato che la 
Commissione non poteva prescindere dalla va¬ 
lutazione del servizio prestato dall’altro con¬ 
corrente in, Ospedale militare. 


( ) La presente rubrica è affidata alTavr. Giovanni Selvaggi, esercente in Cassazione, cone. legale del nostro periodico. 





198 


« IL POLIC.LICICO » 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


NELLA VITA PROFESSIONALE. 


SERVIZI IGIENICO-SANITARI. 

Commissione sanitaria del dovernatorato di Roma. 

Abbiamo già dato notizia dell’adunanza tenuta 
da questa Commissione e dell’ordine del giorno 

svolto. 

11 primo argomento discusso — modificazione 
nel servizio di assistenza ai poveri e provvedimenti 
relativi — è di notevole importanza sociale 

L’assistenza sanitaria ai poveri della città e af¬ 
fidata ai medici condotti che esercitano le loro 
funzioni nell’ambito di una determinata zona del¬ 
l’abitato tanto a domicilio che negli ambulatori 
medici, taluni dei quali ora, con grande vantag¬ 
gio del pubblico, non sono piu allogati negli ul- 
fici delle delegazioni, ma in ambienti sufficien¬ 
temente appartati. Certo, sarebbe allora piu desi¬ 
derabile che tale servizio di assistenza ai poveri 
non restasse, così com’è ora, del tutto avulso da 
quello di assistenza ospitaliera. Ove infatti esi¬ 
stesse una coordinazione fra i due, sarebbe certa¬ 
mente possibile operare utili trasformazioni, tali 
da avvantaggiare sensibilmente la cittadinanza. 

Ma i vari tentativi fatti in passato per raggiun¬ 
gere questo intento non hanno avuto, a quanto 
pare, troppo buona fortuna. Chissà che in pro¬ 
gresso di tempo, con un po’ di buona volontà, 
non si possa raggiungere l’intento. 

In questi ultimi tempi, nei riguardi dell assi¬ 
stenza ai poveri, felici provvedimenti sono stati 
presi dalla civica Amministrazione per estendere 
sempre più il raggio della benefica azione a van¬ 
taggio dei più bisognosi di cure. Alludiamo spe¬ 
cialmente all’opera delle assistenti sanitarie rionali 
le quali scelte fra il personale preparato dalla 
Croce Rossa, disimpegnano, alle dipendenze dei 
medici condotti, un’opera complessa di assistenza 
che consiste non soltanto in prestazioni di carat¬ 
tere curativo, ma anche in compiti di vera e pro¬ 
pria bonifica sociale nelle case dei poveri. 

Però oggi, in dipendenza dell’enorme estensione 
della città verso la periferia che si è andata cosi 
intensamente popolando, è indispensabile esten¬ 
dere, in modo adeguato al bisogno, ì servizi assi¬ 
stenziali sanitari ai poveri, dotando di quanto v 
necessario anche quei nuovi nuclei di abitato che 
a tutt’oggi, sono rimasti fuori della zona, diremo 

così, protetta. 

Anche la parte sanitaria nei riguardi dell edi¬ 
lizia, ha una importanza notevole m quanto si 
allaccia strettamente al problema dell igiene delle 
abitazioni, problema che, a sua volta, ha strettis¬ 
sima aderenza con la profilassi antitubercolare 

In merito al regolamento d'igiene, va notato 
che il regolamento attualmente in vigore risale 
al 1925. Sebbene conti pochi anni di vita, pure 
devesì por mente che in seguito alla sua compi¬ 
lazione è avvenuta l’iscrizione del Governatorato, 
con attribuzioni speciali dell’ufficio sanitario. De- 
vesi inoltre considerare che l’attività del Governo 
Nazionale anche in materia sanitaria è stata mol¬ 
teplice e sostanziale con speciale riguardo nel cam¬ 
po dell’igiene. Difatti, dopo il 1925 furono pro¬ 
mulgate in tale materia ben 14 leggi e 9 regola¬ 
menti, nonché numerose parziali modificazioni al 
Testo Unico delle leggi sanitarie del 1907, e ai 
relativi regolamenti. Oltre a ciò esistevano pure 
aggiunte, integrazioni e, in qualche caso, anche 
modificazioni alle disposizioni preesistenti, le qua¬ 


li occorreva introdurre nel testo del regolamento, 
con i convenienti coordinamenti, in modo da dare 
unità e organicità a tutta la materia che regola 
questa importantissima attività della civica Am¬ 
ministrazione rivolta alla protezione della salute 
pubblica. 

Sull’igiene del suolo sono stati profondamente 
modificati gli articoli riguardanti i rifiuti e le 
immondizie domestiche e stradali, 1 igiene del 
suolo in rapporto con la malaria, e lo smaltimento 
delle materie luride nelle località tuttora prive 
di fognatura. , 

Nell’igiene dell’abitato è stata introdotta una 
più netta disposizione circa la dotazione dell’ac¬ 
qua potabile nelle abitazioni, ed è stato posto, 
molto giudiziosamente, il divieto di soppressione 
dei lavatoi nelle case di vecchia costruzione, dove 

esistessero. 

Gli articoli riguardanti l’igiene rurale sono stati 
pure opportunamente modificati in relazione al 
regolamento sull’igiene del lavoro e alle speciali 
norme riguardanti l’Agro Romano. 

La disciplina del commercio delle carni e del 
latte è stata pure aggiornata secondo le recenti 

norme dei regolamenti statali. 

Per quanto riguarda il latte, è stato fissato de¬ 
finitivamente nel 3,20 per cento il quantitativo 
minimo di sostanza grassa, che dovrà essere in 
ogni caso riscontrato nelle analisi, perchè tale es¬ 
senziale alimento si possa dire non scremato 
L’istituzione del libretto di idoneità sanitaria, 
del quale debbono già essere forniti tutti gli ad¬ 
detti alla preparazione e allo smercio di generi 
alimentari, che, com’è noto, fu oggetto di una 
speciale ordinanza governatoriale, e stata intro¬ 
dotta nel testo del nuovo regolamento, estenden¬ 
done assai opportunamente l’obbligatorietà anche 
per i barbieri, tenuto conto della possibilità di 
trasmissione di malattie con strumenti o rapporti 
inevitabili in tale mestiere. Quindi, allorché an¬ 
drà in vigore questa nuova disposizione, anche 
i barbieri dovranno munirsi del libretto d ido¬ 
neità sanitaria. Uguale garanzia dovrebbe peral¬ 
tro essere pure richiesta a coloro che attendono 
alla preparazione di alcuni medicinali, come 
esempio alle confezioni delle pillole, le quali, ge¬ 
neralmente, richiedono una certa manipolazione. 
Il pubblico macello avrà d’ora innanzi una pre¬ 
Altro argomento di autorità e quello della di¬ 
stribuzione in città delle farmacie. È stato detto 
e più volte ripetuto che le attuali farmacie, m 
seguito allo sviluppo cittadino operatosi m que¬ 
st’ultimo decennio, sono mal distribuite ec 
guisa da non corrispondere m modo adeguato ai 

necessità pubbliche. . 

In alcuni punti del centro della citta, ne esi¬ 
stono infatti a dovizia, mentre in altri, e soli¬ 
tamente alla periferia, scarseggiano o 
gio, non esistono -affatto. D altra parte la gg 
esige il funzionamento di una farmacia la o 
esiste un agglomeramento di abitanti che rag¬ 
giunga un certo numero di cittadini. 

Sarà bene dunque che si pensi seriamente a dota¬ 
re i quartieri dj nuova formazione della desiderata 
farmacia, che costituisce un alto e provvido pre¬ 
sidio sanitario specialmento per il popolo pm “ 
sagiato, predisponendo una pianta organica delle 
farmacie, tanto auspicata, che tenga preciso co 
clell’avvenuto reale sviluppo della citta. 



[Anno XXXIX, Num. 5] 


SEZIONE PRATICA 


199 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Albizzate (Varese). — Consorzio medico: Albiz- 
zate-Solbiate Arno. Per titoli ed esami. Stipendio 
annuo L. 9000. Indennità trasporto L. 700, con le 
riduzioni di legge. Abitanti 2000. Cinque aumenti 
quadriennali del decimo sullo stipendio iniziale, 
ktà massima anni 30. Documenti di rito bollati 
e legalizzati. Scadenza 28 febbraio, ore 18. Per in¬ 
formazioni rivolgersi al Municipio di Albizzate. 

Alessvndria. R. Manicomio di « S. Giacomo ». 
— Due posti di medico di Sezione. Stipendio lire 
■'•>00 più L. 2000 di servizio attivo; caro viveri spe¬ 
ciale, se dovuto secondo* le vigenti leggi. Vitto nei 
giorni di guardia ed alloggio personale. Ritenuta 
di R. Mobile e del 12% a senso disposizioni legali. 
Documenti di rito; eia massima anni 30 con le 
deroghe pei combattenti e pei mutilati. Dimo¬ 
strare di essere avviato alla carriera psichiatrica. 
Scadenza 29 febbraio. Per chiarimenti rivolgersi 
alla Direzione Amministrativa dell’Istitulo. 

Aversa (Napoli). R. Manicomio. — Scad. lo feb¬ 
braio^ o medici assistenti di cui 4 in neuro-psi¬ 
chiatria, e una dottoressa in ginecologia, chimi¬ 
ca e batteriologia; titoli ed esami; L. 9000 e 4 
quadrienni di L. 700 e di 800, oltre L. 1800 serv. 
att.; decurtate del 12%; età lini. 35 a.; tassa 
L. 50. 

Borgofranco Po {Mantova). — ,Scad. 15 feb., ore 
18, L. /920 già ridotte 20 %, oltre 5 quadrienni 
dee., c.-v., L. 500 uff. san., L. 2000 trasp.; età 
lini. 39 a.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 12 gen 

Cagliari. Municipio. — Scad. 15 feb.; condotta 
di sezione; L. 8000 ridotte del 12 %, 4 quinquenni 
dee., c.-y.; titoli ed eventualm. esami; età lim. 
35 a.; triennio di esercizio profess.; doc. a 6 mesi 
dal 6 gen.; voti negli esami speciali e nella laurea. 

Capodimonte (Viterbo). — Scad. 20 feb.; L. 10.500 
ridotte 12%, 5 quadrienni dee., L. 400 uff. san.- 
età lim. 40 a.; tassa L. 50. 

Casei Gerola (Pavia), —r Scad. 31 mar.; L. 11.000 
e 5 quadrienni dee., oltre L. 300 ambulat.; età 
lim. 45 a.; tassa L. 50,10. 

Castiglione d’Orcia (Siena). — A tutto 15 feb., 
3 a cond.; età lim. 35 a.; tassa L. 50,10; doc. a 3 
mesi dal 9 gen.; stip. L. 9500 e 6 quadrienni dee. 
oltre L. 2000 assegno mobile, L. 3500 trasp.; de- 
duz. 12 %. 

Cervia (Ravenna). — Scad. ore 17 del 30 apr.; 
3" reparto; L. 8500 e 10 bienni ventes. oltre c.-v., 

L. 2500 trasp., riduz. 12%; tassa L. 50,10. 

Cosenza. R. Prefettura. — Ufficiale Sanitario, 
Capo Ufficio di Igiene del Comune. Per titoli ed 
esami. Stipendio annuo L. 15.000, più 5 aumenti 
quadriennali del decimo. Per servizio medico sco¬ 
lastico L. 3000. Divieto esercizio professionale. Sca¬ 
denza 31 marzo. 

Cremona. Ospedali Maggiore ed Ugolani Dati. — 

A tutto 29 febbr., per titoli ed esami, chirurgo 
aggiunto; L. 8000; riduzione 12 %; caro-viveri ai 
coniugati. Tre anni di pratica presso Òlinica Uni¬ 
versitaria o grande Ospedale. Età limite 42 a. Ri¬ 
volgersi alla Segreteria del Consiglio degli Ospe¬ 
dali suddetti. 

Firenze. R. Arcispedale di S. M. Nuova e Stabi- 
Umenti Riuniti v — A ore 17 del 15 feb., assisten¬ 
te per l’Ospedale Sanatorio di Careggi; età lim. 


30 a.; L. 0400 da decurtarsi del 12%, c.-v. e al¬ 
tre indennità regolamentari; titoli ed esami; doc. 
a 3 mesi dal 15 gen. Noni, e conferma biennali. 

Napoli. Municipio. — Scad. ore 17 del 16 aprile- 
medico igienista; L. 10.500 e 3 quadrienni di lire 
500, oltre L. 2000 serv. a tt., riduz. 12%; età lim. 
3o a.; doc. a 3 mesi dal 15 gen.; tassa L. 50 alla 
lesoieria. Titoli ed esami. Chiedere annunzio. Ri¬ 
volgersi Protocollo Generale del Comune (Palazzo 
San Giacomo, 2° piano). 

Palermo. Ammin. Prov. — Due medici alunni 
nell Ospedale psichiatrico; titoli ed esperimenti 
scritti ed orali; età lim. 28 anni al 24 die 1931- 
indenn. L. 3660, dedotte del 12%; rivolgersi se¬ 
greteria dell Ospedale. 

Ramiseto (Reggio Em.). — A ore 18 del 15 apr.; 
età lini. 35 a.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 15 
gen.; stip. L. 7040 e 5 quadrienni dee. oltre lire 
2640 indenn. categoria, L. 880 uff. san., L. 2640 
cavale., L. 440 ambulat., c.-v. 

Salò (Brescia). — Scad. 31 mar.; cond. esterna; 
L. 10.000 e 6 quinquenni dee. oltre L. 1000 trasp.- 
nduz. 12%; età lim. 35 a.; tassa L. 50. 

Spello (Perugia). Ospedale Civile. — Scad. 28 
feb.; direttore; L. 8000 e 4 quadrienni dee. oltre 
L. 600 serv. att., c.-v., L. 2000-servizio chirurgia; 
riduz. 12 % ; età lim. 35 a.; speciale competenza 
nello esercizio della chirurgia; tassa L. 50. 

Sten ico (Trento). — ,Scad. 20 mar.; L. 9500 e 
5 quadrienni dee., oltre L. 950 uff. san., L. 2000 
indennità via, alloggio compreso locale per am¬ 
bulatorio; riduz. 12 %; tassa L. 50. 

Taranto. Amministrazione Provinciale. _ Per 

titoli ed esami. Direttore del Consorzio Provin¬ 
ciale AntituLercolare. Termine per la presenta¬ 
zione dei documenti sino alle ore 12 del giorno 
31 marzo 1931, X. Età massima 45 anni. Stipen¬ 
dio iniziale L. 18.000, suscettibili di cinque au¬ 
menti quadriennali del decimo, oltre la inden¬ 
nità di servizio attivo di lire 6000 annue. Sti¬ 
pendio ed indennità sono decurtabili del 12 per 
cento e delle ritenute per legge. Nomina quin¬ 
quennale. Residenza in Taranto. Inibita la libera 
professione e qualsiasi altro impiego pubblico o 
privato. È però consentita la consulenza nella 
specialità. Soliti documenti di rito. Per program¬ 
ma di esami e per maggiori schiarimenti rivol¬ 
gersi alla Segreteria del Consorzio, Palazzo degli 
Uffici, Taranto. 

Taranto. Municipio. — Medico 1 addetto presso 
l'Ufficio d’igiene ai servizi necroscopico e di vac¬ 
cinazione; titoli; scad. ore 13 del 29 feb.; età lim. 
45 a. al 7 gen.; doc. a 3 mesi; L. 9500 e 5 qua¬ 
drienni dee.; ritenuta 12%; c.-v. 

Villapianf. (Cosenza). — Scad. 5 apr.; L. 7000; 
riduzioni di legge; età lim. 40 a.; certificalo d’iscri¬ 
zione al P. N. F.; tassa L. 50. 

Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬ 
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche, 
i compensi allo stipendio base. 

Assegni di studio. 

, Accademia d'Italia. 

La classe di Scienze fisiche, matematiche e na¬ 
turali della Reale Accademia d'Italia, con i mezzi 
forniti dalla Fondazione « Alessandro Volta » do¬ 
vuta alla generosità della Società Edison, ha de¬ 
liberato di erogare durante l’esercizio 1932-33 cin- 





200 


(( IL POLICL1CICO » 


[Anno XXXIX, Num. 53 


que assegni di L. 16.000 per viaggi di studio (della 
durala minima di cinque mesi) di professori uni¬ 
versitari e per borse di studio (della durata di 
almeno olto mesi) a favore di altri studiosi ì 

lid ll l 

ia Ghi aspiri a conseguire uno di tali assegni può 
presentare domanda entro il 15 marzo alla Can¬ 
celleria dell’Accademia Reale esponendo il suo 
programma di attività scientifica all’estero. 


, Concorsi a premi. 

Sociélé Mèdi caie (ics Ilópitaux de Paris. 

Premio Le Cernire (triennale) di fr. 3000 sul 
tema «Il libretto sanitario». Premio Gmgeot 
(triennale) di fr. 6000 sul tema « Degli Uteri co¬ 
lurici senza decolorazione delle materie fecali ». 
Scad. 1° nov. 1932. Manoscritti ^al segretario gene¬ 
rale della Società, me de la Seine 12, Paris. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 


Sono trasferiti i seguenti professori di clinica 
pediatrica: Olimpio Cozzolino da Parma a Bari, 
Vittore Zamorani da Perugia a Pavia; Angiola Bor¬ 
iino da Sassari a Perugia. Il prol. Bruno liam- 
busti è stato nominato alla cattedra di clinica pe¬ 
diatrica di Parma. 


Sono trasferiti: il prof. Pio Bastai, di P^Uologiii 
medica, da Modena a Firenze; Ruggero Balli, 
radiologia e terapia fisica, da Pavia a Modena. 


L’on. Alessandro Alessandrini è nominalo \ice- 
coinm issa rio della Federazione Nazionale Fascista 
delle Società di mutuo soccorso e sanitarie in so¬ 
stituzione del gr. uff. Enrico Srodn.k, che ha do¬ 
vuto rinunziare alla carica perche assorbito da al¬ 
tri impegni nell’organizzazione cooperativistica e 

mutualistica. 


Il presidente della Croce Rossa Italiana sen Fi¬ 
lippo Cremonesi, ha conferito la medaglia d oro 
dei benemeriti dell’Ente al prof. Tommaso Man¬ 
cali dell'Università di Roma, per benemerenze nel 
campo assistenziale. 


S E. il Segretario del P. N. F. on. Achille Sta¬ 
race ha nominato fiduciario della Sezione mila¬ 
nese. dei professori universitari dell Associazione 
fascista della scuola, il prof. Carlo Foà. 


La Società tedesca di pediatria, adunatasi 8 
Dresda, ha eletto membri onorari ì proff. Gersten- 
berger di Cleveland, Jundell di Stoccolma, Alfred 
Ross di New York e Waidaus di Gottinga. 


NOTIZIE DIVERSE. 


1 


L’Accademia di Medicina di Parigi ha proceduto 
al rinnovamento del suo Consiglio per U 1932. 
Il dott Meillière, vice-presidente nel 1931. occu¬ 
perà d’ufficio il posto dii presidente. Alla vice-pre¬ 
sidenza è stato chiamato il doli. Souques, medico 
onorario degli ospedali di Parigi. Il rlott. Renani 
manterrà le funzioni (ti segretario delle sedute e 
prof. Achard quelle di segretario generale. A mem¬ 
bri del Consiglio sono stali nominati i proti, bo- 
redey e Hartmann, in sostituzione di lessier 

Martel. 


All’Accademia spagnola di medicina, dopo una 
viva lotta per il rinnovamento delle cariche, sono 
stati eletti : presidente il prof. L. de la Pena, vice¬ 
presidenti i dottori A. Vallejo Négera e A. P'ga 
Pascu al. 


Le prossime riunioni mediche. 

Marzo 6-9, Lione: 3° Congr. internaz. di tecnica 
sanitaria e igiene urbanistica. (Segr. gen.: prol. 
Garin, rue Ménestrier, Lyon. Delegaz. ital. : viale 

Romagna 51, Milano). . 

Marzo 15-18 Madrid : 19° Congresso internaz. di 

chirurgia. (Segr. gen.: prof. Léopold Mayer, rue 

de la Loi 72, Bruxelles). 

Marzo 29 e ss., Besancon : Congresso francese 
delle Società scientifiche, ascrizione: Mmistère de 
1 ’Instruction Publiquc, Direction de 1 enseigne- 
ment supérieur, 2e bureau, Paris). 

Marzo, data indet., Montpellier: Riunione idro¬ 
logica e climatologica francese. (Segr. gen.. prol. 
agrégé A. Puech, rue Aiguillerie 32, Montpellier). 
^Marzo, data indet., Parigi: Seduta annuale del¬ 
la Società francese d'idrologia medica. (Segr. gen.: 
Dr J. Galup, rue Bonaparte 59, Paris, Vie). 

Aprile 19-21, Roma: 1° Congresso italiano di 
medicina sportiva. (Rivolgersi: segreteria della 
F. I. M. S., via dello Stadio 14, Roma). 

Aprile 23-25, Milano: 10° Congresso ital. di me¬ 
dicina del lavoro. (Segreteria: via S. Barnaba 8, 

Milano). , 

Aprile, data indet., Parigi: XIII Mostra d arte 

medica. (Segr. gen. : Dr. Paul Babier, rue Lecour- 
be 84, Paris). 

Aprile, data indet., Madrid: 16" Congresso m- 
ternazionale di oftalmologia. (SegT. gen.. pio . 
Marx Oestmolenvverf 5, Rotterdam, Olanda). 

Aprile, data indet., Parigi: Lega francese con¬ 
tro il reumatismo. (Segreteria: rue Bonaparte 51, 
P ar is VIg). 

Maggio 9-12, Parigi: Conferenza internaz. di 
difesa sociale contro la sifilide e commemoraz 
del centenario di A. Fon rnier (Segr. gen.: Dr. 
Sicard de Plauzoles, rue de Lisbonne 44, 1 a- 

ris Ville). , . n ■ 

Maggio 22-29, Padova: Settimana medica (Ri- 
volgersi: prof. Mario Truffi, R. Università di Pa¬ 
steggio 25 e. ss., Viareggio, Montecatini e Pisa: 
5° Raduno nazionale talassoterapico e 22° Congres¬ 
so naz. di idrologia, climatologia e .terapia fis. 
(Segret. gen.: prof. Francesco Lenci, via Roma 20, 

Pisa) ■ 

Maggio, data indet., Madrid: 9» Congresso uni¬ 
versale di chimica pura e applicata. 

Maggio, data bidet., Parigi: 18» Congresso fran- 

cese di medicina legale. 

Maggio, data indet., Catania: 9° Congresso me¬ 
dico siciliano. (Rivolgersi: Sindacalo medico fa¬ 
scista, oppure Ordine dei Medici, Catania). 

Giugno 20-25, Fast London: 26° Congresso med 
sud-africano. (Segreteria: Medicai Association of 
South Africa (B. M. A.), The Southern 
dings, SI. George’s Street, C-apetown, Unione Sud 

A ^Giugno 23-25, Bruxelles: 2° Ciclo internazionale 
di conferenze medico-militari. (Rivolgersi : Lt.-Col. 
méd. Vouchen, Hópital nnlitaire, Bruxelles)^ 
Giugno 25-28, Bruxelles: 12 e Giornate mediche 
belghe. (Segr. gen.: Dr. René Beckers, rue Bel- 

liard 141, Bruxelles). 

Iimlio 11-14, Francoforte sul Meno : Conferen- 
za interni, del servizio sociale^ (Informazioni 
presso il Dr. René Sand, avenue Velasquez 2, Pa¬ 
ris Ville). 



Anno \\\l\, Num. 5J 


SEZIONI- PltATICA 


201 


Luglio, data indel., Parigi: 12 a Riunione fran¬ 
cese di neurologia. (Segr. gen. : Di. O. Crouzon, 
avenue d léna 70-bis, Paris). 

Luglio, data indel., Ilio de Janeiro: 3 a Confe¬ 
renza panamericana della Croce Rossa. (Per infor¬ 
mazioni: Comitato generale della C. R. I., via To¬ 
scana 14, Roma). 

Vgosto 15-18, Copenaghen : Congresso internaz. 
sulla luce. (Segr. gen.: Dr. A. Kissmeyer, Fin- 
seninst ituut, Slrand-boulevarden, Copenhaguen ; 
segrel. ital. : prof. G. Ceresole, via Dalmazia 11, 
Lido-Venezia). 

Agosto 21-23, New York: 3° Congresso internaz. 
di eugenica. (Segr.: Harry H. Langldin, Coki 
Spring Ilarbor, Long Island, N. Y., S. L. d’A.). 

Settembre 0-9, La Aja e Amsterdam. 8 a Con¬ 
ferenza internaz. contro la tubercolosi. (Informa¬ 
zioni: via Nazionale 172, Roma). 

Settembre 19-22, Vichy: 1 ® Congresso interna/, 
sulla litiasi biliare. (Segreteria gen.: boulevard 
des Capucines 21, Paris). 

Settembre 20-25, Marsiglia: 1° Congresso inter¬ 
nazionale mediterraneo d’igiene. (Segret. gen.: 
Dr. H. Violle, laboratoire d’hygiène, Faculté de 
médecine, allées Leon Gambetta 40, Marseille). 

Settembre 27-30, Madrid: 2" Congresso internaz. 
d ’oto-rino-laringologia. 

Settembre, data indel., Bucarest: 9° Congresso 
internaz. di storia della medicina. (Segreteria 
gen. : Staila Stirbei Yoda 86, Bucuresti). 

Ottobre 3-8, Parigi: 41° Congresso francese di 
Chirurgia. (Segr. gen : Dr. Grégoire, rue de l’Uni- 
versité 20, Paris). 

Ottobre 4, Parigi: Congresso frane, di urologia 

(Segr. gen.: Dr. O. Pasteau, rue de Villars 13 
Paris Vile). 

Ottobre 5, Parigi: Congresso frane, d'ortopedia. 

(Segr. gen.: Dr. Paul Mathieu, rue Vancan 74 
Paris Vile;. 

Ottobre 30-31, Parigi: 6 a Conferenza dei psico¬ 
analisti di lingua francese. ^Segreteria: rue Ca- 
banis 1, Paris). 

Ottobre, 2 a metà, Palermo: 31° Congresso ital. 
di ostetricia e ginecologia. (Segret. gen. : prof. 
Cesare Micheli, via XX Settembre 68, Roma). 

Ottobre, data indet., Roma: 38° Congresso ital. 
di medicina interna; 39° id. di chirurgia; 10° id 
di urologia; 22° id. di ortopedia. 

Ottobre, data indet., Parigi: 7° Congresso frane, 
di stomatologia. (Segr. gen.: Dr. A. Lattès, bou¬ 
levard St.-Michel, 54, Paris Ve). 

Ottobre, data indet., Parigi: 23 n Congresso 

iranc. di medicina. (Segr. gen.: Dr. Abrami, rue 
de Lille 9, Paris). 

Ottobre, data indet., Parigi: 24° Congresso 

rane, d’igiene. (Segr. gen.: I) r . Dufaure rue 
Dutot 25, Paris Ve). 

. No\embre, data indet., Milano: 4° Congresso 
dal. di microbiologia. (Segretari gen.: proff Des- 
sy e Armandi, via Darwin 10, Milano). 

Il Consiglio delle Ricerche in memoria di Arnaldo 
Mussolini. 

Sotto la presidenza di Guglielmo Marconi il Di¬ 
rettorio del Consiglio nazionale delle Ricerche ha 
tenuto la sua riunione periodica. 

Il Direttorio ha stimato di onorare nel modo 
migliore la memoria di Arnaldo Mussolini ripro¬ 
ducendo nella rivista del Consiglio « La Ricerca 
Scientifica » l’articolo chiaroveggente che Egli pub¬ 


blicò in occasione del messaggio diretto dal Capo 
del Governo a Guglielmo Marconi per la fonda¬ 
zione del Consiglio delle Ricerche, nel « Popolo 
d Italia », 1 8 gennaio 1928, intitolato « Disciplina 
Scientifica », vero monito al nostro Paese. 

Il Direttorio ha predisposto il programma delle 
ricerche da eseguirsi nel 1932, che sarà presentalo 
al Capo ilei Governo per l’approvazione. 

La prolusione del prof. M. Ponzo. 

Il 19 gennaio, nell’aula della Clinica neuropsi¬ 
chiatrica della R. Università di Roma, il prof. Ma¬ 
rio Ponzo, nuovo titolare della cattedra di psico¬ 
logia sperimentale ed allievo del Kiesow di To¬ 
nno, ha tenuto la prolusione al suo corso, sul 
tema : <« La psicologia come scienza del dinamismo 
psichico». Alla conferenza, attentamente seguita 
da un folto uditorio, assistevano numerosi pro- 
lessori della Facoltà di medicina, fra cui il prof. 
De Sanctis a cui I oratore ha inneggiato come 
propugnatore e fondatore — da un venticinquen- 
nio f I e ll insegnamento della psicologia speri¬ 
mentale. 

Società internazionale di endocrinologia. 

Ad iniziativa del prof. Pende e del doti. Leopold 
Lé\i, è in via di costituzione una Società interna¬ 
zionale di Endocrinologia che ha lo scopo di riu¬ 
nire gli innumerevoli cultori di questa fondamen¬ 
tale e tanto promettente branca della biologia e 
medicina moderna. 

Del comitato «I onore della costituenda società 
fanno parte, degli italiani, oltre al Pende, i proff. 
G. Eoà, Castellino Pietro, Rondoni Pietro e Viale 
Gaetano, e degli endocrinologi stranieri i proff. 
Lévi Leopold, Marafion, Parhon, C. Falta, Ham- 
mar, De Quervain, Lucien, Parisot, Biedl, Bayer, 
R. Neurath, J. Bauer, E. Leschke, G. Peritz, M. 
Zawadowsky, B. Houssal, L. Adler, Breitman, B. 
Chevvinsky, A. Lipschiitz, Coushing. 

Chiunque intenda farsi socio può dirigere la sua 
richiesta o al prof. Pende, Genova, R. Clinica Me¬ 
dica, viale Benedetto XV, o al Dr. Levi Leopold, 
Parigi, Théodore Banville 16. 

Congresso internazionale sul reumatismo. 

In vista dell economia generale, e a somiglianza 
di quanto si è avverato per il Congresso interna¬ 
zionale di medicina tropicale ad Amsterdam e per 
il Congresso internazionale d’igiene coloniale a 
Londra, anche il Congresso internazionale contro 
il reumatismo, che doveva aver luogo a Roma nel 

corrente anno, è stato rinviato a data da desti¬ 
narsi. 

2° Convegno italiano di medicina sociale. 

Avrà luogo a Roma in giorni da destinarsi del 
mese di febbraio; sarà in discussione il tema « La 
psicotecnica applicata alla prevenzione degli in¬ 
fortuni stradali ». Il discorso introduttivo sarà te¬ 
nuto dall’on. Corrado Marchi, quello riassuntivo 
dal sen. R. De \ ilo. Il prof. C. Foà parlerà delle 
ragioni scientifiche e pratiche del Congresso. Sa¬ 
ranno relatori: C. Gini, A. Gemelli, M. Ponzo, 

E. Boveri, A. Ciampolini, A. Herlitzka, G. Corberi, 

V. Massarotti, A. Cazzaniga, R. Trevisani, A. Fi¬ 
lippini, G. Bergami e C. Otlolenghi, che tratte¬ 
ranno l’importante problema sotto tutti i punti di 
vista statistici, psico-fisiologici, pratici e legali. 

Per informazioni rivolgersi al prof. C. Foà, R. Isti¬ 
tuto di Fisiologia, Milano. 






202 


« IL POLI CLIC ICO » 


[Anno XXXIX, Num. 5] 


Scuola di perfezionamento in medicina legale a 


Roma. 

La Scuola, istituita presso la R. Università di 
Roma con sede nell’Istituto di Medicina legale, ha 
lo scopo di concorrere a colmare la lacuna che 
esiste nei medici sulle nuove cognizioni che si 
impongono nella pratica loro privata e presso le 
Amministrazioni dello Stato, nel campo della po¬ 
lizia giudiziaria e delle scienze penitenziarie; cioè 
in correlazione con le esigenze della nuova legi¬ 
slazione fascista nel campo penale e penitenziario. 
La S* noia conferisce il Diploma di specialista in 
Polizia, scientifica e Medicina penitenziaria. 

Alla Scuola possono regolarmente iscriversi i 
laureati in medicina e chirurgia. La Scuola ha la 
durata di 2 anni. Tasse complessive L. 2550. 

Sarà pure tenuto un « Corso di coltura in me¬ 
dicina legale e nelle assicurazioni sociali » della 
durata di~3 mesi, al quale potranno assistere senza 
pagamento di tasse i laureati e studenti in medi- 
cina e chirurgia, in giurisprudenza e scienze po¬ 
litiche e sociali anche non iscritti alla Scuola. 

Rivolgersi al direttore della Scuola, prof. S. Ot- 
tolenghi, R. Istituto di Medicina legale, Roma (2/). 

Scuola (li perfezionamento in clinica pediatrica a 


Bari.' .... 

È stata istituita presso la R. Università di Bari 
e funziona a partire dal 1° febbraio. 

La durata è di due anni solari, alla fine dei 
quali, subordinatamente all’esito dell’esame an¬ 
nuale di profitto e dell’esame finale di diploma 
con discussione su d’una memoria originale su 
argomento attinente alla pediatria, il Rettore della 
R. Università rilascerà un diploma di specialista 

in pediatria. 

A giudizio del Consiglio di Facolta potranno es¬ 
sere esonerati di un anno di corso i laureati con 
particolari titoli di studio legittimamente docu¬ 
mentati. . 

Direttore è il prof. cav. Olimpio Cozzoimo, di¬ 
rettore della R. Clinica Pediatrica Universitaria. 

Informazioni potranno assumersi presso la Di¬ 
rezione della Scuola (Ospedaletto dei Bambini: 
via Crisanzio); per tutto quanto riflette le iscri¬ 
zioni, alla Segreteria della R. Università. 


Scuola libera di perfeziona mento nella tubercolosi. 


Corsi complementari in igiene. 

Si terranno a Bologna ed a Pavia, per la prepa¬ 
razione alla carriera sanitaria, a partire dal 1° mar¬ 
zo e dal 4 aprile, per la durata di un bimestre; 
tasse rispettivamente L. 450 e L. 400, oltre L. 22 
e L. 6,50 pel diploma. Programmi e schiarimenti 
dai direttori dei rispettivi RR. Istituti d’igiene o 
dalle Segreterie Universitarie (Facoltà medica). 

Per le cattedre universitarie di idrologia. 

Da varii anni, nei Congressi di idrologia e te¬ 
rapia fisica, alcuni dei quali importantissimi, si 
è affermata la necessità di istituire ufficialmente 
nelle Università del Regno, o almeno in alcune 
delle più importanti, cattedre per l’insegnamento 
dell’idrologia, come già attualmente si fa per in¬ 
carico, in quelle di Roma, di Napoli, di Pisa, di 
Torino, di Milano e di Padova. 

A tale proposito' ed all’intento di intensifi¬ 
care maggiormente la campagna in favore di que¬ 
llo insegnamento, che dovrebbe inserirsi nelle ma¬ 
terie di studio della medicina, l’antico giornale 
« Terme e Riviere » ha sottoposto in questi giorni 
un questionario ai più insigni cultori della scien¬ 
za medica e idrotermoclimatica, i quali concorde¬ 
mente hanno riaffermato ciò che nei congressi e 
nella stampa fu autorevolmente proclamato, e cioè, 
la improrogabilità della istituzione di queste cat¬ 
tedre per preparare una classe medica specializ¬ 
zata anche nel ramo delle cure fisiche. 

Ufficio internazionale (li documentazione (li medi¬ 
cina militare. 

Tn seguito al successo avuto dalla prima sessione 
di conferenze medico-militari svoltosi nei locali 
dell’Ufficio a Bruxelles, il Comitato direttivo- ha 
indetto un secondo ciclo di conferenze, che si svol¬ 
gerà dal 23 al 25 giugno. Tutti gli ufficiali medici 
di terra, di mare e dell’aria, così del servizio at¬ 
tivo come della riserva, sono cordialmente invi¬ 
tati Per informazioni rivolgersi al : Lieutenant- 

Colonel médecin Voucken, Hòpital militarne, Bru- 
xelles. 

Alla sessione passata destarono interesse i temi: 
lattica sanitaria (gen. med. Spire), lesioni oculari 
al fronte di combattimento (col. med. Felton) ecc., 
nonché una pellicola sul trasporto dei feriti (alle¬ 
stiti dal magg. medico De Block). 


La Scuola Libera di Perfezionamento presso 
l’Istituto di studi scientifico-pratici sulla tuber¬ 
colosi in Genova (presidente prof. P. Canalis, di¬ 
rettore prof. Sen. E. Maragliano), ha scopi scien¬ 
tifico-pratici per addestrare coloro che la frequen¬ 
tano in tutte le cognizioni necessarie all’esercizio 
pratico secondo le conquiste scientifiche moderne 
La Scuola comprende: a) esercitazioni cliniche a- 
l’Ospedale; b) esercitazioni cliniche di accertamen¬ 
to nel reparto apposito dell’Istituto; c) m es ® rC1 *! 
di laboratorio per mettere i medici in grado d 
poter fare le più semplici ricerche necessarie^ 
L’iscrizione è libera e gli iscritti possono restare 
nella Scuola quanto piace loro; essi hanno 

attestato del tempo ivi trascorso. 

La Scuola Libera di Perfezionamento non deve 

essere confusa col solito corso mensile sulla pa¬ 
tologia, clinica e profilassi della tubercolosi, c he 
si tiene abitualmente dopo Pasqua e la cui ir - 
quenza è obbligatoria per un intero mese. 
L’iscrizione alla Scuola di Perfezionamento 

completamente gratuita. , 

Coloro che desiderano frequentarla non nanne 
che a significarlo alla Direzione, in via Balilla 1. 


Istituto sanitario a Berlino. 

La Croce Rossa Germanica ha inaugurato a Ber- 
1 ino-Wilmersdorf un grandioso istituto sanitario, 
con 15 consultori e 760 camere particolari; e prov¬ 
visto dei mezzi diagnostici e curativi piu moderni 
e perfezionati e l’edifizio risponde alle migliori 
esigenze dell’architettonica ospedaliera. Il prezzo 
di ogni letto si è elevato a 8000 marchi m cifra 

tonda. 

Una Casa di salute per classi inedie a Londra. 

La «London Clinic and nursing home », desti¬ 
nata alle classi medie, comprende 214 camere e 
numerosi ambulatori; vi sono addetti 36 consu¬ 
lenti (medici, chirurgi e specialisti), ciascuno co 
proprio ufficio; qualunque medico esercente (iscrit¬ 
to nel « British Register i>) può accudirvi i propri 

malati. 

Ambulatorio per la cura delle malattie orinarie a 
Roma. 

Il presidente della Congregazione di carità di 

Roma. avv. Scotti, tenuto presente che 1 urologia, 




[Anno XXXIX, Num. 5J 


SEZIONE PRATICA 


203 


sia per la tecnica, sia per la cultura speciale e le 
particolari attitudini che deve possedere chi la eser¬ 
cita, ha da tempo assunto importanza di vera e 
propria specialità, ha voluto che nei locali della 
Pohconsulenza « Vittorio Emanuele III », al viale 
del Re n. 70, fosse riaperto l’Ambulatorio per la 
cura delle malattie urinarie, che già funzionava 

in vm dei Rian e che fu chiuso durante il periodo 
bellico. 

L’avv. Scotti, che ha provveduto personalmente 
anche per il nuovo Ambulatorio, all’acquisto de¬ 
gli apparecchi di cura necessari, si è assicurata 
la volonterosa e disinteressala collaborazione di 
due egregi specialisti della capitale: il prof dott 

Gustavo Raimoldi e il comm. dott. Angelo Asca- 
relli. 


detta Facoltà. Le conferenze avranno luogo nel 
grande Anfiteatro, dopo che il prof. Arce avrà par¬ 
tecipato al Congresso internazionale di chirurgia 
indetto a Madrid. 

Crociera nordica. 

Una spedizione turistica è stala organizzata dalla 
« Kevue genérale des Sciences » nel mondo polare : 
e . Spitzberg e alla banchisa. Durerà 

dal 28 luglio al 21 agosto; avrà luogo a bordo della 
lussuosa nave-yacht « Prince Olav ». Per informa- 
zione nvoigersi aHa segreteria dell» Association 
de la Presse Médicale Frangaise », rue du Cherohe- 
Midi 23, Parigi. 

Anniversario di laurea. 


Con 1 istituzione del nuovo Ambulatorio saran- 
no estesi a d un gran numero di malati i benefici 
« ella Pohconsulenza « Vittorio Emanuele III », che 
da anni sotto la direzione del prof. comm. Fran¬ 
cesco Gian nuli, coadiuvato dai sanitari addetti 
alle vane specialità, compie opera efficace di cura 
e di assistenza a vantaggio non solo dei poveri 
ma anche della popolazione meno abbiente. 

Consultorio per le malattie reumatiche a Madrid. 

Il Comitato Spagnolo della Lega internazionale 
contro il reumatismo ha incaricato il dott. Bianco 
8oler di organizzare a Madrid un consultorio pub¬ 
blico gratuito per le malattie reumatiche. Il Co¬ 
mitato provvederà alla pubblicazione di un foglio 
unantc di propaganda, sull’importanza attuale 
delle malattie reumatiche e della loro cura. 

Ambulatorio scolastico a Rio de Janeiro. 

Un grandioso ambulatorio medico scolastico è 
stalo istituito nell’8° distretto; comprende nume¬ 
rose Sezioni: antropometria, laboratorio di analisi 
radiologia, clinica medica, oto-rino-laringolorda’. 
dermatologia; sono affidate a medici competenti; 
vi son ° anche addette 5 infermiere stabili, 3 se¬ 
gretarie, 2 inservienti, ecc. La frequenza media è 
Hevalissima : di 320 alunni al giorno. 

Lotterie benefiche. 

Nel periodo l u gennaio 1932-30 giugno 1933 sono 
autorizzate, tra altre, le seguenti lotterie o tom- 
bole: Senigallia, a favore della Federazione delle 
Opere I ìe, per l’imporlo di L. 4.500.000; Catania, 
a lavore dell’Ospedale Vii torio Emanuele,per l’im¬ 
porto di L. 4.000.000; Aquila e Avezzano, a favore 
?nnn ^pedali Civili, tombola abbinata per lire. 
4.000.000; Enn.a, a favore della Congregazione di 
Canta, per l’Ospedale Civile Umberto I e per l’Or- 
lanolrofio che da essa dipendono, per L. 4.000.000. 

Per la riforma degli studi medici in Francia. 

Il Ministero francese della Pubblica Istruzione 
ha diretto- alle Facoltà e Scuole di medicina un 
questionario concernente i vari progetti elaborati 
per la riforma degli studi medici in seno al Co¬ 
mitato consultivo dell’insegnamento superiore Se¬ 
zione di medicina e farmacia. 

Nella stampa medica. 

Hanno sospeso le pubblicazioni gli « Annali di 
•bilica Medica c di Medicina Sperimentale », glo*- 
noso periodico diretto dal prof. Liborio Giuffrè. 
jSSl , ospitato in gran copia, per molli anni, 
contributi scientifici sia clinici che sperimentali. 

Il prof. Arce. 

La Facoltà medica di Parigi ha deciso d’invi- 
bire il prof. .Tosò Arce, clinico chirurgo di Buenos 
Aires, a tenere una serie di conferenze presso la 


I medici-chirurghi laureati all’Università di Bo¬ 
logna nel 1907, che desiderano festeggiare il 25° 
anniversario di laurea, sono pregati di mandare 
la loro adesione al dott. Giuseppe Barbieri, Pesaro. 

Verrà stabilita in seguilo e comunicata agli ade- 
renli la data precisa della riunione, la quale av- 
\erra probabilmente nel prossimo maggio. 

Truffa farmaceutica. 

II dott. G. Toni, farmacista capo del Civico Ospe¬ 
dale di Mantova, trattando una nota specialità me¬ 
dicinale da venti anni vantata, potè accertare che 
contiene l’elemento medicamentoso principale 

,. .a _. _ iincirca cinque volte minori 
di quelle dichiarate sulla scatola di vendita; rico¬ 
nobbe pure la mancanza di altri componenti,' falsa¬ 
mente denunciali. Della cosa è stata investita l’au- 
tonla giudiziaria. Frattanto, in seguito ad ulte¬ 
riori accertamenti, con decreto ministeriale in 
data 5 gennaio, si è vietala la vendita e si è or¬ 
dinato il sequestro del prodotto farmaceutico (so¬ 
luzione policalcica speciale Carobbio). 

Un marito condannato per non aver fatto curare 
la moglie. 

, ^ or f e d’appello clj Montpellier si è avuto 
l’epilogo di un penoso processo. Un marilo aveva 
contaminato la moglie; era insorta una salpingo- 
o\ arile. Egli non fece nulla per la cura, anzi ag¬ 
gravò lo stato, con sevizie morali, chiedendoli 
divorzio, e fece passare il tempo utile per un in¬ 
tervento operativo. La moglie avanzò contro-do¬ 
manda di divorzio e chiese 30.000 franchi di dan¬ 
ni. Un mese dopo ella decedeva. I genitori di lei 
hanno ripreso l’azione civile. II tribunale in pri¬ 
ma istanza respinse la richiesta, basandosi sulla 
considerazione che il pregiudizio recato alla donna 
per le cure mancale era personale e si estingueva 
<on la morte; invece la Corte d’appello ha ricono¬ 
sciuto legittima l’azione giudiziaria ed ha accor¬ 
dalo ai genitori 10.000 franchi di danni-interessi. 

Telegrammi benefici. 

Vennero introdotti alcuni anni or sono in Sve¬ 
zia, il cui esempio tu seguito dalla Svizzera e, più 
recentemente, dal Belgio. I moduli di questi tele¬ 
grammi, detti « di lusso », sono artisticamente de¬ 
corati ed importano una piccola sopratassa (attual¬ 
mente Ir. 2,50 nel Belgio); il pubblico ha preso 
l’abitudine di seivirsene in occasione di avveni¬ 
menti fausti; i proventi, detratte le spese ed una 
beve percentuale aH’amminislrazione delle poste 
e all’agente che riceve e trasmette il telegramma, 
vanno ad opere benefiche: invalidi e orfani dì 
guerra, infanzia, lotta contro la tubercolosi ecc. 
Nel Belgio entrarono in vigore il 31 luglio 1925; 
si calcola che attualmente rendano un milione di 
franchi l’anno. 







204 


« II, POLICLIC.ICO » 


Anno XXXIX. Num. 5] 


RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA. 

Rio. di Patol. nerv. e meni., mag.-giu. — G. G. 
Noto. Aracnoidite cistica cerebellare con idrocefalo 
del IV ventricolo. — A. Mari. Variazioni del qua¬ 
dro islopalologico della paralisi p. in seguito alla 
malarioterapia. 

Ann. di Med. Nav. e Col, sett.-ott. — G. Ge- 
lonesi. La malaria nel Benadir. — Greco. Enzi- 
moreazione in rapporto all epilessia. 

Arch. Méd.-Chir. App. Rcsp. ecc., 3. — I. Mo¬ 
ri* e al. Collassoterapia polmon. 

Brìi. Med . Journ., 31 ott. — E. Westson Wil¬ 
liams. Fratture nasali. — W. Susman. Compito 
del corpo pituitario nell’eziologia del cancro 
Mediz. Welt, 31 ott. — Mulzer. Il problema 
del bismuto. — K. IIerrmann. Intossicaz. nicoti¬ 
MilncK Med. Woch ., 30 ott. — Jamin. Micro¬ 
scopia capillare sul letto ungueale. — Milbradt. 
Crisi nilroidi e dermatiti da salvarsan. 

Presse Méd., 28 ott. — M. Villaret e al. Asiner- 

gie circolatorie. 

Journ. A. M. A ., 10 otl. — S. Amberg Nefrosi. 
— F. A. Evans e J. M. Strano. Trattam. dell obe¬ 
sità con dieta a bassa termogenesi. 

Studium , 1 ott. — Dongiovanni. Febbre esan¬ 
tematica del Mediterraneo. 

Riforma Med., 19 ott. — M. Einhorn. Cardio¬ 
spasmo e dilataz. dell’esofago. — V. M. Palmieri. 
Le cause più frequenti di morte improvvisa. — 
S. Calabrese. Postumi di pi euro-pericardite simu¬ 
lanti « situs cordis inversus ». 

Minerva Med., 27 ott. — M. Bermond. Coleci¬ 
stografia endovenosa. 

Folia Med., 15 ag. - S. Tecce. Influenza delle 
sostanze simpatico e parasimpatico-mimeticne sul¬ 
l’equilibrio acido-basico. 

Arch. Mal. Reins ecc., 2. — A. Vancura. 1 er- 
meabilità dei capillari nelle malattie del cuore 
e dei reni. — E. Papin. Dolore renale. 


Practitioner, nov. — Numero sulParlrilismo e le 
artriti. 

Journ. de Méd. de Lyon , 20 ott. — Numero 
sulla Ibc. 

Cazz % d. Osp. e d. Clin., 25 ott. — E. Gatto. 
Vssociaz. di scarlattina e morbillo. 

Med. Klinik, 30 ott. — H. YVendt. Linfoadenosi 
benigne. — W . Maas. Sepsi e colangite. 

Presse Méd.. 31 otl. — L. Bernard e J. Paraf 
Nefrite idropigeua tubercolare e nefrosi lipoidica. 

J a pane se Jour. Med. Se., VIII (Intern. Med. 
Se.), ag. — -L Ogawa. La reazione dei tessuti. — 
K. Satò. Studi farmacologici sulle coronarie. 

Nation. Med. Journ. China, ag.-ott. — Numero 
di parassitologia (macro- e microparassitismo). 

Journ. Med % Ass. South Afr., 10 ott. S. F. 
Silberbauer e G. J. Joubert. Stitichezza. 

Journal A. M. A., 24 ott. — E. Allen. Attività 
endocrina dell’ovaia. — F. P. Gay. Resistenza dei 
tessuti e immunità. — A. F. Cica. Malattie aller¬ 
giche. — .1. Ruhrah. Trattam. della poliomielite. 

" Arner. Jl. Obst % a. Gyn ., ott. — E. C. Dodds. 
Importanza clinica degli ormoni sessuali. b. 
II. Geish. Morfologia del sangue mestruale e sua 
importanza diagnostica. — L. A. Calkins e al. 

La lunghezza del travaglio. 

Revue Neurol, ott. — Resoconto del Congresso 

neurologico internaz. 

Arch % f. Sch.- u. Tr.-Hyg., nov. — E. Martini, 
A. Missiroli e L. W. Hackett. Razze di « Ano- 

pheles maculipennis ». 

Journ. A. M. A., 17 ott. - P. H. Long e al. 
Eziologia dell’influenza. — W. V. Mullin e G. C. 
Large. Leucociti filamentosi; valore pronostico.^ 
Amer. Journ. Cancer, ott — H. M. Glute e S. 
Warren. Cancro della tiroide. — C. A. Rea. Can¬ 
cri del testicolo. — G. Crile e al. Natura tisica 
della cellula cancerosa. — K. Sugiura e S. R ; 
Benedict. Effetti delle iniez. di tessuti cancerosi 
riscaldati sulla resistenza al cancro. — M. Syle, 
ù. C. Little. Eredità del cancro. 


Indice alfabetico per materie. 


Azolemia ambulatori» con forte acidosi *»■**“*feTZ le” * T "■ Pag. 186 

?g . » 

Caleleri'introdotti’ negli'ureteri : arano- ScTiri Ì "giiniet- S amta" iCÌe . n ' a . C . r °"'. C . ‘. » 198 

» - 

emorragia grave d'origine .^occrca » 194 ialignl prjmiti vi . . . » 195 

• • • dell apparato uimario ‘ )} 196 Uretra femminile e organi erettili della 

Concorso, giudizio illegit * i Tetra- restringimento congenito in- 

Concorso per direzione di ospedale: co- frangibilecon fatti settico-uremici . » 194 

stillazione della commissione ■■■ ■■ .» 19' , concesso. » 188 

Epidemia famigliare di gomeru oneri e ^ lg6 Urotr opina nell’incontinenza di orina 

Nefriti 3 croniclmt ^trattàmenU» alcalino . » 185 £1* '. '• '• '• '• '• » ™ 

Orina: pH negli stati di depressione . • » 196 V, ’ 1 " 1rl< alte ' fl '“ g . „ 186 

Orina: stravasi dall’uretere .. » 195 infezioni 

—------ A. Pozzi, resp. 

C. Frugoni, Red. c apo. ______ 

Roma • Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier. 


181 

194 

196 

197 

197 

196 

185 

194 
184 
196 

195 


Prostata « femminile » e concrezioni del- 

l'uretra femminile .; • * Pa 9- 180 

Prostata: infezione tubercolare nell’ade- 

noma ..: * * ” 

Rene: inizio dell’insufficienza cronica . » 182 

Servizi igienico-sanitari .; • • » 198 

Sonda uretrale a permanenza e chirur¬ 
gia conservativa . ” 

Ureteri: tumori maligni primitivi . . . » Ufo 

Uretra femminile e organi erettili della 

vulva: rara lesione traumatica . • • • }> ^ ' 8 

Uretra: restringimento congenito in- 

frangibile, con fatti settico-uremici . » 194 

Urologia : congresso ./ • ” 188 

Urotropina nell’incontinenza di orma 

delle malattie nervose. » 

Vescica: affezioni del collo ••••••* ” 

Vescica: radiumterapia dei tumori mal. » i-vo 
Vie urinarie alte: diagnosi e cura delle 
infezioni .. 
















Abbonamenti “ al Policlinico „ per l’anno 1932 : 

Cumulativi : 


Singoli : Italia 

(1) Alla sola sezione pratica (settimanale). L. 58.80 

(1-fl) Alla sola sezione medica (mensile). L. 50 — 
(1-6) Alla sola sezione chirurgica (mensile) L. 50 — 


Estero 

L. 100 
L. 60 
L. 60 


Italia 


(2) Alle due sezioni (pratica e medica) . . . . L. 100 

(3) Alle due sezioni (pratica e chirurgica). . . L. 100 

(4) Alle tre sezioni (pratica, medica e chirurgica) L. 125 


Estero 

L. 150 
L. 150 
L. 180 


L’importo di abbonamento o di quant’aitro si desidera acquistare, oltreché mediante Vaglia Postale o 

Cheque Bancario (questo ultimo deve essere riscotibile in Roma), può anche essere invitoVersandone 
la somma nel Conto corrente Postale N. 1/5945 dell’Editore LUIGI POZZI. recandone 


AVVERTENZA. 

nel iTSìU C . h .? ,n r ,er * an "° ** hiU > intero Importo del proprio abbonamento 

pel 1932 , potranno, coll aggiunta di sole.- " -- 


prezzo di copertina L. 33_ 

» 35.— 


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» 45. 


ricevere PRONTAMENTE UNO dei tre volumi qui sotto indicati alle lettere a) b) r)- 

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b) LA VOCE PARLATA E CANTATA, NORMALE E PATOLOGICA Guida allo studio 
. d Z\ l °L onetlca biologica. (Prof. G. Bilancioni). Prefazione del Prof S De Sanctis 

C> 'iSifes ? L riv V J.nI 0S, , ,N PAT0L0C ' A -^ * Hfrry). Tradurnedalla 3* Sene 
inglese, riveduta ed accresciuta dal Dott. G. Dragotti. Rilegato in piena tela . 

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■ DIAGNOSTICO. (Prof. G. L SACCONAGHI) .. 

L iJ l ® UF f , ,® I ? NZ /L DE H CUORE con speciale riguardo ai concetti moderni di 
m ( ?^ U - E - Pfeit,) - Prefazione del Prof. L. Siciliano. 

g) CARDIOGRAFIA ED ELETTROCARDIOGRAFIA, ANCIOCRAFI A. (Prof D Mae¬ 

strini). Prefazione del Prof. S. Baglioni . 

h) “ f ®5™ L0 P l 1 A J! L J N i CA E FISIOPATOLOGIA DEL CUORE. (Prof.’ A.' Rossi)’. Pre¬ 

fazione del Prof. Luigi Litcatello. 

*' L ^! A A°P R,8,I Ì A NELLA CURA DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE. Note criti- 
M R A n,MM 0 ? c ? A a D z ! 0 . ni cliniche. (Prof. E. Trenti). Prefazione del Prof. Vittorio Ascoli. 

del Pn! E F A GmLAKDUCCi° le ^ ’ medici P ratic< - (Dott. L. Cappelli). Prefazione 

' i D i IS n U ^ B, n D « L S0NN0 e loro CURA. (Prof. A. Romagna Manoia). Prefazione 
del Prof. G. Mingazzini. 

e coll’aggiunta di sole 


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prezzo di copertina L. 25.— 

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22 .— 
20 .— 
» 15.— 
». 20 .— 
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LA LEC, ?LAZIONE SANITARIA IN RAPPORTO ALL’ESERCIZIO PROFESSIONALE 

(Dott. Alberto Vigo : doctor Justitia) 


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prezzo di copertina L. 12. 


ricevere, a loro scelta, UNO degli otto volumi indicati qui sotto alle lettere m), n) o), p) a) r) s) 
m) LA DIAGNOSI MEDICO-LEGALE DELLA NEVROSI DEI TRAUMATIZZATI. Il ri 

1.o WO t? J significato dei sintomi. (Prof. A. Ciampolini). Prefazione del Prof. Ce 

SARE dIONDI . 

L Vittorio T Qhiron,° E E PÀRATIRÒlDl SECONDO LE ODIERNE VEDUTE' (Dott 

LA B |S MU TERA P ,A ÓÈLI.À SIFILIDE. (Doti. F. Travagli)* ! 

rni?J^-r« R ^ N £t 1 * 1 fi .5 E! M0DERNI CONCETTI. (Prof. P. Stanganelli) ’. . . ! 

CONCETTO E DIAGNOSTICA DELL A TISI INIZIALE. (Prof. A. Capogrossi) .... 

LE COLONIE SANITARIE MARINE MILITARI. Nozioni di terapia marina, solare 

_. e . D d J educazione fisica. (Dott. F. Bocchetti). Prefazione del Prof. A. Solavo . . . 

T G BE S F \N?KEn S r l E ° ESERC,T0 - ( Dott - F. Bocchetti). Prefazione del Prof. Sen 


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ricevere UNO dei quattro volumi indicati qui sotto alle lettere u) v) y) z)- 

U) LA f “ R0S ,?. A f M, ^ ZA n MALAR,CA E LE SUE COMPLICAZIONI. Studio cìinico-ope- 

rativo. (Prof. O. Cignozzi) . 

v \ t A U? a DERRA LOTTA CONTRO LE MALATTIE SESSUALI. (Dott. F. Travagli) * 

V) frw! r rl E VITAM'NE E SUE APPLICAZIONI. Saggio di vitaminologia. 
(Dott. G. Lorenzini). Prefazione dii Charles Richot . . 

z) DEI MEDICI FUTURI. (Augusto Murri) 

N.B. 9 ** 


prezzo di copertina L. 12.50 

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)» 


»» 10 .- 

8 .- 


» 


È consentito però di richiedere anche tutte le predette Monografie. Chi le desidera ne accresca il rispettivo 
ammontare in ragione di Lire 20 , di Lire io, di Lire 8, di Lire 6 ciascuna. 



Eccezionalmente per H corrente mese: 

Con l’aggiunta, all’importo di abbonamento, di sole li. 30<*> si potrà ricevere a scelta 

uno dei seguenti : . ’ 

STUDI DI CAMILLO GOLGI SULLA MALARIA. (Raccolti e pubblicati dal 
Prof. Aldo Peeroncito) . prezzo di copel . tina L 

LA TERAPIA SPECIALE DELLE FEBBRI PERNICIOSE. (Traduzione dalla edizione 

latina, a cura del dott. GIULIO LEGA). » * » 

( ) AVVERTENZA : Inviando Lire CINQUANTA, si riceveranno ambedue i predetti volumi. 

Per | estero, al prezzo netto dei suddetti volumi, aumentare il io % per le occorrenti maggiori spese postali di spedizione. 





























204 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


M* Abbonamenti cumulativi con “ Il Policlinico „ per il 1932 : 

* 5 S 2 JH 

oitowB E> CIRCOLAaioniv 

oeriodlcoWnsIle Illustrato diretto da CESARE FRUGONI, Clinico Medico di Roma 
periodico rnenw e r pe ARE PEIZ I Milano; Prof. GINO MELDOLESI, Roma. 

Capo Re a ori: ■ tertó distinto in 3 parti: a) lavori originali, lezioni • ooofe- 

Ogni fascicolo ai compone di 48-56 pagine ai Uografiche . 

^BONAMeStoTnnUO : Estero l. 6 0; Un num. sep. L-6-, P er gli assoc. al Policlinico: Italia L.36; Est.ro L.6.. 


Rivira mensile di Ostetricia, Ginecologìa e Pediatria per Medici pratici 

Rivista mensile 01 USlClMUd, u di Ostetrico-Ginecologica 

diretta da PAOLO GAIFAMI nella E . Università di Bari 

(clinici’e' a a—icT), T^riot £$ SST 1? P^a 

H B 0 N A M ENTO f A ti MU JXti* LMoTlster. L.6 ., Un num. sep. L.6, P er gli assec. a. Policlinico : Italia L.36; Estero L.66. 


mensile di Oto-Rino-Laringojatria 

Rivista mensi Professore di Clinic» Oto-Rino-Laringojatrlc* 

diretta da GUGLIELMO BILANCIONI nella E . università di Roma 

r.*0 MA .^àna L. 16= Estero L. 65; Un num. »p. L. Per gii a.sn.,.1 P.lioUnio. .tana L. 60; Estero LJ. 


Altre Riviste non di nostra edizione, concesse in abbonamento cumulativo con “IL POLICLINICO,, pel 1932 

RIVISTA DI IVI ALARIO LOGIA 

Pubblicazione bimestrale diretta dal prof. G- Sanarelli 

con la collaborazione di G. Alessandrini^ A Barbieri. C. C. Bass. G * ^stianelh M F. Faust . V Fermi. G Frani 

WTS. Ìmen" 0 G P s pSr.: 

R o. » ft i- ■ - “ A1 c 

N. H. Swellengrcbel. J. G. Thomson. V. Valle, CAp0: Dorr l v ERNEY ... 

Contiene contribuì, ongmaH, relazioni, stud, riassuntivi, recensioni sistematiche, atti ufficiali, notile. Pubblica , nas - 

— *■ sx«u m. I t .« «.*•* 

Abbonamento annuo: Italia L 40 . Estero L 7 5 . Per oli associati al ■■ Pol.^cc » tab. ^ EM '° ' 70 

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sagrandi (Padova) - R. C.mmmo Napoli) - D. M . Levi della Vida (Roma) - A. Maggiora (Tonno) - 

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st j ssfrKÉi v- g = e : a— = 

e giurisprudenza sanitaria e notizie vane. associati al (( Policlinico » ; Italia L. 55 . Estero L. 9 5 . Ai me. 

Abbonamento annuo: Italia L. 60 Estero }" 1 sono g offerti al preZ zo di favore di L. 5 0 , ma per ottenere co essi 

al si *"° r LU1G1 pozzl " via Slsl,na ’ 141 Roma - 


Utilissimo ad ogni Medico : 

IL DIRITTO PUBBLICO SANITARIO 

Periodico Mensile di Giurisprudenza e Legislazione. 

On dr. A. Carapelle, Consiglieri di Stato. - Avv. G. Selvaggi, esercente in Cassazione. 

EDITO KI FRATELLI ROZZI - ROMA 

. Il Diritto Pubblico Sanitario . riporta tutto 1.1-Mi. « pereti i ^"sioSi'SoS - Ó“" 

indirettamente l’ordinamento giuridico sanitario, nel senso pm^amp^^^e ^ import anti, una rassegna completa 

tiene Note di commento e di illustrazione delle ^©p 1 ri? Stato in sede Giurisdizionale e Consultava e di 

ssstó ssass-iiaaftfe- - « 

=vsr me s 

poteri di polizia sanitaria, eoo. . , 1t cnn « ae ine con indici sistematici. 

Oeni numero consta di 40-48 pa sine «^oetituendo associati ^ » Policlinico,,: Ita lia L. 8Q> 






ANNO XXXJX 


Roma, 8 Febbraio 1932 - X 


N. f> 


“IL POLICLINICO,, 


fondato nel 1893 dai professori: 


GUIDO BACCELLI 


FRANCESCO DURANTE 


Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 


SOMMARIO. 


Lavori originali : L. Tonelli : La deformabilità pupil¬ 
lare segno di morte reale. 

Note c contributi : G. La Cava : Contributo clinico-epe* 
rimentale alla narcosi basale avertinica. 

Osservazioni cliniche: E. Coltella: Cisti dermoide del 
mesentere. 

Sunti e rassegne: Fegato: H. Kolleston : Prove di fun- 
aionalita epatica. — H. Staub : L’insufficienza epatica 
iniziale. — R. Benecke: Sulla genesi dell’atrofia gialla 
acuta del fegato. — Organi della respirazione: H. Jes- 
«en : Effetti del clima invernale sulle malattie del 
polmone. — E. Sergent, R. Mignct: Le emottisi per 
trauma bronchiale interno. 

Tribuna libera: G. Lucangeli-A. Pozzi: Per una que¬ 
stione di nomenclatura. 

Cenni bibliografici. 

Accademie, Società Mediche, Congressi : Accademia Me¬ 
dica Pistoiese « Filippo Pacini ». 


Appunti per il medico pratico: Tecnica medica: M. Mali¬ 
ci oli : La terapia inalatoria. — Casistica e terapia: 
Le scissuriti tubercolari dell'infanzia. — La questione 
della tubercolosi nei primi 3 anni di vita del bam¬ 
bino. — La coriza grave del neonato. — Cura medica 
della pleurite da pneumococco nell’infanzia. — Il trat¬ 
tamento dell’anemia infantile. — Il trattamento delle 
anemie del poppante. — Medicina scientifica: Contri-’ 
liuto allo studio della genesi dei monociti. — Medicina 
sociale: La emigrazione interna nei rapporti con la 
malaria. — Rubrica dell’ufficiale sanitario: A. Fran- 
chetti : Il regolamento sull’impiego dei gas tossici. 
— Varia. 

Nella vita professionale: Concorsi. — Nomine, promo¬ 
zioni ed onorificenze. 

Notizie diverse. 

Rassegna della stampa medica. 

Indice alfabetico per materie. 


LAVORI ORIGINALI. 

Arcispedale del SS. Salvatore ad SS. SSrum 
presso S. Giovanni in Laterano - Roma. 

T Sezione. Primario: Prof. P. Ciufiim. 

La deformabilità pupillare segno di morte 
reale. 

Dott. Lanfranco Tonelli, aiuto medico. 


vare dei mezzi magari complessi che valgano 
a dare se non il definitivo, almeno il mas¬ 
simo grado possibile di sicurezza. 

Ma questi mezzi sono il più di sovente in- 
daginosi e, sta di fatto, non vengono appli¬ 
cati mai nella pratica corrente; tanto è vero 
che purtroppo, se si vuole proprio confessare 
la verità, si sarà costretti a riconoscere che 
nella stragrande maggioranza dei casi le con¬ 
statazioni di decessi vengono fatte un po’ ra¬ 


II problema della morte reale od apparente 
e dei segni che ne permettano la sicura dif¬ 
ferenziazione è uno dei più antichi e tor¬ 
mentosi. 

La morte apparente sta come uno spettro 
vero nella mente di molti profani, ma assu¬ 
me lo stesso aspetto pauroso anche di fronte 
ai giovani medici specie in occasione delle 
prime constatazioni di decesso di cui venga¬ 
no richiesti. 

I segni della morte reale sono infatti mol¬ 
ti, si può dire però tutti scarsamente sicuri, 
almeno quelli di uso comune. Gli studiosi 
perciò in ogni tempo si sono sforzati di tro¬ 


pidamente basandosi più sul buon senso pra¬ 
tico che su esatte indagini scientifiche. 

Per lo più lutto si limita alLascoltazione 
del 'cuore; all'indagine dell’abolizione della 
respirazione, magari con il solito specchietto 
posto innanzi al cavo orale;’ al rilievo dell’as¬ 
senza di stasi sanguigna nella parte di un ar¬ 
to posta al di sopra di una legatura; all’esame 
delle flittene prodotte causticando la cute; ad 
un esame generale dell’aspetto del paziente, 
allo stato di raffreddamento del suo corpo e 
poi alla comparsa della rigidità cadaverica. 

E... siamo sinceri, spesso tutto ciò neppu¬ 
re si fa. Che dire poi dei metodi più scienti¬ 
fici quali quello della iniezione di fluorescina 



(( II, POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 6} 


200 

proposta da Icàrd, e delle indagini col tana- 
tometro del Vasse e col necrometro del Bou- 
chut che molti neppure conoscono!? 

In vero la non applicazione di questi me¬ 
lodi dipende in gran parte dalla scarsa fidu¬ 
cia che essi ispirano. Tutti gli AA. che si sono 
occupati delTargomento sono concordi infat¬ 
ti nel ritenere che non esista alcun segno si¬ 
curo della morte reale, eccetto la putrefazio¬ 
ne estesa. 

È con questi fondamentali concetti nella 
mente che al principio della mia carriera o- 
spedaliera mi accinsi, otto anni or sono, alle 
prime constatazioni di decessi che negli ospe¬ 
dali sono attribuzioni dell’assistente. 

Era logico e spontaneo il fatto che nella in¬ 
certezza grande dei segni, nella difficoltà od 
addirittura impossibilità di applicare i più 
sicuri io cercassi, fin dal principio, di trac¬ 
ciarmi una linea di condotta che, se non va¬ 
leva a darmi la prova assoluta scientifica, i- 
nesistente, per lo meno avesse valso a con¬ 
cedermi una completa tranquillità morale di 
avere espletato il meglio possibile la consta¬ 
tazione della realtà della morte. 

Oltre alle solite, direi quasi rituali consta¬ 
tazioni dell’arresto del polso, della cessazione 
del respiro e dei battiti cardiaci, basate sui 
mezzi usuali, mi parve, fin dal principio, che 
la maggiore tranquillità mi derivasse dall’at¬ 
tenta osservazione del globo oculare. 

Lo stato degli occhi infatti, il loro spro¬ 
fondamento, la formazione di un velo viscoso 
sulla cornea, la sparizione della trasparenza 
dal loro centro, una certa vacuità della ca¬ 
mera anteriore danno agli occhi una tale mo¬ 
dificazione globale, quasi una scomparsa di 
luce che empiricamente sembra dare la sicu¬ 
rezza della morte. 

Eu così che presi anche l’abitudine di con¬ 
trollare lo stato degli occhi con la pressione 
pluridigitale avendo notato nei cadaveri una 
manifesta ipotonia del globo oculare. Orbene 
nell’eseguire questa manovra mi accorsi che 
con la pressione bilaterale sul globo oculare 
la pupilla nei cadaveri assumeva una forma 
ovale, lasciandosi deprimere nel senso della 
forza premente sul globo, e che con la pres¬ 
sione trilaterale la pupilla diveniva irregolar¬ 
mente triangolare. E così presi quasi automa¬ 
ticamente l’abitudine di controllare questa de- 
formabilità della pupilla senza dare gran va¬ 
lore al segno. 

Stando così le cose nel dicembre 1924, es¬ 
sendo stato invitato da un vecchio e praticis¬ 
simo infermiere del Sanatorio Umberto 1°, a 
constatare il decesso di un malato della mia 


corsia, vecchio tubercoloso polmonare ulcero¬ 
so bilaterale e laringeo, trovai indubbi segni 
di morte, però -notai come la pupilla non fosse 
deformabile con nessuna pressione. Le pres¬ 
sioni più energiche in qualsiasi direzione su 
ambo i globi oculari non riuscivano a modi¬ 
ficare la perfetta rotondità della pupilla. No¬ 
tai con un po’ di meraviglia il caso ma non 
vi feci peso eccessivo; senonchè mentre mi 
tratteneva a chiacchierare con il Sorvegliante 
ospedaliero intanto che gli infermieri esegui¬ 
vano il regolamentare spoglio del cadavere, 
sentimmo un profondo respiro e ci accorgem¬ 
mo che il... presunto cadavere era ancora un 
uomo vivente. 

Il paziente visse altri dieci giorni poi il ma¬ 
le lo uccise e potei constatare, appena mor¬ 
to, la netta e chiara deformabilità delle pu¬ 
pille... 

Il caso non poteva non richiamare maggior¬ 
mente la mia attenzione e da allora cercai si¬ 
stematicamente in quanti più cadaveri potei 
il segno della deformabilità pupillare post 
mortem. 

Oggi credo opportuno pubblicare i dati da 
me raccolti. 

★ 

★ ★ 

Il segno della deformabilità pupillare post 
mortem è chiaro e di semplice ricerca. Esso 
è dimostrato chiaramente nella figura l a e 
cioè : nell'individuo vivente o in stato di mor¬ 
te apparente le pressioni anche energiche eser¬ 
citate con le dita su due o più lati del globo 
oculare non riescono assolutamente a modi¬ 
ficare la forma rotonda della pupilla (fig. l a ) : 



nell’individuo morto le pressioni bi- o pluri¬ 
laterali esercitate sull’occhio, anche in grado 
modico, provocano facili e ben visibili defor¬ 
mabilità dei contorni pupillari, le pupille di¬ 
venendo ovali, triangolari, poligonali, etc., a 
seconda della direzione delle pressioni eser¬ 
citate (fig. 1 b). 

Dalla tabella 1 risulta che isu 649 indivi¬ 
dui morti per le malattie le più svariate, che 
per brevità ho riunite in undici gruppi, in 
tutti e 649 casi di morte reale ho potuto ri¬ 
scontrare presente (+ + 4-) il segno della de- 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


SEZIONE PRATICA 


207 


Tabella I. 


Serie 


Causa mortis (morti reali) 


d 

e 

f 


S 


h 


ni 


Malattie apparato respiratorio (broncopolmoniti, 
polmoniti, empiemi, tbc., cisti, tumori, etc.) ’ 

Malattie apparato circolatorio (cardiopatie, arterio¬ 
sclerosi, aneurismi, etc.). 

Malattie apparato circolatorio (embolie morti im¬ 
provvise, etc.) .. 

Malattie del sistema nervoso (emiplegie, sclerosi 
a placche, tumor cerebri, etc.). 

Malattie del fegato (cirrosi, tumori, cisti, etc.) . . 

Malattie dell’apparato urinario (nefriti, tbc., tu¬ 
mori, pionefrosi, calcolosi gravi, etc.) ...... 

Malattie del sangue (anemia di Biermer, leuce¬ 
mie, etc.). 


Malattie infettive 


Malattie accidentali (traumi) . 

Malattie accidentali (avvelenamenti: sublimato, 
veronal, etc.). 

Malattie del ricambio (diabete). 


Malattie gastro-intestinali (enterocoliti infantili, o 
croniche degli adulti, tumori, etc.) . 

Malattie gastro-intestinali (melena od ematemesi 
per ulcere).!. 

Malattie della pelle (Morbo di Durhing, pemfigo, 
eritrodermia desquamativa).* ] 


Totale . . . 


N. 

dei casi 


192 

90 

20 

85 

40 

00 

10 

90 

16 

5 

8 

2(5 

3 


049 


Pupille 

deformabili 


formabilità pupillare. Esso è indiscutibilmen¬ 
te presente nel 100 per 100 dei casi ; di più da 
questa tabella si ricava che la malattia causa 
mortis è perfettamente indifferente nella pro¬ 
duzione del fenomeno essendo stato riscontra¬ 
to polsino in tutti i casi di malattie del si¬ 
stema nervoso (ben 85 in tutto) in molti dei 
quali è evidente, in vita esistevano alterazioni 
pupillari, come anisocorie, rigidità, etc. Or¬ 
bene queste furono assolutamente incapaci di 
annullare il fenomeno della deformabilità pu- 


192 4- + + 

90 -f + + 

20 + 4 + 

85 + + 4 
40 + 4 4 

00 + 4 + 
10 + 4 + 

90 + 4 + 

16 4 4 + 

O 4 + 4 

8 + + + 

20 + 4 + 

3 + + + 

4 + 4 + 


049 4 


Pupille 

non deformabili 


0 - 

0 - 

0 - 

0 -- 

0 - 

0 —- 


0 —- 

0- 

0 —- 


0 —- 

0 —- 


0 —- 


0- 


0 


0 


pillare che fu sempre presente posi mortem. 
Si rileva anche che il sesso non ha alcuna 
influenza sul segno, come pure l’età che ebbe 
tutte le sue rappresentanze, da quelle dei pri¬ 
mi anni (enterocoliti infantili) alle senilità 
più alte. 

La costanza assoluta del segno non può non 
avere altissimo valore specie se si paragona 
con l’assenza assoluta del fenomeno nei casi 
di morte apparente che ho elencati nella se¬ 
conda tabella. 


Tabella II. 


Serie 

Causa della morte apparente 

N. 

dei casi 

Pupille 

deformabili 

Pupille 

non deformabili 

a 

Sincope per narcosi cloroformica o eterea .... 

4 

0+44 ; 

4 

b 

Sincope per iniezione Neosaivarsanica. 

1 

0 + 4 + 

1 

c 

Tbc. polmonare ulcerosa e laringea. 

1 

0 4 4 + 

1 


Totale . . . 

0 

0 4 

fi — 


















208 


« II, POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


Da questa si nota come i 6 casi di morte 
apparente (con. arresto del polso e respiro, e 
con tutti gli altri segni usuali di decesso) che 
ho potuti riscontrare nella mia pratica, tutti 
e sei han presentato nettamente assente il se¬ 
gno della deformabilità pupillare. 

Si tratta di quattro casi gravissimi di sin¬ 
cope per narcosi cloroformica nei quali 1 ope¬ 
ratore e narcotizzatore si guardavano in volto 
terrificati credendo che realmente il paziente 
fosse deceduto, e continuavano nelle pratiche 
di respirazione artificiale e nelle iniezioni ec¬ 
citanti isolo perchè così è buona regola fare. 
In uno dei casi fu anzi eseguita la iniezione 
intracardiaca di adrenalina. Orbene in que¬ 
sto spaventoso quadro solo la non deformabi¬ 
lità della pupilla restava a rassicurarmi della 
persistente vita del paziente. 

Il quinto caso riguarda una grave sincope 
seguita immediatamente ad una iniezione di 
0,45 di neosalvarsan in un paziente che aveva 
tollerato bene le dosi minori, ma che poi ri¬ 
ferì che cinque anni prima, a Napoli, aveva 
avuto lo stesso fenomeno per un altro 0,45, 
tanto che il medico suo di allora lo aveva av¬ 
vertilo che se avesse rifatto quelle iniezioni 
sarebbe morto. Ma egli, sifilofobo all’eccesso, 
credendo che solo le endovenose potessero gua¬ 
rirlo, aveva taciuto il precedente incidente di¬ 
sposto a tutto arrischiare pur di guarire. Vi 
fu immediata perdita della coscienza, cianosi 
spiccatissima, spaventosa generalizzata, frigi¬ 


dità massima, scomparsa assoluta del polso e 
de] respiro, la pupilla persistette assolutamen¬ 
te indeformabile sotto le pressioni più ener¬ 
giche; unico segno rassicurante di vita che 
mi riuscì di obiettivare nel terribile quadro 
che cedette dopo tre minuti ad una endove¬ 
nosa di adrenalina. 

Il sesto caso è quello già citato del tuber¬ 
coloso polmonare ulceroso bilaterale che al 
Sanatorio Umberto 1° mi permise nel 1924 la 
prima constatazione della non deformabilità 
pupillare in caso di morte apparente ed è 
classico come caso del genere. 

Non posso non riconoscere che sei casi sono 
invero pochi, ma si dovrà tenere presente che i 
casi di morte apparente non possono essere 
certo frequentissimi!, e poi se si tiene conto 
della assolutamente costante positività del se¬ 
gno nei casi di morte reale (649) e della as¬ 
soluta negatività di esso in quelli che ho po¬ 
tuto osservare di morte apparente, il segno 
si presenterà certo di alto valore. 

Si potrebbe ancora obiettare che siccome i 
casi di morte apparente non si sono protratti 
che per pochi minuti, in essi il segno non 
abbia avuto tempo a manifestarsi per la bre¬ 
vità dell’osservazione. 

Ciò sarebbe vero se il segno fosse tardivo 
nella sua comparsa nei casi di morte reale, 
ma per ovviare a questa obiezione, e per me¬ 
glio indagare il fenomeno ho voluto studiare 


Tabella III. 




Constatazioni in vita 

Ora 
ri pi In, 

Constatazioni post-mortera 

N. 

Nome e malattia causa mortis 

1 2 3 

i 1 

morte 

1 

■ 2 3 

i 1 1 

4 

1 


<) 

3 

4 

5 

6 

7 

8 

9 

10 


G. M. : Polmonite crupale lobo 
sup. D. infer. S. 

S. T. : Coma apopletlico . • • 

F. 11. : Tifo addominale .... 

L. S. : Tifo addominale . • • • 

11. D. : Vizio composto della 
mitrale . 

A. L. : The. polmonare e la¬ 


ringea 


17,18 — 


8 


8 

9 


18,20 — 18,30 18,30 + 


8,20 

10,45 


G. I. : Morbo di Durhing . . . 

8. C. : Broncopolmonite in¬ 
fluenzale . 

C. A.: Fmatemesi p. ulcera 
gastrica . 

G. C;. : Diabete, Empiema I). 
(operato) . 


16 

15 


5,30 — 


8 — 


16.30 

18.30 

11 — 


20,15 120,15 + 
8,25 8,25 + 

11 11 + 

8,50 I 8,50 + 


6 — 


17,15—| 17,43 17,45 + 

18,45 18,45 + 

11,20 —I 12,07 12,07 + 


/- 


7.35 7,35 + 


— 16,18 16,18 + 


20.30 + 
8 + 

9 + 

15.30 + 

9 + 

18 + 

19 + 

8 + 

8 + 

16.30 4 


8 + 

10 + 
10 + 
16 + 

10 + 

8 + 
8 + 

12 + 

12 + 

20 + 


10 + 

11.30 + 

19.30 + 
8 + 

17 + 

11 + 

12 + 


7 + 


8,30 + 


I 








[Anno XXXIX, Num. 6] 


SEZIONE PRATICA 


209 


l’epoca della comparsa della deformabilità pu¬ 
pillare dopo il decesso. 

(Questo studio accuratamente eseguito in 
dieci casi in cui potei ripetere varie volte la 
constatazione dell’assenza del fenomeno pri¬ 
ma del decesso, e della sua presenza dopo di 
questo, in varie ore (vedi tabella III a ) mi ha 
permesso di rilevare in modo sicuro come la 
deformabilità pupiMare compaia immediata¬ 
mente, anzi coincida cronometricamente con 
queiristante in cui si può, per gli altri segni 
fare diagnosi di morte. Questa immediatezza 
del fenomeno rende insussistente la obiezione 
sopra ricordata. 

Dallo studio orario del fenomeno della defor- 
mabilità pupillare risulta: prima, la sua imme¬ 
diata comparsa dopo la morte, secondo la sua 
persistenza costante ed immutabile per almeno 
24 ore dopo il decesso. Ciò è più che suffi¬ 
ciente a valorizzare il segno per la diagnosi 
precoce e a dare ad esso notevole importan¬ 
za anche in quei casi in cui si giunga presso 
un cadavere varie ore dopo il reale o presun¬ 
to decesso. 

Néllaccuratissima indagine che ha istitui¬ 
ta sulla bibliografia dell’argomento dei segni 
della morte, che richiede un tempo ed un 
lavoro veramente impressionante per la mole 
enorme da essa raggiunta (vedi bibliografia) 
ho trovato appena citato nel Giornale di Me¬ 
dicina Militare del febbraio 1881 che un certo 
Sign Joll di Londra, non meglio identificato 
avrebbe rilevato il rilassamento dell’iride nel¬ 
la morte reale. Si tratta con quasi sicurezza 
di quello che io chiamo il fenomeno della de¬ 
formabilità della pupilla post mortem. Pur¬ 
troppo non mi è stato possibile rintracciare 
il lavoro originale che non è neppure citato. 

In ogni modo la maggior parte dei medici 
anche assai colti che ho potuti interrogare i- 
gnoravano del tutto il segno ed in pratica nes¬ 
suno mai, che io mi sappia, lo applica. Per 
questo solo, poiché sono convinto che nella 
incertezza massima dei segni della morte rea¬ 
le nulla debba essere trascurato, ho creduto 
bene richiamare con questo studio l’attenzio¬ 
ne sul fenomeno che per me è sicurissimo, 
utile, costantemente presente e quindi di in¬ 
dubbio valore sì da dovere, anche per la sua 
facilità di ricerca, essere accolto nella pratica 
corrente da quanti per ufficio devono consta¬ 
tare decessi. 

È così risolto il problema di trovare il se¬ 
gno .sicuro della morte reale da centinaia di 
anni ricercato? 

Rispondo con due leggi, una di fisiologia 
ed una di clinica: 1) La morte non è un i¬ 


stante, ma un processo che si svolge lenta¬ 
mente nelle varie parti del corpo e neppure 
contemporaneamente in tutte. 2) In medici¬ 
na non esistono sintomi patognomonici, ma 
la importanza di ciascuno di essi è in diretto 
rapporto con la frequenza con la quale è pos¬ 
sibile rilevarlo. 

RIASSUNTO. 

L A., sulla base di 655 osservazioni richia¬ 
ma l’attenzione sul valore pratico del segno 
della deformabilità pupillare come indice di 
morte reale. 

(Consegnato in Reflazione il 10 nov. 1931). 

BIBLIOGRAFIA. 

1) Boniface. De Vincertitu.de des signes de la 
mort. Thèse de Paris, 1875. 

2) Bouchut. Traité des signes de la mort. 3 a éd., 
1883. 

3) Bourgeois. Observalions et considérations pra- 
tiques qui établissent la possibilité du retour 
à la vie. Arch. gén. de Méd., 1829. 

4) Buown-Séquard. Extraordinary prolongation ol 

thè principals acts oj life after cessation of 
rcspiration. Arch. de Physiol. norm. et patol., 
voi. VI, p. 8388, Paris, 1879. 

5) Bruhieii J. J. Disertation sur l'incertilude des 
signes de la mort. Voi. 2, Paris, 1745. 

6) Champneuf. Mort apparente et dangers des 
inhnmations précipitées. Thèse de Paris, 1832. 

7) Cooper M. Uncertainty of thè signs of death. 
London, 1746. 

8) Collongues. Le bioscope, ses applications à la 
physique etc., 1874. 

9) Dell’Acqua F. La morie vera e la morte ap¬ 
parente.. Hoepli, 1897. 

10) DTIalluin. Contribution à Velude des signes 
de la mort. (Rubefaction provoquée du globe 
oculaire). Compt. rend. Soc. de Biol. de Pa¬ 
ris, 7 aprile 1906. 

Ili De la Boissière F. Lettere sopra la certezza 
dei segni della morte. Trad. dal francese, 
Roma, 1733. 

12) De Fontenelle G. Recherches médico-légalcs 
sur Vincerlitude des signes de la mort. Pa¬ 
ris, 1834, 

13) Deschamps M, Du sigile cerlain de la mort. 
Paris, 1854. 

14) In. Précis de la mort apparente. Paris, 1841. 

15) Desessxrts. Discours sur les inhnmations pré¬ 
cipitées lu à la Soc. Pub. des Lycées des Arts 
le 9 pluviose. An. VI, 1797. 

16) Heidmann. Mezzo per distinguere la morte 
reale dalla apparente. Vienna, 1814. 

17) Devergie. Des signes de la mort. Ann. d’Hy- 
giène, S. 2, 41, 1872. 

18) Hufeland. L'incertezza della morte e l’unico 
infallibile mezzo per accertarsi della realtà di 
essa. Francoforte, 1791. 

19) Icard Severin. La mori réelle et la mort appa¬ 
rente. Paris, Alcan, 1897. 

20) Id. Le danger de la mort apparente sur les 
champs de bataille. Voi. di pag. 150, Paris, 
Maioine, 1905. 

21) /d. De la constalations des decédés en lemps 






210 


(( IL POLICLINICO )» 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


(Vépidémie. Armai. d’Hygiène pubi, et méd. 
lég., ottobre 1904, pag. 326. 

22) Id. De la vérification des décés dans les hó- 
pitaux. Arch. Gén. de Méd., 1905. 

23) Id. Le signe médìcal et le signe vulgaire de la 
mort réelle. Marseille, 1906. 

24) Id. La constatation des décès dans les hòpitaux. 
Paris, Maioine, 1910. 

25) Kirchmaier Th. Elegantissimum ex physicis 
thema de liominibus apparenter mortuis. 
Wittenbergae, 1670. 

26) Knopstùck Rowel. Absolut sicher Verhutung 
des lebending Begraben werdens durch Be- 
handlung des Toten mit Kàlte, Finstenis und 
Einsamkeit. Dresden, 1902. 

27) Laborde .T. V. Le signe automatique de la 
mori réelle * Paris, 1900. 

28) Id. Signe de mort tiré de Vinoxydation des 
aiguilles d'acier piquées dans les tissus. Union 
Médical, 1870. 

29) Levasseur P. De la inori apparente et les mo- 
yens de la reconnattre. Rouen, 1866. 

30) Ìd. De la catalepsie au point de vue du dia- 
gnostique de la mort. Rouen, 1866. 

31) Menchin J. Disertatio de incertibus signorum 
vitae et mortis. Vienna, 1768. 

32) Monteverdi A. Nota su di un mezzo semplice 
dì distinguere la morte vera dalla apparente. 
Cremona, 1874. 

33") Olaz A. G. De signis mortis non solute explo- 
randis. Lipsia, 1767. 

34) Parot. De la mort apparente. Paris, Thèse, 
1860. 

351 .Steinfeld J. C. H. De signis mortis diagno- 
sticis dubiis caute admittendis. Jena, 1788. 

36) Struve. Lo sperimentatore della vita, ossia 
Fuso del galvanometro per distinguere la mor¬ 
te reale dalla apparente. Hannover, 1805. 

37) Torrioni Tazzetti. Raccolte di teorie, osserva¬ 
zioni e regole per ben distinguere la morte 
apparente. Firenze, 1776. 

38) Tozer Basil. Premature burlai and thè only 
true signs o/ death. Nine teenth Century, 
voi. 62, 1907. 

N. B. — Sono stati elencati solo i lavori più 
antichi che è assai difficile trovare citati. Il rima¬ 
nente della letteratura più moderna si può rin¬ 
tracciare, completa ed estesissima, nell'Index Me- 
dicus. 


• 9 * Interessantissima pubblicazione: 

Prof. C. DE VINCENTIIS 

docente di Patologia e Clinica Oculistica 
nella E. Università di Napoli. 

MANUALE di OCULISTICA 

ad uso dei Medici pratici e degli Studenti. 

Prefazione del Prof. ARNALDO ANGELUCCI. 

Volume di pagg. XVI-622, nitidamente stampato eu 
carta eemipatinata, con 259 figure in nero ed a colori 
nel testo e 8 tavole a colori fuori testo. 

TI prezzo del volume è di L. 68 più L. 3 per le 
6peee poetali di spedizione. 

Ai nostri abbonati, il Manuale è ceduto per sole 
l. 63, franco di porto a domicilio. 

Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
etale Succursale diciotto, ROMA. 


NOTE E CONTRIBUTI. 

Istituto di Clinica Chirurgica della R. Università di Roma. 

Direttore: Prof. R. Alessandri. 

Contributo clinico-sperimentale alla nar¬ 
cosi basale avertinica 

per il dott. Giuseppe La Cava. 

Uno dei problemi che ancor oggi interessa 
la pratica chirurgica è sicuramente il proble¬ 
ma della narcosi. 

Per quanto sia orinai Irascorso un secolo 
dalla prima applicazione della narcosi in chi¬ 
rurgia pure il problema rimane sempre aper¬ 
to e le discussioni e le opinioni in proposito 
sono più che mai accese e disparate. Eppure 
notevoli progressi in questo campo si sono 
compiuti e la tecnica dell’anestesia generale 
e locale si è molto migliorata. Difetta però 
ancora quello che si potrebbe chiamare il nar¬ 
cotico ideale, quello che possiede tutti i van¬ 
taggi delle narcosi finora in uso senza averne 
gli inconvenienti. 

È logico dunque che, mancando un tale 
narcotico, si sia cercato per mezzo di azioni 
combinate, di avvicinarsi quanto più è possi¬ 
bile alla narcosi ideale. E si è così pensato di 
preparare con oppiacei il malato che deve su¬ 
bire la narcosi, di evitare il trauma psichico 
legato alla visione della sala operatoria ini¬ 
ziando la narcosi al di fuori di questa, di li¬ 
mitare la sgradevole impressione causata dal 
narcotico introducendolo nell’organismo per 
altra via che non quella della inalazione. È 
così che si ebbero i primi tentativi di narcosi 
rettale. Questi primi tentativi furono iniziati 
dal Roux nel 1846 con soluzione acquosa di 
etere ma furono ben presto abbandonati a ca¬ 
gione delle lesioni che questa soluzione ar¬ 
recava alla mucosa intestinale. 

Non migliore fortuna ebbero i tentativi fat¬ 
ti in seguito da Pirogoff (1847) e da Gwa- 
thmiey (1913). 

Tuttavia i vantaggi offerti dalla narcosi ret¬ 
tale — facile applicazione, mancanza quasi 
assoluta di fenomeni di eccitazione e di com¬ 
plicazioni polmonari — indussero a ripren¬ 
dere i tentativi : fu Eichholtz il primo che ri¬ 
conobbe nel tribromoetanolo {Avertino) le pro¬ 
prietà richieste ad un narcotico rettale e che 
ne rese possibile l’utilizzazione nella pratica 
terapeutica. 

Scopi delle nostre ricerche. — Si è accu¬ 
mulato sull’Avertina un enorme materiale bi¬ 
bliografico. Appare impossibile nè si ritiene 
opportuno riferirne singolarmente. Dato uno 




[Anno XXXIX, Num. 6] 


SEZIONE PRATICA 


211 


sguardo di insieme, si ha l’impressione come 
lale metodo di narcosi — sopratutto se limi¬ 
talo ad una narcosi basale — prenda sempre 
più piede, per poco che l’assistenza diretta 
degli infermi sia affidata a personale suffi¬ 
cientemente addestrato. Questa limitazione — 
d’altra parte — è la premessa delle applica¬ 
zioni qui riferite. Non si cercò mai — aprio¬ 
risticamente — di ottenere più di una « nar¬ 
cosi base ». 

Per queste ragioni lo studio di ogni singo¬ 
lo ammalato è stato esteso al più gran nu¬ 
mero di ricerche per lo più tralasciate da al¬ 
tri AA. onde ne scaturissero quegli accorgi¬ 
menti che rendessero più facilmente accessi¬ 
bile tale specie di narcosi, ciò che non ci ha 
permesso di compiere, come avremmo volu¬ 
to, un numero rilevante di narcosi. In modo 
particolare sono stati studiati il « metaboli¬ 
smo basale », la funzionalità epatica, il tem¬ 
po di emorragia. Riportiamo per brevità una 
tabella riassuntiva, tralasciando di riportare 
per esteso i protocolli di ciascun caso stu¬ 
diato. 

I casi studiati possono essere variamente 
raggruppati a seconda dei vari elementi con¬ 


siderati : 



Età : 


• 

Anni 

Casi 

La considerazione della età è 

1-10 

0 

importante in quanto essa è 

10-15 

1 

uno dei criteri per il dosaggio 

16-20 

5 

individuale dell’Avertina : in¬ 

20-25 

12 

fatti la dose necessaria sia alla 

25-30 

7 

narcosi basale, che alla totale è 

30-35 

3 

molto più alta nei bambini che 

35-40 

5 

negli adulti e più alta negli 

40-45 

4 

adulti che nei vecchi. Quanto 

45-50 

1 

ai nostri casi possiamo dire che 

50-60 

1 

mentre nel paz. più giovane 

60-70 

2 

(a. 15, caso n. 33) la dose di 

0,10 bastò 

per 

ottenere una buona narcosi basale 


cerne in un adulto, nel paz. più vecchio (a. G2, 
caso n. 31) una dose di 0.08 fu sufficiente a rag¬ 
giungere narcosi totale profonda. 

Intervento : mammella 1, ernie 13, resez. 
gastr. 5, colecistectomia 2, gastroenlerostomia 
2, idrocele 2, craniotomia 2, appendicectomia 
9, laparotomia espi. 1, arti. 2, ernia epiga¬ 
strica 1, cistotomia sovrapubica 1, plastica 
vaginale 1. 

Peso. — Quando il peso era eccessivo, così 
come nei casi 1, 10, 19, si sono sommini¬ 
strate dosi minori (0,07) di quella abituale 
(0,10) col proponimento di aggiungere altra 
Averiina qualora ve ne fosse stato bisogno. 

Condizioni generali. — Delle condizioni ge¬ 
nerali si teneva conto eliminando i malati che 
fossero giunti ad uno stato grave di cachessia 
o diminuendo la dose in quelli che appariva¬ 
no in stato di nutrizione scadente. 


Dose. In quanto alla dose essa fu spes¬ 
so di 0,10 per kg. (26 casi) dose che si può 
ritenere sufficiente per una narcosi basale. 
Fu inferiore a 0,10 per kg. (12 casi) nei casi 
in cui o il peso superava i 70 kg. o le condi¬ 
zioni generali del paz. non erano buone, 
o si trattava di paz. in età avanzata. 

Fu superiore a 0,10 per kg. nei casi in cui 
con il primo clistere (con la dose di 0,10 per 
kg.) non si -era ottenuta nemmeno la narcosi 
basale (caso 19, caso 22). 

(.on tale precauzione si può evitare un pe¬ 
ricolo di iperdosaggio. 

Anestesia aggiunta. — Il narcotico aggiun¬ 
to è stato necessario quasi sempre meno che 
in 4 casi. 

Dai risultati ottenuti si può dedurre l’esat¬ 
tezza delle dosi somministrate, in quanto che 
la narcosi prefissa era la basale e non la to¬ 
tale. 1 uttavia tali risultati non si raggiungo¬ 
no agevolmente, poiché essi sono legati alla 
valutazione di numerosi fattori dei quali al¬ 
cuni prettamente subbiettivi. Conviene quin¬ 
di che la narcosi Avertinica venga affidata 
costantemente ad una sola persona, la quale 
segua il malato sopratutto durante il periodo 
di sonnolenza morfinica. 

Specie degli anestetici aggiunti. — Il nar¬ 
cotico aggiunto fu nella maggior parte dei 
casi (29) etere. La quantità di etere usata va¬ 
ria molto, sia per la varia durata delle ope¬ 
razioni sia per la profondità della narcosi ba¬ 
sale. 

La quantità di etere somministrata è stata 
in 9 casi superiore a 50 cc. ed in 20 casi in¬ 
feriore a 50 cc. Una quantità di etere supe¬ 
riore a 50 cc. è stata necessaria in quei casi 
in cui il dosaggio di Avertina era stato chiara¬ 
mente insufficiente oppure la durata della ope¬ 
razione era stata eccessivamente lunga. 

In 7 casi si praticò l’anestesia locale con 
Novocaina e si ebbero risultati soddisfacenti 
senza cioè che il paziente reagisse eccessiva¬ 
mente agli stimoli dolorifici. In questa ma¬ 
niera si poterono compiere 2 reazioni gastri¬ 
che ed una gastroenterostomia senza aggiun¬ 
gere affatto etere. 

Negli ultimi due casi è stato somministrato 
come narcotico aggiunto etilene invece di 
etere. 

Su questo nuovo tipo di narcosi mista Aver- 
tina-etilen-e vogliamo richiamare l’attenzione 
in quanto che essa ci è sembrata rispondere 
alle caratteristiche di una vera narcosi idea¬ 
le. Infatti essa racchiude in sè tutti i vantag¬ 
gi dell’Avertina e dell’etere senza gli incon¬ 
venienti legati a quest’ultimo. 








212 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


Tabella riassuntiva dei casi di narcosi avertìnica. 


N. Nome 


Intervento 


« Ph 


V 

© Preparazione Dose Av. 


Anest a°s. Durata Risultato Decorso post. 
Ane6i. a D g operazione 


1 A. B. 

2 C. C. 

3 S. F. 

4 M. B. 
6 F. G. 

6 M. C. 

7 M. A. 

8 P. S. 

9 R. B. 


10 

C. 

L. 

11 

G. 

M. 

12 

C. 

S. 

13 

I. 

G. 

14 

P. 

C. 

15 

D. 

V. 

16 

T. 

M. 

17 

M. 

F. 

18 

G. 

G. 

19 

L. 

A. 

20 

B. 

. S. 


21 D. F. 

22 D. I. 


Carcin. mamm. 
Ernia 

Resez. gastrica 
Colecistectomia 
Gaetrodigiunost. 
Colecistectomia 

Ernia 

Idrocele 

Resez. gastrica 

Craniotomia 

Laparotomia espi, 
appendicectomia 

Gastroenterost. 

Resez. gastrica 

Ernia bilaterale 

Laparotomia espi. 

Resez. gastrica 

Ernia bilaterale 

Ernia 

Craniotomia (tu¬ 
more cerebr.) 

Ernia bilaterale 

Appendicite 

Resez. gastrica 


58 85 Insuffic. 

23 61 Morfina rit 

23 60 Id. 


23 60 

40 55 

39 66 

41 6' 

22 64 

20 54 

34 55 


Id. 

Id. 

Id. 

Id. 

Id. 

Id. 


24 j 85 Esatta 

22 i 63 Morfina rit, 

26 58 Esatta 

20 63 Id. 

25 53 Id. 


22 63 


Id. 


21 55 Morfina rit 

25 65 Id. 

63 85 Esatta 

28 68 Id. 


24 60 Ritardata 

26 54 Td. 

28 63 Id. 


23 C. E. 

24 C. M. 

25 M. E. 

26 C. A. 
2? G. A. 

28 R. C. 

29 P. D. 


30 1 

R. 

M. 

31 

A. 

M. 

32 

D. 

D. 

33 

C. 

T. 

34 

N. 

R. 

35 

F. 

R. 

36 

P. 

M. 

37 

C. 

C. 

38 

Q. 

I. 

39 

C. 

C. 

40 

P. 

C. 

41 

G. 

. M. 


Ernia 

Elefant. gamba 

Ernia 

Ernia 

Appendicite 

Ernia bilaterale 

Ernia epig. e in¬ 
guinale 

Appendicite 

Ernia 

Appendicite 
Ago nell’avambr 
Appendicite 
Appendicite 
Appendicite 
Cistotomia 
Ernia bilaterale 
Ernia bilaterale 
Appendicite 


5 cc. 

6 cc. 

6 cc. 

4.5 

6.6 

6.4 

6.4 

5.4 

5.5 5 

6.4 
6.3 

5.6 

6.3 

5.3 

6.8 

5 cc. 

6.5 
7 

5.5 + 2+2 + 1 

6 CC, 

5.4 
I 5.2 


300 E. 

50 E. 

200 E. 

100 E. 

51 cc. Nov. 
200 E. 

50 Nov. 

20 E. 

20 E + 50 Nov. 


90 E. 

40 E. 

250 E. 

40 Nov. 
40 Nov. 
40 Nov.* 
18' E. 

50 CC. E. 


2h 

50' 
4h 15' 
Ih 15' 
Ih 15' 
4h 

20 ' 
Ih f5' 
3h 25' 
50 ' 
Ih 

Ih 25 r 
2h 15 r 
35' 
Ih 15' 
2h 45' 
30' 
Ih 5' 
•Ih 10' 


Negativo 

Buono 

Discreto 

Discreto 

Buono 

Mediocre 

Buono 

Buono 

Buono 

Ottimo 

Mediocre 

Buono 


Discreto 

Normale 

Normale 

Normale 

Discreto 

Discreto 

Normale 

Rit. ur. 

Discreto 

Normale 

Lieve compì, 
bronco-polm. 

Discreto 


Moltomed. Discreto 
Buono Discreto 


50 cc. E.l Ih 10' 


30 E. 
40 E. 


35' 
2h 30' 


Buono 

Buono 

Mediocre 

Buono 

Discreto 

Buono 

Buono 

Buono 


37 77 Esatta 

42 64 Id. 

40 77 Id. 

32 62 Id. 

20 55 Id. 

24 69 Td. 

26 59 Ritardata 

29 72 Morf. doppia 

62 61 | Id. 


7.7 

6.4 

7 CC. 
6.2 
5.9 
7 

6 

6.5 

5 cc. 


40 E. 
50 E. 
30 E. 
40 E. 
30 E. 

50 E. 

15 E. 
Nov. 10 cc. 


non oper. 

Ih 40' 
45' 
35' 
40' 
40' 

Ih 15' 
40' 
25' 


Buono 

Discreto 

Buono 

Buono 

Buono 

Mediocre 

Ottimo 

Ottimo 


5L 

Id. 

5.1 

• 40 E. 

25' 

Buono 

48 

Id. 

5 

60 E. 

in 30' 

Buono 

48 

Id. 

5 

40 E. 

30' 

Buono 

52 

Id. 

5 

40 E. 

30' 

Buono 

55 

Id. 

5.2 

10 E. 

30' 

Ottimo 

48 

Ritardata 

3 cc. 

150 E. 

40' 

Molto med 

58 

Morf. doppia 

5.2 

40 E. 

Ih W 

Buono 

59 

Id. 

6.8 

etilene 

ih 

Discreto 

65 

Id. 

5.7 

etilene 

Ih 10' 

Ottimo 

47 

. Id. 

4.7 

50 E. etere 

40' 

Ottimo 


Rit. ur. 

Normale 

Normale 

Normale 

Normale 

Rit. ur. 

Normale 

Bronco-polm. 

grave in 2 a 
giornata; 
guarigione 

Normale 
Normale 
Discreto 
Normale 
Lieve compì. 

bronco-polm. 
Normale 
Normale 
Normale 
Normale 
Normale 
Normale 
Normale 
Ottund. sens. 
I. Normale 
Normale 

I 

Eccitaz. 

Normale 

Normale 



[Anno XXXIX, Num 6] 


SEZIONE PRATICA 


La quantità di etilene in tale narcosi mi¬ 
sta è molto minore di quella che si sommini¬ 
stra per una narcosi etilenica pura ma ciò 
nonostante la narcosi decorre normalmente 
senza che si abbia a notare nè cianosi nè vo¬ 
mito post-operatorio, nè altri disturbi di qual¬ 
siasi genere. 

È nostro intendimento di continuare le ri¬ 
cerche per la narcosi mista avertina-etilene 
ritenendola una delle più efficaci e meno pe¬ 
ricolose. 

Decorso della narcosi. — Quando, 30-40 mi¬ 
nuti dopo il clistere, il paziente mostra aver 
raggiunto il massimo di sonno ottenibile es¬ 
so viene trasportato in sala operatoria. Quivi 
le manovre di assestamento non disturbano 
affatto ò solo lievemente il sonno del malato. 
Si fa un saggio della sensibilità per stabilire 
la profondità della narcosi e vedere se è pos¬ 
sibile l’atto operativo senza aggiunta di altro 
anestetico : ma ciò è raro e come abbiamo già 
detto è da considerarsi piuttosto come un er¬ 
rore di tecnica da eccessivo dosaggio. Se per¬ 
siste la reazione agli stimoli si aggiunge un 
narcotico: l’etere è il più comune ed il più 
facilmente maneggiabile; il passaggio dal 
sonno avertinico alla narcosi profonda si ha 
generalmente con minime quantità di etere 
e senza alcun fenomeno di eccitazione. Anco¬ 
ra più semplice e priva di reazioni è la som¬ 
ministrazione di etilene che in minima quan¬ 
tità offre una narcosi profonda prolungabile 
senza alcuna irritazione della mucosa bron¬ 
chiale come può avvenire per l’etere. L’ane¬ 
stesia locale nei casi in cui è stata usata, ha 
dato ottimi risultati: il paziente reagisce lie¬ 
vemente alle punture per l’iniezione del liqui¬ 
do e poi rimane calmo per tutta la durata 
dell’operazione. 

A ciascun tipo di intervento deve corrispon¬ 
dere una speciale maniera di somministrazio¬ 
ne del narcotico aggiunto: p. e. nelle rese¬ 
zioni • gastriche o gastroenterostomie basta 
somministrare il narcotico durante l’incisio¬ 
ne della cute, del peritoneo, e l’estrinseca- 
zione dei visceri e alla fine, alla chiusura del 
peritoneo. Se nel corso dell’operazione si ve¬ 
rificassero disordini respiratori bisogna to¬ 
gliere la maschera e somministrare ossigeno; 
ma ciò è raro. Mai si è avuto vomito durante 
l’operazione, qualche volta e molto lieve nel 
decorso post-operatorio. - 

Alla fine dell’operazione il paziente gene¬ 
ralmente è ancora sotto l’infuenza del sonno 
Avertinico. Le condizioni generali sono buo¬ 
ne: non si ha vomito, il polso è di frequenza 
solo lievemente superiore al normale, la pres¬ 
sione si è rialzata, il respiro è normale come 


2ia 

nel sonno fisiologico — solo raramente vi 
ha cianosi —. In due casi (10° e 29°) si sono 
avute contrazioni muscolari fibrillari localiz¬ 
zate o generalizzate. Il risveglio si ha 2-3 ore 
dopo il clistere ed è calmo senza nessun fe¬ 
nomeno di eccitazione. Il paziente è ancora 
fortemente sonnolente e cade in uno stato di 
dormiveglia piacevole, che mitiga il dolore 
post-operatorio. Solo dopo circa 8 ore ed in 
certi casi anche più, si può dire che il pa¬ 
ziente sia completamente cosciente. 

Decorso post-operatorio. — È stato nella 
maggior parte dei casi normale, in alcuni ca¬ 
si ideale. 

Uno stato di eccitazione lieve al risveglio 
non è raro: in due casi anzi questa eccitazio¬ 
ne assunse proporzioni notevoli (13° e 39°). 
In quest’ultimo si trattava di un alcoolista in¬ 
veterato: nel caso 13° invece la narcosi era 
decorsa tutta con stato di eccitazione grave 
senza che ci sia riuscito di stabilirne la causa. 

Quando il decorso operatorio è stato nor¬ 
malissimo senza il minimo disturbo (23 casi) 
anche il decorso post-operatorio è stato idea¬ 
le. In 15 casi il decorso post-operatorio è sta¬ 
to discreto, disturbato da piccole complicazioni 
quali : catarro bronchiale diffuso (casi 5°, 9°, 
12°, 14°, 20° 23°, 28°), ritenzione urinaria di 
brevissima durata (casi 8°, 15° e 20°) o da lie¬ 
ve eccitazione (casi 13°, 15°, 16°, 39°) o da 
eccezionale ottundimento del sensorio durato 
24 ore (caso 36°). 

In due casi (caso 11° e caso 22°) si è avu¬ 
ta una tipica broncopolmonite postoperatoria 
a carattere benigno ciò che dimostra come l’A- 
vertina non eviti completamente le complican¬ 
ze bronco-polmonari. 

Questa complicanza, a dire il vero, si è ma¬ 
nifestata in un periodo influenzale a caratte¬ 
re epidemico, durante il quale molti operati, 
anche con altri mezzi anestetici, venivano col¬ 
piti da forme bronchiali più o meno gravi. 
Ed infatti trascorso questo periodo, dal ca¬ 
so 28° al 41°, non si è avuta la minima com¬ 
plicazione bronchiale in nessun malato sotto¬ 
posto alla N.A. 

Elementi vari utilizzati ai fini della narcosi. 
— Dell’anamnesi dei pazienti tenevamo conto 
principalmente dei precedenti epatici e rena¬ 
li evitando in molti casi queste affezioni per 
un giusto criterio di prudenza. 

Nell’esame obiettivo tenevamo conto dello 
stato di nutrizione del malato, dell’abbondan¬ 
za del sottocutaneo, dello stato delle masse 
muscolari, dello stato dei vari organi, cuore, 
polmoni. Tali dati ci erano di guida per la 
dose. 

Preparazione preoperatoria. — Riteniamo 










214 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


che una giusta preparazione preoperatoria sìa 
uno dei fattori più importanti per la buona 
riuscita della narcosi Avertinica. Dall’esame 
dei casi da noi riportati si può osservare co¬ 
me i risultati veramente buoni si siano avu¬ 
ti solo quando la preparazione preoperatoria 
è stata perseguita in tutti i suoi particolari. 

Abbiamo ottenuti i migliori risultati som¬ 
ministrando la mattina 2-3 ore prima del cli¬ 
stere Avertinico 1 ctg. di morfina. Poi un ora 
prima del clistere Av., se l’azione prodotta 
dalla prima iniezione non era evidente ag¬ 
giungevamo ancora 1 ctg. di morfina e 1 nigr. 
di Adrenalina. 

Operando in tal modo i pazienti giungeva¬ 
no nella camera preparatoria in uno stato di 
calma sonnolenza e appena terminato il cli- 
sma di Avertina, cadevano in sonno senza pe¬ 
riodo di eccitazione e in calma perfetta. Non 
solo, ma così operando si aveva un certo in¬ 
dirizzo nel dosaggio da adottare in quanto che 
dall’effetto che aveva ottenuto la prima inie¬ 
zione di morfina si poteva arguire la maggio¬ 
re o minore sensibilità del soggetto ai nar¬ 
cotici e quindi regolare la dose di Avertina. 

Effetti della narcosi Avertinica sui vari si¬ 
stemi. — Passiamo ora all’esame degli effetti 
prodotti dalla narcosi Avertinica sui vari or¬ 
gani e sistemi. Negli avertinizzati noi abbia¬ 
mo studiato il comportamento del polso, re¬ 
spiro, temperatura, pressione, urine; le varia¬ 
zioni del metabolismo basale, della leucoci¬ 
tosi, della funzionalità epatica, del tempo di 
emorragia. 

Il polso , che generalmente per lo stato di 
preoccupazione del paziente, prima del cli¬ 
stere batte con 80-90 pulsazioni al minuto, 
aumenta notevolmente di frequenza appena 
somministrato il clisma di Avertina. Si hanno 
così 110-120, una volta 140 pulsazioni al mi¬ 
nuto. Questo aumento di frequenza corrispon¬ 
de generalmente a quello stato di ebbrezza o 
di lieve eccitazione che si ha nei pi imi mi¬ 
nuti dalla somministrazione dell’Avertina, ed 
è, come esso, di breve durata. 

Infatti dopo 15’-20’ il polso, senza ritorna¬ 
re completamente al normale,- diminuisce la 

frequenza fino ad 80-90. 

La pressione arteriosa si abbassa sin dai pri¬ 
mi momenti dopo il clisma Av., ed è accom¬ 
pagnata da una vasodilatazione periferica no¬ 
tevole specialmente al viso, dove induce una 
evidente cianosi. Del resto anche questo fe¬ 
nomeno è passeggero e appena raggiunto il 
sonno il polso si stabilizza a 80-90-100 pulsa¬ 
zioni, a media pressione e la vasodilatazione 
sparisce: l’iniezione preventiva di 1 mgr. di 


adrenalina è ad ogni modo un mezzo profi¬ 
lattico efficace. 

Il respiro. — È anche esso precocemente 
influenzato dalla narcosi Avertinica; infatti 
subito dopo il clisma si ha un aumento di fre¬ 
quenza (24) e di profondità ed anche una cer¬ 
ta irregolarità di esso. Dopo 10-15-20 minuti 
se il dosaggio è stato esatto, il respiro ritor¬ 
na normale di frequenza (16-18) restando sem¬ 
pre un po’ superficiale come nel sonno fisio¬ 
logico. Ma se la dose è un po’ accentuata o 
è maggiore la sensibilità dell’individuo si pos¬ 
sono avere dei disturbi come nei casi 23°, 36°, 
39°. Questi disturbi consistono in una discreta 
cianosi, che può anche mancare, ed in una 
intensa diminuzione della frequenza e profon¬ 
dità del respiro. È stato caratteristico a questo 
proposito il caso 36° in cui si cadde fino a 
8-9 respiri al minuto. 

È curioso a notare come in tutti questi tre 
casi sia stato ritardato l’intervento operativo, 
che nel caso 13° non si è avuto, nel caso 36° 
si è iniziato dopo due ore e nel caso 39° dopo 

I ora e 40 minuti, quasi che l’assenza di sti¬ 
moli in cui questi pazienti erano lasciati con¬ 
tribuisse ad accentuare la profondità del son¬ 
no Avertinico. 

La temperatura. — Non ha dimostrato di 
essere influenzata dalla narcosi Avertinica. 

La leucocitosi, non subisce aumenti note¬ 
voli: il lieve aumento è forse più imputabile 
alla malattia o al trauma operatorio che alla 
narcosi Avertinica. Nel caso 23°, non operato, 
essa rimase normale. 

L'esame delle urine dà risultati quasi co¬ 
stanti : si riscontrano cioè molto spesso trac- 
eie di albumina che scompaiono in 24-48 ore. 

II peso specifico si trova costantemente au¬ 

mentato (1035-1040) per una enorme elimi¬ 
nazione di urati e fosfati : abbiamo potuto co¬ 
statare come ciò non sia imputabile alla N.A.; 
infatti questo fenomeno si ha anche con al¬ 
tri mezzi anestetici (etere-rachianestesia) ed è 
mancato nel caso 23° che non subì 1 Opera¬ 
zione. • ,Tp i 

La ricerca del glucosio col metodo dei Feh- 
ling e di Nylander, riuscì costantemente ne¬ 
gativa; solo nel caso 9° si ebbe riduzione non 
tipica (limpida senza precipitato) del Fehlmg. 

I pigmenti biliari furono sempre assenti. 
Nel sedimento si riscontrò quasi sempre una 
grande quantità di urati e fosfati e in 3 casi 
(17°, 19°, 21°) si notò presenza di emazie, scom¬ 
parse negli esami successivi. 

II tempo di emorragia , determinato con 1 a- 
go di Franck, è diminuito constantemente ed 
in vario grado durante la narcosi Avertinica . 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


SEZIONE PRATICA 


215 


esso scende infatti a l’-2” nei soggetti con 
tempo di emorragia normale. Per evitare qual¬ 
siasi influenza di altri medicamenti abbiamo 
studiato il tempo di emorragia il giorno pri¬ 
ma dell’operazione, il giorno dell’operazione 
subito prima del clistere (quando il paziente 
era già sotto l’influenza della morfina e adre¬ 
nalina) e durante la narcosi Avertinica nel 
momento di maggiore concentrazione di Aver- 
tina nel sangue, cioè 45’ dopo il clisma. Si 
ebbero sempre gli stessi risultati, i quali pe¬ 
rò non coincidono con quelli ottenuti nella 
nostra clinica da Vitale ( Giorn . Med. Alto A- 
dige, maggio 1931) sugli animali: infatti que¬ 
sto A. dalle ricerche su 10 cani conclude co¬ 
me non vi sia alterazione notevole del tempo 
di emorragia nella narcosi Avertinica. Gli 
stessi risultati avrebbe ottenuti su 16 ope¬ 
rati in narcosi Avertinica, casi scelti fra quel¬ 
li da noi riportati. 

È facile intendere la ragione della differen¬ 
za di risultati, in quanto che noi abbiamo 
ricercato il tempo di emorragia durante la 
narcosi Avertinica e nel periodo di massima 
concentrazione di questa sostanza nel sangue 
(dopo 3/4 d’ora del clistere) mentre il Vitale 
ha compiuto questa ricerca dopo la narcosi 
Av., al risveglio, quando cioè la Av. era sta¬ 
ta in gran parte eliminata e quando la ricer¬ 
ca del T. E. non aveva più alcun valore pra¬ 
tico. 

Il metabolismo basale presenta durante il 
sonno Avertinico una curva caratteristica stu¬ 
diata su circa 15 pazienti. Per i bisogni della 
clinica, l’osservazione è stata frammentaria, 
ma dal complesso e dall’osservazione di al¬ 
cuni casi in cui l’inizio dell’intervento fu no¬ 
tevolmente ritardato abbiamo potuto dedurre 
condizioni precise riguardo al comportamen¬ 
to del metabolismo basale. 

Quando il paziente arriva nella sala propa¬ 
latori il suo metabolismo basale è già più 
alto del normale, in quanto che il paziente 
è in preda ad uno stato emotivo giustificato. 

Se dopo fatto il clistere di Avertina si pra¬ 
tica subito la ricerca del metabolismo si vede 
che nei primi minuti e corrispondentemente a 
quello stato di ansia e di eccitazione che si 
verifica durante l’ebrezza Avertinica, il me¬ 
tabolismo basale è aumentato notevolmente e 
si mantiene alto fino a quando non si stabi¬ 
lisce il sonno più o meno profondo, sino a 
quando cioè comincia ad essere notevole la 
concentrazione di Avertina nel sangue. 

In questo momento si ha un rapido abbas¬ 
samento della curva del Met. Bas. che può ri¬ 
dursi alla metà del normale. Questo abbassa¬ 


mento persiste per tutta la durata della nar¬ 
cosi se questa si svolge normalmente. La cur¬ 
va del M.B. procede di pari passo con la nar¬ 
cosi di cui rispecchia l’andamento. Se que¬ 
st'ultima decorre normale, è regolare anche la 
grafica del Met. Bas. Viceversa quando vengono 
interpolati degli eccitamenti, anche grossola¬ 
ni, corrispondentemente al disordine del son¬ 
no si manifestano delle alterazioni anche nel¬ 
la grafica del M.B. 

Questa sensibilità del paziente agli stimoli 
e la rapida ripercussione di essi sulla curva 
del met. basale è naturalmente più accen¬ 
tuata nei periodi di sonno incompleto cioè 
verso il principio e la fine della narcosi che 
nel periodo di narcosi profonda (massima 
concentrazione di Avertina nel sangue). 

Infatti mentre dopo 1/2-3/4 ore dal cliste¬ 
re, se la narcosi procede regolarmente, uno 
stimolo produce solo una reazione lieve e pas¬ 
seggera sulla curva del metabolismo, al prin¬ 
cipio e alla fine della narcosi uno stimolo 
anche non grave produce rapidi sbalzi nella 
curva del M.B.; non solo, ma questi sbalzi 
si hanno anche senza alcuno stimolo e sono 
in rapporto con il vario stato psichico del pa¬ 
ziente che tende a svegliarsi. 

Se infatti subito dopo l’atto operatorio si 
pratica la ricerca del M.B. si constata (a par¬ 
te i possibili errori derivanti dal fatto che se 
il paziente espira ancora l’etere assorbito du¬ 
rante l’atto operativo i risultati vengono falsa¬ 
ti e notevolmente abbassati) che il M.B. è più 
alto della norma e tale persiste ancora per alcu¬ 
ni minuti : ma se il paziente è lasciato in riposo 
ed in assenza di stimoli, subentra il calmo 
sonno avertinico e la curva del M.B. si ab¬ 
bassa di nuovo per quanto non così notevol¬ 
mente come prima. Questo stato di alternan¬ 
za fra il M.B. più alto e più basso della 
norma si mantiene in seguito sempre in rap¬ 
porto con lo stato di sonno o di semiveglia 
del paziente, proporzionalmente allo stato di 
calma o di eccitazione in cui il paziente si 
trova. Il M.B. torna il giorno seguente al nor¬ 
male. In sostanza questo comportamento del 
M.B. nel sonno avertinico coincide con quel¬ 
lo riscontrato da Benedict nel sonno fisiolo¬ 
gico durante il quale il M.B. subisce un abbas¬ 
samento nella curva : questo fenomeno con¬ 
ferma la rassomiglianza del sonno Avertinico 
al .sonno fisiologico. 

Questo comportamento del M.B. conferma 
inoltre la netta indicazione della narcosi Aver 
tinica in tutti gli interventi chirurgici in pa¬ 
zienti con M.B. elevato, particolarmente per 
il m. di Basedow. Un abbassamento consi- 








216 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


derevole della curva del M.B. durante il son¬ 
no avertinico è indice inoltre dello stato di 
completo riposo psichico del malato ciò che 
costituisce uno dei dati migliori della narcosi 

Avertinica. 

La funzionalità epatica è stata ricercata con 
la prova del rosa bengala 


Ed ecco i risultati 
Caso N. 


Ritenzione 



pre-oper. 

post-oper. 


mgr. 

mgr. 

, a. 26: App. 

4,5-15 % 

6,1-20,3 % 

l., a. 37 : Ernia 

6,7-22,3 % 

11,7-37,3% 

, a. 42: Elef. 

5,2-17,2 % 

7-23,3 % 

., a. 32: Ernia 

2,2-7,2 % 

4,8-16 % 

, a. 18: App. 

3-10 % 

4,5-15 % 

, a. 62: Ernia 

3-10 % 

3,5-11,7 % 

, a. 29: App. 

4-13,3 % 

6,5-21,7 % 

16 

2-6,6 % 

5-16,6 % 


Le ricerche preoperatorie furono fatte il 
giorno precedente l’operazione: quelle post¬ 
operatorie lo stesso giorno dell’operazione du¬ 
rante il sonno avertinico post-operatorio. I ri¬ 
sultati dimostrano come durante il sonno 
avertinico vi sia un piccolo ma costante au¬ 
mento di ritenzione, indice di un lieve grado 
di irritazione epatica. 

Risultati. — In quanto ;ai risultati ottenuti 
dal punto di vista della narcosi si è avuto ri¬ 
sultato negativo due volte: nel caso n. 1 ciò 
è facilmente spiegabile in quanto la prepara¬ 
zione fu insufficiente e la dose troppo piccola. 
Per il caso n. 13 ciò è meno facile a spie¬ 
garsi a meno che non si voglia ammettere 
che gli stimoli dell’ambiente non abbiano pro¬ 
dotto quei gravi segni di eccitazione cosa che 
non si è riscontrata negli altri casi: in am¬ 
bedue si ebbe però amnesia retrograda. Ri¬ 
sultati mediocri o discreti si sono avuti in 10 
casi: la maggior parte di questi sono i primi 
studiati quando la tecnica di preparazione e 
di dosaggio non era bene acquisita ed infat¬ 
ti la mediocrità del risultato (cioè 1 uso di 
una quantità di etere maggiore di 50 cc.) di¬ 
pende talvolta da ritardo dell’iniezione di 
morfina, talvolta da eccessiva prudenza nel 
dosaggio e talvolta anche dalla lunga durata 
dell’operazione. 

Risultato buono si è avuto in 22 casi in cui 
la quantità di etere aggiunto è stato inferio¬ 
re a 50 cc., oppure è bastato una anestesia 
locale superficiale ed in cui il periodo opeia- 
torio e post-operatorio ha decorso, senza in¬ 
cidenti. _ . 

Il risultato è stato ottimo in 5 casi in cui 

si è ottenuto una narcosi totale con uso di 
una minima quantità di narcotico aggiunto 


ed anche senza di esso. Ciò è stato particolar¬ 
mente utile nei casi 10 e 31. 

In complesso si può dire dunque che la 
narcosi avertinica fornisce risultati preziosi 
godendo di grandi vantaggi sulle altri narco¬ 
si: essa inoltre si accompagna, fattore impor¬ 
tantissimo, all’amnesia retrograda ed alla man¬ 
canza dello shok psichico operatorio. 

Ultimamente Vaquez, all’Accadémie de Méde- 
cine di Parigi, parlando delle ragioni che 
causano la morte per narcosi e dell’influenza 
dei vari narcotici sull’azione cardiaca conclu¬ 
deva non doversi tanto accusare l’azione tos¬ 
sica del narcotico quanto lo shok nervoso de¬ 
rivante dalla paura inspirata dalla visione dei 
preparativi dell’operazione. « Chirurgi, amici 
miei, egli concludeva, diffidate dei paurosi 
più che dei malati di cuore ». Il valore dato 
dal maestro francese allo shok psichico ci per¬ 
mette di comprendere quale importanza ab¬ 
bia nella pratica chirurgica una narcosi che, 
come l’Avertinica, abolisce completamente il 
trauma psichico. 

Essa infatti, combinata con l’anestesia lo¬ 
cale, con l’etere e meglio ancora con 1 etile¬ 
ne, permette di ridurre notevolmente i peri¬ 
coli e gli inconvenienti legati alla narcosi: 
per mezzo di essa un gran passo in avanti 
è stato compiuto nel difficile campo della ane¬ 
stesia. 

RIASSUNTO. 


L’A. ha applicato, in 41 pazienti opera¬ 
ti nel R. Istituto Chirurgico di Roma, la nar¬ 
cosi basale avertinica e ne riferisce i risultati 
ottenuti, richiamando l’attenzione sulla neces¬ 
sità di una esatta preparazione del malato e 
sulla efficacia dell’associazione avertina-eti- 

lene. 

Ila inoltre studiato in questi pazienti, duran¬ 
te e dopo la narcosi, il comportamento del 
polso, respiro, temperatura, urine, tempo di 
emorragia, leucocitosi, metabolismo basale, 
funzionalità epatica: ne riferisce i risultati. 


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Prof. Dott. LEONARDO DOMINICI 

3ocente di Patologia, Chirurgia, Clinica Chirurgica 
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Prefazione del prof. Roberto Alessandri. 

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[Anno XXXIX, Num. 6] 


SEZIONE PRATICA 


217 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Ospedale civile di Novi (Piemonte) 
Reparto chirurgico diretto dal prof. Delfino. 

Ciste dermoide del mesentere 

per il dott. Emilio Cortflla, 

Nel 1930 il prof. Delfino operava nel suo 

reparto un ammalato affetto da voluminosa 
cisti del mesentere. 

Riferirò brevemente su di esso. 

Storia clinica. — P. F., di anni 24, da Novi 
(Piemonte), contadino, entrato in Ospedale il 7 
aprile 1930., 

Gentilizio puro; nulla di notevole negli antece¬ 
denti personali sia remoti che prossimi. 

L’attuale affezione esordì lentamente. Il pazien¬ 
te circa G anni fa subì un trauma all’addome di 
una certa entità. Dopo molto tempo il paziente 
avvertì un dolore violento e si accorse della pre¬ 
senza all'epigastrio di una tumefazione situata 
sulla linea mediana a circa metà distanza tra l’om¬ 
belico e la sinfisi pubica. Dotta tumefazione si 
rendeva manifesta specialmente quando la vescica 
era piena. Le crisi dolorifiche si ripeterono ad in¬ 
tervalli di mesi, accompagnate talora da vomito, 
pirosi, senso di pesantezza all’ipogastrio, stipsi. 
La massa era mobile specialmente dall’alto al 
basso, meno mobile in senso laterale. Il paziente 
riferisce che quando si metteva sul fianco destro 
avvertiva come un senso di dolenzia sorda in cor¬ 
rispondenza della massa. Non ebbe mai febbre. 
Ricorse ad un sanitario il quale da principio pen¬ 
sò trattarsi di un tumore vescicale, l’assenza però 
di ematuria, l’esame cistoscopio negativo fecero 
nascere forti dubbi su questa prima diagnosi. 

La tumefazione intanto andava ingrandendosi 
lentamente raggiungendo in sei anni le dimen¬ 
sioni circa di una testa di feto a termine, da noi 
riscontrate con l’esame clinico all’ingresso del pa¬ 
ziente in Ospedale il 7 aprile 1930. 

Esame obiettivo. — Soggetto con habitus preva¬ 
lentemente longilineo microsplacnico. Sistema 
scheletrico regolare, masse muscolari valide, pan¬ 
nicolo adiposo ben sviluppato, cute e mucose vi¬ 
sibili scarsamente irrorai*.e. Si palpano piccole 
ghiandole latero-cervicali e bi-inguinali. Nulla di 
anormale all’apparato, circolatorio, respiratorio, 
nervoso; leggere turbe gastriche, fegato e milza 
nei limiti. 

All'ispezione stando il paziente in posizione su¬ 
pina si nota che l’addome è leggermente meteo 
rico, indolente però alla palpazione. La regione 
ipogastrica si presenta un po’ globosa, specie a 
vescica piena. 

Con la palpazione superficiale si nota che la cute 
si lascia distendere e sollevare in pieghe con la 
palpazione profonda, mentre non si riesce ad av¬ 
vertire alcuna resistenza nei quadranti superiori, 
si avverte invece negli inferiori e precisamente al¬ 
l’ipogastrico la presenza di una tumefazione di 
forma rotondeggiante della grandezza circa di una 
testa di feto a termine, mobile nel movimento di 
inspirazione dall’alto al basso, spostabile in senso 
verticale poco in senso laterale. 

I margini sono arrotondati, è indolente. 


La superficie è leggermente bernoccoluta, la 
consistenza è teso-elastica. Non esiste senso di flut¬ 
tuazione. La percussione sul tumore dà risuonan- 
za ottusa, attorno ad esso si avverte un suono 
timpanico. 

La cistoscopia ed il cateterismo degli ureteri non 
rivelano nulla di anormale; anche la radioscopia 
della vescica piena di sostanza opaca non dimo¬ 
stra la presenza di diverticoli vescicali. 

Con gli esami radioscopici ripetuti si è notato 
che lo stomaco si riempie normalmente, è però 
leggermente ptosico. Lo svuotamento avviene mol¬ 
to lentamente, si segue la parte passata nell’inte¬ 
stino e si nota che il pacchetto intestinale è spinto 
alla periferia da una massa scura evidente in mez¬ 
zo alle anse dell’intestino. In corrispondenza di 
questa massa si osserva che il bario progredisce 
lentamente come se esistesse una stenosi intesti¬ 
nale. 

Esami speciali praticati. 

Sangue. — Esame cromocitometrico: 

W. R.-; globuli rossi 4.325.000; gl. 

bianchi 7.800. 

Formula leucocitaria: linfociti 25; grandi mon. 
10%; neutrofili 58%; eosinofili 6%; forme di pas¬ 
saggio 1. 

Esame dell*urina: densità 1020; reazione: acida; 
albumina assente; zucchero assente; pigmenti bi¬ 
liari assenti; indacano presente; urobilina piccole 
tracce (metodo Van den Berg); urea: 20 per mil¬ 
le; acido urico: 0,40 per mille. 

Diagnosi clinica. — La diagnosi in verità pre¬ 
sentava qualche difficoltà. Escluso un versamento 
saccato della sierosa peritoneale data la mobilità 
del tumore, si pensò in primo tempo ad un tu¬ 
more della vescica o a un diverticolo di essa data 
la sede ed il rapporto assunti con la vescica 
stessa. 

L’assenza però di qualunque sintomatologia ve¬ 
scicale e gli esami radioscopici e radiografici ri¬ 
petutamente praticali completamente silenziosi, 
fecero escludere una tale ipotesi. Una provenienza 
renale era pure da scartarsi sia per la sede che per 
la mancanza di sintomi renali; da escludersi una 
origine pancreatica per la mobilità e la funzione 
normale del pancreas. Restava da porsi in discus¬ 
sione un’origine dall’omento q dal mesentere. 

Gli esami clinici attentamente ripetuti ponendo 
il paziente in posizioni diverse, i quali rivelava¬ 
no sopratutto una discreta mobilità della massa, 
la radioscopia dell’intestino che palesava la pre¬ 
senza di un tumore contraente rapporti di con¬ 
tiguità con l’intesitino stesso, l’anamnesi infine 
(crisi dolorifiche, stipsi, ecc.) fecero indirizzare la 
diagnosi verso una forma cistica mesenterica. 

Intervento: (Prof. Delfino). — Narcosi generale 
eterea 

Laparotomia mediana (ombelico, sinfisi pubica). 

Aperta la cavità peritoneale si nota lo stomaco 
ptosico. Sulla linea mediana si osserva nella re¬ 
gione ipogastrica tra le pagine del mesentere una 
tumefazione rotondeggiante, vascolarizzata, del vo¬ 
lume circa di una testa di feto a termine, di con¬ 
sistenza teso-elastico. 

Questa tumefazione poggia sul fondo vescicale. 

L’asportazione del tumore presenta qualche dif¬ 
ficoltà per la vicinanza dei vasi mesenterici 
che è necessario non ledere per la buona nutri¬ 
zione dell’intestino. L’operazione di isolamento è 
perciò molto indagiriosa. 











218 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


Asportazione in toto della ciste. 

Decorso post-operativo regolare. Guarigione per 
prima. 

Esame macroscopico della ciste. — Il pezzo aspor¬ 
talo e costituito da una ciste irregolarmente ro¬ 
tondeggiante della grandezza presso a poco di 
una testa di feto a termine. La parte aderente al 
piano profondo è data da una base costituita ap¬ 
parentemente da tessuto connettivale. La super¬ 
ficie esterna scabra per irregolarità presenta in 
rilievo vasi. 

Aperta la ciste si nota che la parete interna è 
di aspetto bianco grigiastro abbastanza regolare. 
Le pareti sono di vario spessore, in alcuni punti 
sottili di colorito bianco splendente. In altri più 
spesse (mm. 15) di colorito bianco grigiastro. 

Esame del contenuto della ciste. — Entro la ci¬ 
ste sono contenuti circa 30-40 cc. di liquido sie¬ 
roematico (sangue presente con la reazione alla 
benzidina). Si nota invece un’abbondante quan¬ 
tità di sostanza sebacea, di colore bianco giallastro; 
detta sostanza forma una materia sebacea, ana¬ 
loga ad un mastice rammollito agglomerata in al¬ 
cuni punti in pallottole. Entro la massa sebacea 
sono inglobati numerosi peli agglutinati da ma¬ 
teria sebacea e sostanze estranee, di consistenza 
dura. La superficie interna della ciste è in qual¬ 
che punto rugosa, in altri, specie ove è più spes¬ 
sa, si notano lacinie di tessuto che attraversano 
la massa sebacea. 

Ho prelevato in vari punti parti della parete 
della cisti che ho fissato in formalina e colorato 
con emallume Orange, Van Gieson, Weigert (fi- 


CON SIDERAZIONI. 

La diagnosi generica di raccolta cistica si 
è potuta porre in base anzitutto ai dati anam- 
nestici, al decorso apiretico, alle crisi dolo¬ 
rose, airaccrescimento progressivo con con¬ 
seguenti disturbi subiettivi e funzionali a ca¬ 
rico dello stomaco e dell’intestino (fenomeni 
di compressione) ed in secondo luogo in base 
all’esame obbiettivo. 

L’intervento ha palesato che non esisteva 
infiammazione della sierosa peritoneale o de¬ 
gli organi addominali. 

Non poteva peraltro trattarsi di degenera¬ 
zione ganglionare o di incistamento in segui¬ 
to a rottura di vasi chiliferi, in realtà il con¬ 
tenuto della ciste e la struttura istologica fan¬ 
no orientare la diagnosi verso una ciste der¬ 
moide del mesentere. 

Le cisti del mesentere in generale e parti¬ 
colarmente le cisti dermoidi non sono di co¬ 
mune osservazione. 

Il termine di cisti mesenteriche comprende 
formazioni diverse per origine che hanno in 
comune solo il carattere topografico cioè di 
essere comprese tra i foglietti del mesentere. 

Una classificazione antica distingueva le ci¬ 
sti mesenteriche in base al contenuto in emor- 


bre elastiche). 

Reperto istologico , — Il reperto istologico è di¬ 
verso a seconda dei punti di prelevamento. Ove 
la parete è sottile, a piccolo ingrandimento, si 
notano esclusivamente fascie esili di connettivo li- 
broso con spire ondulanti, con pochi nuclei e po¬ 
chi vasi che presenta in alcuni punti spazi unta¬ 
tici, fatti di infiltrazione parvicellulare e qualche 
nodulo linfatico non molto grande. Ove la parete 
è più spessa si può distinguere uno strato esterno 
costituito da tessuto connettivo e da tessuto areo- 
lare ed uno strato interno costituito da epitelio 
piatto. Il connettivo che forma lo strato esterno 
è connettivo adulto, ricco di vasi che talora pre¬ 
sentano fatti di endoarterite e pericolante. Lo 
strato interno è rappresentato da elementi epite¬ 
liali, grandi, poligonali, con nucleo piuttosto pic¬ 
colo quasi sempre centrale. Gli elementi cellulari 
formano quasi un mosaico. Si notano vasi sangui¬ 
gni il cui endotelio non è però a diretto contatto 
con gli elementi cellulari, ma ne è separato da 
connettivo il quale in alcuni punti è ridotto ad 
un semplice strato sottile, m altri invade gli am¬ 
massi cellulari. A forte ingrandimento si nota che 
le cellule epiteliali non presentano figure cario- 
cinetiche. Oltre agli elementi epiteliali « notano 
elementi linfoidi raggruppati talora ? n no duli lin¬ 
fatici. Riassumendo la parete della cisti è costituì 
la da'connettivo fibroso, contiene vasi e spazi lin¬ 
fatici, noduli linfatici e cellule epiteliali. 

La sostanza'sebacea contenuta nella cisti esami¬ 
nata al microscopio si presenta costituita da nu¬ 
merosi granuli di muco e fibrina, colesterina, 
qualche polimorfo nucleare degenerato, rari li 
focili, cellule epiteliali, grandi emazie ben con 

servate. 


ragiche, chilose, sierose. 

Il Quenu si occupò molto dell’argomento e 
raggruppò le cisti sierose e chilose in una 
sola categoria : le linfatiche, riferendo la ori¬ 
gine 'di entrambe ad alterazioni in parte an¬ 
cora ignote del sistema linfatico. 

Il Braquehaie nel 1892 aggiunse poi le der¬ 
moidi le quali si differenzierebbero secondo 
l’A. da tutte le altre per un carattere parti¬ 
colare e cioè un rivestimento epiteliale, in 
terno, carattere di massimo valore per preci¬ 
sare la natura della ciste. 

Nel 1899 il Villard distinse le cisti mesente¬ 
riche in linfatiche, idatiche, dermoidi, ema¬ 
tiche ed in quelle derivanti da organi vicini 
(pancreas, ovaia, ecc.). In seguito suddivise 
le cisti linfatiche in quelle provenienti dai 
gangli linfatici, da dilatazione dei vasi chi¬ 
liferi, da rottura dei vasi bianchi con inci- 
stamènto del chilo, da mal formazioni conge¬ 
nite, linfangiomi (ichilangiomi) cistici, in co¬ 
municazione primitiva o secondaria con i vasi 
chiliferi. 

Le ematiche in quelle provenienti da ema¬ 
tomi e da emorragie in cisti preformate. 

Nel 1900 il Dowd fu il primo ad esporre 
una classificazione delle cisti mesenteriche la 
quale segna un vero progresso sulle classifi¬ 
cazioni precedenti che potevano considerarsi 


[Anno \\\I\, Num. 6] 


SUZIONE PRATICA 


219 


come modificazione delle classificazioni del 
Braquehaie. 

Egli racchiuse le cisti mesenteriche in tre 
grandi categorie: cisti di origine embrionali, 
cisti idatiche, cisti originate da degenerazione 
di neoplasmi maligni. 

Nel 1907 il Niosi descrivendo una ciste me- 
socolica con rivestimento epiteliale interno che, 
per la struttura e per le formazioni comprese 
nelle pareti, ammise come una derivazione 
dai resti del corpo di Wolf, propose di rag¬ 
gruppare nelle cisti di origine congenita tutti 
i tumori cistici con rivestimento epiteliale la 
cui origine si riconnette ad epiteli embrio¬ 
nali aberranti. Egli distinse tre varietà di tali 
cisti: intestinali, dermoidi e quelle derivate dal 
tratto uro-genitale e precisamente o dallo epi¬ 
telio germinativo o dal corpo di Wolf o dal 
canale 'di Muller. 

Recentemente il Latteri propose questa clas¬ 
sificazione delle cisti mesenteriche: 


linfangiomi chiIangiomi 


0) 

S- 

O) 

C 

o 

c 

f—« 


cisti 

congenite 


da inclusio¬ 
ni fetali 


iesidui 
del corjio 
di Wolf 
cisti 

dermoidi 


e utero idi 


da inclusioni fetali 
di germi intestinali 
da diverticoli conge 
ni li dell 'intestino 


<Zi 


cisti 

acquisite 


linfo- e chiloangeclasie 
parassitane (echinococco) 
ematiche 
gassose 


La patogenesi delle cisti mesenteriche in ge¬ 
nerale non è completamente chiara. 

Secondo alcuni AA. sarebbero cisti di ri¬ 
tenzione, conseguenza di una occlusione e di 
uno slargamento secondario, per un certo 
tratto di vasi chiliferi o linfatici, altri pro¬ 
pendono a ritenerle vere neoplasie spesso con¬ 
genite, altri infine pensano che esse debbano 
la loro origine alla degenerazione di un gan¬ 
glio linfatico mesenterico (vecchie adeniti de¬ 
generate). Nelle prime si avrebbe un rivesti¬ 
mento interno endoteliale, nelle seconde e 
nelle terze si noterebbe la presenza di tes¬ 
suto reticolato con follicoli linfoidi. 

Sulla patogenesi delle cisti dermoidi in par¬ 
ticolare ancora non è stata detta l’ultima pa¬ 
rola. Accanto alla teoria della inclusione for¬ 
mulata da Verneuil e sviluppata poi da Remak, 
non esente da critiche in gran parte giusti¬ 
ficate (Mathias Duval), vi è l’altra 'della par¬ 
tenogenesi preconizzata da Buffon e formulata 


dal Waldeyer. Senza essere direttamente di¬ 
mostrata questa formazione partenogenetica 
spiega chiaramente la complessità dei terato- 
mi del testicolo e dell’ovaio e il loro svilup¬ 
po abituale all’epoca in cui gli ovuli rag¬ 
giungono la loro maturità (Mathias Duval). 

La teoria dell’inclusione fetale formulata da 
Geoffroy Saint-Hilaire e dal nostro Durante 
può acquistare una certa verosimiglianza nel 
caso di tumori delle mascelle, dello scroto, 
e della regione sacro-coccigea in cui si tro¬ 
vano residui embrionali, organi allo stato fe¬ 
tale rinchiusi nel corpo di un altro individuo. 

La teoria blastomerica basata sulle ricerche 
di Roux, sviluppata poi nel 1900 da Bonnet, 
non ha trovato conferma nelle esperienze di 
Hertwig, di Schultze e Morgan. 

Recentemente il Chiari ha sostenuto che 
mentre le cisti ateromatose risultano dalla 
ostruzione di una ghiandola sebacea o di un 
follicolo pilifero j quelle dermoidi invece sono 
dovute ad un resto di cellule epidermoidi. Il 
Kaufmann a sua volta dimostrò che la epi¬ 
dermide inclusa nei tessuti profondi degli ani¬ 
mali dava luogo alla formazione piuttosto ra¬ 
pida di un tumore epidermoide. 

Mikulicz sostenne che le cisti dermoidi ave¬ 
vano origine in tre modi diversi : per la chiu¬ 
sura delle cavità del corpo sulla linea media¬ 
na o di canali e di fissure che durante la vita 
fetale sono ricoperte da epiteli, oppure, dove 
si veiifica l’affondamento di pieghe ectoder- 
miche nella profondità. Queste cisti sono di re¬ 
gola rivestite da epitelio pavimentoso stratifi¬ 
cato con uno srato corneo ed uno malpighia- 
no, eccezionalmente si trovano lo strato gra¬ 
nuloso e quello lucido. 

La parte reticolare del derma è ricca in fi¬ 
bre elastiche, ma la parte papillare è assente, 
atrofica, e mentre i follicoli piliferi possono 
mancare, le ghiandole sebacee e sudoripare 
sono per lo più presenti in gran numero. 

La diagnosi delle cisti mesenteriche in ge¬ 
nerale si basa su criteri alquanto incerti. Per 
lo più molto mobili, talvolta però fisse, ac¬ 
compagnate generalmente da stipsi, talvolta da 
diarrea ostinata, generalmente si rivelano per 
crisi dolorose, o perchè l’aumento di volume 
richiama l’attenzione del paziente (Pean, Gior¬ 
dano). Quando la ciste abbia raggiunto un vo¬ 
lume tale da occupare buona parte della ca¬ 
vità addominale, producendo compressione e 
spostamenti notevoli a carico degli organi in 
essa raccolti, il giudizio diagnostico diventa 
più arduo e può farsi specialmente in base ai 
sintomi dei tumori mesenterici e cioè posi¬ 
zione para-ombelicale, mobilità, stipsi, dolori 









220 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


addominali; qualora tali sintomi non esistano 
è necessario procedere per esclusione valen¬ 
dosi sopratutto del reperto radioscopico e ra¬ 
diografico, come nel nostro caso. 

Alcune riserve è opportuno fare circa la 
prognosi delle cisti mesenteriche in generale. 

Se si abbandonano a sé nella migliore delle 
ipotesi si può anche arrivare al riassorbimen¬ 
to del contenuto e al raggrinzamento della 
cisti. In caso 'di rottura nell’intestino per le 
aderenze formatesi con esso o nel cavo peri¬ 
toneale si possono determinare complicanze 
settiche, la cui gravità è in rapporto con la 
natura del contenuto. Aumentando il volume 
oltre ai disturbi gastrici si possono osservare 
sintomi di occlusione intestinale, dolori per 
compressione dei filamenti nervosi simpatici 
e disturbi funzionali degli organi urinari da 
compressione degli ureteri. 

L’intervento di elezione consiste o nella 
estirpazione quando non esistono forti ed am¬ 
pie aderenze con organi vicini o nella marsu- 
pializzazione in uno o due tempi (Levecque, 
Perassi) quando queste sono presenti. Quando 
poi la ciste abbia contratto forti aderenze con 
la porzione intestinale del mesentere e allor¬ 
ché può affacciarsi il pericolo di mettere a re¬ 
pentaglio non solo la canalizzazione ma anche 
la nutrizione del tubo intestinale è giustifi¬ 
cato ricorrere alla resezione del tratto di in¬ 
testino compromesso. 

Nel nostro caso non vi può essere dubbio 
sulla diagnosi di ciste dermoide, anzitutto per 
l’esame istologico che ha messo in evidenza il 
rivestimento interno epiteliale, secondo per il 
contenuto della ciste rappresentato da sostan¬ 
za caseosa recante inglobati peli e sostanze 
estranee. Fu trovato anche del sangue nel 
liquido della ciste, per questo è opportuno ri¬ 
ferirci all’anamnesi e rammentare che il pa¬ 
ziente subì un grave trauma all’addome. Non 
è improbabile pertanto che questo trauma ab¬ 
bia portato la rottura di capillari sanguigni 
entro la ciste preformata da cui il progredire 
in grandezza della ciste stessa. 

★ 

★ ★ 

Ringrazio vivamente il prof. Delfino alla 
cui cortesia debbo questo lavoro. 

RIASSUNTO. 

L’A. descrive un caso di ciste del mesentere 
che per il reperto istologico e per il contenuto 
ritiene trattarsi di ciste dermoide. Dopo una 
attenta disamina del caso passa brevemente 
in rassegna le varie teorie sulle cisti del me¬ 
sentere in generale e su quelle dermoidi in 
particolare. 


LETTERATURA. 

Braquenaje. Archiv. Gen. di Med., 1892.. 

Cortella. Rivista di Chirurgia, marzo-aprile 1926. 
Chiari. Zeit. f. Helk., 12, 1891. 

Crosti. 34° Congresso Soc. Ital. Chirurgia, 1926. 
Delitala. Arch. Ital. Chirurg., voi. 16, fase. 3, 
1926. 

Dowd. Gyn. of Surg., 1900. 

Fedeli. Le cisti mesenteriche di Origine embrio¬ 
nale. Yallardi, 1927. 

Forgue. Patologia Chirurgica, voi. 1-2. 

Mariani. Gazzetta Ospedali e Cliniche, 1903. 
Mikulicz. Wiener. Med. Woch. 

Niosi. Wirch. Arch., 1907, Bd. 190, pag. 217, 338. 
Kaufmann. Arch. f. Pathol., 98, 25. 

Romeo. Minerva Medica, luglio 30, voi. 27. 


SUNTI E RASSEGNE. 

FEGATO. 

Proye di funzionalità epatica. 

(H. Rolleston. The Lancet, 5 die. 1931). 

L’A. è molto pessimista nella valutazione 
delle varie prove destinate a saggiare lo stato 
funzionale del fegato; mentre per organi a 
funzione più semplice, come lo stomaco e i 
reni, abbiamo metodi di ricerca sufficiente- 
mente attendibili, questi mancano per il fe¬ 
gato. 

Il fegato è un organo ad azioni multiple, 
e una delle sue attività funzionali può essere 
danneggiata mentre l’altra resta perfettamen¬ 
te integra; oggi non si possiede ancora una 
prova capace di saggiare « in toto » l’azione 
dell’organo. 

Molte indagini che dieci anni fa sembra¬ 
vano piene di promesse — conferma E. C. 
Dodds (ibidem), sono oggi abbandonate: e 
questo si deve sopratutto alle splendide ri¬ 
cerche condotte da Mann e dai suoi collabo¬ 
ratori negli animali completamente o parzial¬ 
mente epatectomizzati. 

Conseguenze di questo grave atto operativo 

(epatect. totale) sono: 

1) Disturbi gravi del metab. degli idrati 

di carbonio, con precipitosa caduta del tasso 
glicemico, debolezza muscolare e convulsio¬ 
ni : la somministrazione di glucosio permette 
di mantenere in vita per qualche tempo gli 
animali che però finiscono dopo un certo 
numero di ore per morire lo stesso. ^ 

2) Il metab. delle proteine è turbato, l’a- 
zotemia diminuisce progressivamente mentre 
salgono gli ammino-acidi e il contenuto in 
acido urico del sangue e delle urine cresce 
continuamente. 

3) La funzione biliare è, naturalmente, 
turbata: già dopo 6 ore il plasma è giallo e 
c’è ittero, la reazione di v. d. Bergh è po¬ 
sitiva indiretta, e v’è ittero della congiuntiva. 

4) L’animale epatectomizzato è avvelena¬ 
rle più facilmente di uno normale. 


IAnno XXXIX, Num. 6] 


SEZIONE PRATICA 


221 


5) Nessuna alterazione fu trovata nel san¬ 
gue, dal punto di vista della quantità dei 
suoi elementi del fibrinogeno e del tempo di 
coagulazione. 

Questi i risultati della epatectomia totale; 
ma se 1 asportazione fu solo parziale (asportaz. 
di 4/5 del fegato), come dopo molte fatiche 
riuscì a Mann di ottenere, tutte queste varie 
funzioni restano perfettamente normali: data 
l’assoluta serietà delle sue ricerche, tale ri¬ 
sultato suona condanna definitiva dei varii 
metodi funzionali. 

Secondo Dodds due sole prove funzionali 
possono essere tentate con un certo successo: 
quella della tolleranza del galattosio, per la 
diagnosi differenziale di un ittero comparso 
in una persona di media età : in questo caso 
1 aumento della glicemia dopo la somministra¬ 
zione del galattosio indica che si tratta di una 
funzione epatica lesa, la mancanza dell'au¬ 
mento indica che la funzione è normale e de¬ 
ve esserci un’ostruzione estrinseca. 

Secondo metodo realmente utile è la deter¬ 
minazione della quantità di bile, mediante 
1’ «icterus index » (colore del siero); è il più 
semplice metodo di controllare l’andamento 
della malattia epatica. L’importanza della rea¬ 
zione di v. d. Bergh per stabilire la natura 
dell ittero è relativa; essa si riduce in fondo 
a una reazione quantitativa, giacché solo nel- 
l’ittero da occlusione esiste nel sangue una 
quantità di bile tale, da dare una reazione 
pronta e diretta. Ciò non toglie valore alla 
reazione stessa, che si è dimostrata utilissi¬ 
ma : solo essa non può darci più di quanto 
1 esame accurato del paziente e l’osservazione 
del siero non abbiano già dato. 

' V. Serra. 

L’insufficienza epatica iniziale. 

(II. Staub. Deut. Al ed. Wocli., 18 die. 1931). 

L A. conferma che — data la molteplicità 
delle funzioni epatiche — non si può dedur¬ 
re dal danno di una di esse la insufficienza di 
tutto l’organo; ed è più giusto di parlare, al¬ 
lora, di disturbi parziali di funzione. 

A rendere più complicata l’indagine si ag¬ 
giunga il fatto che nell'organo esistono, e fun¬ 
zionano diversamente, due ordini di cellule: 
le cellule di Kupfer, rappresentanti del reticolo 
endotelio, la cui azione è decisiva nella for¬ 
mazione e nella escrezione della bile, e le cel¬ 
lule epatiche propriamente dette : una sola in¬ 
dagine funzionale, per esempio la ricerca del¬ 
la galattosioia alimentare, non basta a espli¬ 
care tutta la funzione epatica. 

E quindi gli stati iniziali di insufficienza 
vanno delicatamente ricercati, uno ad uno, 
con singole prove funzionali che saggino l’at¬ 
tività di questi o quegli elementi. 

La fisiologia sperimentale (Mann) insegna 
che il fegato è l’organo centrale del ricambio 


dello zucchero, della formazione dell’urea, del¬ 
la disintegrazione dell’acido urico, della for¬ 
mazione e secrezione della bile, della regola- 
zione dei colloidi del siero e fissaggio dell’u- 

1) Quando il circolo normale della bili¬ 
rubina è alterato, per sopraproduzione di bile, 
per malattia del fegato o per ostruzione delle 
vie biliari, si ha iperbilirubinemia e ittero; la 
bilirubina nel sangue è normalmente dal 0,2 
al 1,2 mg. %, ed è legata alle globuline del 
siero, che possono fissarla sino alla propor¬ 
zione di 4-5 mg. % : al di sopra di q. cifra, 
si ha una « reazione diretta » della bilirubina, 

. una « indiretta » : naturalmente la 
reazione^ « diretta » può mancare anche con 
piu di 5 mg. %, quando la percentuale delle 
globuline rispetto alle albumine del siero sal¬ 
ga aneli essa; viceversa, nelle lesioni epatiche 
che si accompagnano a diminuzione del tasso 
globulinico, si può avere una reazione diretta 
anche quando la bilirubina non ha ancora rag¬ 
giunto i 4-5 mg. %. * 

La prova qualitativa della bilirubina, asso¬ 
ciata alla determinazione quantitativa della bi- 
lirubinemia, rappresenta un mezzo di diagnosi 
iniziale utile. 

Etili sono i cromo-metodi (Fenol-Bromosul- 
faleina) che rivelano una lentezza nella scom¬ 
parsa della sostanza colorante dal siero sangui¬ 
gno tutte le volte che. il sist. reticolo endoteìia- 

le è bloccato (ittero da ostruzione, itt. epato- 
tossico). 

Efficace prova — ai fini di una diagnosi pre¬ 
coce — è la ricerca dell’urobilina nell’urina, 
Pur ricordandosi che essa può comparirvi in 
casi di insufficienza relativa del fegato (au¬ 
mentata produzione di bile) o nei casi di iper¬ 
tensione nel territorio della porta (Melli); del 
lesto la costatazione di un’urobilinuria non 
permette nè diagnosi differenziali nè concet¬ 
ti quantitativi dello stato d’insufficienza. 

2) La prova del galattosio (Bauer) va con¬ 
siderata positiva solo quando la quantità del¬ 
lo zucchero eliminata per le urine raggiunge 
o supera i 3 gr.; anche la curva della lattaci- 
demia, basata sul potere del fegato di sintetiz- 

zare l’acido lattico a glicogeno, è utile (Beck- 
mann). 

3) La reazione di Takata, che si basa sulla 
flocculazione del siero — o del liquido asciti¬ 
co — a contatto di speciali reagenti, è legata 
all aumento della frazione globulinioa, e ge¬ 
neralmente è positiva nei casi di gravissima le¬ 
sione del parenchima; quando esistano altre 
malattie (nefrite) capaci di turbare la composi¬ 
zione del siero, la prova perde ogni valore. 

4) Tutte le ricerche destinate a saggiare 
la lunzione del fegato, basandosi sul ricam¬ 
bio dei grassi e dei lipoidi non sono finora 
adottabili in pratica. 

Concludendo, per saggiare la funzionalità 
epatica è necessario praticare quante più prò- 






222 


(( IL POLICLINICO » 


ve funzionali è possibile : e 1 A. —- tra tutte 
consiglia di eseguirne due: quella della bro¬ 
mo sul fate ina e. quella del galattosio; 1 loro ri¬ 
sultati riuniti ci danno una idea relativamente 
esatta della funzione epatica, e ci permettono 
di sorprenderne gli stati iniziali d insufficienza. 

V. Serra. 

Sulla genesi dell’atrofia gialla acuta del 
fegato. 

(R. Benegke. Wien. Kl. Woch., 4 die. 1931). 

Malgrado sia stata tanto studiata, e dal pun¬ 
to di vista istologico e da quello clinico, 1 a.g.a. 
del fegato resta ancora, secondo l’A. una ma¬ 
lattia oscura; si sa che essa può essere connes¬ 
sa ad avvelenamenti, a traumi, ad una inie¬ 
zione luetica, o a nessuna causa apprezzabile; 
e che consiste in una necrosi che colpisce 
le cellule del fegato rispettando le vie biliari 

e lo stroma. . 

Ora una nevrosi esclusivamente parenchima- 

tosa senza partecipazione connetti vai e, è fa¬ 
cilmente attendibile in via sperimentale pro¬ 
vocando una ischemia di breve durata (per es. 
legando le arterie afferenti) : ed è strano che 
non si sia pensato alla possibilità di un simile 
meccanismo patogenetico anche per 1 a.g.a. 
del fegato. Questo dipende probabilmente sia 
dal fatto che la ricca e doppia irrorazione del 
fegato facilita molto la formazione di circoli 
collaterali, sia dal fatto che i piccoli rami ar¬ 
teriosi non resistono generalmente a spasmi 
duraturi, come sono necessari per produrre la 
necrosi delle cellule epatiche, ma si rilasciano 

prima. ... ' 

Tuttavia uno stimolo di origine nervosa-cen- 

trale (midolla allungata o spinale) o periferica 
(ganglio celiaco) possono creare uno stato du¬ 
raturo di spasmo arterioso, specialmente quan¬ 
do le arterie si trovano in uno stato spasmoh- 
lo, per es. per l’eccesso di sostanze vasocostrit¬ 
trici (adrenalina) in circolo. 

In questo senso andrebbero intese, secondo 

l’A., le forme di a.g.a. del fegato che sono le- 
gate alla lues (l’importanza patogenetica delle 
cure arsenicali è stata sopravalutata!) e alle infe¬ 
zioni gravi, le quali creerebbero un vero stato 
spasmofilo delle arterie, con tendenza al loro 
spasmo e alle conseguenti ischemie con necro¬ 
si; lo stesso si dica per le forme consecutive 
a gravi chocs traumatici, e per le forme dei 
neonati, le une e le altre ugualmente riferi¬ 
bili ad uno stato spastico delle arterie, di ori¬ 
gine riflessa. 

Questi casi rappresentano pur sempre la mi¬ 
noranza, in confronto a quelli di sicura origine 
tossica, e legati all’azione di veleni di origi¬ 
ne intestinale od ispirati o inghiottiti (sapo- 
nine, cloroformio, ecc); particolare interesse 
hanno i casi di at.g.a. descritti recentemente 
dagli Autori Americani in seguito alla sommi¬ 
nistrazione di atophan, a dosi anche normali 


[Anno XXXIX, Num. 6] 

* 


e talora già dopo un breve periodo di sommi¬ 
nistrazione; l’esame accurato di codesti casi, 
permette di escludere che si tratti di una sem¬ 
plice coincidenza : questa osservazione ha note¬ 
vole importanza, come isi è detto, data la lar¬ 
ghezza con cui si somministra oggi questo ri¬ 
medio: esso agirebbe probabilmente eccitando 

la irritabilità dei vasomotori!. 

L’esame microscopico delle zone di necrosi 

cellulare rivela la massima variabilità di aspet¬ 
ti: lesione dei mitocondrii, accumulo di gras¬ 
so, degenerazione vacuolare del nucleo e del 
protoplasma, necrosi nucleare, ecc. Sono que¬ 
ste tutte le varie modalità con cui le cellule si 
difendono dal danno del veleno; e ad esse si 
aggiungono i disturbi del circolo locale, di 
origine riflessa, l’iperemia e l’ischemia, tan¬ 
to più accentuati, quanto più irritabili sono ì 
vasi: e l'ischemia rappresenta appunto il ver¬ 
tice dei processi di difesa, e può durar così a 
lungo, da indurre le necrosi del parenchima. 

In base a due casi — clinicamente e anato- 
mopatologicamente studiati — 1 il Benecke con¬ 
ferma l’importanza dello spasmo arterioso per 
la genesi dell’atrofia gialla acuta del fegato, 
inoltre, osservando in un caso che, accanto e 
intorno alle zone di necrosi, il parenchima era 
perfettamente normale l’A. pensa che se il 
malato fosse sopravvissuto (si trattava di un 
bambino morto di polmonite) probabilmente 
le zone di necrosi sarebbero state riassorbite e 
si sarebbe ristabilita una normale struttura del 
fegato, o al più un fegato cicatriziale. 

Appare quindi probabile che, accanto alle 
forme di a.g.a. 'mortali, dovute a duraturi 
spasmi va sali, esistano anche forme di pas¬ 
saggio più leggere, in cui lo spasmo e dura¬ 
lo poco, l’ischemia fu passeggera e la ne¬ 
crosi circoscritta: in questi casi, naturalmen¬ 
te le probabilità di guarigione esistono e so¬ 
no tanto più marcate, quanto migliori sono le 
condizioni del resto del parenchima: questo 
fatto si osserva con particolare evidenza nei 
casi in cui non è dimostrabile resistenza di un 
tossico operante ma si deve ammettere pura¬ 
mente e semplicemente l’ischemia da spasmo 

Con questo il Benecke non vuol escludere 
che esistano veleni capaci di determinare per 
azione diretta, l’intossicazione massiva delle 
cellule parenchimatose, ma ne restringe note¬ 
volmente il Campo. bERRA. 


ORGANI DELLA RESPIRAZIONE. 


Effetti del clima invernale sulle 


II 


alattie 


del polmone. 

(H. Jessen. Deut. med. Wochenschrift, 4 di¬ 
cembre 1931). 

La difficoltà di comprendere bene l’influen¬ 
za del clima è dovuta sia alla molteplicità 
dei singoli fattori climatici, sia ai vari effetti 


[Anno WMA. Ni m. 6] 


SEZIONE PRATICA 


223 


fisici e psichici che si hanno nei diversi in¬ 
dividui. Da un punto di vista generale, si 
deve anzitutto tener presente che il tratta¬ 
mento climatico non è, in fondo, che una 
stimolo-terapia aspecifica e che deve essere 
negata ogni azione specifica del clima poiché, 
anche l’influenza climatica che si ammette 
per 1 asma non può essere considerata stret¬ 
tamente specifica. 

Tale stimoloterapia aspecifica agisce sul- 
1 economia di tutto l’organismio e le reazioni 
si esplicano in tutti gli organi: la pelle, il 
sistema endocrino-vegetativo, il sangue, la’re¬ 
spirazione e la circolazione, il sistema ner¬ 
voso, il ricambio materiale, la psiche reagi¬ 
scono agli stimoli climatici in determinato 
modo che, in parte ci è scientificamente no¬ 
to, in parte è tuttorai oscuro. Ogni influenza 
climatica sulle malattie polmonari non può 
comprendersi facendo astrazione da questi fat¬ 
ti, sicché- l’influenza strettamente locale ha 
scarsa importanza. 

Rispetto alle malattie del polmone, il cli¬ 
ma invernale è più importante che quello di 
altre stagioni. Ciò si comprende chiaramente 
confrontando il eli mai marino o continentale 
con quello di alta montagna. Quando si par¬ 
la di clima invernale, si sottintende che quel¬ 
lo di alta montagna richiama la massima at¬ 
tenzione. D'inverno, i fattori climatici, in 
alta montagna, non soltanto sono più favo¬ 
revoli ma acquistano aniche un maggior si¬ 
gnificato in quanto che il clima continentale 
di pianura, con i venti e le nebbie e la scarsa 
irradiazione solare si dimostra assai sfavore¬ 
vole per le malattie polmonari. 

I fattori climatici invernali in alta monta¬ 
gna sono i seguenti : scarsa pressione atmo¬ 
sferica, aumento di irradiazione solare, bassa 
caduta di tensione elettrica ‘dell'atmosfera, 
secchezza dell’aria (a 2000 m. di altitudine, 
circa la metà che a livello del mare), aria 
senza polvere e germi, assenza di nebbie, po¬ 
chi venti, scarsa nuvolosità, rare precipita¬ 
zioni, temperatura bassa con grandi oscilla¬ 
zioni nella giornata e ciò nonostante scarso 
bisogno di calorico del corpo. 

Nella media montagna (ad altitudini di 
1200 m.) i fattori climatici sono del tutto 
diversi. Vi sono però notevoli differenze se¬ 
condo la posizione più o meno continentale e 
la direzione dei venti. In generale, si hanno 
minori oscillazioni della temperatura, sia nel¬ 
la giornata che nell’anno, umidità atmosfe¬ 
rica relativamente alta, frequenza di nebbie, 
movimenti dell’ari'a più notevoli, maggiori 
variazioni nella costanza e nello spessore del¬ 
lo strato di neve permanente (il che ha no¬ 
tevole importanza per il contenuto in polvere 
ed in germi dell’aria, nonché per le condi¬ 
zioni dell’irradiazione) maggiore nuvolosità e 
più abbondanti precipitazioni. 

Vi è tutta una serie di malattie polmonari 


che non è affatto influenzata dal clima: tu¬ 
mori, aictinomiicosi, sifilide, ecc. Per quanto 
riguarda la polmonite, vi isono alcuni che so¬ 
stengono che essa decorra più lieve in alta 
montagna; quello che è certo si è che gli sta¬ 
ti residuali della polmonite, siano essi pol¬ 
monari o pleurici, sono favorevolmente in¬ 
fluenzati da un cambiamento di clima, spe¬ 
cialmente neH’inverno. Esso agisce nel sen¬ 
so di stimolare ad una maggiore attività l’ap¬ 
parato difensivo dell organismo. La scompar¬ 
sa delle temperature subfebbrili od il riassor¬ 
bimento di essudati residui sono dovuti a tale 
stimolo e non ad un'azione specifica del cli¬ 
ma. Piò si deduce anche dall’antica osser¬ 
vazione che la cura climatica ha i suoi ef¬ 
fetti soltanto in un organismo capace di rea¬ 
gire. 

Grande importanza ha la climatoterapia per 
le bronchiti croniche non ancora arrivate al¬ 
lo stadio di enfisema rigido, per l’asma bron¬ 
chiale e per la tubercolosi polmonare. L’asma 
può essere nettamente tagliato con un sog¬ 
giorno in alla montagna; l altitudine neces¬ 
saria per ottenere tale effetto varia a seconda 
degli individui; in generale bastano 1500 m. 
ma, per alcuni è necessario arrivare a 1800. 
I| successo di questa cura è legato all’assen¬ 
za di sostanze asmogene nell’aria pura del¬ 
l’alta montagna, specialmente durante l’in¬ 
verno quando lo strato di neve ricopre tutta 
la flora. Certamente non tutti gli asmatici 
perdono gli accessi in alta montagna e molti 
vi vanno ancora soggetti al ritorno nella pia¬ 
nura, il che non toglie nulla al valore reale 
di tale clima nell’asma, in cui i maggiori 
effetti si ottengono nei bambini, mentre van¬ 
no diminuendo con l’avanzare dell’età. 

Tl maggior contingente delle malattie pol¬ 
monari sottoposte alla climatoterapia è dato 
dalla tubercolosi polmonare. Le reazioni che 
si osservano dipendono anzitutto dall’indivi¬ 
duo ed inoltre dallo stato in cui si trova e 
dall’intensità del cambiamento. 

Gli effetti del clima invernale sulla tu¬ 
bercolosi. 

Il cambiamento di clima mette l’organismo 
malato in altre condizioni di esistenza e di 
reattività. Negli organismi ancora capaci di 
reagire si Ila un’azione tonicizzante che, in 
alcuni casi, può anche essere troppo forte. Si 
hanno le seguenti reazioni: 

1) Acceleramento dell’attività cardiaca, 
con rinforzo funzionale del miocardio, con 
aumento di irrorazione sanguigna, special- 
mente visibile alla pelle. 

2) Modificazioni della composizione san¬ 
guigna, con aumento di eritrociti e di emo¬ 
globina. Ne viene che la superficie portatrice 
di ossigeno del sangue aumenta ed aumen¬ 
tano pure i processi di ossidazione. Nella 
media montagna, si ha inoltre un cambia- 








224 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


mento del quadro sanguigno bianco nel sen¬ 
so di uno spostamento a destra. 

3) Per la deficienza di ossigeno, si ha au¬ 
mento dei prodotti acidi a cui, fra gli altri, 
reagiscono il centro respiratorio ed i musco¬ 
li. Se ne ha, come conseguenza, aumentata 
acidosi nel sangue, un fattore che non è sta¬ 
to abbastanza considerato nella tubercolosi 
polmonare e che, invece, è secondo 1 A. una 
delle azioni più notevoli del clima. Si ha au¬ 
mento di frequenza e di profondità del respi¬ 
ro e, quindi, una maggiore ventilazione pol¬ 
monare. È discutibile che l’espirazione, a 
causa della bassa pressione, venga facilitata; 
il fatto, ad ogni modo, spiegherebbe l’azione 

favorevole nell’enfisema polmonare. 

4) Un’azione più forte sulla mucosa del¬ 
le vie respiratorie si osserva soltanto nell’alta 
montagna in cui essa è attribuibile alla gran¬ 
de secchezza dell’aria. Anche 1 assenza di gei- 
mi e di polvere dovuta al mantello di neve 
che ricopre l’alta montagna per dei mesi agi¬ 
sce nel senso di ostacolare la secrezione. D a - 
tra parte, però, l’improvviso disseccamento 
può mutare le condizioni dell’immunità e 
spiegare, secondo l’A.; la così detta^ angina 
dell’Engadina. L’azione disseccante è anche 

una causa della maggiore proclività alle e- 
morragie delle mucose, che possono osservai- 
si a varie altezze. 

5) Ti ricambio materiale complessivo su¬ 
bisce pure delle modificazioni, anzitutto in 
conseguenza dei cambiamenti di stato dell or¬ 
ganismo e, secondariamente, per il clima. Si 
osserva inoltre diminuzione dell’attività inte¬ 
stinale, non però riferibile al solo clima, ma 
piuttosto al cambiamento di vita e .di vitto. 
Al clima va invece riferita la maggiore eva¬ 
porazione di acqua, che può spiegare la ten¬ 
denza alla costipazione. 

6) Gli effetti sul sistema endocrino, su 

quello nervoso e sulla psiche, per quanto va¬ 
lili e non spiegabili scientificamente, sono 
innegabili e, nella pratica, contano per un 
di più che ha il suo valore nella tubercolosi 
polmonare e nell’asma. Particolare influenza 
hanno gli effetti psichici che dipendono non 
dal solo clima, ma dal paesaggio, dalle con¬ 
dizioni del tempo e così via. Si può per tal 
modo parlare di climi sedativi ed eccitanti, 
i primi caratteristici della media montagna, 
gli altri del mare e dell’alta montagna. 

Dalle singole azioni esercitate dal clima si 
ottiene lo stimolo generale dell’organismo che 
è la base delle modificazioni organiche os¬ 
servate. Le malattie polmonari influenzabili 
dal clima lo sono in parte localmente ma 
soprattutto per l’azione generale su tutto 1 or¬ 
ganismo. Ciò vale soprattutto per l’asma,.co¬ 
me per le malattie infettive ed i reliquati di 
forme infettive ed in modo speciale per la 
tubercolosi, che è una malattia generale. 

11 trattamento climatico si presenta pertan¬ 


to molteplice e va accuratamente dosato, ap¬ 
plicandolo soltanto a malati ancora capaci di 
reagire. Le cure climatiche invernali in alta 
montagna sono da considerarsi come un forte 
stimolo in quanto che il paziente vi arriva da 
condizioni climatiche quasi opposte. Nei casi- 
limite, è consigliabile iniziare la cura in esta¬ 
te od in autunno in modo da applicare gli 
stimoli, per gradi successivi. fil. 

Le emottisi per trauma bronchiale interno. 

(E. Sergent, R. Mignot. Avch. des malad. de 
lappar, resp., 1931, n. 1). 

Se da una parte — sono cose note il 
trauma può favorire l'emottisi nei tubercolo¬ 
si tutte le emottisi traumatiche non sono tu¬ 
bercolari, e, d’altra parte, il trauma giuoca 
un compito minimo nel risveglio della tbc. 
Dunque abbiamo emottisi traumatiche nella 

tbc., ed all’infuori della tbc. 

Nel primo caso il trauma risveglia un an¬ 
tica lesione e trasforma la evoluzione cronica, 
torpida, in subacuta. TI trauma è l’elemento 
occasionale del risveglio della latente bacib 
losi. La diagnosi etiologica di queste emottisi 
dovrà perciò essere rigorosa (studio degli an¬ 
tecedenti, sintomi funzionali, generali, fisici,, 
radiologici, batteriologici). 

Ma molte emottisi traumatiche non hanno 
nulla a che vedere con la tbc. Così l’emottisi 
dei « gassati ». Quando l’intossicazione gas¬ 
sosa è violenta essa realizza un vero trauma 
bronchiale interno, che si accompagna con 
emottisi, più o meno abbondante, e che si 
possono ripetere per alcuni giorni. Per trau¬ 
mi esterni si possono avere emottisi nelle 
grandi contusioni del torace, nelle ferite pe¬ 
netranti del torace, emottisi immediate, uni¬ 
che che non hanno grande interesse clinico, 
ovvero tardive e recidivanti, di vero interesse: 
e talora sono persistenti, con ritorni periodici, 
senza causa apprezzabile od in occasione di 
fenomeni congestizi polmonari, o nel momen¬ 
to delle mestruazioni. . 

Alle emottisi da gas si avvicinano quelle 
provocate da vapori irritanti o da corpi estra¬ 
nei (fumo o polvere) o liquidi più o meno ir 
ritanti. A tal proposito gli AA. ricordano due 
casi dimostrativi : nel primo si trattava di 
una ventottenne che durante l’incendio di un 
deposito di legna viene investiva dal fumo e 
perde la conoscenza, per breve tempo, dopo 
di ebe è assalita da tosse ed ha una emottisi 
abbondante. Nessuna sequela. Tre anni dopo, 
altra emottisi in occasione delle regole, e d al¬ 
lora l’espettorato emottico si rinnova ad ogni 
mestruazione. Mai febbre, eccellente stato ge¬ 
nerale, Roch sempre negativo, nessun segno 
stetoacustico ad eccezione di qualche grosso 
ronco retrosternale ed ilare. Radiograficamen¬ 
te: piccola opacità a racchetta, orizzontale 


[Anno XXXIX, Nuri. 6] 


SEZIONE PRATICA 


225 


alla base destra. Il trauma bronchiale proba¬ 
bilmente ha portato da una rottura vasale ed 
attorno al focolaio apoplettico si è sviluppata 
una reazione infiammatoria cronica con vasi 
neoformati, sorgente delle emottisi recidivan¬ 
ti. Dopo essersi seguite regolarmente per al¬ 
cuni mesi, le emottisi cessano, persiste il flo¬ 
rido stato generale, la radiografia mostra 
sempre la piccola opacità sebbene ridotta di 
volume. 

Non è dunque da respingere, in questo ca¬ 
so, la diagnosi di emottisi traumatica, cata- 
meniale per inalazione di fumo e di polveri 
ardenti di carbone e di legna. Sembra che 
questo genere di emottisi sia frequente nei 
pompieri di Parigi, nel corso od in seguito 
ad incendi. 

Nella seconda osservazione si trattava di un 
venticinquenne che, operato di flemmone pe¬ 
rinefritico, alcuni mesi dopo, in un tuffo in 
mare, essendo rimasto impigliato in erbe ma¬ 
rine ed avendo fatto degli sforzi per liberar¬ 
sene, inghiottì una certa quantità di acqua. 
Ritornando alla superficie e tossendo, emise 
una certa quantità di sangue rutilante per 
sei giorni. Non febbre. Tre mesi dopo nuova 
emottisi e d allora, quasi quotidianamente, e- 
missione di sangue che non cessa neppure 
quando un medico, diagnosticata una tbc., e- 
segue per sei mesi il pneumo. Di poi le emot¬ 
tisi cessano per 18 mesi e di nuovo ricom¬ 
paiono. Abbandonata la tbc., il medico si 
rivolge alla sifilide, a malgrado la W. R. ne¬ 
gativa. Un trattamento di bismuto fa cessare 
remissione di sangue per tre anni. Riconr 
parsa nel 1927 allorché gli AA. osservane} il 
malato : si constata una depressione sottocla¬ 
vicolare destra con ottusità totale e soffio 
profondo. Radiograficamente una immagine 
pseudocistica. Nulla permette di pensare ad 
una cisti idatidea e gli AA. stimano trattarsi 
di un ematoma polmonare consecutivo ad un 
trauma con trasformazione cistica, con alone 
circostante dovuto a neoformazione vasale 
donde alla minima occasione originano le e- 
mottisi per rottura. Viene consigliata ogni a- 
stensione terapeutica. 

In entrambi i casi la diagnosi di tbc. non 
era sostenibile: se di tbc. si tnatta, prima o poi 
essa si rivela con sintomi ben chiari, specie 
quando dà luogo ad emottisi. 

Dal punto di vista patogenetico si possono 
ammettere due fasi nella produzione di que¬ 
ste emottisi: una prima costituita da un raptus 
vascolare e da una apoplessia polmonare; una 
seconda caratterizzata dalla persistenza di una 
lesione cronica, cistica o cicatriziale, con co¬ 
rona di vasi -capillari neoformati, una specie 
di angioma acquisito. Si possono avvicinare a 
questi fatti le emottisi che accompagnano la 
presenza delle cosidette pietre del polmone. 

In tutti questi casi, si tratti di trauma da 
causa esterna od interna, non è possibile in¬ 


vocare come causa fondamentale la esistenza 
precedente di una tbc. latente risvegliata dal- 
1 accidente. La diagnosi di queste emottisi 
non tbc. è affermata dall’assenza di ogni se¬ 
gno clinico di tbc., dai caratteri delLimma- 
gine radioscopica, dall’assenza permanente dei 
bacilli di Kocli. Talora queste emottisi si ac¬ 
compagnano con tosse persistente, espettorato 
muco purulento, febbre, disturbi generali. In 
questi casi solo la presenza del b. di Koch ha 
il valore di certezza. 

La cura delle emottisi traumatiche è presso 
che nullo: evitare le cause favorenti, specie 
gli sforzi, medicazioni sintomatiche, opotera- 
pia ovarica nella donna. 

Se le emottisi sono mantenute da un corpo 
estraneo (proiettili, schegge di obici) non esi¬ 
tare a consigliare la estrazione se essi si tro- 
vano . distanti dai grossi vasi del mediastino e 
degli ili. Monteleone. 


TRIBUNA LIBERA 

Per una questione di nomenclatura. 

Riceviamo : 

Roma, li 22 dicembre 1931-X. 

Chiarissimo Collega A. Pozzi, 

Da più di 20 anni sono assiduo lettore e 
abbonato di codesto che meritatamente è il 
più diiiuso, anche allestero, periodico me¬ 
dico italiano: così tutta la mia attenzione fu 
attratta dalla sua interessantissima comunica¬ 
zione su La malarioterapia mediante anofeli, 
che offre una ottima via di uscita a quanti 
alienisti e neuropatologi sono stati per tanti 
anni perplessi di fronte alla pratica attuazione 

della geniale terapia dell’illustre Clinico di 
Vienna. 

Mi permetto però di farle una lieve, forse 
pedantesca a tutta prima, osservazione, in te¬ 
ma di denominazioni. 

A pag. 1892 Ella parla, alludendo eviden¬ 
temente ad Ospedali psichiatrici, prima di I- 
stituti psichiatrici e poco dopo di Istituti ma¬ 
li iicomiali. 

Non vorrei credere che anch’Ella segua con 
ciò il pregiudizio dej profani e, purtroppo, 
di parecchi colleglli, di negare ad essi la ca¬ 
ratteristica di Ospedali. Prestai servizio per 
ben LI anni in Cliniche psichiatriche ed in 
quelli che allora si chiamavano Manicomi. 
Così ho potuto seguire e constatare, prima di¬ 
rettamente, ora indirettamente e con una cer¬ 
ta nostalgia, i progressi dell’assistenza e so¬ 
prattutto della terapia dei malati mentali. Co¬ 
me negli altri ospedali, i pazienti sono assi¬ 
stiti e curati efficacemente; perciò troverei 
giustifi,carissima quella denominazione. 

Quella di Istituti psichiatrici è d’altra parte 
poco chiara e può ingenerare equivoci, per- 









226 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


che già da tempo con tal nome sono denomi¬ 
nati m alcune Università quelli annessi a Cat¬ 
tedre di psichiatria. 

Del resto già da parecchi anni il nome di 
Ospedale psichiatrico fu ufficialmente adottato 
da varie Amministrazioni Provinciali, seguite 
a poco alla volta dalle altre, ed e consacrato 
nel progetto di Legge per Vassistenza ai ma¬ 
lati mentali, che da.'vari anni dorme negli ar¬ 
chivi del Ministero dell’Interno. 

Cordialmente Gianluca Lucangeli. 

Le considerazioni del prof. Lucangeli inve¬ 
stono solo una questione di nomenclatura. 

Questa può avere importanza, nel caso spe¬ 
cifico, per i malati e le loro famiglie, in quan¬ 
to ormai conviene bandire il termine di « ma¬ 
nicomio » od i suoi derivati (io li ho di pro¬ 
posito evitati). Non ha importanza per 1 me¬ 
dici, i quali sanno bene come la cura degli 
alienati sia venuta evolvendosi e perfezionan¬ 
dosi negli ospedali psichiatrici, per usare la 
terminologia patrocinata dal Lucangeli (eti¬ 
mologicamente « ospedale » od « ospitale » 
denota soltanto l’ospitalità offerta ai malati; 
quindi non dice tutto ciò che il Lucangeli 

vorrebbe). 

L’importante è che ci sia accordo nella so¬ 
stanza. Ed in ciò apprezziamo il pieno assenso 
del prof. Lucangeli. A. Pozzi. 

CENNI BIBLIOQRA F/Cl " > 


razioni, preparazione dei mezzi di coltura), 
quella protozoologica, elmintologica ed ento¬ 
mologica sono state affidate al prof. Pampana. 

I procedimenti più fini (ultrafiltrazione) co¬ 
me i più semplici sono qui descritti, da quelli 
della batteriologia generale (colorazione, coltu¬ 
re, esperimenti sugli animali) alla speciale con 
la diagnosi dei diversi microbi e delle ma¬ 
lattie. Ottimi anche i capitoli sullo studio 
degli ifomioeti, dei protozoi, sulla dissezione 
delle zanzare, sull’esame batteriologico, pro¬ 
tozoi ogico e parassitologico delle feci. 

Da ultimo, troviamo alcuni capitoli sulle 
reazioni cutanee (tubercolina, Dick, Schick) 
e sugli esami anatomo-patologici (Sabatucci), 
nonché sulla preparazione dei vaccini batteri¬ 
ci e sull’esame delle acque (Alessandrini). 

Tutti gli argomenti che interessano sia il 
medico per l’esame clinico, sia l’igienista per 
le ricerche di sua competenza, sono qui trat¬ 
tati in modo chiaro, pratico ed esauriente. 
Niente teorie, niente divagazioni generali; l’in¬ 
dicazione precisa del modo di procedere nelle 
ricerche, in modo che queste possano essere 
eseguite da chiunque abbia una modesta pra¬ 
tica di laboratorio, la scelta dei metodi più 
adatti, i criteri di interpetrazione dei risultati, 
sono tutti elementi che fanno di questo libro 
un prezioso compagno e maestro, tanto pei 
chi dedica tutta la sua attività al laboratorio, 
quanto per chi è alle prime armi su questa 

via di indagine. /^- 


A. Alessandrini, E. Pampana e M. Sabatucci. 
Gli esami di laboratorio. Tecnica e diagno¬ 
stica. Un voi. in-16° di 635 pag., 89 fig. m 
nero ed a colori e 3 tav. a colori. L. Pozzi, 
ed. Roma, 1932. Prezzo L. 50. 


Il valido aiuto che oggi il laboratorio può 
dare al medico ed all'igienista ha ormai reso 
indispensabile questo mezzo d indagine. L e- 
secuzione delle ricerche esige però conoscenze 
tecniche che possono acquistarsi soltanto con 
la lunga pratica sotto buoni maestri; ma una 
guida eccellente anche per chi debba fare af¬ 
fidamento unicamente sulle proprie forze ci 
viene ora offerta con questo manuale che gli 
AA. hanno dettato e che è frutto della loro 


larga e vasta esperienza. 

Il dott. Sabatucci vi tratta la metodica ge¬ 
nerale, l’esame del saPngue (chimico, fisico, 
batteriologico, immunologico). e del liquor; la 
tecnica delle diverse sieroreazioni, della XVas- 
sermann, la determinazione della glicemia, 
dell’azotemia, ecc. sono qui descritte in mo¬ 
do da renderle facilmente eseguibili. 

Il prof. Alessandrini .si occupa degli esami 
delle urine, delle feci, del latte, del succo ga¬ 
strico, dell’espettorato, dei trasudati ed essu¬ 
dati. La tecnica batteriologica generale (colo- 


(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui 
si desidera la recensione. 


E. C. Craciun. La culture des tissus en bio¬ 
logie expérimentale. Voi. in-8° di pagg. 450. 

Masson & C., Paris, 1931. Frs. 55. 

Di pari passo con l’estendersi del metodo 
della cultura dei tessuti come strumento di ri¬ 
cerca, numerose opere compaiono che ne il¬ 
lustrano la tecnica ed i risultati. 

La monografia del Craciun ci sembra pre¬ 
gevole tra le altre per l’indirizzo pratico della 
prima parte che prospettando con sufficiente 
dettaglio le varie tecniche può riuscire buo¬ 
na guida a chi voglia avventurarsi a speri¬ 
mentare il metodo lontano da laboratori at¬ 
trezzati all’uopo. . . 

Alla parte tecnica segue la esposizione sin¬ 
tetica dei risultati ottenuti nei vari campi del¬ 
la biologia (citologia, batteriologia, oncologia, 
ecc.) per mezzo della cultura dei tessuti, e- 
sposizione che se pure non è aggiornata m 
modo tale da poter servire per consultazione 
bibliografica presenta un quadro sufficiente¬ 
mente esatto dei campi numerosi in cui il me¬ 
todo può dare risultati fruttiferi. _ 

Notevole la parte che riassume 1 risultati 

degli studi sui tumori maligni. 

L’opera è corredata di numerose microfoto- 
grafie e disegni in parte originali e in parte 
tolti da altri lavori che illustrano i punti di 
maggior interesse e di una ricca bibliografia 
aggiornata fino a circa il 1929. Torrioli. 

o o 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


SEZIONE PRATICA 


227 


ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI 


Accademia Medica Pistoiese “F. Paeini,,. 

Seduta del 25 settembre 1931, 


tenuta in Montecatini Terme. 

Presiede il prof. C. Frugoni 
Direttore Sanitario delle Terme di Montecatini. 


L’influenza delle acque cloruro-sodiche sull’equilibrio 

acidi-basi espresso dai caratteri urinari. 

Prof. Rondoni (Milano). — In sette soggetti (tutti 
senza gravi alterazioni del ricambio) si sono sta¬ 
biliti per un periodo avanti la bibita delle acque 
(Regina-Tettuccio) e per un periodo durante que¬ 
sta, i valori urinari seguenti nelle urine del mat¬ 
tino a digiuno: peso spec. pH; acidità di titola¬ 
zione; acidità formolo, quota di acidi legata ad 
N H 3 e per tanto Nam; N totale. 

Si è trovato, attraverso a numerose e prevedibili 
oscillazioni individuali che: 

1) In media i valori urinari considerati si sono 
di poco spostati durante la bibita. 

2) Lieve riduzione dell’acidità totale, a carico 
specialmente della quota di acidi legata all’am- 
moniaca. 

3) Lieve riduzione del pH: il che, confrontato 
col reperto precedente, fa pensare che si elimini¬ 
no acidi a più alta costante di dissociazione in 
confronto ai fosfati monometallici vettori usuali e 
preferiti della acidità urinaria. Forse si eliminano 
acidi organici precedentemente ritenuti nell’or¬ 
ganismo. 

4) Oscillazioni notevoli del coefficiente di Has- 
selbach in vario senso, però con una certa preva¬ 
lenza piuttosto in senso alcalosico che acidosico: 
non resta pertanto confermata la concezione che 
le soluzioni saline (in quanto rappresentate dal¬ 
le acque deboli e medie di Montecatini nelle dosi 
usuali) imprimano sempre un orientamento aci¬ 
dosico; ma pare che queste acque abbiano piut¬ 
tosto una influenza correttrice di impostazioni 
metaboliche abnormi. 

Alcune azioni chimico-fisiche delle acque di Montecatini. 

Rrof. Messini e Ciabattini (Padova). — Hanno 
studiato anzitutto la diffusione nella gelatina al 
10 %, di vari colori sciolti nelle varie acque, in rap¬ 
porto alla dispersività del colore, alla concentra¬ 
zione delle varie acque, al pH della gelatina; la 
diffusione è stata tanto maggiore quanto più ele¬ 
vato era il grado di dispersività del colore usato, i 
colori acidi (tripanblau, eosina) diffondono mag¬ 
giormente nella gelatina a pH elevato; i colori ba¬ 
sici (fuxina, bleu di metilene) nella gelatina a 
pH basso. 

Hanno studiato la resistenza globulare media 
nelle varie acque in funziono della loro diluizio¬ 
ne con acqua distillata; si è osservato che la resi¬ 
stenza globulare nelle varie acque aumenta re¬ 
golarmente in funzione del A e ciò anche in con¬ 
fronto alla soluzione di Na Cl, senza che ci sia 
l’interferenza di alcuna azione protettiva o emo¬ 
litica. 

Hanno studiato il potere imbibente e disimbi- 
bente sul muscolo di omotermo (rana esculenta) 
delle varie acque in confronto a soluzioni di NaCl 
Na 2 S0 4 avanti un eguale A calcolato per interpo- 
lazione dai dati della lettura. Si può concludere 
che l’acqua della Sorgente Rinfresco e quella del¬ 


la .Sorgente Tettuccio, provocano una imbibizione 
del muscolo progressiva in funzione del tempo, 
minore dell’imbibizione provocata dalla soluzione 
di Na 2S04 aventi lo stesso A e maggiore di quella 
provocata dalla soluzione di NaCl; l’imbibizione 
è tanto maggiore quanto minore è il A della so¬ 
luzione. Le acque delle Sorgenti Regina, Tettuc¬ 
cio e Torretta provocano una lieve disimbibizione 
tanto minore quanto minore è il A della solu¬ 
zione. Il potere disimbibente dell’acqua della Re¬ 
gina è minore di quello della soluzione avente 
eguale A di NaCl e maggiore di quello della solu¬ 
zione di Na 2 S0 4 ; il potere disimbibente delle 
acque Torretta e Tamerici è minore di quello delle 
soluzioni a eguale A di NaCl e di Na 2 S0 4 . 

Hanno studiato la persistenza della eccitabilità 
elettrica in muscoli di omotermo (Rana esculenta) 
immersi nelle varie acque in confronto alla per¬ 
sistenza dell’eccitabilità in soluzioni aventi egua¬ 
le A di NaCl e di Na 2 S0 4 , la persistenza dell’ec¬ 
citabilità elettrica è minima nelle soluzioni di 
Na2S04, aumenta nelle soluzioni di NaCl, ed è 
massima nelle varie acque, fatta eccezione per 
Tacque della Sorgente Rinfresco; nell’acqua della 
Sorgente Tettuccio si è avuta una persistenza del- 
l'eccitabilità elettrica maggiore che in tutte le al¬ 
tre soluzioni sperimentate (compresa la soluzione 
fisiologica di Na-Cl) e molto vicina alla persisten¬ 
za di eccitabilità che si ha nella soluzione di Rin- 
ger. Il fatto che rispetto all’eccitabilità elettrica, 
le acque delle sorgenti di Montecatini (ad ecce¬ 
zione dell’acqua del Rinfresco) si dimostrino più 
« fisiologiche » delle soluzioni di NaCl è certamen¬ 
te importante dal punto di vista biologico e di¬ 
mostra come la particolare composizione chimico- 
fisica delle dette acque, rappresenti, specie a certe 
concentrazioni, un ambiente che si avvicina al- 
i’optimuin per la persistenza di alcune proprietà 
biologiche nei tessuti isolati dell’organismo. 

Uricoemia-glicemia ed eliminazione urinaria dell'acido 

urico sotto l’influenza delle acque di Montecatini. 

Prof. M. Messini (Padova). — Ha studiato, su 24 
soggetti, l’acido urico del sangue e il glucosio del 
sangue; queste ricerche venivano eseguite sul pa¬ 
ziente a digiuno 2-4 volte prima dell’inizio della 
cura e 2-4 volte durante il periodo di cura; nelle 
urine, pressoché tutti i giorni, veniva tenuto con¬ 
to della quantità, dell’acido urico eliminato nelle 
24 ore, del peso specifico, e del pH nella prima 
urina della mattina. 

In un gruppo di soggetti le varie acque furono 
date associate e nelle dosi che vengono comune¬ 
mente prescritte a scopo terapeutico; altri sog¬ 
getti furono trattati con una sola delle varie ac¬ 
que allo scopo di cercare di discriminare l’azione 
singola di queste. Infine in alcuni individui fu¬ 
rono studiate sotto l’azione dell’acqua di fonte, 
e, rispettivamente, delle acque di Montecatini, le 
curve della uricoemia e delTeliininazione urina¬ 
ria dell’acido urico dopo l’iniezione endovenosa 
di g. 0,50 di acido urico in soluzione, o dopo l’in¬ 
gestione di un pasto ricco di purine (timo). I ri¬ 
sultali ottenuti sono i seguenti: la glicemia nei 
soggetti normali non subisce sensibili modifica¬ 
zioni. Le curve delPacido urico del sangue e quel¬ 
le dell’acido urico nelle urine nelle 24 ore pos¬ 
sono essere di 4 tipi fondamentali : In un primo 
caso la curva dell’uricoemia, dopo l’inizio della 




228 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


cura, si abbassa, mentre quella dell’acido urico 
delle urine si eleva, per cui le due curve si in¬ 
crociano e dopo essersi incrociate assumono un 
andamento pressoché parallelo; in un secondo 
caso le dette curve dopo l’inizio della cura, si in¬ 
crociano due volte; esiste cioè una diminuzione 
dell ’uricoemia che non persiste molti giorni, con¬ 
temporanea ad una scarica eliminatoria di acido 
urico per le urine; in un lerzo caso l’uricoemia di¬ 
minuisce sotto l’azione delle acque, ma la curva 
non si incrocia con quello dell’acido urico uri¬ 
nario, cioè l’eliminazione di questo non aumenta 
molto; in un quarto caso si può avere anche un 
fugace aumento dell’acido urico nel sangue dopo 
l’inizio della cura pure essendovi sempre l’au¬ 
mento sia pure non persistente, dell’acido urico 
attraverso le urine. 

Lo studio delle curve dopo l’iniezione endove¬ 
nosa di acido urico e dopo il pasto ricco di puri- 
ne, dimostra come anche in queste condizioni l’in¬ 
gestione di dosi terapeutiche delle acque faciliti 
l’eliminazione dell’acido urico introdotto nell or¬ 
ganismo. Il pH urinario dimostrò generalmente 
una tendenza alla diminuzione salvo nei soggetti 
sottoposti all’ingestione dell’acqua Tamerici. 

Tuttavia nella maggior parte dei casi il pH 
oscillò entro limiti molto stretti, il che deve certo 
attribuirsi all’uniformità della dieta alla quale 
erano sottoposti i pazienti, uniformità che ha 
dato anche una maggior sicurezza nell’interpreta¬ 
zione dei risultati sperimentali. 

Ricerche sulle modificazioni chimico-fisiche del succo 
duodenale, sulla colesterinemia e sulla bilirubinemia 
in soggetti trattati con le acque di Montecatini. 

Prof. Messini. — Ila eseguito una serie di ricer¬ 
che praticando il sondaggio duodenale su soggetti 
pressoché normali e, prevalentemente, su amma¬ 
lati di colecistite calcolosa. Il sondaggio veniva 
eseguito al mattino sul paziente a digiuno e del 
succo duodenale venivano studiati, la quantità 
(deflusso), l’aspetto, il colore, il pH, la densità, 
la viscosità, la tensione superficiale, la colesterina 
col metodo di Autenrielh lievemente modificato, 
la bilirubina; veniva infine esaminato il sedi¬ 
mento. . 

Negli stessi soggetti venivano determinate la co¬ 
lesterina e la bilirubina sul sangue prelevato a 
digiuno. 

Furono studiate le variazioni del succo duode¬ 
nale immediatamente dopo la somministrazione 
delle acque e le variazioni a distanza dopo la som¬ 
ministrazione delle acque per vari giorni, e pre¬ 
cisamente, per un numero di giorni (12-14) cor¬ 
rispondente a quello che si suole di solito pre¬ 
scrivere a scopo terapeutico. 

Fu studiata l’azione delle varie acque diretta¬ 
mente sul duodeno iniettandole attraverso la son¬ 
da; ma prevalentemente furono 1 somministrate, 
per via gastrica, quelle quantità che sogliono es¬ 
sere consigliate a scopo terapeutico e ciò allo 
scopo, di poter riferire direttamente alla pratica 
i risultati sperimentali. Negli esperimenti eseguiti 
allo scopo di studiare sia l’azione immediata che 
l’azione a distanza delle acque queste furono im¬ 
piegate sia associate fra loro come si prescrive a 
scopo terapeutico, sia isolate, allo scopo di cer¬ 
care di discriminare la loro singola azione. 

Le conclusioni sono fondamentalmente le se¬ 
guenti: le variazioni che subisce il succo duode¬ 
nale in seguito alla introduzione delle acque nel¬ 


l’organismo, sono più notevoli per la via d in¬ 
troduzione gastrica, fisiologica, che per la via duo¬ 
denale. , . 

Sia nell’esperienze in cui si studiavano le va¬ 
riazioni immediate del succo duodenale, sia in 
quelle in cui si studiavano le variazioni a distan¬ 
za sotto'l’azione delle acque, le modificazioni più 
intense si ebbero con le acque a concentrazione 
salina non elevata (Tettuccio, gr. di sali per litro 
6,23 e Regina gr. di sali per litro 12,31), più de¬ 
boli con le acque a concentrazione elevata (Tor¬ 
retta gr. di sali per litro 14,14 e Tamerici gr. di 
sali per litro 17,10), pressoché assenti con l'acqua 
della sorgente Rinfresco (gr. di sali per litro 3,35). 

Sotto l’azione dell’acqua lievemente ipotonica 
del Tettuccio e di quella lievemente ipertonia 
della Regina, somministrale attraverso la sonda o 
meglio per via gastrica, si è ottenuto in una ele¬ 
vata percentuale di casi, un succo duodenale con 
maggiore velocità di deflusso, con colore più in¬ 
tenso, con pH che, specie nei casi in cui per con¬ 
dizioni patologiche era acido, tende all'alcalinità, 
con diminuzione della viscosità e della tensione 
superficiale e soprattutto con forte aumento della 

colesterina e della bilirubina. 

I valori più alti della colesterina nel succo duo¬ 
denale si hanno dopo 6-7 giorni dall’inizio della 
cura; in seguito la quantità di colesterina nel suc¬ 
co duodenale tende a diminuire; la biliribuna ha 
un comportamento analogo. 

Mentre nei soggetti che non sono stati sottopo¬ 
sti alla cura le variazioni immediate del succo duo¬ 
denale si fanno talora sempre più intense colla 
somministrazione successiva dello stesso tipo di 
acqua e di varie acque, nei soggetti che hanno 
bevuto per vari giorni dosi terapeutiche delle 
acque, le variazioni immediate del succo duode¬ 
nale dopo la somministrazione dell’acqua attra¬ 
verso la sonda o per via gastrica è molto minore. 

La colesterinemia diminuì nei casi in cui pri¬ 
ma dell’inizio della cura si erano osservati va¬ 
lori elevati, diminuì lievemente, ma non sempre, 
nei casi in cui prima della cura si ebbero al¬ 
l’inizio valori bassi; un comportamento pressoché 
analogo ebbe la bilirubinemia. 

È possibile concludere che le acque delle sor¬ 
genti Tettuccio e Regina esercitano sul fegato 
un’azione molto intensa la cui caratteristica fon¬ 
damentale riguarda l’aumento del deflusso, la di¬ 
minuzione della viscosità e della tensione super¬ 
ficiale, l’aumento del pH, della bilirubina e so¬ 
prattutto della colesterina, cui corrisponde nei 
casi patologici una diminuzione della colesterina 

e della bilirubina nel sangue. 

7/ Segretario : Cantieri. 


Ricordiamo ai lettori l’interessante pubblicazione: 


On. Prof. EUCENIO MORELLI 

La fisiopatologia del pneumotorace artificiale 

(con 3 figure nel testo) 

Istrumentario per l’attuazione del pneumotorace 
e per la cura delle sue complicanze 

(con 5 figure nel testo) 

ezioni tenute al 1° Coreo di Tisiologia nel Sanatorio 
Militare di Anzio). 

Volume in-16°, di pagine 56. Prezzo L. 1 0, P 1 * 
ese poetali di spedizione. Per ì nostri abbonati sole 

7,90 in porto franco _ 

Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI. Ufficio Po- 
ale Succursale di ciotto, ROMA. 


{Anno XXXIX, Num. 6] 


SEZIONE PRATICA 


229 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


TECNICA MEDICA 

La terapia inalatoria. 

Doti. Mario Mancioli, 

assistente volontario della Clinica Otorino-la- 

ringoiatrica della R. Università di Roma. 

La terapia inalatoria usata spesso in modo 
empirico ed affidata a personale non tecnico 
suscitò per molto tempo e a più riprese nel 
mondo medico ammiratori e detrattori a se¬ 
conda che i risultati che si ottenevano erano 
favorevoli o contrari ai desideri dei clienti e 
dei medici curanti. 

In questi ultimi anni però, migliorati i mac¬ 
chinari, perfezionata la tecnica, moltiplicate le 
osservazioni cliniche, la terapia inalatoria ot¬ 
tiene non solo un indiscutibile successo come 
cura delle malattie catarrali delle prime vie 
respiratorie ma sopratutto rappresenta un mez¬ 
zo nuovo per l’introduzione nell’organismo dei 
più svariati rimedi, assumendo così una fon¬ 
damentale importanza negli Istituti per la cu¬ 
ra dell'adenoidismo. 

Cenni storici. A tutti è noto come fin dai re¬ 
moti tempi si cercò in vario modo di agire sul 
nostro organismo con sostanze aromatiche e 
medicamentose attraverso le vie respiratorie 
(fumigazioni). Le prime inalazioni furono pra¬ 
ticate con sostanze volatili a temperatura ordi¬ 
naria, e facilmente diffusibili nell’aria per la 
semplice azione del calore ambiente; così le 
inalazioni di aceto, etere, cloroformio, nitri¬ 
to di amile, acqua aniisterica, ecc., aspirate 
mediante la comune maschera, o più sempli¬ 
cemente versate sopra una pezzuola. Si ricorse 
poi a sostanze (trementina, mentolo) che si 
volatilizzano per l’azione dell’acqua calda. 

Successivamente isi pensò di somministrare 
per inalazione anche sostanze solubili non vo¬ 
latili, le quali potessero essere ridotte in par¬ 
ticelle minutissime, facendo sbattere la loro 
soluzione contro un corpo solido col meccani¬ 
smo delle cascale d’acqua, o delle grandi fon¬ 
tane (nefogeni tipo Sales-Giron); ovvero facen¬ 
dole uscire con forza da un tubicino capillare 
(nebulizzatore tipo Mathieu de la Dròme); od 
anche facendo aspirare o proiettare la soluzio¬ 
ne dalla forza di aspirazione e pressione del 
vapore d’acqua prodotto in una piccola cal¬ 
daia (idroconio di Siegle). 

Finalmente si studiò il mezzo di nebulizzare 
le soluzioni medicamentose, sostituendo alla 
forza di aspirazione e proiezione del vapor 
d’acqua, quella dell’aria compressa. 

Vennero così costruiti svariati apparecchi, 
rispondenti ai tipi di Mathieu, Bergson, Sales- 


Giron, Tournié, Lewin, Wassmuth, Bulling, 
ecc.; i quali tutti forniscono nebbia più o me¬ 
no grossolana ed umida, e sono adoperati per 
inalazioni individuali e dirette. 

La pratica aveva fatto osservare che le neb¬ 
bie grossolane ed umide non potevano assicu¬ 
rare la penetrazione delle sostanze medicamen¬ 
tose fino alle ultime diramazioni dell’albero 
bronco-polmonare; esse inoltre erano causa di 
non pochi inconvenienti dovuti alla umidità 
che le accompagna, e richiedevano anche l’uso 

di mezzi alti a proteggere le persone e gli 
abiti. 

Il sistema inalatorio Kòrting segnò un sen¬ 
sibile progresso su quelli precedenti, sia per 
la produzione di nebbie meno umide e più fi¬ 
ni; sia anche per la potssibilità di sommini¬ 
strare le inalazioni a molte persone contem¬ 
poraneamente. Ma aneli’esso presentava non 
trascurabili inconvenienti in pratica, perchè 
oltre il fatto che le sue nebbie non sono, o 
non rimangono, completamente asciutte/ il 
che richiede l’azione del calore, è causa nella 
stagione estiva di abbondante sudore e duran¬ 
te 1 inverno rende indispensabile ai pazienti il 
soggiorno temporaneo in appositi locali pri¬ 
ma di potersi esporre impunemente al freddo 
esterno. 

Gli sperimentatori continuarono cambiando 
il dispositivo ad utilizzare l’aria compressa per 
riuscire ad ottenere un pulviscolo asciutto (co¬ 
stituito da granuli o cristallini minutissimi) 
che si fosse mantenuto tale anche nella sala 
d inalazione; a tale risultato si potè giungere 
purché l’acqua contenuta nella soluzione ina¬ 
lante non oltrepassando il Kg. 0,500 per 100 
me. di aria ambiente, non avesse raggiunto 
il punto di saturazione. 

Su tale principio si basa il polverizzatore 
rotativo Inhabad, il polverizzatore Ruata, quel¬ 
lo di Corti, di Nicolai, quello di Stefanini- 
Gradenigo ed altri i quali tutti consistono in 
un piccolissimo getto di liquido fortemente 
spruzzato dall’aria compressa e frantumato 
contro pareti di metallo o di vetro in modo 
che solamente la parte secca viene lanciata 
nell’ambiente, mentre quella liquida ricade 
nella vaschetta dell’apparecchio stesso. 

L’esperienza aveva dimostrato che la sec¬ 
chezza delle nebbie e la piccolezza delle parti- 
celle (cristalli) che le costituiscono sono con¬ 
dizioni indispensabili per la loro più o meno 
profonda penetrazione nelle riposte anfrattuo- 
sità delle fosse nasali è dei seni paranasali, nel¬ 
l’orecchio medio, nei diverticoli laringei e nel¬ 
le ultime diramazioni dell’apparato respira¬ 
torio. 






230 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 6]' 


E’ provato che le nebbie umide si arrestano 
facilmente sui primi ostacoli che incontrano 
nelle vie aeree; e quindi la loro azione tera¬ 
peutica locale e generale deve risultarne ne¬ 
cessariamente molto limitata; senza tacere del- 
Eirritazione e dei consecutivi noiosi Tifiessi 
che esse ordinariamente provocano a livello 
del naso e della gola. 

Che la nebbia perfettamente asciutta otte¬ 
nuta con l’aria compressa penetri nell’albero 
bronco-polmonare fu sperimentalmente dimo¬ 
strato dal Nicolai usando la nebbia prodotta 
coll’acqua solfidrica di Monte Alfeo (1). Altri 
sperimentatori lo dimostrarono e i risultati 
clinici ne hanno fatto la più lucida conferma. 

In un’ora di permanenza in una sala di ina¬ 
lazione s’introducono nei polmoni 600 litri di 
aria carica di nebbia. Tenendo conto che ogni 
metro cubo d’aria contiene in media gr. 0,765 
della sostanza medicamentosa ne verrebbero 
inspirati in un’ora gr. 0,459 dei quali almeno 
i 2/3 cioè gr. 0,30 penetrerebbero, secondo 
Gradenigo, nei polmoni. L’uniformità e la 
estrema piccolezza dei cristallini sospesi nelle 
nebbie inalate permette una maggiore pene- 
trazione nell’albero polmonare e quindi una 
maggiore efficacia della cura. 

L’efficacia della cura inalatoria sta dunque 
nell’assorbimento per via polmonare; è affatto 
inutile che la nebbia sia più ricca di sali se 
poi essa (per il maggior volume dei granuli) 
resta per la maggior parte in bocca ove 1 as¬ 
sorbimento è minimo. 

Occorre invece l’introduzione di una dose 
sufficiente di sali estremamente frazionati in 
modo che sian portati a contatto diretto di 
tessuti nei quali isi compie rematosi. 

(Per esempio per il cloruro sodico la dose 
massima utile deve essere di gr. 0,30). 

Questi principi dimostrano che la terapia 
inalatoria non è più come fino a pochi anni 
or sono, limitata alla cura dei catarri niaso-fa- 
ringei (per cui esistono anche dei polveriz¬ 
zatori a getto diretto) ma assurge ad un mezzo 
di terapia che permette di introdurre nell’or¬ 
ganismo i più svariati medicamenti per via 
diretta; l’assorbimento attraverso la mucosa 
delle prime vie aeree e per l’apparato respira¬ 
torio istesso è equivalente se non per rapidità 
per una non minore e completa efficacia a 
quello che avviene per via endovenosa di cui 
non presenta gli svantaggi e i pericoli. 

I risultati da noi avuti sugli alunni delle 


(1) Atti XIV Congr. Soc. Ital. Otorin. (Relazione). 


Scuole del Governatorato (2) dimostrano i 
mirabili effetti della terapia inalatoria calcica 
e salsoiodioa sulLadenoidismo e ne fanno fede 
i seguenti risultati: 

Alunni sottoposti alla sola terapia inalatoria 
con acqua naturale di Salsomaggiore (15 gior¬ 
ni di cura icon mezz’ora al giorno di sosta 
nella sala dell’inalatorio): 

ai) alunni curati : 5299; 

b ) aumentati di peso: 3595, media di 
aumento di peso per ciascuno almeno gr. 441; 

c) aumentati in altezza: 2731, media di 
aumento in altezza per ciascuno almeno cen¬ 
timetri 0,86; 

d ) aumentati in perimetro toracico: 3123, 
media di aumento del perimetro toracico cen¬ 
timetri 1,33. 

Gli apparecchi inalatori che servono per cu¬ 
rare una persona per volta si dicono apparec¬ 
chi per inalazioni individuali; così i comuni 
piccoli polverizzatori, inalatori e nefogeni. 
Quelli che servono per la cura contemporanea 
di più persone si dicono apparecchi per ina¬ 
lazioni collettive, o inalatori ad ambiente. 

Lo stesso compressore dell’aria per le inala¬ 
zioni collettive può anche servire con un si¬ 
stema di derivazioni ad azionare dei polveriz¬ 
zatori individuali. Per mezzo di questi si ottie¬ 
ne, attraverso un tubo di gomma ed un o- 
liva nasale di vetro che viene appoggiata al¬ 
le narici del paziente, un vero travaso di¬ 
retto della nebbia dall’apparecchio che con¬ 
tiene il medicinale alle prime vie respiratorie. 
Uno speciale dispositivo elettrico permette a 
volontà, un opportuno riscaldamento della 

nebbia medicamentosa. 

Fra i piccoli apparecchi inalatori indivi¬ 
duali, che producono nebbie abbastanza fini 
e che possono essere utili in pratica (quando 
non possa aversi l’opportunità di usufruire 
delle moderne e più perfette installazioni ina¬ 
latone) dobbiamo ricordare gli atomizzatori 
Wiechmann, Mantovani e Deca, i quali se¬ 
condo i casi possono riuscire molto utili in 

pratica. 

Applicazioni pratiche. Le moderne inala¬ 
zioni con nebbie secche sono state applicate, 
ispecialmente con acque cloruratosodiche e sal- 
sojodiche, nelle affezioni catarrali sub-acute e 

croniche delle vie respiratorie. 

L’inalatorio a secco più conosciuto è quello 
di Salsomaggiore, la cui acqua salso-bromo- 
jodica viene generalmente impiegata alla con¬ 
centrazione di 16° Baumé. 

(2) M. Mancioli. La cura dell'adenoidismo e i 
suoi risultati nel primo biennio di funzionamento 
dell'Istituto Governatoriale. Vaisalva, 1930. 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


SEZIONE PRATICA 


231 


L’acqua di Salsomaggiore concentrata e de- 
ferrizzata può essere conservata in damigiane 
e adoperata per inalazioni anche lontano dalla 
sorgente, nelle medesime condizioni e con la 
stessa efficacia che presenta sul luogo di ori¬ 
gine, in tutti i mesi dell’anno, per combattere 
tempestivamente e adeguatamente le così fre¬ 
quenti affezioni catarrali del naso, dell’orec¬ 
chio, della gola e dell’albero tracheo-bron- 
chiale, facendo in tal modo anche la profilassi 
della maggior parte delle malattie infettive, 
per la difesa della salute negli individui e 
nella Società. 

Ho iniziato esperienze di terapia inalatoria 
con diverse acque minerali ottenendo risultati 
notevoli che però sarebbe ancora prematuro 
pubblicare: importantissimi sono i risultati 
ottenuti con acque solfidriche e ferruginose. 

La terapia inalatoria a secco è stata anche 
applicata con successo per la somministrazio¬ 
ne generosa di soluzioni di sali di calcio sem¬ 
plici od associati ad estratti glandolari sia nel¬ 
la sordità famigliare (otosclerosi), che nella tu¬ 
bercolosi laringea, ghiandolare, ossea e pol¬ 
monare, nella rachitide, nella osteomalacia, 
nella nefrite gravidica, nella disfunzione di 
ghiandole endocrine, nella spasmofilia e nel 
laringospasmo dei lattanti, nella corizza e nel¬ 
l’asma da fieno, in alcune forme di asma 
bronchiale, nella debolezza organica consecu¬ 
tiva a protratta convalescenza, ecc. La terapia 
inalatoria calcica riesce sempre utilissima nei 
soggetti vago-tonici dai quali non sono tolle¬ 
rate le inalazioni salso-jodiche o clorurato-so- 
diche. 

La terapia inalatoria ha ottenuto incorag¬ 
gianti risultati nella somministrazione di iodu¬ 
ri alcalini, salicilato di sodio, preparati mer¬ 
curiali, soluzioni balsamiche; ed è altresì pre¬ 
conizzata per rendere più rapida ed efficace 
l’azione locale e generale dei sieri e dei vac¬ 
cini. 

La varietà delle sostanze che possono essere 
« inalate », richiede naturalmente una chiara 
conoscenza, non solo delle indicazioni ma an¬ 
che e sopratutto delle controindicazioni. Quin¬ 
di i medici che vorranno inviare i loro clienti 
agli inalatori o dovranno accompagnarli con 
la diagnosi e rimettersi al medico dell’inala- 
torio per la scelta della cura, o, molto me¬ 
glio, potranno essi stessi prescrivere il genere 
d’inalazione che desiderano far praticare ai lo¬ 
ro clienti, attenendosi alle norme generali che 
qui sotto sommariamente elenchiamo. 

Indicazioni - Controindicazioni. 

Terapia inalatoria. 

I. Polverizzazioni a secco, con acqua di Salso¬ 
maggiore (nebbia secca). Azione locale: affezioni 


catarrali, subacute e croniche della mucosa naso- 
faringea e laringea specie a tipo atrofico o legate 
a linfatismo, scrofolosi, artritismo o pregressa lue. 
Catarro tubarico e otite media catarrale sostenute 
da catarro cronico rinofaringeo. Affezioni a lento 
decorso delle vie respiratorie profonde; catarro 
bronchiale; bronchite secca; enfisema polmonare; 
postumi di pleurite, pleuropolmonite e broncopol¬ 
monite. Dopo interventi chirurgici endonasali per 
accelerare la restitutio ad integrum e allontanare 
eventuali essudati. 

Azione generale : Affezioni del ricambio e co¬ 
stituzionali (artritismo, uricemia, arteriosclerosi, 
linfatismo, scrofolosi, sifilide secondaria e terzia¬ 
ria specie con localizzazioni nella mucosa respira¬ 
toria. 

Controindicazioni. Flogosi acute; tumori mali¬ 
gni dell’apparato respiratorio; tubercolosi polmo¬ 
nare e laringea; artritismo, gotta, asma bron¬ 
chiale durante i periodi accessuali; diabete; affe¬ 
zioni cardiache e renali; tonsilliti criptiche ricor¬ 
renti; suppurazioni croniche nasali da empiema 
dei seni. La cura salsojodica non deve essere ese¬ 
guita contemporaneamente alla calcica. 

II. Inalazioni caldo-umide a getto diretto, con 
soluzioni titolate. 

Azione locale in affezioni catarrali acute, suba¬ 
cute e croniche delle prime vie respiratorie con 
fenomeni d’irritazione per cui le inalazioni sec¬ 
che sono mal tollerate. 

III. Inalazioni individuali : 

a) nebbia secca calcica (semplice od associata 
ad estratti glandolari ): 

1) a scopo rimineralizzante : rachitismo, 
osteomalacia, ritardo di consolidamento di frat¬ 
ture, affezioni dentarie (carie, decalcificazione del¬ 
la dentina, perdita dello smalto, otosclerosi, de- 
ficente sviluppo, convalescenze protratte; 

2) a scopo antiemorragico : emofilia, porpo¬ 
ra, emorragie organi interni; 

3) a scopo antispasmodico : sedativo: tetania, 
spasmofilia, stati ipertiroidei; 

4) a scopo anliessudativo : contro i fenome¬ 
ni di anafilassi: essudati pleurici e peritoneali, 
orticaria, corizza e asma da fieno, esantemi con¬ 
secutivi a iniezioni di sieri. 

Controindicazioni: Nei soggetti nei quali può 
temersi una trombosi (arteriosclerosi, artritismo 
calcico). La cura calcica non deve essere eseguita 
contemporaneamente alla salsojodica; 

b) nebbia secca ematogena : nella cloro-ane¬ 
mia legata a linfatismo o a scrofolosi, associata, 
a giorni alterni alla terapia salsojodica. 

Controindicazioni : Malattie, febbrili, emorragie 
in atto o cessate di recente, specie broncopolmo¬ 
nari; 

c) nebbie balsamiche : nelle affezioni catar¬ 
rali delle prime vie respiratorie subacute e cro¬ 
niche; 

d) nebbie solfidriche: nelle affezioni catarrali 
subacute e croniche della mucosa nasofaringola- 
ringea e bronchiali che non sopportano il tratta¬ 
mento salsojodico. Nelle affezioni da alterato ri¬ 
cambio, affezioni cutanee, eczemi, dermatiti, acne, 
piodermiti; 

f) nebbie secche di joduro di potassio e di sa¬ 
licilato sodico in sostituzione della cura per via 
gastrica mal tollerata; 

g) nebbie salsojodiche , come ai numeri 1 e 2. 









232 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


CASISTICA E TERAPIA. 

Le scissuriti tubercolari dell’infanzia. 

Col nome di scissuriti, M. Péhu e L. Laure 
(Revue de médecine , giugno 1931) indicano 
un’infiammazione plastica od aderenziale o 
fibro-connettiva che interessa i margini o la 
totalità della scissura interlobare, non inclu¬ 
dendovi i versamenti sia liquidi che gassosi. 

L’esame clinico non permette che raramente 
di fare la diagnosi di scissurite, in quanto che 
i segni fisici non sono caratteristici, quelli 
funzionali sono raramente indicati dal bam¬ 
bino, mentre i segni generali sono variabili. 
L’evoluzione varia con la natura e la gravita 
delle lesioni associate ed i segni sono soprat¬ 
tutto derivanti da altri organi. 

È la radiologia che permette di riconoscere 
la scissurite, di seguirne l’evoluzione e di fa¬ 
re la prognosi. Parecchie tecniche, di cui cia¬ 
scuna ha i suoi vantaggi e degli inconvenienti 
sono state preconizzate e tutte dovranno essere 
messe in opera successivamente. La scissurite 
si presenta sulle radiografie ora sotto la for¬ 
ma di una semplice linea trasversale, ora di 
un vero nastro, ora invece è costituita da due 
immagini sovrapposte; qualche volta ha 1 a- 
spetto di un triangolo a base mediastinica con 
la punta che si avanza nel parenchima. 

L’evoluzione è variabile secondo la natura 
della lesione. La scissurite ha soprattutto va¬ 
lore per la diagnosi di tubercolosi e rivela la 
natura di certe bronchiti prolungate, delle, cor- 
tico-pleuriti, delle adenopatie mediastini-che, 
delle manifestazioni cutanee, delle nefriti e di 
certe cachessie dei poppanti, di cui 1 eziologia 

è talora difficile da precisare. 

La radiologia non permette di dire se la 
scissurite ha origine parenchimatosa o se i 
substrato anatomico è rappresentato da un in¬ 
fiammazione proveniente . dai gangli caseosi, 
che raggiunge la pleura interlobare e a m 

diastinica. _ . .. 

In venerale, si' può dire che se la scissili ite 

interessa le parti laterali del torace lontane 
dall’ilo vi è molta probabilità che indichi una 
lesione parenchima tosa. Si impongono invece 
delle riserve se la lesione si osserva nellei metà 
interna del torace. Ad ogni modo, la scissu 
rite indica sempre l’origine tubercolare 
che è della massima importanza. J «■ 

La ((iiestioue della tubercolosi nei primi 3 anni di 

vita del bambino. 

Tn rapporto alle ricerche fatte in varie na- 
rioni sulla mortalità per tubercolosi dei .bam¬ 
bini nei primi anni di vita, Provenienti da 
famiglie tubercolose, J Ostewfeld e R. Kjer 
Petersen (Zeitschr /. tuberà-, novembre 1951) 
hanno voluto condurre ricerche analoghe 

KO La e monaUtà di tali bambini fu del 78:1000, 


minore cioè della mortalità totale di tutti i 
bambini nei primi anni di vita, che si ag- 
o-irò nel 1920-1924 intorno all’88:1000. 

La mortalità per tubercolosi fu poi del 
6,1:100, al confronto di quella data da Cal- 
mette, ie cui cifre salgono al 25-32:100. 

Poiché poi è opinione della maggioranza dei 
pediatri che i bambini nei primi due anni di 
età sono sicuramente tubercolosi se presen¬ 
tano una cutireazione positiva, indipendente¬ 
mente da qualsiasi manifestazione clinica del 
processo tubercolare, gli AA. hanno studiato 
un simile fatto anche nel loro materiale. A 
tale scopo hanno seguito per 17 anni consecu¬ 
tivi i soggetti sottoposti in prima età alla cu¬ 
tireazione, constatando come una infezione tu¬ 
bercolare nei primi due anni di vita non è da 
considerarsi come una malattia che richieda c i 

essere curata. 

È stata poi studiata l’importanza clinica ed 
epidemiologica della presenza dei bacilli della 
tubercolosi nell’acqua di lavaggio dello stoma¬ 
co dei piccoli bambini con Pirquet positiva, 
mettendo in rilievo il valore profilattico socia¬ 
le e le speciali indicazioni terapeutiche che ne 
possono derivare, in caso di reperto del ba¬ 
cillo. M - Faberi ‘ 

La coriza grave del neonato. 

La cori zia del neonato è un’affezione grave 
che può portare a morte. Dupont-Lapomte 
(Journ. de méd. de Bordeaux, 20 ott. mi) 
ne segnala un caso. Il neonato, vigoroso, e stato 
preso al terzo giorno dalla nascita da un rat- 
ìreddore. Esso continua a poppare bene per 
4 o-iorni successivi. Ma la coriza diventa piu 
intensa, una grande quantità di muco liquido 

e giallastro scola dalle narici. . . 

Si fanno fumigazioni emollienti, lozioni di 
latte tiepido sul margine infiammato delle 
narici. All’ottavo giorno, il bambino non suc¬ 
chia più e si tenta di nutrirlo con cucchiaio. 
La suzione e la deglutizione sono impossibili, 
le fosse nasali sono turate da muco albumino¬ 
so che si estende fino alle retrocavita nasali. 

L’asportazione di alcune pseudomembrane non 

porta miglioramenti. Otto giorni dopo la com¬ 
parsa della coriza, il bambino muore. 

L’A ritiene che questa causa di morte de 
neonato sia più frequente di qùanto pnoraL 

mente si crede. Da ciò la *che ria 

il neonato più al riparo dal freddo che sia 

possibile. ' 

Cura medica .lolla pleurite da pueumoeucco nel- 
l’infanzia. 

c Artusi (Ri v. di clinica pediatrica sett 
1931) ha usato il metodo di cura proposto dal 
Cocchi- evacuazione del pus mediante puntu¬ 
ra, lavatura della pleura con soluzione hsiol - 
o-ica introduzione di taurocolato di sod o 


'Anno XXXIX. Num. 6] 


SEZIONE PRATICA 


233 


grammi secondo la capacità del cavo pleurico 
(l’A. non dà il titolo della diluizione). 

Ha curato in tal modo 17 bambini da 1 a 
10 anni- uno solo (dell’età di 12 mesi) è mor¬ 
to, mentre gli altri sono guariti bene e quasi 
tutti in tempo breve (7-8 settimane). In quat¬ 
tro, fu necessario ricorrere alla costotomia, 
essendosi ritenuta insufficiente la cura medi¬ 
ca. Quindi, il 94 % di guarigione, di cui il 
75 % con la sola cura medica. 

Le punture evacuative e le lavature della 
pleura sono stati sopportati bene; soltanto 2 
volte, l'A. dovette ricorrere al cloruro di etile. 
Gli interventi furono complessivamente 81; 
in un caso furono 11. Il taurocolato venne 
sopportato ottimamente. In 6 casi, insorse un 
pneumotorace, che non ha influenzato sfavo¬ 
revolmente il decorso e la durata della ma¬ 
lattia. 

L’A. ritiene che in tutti gli empiemi da 
pneumococco conviene tentare in primo tem¬ 
po questa cura medica, specialmente quando 
si tratta di forme parapneumoniche con ab¬ 
bondante pus fluido ed in bambini piccoli. 
Nella maggioranza dei casi, 1-2 mesi sono suf¬ 
ficienti per ottenere la guarigione. La costo¬ 
tomia secondaria negli empiemi più ostinati è 
molto meno pericolosa che quella precoce e, 
nei pazienti dell'A., è sempre stata seguita da 
guarigione. 

Il lavoro, molto ampio, è accompagnato da 
numerose radiografie e da grafiche. fil. 

Il trattamento dell’anemia infantile. 

Si viene sempre più confermando l’opinione 
che il ferro ad alte dosi possa guarire l’ane¬ 
mia infantile secondaria. H. Josephs (Bull. 
Johns Hopkins hosp ., ott. 1981) riporta le.os¬ 
servazioni di 44 bambini dell’età di 3 mesi 
a 2 anni, che vennero trattati con successo in 
tre stadii con ferro e ferro con rame. Nel pri¬ 
mo stadio, che costituiva un periodo di os¬ 
servazione talvolta omesso, non si sommini¬ 
strava ferro. Ne] secondo, che pure venne tal¬ 
volta omesso, si somministrava una soluzione 
di citrato di ferro ammoniacale al 10 % a do¬ 
si giornaliere di 2 cmc. per Kg. di peso. 

Nel terzo stadio si aggiungeva una soluzio¬ 
ne al 0,5 % di solfato di rame in ragione del¬ 
la metà. Il rame, di cui la dose veniva sud¬ 
divisa in due somministrazioni, veniva dato 
sempre nel latte. Non se ne ebbero effetti sgra¬ 
devoli sebbene nei bambini più grandicelli 
tale dose .provocasse talvolta vomito e diar¬ 
rea. 

La formazione del sangue può essere divi¬ 
sa in due funzioni, l’attività emopoietica (mi¬ 
surata dall’aumento dei reticolocili) e la sintesi 
dell’emoglobina. L’A. afferma che il ferro, 
dato a dosi medicinali, stimola l’attività emo¬ 
poietica ed il suo effetto si manifesta anzi¬ 
tutto sui reticolociti e secondariamente, sul¬ 


l’emoglobina (dopo un periodo latente). Il ra¬ 
me avrebbe l’effetto di accelerare la forma¬ 
zione dell’emoglobina e sarebbe un fattore ne¬ 
cessario anche quando il tessuto emopoietico 
è stato bene stimolato; esso, invece, non avreb¬ 
be effetto sui reticolociti. 

Nella serie dei casi dell’A., la rapidità della 
guarigione non fu influenzata dalla dieta ed 
il ferro medicinale venne trovato di molto su¬ 
periore a quello fornito con gli alimenti, per 
la rapidità della guarigione. fil. 

Il trattamento delle anemie del poppante. 

Lereboullet ( Journ. des praticiens , 28 nov. 
1931) consiglia anzitutto di modificare lo sta¬ 
to generale e di istituire il trattamento del- 
l’infezione o dell’intossicazione che è all’ori¬ 
gine dell’anemia; fra l’altro, dei disturbi di¬ 
gestivi, delle infezioni cutanee o broncopol¬ 
monari, della tubercolosi, l’eredosifilide, ecc. 

Stabilire inoltre la cura del rachitismo, spes¬ 
so associato; preparati calcici, olio di fegato 
di merluzzo, raggi ultravioletti, ergosterina 
irradiata. 

La nozione di carenza del ferro impone di 
somministrarne (protossalato, tartaro di ferro 
e di potassio), anche in forma di alimenti ric¬ 
chi di ferro (spinaci). 

È inoltre necessario dare ogni giorno della 
vitamina C, sotto forma di succhi di frutta 
fresche, specialmente se si sospetta un’anemia 
legata allo scorbuto. 

Si cercherà inoltre di stimolare l’ematopoie- 
si, utilizzando gli estratti di milza, il midollo 
osseo, od il fegato, mediante la cura istituita 
da Whipple. Il fegato crudo si può dare in 
forma di succo, oppure, finamente tritato e 
mescolato alla marmellata. Epstein consiglia 
di aggiungere a 200 grammi di acqua 80 g. 
di farine diverse ed ] g. di sale, poi 80 gram¬ 
mi di fegato di vitello schiacciato; si fa cuo¬ 
cere per 1/2 ora a bagno-maria, lo si passa 
allo slaccio, si inzucchera e si mescola con 
volume uguale di tè leggero o di latticello. 
Tale miscela è molto nutriente e si può dare 
col poppatoio. 

Nei più grandicelli, (15-20 mesi) si può da¬ 
re il fegato appena cotto tagliato in pezzettini 
in una purè di patate. 

La dose di fegato è di 40 grammi per 10 Kg. 
di peso. 

Anche l’ematoterapia può stimolare l’ema- 
lopoiesi; si fanno iniezioni endomuscolari di 
siero o, meglio, di 10-20 cmc. di sangue to¬ 
tale, generalmente sangue materno. L’uso del¬ 
la trasfusione sanguigna, nelle anemie gravi è 
logico, se non sempre utile; trattasi di un me¬ 
todo molto delicato. 

Gli altri metodi terapeutici preconizzati per 
"li adulti non sono adattati per i poppanti. 

fil. 







234 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


MEDICINA SCIENTIFICA. 

Contributo allo studio della genesi dei monociti. 

La questione della genesi dei monociti, no¬ 
nostante le numerosissime ricerche da parte di 
Autori di tutto il mondo non è ancora risolta, 
anzi, in quest’ultimi tempi, le discussioni si 
sono fatte sempre più vivaci ed interessanti, 
specie in seguito allo studio (per opera sopra- 
tutto di Bloomi e Lang, della scuola di Maxi- 
mow) della monocitosi sperimentalmente pro¬ 
vocata nel coniglio col « Bacterium monocyto- 
genes », germe isolato in Inghilterra da Mur¬ 
ray in conigli e cavie morti per una malattia 

spontanea ad andamento epidemico. 

Le ricerche di questi AA. hanno riaccesa la 
questione sulla teoria, già da parecchi anni so¬ 
stenuta da Maximow e da altri AA., dell’origine 
dei monociti dai comuni linfociti del sangue 
•circolante, teoria che non era seguita dalla 
maggior parte dei ricercatori essendo molto 
..più accreditata l’opinione di Pappenheim e 
Ferrata i quali ammettevano un’origine midol¬ 
lare del monocito, facendolo derivare dal- 
l’emocitoblasto attraverso una fase intermedia 
in cui il monocita immaturo presenta caratteri 
intermedi fra l’emocitoblasto e il monocito 
maturo, fase di monoblasto, secondo Ferrata. 

Considerando l’importanza del problema ed 
avendo avuto l’occasione di provocare nel co¬ 
niglio un’intensa monocitosi (40-45 %) col¬ 
l’inoculazione di virus vaccinico sulla cute e 
sulla cornea, L. Cattaneo ( Iìaematologica , fa¬ 
scicolo 6, 1931) ha pensato di compiere uno 
studio sistematico del modo di comportarsi dei 
monociti nel sangue e negli organi di questi 
animali per vedere se anche in questa mono¬ 
citosi, la quale molto si avvicina a quella di 
Bloom ed altri AA., fossero constatabili modi¬ 
ficazioni atte a contribuire alla soluzione del 
problema dell’origine dei monoiciti. 

La monocitosi che «si ottiene con inoculazio¬ 
ne -di neurovaccino è monocitosi semplice, 
perchè i monociti sono in grandissima mag¬ 
gioranza maturi, riscontrandosene pochissimi 
con caratteri di giovinezza o anche a tipo en- 
dotelioide. I linfociti si presentano in percen¬ 
tuale proporzionalmente ridotta e con i tipici 
caratteri nucleari e protoplasmatici, senza che 
ad alcuni di essi .si possano riconoscere quelle 
modificazioni iche secondo Bloom starebbero 
ad indicare un processo di evoluzione verso i 

monociti. ,. 

Gli elementi considerati da Bloom quali lin¬ 
fociti in evoluzione monocitogena devono in¬ 
vece essere interpretati quali semplici piccoli 
monociti, icome risulta documentato dai reper¬ 
ti del sangue periferico e degli organi, specie 

il fegato. 

Riguardo alla questione della monocitogene- 
si FA. conclude con l'affermare che nessun 
elemento è risultato favorevole ai rapporti ge¬ 
netici fra linfociti e monociti, mentre invece 


non mancano dati iche avvicinano i monociti 
agli elementi reticolo-endoteliali : su quest’ulti- 
ma ipotesi è però da porsi qualche riserva. 

G. La Cava. 

MEDICINA SOCIALE. 

La emigrazione interna nei rapporti con la malaria. 

È noto, rileva Ravicini (Difesa sociale, ago¬ 
sto 1931), che la malaria si mantiene e si ri¬ 
produce ogni anno con epidemie periodiche 
estivo-autunnali nelle località che ne sono in¬ 
festate, con maggiore o minore diffusione, 
per due fattori essenziali : la permanenza con¬ 
tinua, in quelle località, di persone malari¬ 
che, e le rinnovate generazioni, a primavera, 
di larve anofeliche, prodotte dagli insetti ala¬ 
ti ibernanti. 

Basta perciò la eliminazione completa di 
uno di questi fattori per evitare il ripetersi 
delle epidemie malariche: ma ciò se è facile 
sulla carta, è difficile in pratica. 

Le persone che vivono permanentemente nel¬ 
le zone paludose sono tutte malariche in atto 
o portatrici di germi della malattia ma ritrag¬ 
gono dall’abitudine dell’ambiente locale una 
specie di immunità. Se in una zona malarica 
siffatta si trasportano durante l’estate emi¬ 
grazione temporanea) operai provenienti da re¬ 
gioni immuni di malaria, i risultati sono di¬ 
sastrosi: e gli esempi non mancano nella sto¬ 
ria delle bonifiche. 

Se invece di una migrazione temporanea si 
stabilisce una migrazione .permanente, tra¬ 
sportando gli operai nella zona malarica du¬ 
rante l’inverno, dopo avere attuato una ener¬ 
gica bonifica umana nella popolazione fissa del 
territorio, i risultati sono meravigliosi. Le 
masse lavoratrici, chiamate nell’inverno a po¬ 
polare zone malariche non vi troveranno, per 
la bonifica attuata di quasi tutti i pochi abi¬ 
tanti fissi di quelle zone, i focolai tremendi 
d’infezione, potranno quindi acclimatarsi nella 
nuova residenza con rari e forse non gravi 
casi di malattia e prendere ogni cautela per 
difendersi da ogni eventuale causa supersti¬ 
te d’infezione: sarà quindi a loro possibile 
così restare in permanenza nella località dove 
furono chiamati, effettuandone il vero e fisso 
popolamento, insieme alla redenzione della ter¬ 
ra. Il Governo ha già compreso 1 importanza di 
questo metodo di bonifica e lo ha già applica¬ 
to, ad esempio, nella colonizzazione di Ostia 

e di Maccarese. 

L’Italia, che vide sorgere e dilagare nell ab¬ 
bandono del M.E. lo spettro funesto della ma¬ 
laria ebbe pure la fortuna di contare valo¬ 
rosi pionieri nello studio dell arduo proble¬ 
ma • occorre trarre dai loro meravigliosi in¬ 
segnamenti la forza e la perseveranza per com¬ 
battere e distruggere il pericolo che insidia la 
vita dei nostri lavoratori e che .costituisce un 

grave perturbamento per la nostra razza. 
s G. La Cava 


[Anno XXXIX, Ni'M 6] 


SEZIONE PRATICA 


235 


RUBRICA DELL’UFFICIALE SANITARIO 


Il regolamento sull’impiego dei gas tossici. 


Così all’estero come in Italia ha ormai 
larga applicazione pratica l’industria dei gas 
tossici. Questi gas infatti, che al pubblico 
sono specialmente noli per la loro azione de¬ 
leteria sull’organismo, e per il loro uso come 
strumento di guerra, servono anche a scopi 
meno micidiali e trovano impiego nella pro¬ 
filassi delle malattie infettive e parassitane 
dell’uomo e degli animali, nella prevenzione 
e nella cura di malattie parassitane delle 
piante, e nella distruzione di insetti o di altri 
ammali incomodi o nocivi. L’igiene pubblica, 

1 agricoltura ed il commercio (per la preser¬ 
vazione di merci diverse) possono quindi van¬ 
taggiosamente sfruttare le proprietà caratte¬ 
ristiche dei gas tossici. Inoltre uno sviluppo 
di ga.s possici, indipendentemente dal loro 
impiego come tali, può aversi in numerose 
industrie in cui si fa uso di sostanze gassose 
dotate di azione tossica o di prodotti chimici 
che, nei processi di lavorazione, danno luogo 
ad emanazione di vapori tossici; ricordiamo 
per es., l’ammoniaca (industria del freddo ed 
altre), 1 anidjride solforosa (industrie varie), 
le benzine contenenti composti organometal¬ 
lici (particolarmente la benzina mescolata con 
piombotetraetile o etilgas) usate come carbu- 
ranti, i cianuri ed il cloro (in molte indu¬ 
strie), il fosgene (industria tintoria), il solfu¬ 
ro di carbonio (in molteplici applicazioni in¬ 
dustriali), la cloropicrina, il cianogeno, ecc. 

L’impiego di tutte queste sostanze non è 
scevro di gravi pericoli, siia per gli operai 
che vi accudiscono, sia per coloro che, per 
necessità od accidentalmente, frequentino gli 
ambienti in cui si usano, come locali di abi¬ 
tazione, navi, ospedali, magazzini, aziende a- 
gricole, stabilimenti di disinfezione e simili. 

Si è reso perciò necessario disciplinare con 
norme rigorose l’impiego dei gas tossici pro¬ 
priamente detti e delle sostanze da cui que¬ 
sti possono svilupparsi, in modo da tutelare ef¬ 
ficacemente la salute così dei lavoratori come 
de] pubblico. A ciò provvedono il Regolamen¬ 
to circa Vimpiego dei gas tossici , per l’ese¬ 
cuzione dell’art. 57 dei nuovo Testo Unico 
delle Leggi di pubblica sicurezza, approvato 
c °n R. Decreto 9 gennaio 1927 n. 147. e le 
Istruzioni per la sua applicazione, emanate 
dal Ministero deH’Tnterno in data 1 agosto 
1^27. TI citato art. 57 sancisce il divieto del- 
1 impiego di gas tossici a chi non ne abbia ot¬ 
tenuto preventiva autorizzazione. TI regolamen¬ 
to sottopone a,1 controllo della autorità di 
Pubblica Sicurezza tutto quanto riguarda il 
movimento e l’uso di sostanze capaci di eser¬ 
citare^ azione tossica e compromettere la inco¬ 
lumità pubblica, sia perchè il loro uso venga 
fatto senza osservare le opportune cautele, sia 
perchè (ali sostanze potrebbero essere adibite 
a scopo criminoso. 


Agli effetti del regolamento si intendono 
< ome gas tossici non solo le sostanze aeriformi 
capaci di azione dannosa, ma anche quelle so¬ 
lide o liquide che spontaneamente, per reazio¬ 
ni chimiche estemporanee, per riscaldamento, 
per combustione o per semplice contatto con 
J aria atmosferica, possono dar luogo a svilirò- 
po di gas tossici. 

Perciò 1 espressione gas tossico non è intesa 
nel suo significato letterale, venendo caratte¬ 
rizzati con essa perfino corpi liquidi,, come il 
solfuro di carbonio, o -solidi, come i cianuri 
alcalini. Parimente nell’indicazione generica 
di impiego di gas tossici sono compresi an¬ 
che la conservazione e custodia ed il trasporto 
delle sostanze designate come gas tossici. La 
vigilanza dell autorità si estende sui magaz¬ 
zini e depositi annessi agli stabilimenti e of¬ 
ficine di produzione di gas tossici e su quelli 
ove questi vengono conservati per la loro uti¬ 
lizzazione, commercio o trasporto. L’utilizza¬ 
zione dei gas tossici può avvenire in stabili- 
menti od officine, nei quali già si provvede 
alla tutela dell’operaio a norma del regola¬ 
mento sull igiene del lavoro, oppure fuori di 
detti ambienti e per scopi diversi; i più comu¬ 
ni sono quelli profilattici per la disinfezione 
() disinfestione in casi di malattie dell uomo, 
degli animali o delle piante, o quelli agricoli, 
enologici, o commerciali (distruzione di ani¬ 
mali, parassiti, ecc., conservazione di prodot¬ 
ti). Le disposizioni regolamentari variano a 
seconda che l’utilizzazione dei gas è fatta in 
aperta campagna, in luogo abitalo, nei porti 
od a bordo delle navi, ed a seconda del grado 

di pericolosità che presentano He (rispettive 
operazioni. 

L autorizzazione all’impiego dei gas tossici 
è concessa con decreto del Prefetto, subor¬ 
dinatamente all’accertamento che le persone 
o l’ente, che la richiedono, posseggano la com¬ 
petenza tecnica necessaria e diano affidamento 
di far uso legittimo dell’autorizzazione. An¬ 
che per il trasporto dei gas tossici è prescrit¬ 
ta una speciale licenza con carattere di conti¬ 
nuità od un permesso da rilasciarsi per una o 
più volte dall’autorità di Pubblica Sicurezza. 
Chiunque voglia eseguire operazioni relative 
all impiego di gas tossici deve esser munito 
di una patente dii abijlitazione, allo jstes|so 
modo di coloro che conducono autoveicoli; 
per ottenere la patente occorre conseguire un 
certificato di idoneità superando appositi esa¬ 
mi. Tl certificato è rilasciato solamente a chi 
abbia compiuto gli studi elementari inferiori, 
sia di buona condotta morale e politica e per 
dichiarazione /scritta di un ufficiale medico, 
di un ufficiale sanitario comunale, o di un 
medico della M. V. S. N. risulti in possesso 
dei seguenti requisiti : 

a) non essere affetto da malattie fisiche o 
psichiche e non presentare deficienze organi¬ 
che di qualsiasi specie che impediscano di ese¬ 
guire con sicurezza le operazioni relative al¬ 
bi in pieeo di gas tossici; 



(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


236 

b) non presentare segni d’intossicazione 
alcoolica o da sostanze stupefacenti; 

c) avere integri il senso olfattivo e la per- 

vielà nasale; 

d) percepire la voce afona ad almeno otto 
metri di distanza da ciascun orecchio; 

e) possedere un visus complessivamente 
non inferiore 14/10 (tavola di Snellen) pia¬ 
cile da un occhio non inferiore a 5/10. 

Gli aspiranti in possesso dei requisiti sud¬ 
detti sostengono un eisame dinanzi ad una 
commissione composta di un rappresentante 
del Prefetto, del medico provinciale, del que¬ 
store, del capo della sezione chimica del la¬ 
boratorio provinciale o comunale di vigilan¬ 
za igienica e del comandante del corpo muni¬ 
cipale dei vigili del fuoco. L’esame consiste 
in prove pratiche e prove orali su programmi 
stabiliti dal Ministero. Superato favorevolmen¬ 
te l’esame, il candidato ottiene il certificato di 
idoneità , in base al quale il Prefetto può rila¬ 
sciare la patente di abilitazione. 11 Ministero ha 
facoltà di riconoscere scuole per aspiranti al 
certificato di idoneità, i cui corsi abbiano una 
durata non inferiore a due mesi. Le scuole ri¬ 
conosciute sono autorizzate a tenere sessioni 
di esami dinanzi alla commissione indicata 
sopra, a cui si aggiunge il direttore della 

scuola. . 

Chi è in possesso dell’autorizzazione a l im¬ 
piego di gas tossici deve domandare la licen- 
za ogni volta che intende utilizzare 1 gas in 
luogo abitato, .nell’ambito di porti o sulle na¬ 
vi dichiarando che la utilizzazione può farsi 
senza danno di terzi e che, m caso di danni, 
egli riconosce la propria responsabilità., Le 
istruzioni indicano le cautele tecniche fonda- 
mentali da osservarsi nelle vane forme Idi 
impiego dei gas. Le norme relative alla pro¬ 
duzione, lavorazione, custodia e vendita de 
gas tossici presentano analogie con quelle in 
vigore per le materie esplodenti, mirando agli 
stessi fini di tutela dell’incolumità e sicurez- 

za pubblica. 

Speciali agevolazioni sono contemplate per 
y u <o di alcune sostanze a scopo industriale 
od agricolo, come \\ 'ammoniaca, .1 anidride 
•solforosa, il cloro, il solfuro di carbonio e 
per l’impiego di gas tossici da parte delle pub¬ 
bliche amministrazioni, o per ragioni di 
dio, esperimento o dimostrazione. 

ij regolamento perciò, pur provvedendo a 
difendere efficacemente i lavoratori, ed il pub¬ 
blico in genere, dai pericoli inerenti al ma¬ 
neggio di prodotti che, quando non siano usati 
ron le necessarie precauzioni, son capaci di 
recare gravi danni, non mette tuttavia alcun 
ostacolo alle .sempre più larghe applieazion 
della moderna industria dei gas tossici. 

A. Franchettt. 


VARIA. 

Le influenze morali nella cancerosi. 

Nell’attuale mostra ignoranza sulle vere cau¬ 
se del cancro, gli studiosi si sbizzarriscono a 
ricercarne le origini più strane. È ora la volta 
di L. Moinson e T. Stephanopoli i quali rile¬ 
vando che molti clinici sono stati colpiti dal¬ 
l’aumento della mortalità per cancro durante 
la guerra, senza che parallelamente si siano 
sviluppate altre malattie, hanno mostrato con 
un grafico che l’alternanza della maggiore o 
minore frequenza del cancro starebbe in rap¬ 
porto con gli avvenimenti più tristi o più lieti 
della storia. Così, per Parigi, i punti culmi¬ 
nanti della grafica coincidono con le maggiori 
scosse sociali: scandalo del Panama, affare 
Dreyfus, aggressione degli Imperi centrali, 
battaglia della Marna, di Verdun, caduta del 
franco, ecc. Invece, le cifre più basse di mor¬ 
talità si avrebbero nei periodi di maggiore 

calma e benessere. . 

A. Lumière e P. Vigne (Acad. de Medecine , 

3 nov. 1931) hanno ripetuto le stesse indagini 
per Lione, ottenendo dei risultati del tutto op¬ 
posti in cui alle massime per Parigi corrispon¬ 
dono le minime per Lione e viceversa. Ciò sta 
a dimostrare che la corrispondenza fra i punti 
salienti della grafica delle mortalità per can¬ 
cro a Parigi e le catastrofi sociali sono dovute 

a semplici coincidenze. 

Non appare certamente strano che le preoc¬ 
cupazioni gravi, le emozioni violente e ripe¬ 
tute possano avere una certa parte nella pa o- 
genesi del cancro, sia per i disturbi umorali, 
sia per influenze sul sistema nervoso. E nota, 
del resto, tale influenza sulla guarigione delle 
verruche volgari che, secondo qualche autore 
si potrebbe avere fino nel 50% dei casi, 
non è improbabile che, come il sistema ner¬ 
voso può agire sopra un tumore benigno sia 
rapace anche di influenzare quello maligno. 

Ma da qui, ad ammettere un rapporto de¬ 
ciso fra i due fenomeni ci corre assai Troppo 
spesso l’interpretazione delle statistiche e falla¬ 
ce ed arbitraria; nel caso attuale, poi, e ne¬ 
cessario anche guardarsi dall errore che può 
aversi dal fatto che, fra l’insorgenza del can¬ 
cro e la morte dell’individuo corre un periodo 
che può calcolarsi di un anno in media. Non 
si dovrebbe quindi avere perfetta coincidenza 
fra "li avvenimenti sociali tristi e la mortalità 
permanerò, ma la linea di questa dovrebbe 
essere spostata di circa un anno per poter es¬ 
sere in qualche modo attribuita a quelLa. il 
che nel grafico di Moinson e Stephanopoli non 

11 {^soluzione dei problema della genesi del 
cancro appare quindi ancora molto lontana. 


[Anno XX NIX. Ntjm. 6] 


SEZIONE PRATICA 


237 


NELLA VITA PROFESSIONALE. 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

t 

\less vndria. R. Manicomio di « S. Giacomo ». 
— Due posti di medico di Sezione. Stipendio lire 
8500 più L. 2000 di servizio attivo; caro viveri spe¬ 
ciale, se dovuto secondo le vigenti leggi. Scadenza 
29 febbraio. (V. prec. N. 5). 

Borgofranco Po (Mantova). —- ,Scad. 15 feb., ore 
18; L. 7920 già ridotte 20 %, oltre 5 quadrienni 
dee., c.-v., L. 500 uff. san., L. 2000 trasp.; età 
lim. 39 a.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 12 gen. 

Cagliari. Municipio. — Scad. 15 feb.; condotta 
di sezione; L. 8000 ridotte del 12 %, 4 quinquenni 
dee., c.-v.; titoli ed eventualm. esami; età lim. 
35 a.; triennio di esercizio profess.; doc. a 6 mesi 
dal 5 gen.; voti negli esami speciali e nella laurea. 

Casei Gerola (Pavia). —, Scad. 31 mar.; L. 11.000 
e 5 quadrienni dee., oltre L. 300 ambulat.; età 
lini. 45 a.; tassa L. 50,10. 

Cervia (Ravenna). — Scad. ore 17 del 30 apr.; 
3' reparto; L. 8500 e 10 bienni ventes. oltre c.-v., 
L. 2500 trasp., riduz. 12%; tassa L. 50,10. 

Cosenza. R. Prefettura — Ufficiale Sanitario, 
Capo Ufficio di Igiene del Comune. Per titoli ed 
esami. Stipendio annuo L. 15.000, più 5 aumenti 
quadriennali del decimo. Per servizio medico sco¬ 
lastico L. 3000. Divieto esercizio professionale. Sca¬ 
denza 31 marzo. 

Napoli. Municipio. — Scad. ore 17 del 16 aprile; 
medico igienista; L. 10.500 e 3 quadrienni di lire 
500, oltre L. 2000 serv. att., riduz. 12%; età lim. 
35 a.; doc a 3 mesi dal 15 gen.; tassa L. 50 alla 
Tesoreria. Titoli ed esami. Chiedere annunzio. Ri¬ 
volgersi Protocollo Generale del Comune (Palazzo 
San Giacomo, 2° piano). 

Palermo. Arnmin. Prov. — Due medici alunni 
nell’Ospedale psichiatrico; titoli ed esperimenti 
scritti ed orali; età lim. 28 anni al 24 die. 1931; 
indenn. L. 3660, dedotte del 12 %; rivolgersi se¬ 
greteria dell’ospedale. .Scad. 31 genn. 

Perugia. Amministrazione Provinciale. — Posto 
di Direttore e posto di Assistente della Sezione 
Medico-Micrografica del Laboratorio Provinciale di 
igiene e profilassi. Per titoli od esami. Al posto 
di Direttore è annesso Io stipendio annuo lordo 
di L. 16.000 aumentabile a L. 24.000 per 5 au¬ 
menti quadriennali di 1/10 e la indennità di ser¬ 
vizio di annue L. 4200 lorde. Al posto di Assistente 
è annesso lo stipendio annuo lordo di L. 10.000 
aumentabile a L. 15.000 per 5 aumenti quadrien¬ 
nali di 1/10 e la indennità di servizio di annue 
L. 2800 lorde. Saranno corrisposte le indennità 
caro-viveri come per gli Statali, prima della isti¬ 
tuzione per essi dell’aggiunta di famiglia. Tutti 
gli assegni sono ridotti del 12 %. Scadenza ore di- 
ciotto del 31 marzo 1932. Per chiarimenti e per 
avere l'avviso integrale di concorso rivolgersi alla 
Segreteria generale della Provincia. 

Roma. Ministero della Guerra. — Conc. per ti¬ 
toli ed esami a 40 tenenti medici in serv. perniali, 
effettivo nel R. Esercito; titoli ed esami; età lim. 
32 a.; scad. 15 mar. Rivolgersi: direz. gener. per¬ 
sonale ufficiali. (Annunzio completo in: «Le For¬ 
ze Armate », 22 gen. 1932-X). 

Roma. Ospedale Oftalmico della Provincia. — 
Primario direttore; scad. ore 12 del 30 mar.; età 


lini. 45 a. al 25 gen.; L. 4000 annue e premio di 
cointeressenza. Chiedere annunzio. Rivolgersi alla 
Segreteria, via del Gianicolo 1. 

.Salò (Brescia). — Scad. 31 mar.; cond. esterna; 
L. 10.000 e 6 quinquenni dee. oltre L. 1000 trasp.; 
riduz. 12%; età lim. 35 a.; tassa L. 50. 

San Remo (Imperia). — Due posti di medico- 
condotto per le frazioni di Poggio-Verezzo e Bus¬ 
sana: stipendio annuo lordo L. 7500; scadenza ore 
18 del 29 febbraio. Chiedere chiarimenti alla Se¬ 
greteria Comunale di .San Remo. 

Villapiana (Cosenza). Scad. 5 apr.; L. 7000; 
riduzioni di legge; età lim. 40 a.; certificalo d’iscri¬ 
zione al P. N. F.; tassa L. 50. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

Il dott. Luigi Magnaglii è nominalo, in esito 
a concorso, ufficiale sanitario e medico capo del 
Comune di Pavia. Dal luglio 1929 egli occupava 
interinalmente il posto e *i era fatto largamente 
apprezzare. 

Con Reale motu-proprio, il prof. Cesare Agosti¬ 
ni, direttore e titolare della IL Clinica psichiatrica 
di Perugia e preside di quella Facoltà medica, è 
stato recentemente insignito della commenda dei 
SS. Maurizio e Lazzaro. Rallegramenti all’insigne 
clinico. 


Utilissimo ad ogni Medico: 

II Dirilto Pubblico Sanitario 

Periodico mensile di legislazione e giurisprudenza 

Direttori : 

On. doti. Aristide Carapelle, Consigliere di Stato. 
Avv. Giovanni Selvaggi, Esercente in Cassazione. 

Editori : Fratelli Pozzi — Roma 

Il Numero 1 (Gennaio 1932) contiene: 

A. CARAPALLE : Percosse e lesioni. 

Note sintetiche: F. O. GUARINO: Gli articoli 581 e 58ì 
del Codice penule dal punto di vista medico-legale. 

— T. ISIDORI : Sull’obbligo del referto regolato dal 
nuovo Codice■ 

Rassegna di giurisprudenza: Giustizia amministrativa: 
giudicato del Con6. di Stato; ricorso per l’esecuzione. 

— Competenza; questioni derivanti dal rapporto di 
impiego; domanda di indennità per infortunio. — 
Consorzio tra provincie; rapporto di impiego; compe¬ 
tenza. — Provvedimenti definitivi; commissari pre¬ 
fettizi; concorso; potere di scelta. — Concorso; no¬ 
mina annullata; nuovo concorso; acquiescenza. — 
Concorso; formazione di una terna «ex aequo » ; as¬ 
segnazione di punti; scelta. — Concorso; esclusione; 
diploma di laurea — Dispensa per manifestazioni 
politiche. — Procedimento disciplinare; Commissione 
di disciplina. — Deliherizioni del Podestà; pubblica¬ 
zione; periodo di prova; efficacia obbligatoria delle 
relative disposizioni. — Istituzioni pubbliche di be¬ 
neficenza; poteri del presidente; deliberazioni; di¬ 
spensa di un sanitario; illpgittimità. — Dimissioni 
volontarie; allontanamento dalla condotta per causa 
di agitazione. — Atto illegittimo: potere di revoca 
da parte della stessa, amministrazione; procedimento 
disciplinare; termine per le discolpe. — Trasferimento 
di farmacie; competenza; formazione delle sedi; far¬ 
macie privilegiate. — Igiene dell'abitato; concimaie. 

Leggi e Atti del Governo: Testo unico per la finanza 
locale; spese obbligatorie e facoltative; imposta di 
cura. — Importazi one di aragos te in scatola. 

Prezzo di ogni numero separato, L. 5. 

L'abbonamento ai dodici Numeri del 1932 costa 
L. 3 6, ras, agli associati al «Policlinico» è concesso 
per 6ole L. 30, che vanno inviate, mediante Vaglia 
Postale o Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬ 
na 14, Roma. 








238 


U IL POLICLINICO » 


(Anno XXXIX, Num. 61 


NOTIZIE DIVERSE. 

La prolusione (lei prof. Castellani. 

Il 28 gennaio, nell’aula della Clinica medica di 
Roma, il sen. prof. Aldo Castellani lia inaugurato 
l’insegnamento di medicina tropicale. 

L’aula era gremita di pubblico. La cerimonia 
venne onorata dalla presenza della Duchessa d’Ao¬ 
sta Madre e del Duca d’Aosta; erano anche pre¬ 
senti l’ambasciatore d’Inghilterra Graham con la 
Signora, il sen. conte Marconi con la Signora, il 
sen. Marchiafava, il governatore di Roma principe 
Boncompagni, il conte X olpi di Misurata, il dott. 
Hackett rappresentante la Fondazione Rockefeller, 
il rettore magnifico dell'Università on. De F ran¬ 
caci. il preside della Facoltà medica prof. Busi 
e quasi tutti i professori della Facoltà medica di 
Roma, i proff. Boeri, Lantani, Castronuovo, Ga- 
vara della Facoltà medica di Napoli, il vice diret¬ 
tore della Sanità pubblica prof. Ilvento e quasi 
tutti gli alti funzionari della Sanità, i generali 
medici Rho, Riva, Saccone, Falso, Mola e nume¬ 
rosi altri rappresentanti del Corpo sanitario del¬ 
l’Esercito e della Marina, il direttore dell’Ufficio 
d’igiene del Governatorato prof. Pecori, il diret¬ 
tore della Stazione antimalarica prof. Missiroli, 
gli onorevoli Tallarico e Serono, un, gran numero 
di altri rappresentanti, di cultori della specialità, 
di signore, di studenti. 

Numerose adesioni per lettere e telegrammi, tra 
cui quella dei Principi di Piemonte. 

Il sen. prof. Sir Aldo Castellani esprime anzi¬ 
tutto il suo deferente ringraziamento agli Augusti 
Principi, al Duce e a quanti vollero la fondazione 
della Clinica e vi contribuirono, e ricorda i suoi 
maestri, i missionari e quanti lo aiutarono nei 
suoi lavori. Entrando nella trattazione del tema: 
la medicina tropicale dagli antichi tempi ai no¬ 
stri giorni avverte anzitutto che le malattie cosi¬ 
dette tropicali non sono da considerare come limi¬ 
tate esclusivamente ai tropici, giacché possono ve¬ 
rificarsi nei nostri climi, ed alcune, come la dissen¬ 
teria amebica ed il kala-azar, si presentano assai 
frequenti. Esamina quindi l’evoluzione subita da¬ 
gli studi di queste malattie nei vari paesi tropi¬ 
cali e subtropicali facendo notare che la medicina 
tropicale è forse la branca più antica dello scibile 
medico: Mesopotamia, India, Egitto. Singolarmen¬ 
te per ogni paese l’oratore contrasseg-na i carat¬ 
teri assunti dalla medicina, nelle origini e nei 
successivi sviluppi. 

Il Castellani riserva l’ultima parte della disser¬ 
tazione ad illustrare le benemerenze degli italiani 
ai nostri giorni e descrive, per le varie malattie 
tropicali note, gli agenti et iologici ed il modo di 

diffusione. 

Volgendo al termine del suo discorso l’oratore 
proclama che se vi è campo della medicina ove 
la terapia possa conseguire successi brillanti, que¬ 
sto è proprio della medicina tropicale, ammoni¬ 
sce che il suo insegnamento sarà essenzialmente 
clinico, e conclude augurandosi che la Clinica per 
le malattie tropicali e subtropicali oggi inaugu¬ 
rata rechi vantaggio alla nuova Italia: «l’Italia 
lavoratrice, ordinata e forte: l’Italia fascista». 

L’oratore, che ha tenuto avvinta a sé per oltre 
un’ora l’attenzione deH’elelto uditorio, venne fatto 
segno ad una prolungata manifestazione di simpa¬ 
tia ed è state assai complimentato. 


La prolusione del prof. Luigi Ferrannini. 

Il direttore della Clinica medica di Bari, prof. 
Luigi Ferrannini, ha tenuto la sua prolusione sul 
tema : « La missione di una Clinica Medica ». 

Convennero ad ascoltare la parola dell’illu¬ 
stre docente autorità e personalità cittadine, tra 
cui S. E. il prefetto grand’uff. Cavalieri, S. E. 
l’Arcivescovo mons. Curi, il commissario al Co¬ 
mune comm. Velia, i senatori Antonio De Tullio 
e prof. Guaccero, il segretario federale prof. Ste¬ 
fanelli, il rettore magnifico dell’Università prof. 
Mariani e quasi tutti gl'insegnanti della Facoltà, 
la delegata provinciale dei Fasci Femminili don¬ 
na Wanda Gorjux, il direttore di Sanità Militare 
del Corpo di Armata colonnello comm. Tecce, il 
Questore comm. De Majo, il presidente del Comi¬ 
tato Provinciale dei Professionisti ed Artisti prof. 
Gallerani, ecc.; molti liberi professionisti di Bari 
e Provincia, uno stuolo di signore e signorine. 

Il prof. Ferrannini esordì rivolgendo un entu¬ 
siastico saluto alla città, all’Università, alla Fa¬ 
coltà medica, ai giovani ed ai suoi predecessori; 
parlò quindi dei vasti e complessi compiti della 
Clinica medica, nel campo didattico, in quello as¬ 
sistenziale ed in quello scientifico, nei rapporti 
dell’osservazione diretta, dei sussidi di laborato¬ 
rio e della ricerca sperimentale, e difese l’essenza 
della funzione di sintesi e di coordinazione della 
medicina generica. Infine, esaltando i meriti del¬ 
la Scuola medica italiana, ricordò i più celebrati 
medici pugliesi. La brillante prolusione fu ascol¬ 
tata con vivo interesse, sottolineata da consensi 
e coronata da una grande ovazione 

La prolusione dal prof. Di Marzio. 

Nella grande aula della Clinica medica di Bolo¬ 
gna, gremita di autorità del mondo scientifico e 
di studenti, il prof. Quirino Di Marzio, direttore 
della Clinica oculistica, ha tenuto la sua prolu¬ 
sione, ascoltata con interesse vivissimo, sul « Mo¬ 
derno insegnamento della Clinica oculistica ». 

Con una rapida corsa attraverso la evoluzione 
dell’oftalmologia — dall’oftalmoscopia alla micro¬ 
scopia dell’occhio vivente — il prof. Di Marzio ha 
tracciato i nuovi orizzonti dell’oculistica in con¬ 
nessione con i problemi della Biologia, della Fisio¬ 
patologia generale, della Fisica e della Chimica 
biologica, della Neurologia e della Radiologia. 

Ha illustrato il nuovo indirizzo dell’Oto-Neuro- 
Oftalmologia, con un movimento da lui stesso ini¬ 
ziato e diffuso universalmente. 

La conferenza è stata molto applaudita. 

Associazione italiana (l’idrologia, climatologia e te¬ 
rapia fisica. 

Per mandato ricevuto dal Raduno talassoterapi» o 
tenutosi a Trieste nell’aprile decorso e dal Con¬ 
siglio Generale dell’Associazione, il Centro di Stu¬ 
di talassoterapici di Viareggio organizza il V Ra¬ 
duno Talassoterapico Nazionale e il XXII Congres¬ 
so di Idrologia, Climatologia e Terapia fisica, che 
si inaugureranno in Viareggio il 2ò maggio p. 
v.: a Viareggio poi si svolgerà la parte riguar¬ 
dante il Raduno, mentre la parte del Congresso 
si svolgerà prevalentemente a Montecatini e si 
chiuderà a Pisa nella sede di quella gloriosa Uni¬ 
versità. , , 

Le Relazioni inscritte all’Ordine del giorno sono. 

Per la parte Talassoterapica, che si svolgerà a via- 


(Anno \\\I\. Nlm. 6J 


SEZIONE PRATICA 


239 


reg-gio: 1) prof. Camillo Porlezza: «Lo slato at¬ 
tuale delle conoscenze chimiche, fisiche e chimico- 
fisiche dell’acqua del mare »; 2) prof. Silvestro Ba¬ 
ioni: «Indagini sugli effetti della Talassoterapia 
sul sistema circolatorio »; 3) proff. Giulio Cere- 
sole e Ezio Luisada: « Sulla opportunità di unifi¬ 
care i metodi ed i mezzi di indagini climatologi- 
che e biologiche in Talassoterapia ». Per la parte 
Idrologica, che si svolgerà a Montecatini: li prof. 
Adriano Valenti: «Specializzazione delle acque 
minerali in rapporto al meccanismo di azione ed 
alle applicazioni terapeutiche »; 2) prof. Paolo F. 
Sgobbo, dott. Nando Galassi, ing. Torquato Cri- 
stofori, comm. Ermete Saccani: «Legislazione or¬ 
ganizzazione, propaganda delle stazioni di Cura ». 

Nei giorni dei Congressi saranno effettuate gite 
in mare, riunioni in alta montagna, visite agli 
Ospizi marini del litorale Versiliese-Apuano e alle 
suzioni idroterapiche della regione, secondo il pro¬ 
gramma che a suo tempo comunicheremo. 

Per l’ammissione al Raduno e al Congresso è 
fissaU una tassa unica di L. 50, la quale dà di¬ 
ritto alle facilitazioni di viaggio e di soggiorno, 
al trasporto gratuito nelle gite organizzate dal 
Comitato, alla colazione in montagna e, per i soci 
della Società d’idrologia e dei Centri di Studio 
Ulassoterapici, agli Atti del Congresso. I non soci 
partecipanti al Congresso potranno averne gli atti 
pagando una sopratassa di L. 30, pari al contri¬ 
buto annuo per l’Associazione. I membri delle 
famiglie dei congressisti pagheranno L. 25 a testa. 

_ I titoli delle comunicazioni con un breve cenno 
riassuntivo e conclusivo dovranno essere inviati 
dattilografati al segretario generale entro il 15 
aprile 1932. Non saranno ammesse comunicazioni 
a carattere manifestamente reclamistico. 

La Giunta del Comitato esecutivo raggrupperà 
le comunicazioni intorno alla relazione alla quale 
saranno più affini e dopo la quale saranno discus¬ 
se, e potrà escludere dalla discussione quelle che 
non presentino un carattere di interesse generale. 

1° Congresso nazionale di medicina dello sport. 

Presidente S. A. Arpinati, avrà luogo in Roma, 
indetto dalla Federazione Medici degli Sportivi 
nei giorni 19-21 aprile 1932-X. 

Tema di relazione: «Valutazione fisica dello 
sportivo» con le seguenti relazioni: valutazione 
antropometrica e morfologica (prof. U. Cassinis), 
valutazione dell’apparato neuro-muscolare (prof. 

G Bucci ardi), valutazione dell’apparato cardio-cir¬ 
colatorio (dott. A. Viziano), valutazione dell’ap¬ 
parato respiratorio (prof. G. Del Guerra). Segui¬ 
ranno numerose comunicazioni, visite ai labora¬ 
tori di medicina dello sport e agli impianti spor¬ 
tivi della capitale. 

Iscrizione gratuita per gli iscritti alla Federa¬ 
zione e loro famiglie; L. 25 per i non iscritti. 

ossono partecipare istruttori ed allenatori spor¬ 
tivi. • r 

Ribasso ferroviario del 50 %. Per avere dalla Se¬ 
greteria della F.I.M.S., via dello Stadio 18, il mo¬ 
dulo e la tessera di riconoscimento per il biglietto 
ferroviario, inviare domanda completata dal nome 
e cognome e della stazione di partenza. Lo scon¬ 
trino ferroviario è valido dal 15 al 26 aprile e do¬ 
vrà essere fatto vistare dalla Segreteria del Con¬ 
gresso, Comitato Centrale. 

Le iscrizioni si chiudono il 1° aprile. Le rela¬ 
zioni ufficiali e le comunicazioni debbono essere 
inviate non oltre il 15 marzo alla Segreteria della 


i'.l.M.S. Il congressista potrà chiedere che gli 
\ eug;i ! issato alloggio e pensione. 

Sarà indicata col programma completo il luogo 
(li inaugurazione e delle riunioni. 

7° Congresso francese di stomatologia. 

È indetto a Parigi per il prossimo ottobre, sotto 
la presidenza del dott. A. Bozo. Temi: «L’osteite 
non specifica del mascellare superiore», relatori 
Cadenat (Tolosa) e Vilinsky (Parigi); «Le micosi 
cervico-faociali », relatore Dechaume (Parigi). Pro¬ 
blema in discussione: «Indicazioni e controindi- 
cazioni delle estrazioni d’urgenza», relat. Raison 
(i angi). Per informazioni rivolgersi al segretario 

generale Dr. Latte, boulevard Saint-Michel 54, Pa¬ 
rigi. 


Associazione americana per lo studio del gozzo. 

lerrà la sua adunanza annuale dal 14 al 16 giu¬ 
gno in Hamilton, Ontario, Canadà. Parteciperan¬ 
no ai lavori studiosi americani che si sono distinti 
per le loro ricerche sul gozzo; quindi la riunione 
presenterà interesse notevole. 

I medici d’Europa sono cordialmente invitati a 
mler\enire ed a partecipare alle discussioni del 
Congresso, che si terranno esclusivamente in lin¬ 
gua inglese. 

Viene offerto nuovamente un premio di trecen¬ 
to dollari all’autore del miglior saggio basato su 
lavori originali di ricerche sul gozzo, e special- 
mente sulla causa fondamentale di esso. I saggi 
saranno presentati in inglese e consegnati perso¬ 
nalmente nelle mani del segretario per la corri- 
spondenza, dott. I. R. àung, M. D. Rose Dispensary 
Building, Terre Haute Ind., S. U. A., non dopo il 
15 marzo prossimo. 


4° Corso di cultura medica a Varese. 

L Istituto Interuniversitario Italiano terrà anche 
quest’anno a Varese, dal 1® al 17 settembre, il 
Corso estivo di Cultura medica, chiamando illu¬ 
stri docenti delle Università italiane a trattare sul 

tema: «Patologia e Clinica dell’apparato dige¬ 
rente ». 

La Commissione scientifica che presiede ai cor¬ 
si, composta dei proff. Carlo Foà, Alberto Pepere 
Pietro Rondoni e Luigi Zoja, della R. Università 
di Milano, ha fissato i seguenti capitoli: Fisio¬ 
logia e 1 isiopatologia della digestione; Processi 
ulcerosi del tubo digerente; .Sindromi di auto-in¬ 
tossicazione intestinale; Coliti infettive e parassi¬ 
tarle; Infezioni e intossicazioni alimentari; Appen¬ 
diciti, Disturbi funzionali del tubo digerente; 
Tumori dello stomaco e dell’intestino; Fisiologia 
del fegato; Epatiti e cirrosi epatiche; Litiasi bi¬ 
liare; Sindromi pancreatiche acute; Peritoniti. 

Le lezioni saranno tenute nel pomeriggio, men¬ 
tre le esercitazioni pratiche di clinica e di labo¬ 
ratorio verranno eseguite di mattina nell’Ospe¬ 
dale di Circolo di Varese sotto la guida del direttore 
del Corso, prof. Luigi Ponticaccia. cui dovranno 
essere richieste informazioni. 

Saranno comunicati in seguito il programma 
completo del Corso e le modalità di iscrizione. 

La discussione sul siero antidifterico alla Società 

Laziale di Pediatria. 

Da qualche tempo si vanno svolgendo discus¬ 
sioni sulla efficacia del siero antidifterico, ed il 
nostro giornale non ha mancato di darne di quan- 






240 


« IL POLICLINICO )> 


[Anno XXXIX, Num. 6] 


do in quando notizia. Ma specialmente ha avuto 
una larga eco un lavoro del prof. Fontano, frutto 
di lunghe e pazienti ricerche, e pubblicato nel 
novembre 1931 sulla nostra « Sezione Medica ». 

Con felice iniziativa, la Sezione Laziale della 
Società italiana di Pediatria ha indetto sull argo¬ 
mento una riunione, tenutasi il 28 gennaio, nella 
quale è stato discusso l’argomento, con esposizione 
di dati e statistiche. Hanno preso la parola i proff 
Spolverini, Yalagussa, Mancini, Pecon ed ì dot¬ 
tori Daroma e Lusignoli; a tutti ha risposto esau¬ 
rientemente il prof. Fontano Un folto pubblico 
di medici, fra cui anche gli alti funzionari della 
Direzione Generale di Sanità pubblica, ha segui o 
con vivo interesse l’elevato dibattito. 

Quanto prima sarà tenuta un’altra seduta sulla 

vaccinazione antidifterica. 

L’iniziativa di trattare le questioni mediche di 

grande attualità e di farvi assistere e partecipare 

il pubblico medico porta un soffio di vita nuova 

nelle « Accademie » e merita ogni plauso. 

Sella stampa medica. 

Col magnifico discorso pronunziato dall'on. Mus¬ 
solini il 22 novembre 1931 al Consiglio nazionale 
dei medici fascisti (ne demmo già un sunto 
nel nostro fascicolo del 7 dicembre) quasi a pro¬ 
gramma e ad auspicio, ha visto la luce, in d 
35 gennaio, « La Federazione Medica » rinnovata 
in bella veste tipografica, ricca di materiale e 
rubriche, a tiratura elevatissima, forte di nume¬ 
rose e significative adesioni. Sarà un’Mlennazione 
del sindacalo medico nazionale, sotto la sagaci 
guida dell’on. prof. Morelli. Avrà periodicità quin¬ 
dicinale. L’abbonamento importa L. 60. Alla con 
sorella, dotata di esuberante vitalità, ì nostri au¬ 
guri. 


Consorzio antitubercolare della provincia di Milano. 

Sotto la presidenza del gr. uff. Jenner Maialoni, 
si è riunita la Giunta esecutiva del Consorzio an¬ 
titubercolare provinciale di Milano. Dopo aver ap 
provato, fra l’altro, i progetti tecnici per la co.- 
Minzione delle nuove sedi dispensariali, la Giun¬ 
ta ha approvato i bandi di concorso per la defi¬ 
nitiva organizzazione amministrativa e tecnica 
Consorzio ed ha stabilito di istituire una borsa 

di studio di L. 5000 per l’iscrizione al corso di 
tisiologia recentemente istituito presso la R. 
versitfdi Milano a favore di un laureato in me¬ 
dicina della stessa Università. 

Assistenza sanitaria gratuita a Bari. 

Si è tenuta a Bari una riunione del Direttorio 

del Sindacato Medico Fascista e . d , e . Ua presf- 

tecnica per le mutue assistenziali, sotto la pr“» 
(lenza del sen. prof. Guaccero. Il prof. L. Ferra 
nini propose che durante il tempo in cui i disoc 

cupa ti saranno assistiti con le prev’denze stabilite 

dalla Federazione Provinciale del Partito, gli.stoi i 

possono richiedere gratuitamente le 

cliniche, e tutta l’assistenza sanitaria della Clinica 

Medici? sia nell’ambulatorio sia eventuMmen e. 

a domicilio Successivamente 11 . sei V pll ?osned al è 
nella sua qualità di Commissario dell Ospedali 

Consorziale e delle Cliniche Universitarie speda¬ 
lizzate, d’accordo col Rettore dell ^ 

Mariani, ottenne parere favorevole anche da! P 
fessori Righetti, Gaifann, Mariani, D Antona, Coz 
zelino e Maggiore Luigi, rispettivamente direttori 


delle Cliniche Chirurgica, Ostetrico-Ginecologica. 
Dermosifilopatica, Neuropatologica, Pediatrica ed 

Oculistica. . .. 

Sicché la beneficenza a favore dei disoccupati 

bisognosi (muniti della tessera del rancio) verrà 
esercitata da tutte le Cliniche Universitarie che 
hanno sede nell’Ateneo, nell'Ospedale Consorzia¬ 
le e nell’Ospedalelto dei Bambini. 

Casa dei medici di Bruxelles. 

Ha sede al boulevard de Waterloo 54 e fornisce 
informazioni mediche d’ogni specie. 

Unione dei medici mutilati di guerra in Francia. 

L’« Union des médecins mutilés de guerre » ha 
tenuto l’assemblea generale; ha eletto alla presi¬ 
denza il dolt. Schneider. 

L’Unione ha per scopo di assistere ed aiutare i 

medici mutilati di guerra, le loro vedove e i loro 
orfani; la quota annua è di soli 20 franchi. La 
sede ò presso il segretario, Dr. O’ Followell, rue 
d’A Igei* 10, Parigi. 

Donazione. 

L’Istituto radiologico di Varsavia ha donato alla 
sig.ra Curie-Sklodowska, di cui reca il nome, un 
grammo di radio 11 prezioso metallo è tempora¬ 
neamente custodito presso una banca. 

Esposizione artistica medica a Filadelfia. 

La « Seymour Haden Society » della Scuola Me¬ 
dica dell’Università di Pennsylvania, presieduta 
dal doti. E. B. Krumbhaar, ha tenuto la Espo¬ 
sizione di opere d’arte eseguite da medici, du¬ 
rante i giorni 23 dicembre-2 gennaio H primo 
premio è stato assegnalo alla dott.a Isolde 1. Zwe- 
cker, per opere d’intaglio. 



Viaggio medico. 

Ricordiamo che la « Sociétó Médleale du Litio- 
rat Mèdi terra néen » organizza per le prossime fe¬ 
ste pasquali il 6° viaggio internazionale (viaggio 
rosa) sulla Costa azzurra, da Saint-Raphael a Mel¬ 
lone* si toccheranno anche Monaco e Montecarlo. 
Alla chiusura del viaggio sono previste escursioni 
in Corsica, in Italia e soggiorni sulla Costa az¬ 
zurra Il viaggio sarà presieduto dal prot. J. .Le- 
pine, decano della Facoltà medica di Lione; durerà 
8 giorni e potrà essere fissato fra il 20 marzo e 
il 10 aprile. Per informazioni rivolgersi alla se¬ 
greteria della Società, rue Verdi 24, Nizza. 

Riduzione degli onorari medici in Romania. 

La Romania attraversa una grave crisi econo¬ 
mica o di disoccupazione, la quale si npercuof* 
anche sulla classe medica. Parecchi imedici hanne 
chiesto che il loro nome sia cancellato dall albo 
non intendendo più di esercitare una professione 
in cui le imposte e le tasse assorbono tutti ì pro¬ 
venti. In parecchie città gli onorari sono stati n- 
dotti a proporzioni esigue; eppure oggi P 
ilei medici si considera come non indispensabile 
e quasi un lusso In una città della TransI 
qualche medico di grande fama continua a tenere 
le tariffe alte, perchè trova sempre una clientela, 
ma i medici meno favoriti hanno tenuto un as¬ 
semblea di protesta, perchè temono che nelJHib 
blico si determini il convincimento della inaccee 
sibilità delle cure mediche; hanno inoltrato. 



Anno WXIX, Num. 6] 


SEZIONE PRATICA 


241 


riguardo, un memorandum all’Associazione Me¬ 
dica. Tuttavia va considerato che le tariffe alte 
valgono anche a rialzare le sorti della professione. 

Inondazioni negli Stati Uniti. 

Le gravi inondazioni avvenute nel bacito del 
Tippo (Mississippi), in seguito alla rottura della 
diga del lago Gassy e del fiume Tallahatchie, han¬ 
no! danneggiato campi e abitazioni su vastissime 
estensioni; la Croce Rossa Americana calcola che 
almeno trentamila persone siano rimaste senza ri¬ 
covero. Da ogni parte sono giunti soccorsi, con¬ 
centrati e organizzati a Glendore. I servizi sanitari 
sono stali bene organizzati. 

Una strada intitolata a Nicolle. 

Il Consiglio municipale di ltouen ha deliberato 
d intitolare una strada all’illustre concittadino 
Charles Nicolle, recentemente chiamato alla cat¬ 
tedra di medicina dell'Istituto di Francia (Sor- 
l>ona). 

In onore di Penna. . 

Con l’intervento di numerose personalità me¬ 
diche, sono stati inaugurati nell’Ospedale Muntz 
di Buenos Aires un monumento che riproduce la 
effige dell’eminente maestro doti. José Penna e 
un padiglione dedicato al suo nome e che fa parte 
dell Istituto José Penna per malattie infettive del 
la Facoltà di Medicina. 

Infortuni di sanitari. 

Il doti. Sante Musatti, medico condotto del con¬ 
sorzio Branzi-Carona-Yalleve-Froppolo, nella Valle 
Brembana, di ritorno a Branzi dopo una visita 
latta a Carona, percorrendo una scorciatoia detta 
« delle gallerie » precipitò in un burrone profondo 
un centinaio di metri; una sqi/adra partita per 
le ricerche, ne trovava il corpo esanime, con la 
lesta sfracellata. Il Musatti era benvoluto da tutta 
la popolazione della zòna. 

Premi di natalità a Roma. 

Come abbiamo già annunziato, nella prossima 
ricorrenza del Natale di Roma verranno assegnati 
dal Governatorato sei premi di natalità, a favore 
di coniugi romani che nell’ultimo quadriennio 
abbiano procreato almeno tre figli. I premi consi¬ 
stono nel concedere in proprietà un alloggio. 

Questi premi sono stati istituiti dal Governato¬ 
re in relazione a sane direttive di politica demo¬ 
grafica. Tendono a premiare una sana e feconda 
prolificazione per la sempre crescente rigenera¬ 
zione e potenza della nostra stirpe. 

La Commissione investita dei lavori del con¬ 
corso in parola per l’anno corrente, è presieduta 
dall’avv. Raffaele Ricci, delegato per i Servizi di 
Assistenza Sociale; fanno parte della Commissione 
l’avv. Carlo Scotti, il direttore dell’Ufficio d'Igiene 
prof. Pecori ed il Capo dell’ufficio di Assistenza 
Sociale dott. Proia. 

Tassa sul celibato in Romania. 

Il Governo romeno ha istituito una tassa sul 
celibato, i cui proventi saranno destinati a sov¬ 
venire ospedali, dispensari e istituzioni sociali le 
quali abbiano, in particolare, lo scopo di lottare 
contro la mortalità infantile e contro le malattie 
così dette sociali. 

Vi sono soggetti tanto gli uomini quanto le don¬ 
ne, fra le età di 30 e 65 anni; è fatta esenzione per 


i preti, i monaci e le persone private del diritto 
civile del matrimonio. La tassa è piuttosto mite; 
e uguale per tutti i cittadini, ma varia con l’età: 
200 lei fino a 35 anni, 500 fra 35 e 50 anni, 300 
sopra i 50 anni (un lei equivale a poco più di 0,10 
lire il.). Per coloro che tentano di sottrarsi alla 
legge sono stabilite delle penalità. Nelle fabbriche 
uffici, negozi, la responsabilità della denunzia è 
addossata ai direttori. 

Verso la legalizzazione dell’aborto provocato in Po¬ 
lonia? 

Il nuovo Codice Penale che il Governo polac¬ 
co sottoporrà all’esame dell’Assemblea Nazionale 
S.E.I.M., non contempla più l’aborto provocato 
come delitto, salvo il caso che sia praticato da 
empirici : viene autorizzato ai ginecologi ed ai 
medici generici i quali abbiano la necessaria pre¬ 
parazione per compierlo senza pericoli. Il clero 
cattolico e la stampa sono disorientati di fronte 
a questa novità. È stato deciso di promuovere una 
grande campagna contro la legalizzazione dell’a¬ 
borto provocato. 

Assoluzione di donne imputate di manovre abor¬ 
tive in Inghilterra. 

A Leeds il giudice J McCardie ha mandato as¬ 
solte due donne, ree di essersi procuralo l’aborto. 

Nella sentenza egli espone varie considerazioni. 
Rileva tra l’altro che una di queste donne ha già 
avuto 7 figli e che il coniuge non provvede al so¬ 
stentamento della famiglia, la quale grava tutta 
sulla sola donna, ridotta a vivere di carità; l’atto 
da lei compiuto aveva il solo scopo di non peggio¬ 
rare una situazione già tanto penosa. La motiva¬ 
zione della sentenza aggiunge che noi viviamo nel 
1931 e non nel Medio Evo. 

Il ministro deU’interno, lord Brentford, ha di¬ 
sapprovalo la sentenza, rilevando che funzione dei 
giudici è di applicare la legge. Anche il clero ha 
sollevato delle proteste. Tuttavia non risulta che 
il ministro della giustizia abbia preso alcun prov¬ 
vedimento. 

Per la cessione di una gonade. 

Dinanzi alla 15 H Sezione del Tribunale di Na¬ 
poli si è avuto l’epilogo del processo per lesioni, 
di cui demmo già notizia, provocalo dal trapianto 
di una glandola genitale maschile, ad opera del 
prof. Gabriele Jannelli. Gl’imputati, difesi da vari 
giuristi, sono stati pienamente assolti. Il Procu¬ 
ratore del Re ha prodotto appello. 

Riconoscimento di un impegno. 

Un medico francese, dott. M., aveva curalo un 
ricco signore russo, M. B., proprietario di una 
tenuta prossima a Tolone. Il cliente era rimasto 
molto grato al medico e in una delle sue lettere 
gli scriveva: « Se mai, dottore, voi foste in bi¬ 
sogno, vi darei centomila franchi, e ciò nient'af¬ 
fatto come gratificazione, ma perchè le avete ben 
guadagnate ». E occorso che il medico ha dovuto 
subire l’amputazione delle due gambe: perciò egli 
si è venuto a trovare in condizioni di grave di¬ 
sagio economico. Gli è parso che fosse il caso di 
ricordare la promessa; ma il cliente dichiarò di 
non poterla assolvere; donde una causa. Il Tribu¬ 
nale Civile di Tolone, sotto la presidenza dell’uvY. 
Justin Michel, ha condannato il russo a mante¬ 
nere la promessa, considerandola come formal¬ 
mente impegnativa. 


242 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 6] 



RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA. 

imi. d’lg., ott. — E. J. Pampana. Gruppo pa 
ratifo C-suipestifer. — V. Marino. Prelevarti, di 
acqua per esame batteriolog. — L. Bard. Igiene 
e sicurezza del lavoro. 

Rev. de Chir., ott. — R. Leriche. Rilassarti, 
post-traumatico dei ligamenti. — P. Nadal. Sulla 
terapia del cancro. 

Wien. Klin. Woch ., 6 nov. — Giessner. Tera¬ 
pia pepsinica dell’ulcera gastro-duoden. 

Munck k Med. Woch., 6 nov. — Wirth e Lahe- 
nit Sequele dannose della tonsillectomia. Sin¬ 
gole e al. Coltura dei bb. tbc. del sangue. 

Deut. Med. Woch., 6 nov. — Krootz. Inizio del¬ 
l’insufficienza cardiaca. — Herzog. L’inizio dei 

diabete mellito. 

Revne de Med., ott. — Dumorlard e Aubry. Ma¬ 
laria cronica. 

Jonn. de Méd. de Lyon, 5 nov. — G. Mouri- 
ouaud e J. Savoye. La polmonite silenziosa del 

bambino. „ _ . 

Gaz. d. Hòp., 4 nov. — H. Hartman. Patoge¬ 
nesi dei calcoli biliari. 

Presse Méd., 7 nov. — E. Prot e J. Picarda. 
Diagn. radiolog. di appendicite e periviscente ileo- 
cecale. _ R. Dupont e Miraschi.. Gomiti ureterali 

j^assi 

Folia Med., 30 ag. — S. Saitta. Tessuti ed orga¬ 
ni come emostatici. 

Brit. Med. Journ., 7 nov. — A. Hall. Encefalite 
epidemica cronica. 

Med Welt, 7 nov. — H. v. Mettenheim. Mezzi 
protettivi e curativi della difterite. — M. Trau- 
goth. Trattam. della sterilità femmin. 

Bull. Ac. Méd., 3 nov. — H. Claude e F. Coste. 
Terapia con febbre ricorrente. — A. Lumiere e 
P. Vigne. Le influenze morali nella cancerosi. 

O Orticoni. Sulla sieroterapia antidifter. 

Paris Méd., 14 nov. — Sykiotis. Atassia acuta 

d’origine malarica. . 

Presse Méd.. 14 nov. — P. J. Braslawsky. Epi¬ 
demia ospedaliera di varicella associata a zona. 

Gl. Med. It., ott. — G. Pellegrini. Diabete in¬ 
sipido. — G. Picchine Sonorità polm. para-ver- 

tobrolc* 

Rev. Méd. Lat.-Amer., sett. — J. M. Gonzàlez 


Galvàn. Ipertensione arteriosa nei malati delle vie 
diger. — J. M. Estapé. Psicopatologia del vaga¬ 
bondo. . . 

Mediz. Welt, 14 nov. — Zondek. Diagn. e trat¬ 
tamento della litiasi renale. 

Wien. Klin. Woch., 13 nov. — Denk. Trattam. 

chirurg. della nefrite. 

Mediz. Klin., 13 nov. — P. Karger. La scrittura 
del bambino. — E. Lowenstein. La tbc. come infe¬ 
zione generale. 

Deut. Med. Woch., 13 nov. — Seiferth. Sepsi 
agranuìocitica dopo tonsillectomia. — Kaufmann 

e Bickel. Fisiologia del puerperio. 

Rass. Clin.-Sdcnt., 15 nov. — D. Cesa-Bianchi. 
Terapia medica dell’ulcera gastrica. — S. De Sanc- 
tis. Malarioterapia della demenza parali!. — D. 
Giordano. Trasfusione. 

Riv. di Cl. Ped., nov. — D. Moggi. Calcinosi 

universale e ricambio del calcio. 

Tohoku Journ. Exper. Med., 28 ott. — M. Goto. 
Azione dei raggi X sulla fagocitosi. — E. Hayasaka 
e S. Itakura. Azione dell’anidride carbonica sul 

metabolismo e sulla circolaz. 

Journ. A. M. A., 31 ott. - J. A L. Ester. Pres¬ 
sione venosa. — K. M. Bain e M. Stallings. Ecze¬ 
ma infantile. 

Amer. Journ. Med. Se., nov. — R von L. Bux- 
ton e al. Parotite suppurativa. — J. VV. Gray e 
C H. Gonven . Compito dello streptococco nell ar¬ 
trite deformante. — L. Brown. Tubecolosi polm 

con segni indefiniti o abnormali. 

Riv. San. Sicil, 15 nov. — C. Canelle. Osser¬ 
vazioni su malati sottoposti ad iniezioni di solfo 
in sospensione oleosa. 

Ciorn. di Psich. c di Ncurop., MI. — L. Ron- 
coroni e E. Rizzutti. Influenza della terapia ma¬ 
larica sulla sindrome psichica della parai. — b. 
Platani*. Della balbuzie. — S. De .Sanctis. Vec 

chiaia e senilità. ^ „ t>a 

Jorn. dos Clin., 15 ott. - G. Londres e H. Po¬ 
ny \ \spetti anatomo-clinici delle pericarditi 

Minerva Med., 10 nov. — A. Bobbio. IratUm. 
delle cardiopatie con la glucosio-insulinoterapia 
Clin. Chir.. sett. —- Pezcoller. Comportano, del 
polso e della pressione sang. nelle fratture del cra¬ 
nio. - F. Rossi. Ernia interna strozzata. — Amo¬ 
rosi. Doppia ulcera gastr. con doppia perforaz. 


Indice alfabetico per materie 


Acque di Montecatini: 


azioni . • • • • Pag- 227 


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Anemie infantili : trattamento . • • ■ • 

Bibliografia .;. 

Cancerosi : influenze morali .. 

Cisti dermoide del mesentere . • • 
Clima invernale: effetti sulle malattie 

del polmone :. 

Coriza grave del neonato ....•••• 

Emottisi per trauma bronchiale interno 
Fegato: genesi dell’atrofia gialla acuta . 
Fegato : insufficienza iniziale . • « • • 
Fegato: prove funzionali ••••••• 

Gas tossici: regolamento sull’impiego . 


Ss r. ssr? sss s sssr 


Inalazioni: tecnica e applicazioni . • • 
Malaria in rapporto alle migrazioni in¬ 
terne ... * ’ 

Morte reale: deformabilità pupillare 
Narcosi basale avertinica: contributo eli 

nico-sperimentale •. 

Ospedali psichiatrici . • • • ■ • • * ; 
Pleurite da pneumococco nell infanzia 

cura medica ••••••* . 

Sangue: genesi dei monociti • • • • 
Scissuriti tubercolari dell’infanzia^ • • 
Tubercolosi nei primi tre anni di vita 
del bambino .. 


Pag. 229 


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C. Frugoni, Red. capo. 


A. Pozzi, resp. 


Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier. 
















ANNO XXXIX 


Roma, 15 Febbraio 1932 - X 


Num. 7 


“IL POLICLINICO,, 

fondato nel 1893 dai professori : 

GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 



Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 


Clinico Medico di Roma 


SOMMARIO. 


Riviste sintetiche : P. Alessandrini : In tema di stiti¬ 
chezza. 

Lavori originali : G. Pieri : Il timpanismo epatico, sin¬ 
tonia precoce di perforazione dell’ulcera gastroduo¬ 
denale. 

Note e contributi. C. Colucci : Sulla cura degli stati 
tossici nelle occlusione intestinali e nelle peritoniti 

acute mediante le soluzioni ipertoniche cloruro-so- 
diche. 

Osservazioni cliniche: G. V. Brizio : Rottura traumatica 
sottocutanea retroperitoneale del duodeno. 

Sunti e rassegne: F. Pescateci e W. Rogers : Contributi 
sperimentali allo studio della genesi spastica delle 
ulcere gastriche. — C. Bonarino Udaondo: La clinica 
del duodeno parzialmente mobile. — Esau : L’inva¬ 
ginazione dell’appendice. — E. J. Spriggs : Disordini 
funzionali del colon. — Leveuf et Odru : La poliposi 
colica diffusa. — Cunéo e Sénèque : Ricostruzione del¬ 
l’apparato sfinterico nel prolasso del retto. — M. Lab- 
bé, F. Nepveux e Nichita : I parassiti intestinali nella 
patologia del tubo digestivo. — Torello Ceudra : L’in¬ 


sulina negli stati di denutrizione di origine digestiva 
nel lattante. — P. Morawitz : Cura delle diarree cro¬ 
niche. 

Cenni bibliografici. 

Appunti per il medico pratioo : Semeiotica: Il vomito 
nell’età infantile. — Casistica: Contributo alla casi- 
stica della tubercolosi dello stomaco, a forma peeudo- 
neoplaatica. — Tumori carcinoidi deirinteetiuo te- 
nue - Sifiloma del ceco. — Ulcera recidivante dopo 
resezione gastrica per ulcera. — Terapia: Il regime 
a zig-zag. — Il trattamento delle diarree da insuf¬ 
ficienza ghiandolare digestiva. — 11 clistere alla ba¬ 
rite nell’invaginazione intestinale del poppante. — 
Trattamento delle occlusioni intestinali postopera¬ 
torie. — Rubrica dell’ufficiale sanitario : A. Franchetti :• 
L’anchilostomiasi. — Posta degli abbonati. — Varia. 

Nella vita professionale: L. Carraro: Gli «ex aequo,». 
— Cronaca del movimento professionale. — Consorsi. — 
Nomine, promozioni ed onorificenze 

Indice alfabetico per materie. 


RIVISTE SINTETICHE 

Scuola di Patologia Digestiva 
degli Ospedali di Roma. 

In teina di stitichezza 

per il prof. Paolo Alessandrini, 
primario medico. 

Si sente ripetere spesso che la stitichezza è 
una malattia del secolo e che la vita sedenta¬ 
ria e l’eccesso di alimentazione carnea ne co¬ 
stituiscono i fattori determinanti essenziali. 
Lasciando per il momento in sospeso la que¬ 
stione se è giustificato in linea di massima ta¬ 
le assolutismo per quel che si riferisce ai pe¬ 
ricoli deiralimentazione carnea, c’è da do¬ 
mandarci se è realmente aumentata in questi 
ultimi tempi la stitichezza abituale. È difficile 
rispondere categoricamente a tale quesito: che 
tale disturbo abbia richiamato l’attenzione fin 
dai tempi preistorici si rileva dall’uso delle 
purghe e dei clisteri diffuso largamente nella 
medicina indiana, egiziana e greca; d’altra 
parte le satire di Molière dimostrano chiara¬ 
mente che tale sistema terapeutico era in gran 
voga nel secolo XVII. Prescindendo dalle esa¬ 
gerazioni dettate dalla moda e che anche og¬ 
gi, come in altri tempi, dominano in terapia, 


il purgare, olire che come mezzo di cura uni¬ 
versale, trovava la sua principale indicazione 
nel ristagno fecale. Naturalmente in tempi 
meno recenti non si poteva pretendere un’a¬ 
nalisi accurata delle indicazioni e controindi¬ 
cazioni basata su dati scientifici esatti; nè ciò 
deve meravigliarci quando si consideri che il 
problema della stitichezza ha ancora oggi mol¬ 
lissimi punti oscuri e che una netta distinzione 
Ira una forma funzionale e una forma secon¬ 
daria ad un ostacolo meccanico è possibile solo 
ora, dopo che si è assistiti agl’insucessi della 
rolectormia, non solo icome panacea terapeutica 
e profilattica universale, ma anche come mez¬ 
zo di cura della stitichezza. È un fatto in real¬ 
tà ben stabilito che la chirurgia della stitichez¬ 
za mentre dà risultati brillanti se esiste un o- 
stacolo meccanico, nei casi di stitichezza abi¬ 
tuale complica, invece di risolvere, il proble¬ 
ma terapeutico. 

Fortunatamente oggi la radiologia, se ado¬ 
perata con spirito critico ed associata ad una 
profonda analisi dei dati clinici, può stabilire 
con quasi assoluta certezza la diagnosi della 
slitichezza chirurgica e mettere in giusta luce 
il valore di una flessura di Lane, di una mem¬ 
brana di Jackson, di un cieco mobile e deci¬ 
dere se in determinati casi esse costituiscano 
la causa della stitichezza o non piuttosto una 
conseguenza, ovvero se non si tratti di condi- 



244 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 7} 


zioni morbose del tutto indipendenti dalla s 

stasi intestinale. i . , 1 

Non intendo qui però diffondermi sulle lor- > 

me chirurgiche della stitichezza, ma sulla foi- c 

ma funzionale, su quella forma cioè in cui si i 

può escludere una lesione anatomica deter mi- e 

nante, cercando di metterne in evidenza i 
meccanismo di produzione quale risulta dalle 
più recenti ricerche e nello stesso tempo di 
prospettarne le deduzioni terapeutiche. 

Non esiste una legge che stabilisca quale 
deve essere la frequenza delle defecazioni in 
condizioni normali, giacché essa varia a se¬ 
conda degl’individui e in dipendenza del tipo 
di alimentazione dominante. A prescindere 
dai casi eccezionali d’individui in perfetto be¬ 
nessere con scariche alvine anche settimanali, 
da un punto di vista pratico dobbiamo pai- 
lare di stitichezza quando l’intervallo tra 
due defecazioni successive supera ì due o tre 
giorni: oltre però iche l’intervallo tra le 
defecazioni va presa in considerazione la quan¬ 
tità delle feci, giacché la defecazione quoti¬ 
diana può essere insufficiente e, all esame ra¬ 
diologico, si può mettere in tali casi in evi¬ 
denza un ristagno notevole di feci nel colon. 
Oltre che il fattore frequenza delle scariche e 
il loro volume dà carattere patologico ad una 
stasi intestinale la presenza di disturbi su¬ 
biettivi costituiti principalmente da senso di 
malessere, cefalea, incapacità al lavoro, inap¬ 
petenza, sintomatologia questa pero cosi l mde¬ 
terminata e vaga che in qualche caso e diffici¬ 
le stabilire se è da mettersi in rapporto colla 
stipsi in se stessa o non dipenda dalle cause 
generali che spesso intervengono nella genesi 

della stitichezza. . , . ... 

Per alcuni tale sintomatologia subiettiva ^a 

rebbe di natura puramente suggestiva e dipen¬ 
derebbe dallo stato angoscioso che m taluni 
individui, facilmente impressionati da letture 
che esagerano i pericoli della stitichezza vie¬ 
ne provocato dalla sensazione che la deleca- 
zione sia stata incompleta o insufficiente 

Allo scopo di risolvere tale problema il Do¬ 
naldson ha cercato di portare la questione sul 
terreno sperimentale. Egli ha praticato le sue 
ricerche su cinque individui normali ed ha 
osservato che, se viene trattenuta volontaria¬ 
mente la defecazione, in genere dopo quatti o 
giorni sopravvengono i seguenti sintomi : ce¬ 
falea, inappetenza, incapacità al lavoro men¬ 
tale facile stanchezza, tempo di reazione ri¬ 
tardato a carico dei sensi specifici, aumento 
del metabolismo basale e aumento dello zuc¬ 
chero del sangue. Dopo un’ora dalla deteca- 
zione provocata mediante un clistere evacuan¬ 
te tutto ritornava al normale. . 

Praticando le stesse ricerche in individui 
con insufficienza epatica, in cui il potere di¬ 
sintossicante del fegato è diminuito, gli stessi 
sintomi compaiono dopo un tempo piu bieve 
e sono più accentuati. Altri fattori che posso¬ 
no contribuire ad esagerare la sintomatologia 


subiettiva della stitichezza sono l’iperalimen¬ 
tazione, la deficienza delle secrezioni digesti¬ 
ve o un’ipermotilità del tenue, che fanno sì 
che una quantità notevole di materiale nutri¬ 
tivo sfugga alla chimica normale della dige¬ 
stione. % 

Nella interpretazione del meccanismo di 
produzione dei sintomi suddescritti gli auto¬ 
ri non sono però d’accordo: l’argomento fon¬ 
damentale di coloro che negano il meccani¬ 
smo tossico della sintomatologia in questio¬ 
ne è costituito dal fatto che i disturbi subiet¬ 
tivi scompaiono quasi immediatamente dopo 
la defecazione, ciò che non potrebbe avvenire 
se dipendessero da sostanze tossiche circolan¬ 
ti; si è perciò pensato a fattori riflessi deter¬ 
minati dallo stimolo abnorme sulle termina¬ 
zioni dei nervi pelvici dalle masse fecali ri¬ 
stagnanti; e questo è tanto più comprensibile 
oggi che la clinica ha dimostrato 1 importan¬ 
za patogenetica che ha la distensione eccessiva 
della cistifellea e il ristagno duodenale su al¬ 
cune forme di cefalea e di disturbi subiettivi 
del tipo di quelli che si osservano nei costi¬ 
pati. 

Lasciando per ora in sospeso la questione 
del meccanismo con cui la stipsi possa eser¬ 
citare ripercussioni generali, resta un dato sta¬ 
bilito che la stasi fecale esercita in un certo 
numero di casi disturbi subiettivi e taloia ob¬ 
biettivi notevoli. È un fatto accertato che la 
tolleranza individuale differisce da persona a 
persona e il fattore del nervosismo interviene 
come elemento importantissimo e la lettera¬ 
tura medica popolare che esagera ì pericoli 
della stitichezza, oltre a favorire la formazio¬ 
ne di stati angosciosi, determina un accani¬ 
mento a base di pillole o purganti contro una 
stitichezza reale o presunta, per cui ì malati 
vengono al medico quando il problema teia- 
peutico è complicato e spesso addirittura di- 

1 Però più che lo studio della sintomatologia 
subiettiva della stitichezza ha importanza dal 
punto di vista della terapia l’analisi del mec¬ 
canismo di formazione di essa e lo studio del¬ 
le forme cliniche. Quasi tutti i trattati e le 
monografie ripetono con una monotona uni¬ 
formità che la stitichezza si distingue in una 
forma atonica e in una forma spastica e che 
la prima va curata coi lassativi e la seconda 
colla belladonna e i suoi derivati; la prima 
sarebbe dipendente da un difetto del tono ner- 
» voso autonomo o prevalenza del tono simpa- 
tico la seconda da un eccesso del tono va- 
■ gale o da una deficienza del tono simpatico. 
Un iale semplicismo è lungi dal corrisponde¬ 
re alla realtà dei fatti e espone ai piu grosso- 
i lani insuccessi terapeutici. Osservando co.i 

- spirito critico, all’infuori di qualunque pre- 
i supposto teorico, i pazienti affetti da stitichez- 
3 za abituale, si può dire che non esistono casi 

- in cui il fattore spastico o atonico domini in 
a modo da dare una veste propria alla torma 





[Anno XXXIX, Num. 7] 


SEZIONE PRATICA 


245 


clinica; atonia, spasmo, antiperistalsi inter¬ 
vengono nella massima parte in proporzione 
varia sia come disturbo fondamentale che se¬ 
condario. Che dire poi del concetto puerile 
che un abbassamento dell’angolo epatico o 
una piosi del trasverso o un allungamento di 
pochi centimentri del colon rappresentino la 
base del disturbo? Esaminando sistematica- 
mente i pazienti si osservano numerosissimi i 
casi di piosi o esagerate dolicocolie senza il 
mimmo disturbo del ritmo della defecazione. 

Se vogliamo far progredire il problema pa- 
togenetico e terapeutico della stitichezza abi¬ 
tuale è necessario affrontarlo liberandoci dai 
preconcetti teoretici e semplicistici che hanno 
dominato Finora e riportarci alle complesse 
leggi della fisiologia e fisiopatologia della 
meccanica digestiva, quali risultano dai più 
recenti studi. 

Fisiologia e fisiopatologia. 

Numerose ricerche di questi ultimi anni 
hanno luminosamente dimostrato che il tono 
e la motilità del tubo digerente e in partico¬ 
lare del colon, sebbene possano risentire del¬ 
l'influenza dei fattori estrinseci, siano essi va¬ 
gali che simpatici o di altra natura, hanno 
la loro regolazione autoctona dipendente dalle 
condizioni chimiche ed elettriche del com¬ 
plesso neuro-muscolare della parete e dallo 
stato chimico e fisico del contenuto. 

Le ricerche sperimentali di Klee, che in ba¬ 
se al taglio dei vaghi e degli splacnici aveva 
dimostrato nei gatti resistenza di un tono di 
ambedue i sistemi normalmente in equilibrio 
tra loro, non hanno trovato conferma nelle 
ricerche ulteriori. Gaskell stesso ci aveva in¬ 
segnato che lo scopo dei nervi estrinseci è 
quello di esercitare una influenza regolatrice 
in rapporto a determinati bisogni dell’orga¬ 
nismo, ma non di avere un’azione direttiva 
sulle funzioni digestive. Inoltre tutte le ricer¬ 
che più recenti hanno dimostrato che le mo¬ 
dificazioni dello stomaco consecutive al ta¬ 
glio o dei vaghi o degli splacnici possono es¬ 
sere messe in rapporto col trauma operativo 
e che dopo un tempo più o meno lungo l’ap¬ 
parecchio digerente, anche isolato dalle sue 
connessioni nervose, è in condizione di esple¬ 
tare normalmente le sue funzioni. Il taglio di 
ambedue i gruppi di fibre pretese antagoniste 
e meglio tollerato della semplice vagotomia, 
però anche in questo caso dopo un certo tem¬ 
po non è più evidente uno squilibrio funzio¬ 
nale e ad ogni modo in un primo tempo i 
disturbi sono più o meno evidenti a seconda 
del tipo animale in cui si praticano le espe¬ 
rienze (M’Crea, M’Swiney, Stopford). 

Le esperienze sulla stimolazione dei nervi 
viscerali sono .soggette a innumerevoli cause 
di errore. A differenza di quello che succede 
(piando noi stimoliamo un nervo della vita 
di relazione, in cui abbiamo sempre la stes¬ 
sa risposta, se stimoliamo il vago o lo 


spiaccico abbiamo tale un insieme di sti¬ 
molazioni e d inibizioni che l’esperimento 
non può essere ripetuto due volte cogli stessi 
risultati (Cannon, May, Kelling, Thomas, 
etc.). Oltre che la differenza del tipo e dell’in¬ 
tensità dello stimolo ha importanza lo stato 
della fibrocellula muscolare al momento della 
stimolazione: se essa è contratta una stimo¬ 
lazione sia dell’uno che dell’altro gruppo di 
libre determina il rilasciamento e viceversa. 
Fhase, Neumann e Gaskell sostengono perciò 
che sia i vaghi che gli splacnici debbono con¬ 
siderarsi come nervi sinergici. 

Ad avvalorare l’indipendenza funzionale del- 
I apparecchio digerente dal controllo continuo 
dei nervi estrinseci esiste anche il dato cli¬ 
nico: Zesas ha raccolto una ricca statistica di 
individui in cui uno o ambedue i vaghi erano 
stati tagliati in seguito ad operazioni o trau¬ 
mi o distrutti da tumori maligni, senza che 
si osservasse il minimo disturbo della moti¬ 
lità e del tono dell apparecchiò digerente. 

Le prove farmacodinamiche su cui si era 
< ristai lizzata la clinica da oltre un ventennio, 
sono state oggi dimostrate fallaci, ed hanno 
perduto ogni valore: senza dilungarmi nella 
enumerazione dei fatti e delle esperienze in 
proposito, dirò solo che dalle ricerche dello 
stesso Magnus svolte poi da altri autori (Tho¬ 
mas, Kuntz, etc.) risulta che l’atropina, la pi¬ 
locarpina e l’adrenalina esplicano a stessa a- 
zione sulla motilità e sul tono dell apparec¬ 
chio digerente anche dopo la distruzione degli 
elementi nervosi sia esogeni che della parete 
stessa : quindi la loro azione potrebbe svol¬ 
gersi sulla fibrocellula muscolare. 

La discussione quindi verte ora più che sul¬ 
l’importanza dell’innervazione esogena sul¬ 
l’esistenza di un automatismo miogeno: dal 
punto di vista clinico però non si può fare a 
meno di considerare il complesso neuro-musco- 
lare della parete come un tutto unico. Il plesso 
di Auerbach è indispensabile per la regolare 
successione degl’impulsi e per il normale 
comportamento della peristalsi : la sua sop¬ 
pressione è stata paragonata a quello che avvie¬ 
ne in un millepiedi tagliato nei suoi singoli seg¬ 
menti, in cui si vede che questi continuano a 
funzionare però incoordinatamente, e spesso 
in conflitto tra loro: e molti casi di ileo 
sarebbero interpretati come dovuti alla sop¬ 
pressione di questa coordinazione nervosa. 
Probabilmente il tessuto nervoso intrinseco 
avrebbe come funzione accessoria una inibi¬ 
zione sulla eccitabilità muscolare e Alvarez 
pensa che la stenosi pilorica infantile, il car¬ 
diospasmo e il megacolon sarebbero dovuti a 
una deficiente inibizione nervosa e i risultati 
delle ricerche di Della Valle, che in due casi 
di megacolon ha riscontrato nel sigma spa¬ 
stico assenza di tessuto nervoso, parlerebbero 
in favore di questa idea. 

Per spiegare il tono e la peristalsi si sono 
invocati fattori dipendenti dal chimismo stes- 








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« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num- 7] 


so della fibrooellula muscolare: la progressio¬ 
ne della peristalsi in direzione discendente sa¬ 
rebbe dovuta a una diminuzione della eccita¬ 
bilità man mano che si va dalla regione pilori- 
dì ol colon : il gr&do eli eccit&biltà Sciicbbc de- 
terminato dalla intensità degli scambi nutri¬ 
tivi e della respirazione interna, come è stato 
rilevato in pezzi di parete prelevati a varia al¬ 
tezza e misurando il consumo di ossigeno e la 
quantità di acido carbonico prodotta. I fat¬ 
tori che possono favorire o ostacolare la re¬ 
spirazione interna del tessuto neuro-musco¬ 
lare del tubo digerente intervengono perciò 
come regolatori non isolo del tono ma an¬ 
che della frequenza e della intensità dw mo¬ 
vimenti peristaltici: si comprende perciò co¬ 
me la secrezione tiroidea, che ha un potere at¬ 
tivatore della respirazione interna, abbia una 
importanza notevole nel determinismo della 
peristalsi; e la clinica da lungo tempo ha mes¬ 
so in evidenza il rallentamento della peristalsi 
nell’ipotiroidismo e l’iperperistaltismo del 
morbo di Basedow. 

Un altro fattore di notevole importanza e 
la velocità della circolazione portale già mes¬ 
sa in evidenza da mie osservazioni precedenti 
radiologiche. Un rallentamento della circola¬ 
zione portale, ostacolando l’afflusso di ossige¬ 
no e determinando un accumulo di acido 
carbonico, modifica notevolmente il tono 
e la motilità gastro-intestinale : per quello 
che si riferisce al tono e alla motilità de - 
l’ultima porzione dell’ileo e del colon, che 
c’interessa in modo particolare per 1 rap¬ 
porti che ha col problema della stitichez¬ 
za le mie osservazioni hanno messo m eviden¬ 
za’i seguenti fatti: se il rallentamento del cir¬ 
colo portale è di lieve grado, si determina uno 
spasmo degli sfinteri anatomici e funzionali 
della zona in questione; se il grado di stasi 
venosa è più accentuato, si ha una inibizione 
del tono sfinterico con aumento della contrat¬ 
tilità della zona intersfinterica, sicché nel pil¬ 
lilo caso la progressione del contenuto del co¬ 
lon subisce un arresto, nel secondo caso si 
ha un rapido trasporto lungo il colon, ian 
osservazioni trovano la spiegazione nelle ricer¬ 
che sperimentali di Child che ha riscontrate 
che negli animali inferiori una lieve limitazio¬ 
ne di ossigeno, o meglio un accumulo di acido 
carbonico, determina una contrazione dei trat¬ 
ti di tessuto muscolare che presentano una 

eccitabilità più spiccata e lascia . mdlffer ^i 
le zone meno eccitabili: limitando ulterio 
mente l’afflusso di ossigeno si ha una paralisi 
delle prime e una forte eccitazione delle altre. 
Ouando poi si consideri che dalle esperienze 
dell’Alvarez in segmenti separati del tubo di¬ 
gerente risulta che la muscolatura degli stin¬ 
teli ò molto più eccitabile di quella della zona 
intersfinterica si comprende l’importanza di 

tali osservazioni. t 

Per quel che si riferisce al colon e un latto 


oramai bene accertato dalle ricerche radiolo¬ 
giche che nel colon si distinguono vari sfin¬ 
teri, di cui i più importanti sono quello di 
Camion, situato nella prima porzione del co¬ 
lon trasverso e quello di Moutier o sigmo- 
rettale ben rilevabile anche mediante la 
sigmoscopia. Non si tratta di sfinteri con una 
struttura anatomica caratteristica sul tipo di 
quella che si riscontra nello sfintere pilorico 
e nella valvola ileo-cecale; funzionalmente però 
tali sfinteri debbono avere una notevole im¬ 
portanza dato che in tali punti osserviamo co¬ 
stantemente un .arresto del pasto opaco. Le 
fibre muscolari circolari del tubo digerente 
debbono avere un grande potere di adatta¬ 
bilità a nuove condizioni e la loro capacità ad 
assumere una funzione di arresto là dove essa 
è indispensabile al normale andamento della 
funzione digestiva deve essere notevole. Que¬ 
sto adattamento funzionale l’osserviamo quasi 
costantemente dopo le operazioni sullo stoma¬ 
co e sull’intestino quando è stata soppressa una 

zona sfinterica. . 

Nel colon sono stati descritti altri sfinteri 
che debbono avere una notevole importanza, 
quali il cieco-colico di Busi, quello di II irseli 
situato a monte dell’angolo epatico, quello di 
Payr in corrispondenza della flessura sinistra 
e il colo-sigmoideo di Balli. Del resto, trattan¬ 
dosi di sfinteri funzionali, si comprende come 
talora possano essere rappresentati da estesi 
tratti del trasverso e del discendente. 

L’automatismo del sistema gastro-intesti¬ 
nale non esclude inoltre l’azione vigile, mul¬ 
tiforme, circoscritta o generalizzata del. siste¬ 
ma nervoso vegetativo, che, data 1 importanza 
vitale di una normale funzione digestiva, deve 
essere pronto a ogni richiamo del sistema 
nervoso centrale e, per via riflessa, degli altri 
organi o sistemi. L’azione del sistema nervoso 
vegetativo non può esplicarsi collo schemati¬ 
smo puerile di un dominio del vago o del 
simpatico ma deve essere complessa: basta 
pensare che nei casi di vomito di origine ce¬ 
rebrale, la cui eccitazione non c è dubbio che 
venga trasmessa lungo le vie del sistema ve¬ 
getativo, si ha uno spasmo del piloro asso¬ 
ciato a un rilasciamento del cardias. 11 vo¬ 
mito e la diarrea emotiva, le crisi gastri¬ 
che o intestinali della tabe o di altre ane¬ 
moni organiche cerebro-spinali stanno a di¬ 
mostrare l’importanza che può avere il siste¬ 
ma nervoso centrale nella genesi di disturbi 

motori gastro-intestinali. 

Meno semplice è il fenomeno delle manife¬ 
stazioni riflesse sulla motilità gastro-mtesti- 
nale, sopratutto per quel che si riferisce alle 
ripercussioni sul colon. Si parla secondo me 
con troppa facilità di stitichezza riflessa nel¬ 
le affezioni della cistifellea, dell appendice, 
nell’ulcera gastrica, ecc. Il meccanismo di a- 
zione deve essere complesso: quasi mai intatti 
la soppressione della causa determinante pre- 


Unno XXXIX, Num. 7] 


SEZIONE PRATICA 


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sunta abolisce la stitichezza. Probabilmente 
in molti di questi casi lo stesso fattore che 
predispone al processo morboso in questione 
interviene nella genesi della stitichezza. La 
stipsi che si osserva spesso nelle affezioni dei 
genitali femminili, della prostata e della ve¬ 
scica è probabilmente in rapporto con fatti cir¬ 
colatori locali che modificano l’eccitabilità del¬ 
le zone adiacenti del colon. 

. Altri fattori, che in condizioni patologiche 
possono agire sulla eccitabilità e sulla con¬ 
trattilità del tubo digerente, sono di natura 
tossica o esogena (nicotina, bismuto, piom¬ 
bo, arsenico, ipecapuana, ecc) o endogena 
(acido ossalico, emaloporfirina). Ad essi si 
debbono aggiungere le sostanze ad azione 
elettiva sulla peristalsi delle ultime anse del¬ 
l’ileo e del colon, i cosidetti lassativi, siano 
essi del gruppo dell’antrachinone che i dra¬ 
stici e il cui meccanismo di azione è poco 
noto. 

Per alcuni ha anche importanza il fattore 
vitaminico, che, favorendo la fissazione del 
calcio nei tessuti, modificherebbe l’eccitabilità 
neuro-mnscolare del tubo digerente. 

Enumerati così i vari fattori che agiscono 
sulla funzione motrice del tubo digerente di 
natura esogena resta a considerare l’elemento 
più importante, il contenuto alimentare. Il 
comportamento del tono e della motilità del¬ 
lo stomaco e dell’intestino in rapporto al con¬ 
tenuto risulta dalle classiche esperienze di 
Bayliss e Stari ing che stabilirono che il tubo 
digerente isolato dall’asse cerebro spinale rea¬ 
gisce con una contrazione nel punto di sti¬ 
molazione e con una inibizione a valle. Tale 
modo di comportarsi, definito dal Camion 
riflesso mienterico, spiega anche molti feno¬ 
meni di fisiopatologia digestiva (cessazione 
del dolore coll’assunzione di cibo nell’ulcera 
duodenale, meccanismo di azione di molti 
purganti, ecc.). Tale riflesso secondo il Can- 
non si esplica nella parete stessa senza interven¬ 
to di vie esogene; perchè questa contrazione 
brusca si verifichi è necessario che la pressione 
locale si equilibri col tono del muscolo nel 
punto corrispondente e non si verifica sia 
quando è superiore che quando è inferiore 
ad esso. La fibrocellula muscolare dopo un 
cerio numero di stimoli diventa refrattaria, 
talora basta un solo stimolo; però dopo un 
certo riposo risponde in modo quasi esplosivo 
al minimo stimolo (Parker, Jennings, Wood- 
worth). In base a questa legge si è voluta spie¬ 
gare la defecazione mattutina di molte perso¬ 
ne, sebbene si possa obbiettare che la motilità 
gastro-intestinale nella notte non è in riposo; 
più facile è spiegare in tal modo la pigrizia 
intestinale che si verifica dopo purganti forti 
e le alternative di stitichezza e diarrea che si 
verificano nei processi infiammatori dell'ileo 
terminale e del colon. 


11 riflesso mienterico si determina per due 
tipi di stimoli; meccanici e chimici. Degli sti¬ 
moli meccanici il più importante è una di¬ 
stensione del canale digestivo, specialmente se 
brusca, il fattore chimico è determinato dalla 
composizione del suo contenuto e nel colon 
specialmente dalla natura dei prodotti di scom¬ 
posizione e dal loro grado di acidità o alca¬ 
linità. 

Il riflesso mienterico spiega la propagazione 
dell'onda peristaltica, però siccome le onde 
che si determinano nello stomaco al momento 
dell’assunzione del cibo si arrestano al piloro,, 
quelle sorte nel duodeno arrivano al massimo 
fino alla valvola ileo-cecale, almeno in condi¬ 
zioni fisiologiche, il Keith, per spiegare que- 
slo comportamento segmentano della peristal¬ 
si, ha ammesso nel plesso di Auerbach Desi¬ 
stenza di cellule intermedie tra la cellula ner¬ 
vosa e la muscolare, simili a quelle del nodo 
di Keith-Flack del cuore: egli le ha riscon¬ 
trate nel cardias e nella valvola ileo-cecale e 
pensa che ne esistano nel duodeno e nel trat¬ 
to situato tra digiuno ed ileo. Queste cellu- 
. le rappresenterebbero i centri dominanti il 
ritmo e l’attività del tratto immediatamente 
sottostante : esse potrebbero trasformare un 
blocco in completo fisiologico in blocco com¬ 
pleto o abolirlo totalmente. La stasi intesti¬ 
nale sarebbe dovuta al blocco completo della 
zona ileo-cecale o di altre zone intermedie nel 
colon stesso, e molte diarree potrebbero spie¬ 
garsi con una inibizione delle zone di blocco. 
Per quanto l’idea sia suggestiva a priori, man¬ 
cano ricerche anatomiche e fisiologiche estese 
che ne dimostrino una consistenza reale. 

Anche gli studi radiologici più accurati di¬ 
mostrano che la peristalsi del colon è come 
indipendente da quella del tenue e che non esi¬ 
ste un vero ritmo della peristalsi del colon. 
Contro la regolazione della peristalsi del colon 
per opera della valvola ileo-cecale parlano pe¬ 
rò anche i risultati delle emicolectomie, in 
cui spesso si osserva che la funzione motrice 
del tratto di colon conservato si comporta co¬ 
me normalmente. L’importanza delle osserva¬ 
zioni del Keith sta sopratutto nella concezio¬ 
ne della distribuzione segmentarla della mo¬ 
tilità che la radiologia ha dimostrato esìstente 
nel colon, -mettendo in una luce nuova il pro¬ 
blema palogenetico della stitichezza abituale. 

La caratteristica fondamentale della musco¬ 
latura del colon è la sua scarsa eccitabilità ri¬ 
spetto a quella del tenue, come hanno potuto 
dimostrare Plant e Miller mediante palloni in¬ 
trodotti nel colon e nel tenue; il retto invece 
è sensibilissimo alla distensione. Ciò fa pen¬ 
sare che l’apparecchio nervoso muscolare del 
colon sia orientato verso una funzione di ar¬ 
resto segmentano e che la funzione princi¬ 
pale delle fibre circolari sia quella di trat¬ 
tenere il materiale. Questo arrest-o del ma- 


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« IL POLÌ CLINICO )> 


[Anno XXXIX, Num. 7] 


t eri a le del colon lo vediamo manifesto spe¬ 
cialmente a livello della prima porzione del 
trasverso (sfintere di Cannon), da cui proce¬ 
derebbe lentamente fino .al sigma, dove si a- 
vrebbe, a livello dello sfintere retto-sigmoideo, 
un altro arresto. 

I. movimenti fondamentali del colon sono 
stati osservati la prima volta dallo Schwartz e 
descritti -.col nome di piccola peristalsi; essi 
avrebbero, oltre alla funzione di far progredire 
il contenuto, di determinarne un intimo ri¬ 
mescolamento. Mentre la funzione di rimesco¬ 
lamento si osserva specialmente nel colon 
prossimale e si rileva all’esame radiologico 
da un aspetto dapprima marezzato (per la pre¬ 
senza nel cieco di materiale non opaco pree¬ 
sistente) che diventa rapidamente uniforme, 
lo spostamento del materiale opaco è invece 
evidente nel trasverso : dalle radiografie in se¬ 
rie di Kaestle, Bruegel e Rutherford risulta 
che una sacca australe raccoglie il contenulo 
e, dopo averlo spremuto, la spinge nel lume: 
a questo processo si accompagna una vera pro¬ 
gressione delle austra che permette al conte¬ 
nuto del colon di portarsi verso la parte di¬ 
stale. 

Oltre alla piccola peristalsi è stata descritta 
la prima volta dall’Holzknecht e poi dal- 
l’Hurst e dal Case un movimento di massa che 
permetterebbe il rapido spostamento di note¬ 
voli quantità di contenuto del colon dal suo 
tratto prossimale al distale. Questi grandi mo¬ 
vimenti peristaltici si possono provocare sotto 

10 schermo mediante un piccolo clistere irri¬ 
tante; in casi eccezionali sono stati osservati 
spontaneamente, specialmente in individui 
con tendenza a diarrea. Talora anche dopo 
l’assunzione di cibo può determinarsi un 
grande movimento peristaltico : tale fenome- 
non è .stato descritto dall’Hurst come riflesso 
gastro-colico ma è tutt’altro che costante; esso 
corrisponde al bisogno imperioso di defecare 
che in alcuni individui si osserva subito dopo 

11 pasto. 

Si ha ragione di ritenere che tale movimen¬ 
to di massa sia costante al momento della de¬ 
fecazione (riflesso retto-colico) e faccia parte 
di quella concatenazione di riflessi (rilascia¬ 
mento degli sfinteri, contrazione dell’elevato¬ 
re dell’ano, contrazione dei muscoli addomi¬ 
nali e abbassamento del diaframma) che fa 
capo all’espulsione delle feci. 

Osservando allo schermo un grande movi¬ 
mento peristaltico si vedono dapprima il cieco 
e 1 ascendente ridursi di volume fino ad as¬ 
sumere dimensioni di un lapis, contempora¬ 
neamente scomparsa delle austra del trasvei- 
so, che assume l’aspetto di un salsicciotto: ta¬ 
le movimento si può seguire talora fino al retto. 

Perchè si possa compiere il movimento di 
massa deve aversi un rilasciamento del tratto 
a valle della zona contratta: se questo rilascia¬ 
mento manca si ha la colica. L aumento d in¬ 


tensità e di frequenza dei movimenti di massa 
si ha specialmente nella diarrea : in condizio¬ 
ni normali il tono dello sfintere di Cannon è in 
grado di neutralizzare l’azione propulsiva del¬ 
le contrazioni del cieco-ascendente che seguo¬ 
no al riempimento del cieco; se esiste però 
un difetto di funzione della valvola ileo-cecale 
una brusca dilatazione del cieco ed ascendente 
può determinare un vivace riflesso mienteri¬ 
co e allora tale azione dello sfintere di Can¬ 
non non sarà più possibile : in tale caso, se 
zone a valle non possono sostituirsi al tono 
sfinterico, si avrà diarrea. Probabilmente lo 
sfintere di 'Busi o di Kirsch debbono rappre¬ 
sentare organi a funzione sopranumeraria che 
suppliscono lo sfintere ileo-cecale quando la 
la sua funzione risulti alterata. 

A qualunque dilatazione brusca del cieco, 
come si vede in seguito alla somministrazione 
di lassativi che agiscono nelle ultime anse del 
tenue, seguono forti movimenti di massa : 
questi possono anche essere favoriti dalla natu¬ 
ra del contenuto del cieco, giacché secondo 
Bokai l’acido lattico, butirrico, acetico, capro- 
nico e solfidrico sviluppati dalle fermefitazio- 
ni intestinali potrebbero determinare un au¬ 
mento della eccitabilità muscolare. Lo stato 
infiammatorio del colon e però il fattore fon¬ 
damentale che fa prevalere la grande alla pic¬ 
cola peristalsi. , ,.111 

Sull’esistenza di un’antiperistalsi del colon 

le opinioni sono discordi; un trasporto retro¬ 
grado è certo possibile quando si trattengono 
volontariamente le feci, ma, senza bisogno di 
un movimento antiperistaltico, basterebbe un 
aumento del tono disiale per determinai lo. 

Riassumendo alla luce attuale delle nostre, 
conoscenze si può ammettere che in condi¬ 
zioni normali la piccola peristalsi e suffi¬ 
ciente alla progressione regolare del contenu¬ 
to del colon fino al retto: lo stimolo determi¬ 
nato dalla distensione del retto per vuotamen- 
to del sigma determina anche un grande mo¬ 
vimento che parte dal cieco ascendente e si 
trasmette fino al trasverso. 

Aspetti radiologici della stitichezza. 

Considerazioni patogenetiche. 

Seguendo allo schermo radiologico con esa¬ 
mi successivi in individui normali la progres¬ 
sione del pasto opaco nel colon si osserva che 
il riempimento del cieco e dell’ascendente si 
compie abbastanza rapidamente : la distensio¬ 
ne del colon prossimale è però graduale e non 
tale da provocare movimenti massivi. 

In genere si può dire che alla 6 a -8 a ora tutto 
il contenuto del tenue si è raccolto nel cieco¬ 
ascendente; da qui gradualmente avviene il 
passaggio lungo il trasverso, sicché alla dodi¬ 
cesima ora esso ha raggiunto l’angolo spleni- 
co, pur rimanendo ripieno il cieco. Dopo 24 
ore dalla ingestione del pasto opaco il colon 
è ripieno in modo uniforme mostrando il suo 


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SEZIONE PRATICA 


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disegno caratteristico. Dopo avvenuta la de¬ 
fecazione si osserva che il cieco e l’ascendente 
sono vuoti quasi del tutto; in un’altra defeca¬ 
zione si verifica il vuotamente del colon di¬ 
stale, sicché dopo 48 ore non rimangono nel 
colon che traccie insignificanti del pasto 
opaco. 

Se noi esaminiamo radiologicamente i casi 
di stitichezza abituale osserviamo una grande 
lentezza del passaggio attraverso il colon. In 
alcuni casi l’arresto si vede verificarsi spe¬ 
cialmente a livello del cieco e dell’ascendente, 
sicché, mentre il riempimento del cieco s’ini¬ 
zia come normalmente verso la quarta ora, il 
passaggio del pasto opaco nel trasverso, che 
normalmente s’inizia alla 6 a -8 a ora, qui non si 
verifica anche dopo 24-48 ore: il vuota mento 
completo delle ultime anse del tenue subisce 
in qualche caso un certo ritardo, mentre in al¬ 
tri casi si compie in tempo normale. 

Questa stitichezza detta del tipo ascendente 
o prossimale costituisce, secondo la mia espe¬ 
rienza, la forma di gran lunga più rara. Per lo 
più invece il riempimento del colon si compie 
come normalmente fino alla 24 a ora; esaminan¬ 
do il paziente nei giorni successivi, mentre il 
cieco e l’ascendente si vanno riducendo di vo¬ 
lume, si ha un accumulo enorme di materiale 
nel trasverso e discendente ma sopratutto nel 
sigma, che assume notevoli dimensioni. In tal 
caso si parla di stitichezza distale: essa co¬ 
stituisce la forma che s’incontra con mag¬ 
gior frequenza. In altri casi infine si ha l’im¬ 
pressione che il pasto proceda con lentezza 
lungo tutto il colon, sicché alla 24 a ora è giun¬ 
to appena all’angolo spleni-co e dopo 48 ore 
ha raggiunto appena il sigma. Questa è quel¬ 
la che si potrebbe chiamare la stitichezza to¬ 
tale. 

Esaminando però i casi di stitichezza tota¬ 
le in esami successivi fino alla defecazione 
spontanea si vede che essi possono rientrare 
in una delle due forme precedenti (prossi¬ 
male e distale), specialmente se si tiene in 
conto che lo sfintere di Camion, che divide 
funzionalmente l’ascendente dal trasverso, non 
è una entità anatomica .ma può essere rap¬ 
presentato da una zona più o meno dif¬ 
fusa a funzione sfinterica che separa due 
porzioni del colon funzionalmente distinte. Da 
un punto di vista patogenetico può essere u- 
tile in qualche caso distinguere una forma 
trasverso-discendente da una forma sigmoidea. 
La stitichezza rettale o dischezia va trattata a 
parte perché ha un meccanismo di produzio¬ 
ne sui generis dipendente per lo più dall’as¬ 
senza dello stimolo al riflesso retto colico: in 
questa forma l’arresto si verifica specialmen¬ 
te neH’ampolla rettale che può assumere di¬ 
mensioni enormi. 

La classificazione della stitichezza in una 
forma prossimale e in una distale rappresenta 
un reale progresso nel problema patogenetico 


e terapeutico della stitichezza ed ha profonde 
basi fisiologiche che la giustificano. 

Per ben comprendere il problema della sti¬ 
tichezza è necessario renderci conto della fun¬ 
zione del colon: esso è un organo destinato 
alla riutilizzazione dei rifiuti, della cellulosa e 
dell’acqua; e mentre l’utilizzazione secondaria 
dei residui indigeriti e della cellulosa ha luo¬ 
go specialmente nel cieco e nell’ascendente, 
l’assorbimento dell’acqua si verifica special- 
mente nel trasverso e discendente: il sigma 
va poi considerato come un serbatoio delle 
scorie inutilizzabili, sebbene anche esso pren¬ 
da parte al riassorbimento dell’acqua. La for¬ 
ma e la dimensione del colon variano perciò 
a seconda del tipo di alimentazione: nell’a¬ 
nimale carnivoro la funzione del colon è li¬ 
mitata perchè la -digestione è praticamente 
completa nel tenue e il colon non ha altro 
compito che quello della utilizzazione del¬ 
l’acqua resa necessaria nel processo digestivo. 
È un fatto noto che la quantità di acqua ver¬ 
sata nel tubo digerente dal secreto salivare, 
gastrico, intestinale, epatico e pancreatico va 
dai 3 ai 5 litri; anche se l’animale non vive 
in un deserto è senza dubbio conveniente per 
l’economia che tutto questo liquido venga 
riutilizzato: il colon avrebbe quindi la funzio¬ 
ne di un condensatore di una macchina a 
vapore. 

L’utilizzazione dell’acqua si- verifica quasi 
esclusivamente nel trasverso e nel discenden¬ 
te e mentre il contenuto del colon iniziale è 
liquido o semiliquido, man mano che esso 
procede nel suo cammino la consistenza au¬ 
menta gradatamente. 

In rapporto alla utilizzazione della cellulosa, 
quasi circoscritta al cieco e all’ascendente, la 
porzione iniziale del colon assume negli er¬ 
bivori dimensioni notevolissime; in alcuni uc¬ 
celli, che vivono di sostanze molto ricche di 
cellulosa, la lunghezza del colon raggiunge cir¬ 
ca il doppio di quella del tenue. Il colon del¬ 
l’uomo è in parte sacculato ma la sua brevità 
rispetto al tenue e le piccole dimensioni del 
cieco dimostrano che è atto a digerire solo 
una piccola quantità di cellulosa. L’uomo del¬ 
le caverne è oramai dimostrato che era esclu¬ 
sivamente carnivoro e solo in un’epoca rela¬ 
tivamente recente nella storia dell’umanità 
l’uomo è divenuto onnivoro, ciò che si è po¬ 
tuto verificare solo in tempi immediatamen¬ 
te preistorici, giacché l’alimentazione vegeta¬ 
riana coincide coll’inizio dell’agricoltura. 

La zona sfinterica situata all’inizio del tra¬ 
sverso rappresenta il punto di separazione tra 
le due funzioni del colon e probabilmente la 
sua regolazione deve avvenire mediante rifles¬ 
si chimici sensibilissimi sul tipo di quelli che 
intervengono nel passaggio del contenuto del¬ 
lo stomaco nel duodeno o di quello dell’ileo 
nel colon e il cui meccanismo di azione è sta¬ 
to abbastanza bene illustrato in questi ultimi 











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[Anno XXXIX, Num. 7] 


anni. Oltre ad una regolazione chimica che 
comanda il vuotamento del colon ascendente 
in condizioni normali, bisogna tenere in con¬ 
to, specialmente in condizioni patologiche, di 
un vivace riflesso mienterico che può sovrap¬ 
porsi ad essa: se si verifica infatti una bru¬ 
sca distensione del cieco-ascendente (svuota¬ 
mento rapido dell’ileo, produzione di gas) si 
ha un rilasciamento non solo dello sfintere di 
Cannon ma anche della porzione iniziale del 
trasverso. La zona sfinterica presigmoidea è 
probabilmente regolata nella sua funzione dal 
grado di consistenza delle feci; essa presumi¬ 
bilmente si rilascia quando l’assorbimento del¬ 
l’acqua ha raggiunto quel grado di optimum 
da rappresentare un utile per l’economia del¬ 
l’organismo, senza pregiudicare la possibilità 
di progressione ulteriore del contenuto del co¬ 
lon. Esistono numerosi fatti clinici che giusti¬ 
ficano questo modo di vedere. A conferma di 
queste idee s’impongono però ricerche speri¬ 
mentali accurate che stabiliscano le leggi del¬ 
la progressione del contenuto del colon. 

Considerato così il problema si comprende 
che il meccanismo della istitichezza è basato 
fondamentalmente in una mancanza del rila¬ 
sciamento delle zone che potremo chiamare 
nodali; dall’aumento di tono si arriva gra¬ 
dualmente fino allo spasmo, specialmente se 
processi infiammatori intervengono ad au¬ 
mentare la reattività sfinterica collo stesso 
meccanismo che un’ulcera pilorica esagera un 
ritardo di vuotamento gastrico determinato 
da un‘ipercloridria. 

Una stitichezza atonica, nel senso come abi¬ 
tualmente viene considerata, deve essere, sep¬ 
pure esiste, eccezionale e le dilatazioni che ta¬ 
lora si osservano specialmente in qualche ca¬ 
so di stitichezza del tipo ascendente debbono 
essere secondarie. Infatti nel colon la musco¬ 
latura ha una scarsa funzione espulsiva e teo¬ 
ricamente basta la spinta del contenuto inte¬ 
stinale che viene dall’alto per determinare la 
orogressione anche nei tratti inferiori; Muel- 
er ed Hesky hanno infatti dimostrato che, a- 
sportando tutta la tunica muscolare del colon 
nei cani, non si verificava alcun ristagno lun¬ 
go il colon. 

Anche nella forma di dischezia atonica, che 
si osserva talora nei vecchi o nei malati gravi, 
deve intervenire la mancanza della sensibilità 
am poi lare, per cui non può stabilirsi il rifles¬ 
so Tetta-icolico, più che la mancanza della 
contrattilità dell’ampolla rettale.. 

Oltre agli argomenti suesposti in favore di 
una genesi sfinterica della stitichezza parlano 
pure i risultati degli esami sigmoscopici pra¬ 
ticati nelle stitichezze distali. In tali casi si 
osserva costantemente che lo sfintere sigmoi- 
deo-ampollare si presenta come un anello ri¬ 
gido, al di sopra del quale si raccolgono feci 
dure e ammassate. 

Dalle considerazioni suesposte risulta cosi 


che nella funzione motrice del tubo digeren¬ 
te azione dominatrice l’avrebbero gli sfinteri, 
la cui regolazione, oltre che in rapporto col¬ 
l’attività del metabolismo del tessuto musco¬ 
lare stesso, e coi fattori esogeni già accennati 
è dipendente dalle condizioni chimiche e mec¬ 
caniche del contenuto. 

L’analisi della funzione pilorica ha gettato 
moltissima luce su questa importanza rego¬ 
latrice, che si compie in modo perfetto anche 
dopo isolato il tubo gastro-enterico da tutte 
le connessioni nervose. Il fatto che anche per 
riflessi a distanza possa esercitarsi un’influen¬ 
za sulla funzione pilorica non toglie valore 
al meccanismo della regolazione autoctona. 

Anche il funzionamento dello sfintere ileo- 
cecale è stato in questi ultimi anni bene il¬ 
lustrato specialmente per opera di Rutherford, 
Macewen e Short, che hanno fatto interessan¬ 
ti osservazioni in pazienti affetti da fistola cer¬ 
cale. La funzione dello sfintere ileo-cecale è 
anzitutto quella di prevenire il riflusso di un 
materiale molto ricco di sostanze tossiche e 
di batteri nel tenue, la cui parete, per il suo 
potere di assorbimento molto maggiore di 
quella del cieco, è molto meno atta a difen¬ 
dere l’organismo dall’invasione di sostanze 
tossiche; lo sfintere avrebbe anche lo scopo di 
impedire un troppo rapido passaggio del conte¬ 
nuto del tenue nel colon, che espone al perico¬ 
lo delle diarree per lo stabilirsi di grandi mo¬ 
vimenti del colon. Debbono esistere però mol¬ 
teplici compensi o adattamenti delle fibre cir¬ 
colari adiacenti allo sfintere; difatti nelle fisto¬ 
le dell’ileo, mentre in un primo tempo si ha 
fuoriuscita di materiale liquido, si ha poi in 
seguito gradualmente un materiale sempre pm 
povero di acqua e dall’aspetto fecale. 

Toennis ha studiato il comportamento del¬ 
lo sfintere in cani in cui aveva praticato una 
fistola sia nell’ileo che nel colon a pochi cen¬ 
timetri al di sopra e al di sotto di esso. Nor¬ 
malmente il materiale passa con un inter¬ 
vallo da sei a trenta secondi. Modificazioni 
della temperatura, reazione acida o alca¬ 
lina del contenuto del colon non hanno in¬ 
fluenza nella funzione sfinterica: si ammette¬ 
va prima che se il colon è ripieno di feci 
lo sfintere non si apre; ciò però è contrad¬ 
detto dalle ricerche di Donaldson nell uo¬ 
mo, dove ha osservato che il vuotamento 
dell’ileo nel colon continua anche in indi¬ 
vidui che hanno trattenuto la defecazione 
per quattro giorni. Heile, Cannon e White 
hanno osservato che irritando il colon o di¬ 
stendendo il cieco con un pallone il ritmo 
di vuotamento si rallenta: ciò corrisponde 
alla legge generale dell’apparecchio digerente 
che uno stimolo in qualunque punto tende a 
rallentare la progressione del contenuto situa¬ 
to a monte. Un eccesso d’introduzione di ac¬ 
qua accelera il ritmo di apertura dello sfinte¬ 
re e facilita un rapido riempimento del cieco: 


[Anno XXXIX, Num. 7] 


SEZIONE PRATICA 


251 


una dieta secca accelera il passaggio attra¬ 
verso la valvola ileo-cecale. La senna e la fe¬ 
nolftaleina accelerano il passaggio della val¬ 
vola ileo-oecale e determinano un più ra¬ 
pido svuotamento dell’ileo : nello stesso mo¬ 
do agiscono anche piccole dosi di calome¬ 
lano o soluzioni di solfato di sodio o ma¬ 
gnesio. La cascara invece agirebbe prevalen¬ 
temente sul cieco e modificherebbe poco 
il tempo di vuotamento dell’ileo. L’oppio 
poi rallenta notevolmente il tempo di vuo¬ 
tamento dell’ileo (ricerche di Beutenmuller 
sulla fistola cecale). La consistenza del mate¬ 
riale che fuoriesce dalla valvola a dieta mista 
è molle, a dieta liquida essa diminuisce anco¬ 
ra e diventa acquosa dopo somministrazione 
di sali lassativi. Berlatzki e lleile hanno dimo¬ 
strato che il latte accelera il ritmo di vuota¬ 
mente dell'ileo; (azione lassativa del lattosio?). 
Lina dieta ricca di cellulosa passa più ra¬ 
pidamente attraverso l’ileo (Schmidt, Lehman 
e Gibson) perchè la cellulosa stimola mecca¬ 
nicamente la peristalsi del tenue. 

Non c’è dubbio che per azione del sistema 
nervoso centrale o viscerale si possa determi¬ 
nare una paralisi od uno spasmo : però Elliot 
ha dimostrato che il taglio dei vaghi o dei pel- 
\ ici non ha nessuna importanza sulla funzione 
sfinterica e ciò parlerebbe per l’assenza di un 
controllo costante. Un forte stimolo degli 
splacnici provoca una contrazione dello sfin¬ 
tere; ciò è in accordo colle osservazioni cli¬ 
niche e radiologiche che hanno dimostrato che 
Linfiammazione degli organi del bacino provo¬ 
ca spesso un ritardo dello svuotamento dell'i¬ 
leo nel cieco. Uno stimolo invece del nervo 
mesenterico inferiore non determina alcuna al¬ 
terazione funzionale dello sfintere. Elliot e ivu- 
roda avrebbero osservato uno spasmo per azio¬ 
ne delladrenalina. La distruzione del midollo 
spinale o il taglio degli splacnici determinereb¬ 
bero una diminuzione del tono sfinterico, che 
però ha un carattere transitorio. 

Il problema dell’insufficienza dello sfinte¬ 
re è stato studiato sia sperimentalmente che 
radiologicamente. Cannon ha osservato nei 
gatti che se si trattiene il clistere per un 

certo tempo nel colon una parte di esso 
rigurgita nell’ileo. Nell’uomo, dopo il cli¬ 
stere di solfato di bario, si è osservato un 

certo rigurgito circa nel 60% dei casi, ciò 

che toglie oggi a tale fatto qualunque va¬ 
lore patologico : specialmente questo si ve¬ 
rifica se il clistere è trattenuto per un cer¬ 
to tempo. Da ricerche sperimentali risul¬ 

ta che il clistere di pulizia precedente all’e¬ 
same o il digiuno influiscono sul rigurgito; 
difatti Hannes ha osservato nei gatti portatori 
di fistole ileo-cecali che il digiuno determina 
costantemente il rigurgito. In condizioni fi¬ 
siologiche il rigurgito non deve essere molto 
frequente; non si può però negare che processi 
infiammatori della regione della valvola ileo- 
cecale possano favorire il rigurgito e determi¬ 


nare una propagazione a ritroso di un proces¬ 
so infiammatorio. L’invasione dei microrga¬ 
nismi dal cieco al tenue, mollo meno protetto, 
non può non avere ripercussioni sullo stato 
generale e locale : probabilmente però il tes¬ 
suto linfoide delle placche di Peyer rappre¬ 
senta una difesa contro i danni di questo ri¬ 
gurgito. 

Ilo voluto piuttosto a lungo diffondermi 
sul riflesso ileo- cecale sia perchè il problema 
della stitichezza e quello della diarrea sono 
intimamente legati alle alterazioni della sua 
funzione e poi perchè per analogia si possono 
trarre conclusioni sulla fisiopatologia degli 
sfinteri del colon e sia infine perchè le os¬ 
servazioni suddette possono servire di guida 
per uno studio della patologia del colon che 
ci permetterà di lumeggiare un capitolo così 
importante della patologia digestiva. 

Un più rapido svuotamento del tenue nel 
cieco, specialmente se brusco, determinando 
un vivo riflesso mienterico, potrà dare una 
spinta notevole alla progressione del conte¬ 
nuto del colon: così si comprende come una 
abbondante introduzione di cellulosa, determi¬ 
nando, come abbiamo accennato, un più ra¬ 
pido passaggio dal contenuto del tenue nel 
colon, potrà stimolare con facilità un grande 
movimento peristaltico, tanto più che la pro¬ 
duzione di gas dipendente dalla sua digestio¬ 
ne batterica determinerà . un rapido aumento 
di volume del contenuto cecale. Anche il..ra¬ 
pido passaggio nel cieco di materiale non di¬ 
gerito, per azione delle fermentazioni e pu¬ 
trefazioni, potrà stimolare una contrazione 
brusca del cieco-ascendente, che, se sarà ac¬ 
compagnata da un rilasciamento del trasver¬ 
so, determinerà una scarica diarroica. Se 
un rilasciamento del tono del trasverso non 
sarà possibile, in luogo di una scarica diar¬ 
roica si avranno intensi dolori colici. La fun¬ 
zione perturbatrice di un cattivo funziona¬ 
mento della valvola ileo-cecale sui fenome¬ 
ni normali e patologici del colon oltre che 
per il fattore massa, può esplicarsi per azio¬ 
ne di sostanze chimiche determinate. Accan¬ 
to al fattore meccanico debbono intervenire 
riflessi chimici che agiscono modificando la 
contrattilità del cieco-ascendente e il tono 
sfinterico: tali riflessi chimici sono determi¬ 
nati dalla natura delle sostanze introdotte e 
dai prodotti della scomposizione dovuti ai fer¬ 
menti e all’azione dei microrganismi. 

In questo giuoco reciproco tra contrattilità 
della zona intersfinterica e tono degli sfinteri 
è il fulcro della fisiologia e fisiopatologia del¬ 
la motilità del colon, le cui manifestazioni cli¬ 
niche sono specialmente la stitichezza, la diar¬ 
rea e le coliche. Così si comprende come una 
stessa causa possa determinare in alcuni casi 
una stitichezza, altre volte una diarrea, in al¬ 
tri casi infine il succedersi dei due disturbi. 
Per esejnpio una digestione incompleta o per 
deficienza di succhi digestivi o per ipermo- 





252 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 7] 


tilità del tenue potrà favorire una stitichezza 
ascendente determinando un aumento del to¬ 
no della zona sfinterica del trasverso (probabil¬ 
mente molto sensibile ai prodotti di scompo¬ 
sizione batterica dei prodotti alimentari non 
utilizzati); però se il difetto di digestione è 
eccessivo, se la quantità dei residui alimen¬ 
tari è notevole e se sopratutto intervengono 
prodotti di fermentazione o putrefazione con 
produzione di gas, che aumenti notevolmente 
la tensione del colon o ne irriti la sua mu¬ 
cosa, si potranno avere scariche diarroiche. 

Mentre nel colon prossimale i fattori de¬ 
terminanti la progressione sono specialmente 
di natura meccanica e chimica, nel colon di¬ 
stale le alterazioni del riassorbimento dell’ac¬ 
qua interverranno come fattori determinanti 
nella progressione del contenuto. Il rallen¬ 
tamento della circolazione portale che si ve¬ 
rifica nei pletorici e negli obesi o in mol¬ 
ti processi epatici, non permettendo una con¬ 
solidazione rapida delle feci, ostacolerà il loro 
passaggio nel sigma: se però l’accumulo di ac¬ 
qua sarà notevole, come si verifica per processi 
essudativi o in seguito all’uso di purganti sa¬ 
lini, un’esaltazione del riflesso mienterico sia 
di natura chimica che meccanica potrà de¬ 
terminare scariche diarroiche. Nei rallenta¬ 
menti del circolo portale la predominanza in 
alcuni casi della stitichezza in altri casi di 
diarrea è anche in rapporto alle osservazioni 
da me fatte sulla dipendenza del tono e della 
peristalsi del colon colla velocità del circolo 
portale. 

Il riempimento del sigma per rilasciamen¬ 
to del tono del discendente probabilmente sa¬ 
rà determinato dal grado di consistenza delle 
feci. Mentre un difetto di utilizzazione di ac¬ 
qua nel trasverso ostacolerà il passaggio nel 
sigma, un eccesso, come si verifica dopo su¬ 
dorazioni eccessive, nei vomiti, nei processi 
febbrili, potrà ostacolare la progressione per 
l’estrema secchezza delle feci; deve probabil¬ 
mente esistere un optimum di consistenza 
delle feci che regola il normale passaggio tra 
discendente e sigma. 

I rapporti però tra sigma e zona trasverso- 
discendente sono di intima natura e devono 
esistere supplenze funzionali notevoli. Così 
nell’ostacolo al circolo portale un aumento del 
tono sfinterico retto-sigmoideo, colle anasto¬ 
mosi tra circolo portale e emorroidarie infe¬ 
riori, renderà possibile una supplenza funzio¬ 
nale del sigma nell’utilizzazione dell’acqua; 
la congestione passiva del sigma sarà per suo 
conto un fattore notevole dell’aumento del to¬ 
no di questo sfintere: esso farà sì che l’utiliz¬ 
zazione dell’acqua diventi eccessiva e il pas¬ 
saggio delle feci nell’ampolla sia ostacolato. 

L’importanza delle zone sfinteriche del co¬ 
lon nella sua normale funzione di assorbi¬ 
mento e di motilità trova riscontro in tutto 
il tubo digerente. Così oltre al piloro e alla 


valvola ileo-cecale nel tenue sono stati de¬ 
scritti degli sfinteri in corrispondenza i 
tratto duodeno-digiunale e nella zona tra di¬ 
giuno e ileo : si avrebbero così varie zone di¬ 
stinte tra loro funzionalmente e separate da 
sfinteri. 

1) Il piloro limiterebbe la zona gastrica 
o zona di preparazione, in cui avviene lo spez¬ 
zettamento del cibo per la dissoluzione spe¬ 
cialmente del connettivo e delle fibre elasti¬ 
che dei tessuti animali e della sostanza ce¬ 
mentante le lamelle di cellulosa: qui si a- 
vrebbe inoltre la precipitazione della caseina 
in piccolissimi coaguli, e la frammentazione 
meccanica del cibo per opera specialmente 
della potente muscolatura antrale; 

2) zona duodenale o digestiva, dove si ha 
l’intimo e graduale rimescolamento dei suc¬ 
chi digestivi colle piccole quantità di chimo 
che periodicamente passano attraverso il pi¬ 
loro; essa sarebbe regolata dalla zona sfinte¬ 
rica situata in corrispondenza dell’angolo duo¬ 
deno-digiunale; 

3) zona dell’utilizzazione immediata o di¬ 
giunale, dove si ha il rapido riassorbimento 
delle sostanze facilmente assorbibili, glucosio, 
peptone ; 

4) zona della utilizzazione più lenta: ul¬ 
time anse dell’ileo: digestione della carne ma 
sopra tutto dell’amido che, specialmente se ri¬ 
vestito di grasso, deve essere liberato dal suo 
involucro mediante il processo di scissione e 
saponificazione; 

5) zona di ricupero del materiale indi¬ 
gerito nel passaggio attraverso le zone prece¬ 
denti o per eccesso d’introduzione o per difet¬ 
to di masticazione o per scarsità dei succhi 
digestivi o dei loro attivatori. Zona di elabo¬ 
razione della cellulosa; 

6) zona di ricupero dell’acqua (colon tra¬ 
sverso e discendente); 

7) zona dell’accumulo dei rifiuti e di sup¬ 
plenza nell’assorbimento dell’acqua (sigma). 

Nota. — La fine dell'intereseantt? studio del prof. P- 
Aleeeandrini verrà pubblicata in un prossimo numero, 
destinato, come quello attuale, agli organi digerenti. 


•f* Ricordiamo l'Interessantissima monografia .* 

Dott. Prof. PIETRO CILBERTI 

Docente di Clinica Chirurgica nella E. Università di 
Milano — Direttore della Sezione Chirurgica del¬ 
l’Istituto Palazzolo-Bergamo. 

Gastropatie e Gastroenterostomia. 

Studio clinico radiologico operativo 

(Con 4 radiografìe e 6 disegni semi schematici origd- 
nali di Anatomia Chirurgica, nonché la bibliografia 
sull'argomento dal 1881, epoca della prima gastro¬ 
cnterostomia, ad oggi). 

Un volume nitidamente stampato su ottima carta, 
di circa 125 pagine (N. 19 delle nostre Monografie Me¬ 
dico-Chirurgiche d’attualità, Collezione del « Policli¬ 
nico »). Prezzo L. 15, più le spese postali di spedi¬ 
zione. Per i nostri abbonati sole L- 1 3,9 0 m porto 
franco. 

Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
etale Succursale diciotto, ROMA. 







[Anno XXXIX, Num. 7] 


SUZIONE PRATICA 


253 


LAVORI ORIGINALI. 

Ospedale Civile di Belluno 

Il timpanismi epatico, sintoma precoce di 
perforazione dell’ulcera gastroduodenale 

per il prof. Gino Pieri, chirurgo primario. 

Nella chirurgia di urgenza iJ problema dia¬ 
gnostico delle affezioni acute della metà de¬ 
stra dell’addome si presenta talora difficile so- 
pratutto per quanto riguarda la diagnosi dif¬ 
ferenziale fra peritonite da appendicite acu¬ 
ta e perforazione di ulcera gastrica o duo¬ 
denale. 

Ambedue le sindromi insorgono di solito 
repentinamente e con violenza di fenomeni che 
nei casi di peritonite da perforazione dell’ap¬ 
pendice o cangrena di questa può ben lascia¬ 
re in dubbio rispetto alla possibilità di una 
perforazione di ulcera gastrica o duodenale. 

Si aggiunga che i dolori iniziali dell’ap¬ 
pendicite hanno abitualmente, per ragione di 
riflessi nervosi, un riferimento soggettivo epi¬ 
gastrico, e che i dolori da perforazione del- 
1 ulcera gastrica o duodenale rapidamente si 
diffondono alla fossa iliaca destra per il di¬ 
scendere de] contenuto gastrico verso destra 
lungo il mesocolon; onde talora la diagnosi 

differenziale fra le due affezioni può risultare 
incerta. 

Eppure è di fondamentale importanza di¬ 
scriminare al più presto possibile l’elemento 
causale della peritonite, poiché se nell’appen¬ 
dicite acuta l’indugio di qualche ora nell’at¬ 
tesa del chiarirsi della diagnosi può non avere 
importanza decisiva per il destino del malato, 
nei casi di perforazione di ulcera gastrica o 
duodenale ogni ora che passa nell’indugio ag¬ 
grava irreparabilmente la prognosi per il pa¬ 
ziente. 

È ben vero che nel dubbio è giustificata la 
laparatomia esplorativa, ma questa deve essere 
nettamente orientata topograficamente, sotto 
pena di costringere a incisioni multiple, le qua¬ 
li in pazienti in condizioni precarie non pos¬ 
sono che avere funesta influenza. 

Nei frequenti interventi del genere da me 
eseguiti io ho rilevato, praticando l’esame ob¬ 
biettivo preventivo del paziente, un sintoma 
che mi ha permesso di portare con sufficien¬ 
te sicurezza la diagnosi preoperativa di peri¬ 
tonite da perforazione di ulcera gastrica o 
duodenale; esso consiste nella constatazione 
della scomparsa dell’ottusità epatica nella par¬ 
te anteriore dell’organo: la percussione in 
tali casi fa rilevare, a livello dell’aia epatica, 


un timpanismo che si estende verso destra 

fino alla linea ascellare anteriore o ascellare 
media. 

L interpretazione di tale sintoma appare ba¬ 
nale; 1 aria contenuta nello stomaco fuorie¬ 
sce dalla perforazione e si accumula nella par¬ 
te più alta del cavo peritoneale, fra la cupola 
diaframmatica e il fegato. 

È molto probabile che questo sintoma sia 
stato rilevato da altri, tanto la sua constata¬ 
zione è ovvia e la sua interpretazione sicura; 
tuttavia ho pensato che valesse la pena di ri¬ 
chiamare su di esso l’attenzione, senza aver la 
pretesa di dir nulla di nuovo. 

In una revisione delle storie cliniche dei 
pazienti da me operati di perforazione di ul¬ 
cera gastrica o duodenale nell’Ospedale Ci¬ 
vile di Belluino, io ho potuto constatare che 
su 19 operati 11 presentavano questo sinto¬ 
nia, ina nei restanti 8 operati non risulta 
dall esame obbiettivo che sia stata praticata 
la percussione del fegato, e ciò per la som¬ 
marietà dell esame obbiettivo dovuto o ad as¬ 
soluta sicurezza della diagnosi clinica, o a 
negligenza. 

Comunque io .stralcierò i dati più essen¬ 
ziali — dal punto di vista del sintomo in que- 
stione — dalle storie cliniche degli undici pa¬ 
zienti in cui esso fu rilevato. 


*• ~ T * inumilo, eli anni Gl, bracciante. 

Oa due anni a intervalli, dolori epigastrici. Alle 
°re 9 del 12 ottobre 1923 è stato colto da dolori 
addominali violentissimi, con conati di vomito 

Lo stesso giorno viene condotto all’Ospedale ove, 
dieci ore dopo l’inizio dei dolori, si constata il 
lipico quadro della peritonite diffusa « Aia epatica 
diffusamente timpanica ». 

All operazione si constata «nel duodeno a un 
dito trasverso dal piloro e presso il suo margine 
superiore, un ulcera con una perforazione gran¬ 
de quanto una lenticchia ». 


Caso II. _ De P. Umberto, di anni 64, bosca¬ 
iuolo. 

Senza precedenti disturbi apprezzabili, la mat¬ 
tina del 20 dicembre 1928 viene colto da vivissimi 
nolori addominali diffusi, che alla palpazione si 
dimostravano più vivi nella metà superiore; vo¬ 
mitò due volte. 

Visitato nel pomeriggio, alle ore 16, si consta¬ 
to, oltre il reperto della peritonite acuta, che 
« 1 aia epatica è in gran parte timpanica ». 

Alla operazione « sollevato il fegato si scorge 
una perforazione duodenale presso il margine su¬ 
periore, a due centimetri dal piloro, del diametro 
di 2 o 3 millimetri ». 


Gaso III. — De M. Giovanna, di anni 67 casa¬ 
linga. 

Da qualche anno pirosi intensa, eruttazioni aci¬ 
de, dolori talvolta intensi, in apparenza indipen¬ 
denti dai pasti. La mattina del 25 dicembre 1929 
venne colta improvvisamente da dolori intensi al¬ 
l’epigastrio e mesogastrio. 




254 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 7 ) 


Giunge in Ospedale alle ore 19. Dolori vivi alla 
palpazione della metà destra dell’addome; « aia 
epatica timpanica ». 

All'operazione « si scopre sul duodeno, subito 
al di là del piloro, una perforazione grossa come 
una lenticchia, al centro di un’ulcera callosa ». 

Gaso IV. — R. Giuseppe, di anni 43, casaro. 

Nel settembre 1930 cominciò a soffrire di dolori 
epigastrici che durarono qualche settimana e si 
ripeterono altre volte alternandosi a periodi di 
benessere, quando alle 22 del 3 febbraio 1931 ri¬ 
comparvero improvvisamente intensissimi e con 

vomito. 

Giunge in Ospedale 23 ore dopo l’accidente. 
Sintomi di grave peritonite diffusa. « Aia epatica 
in parte timpanica ». 

Operazione: «Sulla parete anteriore dello sto¬ 
maco, in prossimità del terzo inferiore della pic¬ 
cola curvatura, un foro tondeggiante del diame¬ 
tro di un centimetro circa, corrispondente al cen¬ 
tro di una grossa ulcera callosa ». 

C A so V. — T. Gino, di anni 24, chauffeur. 

Alle ore 9,30 del 24 giugno 1931, sembra senza 
precedenti disturbi addominali, fu colto improv¬ 
visamente da dolori violentissimi a caratteri di 
crampo riferiti dal paziente alla regione ombeli¬ 
cale e all’epigastrio; ebbe vomito. 

Visitato dopo 3 ore, oltre ai sintomi peritonitici 
si rileva « timpanismo dell’aia epatica nella sua 
parte anteriore, a cominciare dalla ascellare ante¬ 
riore ». 

L’operazione dimostra « pochi millimetri al di 
là del piloro, al centro della parete duodenale, una 
perforazione grossa come una testa di spillo, cor¬ 
rispondente ad un’ulcera ». 

Caso VI. — T. Carlo, di anni 56, cameriere. 

Da 8 anni dolori epigastrici sempre più fre¬ 
quenti e intensi, che cessavano di solito in se¬ 
guilo all’ingestione di cibo per ricomparire circa 
due ore dopo; negli ultimi tempi talora seguiti da 
.vomito. Alle ore 2 del 4 giugno 1931 il dolore ri¬ 
comparve improvvisamente più violento del solito, 
non più attenuatile dai soliti calmanti. 

Alle ore 10 l’esame rileva il quadro di una peri¬ 
tonite acuta diffusa; « aia epatica timpanica in 

parte ». . 

Alla operazione <c presenza di una perorazione 

tondeggiante, del diametro di 2 millimetri, sulla 

faccia anterosuperiore della prima porzione del 

duodeno ». 

Gaso VII. — De L. Felice, di anni 53, contadino. 
Da 20 giorni soffriva di dolori epigastrici, che 
comparivano dopo i pasti. Alle ore 16 del giorno 
9 luglio 1931 essi divennero intensissimi, con vo- 

miti. , . .. 

Giunge all’Ospedale alle ore 12 del 10 luglio. 

Addome vivissimamente e diffusamente dolente. 

«Aia.epatica timpanica». 

All’operazione « si scopre il duodeno e si con¬ 
stata una perforazione grossa quanto una testa di 
spillo sulla faccia anterosuperiore, a 2 centimetri 
circa dal piloro ». 

Gaso Vili. — P. Giuseppe, di anni 30, brac- 
ciante 

Tre anni prima per un periodo di circa 2 mesi 
dolori epigastrici aumentanti dopo i pasti, pirosi, 
eruttazioni acide. 


Alle ore 16 del 30 luglio 1931 dolore improvviso 
epigastrico, che ò divenuto sempre più intenso, a 
tipo di crampo ripetentesi a brevi intervalli. 

L’esame obbiettivo (ore 10 del 31 luglio) rileva 
i sintomi di una peritonite acuta diffusa; « la per¬ 
cussione dell’aia epatica la dimostra timpanica 
fino alla linea ascellare media ». 

Alla operazione « il duodeno è fisso in profon¬ 
dità; a tre dita dal piloro, sulla faccia antero¬ 
superiore del duodeno si constata la presenza di 
un’ulcera perforata al centro; la perforazione ha 
un diametro di 30 millimetri ». 

Gaso IX. — D. Giov. Battista, di anni 52, mu¬ 
ratore. 

Da due mesi dolori epigastrici con senso di bru¬ 
ciore intenso, eruttazioni acide, conati di vomitò 
e vomito; i dolori scomparivano in seguito all’in¬ 
gestione di cibo. Alle ore 16 del 30 ottobre 1931 
dolore improvviso violentissimo al centro dell'ipo¬ 
gastrio, che si diffuse rapidamente a tutto l’ad¬ 
dome. 

L’esame obbiettivo (ore 19 del 31 ottobre) con¬ 
stata una grave peritonite acuta. « La percussione 
del fegato dimostra timpanismo che giunge la¬ 
teralmente fino alla ascellare anteriore». 

All’operazione si scopre « la perforazione (del 
diametro di pochi millimetri) di un’ulcera situata 
sulla faccia anteriore del duodeno subito al disotto 
del piloro ». 

Gaso X. — D. B. Cesare, di anni 42, meccanico. 

Da circa 12 anni a periodi disturbi della dige¬ 
stione: dolori epigastrici che si attenuavano con 
l'ingestione di cibo, con pirosi e eruttazione acide. 

Alle ore 15 del 14 novembre 1931 violento do¬ 
lore con conati di vomito. 

Circa 20 ore dopo presenta sintomi di perito¬ 
nite acuta diffusa; « la ottusità epatica è scom¬ 
parsa anteriormente fino alla mammillare ». 

L’operazione dimostra « una perforazione di 2 
millimetri sulla faccia anteriore del duodeno su¬ 
bito al di là del piloro ». 

Ecco dunque 9 casi di ulcera duodenale e 
1 caso di ulcera gastrica perforate, control¬ 
late con la operazione, nei quali il timpani¬ 
smo dell’aia epatica, fino all ascellaie ante¬ 
riore o all’ascellare media, fu rinvenuto co¬ 
stantemente all’esame clinico; la perforazione 
datava, al momento dell esame, da poche ore 
a poco più di un giorno. 

I rilievi più precoci furono eseguiti nel caso 
V (dopo 3 ore) e nei oasi II e VI (dopo 8 ore). 
Ciò fa pensare che l’accumulo di gas, e quin¬ 
di il timpanismo che ne è l’epifenomeno se- 
miologico, si (Stabilisca immediatamente do¬ 
po la perforazione. 

L’ll° caso in cui tale sintonia fu rilevato 
presenta uno speciale interesse, onde vale la 
pena di riferirlo meno sommariamente. 

Caso X. — T. Ingenuino, di anni 47, falegname. 

Da 20 giorni ha cominciato ad accusare distur¬ 
bi a carico dell’apparato digerente: inappetenza, 
dolori addominali talora abbastanza intensi ma 





[Anno XXXIX, Num. 7] 


SEZIONE PRATICA 


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senza precisa localizzazione, non vomito, .alvo 
stitico. 

La mattina del 16 settembre 1929, alle ore 9, 
mentre stava lavorando, venne colto improvvisa¬ 
mente da dolori vivissimi all’addome, più accen¬ 
tuati all’epigastrio e all’ipocondrio destro; non 
vomito, non temperatura febbrile. 

Viene dal suo medico inviato in Ospedale, ove 
giunge alle ore 18, dopo un lungo trasporto di 
oltre due ore in automobile. 

All'arrivo in Ospedale il paziente è tranquillo, 
e i dolori sono molto diminuiti di intensità, e 
nelle ultime ore si sono verificati a intervalli più 
o meno lunghi. 

L esame obbiettivo dimostra: condizioni di nu¬ 
trizione buone, sensorio lucido, polso 88, tempe¬ 
ratura 36°,4 c. Nulla a carico dei polmoni e del 
cuore. All’esame dell’addome si constata dolora¬ 
bilità piuttosto viva alla palpazione dell’ipocon¬ 
drio destro, con difesa alla pressione a livello del 
punto cistico e delle sue vicinanze. La percussione 
del fegato dimostra scomparsa dell’aia di ottusità 
epatica fino alla linea ascellare anteriore. 

L anamnesi e l’esame clinico facevano propende¬ 
re per la diagnosi di colecistite, o meglio di colica 
epatica (da litiasi ?), ma la constatazione del tim¬ 
panismo epatico rendeva tale diagnosi non del 
tutto soddisfacente. Si pensò di affidare alla ra¬ 
diografia la soluzione del problema. 

La mattina del 17 settembre il radiologo (prof. 
Lapenna) avendo constatato in un esame prelimi¬ 
nare « presenza di gas sotto il diaframma, sia a 
destra che a sinistra, e discreta quantità di gas 
diffuso nell addome », si rifiutò, giustamente, di 
somministrare il pasto opaco. E lo scrivente con¬ 
fermato da ciò nei dubbio che potesse trattarsi di 
una perforazione di ulcera obliteratasi spontanea¬ 
mente, decise l’intervento. 

Il 18 settembre in narcosi eterea si pratica una 
laparatomia mediana sopraombelicale. Si trova il 
duodeno ricacciato in allo sotto il fegato, ove si 
trova I omento arrossato, fisso contro il duodeno e 
ricoperto da una chiazza di essudato fibrinopu- 
rulenlo. Si pratica una gastrodigiunoslomia poste¬ 
riore transmesocolica. Sutura totale della incisione 
laparotomia. 

Seguì normale guarigione. 


dominale e fegato; oppure esso si osserva nel¬ 
lo stadio terminale, quando il peritoneo si 
riempie di gas fetidi sviluppatisi sotto l’azio¬ 
ne degli anaerobi. 

11 timpanismo epatico da perforazione di 
ulcera gastrica o duodenale è invece un sin¬ 
tonia precocissimo: il suo valore è massimo 
nelle prime 24 ore, quando la .diagnosi dif¬ 
ferenziale rispetto alla peritonite da appendi¬ 
cite e più difficile, e l’intervento chirurgico è 
più proficuo. 

RIASSUNTO. 

In undici casi di peritonite da perforazio¬ 
ne di ulcera gastrica o duodenale nel prati¬ 
care 1 esame obbiettivo l’A. ha constatato co¬ 
stantemente scomparsa dell’aia di ottusità e- 
patica anteriormente fino alla linea ascellare 
anteriore o media di destra, timpanismo che 
appare dovuto alla fuoriuscita di aria dallo 
stomaco nel cavo peritoneale attraverso la 
perforazione. 

L’A. pensa elio tale sintoma, che si veri¬ 
fica fin dalle prime ore della perforazione, 
possa avere un notevole valore clinico per dif¬ 
ferenziare precocemente la peritonite acuta 
da perforazione di ulcera da quella da appen¬ 
dicite; in questa la scomparsa dell’ottusità e- 
patica si verifica abitualmente nello stadio 
terminale, per interposizione fra fegato e pa¬ 
rete addominale dell’intestino meteorico, o 

per sviluppo intraperitoneale di gas da anae¬ 
robi. 


Importante monografia : 

Prof. DARIO MAESTRINI e Dott. MARIO MUZII 

Direttore e Medico Primario Specialieta radiologo 

nell’Ospedale Civile di Teramo 

LE DOLICOCOLIE 


In questo caso dunque, nel quale molti e- 
lementi facevano pensare a una probabile af¬ 
fezione delle vie biliari quale causa dei di¬ 
sturbi, la constatazione del timpanismo epa¬ 
tico permise una rettificazione della diagnosi, 
facendo sospettare una perforazione del duo¬ 
deno spontaneamente obliteratasi per occlu¬ 
sione omentale. 

Se ora torniamo aj punto di partenza di 
questa discussione, e cioè alla possibilità di 
diagnosticare una peritonite da perforazione 
gastroduodenale in base alla scomparsa più o 
meno estesa dell’aia di ottusità epatica, dob¬ 
biamo fare un’ultimo rilievo, e cioè che an¬ 
che nella peritonite appendicolare può verifi- 
carsi il timpanismo epatico, ma ciò solo nel 
periodo avanzato della malattia, quando cioè 
si verifica la paralisi intestinale secondaria, 
con meteorismo e interposizione dell’inlesti- 
no (rii solito colon trasverso) fra parete ad¬ 


òtudio Clinico e Radiologico. 

Con 58 figure intercalate nel testo. 

Prefazione con lettera del Prof. Sen. C. B. Queirolo. 

SOMMARIO DEL VOLUME. — Prefazione. — Gap. I. Brevi 
considerazioni sui fattori della stitichezza abituale, pa. 
gine 1 a 23. Cap. II. Stato attuale delle nostre cono* 
scenze sulle dolicocolie a) Storia; b) Patogenesi: c) Cli¬ 
nica; d) Radiologia, pag. 24 a 47. — Cap. III. Osserva¬ 
zioni personali sulle dolicocolie, pag. 48 a 76. — Cap. IV. 
Segni clinici delle dolicocolie osservate: a) Dolore; 
o) Meteorismo complicazioni; c) Dannose conseguenze 
delle dolicocolie (anormali posizioni di tratti intestinali, 
complessioni, angolazioni); d) Stitichezza; e) Febbre- 
J) Qualche sintomatologia rara, pag. 77 a 89. — Cap. V. 
Reperti radiologici delle dolicocolie osservate.- a) Doli- 
coealie universali; b) Dolicocolie parziali; c) Dolicocolie 
e megacolie; d) Doppia funzione del colon, pag. 90 a 92 
G^P- .;. L , Le dolicocolie pure, considerate come fattore 
di stitichezza abituale : a) Funzioni proprie del colon; 
o) Formazione delle feci e loro composizione; c) Stimolo 
fisiologico dell evacuazione; d) Importanza della sem¬ 
plice lunghezza anormale del colon come fattore di sti- 
tichezza abituale, pag. 93 a 108. - Cap. VII. Terapia 

ni ® 1'K?® 01 "fi, pag - 109 a m : ~ Gap. Vili. Conclusio- 
ne, pag. 112 a 116. — Cap. IX. Bibliografie, pag. 117 a 120. 

Volume di pagg. VIII-120, nitidamente stampato in carta 

7 ivìnA ÌC p la ’ • Pr t ez - zo i 20 Più le spese postali di spedi¬ 
zione. Per i nostri ab bonati sole L. 1 8 in porto franeo. 

Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
stale Succursale diciotto, ROMA. 






















256 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 7] 


NOTE E CONTRIBUTI. 

Ospedale S. Giovanni di Dio - Tivoli 

Sulla cura degli stati tossici nelle occlu¬ 
sioni intestinali e nelle peritoniti acute 
mediante le soluzioni ipertoniche cloni¬ 
ro-sodiche. 

Doti. Carlo Colucci, chirurgo direttore. 

L’uso delle soluzioni ipertoniche clorurate 
nelle sindromi tossiche della occlusione inte¬ 
stinale, specie alta, è divenuto di uso abba¬ 
stanza comune dopo i lavori in prevalenza 
americani (il metodo porta il nome di ITa- 
den e Orr) e poi quelli francesi. 

La base biochimica di tale terapia è data 
dal fatto che si è constatato, e tale constata¬ 
zione appare indiscussa, esistere in tali forme 
una netta ipocloruremia. Per Iladen e Ori- i 
cloruri del sangue si combinerebbero con i 
prodotti tossici per dare un nuovo prodotto 
non tossico. Molti invece attribuiscono la de¬ 
ficienza dei cloruri nel sangue ai vomiti ripe¬ 
tuti; ma sperimentalmente è stata constatata 
l’ipocloruremia in animali con occlusione in¬ 
testinale che non avevano mai vomitato. 

L’organismo del malato di occlusione inte¬ 
si inale che presenta dunque, insieme con al¬ 
tre modificazioni umorali (aumento dell’azo- 
1 ernia, aumento della riserva alcalina) questa 
cloruropenia del sangue e, per i vomiti ripe¬ 
tuti, una intensa disidratazione, ha bisogno di 
ricevere abbondantemente acqua e cloruro di 
sodio. Sembra che l’ipocloruremia rappresen¬ 
ti il fatto predominante delle perturbazioni 
umorali; con l’aumento dei cloruri si nota 
diminuzione progressiva, fino alle cifre nor¬ 
mali, dell’azotemia e della riserva alcalina. 

À fornire l’organismo di acqua e di cloruro 
di sodio si potrebbe provvedere con l’uso di 
abbondanti soluzioni isotoniche saline (5-G li¬ 
tri per giorno: metodo di White). Per ottene¬ 
re una più rapida concentrazione di cloruri 
nel sangue sembra più indicato introdurre per 
iniezioni endovenose soluzioni ipertoniche di 
cloruro di sodio (10-20 %), praticando con¬ 
temporaneamente ipodermoclisi, rettoclisi di 
soluzioni isotoniche. 

Dapprima nella chirurgia sperimentale e 
poi nella chirurgia umana tale terapia si è 
affermata; più precocemente essa verrà isti¬ 
tuita, insieme con l’atto operatorio, più be¬ 
nefici saranno i risultati, fino ad avere, di¬ 
cono alcuni autori, una vera risurrezione del¬ 
l’ammalato. 

Dirò più oltre delle modalità, delle dosi e 
delle eventuali controindicazioni. 


Ho avuto occasione di adoperare in qualche 
caso di occlusione intestinale questa terapia 
antitossica. Sono in tutto tre casi; purtroppo 
però in due di essi si trattava di pazienti mol¬ 
to gravi nei quali l’insuccesso non si è evita¬ 
to e l’efficacia del metodo non mi si è rivelata 
nemmeno attraverso un fugace miglioramen¬ 
to; qualche risultato pare si sia avuto nel 3° 
caso. 

Fxcoli riportati brevemente: 

I. — B. 0., a. 36 (nov. 1930). — Diagnosi: Pre¬ 
gressa stenosi intestinale alta, in fase di occlu¬ 
sione. Stato gravissimo. Si pratica una iniezione 
endovenosa di 10 cc. di cloruro di sodio al 10 % 
come preparazione all’atto operatorio e una ipo¬ 
dermoclisi. Nessun miglioramento. L’operazione in 
anestesia locale dimostra tumore completamente 
occlusivo a 40 cm. dall’ansa di Treitz. Entero-en- 
tero-anastomosi. Si fa seguire all’intervento un’al¬ 
tra iniezione endovenosa di NaCl e un’altra ipo¬ 
dermoclisi e una fleboclisi. Morte dopo 12 ore. 

II. — M. V., a. -50 (genn. 1931). — Nove anni 
fa ebbe una coltellata nella regione iliaca destra 
per cui fu operato di laparotomia. Da quattro 
giorni occlusione intestinale completa con vomito 
fecaloide. Viene subito operato in anestesia locale. 
L’operazione consistè nel sezionare una robusta 
briglia che strozzava a cingolo l’ultimo tratto del¬ 
l’ileo e nel vuotamento e consecutiva fistolizza- 
zione dell’intestino. Subito dopo l’intervento due 
fiale di NaCl al 10% (10 cc. per fiala); fleboclisi, 
rettoclisi, ipodermoclisi cardiocinetici. Condizioni 
sempre gravi; non miglioramento. Morte dopo 
36 ore. 

III. — B. T., a. 16. Quattro anni fa fu operata 
per peritonite purulenta in seguito a trauma ad¬ 
dominale. Viene ricoverata in ospedale con dolori 
addominali, vomiti ripetuti, essiccamento, feno¬ 
meni di tetania. Si ha l’impressione di una ga¬ 
strite acuta (la p. ha mangiato un gran numero 
di pesche il giorno precedente). Non segni locali 
a carico dell’addome; polso 130, piccolo. Un cli¬ 
stere fa scaricare discreta quantità di feci e la 
paziente emette un po’ d’aria. Si pratica una inie¬ 
zione endovenosa di cloruro di sodio (10 cc. al 
10 %), una iniezione endovenosa di calcio; ipoder¬ 
moclisi gr. 1000; a mezzanotte viene ripetuta la 
iniezione endovenosa di cloruro di sodio. Scom¬ 
paiono la contrazione delie mani e i crampi mu¬ 
scolari. La frequenza del polso scende a 100, la 
pressione aumenta, lo stato generale migliora; non 
vomiti. Nella mattina seguente le condizioni sono 
nuovamente peggiorale; il polso è aumentato di 
frequenza (118), piccolo. Si ripresenta il vomito 
che ha odore leggermente intestinale. Si deve mo¬ 
dificare la diagnosi per la presenza di contrazione 
di un’ansa intestinale nella regione periombeli¬ 
cale sinistra, in vicinanza dell’antica cicatrice. Si 
decide senz’altro l’intervenlo che si fa precedere 
da un’altra iniezione endovenosa di cloruro di so¬ 
dio. Dopo poco tempo da questa le condizioni mi¬ 
gliorano; quando si opera, circa 2 ore dopo la 
iniezione di NaCl, il polso della paziente ha una 
frequenza di 98 pulsazioni, pressione discreta. 
L’operazione dimostra imbrigliamento da una 
spessa lacinia omentale del digiuno a 50 cm. dal 
Treitz. 


[Anno XXX7X, Nuar. 7] 


SEZIONE PRATICA 


257 


Subito dopo l’intervento polso piccolo, filiforme. 
Ipodermoclisi oOO; altra iniezione di cloruro di 
sodio (endovenosa: 10 cc. al 10%). Miglioramento 
delle condizioni generali. Emissione di aria dopo 
24 ore. Dopo 36 ore somministrazione di un pur- 
gente oleoso e scariche abbondanti. Guarigione. * 

In questo caso, nell attesa dell’intervento 
che fu ritardato di qualche ora, non sembran¬ 
do nei primi momenti certa la diagnosi di 
occlusione, per 2 volte l’introduzione di clo¬ 
ruro di sodio in dosi concentrate fu seguita 
da un netto miglioramento dello stato gene¬ 
rale della paziente, evidente per la diminuita 
frequenza del polso e aumentata pressione va- 
sale. Subito dopo l’intervento, quando fu ri¬ 
petuta la iniezione di NaCl, con una ipoder¬ 
moclisi, le condizioni generali gravi si rialza¬ 
rono subito. Il decorso operatorio fu in segui¬ 
lo dei più semplici. 

★ 

★ ★ 

La somiglianza delle sindromi tossiche che 
si osservano nei malati di peritonite acuta e 
negli occlusi intestinali, specie per quanto ri¬ 
guarda tono vascolare, disidratazione dell’or¬ 
ganismo, mi ha portato a sperimentare l’uso 
di tali soluzioni in vari casi di peritonite acu¬ 
ta, contemporaneamente o precedentemente 

operati. È infatti da ritenersi che la sofferen¬ 
za dell’organismo nelle due forme, a parte il 
lattore infettivo o settico che può non esiste- 
ie nei primi giorni di una occlusione ed è in- 
vec e molto importante nelle peritoniti, dipen¬ 
da delle stesse cause e cioè : riassorbimento 
di prodotti tossici dall’intestino paralitico od 
occluso, disidratazione dell’organismo per vo¬ 
miti ripetuti, ipocloruremiia. La terapia che io 
avevo iniziata sulla base di una analogia cli¬ 
nica ha però un presupposto scientifico. 

In un lavoro di Bich (luglio 1931) ritrovo 
dei dati sulle modificazioni del lasso dei clo¬ 
ruri nel sangue totale e nel plasma che egli 
ha studiato in ammalati che avevano subito 
interventi operatori, di cui vari addominali, 
ma non presentavano stati di speciali tossico¬ 
si. Secondo Bich non si può parlare di una 
diminuzione assoluta dei cloruri nel sangue 
nel periodo post-operatorio. Vi sono variazio¬ 
ni invece di un coefficiente dato dal rapporto 
tra concentrazione dei cloruri nel plasma e 
concentrazione dei cloruri nel sangue totale. 
Le variazioni di tale coefficiente sono in 
rapporto con le variazioni dell’azotemia e del¬ 
la riserva alcalina e sono attribuibili forse al 
meccanismo autoregolatore dell’equilibrio aci¬ 
do-basico del sangue. Bich pensa sia necessa¬ 
rio prendere in considerazione gli scambi tra 
plasma e rene, regolati oltre che dall’introdu¬ 
zione nell’organismo, anche dai liquidi in¬ 


terstiziali che rappresentano un deposito di 
cloruri dove il sangue si rifornisce a secondo 
dei bisogni. Veli operato, specie addominale, 
avviene un processo di autodisassimilazione 
analogo a quanto avviene in un soggetto man¬ 
tenuto a dieta aclorurata, anzi il processo vi 
è più intenso per lo shock subito. Secondo VX. 

1 eliminazione di cloruri nell’urina resta mi¬ 
nima nei primi sei, sette giorni, con un 
minimum al 3°-4" giorno. Invece dopo qual¬ 
che ora dall’operazione e dopo un fugace au¬ 
mento che può mancare, si constata solo per 
24-28 ore una diminuzione dei cloruri del 
pltasma (tranne pare nei malati operati in ra- 
« hiancstesia nei quali dopo una scarsa dimi¬ 
nuzione si ha nelle prime 24-28 ore aumento) 
mentre si osserva in genere un aumento del¬ 
la loro concentrazione nel sangue totale. I 
primi cloruri introdotti sono quindi trattenu¬ 
ti dall organismo e finché l’organismo non 
ne è saturo la loro concentrazione nel san¬ 
gue non ha alcun rapporto con l’eliminazio¬ 
ne per via renale. Tale comportamento in¬ 
duce ad 'ammettere che i cloruri nel periodo 
postoperatorio sarebbero diminuiti nell’orga¬ 
nismo, specie nei malati operati nell’addome, 
nei quali lo stato di intossicazione cui essi 
vanno soggetti (per shock, paresi intestina¬ 
le) contribuisce all’impoverimento. In con¬ 
clusione dal concetto dell’autore si desume 
che l’organismo dell’operato, specie dell'ope¬ 
rato sull’addome, ha bisogno dell’introduzio¬ 
ne di cloruro di sodio e che tale bisogno è au¬ 
mentato se esiste shock o esistono cause in¬ 
tossicanti (paresi intestinale). 

Dallo stesso lavoro di Bich ritraggo i se¬ 
guenti dati: Varela Fuentes e 0. Rubino han¬ 
no messo in eAÙdenza che negli interventi 
sull’addome, icomplicati da reazione perito¬ 
nale, fu rilevata nel sangue una forte dimi¬ 
nuzione del cloruro sodico. 

Mairano spesso ha rilevato dopo interventi 
chirurgici sull’addome mia diminuzione più 
o meno accentuata del cloruro di sodio ema¬ 
tico. L’ipocloruremia è più grave nelle ma¬ 
lattie che comportano un intervento di natu¬ 
ra grave e quando il decorso è complicato 
dalla comparsa di paralisi intestinale post-ope¬ 
ratoria e dall’insorgenza di vomiti. 

Estol ha osservato in alcuni casi di paresi 
intestinale postoperatoria l’acloruria; egli si 
domanda se questo è un fenomeno tossico se¬ 
condario alla paresi intestinale o se invece 
quest'ultima non deve essere considerata co¬ 
me conseguenza dellacloruria. 

Già negli anni intercorsi dal 1924 al 1927, 
nel mio servizio dapprima come assistente e 
poi come aiuto del prof. Oreste Margarucci 













258 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 7] 


al II Padiglione del Policlinico di Roma, io 
•avevo imparato ad usare, per consiglio ap¬ 
punto del prof. Margarucci, delle istillazioni 
rettali di 500 gr. di soluzione ipertonica clo- 
ruro-sodica al 7 % in ammalati addominali, 
operati per sindromi acute o meno, che pre¬ 
sentassero fenomeni di paresi intestinali. 

Le soluzioni ipertoniche per via digestiva 
furono usate da R. L. Haden e Th. G. Orr 
nelle occlusioni intestinali sperimentali; ri¬ 
trovo che in clinica la via rettale è stata usa¬ 
ta da Michel e da Foucault (in due casi di in¬ 
vaginazione intestinale). Gli effetti descritti 
riguardanti il miglioramento dello stato ge¬ 
nerale, furono ottimi; nel caso di Foucault 
(che aveva aggiunto anche Fuso di iniezioni 
intramuscolari di NaCl ipertoniche) è fatto 
cenno del ripristino precoce della canalizza¬ 
zione intestinale. 

Nei casi da me osservati al II Padiglione, 
dei quali però non posso portare la enume¬ 
razione e la descrizione, varie volte ho potu¬ 
to notare gli effetti benefici di tali istillazio¬ 
ni rettali sul rispristino della canalizzazione 
intestinale, invano cercata con altri mezzi. Ho 
continuato ad usare poi tale terapia negli am¬ 
malati che presentassero sindromi di ileo 
post-operatorio, con risultati in complesso 
buoni. 

Mi sono sempre domandato se la proctocli- 
si cloruro-sodica agisce soltanto provocando 
uno stimolo locale (è infatti buona pratica 
mandare la soluzione più rapidamente che 
non per le comuni rettoclisi) e quindi atti¬ 
vando la peristalsi intestinale per via riflessa; 
oppure se il cloruro sodico venga, anche nel¬ 
le soluzioni ipertoniche, assorbito dalla mu¬ 
cosa intestinale e immesso in circolo, ristabi¬ 
lendo così equilibri salini turbati ed agendo 
quindi attraverso altre vie sul ripristino del¬ 
la canalizzazione intestinale (innervazione in¬ 
testinale). Dal lavoro di Gosset, Binet e Petit- 
Dutails appare fuori dubbio che anche le so¬ 
luzioni ipertoniche istillate in un ansa inte¬ 
stinale possono provocare assorbimento di 
cloruro di sodio, attraverso un meccanismo 
di afflusso di acqua verso l’intestino. Forse 
questo duplice effetto (assorbimento di cloru¬ 
ro di. sodio nel sangue, afflusso di acqua ver¬ 
so l'intestino), pur potendo presentare incon¬ 
venienti per quest’ultimo risultato (disidra¬ 
tazione maggiore di alcuni tessuti se vomiti 
ripetuti esistono), non è estraneo all efficacia 
del metodo nel provocare il ripristino della 
canalizzazione intestinale. Vymer (1926) in¬ 
fatti sostiene che l’apporto di giuste concen¬ 
trazioni di cloruro sodico attiva la peristalsi 

intestinale. 


Dirò fra poco che uno dei più benefici ef¬ 
fetti da me osservati nei casi di peritoniti 
acute nei quali ho fatto seguire all’interven¬ 
to l’introduzione di soluzioni ipertoniche di 
WaCl, è stato il precoce ristabilirsi, in modo' 
abbastanza netto, della canalizzazione intesti¬ 
nale, tanto che io ritengo indubbia questa 
azione stimolante sulla peristalsi intestinale. 
Tale efficacia benefica non può naturalmen¬ 
te esplicarsi prima dell'intervento nei casi di- 
occlusione intestinale, dove un ostacolo mec¬ 
canico ne elimina la possibilità; d’altra parte 
la rimozione dell’ostacolo nell’intervento ap¬ 
pare naturalmente come il fattore preminente 
della ristabilita canalizzazione. La efficacia 
quindi della terapia clorurata dovrà mante¬ 
nersi nei limiti del miglioramento dello sta¬ 
to generale. Può apparire evidente invece 1 a- 
zione sulla peristalsi intestinale, e nei miei 
casi è apparsa tale, quando si tratti di ileo 
postoperatorio o da peritonite. 

In riguardo alle applicazioni pratiche in 
questo campo. Gosset, C. Binet e Petit-Dutails 
hanno già usato la medicazione clorurata in 
un caso di peritonite seguita ad asportazione 
del retto e colon sigmoideo per via addomina¬ 
le, e con buon risultato. Anche in una osser¬ 
vazione di Courty, piuttosto che di occlusione 
postoperatoria, pare trattarsi di una peritoni¬ 
te seguita a colecistectomia in cui vi fu rottu¬ 
ra della vescicola e spandimento di bile infet¬ 
ta nel campo operatorio. 

Nei miei casi io ho adoperato la soluzione 
di cloruro di sodio al 10 °^> in fiale da dieci 
cm. cubi. Ho iniettato per lo più due fiale al 
giorno nei primi giorni, poi una fiala, conti¬ 
nuando la medicazione per cinque, sei gior¬ 
ni. Nei primi casi la medicazione clorurata 
fu iniziata qualche tempo dopo l’intervento, 
in presenza di fatti minacciosi. Nei casi se¬ 
guenti la terapia fu cominciata precocemente, 
subito dopo Fatto operatorio. Penso che nei 
casi gravi convenga praticarla anche prima 
dell’atto operativo, mentre ci si apparecchia 
a questo. Le iniezioni in cinque casi sono sta¬ 
te praticate per via endovenosa: in un caso 
(si trattava di un bambino che poco si pre¬ 
stava alla introduzione per questa via) le inie¬ 
zioni sono state fatte per via endomuscolare. 
Tale via era stala già usata senza inconve¬ 
nienti da Foucault in un lattante affetto da 
invaginazione. 

Insieme con la soluzione ipertonica di Na 
CI bisogna somministrare agli operati grandi 
quantità di liquido (1000-1500 gr. nel primo 
giorno, 500 nei giorni seguenti per ipodermo¬ 
clisi, 1000-1500 giornalmente per rettoclisi). 
Per questa somministrazione, piuttosto che 


[Anno XXXIX, Num. 7] 


SEZIONE PRATICA 


259 


della semplice soluzione isotonica di cloruro 
di sodio, io mi servo di liquidi preparati se¬ 
condo le formule Schiassi. 

Le controindicazioni alla medicazione iper- 
tonica clorurata pare siano scarse. Si dovrà 
essere guardinghi in presenza di gravi lesio¬ 
ni renali; ma in questo -caso le indicazioni 
date dalla sola azotemia sembra non abbiano 
molto valore, in quanto che si è visto che 
l'elevazione di questa si accompagna con l’ab¬ 
bassamento del tasso dei cloruri nel sangue 
e pare anzi sia in funzione di questo. Di mo¬ 
do che una alta azotemia con netta ipocloru- 
remia non controindicherebbe fuso di solu¬ 
zioni ipertoniche cloniro-sodiche. Gauvé l’ha 
adoperate in una vecchia donna, operata di 
ernia strozzata in stato comatoso, con azote¬ 
mia di 2,20 %o. Le iniezioni di NaCl appor¬ 
tarono secondo l’A., ottimi risultati, con di¬ 
minuzione rapida dell azotemia iniziale. Tale 
concezione acquista maggior valore dopo i la¬ 
vori recenti (Blum, Van Caulaert, Pétrequin, 
Manguio) che sostengono l’esistenza di alte 
azotemie per deficienza di cloruro di sodio, 
deficienza che provoca un abbassamento del¬ 
la concentrazione molecolare del siero con 
alterazione della pressione osmotica. Si trat¬ 
terebbe quindi, in questi casi, di azotemie 
di origine umorale, non renale. 

Per mio conto sarei molto guardingo nel- 
Liniettare soluzioni concentrate di NaCl in 
malati che presentassero edemi notevoli, spe¬ 
cie se in dipendenza di lesioni renali. 

In qualche ammalato sono stati segnalati 
edemi passeggeri agli arti .inferiori in segui¬ 
to ad iniezioni ripetute di soluzioni iperto- 
niche cloruro-sodiche. In qualche altro am¬ 
malato (Brisset) sono state constatate delle 
eruzioni erpetiche in coincidenza con ogni 
iniezione. 

Vengo adesso ad esporre i casi di peritoni¬ 
te acuta da me trattati. Essi sono stati sei: in 
tutti si trattava di peritoniti purulente diffu¬ 
se, in condizioni gravi ed in qualche caso ec¬ 
cezionalmente gravi. Quattro peritoniti erano 
di origine appendicolare; due da perforazione 
intestinale. Un ammalato è morto in 16 a gior¬ 
nata per broncopolmonite destra; cinque so¬ 
no guariti. 

Caso I. — G., a. 54 (18 maggio 1931, ore 16). 
— Operato in 3 a giornata di decorso per peritonite 
purulenta diffusa da appendicite perforata. 

Decorso. — Le condizioni rimangono discrete 
fino all’inizio della 2 a giornata dall’intervento, 
quando il p. cominciò a presentare agitazione, 
senso di peso e di costrizione all’addome. Nella 
notte l’agitazione si accrebbe notevolmente; non 
vomito, alvo aperto con scariche diarroiche, sin¬ 
ghiozzo. Nella mattina seguente il p. è peggiorato 
notevolmente; addome meteorico, dolente, polso 


piccolo, quasi assente; sudorazioni fredde, estre¬ 
mità fredde. Le condizioni peggiorano nel pome¬ 
riggio; compare vomito; alvo chiuso. Si accentua 
1 algidità delle estremità e del naso; polso quasi 
assente; si nota una certa euforia deH’ammalato 
(ipodermoclisi, cardiocinetici, adrenalina). Nella 
notte e mattina seguente (fine 3 a giornata) condi¬ 
zioni gravissime immutate; si pratica allora, oltre 
una ipodermoclisi, una iniezione endovenosa di 
10 cc. di soluzione di cloruro di sodio al 10 %. 
Un’altra iniezione dopo sei ore. Si assiste con sor¬ 
presa al miglioramento dell’infermo creduto ormai 
finito. La pressione vascolare aumenta, le condi¬ 
zioni generali migliorano; l’infermo è caldo. Vi è 
ancora vomito. Nella notte dal 22 al 23 due sca¬ 
riche alvine abbondanti. La mattina del 23 (5 a 
giornata) le condizioni deH’infermo sono comple¬ 
tamente mutate; esso è caldo, il polso è discreto; 
ha ancora uno o due vomiti, addome tuttora me¬ 
teorico e senso di tensione addominale. Si pratica 
ancora per due giorni una iniezione quotidiana 
di cloruro di sodio al 10 %. Si ha ogni giorno, dopo 
qualche ora dalla iniezione ($-6) una abbondante 
evacuazione dell’alvo. Il meteorismo scompare. Le 
condizioni generali buonissime. Dopo quattro 
giorni che è stato sospeso il cloruro di sodio diar¬ 
rea, durata tre giorni. Guarito il 21 giugno. 

Gaso II. — L. A., a. 7. Ricovera il 5 giugno 931 
ore 16. Operato in condizioni gravi per peritonite 
purulenta da appendicite necrotica (3 a giornata). 

Nel decorso si ha peggioramento nel secondo 
giorno dall’intervento. Si rende evidente una dila¬ 
tazione gastrica acuta con vomiti ripetuti. Si pra¬ 
tica una iniezione intramuscolare di 10 cc. di clo¬ 
ruro di sodio. Le condizioni si fanno discrete, ma 
persiste meteorismo, specie all’epigastrio e vomito; 
polso 120. 

Condizioni immutate nei giorni seguenti, nono¬ 
stante il vomito sia molto insistente e vi sia me¬ 
teorismo notevole a localizzazione nettamente epi¬ 
gastrica (lavanda gastrica, decubito prono). Viene 
praticata una iniezione quotidiana di 10 cc. di NaCl 
al 10 % intramuscolare, oltre a ipodermoclisi ecc. 
Nella 4 a giornata l’alvo si apre spontaneamente. 
Rimossi i drenaggi si nota che vi è ristagno di 
pus, la temperatura cresce, mentre lo stato di in¬ 
tossicazione del paziente diminuisce, scompaiono 
i vomiti; l’alvo è aperto dal 4° giorno, il polso 
discreto. 

Le medicazioni biquotidiane non riescono a pro¬ 
curare un buon drenaggio del pus; (intanto le 
iniezioni di cloruro di sodio sono state sospese, in 
tutto 5 iniezioni dal 2° al 6° giorno). Le condizioni 
del piccolo paziente si aggravano nuovamente per 
i latti settici; in 14 a giornata è evidente un pro¬ 
cesso broncopolmonare del lobo superiore del pol¬ 
mone destro. Morte in 16 a giornata. 

Caso III. — P.F.G.L. Ricovera 10 giugno 931. 
Operato in 64 a ora dall’inizio di un attacco appen¬ 
dicolare in condizioni generali gravi, all’inter¬ 
vento peritonite purulenta diffusa da appendicite 
necrotica. Subito dopo l’intervento iniezione endo¬ 
venosa di Na CI IO cc. al 10 %. 

Decorso dei più normali. Si pratica una inie¬ 
zione di cloruro di sodio ogni giorno, per tre 
giorni, alvo apertosi spontaneamente alla 40 a ora 
dall’intervento. 

Caso IV. — F. G., a. 43. Ricovera il 3 luglio 
ore 21. Operalo in 4 a giornata di decorso per pe¬ 
ritonite purulenta diffusa da appendicite necro¬ 
tica, previa appendicectomia. 




260 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 7] 


Subito dopo l’intervento ipodermoclisi, rettocli- 
si; una iniezione endovenosa di 10 cc. Na CI al 
10 %. 

La mattina seguente evacuazione spontanea; 
condizioni generali discrete; polso 118 con 37° di 
temperatura. Nel pomeriggio altra iniezione endo¬ 
venosa di cloruro di sodio. Le condizioni miglio¬ 
rano, nella notte 2 a evacuazione alvina. Si pratica 
per altri tre giorni una iniezione al giorno di clo¬ 
ruro di sodio; dopo qualche ora dalla iniezione 
si ha sempre evacuazione dall’alvo. Dopo 5 inie¬ 
zioni si manifesta una diarrea che dura 3-4 giorni, 
non accompagnata da tenesmo e da altri disturbi. 

Si sospende allora il cloruro di sodio. Decorso 
semplice. Dimesso p. guarigione il 13 agosto. 

Caso V. — P. F., a. 50. Ricovera il 17 luglio. 
Operato dal dott. Mastrangeli, aiuto dell’ospedale, 
per contusione addominale (decima ora). All’in¬ 
tervento una perforazione intestinale con perito¬ 
nite diffusa. Subito dopo l’intervento una inie¬ 
zione di cloruro di sodio, ipodermoclisi. 

La mattina (18 luglio) seguente condizioni buo¬ 
ne. II a iniezione cloruro di sodio. 

19 luglio. Miglioramento notevole III a iniezione 
cloruro di sodio. Evacuazione spontanea (42 ore 
dopo iniezione). 

20 luglio. Buonissime condizioni. IV a iniezione 
Na CL 

21 luglio. V a iniezione Na Cl. 

Decorso in seguito dei più normali; esce in via 
di guarigione il 22 agosto. 

Caso VI. — De A. G., a. 56 (23 luglio, ore 22). 
Operato dopo 16 ore dall’inizio del male (dolore 
improvviso fossa iliaca destra). Perforazione del¬ 
l’ileo; peritonite purulenta diffusa. 

Subito dopo l’intervento iniezione di Na Cl e 
ipodermoclisi. 

Notte discreta; mallina seguente condizioni ge¬ 
nerali piuttosto buone; 2 iniezioni di Na Cl endo¬ 
venose nella giornata. 

25 luglio. Condizioni buone. 2 iniezioni en¬ 
dovenose di Na Cl. 

26 luglio. Nella notte ha avuto evacuazione 
spontanea (56 ore); stato generale buono; 2 inie¬ 
zioni di Na Gl. 

27 luglio. Nella notte ha vomitato 2 volte. 1 
iniezione di Na Cl. 

28 luglio. Evac. spontanea nella notte. Si so¬ 
spende il cloruro di sodio. 

Decorso posteriore, normalissimo. 

Qualche considerazione sui vari casi. 

Nel caso II si è avuto l’unico decesso di que¬ 
sta serie abbastanza fortunata di peritoniti a- 
cute. Vale la pena di vagliare le cause di questo 
insuccesso. Il paziente non è certo morto della 
forma tossica che vediamo molto spesso por¬ 
tare alla morte i peritonitici nella 3 a , 4 a gior¬ 
nata dall’atto operatorio. Nel paziente dopo 
il 2° giorno si era manifestata una notevole 
dilatazione postoperatoria dello stomaco con vo¬ 
miti frequentissimi; nonostante questa sindro¬ 
me le condizioni generali si mantenevano di¬ 
screte, ciò che io attribuisco al fatto che il ma¬ 
lato veniva abbondantemente rifornito di ac¬ 


qua mediante le ipodermoclisi e di cloruro di 
sodio. Ma intanto si faceva evidente un altro 
pericolo, l’infiammazione peritoneale tuttora 
in evoluzione con insufficiente drenaggio e 
ristagno di pus in addome. Queste condizio¬ 
ni di cose portarono all’iaumento di tempera¬ 
tura, all’aggravamento successivo dell’infer¬ 
mo e all’ultima localizzazione infettiva, rap¬ 
presentata da un processo bronco-polmonare. 

Nel caso I le condizioni del malato nella 
3 a giornata dopo l’intervento erano disperate; 
si ebbe un miglioramento evidentissimo dopo 
la iniezione di cloruro di sodio. Per conto mio 
è la prima volta che vedo riaversi un perito- 
nitico in tali condizioni. 

Gli ultimi quattro casi ebbero una medica¬ 
zione clorurata precoce; nonostante preesi¬ 
stessero lesioni molto gravi (specie nel III e 
nel VI) il decorso operatorio fu dei più sem¬ 
plici e sembrò di assistere al decorso operato¬ 
rio non di peritonitici ma di operati d’elezio¬ 
ne per interventi semplici. 

Nel I ammalato durante il periodo gravis¬ 
simo di tossiemia l’alvo era aperto a scari¬ 
che diarroiche evidentemente tossiche; dopo 
18 ore dalla iniezione di Na Cl. ebbe due sca¬ 
riche abbondanti. L’alvo si mantenne normal¬ 
mente aperto. 

Nel II caso la canalizzazione intestinale si 
ristabilì al 4° giorno. L’alvo si mantenne a- 
perto in tutto il decorso, nonostante il pro¬ 
cesso peritonitico in atto fino alla morte. 

Negli altri quattro casi il ripristino sponta¬ 
neo della canalizzazione intestinale fu preco¬ 
ce dopo l’intervento che era stato accompa¬ 
gnato da iniezione di Na Cl (III caso dopo 
40 ore, IV caso dopo 12 ore, V caso dopo 42 
ore, VI caso dopo 56 ore). In tutto il decorso 
l’alvo si mantenne costantemente aperto, co¬ 
me è difficile a volte vedere, non dico nei 
peritonitici, ma nei comuni operati addomi¬ 
nali. Si verificò con una certa regolarità, nel¬ 
le iniezioni successive, il fatto che dopo 6-7 
ore dalla iniezione di cloruro di sodio si ave¬ 
va una abbondante scarica. 

Nel caso IV dopo 6 iniezioni di NaCl e 
in 6 a giornata si verificò un periodo di qual¬ 
che giorno di diarrea; la medicazione cloru¬ 
rata fu allora sospesa. La diarrea non accom¬ 
pagnata da nessun segno tossico e senza te¬ 
nesmo, cedette in pochi giorni. Anche nel ca¬ 
so I, dopo quattro giorni che era stata sospe¬ 
sa la medicazione clorurata ed in periodo di 
netto miglioramento si ebbe, per tre giorni, 
diarrea insistente. 

Avrei bisogno di un maggior numero di 
osservazioni per poter affermare se queste 
diarree debbono attribuirsi o no alla medica- 



[Anno XXXIX, Num. 7] 


SEZIONE PRATICA 


zione clorurata ipertonica; un po’ più diffi¬ 
cile mi pare affermarlo nel caso I in cui la 
diarrea comparve dopo 4 giorni che la intro¬ 
duzione di Na CI era stata sospesa. Per mio 
conto però, se nel trattamento di un amma¬ 
lato con il cloruro di sodio mi si presentas¬ 
se nuovamente diarrea, io l’interpreterei nel 
senso che va sospesa l’introduzione di Na Cl. 

Concludendo: Nei casi trattati si è potuto 
osservare un miglioramento notevole nelle 
condizioni generali, specialmente nel tono va¬ 
scolare. Particolarmente notevole a questo ri- 
,. -j. j il I caso in cui dopo l’introduzione 
di Na Cl si ebbe una insperata ed incredibile 
ripresa deH’ammalato sul quale si era ormai 
perduta ogni speranza. Gli ammalati trattati 
precocemente hanno avuto un decorso tran¬ 
quillo, senza alcun fenomeno tossico; pare 
fondata 1 ipotesi che la medicazione clorurata 
riesca a prevenire l’insorgenza di questi, an¬ 
che agendo sulla canalizzazione intestinale 
che si è avuta precocemente ed in maniera 
stabile in quasi tutti i casi. Io credo sia que¬ 
sto un lato molto importante della terapia clo¬ 
rurata. 

Giova osservare ancora una volta che, ad 
onta si trattasse di casi gravi, ricoverati ed 
operati tardivamente, con lesioni peritoneali 
gravi, 1 unico decesso è avvenuto in 16 a gior¬ 
nata per broncopolmonite. 

Pure essendo facile crearsi delle illusioni 
in terapia, a me, dai casi trattati, pare che 
non si possa negare l’efficacia della medica¬ 
zione clorurata come cura ausiliaria dell'in- 
tervento nelle peritoniti acute. E poiché il me¬ 
todo è -innocuo, salvo poche controindicazioni 
facili a rilevarsi, vale la pena di sperimentar¬ 
lo largamente, adottandolo precocemente, su¬ 
bito dopo l’intervento o mentre si prepara per 
questo, senza attendere la comparsa di feno¬ 
meni tossici gravi. Beninteso, l’adottare que¬ 
sta terapia ausiliaria non deve indurre in al¬ 
cun modo a ritardare l’intervento che deve 
essere praticato secondo tutti i' dettami spe¬ 
ciali che la tecnica chirurgica insegna nelle 
peritoniti acute. 


261 


che esso vada largamente esperimentato ap¬ 
plicandolo precocemente, nello stesso tèmpo 
dell operazione. 

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YVite. Gazette des Hópitaux, n. 68, 1928. 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Ospedale Civile di Ivrea - Sezione Chirurgica 
diretta dal prof. dott. G. Calissano. 

Rottura traumatica sottocutanea retrope¬ 
ritoneale del duodeno. 

Dott. Gian Vincenzo Brizio, assistente. 


RIASSUNTO. 

U A. ha usato le iniezioni di soluzioni iper- 
toniche di cloruro di sodio in vari ammala¬ 
ti, che aveva operato per occlusione intesti¬ 
nale, ottenendo in un caso buoni risultati. Ha 
anche adoperato tali iniezioni in sei casi di 
peritoniti acute gravi, precedentemente o con¬ 
temporaneamente operati, e ne ha ottenuto 
buoni risultati in riguardo allo stato genera- 
e . ed al ripristino della canalizzazione inte¬ 
stinale. Ritiene, data Finnocuità del metodo, 


Le contusioni dell’addome per le lesioni in¬ 
terne che spesse volte producono: lacerazio¬ 
ne di organi cavi o solidi, rotture vasali ecc., 
sono sempre state oggetto di studi ed osserva- 
z/ioni. Nei casi in cui manca la classica coorte 
dei sintomi di lesione cavitaria od appare evi¬ 
dente la sproporzione tra entità del trauma e 
gravità delle lesioni riscontrate ovvero tra luo¬ 
go di applicazione del medesimo e sede di le¬ 
sione 1 interesse loro è assai maggiore. 

Da varie statistiche di contusioni addomi¬ 
nali risulta colpito il maggior numero di vol¬ 
te 1 intestino e, rispetto ai suoi segmenti, il 
tenue (Pétry, Tawatst), più di rado l’intesti¬ 
no crasso e più ancora lo stomaco ed il duo¬ 
deno. Secondo Melchior fino al 1917 non si 
contavano più di cento osservazioni di rottura 
traumatica sottocutanea del duodeno; ma que¬ 
sto statistica comprende anche casi di perfora¬ 
zione traumatica in rapporto ad ulcere duode¬ 
nali preesistenti; in Italia, per quanto mi con¬ 
sto, non sono stati pubblicati fino ad ora che 
cinque casi (Brambilla, Cauli, Vaccari, Cavi- 
na). Credo quindi giustificato l’esposizione di 






262 


<( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 7] 


un caso occorsomi all’osservazione nella se¬ 
zione chirurgica dell’ospedale d Tvrea diretta 
dal Prof. G. Cai issano che vivamente ringra¬ 
zio per i consigli di cui mi è stato largo nel¬ 
la presente nota. 

C. G. — Anamnesi famigliare muta. 

L’a. riferisce di non essere stato affetto da ma¬ 
lattie degne di nota. 

Il 1° luglio percorrendo in bicicletta una strada 
in discesa verso le ore otto andò ad urtare con 
violenza contro una sbarra di un carro che lo 
colpi aH’emitorace destro presso le inserzioni ster¬ 
no-costali delle ultime coste. Viene condotto in 
Ospedale per le cure del caso. 

E> O. Giovanotto di robusta costituzione fisi¬ 
ca. Masse muscolari ben sviluppate. Pannicolo 
adiposo normale. 

Nulla di notevole al capo. 

Il torace presenta nella parte più alta dell’epi¬ 
gastrio, un po’ a destra della linea mediana una 
ecchimosi della grandezza del palmo della mano, 
rotondeggiante, dolente alla pressione. Non si ri¬ 
levano sintomi di frattura costale. 

Coi colpi di -tosse ivi si rileva la formazione di 
una piccola bozza grossa come un mandarino. 

Nulla di notevole agli arti; riflessi superficiali 
e profondi normali. Psiche integra. 

Ore 16,30: All’addome si nota la comparsa di 
una difesa muscolare addominale specialmente 
netta sui quadranti di destra. Il quadrante infe¬ 
riore destro presenta ottusità ben rilevabile alla 
percussione prudente. L’arto inferiore di destra 
viene tenuto in posizione obbligata di semifles- 
sione. * 

Temperatura 37,7. Polso pieno e valido (84 al 1 ). 
Con diagnosi generica di lesione addominale 

interna si decide l’intervento. 

Operazione (prof. Calissano). Ammalalo in de¬ 
cubito dorsale. Anestesia generale eterea. 

Si incide la cute secondo Keher e si prolunga 
il taglio fino all ’ombellicale trasversa. La muscu- 
latura è contusa, arrossata e nerastra e sotto l’ar¬ 
cata costale destra presenta una breccia che in¬ 
teressa il peritoneo dalla quale fuoriesce sangue. 

Protetta la cute con garza e completata l'aper¬ 
tura del peritoneo per tutto il tratto dell’inci¬ 
sione cutanea, si procede all’esame dei visceri. Il 
fegato presenta alla faccia inferiore del lobo de¬ 
stro una rottura lunga circa 3 cm., poco pro¬ 
fonda. L’omento, il mesentere, il mesocolon e la 
matassa intestinale presentano una sof fusione 
emorragica che in molti punti raggiunge 1 impo¬ 
nenza di un ematoma. L’emorragia continua e 
sembra provenire dalla profondità. Non riscon¬ 
trandosi lesioni del tenue e del colon si sposta 
verso sinistra tutta la matassa del tenue e. si giun¬ 
ge cosi sul peritoneo posteriore. Si cade in mezzo 
ad una raccolta ematica che viene accuratamente 
asciugata con tamponi di garza e si scopre in tal 
modo la 3 a porzione del duodeno sezionata in due 
parti trasversalmente. Data la fissità del viscere, 
la diastasi dei capi, la scarsa consistenza delle 
pareti non si può procedere alla entero-anastomosi 
terminale. Si procede alla sutura dei due mon¬ 
coni separatamente a borsa di tabacco con dop¬ 
pia sutura. I due monconi sono poi accollati fra 
di loro con le parli suturate per renderne la 
chiusura più salda. Si procede alla toeletta dello 
spazio relroperitoneale e si chiude accuratamente 


il peritoneo posteriore. Toeletta accurata dell'ad¬ 
dome. 

Si procede rapidamente alla duodeno-digiuno- 
stomia. 

Sutura completa della parete a strati. 

Decorso postoperatorio. — Nella sera stessa si 
procede ad una fleboclisi di duecentocinquanta cc. 
e ad iniezione di coaguleno, endocalcio, canfora. 

Durante la notte insorgono dolori addominali 
intensi e la temperatura sale a 38°,5. Nelle due 
giornate seguenti la temperatura va gradatamente 
aumentando ed il polso aumenta rapidamente di 
frequenza e si fa man mano più debole. 

Il giorno 3, verso le ore 16 la medicazione esa¬ 
minata presenta qualche traccia di liquame scuro 
di odore cattivo. La temperatura sale ancora (40°,5) 
ed il polso giunge ad una frequenza di 140 al 1’. 
Alle ore 24 l’ammalato decede. 

Non si sono osservati mai sintomi di alterato 

circolo gastro-enterico. 

Eiiologia. Nelle rotture del duodeno, come 
quelle dell’intestino in genere, Ittiologia è 
varia. Si tratta generalmente di colpi portati 
sulladdome (calcio di cavallo o di uomo, col¬ 
po di timóne di vettura anche sulle regioni 
lombari, passaggio di ruota di carro o vettura 
o schiacciamento tra due vagoni ecc.); in certi 
casi, come il nostro, è l’individuo che va ad 
urtare con violenza contro corpi salienti o ca¬ 
de sopra di essi. 

• In un caso (Viti) fu osservata una rottura in 

seguito a caduta all’indietro. 

La località più frequentemente colpita dal 
trauma è la metà superiore dell’addome; in 
un caso di Vestbrook la regione lombare. 

Nei casi di Greig e Schmith una caduta sul 
dorso fu quella che determinò le lesioni inte¬ 
stinali. ’ " 1 

Sono cause predisponenti alle rotture' del 
duodeno lo stato di ripienezza delle viscere; le 
lesioni delle sue pareti quali le ulcerazioni; la 
posizione del corpo; il contenuto delle viscere, 
essendo noto dalle esperienze di Dambrin, Fè- 
vrier, Longuet come la forza impiegata per 
produrre una lacerazione di un ansa intesti¬ 
nale sia minore quando il suo contenuto è li¬ 
quido, mentre invece la distensione da gas 
non ne favorirebbe la lacerazione. 

Per quanto sia stato osservato che quando 
esistono lacerazioni muscolari delle pareti so¬ 
no più rare le lesioni endoaddominali, nel 
caso nostro invece alla lacerazione delle pareti 
muscolari corrisponde una grave lesione del 
duodeno. 

Frequenza. Secondo varie statistiche sulle 
rotture del duodeno questo delle varie sezio¬ 
ni dell’intestino è il più raramente colpito. 
Ciò è a sufficienza spiegato dalla sua posi¬ 
zione, m|olto lontana 'dalla parete anteriore 
dell’addome, dalla lunghezza sua relativamen¬ 
te breve: d’altra parte la gravità delle sue le- 




[Anno XXXIX, Num. 7] 


SEZIONE PRATICA 


263 


sioni in seguito a traumatismi violenti si spie¬ 
ga con la sua fissità e col suo esteso ed in¬ 
timo contatto con la colonna vertebrale. La 
statistica di Voie riporta su 18 casi di contu¬ 
sione addominale 12 lacerazioni intestinali e 
tra esse una duodenale, quella di Makius 292 
contusioni con 89 rotture intestinali tra cui 
una duodenale, quella di Voswin e Kel su 14 
rotture intestinali «una duodenale, quella di 
Neumann 133 contusioni tra cui 62 viscerali, 
22 rotture intestinali ed una sola duodenale. 

Come si vede la percentuale è varia, ma tut¬ 
te le statistiche concordano nel dimostrare co¬ 
me il duodeno sia raramente colpito nelle 
contusioni addominali. 

Meccanismo. Anche qui come per le altre 
rotture dell intestino 'in genere si invocano 
tre principali meccanismi: da scoppio (écla- 
tement), da strappamento (déchirement), da 
schiacciamento (écrasement). 

In favore della teoria da scoppio si deve ri¬ 
cordare come la fissità del duodeno, la sua 
parziale chiusura in corrispondenza del trat¬ 
to pilorico per la presenza dello sfintere, il 
suo contenuto molto liquido e poco gassoso e 
la sua fissità, quando un colpo è rapidamen¬ 
te portato su di esso siano tutte condizioni fa¬ 
vorevoli alla rottura. Tuttavia questa sembra 
l’evenienza più rara. 

Per spiegare il meccanismo da strappamen¬ 
to occorre ricordare che il duodeno è fissato 
alla parete posteriore dell’addome eccetto la 
sua parte iniziale ed all’angolo duodeno-digiu- 
nale : ora se lo stomaco o l ’ansa digiunale, che 
sono mobili, subiscono per effetto del trauma 
un subitaneo dislocamento, si può, per trazio¬ 
ne, avere una lacerazione più o meno estesa 
del duodeno e perfino la lacerazione trasver¬ 
sale di gran parte di esso. In questi casi la 
sede di elezione è il piloro e, più sovente an¬ 
cora, 1 angolo duodeno-digiunale. La superfi¬ 
cie su cui agisce il trauma è generalmente lar¬ 
ga e più o meno tangenziale alla parete (strap¬ 
pamento tra intestino mobile e fisso). 

Il meccanismo per schiacciamento è proba¬ 
bilmente il più frequente e si spiega poi per 
il duodeno ancora più facilmente che per le 
altre parti del intestino dato il suo diretto ed 
esteso contatto con la colonna. In esso i colpi 
più pericolosi son quelli perpendicolari alla 
parete e portati sulla linea mediana. 

Non sembra possibile dai caratteri anato¬ 
mici della lesione ricostruire le modalità del 
meccanismo, per quanto alcuni AA. abbiano 
affermato che in seguito a schiacciamento si 
lacera prima la mucosa e successivamente la 
muscolare e la sierosa sì che a lacerazione 


completa la perforazione sarebbe imbutiforme 
con base alla mucosa, mentre in quella da scop¬ 
pio la sierosa cedendo per prima la perfora¬ 
zione verrebbe ad avere l’aspetto ad imbuto a 
base esterna. 

Nel nostro caso essendo stata sezionata com¬ 
pletamente la 3 a porzione in senso trasversa¬ 
le, in intimo contatto con la colonna, possia¬ 
mo verosimilmente invocare in causa il mec¬ 
canismo da schiacciamento. 

Sede. Pure essendo il più frequente colpita 
la pars descendens o 2 a porzione e la pars ho- 
rizontalis o 3 a porzione, si osservano anche 
rotture nella pars pilorica o digiuno-duodena¬ 
le (v. s. meccanismo da strappamento). 

Nei casi riportati da Berry, Giuseppi, Hagen, 
Panthal, Schwartz, Sieradzki, Wilson,, selte 
volte fu interessata la porzione pilorica, sedi¬ 
ci volte la l a porzione (Edwards, Godewin, 
Gillette, Chini, Herapath, Schovv, Santos, Viti, 
Wagrowski, venti volte la 2 a porzione, venti- 
due volte la 3 a , quattro volte la quarta. Nel no¬ 
stro caso la sede corrisponde a quella più fre¬ 
quentemente osservata dai s. c. autori. 

Anatomia patologica. Come per le altre le¬ 
sioni intestinali anche per il duodeno si di¬ 
stinguono contusioni semplici, rotture parzia¬ 
li e rotture totali. 

Nelle contusioni semplici si osservano ec¬ 
chimosi sottosierose e sottomucose, talora 
ematomi più o meno cospicui che separano 
la mucosa dalla muscolare. In certi casi fu no¬ 
tata la formazione di un ematoma alla radice 
del mesentere (Meerwen), in altri lesioni sem¬ 
plici della mucosa (Dos Santos), rammolli¬ 
mento delle tuniche (Thommen), escare (Po- 
therat) che poi cadendo conducono alla perfo¬ 
razione. L’evoluzione di queste lesioni è, co- 
• me ben si comprende, varia, a seconda della 
loro estensione e profondità : se la contusione 
è stata seria si ha sfacelo per cattiva nutrizio¬ 
ne dei tessuti e migrazione batterica attraver¬ 
so le pareti alterate, sollevamento della siero¬ 
sa per sviluppo di gas, invasione saccata del 
peritoneo, a volte rapidissima (Dambrin). Al¬ 
l’opposto se l’escara non interessa a tutto spes¬ 
sore la parete duodenale si può avere la rèsti- 
tutio ad integrimi. 

Le rotture parziali ma complete sono le più 
frequenti. La loro forma può essere grossola¬ 
namente rotonda od ovalare, puntiforme, tal¬ 
volta sono difficili a ritracciarsi (Herapath 
Hertlé ecc.). 

Possono essere intraperitoneali o retroperi¬ 
toneali, a seconda che la perforazione interes¬ 
sa rispettivamente la parete anteriore che, co¬ 
me si sa, è provvista di peritoneo, o quella po- 




264 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 7] 


steriore. Le fenditure possono essere parallele 
o perpendicolari all’asse del duodeno ed in 
qualsiasi delle sue porzioni. 

Le rotture totali offrono invece alcune par¬ 
ticolarità : la loro linea è generalmente per¬ 
pendicolare al grande asse ed hanno più di 
frequente come sede (2/3 dei casi) l’angolo 
duodeno-digiunale e le vicinanze del piloro. 
In questa ultima evenienza rivestono un ca¬ 
rattere di maggior gravità dato il volume dei 
vasi in questa regione. 

Il maggior numero delle rotture totali è 
intraperitoneale, più raramente retroperito¬ 
neale (Bennett, Giintner, Hagen ecr.L Loro 
caratteristica è l’irregolarità dei bordi oon for¬ 
mazione d’ernia della mucosa a livello della 
sezione, che secondo Potherat avrebbe per ri¬ 
sultato temporaneo d’impedire lo spandimeli - 
to del contenuto intestinale nel peritoneo. 

Sintomi. Tra i sintomi della rottura duode¬ 
nale capitale è il dolore addominale acuto, 
localizzato generalmente alla parte alita dell’ad¬ 
dome, esacerbante^ alla palpazione: in certi 
casi, come nel nostro, può essere inizialmente 
poco intenso ed andare aumentando nelle ore 
successive fino a generalizzarsi a tutto l’addo¬ 
me se l’arte non interviene, per il sopravve¬ 
nire di peritonite generalizzata. La sua sede, 
oltre che in area di proiezione de.l duodeno, 
può esser varia, alla metà sinistra dell’addome 
(Ely), all’ipocondrio destro, come appunto più 
intensamente nel nostro caso, perfino nelle fos¬ 
se iliache, destra o sinistra (Schmith). È ma¬ 
nifesto quindi come la sede in cui è localiz¬ 
zato il massimo del dolore non è sempre co¬ 
sì fissa da permettere senz’altro una diagno» 
si esatta sul tratto d’intestino alterato: solo 
la concomitanza di vomito ematico evenienza 
per altro rarissima, ci potrà far sospettare es¬ 
sere il duodeno il segmento coLpito. Il dolore 
può poi mancare nei casi di schock intenso. 

Tuttavia nonostante gli stretti rapporti tra 
duodeno e plesso solare ed aortico-mesenteri- 
co sembrino implicare una grande frequenza 
ed intensità dei fenomeni di schock, questi 
sono piuttosto rari nelle rotture del duodeno. 

La contrattura della parete è stata variamen¬ 
te ritenuta conseguenza d’irritazione chimica 
e meccanica del contenuto intestinale sul pe¬ 
ritoneo parietale o di natura riflessa per di¬ 
fesa al dolore o spontanea difesa delTorgani- 
smo (Perez). Comunque qtuesta non manca 
che rarissimamente e non ha caratteri specia¬ 
li nelle rotture del duodeno. Noi la trovammo 
più spiccata al quadrante superiore destro, ma 
bisogna tener presente che coesisteva una la¬ 
cerazione della parete addominale immediata¬ 


mente al di sotto delle ultime inserzioni ster¬ 
no-costali destre ed inoltre sulla faccia inferio¬ 
re del lobo destro del fegato, lesioni di per sè 
già sufficienti per spiegare una netta tensione 
muscolare. 

Nei casi in cui la percussione pone in evi¬ 
denza una ottusità, si avrà un elemento di 
più per sospettare una rottura o dell’intesti¬ 
no o di grossi vasi : ma essa, specialmente al¬ 
l’inizio, può far difetto. Nei casi, come nel no¬ 
stro, in cui il versamento è retroperitoneale, 
l’ottusità è poco spiccata e secondo alcuni 
mancante, riscontrandosi invece ad una pal¬ 
pazione accurata (se la contrattura della pa¬ 
rete lo permette!) una tumefazione profonda, 
eventualmente fluttuante, rappresentata per lo 
più da un ematoma (Cavina). Ritengo che que¬ 
sto reperto sia estremamente raro. 

La scomparsa dell’aia di ottusità epatica è 
precoce nelle rotture intraperitoneali alte, ga¬ 
stro-duodenali, e si deve al raccogliersi di gas 
libero tra diaframma ed ultime coste, e va 
ricercata con una percussione eseguita a pa¬ 
ziente in decubito laterale sinistro e sull’ascel¬ 
lare media, potendo essere nascosta da versa¬ 
menti abbondanti o simulata da meteorismo 
colico. 

Necessariamente nel p. nostro questo sin¬ 
tomo fece difetto. 

Il vomito, che spesso manca, ha solo valore 
se è progressivo, poiché esso può aversi anche 
per semplici contusioni senza lesioni viscerali, 
per irritazione peritoneale o semplicemente 
per riflesso. Se tardivo, è sempre indizio di 
peritonite generalizzata. 

In complesso il dolore, la contrattura mu¬ 
scolare precoce, il respiro superficiale di tipo 
costale, l’ottusità sull’addome, la scomparsa 
dell’aia di ottusità epatica, il vomito, l’assen¬ 
za dei riflessi superficiali son tutti elementi 
che impongono senz’altro la diagnosi di gra¬ 
ve lesione viscerale in genere, senza che per 
altro nessuno di questi sintomi sia patogno- 
monico di lesione duodenale per qualche suo 
carattere. 

Decorso e cura. L’evoluzione della rottura 
del duodeno è ordinariamente assai più rapida 
se intraperitoneale, generalmente di poche ore, 
la morte essendo causata dallo schock, emorra¬ 
gia grave ecc. Solo quando si formano ade¬ 
renze protettrici, come di eccezione, o nelle 
forme retroperitoneali, il decorso è più lungo, 
ma anche qui la raccolta di solito irrompe poi 
per lacerazione del peritoneo teso nel gran ca¬ 
vo addominale .(Thomson, JBerry, Giuseppi) 
oppure con fenomeni setticemici per sfacelo 
di parti gravemente alterate sopravviene Yexi- 


[Anno XXXIX, Num. 7] 


SEZIONE PRATICA 


265 


tus, magari dopo un periodo silenzioso talora 
preceduto da collasso iniziale, attraverso fe¬ 
nomeni di peritonite acuta o subacuta. 

Appena formulata quindi la diagnosi generi¬ 
ca di lesione viscerale la cura deve essere im¬ 
mediata e chirurgica. 

1 tagli consigliati per mettere in maggior lu¬ 
ce il viscere interessato (taglio trasversale lom¬ 
bo-addominale nelle forme retroperitoneali, 
Vaccari, mediano anteriore, ecc) potranno 
pi elidersi in considerazione solo a diagnosi 
esattamente formulata. Perfino aperto l’addo¬ 
me certe lesioni possono sfuggire se non si 
esplora la retrocavità degli epiploon introdu¬ 
cendo un dito nel foro di Winslov, incidendo 
il legamento gastro-colico o praticando Io scol¬ 
lamento colon-epiploico, come da noi è stato 
fatto. 

Nelle rotture parziali è sufficiente la sem¬ 
plice emterorrafia: qualche volta è consiglia¬ 
bile praticare una gastro-entero-stomia per met¬ 
tere a riposo ila porzione duodenale sì da 
impedire una deiscenza della sutura già favo¬ 
rita dall’azione necrotizzante del contenuto 
duodenale. Nelle lacerazioni totali trasversali 
si praticherà la riunione diretta dei due mon¬ 
coni o, meglio, come noi abbiamo fatto, la 
chiusura dei due monconi ed il loro ulterio¬ 
re accoramento con sutura siero-sierosa dei 
due capi ed una duodeno-digiunostomia. 

Senza entrare in piena questione se conven¬ 
ga o meno drenare l’addome in simili casi, 
esprimiamo modestamente il nostro parere, 
condiviso da moltissimi, che solo in casi di 
grave infezione sia pericoloso non drenare, 
omettendo di farlo invece volentieri quando 
la perforazione risale a poco tempo ed il ver¬ 
samento è poco settico, poiché il drenaggio è 
spesso insufficiente, disturba i poteri naturali 
di difesa del peritoneo e dell’omento, cagiona 
spesso aderenze e sventramenti. 

Noi, dato il tipo extra peritoneale della rot¬ 
tura, abbiamo tralasciato il drenaggio. L’evo¬ 
luzione ulteriore, come era da temersi, in 
causa delle gravi lesioni vasali dell’omento e 
del mesentere con conseguente soffusione dif 
fusa ed in certi punti formazione di ematomi, 
oltre alla cospicua raccolta ematioo-intestinale 
retroperitoneale, è stata contrassegnata dal 
graduale sopravvenire dello sfacelo dei tessu¬ 
ti e la morte è sopraggiunta dopo 60 ore dal- 
1 infortunio con fenomeni chiari di peritonite 
generalizzata. 

RIASSUNTO. 

L’A. riporta un caso di rottura retroperito- 
neale della 3 a porzione del duodeno trasversa¬ 
le e completa in cui i sintomi, scarsi all’ini¬ 


zio, si sono andati nettamente delineando nel¬ 
le ore successive. 

Ricordato la sintomatologia di queste rotture 
ed accennato alla prognosi, per lo più sfavo¬ 
revole, si sofferma su alcune note d’indole 
tecnica. 

BIBLIOGRAFIA. 

Melchior. Die chirurgie des duodénum. Stuttgard. 
brambilla. Gazzetta Medica Lombarda, 1882 n 32 
Viti. Riforma Medica, 1889, p. 106. 

Vaccari. Archivio Ital. di Chirurgia, 1924, p. 49 . 

Gavina. Policlinico, Sez. Prat. 1925,’ n. 41 

Cauli. Rivista Ospedaliera, 1913, III, p. 3 n. 

Bergamini. Giornale medico dell’alto Adige lu¬ 
glio 1930. ’ 

Moty. Rev. de Chir., 1890. 

PU iqo , 7 IELLI ' U perit0nili acute • Riv. Ospedaliera, 


SUNTI E RASSEGNE. 

Contributi sperimentali alio studio della 
genesi spastica delle ulcere gastriche. 

(B. Pescatori e W. Rogers. Lo Sperimentale , 
3 ottobre 1931). 

Se si considerano da] punto di vista gene¬ 
rale tutte le teorie destinate a mettere in evi- 
enza ì vari fattori eziologici e i vari momen- 
1 patogenetici dell’ulcera gastrica, non si può 
lare a meno di rilevare come per tutti i casi 
pres! in esame due siano gli elementi ricono¬ 
sciuti dalle varie teorie come strettamente in¬ 
dispensabili per la spiegazione della genesi del- 
I ulcera gastrica : l’autodigestione e il fenome¬ 
no vascolare o motore. A quest’ultimo elemen¬ 
to si sono particolarmente rivolte le ricerche 
degli AA., i quali hanno tentato sperimental¬ 
mente di produrre uno stato spastico della mu¬ 
scolatura gastrica, capace di riprodurre un’ul¬ 
cera gastrica, con i seguenti due metodi: ap¬ 
plicazione di una corrente elettrica sulla sie¬ 
rosa gastrica e iniezioni sottosierose di ergo¬ 
tina. 

Dai risultati ottenuti essi concludono come 
nella patogenesi della ulcera gastrica l’azio¬ 
ne svolta dallo spasmo della muscolatura pa¬ 
rietale non sembra consistere tanto nella de¬ 
terminazione di una costrizione passiva dei 
vasi nutritizi arteriosi e venosi della muco¬ 
sa gastrica, quanto nel creare alla parete stes¬ 
sa due condizioni: irrigidimento della tonaca 
muscolare e riduzione del lume dello sto¬ 
maco. 

Tali due condizioni creerebbero alla muco¬ 
sa gastrica la possibilità di poter essere più 
a lungo e più energicamente trascinata (lun¬ 
go la parete muscolare irrigidita dallo spa¬ 
smo), dagli energici sforzi compiuti dal fon¬ 
do dello stomaco ed intesi a svuotare la ca¬ 
vità gastrica nonostante la strettura persisten¬ 
te provocata dallo spasmo. 





266 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 7] 


E su tali basi che si verificano nella mu¬ 
cosa gastrica zone di atrofia e di ulcerazione 
che sono verosimilmente in rapporto alla 
compressione e allo stiramento dei vasi nu¬ 
tritizi della mucosa decorrenti in seno alla 
sotto mucosa. Infatti uno stimolo energico 
condotto sulla muscolatura liscia o ripetuta- 
mente (stimolo elettrico) o singolarmente 
(ergotina), purché raggiunga un certo grado 
di intensità, è capace di produrre una dimi¬ 
nuzione del lume dello stomaco dell animale 
in esperimento. 

L’ipotesi emessa dagli AA. si avvicina mol¬ 
to a quella sostenuta dal Baggio il quale, 
avendo dimostrato come soltanto alcune ul¬ 
cere siano accompagnate da alterazioni cir¬ 
colatorie istologicamente riconoscibili, è por¬ 
tato a sostenere l’ipotesi che la stenosi ga¬ 
strica da spasmo muscolare, aumentando la 
pressione intragastrica, favorisca, le turbe cir¬ 
colatorie che sono riconosciute come il pri¬ 
mitivo elemento su cui si impianta e si svol¬ 
ge il processo ulcerativo. Secondo gli AA. 
sarebbe invece lo scivolamento eccessivo della 
mucosa nella progressione degli alimenti, ri¬ 
chiesto dall’irrigidimento della parete musco¬ 
lare gastrica, che accentuerebbe 1 fenomeni di 
anemizzazione dai quali deriverebbe la ulce¬ 
razione della mucosa. G. La (.ava. 


La clinica del duodeno parzialmente 
bile. 



(C. Bonarino Udaondo. El Hospital Argentino , 

30 agosto 1931). 

La patologia del duodeno ha attratto in 
questi ultimi anni l’attenzione di molti stu¬ 
diosi, specialmente da quando il controllo ra¬ 
diologico sistematico ha permesso di attribui¬ 
re alla sua vera causa sintomi e quadri mor¬ 
bosi che erano una volta di ben difficile 
interpretazione. L’A., prendendo occasione da 
7 casi di duodeno mobile capitati sotto la sua 
osservazione, riassume in bella sintesi ciò che 
sino ad oggi si sa di questa affezione che ra¬ 
ramente viene diagnosticata. 

Il duodeno, 'salvo che nella sua - porzione 
bulbare, si trova fissato al piano posteriore 
dell’addome e le variazioni di posizione con¬ 
statate nel cambio del decubito si realizzano 
normalmente a spese della sua prima porzio¬ 
ne. La mancanza di coattazione, completa o 
parziale, del mesoduodeno al peritoneo po¬ 
steriore costituisce il substrato anatomico del 
duodeno mobile completo o parziale, varietà 
dipendenti ambedue da un vizio di sviluppo 
embrionario. 

Il duodeno totalmente mobile è raro e la 
maggior parte delle osservazioni sono reperti 
di autopsia. La mobilità parziale invece, che 
è quella che interessa la clinica, può essere 
a carico di un qualsiasi segmento del duode¬ 
no, più comunemente del secondo, ed in que¬ 


sto caso si estende fino all’impianto del meso- 
colon trasverso o al suo terzo o due terzi su¬ 
periori. 

Duval secondo il grado della mobilità, la di¬ 
vide in sopra e sottovateriana. Sulle cause e- 
tiologiche di questa malformazione molto si 
è discusso, ne è il caso di riferire le varie ipo¬ 
tesi emesse. Più importante invece è lo stu¬ 
dio degli elementi su cui deve basarsi la cli¬ 
nica del duodeno mobile. 

Questo stato morboso non è affatto raro, e 
il numero delle osservazioni è molto aumen¬ 
tato da quando l’attenzione è stata richiamata 
su di esso: latente in gran numero di casi, 
esso dà luogo a sintomi quando si manife¬ 
stino delle complicazioni; spesso degli stati 
morbosi confusi, con sintomi banali o incon¬ 
gruenti, diagnosticati come funzionali o neu¬ 
rogeni, nascondono questa anomalia che vie¬ 
ne scoperta con un accurato esame radiolo¬ 
gico. Le complicazioni più frequenti sono gli 
ostacoli alla evacuazione segmentala con ste¬ 
nosi relativa che portano spesso a stati infiam¬ 
matori periduodenali. 

La sintomatologia è varia : le crisi sensi¬ 
tive epigastriche sono frequenti e raggiun¬ 
gono talvolta grande violenza 3-5 ore dopo 
il pasto. La sedazione del dolore nel decu¬ 
bito dorsale è stata segnalata da alcuni AA. 
come sintoma caratteristico, come anche 1 ini¬ 
zio delle crisi dolorose nei primi anni di vita 
e l’aumento d’intensità col crescere dell’età. 

L’itterizia si ha nel 60 % dei casi : itteri¬ 
zia discreta, intermittente e di breve durata. 
La diarrea era il sintoma dominante in un 
paziente di Breton. Più frequentemente il ri¬ 
tardo del transito duodenale produce reazio¬ 
ni dispeptiche come nausee, produzione di 
gas, vomiti alimentari e biliari, tensione e 
pesantezza epigastrica, sintomi che rispon¬ 
dono ad una gastro-duodenite con tendenza 
evolutiva che può servire d’impianto alle in¬ 
fezioni biliari. 

L’esame radiologico permette la diagnosi 
esatta: le immagini del duodeno mobile va¬ 
riano molto sullo schermo radiografico Si 
ha la forma di duodeno invertito ad U a- 
perto verso il basso e a sinistra; oppure la 
forma cosidetta a « doppio festone ». Queste 
anomalie constatabili in posizione eretta, si 
modificano o spariscono in posizione supina. 
Odi AA. italiani (Busi e scuola) hanno richiama¬ 
ta l’attenzione sulle relazioni fra questa ma - 
formazione e la ptosi epato- duodenale, 1 a - 
largamento del legamento epato-duodenale,. 
ed altre malformazioni congenite o acquisite. 

Tali sono gli elementi clinici e radiologici 
su cui si basa la diagnosi di duodeno anor¬ 
malmente mobile. Questa malformazione non 
rappresenta un vero stato morboso di per se, 
ma lo diventa quando altri fattori concomi¬ 
tanti meccanici o flogistici, ne complicano ì 
quadro evolutivo. G. La Cava. 




[Anno XXXIX, Num. 7] 


SEZIONE PRATICA 


267 


L’invaginazione dell’appendice. 

(Esau. Zeni. /. Chir., 1931, n. 21). 

Circa 10 anni addietro Szenes della Clinica 
di Eiselsberg ne raccolse, a proposito di uno 
suo, 7 casi nella letteratura di questa evenienza 
dei quali una parte riguardano l’invaginazione 
della sola appendice, un’altra l’appendice e il 
cieco, un'altra infine nei quali si era invagi¬ 
nata nel colon una massa di varie parti. È 
certo che è una evenienza molto rara. 

L’A. dopo 2G anni di attività chirurgica ne 
ha riscontrato un caso in una bambina di 

5 anni di costituzione molto gracile la quale 

6 giorni prima dell’entrata in ospedale aveva 
disturbi di digestione con dolori al ventre cui 
si aggiunsero negli ultimi due giorni vomito, 
febbre e poi dolore alla regione appendicola¬ 
re, difesa muscolare. Nella fossa iliaca destra 
si palpava una intumescenza indistinta di 3 
centimetri di diametro che si poteva riferire 
ad una appendice infiammata. Aperto il peri¬ 
toneo si trovò nella cupola del cieco come un 
bottone che sporgeva sulla parete ispessita. 
Sollevato il cieco si mostrava senza meso ed 
il mesenteriolo dell’appendice, ridotto ad un 
piccolo tralcio si perdeva nella parete del 
cieco. L’appendice era per 2 terzi invaginata 
ed era stretta da un anello nella cupola del 
cieco che non lasciava disin vaginale l’organo. 
Per ciò fu fatta una resezione della cupola del 
cieco con l’appendice inserita e fu chiusa la 
breccia cecale residua. La diagnosi sul pezzo 
anatomico fu di appendicite flemmonosa con 
invaginazione. 

Nella patogenesi di questa affezione ha cer¬ 
tamente importanza la forma allungata del 
cieco, senza meso e mesenteriolo ed una lar¬ 
ga base d’impianto dell’appendice nel cieco. 

L interessante notare che un gran numero 
di queste invaginazioni appartengono al pri¬ 
mo decennio di vita ed al sesso maschile. 

La diagnosi si può dire impossibile. 

II trattamento può essere rapprensentato 
dalla disinvaginazione e appendicectomia o 
della resezione del cieco. 

La prognosi è simile a quella di un attacco 
di appendicite acuta. R. Brancati. 

Disordini funzionali del colon. 

fE. J. Spriggs. The Quarterly Journ. oj Med., 

luglio 1931). 

L’A. ha trovato disordini più o meno impor¬ 
tanti del colon in 2086 casi su 4000 ammalati 
osservati. Si trattava di svariate malattie: sprue, 
malattia celiaca, tumori, volvoli, parassiti, co¬ 
liti ulcerose, dissenteria, poliposi, esiti di co* 
lectomia, di colostomia. di colopessia, ade¬ 
renze postoperative, colite mucomembranosa, 
coloptosi, diverticulite e diverticulosi, disordini 
del tono. 


1 disordini funzionali più importanti sono 
la stipsi, la diarrea e lo spasmo. Le cause 
dei disordini funzionali sono le infezioni (pior¬ 
rea, malattie della gola, parassiti), i raffred¬ 
damenti, l’eccesso di fumo, acqua cattiva, ac¬ 
qua fredda, vitto poco buono. Le cause prin¬ 
cipali sono le neurosi e la stitichezza. Alcuni 
sostengono che la causa sia solo la stipsi, alla 
quale segue la neurosi. 

L’A. ritiene che un sistema nervoso insta¬ 
bile, sia per ragioni congenite che acquisite, 
è una causa predisponente importante, ma 
che la causa immediata determinante è la 
stipsi. Egli ha anche osservato che la stipsi 
lieve è meno dannosa dell’uso costante di las¬ 
sativi. 

L’età in cui i disturbi del colon sono pre¬ 
valenti è la media (in media 44 anni per gli 
uomini, 42 per le donne). Le donne ne sof¬ 
frono più spesso degli uomini. 

In alcuni casi il fattore psichico ha indub¬ 
biamente molta importanza. 

La patogenesi dei disturbi funzionali può 
riassumersi in disordini neuromuscolari, in 
cui esiste irritazione della mucosa da causa 
tossica o batterica e fenomeni riflessi consecu¬ 
tivi. La maggiore resistenza dell’intestino a 
cause di irritazione si ha quando il suo cir¬ 
colo venoso si compie bene; la sua resistenza 
diminuisce quando la circolazione venosa è ral¬ 
lentata e quindi il sangue si satura di gas rista¬ 
gnante nell’intestino. Si ritiene anche che i 
germi possano passare dall’intestino nel cir¬ 
colo generale e nei tessuti. 

Secondo alcuni spesso si tratta di fenomeni 
allergici. 

Per quanto riguarda Vanatomia patologica , 
spesso all'esame sigmoscopico la mucosa ap¬ 
pare normale; a volte si hanno solo depositi 
di muco. 

I microrganismi che furono trovati furono 
del gruppo coli, streptococchi e anaerobi. 

I sintomi che accompagnano i disturbi fun¬ 
zionali del colon sono : senso di peso o an¬ 
che dolore più o meno forte, o senso di cram¬ 
po, o di distensione, con borborigmi, dopo i 
pasti, a volte con vomito. II dolore è netta¬ 
mente colico nel 55% dei casi; nel 26 % è 
epigastrico. 'Frequente è l’anoressia, come pure 
la nausea. La stipsi è costante, ma può alter¬ 
narsi a diarrea. A questi disturbi si accom¬ 
pagnano con frequenza senso di debolezza ge¬ 
nerale e cefalea; qualche volta febbre. 

Radiologicamente si può avere passaggio del 
pasto opaco nel colon più o meno rapidamente 
del normale, con aumento o diminuzione del 
tono. 

Ai disturbi colici possono essere associate 
malattie o disturbi d’altri organi: colecistite, 
colelitiasi, calcolosi renale. 

La prognosi nei riguardi della vita è ot¬ 
tima, nei riguardi della guarigione varia da 
caso a caso. 










268 


(C ir, POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 7] 


La profilassi si fa facilitando le evacuazioni 
regolari, ma senza uso di lassativi irritanti. 

La cura varia secondo i casi : alcune volte 
bastano lassativi non irritanti, oppure basta 
maggiore varietà deiralimentazione. Si han¬ 
no a volte risultati dal latte acido, dalla pa¬ 
raffina, o dai massaggi, o dai clisteri alti. Non 
si trascurerà lo stato psichico del paziente. Ne¬ 
gli stati spastici può giovare dare la bella¬ 
donna, o sospendere l’uso del tabacco nei for¬ 
ti fumatori. Alcune volte può giovare la rese¬ 
zione del sigma, se questo è enorme. 

R. Lusena. 

La poliposi colica diffusa. 

# 

(Leveuf e Odru. Journ. d. chir., t. 37, n. 46). 

Affezione rara, caratterizzata dalla presen¬ 
za di numerosi polipi, sessili o peduncolati, 
del volume da una testa di spillo a una noc- 
ciuola, che tappezzano tutta la mucosa dell’in- 
testino crasso. Si distingue questa « forma dif¬ 
fusa primitiva » (detta anche poliposi congeni¬ 
ta disseminata, poliposi dell'adolescenza, po- 
liadenosi vera ) da una « forma secondaria o ac¬ 
quisita dell’adulto » che è più limitata ed in 
rapporto a irritazioni croniche. Spesso queste 
due forme vengono confuse. Su 130 casi noti 
nella letteratura L. e 0. ne hanno trovato solo 
30 di vera forma diffusa primitiva. A questi 
aggiungono un caso di osservazione persona¬ 
le e ne prendono le mosse per trattare dif¬ 
fusamente di tale affezione. 

Gli autori anglo-americani hanno in spe¬ 
cial modo preso in esame la questione della 
poliposi colica diffusa. 

Anatomia patologica. I polipi occupano tut¬ 
to il grosso intestino, retto compreso. In qual¬ 
che easo il retto è indenne; in qualche altro la 
poliposi si estende anche all’ileo. I polipi so¬ 
no numerosissimi e tutta la mucosa ne è tap¬ 
pezzata. Vanno quindi esclusi da questa forma 
quei casi in cui i polipi si sono sviluppati in 
diversi segmenti del crasso ma con larghi in¬ 
tervalli di mucosa normale. Il volume dei 
singoli polipi va da una testa di spillo a una 
ciliegia; possono essere sessili o peduncolati e 
talora confluire a grappolo. Istologicamente 
mostrano la struttura degli adenomi: delle 
ghiandole intestinali allungate, ramificate, 
ipertrofiche, talora di aspetto cistico, sono di¬ 
sposte attorno a un asse connettivo-vascolare e 
non presentano note di flogosi. 

Etiologia. Si osserva quasi esclusivamente 
nell’età giovane. Nei casi noti l’età varia dai 
5 ai 40 anni. Solo 2 casi lai di sopra di 40 anni. 
La maggior frequenza è fra i 10 e 30 anni (22 
casi su 33). Spesso è stata rilevata una predi¬ 
sposizione familiare. 

Sintomi: L’esordio è caratterizzato dalla 
diarrea, fino a 15-20 scariche per giorno. Suc¬ 
cessivamente compaiono le emorragie inte¬ 
stinali. Una volta costituitasi la « diarrea 


sanguinolenta », che è il sintonia caratteri¬ 
stico dell’affezione, non si arresta più. Con¬ 
seguentemente si stabilisce uno stato di ane¬ 
mia che spesso è intensa tanto da richiedere 
una trasfusione. Alle emorragie profuse ma¬ 
croscopiche si aggiungono quelle occulte, con¬ 
tinue, svelabili con Tesarne clinico delle feci. 
Nelle feci possono trovarsi anche dei polipi 
staccati. Talora si hanno crisi dolorose per fat¬ 
ti di ostruzione o per sopraggiunta colite. 

Quando è invaso il retto si hanno dolori du¬ 
rante la defecazione e talora prolasso. All’E. O. 
si possono sentire delle masse e provocare do¬ 
lori sul decorso del colon. L ’esplorazione retta¬ 
le ha gran valore quando è invaso il retto; ne¬ 
gli altri casi è negativa. La diagnosi di certez¬ 
za ci vien data dalla rettosigmoidoscopia e dal¬ 
l’esame radiografico. Questo dà un’immagine 
marezzata dei colon coi bordi tappezzati da 
dentellature concave. 

Il decorso è grave e dopo la comparsa del¬ 
la diarrea sanguinolenta la morte sopraggiun¬ 
ge in breve tempo per cachessia e anemia. Su 
32 oasi raccolti dagli A A. vi sono 7 fra guari¬ 
gioni e miglioramenti tulli in seguito a inter¬ 
vento. Le complicazioni più frequenti sono le 
invaginazioni e le stenosi. È possibile la -com¬ 
parsa (successiva del cancro ma non è stata 
dimostrata la trasformazione maligna dei po- 

lipi. 

La diagnosi si basa sui sintomi capitali, 
sull’età giovane e sulla comparsa dei primi di¬ 
sturbi nell’infanzia. Radioscopia e rettoscopia 
ci danno la diagnosi di certezza. 

La patogenesi è ancora assai oscura. I rap¬ 
porti fra alcune affezioni infiammatorie e pa¬ 
rassitane con la poliposi — sostenuti da al¬ 
cuni AA. — non sono ben netti. Non si può 
■ammettere che le migliaia di polipi che rico¬ 
prono la mucosa deH’intestino abbiano rappor¬ 
ti con le frangio di aspetto poliposo che si os¬ 
servano ai bordi di alcune ulcerazioni intesti¬ 
nali. E d’altra parte in numerosi casi di poli¬ 
posi vera non sono state riscontrate ulcera¬ 
zioni di sorta. 

Terapia. La cura medi-ca è presso a poco im¬ 
potente. Essa si avvale di lavaggi al tannino 
e al cloruro di magnesio col quale in un caso 
fu realizzato un notevole miglioramento. La 
radi u mi e la rontgenterapia sono state appli¬ 
cate in rari casi e con risultati poco incorag¬ 
gianti. L’intervento chirurgico consiste nell’e- 
sclusione del colon e nella resezione. L esclu¬ 
sione completa è difficile da realizzare e non 
ha dato buoni risultati. Il metodo di scelta è 
Ila: resezione (colectomia totale) eseguita in 

uno o due tempi. . . 

Su 7 casi, 4 operati in un tempo (3 guariti 
e 1 morto); 3 operati in 2 tempi (1 guarito e 

2 morti). . . 

Gli AA. sono partigiani della resezione in 2 

tempi praticando dopo il 1" temjx) lavaggi al 
cloruro di magnesio. G. Pacetto. 



[Anno XXXIX, Num. 7] 


SEZIONE PRATICA 


269 


Ricostruzione dell'apparato sfinterico nel 
prolasso del retto. 

(Cuneo e Sénèque. Journ . d . chir ., t. .38, n 2 
• 1931). 

Nel trattamento di questa affezione i pro¬ 
cessi di exeresi sono in gran parte abbandona¬ 
ti e dei processi conservativi la colopessia è 
indicata nei prolassi totali accentuati mentre 
il cerchiaggio dell’ano secondo Tiersch è in¬ 
dicato nei casi lievi. Vi sono dei casi interme¬ 
di, spesso consecutivi a un trauma locale, in 
cui si ha un prolasso totale ma poco esteso, 
per i quali la colopessia sarebbe un’operazione 
sproporzionata e il cerchiaggio un metodo in¬ 
sufficiente. In questi casi è indicato il metodo 
proposto da C. e S. che mira a rinforzare i di¬ 
versi elementi dell’apparato sfinterico: lo sfin¬ 
tere liscio, lo sfintere striato e l’elevatore del¬ 
l'ano. 

Anteriormente: incisione sul terzo anteriore 
dell’orificio anale sulla linea di unione della 
pelle con la mucosa. Preparazione dello sfin¬ 
tere striato che viene isolato ai suoi bordi e 
respinto in alto. Si mette così allo scoperto lo 
sfintere liscio i cui fasci vengono avvicinati 
e rinserrati con punti staccati in senso longi¬ 
tudinale. Quindi Io sfintere striato viene affer¬ 
rato con una pinza per la sua parte mediana e 
attirato-verso l’alto. I bordi delle sue fibre ven¬ 
gono riuniti sulla linea mediana, in senso 
longitudinale, con 2-3 punti. L’incisione primi¬ 
tivamente arciforme della pelle viene suturata 
in senso sagittale e la parte esuberante della 
mucosa viene resecata. 

Posteriormente: incisione mediana sagitta¬ 
le che comincia a 2 cm. dal contorno anale e 
termina sul coccige. Si scoprono così la parte 
posteriore dello sfintere strialo e il rafe dello 
elevatore dell’ano. Quest’ultimo viene sezio¬ 
nato e le due metà dell’elevatore vengono so¬ 
vrapposte di circa 4 cm. con punti a U. Tale 
sovrapposizione viene ulteriormente assicurata 
fissando il bordo libero della metà «superiore 
con le fibre della metà inferiore. Si isola rn 
seguito lo sfintere striato che viene stirato in 
alto fino a scoprire lo sfintere liscio, sul quale 
si opera come per la parte anteriore. Lo stes¬ 
so si pratica per lo sfintere striato di cui il 
filo più alto viene conservato lungo per essere 
passato nello spessore delle parli fibrose peri- 
coccigee e qui fissato. (3. Pacetto. 

T parassiti intestinali nella patologia del 
tubo digestivo. 

(M. Labbé, F. Nepveux e Nichitv. Arch. des 
Mal. de I app. dir/, et des mal. de la nu.tr.. 
aprile 1931). 

Le numerose osservazioni fatte in questi ul¬ 
timi anni sulla importanza dei parassiti inte¬ 
stinali nella patologia del tubo digestivo han¬ 


no fatto sì che si costituisse, poco a poco, ac¬ 
canto alla patologia batterica delle vie dige¬ 
stive una patologia parassitarla che assume 
sempre più una importanza maggiore della 
prima. Tuttavia delle obiezioni erano ancora 
fatte alla teoria parassitarla delle affezioni in¬ 
testinali. I parassitologi, in particolare, face¬ 
vano notare che nell’intestino si trovano abi¬ 
tualmente numerosi e diversi parassiti, che si 
riscontrano in quasi tutti i soggetti sani, e 
che per conseguenza non è logico attribuire 
loro le affezioni dell'intestino. 

Senza dubbio sarebbe eccessivo attribuire 
esclusivamente ai parassiti riscontrati nelle 
feci 1 origine delle affezioni del tubo digesti¬ 
vo. Ma non è esatto negare ai parassiti inte¬ 
stinali ogni valore patogeno per il fatto che 
possono essere riscontrati nell’intestino dei 
soggetti sani, in quanto esiste la possibilità 
di infestazioni latenti. Come vi sono dei por¬ 
tatori sani di germi batterici, vi sono dei por¬ 
tatori sani di parassiti. 

E questo non impedisce che, in certe circo¬ 
stanze, questi parassiti possano divenire l’o¬ 
rigine di una malattia acuta o cronica. 

Secondo gli AA., dal punto di vista pato- 
genico, ha grande importanza l’abbondanza 
dei parassiti contenuti neH’intestino. A mo¬ 
tivo di ciò, gli AA. non si contentano di ri¬ 
cercare i parassiti contenuti nelle feci, ma li 
numerano in una quantità determinata di feci 
(5 grammi) omogeneizzate e schiacciate fra 
due vetrini. Così procedendo hanno visto che 
le enteriti corrispondono, in generale, a delle 
infestazioni parassitarle abbondanti, mentre 
nei soggetti sani gli stessi parassiti non si 
i scontrano che in piccolo numero. Hanno an¬ 
che visto le poussées di enterite acuta corri¬ 
spondere ad una moltiplicazione di parassiti 
nell intestino, i periodi di miglioramento ad 
una riduzione del numero dei parassiti. lu¬ 
tine, in seguito all’impiego degli antielminti¬ 
ci, hanno constatato che ad una diminuizione 
dei parassiti corrisponide un miglioramento 
sintomatico e alla loro scomparsa la guari¬ 
gione. 

I parassiti però, per interessanti che siano, 
non sono la sola causa delle affezioni intesti¬ 
nali; bisogna sempre pensare alle infezioni 
batteriche ed alle intossicazioni o irritazioni 
di origine alimentare. Inoltre l’infestazione 
parassitarla può essere in certi casi un fatto 
secondario, che non deve distogliere l’attenzio¬ 
ne del medico dalla vera malattia di cui la 
causa non ha niente in comune con i paras¬ 
siti. 

Con queste riserve, gli AA. credono al va¬ 
lore patogeno dei parassiti intestinali ed alla 
possibilità di descrivere delle enteriti da a- 
mebe, da infusori, da elminti. Da ciò la ne¬ 
cessità di ricercare i parassiti intestinali in 
presenza di ogni affezione intestinale. 




270 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 7 } 


Le infestazioni sono frequenti, abbondanti, 
precoci. Esse iniziano il più spesso durante 
l’infanzia, persistono e si completano nell’età 
adulta, per seguire l’uomo fino alla vecchiaia. 

Il trattamento antielmintico fatto nei bambi¬ 
ni pulisce per un momento il loro tubo di¬ 
gestivo, ma non fa scomparire i parassiti; 
qualche verme, qualche forma resistente di 
ameba o di infusori persiste, innicchiata nel¬ 
le ghiandole dell’intestino, per entrare di tem¬ 
po in tempo in riviviscenza, ripassare allo sta¬ 
to di forma vegetativa e provocare una nuova 
poussée di infiammazione intestinale. Questa 
concezione dell’evoluzione del parassitismo 
intestinale fa comprendere i risultati, in 
apparenza paradossali, delle osservazioni di 
Poublan clic ha visto il parassitismo latente 
raggiungere il suo massimo non nei bambini 
ma negli adulti di 20-30 anni; si comprende 
in effetti che, all’infestazione già molto forte 
dell’infanzia, insufficientemente combattuta 
con la terapia, si aggiunge l’infestazione del¬ 
l’età adulta. Il medico non deve dunque con¬ 
tentarsi di guarire una manifestazione più o 
meno acuta della malattia, ma deve persegui¬ 
tare il parassita, fino ad avere la sicurezza 
d'averlo completamente distrutto. 

C. Toscano. 

L’insulina negli stati di denutrizione di 

origine digestiva nel lattante. 

(Torello Ceudra. Bull, de la Sociedad Cata¬ 
lana de Pediatria , 1° trimestre 1931). 

I primi lavori sull'uso dell'insulina negli 
stati di denutrizione del bambino e nell’a- 
trepsia si devono a Pitfield e a Marriot. A 
questi seguirono nel 1925-1920 le ricerche 
sull’argomento di Nobecourt e Levy, Lesné 
e Dreyfus-Sóe, Tisdall, Brown, Drake e Cody, 
ecc. Secondo gli AA. i risultati del trattamen¬ 
to con insulina sarebbero in generale un po¬ 
co discordi poiché il trattamento fu fatto su 
stati di denutrizione più o meno avanzati, in 
bambini di diverse età, di costituzione diver¬ 
sa, affetti da forme etiologicamente e patoge- 
neticamente diverse. Anche nel trattamento 
vi sono diversità : per alcuni autori (francesi 
e tedeschi) si otterrebbero risultati buoni con 
la sola insulina, per altri (americani) l’insu¬ 
lina senza soluzione glucosata non darebbe 
buoni risultati. 

L’insulina negli stati di denutrizione agi¬ 
rebbe secondo Weichmann alterando la .per¬ 
meabilità cellulare, facilitando così la riten¬ 
zione d i acqya (oliguria postin sul inica e mo¬ 
dificazione del sangue). Questa ritenzione sa¬ 
rebbe specialmente naturale nei bambini i- 
drolabiìi e ristabilirebbe il metabolismo nor¬ 
male dell’acqua. Lasch ritiene non si possa 
parlale di formazione di grasso, come vor¬ 
rebbero alcuni autori. 


Secondo le più recenti ricerche l’insulina 
facilitando Tassi mi fazione degli idrati di car¬ 
bonio, contribuirebbe o determinerebbe indi¬ 
rettamente Ja ritenzione dell’iacqua. Essa è 
dunque indicata per gli stati di denutrizione, 
distrofie e atrepsie nella cui etiologia esiste 
una intolleranza per gli idrati di carbonio. 
Deve essere somministrata in relazione con 
i pasti, tenendo conto che Tiperglicemia ali¬ 
mentare dura circa un’ora e mezza. La dieta 
sarà a base di idrati di carbonio, rappresenta¬ 
ta, a seconda dell’età, da mialtosio, destrina o 
farine. Quanto alla dose, si potrà somministra¬ 
re una unità d’insulina al giorno e per kilo- 
grammo di peso, divisa in tre volte: secondo 
i casi questa dose potrà essere duplicata e tri¬ 
plicata. La soluzione glucosata si può utiliz¬ 
zare nel caso di bambini con vomito frequen¬ 
te, per assicurare un aumento della gli ce mi a. 
Nei casi di atrepsia con intossicazione potrà 
usarsi la via endovenosa per la soluzione glu- 
cosata; in tali casi l’insulina si usa più contro 
l’acidosi tossica che contro lo stato di denu¬ 
trizione. C. Nervi. 

Cura delle diarree croniche. 

(P. Morawitz. Munck. Mediz. Wocli ., 9 ot¬ 
tobre 1931). 

La cura dietetica è in questi casi la base di 
ogni terapia. La parola d’ordine è: evitare tut¬ 
ti i cibi che possano riempire eccessivamente 
il crasso. Si tratta infatti quasi sempre di co¬ 
liti croniche che possono essere anche il se¬ 
guito di una dissenteria, quando, ben inteso, 
si sia esclusa una possibilità di tumore del¬ 
l’ultimo tratto dell’intestino mediante un ac¬ 
curato esame locale. 

La dieta nelle coliti croniche consisterà prin¬ 
cipalmente in carboidrati facilmente assimi¬ 
labili: pastine, riso, biscotti. Lo zucchero è 
ben sopportato: sia evitato il pane nero, le 
verdure e i legumi. Latte e carne ben cotta in 
piccola quantità. Si sia cauti nel concedere le 
frutta: si conceda dapprima solo succo d’a¬ 
rancia per non togliere completamente dalla 
dieta la vitamina C. 

Nei casi in cui la malattia dura a lungo 
bisogna variare opportunamente la dieta e ciò 
salutile al malato non solo soggettivamente 

ma anche obiettivamente. 

Accanto al trattamento dietetico hanno mo¬ 
strato buona azione nelle coliti croniche i la¬ 
vaggi del colon. 

Lo scopo è meccanico: togliere cioè dal co¬ 
lon il materiale infettivo presente, ma si può 
aggiungere al clisma una sostanza disinfettan¬ 
te o astringente: l’A. usa una soluz. leggera 
(1 : 10.000-1 : 3.000) di nitrato d’argento op¬ 
pure una soluzione al 1/2 % di tannino. Po¬ 
co di buono si è ottenuto dalla somministra¬ 
zione di medicinali calmanti : certo che nei 
oasi in cui un «Trave tenesmo o dei dolori non 


[Anno XXXIX. Num. 7] 


SEZIONE PRATICA 


271 


danno riposo nè sonno, senza l’oppio non si 
va avanti; ma si tenga questa prescrizione per 
i casi dove essa è veramente necessaria. Nes¬ 
sun risultato si è ottenuto con il calcio, il Co- 
lus alba , lo Yatren. 

In generale si può dire dunque che la te¬ 
rapia perorale medicamentosa sia pochissimo 
efficace. 

Gli studi per trovare una cura antibatterica 
specifica sono ancora in fasce, e ciò è logico 
dato il poco che noi sappiamo dell'eziologia 
di queste forme morbose. 

Come si vede dunque il trattamento si ba¬ 
sa sulla dietetica e sui lavaggi del colon-, ma 
vi sono casi in cui per quanto la cura sia 
seguita con tutta pazienza, il miglioramento 
è lento e interrotto spesso da ricadute. 

E intanto l’anemia e la cachessia non si 
modificano e subentra il pericolo di una ami- 
loidosi secondaria. 

È allora il caso di pensare ad un interven¬ 
to chirurgico: la resezione parziale o totale del 
colon ammalato, l’ano preternaturale o la fi¬ 
stola cecale alla Witzel. La scelta dell’inter¬ 
vento deve essere lasciata al chirurgo. Tali o- 
perazioni permettono il lavaggio del colon dal- 
1 alto e dal basso: e ciò è la causa principale 
del buon successo di queste operazioni. L’in¬ 
tervento chirurgico è insomma da considerar¬ 
si come ultima ratio, ma una ultima ratio as¬ 
sai efficace. 

I na netta differenza fra le malattie infiam¬ 
matorie diffuse dell’intestino tenue e del cras¬ 
so non esiste. La colite può essere strettamen¬ 
te combinata ad una enterite : si parla allora 
di enterocolite. Ma ial principio di questa i 
sintomi si limitano generalmente ad uno dei 
tratti dell’intestino malato. 

L enterite cronica richiede misure terapeu¬ 
tiche del tutto diverse da quelle della colite. 

Anche qui ha importanza capitale la diete¬ 
tica: è necessario istituire una dieta compo¬ 
sta da alimenti facilmente assorbibili ed il me¬ 
no possibile irritanti per l’intestino: a que¬ 
sto scopo è importante fare la prova col pasto 
di Schmid!, seguita dall’esame delle feci: se 
si noterà una cattiva digestione delle albumi¬ 
ne si è di fronte ad un caso di dispepsia da 
putrefazione ( Faulnisdyspepsie ); ma è possi¬ 
bile inveoe che si trovi menomata l’assimila¬ 
zione dei carboidrati od ambedue i disturbi 
associati. 

In ogni caso senza un esame preventivo del¬ 
le feci, da ripetere spesso durante la cura, non 
si dovrebbe dare inizio al trattamento di una 
di queste malattie. 

Le basi per il trattamento dietetico sono: 
il maggior riguardo possibile verso la funzio¬ 
ne intestinale così alterata e il peggioramen¬ 
to delle condizioni ambientali per la flora pa¬ 
togena intestinale. 

È così che nei casi di dispepsia da putrefa¬ 
zione in cui nelle feci si riscontrano fibre mu¬ 


scolari indigerite, il medico proibirà la carne 

e le uova ed istituirà una dieta grasso-carboi- 
drata. 

Si concederanno quindi il burro (100 gr.), 
l’olio d’oliva, i carboidrati in forma facilmente 
digeribile (pastine, farine). Si eviteranno i le¬ 
gumi ricchi di cellulosa, il pane nero, e la 
maggior parte delle frutta. Sfavorevolmente a- 
giscono anche le bevande fredde e i cibi mol¬ 
to salati e con pepe. 

Per bere si può concedere il tè e del vino 
rosso. Riguardo al latte i pazienti si compor¬ 
tano variamente: è opportuno mescolare il 
latte con acqua di calce (un cucchiaino per 
bicchiere). 

[ Jna dieta così stretta non è certamente pos¬ 
sibile per lungo tempo ma il ritorno alla die¬ 
ta normale deve essere lento e cauto, comin¬ 
ciando con i succhi di frutta, le gelatine e con 
i purè di legumi. Ma un intestino indebolito 
da una lunga dispepsia non permetterà mai 
il ritorno ad una dieta completamente libera. 

In queste forme di dispepsia i preparati nu¬ 
tritivi artificiali deH’industria sono molto u- 
tili. L’esame della funzione gastrica è anche 
importante; la mancanza di acido libero è un 
reperto non raro, per quanto non costante. 
In questi oasi LA. come anche V. Noorden e 
V. Bergmann, prescrive acido cloridrico ad al¬ 
te dosi : da 60 a 80 gocce di acido cloridrico 
diluito al 12,5 % in 200 cc. di acqua, da be¬ 
re piccole sorsate durante i pasti. Le piccole 
dosi non hanno alcun effetto. 

Maggiori difficoltà si incontrano nella cura 
dietetica delle dispepsie da mancanza di as¬ 
sorbimento dei carboidrati : ( Gàrungsdyspe - 

psie), giacché è impossibile seguire per lungo 
tempo una dieta priva di carboidrati. 

La dieta corrisponde a quella per i diabetici 
gravi con proibizione però anche dei legumi: 
specialmente pericolosi sono i cibi contenenti 
cellulosa. Dopo 8 giorni una simile dieta non 
è più possibile e si potrà cominciare a som¬ 
ministrare dello zucchero e della farina lat¬ 
tea, più tardi farina di riso, semolino, ecc., 
sotto forma di zuppe, e lentamente si potreb¬ 
be riprendere così un’alimentazione quasi nor¬ 
male: ma i legumi duri e il pane nero de¬ 
vono essere proibiti per lungo tempo. 

Come si vede la dietetica è il punto prin¬ 
cipale nella cura delle diarree dispeptiche : ri¬ 
guardo ai medicamenti l’oppio è necessario 
solo nei casi più gravi per dare un po’ di cal¬ 
ma lai paziente specialmente durante le ore 
notturne; lo stesso si può dire dei preparati 
di belladonna. 

Riguardo alle cure di acque minerali esse 
sono secondo Schmiidt controindicate: utili 
forse nella convalescenza. È molto probabile 
che i buoni risultati ottenuti nei luoghi di 
cura siano dovuti alla dietetica che ivi è im- 
P osta - G. La Cava. 








272 • 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 7] 


CENNI BIBLIOGRAFICI. 

C. von Noorden e H. Salomon. Handbuch dei' 
Erruihriingslehre. II voi. Spezielle Diàtetik 
der Krankheiten des Venlauungsapparates. 

I parte. Magen. Un voi. in-8° di 459 pag. 
Editore Springer. 

Nel trattamento delle malattie anatomiche e 
funzionali dello stomaco, la dietetica ha una 
parte preponderante. Errerebbe però chi cre¬ 
desse che questo eccellente trattato di v. Noor¬ 
den e di Salomon riguardasse soltanto la die¬ 
tetica; essa non è che una parte della terapia 
totale e viene pertanto inquadrata in questa. 

Precedono alcune nozioni generali sull ezio¬ 
logia e la sintomatologia: la digestione orale 
e quella gastrica, con lo studio della perma¬ 
nenza dei diversi cibi nello stomaco, i fattori 
farmacologici ed endocrini che agiscono sul- 
l’attività gastrica, il senso di appetito e di sa¬ 
zietà, il vomito, i rapporti fra digestione ga¬ 
strica ed intestinale, ecc. ? . 

Nella parte speciale, gli AA. trattano 1 ezio¬ 
logia, la sintomatologia, la diagnosi e la te¬ 
rapia delle gastriti acuta e cronica, dell’ipoa¬ 
cidità, dell’achilia cronica, dell’anacloridna, 
degli stati iperacidi ed ipersecretivi, dell’ulce- 
ra gastroduodenale, dell’ipotonia gastrica, del¬ 
la gastroenteroptosi, della stasi gastrica, del 

carcinoma dello stomaco. 

Di grande interesse è il vasto capitolo (un 
centinaio di pagine) sulle dispepsie nervose : 
forma isterica, neurastenica; forme psicopa¬ 
tiche e neurosi (anoressia, bulimia, aerofagia, 
singhiozzo, cardiospasmo, ecc.). 

La patologia gastrica, lungi dall’essere un 
ristretto dominio dello specialista fornisce un 
forte contingente di clienti al medico pratico 
che troverà, nel libro degli AA., una miniera di 
interessanti nozioni di grande utilità. fil. 

G. E. Konjetzny. Die entziindliche Grundlage 
der typische Geschwursbildung im Magen 
und Duodenum. Un voi. in-8° di 154 pag. 
con 72 fig. in parte a colori. Springer, ed. 
Berlin. Prezzo RM. 15. 

L’A. passa in rivista tutte le teorie che sono 
state emesse sul vecchio, ma sempre nuovo 
problema della patogenesi dell ulcera duode- 
naie: quella chimica, quella dell’infarto e 
quella traumatica, trovandole tutte insuffi¬ 
cienti per spiegare i fatti nella loro reale con¬ 
sistenza. ... . 

E invece la genesi infiammatoria che 1 A., 

in base a numerose ricerche istopatologiche 
di cui espone i risultati, ha la maggiore par¬ 
venza di verisimiglianza. L’accertamento di 
tale genesi ha grandissima importanza, non 
soltanto teorica ma anche pratica. Il fatto che 
l’ulcera si sviluppa sulle modificazioni in¬ 
fiammatorie della mucosa gastrica^ addita che 
la terapia non va diretta contro l’acidità con 
la semplice somministrazione di alcalini, ma 
contro la gastrite che l’ha determinata. Ciò 
-.de, beninteso, per lo stadio acuto, che per 


quello cronico non sono più sufficienti i ri¬ 
medi interni. Ed anche per la decisione del¬ 
l’intervento, per la scelta dei metodi operato¬ 
ri, le vedute dell’A. offrono saldi punti d’ap¬ 
poggio. Oltre che d’interesse teorico, questo 
lavoro è anche di notevole utilità pratica. 

fil. 

A. Bécart. La gastrophotographie. Voi in-8 # 
di pagg. 100. Paris, N. Maioine, 1931. 

Frs. 30. 

Accanto alla visione diretta della vescica, 
dei bronchi, del retto da qualche anno si è 
aggiunta la visione diretta dello stomaco : ga¬ 
stroscopia o gastrofotografia. 

L’A. pratica l’esame per mezzo di un suo 
speciale apparecchio: il gastrophotor, sempli¬ 
ce e pratico e in fondo poco costoso : con tale 
apparecchio è possibile prendere una serie di 
fotografie della mucosa gastrica. 

11 sistema è ancora ai suoi inizi ma già 
largamente promettente di risultati come lo 
dimostra la letteratura sull’argomento specie 
nei riguardi dell’ulcera e delle gastriti. 

Mancava nella collezione medica un libro 
semplice e pratico che mettesse al corrente il 
medico su questo promettente mezzo di inda¬ 
gine che naturalmente va coordinato con gli 
altri mezzi di diagnosi : il libro del Bécart cor¬ 
risponde allo scopo specie per chi non cono¬ 
sce la lingua tedesca. M. E. 

Berg. Rontgen untersuchungen am Innenre- 
lief des Verdaunngs Kanals. II a Ediz. Voi di 
pag. 250 con 247 illustrazioni. Edit. G. Thie- 
me, Lipsia 1931. 

. A distanza di 2 anni compare la nuova edi¬ 
zione del libro del Berg sullo studio radio¬ 
logico della mucosa del tubo gastroenterico. 

La nuova edizione porta una maggior co¬ 
pia di dettagli di tecnica e un nuovo e ricco 
contributo clinico alla illustrazione del valore 
del metodo. 

La maggior parte dei reperti sono stati con¬ 
trollati operativamente o anatomo-patologica- 
mente e il confronto tra immagine radiogra¬ 
fica e fotografica della lesione dà la più net- 
tà dimostrazione del perfezionamento dia¬ 
gnostico che con questo metodo si ottiene 
nello studio delle lesioni dell apparato dige¬ 
rente . 

L’edizione è in carta patinata e la riprodu¬ 
zione delle figure ineccepibile. P. Valdoni. 

A. Bécart. La constipation. Son traitement . 
Un opuscolo in-8° di 24 pag. con fig. 
testo e 4 tav. G. Doin, Paris. Prezzo fr. 6. 

Sulla vexata quaestio, l’A. scrive una pic¬ 
cola monografia in cui studia clinicamente le 
diverse varietà di costipazione per finire col 
trattamento sempre difficile e spesso ingrato 
di questo comunissimo disturbo. Chiarezza e 
concisione sono i pregi di questa pubbli¬ 
cazione. ’ 1 ' 




Anno XXXIX, Num. 7] 


SEZIONE PRATICA 


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APPUNTI PER IL 

SEMEIOTICA. 

Il romito nell’età infantile. 

Si tratta di una delle evenienze più fre¬ 
quenti che il medico è chiamato a diagno¬ 
sticare, e che presenta soventi delle notevoli 
difficoltà per le molteplici cause che possono 
produrla. Ne riassume perciò i caratteri diffe¬ 
renziali A. Kollmann (Die Med. Welt, n 43 
24 ottobre 1931). 

Nell età del lattante il vomito può avere im¬ 
portanza poco notevole allorquando lo stato 
generale non è compromesso, e l’accrescimen- 
to ponderale non si arresta. In casi meno fre¬ 
quenti, invece, vengono riemesse anche mini¬ 
me quantità di nutrimento e lo stato generale 
decade rapidamente, ed allora bisognerà ri¬ 
cercare se non si tratti di un’a fresia conge¬ 
nita dell’esofago. 

Vomiti più o meno imponenti possono poi 
apparire come conseguenza di emorragie en¬ 
docraniche, specie nei prematuri, e nella me- 
lena dei neonati, essendo allora composti di 
liquido ematico. 

Le cause alimentari sono però in tale età le 
più frequenti, vale a dire tanto l’iperalimenta¬ 
zione, quanto la mancanza di regolare inter¬ 
vallo tra le poppate, quanto anche lalimenta- 
zione troppo scarsa, o troppo ricca di grassi, 
quanto infine i gravi errori dietetici che por¬ 
tano alle dispepsie ed alle intossicazioni. Più 
rari i casi di megacolon congenito e di ulcera 
duodenale, che può apparire nei lattanti più 
grandicelli in seguito a disturbi nutritivi. 

Ira le cause puramente meccaniche sono da 
annoverare: la cattiva posizione del lattante 
durante la poppata, la poppata troppo rapida 
negli allattati artificialmente, lingestione d’a¬ 
ria, il mancato riposo in posizione supina dopo 
1 introduzione del cibo, le pressioni inconsulte 
sulla regione gastrica. 

D’importanza più grande è il vomito che so¬ 
pravviene nell’invaginazione e quello su base 
nervosa, per ruminazione e per pilorospasmo, 
i quali, se non curati in tempo, compromet¬ 
tono la salute del bambino. 

Nella seconda infanzia e nell'età scolara 
il vomito è per lo più provocato da errori 
dietetici, specie indigestioni, ma anche da 
presenza di parassiti intestinali, i quali agi¬ 
scono con le loro tossine, nonché da malat¬ 
tie acute o croniche dell’addome, quali le oc¬ 
clusioni intestinali, le peritoniti, le appendi¬ 
citi. 

Tutte le malattie acute possono poi, in tale 
età, essere precedute o accompagnate da vo¬ 
miti, quali la polmonite, la scarlattina, la ci¬ 
stopielite, la difterite, l’ittero infettivo, la per¬ 
tosse, senza dimenticare quelli tipici dell’u¬ 
remia e quelli che sopravvengono nelle ustioni 
estese. 


MEDICO PRATICO. 

Un tipo speciale è rappresentato dai vomiti 
periodici acetonemici, la cui multiforme sin¬ 
tomatologia deve essere ben conosciuta, per 

tic! 1 COmmettere errori diagnostici e terapeu- 

Esiste infine un gruppo numeroso di affe¬ 
zioni del sistema nervoso, capaci di provocare 
nei bambini grandicelli il vomito, e compren¬ 
de tanto alcuni stati puramente funzionai!i 
tra ì quali l’isterismo, il pavor nocturnus e 
1 emicrania, quanto forme organiche, quali 
le encefaliti, le meningiti,* l’idrocefalo, la com¬ 
mozione cerebrale. M. Fabbri, 

CASISTICA. 

Contributo alla casistica della tubercolosi dello st©^ 

muco, a forma pseudo-neoplastica. 

La tubercolosi, osserva Patronicola (XVien. 
hi. W och., 33, 1931), può dare tre forine di¬ 
verse di localizzazione gastrica: 

1) La forma miliarica, che si confonde 
nel grande quadro generale; 

2) la forma ulcerosa, penetrante, che col¬ 
pisce prevalentemente la regione pilorica. e 
può dare le stenosi; 

3) la forma proli fera ti va, in cui il tessuto 
di granulazione può simulare un neoplasma. 

L’A. cita il caso di un vecchio di 61 a. con 
diffusa resistenza epigastrica-ipocloridria e un 
quadro radiologico di « lacuna » gastrica; La¬ 
na mnesi parlava di modesti disturbi funzio¬ 
nali : 1 autopsia dimostrò trattarsi di una in¬ 
filtrazione massiva e proliferante dello sto¬ 
maco. 

L A. discute la patogenesi di questo suo ca¬ 
so e propende per una propagazione del b. di 
Koch lungo le vie ematiche o linfatiche e la 
proliferazione lenta di un tubercolo solitario. 

Secondo Neumann Jja tubercolosi gastrica 
serve poi d’attrazione per gli altri bacilli e im¬ 
pedisce o ritarda la diffusione del processo ai 
P° Imoni - V. Serra. 

Tumori carcinoidi dell’intestino tenue. 

Hamilton Cooke (Arch. oj Sury., apr. 1931). 
ricorda come nell’intestino tenue i tumori d’o¬ 
rigine epiteliale siano relativamente più rari 
di quelli di origine connettivale (sarcoma). Tra 
quelli di origine epiteliale egli distingue gli 
epiteliomi originati dalle cellule ghiandolari 
adenocarcinomi) e ;i carcinoidi. L'elemento 
epiteliale da cui derivano è in ancora contro¬ 
verso. Sembra che alcuni provengano dalle 
cellule di Panetti a citoplasma granulare, altri 
dalle cellule cromaffini e argentaffini, altri da 
elementi affini a quegli degli isolotti da Lan- 
gerhans. Il tipo di questi tumori è quello del¬ 
l’appendice descritto molto estesamente da 
Masson il quale studiò questi elementi allo 
stato normale negli strati profondi dell’appen-. 





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(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 7] 


dice, clementi simili a quelli delle ghiandole 
endocrine. Sono generalmente tumori maligni, 
ma ve ne sono anche a decorso e a tipo isto¬ 
logico benigno, di dimensione medie o piccole ; 

La sintomatologia è comune a quella di tutti 
i tumori intestinali. I casi descritti non sono 
numerosi, un centinaio in tutto compresi un¬ 
dici casi raccolti nell’abbondante statistica 
della Clinica Mayo. Infine è da ricordare 1 opi¬ 
nione di Krompecher il quale sulla base di 
certe somiglianze con i basaliomi, vorrebbe 
considerare tali tumori come composti di cel¬ 
lule basali. V. Ghiron. 

Sifiloma del ceco. 

La sifilide dell’intestino e, più ancora, la 
sifilide del ceco, è un’affezione rara e rara¬ 
mente riconosciuta. Ismael M. Hernandez e 
Donato Vivoli (Revue Sud-Améncaine de Mea. 
et de Chir ., marzo 1931), ne riportano un ca¬ 
so, riferentesi ad un uomo di 73 anni senza 
antecedenti personali notevoli, affetto da co¬ 
stipazione abituale, il quale da circa un anno 
lamentava indebolimento, vertigini, dimagra¬ 
mento, pallore, nervosità e anoressia Dieci 
giorni prima dell’ingresso all Ospedale 1 in¬ 
fermo cadde per perdita di coscienza che durò 
circa due ore e durante la quale emise spon¬ 
taneamente delle feci contenenti del sangue 
rosso-nero. Passato l’accidente, il malato ri¬ 
prese il suo lavoro, malgrado lamentasse ver¬ 
tigini, dispnea e dolori precordiali. Una lipo- 
tinia lo decise a farsi ospedalizzare. Furono 
riscontrate condizioni generali gravi, febbre 
remittente, tachicardia, infiltrazione ganglio- 
nare inguinale, ipotensione arteriosa, dispnea. 
Esistevano i segni clinici di un’aortite ed in 
corrispondenza del cieco si rilevava un tumore 

mobile, leggermente dolente. 

' L’inférmo rapidamente peggiorò e venne a 

morte. f . . 

L’autopsia mise in evidenza un aortite spe¬ 
cifica ed un tumore del ceco con caratteri di 
malignità; l’esame isto-patologico permetteva 
di riferire le due affezioni ad una stessa cau¬ 
sa : la sifilide terziaria. 

Gli A A. classificano la loro osservazione co¬ 
me forma terziaria pseudo-cancerosa di Tré- 
molières e Caussade e mettono in evidenza 
l’importanza delle lesioni specifiche associate, 
>er arrivare clinicamente alla diagnosi etio- 
ogica esatta. C. Toscano. 

Ulcera recidivante dopo resezione gastrica per ul- 

cera. 

Clairmont (Arch. Klin. Chir., voj. 162, 
pag. 167) osserva come il mezzo migliore per 
prevenire la recidiva dopo resezione gastrica 
^ta nell’eseguire resezioni ampie che com¬ 
prendono l’ulcera, il piloro, tutto l’antro e una 
]ìarte del corpo. Solo così si ottiene una ri¬ 
duzione notevole dell’acidità del succo gastri¬ 
co. Una delle cause più importanti della reci¬ 


diva è rappresentata dalla persistenza di va¬ 
lori acidi alti del succo gastrico; per tale 
ragione studia negli operandi la secrezione ga¬ 
strica a mezzo di una sonda triplice che coi - 
risponde all’antro, al corpo e al fondo dello 
stomaco. Nei casi in cui i valori acidi della 
secrezione del corpo dello stomaco sono alti 

allarga i limiti della resezione. 

Dal punto di vista delle recidive e della per¬ 
centuale delle guarigioni definitive è da riget¬ 
tarsi la gastrocnterostomia anche nei casi di 
stenosi cicatriziale anzi specialmente in que¬ 
sti casi in quanto la stenosi predispone alla 
recidiva. P- ^arponi. 

TERAPIA. 


Il regime a zig-zag. 

C. von Noorden ( Therapie dev Gegenwart, 
o-enn 1931) designa con tal nome un regime 
regolato in modo adatto per la relativa malat¬ 
tia", ma intramezzato ad intervalli regolari da 
« giorni di riposo » in cui 1 alimentazione e 

del tutto diversa da. quella consueta. 

L’applicazione più antica di questo metodo 
è stata fatta dallo stesso A. nel 1898, racco¬ 
mandando i É ((giorni di legumi», una o due 

volte la settimana ai diabetici. . . 

Negli obesi, egli istituisce dei giorni di re¬ 
gime" di Karrell al latte o dei giorni di frutta, 
che si ripetono una o due volte la settimana, 
lasciando per gli altri giorni il regime a. scel¬ 
ta del malato. . _ 0 

Nei gottosi, la cura va rinnovata 2-3 volte 

la settimana; nelle stesse condizioni viene con¬ 
sigliata la cura ipoazotata e declorurata ai ne¬ 
fritici. . . • 

Nell’insufficienza cardiaca, negli ipertesi in 

tutte le forme di edema, l’A. raccomanda dei 
giorni senza sale, in cui il regime declorurato 
è strettissimo; ma nell’intervallo, egli perni e - 
te 5-8 grammi di sale al giorno, il che man¬ 
tiene l’appetito del malato e facilita la pre¬ 
parazione delle loro vivande. 

Nelle affezioni gastriche, intestinali od epa¬ 
tiche si hanno prescrizioni dello stesso ge¬ 
nere.’Così,. per gli ipercloridrici, il regime ve¬ 
getariano abituale si avvantaggia con 1 intro- 
Suzione di «giorni di carne» o « giorn. di 
pesce ». Nella convalescenza delle ulceri gastri¬ 
che è raccomandabile di istituire per 2-3 an¬ 
ni delle cure semestrali di 10-20 giorni du¬ 
rante le quali si riprendono il riposo in letto 
e l’alimentazione liquida o seimliquida. 

Nelle dispepsie nervose, nei fobici, a pre¬ 
scrizione di un giorno di regime normale ogni 
settimana permette di arrivare facilmente ver¬ 
so un’alimentazione man mano più ricca e 
più varia e di fare abbandonare poco a poco 

le restrizioni ai fobici. , 

Anche negli individui in buona salute è 

spesso bene, in conformità delle prescrizioni 

di diverse religioni, di rinunciare ogni tanto 






Anno XXXIX, Num. 7] 


SEZIONE PRATICA 


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all alimentazione abituale per seguire un redi¬ 
me del tutto differente: alimentazione vege¬ 
tariana per le persone abituate ad un regime 
molto carneo e viceversa. fij 

Il trattamento delle diarree da insufficienza ghian¬ 
dolare digestiva. 

G. Faroy (Journ. de méd. de Paris, 1931, 
n. 23) consiglia quanto segue. 

Nel Vinsufficienza gastrica. I procedimenti 
abituali di eccitazione della secrezione gastri¬ 
ca con gli alcalini, gli amari, il peptone sono 
insufficienti e poco, efficaci, avendosi bisogno 
in questi casi di una terapia più attiva. Si 
potrà prescrivere l’acido cloridrico. 


Acido cloridrico officinale g. ± 

Acqua bollita un litro 

Se ne farà prendere un bicchierino dopo 

ogni pasto. Conveniente è anche la limonea 
cloridrica : 

Acido cloridrico officinale g. 6-8 

Sciroppo di limone ir. 200 

Acc I ua g. 800 


Da prenderne un bicchierino fino ad un 
Gran bicchiere durante i pasti del mezzogior¬ 
no e della sera. 

Utile è anche la prescrizione in soluzione 
albuminosa 1 , che si prepara mettendo in un 
gran bicchiere di acqua albuminosa 3-0 cuc- 
< hiaini di acido cloridrico officinale (g. 20) 
diluito in acqua (g. 200). Lo si fa prendere a 
piccoli sorsi, metà a] pasto del mezzogiorno e 
metà a quello della sera. 

Nel caso di insufficienza peptica, alle pre¬ 
cedenti preparazioni cloridriche, si aggiunge¬ 
rà la pepsina (g. 0,50-1) durante i due pasti 
principali od, associata a cg. 50 di peptone, 
1/2 or,a< prima dei pasti. 

Utile sarà altresì l’opoterapia con i diversi 
preparati commerciali di succo gastrico o di 
estratti gastrici. 

Insufficienza pancreatica. L’opoterapia pan¬ 
creatica non agisce che in ambiente alcalino, 
per cui si dovrà evitare il contatto col succo 
gastrico e con la pepsina. Tali preparati van¬ 
no quindi presi in polvere od in compresse 
30-60 minuti prima dei pasti o, meglio, in 
capsule di -cheratina o di glutine, purché il 
pancreas sia ancora in grado di funzionare. Si 
daranno a dosi di 25 cg. di pancreatina (2-5 
capsule per pasto) eventualmente associata con 
mattina (cg. 10). Nel caso di insufficienza to¬ 
tale, si somministreranno i preparati pancrea¬ 
tici per via rettale od ipodermica. fil. 

II clistere alla barite nell’invagiiiazione intestinale 

del poppante. 

Il clistere alla barite costituisce, oggi, il 
metodo migliore di trattamento dell’invagina¬ 
zione intestinale del poppante. Esso va som- 
ministrato dallo stesso chirurgo sotto il con¬ 
trollo dei raggi X vicino alla stanza operatoria. 


L’interpetrazione dell'immagine radiologica 
del cieco è di grande importanza, poiché il 
passaggio della barite nel tenue coincidente 
con la scomparsa del salsicciotto alla palpa¬ 
zione costituisce il solo segno sicuro di ridu¬ 
zione. Se tale prova fallisce, s’impone l’inter¬ 
vento chirurgico immediato. 

Per tale clistere, Pouliquen (Journ. des pra- 
ticiens, G giugno 1931) consiglia l’uso di una 
grossa cannula rettale, che passa attraverso 
un tappeto di gomma il quale, comprimendo 
il perineo, impedisce la fuoriuscita del liqui¬ 
do. Si userà la pressione di m. 1-1,20. 

Nella meta circa dei casi, si ha il passaggio 
del liquido attraverso la valvola de] Bauhin. 

fil. 

Trattamento delle occlusioni intestinali post-opera- 

torie. 

V. Bojowikh (Presse Medicale, n. 98, 6 die. 
1930) riporta i risultati ottenuti colle iniezioni 
endovenose di .soluzioni di NaCl al 20 % nelle 
occlusioni intestinali post-operatorie. 

Negli ultimi tempi l’A. si è servito di que¬ 
sto^ metodo anche come misura preventiva, 
cioè in tutti gli operati di laparatomia, senza 
eccezione, inietta 10 ore dopo l’operazione una 
prima dose di 5 cmc. di soluzione di NaCl al 
20 %, seguita da iniezioni successive di 3 ore 
in tre ore fino al risultato. 

Ha potuto constatare, dopo questo tratta¬ 
mento, che 1’emissione di gas, in questi am¬ 
malati, è notevolmente accelerata in confron¬ 
to di quelli non trattati con questo metodo. 

Queste iniezioni, nei casi più gravi, sostitui¬ 
scono con successo tutti i mezzi adoperati fino 
ad oia nella lotta contro 1 ileo post-laparafo¬ 
rnico, sia spasmodico o di natura paralitica. 

Bucci. 


RUBRICA DELL’UFFICIALE SANITARIO 

L’aiicliilostomiasi. 

U decreto ministeriale 15 ottobre 1923, rela¬ 
tivo alla denunzia di malattie infettive, ha re¬ 
so obbligatoria la denunzia dei casi accertati 
o sospetti di anchilosiomiasi riscontrati negli 
operai addetti a lavori in galleria, nelle minie¬ 
re, nei cantieri delle opere pubbliche, nelle 
fornaci e negli opifici in genere. Lo studio epi¬ 
demiologico di tale malattia ha dimostrato che 
essa si verifica abbastanza frequentemente an¬ 
che fra gli ortolani ed i contadini, e si deve an¬ 
zi ritenere che, nella popolazione agricola, sia 
assai piu diffusa di quanto comunemente si 
crede. È perciò opportuno che gli ufficiali sa¬ 
nitari portino tutta la loro attenzione su questa 
forma morbosa e tengano presenti le nozioni 
cliniche ed epidemiologiche iad essa relative. 

È noto che l’anchilostomiasi è stata chiama¬ 
ta anche anemia dei minatori od anemia del 
Gottardo perchè fra gli operai addetti al tra¬ 
loro del Goltardo dette luogo ad una gravis¬ 
sima epidemia con molte migliaia di vittime. 



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(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 7] 


È merito sopratutto di studiosi italiani aver 
scoperto l’agente causale di questa forma mor¬ 
bosa ed aver trovato i metodi per il suo pre¬ 
coce accertamento diagnostico e per la cura, 
illustrandone ampiamente la patogenesi, la cli¬ 
nica e l’epidemiologia. 

Rappresenta una diretta conseguenza di que¬ 
ste conquiste scientifiche, ed un vero trionfo 
della nostra organizzazione sanitaria, il fatto 
che, dopo l’impresa del Gottardo, furono com¬ 
piute altre due opere non meno grandiose, 
(inali il traforo della galleria del Sempione e 
quello recente della grande galleria dell’Appen¬ 
nino, per la direttissima Firenze-Bologna, sen¬ 
za che vi sia stata da lamentare nessuna vitti¬ 
ma dell’anchilostomiiaisi. Per la galleria del- 
l’Appennino il resultato è tanto più mirabile in 
quanto i lavori si sono svolti in zone infestate 
dalla malattia, con mano d’opera proveniente 
dalle più diverse regioni d’Italia, ed m terreno 
che, per la sua natura argillosa, ne favoriva 
o-randemente la diffusione. Ebbene, nessun ca¬ 
so di anchilostomiasi si verificò fra le molte 
migliaia di operai, in tutto il periodo di dura¬ 
ta della grande impresa, dal 1919 al 1931, ben¬ 
ché si siano riscontrati più volte portatori eli 
uova di anchilostomiasi fra coloro che si pre¬ 
sentavano per essere assunti al lavoro. 

L’anchilostomiasi è dovuta ad un piccolo ver¬ 
me, Vanchylostoma , il quale vive e si accop¬ 
pia’nell’intestino tenue dell’uomo, ove la fem¬ 
mina fecondata depone un gran numero di 
uova che si rinvengono poi nelle feci col lo¬ 
ro aspetto caratteristico. L’ulteriore sviluppo 
delle uova nell’intestino è impedito dalla tem¬ 
peratura del corpo umano e trova invece le 
condizioni più favorevoli nell’ambiente ester¬ 
no e specialmente nell’oscurità od a luce mo¬ 
derata, in terreni umidi, di consistenza polla- 
cea, ben aereati, alla temperatura fra + 15 e 
+ 30° C. Dalle uova nasce un embrione vermi¬ 
forme, dotato di movimenti rapidi e vivaci, il 
quale, dopo tre successive mute, si trasforma m 
larva e diventa capace di infestare l’uomo. Lo 
sviluppo dell’uovo e delle larve è impedito da 
un ambiente secco, esposto alla luce solare di¬ 
retta, dalla mancanza di ossigeno e da una tem¬ 
peratura inferiore ai + 5° o superiore ai + 40 
€. Le larve mature, se non trovano 1 opportuni¬ 
tà di infestare l’uomo, possono incapsularsi e 
resistere così all’azione sfavorevole dell ambien¬ 
te fino al momento in cui si presentino le con¬ 
dizioni per l’infestione. Questa avviene per la 
via boccale , per mezzo di acque o di alimenti 
contaminati (frutta, verdure) o portando alla 
bocca le mani od oggetti (pipa, ecc.) imbrat¬ 
tati di terra o fango inquinati. Le larve, se¬ 
condo recentissime ricerche, sono anche in 
grado di penetrare direttamente nel rizoma o 
nelle radicicole dei vegetali e risalire nel tallo, 
per modo che l’infestione può avvenire anche 
a mezzo di vegetali freschi consumati crudi 
per quanto ripuliti dalla terra. Le larve ino - 
tre, tanto mature che incapsulate, possono pe¬ 


netrare attivamente attraverso la pelle, donde, 
per via sanguigna, giungono nell’intestino; in 
tal caso sulla cute può determinarsi una spe¬ 
ciale dermatosi vescico-pustolosa frequente nei 
fornaciai, nei minatori e nei «solfatali. 

La malattia presenta alcuni sintomi caratte¬ 
ristici dovuti alle lesioni che il parassita pro¬ 
duce fissandosi coll’apparato buccale alla pa¬ 
rete intestinale, ed all’azione delle sostanze tos¬ 
siche emolitiche che esso elabora e versa in 
circolo. Occorre saper riconoscere a tempo que¬ 
sti sintomi per stabilire, o almeno /sospettare, 
precocemente la diagnosi e provvedere^ alla 
profilassi ed alla cura. Primo sintomo è 1 a- 
nemia; la pelle assume spesso un colore giallo 
limone e compaiono edemi alla faccia ed alle 
estremità; sono frequenti la cefalea frontale ed 
occipitale, il ronzio alle orecchie, 1 annebbia¬ 
mento di vista, le vertigini, la debolezza mu¬ 
scolare, l’apatia; ogni sforzo determina disp¬ 
nea, dolorabilità muscolare ed anche nevral¬ 
gie; talvolta esiste diarrea. La debolezza, pro¬ 
gressiva va sempre aggravandosi fino all esito 
letale; di qui la necessità di fare la diagnosi 
quanto più presto è possibile e di iniziare la 
cura, sottraendo contemporaneamente il pa¬ 
ziente al pericolo di nuove infestazioni. 

La diagnosi può sospettarsi in base alle oc¬ 
cupazioni od alla provenienza dell’infermo, al¬ 
l’anemia progressiva ed all’eosinofilia, ma non 
è accertata che dal reperto microscopico delle 
uova di anchilostoma nelle feci. Gli esami di 
queste devono essere accurati e ripetuti e per 
essi gli ufficiali /sanitari si varranno dell’opera 
dei laboratori provinciali d’igiene. 

Per la terapia accenniamo soltanto che ì mez¬ 
zi più usati sono l’estratto etereo di felce ma¬ 
schio, il timolo, l’olio di chenopodio, il te- 
tracloruro di carbonio e l’olio cloroformiico. 
Il timolo, oltre che per la cura, si presta mol¬ 
lo bene a /scopo profilattico per somministra¬ 
zioni periodiche e prolungate alle persone espo¬ 
ste al pericolo d’infezione; con piccole dosi 
giornaliere si ottiene di far agire durevolmen¬ 
te il farmaco sui parassiti a misura che essi 
giungono e si sviluppano nel lume intestinale. 

G La profilassi dell’anchilostomiasi deve im¬ 
pedire la disseminazione e lo sviluppo del 
parassita nell’ambiente esterno e la sua pe¬ 
netrazione nell’uomo. Trattandosi di malattia 
che, almeno nei primi stadi, non obbliga il 
malato a letto, non è praticamente applicabile 
l’isolamento, e tutti gli sforzi devono esser 
diretti ad evitare la contaminazione del suolo 

per mezzo delle feci. Ciò non è facile dove i 
contadini, fornaciai, minatori ecc., hanno 
la deplorevole abitudine di defecare all a- 
perto e dove mancano le latrine. L impianto 
di queste, colle modalità tecniche richieste 
dalle varie circostanze locali, e la propaganda 
contro l’abitudine di soddisfare i bisogni coi - 
porali all’aperto, sono i primi elementi della 
- profilassi, insieme col divieto di spargere sul 
terreno le materie fecali umane a «scopo di con- 





/■Anno XXXIX, Num. 7] 

% 


SEZIONE PRATICA 



cimazione. Per uccidere' le larve nelle feci, nel 
letame, ecc. trovano utile applicazione il sol¬ 
fato ferroso, l’acido solforico, l’acido fenico e 
sopratutto, perchè meno costosi e di facile uso, 
il cloruro di sodio (anche sotto forma di sale 
pastorizio) e l’acqua di calce. Oltre che ai ma¬ 
lati veri e propri le misure profilattiche devo¬ 
no estendersi ai portatori; questi possono esse¬ 
re individui i quali, a seguito di opportune 
cure, sono clinicamente guariti, ma che pre¬ 
sentano ancora, più o meno saltuariamente, 
le uova nelle feci; oppure portatori sani, per¬ 
sone cioè che vivono in prossimità di malati 
e che, essendosi infestati di recente, o per par¬ 
ticolari condizioni di resistenza organica, ospi¬ 
tano ed eliminano il parassita senza presenta¬ 
re manifestazioni cliniche della malattia. Per 
scoprire questi eventuali portatori, occorre 
perciò organizzare un servizio di visite perio¬ 
diche, con esame delle feci, fra i familiari e i 
conviventi dei malati. 

Altre importanti misure profilattiche riguar¬ 
dano l’acqua potabile e le bevande ed alimenti 
in genere, che devono esser preservati da qual¬ 
siasi possibile contaminazione, specialmente 
per parte di terra o fango infetti; è da ricor¬ 
dare che anche le mosche possono contribuire 
a diffondere il parassita. Fra queste misure è 
essenziale la pulizia accurata delle mani dopo 
aver soddisfatto ai bisogni corporali e prima 
dei pasti. Infine la possibilità di infestione at¬ 
traverso la pelle rende necessario, sopratutto 
nelle collettività operaie, di impiantare ade¬ 
guati servizi di bagni o doccie per il persona¬ 
le e di lavatura ed essiccazione degli abiti di 
lavoro sporchi di terra o di fango, sapendosi 
che l’agente patogeno non resiste all’essicca¬ 
mento; il divieto di lavorare a piedi nudi rien- 
Ira pure in questa categoria di provvidenze. 
Infine l a scrupolosa nettezza dell’ambiente do¬ 
mestico e la igienica raccolta e smaltimento 
dei rifiuti concorreranno ad eliminare le cau¬ 
se di diffusione del parassita. 

Senza insistere in ulteriori particolari sulle 
misure di profilassi deH’anchilostomiasi, ciré 
ogni ufficiale sanitario dovrà adottare alle cir¬ 
costanze locali, bastano questi cenni sommari 
a dimostrare la necessità di un’attenta vigi¬ 
lanza sulla manifestazione di una grave malat¬ 
tia, che non di rado insidia subdolamente la 
salute delle nostre popolazioni rurali. 

A. Franchetti. 

VARIA 

€on quale precocità i medici diagnostica¬ 
no il cancro dello stomaco in se stessi ? 

W. C. Alvarez (The Journ. of thè Americ. 
Medie. A s soc., 25 luglio 1931) osserva che an- 
cora il cancro dello stomaco si diagnostica 
troppo tardivamente. Poiché non è possibile 


che ogni persona al disopra di 35 anni si sot¬ 
toponga ad un esame radiologico del tubo di¬ 
gerente ogni 6 mesi, bisognerebbe che tutti 
gli adulti e i vecchi che hanno disturbi ga¬ 
strici di qualsiasi genere si facciano esami¬ 
nare al più presto dopo l’inizio di questi di¬ 
sturbi. 

L A. ha studiato nella Clinica Mayo 41 ca¬ 
si di cancro dello stomaco in medici. In 2U 
casi la storia era di breve durata (in media 
12 mesi). In un caso non ci furono mai di¬ 
sturbi gastrici, ma solo deperimento e pallore 
(e si trattava di un uomo di 45 anni); passa¬ 
rono 2 anni e mezzo prima che fosse fatta la 
diagnosi esatta. 

In un caso c’era rigurgito notturno di mu¬ 
co da 4 mesi e da un mese soltanto dolore, 
e il tumore era già inoperabile. 

I n caso era ancora più scoraggiante : un 
medico ebbe disturbi gastrici che furono ri¬ 
conosciuti dovuti a un cancro che risultò ino¬ 
perabile un mese e mezzo dopo aver comin¬ 
ciato a sentirsi debole (e questa sensazione 
era comparsa dopo un « raffreddore »). 

In un altro caso da un mese c’era senso di 
bruciore al cardias e vomito da ostruzione e 
si trovò cancro esteso. In 18 casi il dolore e- 
pigastrieo era comparso cinque mesi prima 
che si facesse la diagnosi. 

Alcuni medici hanno trascurato la propria 
malattia non avendo dato importanza ai pri¬ 
mi sintomi, in tre casi i disturbi duravano da 
un anno intero. In alcuni casi i disturbi sono 
comparsi dopo raffreddore, o dopo influenza. 
In due casi la sintomatologia iniziale era 
quella di un’ulcera. 

In altri casi si videro disturbi di lunga du¬ 
rata (anche 2 anni e mezzo) in cui il cancro 
fu asportato con successo (in un caso il pa¬ 
ziente stava bene sei anni dopo l’intervento). 

LA. riferisce alcuni casi in cui vi furono 
disturbi della digestione per 13-25 anni, per 
cui il malato, sebbene medico, non diede lo¬ 
ro importanza eccessiva quando si aggrava¬ 
rono o si modificarono per il sopraggiungere 
del cancro. 

Ci furono 4 casi in cui fu fatta dall’A. dia¬ 
gnosi di ulcera che invece risultò essere un 
cancro all’atto operativo. 

R. Lusena. 


POSTA DEGLI ABBONATI. 

Al dott. M. T. da S. : 

Nelle ragadi anali, viene molto vantato per 
1 efficacia 1 uso del m. annido-p. ossibenzoato 
di melile, con ortoaminofenolo; il primo ha 
essenzialmente proprietà analgesiche ed il se¬ 
condo antisettiche detersive. Entrambi sono i 
componenti essenziali di una specialità (Lo¬ 
zione) italiana. 

A. S. 










278 


(( IL TOLI CLINI CO )) 


[Anno XXXIX, Num. 7} 


NELLA VITA 


PROFESSIONALE. 


Gli “ex aequo,,. 

Quanto scrive il collega Salmoria riguardo 
oli « ex acquo » nei concorsi per medici con¬ 
dotti è giusto, giustissimo «e non so chi noi 
veda. Solo che egli va troppo sottilizzando 
senza ragione nel campo filosofico, il che to¬ 
glie in parte' valore al suo scritto. È giusto, 
giustissimo, ma egli dimentica un punto che 
è di capitale importanza nella questione. 

Finché non è posto un limite al numero 
dei graduabili o, dirò meglio, se tal numero 
supera il numero di quattro, le commissioni 
giudicatrici del concorso devono di necessità 
ricorrere al sistema dei gruppi e quindi degli 
« ex aequo ». 

La graduatoria, conforme è stabilito, deve, 
andare dal 27 al 30; sono quindi quattro gra¬ 
dini solamente che possono occupare i gia- 
duati, e se questi sono più di quattro devono 
di necessità due o più trovarsi in un medesi¬ 
mo gradino. 

A tal punto bisogna ricordare le ultime di¬ 
sposizioni relative alla nomina dei medici 
condotti, disposizioni che se non sono sancite 
dalla legge, valgono quanto la legge, in quan¬ 
to si riferiscono a interpretazioni della mede¬ 
sima da parte di chi rappresenta il potere ese¬ 
cutivo cioè del governo. 

È oramai notorio, per quanto è stato ema¬ 
nato con circolari e con discorsi dai rappre¬ 
sentanti del governo, che la nomina deve ca¬ 
dere sul primo graduato, a meno che motivi 
evidenti non vi siano in contrario, motivi che 
devono essere concreti, precisati e chiaramen¬ 
te espressi nella deliberazione di nomina. 

Ora, se tali sono le disposizioni, perchè met¬ 
tere in graduatoria più di quattro concorren¬ 
ti» Escluso eventualmente il T nella scelta, 
caso che sarà tutt-altro che frequente, vi sono 
altri tre, numero più che sufficiente a sosti¬ 
tuire eventualmente il primo ed anche il 11 
^ per questo valgono pure motivi di esclu¬ 
sione. . , 

In tal modo non solo si opererebbe m 

conformità delle sopraccennate disposizioni 
governative, ma si farebbe opera di giusti¬ 
zia perchè si eviterebbe lo scoglio degli « ex 
aequo », almeno in tesi generale, in quanto, 
come ben dice il doti. Salmoria, per chi ben 
esamina non sarebbe certo frequente una vera 

eguaglianza di merito. 

Ma, quello che è ancora più importante pra¬ 
ticamente, sarebbe in tal modo agevolato il 
compito delle commissioni, e quindi fatta una 
cernita più corrispondente a giustizia. 

Dopo i quattro primi anche altri potranno 
essere meritevoli di occupare un dato posto 
<li condotta medica e basterebbe far menzione 
dei loro nomi perchè nessuno dovesse poi do¬ 
lersi dell’operato delle commissioni. 


Se a qualcuno poi questo sistema non qua¬ 
drasse, malgrado, a mio parere, esso si iim¬ 
ponga perchè inspirato al maggior buon sen¬ 
so, non vi sarebbe altro sistema per evitare 
gli « ex aequo » che quello di ampliare la 

scala della graduatoria. 

Non comprendasi difatti come per lai ido¬ 
neità a coprire un dato posto di condotta si 
deva cominciare da un 27 o non piuttosto 
da un 18, ponendo di dover dare un giudizio 

in trentesimi. 

Mi si obbietta che la legge dispone di gra¬ 
duare con un minimo di 27. Ebbene ri¬ 
spondo: la legge è sbagliata, si modifichi la 
legge, come se ne modificano tante altre ogni 
giorno, appena se ne presenta la necessità o 

la opportunità. 

Se non si segue l’uno o l’altro dei due si¬ 
stemi, è inevitabile di cozzare contro lo scoglio 
degli « ex aequo » con danno evidente della 

giustizia. 

Qualche commissione ha creduto bene di 
riparare alle deficienze del sistema vigente, 
facendo delle subgraduatorie per ogni grup¬ 
po. Di ciò vanno lodate quelle commissioni, 
ma anzitutto non tutte le commissioni pen¬ 
sano di seguire tale metodo, pur essendo que¬ 
sto ispirato a criterio di maggior giustizia, in 
secondo luogo, tale metodo rappresenta sem¬ 
pre un accomodamento nel letto di Proeuste 
di medici che dovrebbero essere collocati in 
posti separati. Quattro, pertanto, e non piu 
siano i graduati. Dott. Carraro Leonida. 

Vighizzolo d’Este (Padova.). 


Cronaca del 



ento professionale. 


Federazione stomatologica italiana. 

Nell’aula della Clinica Odontoiatrica della R. Uni¬ 
versità di Roma, al Policlinico, si è tenuta l’as¬ 
semblea degli iscritti alla Federazione stomatolo¬ 
gica italiana, convocata dal Consiglio direttivo 
della Federazione, per discutere, fra l’altro, la co¬ 
stituzione di una associazione confederativa fra la 
Federazione stomatologica italiana e la Federazio¬ 
ne odontoiatri d’Italia e i mezzi di collegamento 
con le associazioni internazionali. 

Al banco della presidenza erano il prof. Amedeo 
Perna con i componenti il Consiglio direttivo 
proff. Lippo, Forster, Man leardi, Moramarco, Ar¬ 
mento e Meneghello. Erano presenti circa 400 me¬ 
dici stomatologi; altri 250 avevano mandato D 
loro adesione e la loro delega. Assistevano anche 
i rappresentanti dell’Associazione degli odontoia¬ 
tri che portavano l’adesione di tutti gli iscritti 

alla loro associazione, che sono 500. 

Dopo brevi parole del prof. De Vecchis che, 
quale presidente della sezione laziale, ha dato il 
benvenuto ai colleghi convenuti a Roma da ogni 




[Anno X\\I\, Num. 7] 


SEZIONE PRATICA 


279 


parie d’Italia, il presidente prof. Perna ha invi¬ 
tato l’assemblea ad elevare il proprio pensiero de¬ 
ferente e devoto al Capoi del Governo e Duce del 
Fascismo. L’oratore ha quindi esposto le ragioni 
per costituire l’associazione confederativa delle 
«due grandi associazioni nel campo stoma-odon¬ 
toiatrico, per realizzare un voto antico che ha 
sempre appassionato i cultori della stessa disci¬ 
plina. 

Si è quindi passati alla discussione dello sta¬ 
tuto per la costituzione di detta associazione. Vi 
è stata un’ampia discussione su alcuni articoli 
di esso ed è stalo per acclamazione, votato il se¬ 
condo articolo che dice: «La Federazione degli 
ordini degli odontoiatri accetta senza riserve e 
restrizioni l’idea stomatologica ». Per i mezzi di 
collegamento l'assemblea ha dato ampio mandato 
alla Giunta esecutiva. 

L’assemblea ha finito i suoi lavori votando per 
acclamazione e fra vivi applausi un telegramma 
di devozione al Duce. 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Adiua (Rovigo). — Scad. 29 feb.; medico con¬ 
ilo! lo VII Riparto (fraz. Bellomba); direttore del 
Dispensario anticeltico. Chiedere avviso alla Se¬ 
greteria del Comune precisando il posto. 

Ancona. Manicomio Provinciale. — Medico pra¬ 
ticante interno; L. 5000 (lorde di R. M. e del 
12 %), vitto, alloggio'; servizio di guardia a giorni 
alterni; votazioni di esami; preferenza: pratica di 
ricerche serologiche, biologiche e istopatologiche. 
Scad. 29 feb. 

Arezzo. Ospedale Viti. Em. III. — Assistente 
nel Reparto Medico; L. 5200 lorde; documenti di 
rito; lim. di età a. 35; nomina e una riconferma 
biennali. Scad. 12 marzo. 

Carrara. Congregaz. di Carità. — Scad. 29 feb.; 
medico primario, radiologo primario e aiuto di 
chirurgia; stip. rispett. L. 8500, 9500 e 7200; al 
radiologo 40% incassi e divieto attività professio¬ 
nale fuori dell’Ospedale; età lim. a. 45 per i pri¬ 
mari e 35 per l’aiuto; tassa rispett. L. 100,10 e 
L. 50,10. 

Castorano ( Ascoli Pie.). — A tutto 25 mar.; età 
lim. 45 a.; tassa L. 50,15; doc. a 3 mesi dal 25 
gen.; stip. L. 8700 e 5 quadrienni dee., oltre lire 
500 indenn. laurea, L. 500 uff. san.; deduz. 12%; 
per trasp. L. 2376; età lim. 45 a. 

Chieti. Ospedale Civile. — Chirurgo primario 
e medico primario. Stipendio pei singoli posti 
L. 6000. Libera docenza o primariato di 5 anni. 
Richiedere avviso originale Segreteria Congrega¬ 
zione di Carità. Tassa concorso L. 50,10. Scadenza 
5 marzo. 

Cosenza. Amministrazione Provinciale. — Coa¬ 
diutore della Sezione Medica e coadiutore della 
Sezione Chimica del Laboratorio Provinciale d’igie¬ 
ne e Profilassi. Stipendio iniziale L. 13.700, oltre 
tre aumenti quadriennali sino a L. 16.000; inden¬ 
nità servizio attivo L. 3500, il lutto da ridursi del 
12% e delle ritenute di legge. Titoli ed esami. 
Scadenza 30 aprile 1932-X Chiedere bando' alla 
Segreteria. 


Fara Filiorum Petri (Chieti). — .Scade il 29 feb¬ 
braio. Medico condotto L. 9000, oltre L. 1500 ca¬ 
valcatura e L. 500 incarico Ufficiale Sanitario, 
meno 12 % e ritenute di legge. Servizio entro 20 
giorni, lassa L. 50,10. Chiedere annunzio Segre¬ 
teria comunale. 

Fianona (Pola). — Scad. 29 feb.; L. 9000 e 4 
quadrienni dee., L. 900 indenn. malaria, L. 4000 
vettura; riduz. 12 %; lassa L. 50,10. 

Firenze. Comune. — Medico capo del Dispen¬ 
sario Celtico Comunale; L. 6500, ridotte del 12%; 
scad. ore 17 del 15 mar.; doc. a 3 mesi dal 20 
gen.; età lim 40 a. 

Firenze. Spedale « S. Giovanni di Dio ». — As¬ 
sistente chirurgo; onorario annuo L. 5000, oltre 
indennità di guardia L. 1200, c.-v., compartecipaz. ; 
non oltre 5 anni di laurea; doc. a tre mesi dal 
16 gen. Rivolgersi al Presidente del Consiglio 
d’Ammin. Scad. ore 16 del 31 mar. 

Foggia. R. Prefettura di Capitanata. — Uff. sa¬ 
nitari dei comuni di Foggia, Manfredonia, Mar¬ 
gherita di Savoia, S. Giovanni Rotondo; stipendi 
L. 15.200 (oltre L. 1200 serv. att.) per il primo 
posto, L. 8000 per gli altri; 5 quadrienni dee.; di¬ 
vieto occupaz. interferenti e, per il comune di Fog¬ 
gia, anche dell’esercizio profess. ; titoli ed esami; 
doc. a 3 mesi dal 20 gen.; tassa L. 50,20 alla Te¬ 
soreria del comune ove si aspira di essere nomi¬ 
nato; scad. ore 16 del 31 mar. Chied. annunzio. 
Rivolgersi Ufficio Med. Prov. 

Gatteo (Forlì). — Scad. 29 feb.; L. 7000 e bien¬ 
ni ventes., oltre L. 2500 cav., c.-v., L. 500 se uff. 
san.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 29 gen. 

Marsigo Nuovo (Potenza). — A tutto 10 mar.; 
età lim. 40 a.; tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi dal 
25 gen.; serv. entro 20 gg.; stip. L. 6000 ridotte 
12 %: 

Monterenzio (Bologna). — Scad. 29 feb.; per 
Borgo- di Bisano; L. 9800 oltre L. 3000 cav. e 
L. 500 ambulat.; riduz. 12%. 

Pertica Bassa (Brescia). — Il concorso al posto 
di medico del consorzio Ono-Degno e Levrange di 
Pertica Bassa e Presegno di Lavenone, è proro¬ 
galo a tutto il 31 marzo 1932. Stipendio L. dieci¬ 
mila; indennità trasporlo L. tremila; compenso 
ser\iz.io di Ufficiale Sanitario L. cinquecento; il 
tutto decurtato del 12% e delle ritenute di legge. 
Richiedere copia avviso di concorso al Municipio 
di Pertica Bassa (Brescia). 

Perugia. Amministrazione Provinciale. — Posto 
di Direttore e posto di Assistente della Sezione 
Medico-Micrografica del Laboratorio Provinciale di 
igiene e profilassi. Per titoli ed esami. Scadenza 
ore diciotlo del 31 marzo. (Vedi precedente N. 6). 

Pollenza (Macerala). — Scad. 29 feb.; 2 a cond.; 
L. 8000 oltre c.-v., L. 500-1800-2500 trasp., L. 1000 
ambulai.; riduz. 12%; 5 quadrienni dee.; età lim. 
35 a.; tassa L. 50. 

Roma. Ministero della Guerra. — Conc. per ti¬ 
toli ed esami a 40 tenenti medici in serv. perman. 
effettivo nel R Esercito; titoli ed esami; età lim. 
32 a.; scad. 15 mar. Rivolgersi: direz. gener. per¬ 
sonale ufficiali. (Annunzio completo in: « Le For¬ 
ze Armate », 22 gen. 1932-X). 

Roma. Ospedale Oftalmico della Provincia. — 
Primario direttore; scad. ore 12 del 30 mar.; età 
lim. 45 a. al 25 gen.; L. 4000 annue e premio di 
cointeressenza. Chiedere annunzio. Rivolgersi alla 
Segreteria, via del Gianicolo 1. 







280 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 7j 


Roma. Pio Istillilo ili S % Spirilo ed Ospedali Riu¬ 
niti. — Conc. per esami a 40 assistenti medico- 
chirurghi; scad. ore 16 del 10 mar.; età lini. 30 a. 
al 31 gen.; tassa L. 50 al tesoriere; stip. L. 4500 
ridotte del 12%; c.-v. Chiedere annunzio alla, Se¬ 
greteria Generale. 

Roncofreddo ( Forlì ). — Scad. 20 feb.; l a cond.; 

L. 10.000 e 10 bienni venles., ricostruz. carriera; 
pel 15% della popolaz.; addizionali di L. 3, L. 4 
e L. 5; per uff. san. L. 1000; 2 c.-v.; deduz. 12%; 
età lini. 40 a.; tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi dal 
15 gen. • • 

San Remo (Imperia). — Due posti di medico- 
condotto per le frazioni di Poggio-Verezzo e Bus¬ 
sana: stipendio annuo lordo L. 7500; scadenza ore 
18 del 29 febbraio. Chiedere chiarimenti alla Se¬ 
greteria Comunale di ,San Remo. 

Terni. Amministrazione Provinciale. — Diret¬ 
tore Sezione Chimica Laboratorio Provinciale Igie¬ 
ne e Profilassi. Stipendio L. 14.500, cinque au¬ 
menti quinquennali di L. 1250 ciascuno, servizio 
attivo L. 2500 e indennità caro-viveri come per 
gli altri impiegati della Provincia. Stipendio e in¬ 
dennità al Ionio trattenute di legge e ridotti del 
12 % a norma del R. D. L. 20-11-1930, n. 1491. 
Concorso per esami e titoli. Scadenza 30 aprile 
1932. Per chiarimenti e bando integrale rivolgersi 
alla Segreteria della Provincia. 

Torino Ospedale Maggiore di S. Giov. Ball, e 
della Città. — Primario di chirurgia generale e 
primario di urologia; condizioni visibili all’Albo; 
per ulteriori schiarimenti rivolgersi Direz. Ospe¬ 
dale. 

Trecenta (Rovigo). — Al 20 feb., ore 18; 2° re¬ 
parto; età lim. 40 a.; L. 8500 e 5 quadrienni dee., 
oltre L. 850 serv. att., c.-v., trasp.; deduz. 12%; 
serv. entro lo gg. 

Vicenza. Consorzio Provinciale Antitubercolare. 
— Direttore sanitario e aiuto medico del Dispen¬ 
sario Provinciale di Vicenza; titoli; scad. 31 mar.; 
stip. rispettivamente L. 20.000 e L. 16.000; serv. 
att. L. 4000 e L. 3000. Chiarimenti alla Segreteria 
del Consorzio! (presso V Amministrazione Prov.). 

Viterbo. — Scad. 10 mar.; medico condotto sup¬ 
plente; L. 7000 e 5 quadrienni dee., oltre L. 1000 
trasp.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; tassa L. 50,10. 

Borse di studio. 

VII Borsa di Studio Wassermann. 

È aperto il concorso per una borsa di studio 
di lire cinquemila da assegnarsi ad una dottoressa 
italiana, laureata in Medicina e Chirurgia, che 
intenda compiere un anno consecutivo di studi 
di perfezionamento presso una Università od Isti¬ 
tuto Superiore del Regno. 

La scelta dell’Università o Istituto Superiore c 
in facoltà della concorrente, ma dev’essere subor¬ 
dinata alla approvazione della Commissione ag- 
giudicatrice. 

Potranno partecipare al concorso tutte le dot¬ 
toresse italiane che risulteranno regolarmente 
iscritte alla Associazione Nazionale Italiana Dotto¬ 
resse in Medicina e Chirurgia, e che al momento 
del concorso non superino i 5 anni di laurea. 

A parità di titoli sarà data la preferenza alla 
concorrente che trovasi in condizioni economiche 
disagiate o risieda in luogo lontano dai centri di 
studio. 


Le domande in carta libera dovranno' essere in¬ 
dirizzate alla presidente dell’Associazione Nazio¬ 
nale Italiana Dottoresse in Medicina e Chirurgia 
dott.ssa prof. Myra Carcupino Ferrari, Salsomag¬ 
giore (Parma), non più tardi del 10 marzo. Chie¬ 
dere annunzio. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

Il prof. Giuseppe Sanarelli, direttore dell’Isti¬ 
tuto d’igiene della R. Università di Roma, sena¬ 
tore del Regno, è stato proclamato dottore honoris 
causa dell’Università di Parigi, con votazione una¬ 
nime di quella Facoltà medica. 

Ci compiacciamo vivamente di questa alta e rara 
distinzione, con la quale — crediamo per la prima 
volta — la Facoltà medica di Parigi ha voluto ono- 
iare uno scienziato italiano. 

Essa si rifluì te in modo simpatico sulla medi¬ 
cina italiana. 

Il prof. Fabio Vitali è stalo incaricato della di¬ 
rezione dell’Ospedale Civile di Venezia, in seguito 
a cessazione del servizio del dott. Edoardo Ligorio. 

Il doti. prof. Temistocle Laurenti, già degli 
Ospedali e della R. Clinica Chirurgica di Roma, 
libero docente di patologia chirurgica, clinica chi¬ 
rurgica e medicina operatoria nella R. Università 
di Roma, ò stato nominato direttore della Poliam¬ 
bulanza del ,Sovrano Militare Ordine di Malta. 
Esprimiamo al collega, assiduo' collaboratore del 
« Policlinico », il nostro vivo compiacimento. 

11 dott. Mario Faberi ha conseguito nello scorso 
dicembre la libera docenza in clinica pediatrica. 
Ci rallegriamo vivamente con l’egregio dott. I a- 
beri, attivissimo collaboratore del nostro « Poli¬ 
clinico ». , 

Sono abilitati alla libera docenza i dottori: Gio¬ 
vanni Cai issano in clinica chirurgica e medicina 
operatoria; Luigi Cattaneo in clinica dermosifilo¬ 
patica; Roberto Casazza in clinica oculistica; An¬ 
tonio De Luca in clinica delle malattie delle vie 
urinarie; Alessandro Buccelli e Gualtiero Lugli in 
clinica otorinolaringoiatrica; Giuseppe Gelli in cli¬ 
nica pediatrica; Furio Travagli in medicina so¬ 
ciale; Luigi Casotti, Giulio Giorelli, Renato Ot- 
tolen°Tii* in odontoiatria e protesi dentaria; 
Carlo*" Brodetti in patologia speciale chirurgica; 
Tancredi Cortesi e Ventra Camillo in psichiatria; 
\ngelo Santoro in radiologia medica; Alberto Pe¬ 
rii!, Ulisse Rabbiosi, Achille Sega in tisiologia. 

Il dott. Ugo Bombelli ha conseguito nello scor¬ 
so dicembre la libera docenza in Clinica otorino- 
laringoiairica. Contemporaneamente il dott. Bom¬ 
belli ha vinto il concorso per titoli ed esami al 
posto di aiuto specialista otorinolaringoiatra degli 
Ospedali Riuniti di Roma. Rallegramenti. 

Il prof. gr. uff. Guglielmo Bilancioni, su pro¬ 
posta di S. E. Balbino-Giuliano, è stato nominato 
cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro. Rallegra¬ 
menti. 

La Facoltà di Medicina e Chirurgia di Bologna 
ha conferito i seguenti premi: premio Vittorio 
Emanuele II, al doti. Giovanni Battista Bietta ; 
premio Luigi Concato, al dott. Giorgio Perazzo; 
premio Giovanni Perna, allo stud. Alessandro Bu- 
scaroli; premio Ernesto Gavazza, al doti. \ii- 
torio Sabena per il 1930 e al dott. Marco Op- 
penhein per il 1931; premio Carlo Francioni al 
dott. Beno Morpurgo; premio Alessandro Italico 
Mussolini, al dott. Gualtiero Bonell. 


Anno \X\I\, Num. 7] 


SEZIONI' PRATICA 


281 


NOTIZIE DIVERSE . 

La prolusione del prof. Sotti. 

Il prof. Guido Sotti ( nuovo titolare della Catte¬ 
dra di istologia ed anatomia patologica dell’Uni¬ 
versità di Roma, ha tenuto la sua prolusione 
« sull'opera di Antonio Dionisi » suo predecessore. 

Erano intervenute numerose personalità anche 
‘li fuori, fra gli altri i rettori delle Università di 
Bari e di Firenze proti. Mariani e De Vecchi, il 
prof. Tusini di Genova, il prof. Fichera di Pavia, 
i proti'. Galdi e Cesaris Demel di Pisa, Pepere di 
Milano, Maggiore di Bari, e le rappresentanze del 
R. Esercito e della R. Marina, della Direzione ge¬ 
nerale della Sanità pubblica e dei ItR. Ospedali di 
Roma. 

L'oratore premise che intendeva parlare del- 
1 opera di Antonio Dionisi e non soltanto dell’ope¬ 
ra scientifica, perchè Egli fu un grande Maestro 
anche aU’infuori della cattedra e del laboratorio, 
per la nobilità dello spirito, per la bontà e gene¬ 
rosità dell’animo, per l’illimitato altruismo che 
informarono sempre ogni sua azione nella vita. 

Prese in esame l’attività del Dionisi nello stu¬ 
dio dei più gravi e complessi problemi di pa¬ 
tologia e di alcune malattie infettive che più 
interessano per la loro diffusione, per la gravità 
«Ielle lesioni o delle minorazioni che producono, 
per le molteplici provvidenze di carattere sociale 
che esigono. Ricordati i numerosi lavori della sua 
scuola — alcuni dei quali, specie quelli riguar¬ 
danti problemi di endocrinologia ed il sistema re- 
ticolo-istiocitario, particolarmente notevoli per il 
tempo in cui furono eseguiti e per i risultati otte¬ 
nuti — trattò dei contributi del Dionisi alla cono¬ 
scenza di numerose malattie e della malaria in 
particolare. 

Venne quindi a parlare della mirabile attività 
«lei Dionisi nel campo didattico e della medicina 
sociale. 

Parlò infine dell’opera svolta nella Scuola me¬ 
dica da campo in San Giorgio di Nogaro ed in 
zona di guerra, dove, incurante del pericolo, rag¬ 
giungeva le trincee più esposte ed i camminamenti 
più battuti, per recare il conforto della sua ge¬ 
nerosa bontà e della sua dottrina. La sua attività 
in tutto questo periodo fu veramente ammirevole. 
D’allora cominciarono i primi segni del male per 
cui venne a morte il 19 settembre 1931 in Salice 
mentre parlava in un convegno' di studiosi. 

L oratore concluse, tra gli applausi vivissimi 
fieli uriìtorio, con un caldo appello ai giovani. 

La prolusione (lei prof. Patrizi. 

Con straordinaria affluenza di autorità e di pub¬ 
blico, in gran parte di colleghi, studenti, ammi¬ 
ratori, concittadini e studiosi — di cui oltre la 
mela dovette essere rimandata per insufficienza di 
spazio — il prof. M. L. Patrizi ha tenuto la sua 8 a 
prelezione al corso di fisiologia in Bologna, inau¬ 
gurando il nuovo anfiteatro delle lezioni. ’ Trattò 
il tema « L’accertamento e la misura fisiologica 
della emozione e della passione ». 

Premesso un ringraziamento ed un saluto agli 
intervenuti, ed in particolare devoto ed affezionato 
al venerando Maestro sen. Pietro Albertoni, il 
prof. Patrizi svolse la brillante e interessante le¬ 
zione, corredata da dimostrazioni e da riuscitis¬ 
sime proiezioni, ascoltata con somma attenzione 
0 salutata alla fine da scroscianti applausi. 


Il nuovo anfiteatro di fisiologia in Bologna, è 
opera assai pregevole per la mole e la modernità 
architettonica; è capace di 500 posti, ma la sua 
solidità è stata ora collaudata dalla presenza di 
oltre 800 persone. 

14° Congresso internazionale (li fisiologia. 

Avrà luogo in Roma dal 29 agosto al 3 settem¬ 
bre, sotto la presidenza del prof. Filippo Bottazzi, 
R. Istituto di Fisiologia, S. Andrea delle Dame 
21, Napoli. Lingue ufficiali saranno il francese, 
l'inglese, l’italiano e il tedesco. I titoli delle co¬ 
municazioni, corredati di un sunto, vanno in¬ 
viati alla presidenza non oltre il mese di maggio. 
Chi desidera compiere dimostrazioni, deve fare 
richiesta, non oltre il mese di maggio, degli ani¬ 
mali, apparecchi e sostanze di cui può aver biso¬ 
gno; per apparecchi speciali la richiesta va fatta 
non oltre il mese di aprile. La quota di sottoscri¬ 
zione è di 100 lire. Segretario generale è il prof. 
Sabato Visco, direttore del R. Istituto di Fisiologia 
generale, via Milano, Roma (5). 

50° Congresso francese di oftalmologia. 

La « Sociélé Francaise d’Ophtalmologie » cele¬ 
brerà quest’anno il 50° anniversario della sua fon¬ 
dazione; in tale occasione, il congresso annuo as¬ 
sumerà speciale sviluppo. Avrà luogo dal 18 al 
21 luglio. Saranno organizzati dei ricevimenti e 
un banchetto. Per informazioni rivolgersi al se¬ 
gretario generale Dr. René Onfray, avenue de la 
Motte Picquet 6, Paris (Vile). 

28° Congresso medico di Porto Rico. 

L'Associazione medica di Porto Rico ha tenuto 
il suo congresso medico annuale dal 18 al 20 di¬ 
cembre in .Santurce, sotto la presidenza del dott. 
Manuel Dia-Garcia. Furono tenute dimostrazioni 
cliniche, in vari istituti, sui seguenti soggetti : 
immunologia dell’asma, trattamento moderno 
della tubercolosi, trattamento delle fratture, medi¬ 
cina tropicale; inoltre furono tenute conferenze sui 
seguenti soggetti: le infezioni genilo-urinarie per¬ 
sistenti, trattamento dello sprue, trattamento del¬ 
le anemie secondarie, la malaria a Porlo Rico, la 
sifilide » Porlo Rico. Fu eletto presidente il dott. 
Bafael Barnabe, di San Juan; segretario il Dr. Fa¬ 
bio Morales y Otero, di San Juan. 

Società per gli studi della malaria. 

Si è adunata in seduta statutaria plenaria il 5 
febbraio, sotto la presidenza del principe Gelasio 
Caetani. Vennero commemorati i soci deceduti 
del Consiglio, proff. V. Ascoli, A. Bignami e A. 
Dionisi; a sostituirli, furono nominati i proff. 
R. Bastianelli, A. Castellani e G. Sanarelli. 

Il prof. L. Ficacci, segretario, venne nominato 
consigliere. 

Si approvò il bilancio consuntivo. Su richiesta 
del prof. Marchia fava, il presidente espose le azio¬ 
ni antimalariche in via di sviluppo nella regione 
pontina. Il Consiglio venne convocato per il 13 
febbraio. 

Convegno sulla demenza paralitica. 

La « Providence Medicai Association » ha tenuto, 

1 11 gennaio, a Howard, nell’Ospedale per malat¬ 
tie mentali dello Stato di Rhode Island, un con¬ 
vegno sulla cura della paralisi progressiva. Furono 


232 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 7] 


tenute delle relazioni (lai dottori: W . A. Tintori 
sull 'immunologia e la relazione di Hinton; D. 
Rothschild sulla patologia; S. H. Epstein sulla 
ohemoterapia; R. P. Crank sulla malanoterapia; 
G. T. Perkins sulla diatermoterapia. 

Corsi complementari d’igiene pratica. 

Avranno luogo presso gl’istituti d'igiene di Ca¬ 
tania e di Torino, diretti dai proff. E. Di Mattel 

ed A. Maggiora-Vergano. 

Il corso di Catania si svolgerà dal 1° marzo al 
30 aprile; importa la tassa di L. 400, da corrispon¬ 
dere all’Economato della R. Università, oltre gli 
eventuali diritti di segreteria. Per il corso di lo- 
rino non è indicata l’epoca; le domande si accet¬ 
tano fino al 28 febbraio; per le altre condizioni 
rivolgersi all’Economato della R- Università. 

A questi corsi sono ammessi i laureati in medi¬ 
cina e chirurgia, in zooiatria, in chimica farma¬ 
ceutica e quelli in chimica pura quando abbiano 
altresì conseguito il diploma in farmacia. Le do¬ 
mande vanno dirette al Rettorato. 

Viaggio medico in Spagna. 

Un viaggio esclusivamente riservato ai medici, 
alle loro mogli e ai loro bambini, è stato orga¬ 
nizzato dal « Comi té d’Entente Scientifique Hi- 
spano-Belge », dal 13 al .29 marzo, per 3700 fran¬ 
chi francesi a persona. Viaggio in prima classe, 
alberghi di primo rango, tragitti notturni in va¬ 
gone-letto. L’itinerario comprende : San Sebastia¬ 
no Burgos, Madrid, Toledo, Cordova Siviglia, 
Granata, Alcazar, Valenza, Barcellona L in stu¬ 
dio una variante, che comporta il ritorno per il 
Portogallo, con imbarco a Vigo per Bordeaux su ^ 
la nave di grande lusso « L'AUanUque» («1.000 
tonnellate). Il numero dei posti è limitato Rivo- 
gemi al più presto alla « C.ie Franose du Tu¬ 
nisine », boulevard Alplionse Max 29, Bruxelles (in- 

caricata dal Comitato). 


Gare d’igiene a Milano. 

Il Comitato permanente di propaganda igienica 
antitubercolare per le scuole di Milano aveva or¬ 
ganizzalo, nel luglio dello scorso anno, una gara 
d’igiene. In questi giorni si è avuta al teatro 
Verdi, la premiazione di 176 scolari che si erano 
distinti nella gara. Hanno assistito alla cerimo¬ 
nia varie autorità e rappresentanze. 


Il 31 gennaio si è spento all’età di 56 anni in 
seguito a violenti attacchi da miocardite il dottor 
GIOVANNI GAGGIA, chirurgo primario dell’Ospe¬ 
dale Civile di Feltre, largamente noto ed amato 
per la sua competenza .professionale e per le sue 

superiori qualità personali. 

Laureatosi nel 1901 nell’Università di Padova, fu 
assistente del prof. Burci, e rapidamente raggiunse 
il primariato e la direzione dell Ospedale di tei tre, 
sua patria. Nel 1917, invasa Feltre dagli austriaci, 
egli rimase al suo posto di lavoro, ma per la sua 
qualità di ufficiale medico dell’esercito italiano fu 
internato a Czernowitz fino alla fine della guerra. 

Egli ricoprì importanti cariche nella vita pub¬ 
blica cittadina e professionale, e lascia unanime 
profondo rimpianto nella popolazione e nei col¬ 
leghi. ^ G - PlERI - 

Il 14 gennaio cessava di vivere a Tribano di 
Padova il doti. cav. GIUSEPPE MEZZORI, la cui 
intelligente attività si è svolta sopratutto a favore 
degli umili, in oltre sei lustri di dura ed oscura 

vita di condotta . F - 

Si è spento a Palermo il prof. UGO SOLI, tito¬ 
lare della cattedra di anatomia patologica presso 
quella Università. Ne daremo ulteriori notizie in 

un prossimo numero. 



Indice 

Anchilostorniasi .. 

Appendice: invaginazione . 

Bibliografia .. 

Ceco: sifiloma .... 

Colon: disordini funzionali .. 

Colon: poliposi diffusa. 

Concorsi: gli « e '-f aequo» . • • • • ■ • 
Cronaca del movimento professionale . 

Diarree croniche: cura . • • • • • • • • 
Diarree da insufficienza ghiandolare di¬ 
gestiva: trattane . • • • • • • ■ * 
Duodeno parzialmente mobile: clinica 

Duodeno: rottura traumatica sottocuta¬ 
nea retroperitoneale • * • V.’ * V- 
Insulina negli stati di denutrizione di 
origine digestiva nel lattante . • • • 
Intestino tenue: tumori carcinomi . • 
Invaginazione intestinale del poppante. 

clistere di barite •.. • . 

Occlusioni intestinali post-operatorie : 

trattamento . 


Pag. 275 
» 267 

272 
274 

267 

268 
278 
278 
270 


alfabetico per materie. 

Parassiti intestinali nella patologia del 

tubo digestivo • • • .. 

Regime alimentare a zig-zag •••••• 

Retto: prolasso; ricostruzione dell'appa¬ 
rato sfinterico ..; * * 

Sindromi tossiche dell’occlusione inte¬ 
stinale e delle peritoniti acute: trat¬ 
tamento mediante soluzioni ipertom- 

che cloruro-sodiche .. 

Stitichezza: in tema di — • • • • ; ■ ; 
Stomaco: cancro; con quale precocità i 
medici lo diagnosticano in sè stessi 
Stomaco: tubercolosi a forma pseudo- 

neopl astica .. 

Ulcera gastroduodenale: il timpanismo 
epatico sintoma precoce di perfora¬ 
zione ..:. 

Ulcere gastriche: genesi spastica • • • • 
Ulcera recidivante dopo resezione ga¬ 
strica .. 

Vomito nell’età infantile . 


Paq. 269 
274 


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::%uo i —r; r”* z ^ 


A. Pozzi, resp 


G. Frugoni, Red. capo 


Roma - Stab. Tipo-Lit, Armani di M. Coumer. 

























ANNO XXXIX 


Roma, 22 Febbraio 1932-X 


Num. 8 


“IL POLICLINICO, 

fondato nel 1893 dai professori : 

GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 



Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 


SOMMARIO. 


Lezioni : L. Preti : L’ittero nel coreo della polmonite 
lo bar 9. 

Lavori originali: A. Velicogna e A. Viziano: La rea¬ 
zione della peroeeidasi nel eolfocarboni6mo. 

Osservazioni cliniche: A. Santoro: Radiumterapia in 
un caso di sarcoma delle ghiandole inguinali di de¬ 
etra, con metastasi oeeee e polmonari. 

Tribuna libera: R. Monteleone : Ricerche sulla se¬ 
crezione esterna del pancreas nel diabete. 

Sunti e rassegne : Sangue e organi emopoietici : M. R. 
Gaetex : Il sistema nervoso centrale e la formula 
sanguigna. — M. E. Varela : Circolazione del mi¬ 
dollo osseo e considerazioni sopra alcuni problemi 
di istofisiologia. — N. Ch. Lupu e 0. G. T. Nicolau : 
Osservazioni cliniche, ematologiche ed istologiche su 
di un caso dii leucoeritrotisi. — J. Hoffmann, L. F. 
Oraver: Valore dell’irradiazione e suo effetto sulla 
durata della vita nella leucemia mieloide cronica. — 
G. Di Guglielmo : La cellula di Gaucher nel sangue 
periferico. — G. Reeinelli : Influsso del calcio sulla 
coagulabilità sanguigna e sulla formula ematica nei 
tubercolosi. — I. A. Kottikoff : Il ferro nel sangue 
dei lattanti. — Fegato e vie biliari: M. Roch e H. 
Vohlers : Dati statistici concernenti 431 casi di cir¬ 
rosi trattati e deceduti nei servizi di medicina di Gi¬ 
nevra dal 1900 al 1930. — V. 'Tramontano: Sulla cosi¬ 
detta cancro-cirrosi epatica. — M. Bernard : La cole- 
cistografia endovenosa. — Organi genitali maschili : E. 
Bertin, P. Nagrac e A. Breton : La sifilide latente 
del testicolo. — W. Dix : Sulla torsione delle appendici 
del testicolo e dell'epididimo. — Archie h. Dean : 
Cura dei carcinomi degli organi urogenitali col ra¬ 


dium e coi raggi Roentgen. — R. A. Gamble: Cura 
dell’impotenza. — Medicina infortunistica: Costedoat : 
Gli ascessi ed i tumori provocati. — A. Oller e I. Bra¬ 
vo: La malattia di Kummel come infortunio sul 
lavoro. 

Cenni bibliografici. 

Accademie, Società Mediche, Congressi: Società Medico- 
Chirurgica di Padova. — Società Medico-Chirurgica 
di Pavia. — Reale Accademia Medica di Genova. — 
Federazione Nazionale Fascista per la lotta contro la 
tubercolosi. Sez. di Roma. — Società Piemontese di 
Chirurgia. — Società Medico-Chirurgica degli Abruzzi. 
— Società Medico-Chirurgica Bellunese. 

Appunti per il medico pratico.- Casistica e terapia: 
Considerazioni anatomiche e cliniche sulla trombo- 
embolia. — L’acetilcolina in terapia. — Etiologia e 
terapia della trombosi. — Legatura dell’aorta addomi¬ 
nale per aneurisma dell’arteria iliaca comune. — 
Note di tecnica : Del valore della reazione del blu- 
Nilo per la diagnosi dell’età della lattazione nella 
donna e del differenziamento fra le varie specie di 
latte. — Medicina scientifica: Intossicazione alcoolica 
e narcosi. — Igiene: L’inutilità delle disinfezioni. — 
Posta degli abbonati. — Varia. 

Politica sanitaria e giurisprudenza: G. Selvaggi: Con¬ 
troversie giuridiche. 

Nella vita professionale : Concorsi. — Nomine, promo¬ 
zioni ed onorificenze. 

Nostre corrispondenze: Da Catania. 

Notizie diverse. 

indice alfabetico per materie. 


LEZIONI. 

Istituto di Patologia Speciale Medica 
delija Pi. Università di Parma. 

L’ittero nel corso della polmonite lobare. 

Prof. Luigi Preti, direttore. 

Prenderemo oggi in esame un caso clinico, 
che ripete una forma morbosa ormai nota a 
tutti voi, alla quale si è aggiunto un sintomo, 
che non è abituale e che merita una partico¬ 
lare trattazione, specialmente nei riguardi del¬ 
la patogenesi. 

M. Ida, di anni 40, coniugata, massaia, da No¬ 
ceto. 

Perdette il padre per polmonite; ha ancora la 
madre, che non vide mai ammalata; non ha nè 
fratelli, nè sorelle. 

La paziente ebbe allattamento materno. I pri¬ 


mi atti fisiologici: dentizione, deambulazione, fo¬ 
nazione, per non aver richiamata particolare at¬ 
tenzione, presumibilmente si compirono in epoca 
ed in modo fisiologico. Mestruò a 14 anni e le me¬ 
struazioni si susseguirono sempre regolari per 
epoca e quantità. A 23 anni sposò un uomo della 
sua stessa età e durante la vita matrimoniale ebbe 
e condusse felicemente a termine 3 gravidanze. 

A 4 anni superò il morbillo in pochi giorni sen¬ 
za complicazioni nè conseguenze. A 10 anni fu ri¬ 
coverata per una quarantina di giorni all’ospe¬ 
dale per una infezione erisipelatosa in corrispon¬ 
denza della regione mammaria destra. A 27 anni, 
cioè durante l’imperversare della pandemia in¬ 
fluenzale del 1918, soffrì di una forma febbrile du¬ 
rata una settimana circa, diagnosticata come al¬ 
lora si chiamava: spagnuola. A 36 anni ebbe do¬ 
lori per oltre 3 mesi nel territorio del nervo scia¬ 
tico di sinistra, cessati a seguito di una cura sa¬ 
licilica intensa 

Come vi ho accennato in principio, l’ammalata 
attende ai lavori di casa, in ambiente salubre ed 
arioso. Dichiara di essere sobria nel mangiare e 
nel bere. 











284 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 8] 


La malattia, che richiese il ricovero nel nostro 
Istituto, ebbe un esordio brusco, poiché esplose m 
pieno benessere nel mattino del 27 febbraio u. s. 

La paziente fu colta improvvisamente senza sin¬ 
tomi premonitori da intensi brividi, che durarono 
circa 3 ore. La temperatura raggiunse in breve 
tempo 39°,5, mentre venivano avvertiti ì seguenti 
sintomi soggettivi: malessere generale, cefalea, af¬ 
fanno di respiro, vomito di sostanze alimentari 
poco prima ingerite, senso di arsura alle fauci e 
più tardi dolore puntorio in corrispondenza della 
base posteriore del torace di destra. 

Il giorno seguente si aggiunse tosse, dapprima 
secca e più tardi con escreato fibrinoso ematico. 
Questo stato di cose indusse i parenti ad inviare 

l'ammalata a noi il giorno 3 marzo. 

La paziente interrogata ci dice di avvertire: 
difficoltà di respiro, cefalea, senso di calore, boc¬ 
ca secca e palpitazione di cuore. Come potete con¬ 
statare riammalata viene colta di tanto- m tanto 
da accessi di tosse, che talvolta danno esito a 
scarso escreato, attaccaticcio per la fibrina, che 
contiene, di color rossastro, rugginoso. 

Dall’esame, che noi facciamo insieme possia¬ 
mo rilevare che la paziente è in perfetta lucidità 
di mente, che tiene preferibilmente un decubito 
attivo laterale destro, che ha un’espressione del 
volto indifferente, che è provvista di un impalca¬ 
tura scheletrica regolare, che non ha articolazioni 
rigide nè tumefatte e che è provvista di pannicolo 
adiposo discretamente abbondante e di una mu¬ 
scolatura bene sviluppata e soda. Ma un sintomo 
appare subito e cioè che la cute, elastica, umida, 
presenta una evidente colorazione itterica. 

La temperatura ascellare raggiunge 39 ,6; n 
polso è ritmico, uguale, abbastanza valido e da 
128 battute al minuto. I respiri sono 46. La pres¬ 
sione arteriosa massima è 136; la minima 70. 

Il capo è mobile, indolente. Le mucose congiun¬ 
tivali sono giallastre. I globi oculari conservano 
integra la loro mobilità; le pupille sono uguali 
e reagiscono alla luce ed all’accomodazione. Agli 
zigomi è evidente una modica cianosi. Sulle pin¬ 
ne nasali ed alle commessure labiali si nota erpes. 
La lingua è arrossata ed impaniata lungo ì mar¬ 
gini: il faringe è arrossato. 

Il collo è cilindrico e si notano ai iati pulsa¬ 
zioni trasmesse dai grossi vasi. 

La tiroide non è aumentata di volume ne di 

consistenza. * , . .. 

Osservate un torace ben conformalo con fossette 

sopra e sotto clavicolari evidenti, con 1 angolo del 
Louis sporgente e l’angolo epigastrico leggermen¬ 
te ottuso. Potete vedere gli spazi intercostali spe¬ 
cialmente quelli inferiori. La colonna vertebrale 
non presenta deviazioni abnormi. Le scapole sono 
aderenti. Potete constatare nei riguardi dei mo¬ 
vimenti 2 fatti salienti e cioè la frequenza e la 

superficialità del respiro. 

La palpazione fa percepire il fremito vocale tat¬ 
tile più forte alle basi fino all’angolo della sca¬ 
pola tanto a destra che a sinistra in confronto 
delle parti superiori e noi dobbiamo teneie que¬ 
sto rilievo nel debito conto, poiché, come vi ho 
già in altre occasioni fatto notare, nel sesso fem¬ 
minile, come anche nei bambini, il fremito vo¬ 
cale lattile è percepito con maggior intensità piu 
in alto che nelle parli basse del torace; il nostro 
rilievo, che è contrario -a quello, che può esseie 
considerato normale, fa già pensare ad un pro¬ 
cesso patologico alle basi polmonari. 

Alla percussione si avverte un lieve timpanismo 
al di sopra della spina delle scapole, e da 1 dito 


sopra l’angolo delle scapole in basso, tanto a de¬ 
stra che a sinistra, una ottusità. Omettiamo di 
delimitare i margini polmonari per non stancare 
l’ammalata. 

All’ascoltazione nella zona sotto-scapolare di si¬ 
nistra si avverte soffio bronchiale, ed in quella 
di destra soffio bronchiale e rantoli crepitanti. Al¬ 
trove il respiro è piuttosto aspro. 

L'area cardiaca è leggermente sporgente ma non 
oltre a quel limite, che può essere ritenuto fisio¬ 
logico. Potete vedere che l’itto batte nel 5° spazio 
intercostale a mezzo cm. all’interno dell’emicla- 
veare e lo potete apprezzare mediante la palpa¬ 
zione non molto scuotente, piuttosto circoscritto; 
non si palpano fremiti. L’ottusità relativa del cuo¬ 
re a sinistra coincide con l’itto, in alto tocca la 
3 a costola sulla parasternale, a destra non debor¬ 
da dalla marginale destra dello sterno; in com¬ 
plesso dunque un’area cardiaca non ingrandita. 
All’ascoltazione toni ritmici, leggermente impuri 
ed accentuato il 2° tono sulla polmonare. Ciò è da 
mettere in rapporto alle condizioni dell’apparato 
respiratorio. 

L’addome è simmetrico; presenta la cicatrice 
ombellicale introflessa e smagliature gravidiche 
nei quadranti inferiori. È trattabile come vedete, 
indolente; non si avvertono resistenze abnormi e 
dà suono timpanico ovunque. 

L’esame clinico dell’area gastrica ed intestinale 
nulla fa rilevare di speciale menzione. 

Il fegato nella parte palpabile è liscio, indolente, 
di consistenza non aumentata; i margini sono 
smussi; superiormente arriva alla 6 a costola sulla 
parasternale; inferiormente abbandona l’arco co¬ 
stale sul prolungamento dell’emiclaveare e taglia 
la linea xifo-ombellicale nel punto di mezzo. Quin¬ 
di possiamo dire che il fegato non è aumentato 

di volume. ,, . , 

La milza non è palpabile sotto 1 arco costale 

anche nelle profonde inspirazioni; superiormente 
arriva alla 9 a costola sull’ascellare posteriore; an¬ 
teriormente sta tra l’ascellare anteriore e la me¬ 
dia. Possiamo pertanto affermare che la milza 
non è aumentata di volume. 

L’esame del sistema nervoso non offre rilievi di 
importanza, poiché la coscienza e la memoria 
sono integre; la motilità e la sensibilità sono con¬ 
servate, come lo sono i riflessi sia superficiali che 
profondi; non riflessi abnormi come il Babinski, 
l’Oppenheim, il clono del piede, ecc. 

Le orine in quantità di 800 cmc., come vedete, 
sono itteriche; se immergiamo un pezzetto di car¬ 
ta bibula esso si colora in verdastro; sono acide, 
hanno una densità di 1024; presentano albumina 
in tracce, pigmenti biliari e nel sedimento qual¬ 
che globulo bianco e rari frammenti di cilindri 

granulosi. , .. 

La sierodiagnosi di Wassermann e negativa. 

La prova di van den Bergli sul siero di sangue 
per la bilirubina ha dato 30 unità a reazione in¬ 
diretta. . , . 

Le feci sono formate di consistenza pastosa e 

colorate. 

L’analisi clinica consente di arrivare facil¬ 
mente alla diagnosi. Basta ricordare che lo 
stato morboso è comparso improvvisamente 
con brivido, febbre, dolore puntorio al tora¬ 
ce, sputo rugginoso e tener conto che all ap¬ 
parato respiratorio il fremito vocale tattile e 
aumentato «alle basi in confronto delle parti 
superiori, contrariamente a quanto di solito 




[Anno XXXIX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


285 


vien fatto di constatare nel sesso femminile, 
l’esistenza di ipofonesi alle basi e di respiro 
bronchiale nella regione sotto scapolare di si¬ 
nistra e di soffio bronchiale e rantoli crepitan¬ 
ti nella regione omologa a destra per formu¬ 
lare direttamente la diagnosi di polmonite lo- 
hare doppia. 

Si può anche aggiungere che il processo 
pneumonico a destra è in via di risoluzione, 
mentre quello a sinistra trovasi ancora in stato 
di completa epatizzazione perche a destra si co¬ 
minciano a sentire rantoli crepitanti o per me¬ 
glio dire rantoli di ritorno, cioè rantoli, che 
compaiono dopo un periodo di respiro esclu¬ 
sivamente bronchiale quando per la fluidifica¬ 
zione dell’essudato l’aria riesce a penetrare ne¬ 
gli alveoli polmonari. 

Non sbaglieremo poi se volessimo affermare 
che il processo pneumonico più recente cioè 
quello di sinistra trovasi ancora nello stadio 
di epatizzazione rossa per la semplice ragione 
che lo sputo persiste ad essere rugginoso, 
croceo. 

Come vedete dunque il caso non presenta 
alcuna difficoltà diagnostica poiché l’anamne¬ 
si recente ed alcuni dati fondamentali di se¬ 
meiotica ci hanno permesso di formularla di¬ 
rettamente. Ciò non di meno esso offre un 
certo qual interesse meritevole di qualche con¬ 
siderazione per un sintomo assai appariscente 
e cioè per la tinta itterica dei tegumenti. Detta 
tinta si manifestò nel 5° giorno di malattia. 
Quando l’ammalata è venuta in 4 a giornata da 
noi, mancava; era prevedibile però la sua com¬ 
parsa perchè le orine contenevano già tracce 
di pigmenti biliari; il che. dimostrava un ac¬ 
cumulo di pigmenti biliari nel sangue, ed in¬ 
fatti il giorno seguente fu notata una tinta su¬ 
bitterica alle congiuntive, la quale andò gra¬ 
datamente accentuandosi ed estendendosi gra¬ 
datamente a tutta la cute, raggiungendo l’in¬ 
tensità, che vedete attualmente. 

* 

* * 

Prendiamo ora in considerazione il sintomo 
itterizia, che, come abbiamo visto, è compar¬ 
so in 4* giornata di malattia. Esso si è verifi¬ 
cato nel corso della polmonite, quindi fino a 
prova contraria dobbiamo presumere una cer¬ 
ta dipendenza con la malattia primaria: la 
polmonite. 

Ma prima di procedere oltre nella nostra di¬ 
samina, dobbiamo stabilire se Pitterò è totale 
o, come si suol dire, dissociato; cioè se nel 
sangue sono presenti tutti gli elementi costi¬ 
tutivi della bile o soltanto la sostanza coloran¬ 
te di essa. 

La risoluzione di questa pregiudiziale ci 
permetterà un passo notevole nello stabilire la 
genesi dell’Utero. 

Di regola quando l’Utero è totale, per la 
presenza in circolo di sali biliari — glicolato 
e taurocolato sodico — vien dato di osservare 
particolari fenomeni come il prurito e la 
bradicardia. Nel caso nostro mancando questi 


due sintomi vien fatto di pensare che non si 
tratti di un Utero totale, ina di un Utero dis¬ 
sociato. Se a questa conclusione aggiungiamo 
anche quella che le feci non sono ipocromi¬ 
che, ecco che noi possiamo senz’altro scartare 
tutte le cause, che ostacolano il deflusso della 
bile, tanto endoepatiche che estraepatiche, di 
modo che possiamo tirare una prima dedu¬ 
zione e cioè che Pitterò non è dovuto a pro¬ 
cessi determinanti il ristagno della bile nel 
fegato. 

Certamente, come in tutte le malattie infet¬ 
tive, anche nella polmonite possono verificarsi 
lesioni epatiche sia di natura infiammatoria 
che degenerativa per azione diretta dei germi 
o delle loro tossine sulla cellula epatica ed a- 
versi, per le alterazioni cellulari, che ne con¬ 
seguono, un Utero più o meno marcato. Ma 
in simili evenienze 'Si tratta per lo più di un 
iItero totale, senza contare che anche il fegato 
dà segni più o meno palesi di risentimento 
con aumento di volume e con insufficienza 
funzionale. Per non aver rilevato nulla di tut¬ 
to questo nella nostra paziente, possiamo ti¬ 
rare una seconda deduzione e cioè che Pitterò, 
nel caso in esame, non è in relazione a pro¬ 
cessi infiammatori o degenerativi del fegato. 

Sgombrato il campo di 2 gruppi di cause at¬ 
te a spiegare Pitterò non ci resta che prendere 
in considerazione la terza ed ultima causa e 
cioè che Pitterò ,sia dovuto ad una eccessiva 
dissoluzione di globuli rossi. 

Ora nella polmonite avviene effettivamente 
una abbondante distruzione di globuli rossi 
nell’essudato durante Pepatizzazione rossa e 
per l’elaborazione del pigmento ematico libero 
si ha un aumento della formazione di biliru¬ 
bina, di cui è sempre dimostrabile il suo au¬ 
mento nel sangue. Se poi essa raggiunge una 
certa concentrazione allora si può avere anche 
Pitterò, che sarà dissociato. L’Utero e la iper- 
bilinemia si riducono nello stadio dell’epatiz- 
zazione grigia e nella risoluzione del processo 
pneumonico. 

Nell'ammalata, che ci .sta davanti, deve es¬ 
sersi verificato tutto ciò, essendo, come si è 
detto precedentemente, Pitterò dissociato e 
non essendovi altre cause capaci di spiegarlo. 
Esso poi è comparso durante I epatizzazione 
rossa, quando cioè un’ingente quantità di glo¬ 
buli rossi passava in dissoluzione. 

Possiamo quindi concludere che Pitterò non 
è dovuto a ritenzione di bile od a processi in¬ 
fiammatori o degenerativi del fegato, ma ad 
abbondante emolisi. 

Chiarito questo punto, un altro problema ci 
si presenta da risolvere e cioè dobbiamo sta¬ 
bilire dove avviene la trasformazione del pig¬ 
mento ematico in pigmento biliare. 

* 

* * 

Dopo che per gli studi di Àschoff, Banti, van 
den Bergh, Eppinger, ecc., fu ammesso che 
Pitterò nel decorso della polmonite è di na- 











<( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 8] 


28(5 

tura emolitica, vi fu chi sostenne che il pig¬ 
mento ematico, reso libero nel polmone, ve¬ 
nisse da questo assorbito, versato in circolo e 
convogliato al fegato per subirvi l’ulteriore 
trasformazione in bilirubina. A questa ipotesi 
fu mossa l'obbiezione che il pigmento ematico 
versato in circolo, dovrebbe talvolta-, special¬ 
mente se immesso in grande quantità, supe¬ 
rare la soglia renale e venir eliminato sotto 
forma di emoglobina: ora «per quante indagini 
siano state fatte per ricercare un’eventuale e- 
moglobinuria nei polmonitici, mai fu dato di 
constatarla. Ed allora la sede della trasforma¬ 
zione della emoglobina in bilirubina deve av¬ 
venire altrove, tanto più che alla sezione il 
fegato, anche dal punto di vista istologico, 
non presenta alterazioni di sorta, se si eccet¬ 
tua talora un modesto ingrandimento, dovuto, 
per ; ammissione generale, ad una modesta 

stasi. . . 

A questo punto è necessario intrattenerci un 

momento sulla dibattuta questione della foi - 
inazione estra epatica della bilirubina. 

È noto che Minkowski-Naunyn ed altri at¬ 
tribuivano solamente alle cellule epatiche il 
potere di formare bilirubina; mentre Nee, Hy- 
mans v. d. Bergli, Mann, Master, ecc., le ii- 
tenevano incapaci e, secondo loro, tale potere 
era di spettanza all’apparato cellulare di Kupt- 
fer. L’Aschoff allargò questa concezione esten¬ 
dendola a tutto il sistema reticolo endoteliale, 
dal quale la bilirubina arrivando alle cellule 
epatiche verrebbe da queste eliminata. Così 
fu dimostrata la presenza di bilirubina nel li¬ 
quido cefalo rachidiano dopo l’emorragia ce¬ 
rebrale; nei versamenti ematici della pleura, 
del peritoneo, delle articolazioni; negli emato¬ 
mi. Fu constatato che la splenectomia impedi¬ 
sce l’itterizia da toluilendiamina (Banti, Ep- 
pinger, Pugliese, ecc.); e che abbassa il tasso 
bilirubinemico in casi di ittero emolitico (Boz¬ 
zolo, Micheli); che nell’anemia perniciosa e 
nell’ittero emolitico il sangue della vena sele¬ 
nica contiene maggior quantità di bilirubina 
che quello dell’arteria splenica (Hjmans v. d. 
Bergh, Snapper); che se si inietta emoglobina 
nell’arteria splenica, si ha un aumento di bi¬ 
lirubina nella vena (Mann); e che la bilirubina 
si forma ancora nel sangue di cani, ai quali 

fu asportato il fegato (Mann). 

Tutto ciò dimostrerebbe che la bilirubina si 
possa formare al di fuori del fegato. 

Recentemente Maugeri del mio Istituì o in 
un ematoma estra durale, che datava da 8 
giorni, ha riscontrato una grande quantità di 
bilirubina, mentre il sangue circolante dello 
stesso individuo non ne conteneva che tracce. 
Lo stesso Maugeri dimostrò pure nell emato¬ 
ma provocato in conigli con sangue senza bi¬ 
lirubina dimostrabile, dopo 2-3 giorni, biliru¬ 
bina in discreta quantità, mentre nel sangue 
circolante non era dimostrabile. 


Ma per restare nel campo del polmone Sarà 
bene ricordare che già Traube e Mosler ave¬ 
vano notato la colorazione verde dello sputo in 
ammalati di polmonite lobare e che Pollak, 
Herzfeld avevano trovato nello sputo ruggino¬ 
so di pneumonici discreta quantità di biliru¬ 
bina e che Lubarsch nelle masse fibrinose en- 
doalveolari e negli epiteli alveolari emosidc- 
rina in quantità. 

Tutto ciò richiamò l’attenzione sulla possi¬ 
bilità da parte del polmone di formare bili¬ 
rubina. 

Recentemente si è osservato che il tasso più 
elevato di bilirubina nel sangue compare nei 
primi giorni del processo pneumonico, cioè 
nel periodo di epatizzazione rossa e si riduce 
sino a cadere alla norma col risolversi del pro¬ 
cesso pneumonico; si rialza rapidamente con 
lo stabilirsi di un nuovo focolaio pneumonico. 


Maugeri ha voluto riprodurre sperimentalmen¬ 
te il fenomeno. Egli introdusse in trachea 4-5 
volte 8 ecm. di globuli rossi lavati, e deter¬ 
minando il tasso bilirubinico, potè stabilire 


che esso andava aumentando da 24 a 48 ore 
dopo l’ultima inoculazione e diminuiva per 
non essere più dimostrabile dopo 3-4 giorni. 
Poteva anche dimostrare all’esame microsco¬ 
pico dei polmoni intensa fagocitosi da parte 
degli epiteli polmonari, i quali contenevano 
nel loro protoplasma grande quantità di ferro, 
mentre gli altri organi non presentavano al¬ 
terazioni di sorta. 

Queste osservazioni ed i dati sperimentali 
darebbero adito a ritenere possibile nei pro¬ 
cessi pneumonici la formazione nel polmone 
di bilirubina, che passando in circolo deter¬ 
mina costante iperbilirubinemia e talora it¬ 


tero. 



* 

* * 


Dopo quanto fu detto possiamo concludere 
che Pitterò dissociato, che compare nel corso 
della polmonite, può essere dovuto al proces¬ 
so emolitico intenso, che avviene nell’essudato 
durante il periodo dell’epatizzazione rossa e 
che i dati clinici e sperimentali danno adito 
alla forte presunzione che la trasformazione 
dei pigmenti ematici in pigmenti biliari pos¬ 
sa avvenire nello stesso polmone malato. 

L’itterizia prodottasi in questo modo non 
influisce affatto il pronostico della forma mor¬ 
bosa in atto, dovendosi considerare nient al¬ 
tro che un epifenomeno dovuto ad una inten¬ 
sa dissoluzione di globuli rossi, nè merita al¬ 
cun trattamento speciale, poiché essa si at¬ 
tenua man mano che il processo pneumonico 
procede nella sua evoluzione. 

Nella terapia del caso in esame pertanto ap¬ 
plicheremo la solita terapia già altre volte in¬ 
dicata senza preoccuparci del sintomo itterico. 




[Anno XXXIX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


287 


LAVORI ORIGINALI. 

Istituto di Clinica delle Malattie Professionali 

della R. Università di Torino. 

Direttore ine. : Prof. G. Quarelli. 

La reazione della perossidasi nel solfocar- 
bonismo. 

Dott. Alberto Velicogna 
e dott. Angelo Viziano, assistenti. 

£’ un dato recentemente acquisito ed ormai 
incontestabile che la crasi sanguigna è rego¬ 
lata da centri vegetativi encefalici. Numerose 
sono le osservazioni cliniche che depongono 
in queslo senso e non mancano perfino dati 
sperimentali in proposito. Nella letteratura 
medica troviamo rimportante osservazione di 
Bardachzi, che descrisse, nel 1909, in un caso, 
l’associazione della policitemia con la corea. 
Questa osservazione però, a quanto ci consta, 
rimase isolata per molto tempo; sicché bisogna 
arrrivare al 1922 per trovare osservazioni cli¬ 
niche analoghe fatte per opera di Doli e Roth- 
schild, i quali descrissero pure l’associazio¬ 
ne della corea di Hutington con la policitemia 
in alcuni membri della stessa famiglia. 

Nello stesso anno Stern osservò variazioni 
del quadro dei globuli bianchi in tutta una 
serie di encefalitici cronico-miastatici, rite¬ 
nendole però più di natura infettiva che di 
origine neurogena. 

In questi ultimi tempi le osservazioni clini¬ 
che si sono moltiplicate; accenneremo breve¬ 
mente soltanto alle più importanti, fra cui 
quella di Léchelle, Donady e Joseph concer¬ 
nente un tumore cerebrale con imponente sin¬ 
tomatologia a carico dei nervi cranici, del ri¬ 
cambio ed endocrina, associata a poliglobulia 
con eritrosi cutanea; quella di Guillain, Lé¬ 
chelle e Garcin concernente pure cinque casi 
di tumore cerebrale con poliglobulia; l’altra di 
Lhermitte e Peyre riguardante un caso di nar- 
colessia con policitemia; ed infine ancora il 
caso molto complesso di Gùnther, che depone 
pure per Resistenza di un centro regolatore 
della crasi sanguigna. 

Queste osservazioni cliniche trovano poi 
conferma nelle esperienze di Schuloff e Mat- 
thies che ottennero poliglobulia nei conigli 
con lesioni del mesencefalo. 

Nè mancano rilievi sull’influenza di centri 
nervosi sul comportamento dei leucociti, come 
stanno a testimoniare, oltre alle già citate os¬ 
servazioni di Stern, gli esaurientissimi studi 
di Rosenow. Molto interessanti sono difatti le 
sue osservazioni anatomo-patologiche sui re¬ 


perti dei cervelli di due individui morti eli 
leucemia linfatica cronica e i dati sperimen¬ 
tali da lui portali per la dimostrazione di una 
leucocitosi provocata dalla puntura di alcune 
zone della base del cervello, per la quale potè 
escludere l’influenza dell’ipertermia dovuta 
alla puntura stessa. 

Del Rosenow è anche degna di nota l’altra 
osservazione che la leucocitosi determinata da 
iniezioni di pyrifer non compare se contem¬ 
poraneamente viene somministrato del lu¬ 
minal. 

Pure molto conclusivo è il vasto contributo 
di Moser, il quale riferisce di aver trovato va¬ 
lori leucocitari alti in circa trenta casi di par- 
kinsonismo postencefalitico, in quattro arte- 
riosclerotici con paralisi agitante, in due dei 
quali con neutrofilia e spostamento a sinistra 
della formula di Arneth. Trovò pure iperleuco- 
citosi in numerosi casi di tumori della base, 
nonché nell’avvelenamento da ossido di carbo¬ 
nio con sindrome amiostatica. 

TI dato più importante, però, che sta a di¬ 
mostrare la dipendenza di alcune modifica¬ 
zioni ematologiche da centri cerebrali, è quello 
che si riferisce al comportamento dei fermenti 
leucocitari o più propriamente della perossi¬ 
dasi. 

Sato e Yohimatsu hanno riscontrato la rea¬ 
zione della perossidasi negativa durante il de¬ 
corso dell’encefalite epidemica, mentre quella 
dell’ossidasi è rimasta invariata. Lhenkuhl 
trovò pure assenza transitoria della perossidasi 
in uno stato crampiforme consecutivo al l’en¬ 
cefalite. Nè soltanto in questa forma morbosa 
e nei suoi postumi la R. P. si presenta nega¬ 
tiva, come in un primo tempo si credette di 
dover ammettere; Siinmel la riscontrò anche 
in un caso di corea minor, nel quale il reperto 
anatomo-patologico confermò l’esistenza nel 
sistema striato delle lesioni caratteristiche del¬ 
la corea. 

Anche le indagini sperimentali hanno por¬ 
tato un largo contributo non solo per la di¬ 
mostrazione dell’esistenza di questi centri, ma 
anche per una approssimativa localizzazione 
loro. Così Simmel stesso ottenne questa sindro¬ 
me ematologica nel carpio, ledendo bilateral¬ 
mente le immediate vicinanze del nùcleo del- 
l’oculomiotore e nel coniglio, ledendo pure 
bilateralmente il corpo striato in vicinanza 
della porzione anteriore dell’iacquedottó di Sil¬ 
vio. Si parla perciò oggi della puntura della 
perossidasi di Simmel (Peroxydasestich). ‘ 

E' necessario però ricordare anche che Shoji, 
mentre ha ottenuto R. P. negativa nel san¬ 
gue del coniglio colla puntura dello striato, la 





















288 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num/ 8]- 


ha riscontrata tuttavia positiva negli elementi 

mieloidi del midollo osseo. 

Suzucki ha pure ottenuto una R. P. non ne¬ 
ga li va ma diminuita coll’azione di varie so¬ 
stanze colloidali : latte, albumina d uovo, ai- 
gento colloidale, mentre molti e svariati ve¬ 
leni, fra cui i narcotici ad alta dose, «non in¬ 
fluenzano, secondo lo stesso autore, il com¬ 
portamento della R. P. 

Tutti i citati autori sono d’accordo nell’affer¬ 
mare la netta indipendenza delPossidasi, non 
solo dalla perossidasi, ma anche da tutte le 
lesioni spontanee e provocate e dalle varie in¬ 
tossicazioni esper i montate. 

In considerazione quindi dei vari latti os¬ 
servati dai diversi autori a carico della crasi 
sanguigna e della perossidasi, ed in partico¬ 
lare delle osservazioni surriferite di Moser sul¬ 
la leucocitosi nell’avvelenamento da ossido di 
carbonio accompagnata da sintomi amiosta- 
tici, e date infine le osservazioni di Quarelli e 
della nostra Scuola sulla presenza di sintomi 
clinici parkinsonsimili nell’intossicazione pro¬ 
fessionale cronica da solfuro di carbonio, che 
corrisponderebbero a lesioni istopatologiche dei 
nuclei della base, dimostrate sperimentalmente 
da Audo-Gianotti, abbiamo ritenuto opportuno 
e degno di grande interesse ricercare il com¬ 
portamento della reazione della perossidasi nel 
sol focarbonismo. 

Allo scopo abbiamo esaminato quindici ope¬ 
rai di una fabbrica di seta artificiale, i quali 
accusavano disturbi svariati dipendenti dall’in¬ 
tossicazione da solfuro di carbonio; tra questi 
tre presentavano una sindrome striata. 

Abbiamo tralasciato di ricercare il compor¬ 
tamento dell'ossidasi, non avendo essa nes¬ 
suna importanza clinica da questo punto di 
vista, come risulta dalle ricerche dei vari 
autori succitati, pur decorrendo le due reazio¬ 
ni parallelamente nell’individuo normale e pur 
comparendo esse contemporaneamente nello 
sviluppo fetale, secondo quanto ha dimostrato 

Tokué. 

Non abbiamo invece mancato di confrontare 
il comportamento della reazione della perossi¬ 
dasi (R. P.) con la formula leucocitaria, ed m 
quegli ammalati che abbiamo potuto ricove¬ 
rare in clinica eseguire un esame ematologico 

■completo. 

Possiamo affermare subito che in tutti ab¬ 
biamo trovato la reazione della perossidasi po¬ 
sitiva; però non in tutti della stessa intensità. 
Per metterne in evidenza il diverso grado ab¬ 
biamo eseguito quella che noi chiameremo la 
« formula della perossidasi » (F. P.), vale a 
dire sugli strisci opportunamente colorati ab¬ 


biamo stabilito la percentuale dei globuli 
bianchi che presentavano reazione positiva ( + ) 
e di quelli che la presentavano negativa (—). 

Prima di rilevare i valori ottenuti premet¬ 
tiamo che quando parleremo di tremore ri¬ 
scontrato nella gran maggioranza dei casi esa¬ 
minati, intenderemo riferirci a quella forma 
di tremore descritta dal Quarelli come specifica 
del solfocarbonismo. Si tratta di un tremore 
che — come rileva Quarelli — ha l<ai caratte¬ 
ristica di essere presente negli stati di riposo e 
di scomparire durante l’esecuzione dei movi¬ 
menti volontari, per ricomparire non appena 
tali movimenti siano stati ultimati. Le- oscilla¬ 
zioni che si osservano sono rare e lente, inte¬ 
ressano più specialmente le estremità localiz¬ 
zandosi e comparendo anzi, come prima sede, 
nelle dita della mani. 

« TI tremore presentato dagli intossicati da 
CS 2 è essenzialmente diverso da quello che si 
presenta in altre malattie. 

« Esso è ben diverso dal tremore basedo- 
wiano che si presenta pure esso fine, a piccole 
scosse ma rapide e in numero rilevante anche 
di 20,30 per minuto secondo. Ugualmente ha 
caratteristiche diverse dal tremore senile, ove 
il movimento lentissimo di tremore è un 
movimento che interessa globalmente 1 aito 
e, se esiste nello stato di riposo, si manifesta 
pure nell’esecuzione dei movimenti. 

« Non è neppure il caso di ricordare le sue 
differenze dal tremore intenzionale della scle¬ 
rosi in placche, perchè troppi sono i punti di 

divergenza. 

« 11 tremore osservato negli avvelenati da 
CS 2 ricorda esattamente, invece, il tremore che 
si osserva in molti parkinsoniani encefalitici 
e, per taluni caratteri, tanche quello della pa¬ 
ràlisi agitante. In tutte queste forme difatti il 
tremore è lento, a piccole scosse, interessa più 
specialmente le estremità superiori all’inizio, 
sopralutto le dita della mano e presenta un 
netto isocronismo tra le singole contrazioni. 
Inoltre scompare completamente nell’esecuzio¬ 
ne dei movimenti volontari, per ricomparire 
durante lo stato di riposo. Scompare inoltre 
nel sonno. Nel solfocarbonismo non si è finora 
osservata la presenza del tremore particolare 
della malattia di Parkinson senile, cioè il tre¬ 
more caratteristico del pollice della mano 

(Quarelli) ». 

• 

Ciò premesso, ecco i valori ottenuti : 


Operaio B. D„ di anni 58, sposato. Addetto 
circa cinque anni al reparto filatura di una 
irica di seta artificiale. Presenta evidente sin- 
me parkinsonsimite, con ipertonia muscolare, 



LAnno XXXIX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


289 


amimia, troclea omerale, tremore delle dita du¬ 
rante il riposo. 

G R 5.050.000; E. 74; V. G. 0,66; G. B. 9.600; 
linfociti 27%; F. P. 47%—; 53%+. 

2) Operaio F. N., di anni 16. celibe. Da due 
anni addetto al reparto torcitura. Accusa dolori 
violentissimi ai polpacci ed astenia agli arti in¬ 
feriori. 

Tremore solfocarbonico evidente alle mani; più 
accentuato a destra. Lieve struma. 

Linfociti 45%; F. P. 67%—; 33%+. 

3) Operaio Z. G., di anni 57, sposato. Addetto 
per quattro anni ad un reparto di filatura, venne 
ricoverato in alcune riprese in Clinica, ed è at¬ 
tualmente assolutamente inetto al lavoro. 

Presenta sempre amimia, troclea dentata ome¬ 
rale bilaterale spiccata, scarsa troclea oculare, al¬ 
terazioni distrofiche della cute del viso; tremore 
del tipo ricordato agli arti superiori, iniziantesi 
alle dita della mano, durante il riposo. 

G. R. 5.250.000; E. 88; V. G. 0,84; linfociti 27 %; 
F. P. 50%—; 50% +. 

4) Operaio C. G., di anni 27, sposato. Da due 
anni addetto agli essicatoi e prima, per sei mesi, 
in altri reparti della stessa fabbrica. 

Non accusa disturbi di qualche importanza. 

Linfociti 32%; F. P. 42%—; 58%+. 

5) Operaio G. L., di anni 29, celibe. Da circa 
tre anni nel reparto filatura. Accusa mialgie no¬ 
tevoli agli arti inferiori. 

Tremore alle mani. 

G. R. 6.050.000; E. 80; V. G. 0,66; G. B. 9.360; 
linfociti 30%; F. P. 49%—; 51 % +. 

6) Operaio V. R., di anni 38, sposato. Da quat¬ 
tro anni e mezzo in fabbriche di seta artificiale, 
dove lavorò nei vari reparli di sulfurazione, fi¬ 
latura, lavaggio, ecc. 

Attualmente accusa astenia e dolori agli arti 
inferiori e presenta discreto tremore alle mani. 

Linfociti 33%; F. P. 40%—; 60%+. 

7) Operaio F. D., di anni 37, sposato. Da tre 
anni in fabbrica, sempre addetto a reparti in cui 
si impiega il solfuro di carlmnio (lavaggio, essi¬ 
catoi, filatura, ecc.). 

Non lamenta che scarsi disturbi, come dolori 
gastrici, formicolìi alle dita, astenia agli arti in¬ 
feriori, ma senza dolori. 

Tremore alle mani poco • evidente. 

Linfociti 40%; F. P. 50%—; 50%+. 

8) Operaio V. G., di anni 30, sposato. Da cin¬ 
tine anni addetto agli essicatoi. Scarsi disturbi 
agli arti inferiori ed allo stomaco. 

Lieve tremore alle mani. 

Linfociti 39%; F. P. 55%—; 45%+. 

Gli altri sette individui esaminati presenta¬ 
rono la F. P. normale, ovverosia oscillante tra 
70-75 % positiva e 25-30 % negativa, come ri¬ 
levammo in numerosi controlli eseguiti su in¬ 
dividui normali e su noi stessi, pur accusando 
taluno di quegli operai qualche disturbo. 

Essi sono i seguenti: 


9) Operaio C. D., di anni 36. Da tre anni ad¬ 
detto a vari reparti della fabbrica di seta artifi¬ 
ciale. Accusa formicolio ai piedi, dolori alle gi¬ 
nocchia, astenia agli arti inferiori. 

Tremore alle mani. 

F. P. 22%—; 78% +. 

10) Operaio L. A., di anni 48. Da un anno e 
mezzo ai lavaggi. Non presenta attualmente par¬ 
ticolari disturbi; ma nello scorso maggio era stato 
ricoverato in Clinica per mialgie agli arti infe¬ 
riori. Non presenta tremore. 

F. P. 25%—; 75% +. 

11) Operaio B. A., di anni 25. Da due anni in 
fabbrica: per circa sette mesi in filatura e can¬ 
deggio. 

Attualmente accusa debolezza e lievi dolori agli 
arti inferiori. 

G. R. 6.000.000; E. 80; V. G. 0,66; G. B. 7.000; 
linfociti 44%; F. P. 45%—; 55%+. 

12) Operaio G. A., di anni 27. Da quattro anni 
e mezzo in filatura. Non accusa particolari di¬ 
sturbi. Modico tremore alle mani. 

Linfociti 32%; F. P. 32%—; 68%+. 

13) Operaio B. F., di anni 33. Da tre anni ad¬ 
detto in fabbrica di seta artificiale, ove passò at¬ 
traverso vari reparti, dopo di essere rimasto per 
due anni in torcitura. 

Accusa solo lievi dolori gastrici. 

Linfociti 43%; F. P. 43%—; 57%+. 

14) Operaio B. G., di anni 31. Da quattro anni 
e mezzo in filatura. Due anni fa ebbe un accesso 
di melanconia. Nella primavera 1930 fu ricoverato 
in Clinica. Presentava: tremore bilaterale agli arti 
superiori, a tipo parkinsoniano. Troclea bilaterale 
più accentuata a destra. Parola a volte scandita. 
Scrittura a tipo parkinsoniano. Non micrografia. 

Attualmente presenta modico tremore alle ma¬ 
ni. Lieve troclea bilateralmente. 

G. R. 5.550.000; E. 75; V. G. 0,68; G. B. 4.300; 
linfociti 31%; F. P. 29%—; 71%+. 

15) Operaio A. L., di anni 35. Da tre anni e 
mezzo in filatura. Un anno addietro venne col¬ 
pito da formicolìo alle mani ed astenia agli arti 
inferiori e superiori. Attualmente dichiara di sen¬ 
tirsi molto migliorato. 

G. R. 4.500.000; E. 70; V. G. 0,77; G. B. 10.000; 
linfociti 30%; F. P. 30%—; 70%+. 

In tutti i quindici casi diminuzione dell’istinto 
sessuale. 

Considerando la differenza tra il percento 
dei linfociti ed il percento delle cellule bian¬ 
che del sangue che presentiino la R. P. nega¬ 
tiva in otto degli individui esaminati la rile¬ 
viamo oscillante dal 7 % al 23 %. Tale diffe¬ 
renza è quella che effettivamente rappresenta 
l’indice della diminuzione della R. P.; perchè, 
come è noto, la R. P. è normalmente positiva 
in tutti i globuli bianchi esclusi i linfociti. Se 
quindi il percento delle cellule bianche del 
sangue perossidasinegative è superiore a quello 


-290 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 8] 


dei linfociti, è evidente che una parte dei glo¬ 
buli bianchi, che non sono linfociti, non pos- 
seggorfo i granuli di perossidasi come normal¬ 
mente avviene. Insistiamo, perciò, ancora una 
volta sull'importanza, secondo noi, di studiare 
non solo la negatività o la positività della R. P., 
ma altresì di valutare il suo grado, facendo 
una vera e propria « formula della perossi¬ 
dasi ». Sinora soltanto Suzucki (citato da Ro- 
senow) ha parlato di indebolimento della R. P., 
ma non ci consta che si sia preoccupato di fare 
una formula. 

L'attenuazione della R. P. l’abbiamo rilevala 
però non soltanto in quegli individui che pre¬ 
sentavano segni clinici di compromissione 
dello striato, ma anche in altri che accusavano 
soltanto i più comuni disturbi del solfocarbo- 
nismo e persino in alcuni che non presenta¬ 
vano nemmeno il tremore parkinsonsimile. 

D’altra parte la R. P. è normale in individui 
che presentano tremore evidente e persino in un 
caso nel quale abbiamo rilevato anche la tro- 
clea dentata bilateralmente. Su un altro, inve¬ 
ce, la diminuzione della R. P. è molto eviden¬ 
te, pur trattandosi di un operaio che mai ebbe 
occasione di lavorare nei reparti nei quali c’è 
notevole e diretta diffusione del CS 2 , ma solo 
vicino ad essi. Evidentemente in questo pa¬ 
ziente, che ebbe a soffrire anche di forti di¬ 
sturbi, giocano altri fattori che hanno favorito 
rintossieazione, possibile, come è noto, in 
qualsiasi reparto in individui particolarmente 
sensibili. Qui forse è da incriminarsi la gio¬ 
vane età del paziente, ma più che tutto, noi 
crediamo, lo struma di cui è affetto. 

Dalle nostre ricerche, poco numerose, pur¬ 
troppo, per le difficoltà frapposte dagli indu¬ 
striali stessi, dobbiamo concludere che uno 
dei segni importanti del solfocarbonismo è 
l’attenuazione della R. P., o meglio Resistenza 
in -circolo di globuli bianchi privi di perossi¬ 
dasi. Questa diminuzione è però indipendente 
dall’esistenza o meno dei segni clinici a carico 
dello striato. In altre parole, il centro della 
perossidasi può essere leso o per lo meno di¬ 
sturbato nel suo equilibrio funzionale indipen¬ 
dentemente dagli altri centri, che talora (Qua- 
relli, Audo-Gianotti) sono colpiti nel solfo¬ 
carbonismo. 

Dai nostri rilievi ematologici risulta ancora 
che tutti gli operai che furono sottoposti al 
conteggio sono ben sanguifioati e forniti di un 
numero di eritrociti superiore a 5.000.000 per 
min 3 , meno uno, che ne ha 4.500.000. In mas¬ 
sima poi il percento dei linfociti è leggermen¬ 
te aumentalo. Non essendoci, però, prefissi di 
entrare nei problemi dell’ematologia del sol- 
focarbonismo non vogliamo discutere questi 


valori; ci limitiamo perciò ad avanzare l’ipo¬ 
tesi che, come per la perossidasi, i centri ine- 
sencefali-ci non siano estranei a questi fatti, 
ma che probabilmente, non avendo noi riscon¬ 
trato un parallelismo tra il comportamento 
della F. P. e della eritrocitosi tossica nonché 
della linfocitosi, i centri vegetativi encefalici, 
che presiedono a questi diversi quadri ematolo¬ 
gici, abbiano una certa indipendenza fra loro. 

RIASSUNTO. 

Gli AA., studiando il comportamento della 
R. P. in quindici individui affetti da intossi¬ 
cazione da CS 2 e traendone una opportuna 
formula, mettono in evidenza in otto di essi 
una netta diminuzione della reazione stessa, 
che riferiscono all’azione del CS 2 industriale sui 
centri mesencefalici. 


BIBLIOGRAFIA. 

Calligaris G. Cervello ed emotopoiesi. Rif. Med., 
XLIV, 49, 1595, 1928. 

Léchelle P., Donady D. et Joseph. Pr. Méd., n. 27, 

425, 1928; n. 17, 300, 1931. 

Lhermitte J. et Peyre E. Revue Neur., XXXVI, 2, 

286, 1930. . . 

Moser R. Zur Fvage eines zentralvegetativen Blut- 
regulationszentrums. D. M. W., LVI, 29, 1209, 
1930. 

Ri etti F. Sulla regolazione cerebrale della crasi 
sanguigna. Min. Med., XXII, 20, 753, 1931. 
Simmel il. Ueber striare Blutsyndrome bei einem 
Falle von schwarer Chorea. M. M. W., LXXVIII, 

16, 1660, 1931. ^ r 

Guillain G , Léchelle P., Garcin R. La polyglo- 
bulie de certains syndromes hypophysaires et 
hipoplxyso-tubériens. Comptes rendus de la So- 
cióté de Biologie, tome CVI, n. 78, 515, 1931. 

M. Nathan. Erytremies protopathiques et Diencé- 
phale. La Presse Médicale, n. 22, 18 marzo 1931. 


Il Numero 2 (15 Febbraio 1932) della 

Sezione Chirurgica del 66 Policlinico „ 


ontiene i seguenti lavori: 
r. CIRILLO — 

r. LOZZI — 

1. MONTANARI — 
tEG GIANI 


. PACE'FTO 


Tamponamento con catgut delle fe¬ 
rite renali. Studio sperimentale. 

Risultati lontani della decapsula- 
zione ed enervazione renale. 

Le variazioni numeriche dei leuco¬ 
citi ed il comportamento della velo¬ 
cità di sedimentazione nelle coleci¬ 
stiti, appendiciti ed annessiti. 

Ricerche sperimentali sull’emostasi 
con mezzi biologici con particolare 
riguardo alla chirurgia cranio-cere 
brale. 

Sugli accidenti pielografici. Nefrec¬ 
tomia d’urgonza per pirografia re¬ 
trograda in idronefrosi calcolosa. 

Prezzo del Numero L. 6 

L’abbonamento pel 1932 alla eola^o' 8 p£ 
lodici numeri) co6ta L. 5 O per 1 Italia e L. 6 0 P 

Estero. . T i rio 

Se cumulativo con la Sezione Pratica, coeta L. IO» 

G Se 1 cumulativo cx>n lezioni Pratica f&ltero*" ^ 
ta L. 1 2 5 Per l’It alia e L. 18 0 per 1 Eetero. 

L’importo va inviato mediante Vaglia Poetai 0 o 
lancario. all’editore Luigi Pozzi. Via Sietina 14 
toma. 


RAGONE 





[Anno XXXIX, Num. 8J 


SEZIONE PRATICA 


291 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

istituto di Radiologia Medica della R. Università di Roma. 

Direttore : Prof. A. Busi. 

Radiumterapia in un caso di sarcoma 
delle ghiandole inguinali di destra, con 
metastasi ossee e polmonari. 

Angelo Santoro, aiuto. 

B. B., di anni 29, ammogliato, con prole vivente 
e sana. Nega lue. Reazione di Wassermann sul 
siero di sangue negativa. Nulla di notevole nel¬ 
l’anamnesi personale e famigliare. Nel 1927 notò 
una piccola tumefazione ghiandolare mobile al¬ 
l'inguine di destra, della grandezza poco più di 



Fic. 1. 

una noce, che curò con pomate allo iodio e al¬ 
l’ittiolo. La piccola ghiandola, a dir dell’infermo, 
scompariva per alcuni mesi, per poi tornare a 
manifestarsi. Così fino ai primi del 1928. In tale 
epoca però la tumefazione incominciò a crescere 
rapidamente, sì che nell’ottobre era già del vo¬ 
lume di un grosso arancio, bitorzoluta ed ulce¬ 
rata. Fu allora da un chirurgo asportata. La brec¬ 
cia operatoria, ampia e profonda, guarì per secon¬ 
da intenzione, ed impiegò circa cinque mesi per 
cicatrizzare. L’esame microscopico del pezzo aspor¬ 
tato mise in evidenza trattarsi di una forma neo¬ 
plastica, e fu perciò consigliata la Rontgenterapia. 
Questa lu compiuta in un Istituto privato, da cui 
non ho potuto avere informazioni dirette; ma il 
p. narra che gli furono praticate due irradiazioni 
mensili, della durata di 20 m’. ciascuna, una al 
davanti ed una al di dietro della radice della co¬ 
scia, per dodici mesi consecutivi. Queste applica¬ 
zioni* però a nulla giovarono, giacché in corri¬ 
spondenza della cicatrice operatoria veniva for¬ 
mandosi già durante la cura una nuova tumefa¬ 
zione simile, per forma e per volume, alla prima. 


Per tale motivo il p. nel maggio 1930 chiese ri¬ 
covero in un padiglione di chirurgia (II Padiglione 
al Policlinico Umberto 1, in.Roma), donde, dopo 
un mese di osservazione, fu inviato al nostro Isti¬ 
tuto il 14 giugno 1930. 

Al nostro esame il p. si presentava in condi¬ 
zioni generali mollo deperite, fortemente anemi¬ 
co, e claudicante. Si notava una lieve ipotrofia 
dell’arto inferiore di destra, specialmente accen¬ 
tuata al polpaccio. Il p. accusava anche disturbi 
alla defecazione, per ostacolo alla emissione delle 
feci. In corrispondenza della regione inguinale di 
destra, verso l’esterno, si vedeva una grossa tu¬ 
mefazione bernoccoluta della grandezza di un pu¬ 
gno, che risultava costituita da un agglomerato 
di masse rotondeggianti saldale assieme, ed in più 



Fio.. 2. 


punti ulcerata (vedi fig. 1). Le ulcerazioni pre¬ 
sentavano bordi tagliati a picco, e fondo rilevato 
(a fungo) di aspetto carnoso, poco sanguinante e 
poco dolente. La massa era aderente ai tessuti 
sottostanti, e di consistenza duro elastica. Più in¬ 
ternamente, e subito al di sotto della linea ingui¬ 
nale, quasi nel mezzo della radice della coscia, 
appariva un’altra grossa tumefazione, aderente ai 
piani sottostanti, ma non alla cute, del volume di 
una mezza arancia. Linee di cicatrici, indicavano 
la pregressa operazione. All’esplorazione digitale 
del retto si avvertiva una grossa tumefazione che 
restringeva il lume intestinale, ed occupava la 
fossa ischio-rettale di destra, poco mobile, del vo¬ 
lume e forma di un limone. 

L’esame microscopico di un frammento, prele¬ 
vato dalla regione ulcerata, mise in evidenza un 
tessuto con struttura molto vicina a quello lin- 
foide, costituito da piccole cellule rotonde, povere 
di protoplasma e provviste di nucleo, dove roton¬ 
do, dove ovale, con uno o più nucleoli, annidate 
in uno stroma a reticolo delicato, costituito da 
sottili ed esili fibrille. Si notava qualche cellula 




















292 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 81 




eosinofilia e inoltre qualche cellula a nuclei mul¬ 
tipli paragonabile a cellule giganti. 

Fu iniziato subito il trattamento con il Ra¬ 
dium. Mediante apparecchio in garza, capace di 
avvolgere anteriormente la regione inguinale e 
posteriormente le regioni perineale e glutea, si 
disposero 100 mm. Rae, su 10 fuochi, 5 davanti 
e 5 di dietro, alla distanza di 3 cm. dalla pelle, 
con filtro corrispondente a 2 mm. di Pt., ed alla 
distanza di 8 cm. l’un dall altro. Il trattamento 
durò 20 giorni e fu sospeso per il notevole eri¬ 
tema. 

Già dopo 5 giorni dal trattamento, la tumefa- 


camminare, e con spiccata ipotrofia dell’arto do¬ 
lente, fu praticato un esame radiografico, e fu 
riscontrata una vasta lesione del terzo superiore 
del femore di sinistra, che nella proiezione antero- 
posteriore (vedi fig. 4) si manifestava con un evi¬ 
dente disordine, associato a trasparenza e rare¬ 
fazione, della struttura trabecolare, e con rigonfia¬ 
mento dell’osso. Il periostio si presentava irrego¬ 
larmente proliferato ed addensato, ed in qualche 
punto scollato. Nella proiezione laterale (vedi fi¬ 
gura 5) si notava da un lato la usura di un tratto- 
di corticale, mentre dalla parte opposta questa ap¬ 
pariva lievemente addensata, con la superficie in- 





Fig. 3. 


Fig 4. 


Fig. 5. 


zione inguinale esterna era ridotta della metà. 
Alla fine della irradiazione essa era quasi comple¬ 
tamente scomparsa, e residuava una ulcerazione 
piana con tendenza alla riparazione (vedi fig. 2). 
Anche il tumore pararettale era notevolmente di¬ 
minuito di volume, e la defecazione avveniva più 
facilmente. 

Nell’agosto seguente, ossia dopo due mesi, la 
tumefazione inguinale esterna era completamente 
scomparsa e l’ulcerazione cicatrizzata (vedi fig. 3), 
della tumefazione interna non residuava alcuna 
traccia; un piccdo nodulo duro della grandezza 
di una nocciola si avvertiva alla esplorazione ret¬ 
tale. Le condizioni generali del p. erano miglio¬ 
rate di molto; scomparso lo stato anemico. 

Questo benessere si mantenne, con un notevole 
aumento di peso, fino al novembre 1930, in cui 
fu ripetuta una irradiazione sulla radice della co¬ 
scia destra, con le stesse modalità della prima 

volta, a scopo integrativo. < . 

Ma ai primi di dicembre 1930 il p. incominciò 
a notare dolori all’arto inferiore di sinistra che 
presto divennero fortissimi. Tornato a noi il gi°r- 
no 15 gennaio 1931, nella quasi impossibilità di 


terna corrosa ed irregolare, e la esterna rivestita 
da un periostio ispessito. La cavità midollare si 
mostrava nel tratto leso notevolmente più traspa¬ 
rente e senza netti confini. 

Fu ritenuto necessario allora un esame radio- 
grafico del torace, ed esso fece rilevare in corri¬ 
spondenza della regione polmonare superiore, in 
confine con la regione media, un nodulo, discre 
tamente opaco, rotondo, a contorni ben netti, del¬ 
la grandezza di una noce (vedi fig. 6). 

Il 19 gennaio fu iniziato il trattamento radium- 
terapico alla coscia. In mancanza di una quantità 
sufficiente di radio, già impegnato altrove, fu da 
me allestito un apparecchio in garza con b fuocm 
da 5 mmg. Rae. ciascuno, a scacchiera ed a a 
distanza di 8 cm. l’un dall’altro, e 3 cm dalla 
pelle. L’apparecchio fu tenuto in posto 3 setti¬ 
mane' ogni giorno era cambiato di posizione, e 
veniva successivamente applicato sulla regione an¬ 
teriore, sulla laterale esterna, e sulla posteriore 
della coscia. Già durante la irradiazione, il p. co¬ 
minciò a migliorare; il dolore gradatamente!scom¬ 
parve, ed alla fine del trattamento il p. potè cam- 










[Anno XXXIX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


293 


minare senza difficoltà. Fu inviato a casa il 6 
febbraio 1931. 

Tornò a noi il 10 aprile seguente: condizioni 
generali floride, ipotrofia della gamba lesa quasi 



Fio. 6 


e gli addensamenti periostali erano diminuiti, fin 
quasi a scomparire (vedi fig. 8). 

L’esame della regione inguinale mostrava uno 
stato di perfetta guarigione clinica. L’esplorazione 



Fig. 9. 


completamente scomparsa, possibilità di cammi¬ 
nare senza dolore. Le radiografie del femore si¬ 
nistro misero in evidenza un attivo processo di 
riparazione. Nel radiogramma fatto in proiezione 
ventro-dorsale (vedi fig. 7) si poteva notare la 
scomparsa della zona di rarefazione, ed un parti- 



Fig* 7. Fig. 8. 


rettale metteva in evidenza la completa scomparsa 
della tumefazione avanti descritta. 

Date le condizioni generali e locali buone si 
stabilì di praticare anche la irradiazione toracica, 
tanto più che un radiogramma ripetuto 111 aprile 
1931, metteva in evidenza un notevole ingrandi¬ 
mento del nodulo polmonare (vedi fig. 9). Su ap¬ 
parecchio in garza che ricopriva tutto l’emitorace 
di destra, fino ad arrivare alla regione paraster¬ 
nale di sinistra, furono disposti, alla distanza di 
8 cm. l’un dall'altro, e 3 cm. dalla pelle, sette 
fuochi radioattivi di 10 mmg. Rae. l’uno, con fil¬ 
tro corrispondente a 2 mm. di Pt. L’apparecchio 
iti messo a posto 111 aprile e fu tenuto per 15 
giorni consecutivi, fino a raggiungere l’eritema 
massimo. Appena terminata la irradiazione del 



Fig. 10. 


colare addensamento della corticale: il canale mi¬ 
dollare riprendeva i suoi contorni. Questi fatti si 
vedevano ben manifesti anche nella proiezione la¬ 
terale, nella quale la parte di corticale corrosa si 
presentava riparala e sostituita da una parete 
ispessita e densa che delimitava più o meno re¬ 
golarmente il canale midollare. Le proliferazioni 


torace, fu applicato, a scopo integrativo, un ugua¬ 
le apparecchio, e con la stessa quantità di radio 
sulla coscia sinistra. Questo apparecchio fu la¬ 
sciato 5 giorni sulla regione anteriore, 5 giorni 
sulla regione laterale esterna e 5 giorni posterior¬ 
mente. Dopo di che si sospese definitivamente 
l’irradiazione, e si inviò il p. a casa. 
















« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num 8] 


294 

Alla metà di giugno furono ripetuti i radio¬ 
grammi sia della regione femorale sinistra, che 
del torace. Il femore si presentava in condizioni 
pressoché simili a quelle già descritte in prece¬ 
denza. La radiografia del torace mostrava la scom¬ 
parsa del nodulo, di cui residuava solamente una 
piccola traccia in basso (v. lig. 10) Guarite perma¬ 
nevano le lesioni inguinali e quella pararettale. 

Attualmente, luglio 1931, il p. gode ottima sa¬ 
lute, è florido, mangia di buon appetito, attende 
alle sue mansioni (è cuoco), non zoppica affatto, 
ed è cresciuto di 6 kg. di peso. 

I risultati ottenuti dunque si possono co¬ 
sì riassumere: guarigione clinica delle loca¬ 
lizzazioni inguinale e pararettale da oltre un 
anno; guarigione clinica della localizzazione 
femorale da oltre 6 mesi, scomparsa del no¬ 
dulo polmonare da oltre 3 mesi. 

II caso si presenta di particolare interesse 
sia dal lato diagnostico che terapeutico. 

L’andamento clinico della malattia e 1 esa¬ 
me istologico del frammento asportato dal 
tumore ulcerato, fanno propendere per la dia¬ 
gnosi di sarcoma linfoblastico, originariamen¬ 
te impiantato su una linfoghiandola ingui¬ 
nale, donde si *è diffusa nel senso della dire¬ 
zione della corrente linfatica alle ghiandole 
viciniori, e per la via sanguigna, agli orga¬ 
ni lontani (femore, polmone). 

Roma, luglio 1931. 

RIASSUNTO. 

,L’A. presenta un caso Ri sarcoma delle 
ghiandole inguinali di destra, in soggetto di 
29 anni, con metastasi al cellulare pararetta¬ 
le, al femore di sinistra ed al polmone di de¬ 
stra in cui il trattamento radium-terapico ha 
condotto a risultati così favorevoli, da permet¬ 
tere al p. di riprendere le sue occupazioni 


TRIBUNA LIBERA 

Clinica Medica di Roma. I 

Ricerche sulla secrezione esterna del pan. 
creas nel diabete. 

Ho letto nel « Policlinico » scz. pratica di 
quest’anno, e precisamente nel n. 4, un « la- ' 
voro originale », eseguito nella Clinica Medica 
di Catania dalla d.ssa Iacono, riguardante « ri¬ 
cerche sulla secrezione esterna del pancreas nel 
diabete». Il riassunto dell’articolo dice: 

« In 8 diabetici, da me presi in esame , la 
diastasi e la lipasi sono state in diminuzione , 
mentre la tripsina ha avuto pressoché valori 
normali. Il trattamento insulinico ha rialzato 
sensibilmente i valori diastasici e lipasici ». 

Come preambolo al lavoro è detto : « lo stu¬ 
dio della funzionalità esterna pancreatica non 
può dirsi approfondita » « esistono solo poche 
ricerche, in massima parte incomplete ». 

Sta di fatto che io fin dal 1924 intrapresi 
una serie di indagini clinico-sperimentali sui 
rapporti fra secrezione interna ed esterna del 
pancreas. fi 

La serie delle pubblicazioni in proposito fu 
iniziata nel 1924 (il lavoro consegnato nel se¬ 
condo semestre 1924 fu pubblicato nei primi 
mesi del 1925), con uno studio di 23 pagine 
a stampa, nel periodico « I problemi della 
nutrizione ». Il lavoro portava il titolo a In¬ 
sulina e secrezione esterna del pancieas - Azio¬ 
ne dell'insulina sulla secrezione esterna del 
pancreas nel diabete mellito ». Il suo.riassun¬ 
to, espresso in poche proposizioni, diceva te¬ 
stualmente : 

« Nel diabete mellito, clinicamente e chi¬ 
micamente accertato, si ha una notevole di¬ 
minuzione della attività dei tre enzimi ( atti¬ 
vità diastasica, tripsinica, apolitica). 


abituali di cuoco. 


Il numero 2 (1° Febbraio 1932) della 

Sezione Medica del «Policlinico,, 

contiene i seguenti lavori: 


P. LEVI e 
E. CASTELLANI 
S. MANCA 

V. SERRA 


A. VALENTINI 


— Sulle modificazioni della massa 
piasmatica nella prova dell’acqua. 

_ Diabete mellito con sintomi pluri- 

glandolari in soggetto tubercoloso. 

— contributo alla conoscenza del- 
l’equilibrio istamino-adrenalimco 
nell’uomo (con 5 figure in nero e 
1 a colo'ri). 

_Cisti da echinococco endocranica 

e localizzazioni parietali. 


Prezzo del Numero L. O 

L’abbonamento pel 1932 alla sola Sezione Medica (do¬ 
dici numeri) costa L. 5 0 per 1 Italia e L. 60 Pe 
l’Eetero. _ 

Se cumulativo con la Sezione Pratica, coeta L. 1 OO 

ner l’Italia e L. 150 Per l’Eetero. 

Se cumulativo con le Sezioni P^afrum e Chirurgica, co¬ 
sta L. 1 2 5 per l’Italia e L. 1 8 O per 1 Estero. 

L’importo va inviato mediante Vaglia Postale o 
Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sistina 14 - 

xVGIlUi. 


a L’insulina iniettata nei diabetici accresce 
in misura notevole l’attività degli enzimi 
pancreatici ». 

Questo primo lavoro Cai quale ne fecero se- 
guito diversi altri) fu recensito ampiamente 
nel « Policlinico », sez. pratica, nel 1926, pa¬ 
gina 771. Negli stessi anni i successivi lavori 
vennero annunziati nei diversi Congressi de - 
la Soc. Ital. di Medie. Interna. Nel 1928, in¬ 
fine la « Presse médicale », nel n. 21, pa¬ 
gina 325, pubblicò un esteso « mouyement 
médical » nel quale il gruppo dei miei lavori 
sotto il titolo « Insuline et sécrétion externe 
du pancreas » era minutamente esaminato e 
commentato. L’A. dopo aver messo in eviden¬ 
za i miei risultati conclude: « les recherches 
récentes, tant frangaises qu étrangères, nous 
permetlent maintenant de doser uvee beau- 
coup plus d’approximation l’activité des jer- 
ments pancréatiques. Elles nous on mentre 





[Anno XXXIX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


295 


que cotte, activité diminuait beaucoup dans le 
diabète et pouvait augmenter à nouveau par 
la cure d’insuline, etc. ». 

E, s’intende, di questi lavori « étrangères », 
cioè miei, nel lavoro originale della d.ssa Ia¬ 
cono, non è fatto neppure la più lontana 
menzione. 

Roma, 26 gennaio 1932-X. 

Prof. Remo Monteleone. 

SUNTI E RASSEGNE. 

SANGUE E ORGANI EMOPOIETICI. 

Il sistema nervoso centrale e la formala 

sanguigna. 

(M. R. Castex. La Prensa Medica Argentina, 

20 agosto 1931). 

L’influenza del sistema nervoso centrale 
sulla formula sanguigna è un fatto di recen¬ 
te conoscenza, basato sopra esperimenti ed os¬ 
servazioni anatomo-cliniche. 

Le oscillazioni reazionali regolari della for¬ 
mula bianca sanguigna sono state riscontrate 
in numerosi quadri clinici di indole assai va¬ 
ria. Onde precisare la etiofisiopatogenesi di 
tali oscillazioni reazionali regolari, si è ricor¬ 
so all’esperimento biologico con i seguenti ri¬ 
sultati : 

L’introduzione nell'uomo o nel coniglio di 
proteine batteriche provoca febbre alta, inten¬ 
sa leucocitosi assoluta, con neutrofilia e de¬ 
viazione della formula leucocitaria a sinistra 
con reazione mieloidea, seguita da caduta del¬ 
la temperatura e dei poli nucleari neutrofili 
ed apparizione di una linfocitosi relativa. 

Ad egual risultato si giunge con la introdu¬ 
zione di proteina omologa che giunga a con¬ 
tatto dei tessuti o nel sangue in forma diffe¬ 
rente dalle condizioni fisiologiche. 

In conigli però nei quali sia stata seziona¬ 
ta la midolla cervicale, la iniezione di protei¬ 
na batterica non determina modificazioni nè 
della temperatura nè della formula leucoci¬ 
taria. Tali reazioni si verificano invece negli 
animali nei quali sia stata solo praticata La 
emisezione della midolla cervicale. 

Sorse perciò il sospetto che le oscillazioni 
termiche e quelle della composizione morfo¬ 
logica del sangue obbediscano a determinismi 
centrali nervosi. * 

Viari fatti ballalo avvalorato tale sospetto: 
leucocitosi riscontrata in individui nei quali, 
a scopo radiologico era stata introdotta aria 
nei ventricoli cerebrali; leucocitosi ottenu¬ 
ta nel coniglio con la puntura della regione 
diencefalica; leucocitosi con deviazione a sini¬ 
stra e tendenza mieloidea. 

Esisterebbero dunque dei centri vegetativi 
cerebrali che intervengono nella costituzione 
morfologica del sangue. 


Altre esperienze inoltre hanno provato che 
la leucocitosi provocata in seguito ad intro¬ 
duzione di proteine batteriche non è dovuta 
alla febbre, ma risponde ad una influenza di¬ 
retta del sistema nervoso centrale. 

Un dato anatomo-clinico che parla in fa¬ 
vore della esistenza di un centro vegetativo 
cerebrale per la regolazione sanguigna è la 
riscontrata leucocitosi con neutrofilia in par- 
kinsoniani post-encefalitici stazionari e in ca¬ 
si di tumore mesencefalico. 

Diversi fatti clinici e sperimentali, parlano 
anche per la esistenza di centri encefalici re¬ 
golatori della cifra dei globuli rossi nel san¬ 
gue circolante: la apparizione di poliglobu- 
lia nel corso della encefalite letargica; la du¬ 
revole poliglobulia ottenuta ledendo nel co¬ 
niglio la zona prossimale dei centri vegetativi 
cerebrali; la frequente comparsa di normobla- 
sti dopo la puntura cerebrale sperimentale. 

L’A. nel 1929 e 30 sostenne la patogenesi 
neuro-vegetativa centrale di certe eritrocitosi, 
basandosi su osservazioni cliniche e fatti cli¬ 
nico-anatomici e giunse alla conclusione che 
la esistenza di encefalopatie diverse con po¬ 
liglobulia, era un appoggio alla ipotesi del¬ 
l'influenza del sistema nervoso centrale sulla 
regolazione del sangue. 

Successivamente altri studiosi ammisero pro¬ 
babile l’esistenza di un centro cerebrale re¬ 
golatore della eritropoiesi non ancora esatta¬ 
mente localizzato. 

L’A. insieme col suo allievo dott. Ontaneda 
ha compiuto delle ricerche sulla influenza 
della puntura della cisterna, sulla formula 
bianca e rossa dei sangue. 

1 casi studiati furono venticinque. 
Dall’analisi della formula bianca dopo 1/2 
ora, un’ora, tre. sei, ventiquattro ore dopo 
la puntura, risultò: mancanza di oscillazioni 
entro la prima ora nel maggior numero dei 
casi e negli altri prevalenza della leucopenia 
sopra la leucocitosi; fra la 3 a e la 6 a ora le 
oscillazioni furono frequenti prevalendo la 
leucocitosi sulla leucopenia. 

Nei riguardi della serie rossa' fu notata una 
costante discesa del numero degli eritrociti 
che persistette nel 77,7 % dei casi, fin dopo 
la 2d a ora, accompagnata da oligoicromemia 
costante. 

I risultati così ottenuti sono, secondo l’A., 
una prova di più dell’intervento del sistema 
nervoso nella regolazione della formula sangui¬ 
gna bianca e rossa. Vicentini. 

Circolazione del midollo osseo e conside¬ 
razioni sopra alcuni problemi di istofì- 
siologia. 

(M. E. Varela. Revista Medica Latino-Ameri¬ 
cana, seti. 1930). 

L’A. fa osservare che dopo la prima pub¬ 
blicazione di Neumann (1863) sulla funzione 



(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 8] 



citopoietica del midollo, pochi sono i lavori 
comparsi sopra l’istologia di quest’organo, 
poiché la maggior parte delle ricerche poste¬ 
riori si sono rivolte allo studio della citologia 
e ontogenesi delle cellule sanguigne e non 
all’insieme strutturale del midollo, conside¬ 
rato come un organo a sè. 

In questo lavoro, corredato da numerose 
bellissime microfotografie l’A. studia partico¬ 
larmente ila struttura e la topografia dei vasi 
sanguigni del midollo diafisario e ne trae al¬ 
cune considerazioni isto-fisiologiche. 

Per lo studio istologico dei vasi sinusoidi 
del midollo egli è ricorso al metodo di satu¬ 
razione « in vivo » dell’endotelio vascolare con 
l’inchiostro di China: altro metodo usato è 
stato quello che consiste nel provocare la con¬ 
gestione passiva dell’organo per mezzo della 
legatura delle vene, metodo superiore a quello 
dell’iniezione di gelatina. Nei tagli già fissati 
ha usato la colorazione di Mallory; l’animale 
d’esperimento fu il coniglio. 

Continuando le ricerche già praticate da 
Rindfleisch per stabilire se il reticolo dei sinu¬ 
soidi è un seno aperto o chiuso, l’A. sostiene, 
basandosi sulle sue ricerche, che. il reticolo 
vascolare del midollo osseo è completamente 
chiuso e che forse esso si apre in alcuni punti 
per far passare nella massa sanguigna circo¬ 
lante le nuove emazie e le nuove piastrine, le 
quali non hanno di per sè proprietà diape- 
detiche. G. La Cava. 


Osservazioni cliniche, ematologiche ed isto¬ 
logiche su di un caso di leucoeritrotisi. 


(N. Ch. Lupu e C. G. T. Nicolau. Le Sang, 

1931, n. 5). 

Gli AA., dopo aver passato in rapida ras¬ 
segna le varie classificazioni delle anemie, si 
fermano a considerare la speciale forma del- 
l’anemiia così detta « aplastica ». Essi ricono¬ 
scono specialmente a Frank il merito di a- 
ver osservato che nell’anemia aplastica —— un 
tempo considerata come varietà di anemia e- 
motossica o come anemia emolitica — si ha 
urna lesione primaria del midollo osseo con 
danno di tutti tre i sistemi, bianco, rosso e 
trombocitario, onde il concetto patogenico del¬ 
la « panmielotisi ». Questa ipotesi ha trovato 
il suo fondamento non solo nelle osservazio¬ 
ni cliniche, ma anche in ricerche sperimen¬ 
tali (anemia aplastica da benzolo, salvarsan, 

arsenico ecc.). . , 

'Frank non ammette che un anemia da- 

perdita di sangue possa in seguito decorrere 
come forma aplastica. 

Gli AA. riferiscono lo studio di un caso cli¬ 
nico interpretabile come anemia aplastica. Si 
trattava di un agricoltore di 28 anni, ricove¬ 
rato nella IT a Clinica Medica di Bucarest, in 
cattive condizioni generali, fortemente ane¬ 
mico, sofferente di gravi disturbi gastrici. La 


malattia, iniziata subdolamente, si era svilup¬ 
pata in alcuni mesi, durante i quali l'infermo 
aveva avuto modiche ed irregolari elevazioni 
febbrili. Gli esami ematologici dimostrarono 
un’anemia progressivamente aggravantesi, sen¬ 
za segni di diatesi emorragica. I globuli rossi 
variarono da un massimo di 2 milioni ad un 
minimo di 560.000, l’Hb da 44 a 10, il vai. 
glob. da 1,1 a 0,7, i globuli bianchi da 5400 
a 2100 (linfocitosi relativa). Mancavano in 
circolo forme immature, sia della serie rossa 
che di quella bianca. Trombociti pressocchè 
normali. 

Cinque trasfusioni di sangue, praticate sot¬ 
to cute ed intravenose (in totale 960 cc. di 
sangue), non apportarono, a giudicare anche 
dalla tabella ematologica riportata, nessun be¬ 
neficio. L’infermo morì dopo due settimane 
di degenza all’Ospedale. 

L’autopsia dimostrò un’intensa anemia, sen¬ 
za segni di emorragie negli organi interni, 
che avevano subito la degenerazione grassa, 
e senza tumore di milza. Il midollo osseo di 
colorito giallo-roseo sia nelle diafisi, che nel¬ 
le epifisi, mostrò nella parte rossa rarissimi 
elementi del tipo nnieloblastico o mielocitico, 
rarissimi ematoblasti ed emocitoblasti, men¬ 
tre predominavano elementi a tipo linfocita¬ 
rio. Nel midollo giallo nessuna forma im¬ 
matura. 

Gli AA. osservano che il loro caso clinico, 
in cui le ricerche ematologiche ed istologiche 
confermarono la diagnosi di anemia aplasti¬ 
ca, non può rientrare nel quadro della « a leu- 
eia emorragica » di Frank per la mancanza 
di uno dei caratteri essenziali: le emorragie. 
Invero le piastrine furono pressocchè normali 
e così pure il tempo di emorragia e di coa¬ 
gulazione. Essi ritengono che il loro caso pos¬ 
sa considerarsi come una forma di anemia 
aplastica dissociata, cioè senza lesione del si¬ 
stema trombocitario. Del resto Frank piarla 
di una lesione che colpisce successivamente 
prima i leucociti, poi i globuli rossi ed in 
ultimo i trombociti. Nella « agranulocitosi » 
descritta da Schultz nel 1922, è interessato 
quasi esclusivamente il sistema granulocitico. 
Un caso di eritrotisi post-infettiva con inte¬ 
grità del sistema leuco e trombocitario fu 
descritto da Brenn. 

Gli AA. si soffermano infine sulle reazioni 
cellulari osservate nel fegato e nella milza 
intorno ai piccoli vasi, i cui elementi, nelle 
colorazioni col Giemsa e con la reazione del¬ 
la perossidasi, si poterono identificare come 
mielociti, metamielociti, granulociti eosinofili 
e neutro fili. 

Per la spiegazione del reperto istologico, gli 
AA. — riportandosi ad analoghe osservazioni 
ed alle teorie sul mesenchima — invocano 
urna possibile metaplasia mieloide degli stra¬ 
li avventiziali dei piccoli vasi. Questa ieazio- 
ne metaplastica potrebbe essere dovuta sia al- 





TAnno XXXIX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


297 


le stesse cause tossi-infettive che provocarono 
la « leucoeritrotisi », sita all’anemia stessa, per 
la incapacità rigenerativa del midollo, che 
potrebbe aver determinato una rigenerazione 
per metaplasia mieloide del mesenchima pe¬ 
ri via scolare, vestigia forse di una antica fun¬ 
zione. A. Colarizi. 

Valore dell’irradiazione e suo effetto sulla 
dorata della vita nella leucemia mieloi¬ 
de cronica. 

(J. Hoffmann, L. F. Craver. The Journ. of 
thè Americ. Medie. Assoc., 19 settem¬ 
bre 1931). 

Non è ben nota la durata della leucemia 
mieloide cronica. Da un lavoro di Minot, Bu- 
ckman e Isaac* comprendente 166 casi di 
leucemia, di cui 130 noti esattamente nei ri¬ 
guardi della durata, si può stabilire che nei 
malati non irradiati la durata media è di 
anni 3,04 e negli irradiati di anni 3,5. 

Gli AA. hanno studiato dal 1917 a ora 82 
malati di leucemia; di questi 75 sono morti 
e 7 sono ancora vivi. Tutti sono stati irra¬ 
diati. L’età colpita oscilla fra 35 e 45 anni; 
il sesso più colpito è il maschile. 

La durata dei sintomi prima che si facesse 
la diagnosi è stata varia: in 15 casi un mese, 
in 4 casi 12 anni, in 48 meno di un anno. 
La diagnosi difficilmente si fa prima che com¬ 
paia la splenomegalia. 

La durata media della malattia è stata di 
anni 3,36, avendosi oscillazioni da 16 anni a 
6 mesi. Più di 1/3 dei malati è morto nei due 
anni, più della metà nei 3 anni. La durata 
della vita dopo la comparsa della splenome¬ 
galia è stata in media di anni 2,66 (con du¬ 
rata massima di 6 anni e minima di 6 mesi). 

La durata media della vita dopo l’inizio 
della cura è stata di anni 2,62 (e non si tro¬ 
varono differenze fra il gruppo dei malati che 
hanno avuto solo irradiazioni della milza e 
quelli che le hanno avute alla milza e alle 
ossa). 

La ripetizione ciclica delle irradiazioni dà 
un miglioramento che può durare da pochi 
mesi ad un anno e qualche volta il miglio¬ 
ramento è tale da consentire una certa at¬ 
tività al malato. Il periodo terminale è ra¬ 
pido; l’ultimo peggioramento dura non più 
di sei mesi nell’85 % dei casi. 

La durata media della vita è stata nei casi 
degli AA. del 30 % superiore ai casi irradiati 
di Minot. La durata di vita attiva è maggiore 
se le irradiazioni si fanno nella prima metà 
della malattia. 

La durata media di vita attiva dopo l’ini¬ 
zio delle irradiazioni è stata di anni 2,13, 
cioè di circa 10 mesi superiore a quella che si 
ha nei malati non irradiati. 


La cellula di Gaucher nel sangue periferico. 

(G. Di Guglielmo. Haematologica , voi. XII, 

fase. VI, 1931). 

In questi ultimi anni si sono' conseguiti no¬ 
tevoli progressi nello studio di alcune spleno- 
epatomegalie, nelle quali si sono potuti met¬ 
tere in rilievo due processi fondamentali, 
un’iperplasia del sistema reticolo-endoteliale e 
un’aKterazionJe del metabolismo dei lipoidi, 
per cui si è parlato di reticolo-endoteliosi e di 
lipoidosi a seconda delle diverse concezioni pa- 
togenetiche. 

Le lipoidosi generai sono stati morbosi ca¬ 
ratterizzati dallo accumulo di lipoidi in organi 
diversi o in sistemi particolari, come quello 
reticolo-isliocitario. Attualmente se ne distin¬ 
guono tre tipi principali, in ognuno dei quali 
l’accumulo è dovuto a un gruppo diverso di 
lipoidi, e precisamente, secondo Epstein : 

1) la lipoidosi cerebrosidica o morbo di 
Gaucher , caratterizzata dall’accumulo di un li- 
poide del gruppo dei cerebrosidi e precisamen¬ 
te della cerasina; 

2) la lipoidosi fosfatidica o morbo di Neu- 
mann-Pick, caratterizzata da un lipoide del 
gruppo dei fosfatidi e specialmente della le¬ 
citina; 

3) la lipoidosi colesterinica o morbo di 
Schuller-Christian , caratterizzata dall’accumu¬ 
lo di colesterina: quest’ultima forma si co¬ 
nosce anche sotto il nome di disostosi ipofi- 
saria. 

L’A. ha potuto diagnosticare in vita, me¬ 
diante biopsia della milza e del midollo osseo 
una forma di morbo di Gaucher in una bam¬ 
bina di 16 mesi, manifestatosi con cospicua 
splenomegalia, con epatomegalia e con intensa 
anemia ipocromica, secondaria, scarsamente 
rigenerativa. 

Nei preparati per striscio di milza e di mi¬ 
dollo osseo e nelle sezioni di quest’ultimo orga¬ 
no erano presenti numerose cellule di Gaucher 
co*n i tipici caratteri morfologici e microchimi¬ 
ci, che permettono di differenziarle dagli ele¬ 
menti cellulari delle forme affini del gruppo 
delle lipoidosi generali. 

Il caso descritto è il quarto della letteratura 
italiana (con diagnosi accertata) ma è il primo 
diagnosticato mediante biopsia, perchè gli al¬ 
tri non furono riconosciuti che al tavolo ana¬ 
tomico o in seguito all’esame istologico della 
milza asportata chirurgicamente. Ma quello 
che è più importante è che nel caso osservato 
è stato possibile constatare per la prima volta 
nel sangue periferico elementi cellulari scarsi, 
ma dotati dei caratteri morfologici delle cellule 
di Gaucher, quali si presentano nei diversi or¬ 
gani e specie nel midollo osseo. Questo nuovo 
reperto ematico, per quanto di non facile ri¬ 
lievo, potrà, se confermalo, rappresentare un 
progresso nel campo delta diagnostica delle 
epatosplenomegalie da lipoidosi generale. 


R. Lusena. 



298 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 8] 


Influsso del calcio sulla coagulabilità san¬ 
guigna e sulla formula ematica nei tuber¬ 
colosi. 

(G. Resinelli. Rivista di Patologia e Clinica 
della Tubercolosi , 30 aprile 1931). 

L’A. si è prefisso di studiare quali effetti 
possa avere la somministrazione del calcio sul 
tempo di coagulazione del sangue e sulla for¬ 
mula ematica. 

Dopo aver dissertato e discusso le principa¬ 
li tesi sostenute -nei più noti lavori di calcio- 
terapia, l’A. illustra le conclusioni delle sue 
ricerche sperimentali. Per il tempo di coagu¬ 
lazione nota una notevole diminuzione della 
durata di esso (da 8 a 11 minuti). Questo può 
spiegare l’azione antiemogcnica ed antiemoftoi- 
ca del calcio. 

Quanto alla crasi sanguigna l’autore ha no¬ 
tato un notevole miglioramento, con aumento 
di globuli rossi e con notevole accrescimento 
nella serie bianca degli elementi di difesa (spo¬ 
stamento di Arneth). 

L’A. ha usato per le sue ricerche il ;< Calcio 
Giuliani », convinto che solo l’uso dei gluco- 
nati purissimi, possa essere tale da favorire il 
buon successo terapeutico, sulla crasi sangui¬ 
gna, sia sul siero, che sugli elementi figurati. 

A. B. 

Il ferro nel sangue dei lattanti. 

(I. A. Kottikoff. Lancet, 8 agosto 1931). 

L’A. ha studiato, a Leningrado, il contenuto 
in ferro del sangue di 20 lattanti al seno, sani, 
a cominciare dalla 2 a settimana di vita. La me¬ 
dia fu di mgr. 61,8 di ferro per 100 cc. nel pri¬ 
mo mese in 14 lattanti. La cifra più bassa si 
ebbe al 9° mese: 38,7. Secondo l’A. nelle pri¬ 
me 6 settimane si può ritenere normale una 
cifra oscillante come media fra 40 e 45 mg. 
La quantità di emoglobina è 1,87 volte quella 
del ferro. C’è un rapporto fra quantità di fer¬ 
ro e contenuto in calcio e potassio del sangue. 

R. Lusena. 

FEGATO E VIE BILIARI. 

Dati statistici concernenti 431 casi di cir¬ 
rosi trattati e deceduti nei servizi di me¬ 
dicina di Ginevra dal 1900 al 1930. 

(M. Rocii e H. Wohlers. Presse Méd., 12 set¬ 
tembre 1931). 

Gli AA. hanno compiuto uno studio stati¬ 
stico della cirrosi su 431 casi controllati al¬ 
l’autopsia. Furono esclusi tutti i casi in cui 
la diagnosi fu posta solo in seguito ad esami 
microscopici. Dei 431 casi di cirrosi « eviden¬ 
te », 8 erano di cirrosi pigmentaria, 2 di cir¬ 
rosi biliare, 3 di cirrosi macrolobulare. Re¬ 
stano 418 oasi di cirrosi di Laennec, dunque 
una proporzione del 97 %. Rispetto al sesso la 
proporzione degli uomini rispetto alle donne 


non è così grande come si sarebbe potuto cre¬ 
dere: 65 % di uomini. L’età media della com¬ 
parsa dei primi sintomi è di 53 anni e mezzo 
per l’uomo e di 54 e mezzo per la donna. 
L’età media della morte è rispettivamente di 
anni 55 e mezzo e 56 e mezzo. La sopravvi¬ 
venza media è dunque di 2 tanni per i due 
sessi, dal momento in cui la diagnosi fu sta¬ 
bilita. 

L’alcoolismo è segnalato nel 56 % dei casi. 
Questa proporzione non risponde però alla 
realtà. Le donne non confessano volentieri la 
loro intemperanza, spesso gli assistenti che 
redigono l’anamnesi ritengono superfluo men¬ 
zionare l’alcoolismo, ritenendolo circostanza 
ecologica banale e necessaria per la cirrosi. 

Limitando la statistica ai casi osservati nel 
servizio di uno degli AA., si ottiene una pro¬ 
porzione del 100 %. 

In un quarto dei casi il vino solo sembra in 
causa. 

Particolarmente in causa sono quelle profes¬ 
sioni che portano agli eccessi nell’uso degli 
alcoolici. Sembra che le abitudini di intempe¬ 
ranza siano meno nocive negli operai che la¬ 
vorano all’aria aperta con grande dispendio di 
energia. 

Il numero dei decessi per cirrosi, specie per 
gli uomini, tende a diminuire a partire dal 
massimo del 1908. Ciò è probabilmente da 
mettere in relazione con la legge del 1907 che 
proibiva l’assenzio in Svizzera. La guerra ha 
influito favorevolmente, a causa della relativa 
sobrietà dovuta alle circostanze economiche e 
morali. Riassumendo, le modificazioni annua¬ 
li del numero dei cirrotici, conferma l’impor¬ 
tanza primordiale dell’alcoolismo nell’etiolo- 
gia della cirrosi. 

TI 35 % dei cirrotici erano affetti da tuber¬ 
colosi con lesioni in attività. Le cicatrici e le 
lesioni fibrose non furono considerate. La me¬ 
tà dei cirrotici tubercolotici erano affetti da 
peritonite o da ulcerazioni intestinali. Gli AA. 
pensano che queste lesioni devono essere con¬ 
siderate come relativamente tardive e spiega¬ 
bili con la facilità con la quale si tubercoliz- 
zano gli alcoolisti. 

La proporzione dei luetici è del 10 %, pro¬ 
porzione molto piccola per dare valore alla in¬ 
fluenza della sifilide sulla etiologia della cir- 
rosi. 

Quanto all’importanza dei disturbi digestivi 
e all’ipotesi che l’alcool non determini la cir¬ 
rosi agendo direttamente sul fegato ma per 
mezzo dei disturbi gastro-intestinali che pro¬ 
voca, la statistica degli AA. è insufficiente per¬ 
chè quasi tutti i malati si erano lagnati di di¬ 
sturbi digestivi precoci, ma essi furono sem¬ 
pre attribuiti alla cirrosi, mentre sarebbe sta¬ 
to utile ricercare se la dispepsia aveva prece¬ 
duto di molto la comparsa dei primi sintomi 

certi dell’affezione epatica. _ f 

Quanto alla frequenza dei vari sintomi, Fa¬ 
sci te fu osservata nel 46% dei casi, la circola- 



[Anno XXXIX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


299 


zione collaterale nel 23 %, l’ittero o il subit- 
tero nel 40 %. Le emorragie, epistassi, ema- 
temesi, ecc. sono frequenti (38 % dei casi). 

Furono osservate lesioni di nefrite cronica 
nel 17 % dei casi. Il tasso dell’urea del san¬ 
gue è molto variabile secondo i malati. Men¬ 
tre la cirrosi tende ad abbassarlo, la nefrite 
l’aumenta. È il fattore renale, quando esiste, 
che sembra avere importanza predominante. 

C. Toscano. 

Sulla cosidetta cancro-cirrosi epatica. 

(V. Tramontano. Paihologica , 15 sett. 1931). 

Sulla cancro-cirrosi epatica esistono ancora 
controversie, non solamente su quistioni se¬ 
condarie, ma anche sul fatto fondamentale, 
del rapporto cioè causale e cronologico fra cir¬ 
rosi e neoplasia, e cioè sulla precedenza, con¬ 
comitanza o dipendenza della cirrosi col bla¬ 
stoma del fegato. Dai più recenti lavori risulta 
che alcuni considerano primitiva la cirrosi, ed 
altri ritengono i due processi sorti contempo¬ 
raneamente ed in dipendenza di uno stesso 
stimolo. 

L’A. ha studiato due casi di cancro-cirrosi 
epatica, dai quali si rileva che tra caso e caso 
vi sono delle varianti che rendono impossibile 
stabilire delle massime di diagnosi differen¬ 
ziale. Per il modo di accrescimento espansivo 
della neoplasia, per la mancanza di invasione 
vasale e' di metastasi, perchè l’elemento neo¬ 
plastico raggiunge un alto grado di differen¬ 
ziazione e per altre considerazioni, secondo 
FA. nei casi osservati non si può parlare di 
processo carcinomatoso, ma di adenoma, be¬ 
nigno nel primo caso, a decorso rapido e ma¬ 
ligno nella seconda osservazione. Perchè cli¬ 
nicamente il processo cirrotico aveva prece¬ 
duto la neoplasia, per l’insorgenza multicen- 
trica del blastoma da elementi apparentemen¬ 
te non modificati, ma vicino a cellule forte¬ 
mente degenerate, in prossimità di elementi 
ipertrofici, il processo adenomatoso deve av¬ 
vicinarsi ai fenomeni rigenerativi che si osser¬ 
vano nelle cirrosi, rappresentando un devia¬ 
mento dalla norma in un fegato fortemente 
alterato. In via di ipotesi deve ammettérsi che 
l’elemento epatico è reso sensibile alla tra¬ 
sformazione blastomatosa per il suo alterato 
metabolismo a causa della cirrosi e da sostan¬ 
ze chimiche derivate dalla necrosi cellulare. 

Perciò l’A. ritiene Fadenoma secondario al 
processo cirrotico ed in dipendenza di esso. 

C. Toscano. 

La colecistografìa endovenosa. 

(M. Bernard. Minerva Medica, 27 ott. 1931) 

Quale via bisogna seguire per la introduzio¬ 
ne della tetraiodofenoftaleina P La questione 
si aggira oggi solo tra il metodo endovenoso 
e il metodo orale, perchè l’introduzione ret¬ 


tale e quella duodenale sono totalmente da tra¬ 
scurarsi per molteplici ragioni di ordine sia 
tecnico che diagnostico. 

I criteri che debbono guidare nella scelta 
del metodo sono essenzialmente due : a) inno¬ 
cuità assoluta per il paziente; b) attendibilità 
e sicurezza del risultato diagnostico. 

Rispetto alla prima questione, FA. afferma 
che il metodo endovenoso è assolutamente 
scevro d’inconvenienti. Esso richiede solo una 
tecnica accurata e precisa nella iniezione en¬ 
dovenosa la quale non è mai seguita da quei 
fenomeni generali che invece si debbono la¬ 
mentare ancora oggi con la somministrazione 
perorale del tetraiodo. A parte la lunga e mo¬ 
lesta preparazione necessaria per il metodo 
perorale. 

II metodo endovenoso elimina tutti gl’in¬ 
convenienti, a patto che si scelga bene la so¬ 
stanza, la dose e la sua preparazione, la pre¬ 
parazione del malato, la tecnica propria della 
iniezione e la tecnica degli esami radiologici. 

L’A. usai lo jodotetragnost Merk, alla dose 
abituale di 4 gr. per persona. La soluzione del¬ 
la tetraiodo deve essere accurata e recente 
(non deve essere usata oltre le 12 ore). Il ma¬ 
lato deve essere tenuto a digiuno per 8 ore 
circa precedenti l’iniezione e per tutto il tem¬ 
po che la segue e che precede gli esami ra¬ 
diologici. Il riposo a letto è utilissimo al pa¬ 
ziente. 

La tecnica propria delFiniezione non diffe¬ 
risce da quella di una qualunque altra endo¬ 
venosa. Gli esami radiologici della cistifellea 
vanno sempre eseguiti contemporaneamente 
a quelli del tubo gastro-intest inai e, secondo il 
metodo che FA. ha denominalo « metodo com¬ 
binato totale », che permette uno studio com¬ 
pleto, globale di tutto l’apparato digerente, e 
consiste nel praticare l’iniezione di tetraiodo 
tra due pasti opachi. 

Questa tecnica permette uno studio sol lo 
ogni punto esauriente dell’apparalo digerente 
nello spazio di due giorni solamente. 

Quanto all’attendibilità e alla sicurezza del 
risultato diagnostico, il metodo endovenoso è 
enormemente superiore fr quello orale. Di- 
fatti, l’esito negativo o «segno della mancata 
iniezione », ha valore pressoché assoluto nel 
metodo endovenoso dimostrando sempre una 
lesione del sistema epato-biliare, mentre è 
privo di significato diagnostico nel metodo 
orale in ragione della variabilità dell’assorbi¬ 
mento intestinale, che può mancare del tulio 
o essere molto scarso; l’esito positivo (cistifel¬ 
lea iniettata e visibile) dà con il metodo en¬ 
dovenoso la possibilità di una diagnosi sicura 
nel 90 % circa dei casi, mentre con il metodo 
orale lascia, in ragione della scarsa visibilità 
della cistifellea, gravi dubbi diagnostici in al¬ 
meno il 50% dei casi; sulla totalità degli esa¬ 
mi il numero di esiti negativi (senza valore 
diagnostico) è nel metodo orale notevolmente 


300 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 8] 


elevato (20-30 % almeno); il contrasto e la 
nitidezza della immagine colecistografica sono 
massimi nel metodo endovenoso; la cistifellea 
è visibile radioscopicamente nella maggioran¬ 
za dei casi trattati col metodo endovenoso, 
cosa che non si verifica mai con il metodo 
orale; le pretese controindicazioni alla coleci¬ 
stografia endovenosa sono in realtà limitatis¬ 
sime e di ciò deve aver coscienza il medico 
pratico al quale non deve accadere di rinun¬ 
ciare a così prezioso mezzo di diagnosi per un 
timore infondato. C. Toscano. 

ORGANI GENITALI MASCHILI. 

La sifilide latente del testicolo. 

(E. Bertin, P. Nagrac e A. Breton. La Presse 

Médicale, 25 luglio 1931). 

La sifilide latente del testicolo, quella cioè 
che i processi abituali d’esplorazione clinica 
non svelano, è conosciuta soltanto da alcuni 
anni ed è stata rilevata mediante Tesarne del¬ 
lo sperma e lo studio anatomo-patologico dei 
testicoli di sifilitici che non avevano mai pre¬ 
sentato alcuna manifestazione apparente di le¬ 
sioni di questo organo. 

In clinica, l’esistenza di una sterilità in un 
matrimonio, la cui etiologia non può riferirsi 
nè alla blenorragia, nè agli orecchioni, nè al¬ 
la tubercolosi dei genitali e neppure ad una 
malformazione dell’apparato genitale della 
donna, fa pensare praticamente all’esistenza 
di una sifilide latente del testicolo. 

Un lavoro recente di L. Perrin ha dimo¬ 
strato che il 32 % di matrimoni sifilitici sa¬ 
rebbero sterili e si tratterebbe nel 24 % di 
sifilide ereditaria e nel 76 % di sifilide ac¬ 
quisita. 

La curiosità scientifica o il desiderio di ras¬ 
sicurare un individuo inquieto sulle sue qua¬ 
lità di procreatore, hanno condotto un certo 
numero di autori a studiare lo sperma dei 
sifilitici. 

La sifilide occulta è stata accusata di dimi¬ 
nuire considerevolmente la mobilità e la vi¬ 
talità degli spermatozoi, di produrre oligo- 
spermia ed anche azoospermia. I nostri AA. a- 
vendo intrapreso delle ^ricerche allo scopo di 
differenziare gli spermatozoi dei sifilitici da 
quelli degli individui normali hanno conclu¬ 
so che nessuna differenza sensibile esiste sia 
riguardo alla vitalità che riguarda alla so¬ 
pravvivenza. Nè sono riusciti a riscontrare 
quelle alterazioni morfologiche descritte pre¬ 
cedentemente. La loro statistica personale for¬ 
nisce una percentuale del 10 % di oligosper- 
mia nei sifilitici e del 6,15 % di azoospermia. 
Quest'ul tima secondo alcuni studiosi sembre¬ 
rebbe suscettibile di sparire sotto l’influenza 
di un trattamento antisifilitico. 


Riguardo alla questione della contagiosità 
dello sperma causata dalla presenza del tre¬ 
ponema in caso di sifilide occulta del testi¬ 
colo, i nostri AA. sono di opinione che tale 
problema sia imperfèttamente (conosciuto ,e 
sia degno di ulteriori ricerche, specialmente 
alla luce della nuova nozione di possibili dif¬ 
ferenti forme del treponema. 

Per studiare le alterazioni anatomiche pro¬ 
dotte dalla sifilide occulta del testicolo gli AA. 
hanno esaminato sistematicamente i testicoli 
di 19 sifilitici senza antecedenti blenorragici, 
nè tubercolari senza modificazioni cliniche 
del volume e della consistenza delle ghiando¬ 
le genitali. 

Essi hanno osservato in 14 casi arterio-scle- 
rosi testicolare e in 10 casi sclerosi intersti¬ 
ziale più o meno marcata che andava dall’i¬ 
spessimento delle lamelle e delle travate alla 
sinfisi tubolo-tubolare completa. Quasi sem¬ 
pre la sclerosi interstiziale era associata alla 
arteriosclerosi senza che fosse vero il reci¬ 
proco. 

In otto casi esistevano segni di infiltrazio¬ 
ne plasmolinfocitaria infiammiatoria. 

La ghiandola interstiziale appariva quasi 
normale in otto casi, ipoplasica in nove, iper- 
plasica in due: si trattava però soltanto di pu¬ 
re impressioni riportate dagli AA., perchè la 
ghiandola interstiziale è formata di elementi 
mal differenziati dal connettivo e ripartiti ir¬ 
regolarmente. 

L’ispessimento della guaina connettiva dei 
tubi epiteliali fu potuta essere messa bene in 
evidenza con dati numerici: essa era frequen¬ 
te (11 casi su 19) ma non coincideva necessa¬ 
riamente con la sclerosi del resto del sistema 
vascolo-connettivo. In genere lo spessore della 
guaina connettiva era raddoppiato, ma in al¬ 
cuni casi fu riscontrato lo strozzamento com¬ 
pleto del tessuto epiteliale di certi tuboli. , 
L’esame qualitativo dell’epitelio fu assai di¬ 
mostrativo: solo in 7 casi la spermatogenesi 
si mostrò normale sulle preparazioni istologi¬ 
che; in sei casi apparve molto rallentata e in 
altri sei Tesarne dettagliato dei preparati non 
mostrò alcun spermatozoo e neppure sperma- 
tidi o spermatociti. 

Gli AA. si pongono infine il problema; 
quale sia il meccanismo di produzione di que¬ 
ste lesioni occulte del testicolo nei sifilitici. 

Essi pensano trattarsi di una vera orchite 
sifilitica interstiziale, torpida, senza carattere 
gommoso, che insieme alla sclerosi delle ar¬ 
terie sarebbe la causa della alterazione dell’e¬ 
pitelio spermato-genetico. 

Tale orchite, accessibile al trattamento spe¬ 
cifico o evolvente spontaneamente verso la 
sclerosi lascia dietro a sè quelli sinfisi tubolo- 
tubolari che conducono alla azoospermia de¬ 
finitiva. 

Vicentini. 




[Anno XXXIX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


301 


Sulla torsione delle appendici del testicolo 
e dell’epididimo. 


(W. Dix. The British Journal o/ Urology , Sep- 

tember 1931, n. 3, voi III). 

L A. riporta duo casi: l’uno di torsione del¬ 
l’appendice del testicolo, l’altro di torsione del¬ 
l’appendice dell’epididimo. 

Caso I. — R. E., di 10 a. È stato sempre be¬ 
ne. Quattro giorni prima, camminando, il suo 
scroto si era gonfiato e gli faceva male; tali sin¬ 
tomi si erano accentuati. Nessun altro disturbo. 
All’Ospedale presentava temperatura di 38° e 
mezzo (99 Fahreneit), polso 96. Lo scroto ar¬ 
rossato, molle, edematoso soprattutto a d. A 
sin. si distinguevano il testicolo e l’epididimo, 
a d. no. Assenza di idrocele; urina normale. 
Si diagnostica torsione del testicolo. All’in¬ 
tervento si nota: fuoriuscita di liquido giallo- 
chiaro all’apertura della vaginale; edematosi 
l'epididimo ed il testicolo; presso il polo sup. 
di questo e ad esso unito per mezzo di un pe¬ 
duncolo breve e contorto un tumoretto nero 
che veniva asportato. Il dolore cessa, l’edema 
continua per alcuni giorni. 

Caso II. — A. B., di 16 a. È stato sempre 
bene. Sei settimane prima mentre lavorava e 
senza nessuno sforzo, ha avvertito dolore im¬ 
provviso al testicolo d. e dopo 24 h. gonfiore 
dello scroto. Col sospensorio si era attenuato 
il gonfiore, ma ha persistito il dolore. All’o¬ 
spedale lo scroto appariva normale, ma nella 
metà d. tra il testicolo e l’epididimo si palpa¬ 
va un piccolo tumore molto molle. Tempera¬ 
tura e polso normali. All’intervento si nota: 
fuoriuscita di liquido giallo all’apertura della 
vaginale e presenza di un piccolo tumore co¬ 
lor carne con peduncolo contorto attaccato al 
globus maior dell’epididimo. Il dolore è ces¬ 
sato. 


LA. dallo studio di questi 2 casi e di altri 
51 riscontrati da altri autori, trae delle con¬ 
siderazioni cliniche su tale malattia. 

Per Vetiologia interessa l'età in quanto la 
lesione ricorre subito prima o nella pubertà. 
Il lato non ha importanza. Talora coesiste una 
eriptorchidia. 

Nella sintomatologia l’A. mette in rilievo, 
perchè più frequente, il dolore quasi sempre 
seguito, talora preceduto, dal gonfiore dello 
scroto. Il dolore — scrotale, testicolare, in- 
•guino-scrotale — è improvviso ed ha decorso 
vario: spesso abbastanza forte all’inizio, au¬ 
menta per i primi due giorni, talora diminui¬ 
sce, qualche volta aumenta sempre più fino 
alla operazione. Non è però mai così forte 
come nei casi di torsione del testicolo. 

I sintomi generali mancano o sono poco im¬ 
portanti. 

I sintomi obiettivi rilevabili all’ispezione in 
genere sono limitati al lato ammalato. Colla 
palpazione può apprezzarsi pochissimo all’in¬ 


fuori di una massa molle e dolente nella reg. 
scrotale. Il punto di maggior dolore può sco¬ 
prirsi dopo un periodo di riposo a letto e dopo 
applicazioni fredde; in queste condizioni può 
anche apprezzarsi La tumefazione. Talora la 
transilluminazione ha dimostrato un piccolo 
tumore azzurrognolo. 

La diagnosi non è molto difficile se si pensa 
alla lesione. Bisogna considerare: l’età dei sog¬ 
getti, prossimi o nell’epoca della pubertà; la 
mancanza di malattie generali, di orchite, di 
gonorrea, di disturbi urinari; l’insorgenza 'ap¬ 
parentemente spontanea del dolore e del gon¬ 
fiore. 

L delicata la diagnosi differenziale con la 
torsione del testicolo e le cisti dell’epididimo: 
nella torsione del testicolo i sintomi sono più 
gravi e imponenti; le cisti dell’epididimo ri¬ 
corrono in età più avanzate. 

La cura, chirurgica, è bene farla in tutti i 
casi, sebbene da alcuni AA. si ammetta la pos¬ 
sibilità di guarigioni con mezzi naturali. Il 
sollievo pronto apportato dall’operazione è cer¬ 
to preferibile al lungo tempo necessario per¬ 
chè i disturbi risolvano da sè. Del resto, dice 
1 A., in tutti i casi operati non è sopravvenuta 
alcuna complicazione postoperatoria. 

ScANDURRA. 


Cura dei carcinomi degli organi urogenitali 
col radinm e coi raggi Roentgen. 


(Archie h. Dean. Zeit. /. Urol., voi. 25, 1931). 

Questi metodi di cura nei carcinomi degli 
organi urogenitali possono portare molti be¬ 
nefici ai pazienti, ma, se usati scorrettamente, 
possono determinare danni gravi e anche la 
morte. 

Alcuni principi generali debbono valere in 
tutti i casi, indipendentemente dall’organo af¬ 
fetto : 

1) Stati di anemia rendono poco efficaci 
le irradiazioni; ma un’adatta nutrizione, som¬ 
ministrazioni di fegato, transfusioni, possono 
risollevare notevolmente lo stato del sangue. 

2) È necessario conoscere la struttura isto¬ 
logica del tumore in questione e quindi ese¬ 
guire, prima della cura, una biopsia. Ciò però 
non va fatto nei tumori primitivi del rene e 
testicolo perchè porta a rapide diffusioni. 

3) La prima applicazione deve essere com¬ 
pleta; quindi è meglio rinunciare al radium 
quando non se ne disponga di una quantità 
sufficiente. 

4) Recidive di tumore sono poco sensibili 
alle irradiazioni. 

5) Infezioni del tumore primario diminui¬ 
scono la sensibilità alle irradiazioni. 

6) Se lo stato generale dei pazienti è gra¬ 
ve, anche quando un’irradiazione palliativa ha 
portato una notevole regressione del tumore, è 
controindicato insistere con irradiazioni inten¬ 
sive o con mezzi chirurgici. 







302 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 8] 


Reni. 

I tumori di Wilms dei bambini sono radio- 
sensibili. Radium o raggi X determinano una 
rapida regressione ed anche scomparsa del tu¬ 
more: allora è indicata la nefrectomia. Inci¬ 
sioni esplorative anche a scopo di biopsia pro¬ 
vocano una crescita del tumore. 

Le metastasi, che controindicano una cura 
chirurgica, possono essere trattate con irradia¬ 
zioni palliative. 

Riguardo agli ipernefromi l’A. consiglia una 
irradiazione preoperativa, seguita da nefrecto¬ 
mia. Le metastasi e i tumori inoperabili risen¬ 
tono grandemente delle irradiazioni. 

Vescica. 

L’A. non ha mai visto guarire un papilloma 
o carcinoma della vescica con irradiazioni dal¬ 
l’esterno, mentre le irradiazioni interstiziali 
danno grandi successi. Le irradiazioni col ra¬ 
don possono distruggere anche dei papillomi 
resistenti alla folgorazione. 

I capillari di radon possono essere messi in 
posto sul tumore o attraverso il cistoscopio, 
quando la base di impianto del tumore è tutta 
visibile nel campo di quello, o attraverso una 
cistotomia soprapubica quando il tumore ha 
una baise d’impianto più larga o è esteso in 
superficie. 

Dopo applicazioni di radium si formano del¬ 
le croste che si impregnano talora di sali di 
calcio e possono formare un calcolo vescicale; 
perciò consiglia di bere acque diuretiche, di 
mantenere le urine leggermente acide, di pra¬ 
ticare lavaggi vescicali. 

L’impianto dei capillari su tumori situati 
presso gli sbocchi ureterali può condurre a 
obliterazione degli sbocchi stessi: per lo più 
si riesce a praticare una dilatazione per via ci- 
■stoscopica, ma talora si è costretti a drenare il 
rene dall’esterno, e a praticare eventualmente 
un trapianto degli ureteri. 

Prostata. 

Nella cura del carcinoma della prostata è ne¬ 
cessario lo studio dello stato generale del pa¬ 
ziente e una sufficiente cognizione dell’esten¬ 
sione del tumore; inoltre bisogna innanzi tut¬ 
to ovviare alla ritenzione che insieme alla con¬ 
seguente insufficienza renale determinano, più 
che il tumore per sè, la gravità dello stato ge¬ 
nerale. . . 

In secondo luogo è necessaria una biopsia 

che si può eseguire per via uretrale col metodo 
di Young o per via perineale con un apposito 
ago. La conoscenza della struttura del tumore 
è necessaria perchè varia è la resistenza dei va¬ 
ri tipi alle irradiazioni, in genere elevata; le ir¬ 
radiazioni saranno perciò interstiziali e a dosi 
intensive. L’applicazione dei capillari di radon 
si fa, in anestesia locale, per via perineale, e 


può essere preceduta da un’irradiazione del ba¬ 
cino con raggi X molto penetranti. 

Dopo le irradiazioni talora si osservano stati 
irritativi della vescica e del retto; eccezional¬ 
mente può la prostata tumefarsi tanto da esser 
necessario un catetere a permanenza; inoltre 
il metodo presenta quegli svantaggi propri al¬ 
le operazioni a cielo coperto che possono dan¬ 
neggiare retto, vescica, uretra e determinare 
fistole. Ma con una buona esperienza si otten¬ 
gono risultati ottimi. 

Pene. 

La cura dell’epitelioma del pene deve esser 
diretta a impedire lo sviluppo del tumore e a 
conservare quanto più è possibile l’organo. 

È necessario stabilire la struttura del tumo¬ 
re, l’estensione in superficie e profondità, lo 
stato delle ghiandole inguinali: ©e sono inden¬ 
ni, o sede di metastasi o di infezione. 

Sè il tumore ha un diametro maggiore di 2 
cm. o è esteso in profondità (fascia di Buch, 
corpi cavernosi) è indicata l’asportazione; l’ir¬ 
radiazione con raggi X molto penetranti o col 
radium è indicata p. tumori superficiali e 
piccoli. Altra controindicazione alla irradia¬ 
zione è la presenza di metastasi o infezioni 
dei gangli inguinali. 

Dopo l’asportazione o irradiazione del tumo¬ 
re vanno irradiate le regioni inguinali. 

Testicolo. 

L’A. consiglia di fare in primo tempo irra¬ 
diazioni del tumore primitivo e delle linfo- 
ghiandole del bacino e dell’addome. In un se¬ 
condo tempo l’asportazione del tumore primi¬ 
tivo e nuove irradiazioni dell’addome e bacino. 
Le' irradiazioni ripetute non portano, secondo 
1 ’A., nessun danno a carico dei reni, e offro¬ 
no sempre buoni resultati. 

Nel presente articolo l’A. dà indicazioni pre¬ 
cise circa la tecnica e le dosi da usare nelle "\a- 
rie circostanze. P- Stefanini. 

Cura dell’impotenza. 

(R. A. Gamble. The Journ. of thè Americ. 

Assoc. for Medico-Physical Research., set¬ 
tembre 1931). 

L’impotenza può colpire indistintamente in¬ 
dividui di tutte le classi sociali e provoca mo¬ 
dificazioni dell’organismo, specialmente dal 
lato psichico, di una certa importanza. 

Le cause possono essere diverse. Negli uo¬ 
mini fra 50 e 60 anni una lesione prostatica 
può esserne la causa. Altre cause di impotenza 
possono trovarsi in alterazioni delle surrenali, 

della tiroide, dell’ipofisi. . ,. 

Quando l’impotenza dipende da ipertrofia 

prostatica, essa scompare in circa l’80 % dei 
casi quando la prostata è curata bene. 

Se c’è eiaculazione precoce si deve cercare 



iAnno XXXIX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


303 


coll’uretroscopio se c’è qualche lesione che ir¬ 
ritando l’uretra spieghi questo stato. Se c’è in¬ 
sufficienza dell’erezione, poiché essa dipende 
da deficienza del tono dei muscoli costrittori 
alla base del pene può essere utile l'uso di un 
anello compressore. 

In alcuni casi l'impotenza dipende da uno 
strapazzo fisico o mentale e il riposo può gua¬ 
rirla. 

Le cure fisiche comunemente usate nella cu¬ 
ra dell’impotenza sono la diatermia, i raggi 
ultravioletti, i raggi X. L’A. ha avuto buoni 
risultati dalla reazione elettronica di Abrams 
in centinaia di casi, usando l’oscilloclasta. Le 
applicazioni si fanno o sulla prostata, o sui te¬ 
sticoli, o sulla vescica o sui cordoni sperma¬ 
tici con speciali elettrodi; dopo applicazione 
di 30’ si toglie il depolarizzatore e si applica 
sulla regione epatica per 15’. 

Malhberbe hjai avuto buoni risultati in 16 casi 
curando la mucosa nasale; questo, secondo 
Gamble, perchè curando la mucosa nasale si 
agirebbe, per la sua vicinanza, sull’ipofisi. 

R. Lusena. 

MEDICINA INFORTUNISTICA. 

Gli ascessi ed i tumori provocati. 

(Costedoat. Journ. de Médecine de Lyon, 20 

novembre 1931). 

Tra le lesioni volontariamente provocate al¬ 
lo scopo di carpire indennizi per invalidità 
temporanee o permanenti o per sottrarsi ad ob¬ 
blighi vari, sopra tutto al servizio militare, 
hanno un posto notevole gli ascessi ed i tu¬ 
mori. 

Gli ascessi provocati possono essere settici 
od asettici. 

Alla produzione di ascessi settici ricorrono 
coloro che non hanno la possibilità di dispor¬ 
re dei mezzi idonei a provocare l’ascesso aset¬ 
tico. 

Uno spillo, un ago con o senza filo intriso 
di tartaro dentario o di feci, introdotto sotto 
cute è sufficiente a produrre l’ascesso. 

Questi ascessi hanno la particolarità di pre¬ 
sentare un orificio che rappresenta il foro pro¬ 
dotto dallo strumento inoculante, o due orifi¬ 
zi situati a poca distanza l’uno dall’altro, e che 
rappresentano i fori di entrata e di uscita del¬ 
l’ago. Il loro aspetto è vario, ma per lo più il 
loro calibro è superiore a quello della punta 
adoperata a seguito dell’infiammazione dei 
tessuti sottostanti. 

A seconda la fase ed il grado dell’infezione 
locale la pelle circostante è più o meno arros¬ 
sata, tesa, dolente, la linfoangioite più o me¬ 
no accentuata ed estesa. 

All’incisione si ha odore putrido, fecaloide; 
il pus può essere raccolto ma più frequente¬ 
mente i tessuti sono tutti in sfacelo. 

La prognosi è spesso grave. 


Gli ascessi asettici hanno una sintomatolo¬ 
gia ed una prognosi affatto differente. Mentre 
in quelli settici prevalgono i fenomeni gene¬ 
rali e la febbre, negli ascessi asettici la le¬ 
sione locale è tutto. 

Le sostanze adoperate per /provocare l’a¬ 
scesso asettico sono la trementina, il petrolio, 
la benzina, gli acidi ed i caustici (acido solfo¬ 
rico, nitrico e cloridrico, soda e potassa). 

La iniezione sottocutanea di sostanze causti¬ 
che provoca mortificazione delle albumine e 
dei lipoidi dei tessuti per ossidazione o idro¬ 
lisi, talora per disidratazione e precipitazione 
come nelle fissazioni istologiche. 

Dapprima si ha una dissoluzione dei tes¬ 
suti infiltrati dalle sostanze idrolitiche. La 
traccia della puntura sulla pelle può essere 
appena visibile. Attorno ad essa una zona di 
sfacelo è cerchiata da un anello d’aspetto in¬ 
fiammatorio. Nella profondità i tessuti sono 
edematosi e nerastri e più profondamente può 
trovarsi una zolla di pus. L’ulcera risultante 
dall’eliminazione del territorio necrosato è 
estesa e torpida. 

Le lesioni provocate da sostanze fissatrici 
sono un po' differenti: l’isolotto di tessuto 
coagulato si mantiene intatto nella sua strut¬ 
tura, ma si comporta come un’escara sottocu¬ 
tanea nuotante in una massa di pus. 

L’azione dei caustici solubili è caratterizza¬ 
ta dalla sua brevità. 

La maggior parte si combina con i tessuti 
impregnati ed è eliminata con l’escara, l’al¬ 
tra si diffonde mell’organismo sempre che, 
però, la soluzione non sia troppo concentrata 
nel quale caso si determina una trombosi va- 
sale che ostacola la circolazione. 

L’ascesso provocato classico è quello otte¬ 
nuto con l’iniezione sottocutanea di 2 cmc. 
dfr trementina. 

Questo ascesso si manifesta ,abi filialmente 
dopo una quindicina di giorni. L’aspetto è 
quello del flemmone ordinario: la pelle è ros¬ 
sa, calda, sollevata dall’ascesso sottostante. È 
necessario consta,tare la traccia della puntura. 
La febbre è costante. Il dolore è debolissimo 
ed i segni di diffusione dell’infiammazione 
(linfangioiti, adeniti) sono praticamente nulli. 

La riparazione è rapida con piccola cica¬ 
trice. 

Il pus è più o meno consistente, talora omo¬ 
geneo. Può avere l’odore del Lai trementina, 
ma non sempre, è perciò imprudente contare 
su questo carattere per la diagnosi. Tuttavia 
mettendo il pus per qualche momento in urna 
stufa nella grande maggioranza dei casi si ha 
l’odore della trementina. 

La formula citologica del pus è variabile : 
in certi punti predominano i grandi mononu¬ 
cleari macrofagi, in altri i polinucleari. 

È costante l’assenza di ogni .specie di mi¬ 
crobo. 



-304 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 8] 


Talora all'esame microscopico si osservano 
alla superficie piccole goccie di trementina. 

Data la scarsa quantità di essenza le prove 
•chimiche solo eccezionalmente danno reazione 
positiva 1 . 

Tra le reazioni chimiche tentate, sempre con 
scarso successo, vanno segnalate quella che 
si ha aggiungendo nitrito d amile e acido ace¬ 
tico cristallizzato e quindi dopo raffredda¬ 
mento una miscela d’acido cloridrico e aci¬ 
do acetico : si dovrebbe formare un liquido 
azzurro scuro da cui si separa una polvere 
bianca. 

Non meno incerte sono le reazioni sul pro¬ 
dotto della distillazione del pus: 

il reattivo solfo-molibdico di Denigés dà 
per ossidazione una colorazione gialla; 

la perla ottenuta con l’ansa di platino dal 
protocloruro di antimonio si colora in giallo 
•e poi in rosso ai vapori anche tenui di tre¬ 
mentina; 

il periossido d’osmio dà una colorazione 
nera ed il bleu di Nilo in soluzione alcoolica 
una colorazione giallo bruna. 

Migliori risultati danno le analisi microchi¬ 
miche che si praticano così: 

1) Per accertare che il pus è asettico 

10 si colora su un vetro portaoggetti con tio- 
inina basica: Tesarne- microscopico fa rilevare 
l’assenza di batteri. 

2) Si fa evaporare su un vetro portaog¬ 
getti una goccia di soluzione alcoolica di Su¬ 
dan UT o di bleu di Nilo e su essa si distende 
uno strato di pus: le inclusioni di essenza ri¬ 
sultano così colorate in rosso arancione. 

3) Si distende su un vetro portaoggetti 

11 pus e sopra si mette una goccia di una mi¬ 
scela di soluzione potassica di naftolo a e di 
una soluzione albi % di dimetilparafenilen- 
diamina: le inclusioni di essenza risultano 
«colorate in bleu viola dall’indo fenolo allo 
stato nascente. 

Caratteri clinici analoghi agli ascessi da 
trementina, hanno quelli di iniezione di ben¬ 
zina o di petrolio, che furono largamente 
provocati durante la guerra. 

Le analisi microchimiche si praticano co¬ 
me per la ricerca della trementina. Con il 
bleu Nilo si ha una colorazione giallo oro e 

bleu viola coll’indofenolo. 

Quando il petrolio persiste nel pus in quan¬ 
tità notevole può essere raccolto con la distil¬ 
lazione. 

Il petrolio combinandosi con i lipoidi viene 
riassorbito e passa nelle urine. In queste si 
riconosce facendole bollire dopo acidificazio¬ 
ne con acido nitrico fumante: si sviluppa 
odore di petrolio. 

La iniezione sottocutanea di carburi vi- 
schiosi quali l’olio di paraffina e l’olio di va¬ 
selina determina la formazione di tumefazio¬ 
ni. Dette sostanze si comportano come so¬ 
stanze inerti non irritanti. 


Nei primi giorni si constata la reazione dei 
tessuti a forma proliferante, ma senza pus. 

A lungo andare il nodulo s’incista e forma 
un tumore a forma lobulata. È formato da 
tessuto connettivale denso con prolungamen¬ 
ti sclerotici. 

Contiene numerose cisti grandi come teste 
di spilla rifrangenti o una sola cisti, che si 
colorano in arancione con il rosso Sudan III, 
non si colorano in nero con l’acido osmico 
come i grassi, sono insolubili nell’alcool e 
inell’acetone. Le pareti sono tappezzate da cel¬ 
lule polinucleari che possono contenere inclu¬ 
sioni di vaselina, e macrofagi con gli stessi 
vacuoli. 

Questi tumori possono recidivare sul posto 
dopo la loro estirpazione. 

La migrazione dei macrofagi ed i movi¬ 
menti (muscolari possono provocare la dis¬ 
seminazione delle goccioline oleose. 

Al taglio il coltello si ricopre di uno strato 
oleoso. 

Talvolta la semplice puntura consente di 
ottenere qualche goccia occorrente per Tesa¬ 
rne. La goccia di olio di paraffina o di vase¬ 
lina sono fluorescenti alla luce riflessa. 

L’estrazione si fa mediante cloroformio. 
Aggiungendo al liquido così ottenuto bromo 
si ha una colorazione gialla, con l’iodio si ha 
una colorazione rosa violacea, con una solu¬ 
zione satura di acido picrico in benzolo una 
colorazione rossa. 

Questi tumori quando includono filetti ner¬ 
vosi danno dolori più o meno violenti. 

Possono confondersi con i neuromi plessi- 
formi, con i lipomi, con i mixo-lipomi, con 
il morbo di Recklinghausen. 

Eccezionalmente T iniezione di paraffina o 
di vaselina può dare una reazione infiamma¬ 
toria prevalente, notevole e precoce, seguita o 
non da ulcera necrotica. D R - 

La malattia di Kummel come infortunio 
sul lavoro. 

(A. Oller e J. Bravo. La Medicina Ibera, 
1° agosto 1931). 

Gli Autori osservano come poche malat¬ 
tie offrano così grandi difficoltà dal punto di 
vista infortunistico nei riguardi dell’indenniz¬ 
zo, come il morbo di Kummel. 

Questo, a causa della sua etiologia che lo 
riporta ad un traumatismo a volte insignifi¬ 
cante e della diagnosi differenziale talora im¬ 
possibile con una infermità così frequente 
come la tubercolosi vertebrale, fa in qualche 
caso commettere equivoci con conseguenti gra¬ 
vi pregiudizi per l’operaio e per il datore di 

lavoro. 

Nel 1891, Hermann Kummel comunicò al 
64° Congresso di Medicina di Halle il quadro 
di una nuova malattia che designò col nome 
di osteite rarefacente post-traumatica. La cau¬ 
sa è sempre un traumatismo in genere poco 




[Anno XXXIX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


305 


intenso che colpisce la colonna vertebrale. Sul 
momento i pp. avvertono dolori per due o tre 
giorni in corrispondenza del punto trauma¬ 
tizzato; questi scompaiono per ricomparire 
molto più violenti dopo parecchi mesi e con 
essi appaiono nevralgie intercostali, alterazioni 
lievi nella motilità degli arti inferiori, cam¬ 
mino malfermo, cifosi e gibbo. Nei casi più 
gravi, paresi od anche paralisi degli arti in¬ 
feriori e disturbi sfinterici. 

Radiograficamente nulla si riscontra nei 
primi periodi a meno che non vi sia una 
frattura ben manifesta delle vertebre. A male 
conclamato e in posizione laterale si nota : 
schiacciamento delle vertebre, e a volte, ernia 
del tessuto tubercolare a traverso una fessura 
della corticale. La lesione colpisce una o due 
vertebre dorsali o lombari. 

Dalla prima comunicazione di Kummel ad 
oggi, poca luce si è fatta sulla patogenesi di 
questa affezione e ciò a causa della rarità di 
essa, della poca opportunità che c’è stata di 
fare autopsie e della mancanza di reperti ra¬ 
diografici dei primi stadi. 

Per quello che riguarda la lesione iniziale 
della vertebra, quella che cioè segue al trau¬ 
matismo può consistere in una frattura della 
vertebra stessa o in una lesione del disco in¬ 
tervertebrale; ma può anche mancare e Luna 
e l’altra. 

Se sono assai cospicue le difficoltà che si 
pongono ad una diagnosi precoce della ma¬ 
lattia, anche nel periodo nel quale la lesione 
della colonna è costituita definitivamente, re¬ 
sta difficile il diagnostico e talora anche im¬ 
possibile per il morbo di Kummel ed altri 
analoghi. 

Nella tubercolosi le vertebre colpite sono 
in maggior numero che nel morbo di Kum¬ 
mel e la radiografia dà un’immagine di om¬ 
bre più oscura e fusiforme estendentesi per 
tutto il segmento colpito. 

La lomboartrite di Leri e in generale le de¬ 
formità delle ultime dorsali e lombari pro¬ 
dotte da infezioni reumatiche, sono più fre¬ 
quenti e tipiche (osteofiti, appiattimento dei 
dischi, ecc.). È bene però ricordare la possi¬ 
bile coincidenza della malattia di Kummel 
con un’artrite/ deformante di questo tipo. 

La spondilosi rizomelica può in molti casi 
confondersi col m. di K. : essa attacca oltre 
la colonna vertebrale, anche altre articolazio¬ 
ni e la lesione dei legamenti e delle vertebre 
è molto tipica. 

Il prognostico è grave nei rapporti della du¬ 
rata della malattia ed alle complicazioni mi¬ 
dollari e sopra tutto alla incapacità al lavoro. 

La cura migliore è la immobilizzazione pro¬ 
lungata della colonna con busti di gesso o cel¬ 
luloide. 

La parte più difficile di questa affezione è 
il suo studio medico-legale in rapporto con 
l’infortunio sul lavoro e con l’indennizzo. 


Per gli AA. non vi è nessun dubbio che la 
malattia, in rapporto alla sua etiologia trau¬ 
matica, debba considerarsi un infortunio sul 
lavoro. 

Rispetto alla classificazione della incapaci¬ 
tà e all’entità dell’indennizzo, la prima oscil¬ 
la in Spagna tra il 20 e il 50 % salvo nei casi 
con lesione midollare nei quali si può giun¬ 
gere fino al 100 per 100; l’indennizzo varia 
tra un anno e un anno e mezzo. 

Gli AA. passano quindi a riferire intorno a 
tre casi capitati alla loro osservazione e che 
illustrano minutamente riportando anche ra¬ 
diografie dimostrative. Vicentini. 


CENNI BIBLIOGRAFICI. ( l ) 

Lehrbuch der inneren Medizin. Due voli, di 
pag. 893 a 782, rispettivamente con 136 e 
140 fig. J. Springer, Berlin, 1931. Prez¬ 
zo RM. 45. 

A redigere questo buon trattato di medi¬ 
cina interna hanno collaborato 16 fra i più 
noti esponenti della scienza medica tedesca. 

R. Siebeck, in un capitolo introduttivo, 
parla del concetto generale della medicina, 
del malato e dei compiti del medico. 

La dottrina generale delle malattie infet¬ 
tive è trattata da R. Doerr, mentre R. Sta- 
iielin si occupa della terapia generale e del¬ 
la patologia speciale e terapia delle singole 
malattie infettive. 

Vengono in seguito esposte le malattie del 
circolo e del mediastino (P. Morawitz), de¬ 
gli organi respiratori (]S. J. Thannhauser), 
con un capitolo di una cinquantina di pagi¬ 
ne sulla sola tubercolosi; poi quelle degli or¬ 
gani digerenti (W. Stepp), del fegato e vie 
biliari (G. v. Bergmann e F. Stroebe) e del 
pancreas (G. Katsch). 

Nel secondo volume, troviamo: le malat¬ 
tie del ricambio dell’acqua e dei sali, dei 
reni, delle vie urinarie e degli organi geni¬ 
tali maschili (H. Straub), quelle del ricam¬ 
bio e della nutrizione (L. Lichtwitz), delle 
ghiandole endocrine (Hans Eppinger), del 
sangue e dei tessuti omopoietici (A. ScniTTEN- 
helm), dei muscoli, ossa ed articolazioni (S. 
J. Thannhauser), le malattie organiche del 
sistema nervoso (Fr. Hiller), le neurosi (R. 
Siebeck), gli avvelenamenti (P. Morawitz), le 
malattie da cause fisiche esterne (G. Katsch), 
le lesioni da raggi radioattivi (A. Schitten- 
helm) e, da ultimo, un capitolo sulla tera¬ 
pia generale (L. Lichtwitz). 

Non è possibile un esame particolareggiato 
di ognuno degli argomenti trattati, ma ba¬ 
sta soffermarsi su qualcuno di essi per con¬ 
vincersi che i singoli capitoli offrono un qua¬ 
dro sintetico, chiaro e preciso dei vari stati 


(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui 
si desidera la recensione. 


300 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 8J 


morbosi nella sintomatologia, diagnosi e te¬ 
rapia, e si può, a buon diritto, affermare che 
questo trattato rappresenta lo stato attuale 
della scienza medica odierna e sarà letto e 
consultato con grande vantaggio dal medico 
e dallo studioso. jiL 

M. Poumailloux. Le pouls alternant. Voi. in-8° 
di pagg. 239. Masson, éd., Paris, 1931. 
Frs. 35. 

L’A. presenta una monografia sul polso al¬ 
ternante tenendo conto delle moderne acqui¬ 
sizioni nel campo della fisiopatologia del cuo¬ 
re e delle più recenti osservazioni cliniche 
e sperimentali sull’alternanza, trattando l’ar¬ 
gomento prevalentemente dal punto di vista 
clinico. 

Premesso un rapido cenno storico della que¬ 
stione, analizza i metodi impiegati nella mo¬ 
derna indagine cardiologica, atti a rivelare an¬ 
che quelle forme di alternanza che non sono 
apprezzabili ad un semplice esame semeioti- 
co (oscillometria, indagini grafiche sia mec¬ 
caniche che elettriche), e studia le condizioni 
cliniche nelle quali più facilmente si riscon¬ 
tra il polso alternante (insufficienza cardiaca 
e particolarmente insuff. ventric. sin., iper¬ 
tensione, tachicardia, infarto miocardico ecc.). 
Dal punto di vista clinico l’A. distingue net¬ 
tamente l’alternanza del cuore dall’alternanza 
del polso, mette in evidenza come i due fatti 
possano andare frequentemente dissociati, la 
relativa rarità della prima rispetto alla secon¬ 
da forma sulla quale particolarmente si in¬ 
trattiene, dando tuttavia largo sviluppo al re¬ 
cente capitolo dell’alternanza elettrica del cuo¬ 
re: relativamente a quest’ultimo punto mette 
in evidenza la diversità tra alternanza che si 
riferisce alle onde QRS e a quella dell onda T; 
mentre ralternanza dell’onda T è più che altro 
riportata, sia pur vagamente, ad un equiva¬ 
lente dell’alternanza meccanica del cuore (la 
onda T viene messa dall’A. più che altro in 
rapporto con il tono miocardico), all’alter¬ 
nanza del gruppo QRS vengono assegnati im¬ 
portanza e significato del tutto particolari, 
indipendentemente da fatti di alternanza mec¬ 
canica e piuttosto in rapporto con alternanza 
dei fenomeni di eccitabilità cardiaca. 

Per quello che si riferisce alla patogenesi 
dell’alternanza l’A. -ricorda le fondamentali 
teorie di Hering, di Wenckebach, di Fre- 
dericq, e, fermandosi particolarmente .sulla 
interpretazione del polso alternante, tenta di 
dare del fenomeno una interpretazione perso¬ 
nale, ammettendo che possano intervenire mo¬ 
dificazioni circolatorie, nel senso dell alternan¬ 
za, di origine vasaio, periferica indipendente¬ 
mente da alterazioni alternanti cardiache, cen¬ 
trali. L’A. tuttavia non nega che anche le al¬ 
tre teorie, ciascuna in parte, possano avere 
valore nell’interpretazione dei fatti, tanto piu 
che probabilmente esistono diversi tipi di al¬ 
ternanza di natura diversa. 


Il lavoro è accompagnato dall’esposizione 
clinica di una ventina di casi di alternanza del 
polso con o senza alternanza del cuore sia 
meccanica sia elettrica. È spiacevole il fatto 
che della raccolta personale l’A. non riporti 
alcuna documentazione grafica. 

Notevole invece la larga parte data dall’A. 
alle idee recenti di autori italiani particolar¬ 
mente sull’alternanza elettrica del cuore, idee 
alle quali l’A. francese sembra pienamente as¬ 
sociarsi. Lh. 

D. Critzmann. La goutte. Voi. in-16°\ Éd. 
Doin. Paris, 1931. Fr. 25. 

La monografia è divisa in tre parti che ri¬ 
guardano rispettivamente la patogenesi, la cli¬ 
nica e la terapia della gotta. 

Il maggior sviluppo è dato alla prima parte 
e l’A. riassume le varie concezioni storiche 
della malattia riportando largamente prece¬ 
denti ricerche sperimentali ed osservazioni cli¬ 
niche di altri autori. Il punto di vista perso¬ 
nale dell’A. è in fondo quello della cosidetta 
teoria «renale» della gotta: l’A. ritiene il 
rene quale organo non soltanto escretore ma 
anche formatore dell’acido urico, la cui riten¬ 
zione nell’organismo costituisce, unitamente 
alla lesione renale, causa efficiente della ma¬ 
lattia. Importanza particolare avrebbe anche 
il tipo di alterazione renale, in quanto che la 
ritenzione urica sarebbe legata alla presenza 
di alterazioni prevalentemente del tipo del pic¬ 
colo rene grinzo. Non ci si può nascondere da 
un lato una notevole incompletezza, dall’altro 
un certo semplicismo e schematismo in que¬ 
sto studio patogenetico della gotta. Così, men¬ 
tre l’A. si occupa largamente delle vie di eli¬ 
minazione dell’ac. urico, nemmeno cita le ve¬ 
dute non più recentissime sulla « quota en- 
terotropa » dell’ac. urico, nè i concetti e le di¬ 
mostrazioni del Folin sulla elettiva fissazione 
renale dell’ac. urico circolante; e nemmeno 
accenna, sia pur menomamente, alle osserva¬ 
zioni e ai concetti oramai largamente diffusi e 
di alta attualità del Brugsch, del Schittenhelm, 
di Harpuder e particolarmente del Gudzent, 
relative alla discussa esistenza di processi uri- 
colitici e alla affinità tissulare per 1 acido u- 
rico, alla genesi allergica dell’attacco gottoso. 
Così pure completamente sotto silenzio pae¬ 
sano i contributi delle Scuole italiane da quel¬ 
li di Galeotti a quelli di Perron-cito. Si può 
quindi affermare che per quello che riguarda 
la patogenesi della gotta, al cui capitolo 
dedica la maggior parte della monografia, non 
è tenuto gran conto delle più moderne vedute 
e che l’A. accetta e sostiene senza particolare 
documentazione la genesi renale della gotta. 

Limpido è invece il capitolo che si riferi¬ 
sce allo studio clinico, con notevole riguardo 
alle forme atipiche e specialmente alle mani¬ 
festazioni croniche non articolari della got¬ 
ta : ampiamente descritte sono le manifesta¬ 
zioni cardiache, per quanto non risulti ctua- 



[Anno XXXÌX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


307 


riamente nella loro patogenesi l’influenza del 
fattore gottoso di per sè e di quello legato al¬ 
la presenza di una nefrite interstiziale cronica. 

Largo sviluppo ha pure il capitolo relativo 
alla terapia: anche qui si notano manchevo¬ 
lezze: nemmeno accennato è, per esempio, l’a¬ 
cido fenilchinolincarbonico; più importante è 
la parte che si riferisce al trattamento diete¬ 
tico, con criteri personali, specie mettendo in 
evidenza l’osservazione clinica secondo cui 
un’alimentazione carnea anziché dannosa rie¬ 
sce piuttosto utile al gottoso, in quanto essa 
costituisce stimolo per un aumentata elimina¬ 
zione di acido urico. Ch. 


ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI 

Società Medico-Chirurgica di Padova. 

Seduta del 15 gennaio 1932. 

Presidente: Prof. G. Gagnetto. 

Su di un caso di inversione uterina. 

Dott. E. Dotti. — L’O. dopo aver distinto le in¬ 
versioni uterine del puerperio da quelle che av¬ 
vengono al di fuori dello stato gravidico, dopo 
avere esposte le diverse patogenesi dell’affezione 
e il diverso trattamento operatorio, illustra un 
caso clinico di inversione uterina che giudica di 
notevole interesse perché constatato a oltre due 
mesi dal parto ed operato felicemente di reinver¬ 
sione per via laparotomica. «. 

Dott. G. Schreiber. — Ricerche sulla neotenia 
degli anfibi. 

Prof. L. Zoldan. — Presenta un ammalato da 
lui felicemente operato di asportazione di un vo¬ 
luminoso tumore dell'occhio ( retrobulbare ) con 
ripristino completo della visione e dell’estetica 
facciale. Illustra il tumore dal punto di vista isto- 
patologico. 

Discussione: Cagnetto, Enriquez, Zoldan. 

Dott. G. Denes. — Espone un nuovo metodo 
per Yarricchimento delle emazie parassitate nei 
malarici usufruendo di una modificazione delle 
loro proprietà fisico-chimiche, che le fa deposi¬ 
tare in fondo alla provetta, alla sedimentazione 
spontanea. 

Discussione: Cagnetto, Denes. 

Il Segretario : D. Cestari. 

Società Medico-Chirurgica di Pavia. 

Seduta del 10 dicembre 1931. 

Presidente: prof. A. Ferrata. 

Contributo allo studio della cosidetta barriera emato-en¬ 
cefalica. 

Rossi O. — L’O. comunica di essere riuscito a 
trasmettere la malaria (terzana) iniettando nel li¬ 
quido cefalo-rachidiano, con particolare tecnica, 
sangue di malarico. Ne trae la conclusione che è 
possibile il passaggio del plasmodium vivax dal li¬ 
quor al sangue anche in soggetti senza precedenti 
alterazioni anatomiche del filtro neuro-ematico e 
mette in rilievo il significato generale dell’esperi¬ 
mento. (La Rivista di Patologia Nervosa e Mentale 
pubblicherà il lavoro in extenso). 


Splenomegalia primitiva follicolo-iperplastica. Splenecto- 

mia. Guarigione. 

A. Ferrata e P. Introzzi. — Gli 00. descrivono 
un caso che presentava una sindrome caratteriz¬ 
zata da deperimento, astenia, anemia di tipo ipo- 
cromico con lieve leueopenia senza forti oscilla¬ 
zioni della formula leucocitaria, epato- e spleno¬ 
megalia spiccata. Considerato il processo morboso, 
come una forma di emopatia splenomegalica pri¬ 
mitiva l’a. fu sottoposto a splenectomia, con esito 
in guarigione. 

La milza, del peso di Kg. 2,600, presentava un 
aspetto macroscopico che ricordava quello della 
milza porfiroide del granuloma maligno per la 
presenza di una grande quantità di noduli di co¬ 
lorilo bianco-grigiastro, istologicamente definibili 
come follicoli linfatici ipertrofici. Inoltre l’esame 
microscopico ha messo in rilievo i seguenti fatti: 
riduzione notevolissima della polpa splenica, scar¬ 
si fenomeni emolitici, lieve jalinosi della milza, 
non segni di fibroadenia, spiccata eosinofilia spe¬ 
cie extrafollicolare e attività germinativa dei fol¬ 
licoli stessi per presenza nei centri di numerose 
cellule in cariocinesi, presenza nei vasi e nei seni 
della polpa di sangue ricco di elementi nucleari 
linfocitari. 

In base a considerazioni diagnostiche per le 
quali si può escludere il morbo di Banti, la sple¬ 
nomegalia con linfocitosi descritta pure dal Banti, 
il granuloma maligno, la leucemia e .pseudoleu¬ 
cemia linfatica e le altre forme note di spleno¬ 
megalia, gli OO. credono di poter classificare il 
caso come una forma di splenomegalia primitiva 
follicolo-iperplastica con anemia. 

Azione antiparassitaria della naftalina nella lambliasi. 

G. Rigobeulo. — L’O. ebbe occasione di accer¬ 
tare cinquanta casi di giardia intestinalis in bam¬ 
bini del reparto profilattico degli Istituti di S. Co¬ 
rona in Pietra Ligure. 

Per liberarli da questo flagellato, in realtà da 
considerarsi come patogeno, furono usati sia lo 
stovarsolo e lo spirocid di pronto effetto sulle for¬ 
me vegetative, sia in buon numero di casi la 
naftalina medicinale purificata, che somministra¬ 
ta alla dose di un grammo prò die, per un pe¬ 
riodo continuativo di un mese o più, elimina an¬ 
che le cisti, senza dar luogo a disturbi di tossi¬ 
cità che in passato fecero abbandonare tale me¬ 
dicamento, un tempo sperimentato da Gaglio con 
buon esito nelle forme enteriche parassitane ed 
infettive. 

Considerazioni sul megaesofago e sul megadolicocolon. 

G. Bignami. — L’O. riassunte le numerose 
ipotesi finora emesse per spiegare l’origine delle 
cosidelte dilatazioni idiopatiche dell’esofago, del 
mega e del dolicocolon, illustra diversi casi nei 
quali, unitamente a note radiologiche di megaeso¬ 
fago, ebbe a rilevare non soltanto manifestazioni 
di abnorme ampiezza e lunghezza totale o segmen¬ 
tarla del colon, ma altresì segni clinici di squi¬ 
librio neuro-vegetativo. 

Tenuto conto del tardivo manifestarsi del qua¬ 
dro morboso, del concomitante interessamento di 
parti diverse del tubo digerente e dei dati clinici 
e di laboratorio, l’O. esprime il concetto che per 
le singolari manifestazioni dei casi in esame non 
si possa parlare di origine congenita e si debba 
invece prospettare, come fattore palogenetico fon¬ 
damentale, uno stato di squilibrio neuro-vegeta¬ 
tivo. Il Segretario: P. Introzzi. 




308 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 8] 


Reale Accademia Medica di Genova. 

Seduta del 21 gennaio 1932. 

Presidente: Prof. N. Pende. 

Enervazione renale ed infezione renale ematogena. 

Dott. Bragagnolo. — L’O. riferisce su ricerche 
istologiche compiute su reni dopo enervazione sul 
peduncolo vascolare. I dati completi di questo la¬ 
voro saranno pubblicati nell’« Archivio di Chi¬ 
rurgia ». 

Comportamento del cistico nelle grandi idropi calcolose 
della cistifellea. 

Prof. Durante. — Conclude che nonostante la 
maggioranza degli A A. sia nel campo sperimen¬ 
tale, sia in quello anatomo-clinico attribuisca alla 
presenza dei calcoli incuneati nel collctto del dot¬ 
to cistico di cistifellee infette l’origine dell’idro- 
colecisti calcolosa, vi sono numerose e fondate ra¬ 
gioni per ritenere che essa è dovuta esclusiva- 
mente alla obliterazione infiammatoria, lenta e 
completa del lume del cistico per modificazioni 
strutturali dalle sue pareti. La litiasi quindi ap¬ 
pare un elemento concomitante, primitivo o se¬ 
condario, ma sempre indipendente dalla patologia 
iniziale del dotto cistico. 11 reperto del dotto cisti¬ 
co nei due casi esposti dall’O. di idrocolecisti cal¬ 
colosa là dove dimostra ch’esso è stabilmente 
obliterato in tutto il suo decorso, mentre i calcoli 
sono liberi. Dimostra ancora che la vera causa 
immanente della ostruzione della cistifellea è nelle 
modificazioni strutturali del dotto cistico. Come 
corollario pratico del sopra accennato referto si 
deduce che è perfettamente inutile perdere tem¬ 
po a incappucciare e peritoneizzare il moncone 
del cistico nell’idrocolecisti calcolosa in quanto 
esso è stabilmente chiuso da un’obliterazione fi¬ 
brosa. 

Rare complicanze dell’ernia. 

Prof. T. Blanch eri. — Espone 4 casi: 1) Torsione 
di un giro completo nel senso delle lancette del¬ 
l’orologio di un’appendice epiploica del sigma m 
un’ernia inguino-scrotale sinistra, in un vecchio 
ottantenne obeso e cardiopatico. 2) Due casi di tor¬ 
sione di un tratto terminale di grande omento, 
sclerotico, globoso e peduncolato, di due giri com¬ 
pleti nel senso delle lancette dell’orologio in uno 
e di un giro quasi completo nell’altro; nel primo 
caso in una donna con ernia ombelicale recidiva¬ 
ta. 3) Strozzamento del tenue in un uomo con ernia 
inguinale destra a porta ampia, per opera di una 
briglia omentale, fissata a guisa di ponte nel 
sacco. Tulli gli ammalati furono operati nei pri¬ 
mi giorni e guarirono. L’O. discute la etiopato- 
o-enesi e la evoluzione della torsione dei suddetti 
organi entro il sacco erniario e mette in rilievo 
i sintomi che la differenziano dallo strozzamento. 

Il Segretario : Prof. A. Muggia. 

Federazione Nazionale Fascista 
per la Lotta contro la tubercolosi. 

Sezione di Roma. 

Seduta del 19 dicembre 1931. 

Presidente: On. Prof. Eugenio Morelli. 

Esplorazione dell’equilibrio funzionale mediastinico in 
corso di collassoterapia. 

Prof. Monaldi Vincenzo. — L’O. considera il 
mediastino dai suoi tre punti di vista di setto 


divisorio dei due emitoraci, di spazio indipen¬ 
dente e di via di passaggio. 

L’esplorazione ilei suo equilibrio funzionale 
come setto divisorio può essere fatto studiando i 
valori della grandezza respiratoria, il comporta¬ 
mento bilaterale delle pressioni endopleuriche, le 
modificazioni regionali del movimento respirato- 
rio toracico. 

L’esplorazione come spazio indipendente può 
esser fatta con l’esame della funzione cardio-cir¬ 
colatoria. L’esplorazione come via di passaggio 
deve prendere in esame per le vie nervose l’equi¬ 
librio simpatico-vago; mentre per le vie circola¬ 
torie due indagini molto sensibili sono apparse il 
flebogramma e la pressione venosa periferica bi- 

l^tcréllc* 

L’O. illustra diversi metodi con proiezioni di 
radiografie e di tracciati. 

E. Morelli. — Insiste sulla necessità di siste¬ 
matizzare lo studio fisiopatologico di tutti i casi 
di pneumotorace e occupandosi in special modo 
della pressione venosa. 

Il sistema reticolo-istiocitario e la genesi della fibrosi del 
polmone in collasso pneumotoracico. 

E. Antoniazze — Dai risultati di una serie di 
indagini eseguite su materiale umano e sperimen¬ 
tale l’O. può concludere che il tessuto reticolare 
rappresenta la matrice da cui, attraverso parti¬ 
colari trasformazioni, prendono origine in tutto 
o in gran parte i processi di fibrosi del polmone 
in collasso. A tali fatti partecipa il reticolo inter¬ 
stiziale e talora quello delle avventizie reticolari 
comportandosi in varie guise a seconda di vari 
fattori e principalmente di quello infettivo e del 
grado di compressione esercitata sul polmone. 

Con la ricerca sperimentale l’O. può conferma¬ 
re quanto già si conosce sul comportamento dei 
reticolo-endoteli nel polmone collabito: tutti quin- 
di i componenti del S. R. I. del polmone, cellule 
e stroma fibrillare, reagiscono di fronte all’azione 
meccanica del pnx. 

Omodei-Zorini. — Chiede all’O. se ha notato dif¬ 
ferenze istologiche tra i casi di tubercolosi pol¬ 
monare e quelli di gangrena polmonare sottopo¬ 
sti a trattamento pneumotoracico. 

E Morelli. — Discute sull’efficacia delle alte 
pressioni endopleuriche per la stimolazione dei 
reticolo endotelio negando qualsiasi potere com¬ 
pressivo al liquido di essudazione pleurica. 

E. Antoniazzi. -- Nel rilevare le differenze di 
azione tra compressione normale o eccessiva si e 
servito di un caso in cui coesistendo gas e liquido 
e la base essendo fissata da aderenze si potè ve¬ 
dere che mentre in alto esisteva iperplasia reticolo- 
istiocitaria semplice, in basso, anche in zone esen¬ 
ti da lesioni tubercolari, per l’eccessiva pressione 
si era formata una fibrosi totale. Ammette che 
l’eseguità dei casi studiati non possa permettere 
di trarre deduzioni di carattere generale troppi es¬ 
sendo i fattori che possono interferire a modili- 
care le reazioni tissulari. 

Pneumotorace terapeutico bilaterale. 

Monaco Umberto. — Riferisce su di un caso di 
pneumotorace terapeutico bilaterale in bambino 
in cui è stato possibile ottenere una regressione 
clinica abbastanza rapida delle lesioni del lato 
secondariamente colpilo, mediante un trattamen¬ 
to collassoterapico di pochi mesi. 



[Anno XXXIX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


309 


Mendes. — Conferma l’osservazione del collega, 
-come già ebbe occasione di accennare nella sua 
relazione al Congresso di Bologna; egli pure ha 
avuto occasione di constatare che le alterazioni 
da diffusioni controlaterali regrediscono più rapi¬ 
damente di quelle primarie di fronte ad un trat¬ 
tamento pneumotoracico. 

Una nuova proiezione laterale degli apici polmonari. 

Torelli G. — L’O. dopo aver fatto rilevare che 
nella proiezione laterale come il terzo superiore 
del campo polmonare non è visibile perchè co¬ 
perto dall'ombra delle spalle, e che nella proiezio¬ 
ne laterale ascella-spalla (di Barson e Kappenstein) 
riesce visibile soltanto la parte più alta dell’apice, 
illustra con proiezioni di schemi e di riprodu¬ 
zioni di radiogrammi, una proiezione laterale del¬ 
l’apice che mette in evidenza la parte più bassa 
eli questa. 

Per ottenere tale proiezione il paziente viene 
messo conlro la cassetta radiografica in posizione 
laterale, con il braccio dal lato da esaminare te¬ 
nuto alto sotto la testa, mentre la spalla contro- 
laterale è tenuta in basso; la proiezione riesce 
meglio se preceduta da radioscopia. Il raggio cen¬ 
trale entra dalla spalla controlaterale attraversa 
il mediastino superiore, il terzo superiore del lato 
•da esaminare ed esce dall’ascella che poggia sulla 
cassetta (proiezione laterale degli apici spalla- 
ascella). Sul radiogramma il campo di indagine 
•si presenta sotto forma triangolare, i cui lati sono 
dati posteriormente dall’ombra del rachide, infe¬ 
riormente dalla clavicola del lato da esaminare. 

Tale proiezione serve specialmente per mettere 
in evidenza le caverne del terzo superiore quando 
la proiezione sagittale non è sufficiente per porre 
una sicura diagnosi di caverna. 

Il Segretario : A. Omodei-Zorini. 

Società Piemontese di Chirurgia. 

Seduta del 19 dicembre 1931. 

Presidente: prof. M. Donati. 

Dott. Fusari. — Sulla scoliosi congenita da ano¬ 
mala posizione fetalie * 

Un nuovo metodo per la cura delle ulcere varicose. 

Dott. Biancalana. — L’O. riferisce sui risultati 
della cura con il metodo di Noble e Pether. Si ese¬ 
guisce la compressione deH’arto varicoso, perù in 
•corrispondenza della lesione ulcerosa, sopra la gar¬ 
za sterile si pone una spugna di gomma che ha lo 
scopo di aumentare la compressione senza provo¬ 
care insofferenza al p. I casi trattati sono stati 10 
ed in tutti il periodo della cura è stato brevissimo. 

Prof. A. Turco. — Un caso di occlusione intesti¬ 
nale acuta in ansa contenuta in un sacco di ernia 
irriducibile. 

•Rottura traumatica totale del coledoco datante da nove 

mesi. 

Prof. B. Quarella. — In seguito ad infortunio 
sul lavoro un operaio aveva riportato una ferita 
penetrante in addome. Alla laparotomia si trovò 
una lesione del fegato che venne suturata. Fu la¬ 
sciato uno zaffo; alla sesta giornata togliendo lo 
zaffo si ebbe un fiotto di bile; ne residuò una fi¬ 
stola biliare totale. Il p. diminuì di 30 Kg. in 
nove mesi. Attraverso la fistola si possono iniet¬ 
tare l’epatico ed il coledoco. ,Si pratica una seconda 
laparotomia, si fa una co’ecistogastrostomia a due 


piani. Il p. è guarito ed è aumentato di peso. L’O. 
chiede, dato che si tratta di un infortunio, quale 
sia il trattamento da fare 'all’operaio, data l’even¬ 
tualità di una angiocolite secondaria, anche tardi¬ 
va alla colecistogastrostomia. 

Corpo estraneo nell’esofago toracico da 28 giorni. Estra¬ 
zione mediante esofagotomia cervicale. 

Prof. M. Donati. — II. p. per un complesso fa¬ 
tale di circostanze non poteva sapere se avesse o 
meno inghiottito una protesi dentaria. Finalmente 
all'esame radiologico si trovò la protesi a livello 
della 4 a -5 a toracica. Sei tentativi di estrazione con 
l’esofagoscopio rimasero infruttuosi. Fu decisa l’e- 
sofagotomia cervicale bassa a sin. Nella breccia chi¬ 
rurgica fatta sull’esofago si introdusse l’esofago¬ 
scopio a valve e si potè a questo modo estrarre il 
corpo estraneo. L’esofago venne suturato ad un 
solo piano, a punti staccati in catgut in modo da 
inlroflettere leggermente la mucosa. Si lasciò in 
sito un piccolissimo drenaggio. 

Su di un caso di micosi della guancia. 

Prof. Croveri e dott. Borsetti. — Dalla lesione 
che poteva anche essere scambiata per un carcino¬ 
ma, si potè isolare un micete, che pare sia il pen- 
nicillium crustaceum. Il p. venne curato col io¬ 
duro e con collutori a base di ioduri e la lesione 
è rapidamente guarita. E. Villata. 

Società Medico-Chirurgica degli Abruzzi. 

Seduta scientifica del 20 dicembre 1931. 
Presidenza : prof. A. Gasbarrini. 

Il Presidente commemora i Soci defunti prof. 
Dionisi, Tinozzi, Parrozzani, Mattoli. 

Contributo alla cataratta congenita famigliare. 

Cozzoli (Ghieti). — Riferisce su quattro casi di 
cataratta congenita verificatisi in tutti e 4 i bam¬ 
bini di una stessa famiglia nell’età dai 9 ai 12 
anni. Non essendovi tare ereditarie (lue o tuber¬ 
colosi) l’O. ritiene che la malattia siasi determi¬ 
nata per una disfunzione delle paratiroidi — co¬ 
me esperienze personali fatte negli animali han¬ 
no comprovato — disfunzione a suo parere deter¬ 
minata dalla consanguineità dei genitori (cugini 
di 1° grado). 

Su un raro caso di epilessia jacksoniana in un bambino 
di 10 anni. 

Tomassini (Pescara). — L’O. riferisce di un bam¬ 
bino di 10 anni con anamnesi remota completa¬ 
mente negativa che da un anno presenta accessi 
di convulsioni cloniche localizzate solo al terri¬ 
torio dei muscoli innervali dal 7° di sin., senza 
perdita di coscienza ma con turbe respiratorie e 
secretorie (saliva, sudore). Obiettivamente rile¬ 
vasi paresi del ramo inf. del 7° di sin. controllala 
anche all’esame elettrico. R. W. negativa; nulla 
all’esame radiologico del cranio e all’esame del 
fondo oculare. 

L’O. conclude per una forma di epilessia jack¬ 
soniana con localizzazione al piede della frontale 
ascendente di destra di natura per ora impreci¬ 
sabile. 

D’Agostino (Pollutri). — Un caso di leishmamo- 
si infantile in prov. di Chieli. 

Un enorme tumore varicoso della gamba. 

Toktora (Ortona). — L’O. presenta un grosso 
tumore varicoso solido asportato dalla regione po- 




310 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 8] 


steriore della gamba di un paziente, costituito da 
vene ectasiclie e dure, irregolarmente contorte, 
riportabili per la sede alla safena esterna (dal suo 
inizio al punto in cui perforando l’aponeurosi di¬ 
venta pop liticai e alle vene trasversali che con¬ 
giungono la saf. est. con l’interna. L’O. fa no¬ 
tare la rarità di un tale referto ed enumera le 
varie fasi attraverso le quali questo tumore è 
passato prima di raggiungere questo volume e la 

conseguente durezza solida. 

Ricorda le esperienze del Giacomini sulla co¬ 
stituzione e disposizione delle valvole venose de- 
gli arti inf. e le teorie meccaniche e chimiche 
delle varici; parla quindi delle alterazioni delle 
pareli venose, delle formazioni del coagulo, dei 
pericoli inerenti a dette lesioni. Il tumore fu 
asportato in massa con legatura della safena ester¬ 
na in alto e in basso, seguita dalla legatura della 
safena interna nel triangolo di Scarpa, al terzo 
medio ed inferiore della coscia. Guarigione per¬ 
fetta a distanza di un anno e mezzo. 

Piermabim ("Popoli). - Igroma fibra-emorragico 
della tuberosità ischiatica operato per tumore ma- 
Ugno. 

Tattoni (Teramo). — Alcuni casi di anchilosto • 
miasi nella provincia di Teramo. 

Cricchi (Aquila). — Mortalità infantile entro i 
primi due anni nel comune di Aquila. 

Fibromixoma dello stomaco. 

Bedaiuda Y. (Vasto). — Illustra un caso di fibro¬ 
mixoma originatosi dalla sottosierosa a sede eso- 
gastrica, operato con esito favorevole. Dopo alcune 
notizie sulla rarità dei tumori connettivali e mu¬ 
scolari dello stomaco si sofferma sul quadro cli¬ 
nico, espone argomenti personali in rapporto agli 
esami istologici, soffermandosi poi su alcuni par¬ 
ticolari di evoluzione di queste neoplasie (pedun- 
colizzazione del tumore, mancanza di torsione, 
processi regressivi). Accenna ai referti radiografici 
che possono indirizzare alla diagnosi di sede. 

Nefrite apostematosa monolaterale. 

Bedarida L. (Vasto). — Dopo aver riferito sulle 
lesioni anatomo-patologiche caratteristiche di que¬ 
sta affezione, riassume i criteri di diagnosi e sulla 
scorta di un caso personale a patogenesi incerta 
operato di nefrectomia e guarito, fa osservazioni 
di ordine clinico-chirurgico specie sulla condotta 

° P Si dichiara contrario alla nefrolisi e alla pieloto- 
mia; ammette la possibilità di una nefrotomia 
esplorativa seguita da drenaggio per conoscere 
l'intensità e la diffusione del processo suppurativo 
Riserva la nefrectomia ai casi gravi ed avanzati e 
in quelli in cui altri interventi non furono suf¬ 
ficienti, prospettando però le difficoltà e la gra¬ 
vità di una nefrectomia secondaria. 

Tarai.li (Chieti). — Sclerosi del collo vescicole. 


Tubercoloma ileo-cecale. 

Sangiovanni (Vasto). — Un caso a carattere iper- 
plastico con un’ansa dell’ileo inglobato nella tu 
mefazione fu operato di resezione del ceco-colon 
e dell’ansa ileale e di due anastomosi termino-la¬ 
terale, ileo-colon trasverso, e termmo-terminaie, 
ileo-ileale. Un secondo caso già operato di g. e. a. 
per pilori te tubercolare per susseguente forma oc¬ 


clusiva intestinale completa fu operato con ana¬ 
stomosi latero-laterale, ileo-colon trasverso aven¬ 
dosi trovato stenosi da tubercoloma ileo-cecale fino 
allora silente. L’O. da questi due casi di diverso 
aspetto ed evoluzione clinica ed anatomo-pato- 
logica trae argomento per osservazioni e per uri 
parallelo sulle forme iperplastiche e stenosanti di 

tubercoloma ileo-cecale. 

Marinucci (Napoli). - Due casi di fibroma ute¬ 
rino. 

Scardapane (Pescara). — Grave ambhopia in emo- 
fiUco. 11 Segretario : A. Tattoni. 

Società Medico-Chirurgica Bellunese. 

Seduta dell*11 novembre 1931. 

Presidenza : Prof. Pieri, presidente. 

La colecistografia nelle malattie delle vie biliari. 

Prof. M. Lapenna. - L’O. accenna brevemente 
a dettagli di tecnica che permettono i piu sicuri 
risultati diagnostici, in particolar modo insiste 
sulla somministrazione per via endovenosa della 
sostanza opaca (tetraiodofenolftaleina) da lui adot¬ 
tata tematicamente e che gli ha consentito nella 
grandissima maggioranza dei casi di giungere a 
conclusioni diagnostiche ben detmi c. 

L’O si sofferma poi particolarmente sullo stu¬ 
dio funzionale della colecisti mediante sommini- 

slrazione di sostanze medicamentose o a ' ime “ t “ 1 ^ 
ed in particolare sulla prova funzionale di Boyden 
Bronner. Insiste sulla relativa frequenza con cui 
si osservano le colecistiti non ca coiose, diagnosti¬ 
cabili mediante ricerche parallele cliniche e 
biologiche, e la prova di Meltzer Lyon con la rac- 

colta frazionata della bile. . 

Di grande interesse è lo studio colecistogiafi 

nelle sindromi funzionali: nella atonia ed iperto- 
nia essenziale della colecisti e nella nevrosi dolo¬ 
rosa o colecistalgia, sindromi tutte la cui diagnosi 
precisa è di grande importanza agli effetti della 
terapia, giovandosi tali forme grandemente degli 
interventi sul sistema nervoso viscerale (secondo 

Pieri). 

L’insulinoterapia negli eczemi diatesici dell infanzia. 

Prof. R. Dardani. - L’O. comunica i risultati 
ottenuti in 8 casi di eczemi diatesici curati con 

l’insulina per via ipodermica. . 

Praticando una iniezione settimanale d insulina 
in dose di una unità clinica prò chilo del peso 
del bambino ha osservato la graduale riduzio e 
(dopo 2-3 settimane) della forma morbosa. 

In°un caso di eczema secco ebbe a registrar 
una recidiva a distanza di 8 mesi, per la quale 
nessun effetto mostrò di piu avere 1 msulinote 

rapia. . . 

Quasi costantemente l’O. ha visto seguire spe¬ 
cialmente dopo le prime 2-3 iniezioni_ dellei cris 
d'inopieernia anche di una certa gravità, per cui 
ritiene opportuno raccomandare molta prudenza 
nell’impiego di tale trattamento. 


Dott. M. Bosmin. — Sulla cura operatoria della 
rottura dei legamenti crociati del ginocchio. 

Dott. G. Lise. — Aplasia congenita del muscolo 
gran pettorale. 

Il Segretario: G. Locatelli. 





[Anno XXXIX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


311 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


CASISTICA E TERAPIA. 

Considerazioni anatomiche e cliniche sulla trombo- 
- embolia. 

Nella genesi della trombosi e dell’embolia 
postoperatoria ha una grande importanza la 
rete venosa plantare rappresentata da un con¬ 
voluto di vene situato davanti il calcagno su¬ 
bito sotto il malleolo interno. Si è osservato 
in casi di trombosi periferiche degli arti in¬ 
feriori un leggero edema e dolore alla pressio¬ 
ne fra il margine posteriore della tibia e il 
tendine achilleo. 

Payr ( Arch . Klin. Chir., voi. 162, pag. 218, 
1930). pensa che molto spesso la trombosi in 
questa regione preceda la trombosi e l’embo¬ 
lia. In 15 casi è stata rinvenuta 9 volte. Clini¬ 
camente la lesione si rende evidente con l’e¬ 
dema e il dolore alla pressione due-tre giorni 
prima che compaiano i sintomi della trombosi 
o si presenti l’embolio. 

Dal punto di vista della profilassi della trom- 
boembolia postoperatoria è da consigliarsi mez¬ 
zi che valgano a impedire la formazione di u- 
na trombosi delle vene della rete plantare. A 
questo scopo il Payr consiglia di invitare il 
paziente a premere più volte al giorno con il 
cavo del piede su un cilindro di legno. Anche 
massaggi di questa regione renderanno più dif¬ 
ficile lo stabilirsi di una trombosi. 

P. Valdoni. 

Etiologia e terapia della trombosi. 

0. Butzengeiger (Deat. Mediz. Wochenschr., 
n. 17, 1931) rileva che durante gli ultimi 10 
anni la trombosi è notevolmente aumentata di 
frequenza, così da arrivare il numero dei casi 
a 3-10 volte quello dei decenni precedenti. 
Questo aumento dei casi di trombosi è dovuto 
principalmente all’infezione grippale. La tos¬ 
sina grippale è infatti uno spiccato veleno en- 
doteliale. Nella cura della trombosi si otten¬ 
gono ottimi risultati con la applicazione di mi¬ 
gnatte in corrispondenza alla regione colpita : 
in genere è sufficiente l’applicazione di due 
mignatte che si lascieranno succhiare fino a sa¬ 
zietà, se i sintomi persistono si ripete la stessa 
applicazione. Il successo è subordinato alla pre¬ 
cocità dell’applicazione delle mignatte: è quin¬ 
di necessario non misconoscere i sintomi ini¬ 
ziali della trombosi. Così una trombosi all'ar¬ 
to inferiore si manifesta con dolore alla pres¬ 
sione della pianta del piede, una trombosi delle 
vene del bacino con disturbi emorroidari, con 
sensibilità dell’ano ai clisteri e con una riten¬ 
zione di urina che compare solo alcuni giorni 
dopo l’operazione. R. Pollitzer. 

L’acetilcolina in terapia. 

È (nota la straordinaria rapidità con cui sva¬ 
nisce l’effetto emodimamico dell’acetilcolina 


iniettata in circolo. Poiché l’acetilcolina vien 
distrutta in 2-3 minuti per opera di una este- 
rasi sanguigna, l’uso di essa in terapia appa¬ 
re problematico e l’effetto che si nota in cli¬ 
nica deve essere riportato alla colina che dalla 
acetilcolina si origina nel sangue sotto l’azio¬ 
ne immediata di quello speciale fermento che 
è l’esterasi. 

Poiché Loewi e Navratil osservarono che l’a¬ 
zione esterasica del sangue sull’acetilcolina è 
inibita da tracce di eserina, G. Viale ( Acca¬ 
demia Medica, 15 luglio 1931) ha saggiato 
se il previo trattamento di un animale con 
eserina modificasse l’azione dell’acetilcolina 
sulla pressione e sul cuore di cani in narcosi 
cloralosica. Ha così osservato che la previa 
iniezione di eserina rende più profonda e più 
duratura l’azione emodinamica dell’acetilco- 
lina iniettata nelle vene; non solo, ma anche la 
iniezione sotto cute, che normalmente nelle 
dosi usate dall’A. è priva di qualsiasi effetto, 
può invece provocare una durevole caduta di 
pressione nel cane previamente eserinizzato. 

L’A. ha poi constatato che la previa iniezio¬ 
ne di eserina intensifica l’azione emodinamica 
delle sostanze vagali, in quanto sensibilizza gli 
ordegni nervosi autonomi su cui essi agiscono; 
per quanto riguarda l’acetilcolina si deve forse 
anche ammettere l’inibizione' che l’eserina 
esplica sull’azione esterasica dei tessuti. 

La terapia potrebbe dunque avvantaggiarsi 
dall’azione dell’acetilcolina, ed in genere delle 
sostanze vagali, previa iniezione di eserina. 

C. Toscano. 

Legatura dell’aorta addominale per aneurisma del- 

Parteria iliaca comune. 

Nella letteratura sono noti 11 casi, 6 di chiu¬ 
sura completa e 5 di chiusura incompleta del¬ 
l’aorta addominale. Tutti eseguiti da chirurgi 
americani dal 1900 in poi. 

P. La Roque (Ann. of Surg., voi. XCTTI, 
n. 4), ne aggiunge 2, 1 di chiusura completa, 
l’altro incompleta. Può interessare anche al 
medico pratico la conoscenza di tali inter¬ 
venti. 

Nel primo caso si trattava di una giovane 
donna, luetica che presentava un grosso aneu¬ 
risma della a. iliaca comune D. L’A. non po¬ 
tendo legare l’arteria a monte perchè coperta 
dalla sacca aneurismatica, legò l’aorta sotto 
la mesenterica inferiore, prima con un laccio 
di grossa seta, poi con un cordone di cotone 
più morbido. Dopo 14 mesi l’operata sta bene; 
solo La femorale s. presenta una debole pul¬ 
sazione. 

L’altro caso fu operato da Watts, il quale 
con una fettuccia strinse il lume dell’aorta sotto 
la mesenterica superiore, fino a ridurre il ca¬ 
libro del vaso a circa 6 mm. La paziente visse 
in buone condizioni per anni 3 e mezzo finché 
morì pare per rottura dell’aneurisma. 




312 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 8}, 


L A. riferisce in dettaglio gli altri casi della 

letteratura e anche altri casi di aneurismi di 

altri grossi vasi. ...... 

Le legature di questi in continuità finiscono 

sempre presto o tardi per usurare la parete. Se 
fu usato materiale di legatura grosso, allora 
passa un tempo sufficiente perchè si formi at¬ 
torno alla legatura un manicotto connettivo 
che impedisce le emorragie secondarie. Con le¬ 
gature sottili, queste possono prodursi anche in 
due giorni; lo stesso avviene con le fascie me¬ 
talliche. -Il lume arterioso si ristabilisce sem¬ 
pre. L’aorta non può essere legata in due pun¬ 
ti e poi sezionata; ciò è quasi sempre incom¬ 
patibile con la vita e sempre colla vitalità 

degli arti. ... 

Del resto, queste legature non sono sulti- 

cienti a guarire un aneurisma. L’operazione di 
scelta deve essere quella di Halsted; si può 
praticare una legatura solo quando la estir¬ 
pazione della sacca non è fattibile. 

M. Ascoli. 

NOTE DI TECNICA. 

Del valore della reazione del blu-Xilo per la dia¬ 
gnosi dell’età della lattazione nella donna e del 
differenziamento fra le varie specie di latte. 

Tra i vari metodi proposti finora per il 
differenziamento delle diverse specie di latte 
per mezzo di reazioni cromatiche gli AA. ne 
preferiscono uno recentemente ideato da Bunn 
Yci Kurriva e Masataka Koniski. Esso, consi¬ 
ste nell’aggiungere ad una goccia di latte, 
posta sopra un porta-oggetti, una goccia eli 
soluzione di solfato di blu-Nilo al I/o, me¬ 
scolare bene, ricoprire con vetrino copriog¬ 
getti ed esaminare al microscopio. 

I globuli di latte umano appaiono colorati 
iri rosso-arancio, mentre quelli di colostro in 
rosso. Invece i globuli del latte vaccino non as¬ 
sumono in genere queste colorazioni. 

V. Borra, M. Goldschmidt (La Pediatria, lo 
novembre 1931) hanno sperimentata questa 
reazione cromatica sul latte di 70 donne e su 
quello di mucca, capra e pecora. 

La reazione cromatica del colostro fu ricer¬ 
cata in dieci donne: i globuli del colostro 
apparvero colorati in rosso arancio nel 65 /° 

dei casi e in giallastro nel 35 lo. 

La reazione cromatica del latte venne pra¬ 
ticata su quello di 60 donne con ben 238 os¬ 
servazioni complessive. 

Nel 42,4 % dei casi la tinta dei globuli fu 
rosso-arancio; nel 3.4 % giallo con sfumatu¬ 
re rosse ed arancio; nel 10,5 % giallo-pallido, 
nel 2,9 % rosso acceso e rosso-pallido. 

Nql primo quadrimestre dell’allattamento 
fu notata una preponderanza netta del colore 
rosso-arancio, mentre nei mesi successivi tu 
rilevato il predominio delle sfumature giauo- 

arancio. .. . . 

Nel latte di mucca, capra e pecora gli AA. 

hanno visto i globuli colorati in azzurro, mai 

in arancio o giallo o rosso. 


Partendo dal concetto che il solfato di blu 
di Nilo è adoperato in istologia per differen¬ 
ziare nei tessuti i grassi neutri dai prodotti 
della loro scissione: acidi grassi e saponi, 
gli AA. hanno istituito ricerche allo scopo di 
accertare se la reazione cromatica in quistio- 
ne fosse dovuta veramente alla presenza dei 
grassi neutri e degli acidi grassi. 

1 risultati ottenuti hanno loro fatto conclu¬ 
dere che il solfato di blu-Nilo dà una colora¬ 
zione diversa ai globuli del latte secondo eh©- 
in. essi predominino gli acidi grassi o i grassi 
neutri : perciò il differenziamento tra latte 
umano e animale, è dovuto al diverso conte¬ 
nuto in acidi grassi volatili. La differenza in 
contenuto di tali .sostanze se è di una certa 
entità nel latte delle varie specie animali è- 
però minima nel latte di una stessa specie nei 
vari periodi di lattazione, per cui non si pos¬ 
sono ottenere reazioni sufficientemente ap¬ 
prossimative per diagnosticare 1 età della lat¬ 
tazione stessa nella donna. Vicentini. 

MEDICINA SCIENTIFICA. 

Intossicazione alcoolica e narcosi. 

Amorosi (Rinascenza Medica, n. 7, 1931) ha 
studiato l’influenza della narcosi con etere a 
cloroformio sul metabolismo cellulare di vari 
organi di cavie già sottoposte ad intossica¬ 
zione alcoolica in confronto di animali nor¬ 
mali e sottoposti allo stesso genere di ane¬ 
stesia generale. Il metodo usato è stato quello- 
della deidrogenazione di Lipschitz. 

In animali già intossicati da alcool ha no¬ 
tato che il quoziente respiratorio del cervello, 
fegato e rene viene diminuito più dal clorofor¬ 
mio che dall’etere; quello del polmone piu 
dall’etere che dal cloroformio; quello del tes¬ 
suto muscolare viene aumentato dal clorofor¬ 
mio e leggermente diminuito dall’etere. 

Le alterazioni dei tessuti intossicati da al¬ 
cool, messe in rilievo col metodo della deidro- 
o-enazione, trovano pieno riscontro nell anato¬ 
mia patologica. Il metodo di Lipschitz può pe¬ 
rò indicarci l’entità delle lesioni quanlitative. 

Giacobbe. 

IGIENE. 

L’inutilità delle disinfezioni. 

Si è già accennato in passato alla inutilità 
delle disinfezioni finali in diverse malattie, co¬ 
me nella .scarlattina e nella difterite. Un’os- 
servazione di W. Eliassow (Deut. vned. Wo- 
chens 14 agosto 1931) viene a portare una 

nuova conferma a tali vedute. . 

In una stanza abitava una famiglia compo¬ 
sta dei genitori e di 5 figli da 1 ad 8 anni, 

uno di essi si Amn — ì . ■ _ _ _ * 

tato all’ospedale dove muore. Cinque giorni 
dopo la disinfezione finale, si ammala un al¬ 
tro bambino, che muore per crup. In seguito, 
altra disinfezione finale, un giorno dopo la 
quale, si ammala un terzo bambino, che ti- 

nisce poi col guarire. 




[Anno XXXIX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


313 


Ricerca dei bacilli di Lòffler nei membri 
sani, negativa; non si potè stabilire la via del¬ 
l’infezione. La disinfezione era stata fatta ac¬ 
curatamente con sublimato e lisolo, ma essa 
aveva avuto soltanto un effetto simbolico ri¬ 
sparmiando i bacilli che provocarono i casi 
susseguenti. fi/. 


POSTA DEGLI ABBONATI. 

Sulla fecondazione artificiale. — Al dott. F. N., 

da A., abb. n. 2494. 

Non conosciamo monografie sulla feconda¬ 
zione artificiale. L argomento viene trattato, 
di tanto in tanto, su qualche rivista. Recen¬ 
temente se ne è occupato Lugue, in Medicina 
Ibera del 28 febbraio 1931. 

Stabilite le indicazioni della feconjdazione 
artificiale ed assodato che, nell’uomo, non e- 
sistono nè gonococchi, nè azoo-, oligo-, ne- 
crospermia, nè leucocitosi dello sperma, si' 
raccoglie questo mediante un coito praticato 
con preservativo di gomma. Lo si versa in 
una provetta od in una capsula Petri (sterile 
ed asciutta!) e se ne carica la siringa. 

La donna va messa in posizione ginecolo¬ 
gica; dopo accurata pulizia dei genitali ester¬ 
ni, si introduce lo specolo ad una valva ed, 
abbassato il collo dell’utero con una pinza, 
si introduce la siringa nell’utero stesso per 
2-3 centimetri (se la dilatazione non è suf¬ 
ficiente, passare i dilatatori di Hegar fino al 
numero 5), e si inietta lentamente ma senza 
scosse qualche goccia dello sperma. Si lascia 
in posto la siringa per qualche minuto e poi 
la si estrae assicurandosi che lo sperma non 
fuoriesca in vagina. La donna deve poi rima¬ 
nere per un paio d’ore in decubito supino 
con la pelvi rialzata. 

L iniezione va falla nell’utero per evitare 
che il muco vaginale possa in qualche modo 
ledere gli spermatozoo si può usare la stessa 
siringa di Braun. 

Tutti gli oggetti e strumenti da usarsi deb¬ 
bono essere sterili, asciutti e ad una tempe¬ 
ratura vicina a 37°; evitare, nel modo più as¬ 
soluto, 1 uso di antisettici. L’epoaa. più con¬ 
veniente per praticare la feconidazione arti¬ 
ficiale è 10-15 giorni dopo la mestruazione. 

fil. 

Al dott. T. N. da P. : 

Tn ogni trattato moderno, dal più piccolo 
(Elementi di Ginecologia , di P. Gaifami, edi¬ 
tore L. Pozzi, Roma), al più voluminoso (Hai-- 
ban e Seitz : Biologie des Weibes , ed. Urban, 
Schwarzenberg) è ampiamente trattato il capi¬ 
tolo della patologia della mestruazione. Nello 
Schroeder, la cui traduzione italiana è re¬ 
cente per opera della U. T. E. T., tale capi¬ 
tolo è svolto in modo esauriente, pur essendo 
quello un trattato di media mole. Molto più 
ampia esposizione fa lo stesso Schroeder nel 
Trattato di Veit, nella nuova edizione ora cu¬ 


rata da Stoeckel; qui si trova anche una bi¬ 
bliografia ricchissima. Una monografia utile 
può essere pure quella di Bompiani, L’età pu¬ 
bere, edita da L. Pozzi, Roma. p. g. 

Al dott. G. M. da M. : 

Da informazioni assunte risulta che nè per 
ora, nè prossimamente, avranno luogo gli esa¬ 
mi di idoneità per i medici che aspirano ad es¬ 
sere autorizzati a imbarcare come medici di 
bordo. 

Il programma dei suddetti esami fu pubbli¬ 
cato con Decreto Ministeriale 1 marzo 1926, 
che Ella troverà nel Bollettino di legislazione 
e disposizioni ufficiali del Ministero dell’Inter¬ 
no, medesimo anno. Però occorre tenere pre¬ 
sente che il programma può essere modifi¬ 
cato. c 

Al dott. F. D. A., abb. n. 3649: 

Per il Trattato di Odontoiatria Pratica del 
Prof. Szabò (1928) può rivolgersi direttamen¬ 
te al traduttore italiano Dott. Bruno Polacco, 
Via Garibaldi 30, Fiume. 

Del Trattato italiano di Odontotecnica del 
Prof. Carlo Platschick è uscita una secon¬ 
da edizione (Tipogr. edit. L. F. Cogliati, Cor¬ 
so P. Romana, 17, Milano). “ A. P. 

VAR I A 

Il latte di vergine. 

È nota la leggenda del latte delle vergini an¬ 
conitane con cui sarebbero stati nutriti i guer¬ 
rieri durante l’assedio del Barbarossa, sicché la 
città non potè essere presa nemmeno per fa¬ 
me. Casi di secrezione lattea in ragazze ed in 
donne che non avevano figliato e persino in 
uomini sono stati riferiti, ma appartengono 
alle rarità e forse alle leggende. 

Un caso di secrezione lattea in una vergine 
viene ora riportato da Rogalski ( Tunisie me¬ 
dicale, giugno 1931); riguarda una ragazza un 
po’ anzianotta, di una quarantina d’anni, ope¬ 
rata circa 10 anni prima per un rene tuberco¬ 
loso ed affetta da cistite di probabile origine 
tubercolare. Essa si presentò all’A. accusando 
da una settimana l’incomodo di una secrezione 
da entrambe le mammelle di un liquido bian¬ 
co che, all’esame microscopico e ad un ulte¬ 
riore esame più completo, si dimostrò trattarsi 
di latte. 

All’esame obbiettivo, i seni si presentavano 
piuttosto piccoli, non dolenti alla pressione, 
senza traccia di mammite, con i capezzoli 
molto piccoli; ventre trattabile, molto magro; 
organi genitali esterni normali, co-n presenza 
dell’imene. Con l’espressione dei seni, si po¬ 
terono facilmente raccogliere una diecina di 
cme. di latte. 

La secrezione era spontanea, senza che fos¬ 
se stata in alcun modo eccitata; continuava 
ancora dopo una diecina di giorni. A. F. 




314 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 8] 


POLITICA SANITARIA E GIURISPRUDENZA. 


O 


COJiTROYERSIE GIURIDICHE. 

V. - Riduzioni del trattamento economico per ef¬ 
fetto dei decreti 1927 n. 1159 e 2672. Caro Timi. 

La Y a Sezione del Consiglio di Stato, con 
decisione 13 gennaio 1931, della quale dem- 
mo notizia approvandola, ha dichiarato che 
lo stipendio non è soggetto alle riduzioni sta¬ 
bilite dai citati decreti. Parere diverso aveva 
espresso la I a Sezione del Consiglio di Stato, 

in sede consultiva. 

La incertezza è stata superata dalle istru¬ 
zioni ministeriali che qui riportiamo: 

« Con decisione 13 gennaio scorso il Con¬ 
siglio di Stato in sede giurisdizionale, ha ri¬ 
tenuto che la retribuzione principale corri¬ 
sposta al personale degli enti locali e cioè lo 
stipendio ed il salario, non sia suscettibile del- 
le riduzioni prescritte ai RR- DD. LL 13 giu¬ 
gno e 29 dicembre 1927 numeri 1159 e 2672 
che hanno esteso al personale predetto le nor¬ 
me relative alla riduzione degli assegni del 
personale dello Stato. 

Il Ministero, pur ritenendo che tale deci¬ 
sione non sembri conforme allo spinto dei 
citati decreti-legge e derivi da un interpreta¬ 
zione forse esclusivamente letterale, del Re¬ 
gio D. L. 14 novembre 1929, n. 2044, ha con¬ 
siderato che l’applicazione di essa, mentre non 
avrebbe alcuna notevole ripercussione sui bi¬ 
lanci degli enti interessati, si risolverebbe, nel¬ 
la quasi generalità dei casi, in un provvedi¬ 
mento di carattere equitativo. 

« Nulla osta, pertanto, da parte del Mini¬ 
stero a che le LL. EE. diano corso alle deli¬ 
berazioni eventualmente adattate in applica 
zione del principio sancito dalla decisione 

quindi, provvedere alla revisione 
delie riduzioni applicate in forza dei due de¬ 
creti del 1927 n. 1159 e 2672 Gli int ® ress ^ 1 

possono farne domanda al Podestà e nel ca 
so di rifiuto o di oscitanza, al Prefetto, chie¬ 
dendo anche il pagamento delle somme non 
riscosse per effetto di indebite riduzioni. 

A proposito della indennità J*! 

non è compresa fra le spese obbligatone, è 

sorto il dubbio se, in seguito al ®'“ ovo Te ^° 
unico delle leggi per la finanza locale, s 
Soggetta alle Imitazioni e alle nonne concer¬ 
nenti le spese facoltative anche quando la in¬ 
dennità sia dovuta in forza di un vincolo va- 

lidamente costituita. . . . pnsn d [ù 

Il Ministero ha dato istruzioni nel senso piu 
favorevole agli impiegati: per tu ha la durata 
del vincolo obbligatorio già .cosUtmto la spe 

sa è considerata obbligatoria e la mdenmt 


permane in ogni casoj scaduto il termine, si 
applicheranno le norme relative alle spese fa¬ 
coltative. . ' . ' ' 

YI. - Concorso - Potere di scelta. 

Sono stati esaminati recentemente due casi 
che, pur riferendosi ad un indirizzo ormai co¬ 
stante della giurisprudenza, sono interessanti. 

Il Podestà del Comune di Arpaia aveva no¬ 
minato il secondo graduato, considerando che, 
se fosse stato assunto il primo, ne sarebbe de¬ 
rivato maggior onere finanziario al Comune 
perchè, agli effetti dell’anzianità e, quindi, de¬ 
sìi aumenti periodici, si sarebbe dovuto va¬ 
lutare il servizio militare prestato m guerra 
da quel concorrente. 

La V a Sezione del Consiglio di Stato, con 
decisione 21 marzo 1931, ricorrente Amoroso, 
ha dichiarato che questa motivazione e ìlle- 
o-ittima. Il Podestà può scegliere per conside¬ 
razioni attinenti all’interesse del servizio, ma 
non può determinarsi per motivi che oltre 
•tutto, sono contrari alla legge. Se questa as¬ 
sicura agli ex combattenti un determinato 
trattamento, « il fatto di mostrarsene preoc- 
cupato — dice la decisione — è manifesta¬ 
zione non riverente da parte di una pubblica 
amministrazione, che deve onorare tal. bene- 
merenze e non convertirle in circostanze di 

Altra decisione, recentissima riafferma la 
giurisprudenza costante della V 1 Sezione !. 
contrasto con le note istruzioni mmisteml , 
e dichiara che è motivo legittimo ch scelta 
servizio lodevolmente prestato per ufficio in¬ 
terinale nello stesso Comune (decisione o di¬ 
cembre 1931, rie. Carlo Amelio). 



Ricordiamo Vinteressante volume : 

Prof. Doti. AUCUSTO FRANCHETTI 

Medicò Provinciale presso la Direzione Generale 

della Sanità Pubblica 

Appunti di le gislazio ne 

per gli Officiali Sani tari 

(Vedere Vindice alfabetico delle materie riportato nel 
Numero 15 del 13 aprile, pag. 542). 

Volume iu formato tascabile, di pagg. VIII-200, niti- 
v anime, m .. le epese poetali 

damente stampato. Prezzo L. 12, IO 50 

<U spedizione. Per i nostri abbonati eole L. 10,50 

in porto franco. 

Inviare Vaglia all’editore DTJIGI POZZI - Uffici. 
Poetale Succursale diciotto - POMA. 


—.———-— 






[Anno XXXIX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


315 


NELLA VITA PROFESSIONALE. 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Adria (Rovigo). —- Scad. 29 feb.; concorsi a me¬ 
dico condotto VII Riparto (fraz. JBellomba) ed a 
direttore del Dispensario anticeltico. Chiedere av¬ 
viso alla Segreteria del Comune precisando posto. 

Ancona. Manicomio Provinciale. — Due posti 
di praticante interno: uno con incarico di Settore 
a L. 7000; l’altro L. 5000. Ambedue i stipendi lor¬ 
di di R. M. e del 12 %. Per entrambi vitto e al¬ 
loggio. Servizio di guardia a giorni alterni; vota¬ 
zioni di esami; preferenza : pratica di ricerche se- 
rologiche, biologiche e istopatologiche. Scad. 29 
febbraio. 

Arezzo. Ospedale Viti. Em. III. — Assistente 
nel Reparto Medico; L. 5200 lorde; documenti di 
rito; lim. di età a. 35; nomina e una riconferma 
biennali. Scad. 12 marzo. 

Bologna. Comune. — Scad. 25 mar.; 7 a cond.; 
L. 8800 e 5 quadrienni dee., addizionale L. 3 so¬ 
pra 1300 pov.; riconoscim. servizi anteriori (fino 
a 10 anni); per trasp. L 500-1000-3000, per l’am¬ 
bulatorio L. 1000, c.-v.; deduz. 12 %; età lim. 45 a.; 
tassa L. 50,10. 

Carrara. Congregaz. di Carità. — Scad. 29 feb.; 
medico primario, radiologo primario e aiuto di 
chirurgia; stip. rispett. L. 8500, 9500 e 7200; al 
radiologo 40 % incassi e divieto attività professio¬ 
nale fuori dell’Ospedale; età lim. a. 45 per i pri¬ 
mari e 35 per l’aiuto; tassa rispett. L. 100,10 e 
L. 50,10. 

Castorano ( Ascoli Pie.). — A tutto 25 mar.; età 
lim. 45 a.; tassa L. 50,15; doc. a 3 mesi dal 25 
gen.; stip. L. 8700 e 5 quadrienni dee., oltre lire 
500 indenn. laurea, L. 500 uff. san.; deduz. 12%; 
per trasp. L. 2376; età lim. 45 a. 

Cerano (Novara). — Scad. 15 apr.; L .7000 oltre 
c.-v., L. 650 trasp., L. 500 alloggio; riduz. 12%; 
tassa L. 50,10. 

Chieti. Ospedale Civile. — Chirurgo primario 
e medico primario. Stipendio pei singoli posti 
L. 6000. Libera docenza o primariato di 5 anni. 
Richiedere avviso originale Segreteria Congrega¬ 
zione di Carità. Tassa concorso L. 50,10. Scadenza 
5 marzo. 

Coassolo Torinese (Torino). — Scad. 25 apr.; 
con Monastero; L. 7040 aumentabili, oltre L. 800 
uff. san., L. 100 alloggio; età lim. 40 a.; tassa 
L. 50,10. 

Como. (Comune. — Medico aggiunto presso l’Uf¬ 
ficio Municipale d’igiene; proroga a ore 17 del 
10 apr. 

Como. Ospedale S. Anna ed Uniti LI. Pp. — Di¬ 
rigente del Laboratorio di anatomia patologica e 
bucteriologia; dirigente del Reparto di radiologia 
e terapia fisica; stipendi rispettiv. L. 18.000 e lire 
12.000 lorde delle riduzioni e trattenute di legge; 
interessenza; limitazioni dell’esercizio profession.; 
scad. 12 apr. Medico-chirurgo aggiunto; L. 4200 
decurtate 12% e lorde di R. M.; partecipa/.; noni, 
triennale; scad. 15 apr. Titoli ed esami. Tassa li¬ 
re 50. Doc. a 3 mesi. Rivolgersi all’Ufficio di Se¬ 
greteria del Consiglio d'Amministrazione. 


Cosenza. Amministrazione Provinciale. — Coa¬ 
diutore della Sezione Medica e coadiutore della 
Sezione Chimica del Laboratorio Provinciale d’igie¬ 
ne e Profilassi. Stipendio iniziale L. 13.700, oltre 
tre aumenti quadriennali sino a L. 16.000; inden¬ 
nità servizio attivo L. 3500, il tutto da ridursi del 
12 % e delle ritenute di legge. Titoli ed esami. 
Scadenza 30 aprile 1932-X Chiedere bando alla 
Segreteria. 

Fara Filiorum Petri (Chieti). — ,Scade il 29 feb¬ 
braio. Medico condotto L. 9000, oltre L. 1500 ca¬ 
valcatura e L. 500 incarico Ufficiale Sanitario, 
meno 12 % e ritenute di legge. Servizio entro 20 
giorni. Tassa L. 50,10. Chiedere annunzio Segre¬ 
teria comunale. 

Fianona (Pola). — Scad. 29 feb.; L. 9000 e 4 
quadrienni dee., L. 900 indenn. malaria, L. 4000 
vettura; riduz. 12 %; tassa L. 50,10. 

Firenze. Comune. — Medico capo del Dispen¬ 
sario Celtico Comunale; L. 6500, ridotte del 12 %; 
scad. ore 17 del 15 mar.; doc. a 3 mesi dal 20 
gen.; età lim. 40 a. 

Firenze. Spedale « S. Giovanni di Dio ». — As¬ 
sistente chirurgo; onorario annuo L. 5000, oltre 
indennità di guardia L. 1200, c.-v., compartecipaz.; 
non oltre 5 anni di laurea; doc. a tre mesi dal 
16 gen. Rivolgersi al Presidente del Consiglio 
d’Ammin. Scad. ore 16 del 31 mar. 

Foggia. R. Prefettura di Capitanata. — Uff. sa¬ 
nitari dei comuni di Foggia, Manfredonia, Mar¬ 
gherita di Savoia, S. Giovanni Rotondo; stipendi 
L. 15.200 (oltre L. 1200 serv. att.) per il primo 
posto, L. 8000 per gli altri; 5 quadrienni dee.; di¬ 
vieto occupaz. interferenti e, per il comune di Fog¬ 
gia, anche dell’esercizio profess.; titoli ed esami; 
doc. a 3 mesi dal 20 gen.; tassa L. 50,20 alla Te¬ 
soreria del comune ove si aspira di essere nomi¬ 
nato; scad. ore 16 del 31 mar. Chied. annunzio. 
Rivolgersi Ufficio Med. Prov. 

Gatteo (Forlì). — Scad. 29 feb.; L. 7000 e bien¬ 
ni ventes., oltre L. 2500 cav., c.-v., L. 500 se uff. 
san.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 29 gen. 

Marsico Nuovo (Potenza). — A tutto 10 mar.; 
età lim. 40 a.; tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi dal 
25 gen.; serv. entro 20 gg.; stip. L. 6000 ridotte 
12 %. 

Monterenzio (Bologna). — Scad. 29 feb.; per 
Borgo di Bisano; L. 9800 oltre L. 3000 cav. e 
L. 500 ambulat.; riduz. 12%. 

Nave (Brescia). — Scad. 15 apr.; con Bovezzo; 
L. 9000 e 6 quinquenni dee., oltre c.-v., L. 2000 
trasp., L. 500 uff. san.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; 
tassa L. 50,15. 

Palermo. — Scad. 7 apr.; assistente al dispen¬ 
sario celtico; L. 7000 non suscettibili di aumenti 
periodici nè pensionabili, oltre L. 1700 serv. alt., 
c.-v.; riduz. 12%; età lim. 35 a. al 10 gen.; tas¬ 
sa L. 50. 

Pavia. R. Prefettura. — Uff. sanit. pel consorzio 
Mele e uniti; v. fase. 2; proroga 1° aprile. 

Pertica Bassa (Brescia). — Il concorso al posto 
di medico del consorzio Ono-Degno e Levrange di 
Pertica Bassa e Presegno di Lavenone, è proro- 




316 


(( IL POLICLINICO » 


(Anno XXXIX, Num. 8] 


gato a tutto il 31 marzo 1932. Stipendio L. dieci¬ 
mila; indennità trasporto L. tremila; compenso 
servizio di Ufficiale Sanitario L. cinquecento; il 
tutto decurtato del 12 % e delle ritenute di legge. 
Richiedere copia avviso di concorso al Municipio 
di Pertica Bassa (Brescia). 

Pollenza (Macerata). — Scad. 29 feb.; 2 a con ^v» 
L 8000 oltre c.-v., L. 500-1800-2500 trasp., L. 1000 
ambulat.; riduz. 12 %; 5 quadrienni dee.; età lim. 

35 a.; tassa L. 50. 

Ramiseto ( Reggio Erri.). — A ore 18 del 15 apr. ; 
età lini. 35 a.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 15 
gen.; stip. L. 7040 e 5 quadrienni dee. oltre lire 
2640 indenn. categoria, L. 880 uff. san., L. 2640 
cavale., L. 440 ambulat., c.-v. 

Roma. Ministero delle Comunicazioni (Ferrovie 
dello Stato). — Concorso per titoli ai seguenti po¬ 
sti di medico di riparto: Sulmona, Monterotondo, 
Ronciglione (Roma), Formigaro (Alessandria). Do¬ 
manda agli Ispettorati sanitari indicati tra paren- 
tisi. Scad. ore 17 del 25 marzo. 


Roma. Ospedale Oftalmico della Provincia. — 
Primario direttore; scad. ore 12 del 30 mar.; età 
lim. 45 a. al 25 gen.; L. 4000 annue e premio di 
cointeressenza. Chiedere annunzio. Rivolgersi alla 
Segreteria, via del Gianicolo 1. 

Roma. Pio Istituto di S. Spirito ed. Ospedali Riu¬ 
niti. _ Gene, per esami a 40 assistenti medico- 

chirurghi; scad. ore 16 del 10 mar.; età lim. 30 a. 
al 31 gen.; tassa L. 50 al tesoriere; stip. L. 4500 
ridotte del 12 %; c.-v. Chiedere annunzio alla Se¬ 
greteria Generale. 

Roncade (Treviso). — Scad. 31 mar.; 2° riparto; 
L. 8500 oltre L. 2500 cavallo, c.-v.; rivolgersi Se¬ 
greteria. 

San Remo (Imperia). — Due posti di medico- 
condotto per le frazioni di Poggio-Verezzo e Bus¬ 
sana : stipendio annuo lordo L. 7500; scadenza ore 
18 del 29 febbraio. Chiedere chiarimenti alla Se¬ 
greteria Comunale di ,San Remo. 

o 

Sassar i. Ente Provinciale per la lotta contro il tra¬ 
coma. — Ispettore dei servizi antitracomatnsi; 
scad. 30 apr.; titoli ed esami; L. 24.000, ritenuta 
12%, spese viaggio l a classe, indenn. chilometrica; 
divieto eserc. libero. Chiedere annunzio. Età lim. 
50 a. 


Schio (Vicenza). Congregai, di Carità. — Chi¬ 
rurgo primario dell’Ospedale Civile Baratto; lire 
6000 aumentabili per quadrienni fino a L. SUbU 
oltre L. 2000 serv. att. e c.-v.; riduz. 12 / 0 ; scad. 
31 mar.; età lim. 40 a.; 6 anni di servizio conti¬ 
nuativo in ospedali o Ciniche chirurgiche o isti¬ 
tuti di patologia chirurgica; doc. poster, al 31 die. 


Senigallia (Ancona). Ospedale Civile. — Al 12 
mar.; primario specialista ostetrico-ginecologo; età 

lim : 40 a. al 10 feb.; tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi, 
stip. L. 6000 e 12 bienni ventesimo; c.-v.; ritenute 
di legge; partecipazione. Chiedere annunzio. Ri¬ 
volgersi Segreteria. 

Spineda (Cremona). — Scad. 29 feb.; L. 11.500 
oltre L. 1000 uff. san., alloggio 10 vani di pro¬ 
prietà del Comune dietro corresponsione di titto 

normale. 


Suzzara (Mantova). — Scad. 29 feb.; L. 8000, 
oltre c.-v., L. 2500 trasp., L. 1000 ambulat.; età 
lim. 35 a.; tassa L. 50. 


Teramo. Amministrazione Provinciale. — Scad. 

21 marzo. Direttore della Sez. med.-microgr. del 
Labor. prov. d’igiene e profilassi; L. 13.000 oltre 
L. 3000 serv. att., c.-v., partecipaz.; riduz. 12%; 

2 quinquenni di L. 1000 e 2 di L. 1500; età lim. 

45 a.; doc. a 3 mesi dal 3 feb.; serv. entro 15 gg.; 
divieto eserc. profess. Chied. annunzio. 

Terni. Amministrazione Provinciale. — Diret¬ 
tore Sezione Chimica Laboratorio Provinciale Igie¬ 
ne e Profilassi. Stipendio L. 14.500, cinque au¬ 
menti quinquennali di L. 1250 ciascuno, servizio 
attivo L. 2500 e indennità caro-viveri come per 
gli altri impiegati della Provincia. Stipendio e in¬ 
dennità al lordo trattenute di legge e ridotti del 
12 % a norma del R. D. L. 20-11-1930, n. 1491. 
Concorso per esami e titoli. Scadenza 30 aprile 
1932. Per chiarimenti e bando integrale rivolgersi 
alla Segreteria della Provincia. 

Torino. Ospedale Maggiore di S. Giov. Batt. e 
della Città. — Primario di chirurgia generale e 
primario di urologia; condizioni visibili all’Albo; 
per ulteriori schiarimenti rivolgersi Direz. Ospe¬ 
dale. 

Trecate (Novara). — A tutto lo aprile, L. 7000, 
oltre le varie indennità fissate dal capitolato, ri¬ 
duzione 12 %; 10 aumenti ventesimo. 

Vicenza. Consorzio Provinciale Antitubercolare. 
— Direttore sanitario e aiuto medico del Dispen¬ 
sario Provinciale di Vicenza; titoli; scad. 31 mar.; 
stip. rispettivamente L. 20.000 e L. 16.000; serv. 
att. L. 4000 e L. 3000. Chiarimenti alla Segreteria 
del Consorzio (presso l’Amministrazione Prov.). 

Viterbo. — Scad. 10 mar.; medico condotto sup¬ 
plente; L. 7000 e 5 quadrienni dee., oltre L. 1000 
trasp.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; tassa L. 50,10. 

Concorsi a premi e borse di studio. 

Premio Guido Bauli. 

È stalo istituito presso la II. Università di Fi- 
lenze coi proventi del tondo raccolto dal dott. 
Silvio Dessy, allievo del prof. Guido Banti, fra 
i medici di Buenos Ayres, per onorare la memoria 
del Maestro, E destinato a lavori originali sopra 
argomenti di anatomia o istologia patologica a pre¬ 
ferenza con indirizzo etiologico e patogenico. I con¬ 
corsi sono a scadenza biennale. Possono parteci¬ 
parvi studiosi italiani regnicoli o non regnicoli o 
argentini, purché le ricerche sieno state eseguite 
in Istituti italiani o argentini. I lavori debbono 
essere scritti in italiano. Si possono presentare 
anche lavori già pubblicati, purché non antece¬ 
denti di due anni alla chiusura del bando di con¬ 
corso. Il primo concorso, bandito il 15 gennaio 
1932, scadrà il 31 maggio 1932. I lavori saranno 
indirizzati al Rettore della R. Università di Firenze 
e dovranno essere recapitati non oltre la mezza¬ 
notte del termine sopra indicato. Il premio am¬ 
monta a L. 7500; è unico, indivisibile. 

Premio Alvarenga. 

Il Collegio dei Medici di Filadelfia ha indetto 
il concorso ad un premio Alvarenga, di 300 doli., 
con scadenza al 14 luglio 1932, per 1 autore di 
un lavoro di medicina con argomento a scelta. 
Il premio del 1931 è stato conferito a Edgard S. J. 
Kino- di Melbourne (Australia), autore di uno stu¬ 
dio °sulla natura dello stroma connettivale del¬ 
l’ovaio. Per informazioni rivolgersi a: The Secre- 
tary, College of Physicians, South 22d Street 19, 

Philadelphia, S. U. d’A. 













[Anno XXXIX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


317 


L'Associazione nazionale donne professioniste e 
artiste comunica che il collegio di Bryn Wawr 
(Philadelphia) S. U. d’A., offre 5 borse di stu¬ 
dio del valore di dollari 1000 ciascuna per l’anno 
scolastico 1932-33. Possono partecipare al concorso 
le donne laureate o dotale di titoli equipollenti, 
che abbiano un’ottima conoscenza della lingua in¬ 
glese. I documenti debbono essere inviati non ol¬ 
tre il 10 marzo alla segreteria dell’Associazione 
donne professioniste e artiste in Roma, che si oc¬ 
cuperà di trasmetterli alla Direzione generale de¬ 
gli Italiani all’estero. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

Il prof. Luigi Pagliani, che per circa 36 anni è 
stato titolare della cattedra d’igiene presso l’Uni¬ 
versità di Torino e tenne l’uflicio col massimo 
decoro e con lustro, è stato proposto da quella Fa¬ 
coltà Medica a S. E. il Ministro dell’Educazione 
Nazionale per la nomina ad emerito. 

In conformità ad unanime proposta della Fa¬ 
coltà Medica di Genova, S. E. il Ministro della 
Educazione Nazionale ha conferito il titolo di eme¬ 
rito al prof. Pietro Canalis, andato in riposo alla 
fine dello scorso anno scolastico, dopo avere in¬ 
segnato igiene per un lungo periodo di anni in 
quell'Ateneo. 

Il col. med. doli. Filiberto Gargiulo è nominato 
direttore della Scuola di Sanità Militare di Napoli. 

Il col. med. dott. Nicola De Mare è nominato 
direttore del Gabinetto batteriologico di Pola. 

Il Consiglio delia Facoltà Medica di Bari ha 
conferito la medaglia d’oro Duranti al dott. Giu¬ 
seppe Portoghese. Da alcuni anni questa meda¬ 
glia viene fatta coniare dal prof. Francesco Du¬ 
ranti e consegnata al Rettore Magnifico, affinchè 
ne sia insignito un neo-dottore in medicina e chi¬ 
rurgia di quell’Ateneo, il quale abbia dimostrato, 
durante i sei anni di corso, maggiore assiduità e 
profitto nello studio. 

Il dott. Pedro L. Errecart è nominato professore 
titolare di oto-rino-laringologia alla Facoltà di 
scienze mediche di La Piata (Argentina). 

La dott.a Maria Lucas Keene è nominata pro¬ 
fessore di anatomia umana normale alla Scuola 
di Medicina di Londra. 


NOSTRE CORRISPONDENZE. 

Da Catania. 

Congresso medico siciliano. 

Il 6 maggio prossimo avrà luogo in Catania la 
seduta inaugurale del Congresso Medico Siciliano, 
da noi già annunziato. Saranno trattati i seguenti 
temi : 

1) « Addome acuto ». Relatori : proff. Musca- 
tello e Zurria. 

2) « La cura immunitaria della tubercolosi ». 
Relatori: proff. L. Ferrannini e Sagona. 

3) «Spunti di Patologia regionale». Relatore: 
prof. M. Ascoli. 

È anche in programma annunziata la tratta¬ 
zione di altri importanti argomenti di patologia 
d’interesse regionale. 

Al Congresso sarà annessa la Mostra Nazionale 
del libro medico italiano. Agli ospiti si preparano 
cordiali e liete accoglienze. A. T. 


NOTIZIE DIVERSE . 

Al Consiglio Nazionale delle Ricerche. 

Sotto la presidenza dell’Accademico prof. Bot- 
tazzi si è riunita la Giunta esecutiva della Com¬ 
missione del Consiglio nazionale delle Ricerche 
per lo studio dei problemi deH’alimentazione. 

Dopo ampia discussione venne stabilito il se¬ 
guente programma: iniziare gli studi per la com¬ 
pilazione e la pubblicazione di un trattato ita¬ 
liano sull’alimentazione; eseguire una serie di 
ricerche sul metabolismo basale degli italiani; ri¬ 
vedere e unificare i melodi di analisi chimico¬ 
biologiche delle sostanze alimentari; esaminare il 
problema del trasporto e della conservazione de¬ 
gli alimenti in maniera da evitare, per quanto è 
possibile, perdite gravi di essi o pericolosi inqui¬ 
namenti; svolgere un’attiva opera di propaganda 
perchè l’alimentazione del popolo diventi sempre 
più razionale ed atta a favorire la conservazione 
e lo sviluppo della razza. 

Società Italiana di Biologia Sperimentale. 

L’assemblea generale della S.I.B.S. avrà luogo 
in Torino presso l’Istituto di Fisiologia della R. 
Università, in Corso Raffaello 30, durante i giorni 
29 e 30 marzo. Temi di relazione: « L’equilibrio 
dell’anidride carbonica nel sangue » (rei. R. Mar- 
garia); «Azione farmacologica e radioattività» 
(rei. A. Benedicenti). 

I soci che intendono fare comunicazioni sono 
pregati di inviare sollecitamente al segretario ge¬ 
nerale (S. Andrea delle Dame 21, Napoli) i titoli 
delle comunicazioni scientifiche. I manoscritti dat¬ 
tilografati devono essere consegnati al segretario 
il giorno stesso delle comunicazioni. 

I soci che intendono fare dimostrazioni speri¬ 
mentali sono pregati di specificare al prof. A. Her- 
litzka, direttore dell’Istituto di Fisiologia di To¬ 
rino, gli strumenti e gli animali di cui avranno 
bisogno. 

I soci che si interessano in modo particolare 
degli argomenti delle relazioni possono richieder¬ 
ne entro il 15 marzo 1932 alla redazione del Bol¬ 
lettino (via Anelli 1, Milano) una copia del¬ 
l’estratto. 

II Direttorio del Sindacato Medici. 

,S. E. il Capo del Governo ha ricevuto il Diret¬ 
torio Nazionale del Sindacato fascista dei medici, 
guidato dal segretario prof. Morelli, il quale ha 
presentato all’on. Mussolini gli atti dell’ultimo 
Congresso nazionale medico, che si occupò di vi¬ 
tali questioni sindacali, mettendo in particolare 
rilievo il problema della Cassa di previdenza e 
delle mutue. Ha inoltre presentato il primo nu¬ 
mero della nuova serie della rivista « La Federa¬ 
zione Medica » interamente rinnovata nella forma 
e nel contenuto. 

Centro Nazionale di informazioni bibliografiche. 

La « Gazzetta Ufficiale » reca il Regio Decreto 
9 novembre 1931, n. 1799, concernente la istitu¬ 
zione in Roma di un Centro nazionale di infor¬ 
mazioni bibliografiche: 

Art. 1. — È istituito in Roma, presso la Biblio¬ 
teca nazionale centrale « Vittorio Emanuele II », 
con personalità giuridica, il Centro nazionale di 
informazioni bibliografiche. 


318 


(C IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 8] 


2 . — Il Centro nazionale di informazioni 
bibliografiche ha per fine di fornire agli studiosi 
italiani e stranieri opportune indicazioni pei 
agevolare le loro ricerche e, in particolare, di se¬ 
gnalare le biblioteche o le collezioni in cui essi 
possano trovare pubblicazioni, manoscritti o do¬ 
cumenti, che loro interessino. 

Il Centro nazionale corrisponde con ì Centri 
bibliografici degli altri Stati e funziona da organo 
intermediario per lo scambio di informazioni di 
carattere bibliografico. 

Giornate mediche canarie. 

L’Accademia di Medicina del distretto di lcn e_ 
riffa sta preparando, in Santa Cruz di leneriffa, 
le « Giornate mediche canarie », per il prossimo 
mese di marzo. Temi ufficiali: «La mortalità in¬ 
fantile nelle Canarie»; « Organizzazione della clas¬ 
se sanitaria nelle Canarie »; « Idrologia medica ca¬ 
naria ». Avranno anche luogo due conferenze. 
Morbo di Barlow (doti. Geugou Costa di Tene- 
riffa); Litiasi urinaria (doti. Ponce Arias di Las 
Palmas). Sono annunziate una cinquantina di co¬ 
municazioni. Si terranno dimostrazioni di clinica 
medica e chirurgica, di radiologia e di laboratorio, 
che completeranno la parte scientifica del conve¬ 
gno Non si trascura la preparazione di feste e di 
trattenimenti. Per eventuali informazioni rivol¬ 
gersi a: Comité organizadór, Jornadas Mèdica. 
Canarias, Academia de Medicina, Santa Cruz de 

Tenerife (isole Canarie). 

Diamo la notizia per dimostrare come ovunque 
la classe medica vada acquistando coscienza del¬ 
l’utilità dei convegni, i quali consentono scambi 
fecondi d’idee; tuttavia non crediamo che qual¬ 
che medico italiano voglia o possa partecipare al 
modesto convegno in via di preparazione. 

Società medico-chirurgica veronese. 

Si è costituita in Verona, il 1° febbraio, una 
Società Medico-Chirurgica, con sede presso il Sin¬ 
dacato Medico Fascista. 

L’assemblea, con voto unanime, ha chiamato 
alla presidenza il dott Delaini, segretario de 
Sindacato Medico Fascista, i proff. Spangaro ed 
\rtom, primari dell’Ospedale Civile, il prof. Via- 
na , direttore della R. Scuola Ostetrica, e il prof. 
Zambelli, primario dell’Ospedale Infantile. 

Nella prima seduta il prof. Spangaro espose le 
finalità della Società, formulando per essa 1 au¬ 
gurio di vita operosa. Si svolsero poi vane comu¬ 
nicazioni. 

Gli ospedali sanatoriali. 

L’« Agenzia di Roma » dà notizia dello stato 
delle costruzioni dei nuovi sanatori in corso per 
iniziativa della Cassa nazionale per le assicura¬ 
zioni sociali. . Q 

Sono attualmente in avanzata costruzione » sa¬ 
natori per un complesso di 1478 letti. Per altri 
23 sanatori, la costruzione è già stata iniziata m 
modo che entro il 1933 si avranno disponibili 

altri 7552 letti. , . u . 7 

Fra breve saranno appaltati ì lavori per altri 7 

sanatori e per il villaggio sanatoriale dell Abetina 
di Sondalo il quale ospiterà 2500 assicurati. Sono 
poi allo -stato di progetto altri 13 sanatori. 

Attualmente sono in funzione i seguenti isti¬ 
tuti sanatoriali eri ospedaliero-sanatonali : Istituto 
«Benito Mussolini» in Roma (Porta Furba) con 


500 letti; sanatorio di Carmelata (Como) per soli 
uomini, con 200 letti; padiglione sanatoriale « Abe¬ 
tina di Sondalo » (Sondrio) per donne, con 150 
letti; sanatorio di Galliera Veneta (Padova) per 
soli uomini, con 500 letti; ospedale sanatoriale di 
Vialba (Milano) con 900 letti; sanatorio di Bioglio 
(Biella) per sole donne, con 120 letti; ospedale 
sanatoriale di Lecce con 200 letti; ospedale sana¬ 
toriale di Sassari con 200 letti; ospedale sanato¬ 
riale di Busto Arsizio (Milano) con 180 letti. 

L’« Agenzia di Roma » prevede che per il 1934, 
con notevole anticipo sul limite di tempo fissato 
dalla legge, saranno a disposizione della Cassa Na¬ 
zionale e dei Consorzi antitubercolari, per i bisogni 
della ospedalizzazione dei curandi, circa 17 mila 
letti, nei 50 ospedali sanatoriali che la Cassa sta 
costruendo, oltre ai ricoverati del villaggio sana¬ 
toriale di Abetina di fondalo in Valtellina. 


Sezione Emilia e Romagna della Federazione con¬ 
tro la tubercolosi. 

È stata tenuta a Bologna, sotto la presidenza 
del sen. prof. Viola, la prima riunione del Om- 
siglio direttivo per la costituzione della Sezione 
«Emilia e Romagna» della Federazione italiana 
nazionale fascista della lolla contro la tubercolosi. 

Il presidente prof. Viola ha richiamato le diret¬ 
tive della Federazione per la lotta contro la tu¬ 
bercolosi ed esposto gli scopi delle Sezioni regio¬ 
nali create recentemente dalla Federazione dopo 
il Congresso di Bologna, in cui fu deliberata a 
fusione della Società degli studi scientifici sulla 
tubercolosi e di quella dei medici dei dispen¬ 
sari e dei sanatori con la Federazione. 

Le finalità delle Sezioni sono a carattere scien¬ 
tifico e sociale. I numerosi problemi che attual¬ 
mente si agitano nel campo della tubercolosi, de¬ 
vono essere oggetto di larga trattazione nelle se¬ 
dute regionali: gli spiriti pubblici, secondo il de¬ 
siderio e il volere del Duce, devono essere larga¬ 
mente attratti alla conoscenza di questo grave 
problema d’interesse generale, ma soprattutto le 
Sezioni devono avere il compito di coordinare il 
movimento antitubercolare, secondo le direttive 
della Federazione e seguendo le norme impartite 
.1 . 1 1 » TVÌw'A'tÌ ATIO riolla Sanità pubblica. 


Per Passistenza morale ai tubercolotici. 

È uscito a Roma un periodico mensile « L'Ani¬ 
matore » che ha per scopo di porgere una spiri¬ 
tuale assistenza ai malati di tubercolosi. 

Il periodico reca articoli del prof. Mendes, (tei 
prof. Zannelli, del doti. Scarinci di Mariano De 
Prava Frangipane, del prof. Zubiam, di Paolo 

Porrucchctti. 

Una interessante rubrica è quella che riguarda 
« La vita dei Sanatori »; nè mancano la varietà e la 
poesia e il consiglio per le letture e la risposta ai 
varii quesiti per la definizione di pratiche di ri¬ 
covero di pensioni, sussidi, ecc. Nell insieme, si 
tratta di una encomiabilissima iniziativa. 

Zone malariche che scompaiono. 

La « Gazzetta Ufficiale » pubblica un Decreto 
che sclassifica dalle zone malariche 1 territori de! 
Comuni di Monteprandone, Spmnetoj.i, Maltigna- 
no e Castel di Lama, in provincia di Ascoli Pi¬ 
ceno. 













|An.\o X\\I\, Num. 8 


SEZIONE PRATICA 


319 



Misure profilattiche revocate. 

Con ordinanza di sanità marittima n. 3 in data 
9 febbr. è revocata la precedente ordinanza n. 1 
pel 1932 nella parte concernente le misure pro¬ 
filattiche contro il colera in confronto delle pro¬ 
venienze da tutti i porti del Golfo Persico. 

Prolusione del prof. Zamorani. 

Il prof. Vittore Zamorani ha tenuto la sua pro¬ 
lusione al corso di clinica pediatrica nell’Univer¬ 
sità di Pavia, in presenza delle autorità e di molti 
professori, medici e studenti, trattando il tema 
« Fattori di accrescimento ». Ila preso in esame 
le influenze ereditarie e prenatali, l’alimentazio¬ 
ne, il genere di vita e Cambiente, che condizio¬ 
nano le attività dei tessuti, in particolare quelle 
endocrine e ne urovegeta live. Ha rilevato che, nel¬ 
l’applicazione di tali concetti, concorrono varie 
istituzioni, le quali formano oggi un meraviglioso 
complesso di opere dirette al miglioramento della 
razza. I problemi che riguardano più davvicino il 
pediatra sono quelli affrontati anche dall’O.N.M.I., 
in collaborazione con altri Enti, come I O. N. Ba¬ 
lilla ed i Fasci femminili, che convergono, con dif¬ 
ferenti mezzi, ad attuare e completare le varie 
provvidenze infantili, per il massimo rendimento 
sociale. 

Dorso di cultura in medicina legale e nelle assicu¬ 
razioni sociali. 

Presso l’Istituto di Medicina Legale della K. Uni¬ 
versità di Roma (viale dell’Università n. 32), si 
svolgerà quest’anno un secondo corso trimestrale 
di « Coltura medico-legale » con speciale riguardo 
alle Applicazioni della nuova legislazione penale 
ed alle Questioni più urgenti di Infortunistica e 
di Assicurazioni sociali. Saranno tenute dimostra¬ 
zioni pratiche, saranno fatte esercitazioni, oltre 
che nell’Istituto, anche nella Scuola Superiore di 
Polizia e in Istituti Clinici e di Assicurazioni so¬ 
ciali. Durante il corso si terranno conferenze su 
argomenti di Polizia Scientifica e Criminalistica. 
Alla fine del corso saranno rilasciati certificati di 
frequenza. Il corso si inizierà il 22 febbraio alle 
ore 17,30. L'iscrizione al corso è libera. Possono 
iscriversi i laureali in medicina e chirurgia, i lau¬ 
reati in giurisprudenza, i magistrati, i funzionari 
di Polizia, gli ufficiali dei RR. CG., gli ufficiali 
della M. V. S. N. e gli studenti universitari. 

Nuova cattedra a Bordeaux. 

Presso la Facoltà mista di medicina e farmacia 
dell’Università di Bordeaux è stata istituita una 
cattedra di clinica dentaria ed affidata al dott. 
Cavalié, già incaricato di un corso complementare 
di clinica dentaria. 

Dispensario di igiene nervosa e centro neurochi¬ 
rurgico. 

Col dicembre u. s. la R. Prefettura di Bergamo 
rese esecutoria la deliberazione dell’Amministra¬ 
zione Provinciale relativa alla istituzione in quel¬ 
la provincia di un Dispensario di igiene nervosa 
e mentale con annesso Centro neurochirurgico. 

Il dispensario funziona sotto la direzione del 
prof. Muggia, direi toro dell’Ospedale provinciale 
psichiatrico, e l’opera sua viene svolta in Bergamo 
e in Treviglio. Il Centro Neurochirurgico adempie 
la sua attività nell’Ospedale Capo Circolo S. Maria 
di Treviglio sotto la direzione tecnica del prof. 
Della Torre e con la collaborazione di medici spe¬ 
cializzati per le indagini collaterali cliniche. 


Per tale branca chirurgica specialissima la se¬ 
zione chirurgica dell’Ospedale di Treviglio pos¬ 
siede un attrezzamento strumentale completo e 
perfetto, dotato fra l’altro di apparecchi di spe¬ 
cialissima costruzione. 

L’attività del Dispensario neuro-psichiatrico e 
del centro Neurochirurgico viene dai singoli sa¬ 
nitari svolta in forma assolutamente gratuita a 
Pro’ degli ammalati ed è, crediamo, la prima isti¬ 
tuzione assistenziale del genere che in veste cosi 
completa sorge in Italia. 

Elargizioni e legati. 

La signora Emma J. Farwell ha legato 2 milioni 
di dollari, ossia circa 40 milioni di lire it., per 
fondare due ospedali pubblici nella città di De¬ 
troit (Stati Uniti); uno di essi sarà destinalo allo 
maialiie conlagiose; l’altro alle malattie dell’oo- 
cliio, orecchio, naso e gola. 

L’Accademia di Medicina di Parigi ha accettato 
un legato di 300.000 franchi, fatto dal sig. Iticaux, 
allo scopo di creare dei premi annuali per lavori 
sulla tubercolosi e sul diabete. 

Il sig. Louis Bailey Audigier, cittadino ameri¬ 
cano, ha elargito alla Congregazione di Carità di 
Roma la somma di lire 20 mila, esprimendo il de¬ 
siderio che venisse destinala all’Istituto Materno 
Regina Elena, che cura l’assistenza delle gestanti e 
della primissima infanzia, per la fondazione di 
un letto da dedicarsi alla memoria della moglie. 

Fondazioue Milhauk. 

Da una relazione recente risulta che durante il 
1930 la Fondazione Milbank ha speso 1.436.425,83 
doli., ossia 25 milioni di lire italiane (più che in 
qualunque dei 26 anni precedenti, ossia da quan¬ 
do venne istituita). Ila concorso a mantenere 25 
istituti e 36 opere di educazione sanitaria, bene¬ 
ficenza sociale e ricerche scientifiche; ha promosso 
la costruzione di 16 centri sanitari a New York; ha 
contribuito alla creazione di un dipartimento 
d’igiene rurale in Cina. 

Nella stampa medica. 

« Archivium Chirurgiae Oris »; curante Gaesare 
Gavina, Doctore odontologie in Regio .Studio Pa¬ 
tavino; conscribentibus : Allotta (Milano), Beretta 
(Bologna), Grandi (Trieste), Perna (Roma); ah 
actis: G. Corrado; aedibus Licinii Cappelli, Bo- 
noniae. 

Contenuto del primo fascicolo: Praefatio; una 
serie di lavori (di Gavina, Peter, Moczar, Arietta, 
Casotti); una Bibliographia stomatologica univer¬ 
sali, che inizia con: Opera nuper edita (acta re- 
centiora & index rerum prò argumentis). 

Esprimiamo il nostro compiacimento per l’ini¬ 
ziai iva, cui auspichiamo un pieno successo. 

Commemorazione di Roberto Kocli. 

La scoperta del bacillo tubercolare venne an¬ 
nunziata da Roberto Koch il 24 marzo 1882 alla 
Società Fisiologica di Berlino; si era stabilito, come 
ne demmo annunzio, di commemorare solenne¬ 
mente il cinquantenario di tale avvenimento; ma 
le condizioni di grave disagio della Germania han¬ 
no ora indotto a rimandare la cerimonia al 1933, 
in coincidenza coi congresso di microbiologia. 

Nel 1932 avrà luogo solo una commemorazione 
modesta, il 5 marzo, alle ore 12, nella grande aula 
deH’antica «casa dei signori » (Leipzigerstrasse 3, 



320 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 8} 


Berlin W. 8); parleranno i dottori Schopohl, Hirt- e 

siefer, Hamel, Neufeld e Pfeiffer; inoltre Porche- r 

stra medica suonerà pezzi scelti. Per eventuali c 

informazioni rivolgersi al dott. P. Wolff libero % 

docente segretario dell’Associazione della Stampa l 

Medica Tedesca, Luiseplatz 2-4, Berlin NW6. J 

II prof. Bottazzi nell’America (lei Sud. 

In seguito ad invito dell Istituto Argentino di c 

Cultura Italiana, il prof. Filippo Bottazzi, fisio- i 

logo dell’Ateneo napoletano, è stato invitato a te¬ 
nere delle conferenze scientifiche nella Repubblica 
Argentina. Per iniziativa dell’« Ars Medica », asso¬ 
ciazione di elevazione e di propaganda italiana a 
San Paolo del Brasile, l’illustre scienziato si re¬ 
cherà anche in questa città. 

11 prof. Bovero in Argentina. 

Il prof. Alfonso Bovero, che insegna anatomia 
umana alla Facoltà medica di San Paolo e che 
ha acquistato larga fama, è stato invitato dall Isti¬ 
tuto Argentino di Cultura Italiana a tenere una 
serie di lezioni-conferenze nelle Facoltà mediche 
di Buenos Aires e di Cordova. Il Bovero è di na¬ 
zionalità italiana. 

Onoranze al prof. Simonini. 

Il volume, già assai ricco di pregevoli scritti, per 
le onoranze al prof. Riccardo Simonini, era ulti¬ 
mato quando altri lavori sono stati inviati da col¬ 
leglli chiarissimi, che chiedono vi siano inclusi; 
d’altra parte l’on. Presidenza della Società Italia¬ 
na di Pediatria e dell’O. N. Maternità Infanzia 
esprimono il desiderio che il giorno delle onoranze 
venga rimandato in stagione piu favorevole all in- 

tervento personale. , . A • n 

Anche per corrispondere al loro desiderio, 

Comitato ha stabilito il giorno 3 aprile p v. per 
le onoranze medesime, con programma che a suo 

tempo sarà comunicato. 

In onore del dott. Hiatus. 

Il dott. Rudolph Matas ha celebrato le sue nozze 
d’oro con la medicina e, insieme, il suo /0 com¬ 
pleanno. In tale occasione l’« American Journa 
of Surgery » gli ha dedicato un numero speciale. 

Il Matas è professore emerito di clinica chirurgica 
all’Università di Tulane in New Orleans, è stat 
presidente dell’Associazione Americana di Ghirur 
già; ha diretto a lungo il « New Orleans Medica 

and Surgical Journal ». 

All’Accademia di Medicina di Parigi. 

Il prof Pedro Belon di Buenos Aires ha tenuto, 

all’Accademia di Medicina di Parigi, . una 
zione sul tema « Revisione anatomica della m 

foioo-ia delle arterie sulla base della diafanizza- 
itone dii pezzi anatomici e della arterrograùa 
piana e stereoscopica delle stesse ». U Belon ha n 
cevuto dall’Accademia un premm Testut Ha dato 
un grande ricevimento m onore dei maestri Iran 

cesi 

Il processo di Imbecca. 

* Il sensazionale processo di Lubecca contro 1 re 
dottori e l’infermiera imputati di reapon-bilit 

criminosa in relazione colla morie dl11 ^ 
barn Inni ai quali era stata praticata la vaccinazione 
antitubercolare, è terminato «>«6 condanne d 
flou Devcke il principale imputato, direttore nei 
Laboratorio municipale, a due anni di pngrone, 


e del dott. Altstaedt, direttore dei servizi d igie¬ 
ne, a tre mesi della stessa pena, per negligenza 
colpevole nell'applicare la vaccinazione, mentre 
venne scartata l’accusa di negligenza colpevole nel¬ 
l’avere introdotta la cura a Lubecca. Gli altri due 
imputati, e cioè il dott. Klotz e l’infermiera 

Schutze, sono stati assolti. 

Nelle motivazioni della sentenza è detto che: 

« la tragedia di Lubecca non è stata provocata da 

una rivirulentazione del B. C. G. ». 

Il Tribunale ha dichiarato, inoltre, che « il cep¬ 
po B. G. G. proveniente dall’Istituto Pasteur è 
stato contaminato nel Laboratorio di Lubecca, op¬ 
pure si è verificata una confusione con un ceppo 
di bacilli tubercolari umani coltivati nello stesso 

Laboratorio del prof. Devcke. 

« Il Tribunale ritiene che si sia trattato di un 
equivoco ormai riconosciuto ed accertato. 

« Devesi rimproverare al prof. Deycke e al dott. 
Altstaedt l’avere impiegato in esseri umani un 
vaccino che era stalo preparato in un laboratorio 
in nessun modo adatto a tale preparazione. 

« Il prof. Deycke avrebbe dovuto prevedere la 

possibilità di una contaminazione delle colture 

e non avrebbe dovuto usare il vaccino. 

« Il capo del Laboratorio si è, perciò, reso col¬ 
pevole di omicidio colposo in 68 casi e di lesioni 

colpose in 131 casi. , 

« Il dott. Altstaedt è anch egli colpevole. Egli 

ha omesso di fare verificare negli ammali 1 inno¬ 
cuità di un vaccino che doveva essere adopera o 

nei bambini ». 

Falsi medici. 

F stato arrestato a Pavia un abile truffatore, 
Riccardo Lalli, che tentava di farsi passare per 
capitano medico al comando del 3» Gemo il truc¬ 
co gli era un’altra volta riuscito a Pinerolo. 

È stalo fermato a Milano un giovane unghe¬ 
rese, Andrea Jeremias, che col pretesto di dover 
assumere personale 

per medico, sottoponeva le giovani aspiranti a vi 
site intime. 


Un concerto di medici. 

A Milano, nel salone del Sindacato Medico Fa¬ 
scista, ha avuto luogo un primo concerto di me¬ 
dici, organizzato dalla nuova Associazione Medici 

^n.^1. è stata fondata nello scorso anno 
dal dott. Sacconaghi di Gallarate col concorso ei 
dottori Bennati, Cavezzali, Grancini, Sigunni, Z< 
"ni di Milano, Majoli di Biella prof Bern 
di Genova e degli studenti in medie ma Gobess. e 
Gorla. Ebbe subito un mecenate: d prof Picei 
nini, che ne è presidente onorario Vanta dei soci 
fra le più spiccate personalità della medicina < 

Ha ii a 'caloroso successo riportato dal violinista 
prof. Desderi, batteriologo di Tonno dai pm- 
Tvictta TiT'of Anau, pediatra pure di Torino, e ciai 

sssu arra r K *asvs«» 

dell’interessante programma, e di buon auspi 
per la vitalità della simpatica associazione. 

Trattenimenti d’arte negli ospedali di Parigi. 

Le dame artiste non professioniste della Società 
«Musane et Poésie à i’Hòpital <li P-,g. teiv 
gono delle sedate musicali negli ospedali. Duran e 


I 


[Anno XXXIX, Num. 8] 


SEZIONE PRATICA 


321 


le feste natalizie dettero anche, col concorso della 
Gasa Pathé, delle sedute cinematografiche per i 
bambini malati. Il 7 febbraio hanno tenuto un con¬ 
certo pubblico, nella sala del Patronato San Giu¬ 
seppe (place d'Italie, rue Robillot 54), per la rac¬ 
colta di fondi destinati alle spese vive. 

Abuso di radioconferenze mediche in Francia. 

La classe medica francese comincia a preoccu¬ 
parsi della diffusione di conoscenze mediche com¬ 
piuta da alcune radiostazioni. 

In principio le conferenze erano utili e di¬ 
screte: si limitavano a nozioni d’igiene generale, 
ai mezzi alti ad evitare le malattie contagiose, ecc. 
Poi cominciarono le campagne contro le malattie 
sociali: tubercolosi, sifilide ed alcoolismo, a favore 
del B. C. G., a favore dell’anatossina difterica, ecc. 
Finalmente si ebbero conferenze che tendevano 
a sostituire l’opera del medico. Se ne sono avu¬ 
te anche sull’omeopatia; in queste veniva ag¬ 


gredita con violenza la medicina ufficiale; tra 
1 altro si metteva il pubblico in guardia con¬ 
tro il siero antidifterico, dichiarato inefficace, 
e si affermava che l’omeopatia era meglio in gra¬ 
do di guarire la difterite. Il ministro dell’igiene 
dovette intervenire e vietare quelle conferenze. 
Si è assistito a polemiche aspre tra due stazioni, 
con scarsa edificazione del pubblico. La stampa 
medica ha sollevato delle proteste contro la rapida 
degenerazione di tale forma di propaganda. 

La crisi della natalità in Inghilterra. 

Le prime segnalazioni sul bilancio demografico 
della Gran Bretagna nell’anno 1931, danno che la 
quota delle nascite ha raggiunto solo il 15,8 per 
mille abitanti, con una riduzione di 0,5 per mille 
rispetto al 1930. È la più bassa quota di natalità 
avutasi in Inghilterra. La quota della mortalità 
è stata del 12,3 per mille abitanti, con un au¬ 
mento» di 0,9 rispetto al 1930. 


Indice alfabetico per materie. 


» 

» 

» 


311 

305 

309 


» 308 

299, 310 


» 

» 

» 


309 

314 

294 


» 


» 


Acetilcolina in terapia. Pag. 311 

Arteria iliaca comune: aneurisma; le- - 

gatura dell’aorta addomin. 

Bibliogralia .. 

Cataratta congenita famigliare. 

Cistifellea: grandi idropi calcolose; com¬ 
portamento del cistico.. 

Colecistografie per via endovenosa . . . 

Coledoco: rottura traumatica di antica 

data. 

Concorso: potere di scelta . 

Diabete: secrezione esterna del pancreas 
Radiumterapia in un caso di sarcoma 
delle ghiand. inguin. con metastasi 

ossee e polmon. „ 

Disinfezioni: inefficacia. 

Eczemi discrasia dell’infanzia: insuli¬ 
noterapia . 

Epilessia jacksoniana. » 

Ernia: rare complicanze. » 

Esofago: corpo estraneo. 

Fecondazione artif. 

Fegato: cirrosi: trattam. 

Fegato: cosidetta cancro-cirrosi . 

Gamba: enorme tumore varicoso 

Impotenza : cura . 

Infortunio sul lavoro: malattia di Rum 

mel come — . 

Infortunistica: ascessi e tumori provo 

cati . 

Lambliasi : azione della naftalina . . 

Lattazione nella donna: accertam. del 
l’età: reazione del blu Nilo .... 

Leucemia mieloide: valore dell Irradia 
zione . 

Leucoeritrolisi: osservazioni cliniche 
ematologiche ed istologiche .... 

Malaria: arricchimento delle emazie pa 

rassitate . 

Malaria: inoculaz nel liquido cef.-rach 
Megaesofago e megadolicocolon . 


• • 


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Micosi della guancia 


291 

312 

310 

309 

308 

309 

313 

298 

299 
309 

302 

304 

303 
307 

312 

297 

296 

307 

307 

307 

309 


Midollo osseo e problemi di istoiisiologia 
Narcosi e intossicazione alcoolica . . . . 
Nefrite apostema tosa monolaterale . . . 
Organi urogenitali: cura dei carcinomi 
col radium e coi raggi Roentgen . . . 

Pneumotorace terap. bilaterale. 

Pneumotorace terap. : esplorazione del 
mediastino . 

Pneumotorace terap. : sistema reticolo- 
istiocitario e genesi della fibrosi del 
polmone . 

Polmoni: nuova proiezione laterale de¬ 
gli apici. 

Polmonite lobare: ittero. 

Reni: enervazione ed infezione emato¬ 
gena .; 

Sangue: cellula di Gaucher. 

Sangue: ferro nei lattanti. 

Sangue: influenza del sistema nervoso 

centrale. 

Solfocarbonisiuo : reazione della peros- 
sidasi . 

Splenomegalia primitiva follicolo-sple- 

nica; splenectomia; guarig. 

Stipendio e indennità caro-viveri: ri¬ 
duzioni 

Stomaco: fibromioma 
Testicolo ed epididimo : torsione di 
appendici 

Testicolo: sifilide latente 
Trombosi: etiologia e terapia 
lromboembolia : clinica e profilassi . . 

Tubercoloma ileo-cecale. 

Tubercolosi: influsso del sangue sulla 
coagulabilità del sangue e sulla for- 


Pag. 295 
» 312 

» 310 

» 301 

») 208 


» 


308 


)) 


308 

309 
283 

308 

297 

298 


» 


» 


» 307 

» 314 

» 310 


mola sanguigna 


Tumore retrobulbare voluminoso: aspor¬ 
tazione . 

Ulcere varicose: nuovo metodo per la 

cura. 

Utero : inversione. 


» 


» 


298 


307 


Diritti qì proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di laveri pubblicati nel Policlinico 
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne 


se 


non in 
la fonte. 


C. Frugoni, Red. capo. 


A. Pozzi, resp. 


Roma - Stab. Tipo-Lit'. Armani di M. Courrier. 


















































322 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, N-um. 8] 


Tre Riviste di brande speciali della medicina pubblicate dalla CASA EDITRICE L. POZZI - ROMA 

concesse in abbonamento cumulalo con « IL POLICLINICO „ per Panno 1932. 

Sommari dei Numeri usciti nel febbraio 1932 : 


CUORE E CIRCOLAZIONE 

Periodico mensile diretto dal prof. CESARE FRUGONI 

Capo Redattori : 

Prof. C. PEZZI, Milano - Prof. G. MELDOLESI, Roma 

Il Numero 2 (Febbraio 1932) contiene : 

Lavori originali : I. - C. D'IGNAZIO-A. GUARINO .Sopra 
una nuova prova funzionale del cuore. — li- - PE 
SCATORI : Contributo anatomo-patologico allo < e u 
della natoeenesi degli aneurismi aortici. — ni. - 
CARUSI : Sulla nuova teoria e terapia dello scompenso 

Rassegne° Riviste e Congressi: Anatomia patologica: 

A 1 PETROWYCH: Rottura del cuore con morte 
doo 13 giorni - E. WIECHMANN : Il circolo nel coma 
diabetico - M. BUERGER- Insulina e circolo - 
rJnJEVL LANGERON: Alcune osservazioni di obli- 

" N e irrR. 1 H a E?rD°K e BALS^C E f ™<Su"eU'aborto 

chirurgico dell’angina di petto. — E GAUJOUX. La 
MUTRACOFeT L’endocardite^ìenta < ^^io C trattamento 

N ot iz i e ' ' b ibi i ograf i eh e m ‘ DU RAN A£ROM : Cardiopatie 

distrofiche e sclerosi cardio-vascolare. M. 

MAILLOUX: Le pouls alternant. 

Abbonamento annuo: Italia L. 40; Estero L. 60. 
Per” gii associati al . Policlinico . : Italia L. 36. 
Estero L. 5 0. Un numero separato L. 6. 

LA CLINICA OSTETRICA 

Rivista mensile diretta da Paolo Gaifami 

Il Numero 2 (Febbraio 1932) contiene: 

Lavori originali: G. SANNICANDRO : L’indiceL” fratto ’ 
metrico nel sangue venoso e arterioso del feto. 

F^ti è documenti : V. TRAVAN : Colossale cisti ovarica 
h d.^tra — M POLTRONIERI: Considerazioni anato- 
mo-pa'tologifhe. cliniche e terapeutiche su di un grosso 
cistoma ovarico, torto eul peduncolo, in via 

La' rubrica°'ciegVi°errori : “"eNZBTTI : Su di un 

noLibile errore in tema di diagnosi di pregresso 
Sbm-to. Considerazioni cliniche ed isto-anatomo-pa- 

La°nfbric^ medico-legale: P. GAIFANI : Problemi oste¬ 
trici e merco-legali a proposito di una ottura del¬ 
l’ubero misconosciuta in parto a termine operativo 

Terap \a ^ '^^MLLE'PTI : Paralisi addominale postope- 

I nteresst proTssi^naìi “e^ANTI, L. MALACARNE M. 
BOIAFF^O • Per migliorare la assistenza ostetrica 

Dalle riviste : Ostetricia : Le neuriti tossiche gravidiche 

e nuerperali - La profilassi dell’eclampsia. - Ete- 
rotopia endometrioide come c ?^a di una fidanza 
carica superficiale. — Amnioegrafia. — bui carci 
noma della portio nella gravidanza a termine. 

=2 r SISSs£. 

di gravidanza e nel puerperio. — Segni d ®Ua matu 
rità fetale- valore dei punti di ossificazione del gì 
nocchio - Ginecologia: Sulle dermatosi mestruali. 

- Carcinoma dell’ovaio. — I cancri _ 

loro trattamento. - Cefalee di origine mcfltruak 
Della idrorrea dell’utero non gravido. — Clinica e 
terapia delle infiammazioni annessiali. “ Lop | r ? trat _ 
di Olshausen per la sospensione dell’utero. — Sul trat- 

mento ponderale, morbilità ed ««ito dei P^maturi^ as- 
sietiti al Consultorio per lattanti. — Le paralisi oste 
triche degl? arti inferiori. - Teta>nia, edema genera^ 
lizzato e comprensione cerebrale nel neonato. Not^ 
di biologia: Afrodisiaci e ormone sessuale. — Sul c n 
tenuto di ormoni del lobo anteriore dell'ipofu» nella 
saliva. — Nota storica. — Varietà. 

Abbonamento annuo: Italia L. 40; Estero L. 60. 
Per gli associati al . Policlinico. : Italia L. 3 6. 
Estero L. 5 0. Un numero separato L. t>._ 


IL VALSALYA 


RIVISTA MENSILE DI OTO-RINO-LARINGOJATRIA 
diretta da GUGLIELMO BILANCIONI 

Il Numero 2 (Febbraio 1932) contiene: ■ 

Anatomia patologica: G. CUSENZA : Sui melanomi 

nasali. 

Raccolta di fatti : U. BOMBELLI : 
dei turbinati inferiori in luetici con deformità dello 

scheletro facciale. 

Osservazioni di clinica: E. RUBALTELLI. Meningite 
basilare otogera aeintomatica. 

Ricerche di laboratorio: A. DEI ROSSI: Influenza im¬ 
mediata e tardiva di alcune resezioni nervose sulla 
sensibilità delle corde vocali (vere e talee). 

Terapia : M. DIESSBACHER : Cura della diminuzione 
cronica d’udito con onde sonore ad alta frequenza. 

Accademie e Assemblee: II Convegno del Gruppo o.-r.-l. 
delle Tre Venezie. — Gruppo degli oto-r.-l. del Rie 

monte. 

Corrispondenze: K. ARSLAN : La Clinica Otorinolann- 
goiatiéca di Francòfone eul Meno. 

Problemi universitari e di coltura: Il problema della 
specializzazione. 

Recensioni: Un caso di pneumoencefalo traumatico. 

— I traumi della base cranica e la loro prognosi. -- 
Pseudo-ascessi cerebrali neoplastici da trapianto di 
emnefroma. — Meninge-encefalite poetparotitica. - 
^ntenuto in acido lattico del IIquU.^ 
in condizioni normali e patologiche. - Sul potere 
glicolitico del liquido cer.^pin. - \ alore pratico della 
reazione di Taccone per il liquido cef.-rach - Il senso 
cefalico, la succuseione ippocratica ed il fenomeno 
della goccia cadente dopo l’insufflazione di aria en- 
cefalo°rafica. — Diagnosi di ascesso cerebrale. 
Studte dei tumori cerebrali. - Il comportamento 
della pressione del liquido cer.-opin. nelle varie af¬ 
fezioni del sistema nervoso. — Tumori del cervelletto. 
Atrofia estrema diffusa della calotta cranica con i 
caratteri del riassorbimento liscio, per ipertensione 
da gUoma cerebellare. - Il liquido cef.-rach. nelle 

del bambino. - Emorachide mortale consecutivo a 
rachianesteeia. — Un caso di meningite acutissima da 
otit e _ Sul valore delle modificazioni del liquor nelle 
meningiti tbc. - Tumore dell'angolo *«>n™bel 
lare. - Ascesso cerebrale sintomatico. - Ecl °"agu 
meningea spontanea. - L'ancesso cerebrale. - Ascese» 

otiti co eottodurale con sintomi ocular 1 - “ 

tetti delle lesioni unilaterali del cervelletto in animai 

procedentemente «labirintati nel lato opposto e . 
quelli della labirintectomia bilaterale nellanta»^ 
senza cervelletto. - Tumore vascolare della pia mad 
cerebellare. - Glioma del lobo omistro del cerve 
letto. — Sindrome cerebellare da malaria. f[ a __ 

frazioni collaterali della puntura«rte- 
(Nervazioni alaterno-topografi ohe eoi canale ve 
brale (lombare e sacrale) in rapporto oon la aneste 
ìli peridnrale. - Roentgenterapia dell'idrocefalo oro- 

• a canisito _ Pneumoencefalo post-traumatico c n 

emtoaPìi Tardiva - Meningoencefalo-mielite conto 
outiva a parotite acuta. - Le trombosi dei sem cra¬ 
nici. - Ricerche sul contenuto ni aminone:idi nel 
guido cef-rach. normale e patologico del tambmm 
La nota storica : G. DEL GUERRA : La voce nella Ge- 
nesi di Mosè._ 

Abbonamento annuo: Italia L. 45; Estero L. 65. 
Per gli associati al «Policlinico-: Italia L. 40, 

! Estero L. 5 5. Un numero separate L. 6. 


• ■>, 


ANNO XXXIX 


Roma, 29 Febbraio 1932 - X 


Num. 9 


“IL POLICLINICO» 

fondato nel 1893 dai professori: 

GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 



Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 


SOMMARIO. 


Lavori originali: C. Toscano: Sui rapporti fra cheto- 
nernia e stato funzionale del fegato. 

Note e contributi : F. Garofalo e E. Moschetta : Ricerche 
sperimentali sul potere tossico del nitroprussiato di 
sodio e sull’azicne antidotica del tiosolfato di sodio. 

Osservazioni cliniche : A. Quattrocchi : Isterectomia pre¬ 
cesarea subtotale addominale in travaglio di parto 
a termine per putrefazione del liquido amniotico e 
gii avviata putrefazione del feto. 

Riviste sintetiche: A. Scaturro: La leishmaniosi interna 
(kala-azar). 

Sunti e rassegne: Medicina costituzionalistica: N. Pende: 
Le vere e le false robustezze. — Malattie infettive : 
A. L. Berndt, R. Buck e v. Buxton : Patogenesi della 
parotite suppurativa acuta. Studio sperimentale. — 
F. Corona: Nuovo contributo allo studio del kala-azar 
dell'adulto. •— Oculistica : A. Brav : L'aspetto pratico 
del glaucoma acuto primario. — R. Salus : La terapia 
non operativa del glaucoma. — Articolazioni : Oe- 
tiker: Sulla lussazione abituale della spalla. — Kling : 
Importanza diagnostica e terapeutica della puntura 
dei versamenti intraarticolari. 

Cenni bibliografici. 

Accademie, Società Mediche, Congressi : Società Medico- 
Chirùrgica di Padova. — Associazione Medica Trie¬ 
stina. — Società di Cultura Medica Novarese. — So¬ 
cietà Medico-Chirurgica Veronese. — Accademia Me¬ 


dica Pistoiese ■< Filippo Pacini ». — Società Medico- 
Chirurgica Calabrese. — Società Medico-Chirurgica 
Bergamasca. 

Appunti per il medico pratico: Dalla pratica corrente: 
A. Chabé : Le indicazioni del salasso in clientela. — 
Casistica e terapia : L’iperglicemia nella polmonite 
lobare ed il suo trattamento. — Un caso di ascesso 
polmonare da paratifo. — Le pleuriti purulente dei 
bambini e loro trattamento. — Le bronchiti degli 
ipertesi. — Terapia generale della bronchite. — Nel 
catarro bronchiale 6ecco ed eosinofilo. — Semeiotica : 
Il segno secondo di Brudzinski nel lattante. — Note 
di tecnica: Su di un trattamento dietetico della cavia 
per la rapida diagnosi della tubercolosi. — Medicina 
scientifica : Importanza dei metodi istochimici di ri¬ 
cerca per lo studio della fisiologia e della patologia 
cutanea. — Mfdicina sociale : Aumento del cancro 
polmonare e malattie polmonari da polvere. — Ru¬ 
brica dell’ufficiale sanitvrio : A. Franchetti: Il nuòvo 
regolamento sulla produzione ed il commercio delle 
acque gassose. — Posta degli abbonati. — Varia. 

Politica sanitaria e giurisprudenza: G. Selvaggi: Ri¬ 
sposte a quesiti per questioni di massima. 

Nella vita professionale: Concorsi. — Nomine, promo¬ 
zioni ed onorificenze. 

Notizie diverse. 

Rassegna della stampa medica. 

Indice alfabetico per materie. 


LAVORI ORIGINALI. 

Istituto di Clinica Medica della R. Università di Roma. 

Direttore ine. : prof. S. Silvestri. 

Sui rapporti fra chetonemia e stato fun¬ 
zionale del fegato 

per il doti. C. Toscano. 

Le osservazioni di Seelig circa (aumento 
dei corpi chetonici che frequentemente si con¬ 
stata nelle affezioni epatiche, hanno richia¬ 
mato l’attenzione degli studiosi sulla funzio¬ 
ne chetogena e chetolitica del fegato. In un 
altro mio lavoro, ho portato un contributo di 
osservazioni personali sul comportamento del¬ 
la chetonemia negli epatopazienti. 

Considerando ora da un punto di vista più 
generale il problema delle relazioni esistenti 
fra comportamento della chetonemia e lesioni 
del parenchima epatico, ho voluto ricercare 
se e fino a qual punto dallo studio delle va¬ 
riazioni del contenuto in chetoni del sangue, 
fosse possibile concludere circa l’esistenza di 


una lesione del parenchima epatico e valutare 
l’entità della lesione stessa. 

È noto come il giudizio clinico sullo stato 
funzionale del fegato incontri nella pratica 
difficoltà notevoli. La molteplicità delle fun¬ 
zioni del fegato, di cui le une possono essere 
più gravemente compromesse delle altre; la 
inisulficienza delle nostre cognizioni circa 
l’intimo meccanismo con cui molte delle fun¬ 
zioni del fegato si compiono; la complessità 
delle correlazioni funzionali tra fegato e pan¬ 
creas e milzia e capsule surrenali, eco., corre¬ 
lazioni che rendono possibili entro limiti più 
o meno vasti i compensi funzionali più va¬ 
li*; la possibilità di compensi funzionali che 
l’organo parzialmente leso può trovare in sè 
stesso; sono tutti elementi che rendono diffi¬ 
coltosa e spesso infruttuosa l’indagine sullo 
stato funzionale del fegato. Di ciò è una ri¬ 
prova la molteplicità dei metodi proposti ed 
il fervore di ricerche che spinge gli studiosi 
a tentare sempre nuove vie per risolvere un 
problema di così grande importanza per l’in¬ 
dagine clinica. 






324 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. »! 


La molteplicità delle funzioni del fegato, 
che un’alterazione del parenchima epatico può 
interessare in grado diverso, ha condotto a 
saggiare singolarmente le varie funzioni del¬ 
l’organo, con prove di cui alcune, come quel¬ 
la della glicerniia sperimentale, sono entrate 
nell’uso clinico corrente. Mi è sembrato per¬ 
tanto non privo di interesse istituire delle li- 
cerche sperimentali allo scopo di indagale se, 
negli animali avvelenati con il fosforo, fosse 
possibile dimostrare una correlazione fra va¬ 
riazioni della chetonemia e alterazione epa¬ 
tica. . . ... 

Le ricerche furono eseguite su sei cani di 

inedia taglia, tenuti a dieta mista, ricca di 
idrati di carbonio e piuttosto povera di pro¬ 
teine e di grassi. Il sangue venne prelevato 
dall’arteria femorale. Il dosaggio dei chetoni 
nel sangue fu eseguito con il metodo di En- 
gefeldt. Per l’avvelenamento fu adoperato 
dell’olio fosforato 1%. Ai primi quattro cani 
fu somministrata una dose giornaliera di 
olio fosforato di circa cmc. 0,10 per Kg. di 
peso; agli ultimi due cani fu somministrata 
una dose giornaliera minore (circa cmc. 0.05 
per Kg. di 'peso) per ottenere un avvelenamen¬ 
to più lento. 

Protocolli. 


conto dei valori di partenza) a carico dell’acetone 
e dell’acido diacetico. 

Cane N. 3. — Peso Kgr. 10,300. 

Prima dell’avvelenamento: 

Acetone + ac. diacetico mgr. 1,02 % 

Acido ( 3 -ossibutirrico » 1,54 » 

Somministrazione di 1 cc. prò die di olio fosfo¬ 
rato 1 %. 

Dopo tre giorni: 

Acetone + ac. diacetico mgr. 3,38 % 

Acido p-ossibutirrico » 7,48 » 

Due giorni appresso l’animale muore improvvi¬ 
samente, prima che si possa eseguire un’altra de¬ 
terminazione. È notevole però l’aumento, specie 
dell’acido (3-ossibutirrico, già dopo soli tre giorni 
dall 'inizio dell 'avvelenamento. 


Cane N. 4. — Peso Kgr. 7,600. 

Prima dell’avvelenamento: 

Acetone + ac. diacetico mgr. 1,50 % 

Acido ( 3 -ossibutirrico » L76 » 

Somministrazione di cc. 0,70 prò die di olio fo¬ 
sforato 1 %. 

Dopo due giorni: 

Acetone + ac. diacetico 
Acido ( 3 -ossibutirrico 
Dopo sei giorni: 

Acetone + ac. diacetico 
Acido ( 3 -ossibutirrico 
L’animale muore il giorno appresso. 

In questo caso l’aumento della chetonemia, ma¬ 
nifestatosi già dopo due giorni, per quanto con 
valori non molto alti, si è mantenuto quasi inva¬ 
riato fino alla morte dell’animale. 


mgr. 

» 

mgr 

» 


3,58 % 
4,18 » 

2,76 % 
4,50 » 


mgr. 

1,02 % 

» 

• 2,20 » 

die 

di olio fosfo- 

mgr. 

1,53 % 

» 

2,80 » 

mgr 

. 7,27% 

» 

5,72 » 

i dell’esperimento 


Cane N. 1. — Peso Kgr. 10,100. 

Prima dell’avvelenamento: 

Acetone + ac. diacetico 
Acido ( 3 -ossibutirrico 
Somministrazione di 1 cc. pi 
rato 1 %. 

Dopo due giorni: 

Acetone -1- ac. diacetico 
Acido ( 3 -ossibutirrico 
Dopo sei giorni: 

Acetone + ac. diacetico 
\cido ( 3 -ossibutirrico 

Dopo sette giorni dall’inizio dell’esperimento 

È evidente, dopo sei giorni dall inizio dell av¬ 
velenamento, l’aumento della chetonemia, piu 
spiccato a carico dell’acetone preformato e del¬ 
l’acetone dell’acido diacetico. Già però dopo due 
giorni si nota un leggero ma netto aumento 
tutte le frazioni dei chetoni. 

Cane N. 2. — Peso Kgr. 7,000. 

Prima dell’avvelenamento: 

.Acetone + ac. diacetico mgr. 1,53 M 
Acido ( 3 -ossibutirrico » 4,84 » 

Somministrazione di cc. 0,70 prò die di olio lo- 

sforato 1 %. 

Dopo due giorni: _ Q/ 

Acetone + ac. diacetico mgr. 1,60 a> 

Acido ( 3 -ossibutirrico » 4 ,b2 » 

Dopo otto giorni : 

Acetone + ac. diacetico mgr. 9,21 /o 

Acido ( 3 -ossibutirrico » 9 ’ 24 ” 

Anche in questo caso si e avuto un netto au 
mento della chetonemia, più spiccato (tenendo 


Cane N. 5. — Peso Kgr. 11,000. 

Prima dell’avvelenamento: 

Acetone + ac. diacetico mgr. 1,43 % 

Acido ( 3 -ossibutirrico » 3,08 » 

Somministrazione di cc. 0,50 prò die di olio fo¬ 
sforato 1 %. 

Dopo tre giorni: 

Acetone + ac. diacetico 
Acido ( 3 -ossibutirrico 
Dopo cinque giorni : 

Acetone -1- ac. diacelico 
Acido ( 3 -ossibutirrico 

Dopo nove giorni: 

Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 
Dopo undici giorni: 

Acetone + ac. diacetico 
Acido ( 3 -ossibutirrico 
Dopo sedici giorni: 

Acetone + ac. diacetico 
Acido ( 3 -ossibutirrico 
Dopo diciannove giorni : 

Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 
Dopo venticinque giorni: 

Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 

L’animale muore in seguito ad emorragia 
Il comportamento delle vane frazioni dei che- 
ioni in questo caso è interessante. Considerati ne 
loro complesso i valori ottenuti nelle numerose 
determinazioni eseguite, si nota un Paressi ^ 

se pure non regolare, aumento dei chetom che 

raggiungono i valori massimi di 12,49 per 


mgr. 

2,46 % 

» 

4,40 » 

mgr. 

5,32 % 

» 

6,60 » 

mgr. 

4,40 % 

» 

4,84 >» 

mgr. 

6,55 % 

» 

3,74 » 

mgr. 

12.49 % 

» 

1,32 » 

mgr. 

3,68 % 

» 

13,20 » 

mgr. 

4,81 % 

» 

8,25 » 

ad emorragia. 


[Anno XXXIX, Num. 9] 


SEZIONE PRATICA 


325 


Ione e l’acido diacetico, e di 13,20 per l’acido 
|3-ossibutirrico. Però, a partire dal nono giorno 
di avvelenamento, si nota una progressiva dimi¬ 
nuzione dell’acido p-ossibutirrico, mentre acetone 
ed acido diacetico tendono ad aumentare fino a 
raggiungere il massimo dopo sedici giorni. 

Una determinazione frazionata dell’acetone e del¬ 
l’acido diacetico, eseguita dopo 17 giorni dall’ini¬ 
zio dell’avvelenamento, dimostra che l’aumento è 
specialmente a carico dell’acido diacetico: 

Acetone mgr. 2,86 % 

Ac. diacetico » 6,98 » (espresso in acetone). 

Successivamente acetone ed acido diacetico di¬ 
minuiscono, mentre l’acido p-ossibutirrico, che 
aveva toccato il valore minimo (1,32) in corrispon¬ 
denza del massimo valore riscontrato per lo altre 
frazioni, torna rapidamente ad aumentare. 


Cane N. 6. — Peso Kgr. 13,100. 

Prima dell’avvelenamento : 

Acetone + ac. diacetico mgr. 1,13% 

Acido p-ossibutirrico » 2,86 » 

Somministrazione di cc. 0,6 prò die di olio fo¬ 
sforato 1 %. 


Dopo tre giorni: 

Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 
Dopo otto giorni: 

Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 
Dopo undici giorni: 

Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 
Dopo sedici giorni: 

Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 
Dopo diciannove giorni: 

Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 
Dopo ventidue giorni : 

Acetone + ac. diacetico 
Acido p-ossibutirrico 

È evidente, anche in questo caso, il progressivo 
aumento della chetonemia con il progredire del- 
l’avvelenamento. A differenza del cane N. 5, in 
questo caso, le variazioni delle diverse frazioni dei 
chetoni sono stale sempre parallele. 


mgr. 

1,95 % 

» 

2,82 » 

ingr. 

1,73 % 

» 

3,96 » 

mgr. 

3,68 % 

» 

11,00 » 

mgr. 

2,56 % 

» 

6,00 » 

mgr. 

4,70 % 

» 

9,60 » 

mgr. 

6,70 % 

» 

13,20 » 


I risultati delle ricerche hanno dunque 
messo in evidenza in tutti i casi un aumento 
della chetonemia, aumento che interessa tut¬ 
te le frazioni dei chetoni, in grado più o me¬ 
no evidente nei viari esperimenti, ma sempre 
apprezzabile. È questo un fatto già noto e 
non era mia intenzione sottoporre a controllo 
cognizioni già acquisite. Scopo delle mie ri¬ 
cerche era di seguire, nei cani avvelenati con 
il fosforo il comportamento della chetonemia 0 
per mettere in evidenza se con lo stabilirsi 
ed il progressivo accentuarsi di una lesione 
ejialica, la chetonemia segnasse un parallelo 
aumento, sicché dai valori assoluti di essa si 
potesse stabilire l’entità della lesione epatica. 

I risultati delle mie ricerche non autoriz¬ 
zano a questo riguardo conclusioni nette. È 


vero che i valori chetonemici più alti sono 
stati riscontrati negli stadi più avanzati del- 
l'avvelenamento da fosforo, ma è anche vero 
che, nei oasi di più lunga osservazione (ca¬ 
ne 5 e 6) non si è ottenuta una progressione 
regolare di aumenti nei valori della chetone¬ 
mia, una curva continua, ma una curva spez¬ 
zala, dove aumenti e diminuizioni si alterna¬ 
no pur mantenendosi i valori assoluti sem¬ 
pre al di sopra dei valori di partenza. Avviene 
così p. es., che nel cane n. 5 i valori ottenuti 
dopo 5 giorni di avvelenamento, essendo più 
alti di quelli riscontrati dopo 9 giorni, fa¬ 
rebbero pensare ad un’alterazione epatica più 
grave in quel periodo che nel successivo. 

Con questa riserva, si può comunque dire 
che l’accentuarsi dell’alterazione epatica pro¬ 
voca un aumento progressivo della chetone¬ 
mia. Naturalmente, uno studio più accurato 
della questione dovrebbe proporsi di indaga¬ 
re, con l’ausilio di ricerche istologiche, se e 
fino a qual punto ai vari valori della cheto¬ 
nemia corrispondono alterazioni progressive 
e caratteristiche del parenchima epatico. 

Dai risultati delle mie ricerche credo che 
si possa dunque concludere, con qualche ri¬ 
serva giustificata da quanto prima ho detto, 
che lo studio della chetonemia può essere util¬ 
mente intrapreso, ai fini dell’indagine clinica 
sullo stato funzionale del fegato. 

Dipende l’aumenito della chetonemia, nei 
cani avvelenati con il fosforo, dal disturbo 
indolito sul ricambio dei carboidrati dalla 
scomparsa del glicogeno epatico provocata 
dall’avvelenamento? Ciò è stato affermato in 
base al curri hoc ergo propter hoc (ricordo 
a questo proposito gli studi di Yon Mering 
sui cani avvelenati con la florizina e quelli di 
Bockelmann e Boch sulle donne eclamptiche) : 
ma iprisultati delle mie ricerche credo che 
autorizzino a formulare dei dubbi in propo¬ 
sito. 

Nel corso delle mie ricerche ho voluto, di 
tratto in tratto, saggiare il comportamento 
della glicemia adrenialinica nei cani avvele¬ 
nati. È noto come l’azione iperglicemizzante 
dell’adrenalina sia attribuita all’azione di essa 
sul glicogeno epatico, ad un’azione cioè gli¬ 
cogenolitica. Ed invero negli ultimi stadi del- 

l'avvelenamento da fosforo io ho riscontrato 

* 

una scarsissima risposta dell’adrenalina iniet¬ 
tata sotto cute alla dose di 1/4 di mmgr. Ma 
è anche vero che, negli stadi non troppo avan¬ 
zati deH’avvelenamento, l’azione iperglice¬ 
mizzante deH’adrenalina era normale, mentre 
la chetonemia era nettamente aumentata. Non 







I 


^2 £ t « il policlinico » [Anno XXXIX, Num. 9] 

si può dunque in questi stadi attribuire ad per stabilire un eventuale parallelismo fra en- 

insufficienza di glicogeno.l’aumento dei cor- tità delle lesioni epatiche così indotte e au- 

pi chetonici nel sangue. mento dei chetoni nel sangue. 

Appare pertanto probabile che, indipenden- Dai risultati delle ricerche si” desume che 
temente dal disturbo delle funzioni glicopes- l’aumento delLai chetonemia, nei cani trattati 

sica e glicogenolitioa del fegato o coordina- con fosforo, si accentua con il progredire del¬ 

iamente con queste funzioni, il fegato eserciti l’alterazione epatica. Lo studio della chetone- 
una sua diretta influenza sul ricambio dei mia può dunque essere utilmente intrapreso, 


chetoni, cosicché un’alterazione progressiva 
del parenchima epatico porta ad un progres¬ 
sivo aumento dei chetoni nel sangue. 

‘ £ da notare il comportamento particolare 
delle varie frazioni dei chetoni nel cane n. 5, 
comportamento che è stato già messo in e- 
videnza nella breve discussione di commen¬ 
to alle singole esperienze. A che cosa possa 
essere dovuta la progressiva diminuzione del¬ 
l’acido (bossi butirrico con contemporaneo pro¬ 
gressivo aumento delle altre frazioni, ed il 
successivo spiccato aumento dell acido |3-ossi- 
butirrieo mentre tornano a diminuire acetone 
preformato e acetone dell acido diacetico io non 
saprei dire, tanto più che un tale caratteristi¬ 
co comportamento è rimasto isolato. Nolo che 
al 17° giorno di avvelenamento, quando l’a¬ 
cido p-ossibutirrico era ridotto a valori bas¬ 
sissimi, mentre le altre due frazioni, insieme 
consideriate, risultavano notevolmente aumen¬ 
tate, una determinazione frazionata dell ace- 
lone preformate e dell’acetone dell’acido dia¬ 
cetico dimostrava che 1 aumento riguardava 
solo l’acido diacetico. Si può dunque pen¬ 
sare che un qualche elemento in un certo 
momento ostacolasse la trasformazione del¬ 
l’acido diacetico tanto in acetone che in acido 
p-ossibutirrico. L’osservazione ha comunque 
un valore pratico apprezzabile perche ammae¬ 
stra a tener conto, nella valutazione della che- 
tonemda, non dell'acido p-ossibutirrico sol¬ 
tanto, come è stato fatto da qualche A. ma 
di tutte le frazioni dei chetoni. 

In conclusione, nei cani avvelenati con il 
fosforo, si nota un aumento della chetone- 
mia che si accentua, sia pure non regolar¬ 
mente, con il progredire dell’alterazione epa¬ 
tica, aumento che è probabilmente dovuto, 
oltre che al disturbo delle funzioni glicopes- 
sica e glicogenolitica del fegato ad un elemen¬ 
to ancora non identificabile che, per effetto 
dell’alterazione epatica, disturba direttamente 
\1 normale ricambio dei chetoni. 

Luglio, 1931-IX. 

RIASSUNTO. 

L A. ha studiato il comportamento della 
chetonemia nei cani avvelenati con il fosforo, 


ai fini dell’indagine clinica sullo stato funzio¬ 
nale del fegato. 

L’aumento della chetonemia, è probabilmen¬ 
te dovuto, oltre che al disturbo delle funzio¬ 
ni glicopessica e glicogenolitica del fegato, ad 
un elemento ancora non identificabile che, per 
effetto dell’alterazione epatica, disturba diret¬ 
tamente il normale ricambio dei chetoni. 

BIBLIOGRAFIA. 

Bockelmann e Boch. Ardi. Giniik., 123 e 129, 1927. 
Kulz. Zeit. Biol., 20, 1884. 
v. Mering. Zeit. Klin. Med., 16. 

Seelig. Ibid., 110, 1927. 

Toscano. Policlinico, Sez. Prat., 1932. 


NOTE E CONTRIBUTI. 

Clinica Chirurgica della R. Università di Bologna. 

Direttore: Prof. Bartolo Nigrisoli. 

Ricerche sperimentali sul potere tossico 
del nitroprussiato di sodio e sull'azione 
antidotica del tiosolfato di sodio. 

Dott. F. Garofalo, assistente. 

E. Moschella, allievo interno. 

(Nota preventiva). 

Ispirandoci alla osservazione di un caso di 
avvelenamento da nitroprussiato di soda trat¬ 
tato con buon esito con il tiosolfato sodico, 
avevamo intrapreso delle ricerche sperimen¬ 
tali per stabilire la tossicità del sale ed il po¬ 
tere antidotico del tiosollato; quando è com¬ 
parsa sul British Medicai Journal una nota 
di Fowweather che illustrava un caso di avve¬ 
lenamento simile al nostro, ma seguito da 

\ 

morte. 

Nel nostro caso si trattava di una infermie- 
1 ra, pratica di laboratorio, che a scopo suicida 
si era iniettato sotto la cute dell addome di¬ 
ca 10 cc. della soluzione acquosa di nitro¬ 
prussiato di soda che veniva usato per la li- 
cerca dell’acetone nelle urine e per sacrificare 
animali che avevano già servito ad espeiimen- 
li. Dopo 10 minuti cominciarono i primi sin¬ 
tomi: intontimento, perdita di coscienza, di¬ 
latazione pupillare, cianosi, trisma, schiuma 



[Anno XXXIX, Num. 9] 


SEZIONE PRATICA 


327 


alla bocca, respiro dispnoico, polso filiforme 
e contrazioni cloniche dei muscoli motori. 

La paziente riprese La conoscenza e si rista¬ 
bilì completamente dopo che furono sommi¬ 
nistrati endovena 20 cc. di Thioren (soluzio¬ 
ne di tiosolfato sodico al 10 %) che serviva 
per la prova della funzionalità renale e che 
nei comuni trattati di farmacologia viene ci¬ 
tato come antidoto ai cianuri. 

In molti trattati di tossicologia, medicina 
legale e farmacologia da noi consultati, gli 
avvelenamenti da nitroprussiato sodico non 
sono affatto menzionati, ed in vero pochi 
sono «ai conoscenza della tossicità di questo 
sale. 

Avendo anche noi notato, con Fowwea- 
ther, che la tossicità del nitroprussiato diffe¬ 
risce da quella dei cianuri, abbiamo voluto, 
con esperienze su cavie, studiare e cercare di 
spiegare queste differenze che sono poi quel¬ 
le che permettono di praticare un'utile tera¬ 
pia in questi casi di avvelenamento. 

Nella prima serie di esperimenti, oggetto 
di questa nota, abbiamo studiato lassorbi- 
mento sottocutaneo del nitroprussiato, rife¬ 
rendoci al nostro caso, e a tal uopo abbiamo 
fatto due gruppi di cavie, al primo iniettam¬ 
mo dosi decrescenti di soluzione acquosa di 
nitroprussiato, per studiare la sintomatologia 
in rapporto alle dosi, e per raggiungere la 
dose minima mortale. Contemporaneamente 
stabilire il tempo che intercorre tra l’iniezio¬ 
ne tossica ed i primi sintomi e l’epoca della 
morte a seconda della dose. 

Nel secondo gruppo di cavie, iniettando il 
veleno e somministrando l’antidoto per via 
sottocutanea, endoperitoneale ed endovenosa, 
in tempi diversi, abbiamo studiato l’azione 
antidotica del tiosolfato. 

I Gruppo: l a cavia del peso di gr. 700 viene 
iniettata sottocute con gr. 0,15 di nitroprussiato 
diluito in 1 cc. di H 2 0. 

Dopo un minuto insorgenza di paresi al treno 
posteriore, dopo 3 minuti contrazioni musco¬ 
lari, la cavia si abbandona sugli arti; al 5° mi¬ 
nuto il ritmo respiratorio comincia ad accelerare, 
al 6° minuto continua la dispnea, le contrazioni 
cardiache si fanno affrettate ma sono valide, dalla 
bocca esala odore di mandorle amare caratteristi¬ 
co dell’acido cianidrico. Dopo 10 minuti ai sin¬ 
tomi precedenti si aggiungono ritmiche aperture 
delle mascelle, perdita di urina, cianosi. Dopo 
12 minuti i battili cardiaci rallentano e si in¬ 
deboliscono, il riflesso deH’ammiccaniento scom¬ 
pare, tutti i muscoli sono rilasciati; dopo lo’ dal¬ 
l’iniezione il cuore comincia a centrarsi aritmi¬ 
camente, così per 30” dopo di che non si riesce 
piu alla palpazione del torace a sentire le pul¬ 
sazioni del cuore. All’esame necroscopico oltre 
l'odore di HCN che emanano i visceri, si notano 
contrazioni fibrillari nei muscoli e nel cuore stes¬ 


so. Nel sangue che fuoriesce e si deposita al fon¬ 
do della bacinella sono delle chiazze che hanno 
caratteri di sangue arterioso e scarsa coagulabilità. 

2 a cavia di circa gr. 650 viene iniettata sotto¬ 
cute con gr. 0,075 di nitroprussiato diluito in 
1 cc. H 2 0. 

I primi sintomi; compaiono dopo 2 minuti e si 
succedono nello stesso ordine della prima cavia 
solo però ad intervalli di tempo un po’ maggiori, 
infatti la perdita di urina che qui avviene con 
forte getto, indice di contrazioni vescicali si ha 
al 15° minuto. Inoltre in questa cavia notiamo 
contrazioni cloniche di tutta la muscolatura poco 
prima della morte che avviene al 20° minuto. Ri¬ 
lievi necroscopici simili ai precedenti, 

» 

3 a cavia di circa gr. 650 iniettata sottocute coir 
gr. 0,035 di nitroprussiato diluito in 1 cc. di H 2 0. 

In questa cavia i sintomi sono uguali a quelli 
rilevali nelle precedenti e si svolgono con gli 
stessi tempi della seconda e parimenti dopo 20 mi¬ 
nuti avviene la morte. Anche qui abbiamo gli 
stessi rilievi necroscopici, si prelevano e si fissano 
il cervello, LI cervelletto, il bulbo e tratto del mi¬ 
dollo spinale, i reni e i surreni. 

4 a cavia di circa gr. 500 iniettata con gr. 0,015 
di nitroprussiato nella stessa diluizione delle pre¬ 
cedenti. Dopo 10 minuti intontimento con flessio¬ 
ne laterale della testa, dopo 20 minuti paresi del 
treno posteriore, dopo 25’ contrazioni opistotoni- 
che che si ripetono a distanza di 5 minuti per 
cinque volle; ritmo cardiaco accelerato. Al 45° mi¬ 
nuto la cavia si accascia e dopo un’ora dall’inie¬ 
zione muore. Rilievi necroscopici uguali ai prece¬ 
denti, si prelevano e si fissano i reni e i surreni. 

5 a cavia del peso di circa gr. 500 iniettata sotto- 
cute nell’addome con gr. 0,01 di nitroprussiato 
in 1 cc. di H 2 0. 

Dopo 15 minuti l’animale appare leggermente 
intontito però dopo 20’ ha un attacco di contra¬ 
zioni cloniche nei muscoli masticatori, dopo 25’ 
ha un altro attacco complicato questa volta da 
scosse cloniche nei muscoli degli arti, odore di 
HCN dalla bocca, ansia respiratoria. Ad intervalli 
di pochi minuti si succedono altri accessi clonici 
nei muscoli della bocca, il cuore è valido e acce¬ 
lerato, l’animale resta accascialo sugli arti e al 
45° minuto tenta di sollevarsi ma perde l’equi¬ 
librio con flessione laterale della testa, dopo qual¬ 
che tentativo riesce a stare sollevalo ma con fa¬ 
tica. Dopo un’ora e mezza quantunque un po’ 
intontito sembra normale, in seguito si rimette 
completamente. 

II Gruppo: l a cavia di circa gr. 700 viene iniet¬ 
tata sotto la cute dell’addome con gr. 0,0325 di 
nitroprussiato diluito in 1 cc. di H 2 0. 

Dopo circa cinque minuti dall’iniezione tossica 
si iniettano nella cavità peritoneale 5 cc. di Thio¬ 
ren ('tiosolfato sodico al 10 %) e 5 cc. nei muscoli 
della coscia. Già mentre si praticano le iniezioni 
antitossiche compare la dispnea e l’iniontimento, 
al 10° minuto dall’iniezione del veleno l’animale 
reagisce ancora agli stimoli e messa sul dorso si 
rivolta ma con difficoltà, il battito cardiaco è ac¬ 
celerato, al 15° minuto avviene la morte. All’esa- 
me necroscopico si nota la cavità peritoneale ri¬ 
piena ancora di lutto il liquido iniettato, che evi¬ 
dentemente non ò stato assorbito. 


328 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Nùm. 9] 


2 a cavia di circa 600 gr. iniettata sottocute con 
gr. 0,02 di nitroprussiato in 1 co. di H 2 0. 

Dopo' 10 minuti iniettiamo nella safena di si¬ 
nistra, previa apertura della cute, 2 cc. di Thioren 
e sottocute, nella regione sternale e addominale 
ne iniettiamo altri 8 cc. Tranne un leggero inton¬ 
timento nessun altro sintonia di avvelenamento 
compare, dopo un’ora l’animale è completamente 
rimesso e con sensibilità normale. 

3 a cavia di circa gr. 500 iniettata sottocute con 
gr. 0,015 di tossico in un cc. di H 2 0, contempo¬ 
raneamente alla 4 a cavia del primo gruppo con 
la quale ha identica la sintomatologia: dopo 10 
minuti intontimento, flessione laterale della te¬ 
sta, dopo 20’ paresi del treno posteriore; al 25° 
minuto contemporaneamente all’altra compare un 
primo accesso di contrazioni opistotoniche. Imme¬ 
diatamente iniettiamo sottocute 5 cc. di Ihioren, 
alla distanza di 5 minuti interviene un secondo 
attacco seguito dopo lo stesso tempo da un terzo, 
dopo il quale iniettiamo altri 10 cc. di Thioren. 
Gli accessi non si ripetono, perdura l’ansia respi¬ 
ratoria, le pulsazioni cardiache sono forti ma al¬ 
quanto irregolari, l’animale resta accasciato spe¬ 
cialmente sul treno posteriore. Dopo 5 minuti 
dall’ultima iniezione di tiosolfato ne facciamo una 
di canfora, dopo la quale, mentre l’altra cavia 
avvelenata contemporaneamente ma non trattata 
con l’antidoto muore, questa si rimette piano 
piano, sicché dopo un’ora quantunque permanga 
un leggero intontimento l’animale può conside¬ 
rarsi salvato. 

Rilievi, — Dal protocollo delle nostre espe¬ 
rienze risulta dunque che, diminuendo la do¬ 
se tossica, aumenta il tempo Ira 1 iniezione di 
nitroprussiato, la comparsa dei sintomi e la 
morte, infatti con la dose massima da noi 
usata i sintomi sono comparsi dopo appena 
un minuto, mentre con la dose minima mor¬ 
tale (4 a cavia del 1° gruppo) questo intervallo 
è stato di 10 minuti. Così pure mentre nella 
prima cavia la morte è avvenuta dopo 15 mi¬ 
nuti, nella 4 a in cui la dose era quasi sette 
volte minore è avvenuta dopo un ora. Pari- 
menti in modo sensibile la sintomatologia va¬ 
ria col variare delle dosi : nelle prime cavie 
trattate con dosi alte la paresi e poscia il ri¬ 
lasciamento muscolare, il disordine respirato- 
rio e circolatorio dominano il quadro, men¬ 
tre in quelle iniettate con dosi basse le con¬ 
trazioni cloniche dei muscoli caratterizzano la 
sindrome, nella quale però i fenomeni a ca¬ 
rico del cuore e dei polmoni permangono. Si 
può dire perciò che quando l’avvelenamento 
è lento lo stato di eccitazione è maggiore. 

La ricerca della dose minima mortale del 
veleno ci ha dimostrato che per una cavia di 
gr. 500 occorrono gr. 0,015 di nitroprussiato. 

Nel secondo gruppo delle nostre ricerche 
dobbiamo far rilevare l’azione antidotica del 
tiosolfato di soda somministrato per le vie en¬ 
dovenosa e sottocutanea, mentre abbiamo avu¬ 


to esito negativo usufruendo della via endope- 
ritoneale che noi, in verità, abbiamo tentato 
più per dimostrare l’azione paralizzante del ve¬ 
leno sui protoplasmi cellulari, che per provare 
un buon mezzo di introduzione del farmaco, 
sapendosi che l’assorbimento della sierosa pe¬ 
ritoneale è scarsissimo e lento. 

Il tempo utile per la somministrazione del 
tiosolfato è abbastanza lungo come dimostra 
l’esperienza teTza, del secondo gruppo, in cui 
l’antidoto fu dato molto tardi, quando erano 
già insorti gli accessi convulsivi. 

Le chiazze di carattere arterioso, che si tro¬ 
vavano nel sangue scolato durante l’esame ne¬ 
croscopico, sono state notate anche negli av¬ 
velenamenti da cianuro di potassio e da aci¬ 
do cianidrico. La causa. di questo fenomeno 
Hoppe-Seyler e Gaethgens vollero spiegarla 
con la combinazione dell’emoglobina con l’a¬ 
cido cianidrico che formerebbero così un com¬ 
posto molto stabile, che .assorbe l’ossigeno 
ma lo cede difficilmente. Geppert fa un’ipotesi 
più plausibile, che cioè l’acido cianidrico, con 
la sua azione paralizzante sui protoplasmi cel¬ 
lulari rende incapaci i tessuti a fissare l’ossi¬ 
geno del sangue arterioso. 

A carico dei reni e surreni abbiamo notato 
degenerazione idropica dell’epitelio dei tubuli 
contorti e degli elementi della zona reticolata. 

Conclusioni. — Come si può spiegare la di¬ 
versa tossicità dei cianuri e del nitroprussia¬ 
to di soda? 

Il nitroprussiato di soda per svolgere il suo 
potere tossico abbisogna, secondo quanto dice 
Bbaduri, di acidi minerali che lo scindano in 
cloruro ferrico e acido cianidrico, (.he sia que¬ 
sto acido a dare la tossicità al nitroprussiato 

10 dimostra l’intenso odore di mandorle ama¬ 
re che l’animale avvelenato emana dalla bocca 
prima e dai visceri poi. È possibile però che 

11 C0 2 che si trova abbondante nell’organismo 
possa, per azione di massa, operare la libera¬ 
zione dell’HCN. 

Noi crediamo molto probabile che la relati¬ 
va lentezza del nitroprussiato a produrre la 
morte sia dovuta alla complessa sua formula 
di composizione Na Fe (NO) (CN) 5 , proposta 
da Browing. Infatti da ricerche eseguite in se¬ 
guito è risultato che mentre il nitroprussiato 
in soluzione diluita è dissociato negli ioni se¬ 
guenti 2NaOH e Fe (CN)NOH”, il cianuro di 
potassio invece è dissociato in KOH e TICN. 

È ovvio dunque che tanto nei tessuti quanto 
nello stomaco, il nitroprussiato non trova quel¬ 
la quantità di acidi minerali bastevole a scin¬ 
derlo rapidamente. 



Anno \\\ÌX, Ntim. 9] 


SEZIONE PRATICA 


329 


Invece i cianuri di sodio o di potassio, in ra¬ 
gione del loro stato di ionizzazione, posseden¬ 
do l’HCN già allo stato di ione senza bisogno 
di ulteriore decomposizione, svolgono un’azio¬ 
ne così pronta da rendere tardivo qualsiasi ten¬ 
tativo terapeutico. 

11 caso di Fowweather nel quale il suicida 
aveva inghiottito il veleno e morì ben due ore 
dopo il ricovero all’Ospedale, ci fa pensare 
che anche se il nilroprussiato venisse portato 
direttamente a contatto dell’acido cloridrico 
dello stomaco sarebbe necessario per la libera¬ 
zione di acido cianidrico un tempo di reazione 
già sufficiente per poter soccorrere l’avvele¬ 
nato. 11 liosolfato viene teoricamente consiglia¬ 
lo come antidoto dei cianuri, ma questa cono¬ 
scenza ha poco valore pratico inquantochè la 
azione letale quasi fulminea di questi veleni 
non dà tempo di intervenire utilmente con un 
antidoto. 

Secondo Caglio il liosolfato di sodio trasfor¬ 
mandosi nell'organismo in solfito e in solfato 
cede facilmente il solfo al cianuro con forma¬ 
zione di solfocianuro quasi innocuo all’orga¬ 
nismo. 

Certamente questo è il meccanismo dell’a¬ 
zione antidotica del tiosolfato sul nitroprus- 
siato, e il risultato terapeutico positivo avuto 
nel caso capitatq alla nostra osservazione e 
nello esperienze fatte, lo attribuiamo alla rela¬ 
tivamente lenta tossicità del nitroprussiato, per 
cui il solfito proveniente dal tiosolfato messo 
in circolo, ha avuto tutto il tempo necessario 
per svolgere la sua azione antidotica. Come ab¬ 
biamo già detto, ciò non può avvenire per i 
cianuri che sono così labili da essere scissi an¬ 
che dall’anidride carbonica presente nell’aria, 
a tale reazione infatti è dovuto l’odore di man¬ 
dorle amare caratteristico dell’acido cianidri¬ 
co che emanano i cianuri appena esposti alba¬ 
na. Sulla via di elezione nella somministrazione 
dell’antidoto, escludendo a priori quella peri¬ 
toneale, possiamo dire che la endovenosa è 
senza dubbio la migliore quale quella che im¬ 
mediatamente porta a contatto l’antidoto col 
tossico. Però è meglio e più pratico introdurre 
il tiosolfato per via endomuscolare perchè, se 
iniettato endovena, viene presto eliminato dai 
reni (infatti è usato nella prova del Nyiri per la 
funzionalità renale); mentre, iniettato nei mu¬ 
scoli, il tiosolfato è assorbito lentamente e rim¬ 
piazza quello escreto dai reni, senza dover ri¬ 
correre a ripetute iniezioni endovenose, occor¬ 
renti a mantenere in circolo quella quantità di 
antidoto atto a neutralizzare il veleno, man 
mano che si libera dalla lenta scissione del ni- 

Iroprussiato di soda. 


RIASSUNTO. 

Gli AA., partendo da una osservazione perso¬ 
nale di un caso di avvelenamento da nitroprus¬ 
siato sodico curato col tiosolfato di sodio, in 
una prima serie di ricerche, hanno studiato la 
sintomatologia dell’avvelenamento e il potere 
antidotico del tiosolfato somministrato per via 
intramuscolare ed endovenosa; hanno inoltre 
stabilita la dose minima mortale del nitroprus¬ 
siato sulle cavie, che è di gr. 0.015 per una 
cavila' di gr. 500. 

BIBLIOGRAFIA. 

Bhaduri. Z. f. anorg. Chein. 1913, t. LXXXIV, 

pag. 95. . 

Borri, Cevidalli, Leoncini. Trattato di medicina 

legale, 1926. 

Fowweather. Britisli Medicai Journal, n. 3685, 
1931. 

G aglio G. Trattato di larmacologia e terapia, 1926. 
Gauthier. Manuale di tossicologia. 

Hofmann e Kolisko. Trattato di Medicina Legale, 

1906. 

Mameli E. Chimica tossicologica. 

Rabuteau e Massul. Compt. Rend., 1872, T. 
LXXIV, pag. 57. 

Sollmann. A Manu al of Pharmacology and its Ap¬ 
plications to Therapentics and Toxicology, 1926, 
pag. 774. 


09 * Ricordiamo rinteressaatissima monografìa : 


Prof. GIUSEPPE SABATINI 

Direttore della R. Clinica Medica dell’Univ. di Sassari. 



STUDIO CRITICO E CLINICO. 


SOMMARIO DEL VOLUME. — osservazioni preliminari, 
pag. 1 a 2. — Cap. I. Evoluzione storica del concetto di 
cirrosi epatica, pag. 3 a 10. — Cap. II. Lo stato attuale 
delle conoscenze sulle cirrosi. Esame dei dati anatomici 
ed etiologici riguardante la cirrosi epatica, pag. 11 a 43. 
Gap. III. Studio clinico delle forme comprese sotto il 
nome di cirrosi. La cirrosi epatica come individualità 
nosografìca unica ed entità clinica distinta. Classifica¬ 
zione delle forme morbose indicate col nome di cirrosi, 
pag. 44 a 58. — Cap. IV. Forme cliniche ravvicinate alla 
cirrosi epatica. La malattia di Banti; la malattia di 
Wilson e le altre sindromi epato-striate; la cosidetta 
cirrosi bronzina o pigmentaria, pag. 59 a 64. — Cap. V. 
Alcune considerazioni cliniche speciali sulla cirrosi epa. 
tica propriamente detta : 1) Rapporti fra cirrosi epatica 
e malattie del sangue o malattie del pancreas; 2) Ede¬ 
mi. ascite e versamenti sierosi nella cirrosi epatica; 
3) .Rapporti fra la cirrosi epatica (epatite atrofica cro¬ 
nica) e le atrofie gialle acute del fegato (epatiti atrofi¬ 
che acute) secondo alcune moderne acquisizioni; 4) QuaL 
ohe osservazione sulla sintomatologia della cirrosi epa¬ 
tica, eui criteri di prognosi e le possibilità di cura, 
pag. 65 a 81. — Appendice: La cirrosi epatica nella 

descrizione originale di Morgagni (Epist. An. Clin. 
XXXVIII, N. 30), pag. 82 a 88. — La osservazione ori¬ 
ginale nella quale Laénnec avrebbe individualizzato la 
cirrosi epatica, pag. 89 a 94. — Bibliografia, pag. 95 a 102. 

Volume in-8o di pagg. VIII-102 (N. 21 delle nostre Mono¬ 
grafie Medico-Chirurgiche d’attualità, Collezione del « Po¬ 
liclinico »), nitidamente stampato in carta 6emipatinata. 
— Prezzo L. 1 5 più le spese postali di spedizione. Per 
i nostri abbonati sole L. 1 3,7 5 in porto franco. 

Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
stale Succursale diciotto, ROMA. 


330 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 9] 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Ospedale Civile S. Salvatore li Pesaro 
Direttore e chirurgo primario: Prof. C. Costa. 

Isterectomia precesarea subtotale addomi¬ 
nale in travaglio di parto a termine per 
putrefazione del liquido amniotico e già 
avviata putrefazione del feto. 

Dott. Aldo Quattrocchi, assistente chirurgo. 

D. F. Dina, a, 23, ila Cattolica. 

Entra il 14-11-31, ore 3, in istato di viva soffe¬ 
renza, con polso frequente (140), temperatura ele¬ 
vata (39°, 2). 

Si apprende che la paz., primipara a termine 
di gestazione, è in travaglio di parto da quattro 
giorni e che le acque sono scolate da tre giorni. 
A domicilio dal medico curante sono stati fatti 
ripetuti tentativi sia di applicazione di forcipe, 
sia di estrazione manuale riusciti vani. 

E. O. Donna di conformazione generale schele¬ 
trica regolare, di statura media. Si fa un som¬ 
mario esame dei vari apparati organici e nulla si 
rileva di patologico. Dall’espressione del volto del¬ 
la paz. si manifestano segni di forte sofferenza. 

L’addome si presenta all’ispezione elevato, glo¬ 
boso. Con la palpazione si sente l’utero fortemen¬ 
te contratto ed alla pressione anche leggera si 
risveglia un vivo dolore. Gli angoli tubarici si 
percepiscono spostati in alto insieme ai legamenti 
rotondi che vi fanno capo, sicché questi si sen¬ 
tono decorrere ai lati dell’utero dirigendosi verso 
le eminenze ileo-pettinee, fortemente tesi come 
due grosse corde. Colla percussione suono ottuso 
su tutto l’ambito uterino. Non si ascolta il bat¬ 
tito cardiaco fetale. Coll’esplorazione si raggiun¬ 
gono le natiche ed il solco ano-genitale del feto. 
Coniugata, vera. 7,6. 

Si fa diagnosi di presentazione podalica, varietà 
natiche sole, in posizione S. D. P. ; stenosi pel¬ 
vica di 2 U grado; feto morto; inerzia secondaria 
tetanica; minaccia di rottura dell’utero. 

Si pensa subito di liberare la donna e, previa 
narcosi eterea, si tenta l’estrazione del feto per 
le vie naturali, ma non vi si riesce in alcun modo, 
neanche con l’aiuto dell’uncino ottuso. Nelle ma¬ 
novre di introduzione della mano si fa un po’ di 
largo fra parte presentata e il segmento inferiore 
dell’utero, sicché fuoriesce il residuo delle acque, 
costituito ormai da un liquame putrido, di odore 
fetido. 

La donna è colta da brividi subentranti e la 
temperatura sale a 40°,6. Si ritiene di non essere 
di fronte ad uno dei banali casi di febbre in tra¬ 
vaglio, ma ad un caso di vera e propria sepsi 
intra-partum, e data la gravità della situazione 
si decide l’intervento immediato per via laparo¬ 
tomia. (Operatore prof. Costa). 

Op. : N. etere; posizione di Trendelenburg. La¬ 
parotomia ampia ed esteriorizzazione dell’utero; 
isterectomia subtotale precesarea con annessecto- 
mia bilaterale. Emostasi; peritoneizzazione. Pic¬ 
colo zaffo asettico nel Douglas. Sutura a strati 
incompleta delle pareti addominali. Tampone va¬ 
ginale al iodoformio. 

Si apre l’utero e si estrae un feto di sesso fem¬ 
minile in già avviata putrefazione. 


Decorso post-operatorio abbastanza soddisfacen¬ 
te, se si tiene conto della grave infezione intra, 
partum. La temperatura oscilla tra- i 38°.39° nei 
primi quattro giorni; qualche brivido; polso un 
po’ frequente, ma valido. 

Nei giorni successivi la febbre declina fino a 
37°,2 in ottava giornata, in cui si tolgono lo zaffo, 
i punti e il tampone vaginale. In quattordicesima 
giornata insorge una flebite all’arto inf. sin. con 
fèbbre a 39°,5. A circa un mese dall’operazione 
l’ammalata è apirettica ed in grado di lasciare 
l’Ospedale il 25 dicembre completamente guarita. 

L'isterectomia preoesarea fa eseguita per la 
prima volta in Italia dal Solieri in una donna 
in sopraparto, con spalla incuneata e prociden- 
za dell’arto superiore destro, in cui i ripetuti 
tentativi di versione fecero -sospettare un inqui¬ 
namento della cavità uterina. Altre volte fu. 
poi eseguita dallo stesso Autore con felice osilo 
per la madre e per il feto. Le indicazioni preci¬ 
se furono sempre le stesse : necessità di esple¬ 
tare il parto per via cesarea e probabilità di in¬ 
quinamento della cavità uterina. Altri casi fu¬ 
rono pubblicati successivamente da altri autori, 
in cui fu praticata la precesarea per placenta 
previa centrale (Gaifaini); per fibromioma pre¬ 
vio (Ginnasi); per carcinoma del collo (Ni¬ 
col ieff). 

Nel nostro caso si aveva la certezza dell’in¬ 
fezione del contenuto uterino, e si sarebbe 
esposta la donna ad un gravissimo rischio di 
infezione peritoneale diffusa se si fosse aper¬ 
to l’utero in situ, praticando la comune opera¬ 
zione cesarea. 

L’embriotomia, che a prima vista parrebbe 
l’operazione di scelta, non poteva eseguirsi, 
perché i legamenti rotondi erano fortemente 
tesi e l’utero minacciava di rompersi, e con 
tutta probabilità durante le manovre lunghe, 
laboriose, gravemente traumatizzanti si sarebbe 
avuta la rottura completa con tutte le sue gra¬ 
vi conseguenze. Tale ipotesi è stata poi conva¬ 
lidata dal reperto operatorio in cui si potè con¬ 
statare la rottura parziale sottosierosa del seg¬ 
mento inferiore a destra. E se ancora non si 
fosse giunti a tale grave complicanza, rimane¬ 
va sempre un utero gravemente infetto che 
avrebbe seriamente compromesso l’esistenza 
della paziente. Un simile caso è occorso recen¬ 
temente al prof. Gaifami: si trattava di una 
primipara in travaglio da quattro giorni, mem¬ 
brane aperte, con feto a termine in presentazio¬ 
ne podalica; febbre a 40° con brividi. Praticò 
l’embriotomia abbastanza agevolmente; ma tut¬ 
tavia l’esito non fu felice per la poveretta che 
dovette soccombere in decima giornata per pe¬ 
ritonite. 

Noi avremmo potuto perdere la donna per 



[Anno XXXIX, Num. 9] 


SEZIONE PRATICA 


331 


infezione della matrice o per peritonite che di¬ 
sgraziatamente avrebbe potuto insorgere anche 
in seguito all’atto operativo. Praticando la co¬ 
mune embriotomia con infezione così grave, 
avremmo liberalo la donna, ma non tolto il 
rischio nè della sepsi mortale nè della peritoni¬ 
te. Coll'isterectomia precesarea abbiamo rag¬ 
giunto l’uno e l’altro scopo, perchè coll’abla¬ 
zione dell’utero si è troncata la metrite settica 
e d’altra parte la tecnica operatoria esatta e se¬ 
vera ci ha anche concesso di preservare il pe¬ 
ritoneo da inquinamento da parte di liquidi 
settici. 

Una simile operazione è da ritenersi un in¬ 
tervento di assoluta eccezione perchè comporta 
una mutilazione di organi importanti, non es¬ 
sendo possibile di conservare le ovaie, e sop¬ 
prime per sempre la funzione della maternità. 
Ma nei casi in cui si sia costretti a praticare la 
cesarea con grave infezione in atto del conte¬ 
nuto uterino, .come nel nostro, si deve preferire 
all’amputazione utero-ovarica alla Porro, in 
quanto si abbrevia la durata dell’intervento, 
non compiendosi il primo tempo dell’operazio¬ 
ne; e poi non si espone ad un sicuro inquina¬ 
mento da parte del liquido amniotico forte¬ 
mente infetto la cavità addominale. D’altra 
parte difficoltà di tecnica non ve ne sono, pra¬ 
ticandosi un’isterectomia come per fibromio¬ 
ma; anzi in condizioni più favorevoli per la 
notevole lassezza dei legamenti e delle pliche 
peritoneali. 

Non abbiamo voluto tentare nè l’intervento 
alla Portes nè il taglio cesareo soprasinfisario 
per le stesse ragioni per cui non abbiamo fatta 
l’embriotomia, essendo nostro preciso volere 
di asportare 1’ ute.ro infetto onde prevenire la 
setticemia puerperale. 

L’intervento di scelta rimane dunque in ca¬ 
si così gravi di infezione della matrice Piste- 
recto mia precesarea addominale sopra vagina¬ 
le, perchè ci salvaguarda dall’infezione diffu¬ 
sa del peritoneo non riversandosi liquidi forte¬ 
mente settici nella cavità addominale, e nello 
stesso tempo ci permette di asportare in massa 
un utero gravemente infetto e seriamente pe¬ 
ricoloso pr la vita della paziente. 

RIASSUNTO. 

L’A. espone un caso grave di infezione in 
travaglio di parto in cui l'isterectomia prece¬ 
sarea riuscì a salvare la paziente, e consiglia 
come estremo rimedio di praticare tale inter¬ 
vento in casi in cui si sia posta la diagnosi di 
sepsi intra-partum. 


BIBLIOGRAFIA. 

1. Solieri. Sulla isterectomia precesarea addomi¬ 

nale. Morgagni, parte II, n. 5, Milano, 1922. 

2. Pansini. Il Policlinico, Sez. chir., ottobre 1922. 

3. Id. Ibid., Sez. prat., a. XXXIII, fase. 27, p. 935. 

4. Ginnasi. Isterectomia totale precesarea. Ibid., 

Sez. prat., a. XXXIII, fase. 45, pag. 1578. 

5. Urbani. Ibid., Seez. prat., a. XXXIV, fase. 17, 

pag. 599. 

6. Gaifami. Rivista Ost. e Gin., 1922, n. 5. 

7. Id. La Clinica Ostetrica, 1927. 

8. Id. Ibid., 1931, n. 6, pag. 377. 

9. Nicolieff. Ibid., 1931, n. 6, pag. 370. 


Le frequenti pubblicazioni di casi di leish- 
maniosi che da qualche anno vengono se¬ 
gnalati in varie parti d’Italia e particolar¬ 
mente dell Italia meridionale e insulare, più 
che a maggiore diffusione della malattia si 
devono, indubbiamente, ad una migliore co¬ 
noscenza di essa. 

L’importanza dell’argomento merita quindi 
una rivista sintetica della nosografia, della 
diagnostica e della cura della leishmaniosi 
con la quale noi medici siciliani siamo con¬ 
tinuamente in contatto. 

★ 

★ ★ 

Le prime osservazioni riguardanti la leish¬ 
maniosi rimontano al 1880 quando i medici 
delle Indie inglesi segnalarono una malattia 
che si diffondeva in forma epidemica lungo 
le grandi arterie commerciali e che veniva 
detta malattia nera o Kala-azar. Sul principio 
essa venne considerata come una forma di ma¬ 
laria e solo >nel 1913 il Leishmann scoprì in 
essa un parassita speciale che il Donovan di¬ 
mostrò essere l’agente eziologico della malat¬ 
tia. Dopo tale scoperta, casi di leishmaniosi 
verniero riscontrati in altri paesi: Cina, Ara¬ 
bia, Egitto e nei paesi del bacino del Medi- 
terraneo ed i casi si riferiscono specialmente 
a bambini. 

La sindrome morbosa che il parassita di 
Leishmann determina nei bambini era stata 
già descritta in Italia, nel 1880, da Cardarel¬ 
li e poi da Somma, da Fede e da altri clinici 
col nome di pseudoleucemia infantile infet¬ 
tiva o di anemia splenica infantile infettiva, 
ma solo nel 1905 (in seguito alla scoperta 
fatta da Pianese, negli organi di bambini af¬ 
fetti da anemia splenica, di un parassita mor¬ 
fologicamente identico a quello descritto da 
Leishmann) si comprese tale forma morbosa 
essere una vera e propria leishmaniosi infan¬ 
tile. Confermarono ben presto tale scoperta le 
ricerche di Nicolle, Gabbi, Concetti, .lemma. 
Feletti e le loro scuole. 


RIVISTE SINTETICHE 

La Leishmaniosi interna (kala-azar) 

per il dott. Alberto Scaturro 
(Sciacca, Girgenti). 


332 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, INtjm. 9] 


11 parassita della leishmamosi infantile ap¬ 
partiene alla famiglia dei tripanosomidi. ed è 
morfologicamente e culturalmente identico al 
parassita della leishmaniosi cutanea. È costi¬ 
tuito da un corpo cellulare di forma rotonda 
od ovalare in cui si distinguono: la membrana, 
il citoplasma, il nucleo e il blefaroplasto. Co¬ 
lorando col Gieimsa o col Leishman il pro¬ 
toplasma appare violetto o azzurro pallido, ì 
nucleo (centrale o eccentrico) ^ violetto o 
azzurro più intenso ed ancor piu intenso il 
blefaroplasto che si trova in direzione per¬ 
pendicolare al nucleo. . . . 

I parassiti sono, di regola, rinchiusi in 

grossi leucociti mononucleari, ma nei prepa¬ 
rati a striscio il protoplasma delle cellule o- 
spiti spesso si lacera e quindi ì parassiti ri- 
mangono liberi. La sede endoleucocitaria dei 
parassiti è un importante carattere diffeien- 
ziale dal plasmodio della malaria che colpisce 

a preferenza i globuli rossi. 

I parassiti si annidano specialmente negli 
organi emopoietici (milza, midollo osseo, e- 
gato) e più raramente in altri organi (rene, 
linfoghiandole, muscoli, ecc.). H Cannata, 
per primo, ha segnalato la presenza di pa¬ 
rassiti nel sangue periferico, inclusi nei gran¬ 
di mononucleati e nei polinucleati neutrofili 
e tale reperto è stato confermato da Vaglio, 
Vilà e Pittaluga, Rutelli, Abate, Lo Presti-Se- 
mincrio. Io, nei miei casi, l’ho notato quasi 
costantemente. - 

Il parassita si può ottenere in coltura pura 
dalla milza, dal midollo osseo e dal sangue 
periferico in terreno di Novy-Neal-Nicolle mo¬ 
dificato ed anche in terreno di Bordet e Gen- 
o-ou modificato. Nelle colture assume forma 
flagellata e ad un certo periodo del suo svi¬ 
luppo presenta (oltre al nucleo e al blefaro¬ 
plasto) numerosi granuli cromatici. 

Non si conosce ancora in modo sicuro 1 o- 
spite intermediario e quindi la trasmissione 
della infezione. Dato però che il parassita cir¬ 
cola nel sangue periferico si può ritenere che 
la leishmaniosi sia trasmessa da insetti ema¬ 
tofagi nei quali il parassita subisce quel ci¬ 
clo °di sviluppo flagellato che si osserva nei 
terreni di coltura. Quasi tutti gli insetti ema¬ 
tofagi sono stati dimostrati quali agenti tra¬ 
smettitori della malattia e la poca diffusione 
della leishmamosi in confronto della malaria 
deve essere attribuita alla scarsa quantità di 
parassiti nel sangue periferico per cui non 
sempre e non tutti gli agenti .mteTmed an 
presenti in un luogo si posso infettale (Lo 
Presti-Seminerio). 


specie. 11 quadro delle alterazioni anatomo- 
patologiche attentamente studiato da Jemma, 
Di Cristina, Cannata, De Capua, ecc.; è stato 
magistralmente descritto da Dionisi. 

Gli organi maggiormente colpiti sono la 
cute e le mucose superficiali e profonde che 
si presentano anemizzate, la milza e il fegato, 
le linfoghiandole superficiali e profonde m 
cui si ha accumulo di parassiti inclusi spe¬ 
cialmente nell’endotelio dei capillari sangui¬ 
gni, negli elementi cellulari dello stroma re¬ 
ti colo-endoteliale e nelle cellule epiteliali, l’ul¬ 
tima porzione dell’ileo e il colon (iperemia, 
ulcerazioni isuperficiali ecc.), i reni in cui si 
presenta non raramente una nefrite tubulare, 
i polmoni in cui si trovano note di bronco¬ 
polmonite. Il tumore di milzai, che è la ca¬ 
ratteristica più importante della malattia, è 
dovuto (secondo Dionisi) al seguente proces¬ 
so. I parassiti, provenienti dai capillari dei 
follicoli spleni ci, sono fagocitati dagli endo¬ 
teli e producono in essi alterazioni regressi¬ 
ve; l’anemia indotta dal rigonfiamento degli 
elementi endoteliali dei capillari produce al¬ 
terazioni negli elementi dei follicoli, si ha 
fagocitosi dei parassiti da parte delle cellule 
del reticolo che quindi cadono in necrosi, men¬ 
tre i filamenti del reticolo si ispessiscono e 
sostituiscono gli elementi cellulari morti. A 
tale fagocitosi partecipano attivamente gli en¬ 
doteli delle lacune della polpa, gli elementi 
della polpa e quelli del reticolo, cosicché pel¬ 
le loro alterazioni degenerative e per la no¬ 
tevole dilatazione delle lacune vascolari si ha 
il tumore di milza. 



* 

* * 


★ 

★ ★ 


La leishmaniosi è diffusa in tutto il bacino 
del Mediterraneo e colpisce maggiormente i 
bambini da 1 a 5 anni e specialmente i bam¬ 
bini delle classi povere e dei contadini 


La sintomatologia della leishmaniosi è mol¬ 
to netta e ben stabilita nel periodo di stato. 
È sconosciuto il periodo di incubazione. Nel 
periodo iniziale si ha cambiamento di umor© 
del bambino che diventa annoiato, irritabile, 
non proclive al gioco e presenta febbre ad 
andamento irregolare, disturbi gastroenterici, 
fatti bronchiali, mentre si stabiliscono pro¬ 
gressivamente le note, di anemia con ingros¬ 
samento della milza. Di rado i bambini ven¬ 
gono portati in questo periodo all osservazio- 
■ne del medico, il quale, per lo più, vede gli 
infermi nel periodo di stato in cui si ha il 

quadro clinico completo. 

La febbre ha per carattere fondamentale la 
irregolarità. Per lo più è intermittente irre¬ 
golare, spesso con due o più accessi febbrili 
nel corso del giorno o con tinuo-remit tenie 
con esacerbazieni a volte mattutine a volte 
serali Spesso l’elevazione febbrile si inizia 
con brivido e la discesa si accompagna a su¬ 
dorazione. Si possono avere dei periodi piu o 

meno lunghi di apiressia. 

L’anemia è progressivamente intensa e ri- 
levabile sulla cute e sulle mucose visibili: gli 
infermi assumono un caratteristico colore di 


[Anno XXXIX, Num. 9] 


SEZIONE PRATICA 


cera vecchia ben manifestantesi specialmente 
ai padiglioni auricolari. T dati ematologici 
(pur non essendo tipicamente specifici per la 
malattia) sono abbastanza caratteristici : si ha 
diminuzione numerica delle emazie con aniso- 
citosi e poichilocitosi, oligocromoemia spesso 
notevole, frequente poli-cromatofilia. Il tasso 
emoglobinico è diminuito. Riguardo ai glo¬ 
buli bianchi si ha per lo più leucopenia e la 
formula leucocitaria dimostra quasi sempre 
aumento degli elementi mononucleati, spe¬ 
cialmente linfociti. 11 valore globulare è sem¬ 
pre inferiore all’unità. La resistenza globula¬ 
re è diminuita. Il numero delle piastrine è 
diminuito. In conclusione si hanno le note di 
una anemia aplastica dovuta a scarsa rigene¬ 
razione globulare per le gravi alterazioni pro¬ 
dotte dai parassiti negli organi emopoietici 
(Cannata). 

Caratteristica immancabile della leishma- 
niosi è la splenomegalia che spesso raggiun¬ 
ge enormi proporzioni: la milza si presenta 
ingrandita in tu/tti i suoi diametri, a super¬ 
ficie liscia, di consistenza dura, spostabile e 
indolente. L’ingrossamento del fegato, che se¬ 
gue a quello della milza, è poco spiccalo e 
si accompagna a formazione di un evidente 
reticolo venoso della cute dell’addome. Co¬ 
stante è la micropoliadenopatia. 

A carico del sistema circolatorio si ha spes¬ 
so soffio anemico alla punta, rumore di trot- 
lola alle giugulari. Il polso non presenta ca¬ 
ratteristiche notevoli. Si ha grande fragilità 
va sa le e spesso si hanno delle vere e proprie 
porpore sintomatiche quale esponente di una 
diatesi emorragica transitoria (De Capua, Lo 
Presti-Seminerio). 

A carico del tubo gastroenterico si ha sem¬ 
pre anoressia e dispepsia atonica, spesso diar¬ 
rea che può essere molto intensa. 

Riguardo all’apparato respiratorio sono se¬ 
gnalate frequenti le bronchiti e spesso bron¬ 
copolmoniti. Io ho costantemente rilevato nei 

miei casi Desistenza di un catarro bronchiale 
diffuso. 

L’esame dell’apparato urinario fa talvolta 
riscontrare albuminuria che (come dirò par¬ 
lando della cura) deve rendere guardinghi 
nell uso del rimedio specifico. 

Al quadro clinico descritto, se l’infermo non 
viene adeguatamente curato, subentra il pe¬ 
riodo terminale o cachettico in cui l’anemia 
si accentua ancora di più e l’infermo muore 
per marasma o per un’affezione intercorrente 
o (< ome ho visto talvolta) per emorragie spon¬ 
tanee dalle mucose. 

Riguardo alle foirme cliniche lemma di¬ 
stingue: una forma acuta della durata di 1-2 
mesi, molto rara; una forma subacuta della 
durata di 5-12 mesi, la più frequente; una 
forma lentissima che va da 1 a 2 anni con 
lunghi periodi di remissione di tutti i sinto¬ 
mi, aneli’e,ssa rara. 


333 

Diagnosi. Il tripode clinico sinlomatologi- 
co è dato dalla febbre irregolare, dall’anemia 
e dal tumore di milza, ma ciò non basta per 
la sicurezza della diagnosi; questa si accerta 
in maniera incontrovertibile con la ricerca del 
parassita nel sangue circolante o nel succo 
splenico o nel midollo osseo. 

Per la puntura della milza il procedimento 
adottato è il seguente: si immobilizza sul let¬ 
to I ammalato in posizione supina leggermen- 
le obliqua sul lato sinistro, si stabilisce con 
la palpazione il .sito della puntura, si steriliz¬ 
za la cute con tintura di jodio e alcool. Con 
la mano sinistra si spinge in alto la milza in 
modo da immobilizzarla il più possibile e 
< on la destra si infigge nel punto prescelto 
un ago sterilizzalo lungo e sottile (N. 12 lun¬ 
go 7-8 cm.). Si attraversa la cute in senso 
perpendicolare e poi si spinge l’ago nel pa¬ 
renchima splenico che offre una resistenza 
pastosa meno spiccata di quella della cute e 
più pronunziata di quella del sottocutaneo. A 

l’ago a sè stesso per 
pochi secondi in modo che possa seguire li¬ 
beramente le escursioni della milza, indi lo 
® l ® st . rae rapidamente. Dalla punta dell’ago 
defluiranno alcune goccie di polpa splcnica 
con cui si praticano gli strisci che vengono 
(dorali coi comuni metodi di colorazione 
(Leishman, Giewisa, Romanowski). 

lei la puntura del midollo osseo si usa un 
Piccolo trequarti o un ago Weindraud N. 1 
(lungo .3-4 cm.). Un assistente immobilizza 
un arto inferiore prendendolo con una mano 
sopra il ginocchio e con l'altra al collo del 
piede. Previa sterilizzazione della cute c del¬ 
l’ago si infigge questo nella parte più alta 
della dialisi tibiale. L’ago deve essere munito 
di un’anima robusta per allontanare piccole 
schegge ossee che, ostruendo il lume dell’ago, 
potrebbero impedire ch e vi penetri il succo 
midollare. Ottenuta così qualche goccia di 
questo succo si allestiscono i preparati come 
per il succo splenico. 

Per la ricerca dei parassiti nel sangue cir¬ 
colante occorre l’esame accurato e paziente 
di .parecchi preparati. In generale viene pre¬ 
ferita, per la sua innocuità, la puntura del 
midollo osseo (.lemma, Di Cristina, Garonia, 
Cannala ecc.), solo se questa riesce negativa 
si pratica la puntura della milza che è sem¬ 
pre più ricca in parassiti. 

Per la diagnosi della leishmaniosi sono sta¬ 
te proposte reazioni sierologiche (Brahmacha-.. 
ri, Gaté e Papacostas, Fabris) le quali però 
sono incostanti e malsicure. 

Prognosi. La malattia non curata porta si¬ 
curamente ia morte il paziente. Le guarigioni 
spontanee possono avvenire (Jemma) ma, se 
pure si verificano, devono essere molto rare. 
Con la cura specifica si ha la guarigione nel 
75 % dei casi. 
















834 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 9] 


Cara. La terapia classica della leishmaiiiosi I 
è gloria italiana (Di Cristina e Caroma) e con- ! 
s iste nelle iniezioni endovenose di una solu- « 
/ione all’l % di tartaro stibi-ato. 

Prima di iniziare la cura è assolutamente 

necessario di 

ne che devono essere sorvegliate _ spesso du¬ 
rante la cura stessa. La nefrite in desiasi 
forma controindica in maniera assoluta U 
trattamento antimoniale. Sembra però che ì 
lartrato di sodio e antimonio, nei casi di mi¬ 
nime lesioni renali, possa essere usato senza 
danno (Cannata, Lo Presti-Seminerio). 

Il tartaro stibiato deve essere sciolto in una 
soluzione ipotonica di cloruro di sodio al 
0 45 %, così l’iniezione e meglio tollerata (la 
store Lo Prasti-Seminerio). l\ei bambini gran¬ 
dicelli le iniezioni si possono spesso pratiche 
agevolmente nelle vene superficiali della piega 
del o-omito nei piccoli si ricorre alle giugulari 
esterne. Il paziente con le braccia distese lungo 
il tronco viene avvolto in un lenzuolo e posto 
su un comune tavolo da medicatura m posi¬ 
zione supina; si abbassa il piano del tavolo 
corrispondente alla testa e questa vi si fa pog¬ 
giare e mantenere ferma girando la tacca dal 
lato opposto a quello in cui si pratica la inie¬ 
zione Il pianto del bambino rende turgida 
ed appariscente la vena. La cute va disinfet¬ 
tata con alcool, la siringa e 1 ago con 1 ebol¬ 
lizione. La soluzione di tartaro si fa prepa- 

rare in fiale da 5 chic. 

Si inizia la cura con 1 cmc. e nelle sue- 
cessive iniezioni si eleva progressivamente la 
dose fino a che non si manifestano fenomen 
di intolleranza i quali sono dati da tosse stiz- 
zosa a tipo perlussoide o da vomito subito 
dopo l’iniezione. In genere vengono pratica¬ 
te due iniezioni la settimana. Il numero t 
tale delle iniezioni è in media da 25 a . 60. 

Gli effetti della cura sono il piu delle volte 

rapidi ed il miglioramento si rivela anzitutto 
nel miglioramento della crasi sanguigna, nel¬ 
l’aumento dell’appetito e nella diminuzione 
della febbre. Il tumore splenico regredisce in 
genere molto lentamente e qualche volta, pur 
scomparendo la febbre, si ha ancora notevole 

splenomegalia. . , nca 

Alcune volte però malgrado una cura intensa 

di tartaro stibiato non si ha una netta regies- 
sione della malattia, in tali casi e stata as¬ 
sociata la cura col tartaro stibiato «Uè tra¬ 
dizioni Rontgen a dose stimolante sulla milza 
e sul fegato (Baldi). Cannata e la sua scuola 
nei casi resistenti al tartaro stibiato hanno u- 
sato il tartrato di sodio ed antimonio e no 

vantano brillanti risultati Di tale P re P a ™«°' 
che non trovasi ancora facilmente in com 

marcio, io però non ho pratica. . • 

Nei casi in cui, per vane ragioni, non 
può usare la via endovenosa vengono usati 
dei preparati antimoniali per via intramusco¬ 


lare (Stibenyl, Neo-Stibosan, Fuadina, Stibio- 
nal). Con lo Stibional ho curato e guarito al¬ 
cuni bambini osservando un’ottima tolleranza 
generale e locale; ho però osservato che per 
urna migliore tolleranza locale è bene mescola¬ 
re un volume della soluzione antimoniale con 
un volume e mezzo del liquido isotoni zzante. 

Come adiuvanti della cura specifica giova¬ 
no gli eupeptici, i ferruginosi e gli arsenicali; 
io prescrivo abitualmente lo sciroppo joclo- 
ferrato del Ruspini con raggiunta di liquore 
del Fowler e di tintura di noce vomica in 
dosi appropriate all’età degli infermi. 


BIBLIOGRAFIA. 

Una estesa bibliografia si può trovare nel mio 
lavoro: Contributo alla conoscenza della diffusione 
delle Leishmaniosi in Sicilia * Rivista Sanitaria Si¬ 
ciliana, 1930, N. 16. . _ 3 

Fra le pubblicazioni recenti si consultino; 

Alessandro. Un grave caso di L. infantile. Riv. «li 

terapìa pratica, 1930, pag. 113. 

Baldi. Considerazioni terapeutiche sopra un caso 
di L. infantile. La pratica pediatrica, 1931, N. 5. 
Gammarata. Contributo alla cura del Kala-azar. 

Riv. San Sicil., 1931, N. 8. . 

Cannata. Leishmaniosi interna. Rass. Clin. Scien¬ 
tifica dell’I.B.I., 1930, N. 7. 

Gastorina. Sulla diffusione della L. nella proviin¬ 
da di Reggio Calabria. Riforma medica, 1931, 

N 22 

Corona. Kala-azar nell'adulto . Riv. Sani!. Sicil., 
1931, N. 16. ,, . 

Costantino. Contributo alla conoscenza e alla te¬ 
rapìa del Kala-azar. La Pediatria, 1930, IN. 8. 

Dal Collo. L, viscerale in giovane residente a Ser- 
mide (Mantova). Giorn. di Medicina Militari, 

1931, N. 5. 

Franchini. L. interna in un marinaio reduce dalla 
Cina > Policlinico, Sez. pratica, 1930, N. 107. 
Gaspeiuni. Sulìa coltura dal sangue periferico nel 
Kala-azar. Annali d’igiene, 1930, IN. 1A 
Guerricchio, La L. infantile a Matera. Boll, del- 
IMssoc. di coltura medica materana, 1929, JN. £>. 

Jemma. Leishmaniosi nei bambini. Riforma me- 

dica, 8 die. 1930. . . 

Id> Epidemiologia della L. infantile. La pediatria, 
1930 N. 4. 

Lauri n'sich. Agglutinazione di varie specie di 
Leishmania. Ibid., 1° aprile 1931. 

Lo Presti-Seminerio. La L.m/anblempr 

di Agrigento. Riv. Samt. Sicil., 1931, N- f 
Novizio Tre casi di L. interna. Prognosi di te- 

rapia, 1930, N. 9. . 

Rogers. Recientes adquisiciones en medicina tro- 

ninni Madrid, Morata, 1931. 

Squillaci™ Un caso di L. infantile. La lettura me- 

THOMS0N 93 L’immùmtà nelle malattie fa protozoi 
nell’uomo. Rif. in Policlinico, Sez. pratica, 1931, 

Timpano. La L. interna negli adulti in Italia. Ibid.. 

l^Url casoni Kala-azar guanto con la splenecto- 
mia. Ibid., ,Sez. prat., 1930, N. 47. 




Anno XXXIX, Num. 9] 


SEZIONE PRATICA 


335 


SUNTI E RASSEGNE. 

MEDICINA COSTITUZIONALISTICA. 

Le vere e le false robustezze. 

• N. Pende. Accademia Medica, 15 sett. 1931). 

Dal punto di vista della resistenza vitale, 
noi possiamo distinguere tutti gl’individui, a 
qualunque età essi appartengano, in tre cate¬ 
gorie, quella degli individui a salute defi¬ 
ciente, quelli con salute sufficiente e quelli 
con salute robusta. La robustezza è la salute 
perfetta, caratterizzata dal fatto che l’indivi¬ 
duo possiede una buona capacità di riserva 
d’energia vitale, di modo che l’individuo ro¬ 
busto non solo non appare e non è malato, 
ma è un individuo in cui gli organi non solo 
bastano alle comuni necessità vitali quotidia¬ 
ne, ma hanno tali riserve di energia funzio¬ 
nale che essi possono spendere al di là del 
necessario senza impoverirsi, senza esaurirsi, 
senza ammalarsi. 

Ora, spesso si commettono errori grossola¬ 
ni ne] giudizio pratico della robustezza e so¬ 
pratutto per la ragione che si interpreta co¬ 
me robustezza una esuberanza dell’organismo, 
la quale è per se stessa invece ragione di de¬ 
bolezza. 

La robustezza vera è armonia ed equilibrio, 
^enza eccessi di nessun tessuto, di nessun or¬ 
gano, senza preponderanza di una funzione, 
anche se si tratti di preponderanza di funzioni 
elevate, come sono quelle della corteccia cere¬ 
brale. 

Ma ne] giudicare di una tale robustezza ar¬ 
monica noi non dobbiamo fermarci soltanto 
alla morfologia esterna dell’individuo (statu¬ 
ra, peso); occorre tener conto anche dello svi¬ 
luppo di alcuni apparati organici fondamen¬ 
tali, come sono il cuore, i polmoni, i muscoli, 
il sangue, l’apparato renale e genitale, il si¬ 
stema nervoso, le ghiandole endocrine. Solo 
quando l’esame di questi apparati dà risultati 
normali, l’individuo ben proporzionato può 
dichiararsi robusto fisicamente. È per non 
aver tenuto conto di questo stato di sviluppo 
degli apparati più essenziali della vita, è per 
essersi fermati alla superficie del corpo od alla 
linea generale, che si sono commessi e si com¬ 
mettono tuttora grossolani errori nel giudizio 
di robustezza. 

Fra le false robustezze, FA. ne ricorda quat¬ 
tro forme: la falsa robustezza per eccesso di 
acqua e di linfa nei tessuti, che si osserva nel- 
Fetà infantile, la falsa robustezza per eccesso 
di muscoli, che è propria dell’età giovane e 
adulta, la falsa robustezza per eccesso di san¬ 
gue, propria dell’età matura, e la falsa robu¬ 
stezza per eccesso di energia nervosa, che è 
dell’età del tramonto e della senilità. 


La prima è quella che più spesso forma la 
gioia di molti genitori, i quali vedono cresce¬ 
re i loro bambini tondi e rosei e per lo più 
assai pieni di vivacità, di attività e di intelli¬ 
genza. Invece per la medicina costituzionali¬ 
sta moderna sono questi precisamente i bam¬ 
bini alletti dalla cosidetta diatesi neuro-ar¬ 
tritica, che si associa comunemente a linfati¬ 
smo, ad uricemia, a diatesi essudativa, a ner¬ 
vosismo costituzionale. Questi bambini linfa¬ 
tici-artritici, che sono pure mangiatori, e quin¬ 
di esposti a tutti i danni che produce l’ecces¬ 
so di alimentazione fin dai primi giorni di 
vita, sono quelli che vanno incontro con più 
facilità alla dispepsia, agli eczemi, all’orti¬ 
caria, ai catarri bronchiali recidivanti e spa¬ 
smodici, ai catarri gastrici ed intestinali, alle 
congestioni polmonari acute, ai disturbi d’ipe¬ 
reccitabilità nervosa, talvolta a tipo di isteria 
infantile, e più tardi, nell’età adulta, al dia¬ 
bete, alla gotta, alle calcolosi biliari e renali. 

Questi bambini esuberanti di corpo e di 
spirito sono poi assai esposti a contrarre quel¬ 
le infezioni acute dell’età infantile che pre¬ 
diligono precisamente gli organismi con ton¬ 
sille grosse e tessuto linfatico esuberante, co¬ 
me la difterite, la scarlattina, il reumatismo 
articolare acuto. 

Occorre a questi bambini mangiatori, non 
solo proibire tutte le ghiottonerie possibili, 
ma ridurre molto i cibi che fabbricano molto 
acido urico e colesterina e che favoriscono 
l’acidità del sangue (carni, uova, dolci, al¬ 
cool). Occorre anche limitare il sale ed i cibi 
salati, perchè facilitano l’aumento di acqua 
nei tessuti ed aumentano l’irrilabilità nervosa. 
Molta vita all’aria libera, intestino sempre li¬ 
bero, igiene nervosa e mentale la più adatta 
per evitare di eccitare sopratutto la fantasia 
già tanto sviluppata in questi bambini pre¬ 
coci, sports mollo moderati, vigilanza della 
crisi di pubertà. 

Passando a considerare la seconda delle fal¬ 
se robustezze, la falsa robustezza muscolare, 
FA. mette in guardia contro la tendenza mo¬ 
derna a sviluppare oltre misura i muscoli del 
corpo, a formare cioè corpi di atleti, e sopra¬ 
tutto a formare quegli atletismi parziali, che 
disarmonizzano le linee estetiche del corpo e 
creano squilibri funzionali pericolosi. Difatti 
l’individuo esuberante di muscoli è, non già 
un forte, come il volgo crede, ma un debole: 
è un individuo in cui il cuore e le arterie so¬ 
no esposti allo strapazzo e quindi al logora¬ 
mento precoce, che si annunzia coll’aumento 
insidioso della pressione del sangue e succes¬ 
sivamente con l’arteriosclerosi e con le con¬ 
seguenze di queste lesioni arteriali sul cuore, 
sul cervello, sui reni. Si aggiunga che in que¬ 
sti soggetti esuberanti di muscoli è anche fa¬ 
cile dimostrare un eccesso di acido urico e di 
colesterina nel sangue, e quindi una predi- 














336 


C( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 9] 


sposizione ai vari reumatismi urici muscolari 
ed articolari, nonché alle calcolosi dei reni c 
delle vie biliari. 

In questi colossi di carne occorre dunque 
infrenare la tendenza ad abusare dei loro mu¬ 
scoli e gli abusi alimentari. 

La terza forma, la falsa robustezza da ple¬ 
tora -sanguigna, comprende individui a tem¬ 
peramento brevilineo iperge-nitale, che sono fa¬ 
cili vittime della polmonite e delle emorragie 
cerebrali. Si comprende quanta importanza ab¬ 
bia in essi l’igiene alimentare, poiché solo 
una sobrietà francescana può ridurre poco a 
poco la massa del loro sangue. 

La quarta forma è quella che l’A. chiama 
pseudogiovanilità senile. Essa simula per qual¬ 
che tempo una grande resistenza fisica e psi¬ 
chica. Se però si sottopongono questi soggetti 
ad un accurato -controllo del funzionamento 
dei principali apparati organici, si può osser¬ 
vare la esistenza di uno stato morboso che 
j>assa inosservato ad occhi poco esercitati e 
che l’A. ha chiamato simipa-ticotonismo seni¬ 
le, che si accompagna ad aumento della pres¬ 
sióne arteriosa e ad eccessiva stimolazione del 
cuore e del cervello. Per tali ragioni questi 
vecchi appaiono irrequieti, insonni, bisogno¬ 
si di muoversi, di lottare, di parlare, e non 
di rado diventano anche intraprendenti in 
certi campi dell’attività umana in cui avreb¬ 
bero già da un pezzo dovuto ammainare 
le vele! Assai spesso si assiste al crollo im¬ 
provviso ed insospettato di questi così detti 
giovani eterni, i quali avrebbero, se curati a 
tempo, veramente potuto prolungare la loro 
vita produttiva, mentre ne hanno accelerato 
la fine naturale, col bruciare rapidamente le 
loro riserve vitali. C. Toscano. 

MALATTIE INFETTIVE. 

Patogenesi della parotite suppurativa acu¬ 
ta. Studio sperimentale. 

(A. L. Berndt, Pi. Buck e von Buxton. The 
Amene. JoLim. of thè Medie. Sciences , no¬ 
vembre 1931). 

Quasi tutti gli autori ammettono che nella 
patogenesi della parotite suppurativa acuta 
nella maggior parte dei casi si tratta di ascesa 
di germi alla ghiandola dalla bocca attraver¬ 
so il dotto di Stenone; alcuni però ritengono 
che ^infezione ematogena sia più frequente 
di quel che è comunemente ammesso e ba¬ 
sano quest’opinione sul fatto che la parotite 
suppurativa compare come complicazione di 
interventi su focolai settici qualche giorno do¬ 
po l’intervento. 

I reperti anatomici e batteriologici stanno a 
sostegno dell’infezione ascendente, perchè nel 
periodo iniziale c’è una lesione dei grossi dot- 
Ji, nei periodi più avanzati sono colpiti i dot¬ 


ti ghiandolari più piccoli e il tessuto ghiando¬ 
lare. 

I germi trovati nella parotite molto rara¬ 
mente sono gli stessi esistenti in un focolaio 
settico posto altrove o sono gli stessi di una 
infezione generale coesistente, fa eccezione il 
tifo, in cui oltre il b. del tifo si ha qualche 
altro germe associato. Il germe più frequente¬ 
mente trovato nella parotite con infiamma¬ 
zione .suppurativa acuta è lo stafilococco aureo. 

Le cause che facilitano il prodursi dell’in¬ 
fezione ascendente sono la diminuita resisten¬ 
za generale alle- infezioni, l’aumento della viru¬ 
lenza dei germi comuni della bocca, la dimi¬ 
nuzione della secrezione salivare riflessa per 
azione degli anestetici, traumi diretti della pa¬ 
rotite per opera di anestetista poco cauto. 

Dal punto di vista sperimentale Claissé e 
Dupré hanno tentato, senza riuscirci, di provo¬ 
ciare nei cani la parotite suppurativa iniettan¬ 
do germi nei dotti. Essi ebbero risultati posi¬ 
tivi solo introducendo corpi estranei nei dotti 
oppure legando questi. Rost ottenne parotite 
iniettando germi nei dotti ghiandolari e nelle 
arterie nutritizie della ghiandola. 

Gli AA. ripeterono gli esperimenti di Rost. 
In una prima serie di esperimenti iniettarono 
germi nei dotti di Stenone in alcuni cani e nel¬ 
l’arteria temporale superficiale di altri. In 3 
(su 4) ottennero suppurazione della parotite 
coll’iniezione di germi nei dotti e in 2 casi 
l’ottennero coll’iniezione nell’arteria. In alcu¬ 
ni animali associarono iniezione di germi nei 
dotti e legatura dei dotti ed ottennero suppu¬ 
razione della ghiandola identica ai casi in cui 
si ebbe senza la legatura. 

In, una seconda serie di esperimenti gli AA. 
vollero vedere che cosa succedeva legando i 
dotti senza iniettare germi in essi ma iniettan¬ 
doli nelle arterie; essi videro che la legatura 
semplice del dotto della parotide non è segui¬ 
la da infiammazione nei primi 4 giorni, essi 
osservarono pure che l’iniezione endoarteriosa 
di germi non diminuisce la resistenza della 
ghiandola del senso che non ne rimane faci¬ 
litata l’infezione per via ascendente. 

Le osservazioni istopatologiche della paio- 
lite suppurativa sperimentale da infezione per 
via ascendente dànno distensione dei dotti, 
lesione più estesa dei dotti grossi, minore dei 
piccoli, distruzione estesa dell’epitelio dei dot- 
li, reazione attorno ai dotti più evidente nei 
punti in cui c’è stata rottura della parete del 
dotto (la reazione è neutrofila), non cambia¬ 
menti dei vasi sanguigni. Invece nelle infezio¬ 
ni sperimentali ematogene i dotti ghiandolari 
non sono distesi, sono poco modificati ì gros¬ 
si dotti e più alterati i piccoli, l’epitelio è in¬ 
tatto o iperplastico, la reazione attorno ai dotti 
è più uniforme ed è mononucleare in preva¬ 
lenza* e ci sono alterazioni arteriose (ìperpla- 
sia dell’endotelio, a volte inizio di un trombo 

anulare). R - LusENA ‘ 


ì r* ‘ 


t 


ÌAnno XXXIX, Num. 9] 


SEZIONE PRATICA 


337 


Nuovo contributo allo studio del kala-azar 
dell’adulto. 

(F. Corona. /?//. A/ed., 1(> uov. 1931). 

L A. riferisce su quattro casi di kala-azar 
in adulti © ne illustra le particolarità cliniche. 

L’interesse del primo caso è dato dall’asso¬ 
ciazione kala-azar e tubercolosi polmonare e 
dalla loro reciproca influenza. Le sintomato¬ 
logie delle due forme morbose si sono sovrap¬ 
poste imprimendo alla malattia un decorso 
sui generis. Notevole fu la resistenza del kala- 
azar al trattamento antimoniale, conforme¬ 
mente a quanto è stato affermato dalla Scuo¬ 
la di Palermo, cioè che il kala-azar dell'adul¬ 
to è contraddistinto non già da una refratta¬ 
rietà al trattamento antimoniale, ma da un 
ritardo dei benefici. Sull’influenza reciproca 
delle due affezioni, il decorso ed i migliora¬ 
menti ottenuti autorizzano ad escludere tanto 
un fenomeno di sinergia che di anergia. 

Il 2° ed il 3° caso dimostrano come il kala- 
azar possa trascinarsi misconosciuto per un 
lungo periodo di tempo, perchè scambiato 
con la malaria, sia per la sintomatologia tal¬ 
volta poco difforme, sia per il criterio epide¬ 
miologico, verificandosi spesso il kala-azar in 
zone riconosciute malariche, sia per l’azione 
efficace del chinino negli stadi iniziali della 
malattia. Nel corso della malattia il chinino 
perde questa sua virtù e questo contrasto con 
la sua primitiva efficacia deve mettere il me¬ 
dico sull’avviso. 

Il 4° caso è interessante per aver dato luo¬ 
go, come successione morbosa, ad un’epatite 
atrofica con ascite. L’assenza di qualsiasi al¬ 
tra causa che possa aver determinato questa 
forma di epatite ed il criterio cronologico 
della successione morbosa pongono il proble¬ 
ma del rapporto causale fra il kala-azar e l’e¬ 
patite atrofica. 

L’A. insiste «u alcuni elementi atti ad istra¬ 
dare il medico al riconoscimento della malat¬ 
tia. Il primo riguarda il procedere inizialmen¬ 
te dell'infezione a ondate febbrili alternate a 
periodi di apparente benessere. Le ondate de¬ 
lincano un andamento clinico di accessi re¬ 
cidivanti a periodi di tempo vari i cui inter¬ 
valli di apiressia vanno sempre più restrin¬ 
gendosi sino a ricondursi al tipo giornaliero 
intermittente o fortemente remittente; ma 
un’osservazione accurata fa rilevare ancora dei 
periodi di esacerbazione che succedono a pe¬ 
riodi di minore acuzie per cui, anche quan¬ 
do si ha tipo remittente, la curva, ottenuta 
d>ail Fluì ione di tutti i massimi di temperatu¬ 
ra, descrive nell’inisieme delle ondulazioni 
(febbre a tipo ondulante). 

Va poi rilevata l’accentuata resistenza del- 
I infezione al trattamento specifico, per cui si 
richiede tenacia per aver ragione della ma¬ 
lattia. 


L’impossibilità di fare affidamento sul cri¬ 
terio ex juyantibus, le cerniate difficoltà di 
discriminazione diagnostica con la malaria, e 
le sempre più frequenti linfogranuloma tosi 
viscerali epatosplenomegaliche, fanno appari¬ 
re desiderabile un accertamento sicuro quale 
può venire da una maggiore diffusione della 
puntura esplorativa. Al riguardo è da dare 
con Fontano la preferenza a quella della mil¬ 
za, perchè dà risultati positivi più frequenti 
della puntura del midollo, e perchè innocua, 
se la milza ha consistenza dura. 

C. Toscano. 

OCULISTICA. 

L’aspetto pratico del glaucoma acuto pri¬ 
mario. 

(A. Brav. American Medicine , dicembre 1931). 

Bisogna convincersi che il glaucoma acuto è 
una malattia molto grave dell’occhio che ge¬ 
neralmente porta alla cecità totale se non cu¬ 
rata, mentre può essere curabile se il medico 
la riconosce e la aggredisce nei suoi primi sta¬ 
di! 11 fenomeno essenziale del glaucoma è 
la aumentata pressione intraoculare che non 
ha alcuna relazione nè causale nè d’altro ge¬ 
nere con la ipertensione arteriosa : i sinto¬ 
mi secondari del glaucoma dipendono tutti 
dalla condizione ipertensiva endooculare. Ne¬ 
gli stadi primari l’aumento di pressione è 
esercitato anteriormente sul corpo ciliare e 
sulla cornea e dà origine al dolore, alla ri¬ 
duzione della visione ed agli altri sintomi as¬ 
sociati in quanto produce edema corneale 
ed infiltrazione che intercetta i raggi della 
luce che cercano di entrare attraverso la pu¬ 
pilla. Non appena, in seguito a trattamento sia 
medico sia chirurgico, la pressione intraocu¬ 
lare diminuisce, la cornea ridiviene chiara e 
permeabile ai raggi luminosi e la funzione 
visica ritorna normale. Ma se la malattia non 
viene prontamente curata la pressione viene 
ad esercitarsi anche posteriormente sul ner¬ 
vo ottico provocandone l’atrofia e quindi ce¬ 
cità irreparabile, anche se in seguito a cure la 
cornea' ridivenisse trasparente. 

La vera causa del glaucoma acuto è ancora 
sconosciuta: si è già detto come nessuna in¬ 
fluenza vi abbia lo stato ipertensivo arterio¬ 
so: e vi è chi ammette che vi sia una predi¬ 
sposizione di razza (ebrei, egiziani) o eredi¬ 
taria: ma ciò è difficile a sostenere. Secondo 
alcuni i forti stati emotivi hanno una notevole 
influenza sullo sviluppo dell’attaoco di glau¬ 
coma. 

Riguardo alla patogenesi la maggior parte 
degli A A. crede che il glaucoma acuto deri¬ 
vi da una ostruzione nella’ regione dei cor¬ 
pi ciliari avente relazione con i vasi venosi e 
dovuta- a qualche compressione od ostro- 



























338 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 9 


zione del canale di Schlemm. La malattia ap¬ 
pare di solito durante il periodo presbiopico, 
cioè dopo l’età media: essa si trova general¬ 
mente in occhi ipermetropi, in cui lo spazio 
circumlentale è meno capace che nell’occhio 

miope. 

Praticamente il glaucoma acuto può esse¬ 
re diviso in tre stadi : 

1) Stadio prodromico. È il segnale d’al¬ 
larme per il paziente e per il medico : si ma¬ 
nifesta essenzialmente con disturbi visivi: la 
visione diventa nebulosa, come come se il 
paziente vedesse attraverso una nuvola di fu¬ 
mo bluastro. I vasi della congiuntiva scle¬ 
rale diventano congesti e la cornea lievemen¬ 
te edematosa : le pupille alquanto dilatate rea¬ 
giscono torpidamente alla luce. Guardan¬ 
do la luce il paziente osserva intorno a 
questo un cerchio con i colori dell’iride. Que¬ 
sto stadio può durare un’ora o un giorno e 
sparire dopo qualche ora di riposo : si posso¬ 
no avere vari attacchi ad intervalli e nonper¬ 
tanto la visione rimanere normale: ciò si 
può spiegare pensando che nello stadio pro¬ 
dromico si abbia una ostruzione temporanea 
dei canali di drenaggio causata da qualche 
spasmo dei muscoli ciliari che produce a sua 
volta una costrizione spasmodica nella regio¬ 
ne del canale di Schlemm. 

Quando lo spasmo cede, la circolazione ri¬ 
prende e la funzione visiva ritorna normale. 
Ma se non si intraprende la cura durante que¬ 
sto studio prodromico si passa frequentemente 
e improvvisamente (spesso di notte) al 

2) Secondo stadio. Durante questo stadio 
tutti i sintomi del primo diventano più intensi 
e la capacità visiva è notevolmente ridotta. La 
cornea è fortemente edematosa, la pupilla è di¬ 
latata e parzialmente o totalmente rigida. L oc¬ 
chio è congesto, molto doloroso e la tensione 
notevolissima. Si ha forte celalea, nausea e 
spesso vomito. È necessario che il pratico ri¬ 
conosca subito questa forma perchè curandola 
può evitare la atrofia del nervo ottico, stabi¬ 
litasi la quale ogni cura medica o chirurgica 
tendente a ristabilire la visione diviene inutile. 

Dopo questo stadio l’occhio rimane allo sta¬ 
to glaucomatoso, la visione è perduta, gli at¬ 
tacchi acuti terminano. Questo è il risultato 
più favorevole perchè spesso l’occhio rimano 
in uno stato di congestione, gli attacchi do o- 
rosi si ripetono accompagnati da disturbi, ge¬ 
nerali che terminano solo con l’enucleazione 

dell’occhio. 

Trattamento. Deve seguire subito alla dia¬ 
gnosi precoce: la cura può essere medica e 
chirurgica, ma anche nei casi nettamente chi¬ 
rurgici è necessaria una cura medica prepara^ 
torìa che ricostituisca la camera anteriore e 
riduca la pupilla allo stato di miosi. Pratica- 
mente il procedimento terapeutico può essere 
il seguente: non appena diagnosticata la ma¬ 
lattia nei primi stadi si applicano una o due 


sanguisughe alla tempia corrispondente allo 
occhio affetto: si lava inoltre l’occhio con 
una soluzione alcalina non irritante e s’ini¬ 
zia la cura con eserina a debole concentrazione 
(1/4%) (una goccia ogni due ore). Man ma¬ 
no che il caso migliora si diminuisce la fre¬ 
quenza delle istillazioni di eserina. Se 1 at¬ 
tacco è molto doloroso è consigliabile una inie¬ 
zione di morfina. Se il caso non migliora en¬ 
tro ventiquattro ore è indicato l’intervento ope¬ 
rativo: anche i casi però che migliorano con 
la cura medica dovrebbero essere considerati 
dal punto di vista chirurgico. 

L’iridectomia è tuttora l’operazione per ec¬ 
cellenza preceduta talvolta da una sclerotomia 
preliminare posteriore. 

Importanti sono i mezzi preventivi del glau¬ 
coma acuto: l’A. crede che l’elemento cau¬ 
sale del glaucoma sia la costante irritazione 
risultante dall’iperattività dei muscoli ciliari 
e dall’ipertrofia dei processi ciliari: l’uso di 
lenti corrette eviterà che molti occhi iper¬ 
metropi diventino glaucomatosi. 

G. La Cava. 

La terapia non operativa del glaucoma. 

(R. Salus. Med. Klin. y 4 die. 1931). 

L’importanza che ha assunto da alcuni anni 
a questa parte lo studio del fattore costituzio¬ 
nale e il ruolo sempre più importante che si 
va assegnando alle particolari caratteristiche 
organiche e all’equilibrio del sistema nervoso 
vegetativo nella patogenesi delle più svariate 
malattie organiche ha fatto sì che i concetti 
terapeutici causali subissero forzatamente un 
notevole ampliamento: si è venuti infatti a 
considerare dal punto di vista generale, e a 
curare quindi col medesimo concetto anche 
quelle malattie che più sembravano limitate ai 

singoli organi. 

Il glaucoma, scrive l’A., deve considerarsi 
appunto sotto questo punto di vista: la pres¬ 
sione endooculare è infatti dipendente dalle 
funzioni vegetative generali ed una alterazione 
di essa rispecchia un’alterazione dell’equili¬ 
brio organico in qualche suo costituente. 
Onde nella cura del tracoma, come nella cura 
delle alterazioni del sistema vegetativo, I A. 
crede si debbano seguire le seguenti vie: 

1° azione locale; 

2° azione sul sistema nervoso vegetativo 
6 ocntrcilG ' 

3» azione sulle ghiandole a secrezione in- 
t er na * 

4° azione sulla concentrazione jonica. 

Per ottenere dei risultati soddisfacenti con 
la cura medica, non basta, come si faceva 
troppo spesso finora, ordinare la pilocarpina e 
mandare il -paziente a casa : occorre invece 
fare una diagnosi precoce, stabilire il grado 
della malattia e seguire il paziente passo passo 





[Anno \\\T\, Ncm. 9] 


SEZIONE PRATICA 


339 


con lutti i mezzi di indagine che oggi si co¬ 
noscono. 

Importanti sotto questo punto di vista sono 
Tesarne dell’acuzie \isiva, Tesarne del campo 
visivo e la tonometria, di cui si hanno note¬ 
voli alterazioni anche nei primi stadi della 
malattia. 

Nella terapia hanno il primo posto i mezzi 
locali, e fra questi i miotici: la pilocarpina e 
Teserina. La pilocarpina è specialmente ap¬ 
prezzata per la sua relativa innocuità, in quan¬ 
to di solito non dà luogo a reazioni generali 
degne di nota. Per il lungo uso di essa può 
prodursi un catarro follicolare: per evitarlo 
basterà disciogliere la pilocarpina in ossicia- 
nato di Hg. (1 :5000). Altri disturbi non 
gravi causati talora dalla pilocarpina sono il 
dolore ciliare e l’oscura mento della vista: ma 
sono disturbi lievi e passeggeri. 

Quello che si è detto per la pilocarpina si 
può dire in gran parte per Teserina, la quale 
agisce talvolta più energicamente, s|>ecie negli 
attacchi acuti di glaucoma. 

11 meccanismo di azione dei miotici è di 
natura complessa: talvolta è l’azione facilita- 
trice sulla circolazione linfatica, talvolta anche 
l’azione sul sistema nervoso vegetativo, che 
produce il benefico effetto che può rendere 
superfluo l’intervento operativo. 

Nel 1923 Hamburger propose l’uso della 
adrenalina nella cura del glaucoma: ma le 
speranze fondale su questo nuovo mezzo te¬ 
rapeutico non trovarono grande conferma nel¬ 
la pratica, più tardi lo stesso Hamburger pro¬ 
pose l’uso di soprarenina sintetica destrogira, 
preparato che fu lanciato in commercio sotto 
il nome di Glaukosain; questo si dimostrò po¬ 
tentissimo miotico: bastano infatti due o tre 
gocce del preparato per dare una miosi ac¬ 
centuata accompagnata da dolore e momen¬ 
taneo aumento della pressione endooculare che 
cede poi il posto ad un abbassamento di pres¬ 
sione. Il Glaukosan agisce sul simpatico 
dando una costrizione dei vasi uveali a cui 
segue una iperemia da paralisi dei vasi stessi. 

Fra i mezzi locali è da citare il massaggio, 
che, eccettuati gli attacchi acuti, può rendere 
utili servigi purché sia continuato a lungo. 

I tentativi di cure radio e radium terapiche 
non hanno raggiunto «inora alcun risultato 
pratico: lo stesso si può dire del tentativo 
fatto da Thiel di irradiazione del ganglio cer¬ 
vicale supremo. 

Passando ora alla cura del glaucoma dal 
punto di vista generale organico bisogna pre¬ 
mettere che la terapia generale di una malat¬ 
tia locale ha delle restrizioni e di queste la 
più importante è che non si danneggino gli 
altri organi per curare quello malato. 

Come si è detto, essendo possibile l’influen¬ 
za del sistema nervoso centrale sulla pressione 
endooculare, la morfina merita un posto non 


trascurabile nella terapia del glaucoma, otte¬ 
nendosi spesso con essa risultati brillanti. 

Fra gli altri mezzi medicamentosi il yinar- 
gen ha dimostrato di possedere una netta 
azione di depressione endooculare, più note- 
, volo nell’occhio glaucomatoso che nell’occhio 
sano: l’iniezione sottocutanea di 0,5 cm.c. tre 
\olte al dì ha dato buoni risultati a Stoewer. 
L’azione deriva probabilmente* dalla paralisi 
dell’apparato simpatico temi,inaile con con¬ 
temporanea irritazione del parasimpatico: va 
usato con prudenza perchè può produrre ne¬ 
crosi delle estremità. 

Anche un preparato di colina, il Pacyl, è 
stato usato per la sua azione vasodilatatrice c 
ipotensiva: le dosi devono però essere piut¬ 
tosto alte. 

Ma la terapia del glaucoma deve anche 
comprendere l’influenza sugli' ormoni e la 
modificazione dello stato elettrolitico. 

Riguardo ai rapporti fra increti e pressione 
endooculare numerosi sono gli studi finora 
compiuti: Herlels spesso trovò aumento delti 
pressione endooculare in malati con ipofun¬ 
zione ghiandolare e numerosi AA. hanno ot¬ 
tenuto buoni risultati e duraturi nella iper¬ 
tensione endooculare somministrando ai pa¬ 
zienti estratti di tiroide ed ovaio: ma le co¬ 
gnizioni sinora acquisite sull’argomento non 
'«ino ancora talmente sviluppate da poter in¬ 
trodurre senz’altro nella pratica la terapia or¬ 
monica del glaucoma. 

In quanto poi all'influenza della concentra¬ 
zione salina sulla pressione intraoculare, le ri¬ 
cerche compiute finora hanno raggiunto ri¬ 
sultali pratici notevoli. Già nel 1914 Hertel ave¬ 
va dimostrato che l’iniezione endovenosa di 
una soluz. al 10 % di cloruro di sodio, produ¬ 
ceva un abbasisamento della tensione bulbare 
di circa 10 erri. : in seguito numerosi AA. ot¬ 
tennero con l’introduzione nelle vene di solu¬ 
zioni saline concentrate (fino al 30 %) l’inter¬ 
ruzione. di attacchi acuti di glaucoma, interru¬ 
zione dovuta a rapidi e notevoli abbassamenti 
della pressione endooculare. 

Da quanto precede risulta evidente co¬ 
me in questi ultimi anni la terapia del glau¬ 
coma abbia fatto numerosi ed importanti pro¬ 
gressi: nuovi indirizzi curativi sono stati mes¬ 
si in luce, nuovi mezzi terapeutici e diagno¬ 
stici sono stati presi in considerazione. Ma 
per quanto questi nuovi indirizzi terapeutici 
possano essere importanti ed utili, pure essi 
possono dare origine ad un errore: e questo è 
quello di rendere troppo ottimista il medico. 

Bisogna invece .che questi sia sempre più 
convinto che, come molto ispesso accade, i 
mezzi terapeutici più vecchi, e in questo caso 
i miotici, sono i più efficaci nella cura del 
glaucoma; gli altri mezzi possono essere più 
o meno di aiuto: ma là dove i miotici hanno 
fallito non resta che una sola via: l’interven¬ 
to operatorio. G. La Cava. 




340 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Nubi. 9} 


■ 


articolazioni. 

Sulla lussazione abituale della spalla. 

(Oetiker. Brun& Beii. z. Klìn. Chiv., 149, 

H. 4). '' 

Nella clinica chirurgica di Berna diretta da 
De Quervain hanno avuto occasione di opera¬ 
re 11 casi con tale affezione. In tutti fu di¬ 
mostrabile un’alterazione patologica consisten¬ 
te, in 2 in una rottura de la capsula, negli al¬ 
tri in un allargamento sacciforme di vario 
grado. In 2 fu trovato il distacco del margine 
glenoideo anteriore, 2 volte una deformità 
della testa di cui una di natura artritica, l’al¬ 
tra riguardata come omero valgo, in uno esi¬ 
steva un’anomalia della testa deU’omero. 

Di questi 11 casi operati da oltre 4 anni 
9 .sono guariti bene senza recidiva. 

Di essi 8 furono operati coll’accorciamento 
della capsula e qualcuno coll accorciamento 
del tendine sottoscapolare e con l’aggiunta 
del lembo muscolare secondo Clairmont. Un 
caso in cui fu fatto il raccorciamento della 
capsula e del sottoscapolare lia presentato 
una netta recidiva 7 miesi dopo 1 operazione 
per uno sforzo fallo nel sollevare un uomo ed 
un altro ha avuto 2 anni e mezzo dopo l 'ope¬ 
razione una rilussazione in seguito ad un 

grave trauma. 

Tutti i casi presentavano lussazione ante¬ 
riore c furono operati col taglio longitudinale 
anteriore nel solco deltoideo pettorale e gua¬ 
rirono per primam. 

L’etiologia della lussazione abituale della 
spalla non è sempre uguale e i casi possono 
dividersi in 2 gruppi: le lussazioni per defor¬ 
mità della testa, per omero varo, e quelle pu¬ 
ramente traumatiche. 

L’omero varo sia esso congenito, come am¬ 
mettono Bazy e Grégoire, sia un alterazione 
rachitica tardiva simile alla coxa vara, come 
crede Alibert, consiste in uno scivolamento 
della testa in basso e in avanti per cui tt col¬ 
lo anatomico è allargato e l’asse della testa 
con quello della dia fisi formano un angolo 
acuto che si avvicina sempre più al retto 
quanto più è lungo il collo. Ne deriva un au¬ 
mento del volume della testa con un rimpic- 
colimento assoluto o relativo della capsula ar¬ 
ticolare. 

A poco a poco la testa dell’omero dilata la 
capsula specialmente nei movimenti di rota¬ 
zione in fuori e abduzione e poi finalmente 
si forma una tasca che accoglie la testa. Inol¬ 
tre il paziente, poiché la testa è orientala in 
avanti ed ha raggiunto il massimo di rotazio¬ 
ne all’esterno quando la troclea si trova an¬ 
cora al mezzo, forza la sua rotazione esterna 
e così la testa sdrucciola sul margine ante¬ 
riore della glenoide. Tn tal modo avviene la 
prima lussazione senza trauma. 


Nel gran numero dei casi di lussazione abi¬ 
tuale della spalla la prima lussazione è di ori¬ 
gine traumatica e noi troviamo nella specie 
di trauma o nelle sue conseguenze l’etiologia 
della lussazione abituale. Per quanto 1 artico¬ 
lazione della spalla più che ogni altra sia 
mantenuta dal tono dei muscoli pure nei ca¬ 
daveri non si può .produrre la lussazione quan¬ 
do la capsula è integra così che possiamo di¬ 
videre le lussazioni traumatiche primitive in 
quelle con e senza lesione della capsula. Per 
ciò Baukart distingue due traumi ecologici: 
uno in cui l’arto è abdotto e la testa viene 
spinta contro il punto debole della capsula 
dal tricipite e sottoscapolare, caso che guarisce 
senza recidive, l’altro in cui la testa è diret¬ 
tamente spinta e la capsula si stacca co] pe¬ 
riostio dal margine anteriore della cavità co- 
tiloide e dal collo della scapola; questi casi 
recidivano in seguito. 

Alla rottura della capsula si accompagna 
nella guarigione un allargamento di qualche 
millimetro della glenoide inoltre si hanno 
lesioni dei muscoli rotatori interni e di altri 
muscoli come il sottoscapolare e del sopra ed 
infraspinato che contribuiscono nella recidi¬ 
va. In alcuni casi si trova solo la lesione del¬ 
la capsula che basta di per sé a spiegaie la 

recidiva. 

Si può fare la diagnosi della causa della ri- 
lussazione nel caso dell'omero valgo, con la 
radiografia, mettendo 1’om.ero in rotazione in¬ 
terna, e si vede che rimane per 20° in rota¬ 
zione esterna. 

La rottura della capsula si può diagnosti¬ 
care quando si accompagna un distacco osseo. 

1 metodi operatori sono numerosi e si pos¬ 
sono dividere in diretti, indiretti e misti. Di¬ 
retti sono quei metodi che cercano di modi¬ 
ficare le anomalie anatomiche, indiretti quel i 
che tendono alla riparazione per mezzo di 
plastiche di fascie, muscolo, od osso. 

L’operazione diretta per omero varo è sta¬ 
ta usata da Alibert ed è tolta dalla indicazione 
di Jacob nel caso di lussazioni imponibili; 
consiste nella resezione della testa al di sotto 
del collo anatomico e nell’adattamento del 
moncone osseo a guisa di testa omerale. 

P.erthes procede con un taglio sul margine 
anteriore del deltoide ia. cui aggiunge un taglio 
trasversale a livello della clavicola, (L love- 
sciato), ispeziona l’articolazione e col dito sen¬ 
te se vi ò lesione dei muscoli o del tubercolo 
maggiore, oppure si rivolge in avanti e fa 
una resezione temporanea della coracoide m 
modo da mettere allo scoperto la capsula e 
vedere se vi è una tasca nel qual caso la sop¬ 
prime con una sutura e poi ricompone la se¬ 
zione ossea e quella muscolare. 

Quando vi è lesione del margine cotiloide 
si può praticare una plastica ossea come ha 

fatto Pilz. 



[Anno \\\I\, Num. 9] 


SUZIONE PRATICA 


341 


Quando non vi sono lesioni concomitanti 
il raccorciameli lo diretto della capsula è il 
metodo di operazione migliore. 

Esso può compiersi con affardellamento, 
escissione, raddoppio cui si può aggiungere 
un accorciamento del tendine del sottoscapo¬ 
lare od anche una plastica di fascia (Klapp). 

Alcuni hanno rivolto l’attenzione sui mu¬ 
scoli indebolendone l’azione. Così Hofmann 
ammettendo una azione del latissimo del dor¬ 
so nel ruotare il braccio interrompe questo 
muscolo sul tendine nella lussazione anterio¬ 
re ed i] grande pettorale nella lussazione po¬ 
steriore. Schoemaker dà invece importanza al 
sottoscapolare e fissa la scapola. Inoltre ta¬ 
glia il muscolo e fissa la testa del tubercolo 
maggiore «al margine anteriore del cotile. 

Però eseguendo queste interruzioni musco¬ 
lari vi è da pensare che col tempo l’antago¬ 
nista prevale e si riforma la lussazione nel 
senso inverso. 

Rupp attribuendo un valore patogenetico al 
tendine del bicipite sutura il suo tendine lun¬ 
go alla testa dell’omero previe altre operazio¬ 
ni dirette sulla capsula. Ma tutti questi me¬ 
todi non hanno dato risultati duraturi. 

Clairmont ed Eh ri idi preparano un lembo 
muscolare dal margine posteriore del deltoi¬ 
de che fanno passare attorno la cavità ascel¬ 
lare e lo risuturano in avanti. Ma verosimil¬ 
mente il lembo col tempo si fibrifica. 

Lo stesso dicasi del metodo di Finsterer, 
che forma un lembo a spese del coraco-bra- 
chiale e del capo corto del bicipite. Heyma- 
nowitsich la passare in un primo metodo il 
capo lungo del bicipite in un canale scavato 
nell’omero e in un secondo metodo attraver¬ 
so la testa dell’omero. 

Heymann sutura il corto bicipite al mar¬ 
gine. anteriore dell’articolazione in modo da 
bloccare la lussazione della testa. Egli ha 3 
risultati definitivi. 

Se idei usa un lembo di fascia e similmente 
Kirschner. 

Hendenson Sandes e Girgoloff utilizzano il 
tendine del lungo peroneo col (piale fissano 
la testa dell’omero all’acromion o alla cla¬ 
vicola e alla coracoide facendo così una so¬ 
spensione tendinea della testa dell’omero. 

Steinmann, Eden, Guerini e Maclaire utiliz¬ 
zano un pezzo di tibia che mettono nella par¬ 
te anteriore del collo della scapola sulla capsu¬ 
la. Noesske utilizza Capotisi coracoide. 

Lebmann mette dei punti di seta tra ome¬ 
ro e margine ascellare della scapola col brac¬ 
cio in abduzione di 75°. 

Dai risultati complessivi di tutti i melodi 
1 A. dodiice che i metodi indiretti non sono 
da usarsi poiché non danno risultati dura¬ 
turi, comportano il pericolo di infezioni e di 
artriti deformanti. 


Incerti sono ancora i risultali con le pla¬ 
stiche ossee. 

Di 376 operazioni pubblicate 65 sono state 
latte in epilettici, di cui 18 recidivarono; nei 
rimanenti 311 soggetti non epilettici si eb¬ 
bero 40 recidive. 

(.osi che i soggetti epilettici presentano il 
pencolo maggiore per la recidiva. 

Concludendo, per avere i migliori risultati 
occorre un metodo riparatore, che operi sul¬ 
la causa. Il discredito gettato sul raccorcia- 
mento della capsula non è giustificato poiché 
di 103 casi di guarigione definitiva 51 sono 
stati operali con la semplice azione sulla 

Ca P SuIa - IL Bracati. 


Importanza diagnostica e terapeutica della 
puntura dei versamenti intraarticolari. 

(Kling. Munck, med. WocJisch., gen., 1932 ). 

Tn molti casi, secondo LA., specie in sino- 
viti traumatiche o infiammatorie acute, la pun¬ 
tura articolare e lo svuotamento dell’articola¬ 
zione, praticata in perfetta asepsi e con aghi 
grossi, costituisce la parte più importante del¬ 
la terapia di un versamento articolare. Ven¬ 
gono così eliminati i danni che possono deri¬ 
vare dalla presenza e dal permanere dell’es¬ 
sudato nell'articolazione, specie per l’or°aniz- 
zarsi di membrane di fibrina e per l’irrita- 
zione cronica della sinoviale e della capsula 
articolare. 

A scopo diagnostico la puntura può dare in¬ 
dicazioni preziose. La ricerca quantitativa del¬ 
la bilirubina nel versamento intraa litico la re 
da valori superiori a quelli del siero di san¬ 
gue per i versamenti traumatici, inferiori per 
quelli infiammato rii. La presenza di una cer¬ 
ta quantità di grasso o di cellule midollari 
1 ridicano rispettivamente rottura dei legamen¬ 
ti articolari o concomitanza di fratture ossee 
intraarticolari. 

Culture positive o inoculazioni in animali 
possono differenziare artriti /specifiche da ar¬ 
triti non .specifiche, mettendo in evidenza 

sia il germe della tubercolosi come altri aden¬ 
ti infettivi. 

L esame istologico del liquido intraarlicola- 
re può talvolta dar schiarimenti sullo stadio 
e sul tipo del processo infiammatorio: i leu¬ 
cociti polinucleati sono .numerosi nelle infiam¬ 
mazioni recenti e nelle recidive acute; nelle 
artriti croniche il contenuto cellulare è basso 
e prevalgono gli elementi monocitari. Un au¬ 
mento delle cellule sinoviali, al di sopra del 
15 % degli elementi totali, è, secondo l’A., pa- 
tognomonico per un accrescimento ipertrofi¬ 
co della membrana sinoviale. Ciò può essere 
molto importante nella decisione eventuale di 
un intervento operativo. 


P. Steffvnutti. 



34 2 


<( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 9] 


cenni bibliografici. ('). ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI 


!•; Markovits. l{óntgendiagnosHk der Erkran- 
lauujen innerer Oryane , i/i tabeilen and 
Skizzen. II a ediz. Thieme, 1931. M. 15. 

La II a edizione di questo libro del M. è no¬ 
tevolmente accresciuta per materiale nuovo e 

nuove figure. 1 , 

La I a edizione risale al 192/ ed ha avuto 

buona stampa: raccogliere in tabelle e schiz¬ 
zi tutta la radiologia (polmoni, cuore, me¬ 
diastino. apparato digerente, apparato uro¬ 
genitale, cranio e colonna vertebrale) non e 
impresa facile; LA. per ogni singola malat¬ 
tia ha compilato delle* tabelle sintetiche coi 
caratteri radiologici più importanti che e da¬ 
to rilevare. 

Il libro riesce pertanto utile come manua¬ 
le pratico per il radiologo che voglia nel suo 
lavoro quotidiano controllare a colpo d oc¬ 
chio, sulle tabelle o sugli schizzi, i segni rac¬ 
colti senza cercare in libri o in trattati pui 

voluminosi. L - 


M Cohn. Alias der Róntyensterioskapie. I a 
Serie. Edit. G. Thieme, Lipsia 1931. 

il materiale illustrativo del manuale di 
Ròntgestereoscopia del Cohn (di cui abbiamo 
già fatto cenno) è distribuito in più atlanti. 

In questa prima serie troviamo 20 film ste¬ 
reoscopiche dianelative -che riguardano vane 
affezioni e che permettono di considerare la 
o-rande utilità della radiostereoscopia. 

* Al materiale illustrativo è aggiunto un ap¬ 
parecchio per la visione stereoscopica che chiu¬ 
so ha le dimensioni e il volume di poco mag¬ 
giori di una lastra fotografica 9 x 12. 

P. Valdoni. 

Haret, Dariaux, Quénu, efc. Alias de radio- 
qraphie osseuse. TI voi. Lésions traumati- 
ques el iioiì traiimaliques . Masson, Parigi, 

1931. Fr. 280. 

Dopo il volume pubblicalo or circa piu di 
un anno ed oggi in ristampa a proposito del¬ 
lo scheletro normale, esce ora per j tipi di 
Masson l’atlante riguardante lo scheletro pa¬ 
tologico. * , , • 

La stessa cura nell’edizione, la stessa chia¬ 
rezza- nella riproduzione dei radiogrammi, gli 
schemi e le brevi note die accompagnano cia¬ 
scun radiogramma fanno anche di questo 
atlante un volume prezioso per la consulta¬ 
zione. _ . .. n n 

Per i tipi di Masson oltre a due atlanti sulle 

ossa si preparano altri atlanti (sul cranio, sul¬ 
la tubercolosi ossea, sul sistema urinano) di 
prossima pubblicazione, i quali formeranno co¬ 
sì urna collana completa con quelli già usciti 
(sul tubo digerente: 2 volumi; sull apparato 
respiratorio 1 volume). F.. ilani. 

(1) Si prega d'inviare due copie dei libri di cui 
si desidera ia recensione. 


Società Medico Chirurgica di Padova. 

Seduta del 29 gennaio 1932. 

Presidente : Prof. G. Gagnetto. 

Presentazione di un’operata di tumore dell’angolo ponto¬ 
cerebellare. (Neurinoma dell’acustico). 

Prof. G. M. Fabiani, prof. G. Bulloni e doli, 
k. Arslan. — Viene brevemente illustrato il qua¬ 
dro sintomatico che si presentava in forma ti¬ 
pica, sia dal punto di vista neurologico che otoia- 
trico’ rilevando soltanto che in assenza dei segni 
di paralisi del a. facciale, esisteva una ipomimia 
della metà del viso dal lato della lesione ed un. 
asimmetria nel movimento di ammiccamento 

delle palpebre. . 

Si accenna alla tecnica operativa che segui H 

procedimento di Cushing con qualche variazio¬ 
ne, notando che il tumore del volume di un 
irrisso ovo di piccione, potè essere asportato facil¬ 
mente per via intracapsulare. 

Si fa constatare la perfetta ricostruzione del a 
regione, e la solidità dei piani di copertura la 
scomparsa della cefalea, la netta regressione del¬ 
la stasi papillare, il deciso miglioramento delle 
condizioni della statica e della deambulazione. 


Discussione: Brunetti, Arslan. 

Intervento operativo per voluminosa cisti del lobo tem¬ 
porale sinistro. 

Prof G M. Fabiani e dolt. U. 1 anfani. — 'Te- 

ne presentata in perfette condizioni generali una 
inferma operata un mese e mezzo prima in stato 
di semi-incoscienza. La sintomatologia faceva 
pensare ad una localizzazione frontale; la ventri- 
[olografia dimostrava la completa obbterazione del 

ventricolo di sinistra. In ampio ' e ' Ldi “speb 
parieto-temporale, mostrò modificazioni di aspet 

fo della prima circonvoluzione temporale, e m 
questa Je si è trovata profondamente una gra ¬ 
do. cavità dalla quale venne estratto un liquido c 

trino che lentamente coagulò. 

Si fi notare il rapido migliorameli Lo che con¬ 
seguì della cisti e alla rontgen te- 

rapia successiva. Si rileva come lo stato di ince¬ 
se enza preoperaliva non abbia permesso di no 
tare la emianopsia oggi ancora presente, e co¬ 
me la condizione di mancinismo possa spiega 
la mancanza della afasia sensoriale. 

Rara sintomatologia del diverticolo di Meckel. 

Dott F Stefani. — L'O. riferisce il caso di 

una donna che fin dai P ri ®* 

r»mvn ima forte avversione al coito, il quale, 

g[ave 'disappunto del marito, le riusciva assai 

<,0 pCT° S t°ali disturbi fu a lungo e con vari^ mezzi 
rnnta ed anche sottoposta a vari atti operami 
intravaginali! senza però ritrarre da ciò alcun ri- 

^Insorti più tardi dei disturbi appendicitici, la 

resistente e sottile come uno sp^ ^che aito 
dandosi nella pelvi terminava con una c stl aae 
rente alla faccia posteriore del legamento la g 






[Anno \\\1\, Nim. 9J • 


SEZIONE PRATICA 


di destra, presso il margine uterino; dall’altra 
parte, detto cordone si continuava invece con un 
lungo e grosso diverticolo di Meckel. 

Anche tale formazione fu asportata integral¬ 
mente, e la P. guarì in modo normale. 

A guarigione ultimata i disturbi genitali ces¬ 
sarono del tutto e, trattandosi di un caso che 
risale a circa un anno fa, e fu seguito fino ad 
ora, permanentemente scomparsi. 

Da ciò l'O. ricava interessanti considerazioni 
generali. 

Discussione: Cagnetto, Torraca e Stefani. 

Su di un caso di pneumo-peritoneo occulto. 

Prof. A. Zaniboni. — L’O., dopo aver riferito 
un caso di perforazione silenziosa di ulcera ga¬ 
strica determinante un pneumo-peritoneo persi¬ 
stilo circa un mese, ed il trattamento istituito, 
ascrive questo quadro* clinico alle forme di per¬ 
forazione frusta di ulcera gastro-duodenale, stu¬ 
diate dal Singer e Vaugan. 

Analizza i fattori anutomo-patologici che pos¬ 
sono favorire questa varietà di perforazione in 
luogo di quella che suole determinare l’insor¬ 
genza del classico quadro di peritonite acuta 
generaìlizzata ; passa in rassegna le interpreta¬ 
zioni che i vari AA. hanno dato alla dissociazio¬ 
ne fra quadro anatomo-patologico -e quadro cli¬ 
nico nei casi di perforazione frusta e mette in 
rilievo il valore dell’esame radiografico diretto 
alla ricerca di gaz libero nella cavità peritoneale 
per la diagnosi precoce di queste forme. 

Discussione: Stefani, Zaniboni. 

p. il Segretario : A. Cestari. 

Associazione Medica Triestina. 

Circolo di Cultura del Sindacato Fascista Medici. 

Ili unione scientifica del 13 novembre 1931. 

Presidente: dotti A. Cofleri. 

Dott. Koberto Moro. — Osservazioni nella genesi 
della tisi nell’adulto. 

Compressione del midollo spinale. 

Doti. Attilio Cofleri. — Presenta un giovane 
affetto da paraplegia ed anestesia totale inferiore 
per compressioni del midollo spinale. 

La sintomatologia si ò iniziata con fenomeni di 
Brown-Séquard e gradatamente le si instaurò una 
paralisi completa di senso e di moto; sfinteri nor¬ 
mali, riflessi tendinei esagerati, addominali as¬ 
senti, Babinski bilaterale; mancanza di dolori. 

Liquor da puntura lombare non xantocromico, 
con forte aumento di albumina ed assenza di cel¬ 
lule; da puntura suboccipitale scarsa quantità di 
albumina. In base ai fenomeni clinici si potè sta¬ 
bilire la presenza di un tumore extra-midollare, 
colla mielografia venne stabilito un blocco totale 
del midollo localizzato all’altezza della VI verte¬ 
bra. Il malato venne operato 1 e si trovò un neu- 
rinoma. 

Doti. A. D’Este. — Riferisce dell’operazione ese¬ 
guita in narcosi d’etere previa iniezione di 0,01 di 
morfina in posizione decubito destro laterale. La 
pelle venne incisa nella linea mediana, i muscoli 
staccati dai processi spinosi della V, VI e VIT ver¬ 


343 

tebra dorsale e previa demolizione degli slessi pra¬ 
ticata la laminedomia degli archi vertebrali V, VI 
e parte superiore del VII. Avendo precedentemen¬ 
te col lipiodol stabilito con precisione la sede 
deU’impedimenlo si è potuto con una breccia re¬ 
lativamente piccola aggredire il tumore che era 
extradurale e comprimeva fortemente il midollo. 
Lo stesso era a sinistra di forma ovale di consi¬ 
stenza compatta e delle dimensioni di I 1/2 di lun¬ 
ghezza per 1 cm. di grossezza; potè essere enucleata 
senza emorragia speciale. La chiusura della ferita 
fu fatta a punti singoli calgul della muscolatura 
e seta della pelle. Guarigione per prima. Migliora¬ 
menti di sensibilità si constatarono già il 1° gior¬ 
no dopo l’operazione, più tardi ripresa della fun¬ 
zione motoria, però ora ad un mese di distanza 
l’ammalato cammina da solo un po’ atassico sen¬ 
za aiuto di bastoni. 

Dott. Ferrari. — Sollo il microscopio trovasi il 
preparato istologico di questo tumore. Il nome di 
« neurinoma » è stato introdotto circa 20 anni fa 
dal Verocay per far rimarcare l’appartenenza etio- 
genetica al sistema nervoso di certi tumori che 
passavano prima per fibromi-prototipo di questi 
il neurofibroma di Recklingliausen. 

Questi neurinomi, che del resto si possono an¬ 
che combinare con fibromi — fibroneurinomi —, 
partono dalle guaine nervose di Schwann e sono 
quindi di origine ecto e non mesodermioa. Oltre 
a tumori epimidollari come il presente apparten¬ 
gono a questo tipo anche i cosidetti tumori pon¬ 
tino cerebellari, nonché molti cosidetti fibromi 
specialmente delle pareti intestinali, in cui è slato 
dimostrato il loro nesso intimo con i plessi ner¬ 
vosi. 

Si tratta quindi di un gruppo di tumori del si¬ 
stema nervoso, ben distinto anche istologicamente 
dai fibromi. 

Prof. M\nn\ — Un caso di echinococco del pol¬ 
mone. 

Prof. Cortan. — Presentazione di casi di Ront¬ 
genterapia. Intervennero nella discussione il doli. 
Brunetti. 

Prof. G. Ravasini. — Pielografia discendente col¬ 
la pielofanina. 

Prof. E. Freund. — Presenta i preparati micro¬ 
scopici di un caso di siringocistadenoma papilli- 
ferum e di ulcera da raggi in un caso di ulcus 
rodens. 

Riunione scientifica del 27 novembre 1931. 

Presidente: dott. Attilio Cofleri. 

Sul trattamento pepsinico nell’ulcera gastro-duodenale. 

Doti. Vittorio Romanin. — L’O., dopo aver ac¬ 
cennato alle più recenti applicazioni pratiche del¬ 
la pepsinoterapia per via parenterale e alle diver¬ 
se ipotesi emesse per spiegare il meccanismo d'a¬ 
zione nelle varie forme morbose, passa ad esporre 
i risultati delle proprie esperienze su 18 casi di 
ulcera gastro-duodenale sottoposti a tale tratta¬ 
mento nel terzo Reparto Medico dell’Ospedale « Re¬ 
gina Elena » (primario prof. Guido Mann). L’O., 
pur tenendo conto del polimorfismo sintomatico 
proprio di ogni ulcera gastrica e duodenale, am¬ 
mollo che la pepsina esplichi una azione seda- 



















« II, POLICLINICO » 


IAnno XXXIX, IS'tiM. 9] 



Uva sul sistema nervoso autonomo, è precisamen¬ 
te su quella sezione di esso che presiede al lono 
e regola il funzionamento secretorio e cinetico 
dello stomaco, e nello slesso tempo — venendo 
essa a sostituire la comune terapia igienico-die- 
letica — sul fattore psichico e sullo stato di nu¬ 
trizione del soggetto, mentre invece, valendosi 
delle proprie esperienze collaterali sulla funziona¬ 
lità gastrica (secrezione cloridrica, secrezione pep¬ 
tica, motilità), sul sangue (colesterinemia, eosino¬ 
filia) e sugli animali (controlli in cavie), l’O. esclu¬ 
de umazione diretta sul processo ulceroso' in atto 
e sul terreno stesso su cui l’ulcera s’impianta. 

Intervennero nella dimissione i dottori: Mar¬ 
ziani, Marcovich, Spitzer, Winternitz, Guastalla. 


Riunione scientifica del 4 dicembre 1931. 
Presidente: Dott. A. Cofleri, 


Salpingoisteroanastomosi seguita da gravidanza. 

Dott. Mario Geyer. — L O. descrive un caso di 
gravidanza in una donna alla quale venne prati¬ 
cata, per occlusione tubarica bilaterale da salpin¬ 
gite istmica nodosa, la resezione del tratto occluso 
e successiva anastomosi del moncone tubarico ri¬ 
manente, con l’utero. 

Da questo caso, undecimo nella letteratura in¬ 
ternazionale e primo in Italia, I O. prende occa¬ 
sione per riassumere la storia del metodo opera¬ 
tivo e le varianti di tecnica, per discutere e va¬ 
gliare le sue indicazioni e controindicazioni, met¬ 
tendo in evidenza la scarsità dei pericoli derivanti 
dalla sua applicazione. 

Intervenne nella discussione il dott. Tagliaferro. 


L’emocultura del bacillo della tubercolosi secondo il me¬ 
todo di Lòwenstein. 

Dott. Carlo Alberto Lang. — L O. espone sin¬ 
teticamente la storia dell’emocultura del bacillo 
della tubercolosi e s’intrattiene più diffusamente 
sul metodo di Lòwenstein e sui dati dello stesso 
ancora da chiarire e suscettibili di perfezionamento 
e riferisce le ricerche personali in proposito. 

Intervennero nella discussione il prof. Freund, 
il dott. Macchioro e il dott. Battigelli. 


Riunione scientifica dell TI dicembre 1931. 

Presidente: Dott. A. Cofleri. 

Dott. G. Manzutto. — Presenta due casi di grave 
lesione del nervo ottico : il primo mediante un 
grande pezzo di legno penetrato nell’orbita, che 
venne estratto operativamente; il secondo median¬ 
te lesione diretta del nervo ottico con una forca 
di ferro. Ambedue le lesioni causarono la perdita 
della vista. 

Prof. A. Marziani. — Considerazioni sulle clas¬ 
sificazioni deWorticaria pigmentosa, e su alcuni 
casi di erisipeloide. 

Considerazioni sulle classificazioni dell’orticaria pigmen¬ 
tosa, e su alcuni casi di erisipeloide. 

Dott. S. Sticotti. — L.O. desidera presentare le 
radiografie di un caso, che gli sembra interessante. 
Si trattava di un paziente affetto da una forma 
d’infiltrazione specifica polmonare prevalente a 
sinistra; fu fatto un pneumotorace artificiale da 


questo lato che riuscì basilare saccato e inefficace. 
D'altra parte si notava un progredire del male a 
destra. Cosa bisognava fare ? L’O. ha sospeso il 
pneumotorace a sinistra ed ha iniziato controla- 
teralmenle un pneumotorace selettivo ipotensivo. 

A sinistra, siccome si trattava di una cavità in 
alto mentre il resto del polmone era relativamente 
indenne, ha pensato di fare una apicolisi con 
piombaggio di paraffina. 

L’apicolisi con piombaggio è stata ideata da 
Tuffer. Si tratta d’incidere posteriormente, d’ar¬ 
rivare alla 3 a costa di scollarla dal periostio come 
si fa per la plastica. Si reseca un tratto di costa 
lungo circa 10 cm. Poi staccando la pleura parie¬ 
tale dal costato si va in alto, si sorpassa l’apice 
si arriva anteriormente alla 6 a costa. Siccome nel 
nostro caso la lesione era abbastanza estesa abbia¬ 
mo scollato' anche posteriormente in basso fino 
alla 6 a costa. Si ottenne così una grossa cavità che 
si riempie di una paraffina speciale opaca ai rag¬ 
gi X che si trova in commercio pronta per la 
chirurgia del lorace, e che contiene bioformio e 
carbonato bismuto. 

Si ottenne così una specie di pneumotorace 
exlrapleurico. 

Mostra le radiografie del paziente prima e dopo 
l’intervento. Prima dell’intervento si vede un cer¬ 
cine cavitario, dopo l'intervento esso non si vede 
più ma si vede la massa di paraffina che com¬ 
prime il polmone. 

Qui si può parlare naturalmente solo di un ri¬ 
sultato immediato, perchè siamo ad un mese dal- 
rinlervento. Esso è ottimo; si vedranno i risultati 
a distanza. 

Gli è sembrato interessante mostrare questo 
caso per la bilateralità della eollassoterapia e per 
l’intervento chirurgico speciale da un lato. 

Intervennero nella discussione il doti. Goldstein 
e il doti. Spizzi. 

Dott. Cesare Z\ch. — Nuovi problemi di bio¬ 
climatologia. 

Il Segretario: Dott. L. Winternitz. 

Società di Coltura Medica Novarese. 

Seduta del 3 dicembre 1931. 

Presidente: prof. P. Pietra. 

La colecistectomia ideale. 

Dott. P. A. Borella. — L’O. descrive dettaglia¬ 
tamente la tecnica della colecistectomia sottosie¬ 
rosa, riporta la casistica di quest’anno delle cole¬ 
cistectomie eseguite nel reparto diretto dal prof. 
Ferrerò con 17 interventi condotti per via sotto- 
sierosa in 19 casi. 

Né rileva l’alta percentuale (85 %) considerando 
i vantaggi di questo metodo sull’usuale transpe¬ 
ritoneale. 

Intervengono nella discussione il doti. Costan¬ 
tini ed il prof. Ferrerò. 

Esplorazione per via rettale della tbc. genitale maschile. 

Dott. P. A. Borella. — L’O., premesse alcune 
considerazioni generali sulle moderne vedute del¬ 
l'impianto e della propagazione del processo tu¬ 
bercolare nei vari segmenti dell’albero genitale, 
espone la tecnica dell’esplorazione rettale digi¬ 
tale, descrivendo i vari quadri nei differenti stadi 
della, tbc. prostate-vescicolare che si presentano al 
dito esploratore. 







Anno X\\I\, Num. 9J 


SEZIONE PRATICA 


34 o 


Aplasia moniliforme del cuoio capelluto. 

Prof. P A. Mkineri. — L’O. presenta un caso 
di aplasia moniliforme del cuoio capelluto asso¬ 
ciato a cheratosi pilare. Si tratta di una ragazza 
affetta da tubercolosi polmonare che fin dall’in- 
fanzia ha visto cadere tutti i suoi capelli. Il cuoio 
capelluto è glabro, ruvido al tatto. I peli sono 
tronchi a livello del loro sbocco esterno ed intor¬ 
no ad essi vi è una piccola massa cheratosica. 
Esaminati i capelli al microscopio appaiono con¬ 
torti e con caratteristici rigonfiamenti e stretture 
dell’aplasia moniliforme. 

Il trattamento calcio attinico nelle fratture a callo ritar¬ 
dato. 

Prof. V. Ferrerò e prof. M. Ponzio. — Gli 00., 
a seguito di dati sperimentali sull’azione dell’ir¬ 
radiazione di raggi ultravioletti sul tasso calce- 
mico e sulla fissazione del calcio stesso nei tes¬ 
suti irradiati, hanno praticato una serie di in¬ 
dagini su casi clinici di fratture a callo ritardato 
per carenza calcica. I risultati ottenuti e riferiti 
dimostrano la possibilità di un’attivazione del 
processo di consolidazione mediante trattamento 
attinoterapico del focolaio di frattura previo au¬ 
mento contemporaneo del lasso calcemico me¬ 
diante iniezione endovenosa di soluzioni calciche. 

Intervengono nella discussione il prof. Capua¬ 
ni, il prof. Cipollino, il prof. Bacialli ed il prof. 
Ferrerò. 

Doti. A. Olioli. — Fibroma in gravidanza. 

Doli. M. Noè. — Sull’eclampsia in puerperio. 

Sulla presenza di agglutinine bacteriche normali nel siero 

di sangue in ricoverate di ostetricia e ginecologia. 

Dott. T. Meneghini» — L’O. ha praticata la sie- 
roagglutinazione in numerosi casi di ostetricia e 
ginecologia adoperando 8 diversi stipiti bacterici. 
Perviene alla conclusione che specie durante la 
gravidanza e nei vari processi infiammatori del- 
I apparato genitale, la presenza di agglutinazioni 
aspecifiche È notevolmente aumentata anche in 
diluizioni del siero 1 :100 ed oltre. 

Risultati pressoché negativi si sono avuti con 
il sangue del feto: attribuisce questo maggior po- 
lere agglutinante a modificazioni fisico-chimiche 
del siero di sangue. 

Dott. G. Lavatelli. — L’utilità semeiologica del 
quadro renale osseo. 

Il Segretario: Dott. Luigi Ferrerò. 

Società Medico-Chirurgica Veronese. 

Seduta del 1° febbraio 1932 - X. 

Presidente: prof. Delaini. 

Prof. Spangaro. — Appendicite cronica e sua 
influenza morbigena (conferenza). 

Sull’autovaccinoterapia delle sindromi asmatiche. 

Prof. Piazza. — L’O. comunica i risultati da 
lui ottenuti con il trattamento di vaccini polimi¬ 
crobici ricavati dall’espettorato dei pazienti; di¬ 
scute le ragioni dell’influenza benefica esplicata 
da tale terapia e conclude di ritenere che ad essa 
sia da attribuire non solo un’azione antiflogistica 
specifica sul processo bronchiale, ma presumibil¬ 
mente anche una azione desensibilizzante spe¬ 
cifica od aspecifica sopra una eventuale allergia 


batterica determinata nei pazienti da germi esi¬ 
stenti nell’albero bronchiale. 

Prof. Artom. — Tratta della aspecificità dei fe¬ 
nomeni allergici, espone le argomentazioni che, 
nel campo dermatologico, inducono a tale convin¬ 
cimento e conclude considerando il metodo auto¬ 
vaccino terapeutico come un mezzo aspecifico de¬ 
sensibilizzante. 

Prot. Rossi. — Richiamandosi al principio di 
M idal spiega come debba essere considerato aspe- 
cifico il metodo di desensibilizzazione anche se è 
attuato con un autovaccinoterapia. 

Su di un caso di malattia di Darier (presentazione del 

malato e dimostrazione di preparati istologici). 

Dott. Fiocco. — L’O. presenta un malato af¬ 
fetto da morbo di Darier, fa rilevare la comple¬ 
tezza della forma, le lesioni al dorso delle mani 
e alla mucosa orale, ricorda le concezioni moder¬ 
ne sulla patogenesi di questa dermatosi, l’im¬ 
portanza che ora vien data ai fattori ereditari e 
costituzionali e mette in evidenza l’interesse del 
caso sotto questo punto di vista. Si tratta di un 
soggetto psichicamente anormale che mostra con 
la determinazione biometrica secondo Viola delle 
misure inferiori alla norma, in cui la dermatosi 
comparve contemporaneamente ad attacchi epi- 
lettoidi; è anche evidente l’ereditarietà della ma¬ 
lattia essendo il nonno, il padre e due fratelli del 
paziente affetti dalla stessa dermatosi. 

Prof, \rtom. — In base alla precedente espe¬ 
rienza personale conferma pienamente le vedute 
esposte nella comunicazione. 

Doti. Quarantotto. — .Su di un caso di Herpes 
Gestalionis. M. Artom. 

Accademia Medica Pistoiese w F. Pacini 

Seduta del 29 gennaio 1931. 

Presiede: Prof. Cantieri. 

Prof. C. Cantieri. — Sierosili essudative latenti 
c fugaci quali causa di febbri cripto tubercolari. 

Note cllniche sul pneumotorace successivamente con¬ 
temporaneamente bilaterale. 

Prof. G. Cantieri. —- Dopo una lunga esposi¬ 
zione generale e di dettaglio, giunge alle seguenti 
conclusioni : 

Si hanno resultati migliori nei casi di pnmtx 
successivamente contemporaneamente bilaterale, 
che non nei casi di pnmtx successivamente ma 
non contemporaneamente bilal. ; se ne deduce che 
è da preferire il pnmtx successivamente contem¬ 
poraneamente bilaterale anche se per questo si 
deve mantenere in conveniente collasso il polmone 
per primo ammalato mantenendovelo oltre i due 
anni regolamentari. 

Pur riconoscendo l’utilità di un pnmtx elettivo, 
ritiene che il pnmtx contemporaneamente succes¬ 
sivamente bilaterale possa essere iniziato e mante¬ 
nuto ed anche con esito buono, nei casi in cui 
l'eventualità non consente di avere un pnmtx 
elettivo, perché nelle condizioni generali e locali, 
convenientemente valutate, stieno le forze ausi¬ 
liario del successo. La cura è sempre riuscita, con 
tolleranza ottima, con rifornimenti alternati o bi- 
laterali nella stessa seduta, usando il minimo di 
































<( II, POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 9J 


pressione necessario per avere l’effetto utile, ma 
essendo ben tollerate anche pressioni positive. Ha . 
notato una più rapida assorbibilità dell’aria dal 
lato trattato per secondo. 

Complicazioni rare tra queste la pleurite, in 
proposito alla quale ha dovuto constatare che in 
qualche caso, mentre dal lato per primo trattato 
non si è mai avuta la pleurite, questa si presenta 
nella parte che subisce il secondo trattamento. 
Anche di fronte all’essudato, tolleranza ottima. 

L’anestesia del focolaio di frattura nella riduzione delle 

fratture sotto lo schermo radiologico. 

Doti. M. Romagnoli. — L’O. dopo avere esposti 
i vari sistemi di anestesia generale, rachidea c 
tronculare si sofferma sul metodo dell’anestesia del 
focolaio di frattura eseguita mediante iniezione 
nel focolaio od in prossimità di esso di 5-10 cc. 
di una soluzione anestetica cocaina all’l % o per¬ 
caina all’l per mille. 

Dott. M. Romagnoli. — Esostosi osteogenetiche. 

Dott N. Gavazzi. — Endocardite acuta pneu- 
mococcica post-pneumonica. 

Il Segretario. 

Società Medico-Chirurgica Bergamasca. 

Seduta del 18 dicembre 1931. 

Presidenza: Prof. D’Alessandro. 

Dott. Mi ccia. — Il gozzo nella provincia di Ber¬ 
gamo. 

Il valore del metabolismo basale e di alcune indagini ema¬ 
tologiche nel basedowismo. 

Dott. Pistoni. — L’O. ha osservato in alcuni 
casi di affezione basedowiana il comportamento 
del M. B., della velocità di sedimentazione delle 
emazie e della sostanza granulo-filamentosa delle 
emazie. Studiando il valore clinico dei risultali 
ottenuti trae l’O. le seguenti conclusioni: 

1) Vi è fra quadro clinico della malattia e 
metabolismo basale in larga misura un rapporto 
diretto. 

2) La velocità di sedimentazione si presenta 
molto più accelerata quanto più è grave lo stato 

di tireotossicosi. . . 

3) La percentuale dei granulofilociti è più ele¬ 
vata quanto più marcala è l’intensità dello stato 
ipertiroideo, confermando così la relazione tra 
ghiandola tiroidea e eritropoiesi. 

Agli effetti della pratica l’O. ritiene che solo 
il M. B. può assurgere a vero valore clinico nel 
senso diagnostico e prognostico, mentre la ricerca 
dei granulofilociti non rimane altro che elemento 
di conforto di una diagnosi di stato di ipertiroi- 

dismo. 

Prof. Viterbj. — L'ignipuntura della retina alla 
Gonin in due casi di distacco della retina. 

Seduta del 25 gennaio 1932. 

Presidenza: Prof. D’Alessandro. 

Dott. Camplant. — Un caso di sifilide ossea plu- 
riseff.mentaria (iconografia radiografica). 

Peritonite da perforazione intestinale da elminti diagno¬ 
sticata ai raggi X. 

Dott. Colombo. — I/O. comunica un caso vera¬ 
mente eccezionale di peritonite perforaUva da el¬ 


minti in cui fu fatta diagnosi di sede e di natura 
mercè l'esame Roentgen, che permise di indivi¬ 
duare l’ansa perforata e la presenza di un grosso 
elminlo nel punto di iottura. 

Prof. Feci. — Recenti perfezionamenti nella pie- 
lografia endovenosa. Il Segretario: Camplani. 

Società Medico-Chirurgica Calabrese. 

(Sezione Cosentina). 

Seduta del 30 gennaio 1932. 

Presidente: Prof. Falcone. 

Fibroma ossificante del parovario. 

Dott. Ettore Gallo. — Presenta un caso di fi¬ 
broma ossificante del parovario, corredato dal 
pezzo anatomico e dall’esame istologico. 

Egli dimostra la rarità del caso, che dalle ri¬ 
cerche fatte nella letteratura gli risulta ventiquat¬ 
tresimo; tratta l’argomento sotto il punto di vi¬ 
sta anatomo-patologico, sintetizzando tutti gli 
studi finora fatti sulle calcificazioni e sulle ossi¬ 
ficazioni delle ovaia e degli annessi. 

Dott. Riccardo Rodotà. — Illustra un caso di 
tumore misto della guancia derivato da ghiandole 
salivari accessorie (ghiandole molari). 

Prof.„ Giuseppe Santoro. — Analizza i risultati 
di un triennio di pratica della sinfisiotomia sot¬ 
tocutanea. 

Dott Giuseppe Crispini, — Riferisce su di un 
caso di voluminoso ascesso epatico, di natura ame¬ 
bica. 

Prof. Mario Misasi. — Presenta un caso clinico 
di leucanemia in un bambino di due anni e mezzo. 

L’O propone, infine, che nella Provincia di Co¬ 
senza sia fatta un’inchiesta allo scopo di conoscere 
l’effettivo valore della sieroterapia antidifterica, e 
ciò in occasione delle discussioni tenute recente¬ 
mente a Roma, provocate dal Pontano. 

Il Segretario. 


Interessantissima pubblicazione: 

DOtt. Prof. ANDREA FERRANNINI 

Docente di Patologia Speciale Medica 
e di Clinica Medica nella R. Università di Napoli 

PATOLOGIA SPECIALE MEDICA 

EPITOME 

ad uso dei Medici e degli Studenti 

Prefazione del Prof. AGENORE ZERI. 
Direttore dell’Istituto di Patologia Speciale Medica 

nella R. Università di Roma 

Riportiamo l'Indice dei capitoli : 

Gap. I. Patologia della costituzione individuale. - 
Cap. II. Patologia del ricambio materiale. - gap. rii- 
Patologia degli organi endocrini. — Cap. n • Patoia 
<*ia del cuore e dei vasi. — C.ap. V. 1 atologia deile 
vie respiratorie. — Cap. VI. Patologia dello stomaco. 
— Cap VII. Patologia dell’intestino, del pancreas, de 
peritoneo - Cap. Vili. Patologia. del fegato e delle 
vie biliari. — Cap. IX. Patologia del sangue. 

Gap X Patologia dei reni, della vescica, della pe v^ 
renale. — Cap. XI. Patologia del saetema nervoso. 
Cap. XII. Patologia delle infezioni. 

Volume in-8°, di pagg. XII-524, fidamente stampato. 

con 151 figure in nero ed a °? lori * el T te 2fÌ. P D fù ] e 
in brochure L. 5 6i rilegato m tela L. V™ ve 

spese postali di spedizione. Per gli abbonati al « P q 
liclinico » rispettivamente L- 5 0 e L. 5 8 
franco. _ 

Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI. Ufficio Po- 
stale Succursale diciotto, ROMA. 




[Anno XXXIX, Nt t m! 9] 


SEZIONE PRATICA 


347 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


DALLA PRATICA CORRENTE. 

Le indicazioni del salasso in clientela. 

(A. Chabé. Journ. de Méd. de Bordeaux, 20 di¬ 
cembre 1931). 

È il lavoro di un pratico, dedicato ai pra¬ 
tici. L’A. ha voluto riprendere le indicazioni 
del salasso secondo i dati dei lavori moderni 
e divide l’esposizione in diversi capitoli. 

li salasso nell'asistolia. È nel trattamento 
dell’asistolia sia destra che sinistra che il sa¬ 
lasso manifesta la più reale efficacia, con un 
meccanismo per altro differente. Nell'asistolia 
destra il salasso esercita la sua azione benefi¬ 
ca sul miocardio non direttamente, ma indi¬ 
rettamente influendo sui fenomeni periferici 
dell’asistolia. I vantaggi sono spesso notevoli, 
ma non sempre durevoli. Il salasso, in effetti, 
se non ha a cuna azione tangibile sulla pres¬ 
sione arteriosa, fa sempre abbassare la pres¬ 
sione venosa e la persistenza o no dell’abbas¬ 
samento di questa pressione costituisce un ele¬ 
mento prognostico importante, nel senso che 
un rapido rimontare della pressione, dopo 
l’abbassaniento provocato dal salasso, è di 
cattivo auspicio. 

Comunque, il salasso attenua la tachicardia, 
rende più ampio il polso, migliora la pres¬ 
sione differenziale, attenua la dispnea. 

Una delle particolarità del salasso nell’asi- 
stolia è che, contrariamente alla fisiologia nor¬ 
male, si verifica un aumento della quantità 
delle urine, per decongestione dei reni asfit¬ 
tici. Quando non si ottiene aumento dell’uri- 
nazione, ciò significa che il potenziale cardiaco 
è insignificante o che il salasso non è stato 
mollo abbondante. Negli asistolici un salasso 
di 500 u. almeno deve essere la regola. Natu¬ 
ralmente il salasso dovrà essere seguito dal 
trattamento digitalico. 

Quanto all’asistolia del cuore sinistro essa 
è un’asistolia con ipertensione arteriosa. Un 
salasso di 500 gr. al minimo è necessario; es¬ 
so sgombra il ventricolo sinistro dilatato e po¬ 
ne riparo ai grandi accidenti dovuti alla sua 
defaillance , di cui i più drammatici sono le 
sensazioni di angoscia, di oppressione retro¬ 
sternale, preludio sia della crisi di andina, 
sia. dell’edema del polmone. 

Il salasso nelle pneumopatie con tendenza 
allo squilibrio cardiaco e all'asfissia. È nella 
polmonite che il salasso è indicalo. Bisogna 
dunque salassare i polmonitici, ma soltanto 
in certe condizioni, poiché la polmonite fran¬ 
ca per sé non è influenzabile con il salasso; 
essa non lo è che in quanto malattia com¬ 
plicata da accidenti di congestione polmonare 
con tendenza all’asfissia. Bisogna dunque che 
il soggetIo sia vigoroso, pletorico, con dispnea. 


cianosi ed espettorazione schiumosa e sangui¬ 
nolenta. 

Nelle malattie infettive con complicazioni 
di congestione polmonare il salasso è stato 
preconizzato, ma l’A. non ritiene il metodo 
raccomandabile, in quanto un tifoso o un in¬ 
fluenzato hanno bisogno di tutte le loro forze 
per lottare contro l’infezione microbica. 

Il salasso nell'edema acuto del polmone. È 
una nozione classica che l’indicazione più im¬ 
periosa del salasso è data dall’edema acuto 
del polmone. Avanti ad un caso di edema acu¬ 
to non bisogna esitare a fare un salasso di 
400-500 grammi. L’A. ha l’abitudine, dopo il 
salasso, di praticare una iniezione di X-l cen- 
tigrammo di morfina, che calma l’eretismo e 
tonifica il miocardio. 

Il salasso negli ipertesi. L’opinione che ten¬ 
da a prevalere attualmente è che l’ipertensione 
può essere considerata come un processo di 
difesa e che, se si cerca di abbassare brutal¬ 
mente questa tensione, si rischia di rompere 
un compenso che si è prodotto. Il salasso ne¬ 
gli ipertesi non è dunque indicato. D’altron¬ 
de, per ottenere un abbassamento deciso del¬ 
la pressione arteriosa, occorrerebbe un salas¬ 
so di 1000-1200 grammi, e sarebbe necessario, 
per mantenere abbassata la pressione, ripe¬ 
terlo. 

TI salasso è utile nelle crisi ipertensive? La 
quistione è discutibile. In caso di accidenti 
immediati, di accidenti nervosi a forma con¬ 
vulsiva è verosimile che si entri nelle forme 
complicate da tossiemia e vedremo, trattando 
dell’uremia, che il salasso è spesso il solo trat¬ 
tamento di urgenza. 

Negli ipertesi cardio-renali in asistolia, co¬ 
me si è visto, un salasso abbondante è neces¬ 
sario. TI salasso è però formalmente controin¬ 
dicato nei vecchi, poiché l’ipertensione è in¬ 
dispensabile nei soggetti affetti da aleroma ce¬ 
rebrale per assicurare un’irrigazione sufficien¬ 
te per il cervello, e un salasso copioso può de¬ 
terminare accidenti spesso mortali. 

Il salasso negli apoplettici. È classico, 
quando il medico è chiamato al letto di un 
infermo colpito da apoplessia, }di (salassare 
il soggetto o di applicare il sanguisugio ma- 
stoideo. La famiglia lo reclama, ma bisogna 
ammettere che il salasso è in questi casi per 
Io meno inutile in quanto è senza effetto sul¬ 
l’evoluzione dell’ictus. 

,Se si [pensa che la maggior parte degli 
ictus sono dovuti non ad emorragia, ma a 
rammollimento per trombosi o per embolia 
ed alla difficoltà di distinguere clinicamen¬ 
te l’emorragia dal rammollimento, si vede co¬ 
me il più delle volte, salassando, si rischia di 
far del male al malato. Quanto poi ai casi di 
ictus da emorragia, se il salasso può essere 



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« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 9] 


utile quando siano presenti sintomi di ictus 
imminente, Quando l’ictus si è manifesta¬ 
to il salasso è inutile. 

L’A. pensa che sia dunque preferibile aste¬ 
nersi dal salasso negli apoplettici. 

Il salasso nei pletorici. I pletorici sono i 
candidati alle sclerosi viscerali e principal¬ 
mente alla sclerosi epato-renale. L’A. consi¬ 
glia per questi soggetti dei salassi annuali o 
biannuali, capaci di attenuare tutta una serie 
di piccoli malanni. 

Il salasso nelle tossiemie. Esistono dei dub¬ 
bi stillazione antitossica del salasso, poiché 
quest’ultimo in particolare non fa abbassare 
il tasso dell’urea nel sangue. Esperimenti 
sugli animali hanno dimostrato che una sot¬ 
trazione di sangue anche larga non diminui¬ 
sce uè il tasso di urea nè i segni di intossi¬ 
cazione. ('.Umicamente però, quale che ne sia il 
meccanismo, il 'salasso è ancora uno dei 
mezzi più preziosi che noi abbiamo per lot¬ 
tare contro i disturbi dell’uremia nell’uomo. 

Il salasso in ostetricia. È indicato in due 
casi particolari, nelle gravido-cardiache e nel¬ 
le eclamptiche. Il salasso in ostetricia non è 
(d’altronde che un capitolo, particolare del 
suo impiego nei cardiopatici e negli iperte¬ 
si intossicati. 

Il salasso nelle asfissie accidentali. Nelle 
asfissie accidentali, e particolarmente nella 
intossicazione da ossido di carbonio, lavori re¬ 
centi hanno rovesciato la nozione fino ad ora 
ammessa di un’azione nociva o per lo meno 
inutile della sottrazione sanguigna. Il dottor 
Cot, in uno studio accurato, preconizza il trat¬ 
tamento con il (salasso, al quale devono es¬ 
sere aggiunte le medicazioni ordinarie e in par¬ 
ticolare l’ossigenoterapia. 

Il salasso nelle crisi di asma anafilattico. 
Recentemente sono state pubblicate delle os¬ 
servazioni dimostranti l’effetto benefico delle 
emorragie sulle crisi di asma anafilattico. I n 
salasso anche minimo, di 300 grammi, può 
arrestare per settimane delle crisi d’asma di 
origine anafilattica. Sarà dunque utile prati¬ 
care un tal metodo che, se non dà la gua¬ 
rigione recherà comunque benefici agli am¬ 
malati. . . 

Il salasso nelle compressioni mcdiaspm- 
che. Nei malati di tumore mediastinico con 
fenomeni di compressione della cava superici e 
e con 1 , sintomi di asfissia imminente, bisogna 
tentare di dare un sollievo ai malati con la 
punzione della giugulare esterna. 

C. Toscano. 

CASISTICA E TERAPIA* 

L’iperglicemia nella polmonite lobare ed il suo trat¬ 
tamento. 

R. Uccheddu (Minerva medica, 1 die. 1931) 
ha rilevato che ìa prova dell’iperglicemia ali¬ 
mentare e quella delle curve giornaliere della 


glicemia hanno, nella polmonite, un compor¬ 
tamento analogo a quello di un leggero dia¬ 
bete. Durante la prova deH’iperglioemia ali¬ 
mentare, si ha abbastanza spesso anche glico¬ 
suria. 

I valori della glicemia a digiuno nella pol¬ 
monite sono in media più elevati che in altre 
malattie infettive acute ed il grado dell’iper- 
glicemiia 1 giornaliera è, generalmente, propor¬ 
zionale alla gràvità dell’infezione. 

Corrispondentemente a questi reperti, l’A. 
ha usato il trattamento insulinico, con dosi 
varianti da 10 a 15 unità per volta (30-45 
nella giornata) per tutta la durata della malat¬ 
tia fino al giorno della crisi. 

In tutti i casi, osservò la tendenza a ripe¬ 
tute sudorazioni, talora assai profuse, che si 
accompagnavano a modificazione delle condi¬ 
zioni generali, talvolta così rapida da aversi 
la crisi in III o V giornata. In altri casi, il mi¬ 
glioramento si inani festa v,a con sensibile di¬ 
minuzione della cianosi, della dispnea, della 
frequenza del polso, mentre la temperatura 
non presentò variazioni degne di nota. 

Apprezzabile fu nella grande maggioranza 
dei casi l’attenuazione di tutti i fenomeni ge¬ 
nerali di ordine tossiemico : cefalea,-tremori, 
\omito, delirio, stato di ansietà, agitazione, 
ere. Nessuna differenza apprezzabile si osser- 
aò all’esame dell’apparato polmonare. 

L’azione dell insulina si e dimostrata evi¬ 
dente sulla ipergl ir ernia giornaliera. L’influen¬ 
za di tale rimedio sull’andamento generale del¬ 
la malattia è però di interpretazione assai dif¬ 
ficile (azione del modificato ricambio sul pneu- 
mocooco? favorita leucocitosi?). Ad ogni mo¬ 
do queste prime ricerche possono far ritenere 
che l’insulina contribuisca alla difesa dell’or¬ 
ganismo contro il processo pneumonico ed au- 
torizzano ad una ulteriore estensione di esse. 

/fl¬ 
uii caso di ascesso polmonare da paratifo. 

A. Thinim ( Mediz. KUn., n. 29, 1931) riferi¬ 
sce il caso di un malato di 30 anni, affetto 
da paratifo, che presentava un ascesso del lo¬ 
bo inferiore s. del polmone: la sua puntura 
diede esito a un pus ematico, in cui venne li- 
scontrato il bacillo del Paratifo B. L accesso si 
aprì nei bronchi, e l’infermo ebbe una vomica 
a fiondante : la guarigione fu — come duno¬ 
si rano i raggi — completa. 

k. W. C.lauberg (ibidem), commentando il 

reperto batteriologico del caso precedente, so¬ 
stiene che sia giustificato distinguere un mag¬ 
gior numero di stipiti di bacilli del Paratifo, 
di quanto si sia ammesso finora; i caratteri 
del bacillo trovato nel pus polmonare vengono 
minutamente esposti e l’A. conclude che pro¬ 
babilmente essi sono dello stesso stipite di al¬ 
tri trovati da lui in 3 malati e appartenenti 
tutti allo stesso ceppo: in base alle sue osserva¬ 
zioni, non gli sembra improbabile che la tra- 



[Anno \\\I\, Nlm. 9] 


SEZIONE PRATICA 


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smissione di questi bacilli si effettui anche 
per via orale, con la saliva. 

V. Serra. 

Le pleuriti purulente (lei bambini e loro trattamento. 

Le pleuriti purulente rappresentano un ca¬ 
pitolo importante della patologia del lattante: 
le statistiche infatti danno per esse una per¬ 
centuale di esiti fatali che, secondo i vari au¬ 
tori oscilla dal 65 all’88 % : la gravità del de¬ 
corso è dovuta al fatto che esse sono tulle pa¬ 
ra o metabroncopneumoniche. 

Lereboullet (Gciz. des Hóp., 6 gennaio 1932), 
riassunto l’andamento clinico di tre casi da 
lui trattati e portati a guarigione richiama 1 at¬ 
tenzione su alcune norme diagnostiche e te¬ 
rapeutiche. 

Unico dato fisico sicuro è l’ottusità di co¬ 
scia sull’emitoraice colpito. La diagnosi di cer¬ 
tezza però si ha solo coll’esame radiologico 
e con la puntura esploratrice. 

Accertata la diagnosi, la terapia iniziale de¬ 
v'essere essenzialmente medica, sia per cer¬ 
care con essa di ottenere la guarigione, sia 
per preparare un terreno favorevole all’inter¬ 
vento chirurgico. 

Le toracentesi ripetute sono consigliabili, 
siano esse o no seguite da iniezioni intrapleu- 
riche di sostanze modificatrici (bleu di meti¬ 
lene al 5 %) o da lavaggi pleurici con optochi- 
na (al 5 % 0 ). 

Qualora con questi tentativi non si giunga 
ad alcun risultato si tenti il drenaggio ad aspi¬ 
razione continua, e come « ultima ratio » si 
ricorra alla pleurotomia. 

Contemporaneamente alla cura locale può 
esser molto vantaggiosa non tanto la sierote¬ 
rapia, quanto la terapia vaccinica, sia essa ap¬ 
plicata sotto la specie di stock vaccino che 
sotto quella, preferibile, di autovaccino. 

Concludendo LA. afferma che, pur restando 
l’empiema un’affezione gravissima nel lattan¬ 
te, ciò nonostante si può sperare con una te¬ 
rapia giudiziosa di ottenere risultati soddisfa¬ 
centi. M. Pons. 

Le bronchiti degli ipertesi. 

Gli ipertesi sono frequentemente dei tossi¬ 
colosi. I segni funzionali della bronchite in tali 
malati consistono in una tosse abbastanza par¬ 
ticolare, che compare soprattutto la notte o sol¬ 
tanto al mattino quando essi si svegliano e 
si accompagna ad espettorazione chiara, siero¬ 
sa, piuttosto abbondante. Si possono avere dei 
veri accessi, con cianosi e dispnea, che fanno 
pensare a crisi di edema acuto. T grossi ran¬ 
toli specialmente inspiratori che si ascoltano 
alle basi e l’espettorazione sierosa leggermen¬ 
te schiumosa fanno ravvicinare i fenomeni alla 
bronchite albuminurica di Lasègue. Tali for¬ 
me sono particolarmente tenaci. 


La bronchite è una complicazione precoce 
dell ipertensione arteriosa, ma acquista tutta 
la sua intensità alla seconda fase dell’iperten¬ 
sione; essa è più marcata quando compare l’al¬ 
bum inuria. 

Negli ipertesi, anche astraendo da ogni sin¬ 
drome di insufficienza cardiaca, si hanno spesso 
degli accidenti polmonari, dovuti ai disturbi 
circolatori che l’ipertensione generale crea nel 
dominio del piccolo circolo. 

Si hanno diverse varietà di bronchite: sie¬ 
rosa, sanguinolenta, muco-purulenta, bronco- 
pleurite. 

Per il trattamento sintomatico , A. Dumas e 
Amie ( Lyon mèdical e Presse médicale, 12 die. 
1931) consigliano soprattutto quello dell’ede¬ 
ma polmonare, salasso e digitale; anche i diu¬ 
retici sono indicati. 

Quando si ha a che fare con bronehiettasie 
o con sclerosi polmonare, si può pensare ad 
una medicazione specifica, non sempre effi¬ 
cace. 

Tale forma di bronchite negli ipertesi può 
essere il primo segno precursore dell’insuffi¬ 
cienza cardiaca. fil. 

Terapia generale della bronchite. 

La terapia medicamentosa della bronchite 
deve assolvere diversi compiti e cioè: a) faci¬ 
litare la secrezione mucosa e l’espettorazione; 
b) mitigare lo stimolo alla tosse; c) sostenere 
le forze cardiache. Nelle infezioni acute, si 
deve provvedere anche alla terapia generale. 

S. J. Thannhauser ( Lehrbuch der innere Me- 
dizine, Springer ed. 1931) consiglia i mezzi 
seguenti : 

Per distaccare, ed espellere il muco, servono 
gli espettoranti, fra cui l’A. dà la preferenza 
all’ipecacuana, che si può dare nella consueta 
forma delle polveri del Dover, oppure come 
infuso : 

Pr) Infuso di rad. d’ipeca 0,5 per 150 (adulti) 

0,1 per 150 (bambini) 


Cloruro d’ammonio g. 5 

Liq. anisato d’ammonio g. 2,5 

Succo di liquirizia g. 5 

Sciroppo di more g. 30 

Acq. dist. q.b. per cmc. 200 


- S. 1 cucchiaio ogni 3-4 ore. 

Nel catarro bronchiale secco, si aggiungerà 
a questa prescrizione il cloruro di calcio (g. 5) 
e, se vi è forte stimolo alla tosse, il fosfato 
di codeina (cg. 5). 

Come espettoranti, sono usati anche i pro¬ 
dotti contenenti saponiina, quali la poligaia e 
la Qui Ila ja (Decotto di 10/200 con Liq. anis. 
d’ammonio g. 5 e Scir. sempl. g. 13; 1 cuc¬ 
chiaio ogni 2-3 ore). Agisce bene anche la 
Drosera (estratto o sciroppo). 

Come fluidificanti, servono i sali alogeni 


































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« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Ni m. 0 


degli alcali, specialmente cloruri e ioduri ed 
anche i carbonati, che vengono eliminati dalla 
mucosa bronchiale e rendono il muco piu 
fluido, anche per l’acqua che sottraggono ai 

tessuti. . 

Si prescrive il liquore anisato d ammonio, 

con cloruro di ammonio, ana g. 5 (15-20 goc¬ 
ce su un pezzetto di zucchero, 3-4 volte al gioi- 
no, oppure le pastiglie di cloruro d’ammonio. 

Utile può essere lo jodio (cautela nei paesi 
con gozzo!), che si ordina specialmente negli 
individui anziani con enfisema, asma (si ag¬ 
giungono 2-3 grammi di ioduro di potassio 

all’infuso di ipeca, di cui sopra). 

I mucillaginosi agiscono mitigando ì dolori 
e sciogliendo il muco. Vi appartengono 1 al¬ 
tea e le specie pettorali, con cui lo stesso pa¬ 
ziente si può preparare decotti od infusi. . 

Medicamenti che diminuiscono la secrezio¬ 
ne. Gli olì eterei, oltre ad un certo potere di¬ 
sinfettante, posseggono anche questa azione; 
se ne usano 1-2 gocce in un piccolo apparec¬ 
chio da inalazione; molto utile è anche la 
nebulizzazione di olio di eucalipto. In modo 
analogo agiscono il creosoto ed il guaiacolo a 
cui si attribuisce un potere disinfettante; si 
danno sciroppi di guaiacolo, tiocolo, sirolina, 
eventualmente con aggiunta di efetonina. 

Mezzi contro la tosse. La tosse va calmata 
quando è secca e penosa, specialmente per 
concedere il riposo notturno. Preferibile e il 
fosfato di codeina (tavolette da 1 cg.,3 volte 
al giorno; oppure 20 cg. in 10 cmc. di acqua, 
15-20 gocce 3 volte al giorno). Si possono dare 
anche dionina e paracodeina. TI timore che 
si aveva un tempo che tali medicamenti por¬ 
tassero un abbassamento dell’eccitabilità del 
centro respiratorio si è dimostrato infondato. 

Bene agiscono pure i rimedi antiasmatici, 
costituiti essenzialmente da giusquiamo, lo- 

belia e simili. . . 

Buoni effetti possono anche aversi con la te¬ 
rapia inalatoria. J l 

Nel catarro bronchiale secco ed eosinolllo. 

J. Thannhauser (Lehrbuch der inn. Medi- 
zin, Sprinter, 

solventi del muco, specialmente la ipecacua¬ 
na, a cui si aggiunge del cloruro di calcio 
(5 g.) e dello joduro di potassio (g. 2). Buoni 
effetti si sono ottenuti con la somministrazio¬ 
ne prolungata delle seguenti polveri. 

Acido arsenioso mg. 5 

Efetonina mg- 25 

Citrato di calcio cg. 50 

S. 2-3 al giorno. 

Utili sono le polveri antiasmatiche, il sog¬ 
giorno 'nella camera per gli asmatici di Storm 
van Leeuwenschen. 

fri. 


SEMEIOTICA. 

Il segno secondo di Brudzinski nel lattante. 

La sintomatologia iniziale delle meningiti e 
delle più varie, tanto che nel primo periodo 
la diagnosi clinica può essere veramente mol¬ 
to difficile. Nei lattanti in cui tutte le ma¬ 
lattie hanno un inizio quanto miai indefinito 
questa difficoltà è enormemente accresciuta. 

Aventi (Clinica ed igiene infantile, n. 11, 
nov. 1931) riconoscendo la grande importan¬ 
za che può avere il segno del Brudzinski nel 

lattante ne riprende lo studio. 

Nel 1909 Brudzinski, descrisse sotto il no¬ 
me di « segno della nuca » il fenomeno se¬ 
guente: . t . 

In casi di meningite la flessione anteriore 

passiva della nuca, provoca una flessione del¬ 
le gambe sulle coscio, e delle coscie sul ba- 

• 

Nel bambino normale, in posizione supina, 
la flessione della nuca, non provoca il feno¬ 
meno sopradetto. • , 

Tutti gli AA. che si interessarono del feno¬ 
meno ne controllarono l’alto valore per la 
diagnosi di meningite. Anche Aventi ha avu¬ 
to il 90 % di positività. 

La genesi del fenomeno non è chiara : per 
Brudzinski sarebbe dovuto ad ipertonia mu¬ 
scolare degli arti inferiori, ed a predominio 
fisiologico dei m. estensori della nuca e del 
dorso sopra i m. flessori degli arti inferiori. 
Si tenga presente che non può dipendere da 
ipertensione del liquor perchè manca in casi 
di idrocefalo con pressioni enormi: non pud 
dipendere da spasmo dei m. degli arti inte¬ 
riori, perchè manca nella diplegia cerebrale 
in cui lo spasmo è al massimo; non può di¬ 
pendere dal dolore perchè persiste durante 
la narcosi quando il dolore è soppresso. 

Attualmente il Brudzinski viene considerato 

come un riflesso di posizione, del collo sulle 
estremità ( Halsreflexe ). 

Ma esistono delle difficoltà di semeiologia 
pratica nella valutazione di questo segno, e 
precisamente: 1) i bambini normali manten¬ 
gono costantemente la posizione degli arti in¬ 
feriori con tutti i segmenti in flessione, po¬ 
sizione che è mantenuta naturalmente anche 
e sopratutto dai meningitici; 2) che nei bam¬ 
bini specialmente neonati e lattanti esistono 
dei riflessi di posizione del collo sulle estre¬ 
mità. che sono molto simili al fenomeno di 

Brudzinski. . , . 

La posizione in flessione degli arti e do¬ 
vuta alla ipertonia fisiologica del lattante con 
la solita prevalenza del tono di riposo dei 
m. flessori. Tale posizione anche se venga pas¬ 
sivamente modificata, ritorna a stabilirsi di 
nuovo in breve spazio di tempo. Però se si 
estendono passivamente gli arti inferiori di 



Anno WXIX, Nl m. 9] 


SEZIONE PRATICA 


351 


un bambino, il bambino rimane per alcuni 
secondi (3-4-5-G) in questa posizione; subito 
dopo gli arti inferiori si mettono in posizione 
di flessione, questo movimento viene però 
compiuto lentamente e non contemporanea¬ 
mente in ambedue gli arti. Prima che si torni 
alla posizione normale in flessione esiste un 
certo tempo di latenza. Secondo l’A. si può 
approfittare di questo tempo di latenza per 
provocare il Brudzinski, il quale si svolge con 
più rapidità. 

Egli -consiglia quindi di estendere passiva¬ 
mente gli arti inferiori, mantenere per un 
certo tempo in tale posizione estesa, e rila¬ 
sciatili, provocare immediatamente con la tec¬ 
nica abituale il Brudzinski. 

Ciò sarebbe sufficiente a differenziare que¬ 
sto fenomeno dal movimento fisiologico di 
flessione degli arti. L. Tònelli. 

NOTE DI TECNICA. 

Su di un trattamento dietetico della cavia per la 

rapida diagnosi della tubercolosi. 

Nonostante i numerosi sistemi proposti per 
la sensibilizzazione degli animali da esperi¬ 
mento alla infezione da bacillo di kocli, si è 
restati finora assai lontani dalla possibilità di 
produrre rapidamente e sicuramente l’infezio¬ 
ne stessa per inoculazione di materiali speci¬ 
ficamente patogeni. 

F. Guarnieri ( Tubercolosi , sett. 1931) pro¬ 
pone un nuovo trattamento dietetico-ambien- 
tale per la sensibilizzazione delle cavie alla 
infezione tubercolare. Delle cavie perfettamen¬ 
te sane, di età inferiore ai sei mesi e di peso 
non superiore ai 250 grammi, vennero po¬ 
ste in ambiente ben areato e illuminato e ali¬ 
mentate con crusca di frumento e verdura fre¬ 
sca, nella misura giornaliera media di gr. 75 
di crusca e gr. 150 di verdura, per un periodo 
di 3-6 mesi. 

Prima di procedere alla inoculazione, le ca¬ 
vie vennero tolte dalla loro dimora abituale e 
messe, per 21-48 ore in apposita camera delle 
dimensioni di pochi metri cubi, priva quasi 
completamente di luce, nella quale, mediante 
opportuna disposizione, venne creato un am¬ 
biente permanentemente saturo di vapore ac¬ 
queo, mentre adatti termoregolatori consenti¬ 
vano variazioni di temperatura tali da sotto¬ 
porre gii animali a sbalzi termici compresi 
fra — 4° e 4- 40°. Le cavie consumarono la 
quantità anzidetta di alimenti, che però, pri¬ 
ma della somministrazione, erano stati sotto¬ 
posti ad uno speciale trattamento, atto a di¬ 
struggerne il contenuto vitaminico ed a dimi¬ 
nuirne quello proteico, minerale e c.arboidra- 
tico. La crusca venne, a tale scopo, spappo¬ 
lata in acqua (1 Kgr. di crusca in 3 litri di 
acqua), addizionata di gr. 50 di peridrolo; do¬ 
po mezz’ora di ebollizione si filtrò per panno 
e il residuo venne lavato con 2 litri di acqua 


contenente gr. 20 di cloruro di sodio; il re¬ 
siduo sul panno fu infine spremuto e messo a 
seccare in termostato per 6 ore a 180°. La ver¬ 
dura venne invece semplicemente trattata in 
autoclave a 135° per 45’. 

L’A. ha osservato che le cavie così trattate 
diventano estremamente recettive per il bacil¬ 
lo di Koch, sì che è possibile riscontrare le¬ 
sioni specifiche entro i-6 giorni dalla inocula¬ 
zione di materiali infetti. Il metodo proposto 
sembra offrire considerevoli vantaggi nella 
diagnosi della tubercolosi miliare e della ti- 
fobacillosi di Landouzy. C. Toscano. 

MEDICINA SCIENTIFICA 

Importanza dei metodi istocliimici di ricerca per lo 
studio della fisiologia e della patologia cutanea. 

I progressi nella ricerca scientifica sono per 
lo più legati all’uso di nuovi metodi di lavoro. 
Così per la chimica clinica si vide che l’im¬ 
portanza attribuita all’esame chimico sistema¬ 
tico e completo delle urine era giustificaia ma 
che questo esame andava integrato con ricer¬ 
che parallele eseguite sul sangue, meglio se 
dopo le così dette prove di carico. Negli ulti¬ 
mi tempi si è fatto strada il concetto che l’a¬ 
nalisi istochimica diretta dell’organo ammalato 
è la più indicata per segnalarne lo stato fun¬ 
zionale ed indirizzare a terapia adeguata. 

Ciò naturalrpente non è possibile però che 
per determinati organi e primo fra questi la 
cute, che ottimamente si presta a queste ricer¬ 
che istochimiche intravitali. È specialmente per 
merito di Urbach, che riassume in un recente 
articolo (Munck med. Woch., 10 gen. 1931) la 
sua esperienza in questo campo, che si è potuto 
vedere quanto fosse errato il concetto di poter 
trarre delle conclusioni sul chimismo cutaneo 
dallo studio del ricambio generale. I valori che 
infatti si ottengono, ricercando parallelamente 
le diverse sostanze nella cute e nel sangue, so¬ 
no completamente diversi e, in caso di altera¬ 
lo ricambio delle diverse sostanze, non vi è 
alcun parallelismo di comportamento tra il 
chimismo cutaneo e quello generale. 

Urbach insiste perciò sull’importanza, per la 
comprensione della patologia cutanea, di questi 
esami istochimici che vanno eseguiti su fram¬ 
menti di cute prelevati intra-vitam e non co¬ 
me alcuni autori, anche italiani, hanno fatto, 
sul siero di vescicole prodotte artificialmente 
(cerotto cantaridato) avendosi in queste ulti¬ 
me dei valori che molto si avvicinano a quelli 
del siero di sangue. Monacelli. 

MEDICINA SOCIALE. 

Aumento del cancro polmonare e malattie polmo¬ 
nari da polvere. 

Berblinger (Med. Klinik , 11 sett. 1931) osser¬ 
va che, innegabilmente, il cancro del polmo¬ 
ne dal 1920 in qua è divenuto più frequente, 






352 


« IL. POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 9] 


ma non se ne saprebbe trovare una causa si¬ 
cura. 

Le pneumoconiosi, le silicosi possono Lavo¬ 
rile, forse, il cancro, ma certo non devono 
rappresentare dei fattori molto importanti, 
se si pensa alla loro grande frequenza di fron¬ 
te allo scarso numero dei cancri. 

L’influenza, le epidemie di grippe, hanno 
forse valore, ma certamente, anche qui, non 
si tratta della causa determinante. 

Tuttavia tutte queste condizioni creano una 
infiammazione cronica delle vie respiratorie 
profonde, con esagerazione dei processi di ri- 
generazione e — in complesso — uno slato 
anatomico di « pre-cancerosi »• 

Naturalmente un cancro si può insediare in 
una caverna, in una bronchiettasia: ma 1 A. 
ha trovato una volta sola l’associazione del 
cancro polmonare colla tubercolosi. 

Per il momento la sua causa resta quindi 
ignota; la diagnosi è assai difficile e talvolta 
completamente fuorviata dall’esistenza di me¬ 
tastasi che possono dominare clinicamente il 
campo. Di terapia, per ora, non si parla. 

F V. Serra. 


RUBRICA DELL’UFFICIALE SANITARIO 

Il nuovo regolamento sulla produzione 
ed il commercio delle acque gassose. 

La* Gazzetta Ufficiale del 12* gennaio scorso 
ha pubblicato il nuovo Regolamento contenen¬ 
te disposizioni per la produzione ed il com¬ 
mercio delle acque gassose , approvato con 

R. decreto 29 ottobre 1931, n. 1601. 

Onesta materia era sinora disciplinata solar 
mente dagli articoli 124 del Regolamento ge¬ 
nerale sanitario 3-2-1901 e 161, 162 e 163 del 
Regolamento per la vigilanza igienica sugli 
alimenti, sulle bevande, ecc., 3-8-1890, che 
già abbiamo avuto occasione di illustrare (1). 
Poiché le poche norme contemplate in questi 
articoli non rispondevano ormai più ai pro¬ 
gressi dell’industria ed alle esigenze della vi¬ 
gilanza isanitaria di un tipo di bevanda di 
così largo consumo come le acque gassose^ il 
nuovo regolamento le ha opportunamente in¬ 
tegrate ed ampliate in modo da assicurare, co¬ 
sì nella preparazione come nello smercio del¬ 
le acque gassose, l’osservanza di tutte le re¬ 
gole igieniche che valgano a garantirne la sa¬ 
lubrità. 

TI regolamento definisce come acque gasso¬ 
se Lacuna di Seltz (acqua con acido carbonico 
sotto pressione), le acque di soda (acque con 
"bicarbonato di isoda ed acido carbonico sotto 
pressione) e le acque gassose edulcorate con 
zucchero, sciroppo, essenze aromatiche ed a- 
cidi organici, contenenti almeno 1 8 % di re¬ 
siduo secco. 

(1) V. Policlinico, Sez. prat., n. 31 del 4-8-1930. 


L’acqua usata per la fabbricazione delle 
gassose deve essere potabile e garantita da in¬ 
quinamenti © l’acido carbonico deve esser 
puro. 

È vietato, nella preparazione delle acque 
gassose, l’uso di edulcoranti sintetici (sacoi- 
rina, dulcina, ecc.), metalli nocivi, colori non 
consentiti dalla legge, acidi minerali, gliceri¬ 
na, sostanze alte a produrre schiuma, sostanze 
comunque nocive, o anidride solforosa in 
quantità superiore a quella eventualmente per¬ 
messa per lo sciroppo usato nella fabbricazio¬ 
ne. È proibito lo smercio di acque gassose a.- 
terate, guaste o contenute in recipienti non 
puliti. Le acque gassose vendute sotto il nome 
di un frutto debbono esser preparate collo sci¬ 
roppo di quel frutto e non colorate artificial¬ 
mente. Se nella preparazione non si usa esclu¬ 
sivamente sciroppo naturale di frutta, allora 
le acque gassose devono esser vendute, non 
col nome del frutto, ma col nome di fanta¬ 
sia dello sciroppo e coll’indicazione: aroma¬ 
tizzata... (per es. alla fravola, alla granatina). 
Se nello sciroppo il saccarosio è sostituito tut¬ 
to, o almeno fino al 10%, con glucosio o zuc¬ 
chero invertito, la gassosa deve essere indi¬ 
cata come gassosa al glucosio. 

Una questione molto importante dal punto 
di vista igienico è quella delle bottiglie; il re¬ 
golamento prescrive che tanto queste come i 
sifoni debbono portare il nome o il marchio 
del fabbricante e non contenere, nelle etichet¬ 
te, diciture allusive a proprietà terapeutiche 
od igieniche speciali dell’acqua. Una innova¬ 
zione è il divieto dell’uso delle bottiglie cosi¬ 
dette a pallottola o di altri tipi che non si 
tossano facilmente lavare. È noto infatti che 
e bottiglie colla chiusura ai pallottola di ve¬ 
tro, per la irregolarità della loro superficie 
interna, per la necessità di introdurvi o il di¬ 
to od altro oggetto per spingere verso l’in¬ 
terno la pallottola e determinare così l’uscita 
del liquido, e per avere l’apertura non pro¬ 
tetta da possibili contaminazioni esterne, so¬ 
no quanto di meno igienico si possa immagi- 

nare. . 

Molto giustamente perciò questo tipo di bot¬ 
tiglia è stato vietato, pur lasciando un suffi¬ 
ciente periodo di tempo (fino a 3 anni) per 
l’esaurimento delle scorte esistenti. Certamen¬ 
te l’industria vetraria saprà offrire bottiglie di 
altro sistema, igienicamente migliore, e che 
consenta il facile lavaggio e la eventuale ste¬ 
rilizzazione tanto delle bottiglie quanto dei 

mezzi di chiusura. _ . 

TI regolamento prescrive che tali proprietà 
dei recipienti debbono risultare da apposita 
dichiarazione rilasciata dall ufficiale sanitario. 

Gli anelli di gomma ed i mastici usati nei 
sifoni o nei mezzi di chiusura delle bottiglie 
non devono contenere piombo, arsenico o an¬ 
timonio, e le parti metalliche dei recipienti 



[Anno XXXIX, Num. 9] 


SEZIONE PRATICA 


353 


e -degli apparecchi di fabbricazione delle ac¬ 
que gassose, che vengono a contatto col li¬ 
quido, debbono essere di 'stagno o fortemente 
stagnate od argentate. 

Anche la preparazione estemporanea delle 
acque gassose con i cosidetti apparecchi da 
banco, usati nei bairs, è sottoposta ad analo¬ 
ghe cautele igieniche da accertarsi dall’aulo- 
rità sanitaria comunale. 

Particolari norme sono stabilite per garan¬ 
tire la salubrità dei locali delle fabbriche di 
acque gassose; il personale in esse impiegato 
deve risultare di sana costituzione ed esente 
da malattie trasmissibili da un certificato ri¬ 
lasciato dall’ufficiale sanitario. La visita di 
detto personale verrà ripetuta almeno ogni 
quattro mesi e spetta all’Autorità comunale 
stabilire la misura del relativo compenso al¬ 
l’ufficiale sanitario, a carico degli esercenti, 
(ili esercenti le fabbriche hanno obbligo di de¬ 
nunziare i casi accertati o sospetti di malattie 
trasmissibili nel personale o nella loro fami¬ 
glia, non appena ne vengano a conoscenza. 

Per agevolare la sorveglianza sanitaria vo¬ 
luta dal regolamento, è prescritto che chi vuo¬ 
le fabbricare e mettere in vendita acque gas¬ 
sose od impiantare apparecchi da banco, de¬ 
ve munirsi di apposita licenza di autorizza¬ 
zione all’esercizio, da rilasciarsi dal Podestà 
su parere dell’ufficiale sanitario e subordina¬ 
tamente all'accertamento della salubrità dei 
locali e del metodo di fabbricazione, e della 
potabilità dell’acqua adoperata. La licenza 
porterà l’indicazione della persona o ditta au¬ 
torizzata, della località ove è posta la fabbri¬ 
ca, del sistema di chiusura e del contrasse¬ 
gno di identificazione delle bottiglie. 

Per la completa osservanza delle norme del 
regolamento, oltre a quanto abbiamo accen¬ 
nato per l’uso temporaneo delle bottiglie a 
pallottola^ fino ad esaurimento delle scorte e- 
sistenti, sono concessi agli interessati suffi¬ 
cienti termini di tempo. Perciò, pur rispet¬ 
tando le legittime esigenze dell’industria del¬ 
le acque gassose, gli uffici sanitari dovranno, 
per l’avvenire, esigere il rigoroso adempimen¬ 
to delle nuove disposizioni ed il pubblico po¬ 
trà far uso con tutta fiducia di questo genere 
di bevande, che per essere, diversamente da 
molte altre più o meno alcooliche, sicuramen¬ 
te non dannose all’organismo, meritano giu¬ 
stamente larga diffusione. 

, A. Fran ghetti. 

POSTA DEGLI ABBONATI. 

hjiene del lavoro di galvanoplastica. Prote¬ 
zione dalfacido cianidrico. — A] dott. G. 

Ganelli, da Codogno: 

Lo sviluppo di acido cianidrico si ha par¬ 
ticolarmente quando i bagni al cianuro sono 
usati caldi; esso è quindi maggiore per la do¬ 


ratura, in cui si usa il bagno a 60°-70° che 
nel l’argentatura e nickelatura. 

In condizioni normali di lavoro e con l’uso 
di piccoli bagni, quali si usano generalmente 
per piccoli oggetti, le quantità di acido cia¬ 
nidrico sviluppantisi sono piccolissime e sono 
generalmente ben tollerate anche se inalate a 
lungo. Gli eventuali avvelenamenti, quando si 
verificano, sono lievi; sono però citati casi di 
avvelenamenti cronici ed anche un caso mor¬ 
tale. 

Per i piccoli impianti, basterà, in genere, 
una buona *ventilazione del locale. Per quelli 
più grandi, specialmente se l’operazione è fat¬ 
ta a caldo, sarà necessaria una cappa di aspi¬ 
razione bene applicala e che funzioni a dovere. 

Dovranno, naturalmente, seguirsi le più 
scrupolose norme tecniche per evitare lo svi¬ 
luppo di acido cianidrico dal contatto dei cia¬ 
nuri con acidi (possibilità di intossicazioni a- 
cute). L’estrazione degli oggetti dal bagno sa¬ 
rà fatta con pinze o proteggendo le mani con 
guanti di caucciù. Il contatto della cute con i 
cianuri può determinare intossicazioni (assor¬ 
bimento da piccole ferite) o dermatosi. 

A. Filippini. 

Fecondazione artificiale. — Al dott. N. I. : 

Si tratta di pratiche ormai sorpassate. Sul¬ 
le incongruenze morali possibili si intratte¬ 
neva di recente il prof. 0. Timpanaro (R. Cli¬ 
nica Ostetrico-ginecologica di Catania), cui può 
indirizzarsi. g. 


VARIA 

Tricofìzia della nuca e moda femminile. 

Fra le dermatosi attribuibili alla moda fem¬ 
minile, A. Marcozzi (Arch. italiano di derm., 
sif. venereol., nov. 1931) riporta alcuni casi 
osservati in donne, in seguito al taglio dei ca¬ 
pelli alla « garsonne ». Qualche giorno dopo, 
prurito alla nuca e desquamazione con arros¬ 
samento estendentesi eccentricamente. Alla os¬ 
servazione, si rileva una chiazza eritemato-squa- 
mosa, a coccarda, della grandezza di uno scudo. 
Si tratta di due cerchi concentrici; i peli com¬ 
presivi sono in parte rotti all’ostio del follico¬ 
lo, gli altri sono di qualche millimetro come 
quelli attorno. 

All’esame microscopico, si osserva Tricophi- 
lon endotrix, a quello culturale, tricophiton 
glabrum. 

L’infezione va attribuita al taglio dei capelli; 
il trauma provocato dal rasoio e dalle forbici, 
e lo sgrassamento dovuto alle saponate hanno 
una parte essenziale nel meccanismo del conta¬ 
gio, minorando la difesa locale verso questa in¬ 
fezione, difesa che, nell’adulto, è generalmen¬ 
te sufficiente ad impedire il contagio. 

Come cura, l’A. ha adottato la crisarobina, 
con successiva causlicazione dei peli monchi. 

in. 






354 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 9 



Risposte a quesiti per questioni di massima. 

\Qq Dottor C. — Anche per i concorsi all’ufficio 
di primario medico o chirurgo di ospedale, nes¬ 
suna disposizione di legge o di regolamento ge¬ 
nerale stabilisce limili di età o esenzioni, Non 
sono applicabili, per analogia, nè le norme del 
regolamento per l’esecuzione della legge comu¬ 
nale e provinciale, nè quelle dell’art. 27 del re¬ 
golamento sanitario 19 luglio 1906. # Valgono sol¬ 
tanto le disposizioni degli statuti e dei regola¬ 
menti locali così per il limile di età come per le 
esenzioni, salva la disposizione che eleva di cinque 
anni l’età massima per coloro che hanno prestato 
servizio durante la guerra. L’avviso del concorso 
non può stabilire condizioni nuove, maggiori di 
quelle che risultano dallo statuto o dal regola¬ 
mento organico locale. (Vedere risposta n. 10, per 

caso analogo). 

13° Dottor O. — L’art. 18 del T. U. delle leggi 
sanitarie dispone che, trascorso il biennio di pro¬ 
va, il Prefetto «udito il C. P. S. provvede con 
decreto motivalo alla nomina definitiva o al li¬ 
cenziamento » dell’ufficiale sanitario. Il parere è 
ancora necessario, come risulta dall’arl. 22, n. 10, 
del R. D. 30 dicembre 1923, n. 28S9. Il Consiglio 
Prov. di ,Sanità pronunzia il suo parere in base a 
particolareggiata relazione del medico provinciale, 
udito anche il Consiglio Comunale o il Consorzio 
interessato. 

Tutto l’esperimento deve essere valutato e la 
motivazione deve riferirsi al risultalo di esso. 

Si intende, però, che non devono essere speci¬ 
ficati addebiti disciplinari. 

14° Dottor M. — Per legge, il Podestà ha fa¬ 
coltà di scelta. Questo potere è stato riaffermato 
dalla giurisprudenza costante del Consiglio di 
Stalo anche dopo le note circolari del Ministero 
dell’Interno, dalle quali risultano istruzioni nel 
senso della nomina del primo graduato qualora 
il Podestà non accerti motivi seri di esclusione. 
L’esercizio della facoltà di scelta non è quindi il¬ 
legittimo. Tuttavia, è da ritenere che, salvi mo¬ 
tivi speciali, i Prefetti si uniformino alle istru¬ 
zioni ministeriali. Per i medici condotti, la Com¬ 
missione non deve formare una terna di idonei; 
essendo eleggibili tutti i concorrenti che sono 
dalla Commissione dichiarati idonei, cioè tutti co 
loro che conseguono almeno 27 punti su trenta. 
Se il medico nominalo non accetta, può essere 
nominato altro concorrente. Ma, avvenuta l’accet¬ 
tazione, si costituisce il rapporto di impiego e per 
qualsiasi causa e in qualunque tempo questo si 
risolva, il concorso è già esaurito e, sulla base dei 
risultati di esso, non può essere nominato nessuno 
di coloro che furono dichiarati idonei. Per la nuo¬ 
va nomina deve essere indetto altro concorso. 


15 u Dottor F. G. — Da un punto di vista 
astratto è da ritenere che l’amministrazione 
ospedaliera abbia la facoltà di modificare l’ordi¬ 
namento del servizio di assistenza e di stabilire 
nuovi obblighi anche per il così detto servizio 
di guardia. A questa riforma non è di ostacolo 
un diritto acquisito. Non possono, però, essere 
alterate le condizioni essenziali del rapporto d’im¬ 
piego, cioè quelle che lo caratterizzano. Nel caso 
concreto è da esaminare, specialmente, se il 
provvedimento sia illegittimo per eccesso di po¬ 
tere. A me sembra che, ammessa la possibilità 
astratta della riforma, l’amministrazione ospe¬ 
daliera e l’autorità tutoria abbiano ecceduto im¬ 
ponendo un nuovo obbligo che, normalmente, 
appartiene agli assistenti e non al capo del re¬ 
parto, il quale ne risente pregiudizio anche mo¬ 
rale in rapporto alla sua posizione professionale 
e di impiego. L’obbligo del servizio di guardia 
per turno, è estraneo alle funzioni del capo de 
reparto, salvi casi eccezionali. Ne deriva danno 
anche al servizio per il tempo e le energie che 
richiede, distraendo il capo del reparto dalle fun¬ 
zioni sue proprie. Ha fatto bene a ricorrere m 

sede gerarchica. 

16° Dottor G. S. — Anche la indennità per mez¬ 
zi di trasporto è soggetta alla imposta di R. M.. 
costituendo reddito, sebbene vi corrispondano 

obblighi di spesa. 

17° Dottor E. C. — Contro la deliberazione del¬ 
la G P A concernente la classificazione dei Co¬ 
muni agli effetti degli stipendi minimi, si può 
ricorrere al Ministero dell’Interno, nel termi¬ 
ne di giorni quindici dalla notificazione, e non 
al Consiglio di Stato. Anche il provvedimento 
che respinge la domanda di modificazione della 
classificazione, non è definitivo. Al Consiglio ( i 
Stalo si può ricorrere contro il decreto ministe¬ 
riale che respinge il reclamo. Il termine è di gior¬ 
ni sessanta e decorre dalla notificazione del pro\- 
vedimento ministeriale. 

18° Doti. R. B. — Il biennio di prova ha ef¬ 
fetto dal giorno dell’effettiva assunzione del ser¬ 
vizio e non da quello della deliberazione di no¬ 
mina: è giurisprudenza costante. 


Y g — aì quesiti degli abbonati si risponde , 
n oqni caso, direttamente, per lettera. I quesiti 
levano essere inviali, in busta, accompagnati dal 
rancobollo per la risposta e sempre indirizzati im 
lersonalmente alla Redazione del « Policlinico ». 

\erìsposll\i“<li che non richiedono esame 
ìi atti o speciali indagini , sono gratuite. 

Saranno poi pubblicate in questa rubrica, ma senzia indi¬ 
are il nome del richiedente, soltanto le risoluzioni che 

1 MtarncCP Hi m9<s'slÌTl3. 


. legale del nostro periodico. 


(*) La presente rubrica è affidata all'ava 


. Giovanni Selvaggi eeercente in Cassazione, cone 




Anno XXXIX, Nxnvr. 9] 


SEZIONE PRATICA 


NELLA VITA 

CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Acerno (Salerno). — Scad. 5 apr.; L. 6700 ri- 
dotle 12 oltre quattro quadrienni decimo. Per 
chiarimenti rivolgersi Segreteria. 

Bologna. Comune. — Scad. 25 mar.; 7 a cond.; 
L. 8800 e 5 quadrienni dee., addizionale L. 3 so¬ 
pra 1300 pov.; riconoscim. servizi anteriori (fino 
a 10 anni); per trasp. L 500-1000-3000, per l’am¬ 
bulatorio L. 1000, c.-v.; deduz. 12 %; età lim. 45 a.- 
tassa L. 50,10. 

Cagliari. Comune. — Med. condotto di sezio¬ 
ne; proroga a tutto 15 marzo. 

Campotosto (Aquila). — Scad. 10 mar.; lire 
lO.oOO, un c.-v., per uff. san. L. 500; addizionali 
L. 5 e L. 3 oltre 500 e 1000 poveri; deduz. 12 %• 
4 quinquenni dee.; età lim. 40 a.; tassa L. 50,10.’ 

Cerano (Novara). — Scad. 15 apr.; L .7000 oltre 
c.-v., L. 650 trasp. L. 500 alloggio; riduz. 12%; 
tassa L. 50,10. 

Coassolo Torinese (Torino). — Scad. 25 apr.; 

con Monastero; L. 7040 aumentabili, oltre L. 800 

uff san., L. 100 alloggio; età lim. 40 a.; tassa 
L. 50,10. 

Como Comune. — Medico aggiunto presso l’Uf¬ 
ficio Municipale d’igiene; proroga a ore 17 de] 
10 apr. 

Como. Ospedale S. Anna ed Uniti LI. Pp. — Di¬ 
ligente del Laboratorio di anatomia patologica e 
bacteriologia; dirigente del Reparto di radiologia 
e terapia fisica; stipendi rispettiv. L. 18.000 e lire 
12.000 lorde delle riduzioni e trattenute di leorr e ; 
intei essenza; limitazioni dell’esercizio profession.; 
scad. 12 apr. Medico-chirurgo aggiunto; L. 4200 
decurtate 12% e lorde di R. M.; partecipaz.; nom. 
triennale; scad. 15 apr. Titoli ed esami. Tassa li¬ 
re 50. Doc. a 3 mesi. Rivolgersi all’Ufficio di Se¬ 
greteria del Consiglio d'Amministrazione. 

Foggia. R. Prefettura di Capitanata. — Uff. sa¬ 
nitari dei comuni di Foggia, Manfredonia, Mar¬ 
gherita di Savoia, S. Giovanni Rotondo; stipendi 
L. lo.200 (olire L. 1800 serv. att.) per il primo 
posto, L. 8000 per gli altri; 5 quadrienni dee.; di¬ 
vieto occupaz. interferenti e, per il comune di Fog¬ 
gia, anche dell’esercizio profess.; titoli ed esami; 
doc. a 3 mesi dal 20 gen.; lassa L. 50,20 alla Te¬ 
soreria del comune ove si aspira di essere nomi¬ 
nato; scad. ore 16 del 31 mar. Chied. annunzio. 
Rivolgersi Ufficio Med. Prov. 

Montegiorgio (Ascoli Pie.). — Scad. 30 mar • 

•3 a conci.; L. 8360 oltre L 2376 cavale., 5 qua¬ 
drienni dee.; età lim. 35 a.; tassa L. 50. 

IN a ve (Brescia). — Scad. 15 apr.; con Bovezzo; 

L. 9000 e 6 quinquenni dee., oltre c.-v., L. 2000 

rasp. L. 500 uff. san.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; 
tassa L. 50,15. 

Palermo. — Scad. 7 apr.; assistente al dispen¬ 
sano celtico; L. 7000 non suscettibili di aumenti 
periodici nè pensionabili, oltre L. 1700 serv. att., 

' .-v.; riduz. 12%; età lim. 35 a. al 10 gen.; tas¬ 
sa L. 50. 


PROFESSIONALE. 

Pavia. lì. Prefettura. — Uff. sanit. pel consorzio 
Mele e uniti; v. fase. 2; proroga 1° aprile. 

Petrella Salto (Rieti). _ Scad. 31 mar.- 2 a 
cond.; L. 9500 oltre L. 3000 cavale., addizion L 3 
o Ire i 1000 pov.; deduz. 12%; 4 quinquenni dee.: 
età lim. 35 a. 

Ramiseto (Reggio Em.). — A ore 18 del 15 apr.; 
età lini. 35 a.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 15 
gen.; slip. L. 7040 e 5 quadrienni dee. oltre lire 
2640 indenn. categoria, L. 880 uff. san., L. 2640 
cavale., L. 440 ambulat., c.-v. 

Roma. Ministero delle Comunicazioni (Ferrovie 
dillo Sialo). Concorsi per titoli ai seguenti po¬ 
sti di Medico di riparto: Ragusa II, Caltagirone 
(Catania), Salza Irpina, Bovino II (Foggia) Poz¬ 
zo 10 Formigaro (Genova), Voghera I, Chiari (Mi¬ 
lano), Casoria-Afragola, Caianello Vairano II, Ca¬ 
scano, Maddaloni Superiore, S. Antimo Àtella 
(Napoli), Ronciglione, Monterotondo, Sulmona I 
(Roma), Polla II (Salerno). Inviare domanda e 
richiedere informazioni ai rispettivi Ispettorati Sa¬ 
nitari (indicati fra parentesi). Scadenza ore 17 del 
25 marzo 1932-X. 

Roncare (Treviso). — Scad. 31 mar.; 2° riparto; 

L. 8500 oltre L. 2500 cavallo, c.-v.; rivolgersi Se¬ 
greteria. 

Sassari. Ente Provinciale per la lotta contro il tra¬ 
coma. — Ispettore dei servizi antitracomatosi; 
scad. 30 apr.; titoli ed esami; L. 24.000, ritenuta 
12 ?o, spese viaggio l a classe, indenn. chilometrica; 
divieto eserc. libero. Chiedere annunzio. Età lim. 
50 a. 

.Schio (Licenza). Congregai. di Carità. — Chi¬ 
rurgo primario dell’Ospedale Civile Baratto; lire 
6000 aumentabili per quadrienni fino a L. 8000 
oltre L. 2000 serv. att. e c.-v.; riduz. 12%; scad. 

31 mar.; età lim. 40 a.; 6 anni di servizio conti¬ 
nuativo in ospedali o cliniche chirurgiche o isti¬ 
tuti di patologia chirurgica; doc. poster, al 31 die. 

Senigallia (Ancona). Ospedale Civile. — Al 12 
mar.; primario specialista ostetrico-ginecologo; età 
lim. 40 a. al 10 feb.; tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi; 
stip. L. 6000 e 12 bienni ventesimo; c.-v.; ritenute 
di legge; partecipazione. Chiedere annunzio. Ri¬ 
volgersi Segreteria. 

Ieramo. Amministrazione Provinciale. — Scad. 

21 marzo. Direttore della Sez. med.-microgr. del 
Lahor. prov. d’igiene e profilassi; L. 13.000 oltre 
L. 3000 serv. alt., c.-v., partecipaz.; riduz. 12%; 

2 quinquenni di L. 1000 e 2 di L. 1500; età lim. 

45 a.; doc. a 3 mesi dal 3 feb.; serv. entro 15 gg.; 
divieto eserc. profess. Chied. annunzio. 

Teramo. Congregazione di Carità. — Aiuto di 
medicina dell’Ospedale Civile « Vilt. Em. IH»; 

L. 5000 lorde, oltre c.-v. in L. 620 se il titolare 
è celibe, L. 1432,30 se coniugato; riduz. 12 %; par¬ 
tecipazione 15%; scad. ore 12 del 15 mar.; età 
lim. 35 a.; doc. a 2 mesi dal 20 gen.; nom. e con¬ 
ferma quadriennali. Chiedere annunzio. 

Trecate (Novara). — A tutto 15 aprile; L. 7000, 
oltre le varie indennità fissate dal capitolato; ri¬ 
duzione 12 %; 10 aumenti ventesimo. 




356 


<( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 91 


Tri pano (Padova). — Scad. 31 mar.; L. 9000, 
oltre L 3000 trasp. (riducibili annualmente secon¬ 
do il costo medio dei foraggi), L 900 rimborso 
spese ambulai., L. 700 uff. san ; ritenute prescrit¬ 
te; 5 quadrienni dee.; età lim. 40 a.; tassa L. 50,lo. 

Viterbo. - Scad. 10 mar.; medico condotto sup¬ 
plente; L. 7000 e 5 quadrienni dee. oltre L. 1000 
trasp.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; tassa L. 50,10. 


Vogherà. Congregazione di Carità. — Scad. ore 
17 del 22 mar.; medico prirnano e assistente del a 

Sez. Medica dell’O. P. Ospedale Civile Pel 1 po¬ 
sto L. 5500 e 5 quadrienni dee ; quota 50/° pro¬ 
venti; L. 1200 se direz. ospedale 1 el 2 posto 
L. 4500 non aumentabili, quota 25 /o, guaidie 
L 10 oltre il vitto. Per i due posti c.-v. se am¬ 
messo da legge; deduz. 12%; età lini. 40 a.; tassa 

L. 50. Chiedere annunzi. 


medici di nazionalità italiana laureati da non piu 
di cinque anni in una Università del Regno. I con¬ 
correnti dovranno presentare alla Segreteria della 
Il Università (piazza S. Marco 2), domanda entro 
il 30 giugno 1933, allegandovi una o più memorie 
a stampa o dattilografate riguardanti ricerche ori¬ 
ginali di anatomia ed istologia normale, fisiolo¬ 
gia, igiene. Le memorie dovranno essere eseguite 

11 Vi premio unico ed indivisibile ammontante a 
L 5000 verrà conferito entro il 30 dicembre suc¬ 
cessivo alla chiusura del concorso. 




nomine, promozioni ed onorificenze. 


Avvertenza. - Quando non è altrimenti indi¬ 
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche, 


L'Università di New York ha decretato il grado 
di dottore honoris causa in scienze al dott.. Fre¬ 
derick G. Banting, della Facoltà Medica de 1 Un - 
versiti di Toronto (Canadà), scopritore dell insù- 

lina. 


L-UVV M. --^ 

i compensi allo stipendio base. 


Concorsi a premi. 


Premio Dell'Acqua . 

In adempimento alle disposizioni testamentarie 
del doti Felice Carlo* Dell’Acqua ed alle norme 
approvate dal Consiglio degli Istituti Osp^' 1 " 
di Milano, è aperto il concorso ad un premio 
L 414 81, da conferirsi all’autore della miglio 
memoria o tema libero di medicina o di chirurgia 
o medico-chirurgico, scritti in buona lingua ita¬ 
liana. Gli aspiranti devono essere medici supplenti 
od assistenti presso l'Ospedale Maggiore di Milano 
e non devono aver oltrepassato 1 età di anni 35. 
Norme consuete. Scad. 30 dicembre 1932. Rivol- 
o-ersi all’Ufficio di Protocollo del Consiglio. L au¬ 
tore della memoria premiata sarà tenuto a farla 
stampare ed a consegnarne gratuitamente due 
esemplari alla Biblioteca dell’Ospedale Maggiore. 


Su proposta delle Facoltà ove hanno tenuto gli 
ultimi insegnamenti, il ministro dell’Educazione 
nazionale ha conferito il titolo di emerito ai proff. : 
Curdo Tizzoni, Pietro Albertoni, Alfonso Poggi, Li¬ 
borio Giulfrò, Alfredo Chistoni, Ambrogio Ferra¬ 
ri, Iginio Tansini, Alfonso Di \estea, Guglielmo 

Romiti. 


Sono stati nominati i profl.: Pietro Verga di 
anatomia e istologia patologica a Perugia; Piero 
Radaelli id a Catania; Filippo Battaglia, ìd. a 

Messina; Antonio Comolli, di P alo ' 0 S la sp “^ le 
chirurgica e semeiotica a Modena; Galeno Cecca 
relli, di patologia speciale chirurgica a Bari. 

A Rettore dell'Università di Napoli » Ministro 
dell’Educazione Nazionaie ha nominato per il b 

nio 1931-33, l’on. prof. Guido Salvi t p>la [ e p “ la 
cattedra di anatomia umana, deputato al Parla 

mento. 


R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere. 

Sono banditi i concorsi per tre premi Gagnola 
di L. 2500 e medaglia d’oro ciascuno: per una 
scoperta sulla cura della pellagra, una sulla natu¬ 
ra dei miasmi e dei contagi ed uno studio sulla 
tubercolosi del pancreas; tre premi Fossati di lire 
3000 ciascuno, per ricerche sul sistema extra-pira¬ 
midale e per illustrazione di un argomento di ana¬ 
tomia del sistema nervoso (scad. 31 mar. 1933) e 
per ricerche embriologiche sul sistema nervoso 
centrale (31 mar. 1934); premio Secco Commeno 
(L. 804, scadenza 31 die. 1934) per 

di sterilizzazione dei portatori di bacl ‘ ll lel 

premio Devoto di L. 10.000 (scadenza 3 die. 1933) 
i un lavoro pubblicato dopo il 1 gennaio 1932 
•che rechi un contributo* risolutivo su di un pun o 
della patologia del lavoro; premio Dedin di L 10 
mila (scadenza 31 dicembre 1934) a un lavoro dia¬ 
gnostico e terapeutico sulla paralisi infantile pre 

niio Brugnatelli di L. 3500 (scad. 31 die. 1933) a 
un lavoro di scienze biologiche. 

Lo stesso Istituto bandisce i concorsi per otto 

borse di L. 4000 ciascuna a ^7““ 

Ticino 1 che compiano gli studi mlstitu P 

riori del Regno (scad. 31 ott. 1932). 


TI dott G Monasterio. libero docente in biochi¬ 
mica è sfate nominalo direttore ^i LaborMon 
dell’Ospedale Italiano Benito Mussolini di Alea 

sandria d’Egitto. 


Il Senato Accademico della R. UniyersitàdiMo- 
delia nella sua seduta del 19 febbraio 1932, a 


'perimentale, al doU. prof. Giulio Bocciardi, aiu¬ 
to dell'Istituto di Fisiologia sperimentale di detto 


Ateneo. 


quello riguardante Pinfluenza delta _ 

l'impregnazione cromo-argentica del tesse 
vÒ“ i cui risultati sono molto notevoli e suscet- 
tibili di più vasti svolgimenti ed applicazion . 


Il dott George Burges Magrath è nominato pro¬ 
fessoredi medicina legale alla Scuola medica del- 
l’Università Harvard in Boston. 


Premio « Francesco Dcssy »• 

Presso la R. Università degli Studi di Rirenze 
2 . aperto un concorso al premio istituito dalla io 
da/ioiìe Francesco Dessy. Potranno concorrere i 


\Ue due cliniche ostetrico-ginecologiche di 

sur 

fWiSK wiSSm 

da Praga). 


[Anno XX\I\, \um. 9] 


SEZIONE PRATICA 


357 


Il dott. Fernand Lernaìtre, dell'Ospedale Saint 
Louis di Parigi, è nominato professore di otorino- 
laringologia presso la Facoltà medica, in sostitu¬ 
zione del prof. Pierre Sebileau, andato a riposo. 

Il dott. Val eri u Bologa è nominato direttore 
dell Istituto di storia della medicina presso l’Uni¬ 
versità di Gluj (Romania), 

Il dott. Garcia del Diestro è nominato direttore 
della Scuola nazionale di puericultura di Madrid. 

Il prof. Gustav Hofer, di Vienna, è stato chia¬ 
mato alla cattedra di oto-rino-laringologia dell’U¬ 
niversità di Graz, quale successore del prof. Joh. 
-Zange. 

L’Accademia Nazionale di Medicina del Messico 
ha eletto presidente il dott. Demetrio López; vice- 
pi esidenle il dott. lomàs .1. Perrin; segretario 
perpetuo il dott. Alfonso Pruneda; segretario an¬ 
nuale il dott. Salvador Bermudez. 

La Società Belga di Ginecologia e Ostetricia ha 
chiamato alla presidenza pel 1932 il dott. Guil¬ 
laume Noleno di Hasselt. 

Alla presidenza della Dieta prussiana è stato 
chiamato il dott. Boehm. E il primo medico che 
occupi l’alta carica politica. 

Il Sindacato professionale della stampa scien- 
lilica francese» ha eletto alla presidenza il dott. 
Foveau de Counnelles, medico. 

Il prof. Gregorio Maranon, dell’Università di 
Madrid, è stalo decorato dal Governo francese del¬ 
la Croce della Legion d’Onore. 

Il dott. T. L. Patterson, professore di fisiolo¬ 
gia al Collegio di medicina e chirurgia di Detroit, 
ha ricevuto il premio Cressy Morrison Award di 
250 doli, per il suo studio: «fisiologia comparata 
del meccanismo della fame gastrica ». 

Il premio Samuel Molina, istituito in Argentina, 
consistente in medaglia d’oro e una somma di 
1000 pesos, è stato assegnato al dott. Miguel An- 
gel Etcheverry, per il suo lavoro sugli acidi bi¬ 
liari; si sono accordati due accessit, consistenti in 
diplomi e somme di 500 pesos, al dott. Anibel 
Lemos Ibdnez per un lavoro sulla radioscopia nella 
diagnosi differenziale dell’appendice cronica, e al 
doti. Esteban M. Pàez, per un lavoro sull’adatta¬ 
mento funzionale del fegato. 

L’Accademia di Medicina di Buenos Aires ha as¬ 
segnato la borsa di studio della Fondazione De¬ 
voto al dott. Oscar Arias, per compiere delle ri¬ 
cerche di fisiologia; il premio Wilde per la mi¬ 
gliore tesi in medicina legale al dott. C. Guerra, 
per il suo studio sull’intossicazione da ossido di 
carbonio; il premio Gieines per un lavoro di me¬ 
dicina interna al dott. I. Berconsky, per il suo la¬ 
voro sull’efficienza del cuore in condizioni nor¬ 
mali e patologiche. 

La Società delle Scienze di Lilla ha assegnato 
la medaglia d oro della Fondazione Wicar al prof. 
Paget, dottore in farmacia, agrégé alla Facoltà li¬ 
bera di Lilla, per l’insieme dei suoi lavori sulla 
biochimica del sangue, del latte e dell’adrenalina. 


NOTIZIE DIVERSE. 

L’integrale sistemazione edilizia dell’Università di 

Roma. 

Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Capo 
del Governo, in accordo coi Ministri dell’Educa¬ 
zione Nazionale e delle Finanze, ha approvato la 
costituzione di un Consorzio, con il contributo de¬ 
gli Enti locali, per l’integrale sistemazione edili¬ 
zia dell’Università di Roma. 

L’illuminata e sagace volontà del Capo del Go¬ 
verno, verrà pe r tal modo a tradurre in pratica la 
grandiosa e geniale concezione di Guido Baccelli. 

L Università potrà avere sempre un maggior 
sviluppo anche per quanto riguarda l’educazione 
fisica e le opere assistenziali, culminanti nella 
Casa dello Studente — magnifica iniziativa del 
G.U.F. — e potrà incrementare la popolazione sco¬ 
lastica straniera, che ò già in rilevante aumento, 
e assolvere quindi un notevole compito interna¬ 
zionale. 

Mentre l’antica Sapienza, che può vantare il 
suo atto di nascita con la Bolla di Bonifacio Vili 
del 20 aprile 1303, manterrà fra le vecchie mura 
che vennero in parte disegnate da Michelangelo 
e costruite da Giacomo della Porta e sulle quali 
si innalza l’audacia architettonica del Borromini, 
la sede ilei .Senato- Accademico, dell’amministra¬ 
zione e di altri uffici, l’« Universitas Studiorum » 
— l’Università della Roma mussoliniana — sor¬ 
gerà grandiosa e moderna, razionalmente orga¬ 
nizzata. E come il Duce annunciò nel messaggio 
del 12 novembre 1926, l’Ateneo romano « sorgente 
perenne di giovani energie per la Patria » diverrà 
« il centro massimo degli studi d’Italia». 

Consiglio Nazionale delle Ricerche. 

Su proposta del Capo del Governo, Primo Mini¬ 
stro, segretario di Stato, il Consiglio dei Ministri 
ha approvato un disegno di legge col quale si 
portano modificazioni all’ordinamento del Consi¬ 
glio Nazionale delle Ricerche, in rapporto di 
nuove esigenze sorte con lo sviluppo dell’Istituto. 

Campagna antitubercolare. 

Il giorno rii Pasqua sarà celebrata, anche que¬ 
st'anno, «La giornata del Fiore e della doppia 
Croce ». Nello stesso giorno avrà inizio la Cam¬ 
pagna del Francobollo antitubercolare, la seconda 
che si attua in Italia e che segue, ad un anno di 
distanza, il grande successo della prima, la quale 
fruttò 9 milioni di lire; questa cifra imponente 
attesta con quanto slancio abbia risposto all’ap¬ 
pello la naturale sensibilità del nostro popolo. 

La Campagna, organizzata dalla Federazione Na¬ 
zionale contro la tubercolosi, di cui è presidente 
Fon. Paolucci, sarà inaugurata ufficialmente dal 
Capo del Governo il 13 marzo, in presenza di tutti 
i presidenti e rettori dei 92 consorzi provinciali an- 
lit ubercolari, rlei fiduciari della Federazione, delle 
alte gerarchie dello Stato, del Partito e delle or¬ 
ganizzazioni; parlerà ai convenuti Fon. Delcroix: 
il discorso inaugurale sarà diffuso per radio. Nello 
stesso giorno, alla stessa ora, in tutte le città ca- 
poluoghi rii provincia, altrettanti oratori scelti di¬ 
ranno agli italiani l’ammonimerito e l’incitamento 
del soccorso ai fratelli. Il 27 marzo, giorno di Pa¬ 
squa, sarà chiesta al popolo italiano l’offerta per 



358 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 9] 


la campagna antitubercolare. Nei 40 giorni suc¬ 
cessivi sarà diffuso il francobollo antitubercolare. 

È assicurata la collaborazione di tutte le grandi 
organizzazioni politiche, economiche, scolastiche 

e giovanili. 

11 controllo preventivo obbligatorio per alcuni sieri 
e vaccini. 

Un decreto ministeriale pubblicalo dalla « Gaz¬ 
zetta Ufficiale » stabilisce, in base al parere emesso 
dal Consiglio Superiore di ,Samtà, 1 obbligatorietà 
del controllo preventivo dello Stato sulla produ¬ 
zione a scopo di vendita dei seguenti prodotti te¬ 
rapeutici: a) anatossina difterica; b) sieri e vaccin 
contro il carbonchio ematico; c) sieri e vaccini con¬ 
tro il carbonchio sintomatico; d) sieri e vaccini 
contro il male rossino; e) siero antiaftoso; f) vac¬ 
cini contro il vaiolo ovino. 

Il controllo è esteso ai prodotti fabbricati all este¬ 
ro a meno che il controllo non sia già stalo ese¬ 
guito nel paese di produzione con garanzie equi¬ 
valenti a quelle stabilite per i corrispondenti pro¬ 
dotti nazionali. 

Sul valore della sieroterapia antidifterica. 

Il R Commissario dell’Opera Nazionale Maternità 
e Infanzia, S. Fabbri, ha diramato un questionano 
sul valore della sieroterapia antidifterica, ai diret¬ 
tori d’istituti per la cura e l’assistenza deli infan¬ 
zia ai medici provinciali e, per conoscenza ai pre¬ 
sidenti e delegati straordinari delle Federazioni 
Provinciali Maternità e Infanzia. Il questionano 
consta di tre parti: dati sperimentali, dati stati¬ 
stici, dati clinici. 

La riforma dell’assicurazione infortuni. 

La Corporazione delle professioni libere e delle 
arti, adunatasi sotto la presidenza del ministro 
on. Bottai, ha preso in esame il problema della 
riforma dell’assicurazione infortuni. In seguio 
dichiarazioni del ministro, si è svolta 
discussione, in esito alla quale si sono votati due 
ordini del giorno, proposti dall on. Di Marzio e 

dal dott. Basiini. 

Il problema era stato discusso anche dalla Goi- 
nora/ione del Commercio, adunatasi sotto la pre- 
S“a del sottosegretario on. Alfieri; nonché da 
una riunione di dirigenti delle Federazioni e degli 
Uffici assistenziali delle Confederazioni dei Smela 
cali fascisti dell’agricoltura, sotto la preside za 

dell’on. Razza. 


Assicurazione contro gl’infortuni sportivi. 

La Direzione del P. N. F., allo scope> di agevo- 
i arp «sempre più la diffusione tra ì giovani delle 

varie d”dpline deiio sport, ha istituito> unai «pe- 
ciale forma assicurativa per gli universitari! e P 
"giovani fascisti; essa verrà assunta l in proprio 
(t ilro N D II segretario del Partito, on. bla 
race ha impartito ai segretari federali e ai segre¬ 
tari politici del G. U. F., mediante una circolare, 
le deposizioni che regolamenteranno tale assicu¬ 
razione. 

3o Convegno di medicina climatica e sportiva d’alta 

montagna. , , K 1 7 

Come abbiamo annunziato, si terrà dal 5 al / 
marzo, a Ponte di Legno. Viene organizzato dalla 
« Società medico-chirurgica bresciana » con 1 p 
poggio della « Società italiana di climatologia ». 


Possono prendere parte al Convegno 1 medici e- 
i loro famigliali. La quota individuale e di L. 70. 

Sono annunziate le seguenti comunicazioni 
scientifiche: prof. Mario Camis, direttore dell Isti¬ 
tuto di fisiologia della R. Università di Parma. «In 
tema di fisiologia d’alta montagna ,,; prof Rio- 
cardo Galeazzi, direttore dell Istituto di clinica 
traumatologica e ortopedica della R. Università di 
Milano: «Ponte di Legno quale sede di un Isti¬ 
tuto Elioterapico»; prof. Emilio Alfieri, direttore 
della Clinica ostetrico-ginecologica della R. E 
versità di Milano: « Soggiorno e sport di alta mon¬ 
tagna in rapporto coll’igiene femminile ». 

Per informazioni rivolgersi alla Società medico- 
chirurgica Bresciana, Ospedali Crnh, Brescn 
In occasione del convegno la Società predetta, 
in collaborazione con lo Sci Club di Ponte di L 
gno, indice una gara sciatoria per ^ disputa eh 
un Trofeo della Società, riservata ai medici parteci- 

P \f svolgerà il 7 marzo nella Zona di 

^latLXSté di L. 10 per ogni concor- 

^Ltf iscrizioni con la relativa tassa dovranno per¬ 
venire allo Sci Club di Ponte di Legno entro le 

16 del 6 marzo 1932. r 

Rivolgersi al presidente del Club, dott. G. M 

sini. 

». Riunione internazionale di profilassi mentale. 

Nell’adunanza tenutasi a Parigi il 21 settembre 
1931 venne stabilito che la prossima riunione 
avrebbe avuto luogo nel 1932 a Parigi, m epocada 

fissarsi, e vennero scelti i Engel 

« I servizi psichiatrici aperti» (1 ouiouse) « Euge 
nica e protilassi meniate» (Rudin); « Uinficazione 
delle statistiche psichiatriche » (Besoit) Per ìnf M 
inazioni rivolgersi al dott. Toulouse, Hòpi 
Rousselle, Parigi. 

90 Congresso nord-americano di stomatologia. 

L’C< American Society of Stomalologists » ha in¬ 
detto il 9° convegno annuale del movimento s - 
fologiconord-americano a New York, nei giorni 28 
e 29 aprile Le sedute avranno luogo nell HÒtel 
McAlpin Saranno: in discussione le tendenze sto¬ 
matologiche della odontologia, dirette a ragg™ 
gerc un livello tecnica, professionale e scientifico 

eI< Sono cordialmente invitati odontologi, stornato¬ 
lo^ e medici Per eventuali informazioni rivo ger- 
s° g d segrétaHo, Alfred J.Asgis, West Forth Street 
243, New York City, S. U. d A. 


Corso d’igieue scolastica. 

Anche quest’anno, nel prossimo mese di maggio, 
avrà luogo presso l’Istituto d Igiene de la. H. Uni 
vordtà rii Genova (nella nuova sede di Viale ne 

nedetto XV) un corso 

£ne scolastica per i laureati in metem Non 

sono ammessi che venti frequentanti ed aUa fine 

del corso potrà conseguirsi, per esami il rela 

diploma. Le domande devono essere rivolte al R. 

Istituto d’igiene, via Bertarn 5, Genova. 

Ordine dei medici della provincia di Treviso. 

Un recente decreto Ministeriale nominava U Co - 
smlio Amministrativo dell’Ordine dei Medici nella 
provincridi Treviso. Esso risulta cosi composto. 





[Anno XXXIX, Num. 9J 


SEZIONE PRATICA 


359 


prof. M. Truffi, direttore della Clinica dermosifi¬ 
lopatica; prof. Alessandro Berlino, direttore della 
■Clinica ostetrico-ginecologica; prof. Luigi Torraca, 
direttore dell'Istituto di patologia chirurgica; prof. 
A. Pagani Cesa, prof. A. G. Gasparini di Citta¬ 
della, dottori C. Quaglio e G. Bariilari. Nella pri¬ 
ma seduta vennero eletti: presidente il prof. Truf¬ 
fi e segretario il dott. Quaglio. 

Fondazione Ella Sachs Plotz. 

Durante il 1931 questa Fondazione ha fatto 26 
assegnazioni per ricerche in medicina e chirur¬ 
gia; di esse 19 concernono studiosi che non appar¬ 
tengono agli Stati Uniti. 

In conformità alle direttive attuate negli ultimi 
anni, le assegnazioni sono state fatte prevalente¬ 
mente in vista di un problema definito: le ne¬ 
friti; ma si è provveduto anche per varie ricerche 
sulle secrezioni interne, sulle infezioni, ecc. 

Le richieste per assegni per l’anno finanziario 
1931-32 devono pervenire al Comitato esecutivo pri¬ 
ma del l u magg-io 1932; vanno indirizzate al dott. 
Joseph C. Aub, Collis P. Huntington Memorial 
Hospital, Avenue Huntington 695, Boston Mass., 
S. U. d’A. 

Donazioni e lasciti. 

Il comm. B. Parascandolo ha legato circa un mi¬ 
lione all’Ospedale dei Pellegrini di 'Napoli, espri¬ 
mendo il desiderio che la somma sia devoluta ad 
una nuova sala ospedaliera intitolata al suo nome. 

Il dott. David Bruce ha legato 2000 sterline, os¬ 
sia 130.000 lire it., all'Istituto Lister, per studiosi 
che lavorano nell'Istituto. (La sua eredità è ascesa 
ad oltre 16.000 sterline, ossia a poco più di 1 mi¬ 
lione di lire it.). 

Un muratore deceduto a 85 anni nella Clinica 
Medica della IL Università Benito Mussolini di 
Bari, ha lasciato all’Ospedale Consorziale della cit¬ 
tà quanto possedeva, cioè un libretto di risparmio 
per l'importo di L. 3500 oltre gl'interessi e L. 500 
in contanti. L’atto benefico del modesto operaio 
andava segnalato. 

Nella stampa medica. 

Ha interrotto le pubblicazioni il « Giornale Ita¬ 
liano rii Scienza idrominerale e cliniatologica » di¬ 
retto dai proff. Lavagna, Sabatini e Vinaj. 

Contava un biennio di vita, durante il quale 
ha sollevato e dibattuto interessanti problemi nel 
campo, oggi un po’ negletto, della specialità. 

Il settantesimo compleanno di Hajek. 

Con solennità insueta si è celebrato il settante¬ 
simo compleanno del prof. Markus Hajek, l’emi¬ 
nente laringo-rinologo di Vienna. La città gli ha 
conferito il titolo» di « cives honoris causa ». 

Loi Hajek è un « outsider » : è giunto alla cat¬ 
tedra universitaria senza seguire la trafila accade¬ 
mica; di più, egli è israelita; per questi motivi 
ha dovuto* vincere vivissime opposizioni da parte 
dei tradizionalisti e degli ortodossi. 

Solo nel 1918, dopo la rivoluzione, fu messo al 
posto pel quale era adatto: la sua fama universale 


attrasse immediatamente, nella clinica per le ma¬ 
lattie del naso e della gola di Vienna, un numero 
di studenti stranieri certamente maggiore che 
tutte le altre cliniche. Si contano a centinaia i 
suoi allievi che occupano posti importanti nelle 
cliniche e negli ospedali di tutti i Paesi. 

Ora egli lascerà Finsegnamenlo. 

II dott. Siniinons. 

Il dott. George H. Simmons, già redattore capo 
(editor) del « Journal of thè American Medicai 
Association », del quale ha fatto uno dei periodici 
medici più quotati del mondo e certo il più dif¬ 
fuso, ha compiuto 80 anni; in tale occasione gli 
sono giunte molte felicitazioni da tutti i paesi 
civili; gli vadano anche le nostre, cordialissime. 

Egli si ritirò dal giornalismo attivo nel 1924. 

Limiti d’età. 

Per limili d'età abbandona quest’anno scolasti¬ 
co, l’insegnamento l’insigne prof. Dario Baldi, di¬ 
rettore dell'Istituto di materia medica e farma¬ 
cologia di Pisa. 

II servizio sanitario nel Congo belga. 

L’incremento del servizio sanitario del Congo 
belga è dimostralo dal bilancio, che, da 2,8 milioni 
di franchi nel 1919, è divenuto di 9,5 milioni di 
franchi nel 1930; pur tenendo conto della svaluta¬ 
zione del franco belga, risulta chiaro che si tratta di 
uno sviluppo imponente. Nel bilancio del 1930 fi¬ 
guravano 136 medici coloniali litolnri, 24 aggrega¬ 
li, 1 con assegno di studio, 7 farmacisti, 1 dentista, 
3369 ausiliari (infermieri, infermiere, agenti sani¬ 
tari, aiuti, compresi gli indigeni). Indipendente¬ 
mente dai medici del servizio coloniale governa¬ 
tivo, ve n'erano altri 130 (di cui 97 di società pri¬ 
vate, 31 delle missioni, 2 della Croce Rossa); si con¬ 
tavano anche 11 farmacisti privati, 5 dentisti pri¬ 
vati, numerosi ausiliari. 

Dal 1929 il servizio sanitario coloniale è auto¬ 
nomo. 

Vi ha molta parte l’elemento italiano. 

Emetina di Stato in Turchia. 

La dissenteria amebica è molto diffusa nelle pro¬ 
vince meridionali della Turchia, ma il trattamento 
emetinico, di riconosciuta efficacia, non può essere 
facilmente attuato, a causa dell’alto prezzo del ri¬ 
medio, in rapporto agli scarsi proventi di molta 
parte della popolazione; perciò il ministro della sar 
nilà e dell’assistenza sociale ha ordinato la prepa¬ 
razione di ampolle d'emetina, per il rifornimento 
gratuito agli indigenti. 

Incerti professionali. 

Il « .Sigio Mèdico » (13 feb. 1932) reca notizia 
che il medico condotto di Cabezas del Villar (Avi- 
la), mentre era in visita, venne assalito dalle don¬ 
ne del paese a colpi di pietra. Il tentativo di la¬ 
pidazione venne fermato dall’intervento della 
Guardia Civica. Il Governatore ha condotto un’in¬ 
chiesta, da cui risulterebbe che il Centro Operaio 
aveva sobillato l’elemento femminile contro il me¬ 
dico; perciò il Centro è stato chiuso e il presi¬ 
dente multato. 






u IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 9! 


360 


Auto-intervento. 

Rileviamo dal « Siècle Médical » che il dottor 
Evan 0’ Neill Rane si è operato da se di un er- Q 
nia inguinale; dieci anni or sono egli si era già c 
operato di appendicectomia. 

Il prof. UGO SOLI, deceduto improvvisamente ( 
a Palermo il 1° febbraio tra il generale rimpianto, j 
era nato a Milano il 1» luglio 1880 e aveva com¬ 
piuto gli studi medici a Modena. Quivi egli aveva ; 

frequentato gli Istituti di Sperino e Carbone e poi ( 

si era affiancato al Dionisi, che lo predilesse tra 
i suoi allievi e lo portò con sè a Palermo. Durante , 

il quadriennio 1916-1919 il Soli sostituì il Maestro, ] 

andato in servizio militare. Dopo che il Dio- 1 
nisi, nel 1922, fu chiamato a Roma, il boli venne 
incaricato dell’insegnamento di anatomia patologi¬ 
ca a Sassari; nel 1925, in esito a concorso, fu no¬ 
minato titolare di questa disciplina a Bari, donde 

poi passava a Palermo. . . . 

Il Soli ha compiuto una sene ingentissima di 

studi originali, che lasceranno una impronta, du¬ 
revole nella scienza. . , . 

Per lungo tempo la sua attenzione fu nenia- 

mata dai cómpiti misteriosi del timo. Attraverso 
una mole imponente di ricerche sperimentali e di 
studi anatomo-patologici sugli stati timici e timi 
co-linfatici, egli illustrò l'importanza di quell or¬ 
gano nel ricambio del calcio e del fosforo ed 1 rap¬ 
porti di esso con altri organi endocrini, in par¬ 
ticolare con legandole genitali. Un altro'Proble¬ 
ma da lui indagato a fondo fu la permeabilità pla¬ 
centare; in specie egli mise m evidenza le altera- 
' zioni anatomiche della placenta nell eclampsia. 
Durante questi ultimi tempi egli indirizzò gli stu¬ 
di propri e della sua scuola verso la patogenesi 
della tubercolosi; precisò i processi di guangiom 
della tubercolosi polmonare, indagò il lmfo tropi¬ 
smo del virus tubercolare ecc. Collaborò col Man 
fredi nel compiere le prime ricerche sull ultra 
filtrabilità del virus tubercolare, ricerche brilla - 
temente riprese, completate e approfondites da 
Sanarelli e Alessandrini e che richiedono un tecm 

C ’Abbiamc^accennato solo ai principali contributi 
portati dal Soli alla scienza; ma ve ne sono molti 
altri che non possono trascurarsi: riguardano la 
patogenesi dell'arteriosclerosi (questo 
valse il premio Marchiafava dei Lincei) il potere 
emunlorio della parete intestinale (sulla falsariga 
di Sanarelli), il potere battericida della mucosa 
intestinale, la leucodiapedesi gastrica, il potere di 
•eliminazione delle tonsille e dell’appendice \crnu- 
forme ecc. ecc. Ognuno di questi studi segna una 
conquista, una dimostrazione, un successo. 

Contribuì a fondare una scuola medica paler- 

"“atomia patologica era da lui vivificata e ve¬ 
niva ad essere quasi rinnovata. Le suei virtù an 
matrici si rivelavano anche nei riguardi degli M 
lievi in cui riaccendeva gli entusiasmi e cui ins 

gnava a superare le difficoltà e gli ,™0 

che le ricerche scientifiche comportano. Quale m 

segnante era di una limpidezza mamv^ile^ gh 

argomenti più astrusi venivano u > 

sibili, perchè li aveva prima fatti interamente 

Cambiente palermitano'si era conquisi ato lar- 
ohissime simpatie ed alta estimazione, di cui tu 
rono una prova i funerali, di grandiosità msueta. 


RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA. 

Presse Méd., 18 nov. — F. Bezanqon e A. Ja- 
quklin. Asma e febbre. — P. Chutriot. Choc vac- 

cinico e biotropismo. 

Gac. Méd. Espan ., nov. — H. Tellez-Plasencia. 
Insulina ed eccitabilità neuro-vegetativa. 

Deut. Med. Woch ., 20 nov. — von Bergmann- 
Clinica delle malattie epatiche. — Grassmann. 

L’insufficienza cardiaca. . r , . . 

Med. Klinik , 21 nov. — K. Bingold. Affezioni 

infettive della porla. — H. Alapy. Cura operativa 

del Basedow. it .. . 

Arch. II. di An. e Ist> Pai- sett.-ott. — A. Dio- 

nisi. Milza ed emolisi — L. Biancalana. Patoge¬ 
nesi delle emorroidi. — A. Robles. Ultravirus tbc. 

Zbl. /. Chir., 21 nov. — E. Lexer. Errori dia¬ 
gnostici negli osteosarcomi. — P. Esau. Strumi 

retrosternali. 1D 

• Journ. d. Prat., 21 nov. — N. I 1 iessinger. Il me¬ 
todo comparativo in patologia 

Journ. A. AL A., 7 nov. - B. N. Bengton^ Te- 
rapia pituitaria nell’alopecia. — D. C. buiTON. 

Dolore cardiaco. , 

Brit % Med. Journ., 21 nov. - D. Dongal. Endo- 

metrosi e endometromi. w 

Ga^z d. Osp. e d. Clin., 15 nov. — G. Hanau 

Una malattia che scompare: la colite membra- 

n 7o lia Med., 15 seti. - Sca^ Ipofisi e blastomi. 
Morgagni, 15 nov. — S. Famulabi. Simbiosi 

tifo-melitense. n FnR 

(Vederi Tijd. v. Geneesk., 21 nov. — E. Behr. 

Patogenesi della silicosi polmonare. 

Suro., Gyn. a. Obst., nov. - A. Lindau e H. 
Wulff. Genesi peptica dell’ulcera gasr. eduod. 
_ j l. Iona. Pieloscopia. — M. Morgen. Ibc. de 

la Buii ml 4c elI dè Méd., 10 nov. — E. Brumft. Il can- 

Cr lÙinch"' l Med. Woch., 20 nov. - 
Meyer Prevenzione e traltam. delle infezioni p 
gene e putride accidentali delle ferite. — Giert 
muulen. Ipotensione nell’infanzia. 

Riv di Pat. e. CUn. d. Tubero.. 31 ott. — A. 

Campani e R. Barri. La tbc. cervico-apicale n 
confronto alla tbc. ileo-centrale. - G. P° R ™^ ’ 
Struttura del nodulo tubercolare. — D. Betoni. 

Paralisi infant. e tbc. polm. Trattam 

Soc. Méd. d. Hóp., 6 nov. — A. Tzancr. Tratta 

delle emicranie con tarirato d ergotamina. - P- 
Emile-Weil. Artropatie emofiliache. 

Arch Mal du Coeur eco.., nov. — L. achard 
al Meccanismo della sedimenta. globulare 
p Weil. Influenza della puntura lombare sul 

' " l Mediz aT Welt, 28 nov. — Numero speciale sulle 

- «fisaessk-• r*.™ 

' femminile nella pratica medica. - R- Maver. 

i ’asmfl come diatesi vasoneurotica. 

T S 28 nov. _ S. Handlev. Mastite cronica. 

1 BHt Med. Journ.. 28 nov - P. Stocks. Lotta 

* b-Uasi, 

’ e ne Giom 0 ri' nov. - U. .Simonri. Il si- 

r . sterna nerv. veget nell'encefalite op^crom 

, Marseille-Méd., 15 seti. — C. Boche. 

della cataratta matura. Fph hrp 

mU % Ac. de Méd., 17 nov. - J. Olmer. Febbre 

esantematica provocata. 



[Anno XXXIX, Num. 9] 


SEZIONE PRATICA 


361 


Ann. Inslitut Pasteur , nov. — W. Twort. Gli 
agenti batteriolitici filtrabili e trasmissibili. — 
F. d Herelle. Il fenomeno di Twort e la batte- 
riofagia. — J. Troisier e al. Febbre esantematica 
inapparente. 

Cìazz. d. Osp.. e ri. Gl. , 22 nov. — G. Norsa. Or¬ 
moni genitali. 

Rev. de IUg. y Tub., 30 selt. — E. San Emete- 
rio. Formula leucocitaria e tbc. 

Paris Méd 21 nov. — Numero di medicina so¬ 
ciale. 

Giorri. Veneto di Se. Mcd., ott. — G. Brunetti. 
Tumori maligni delle tonsille palatine; cura. — 

M. Voltolino. Angioma cavernoso della dura ma¬ 
dre encefalica. 

Journ. de Méd. de I^yon, 20 nov. — Numero di 
medicina legale e sociale. 

Rev. Méd. de Barcelona , ott. — F. Duran-Rey- 
nals. Azione di nuovi fattori di origine tissilare 
sulle infezioni e sul cancro. 

Ind. Journ. Meri. Res., ott. — G. Shanks e M. 

N. De. Idropisia epidemica. — T. A. Hughes e 
D. L. Shrivastava. L'anemia in malarici spleno- 
megalici. — R. Row. L’agglutinaz. nella leishma- 
niosi 


Journal A. M. A., 14 nov. — H. C. Sterman. 
Chimica della nutrizione. — A. H. Rowe. Aller¬ 
gia gastro-intestin. — L. G. Rovvntree. Trattane 
del morbo d’Addison con ormone corticale di glan¬ 
dola surrenale. 

Munck Mcd. Wocli., 27 nov. — Schmidt. Cli¬ 
nica degli stali morbosi neuro-paratireogeni. — 
Reitler e Lo wenstein. Reumat. artic. acuto e ba- 
cillemia tbc. 


ANNALI D’IGIENE. 

PUBBLICAZIONE MENSILE. 

Spannano del N. 1 (Gennaio 1932) : 

Riviste generali: G. SANARELLI : Perchè non ei è riu¬ 
sciti a porre sempre in evidenza l’ultravirus tuber¬ 
colare? — Memorie originali: U. LUMBROSO : Inocu¬ 
lazione all'uomo di ceppi batterici isolati da traco¬ 
matosi tunisini. — F. LOMBARDO: La « Brucella me- 
lintensis » nei polli e nelle uova. — Recensioni : Ali¬ 
mentazione. — Tecnica. — Rivista bibliografica. — 
Notizie. — Allegato 

Abbonamento pel 1932: Italia L. 60, Estero L. 100; 

ai nostri abbonati rispettivamente L. 5 5 e L. 


Per ottenere quanto sopra rivolgersi direttamente 
all’editore LUIGI POZZI, via Sistina 14. ROMA. 


Indice alfabetico per materie. 


Acque gassose: nuovo regolamento sulla 

produzione ed il commercio . 

Agglutinazioni aspecifiche . 

Articolazioni : diagnostica e terapeutica 

dei versamenti .. 

Ascesso polmonare da paratifo. 

Asmatiche (sindromi): autovaccinote¬ 
rapia . 

Basedowismo: ricerche. 

Bibliografia . 

Bronchite: terapia generale . 

Bronchiti degli ipertesi. 

Catarro bronchiale secco: prescriz. . . 
Cisti del lobo temporale sin.: intervento 

Colecistectomia ideale . 

Cuoio capelluto: aplasia moniliforme . 
Diverticolo di Meckel : rara sintomato¬ 
logia . 

Eresipeloide .» 

Fegato: stato funzionale in rapporto alla 

chetonemia . 

Fibroma ossificante del parovaio . . . 
Fratture a callo ritardato: trattalo, cal 

ciò attinico .. 

Fratture: anestesia locale per Ja riduz 
sotto lo schermo radiologico .... 
Giurisprudenza sanitaria: casistica . 

Glaucoma acuto primario. 

Glaucoma: terapia non operativa . • 
Isterectomia per putrefazione del liqui 

do amniotico e del feto. 

Lavoro rii galvanocaustica : igiene . . 
Leishmaniosi interna (kala-azar) . . 
Leislimaniosi ini. nell’adulto .... 
Lussazione abituale della spalla: cura 
Malattia di Dariei .. 


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Midollo spinale: compressione. 

Nitroprussiato di sodio: potere tossico; 
azione antidotica del tiosolfato di 
sodio . 

Orticaria pigmentosa. 

Parotite suppurativa: patogenesi . . . 
Pelle: metodi istochimici di ricerca . . 
Peritonite da perforazione intestinale da 
elminti .. 

Pleuriti purulente dei bambini e loro 
trattam.' . 

Pneuino-periloneo occulto. 

Pneumotorace successivamente contem- 
poraneam. bilaterale. 

Polmonite lobate: iperglicemia e suo 
trattam. 

Polveri nella genesi ilei cancro polmon. 

e delle malattie polmon. 

Robustezze vere e false. 

Salasso: indicazioni in clientela . . . . 
Salpingoisteroanastomosi seguita da gra¬ 
vidanza . 

Segno secondo di Brudzinski nel lattante 
Tricofizia della nuca e moda femminile 
Tubercolosi: diagnosi rapida mediante 
trattamento dietetico della cavia ino¬ 
culata . 

Tubercolosi: emocoltura del bacillo se¬ 
condo il metodo Lòwenstein. 

Tubercolosi geni!. masch. : esploraz. per 
via rettale . 

Tumore dell’angolo ‘ ponto-cerebellare : 

intervento . 

Ulcera gastro-duodenale: trattamento 
pepsinico . 


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Diritti di proprietà riservati. — Non è consentita la 'ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in 
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte. 


C. Frugoni, Red. capo. 























































362 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 9. 



Recentissime Monografie della nostra Casa Editrice. 


Prof. ATTILIO OMODEI-ZORINI 


Aiuto nell'Istituto « B. Mussolini » - Clinica della Tubercolosi 
E delle Malattie dell'apparato respiratorio 



proi. iiciv/ ~- - __ 

IF MODALITÀ DI ORIGINE DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE 

SOMMARIO. - Piamone. - e spo'i'aló^ pM 0 senetko° Tr.^miEsione J 

rasa, sr spi raar&sr sssss. 

polmonare primaria. Infezione bac i‘ a ® • Yi iero-linfatica. Via digerente-linfatica. Latenza 

Sorgenti e condizioni di contagio.Va ^i^ria /tonsil^ngiuntiva, orecchio medio, cole, organi 
del bacillo di Koch \ te di secondarie ( l'ori «ine della tubercolosi primaria. Eredodistrofia i 

L. 10,25 in porto franco._ | 

n r rADTO GÀMiSIA Direttore della R. Clinica Medica dell'Università di Siena 

LE MODALITA DI OR WE E DI EVOLUZIONE CLINICA DELIA TUBERCOLOSI POLMONARE 

SOMMARIO - R F..... - VSSSSS .“LS ” .””31. j 

iTu“S2£xr~xz js«sa®2isrss^ 

filtralo precoce di — e» Red^ a S modllifà di’evoluzione cronica progres- j 

Origine e significato patoiogico Sigmficato^l polmonare cronica. Modalità della diffusione intrapol- 
siva. — IV. Il decorso a fasi della tubercolosi - parauari. — V- Forme ematogene 

monare e sua distribuzione. Genesi e a isn nosologiche nell’evoluzione della tubercolosi pol- j 

ACUTE E CRONICHE. - VII. Le PR.NCIP«A FIGURE POLMONARE. - IX. MODALITÀ E FORME 

“he m GUARIGIONE 0 DELLA — GOLOSI POLMONARE. _ X. CONDIZIONI E FATTORI CHE INFLUENZANO L’EVO- - 

ZZZTZZTX. m - — p«-." - - 1 “ M — 1 - : 

L 1 7,5 0 in porto franco._ ~ 

Doti VIRGINÌo"DE YeRNARDINIS t. col. ..«■ ™« - »- s ‘""* “ 

RAPPORTI FRA MALARIA E TUBERCOLOSI 

INDICE : Premessa. - Gap, I. C— U 

statistici nelle popolazioni e neg i • ricerche finora eseguite nella coincidenza o nei rappoi ì 

tubercolosi ed altre malattie. & ricerche sui rapporti fra i dissesti ematologici e umorali indotti 
delle due infezioni. — Cap. V. Nostre ricerch n casistica e i rapporti fra malaria e tubercolosi 

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T.^mTihponibJ: ancora pochi,sim. copie Mr/ot.resseotissiow colerne . 

LA TUBERCOLOSI 

lezioni e conferenze del r TOf 0 DIJKIOJ.OGIA .. 

» te . A. !>'»».■'; R. A »»“i » “■ C ““ ! 

s. luce; R. Ciauri; A Germino; F. Booc^ ^ Cap Med . p BOCCHETTI. 

Prefazione, de! Pro] Sen. E. M ARAGLI ANO. nerchè 

Queste corso di tisiologia è il più i ™P°^ a ” q t ° i %, ^ri e ' ' Gàc e "sì là° del * Regno. In esso l’arduo 
vi hanno contribuito i maestri fra i Più mjugni del e ar ri clinjco bioiogico, terapeutico, 

tema della tubercolosi nei suoi vari P™ ble ™]$ 09 ™^nte imitato con vasta dottrina e sopratuUo 
radiologico, profilattico, sociale e militare è s a P di po(er dirigere un reparto di accer¬ 
to! pràtico intendimento di mettere gli a tubercolosi. Questo volume che viene alla luce in 

lamento diagnostico, un dispensano e di .^^J^bercoloìi indeifa da! Governo JWnoiude sarà di 

~ "1“ a.. e. 

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Anno XXXIX ■ “IL POLICLINICO,, 


Roma, 7 Marzo 1932-X 


Sezione Pratica N. IO 


Stplfnnninn Coloro che fino ad oggi n^n hanno effettuato ancora il pagamento del proprio abbonamento, sono 

caldamente pregati di non frapporre ulteriore indugio, onde non obbligarci a dover fare 
.. j . . “so di sollecitazioni “ad persoaam „ mediante circolari o cartoline, le quali se riescono 

DS1 ritardatari poco g rad,te a chi le riceve, altrettanto e riù esse non lo sono per noi che, ai poco gradito 
1 compito, si aggiunge l’onere delle occorrenti spese postali. L’Amministrazione 


Staccare seguendo la perforatura 


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ANNO XXXIX 


Roma, 7 Marzo 1932 - X 


Num. 10 


“IL POLICLINICO,, 


fondato nel 1893 dai professori: 


GUIDO BACCELLI 


FRANCESCO DURANTE 


Redattore Capo.- Prof. CESARE FRUGONI 


Clinico Medico di Roma 


SOMMARIO. 


Note e contribuiti: L. Cannavo: Ulteriore contributo 
allo studio della broncoepirochetoei. 

Osservazioni cliniche: C. Giacobbe: Cisti connettivali 
del cordone spermatico. — G. De Simone : Contributo 
clinico alla conoscenza delle ci 6 ti del pancreas. 

L'attualità medica: R. Cruchet: La cura del tetano, 
della difterite e di altre malattie neurotropiche con 
il metodo filattico. 

Sunti e rassegne : Pediatria : R. Debré e M. Lelong : Le 
febbri alimentari del lattante. Squilibrio termico per 
equilibrio alimentare. — Fegato e vie biliari : Brulé 
Barbat: Alcool e sifilide nella genesi delle cirrosi. — 
Materna : Lesioni del fegato da inoculazione di mala¬ 
ria. — A. Agueci : Sulle colecistiti tifose. — P. Re¬ 
becchi : La reazione di Brugsch e la formazione in- 
tracutanea di pigmenti biliari. — Vasi sanguigni: 
R. Leriche : Basi cliniche e sperimentali a sostegno 
deH’arteriectomia nel trattamento delle obliterazioni 
arteriose localizzate. — F. Magnon, Ch. Grandclaude 
et M. Lambret : Iniezioni di glicerina nel tratta¬ 
mento delle varici col metodo sclerosante. 

Cenni blibiografici. 


Accademie, Società mediche, Congressi : R. Accademia 
Medica di Roma. — Società di Coltura Medica Nova¬ 
rese. — Associazione Medico-Chirurgica di Alessan¬ 
dria. — Società Medico-Chirurgica Bellunese. — So¬ 
cietà di Coltura Medica della Spezia e Lunigiana. 

Appunti per il medico pratico: Casistica e terapia: An¬ 
gina agranulocitica. — Agranulocito6i bismutica. — 
Valore della cura col fegato. — L’asse dazione del 
rame al ferro nel trattamento delle anemie infan¬ 
tili. — Splenectomia nella porpora emorragica. — 
Semeiotica : La clinica delle forme di movimento. — 
Note di tecnica : La spermocoltura come mezzo di dia¬ 
gnosi nel gc nococciùmo latente. — Medicina scien¬ 
tifica : L’eziologia dell’eritema nodoso. — Ricerche 
batteriologiche sulla flora tracheo-bronchiale. — La 
flora batterica vaginale. — Posta degli abbonati. — 
Varia : E. Bertarelli : I vantaggi della scrittura a 
macchina. 

Nella vita professionale: Concorsi. 

Notizie diverse. 

Rassegna della stampa medira. 

Indice alfabetico per materie. 


NOTE E CONTRIBUTI. 

Clinica Medica Generale della R. Università di Palermo. 

Diretta dal Prof. Maurizio Ascoli. 

Ulteriore contributo allo studio 
della broncospirochetosi 

(con 4 radiografie). 

Doti. L. Cannavo, aiuto e libero docente. 

L’esistenza della broncospirochetosi in Ita¬ 
lia è stata segnalata da alquanto tempo. Le 
prime osservazioni furono fatte durante la 
grande guerra e nel periodo immediatamente 
postbellico (Castellani, Jacono, Nasso, Capu¬ 
ti, ecc.) e negli anni successivi poi, alquanti 
AA. descrissero altri casi sporadicamente os¬ 
servati in varie regioni italiane : Franchini, 
Trocello, Maderna, Dagnini e Strozzi, Cotella 
Cerri, Giordano, Ghetti, Cesarano, ecc., sì 
da far ritenere la malattia in parola piuttosto 
frequente da noi e probabilmente endemica. 

In Sicilia, resistenza della broncospiroche¬ 
tosi è stata messa in Iure dalla nostra Scuola: 


Fichera, nel 1929, illustrava tre casi osser¬ 
vati a Catania e noi stessi rendevamo noto 
nel 1930 il primo caso diagnosticato nella Si¬ 
cilia Occidentale. Ancor più recentemente poi 
l’affezione in parola è stata riscontrata nella 
vicina Calabria, per opera di Timpano e di 
Talia. 

Il ripetersi, a brevissimo intervallo di tem¬ 
po, di casi nella nostra regione e nella Cala¬ 
bria, regione limitrofa alla nostra e presen¬ 
tante comuni con essa molte caratteristiche 
nosografiche, ci ha indotti a ritenere questa 
affezione più comune fra noi di quel che or¬ 
dinariamente non si sia finora ritenuto ed a 
pensare che non fosse improbabile che, ese¬ 
guendo metodicamente la ricerca delle spiro¬ 
chete nell’espettorato in tutti i casi sospetti, 
i riconoscimenti fossero per risultare più fre¬ 
quenti di quanto fino ad ora non sia avve¬ 
nuto. 

Procedendo infatti fra gli infermi affetti 
da lesioni croniche e cronicissime dell’appa¬ 
rato respiratorio, a tipo prevalentemente fi¬ 
broso, ricoverati nelliai nostra Clinica o seguiti 


364 


a IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 10] 


negli ambulatori e nel dispensario antituber¬ 
colare ad essa annessi, ad un’accurata disa¬ 
mina per scemare le forme in dubbiamente 
kochiane da quelle che, pur decorrendo con 
sindromi simi 1 tubercolari, fossero dovute ad 
altro agente etiologico, abbiamo potuto dia¬ 
gnosticare * e studiare altri casi di broncospi- 
rochetosi e studiarne alcuni aspetti clinici. 

I casi studiati furono: 

Osservazione I. — G... Antonio, di anni 30, cal¬ 
zolaio, da Castellammare del Golfo. 

La madre dell mf. (vedi oss. 2 a ) soffre da circa 

un ventennio di un’affezione cronica afebbrile 
emoftoizzante dell’apparecchio respiratorio. Il pa¬ 
dre e cinque tra fratelli e sorelle godono apparen¬ 
temente buona salute; un altro fratello, attual¬ 
mente emigrato in Tunisia, soffre di un affezione 
cronica dell’apparato respiratorio, per la quale ha 
avuto delle emottisi. 

Nel 1920, mentre l’inf. si trovava a Desenzano, 
sui Lago di Garda, per servizio militare, noto 
l’insorgenza di una tosse ostinata con emissione 
di espettorato biancastro, schiumoso, non fetido, 
tali disturbi si mantennero pressoché invariati pei 
circa sei anni, accompagnati da una lieve dolenzia 
al torace, specie alla regione scapolare desti a. 

Nel gennaio 1926, notò la comparsa di espetto¬ 
rate ematico: gli sputi emottoici si sono allora ri¬ 
petuti, quasi sempre al mattino, a brevi inte - 
valli di tempo; la tosse non ha ceduto, ì dolon 

toracici si sono fatti più intensi. 

L’infermo non ha ricavato alcun miglioramento 
da varie cure praticate (calcio, arsenico, derivai 
del creosoto). Sembra che la malattia, nei sue 
undici anni di decorso, non abbia mai provocato 
elevazioni termiche; durante tanto questo lungo 
periodo le condizioni dell’infermo si sono mante¬ 
nute buone. Il p. afferma che nei numerosi esa 
mi dell'espettorato eseguiti sia durante il servizio 
militare che dopo, è riuscita sempre negativa la 
ricerca del b. di Koch. Si presenta alla nostra os¬ 
servazione il 10 febbraio 1931. 

Individuo brachi tipo, in discrete condiziom ge¬ 
nerali di nutrizione. Torace ben conformato, che 
si espande ugualmente e simmetricamente r - 
spiro a tipo diaframmatico-costale inferiore, nor¬ 
male per frequenza, ritmo e profondità. 

La palpazione non provoca dolore in alcun pun¬ 
to dell’ambito toracico, nè permette la percezione 
di sfregamenti. Elasticità toracica normalmente 
conservata. Il 1. v. t. appare smorzato su entram- 
be le regioni apicali ed alla base destra dalla VII 
vertebra® dorsale in giù. Alla percussione, apici 
rctratli ed abbassati; le basi si espandono “gua¬ 
rnente Zona di ipofónesi alla base toracica destra 
ed alle regioni soprascapolare e sopraclavicolare d 

fmbo e i ta g ti; su dilli e regioni si » • — 
vescicolare aspro. L’esame degli ai ri organi non 

inette in evidenza alcun latto patologico. 

1 'Piarne radiologico del torace mette in evicten 
za un opacità intensa e diffusa dell’apice sinistro, 
ohe non si modifica coi colpi di tosse; 1 apice de 
slro è sede di opacità microgranulan; si osservano 
Iranuli di varia grandezza, intensamente opachi, 
sparsi nel parenchima polmonare, grosse arbo- 

rizzazioni a travate che dall'ilo gU 

apici, ombrette rotondeggianti e cilindroidi 


miti netti in corrispondenza degli ili; presenza, 
in prossimità degli ili, di piccole bronchieltasie, 
alcune delle quali sono avvicinate ed allineate in 
modo da ricordare il baccello di un fagiuolo; dia¬ 
framma destro deformato jper la presenza di una 
briglia pleurica. (Radiogr. l a ). 

Nel sangue, gl. rossi 3.500.000, gl. bianchi 5400, 
Hb. 55. Formula leucocitaria normale. Reazioni 
Wassermann e Citochol, negative. Nulla di patolo¬ 
gico all’esame delle urine. 

L’espettorato mattutino, raccolto in capsula di 
Petri sterile, dopo accurato lavaggio della bocca 
con acqua ossigenata diluita, si presenta muco- 
salivare, lievemente striato di sangue, non fetido. 
Negativa in esso la ricerca del b. di Koch e di mi- 
ceti patogeni; nei preparati opportunamente co¬ 
lorati si osservano numerose spirochete, presen¬ 
tanti il classico polimorfismo della spirocheta 
bronchiali. Assenza di b. fusiformi. 

Il 7 marzo si istituisce una terapia arsenobenzo- 
lica, praticando tutta una serie di neo per via en¬ 
domuscolare; il p. ne ritrae notevole \antaggio. 



Fra, 1 

al termine della serio di iniezioni, la tosse è scom¬ 
parsa- l’espettorato è scarsissimo, quasi esclusi- 
v amente mattutino; le condizioni generali già 
buone, sono diveniate più floride, bell espettora- 
lo non più emorragico da oltre un mese, le spi 
rochete sono divenute assai rare. Sempre assenti 
i b fusati di Vincent. 

Terminata la serie di iniezioni endovenose di 
neo il p ritenendo di essere definitivamente gua- 
rito, decise, contro il nostro consiglio, di tornare 
al paese; ivi stette bene per circa un mese allei - 
dendo alle sue abituali occupazioni; dopo tale pe 
riodo di tempo però, circa, si npresentù una emof- 
toe che lo indusse a tornare alla noslra osserva 
zione Rivisto il 25 maggio 1931, non presentava 
alcuna variazione del reperto obiettivo fisico 1[esa¬ 
me dei radiogrammi metteva m evidenza, rispetto 
“ precedente, una maggiore accentuazione ddla 
trama polmonare e un più cospicuo ingrandimen¬ 
to delle ombre ilari. L’espettorato, sempre bianco, 
schiumoso, inodoro, era striato di sangue; all^esa- 

me microscopico si notavano alquante 

Il 28 maggio si inizia una nuova sene arsene- 

benzoica, questa volta per via endovenosa, c com 
dizioni generali del p. rifioriscono, le spirochete 

scompaiono dall espettorato, 
notevolmente di intensità e di frequenza. N 



[Anno XXXIX, Num. 10] 


SEZIONE PRATICA 


365 


tembre 1931, l'infermo, a distanza di oltre due 
mesi dal termine dell'ultima serie di iniezioni, è 
ancora in ottime condizioni generali; all'esame 
obiettivo permane la retrazione biapicale e la 
smorzatura plessica alla base toracica destra, ove 
il muriliure vescicolare appare piuttosto aspro. 
Ugualmente poco variato si mostra il reperto ra¬ 
diologico. 

Osservazione II. — G... Maria, di anni Gl, da 
Castellammare del Golfo. 

Madre dell’infermo di cui all’osserv. clinica pre¬ 
cedente. A suo dire, non ha sofferto mai di ma¬ 
lattie degne di nota prima dell’attuale. Circa 20 
anni fa, pare in seguito a cause perfrigeranti, sof¬ 
frì di una affezione acuta febbrile dell’apparato 
respiratorio che, da un sanitario allora consultato, 
fu diagnosticata bronchite; guarita in pochi gior¬ 
ni dei fatti acuti, rimase però da allora tossico¬ 
losa; la tosse è più intensa al mattino e provoca 
emissione di scarse quantità di espettoralo che 
ordinariamente è bianco, piuttosto schiumoso, di 
quando in quando invece è sanguinolento. Di tan¬ 
to in tanto ha notato delle algie vaghe alle regioni 
scapolari, sopratutto a quella sinistra. Dall’epoca 
della pregressa bronchite, non ha più febbrici¬ 
tato; non ha notato alcuno scadimento delle sue 
condizioni generali. 

È un braciniipo, di costituzione piuttosto ro¬ 
busta. Torace ben conformato ampio, simmetrico, 
che si espande normalmente negli atti del respi¬ 
ro; respirazione a tipo prevalentemente costale 
superiore, normale per ritmo, frequenza, profon¬ 
dità. Il f. v. t. si presenta smorzalo nella regione 
interscapolare di entrambi i lati, sopratutto a si¬ 
nistra. Alla percussione si delimita una zona di 
ipofonesi nella regione interscapolare sinistra, ove 
si ascolta murmure vescicolare aspro. La rima¬ 
nente parte dell’esame obiettivo non mette in evi¬ 
denza alcunché di patologico. 

Nell’espettorato, raccolto con le consuete caute¬ 
le, si mettono in evidenza numerose spirochete; 
assenza di b. di Koch, di funghi patogeni, di b. 
fusiformi. 

Reaz. Wassermann e Citochol, negative. Nulla 
di notevole nelle urine. 

Si consiglia una serie arsenobenzolica per via 
intramuscolare, che migliora rapidamente le con¬ 
dizioni dell’inferma e fa scomparire quasi del tut¬ 
to le spirochete dall’espettorato. Le condizioni 
obiettive rimangono presso a poco invariate. 

Osservazione III. — D... Rosa, di anni 35, ca¬ 
salinga, coniugata, da Monreale. 

All’età di otto anni soffrì improvvisamente di 
una emoftoe che durò alquanti giorni; da allora è 
stata sempre tossicolosa, ha notato l’insorgenza 
di algie toraciche sorde, ha notato che l’espetto¬ 
rato, che è più abbondante al mattino, è spesso 
striato di sangue; di tanto in tanto insorgono 
emoftoe più intense. Durante il lunghissimo pe¬ 
riodo di malattia, non ha mai avuto febbre, le 
condizioni generali si sono mantenute discrete; 
l’esame dell’espettorato, ripetutamente eseguito in 
vari laboratori cittadini, è riuscito sempre nega¬ 
tivo per quanto riguarda la presenza del b. di 
Koch. 

Si presenta al nostro ambulatorio il 25 aprile 
1931. 

E donna di robusta costituzione fisica, tendente 
all’obesità. Torace valido, ampio, simmetrico, che 


si espande bene ed ugualmente negli atti del re¬ 
spiro. Alla palpazione non si percepiscono sfrega¬ 
menti, nè si mettono in evidenza punti dolorosi. 
Il f. v. t. è smorzato in corrispondenza della re¬ 
gione interscapolare e nella stessa regione si nota 
alla percussione una lieve smorzatura del suono 
plessico. All’ascoltazione, nulla di notevole, ove 
si tolga una lieve asprezza ilei murmure vesci¬ 
colare nella zona ipofonelica. 

L’esame degli altri apparali non mette in evi¬ 
denza alcunché di patologico. 

L’esame radiografico del torace mostra un au¬ 
mento delle ombre ilari da ambo i lati, più ac¬ 
centuate a sinistra. (Radiogr. 2 a ). 



Fio. 2. 


Le urine, emesse in quantità normale, sono li¬ 
bere da elementi patologici. 

L’esame morfologico del sangue dà: gl. rossi 
3.850.000, Hb. 65, gl. bianchi 5500, formula leu¬ 
cocitaria normale. Reazione Wassermann e Cito¬ 
chol, negative. 

L’espeìlorato mattutino raccolto con le solile 
cautele di pulizia orale è muco-salivare,- presen¬ 
tante qua e là qualche piccola zolla purulenta; è 
inodoro; presenta reazione alcalina. Sia nei prepa¬ 
rati colorati col Ziehl diluito che in quelli colo¬ 
rali col Giemsa, si notano abbondantissime spiro¬ 
chete. Si conferma l’assenza del b. di Koch. 

Iniziala subito la terapia arsenobenzolica per via 
endovenosa, l’inferma migliora rapidamente; di¬ 
minuisce notevolmente la tosse, scompare quasi 
del tutto l’espettorato, l’inf. non accusa più le 
algie toraciche di cui soffriva in precedenza. 

Ripetuto l’esame dell’espettorato il 27 luglio 
1931, si osserva la quasi totale scomparsa delle 
spirochete. Rivista ancora l’inferma il 5 settem¬ 
bre, essa non accusa più alcun disturbo; nello 
scarsissimo espettorato raccolto, che non è più 
ematico da oltre tre mesi, non si osservano più 
spirochete. 

Come era prevedibile, ben scarse invece sono 
state le modificazioni sia fisiche che radiologiche 
dei reperti toracici. 

Osservazione IV. — D... Maria, di anni 23, la¬ 
vandaia, da Palermo. 

Nessun dato importante nel gentilizio e nel¬ 
l’anamnesi remota. Da circa quattro anni, in se¬ 
guilo, pare, ad un violento raffreddore, ha no¬ 
tato dolori toracici sopratutto alla spalla sinistra, 




36G 


(I IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 10] 


tosse seguita da espettorato muco-purulento a 
volte striato di sangue; non ha notato decadimen¬ 
to delle forze nè deperimento; non sa dire se ha 
avuto temperature febbrili. Nel gennaio u. s., in 
seguito, ad una perfrigerazione, ha emesso nu¬ 
merosi sputi francamente emottoici. 

Si presenta al nostro ambulatorio il 20 aprile 

Normotipo. Stalo di nutrizione piuttosto deca¬ 
duto Il torace è simmetrico; si noia un accenno 
di scapole alale; le due metà toraciche si espan¬ 
dono bene ed ugualmente; il respiro e prevalente¬ 
mente costale superiore, normale per ritmo, pro¬ 
fondità, frequenza. Con la palpazione non si me 
tono in evidenza punti dolorosi nè si percepiscono 
sfregamenti; l’elasticità toracica e normale, il t.v. . 
viene percepito indebolito nelle regioni sopra e sot¬ 
tospinosa, sopraclavicolare e interscapolo-vertebrale 
sinistra e su entrambe le basi. Alla percussione, 
l’apice sin. appare abbassato e retratto il campo 
di Kronig di sin. misura 2 cm. meno che 1 omo¬ 
logo di destra; si nota una zona di ipofonesi su 



Fio. 3. 

tutta la-zona apicale sinistra e su entrambe le 
basi, dalla IX costola in giù. AH’ascoltazmne, r - 
spiro aspro all'apice sinistro, qualche ronco alle 

basi; murmure vescicolare normale su tutto 
sto deH’ambito. 

~ Nulla di notevole agli apparati digerente, ca - 
diovascolare, urogenitale, et! al sistema nervosa 
All'esame radiografico si osserva 1 apice sinistro 
abbassato ed opacato; l’opacità, intensa ed umfor- 
me, non si 

coi colpi di tosse; gli ili appaiono ingranditi so¬ 
pratutto il corno inferiore. Il disegno polmqiiare 
è notevolmente rinforzato e la trasparenza dei P 
moni è ridotta su tutto l’ambito. Gli spazi costo- 
diaframmatici sono trasparenti; la mobilità del 
diaframma è scarsa in entrambi i lati. (Rad. d J. 

All’esame morfologico del sangue, si ha. g. 
rossi 3.800.000, gl. bianchi 5300 , Hb ^formula 
leucocitaria normale. Reaz. Wassermann e Gito 

chol, negative. . , , 

Nulla di patologico viene messo in evidenza dal¬ 
l’esame delle urine. . . . 

L’espettorato mattutino, raccolto in recipienl 
sterile^ dopo accurata pulizia del cavo orale è 
biancastro, .schiumoso, muco-sahvare, inodoro 
presenta qua e là delle striaiure di sangue. Nei 
preparati ^opportunamente colorati si osservano 


numerosissime spirochete bronchiali; assenza di 
b. di Koch, b. fusiformi, miceti patogeni. 

Viene iniziata tosto una cura arsenobenzolica 
per via venosa; si ha presto un miglioramento no¬ 
tevole delle condizioni dell’inferma; scompare to¬ 
sto il sangue dall’espettorato, migliora lo stato 
generale diminuisce notevolmente 1’espettorazio- 
ne . Un esame degli scarsi escreati, praticalo il 5 
o-iugno 1931 mostra la scomparsa totale delle spi¬ 
rochete; lo stalo obiettivo del torace rimane in¬ 
vece, sia tisicamente che radiologicamente inva- 

riato. 

* 

* * 

.Iacono, nella sua pregevole monografia sul¬ 
le pseudotubercolosi, distingue ben cinque 
forme cliniche di spirochetosi bronchiale cro¬ 
nica: la'prima di esse è caratterizzata da 
espettorato muco-purulento emorragico, la se¬ 
conda ha come nota saliente una espettora¬ 
zione nettamente purulenta, la terza un e- 
spet'torazione putrida, la quarta è caratteiiz- 
zata dal ripetersi di accessi asmatici e la quin¬ 
ta infine, secondaria a rinofaringite spiroche- 
tica, si accompagna ai segni delle lesioni del¬ 
le prime vie del respiro. Di tali forme, nei 
non molti casi finora descritti, in Italia è 
stata osservata quasi sempre la prima ed a 
questa medesima prima forma appartengono 
indubbiamente i quattro casi che abbiamo so¬ 
pra descritti; alcuni di essi hanno avuto ini¬ 
zio subdolo ed andamento ipersonico l'in dal 
principio, in altri invece la cronicizzazione 
della malattia si ebbe dopo un breve periodo 
acuto febbrile, interpretato dagli infermi co¬ 
mi© raffreddore o come bronchite. Detti casi 
presentano indubbiamente numerose caratte¬ 
ristiche comuni, le più notevoli delle quali 

sono ; 

1) I] decorso cronicissimo che, con al¬ 
ternative varie di miglioramenti e di peggio¬ 
ramenti, si prolunga per interi decenni. 

2) La discordanza fra il decorso in api- 
ressia della lesione, il modesto grado dei fe¬ 
nomeni apprezzabili plebeamente, ascoltato- 
riamiente e radiologicamente e alcuni segni 
che come la tosse ed il ripetersi dell emissio¬ 
ne di espettorato emottoico, fanno sospettare 
una persistente attività del focolaio morboso. 

3) La scarsa o -nessuna compromissione 

dello stato generale. 

Quanto è stato osservato nei nostri casi, 
conferma l’assenza di sostanziali differenze 
radiografiche fra broncospiroch-etosi cronica 
e tubercolosi polmonare cronica a tipo libro- 
sclerotico; l’osservazione attenta dei radio¬ 
grammi però fa notare alcuni dati (interes¬ 
samento prevalente delle regioni ilari; adeno- 
patia ilare; presenza di piccole bronclne a- 







[Anno XXXIX, Num. 10] 


SEZIONE PRATICA 


367 


sie a rosario; fibrosi peribronchiale, più spic¬ 
cata in iconrispondenza dei grossi bronchi, 
ma estesa anche alle ramificazioni più sottili; 
mancanza di calcificazioni ilari; assenza di 
alterazioni a tipo essudativo) che, come ben 
rileva Cola, se pur non strettamente caratte¬ 
ristici di questa forma morbosa, si riscontra¬ 
no però in essa con particolare predilezione. 

Anche nei casi da noi sopra riportati, la dia¬ 
gnosi, clinicamente già chiara, fu confermata 
in ogni caso dall’abbondante reperto di spi¬ 
rochete specifiche nell’espettorato e dal cri¬ 
terio terapeutico dei vantaggi ricavati per 
mezzo della cura arsenobenzolica. 

La natura stessa delle lesioni ha fatto sì, 
come precedentemente da noi stessi era stato 
rilevato in un caso precedentemente illustra¬ 
to, che il miglioramento provocato dai sus¬ 
sidi terapeutici instituiiti, si limitasse quasi 
esclusivamente ad alcuni fenomeni quali la 
tosse, l’espettorato, le emoftoe; ben modeste 
invece furono le variazioni dei reperti toraci¬ 
ci, ipoco discutibili per la stessa natura fibro¬ 
sa dei processi di cui erano esponenti, di mo¬ 
dificazioni anatomiche notevoli. 

* 

^ * 

Assai meno frequenti, o forse meno studia¬ 
te delle forme croniche, sono le forme sub¬ 
acute e le acute di spirochetosi bronchiale. Cre¬ 
diamo pertanto non essere priva di interesse 
l’esposizione del caso seguente di bronchite 
spirochetica subacuta febbrile, recentemente 
capitato alla nostra osservazione : 

Osservazione V. — S... Fiancesca, di anni 26, 
da Castellammare del Golfo. 

L’inferma, che è moglie del paz. G. Antonio, di 
cui all’osservazione I a , non presenta alcun rilievo 
degno di nota nel gentilizio e nell’anamnesi per¬ 
sonale remota. Sposata da quattro anni, ha avuto 
una sola gravidanza, normalmente condotta a ter¬ 
mine; il bambino gode apparentemente buona sa¬ 
lute. 

Nel gennaio 1931, cominciò a notare delle algie 
vaghe al torace, sopratutto alle regioni scapolari; 
da una diecina di giorni circa, presenta tosse con 
scarso espettorato mucoso e una temperatura feb¬ 
brile ad andamento irregolare, con massimi, tal¬ 
volta serali, talvolta mattutini, di 38°-38°,5; le re¬ 
missioni febbrili sono accompagnate da profusa 
sudorazione. Si presenta al nostro ambulatorio il 
10 febbraio 1931. 

È donna di mediocre costituzione fisica; stato di 
nutrizione discreto; sanguificazione scarsa; masse 
muscolari discretamente sviluppate, toniche; cel¬ 
lulare sottocutaneo piuttosto abbondante. Tempe¬ 
ratura 37°,5, polso 90, resp. 24. 

Il torace è ampio e ben formato; il respiro, pre¬ 
valentemente costale superiore, è ritmico, piutto¬ 
sto superficiale, aumentato di frequenza; i due 
«mitorari si espandono ugualmente e normalmen¬ 


te; l’elasticità toracica è ben conservata. Si nota 
una diminuzione del fremito vocale tattile su en¬ 
trambe le basi toraciche, più spiccato a destra, ed 
alle fosse sopraclaveare e sopraspinosa di destra; 
la percussione fa rilevare una smorzatura del suo¬ 
no plessico su dette regioni; all’ascoltazione, alle 
basi, specie a destra, numerosi rantoli a grosse e 
medie bolle in- ed espiratori; niurmure vescicolare 
aspro all’apice destro. 

Nulla di notevole all’apparato cardiovascolare, 
all’addome, al sistema nervoso. Fegato e milza 
nei limiti fisiologici. 

All’esame radiologico dell’apparato respiratorio 
si osserva: l’apice destro è abbassato ed opacato; 
l’apice sinistro presenta invece trasparenza nor¬ 
male. Nulla in corrispondenza delle zone sottocla¬ 
vicolari. L'interlobo inferiore destro è inspessito. 
Gli ili appaiono ingranditi e a contorni sfumati; 



Fio. 4. 


grosse travate si irradiano dal corno inferiore de¬ 
gli ili verso il diaframma. La pleura destra è opa- 
cata in corrispondenza della base. L’angolo costo- 
diaframmatico è opacato, il diaframma è immo¬ 
bile, fissato in posizione inspiratori. A sinistra le 
escursioni diaframmatiche sono normali, il seno 
costo-diaframmatico è trasparente. (Radiogr. 4 a ). 

Nel sangue si ha: gl. rossi 3.700.000, gl. bian¬ 
chi 6200, Hb. 55, piastrine linfociti 20, monociti 
7,5. Reaz. Wassermann negativa. Sierodiagnosi 
per tifo, paratifi A e B e m. melitense, negativa. 
Emocultura negativa. 

L’esame delle urine non melte in evidenza al- 
cunòhè di patologico. 

L’esame dell’espettorato, raccolto con le solite 
cautele di pulizia del cavo orale, mette in eviden¬ 
za numerose spirochete bronchiali; assenza di al¬ 
tri germi specifici. 

Il 15 febbraio si inizia una cura arsenicale con 
stovarsolo, cominciando con mezza compressa al 
giorno ed aumentando gradatamente fino a due 
compresse. Dopo circa dieci giorni di cura stovar- 
solica, si produce un evidente miglioramento: la 
febbre non raggiunge i massimi a cui già perve¬ 
niva e scompare definitivamente al tredicesimo 
giorno di cura; la tosse diminuisce notevolmente 
e le spirochete scompaiono rapidamente dall’espet¬ 
torato. Dopo quindici giorni di cura, l’inferma, 
richiamata al paese da cure familiari, trascura 
ogni terapia; non per questo peggiorano le sue 
condizioni, anzi si nota un manifesto migliora- 




368 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 101 


mento. Il 20 aprile, apiretica già da oltre un 
mese inizia una seconda serie stovarsolica e con¬ 
tinua a prendere il medicinale per oltre un mese. 
Osservata nuovamente il 14 luglio, quando la gua¬ 
rigione apparente datava già da alquanti mesi e 
l’inferma da parecchio tempo era tornata alle sue 
cure abituali, non lamenta alcun disturbo; obiet¬ 
tivamente permangono solo una lieve ipoionosi 
alla regione sopraspinosa ed alla base destra. 

La forma acuta o subacuta febbrile di spi- 
rochetosi bronchiale, stando alla lettera/tura, 
da noi poco conosciuta è stata oggetto di in- 
teressanti stadi clinici per opera di Violle e 
di Peyrot. Come nel nostro, anche nei casi 
osservati da questi AA., la febbre aveva un 
andamento irregolare, con massimi che diffi¬ 
cilmente superavano i 38°,5; spesso, fra i pe¬ 
riodi febbrili si intercalavano periodi di api¬ 
ressia; le emoftoe non erano frequenti nè cor 
stanti e i fenomeni obiettivi toracici non ave¬ 
vano nulla di caratteristico. Casi simili ven¬ 
nero recentemente descritti anche da Enescu 

e Ber co vi ci e da Timpano. 

È innegabile che dette forme sono di diffi¬ 
cile diagnosi: la banalità delle lesioni bron¬ 
chiali, la scarsa elevatezza della febbre, la 
modesta o addirittura nulla compromissione 
dello stato generale, difficilmente fanno so¬ 
spettare al medico la vera natura dell’affe¬ 
zione e gli ammalati, ritenuti affetti da sem¬ 
plici bronchiti catarrali od influenzali, cro¬ 
nicizzano spesso, dando poi origine a forme 
ipercroniche di spirochetosi bronchiale, si¬ 
mili a quelle descritte nelle osserv. preceden¬ 
ti (1, 2, 3, 4). Nel nostro caso, la valutazione 
del fattore di contagio familiare, le piccole 
emoftoe comparse, la febbricola, fecero pen¬ 
sare alla spirochetosi e l’esame delTespettora¬ 
to confermò il giudizio diagnostico; è degna 
di interesse anche la guarigione in seguilo a 

cura stovarsolica. . . 

Tn contrapposizione alla scarsa contagiosi¬ 
tà delle forme croniche, è stata descritta.una 
contagiosità notevole delle forme acute, le 
quali danno spesso luogo a vere e proprie 
epidemie, come ad es. quella di Marsiglia 
del 1924, descritta da Peyrot; nel caso nostro, 
forse perchè la diagnosi fu tempestiva e la 
cura fu iniziata subito, prima che l’inferma 
potesse essere di contagio a terzi, non fu os¬ 
servata alcuna diffusione della malattia. 

* 

* * 

I casi sopra riportati suggeriscono alcune 
considerazioni: 

1) La broncospirochetosi può essere rite¬ 
nuta endemica in Sicilia e nell’Italia Meri¬ 


dionale. Dei casi studiati nella nostra scuola, 
molti sono stati osservati in persone che mai 
o quasi mai si erano mosse dal paese nativa 
e nelle quali una accurata indagine anamne- 
stica non ha potuto far sospettare altro che un 

contagio autoctono. 

2) Non ostante che alcuni casi decorrane 
senza evidente contagiosità, si notano spesso 
casi di contagio e piccole epidemie di spiro- 
chetosi bronchiale. Tre dei nostri casi sono 
stati osservati in persone della stessa fami- 
o-lla, insieme conviventi; dalle notizie raccol¬ 
te risulta ancora che un quarto membro della 
medesima famiglia, attualmente emigrato in 
Tunisia, presenta un’affezione ipercronica 
emoftoizzante dell’apparecchio respiratorio 
nella quale può essere sospettata una bronco¬ 
spirochetosi. 

3) Delle numerose maschere cliniche che 
possono essere assunte dalla spirochetosi di 
Castellani, fra noi prevale la forma cromcis- 
sima pseudotubercolare: si tratta di infermi 
sofferenti da molti anni (in uno dei nostri 
casi perfino 27 anni!) di disturbi dell’appaiata 
respiratorio: tosse frequente, più accentuata 
di espettorato biancastro, schiumoso, non fe¬ 
tido, spesso striato di sangue o addirittura 
di lesioni a tipo fibroso di entità piuttosto 
modica. La diagnosi viene spesso sospettata 
per la discordanza fra alcuni fenomeni che 
deporrebbero per la evolutività del processa 
(tosse, emoftoe, dolori toracici, talvolta an¬ 
che febbricola) e il mantenersi dello stato ge¬ 
nerale buono, nonché isopratutto la scarsa 
entità delle lesioni rilevabili sia clinicamente 
che radiologicamente dopo anni ed anni di 

malattia. . 

Non debbono poi essere assai rare ira noi 

anche le forme di bronchite spirochetica acu¬ 
ta febbrile: dette forme sfuggono alla dia¬ 
gnosi etiologica e vengono confuse facilmen¬ 
te con banali bronchiti catarrali. 

RIASSUNTO. 

LA. illustra cinque casi di spirochetosi 
bronchiale da lui osservati in Sicilia, di cui 
quattro si riferiscono a forme cronicissime 
pseudotubercolari ed uno a bronchite spiro- 
chetica subacuta. Ritiene che la malattia in 
parola è da noi più frequente di quanto fi¬ 
nora non si sia ritenuto e che la ricerca siste¬ 
matica delle spirochete nell’espettorato in tut- 
ti i oasi dubbi svelerebbe assai probabilmen¬ 
te l’esistenza di molte forme che attualmen¬ 
te sono misconosciute. 





[Anno XXXIX, Num. 10] 


SEZIONE PRATICA 


369 


BIBLIOGRAFIA. 

Oltre alla letteratura citata nel mio precedente 
lavoro (Riforma Medica, 1930, n. 17), cfr. altresì: 

1) Violle. Presse Médicale. 1918, n. 3. 

2) Peyrot. Marseille Médicale, 1924, p. 391. 

3) Chartres, Laferrif.re et Farah. Ibid., 1924, 
p. 070. 

4) Maderna. Riforma Medica, 1926, n. 22. 

o) Ghetti. Arch. ital. ( Scienze Med. Colon., 1929, 
n. 4. 

6) Talia. Radiologia Medica, 1930, p. 1370. 

7) Franco* Le pseudotubercolosi e le sindromi 
pseudotubercolari del polmone. Napoli, Idel- 
son edit., 1930. 

8) Boccia. Revista Sud-Americana de Endocrin., 
Immunol. y Quimioterapia, 1931, p. 214. 

9) Enescu et Bercovici. Annales de Médecine, 
1931, p. 423. 

10) Timpano. Policlinico, Sez. pratica, 1931, p. 804. 

11) Cola. Archivio di Radiologia, 1931, n. 3. 

12) Cesarano. Arch. Ital. Scienze Med. e Colon., 
1931, n. 2. 

OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Istituto di Clinica Chirurgica della R. Università di Roma 

diretto dal Prof. R. Alessandri. 

Cisti connettivali del cordone spermatico. 

Doti. Corradino Glacobbe, aiuto volontario. 

Le cisti del funicolo spermatico, pur non 
presentando un notevole interesse clinico, me¬ 
ritano tuttavia particolare considerazione nei 
riguardi della loro patogenesi. Lo studio di 
esse viene generalmente trascurato; le osser¬ 
vazioni note sono infatti per lo più incomplete 
e non sempre corredate da accurati esami isto¬ 
logici, che sono tanto indispensabili per chia¬ 
rirne la genesi. 

Credo pertanto utile prima di illustrare al¬ 
cuni casi occorsi alla mia osservazione e rife- 
rentisi a « cisti funicolari conJnettivali », va¬ 
rietà eccezionale, di cui la patogenesi è anco¬ 
ra oggetto di discussione tra i patologi, di rias¬ 
sumere brevemente quanto si conosce sui tu¬ 
mori liquidi del funicolo spermatico. 

Il funicolo, come è noto, è costituito dal 
dotto deferente con la sua arteriola (deferen- 
ziale), dai vasi spermatici interni, dai linfatici 
testicolari, dall’arteria funicolare (o spermati¬ 
ca esterna) e da fili nervosi del grande simpa¬ 
tico. 

Tali formazioni sono riunite da lasso tessu¬ 
to connettivo, che ne permette la facile disso¬ 
ciazione; il funicolo è inoltre avvolto da una 
guaina dello stesso connettivo che continua 
quello sottoperitoneale e che contiene fibro- 


cellule muscolari, scoperte da Henle col nome 
di cremastere interno. 

Accanto a questi elementi vanno ricordati 
i residui del condotto peritoneo-vaginale ed 
anche quei residui embrionali annessi al testi¬ 
colo (idatidi del Morgagni, organi di Giraldés, 
vasi aberranti deirepididimo), che hanno an¬ 
che una notevole importanza nella produzione 
di cisti in questa regione. 

Per tale disposizione antomica, come fa os¬ 
servare Tillaux, il cordone spermatico è par¬ 
ticolarmente soggetto alla formazione di rac¬ 
colte liquide sia diffuse (rare) che circoscritte 
(più frequenti), le quali vanno contraddistin¬ 
te col nome di cisiti del funicolo. 

L’idrocele diffuso o edema del cordone , co¬ 
me fa rilevare Donati, deve essere separato dal¬ 
le vere cisti del funicolo. Tale affezione, segna¬ 
lata e dettagliatamente descritta da Pott (1801) 
col nome di idrocele delle cellule della tunica 
comune , fu in seguito studiata da vari autori 
(Scarpa, Bertrandi, Curling, Kocher) e ripro¬ 
dotta sperimentalmente sul cadavere da Monod 
e Terrilon (1889). Essa consiste in una ini¬ 
bizione delle maglie del cellulare con liquido 
sieroso o siero-ematico, non delimitata da una 
vera e propria parete, e può essere determina¬ 
ta da traumi, da irritazione meccanica locale o 
da cause edematose generali (Gobbi). 

L’idrocele incistato secondo Velpeau sarebbe 
per lo più un residuo dell’idrocele diffuso di 
Pott o potrebbe primitivamente manifestarsi co¬ 
me tale per infiltrazione di liquido nelle ma¬ 
glie dell’involucro fibro-cellulare del cordone, 
le quali si distenderebbero dando luogo alla 
formazione di vere cisti. 

In tal modo veniva da Velpeau sommaria¬ 
mente spiegata la genesi della massima parte 
delle cisti del funicolo. 

Le produzioni cistiche del funicolo sperma¬ 
tico sono state variamente classificate. Goss, ad 
esempio, le divide in: idrocele funicolare, cisti 
spermatiche, cisti sacculari, cisti idatiche. 

English aggiunge un’altra varietà: le cisti 
linfatiche. 

È da rilevare però che le cisti sacculari non 
debbono essere confuse con le altre formazioni 
cistiche; esse, che sono raccolte liquide in un 
sacco in cui si sia avuta obliterazione del col¬ 
letto, appartengono alla patologia delle ernie 
piuttosto che a quella del cordone e vanno an¬ 
che distinte dall’idrocele sacculaire falso o spu¬ 
rio, costituito da accumulo di liquido in un 
sacco erniario voluminoso a contenuto visce¬ 
rale. 



370 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 10] 


Secondo la classificazione fissata da Donati 

abbiamo: . 

A) Cisti provenienti da residui embrionali , 

di cui: . , 

a) cisti provenienti da residui del canale 

peritoneo-vaginale; 

b) cisti spermatiche, da residui del corpo 

di Wolff; 

c) cisti dermoidi. 

B) Cisti indipendenti da residui embrion • 


game lo sviluppo Gosselin e Sedillot invoca¬ 
rono una causa traumatica; per rottura cioè 
di un tubo retto o di un vaso afferente e pel 
consecutivo spandimento di liquido spermati¬ 
co nel tessuto cellulare, dove, per irritazione , 
verrebbe a formarsi una neomembrana delimi¬ 
tante la raccolta liquida. 

Tale teoria è confermata dai risultati spe¬ 
rimentali di Fabrini e di Tournade. È da ri¬ 
levare però che non è sempre possibile met¬ 
tere in evidenza un traumatismo qualsiasi, sìa 


li, di'cui: 

a) cisti spermatiche per ritenzione, 

b) cisti linfatiche; 
d) cisti di origine connettevate. 

le cisti provenienti da residui del canale 
peritoneo-vaginale sono di gran lunga le p.ù 

frequenti. • „ 

Il canale peritoneo-vaginale, coni e nolo, si 

oblitera una diecina di giorni dopo la na * cl [ a 
e si trasforma gradatamente in un cordone f - 
braso, che costituisce il legamento vaginale di 
Cloquet. Tale obliterazione però m un terzo 
circa degli individui non avviene oppure si 
verifica con notevole ritardo od anche incom¬ 
pletamente. Un adulto su dieci — fa rilevare 
Bégouin - presenta un’anomalia peritoneo- 
vaginale, il che spiega la frequenza delle erme 
inguinali dette per questa ragione di origine 

congenita. 

Alle anomalie di obliterazione del canale va- 
gino-peritoneale, che sono state bene studiate 
da Zuckerkandl, Féré, Sachs, Romonede, ecc. 
corrispondono i diversi tipi di idrocele; idro¬ 
cele comunicante (quando il dotto e rimasto 
permeabile in totalità); idrocele ingmno-funi- 
colo-vaginale (quando l’obliterazione avviene 
solamente nella porzione superiore); idroce e 
biloculare (quando il canale disteso cede in a - 
cuni punti e manda dei prolungamenti); idro¬ 
cele multilo calar e (in un canale obliterato a 

tratti). Quando il dotto peritoneo-vaginale e 

chiuso in alto e in basso la sua parte media 

rimanendo permeabile può trasformarsi in una 
sacca cistica, che costituisce l 'idrocele inastato 
del cordone degli antichi autori. Il termine di 
cisti del cordone però, come fa rilevare M n- 
ciere, è più esatto. Tali cisti sono consecutive 
a infiammazioni primitive della sierosa, la cui 
natura può esser precisata con esami batte¬ 
riologici e citologici del liquido (Bégouin). 
La loro parete all’esame microscopico mostra 
una costituzione istologica simile a quella del¬ 
la sierosa peritoneale e presenta sulla super- 
ficie interna un epitelio pavimenterò. 

Le cisti spermatiche , sulla cui origine molto 
si è discusso, sono abbastanza rare. Per spie¬ 


pure lieve, quale causa determinante. 

Secondo numerosi altri AA. le cisti sper¬ 
matiche traggono origine da residui del cor¬ 
po di Wolff scaglionati lungo il decorso del 
cordone spermatico. Tali residui embrionali, 
che vengono trasportati dai testicoli nella lo¬ 
ro discesa, per non ricordare che i più noti 
sono: l’idatide peduncolata del Morgagni, 1 i- 
datide sessile, i vasi aberranti, l’organo di Gi- 
raldés o paraepididimo, analogo all’organo di 
Rosenmuller, che è un residuo dei tubi ghian¬ 
dolari medi del corpo di Wolff nella donna. 

Secondo Alessandri, a proposito delle cisti 
sottoepididimali spermatiche, è da ritenere che 
in molti casi esse « sono dovute alla perma¬ 
nenza di dotti embrionali a fondo cieco, o di 
produzioni cistiche, residuo dei canali del cor¬ 
po di Wolff, in comunicazione col sistema e- 
scretore fisiologico, che, all’epoca della pu¬ 
bertà, si riempiono di liquido spermatico e 
possono anche rendersi indipendenti o real¬ 
mente o solo apparentemente per l’esiguità 
del canale di comunicazione ». 

Le cisti spermatiche presentano una parete 
sottile, rosea, pellucida, sulla cui superficie 
interna all’esame istologico si riscontra la pre¬ 
senza di un epitelio cilindrico (organo del Gi- 
raldés) o cilindrico cigliato (vasi aberranti del¬ 
l’epididimo); il loro contenuto è un liquido 
spesso lattescente in cui è facile rilevare al 
microscopio numerosi spermatozoo 

Tra le cisti del funicolo provenienti da re¬ 
sidui embrionali sono da ricordare anche quel¬ 
le dermoidi sulla cui patogenesi molto si è 
discusso. Queste cisti, anche in considerazio¬ 
ne della rarità della loro localizzazione, of¬ 
frono particolari difficoltà diagnostiche po¬ 
tendo essere confuse specialmente con 1 ernia. 

L’esame del contenuto, che fa rilevare spe¬ 
cialmente .peli e sostanza grassosa, dà la chia¬ 
ve per la loro esatta identificazione. 

Fa però osservare Cisneros che la diagnosi 
e la natura (dermoide) di tali tumori può e 
deve stabilirsi anche prima dell'intervento te¬ 
nendo conto principalmente delle sensazioni 




[Anno XXXIX, Num. 10] 


SEZIONE PRATICA 


371 


fisiche rilevate all’esame e cioè della caratte¬ 
ristica pastosità, che non si riscontra mai nel¬ 
le altre formazioni cistiche del canale ingui¬ 
nale. 

Alle cisti indipendenti da residui embrio¬ 
nali appartengono le cisti spermatiche per ri¬ 
tenzione , che per la maggior parte degli /VA. 
avrebbero origine da una dilatazione parziale 
(a guisa di diverticolo) del deferente in seguito 
all’occlusione di esso. In alcuni casi però pos¬ 
sono essere anche delle cisti epididimali spo¬ 
state dalia loro sede. 

Rare sono le cisti linfatiche , di cui parla 
English. La loro patogenesi è oggetto di di¬ 
scussione, potendo per alcuni autori trattarsi 
di neoformazioni (linfagiomi cistici) e per al¬ 
tri di linfangectasie consecutive a processi 
meccanici od infiammatori. La loro natura 
può essere confermata dall’esame microsco¬ 
pico, che fa rilevare la presenza di numerosi 
ammassi linfocita ri. 

Non è sempre facile però anche con esami 
istologici accurati distinguere se trattasi di 
semplice dilatazione di vasi linfatici preesi¬ 
stenti oppure di proliferazione atipica. Solo 
in casi veramente eccezionali è possibile os¬ 
servare il processo neoplastico al suo inizio. 
Ad ogni modo depongono per la forma neo¬ 
plastica la presenza in seno alle cisti di tes¬ 
suti che ad essa sono estranei : fibre muscolari 
striate (Sultan), fibre muscolari liscie (Schmie- 
den, Schmidt, Borst), cartilagine (Ritsclil), che 
stanno a dimostrare un ulteriore sviluppo del 
germe aberrato, e così pure la presenza di un 
connettivo assai ricco di elementi cellulari ed 
anche la presenza di tessuto linfatico nello 
spessore delle pareti. È da rilevare però che 
anche la presenza di tessuto muscolare, ela¬ 
stico, ecc. è stata riscontrata in semplici lin- 
fangectasie. Ma anche tutti questi caratteri 
presi insieme — fa osservare Gobbi — non 
bastano il più delle volte ad accertare la dia¬ 
gnosi, chè per processi alterativi, cui può an¬ 
dare incontro la parete delle cisti, non è sem¬ 
pre possibile distinguere una semplice lin- 
fangectasia da un vero e proprio linfangioma. 

Tra i tumori cistici del funicolo Gross in¬ 
clude anche le cisti idatidee, che sono rare ed 
anch’esse di difficile diagnosi. 

La diagnosi in genere è formulata o in se¬ 
guito a puntura (liquido limpido come acqua 
di roccia con i caratteri ben noti e su cui 
sorvolo) o all’esame della caratteristica cisti, 
la quale risulta di due strati; di uno strato 
esterno, o cuticola, molto elastico e stratifi¬ 
cato a lamelle e di uno strato interno, o pa- 


renchimale, fatto da masse granulose, da cel¬ 
lule, da fibre muscolari e da un sistema va- 
sale. 

Anche tale varietà di cisti del funicolo può 
essere diagnosticata o per lo meno sospettata 
in base ad accurato esame per una « crópita- 
tion qu’il donne sous le doigt et qui ressem- 
ble à la crépitation des tumeurs à grains rizi- 
formes » (Le Dentu et Delbet). 

Ed ora debbono essere finalmente conside¬ 
rate le cisti connettivali, che formano parti¬ 
colare oggetto del presente lavoro. Se si con¬ 
siderano i pochi casi descritti in letteratura 
si ha la manifesta impressione che ancora og¬ 
gi non è ben chiara e precisata la genesi di 
tali formazioni, che sono peraltro estrema- 
mente rare, per cui può essere interessante, 
sia dal punto di vista clinico che anatomo- 
patologico, accennare a tutto ciò che si cono¬ 
sce al riguardo dopo aver brevemente illu¬ 
strato due casi occorsi alla mia osservazione. 

Osservazione I. — S. Alessandro, di anni 21, 
militare. Entra in ospedale il 10 agosto 1930. 

Nulla di notevole nel gentilizio. Nessun prece¬ 
dente morboso degno di nota. 

Dieci giorni or sono, rivolgendo casualmen¬ 
te la sua attenzione alla regione inguinale sini¬ 
stra, ha osservato una piccola tumescenza in cor¬ 
rispondenza deirorificio inguinale esterno. Det¬ 
ta tumefazione, che è affatto indolente sia spon¬ 
taneamente che alla pressione, non ha arrecato 
alcun disturbo al p., che ha potuto regolarmen¬ 
te attendere al suo servizio sino al momento del 
ricovero in ospedale. 

Il p., ripetutamente interrogato, non ricorda 
di aver patito traumi di sorta a carico della re¬ 
gione colpita. 

E. O. Individuo di costituzione scheletrica re¬ 
golare in buone condizioni di nutrizione e san¬ 
guificazione. 

All’esame metodico dei vari organi ed apparati 
non si rileva nulla di notevole. 

Localmente, stando il paziente in posizione 
eretta, rilevasi all’ispezione una piccola tumefa¬ 
zione situata immediatamente all’infuori dell’a¬ 
nello inguinale esterno. Detta tumefazione, che 
sotto i colpi di tosse diviene più sporgente e si 
sposta in massa anteriormente e in basso, è ri¬ 
coverta da cute di aspetto normale ed ha la for¬ 
ma e la grandezza di un uovo di piccione. La 
palpazione conferma i dati rilevati all’ispezione 
circa la forma e la grandezza della tumefazione, 
che appare liscia, tesa, elastica, non decisamente 
fluttuante, perfettamente indolente. Essa è po¬ 
sta anteriormente al cordone cui aderisce pur es¬ 
sendo dotata di una certa motilità sugli ele¬ 
menti funicolari. La percussione dà suono ottu¬ 
so. La tumescenza non si riduce con la compres¬ 
sione, nè riceve impulsi sotto i colpi di tosse; 
è completamente indipendente dall’organo di- 
dimo-epididimario. La ricerca della translucidità 
riesce infruttuosa. All’esame del canale inguinale 
non si rileva nulla di anormale. 

Si fa diagnosi di cisti del funicolo e il 13 ago- 






372 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 10'. 


sto in anestesia locale novocainica si procede al- 

Tintervenlo. , 

Incisione cutanea parallela all arcata durale 

ed estendentesi sino alla radice dello scroto di 
sinistra. Sezione dell’aponevrosi del grande obli¬ 
quo. Anteriormente agli elementi del funicolo e 
ricoverta da fibre del cremastere si rinviene la 
piccola tumescenza, che, senza aprirla, per vi 
ottusa viene facilmente e completamente enu¬ 
cleata. I singoli elementi del funicolo al piu at 
tento esame non presentano alcun rapporto di 
continuità con detta tumescenza; non sono evi¬ 
denti i resti del dotto peritoneo-vaginale, assen 
za di sacco erniario. Ricostruzione a piani. Su- 

tU p a ecor™ P post-operatorio regolare. Guarigione per 

^La cisti asportata per intero è a superficie ester¬ 
na di colorito biancastro, percorsa da una rete 
di esili ed abbondanti vasi sanguigni. Con una 
comune siringa di Pravaz si aspira il suo conte¬ 
nuto; sono complessivamente cinque cmc. di li 
quido giallo-citrino, limpido, a reazione alca¬ 
nna, assai ricco di albumina. Prova di Rivalla 
negativa. Microscopicamente si rinvengono 

SC La farete* della cisti ha uno spessore uniforme 
di circa 3 mm.; la sua superficie interna che 
non è separabile da quella esterna, è perfetta¬ 
mente liscia e di colorito roseo. 

i,esame istologico fa rilevare che la parete 
della cisti è costituita esclusivamente da tessuto 
connettivale compatto con notevole contenuto d 
vasi sanguigni; non si riscontra nella superficie 
interna alcun rivestimento epiteliale. 

Osservazione II. - B. Giuseppe, anni 21, mi- 

ll Entra in ospedale il 25 settembre 1930. 

Genitori viventi e sani. Nessun precedente mor¬ 
boso degno di nota. Asserisce di non aver mai 
sofferto g di blenorragia nè di altre malattie 

ne Da 6 'circa due mesi si è accorto per caso della 
nresenza di una intumescenza alla regione m- 
!" sinistra, che è andata lentamente e gra- 
datamente aumentando di volume *,enza 
ih aTcun dolore. Solo in questi ultimi giorni ha 
fiuto un po’ di molestia, specie dopo prolun- 

gate 1 ^ ar ^ e j i id di costituzione scheletrica re- 
gote® non presenta nulla degno di nota all'esa- 
me metodico dei varii organi ed apparati. 

In corrispondenza della regione inguinale si 
. " «tando il P in posizione eretta, rilevasi 
m sporgenza riemerta da cute normale, gran¬ 
de auanto un uovo di colomba o poco più, d spo¬ 
sta col suo maggiore asse parallelamente all ar¬ 
cata crurale. Alla palpazione la tumescenza che 
è spostabile sotto la cute, appare hscia ^ Ur d ° ole n- 
stica ' non distintamente fluttuante, P oco d °‘ e 
te Alla percussione, suono ottuso; con la com 

rtrpssione il tumore non si riduce. « 

P TanSlo inguinale esterno è leggermente sban¬ 
cato e permute d'introdurre nel tragitto un chto, 
che riesce a spostare in alto e in avanza tome, 
scenza; posteriormente ad essa si n Q n 

elementi del funicolo. Sotto 1 colpi d 
si percepirono impulsi. Non riesce possibile la 

ricerca della translucidità. , 

Organo didimo epididimano normale. 


Con diagnosi di cisti del funicolo si procede 

all’intervento (27 settembre). . . 

Incisione come per la cura radicale dell erma 

(Bassini). 

Anteriormente agli elementi del cordone, da 
cui si lascia facilmente isolare, si trova la tume¬ 
scenza, ricoverta da esili fibre del cremastere. 
Enucleazione completa della cisti per via ottusa 
ed aspirazione del suo contenuto. Non sono evi¬ 
denti i resti del dotto peritoneo-vaginale; non 
presenza di sacco erniario. 

Ricostruzione dei piani alla Bassini. Punti per¬ 
duti in catgut; superficialmente, seta e maglie 

Decorso post-operatorio regolare. Guarigione 

per primarn. , ,. _ 

La parete esterna della cisti asportata è di 
loro grigio-rossastro; la superficie interna è liscia 
lucente, rosea. La sacca cistica è completamente 
chiusa ed ha una lunghezza di cm. 7 e unai lar¬ 
ghezza di cm. 3; lo spessore della sua parete 
abbastanza uniforme (circa 2 mm.). 

Il liquido estratto con una siringa di Pravaz 
nella quantità di cmc. 6 è limpido, citrino, a rea 
zione debolmente alcalina e contiene abbondante 
albumina. Prova di Rivalla: negativa. All esame 
microscopico (li esso, dopo centrifugazione, 
si rilevano elementi morfologici. 

Istologicamente la cisti mostra una parete di 

d’infiltrazione parvicellulare. 

Manca un rivestimento epiteliale . 

I due casi sopra illustrati hanno una chiara 

ed evidente analogia, sia dal lato chmc ° . 
anatomo-patologico, con le poche osscrva iom 
affidiate alla letteratura di cisti connettivah d 
cordone. Prima però di trattarne la genesi, 
che tanto ha interessato 1 patologi e che no 
può dirsi ancora risoluta, sarà opportuno ac¬ 
cennare ai caratteri, che distinguono tali for¬ 
mazioni^ cistiche del canale inguinale. 

In rapporto alla frequenza è da untare che 

tale affezione - segnalata da F ‘ orl nel 19 ^ ® 
studiata in seguito da Donati, Bmdi^Mumm, 

Magi, iFormiggim, Prati, Esau, Hank • 

Demel, che in un accurato capitolo della su 
monografia : « Chir. des Hodens und des Sa- 
menstrangs » (1926), ha riunito quanto.si 
conosce circa le cisti connettali del funicolo 
è riuscito a raccogliere dalla letteratura sol 
otto casi. A questi sono da aggiungere due 

recenti osservazioni di Esau (« B.ndegeweb- 

seyten des Samenstrangs », Arch far Uiir , 
1931) e quella di Prati; sono complessivamen- 
te quindi, compreso lo mio osservazioni, so 

tredici i casi noti. # . 

Circa l’età è da notare che le cisti conne - 

tivali non sono proprie dell’età g lova u'’® ; s °‘ 
no state riscontrate sia in bambini (Donati) 




Anno XXXIX, Num. 10] 


SEZIONE PRATICA 


373 


che in adolescenti (Magi) ed in individui a- 
dulti (Mìimm, Esau). 

Il lato colpito non ha importanza speciale; 
nei casi riferiti ad ogni modo si ha una mag¬ 
giore frequenza a sinistra. 

La sintomatologia soggettiva è assai scarsa, 
per cui spesso l’affezione viene scoperta solo 
casualmente nel corso d’intervento per ernia 
inguinale o, eccezionalmente, per la comparsa 
di una piccola tumescenza alla regione ingui- 
no-scrotale. Talora il paziente avverte senso di 
molestia o lieve dolorabilità all’inguine; in 
un solo caso, descritto da Bindi, la cisti di¬ 
venne sede di vivi dolori, che resero neces¬ 
sario l’intervento. In qualche caso è invece 
un trauma o uno sforzo che richiama l’atten¬ 
zione nella regione colpita. 

Data tale sintomatologia viene quindi a 
mancare ogni notizia precisa sul vero inizio 
e sul decorso stesso dell’affezione. 

L’esame obbiettivo, che offre dati più nu¬ 
merosi, non consente però di poter distingue¬ 
re esattamente tali cisti dalle altre del cor¬ 
done. 

L’ispezione — stando il paziente in posizio¬ 
ne eretta — fa rilevare una tumefazione, poco 
voluminosa, situata nel canale inguinale o al¬ 
la radice dello scroto e che, sotto i colpi dì 
tosse, può diventare più sporgente. Tale tu¬ 
mefazione è ricoverta da cute di aspetto nor¬ 
male ed ha per lo più forma ovoidale col 
maggior diametro disposto parallelamente al¬ 
l’arcata crurale. 

La palpazione conferma i dati rilevati al¬ 
l’ispezione circa la forma e la grandezza della 
tumescenza, che appare liscia, tesa, più o 
meno elastica, non decisamente fluttuante. 

La cisti può riscontrarsi in qualsiasi punto 
del tragitto inguinale; è possibile pertanto ri¬ 
levarla anche in corrispondenza dell’orificio 
addominale o, più frequentemente, di quello 
cutaneo. Talvolta anzi è situata immediata¬ 
mente al di fuori del canale inguinale. 

Qualunque però sia la posizione occupata 
dalla tumescenza — fa notare Formiggini — 
importanti a rilevarsi sono i rapporti che essa 
contrae con i diversi elementi del funicolo. 
Le cisti connettivali presentano infatti le se¬ 
guenti caratteristiche; sono superficiali e si¬ 
tuate anteriormente agli elementi funicolari 
su cui generalmente godono di una' certa mo¬ 
bilità, hanno rapporti assai lassi col sacco er¬ 
niario nei frequenti casi in cui è stata notata 
la coesistenza di un’ernia, non presentano al¬ 
cuna relazione sia di continuità che di con¬ 
tiguità con l’organo didimo-epididimario del¬ 
lo stesso lato. 


La tumefazione non è riducibile alla pres¬ 
sione (può solo spostarsi), nè si modifica di 
volume col cambiamento di posizione o col 
riposo prolungato. 

La percussione dà suono ottuso e la ricerca 
della translucidità, quando è possibile, non 
offre dati sicuramente attendibili. 

Interessanti sono i reperti operatori, che ci 
consentono di rilevare delle particolarità ve¬ 
ramente importanti. Le cisti connettivali, che, 
come abbiamo accennato sopra, sono superfi¬ 
ciali e all’infuori di lasse aderenze non con¬ 
traggono alcun rapporto con gli elementi del 
funicolo, non sono avvolte dalla guaina cel¬ 
lulare del cordone, ma appaiono sviluppate nel 
suo spessore o in quello della tunica fibrosa, 
e sono facilmente enucleabili. 

AH’esaime macroscopico si rileva che la cisti, 
grande per lo più quanto una noce, è di for¬ 
ma ovale o sferica, a superficie liscia; presen¬ 
ta la parete esterna di aspetto fibroso, di co¬ 
lorito biancastro o grigio-rossastro e percorsa 
da vasi discretamente abbondanti. 

All’apertura fuoriesce scarsa quantità (po¬ 
chi cmc.) di liquido limpido, citrino, che — 
carne fa rilevare Donati — « raccolto in un 
piccolo tubetto si trova di reazione debolmen¬ 
te alcalina e, riscaldato, coagula ». Tale li¬ 
quido ha tutti i caratteri del transudato 
e contiene scarsissimi elementi morfologici 
(qualche globulo bianco e rarissime emazie). 

Lo spessore della parete è vario; in genere 
misura 1-2 mm. La superficie interna è di 
colorito roseo e può apparire completamente 
liscia o di aspetto villoso oppure, come in un 
caso descritto da Esau, essere attraversata da 
sottili lamelle a ino' di tela di ragno, le quali 
si dipartono dalla parete stessa. Qualunque 
però sia l’aspetto della superficie interna la 
parete della cisti non è separabile in strati ed 
è completamente chiusa. 

Lo studio istologico di tali formazioni — 
come si è innanzi a/coennato — può indiriz¬ 
zarci ad una esatta interpretazione di esse e 
spiegarcene il meccanismo di produzione. 

La struttura istologica della parete della ci¬ 
sti può essere così riassunta : una lamina di 
tessuto connettivale più o meno compatta e 
priva o quasi di fibre elastiche, con forte con¬ 
tenuto di vasi sanguigni, specialmente di ca¬ 
pillari. È talora possibile riscontrare modica 
infiltrazione piarviicellulare specie negli strati 
esterni; non si riscontra mai nella superficie 
interna alcun rivestimento epiteliale od endo- 
teliale. 

La patogenesi di queste cisti viene spiegata 
da Fiori e da Donati con un meccanismo si- 



374 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 10] 


inile a quello invocato da Velpeau per « 1 i- 
drocele incistato »; in seguito a piccoli e ri¬ 
petuti traumi, anche così lievi t da sfuggire 
facilmente all’attenzione del paziente, viene 
incapsulato uno spandimento sieroso dal cel¬ 
lulare o più probabilmente dalla guaina fibro- 
cellulare che avvolge il cordone. « Fra due o 
più lamelle connettivali ispessite si verrebbe a 
poco a poco a raccogliere del siero, e il con¬ 
nettivo, reagendo alla distensione, prolifere¬ 
rebbe, ispessendosi e venendo infine a costi¬ 
tuire una sacca a pareti resistenti e, in seguito, 
più sottili man mano che precede la distensio¬ 
ne » (Donati). Accettando tale teoria si com¬ 
prende agevolmente il fatto della mancanza di 
qualsiasi rivestimento della parete interna del¬ 
la cisti. 

È però opportuno notare che in nessuno del 
casi riferiti è stato possibile dimostrare la 
preesistenza di un idrocele diffuso come pri¬ 
mo grado dell’affezione, che il traumatismo 
stesso figura ma non chiaramente in una sola 
osservazione di Donati, che non sono state 
inoltre mai segnalate pregresse affezioni in¬ 
fiammatorie dell’organo didimo-epididimario 
e degli elementi del funicolo. In un solo caso 
(Esau) vi è stata concomitante erma stroz¬ 
zata, che richiese l'intervento d’urgenza e che 
non* può certo essere invocata quale momento 
eziologico. È da segnalare però che in tal caso 
vi fu anche l’applicazione di un cinto ernia¬ 
rio, la cui continua azione meccanica può non 
essere estranea all’insorgenza di un processo 
irritativo cronico capace di determinare m 
primo tempo una transudazione di liquido 
sieroso e consecutivamente la formazione di 
una cisti. 

Fonnaggini fa rilevare che bisogna tener 
conto del fatto che all’intervento 1 residui del 
dotto peritoneo-vaginale sono stati «scontra i 
quasi costantemente sviluppati piu del comu¬ 
ne ed anche parzialmente obliterati Non po¬ 
trebbe questa evenienza — si domanda 1 st¬ 
essere l’indice di una condizione embriona¬ 
ria a noi sconosciuta ed esercitante una certa 
influenza sulla produzione di tali cisti? Am¬ 
mettendo però questa ipotesi mal si compren¬ 
de invero la mancanza di qualsiasi traccia di 

epitelio interno di rivestimento. 

Nei due casi da me riferiti i reperti ope¬ 
ratori e gli esami istologici inducono a crede¬ 
re che l’affezione riscontrata non ha nulla a 
che fare coi resti del processo peritoneo-va¬ 
ginale, da cui le cisti stesse erano peraltro 
completamente indipendenti. Trattasi m tutte 
e due le osservazioni di individui giovani m 


cui, per le particolari contingenze della vita 
militare, non è. ad ogni modo assolutamen¬ 
te da escludere « una causa traumatica ma¬ 
gari leggera e facilmente sfuggibile all’atten¬ 
zione del paziente » cui si possa ascrivere la 
formazione delle cisti. Ammettendo così l’i¬ 
potesi di Velpeau come la più convincente 
possiamo spiegarci la genesi delle cisti con- 
netlivali del funicolo la cui rarità, come a 
rilevare Donati, dipende probabilmente solo 
da deficienza di osservazioni. 

Clinicamente una cisti connettivale può con 
grande facilità esser confusa per l’identità 
dei segni con le altre formazioni cistiche del 
funicolo, di cui sono stati innanzi accennati i 
caratteri principali, su cui non ritorno, che 
possono talora farci stabilire una diagnosi pre¬ 
cisa anche prima dell’intervento. La diagnosi 
differenziale va anche posta, sia pure ecce¬ 
zionalmente, con alcuni tumori del cordone. 
Starlinger, ad esempio, ha illustrato un raso 
(il terzo nella letteratura) di tumore translu¬ 
cido di consistenza gelatinosa, diagnosticato 
per cisti del funicolo e che invece all’esame 
istologico risultò essere un mixo-fibroma. 

All’atto operatorio la diagnosi, giova ripe¬ 
terlo, è facilitata dal fatto che la cisti con¬ 
nettivale, situata superficialmente, è agevol¬ 
mente enutcleabile e non presenta all in¬ 
fuori di lasse aderenze — alcun rapporto con 
gli elementi del funicolo. 

Circa le .possibili complicanze è da tener 
presente l’eventualità che la cisti diventi sede 
di un processo flogistico, che come nel caso 
di Bindi, può assurgere a tale gravità da con¬ 
durre anche all’esito letale. E così pure, data 
la motilità di cui la cisti connettivale gode 
sugli elementi del funicolo, non va dimenti¬ 
cato che essa — per improvviso aumento del¬ 
la pressione endoaddominale — può spostarsi 
nella direzione del canale inguinale sino ad 
insinuarsi nell’orificio esterno « rimanendovi 
quindi impigliata e strangolata quando detta 

forza è venuta meno ». 

Assai dimostrativo al riguardo è un caso 
descritto da Razzaboni e riferentesi a « cisti 
funicolare strozzata », in cui, pur essendo as¬ 
sente qualsiasi ostacolo meccanico al circolo 
intestinale, comparvero spiccati fenomeni ge¬ 
nerali di strozzamento, che richiesero un inter¬ 
vento operativo immediato. 

La cura non può essere che chirurgica, ac 
curata enucleazione della cisti in modo da non 
ledere gli organi della generazione ed i vasi 

che ad essi mettono capo. 




[Anno XXXIX, Num. 10J 


SEZIONE PRATICA 


375 


RIASSUNTO. 

L’A., dopo aver esposto quanto si conosce 
sulle raccolte cistiche del cordone spermatico 
descrive due rare osservazioni di cisti connet- 
tivali funicolari e ne illustra il quadro clinico, 
il reperto operatorio e l’esame istologico. 

Circa la patogenesi ritiene che per tali cisti 
possa accettarsi la teoria invocata da Velpeau 
per « l’idrocele incestato » del funicolo. 

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Winslow. Spermatoceles and hydroceles contain- 
ing Spermatozoa. Surg., Gyn. a. Obst., 1920. 


Ospedale Umberto I del Circolo di Monza 

Divisione Chirurgica 
diretta dal prof. Antonino Ciminata 

Contributo clinico alla conoscenza 
delle cisti del pancreas 

per il dott. Giuseppe De Simone, assistente. 

Le cisti pancreatiche, che nelle statistiche 
ospitaliere non risultano essere frequenti, ri¬ 
vestono fra le affezioni generali dell’addome 
e particolarmente tra le malattie del pancreas 
una speciale importanza perchè sono suscet¬ 
tibili di una terapia chirurgica efficace. 

Nei vari trattati l’argomento è appena ac¬ 
cennato ed anche la letteratura al riguardo non 
è molto ricca. Ritengo utile perciò riferire 







37G 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 10] 


i due casi da me studiati anche perchè per i 
loro particolari caratteri si prestano a conside¬ 
ra/ioni cliniche non prive di interesse. 

Caso i. _ B. P. d’anni 35, contadino, da Vil¬ 
lasanta. Entra in Reparto il 6-2-1930. Nulla notasi 
nel gentilizio e nell’anamnesi patologica remota 
ad eccezione di un intervento chirurgico subito 
all’età di 22 anni per ernia inguinale destra. Di¬ 
screto bevitore e fumatore. 

Circa sei mesi or sono il p. senza avvertire al¬ 
cun disturbo, ebbe a notare l’insorgenza alla re¬ 
gione epigastrica di una bozza rotondeggiante, 
della grandezza di una noce. La tumefazione, a 
detta del malato, all’inizio presentava oscillazioni 
di volume a volte scompariva quasi del tutto, 
mentre in altri giorni raggiungeva la grandezza 
di un mandarino e solo in questi ultimi due mesi 
è andata gradatamente e progressivamente au¬ 
mentando fino a raggiungere le dimensioni at¬ 
tuali. Contemporaneamente all’aumento della 
massa il p. ha cominciato ad avvertire senso di 
peso all’epigastrio e dolore a trafitture, insorgente 
subito dopo i pasti e della durata di 2-3 ore. Il do¬ 
lore non eccessivo non si è mai accompagnato a 
vomito, nè a pirosi. Appetito ben conservato, alvo 
regolare. Non febbre, non diminuzione del peso 

corporeo. 

Esame ob. : Soggetto longilineo, di costituzione 
scheletrica regolare. Stato di nutrizione e sangui¬ 
ficazione buona. Adipe discreto; muscolatura ben 
sviluppata, tonica. Subittero alle sclere. 

App. linfoghiandolare: indenne. App. respirato- 
rio e cardio-vascolare : negativo. Addome : di for¬ 
ma e dimensioni regolari, ben palpabile, indo¬ 
lente. In corrispondenza dell’epigastrio si nota 
una intumescenza della grandezza di un manda¬ 
rino, situata quasi sulla linea mediana e mobile 
coi movimenti respiratori. Tale massa alla palpa¬ 
zione appare sferica, della grandezza di una gros¬ 
sa arancia, a limiti netti, a superficie liscia, di 
consistenza molle elastica, leggermente spostabile. 
Con manovra combinata si apprezza una netta 
fluttuazione. La palpazione non suscita dolore. La 
tumefazione si abbassa nell’inspirazione ma un¬ 
cinandola non si solleva nell’espirazione. Fegato 
col limite superiore alla VI costa mentre il mar¬ 
gine inferiore, alquanto duro ma indolente, è a 
due dita dall’arco costale sull’emiclaveare. Milza 

in sede. 

Sistema nervoso: negativo. 

Esami complementari: Es. urine: negativo. 

Reazione di Wassermann sul siero di sangue: 
negativa. 

Es. morfologico di sangue: emazie ben colorate, 
normali per forma e dimensioni, impilamento re¬ 
golare. G. R. : 4.6000.000, Hh. : 0,85; V. G.. 0,92. 
G. B.: 7800; F. L. : linfociti 16; monociti 6; poli- 
nucleati neutrofili 74; poi. eosinofili 4. 

Intradermoreazione alla Casoni : negativa con 
liquidi cistici diversi. 

Esame radiologico (doti. F. Giongo). Deforma¬ 
zione dell’emidiaframma destro che protunde in 
vicinanza dell’angolo cardio-diaframmatico in una 
formazione regolarmente curvilinea (breve rag¬ 
gio), la quale confonde la sua opacità massiva con 
quella epatica sottostante. Fegato notevolmente 
ingrandito fino a raggiungere quasi col margine 
inferiore il livello della cresta iliaca. Il tumore 
palpabile all’epigastrio risulta modicamente opaco 


ai raggi X, sposta fortemente lo stomaco a sini¬ 
stra senza ulteriormente deformare la parete del¬ 
la piccola curva che lo accoglie nella sua conca¬ 
vità, e si dimostra ad esso adesa. Nei movimenti 
del respiro, nel far retrarre e prò tu n dere le pareti 
addominali, nel corso delle manovre di palpazione 
e pressione variamente praticate sembra intima¬ 
mente connesso col fegato. Dato che lo stomaco 
non risulta altrimenti interessato .che per lo spo¬ 
stamento suddetto e per un’evidente diminuzione 
della peristalsi sulla piccola curva, ma non è nè 
fisso nè dolorabile e si vuota in tempo normale; 
si esclude che il tumore in parola trovi in esso 
il suo punto di partenza e si propende per la sua 
pertinenza o alla piccola ala del fegato od al pan¬ 
creas, . 

L’esame clinico ed il reperto radiologico per¬ 
mettono la diagnosi di cisti ma è difficile poter 



stabilire con esattezza se a carico della piccola ala 
del fegato ovvero del pancreas. Con tale dubbio 
diagnostico, perdurando i latti dispeptici e 1 e P 1- 
gastralgia e notandosi un leggero aumento della 
tumefazione, si decide l’intervento che viene pia- 
ticato dal prof. R. Calvini il 21-2-1930. 

« In morfio-cloronarcosi con incisione mediana 
xifo-ombellicale si mette a nudo la massa tumo¬ 
rale costituita da una formazione cistica a pareti 
spesse, fibrose, situata fra la piccola curva dello 
stomaco, stirato in basso, ed il lobo sinistro del 
fegato. La cisti, che superiormente è aderente alla 
faccia inferiore della piccola ala del fegato, si ap¬ 
profonda verso il pancreas col quale fa corpo per 
mezzo di un corto peduncolo. 

Si apre e si svuota la cisti del suo contenuto co¬ 
stituito da circa un litro di liquido bianco-gri¬ 
giastro filante e si marsupializza alla parete ad¬ 
dominale ». , n 

Decorso postoperatorio regolare. Il secreto della 

fistola macera ampiamente le pareti addominali 











378 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 10J 


decorso clinico, la sede, l’estensione e i limiti era¬ 
no sufficienti ad orientare il concetto diagnostico 
verso una formazione cistica benigna del pan¬ 
creas. 

Con tale concetto non andava discorde neppure 
lo stato di denutrizione del malato, che poteva 
essere messo in rapporto con alterazioni della se¬ 
crezione interna ed esterna del pancreas con re¬ 
lative gravi ripercussioni sull’assorbimento inte¬ 
stinale e sul ricambio dei carboidrati. 

Il giorno seguente, presentando il p. un peg¬ 
gioramento delle condizioni generali, consiglio il 
ricovero in Ospedale dove viene il 3 settembre sot¬ 
toposto ad atto operatorio dal chirurgo primario 

prof. A. Ciminata. .... 1Io 

« In anestesia locale con percaina si incide sul a 

linea alba e si cade su una massa intrapentonea e 
lissa, cosparsa alla superficie di una ricca ro.e 
venosa. L’orientamento è difficile ma a poco a 
poco facendosi strada fra fitte aderenze si vede che 
sulla faccia anlero-esterna di questa massa, delia 
grandezza di una grossa testa di feto, è poggiata 
ed aderente un’ansa intestinale che per la sua 
continuità col piloro è individuata come duodeno. 
Continuando la dissezione si riesce a capire che 
la massa tumorale aderisce e fa parte del tessuto 
pancreatico. Il colon trasverso è spostato in basso, 
lo stomaco in alto. Al duodeno aderisce un tes¬ 
suto che per la sua struttura e colore si ritiene 
essere pancreas. La massa è fluttuante e legger¬ 
mente pulsante. Con una puntura esplorativa si 
dà esito a liquido ematico non coagulabile, il che 
fa escludere Teventualità di un aneurisma aortico 
al quale si era costretti anche a pensare, bimane 
quindi molto più probabile la diagnosi di cisti 
del pancreas tanto più che sulla superficie de la 
parete cistica accanto a vene enormemente dila¬ 
tate si vedono isole di parenchima pancreatico. 
Con legature si isola un campo su cui si la ca¬ 
dere un’incisione con la quale si vuota una gran¬ 
de quantità di liquido ematico. Esplorando col 
dito la cavità si sente pulsare l’aorta e si riceve 
l’impressione precisa del grande volume della ci¬ 
sti. Si zaffa e si marsupializza ». 

Il decorso postoperatorio è normale. Dopo qual¬ 
che giorno si inizia la rimozione dello zaffo. La 
cavità continua a secernere un liquido che ma¬ 
cera la cute adiacente che bisogna proteggere 
spalmandola abbondantemente con pomata al- 
1 inottiol La cavità si riduce con discreta rapidità 
e la fistola si chiude completamente dopo circa 
quaranta giorni. Il p. rivisto il 25 scorso gode 
ottima salute ed è aumentato di 10 chilogrammi 

in peso corporeo. 

Nei due oasi descritti l’atto operatorio con¬ 
fermò la diagnosi di cisti del pancreas. Nel 
secondo specialmente il reperto operatorio fu 
molto dimostrativo perchè mise in evidenza 
come per raggiungere la formazione cistica fos¬ 
se necessario incidere il parenchima pancrea¬ 
tico. Il decorso post-operatorio dimostrò an¬ 
che la natura benigna del processo. Nei no¬ 
stri casi non può essere invocato il fattore 
traumatico perchè nè il primo, nè il secondo 
dei pazienti subirono trauma di sorta nella 
regione addominale. Può essere soltanto con- 


1 -- , , 

siderato nel secondo caso il fattore ntenzio- fra 


ne di origine infettiva (è noto come alcuni 
Autori danno importanza alla ritenzione per 
un processo di pancreatite interstiziale cro¬ 
nico) rilevando nella storia clinica un proces¬ 
so di polmonite con esito in empiema. Seb¬ 
bene il lungo intervallo di tempo, un tren¬ 
tennio circa, fra la malattia infettiva e l’in¬ 
sorgenza della sintomatologia addominale non 
depone molto in favore di questa intei prela¬ 
zione patogenetica pure la localizzazione in¬ 
tra pancreatica della cisti permette di dare una 
importanza non trascurabile al fattore riten¬ 
zione. 

Il sintomo dolore si manifestò in diversa 
gradazione nei miei malati. Come è noto r 
dolori possono essere sia sotto forma di sen¬ 
sazioni penose costanti ottuse all epigastrio, sia 
sotto forma di nevralgie celiache violente ac- 
cessionali per compressione del plesso mesen¬ 
terico o solare come nel secondo dei casi de¬ 
scritti. I dolori da nevralgia celiaca sono im¬ 
portanti per la diagnosi perchè nessun altro 
tumore cistico della parte alta del ventre lo 
produce (Leube). Il dolore profondamente si¬ 
tuato può durare anche alcuni giorni ed è di 
tale intensità che neppure le iniezioni di mor¬ 
fina valgono a calmarlo. Esso inoltre non so¬ 
lo si irradia ai fianchi e posteriormente verso 
il sacro ma specialmente in basso in tutto 1 ad¬ 
dome, a ventaglio, fin nelle fosse iliache si 
che il malato giace nel letto piegato su se stes¬ 
so. Le crisi dolorose sono in genere legate ad 
aumento improvviso ydel volume della cisti 
per fatti di trasudazione o per emorragie. Nel 
secondo caso infatti il liquido estratto dalla 
cisti era nettamente ematico. Dal punto di vi¬ 
sta della diagnosi differenziale non entravano 
in discussione le cisti dell'ovaio oltre che per 
il sesso anche per la sede sicuramente epi- 
o-astrica. Per quest’ultimo dato poteva essere 
esclusa anche la cisti del mesenterio contro 
la quale parlava anche la fissità del tumore 
quantunque è da tenere presente che una ci¬ 
sti mesenterica, mobile dapprima, può m con¬ 
seguenza di fatti flogistici pericistitici acqui¬ 
stare una certa fissità. Una cisti pancreatica 
che si sviluppa fra i due foglietti del meso- 
colon può simulare una cisti mesenterica, ma 
questa varietà di cisti del pancreas rappresen¬ 
ta una rarissima evenienza. . 

Invece ne.l secondo caso fu presa in consi¬ 
derazione la probabilità di una cisti retrope¬ 
ritoneale e nel primo di una cisti di echmococ- 

co del fegato. 

Difficile la diagnosi differenziale con 
malattia, specie quando la cisti si fa strada 
fra stomaco e fegato. L’ittero, in genere bini- 




[Anno XXXIX, Num. 10] 


SEZIONE PRATICA 


379 


tato alle sclere, l’epatomegalia, la mobilità 
della massa durante gli atti respiratori, la pre¬ 
senza di pigmenti biliari nell'urina non de¬ 
pongono sicuramente per la pertinenza della 
cisti al fegato poiché tali sintomi possono 
essere presenti anche nelle cisti pancreatiche 
e sono dovuti a fenomeni di stasi per compres¬ 
sione delle vie biliari ed a fatti di aderenze 
per reazioni flogistiche pericistiche. Tuttavia 
una marcata eosinofilia, la positività della in- 
tradermoreazione di liquido cistico, l’accre¬ 
scimento lento e la mancanza di oscillazioni 
di volume, presente in ambedue i casi da me 
illustrati, fanno propendere per una cisti del 
fegato. Nei miei casi non venne presa in con¬ 
siderazione la possibilità di sacche idronefroti- 
che o cisti del rene, perchè queste di solito so¬ 
no lateralizzate ed il dolore è a carattere di 
vere coliche renali. D’altra parte se il rene 
fosse stato in causa e sede di una idronefrosi la 
massa cistica avrebbe dovuto svilupparsi ver¬ 
so il fianco e non dietro lo stomaco e si avreb¬ 
be avuto la presenza del colon e del sigma 
davanti al tumore. Altro cenno merita il fatto 
clinico del rapido benessere dopo l’interven¬ 
to operatorio. Infine dallo studio dei miei ma¬ 
lati non si può non riaffermare l’importanza 
dell’indagine radiologica. 

Usando una tecnica affinata è possibile scor¬ 
gere la massa cistica che risalta per opacità 
sulle regioni vicine ed il quadro è diverso a 
seconda della via di sviluppo della cisti. Quan¬ 
do questa si estrinseca fra fegato e stomaco, 
quest’ultimo è spostato in basso, col fondo e 
corpo più o meno a sinistra, e la piccola cur¬ 
va circonda -in genere la massa tumorale, 
(caso I). 

Viceversa se lo sviluppo della cisti è fra 
stomaco e colon trasverso le maggiori altera¬ 
zioni sono a carico del duodeno, che abbrac¬ 
cia i contorni del tumore e si presenta più 
o meno deformato nelle varie porzioni, come 
evidentemente appare nel secondo caso, dove 
l’incisione laparatomica cadde sopra un’ansa 
intestinale dilatata che soltanto dopo attento 
esame fu riconosciuta appartenere al duodeno. 

Per quanto riguarda la tecnica operatoria 
seguita i due casi surriferiti dimostrano che il 
metodo dello svuotamento della cisti con mar- 
supializzazione garantisce la guarigione com¬ 
pleta, inquantochè il tramite fistoloso che ne 
risulta si chiude in un lasso di tempo di po¬ 
che settimane. 

RIASSUNTO. 

L’A. descrive due casi di cisti del pancreas 
operati secondo il metodo conservatore, cioè 


dello svuotamento con marsupializzazione. Il¬ 
lustra la sintomatologia ed il decorso e trae 
alcune considerazioni sulla diagnosi differen¬ 
ziale. 

Monza, 25 ottobre 1930. • 

BIBLIOGRAFIA. 

Ceccarelli e Sulli* Policlinico, Sez. Prat., 1904. 
Cappelli. Ibid., Sez. Chir., 1909. 

Malan. Ibid., Sez. Chir., 1909. 

Pellegrini. La Riforma Medica, 1910. 

De Francisco. Ibid., 1912. 

Righetti* La Clinica Chirurgica, 1913. 

Id. Lo Sperimentale, 1913. 

Donati. La chirurgia dell’addome. Ed. U.T.E.T., 
1914. 

Simoncellj. Rivista Ospitaliera, 1918. 

Ruggì. Policlinico, Sez. Prat., 1919. 

Morh e Staehelin. Medicina Interna. Ed. Soc. 
Editr, Libraria, 1921. 

Caucci. Archivio Italiano di Chirurgia, 1922. 

Cu mb O. Radiologia Medica, 1922. 

Ortner. Sintomatologia clinica. Ed. Vallardi, 1923. 
Kaufmann. Anatomia Patologica. Ibid., 1925. 
Ceccarelli. Annali Italiani di Chirurgia, 1927. 
Borelli. Radiologia Medica, 1927. 

Sacconaghi. La diagnosi clinica dei tumori addo¬ 
minali. Ed. Zamboni, 1927. 

Ferrio. La diagnosi clinica delle malattie interne * 
Ed. U.T.E.T., 1928. 



L’ATTUALITÀ MEDICA 


La cura del tetano, della difterite e di altre 
malattie neurotropiche con il metodo 
filattico. 

(R. Cruchet. British Medicai Journal, 16 gen¬ 
naio 1932). 

L efficacia dell anestesia clórofòrmiica nel 
tetano fu per la prima volta notata da Billard. 
Egli con i suoi studi venne alla conclusione 
che il cloroformio ha la capacità di modifi¬ 
care l’equilibrio dei lipoidi e di renderli re- 
trattari all’azione delle neurotossine. Chiamò 
questo fenomeno filassi. 

Le esperienze istituite al riguardo dettero 
i seguenti risultati : 

1) La iniezione di una dose letale di tos¬ 
sina! tetanica in una cavia anestesizzata per tre 
minuti con cloroformio 12-15 minuti prima 
dell’iniezione non provoca disturbi. Perciò la 
cavia anestesizzata è refrattaria alla tossina te¬ 
tanica. 

2) Se l’iniezione di tossina tetanica/ è pra¬ 
ticata 10-15 minuti prima dell’anestesia clo¬ 
roformica, l’animale muore più rapidamente 
che l’animale al quale è stata praticata la sola 
iniezione. Perciò l’anestesia cloroformica pra¬ 
ticata successivamente alla iniezione della tos¬ 
sina ne aumenta la virulenza. 

3) Se ad un animale trattato come nel 
caso precedente subito prima o dopo della 
cloro forni izzazione si pratica un’iniezione di 









380 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 10] 


siero antitetanico (0,50 cmc, per 100 gr. di 
peso) /si ha la sopravvivenza dell’animale. Per¬ 
ciò l’iniezione di siero antitetanico contem¬ 
poranea alla cloroformizzazione annulla l’a¬ 
zione della tossina tetanica. 

Billard ottenne i medesimi risultati con la 
tossina difterica, con il veleno della vipera e 
con la sparteina. 

Billard spiega il fenomeno ammettendo che 
la cloroformizzazione preventiva (esperimento 
n. 1) impregna i lipoidi del sistema nervoso 
ed impedisce alla tossina tetanica di fissarvi- 
cisi. In altre parole il cloroformio agisce co¬ 
me un agente protettore o filattico (cpùÀaaac?, 
protezione). 

Questa proprietà fi lattica non ha la stessa 
efficienza quando le tossine neurotrofiche so¬ 
no già fissate ai lipoidi nervosi. Il clorofor¬ 
mio, è vero, data la sua affinità per i lipoidi 
è capace di scacciarne le tossine, ma non è 
capace di eccitare la funzione antitossica anzi 
sembra paralizzarla (esperimento n. 2). 

Se invece contemporaneamente alla cloro¬ 
formizzazione ed al conseguente spostamento 
delle tossine, si somministra un’antitossina 
sotto forma di siero, si ha la neutralizzazione 
delle tossine circolanti e la cura dell’infezione 
{esperimento in. 3). 

In conclusione/ quindi la cura del tetano e 
della difterite consiste nella somministrazio¬ 
ne di grandi dosi di antitossine sotto cloro¬ 
formizzazione. 

Il metodo che ha dato più brillanti risul¬ 
tati è quello di praticare le iniezioni sottocu¬ 
tanee di 50, 80 o 100 cmc. di siero antite¬ 
tanico prima o durante la cloroformizzazione. 
Nei casi fulminanti l’iniezione deve essere 
praticata per via intramuscolare o.endoveno¬ 
sa, praticando eventualmente anche un inie¬ 
zione subaracnoidea di 10 cmc. di siero. Oc¬ 
correndo il trattamento isi ripete due volte al 

giorno. . . 

La cura deve essere praticata senza indugio 
non appena compaiono i primi sintomi della 

malattia. 

Per la difterite si adopera il medesimo me¬ 
todo non appena si manifestano complicanze 

nervose. 

La stessa cura va preconizzata per la polio¬ 
mielite e l’encefalomielite. . 

Per la poliomielite si può impiegare il siero 

antipoliomielitico di Petit. 

* In mancanza di un siero specifico contro 
l’encefalomielite, in questa affezione è da ten¬ 
tare l’urotropina, la quale agirebbe filattica- 
mente come il cloroformio. L’urotropma si 
decompone nei tessuti con la produzione di 
formaldeide, che sposta le tossine dai lipoidi 

nervosi fissandovisi essa. 

Billard in effetti ha sperimentalmente otte¬ 
nuto con l’urotropina effetti analoghi a quel¬ 
li del cloroformio. 


L’iniezione di urotropina in una cavia una 
quindicina di minuti dopo la somministrazio¬ 
ne di tossina antitetanica provoca la morte ra¬ 
pi diamente. 

Il metodo filattico va inoltre sperimentato 
in, altre infezioni aventi particolari affinità 
con il sistema nervoso quali l’influenza, il ti¬ 
fo, l’herpes zoster, la varicella, la malattia 
del sonno, nonché in alcuni avvelenamenti 
(stricnina, curaro, botulismo, ecc.). 

Dr. 


SUNTI E RASSEGNE. 

PEDIATRIA. 


Le febbri alimentari del lattante. Sqnili- 
hrio termico ner sauilibrio alimentare. 


(R. Debré e M. Lelong. La Presse Médicale, 

20 giugno 1931). 

Contrariamente al concetto di febbre, sino¬ 
nimo d’infezione, in ogni età, ma particolar¬ 
mente nell’età del lattante, esisterebbero se¬ 
condo gli AA. delle febbri che si potrebbero 
dire amicrobiche, asettiche, o come le chia¬ 
mano gli AA. stessi, febbri alimentari, inten¬ 
dendo con tal nome ogni febbre la cui appa¬ 
renza sia legata 1 strettamente all alimentazione 
e che scompaia immediatamente cambiando o 
modificando il regime dietetico. • Esse si ac¬ 
compagnano ad una sintomatologia clinica 
particolare e richiedono un loro speciale trat¬ 
tamento. 

Gli AA. ricordano gli altri numerosi esempi 
di febbri indiscutibilmente asettiche, come 1 i- 
pertermia per lesioni dei centri nervosi, le 
ipertermie dovute a iniezione o ingestione di 
sostanze che agiscono sul simpatico (adrena¬ 
lina, atropina), le ipertermie degli ìpertiroidei, 
le febbri da choc e le febbri proteimche (sie¬ 
ro) e non ritengono quindi cosa strana 1 am¬ 
mettere, specie nei primi anni di vita ad e- 
quilibrio termico così instabile, la possibilità 
di elevazioni termiche legate essenzialmente a 
sostanze alimentari esagerate. Vanno separa e 
nettamente dalle cosidette febbri alimentali e 
febbri provocate, da introduzione parenteralc 
di alcune sostanze (sale, zucchero, ecc.), oppu¬ 
re da ingestione di dosi nettamente o relativa¬ 
mente esagerate di determinate sostanze, le 
febbri dispeptiche, febbri che si accompagna¬ 
no a costipazione. 

Come febbri alimentari si devono solo con¬ 
siderare le febbri da latte secco, da disidra¬ 
tazione, da scorbuto, e le febbricole allinei - 

tari. . . . A 

La febbre da latte secco descritta la prima 

volta da uno degli AA. e da Semelaigne avreb¬ 
be caratteri tipici : febbre estremamente irre¬ 
golare anche elevata (41°, 42°) con aspetto ge¬ 
nerale del bambino che si mantiene buono, e- 



[Anno XXXIX, Num. 10] 


SEZIONE PRATICA 


381 


sanie obiettivo negativo, non diarrea, non vo¬ 
mito, appetito conservato, non caduta del pe¬ 
so anzi talvolta aumento del peso durante il 
periodo febbrile. Sete intensa. Se si sospende 
il latte m polvere, o si aggiunge acqua al re¬ 
gime stabilito o si diminuisce la quantità di 
polvere, La» febbre cade subito per crisi, per ri¬ 
tornare appena si riprende l’alimento inizia¬ 
le. Lssa ha evoluzione benigna e non dà 
complicazioni. Alla febbre da latte secco si 
ravvicina la febbre da latte condensato, con lo 
stesso andamento clinico e lo stesso meccani¬ 
smo patogenetico, mentre se ne allontana la 
febbre da disidratazione caratterizzata dallo sta¬ 
to generale grave del bambino e dalla rapida 
caduta del peso. In questo caso l’aggiunta di 

acqua fa abbassare rapidamente la tempera¬ 
tura. 

La febbre scorbutica, che si può presentare 
anche prima dell'apparizione dei sintomi del- 
1 avitaminosi, come sintonia quasi premuni¬ 
tone, è una febbre elevata, molto irregolare, 
che si accompagna ad anoressia, non a distur¬ 
bi enterici, stazionarietà del peso, e sparizio¬ 
ne quasi immediata quando si aggiunga vita¬ 
mina C. in quantità sufficienti. 

Oltre questi 3 tipi di febbre, che sono in 

. | 1^ * ^ i sono da considerar¬ 

si alcune febbricole, che molte volte si pos¬ 
sono mettere in rapporto con fattori alimen¬ 
tari; così le piccole febbri negli allattati con 
latte di vacca, dovute a scarsezza d’acqua o di 
vitamine. 

liiguardo alla patogenesi delle febbri ali¬ 
mentari, essia^ è stata presa in considerazione 
anzitutto per il latte in polvere. 

Scartate furono l’origine microbica di tale 
lebbre, sia per infezione esogena (polvere a- 
settica), sia per attivazione di una infezione la¬ 
tente; così l'origine tossica, l’anafilassi alimen¬ 
tare, la sensibilizzazione dell’organismio, la di- 
sidiatazione in senso assoluto. Le esperienze 
degli A A. avrebbero potuto dimostrare l’asso¬ 
luta indipendenza da questo o quel latte in 
polvere. 

L azione piretogena sarebbe comune, più o 
meno intensa, a tutti i latti in polvere: essa 
non dipenderebbe dalle sostanze in dissoluzio¬ 
ne nel siero (lattosio, sali) ma dal rapporto 
tra la quantità di polvere e la quantità d’ac¬ 
qua della diluizione. Questo rapporto capace 
di determinare la febbre non ,si può esprimere 
in una cifra fissa : perchè varia da una pol¬ 
vere di latte ad un’altra, da un individuo al- 
1 altro, e per lo stesso bambino da un momen¬ 
to all’altro. Molta importanza ha l’età del lat¬ 
tante. Una stessa dose di latte in polvere è 
tanto più piretogena, quanto più il lattante è 
giovane. Da considerarsi è anche la costitu¬ 
zione idrolabile o idrostabile del soggetto, lo 
«tato di maggior o minor riscaldamento do¬ 
vuto agli abiti, la vivacità dei movimenti, la 
lem pera tu ila 1 ambiente. Nella trasformazio¬ 


ne del latte in polvere si svolgerebbe maggior 
numero di calorie che nella trasformazione del 
latte comune; si creerebbe così un bisogno 
supplementare di acqua, per ristabilire l’equi¬ 
librio termico; non vi sarebbe perdita d’ac- 
qua ma immobilizzazione delle riserve dispo¬ 
nibili, e quindi aumento del peso. Non si trat¬ 
ta quindi di disidratazione, ma di una primi¬ 
tiva esagerazione del metabolismo delle so¬ 
stanze che fissano l’acqua e più specialmente 
delle proteine. 

Anche nella febbre scorbutica si avrebbe 
per l’avitaminosi, uno squilibrio tra i diversi 
metabolismi, specialmente tra proteine a ac¬ 
qua; squilibrio che porterebbe alterazione ter¬ 
mica. 

l.ome gli AA. stessi tengono a dichiarare, 
le ricerche patogenetiche lasciano ancora adi¬ 
to a molte discussioni e devono essere in mol¬ 
ti punti chiarite, ma quello che deve essere 

ammesso è la realtà clinica di queste febbri 
alimentari. C Nervi 

FEGATO E VIE BILIARI. 

Alcool e sifilide nella genesi delle cirrosi. 

(Brulé, Barbat. Presse Mèd., n. 103, 26 di¬ 
cembre 1931). 

Bright nel 1827 vide nell’alcoolismo la Cau¬ 
sa principale delle cirrosi. Ma già nel 1869 
Freirichs e Lancereaux usarono il termine di 
cirrosi sifilitica, distinguendola dalle forme 
alcooliche. Gerhardt nel 1898 andò più lungi 
affermando che anche senza caratteristiche 
speciali, ogni cirrosi che si manifesti in un 
luetico senza altra causa evidente va conside¬ 
rila come una cirrosi sifilitica. Ma sopratutto 
negli ultimi venti anni si sono accumulati 
molti lavori tendenti a provare che molte cir¬ 
rosi sono luetiche e non alcooliche. 

A questo scopo si possono citare argomen¬ 
ti sierologici, argomenti terapeutici e argo¬ 
menti anatomici. 

1) Argomenti sierologici : Nel 1912 Letulle 
e Bergeron sopra 18 malati di epatiti croniche 
trovarono 7 volte la B. Wassermann positiva, 
ossia il 40 % di sifilitici. Letulle in una stati¬ 
stica ulteriore trovò il 50 % di luetici, e Vil- 
laret e Blum su 39 cirrotici trovarono il 73 % 
di luetici. 

Anche se si ammette con Le Noir che in 
un servizio ospedaliero su malati presi a caso 
la proporzione dei sifilitici è del 20, 25 %, 
questa cifra è largamente superata presso i 
cirrotici. 

L’altra parte ammettendo anche una pro¬ 
porzione assai forte di sifilitici tra i cirrotici, 
bisogna ben riconoscere che i cirrotici sifi¬ 
litici sono nello stesso tempo degli alcooliz- 
zati. Le ricerche etnologiche non permettono 
dunque di incriminare la sifilide isolatamen- 





382 


« IL POLICLINICO » 


(Anno XXXIX, Num. 10] 


te come causa di cirrosi; tutto al più si può 
invocare una associazione di lues e di alcool. 

2) Argomenti terapeutici : Esmein, Parvu, 
Courtois-Suffit e Giroux notarono che molti 
cirrotici guariscono con il trattamento mer¬ 
curiale e attribuirono ciò alla natura luetica 

della cirrosi. 

Questo argomento ha scarso valore, il mer¬ 
curio agirebbe qui come diuretico più che co¬ 
me antisifilitico. L’uso oggi di corrente dei 
diuretici mercuriali, rende il fatto bene evi- 

3) Argomenti aiMomo-patologici: Letulle 
e i suoi allievi credono db trovare un argo¬ 
mento importante nella esistenza frequente, 
alla autopsia dei cirrotici, di lesioni perito¬ 
neali delle quali essi si sforzano di dimostrare 
la natura luetica. Questa peritonite sifilitica 

sarebbe 1& causa della ascite. 

Nulla viene dunque al giorno d’oggi a pro¬ 
vare in modo perentorio che la sifilide possa, 
da essa sola, creare delle cirrosi del fegato. 
Brulé e Barbat Lanino ristudiato questo pro¬ 
blema in 53 cirrotici; con questi risultati: La 
sifilide era presente in 6 casi, quattro altri 
poi era.no dei vecchi luetici con reazioni sie¬ 
rologiche negative. La lues fu quindi rintrac¬ 
ciata nel 20 % dei casi, il che non sorpassa la 
proporzione abituale con cui si trova nei ser¬ 
vizi ospedalieri. Per contro l’alcoolismo era 
evidente (nell*86 % dei casi; e di piu dei dieci 
malati luetici, otto erano dei grandi alcoolici. 

Lo studio anatomo patologico (6 autopsie 
su dieci cirrosi di Laennec) non fu piu tavo- 
revole alla lues. Senza negare, come fanno 
• certi AA., l’esistenza di una peritonite sifi¬ 
litica, non si sentono però autorizzati ad at¬ 
tribuire ad essa come vorrebbero Letulle ed 
allievi, una frequenza ed una importanza de¬ 
cisiva. Essi non possono ammettere che la 
peritonite luetica possa dimostrare che la cir¬ 
rosi concomitante è una cirrosi luetica come 
non si può concludere per l’esistenza di una 
peritonite tubercolare alla natura tubercolare 
di una cirrosi. Essi pensano poi anche che 
come la lues non crea la cirrosi, cosi non 
crea neppure la ascite, al più, di questa mo¬ 
difica i caratteri. 

Per quanto riguarda le cirrosi atrofiche noi 
non ne troviamo nessuna, tra quelle in oui 
certa o probabile esiste la lues, che non si 
verifichi in un grande alcoolista. Per le cir¬ 
rosi' ipertrofiche invece occorre una maggiore 
riserva nelle conclusioni; perchè pure restan¬ 
do predominante, l’ufficio dell'alcool, in que¬ 
sto gruppo si trovano certo dei casi in cui e- 
tilismo non è in causa. D'altra parte lo sco¬ 
vare la sifilide in un cirrotico non ci de%e 
fare cantare vittoria, poiché nella prognosi s 
deve sempre ricordare il fattore alcool che 
solo, senza dubbio, la causa dominante. 

L. Tonelli. 


Lesioni del fegato da inoculazione di ma¬ 
laria. 


(Materna. Wien. Klin. Woch ., 43, 1931) 

L A. riferisce su 9 casi di paralisi progressi¬ 
va, venuti a morte dopo l’inoculazione del¬ 
la ’ malaria, fatta a scopo terapeutico, e che 
presentavano tutti lesioni necrotiche del pa¬ 
renchima epatico - di varia intensità e consi¬ 
stenti sopratutto in necrosi cellulari ed altera¬ 
zioni endoteliali sia delle vene centrali che 
dei rami della porta. 

Il Materna considera queste gravi alterazio¬ 
ni epatiche come la cauisa della morte, le at¬ 
tribuisce all’inoculazione malarica e conclude 
che, prima di iniziare tali cure, si debbono 
fare accurate indagini sulla funzionalità del 

fegato. 

Wagner-Jauregg (Wien. Klin. Woch., 44 
1931) replica che in alcuni di questi casi, la 
morte non era da imputarsi alla malaria, pei 
ragioni che a volta lai volta discute; secondo lui 
le alterazioni del fegato sarebbero state non ir¬ 
reparabili, ma capaci di regredire, come dimo¬ 
stra il fatto che esse erano più leggere appunto 
nei casi in cui la malarioterapia. durava da piu 
tempo: e non è d’accordo col Materna nel- 
Eammettere che i paralitici a fegato malato 

debbono essere esclusi. 

Secondo Wagner-Jtaiuregg la malarioterapia 

ben condotta resta un metodo veramente u- 
tile e prezioso. 

Materna replica brevemente ( ibidem ) Imi¬ 
tandosi a dire che egli non ha voluto criti¬ 
care il metodo, in genere, ma dimostrare che 
esso può essere pericoloso. V. Serra. 

Sulle colecistiti tifose. 

(A. Agueci. Pathologica, 15 gennaio 1932). 

L’A. riporta una statistica comprendente 
160 casi di colecistite di varia natura sottopo¬ 
sti ad intervento operatorio e sistematicamen¬ 
te studiati dal lato batteriologico (cultura dal¬ 
la bile colecistica), e, nella grandissima mag¬ 
gioranza dei casi, dal lato istologico. 

Globalmente, sui 160 casi e sa miniati,^ il b. 
di Eberth è stato trovato 13 volte (8,12 ,o). 
quasi tutti questi 13 casi è dimostrabile un 
nesso diretto fra tifo e colecistite, succedente- 
si luna all’altro a breve distanza di tempo, 
Probabilmente poi, oltre che in questi casi 
in cui il tifo è batteriologicamente dimostra¬ 
bile il b di Eberth è il primo movente an¬ 
che’di altre colecistiti in cui manca per esso 
la prova culturale; si tratta in questi casi di 
infermi nei quali la infezione Eberthiana 
risale a molti anni prima (33 casi sui 160 deb 
la statistica); possibile quindi che d b- tifoso 
responsabile in un primo tempo dell insor¬ 
gere dell’affezione colecistica, suai m un se¬ 
condo tempo, coll'andare degli anni, scorri- 



[Anno XXXIX, Num. 10] 


SEZIONE PRATICA 


383 


parso dalla bile, quando l’affezione era già in 
corso. 

Le lesioni istologiche riscontrabili nella co¬ 
lecistite tifosa sono generalmente a tipo in¬ 
fiammatorio, previa!entemente catarrale, senza 
alcun speciale carattere che le differenzi da 
lesioni analoghe, quali tutti i germi flogo- 
geni possono dare. Esse lesioni possono inte¬ 
ressare sia la mucosa, sia la muscolare, sepa¬ 
ratamente od insieme, ed in qualche raro ca¬ 
so anche la sierosa. La mucosa però è quella 
che più di comune e più di frequente è primi¬ 
tivamente lesa. 

V. de Antoni. 

La reazione di Brugsch e la formazione 

intracntanea di pigmenti biliari. 

(P. Rebecchi. Minerva Medica, 8 die. 1931). 

È noto come il Brugsch distingua quattro 
sorta di àtteri, a, seconda della tonalità della 
cute itterica : un àttero rosso-bruno, un ittero 
giallo-verde, un ittero giallo-chiaro ed un it¬ 
tero bruno. 

Nelle forme di ittero epatotossico in cui cioè 
a base della comparsa in circolo dei pigmenti 
biliari il Brug9ch pone una lesione primitiva 
delle cellule epatiche, il fegato diverrebbe in¬ 
sufficiente ad esplicare la sua normale attivi¬ 
tà verso i pigmenti sanguigni onde trasfor¬ 
marli in bilirubina: in tale processo di ela¬ 
borazione verrebbe quindi sostituito, per azio¬ 
ne vicaria, da tutt,a la superficie cutanea e ne 
verrebbe in conseguenza una scomposizione 
nella cute del pigmento ematico con forma¬ 
zione di bilirubina da un lato e comparsa di 
ferro dall’altro'. 

Nell’ittero giallo-verde o ittero di origine 
meccanica lai lesione epatica non sarebbe, al¬ 
meno all’inizio della affezione, dimostrabile; 
alla cellula epatica rimarrebbe quindi la pro¬ 
prietà di formare pigmenti biliari, ma questi 
non trovando libera la via di deflusso verreb¬ 
bero riversati nel circolo sanguigno e di qui 
nella cute, previa la loro trasformazione in 
hi li verdina, per particolari proprietà ossido- 
catalizzatrici dell’ambiente biliare ove soltan¬ 
to sarebbe possibile, a differenza del tessuto 
cutaneo, ritrovar queH’optimum riguardo al 
Ph necessario ad una tale funzione. 

Anche nell’ittero giallo chiaro, costituito da 
quegli stati di iperemolisi che conducono ta¬ 
lora alla comparsa di tinta itterica diffusa al¬ 
la superficie cutanea, non vi sarebbe forma¬ 
zione, almeno in corrispondenza della cute, 
di pigmenti biliari e mancherebbe quindi quel 
contenuto in ferro caratteristico della prima 
forma di itterizia. 

La particolare tinta bruna infine che accom¬ 
pagna Pitterò bruno, è tuttora argomento di 
discussione al riguardo della sostanza che a 
tale colorito dà origine: se si tratta cioè di 


una melanina oppure di una sostanza nera 
derivata dalla ossidazione delia bilirubina. 

Il Brugsch dunque sostiene che la proprietà 
di trasformare l’emocromogeno in pigmenti 
biliari e ferro spetti alla cute nel caso soltanto 
che le cellule epatiche siano comunque insuf¬ 
ficienti a tale funzione. In tutti gli altri casi 
si avrebbe bensì nella cute presenza di biliru¬ 
bina, ma questa sarebbe o ossidata come negli 
itteri meccanici o a reazione indiretta, come 
negli itteri da iperemolisi, ed in tutti i casi poi 
mancherebbe sempre la possibilità di dimo¬ 
strare ferro in seno ai tessuti. 

A conferma di tale supposizione il Brugsch 
riportava in ultimo la possibilità di dimostra¬ 
re chimicamente in vivo la presenza nei tes¬ 
suti del ferro di scomposizione. Iniettando in- 
tracutaneamente poche gocce di una soluzio¬ 
ne di ferricianuro potassico all’l % compare 
nell’ittero acoleretico, dopo qualche minuto, 
una chiazza più o meno intensamente bleu 
che è da ricondurre alla esistenza del ferro- 
bivalente. Anche neM’ittero medeanico una 
tale reazione sarebbe possibile, però com¬ 
parirebbe solo tardivamente, in un periodo di 
tempo che fa /presumere al Brugsch che il ri¬ 
stagno della bile abbia provocato tali lesioni 
epatiche da compromettere la funzione bili¬ 
genetica e determinare perciò la comparsa 
dell’azione vicariante del lai cute. 

L’A. ha eseguito delle esperienze di con¬ 
trollo e così riassume i risultati delle sue ri¬ 
cerche : 

1) la reazione di Brugsch che avviene nel¬ 
la cute di soggetti itterici è una reazione chi¬ 
mica di combinazione del ferricianuro potas¬ 
sico col ferro contenuto in queste condizioni 
patologiche nella cute ed in quantità tale da 
poter essere svelato con un mezzo chimico as¬ 
sai sensibile; 

2) la positività della reazione di Brugsch 
non depone tuttavia per un’azione vicaria del¬ 
la cute nei confronti del ricambio emoglobi- 
nico, ma sta ad indicare soltanto un deposito 
nella cute di una sostanza che, al pari dei pig¬ 
menti e dei sali biliari, trova difficoltà ad es¬ 
sere escreta per le sue naturali vie di elimina¬ 
zione; 

3) la prova di Brugsch non può per le ra¬ 
gioni orai dette servire come un sicuro mezzo 
diagnostico della funzionalità epatica. 

C. Toscano. 

VASI SANGUIGNI. 

Basi cliniche e sperimentali a sostegno del- 
rarteriectomia nel trattamento delle 
obliterazioni arteriose localizzate. 

(R. Leriche. Am. J. Surg., ottobre 1931). 

Le arterie non debbono essere considerate 
soltanto come tubi elastici conduttori del san¬ 
gue, ma anche» dal punto di vista della loro 


384 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 10] 


innervazione simpatica, che attraverso rifles¬ 
si vasomotori ha un ruolo importante nella 
fisiologia normale e patologica della circola¬ 
zione sanguigna. Quando un’arteria è oblite¬ 
rata i suoi nervi non rimangono intatti, ma, 
secondo l’A., sono messi in uno stato di iper- 
eccitazione dalle modificazioni trofiche che 
avvengono nella parete vasale, e possono pro¬ 
durre dei disturbi sia nel senso di una vasodi¬ 
latazione che di una vasocostrizione. 

Quando un’arteria è obliterata cessa di es¬ 
sere un’arteria e diventa un nervo simpatico 
ammalato; pertanto accanto ai segni dovu¬ 
ti puramente all’ostacolo meccanico, compaio¬ 
no quelli che l’A. riporta all'eccitazione cro¬ 
nica dei nervi della parete vasale; tra questi 
ultimi il dolore, la cianosi, i disturbi trofici, 
l’ipotonia muscolare. Segni che sec. l’A. scom¬ 
paiono in seguito all’arteriectomia. 

A questo proposito l’A. ricorda due casi 
operati nel 1917 e nel 1922 nei quali la. lega¬ 
tura rispettivamente dalla, omerale e dell’a. fe¬ 
morale per trauma aveva determinato disturbi 
consistenti in senso di freddo, riduzione del¬ 
la pressione, impotenza funzionale, cianosi, ul¬ 
cerazioni trofiche. L’asportazione del tratto di 
arteria obliterata in seguito alla legatura fu 
seguita da un ripristino completo delle con¬ 
dizioni normali. L’A. pensa che l’arteriecto- 
mia equivalga ad una operazione sul sistema 
nervoso, precisamente ad una simpatectomia 
periarteriosa, e quindi capace di guarire i di¬ 
sturbi dovuti a riflessi partenti dai nervi della 
parete vasale. Conseguenza di ciò è che la 
arteriectomia deve essere in generale sostitui¬ 
ta alla semplice legatura dell'arteria. 

Anche sperimentalmente è stato dimostrato 
che è più dannosa per il ripristino del circolo 
la legatura di un’arteria che l’asportazione di 
un tratto di es9a<. Stricker e Orban, dietro con¬ 
siglio dell’A., hanno asportato in più tempi in 
dei cani tutte le grandi arterie all'infuori del¬ 
le carotidi, dell’aorta toracica e addominale 
fin sotto l’origine della mesenterica inferiore; 
in tutti i casi si formò un circolo collaterale 
tale che l’animale non risentiva in definitiva 
nessun danno della mancanza delle arterie. Al 
contrario si avevano notevoli disturbi quando 
le arterie venivano soltanto legate. 

In base a tali ricerche cliniche e sperimen¬ 
tali LA. dal 1916 ha eseguito numerose arte- 
riectomie per occlusioni arteriose in seguito a 
legatura, trauma, trombosi acuta, arterite da 
congelazione, embolie, .arterità localizzate e 
trombosi recente da arteriosclerosi. 

I migliori risultati furono ottenuti nei casi in 
cui fu tecnicamente ipossibile asportare intera¬ 
mente la parte obliterata dell’arteria. Di con¬ 
seguenza l’arteriectomia è di scarso valore nel- 
la tromboangioite obliterante in quanto 1 o¬ 


bliterazione arteriosa è troppo estesa per con¬ 
sentire una completa asportazione. 

P. Stefanini. 


Iniezioni di glicerina nel trattamento delle 
varici col metodo sclerosante. 


(F. Magnon, Ch. Grandclaude et M. Lam- 

bret. Presse médicale, 17 giugno 1931). 

Gli autori si sono indotti a sperimentare la 
glicerina nel trattamento sclerosante delle va¬ 
rici avendo notato le proprietà sclerosanti di 
essa in occasione di ricerche sperimentali di 
altra natura. 

Essi hanno dapprima sperimentato su 47 
cani iniettando da 3 a 5 cc. di glicerina neu¬ 
tra al 30 % nelle safene degli animali. 

Notano anzitutto la indolenza dell’iniezione 
se eseguita correttamente nel lume vasale. 

Mettono quindi in rilievo una interessante 
diversità di reazione da parte del vaso iniet¬ 
tato alla l a e alla 2 a iniezione. 

Mentre alla l a iniezione segue una debole 
reazione locale costituita da un lieve ispessi¬ 
mento delle pareti della vena constatabile 
qualche ora dopo l’iniezione, dopo la 2 a inie¬ 
zione si ha invece una reazione violenta ed 
immediata consistente in una tumefazione e- 
norme del vaso che porta poi alla sclerosi con 
obliterazione completa. 

L’intervallo di tempo fra la l a e la 2 a inie¬ 
zione ha grande importanza per lo stabilirsi 
di questo fenomeno poiché esso non avviene 
se la 2 a iniezione è fattlai a non più di 24 h. di 
intervallo. Ha diremo così il suo optimum di 
produzione se la 2 a iniezione è fatta a 6-8 gior¬ 
ni di distanza dalla prima, diminuisce la di¬ 
versità di reazione fra la l a e la 2 a iniezione 
se l’intervallo supera i 14-15 giorni. 

Gli autori lo spiegano con la dottrina del- 
l’anafilassi : la l a iniezione mortificando le cel¬ 
lule delle pareti vasali e determinando 1 as¬ 
sorbimento dei loro prodotti tossici sarebbe 
l’iniezione sensibilizzatrice; la 2 a iniezione con 
lo stesso meccanismo quella che scatena- la 
reazione. 

Il metodo è stato applicato all’uomo e sono 
stati trattati numerosi casi di varici di cui gli 
autori per brevità riportano solo 5 casi di vec¬ 
chi cardiopatici. Si sono iniettati volta per 
volta 5 o 10 cc. di soluzioni al 50 % o al 75 % 
di glicerina in acqua distillata. 

Le iniezioni sono state fatte in numero di 
tre o quattro a distanza di cinque giorni circa 
una dall’altra. La sclerosi si è determinata 
quasi sempre dopo la terza iniezione. Gli am¬ 
malati non hanno dimostrato alcun disturbo. 

La glicerina ha il vantaggio di essere una 
sostanza più sclerosante e meno tossica delle 
altre fino ad oggi adoperate. 

B. Paggi. 




[Anno \\\I\, \i m. 10J 


SEZIONE PRATICA 


385 


CENNI BIBLIOGRAFICI. ( l ) 

V. Morax. Précis d'ophtalmologie. Quatriè- 

nie édition. Voi. in-8° di pagg. 900. Mas- 

son et C., Paris, 1931. Fr. 90. 

Il libro del Morax arrivato alla sua quarta 
edizione è uno dei migliori libri pratici di 
oculistica che siano apparsi in questi ultimi 
anni, chiaro e completo, con cenni su tutti i 
più moderni mezzi di indagine, arricchito di 
un buon atlante di oftalmoscopia. 

Comincia con Fesporre la tecnica operato¬ 
ria con tutte le avvedutezze come solo un così 
provetto operatore quale il Morax poteva det¬ 
tare, sulla preparazione del malato, sulla di¬ 
sinfezione, anestesia, ecc. Nei capitoli seguen¬ 
ti ove tratta delle varie malattie oculari vi è 
sempre la descrizione clinica accompagnata da 
buone nozioni anatomo-patologiche. À propo¬ 
sito delle palpebre e parti vicine sono indi¬ 
cati i più importanti e moderni metodi di 
plastica. Complesso il capitolo delle dacrioci- 
stiti nel quale sono insegnati i metodi di a- 
sportazione del sacco lagrimale e di dacrio- 
cistorinostomia, bene illustrati con figure di¬ 
mostrative. Nel capitolo che tratta delle ma¬ 
lattie della cornea fermano l’attenzione i me¬ 
todi di esame colla lente di Beebe e colla lam¬ 
pada a fessura, i quali dallo stato di integri¬ 
tà o di non integrità dell’epitelio corneale 
facilitano il riconoscimento della eventuale 
natura esogena o endogena dei processi pato¬ 
logici, e permettono anche di stabilire la 
profondità di eventuali corpi stranieri infissi 
nella cornea. Bene descritti i metodi di su¬ 
tura corneale e di ricoprimento congiuntivaie. 

Citeriormente si trovano importanti criteri 
sulla lussazione del cristallino, sull’operazione 
di cataratta, sull’esame delicato dello scotoma 
centrale, sulla plastica per simblefaro, sui 
corpi stranieri nel vitreo, ecc. È trattato poi 
estesamente della diafanoscopia, della misu¬ 
ra della tensione vascolare, della misura della 
tensione oculare. Discusso sulla cosidetta em¬ 
bolia dell’arteria centrale della retina, che più 
frequentemente sembra esser piuttosto effetto 
di una trombosi sviluppatasi nel vaso stesso 
per processi di periarterite od endoarterite. 
Sulla oftalmia simpatica, di cui l’autore met¬ 
te in dubbio la pretesa patogenesi anafilatti¬ 
ca, persuaso che la malattia sia piuttosto un 
processo infettivo. 

Dopo un esteso capitolo sui difetti di ripa¬ 
razione e accomodazione, vi sono capitoli che 
trattano delle varie sindromi cerebrali, dei 
disturbi dell’apparecchio motore, dove sono 
toccati magistralmente i problemi delle pa¬ 
ralisi semplici e delle paralisi associate. Altri 
• s ulla sifilide cerebrale, sulla tabe, sulle sin¬ 
dromi simpatiche, sulle affezioni dell’orbita e 

(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui 
si desidera la recensione. 


dei seni. Infine vi sono accenni di infortuni¬ 
stica, insegnameli li sull’arte di formulare, fra 
cui i nuovi metodi di cura per la infezione si¬ 
filitica, la sieroterapia, ecc. G. 0. 

D. Bruno. Manuale di Oculistica, 2 a ediz.. 
Voi. in-16° di pagg. 300, Milano, Hoepli, 
1931, L. 16,50. 

È un aide-memoire per studenti e per me¬ 
dici, che tratta la materia con semplicità e 
chiarezza. Buoni gli insegnamenti che dà 
su HI uso degli occhiali, anche dei moderni 
punctal e ombrai. Buoni i capitoli sugli in¬ 
fortuni sul lavoro, sulla elettroterapia ocula¬ 
re, nonché ben fatto il formulario terapeutico. 

G. 0. 

G. Ovio. La vision des couleurs , avec 19 plan- 
ches en couleurs et 129 illustrations. Paris, 
F. Alcali, 1932, Prix 100 francs. 

È la seconda edizione di questo libro ohe 
ora esce in francese in magnifica veste tipo¬ 
grafica e contiene un nuovo capitolo sui co¬ 
lori per doppia rifrazione a luce polarizzata, 
ha ampliato e completato il capitolo sull’esa¬ 
me dei difetti del senso cromatico, e molte 
aggiunte su tutti gli altri capitoli. 

A. P. 

Karl Wessely. Stereoskopischer Atlas der 
dusseren Erkrankungen des Auges. Vierte 
Lieferung, I. F. Bergmamn. Miinchen, 1931. 
Mk. 12. 

È il quarto fascicolo di questa interessante 
collezione di fotografie a colori stereoscopi¬ 
che delle principali malattie esterne dell’oc¬ 
chio, dovuta al Direttore della Clinica Ocu¬ 
listica Universitaria di Monaco di Baviera. È 
la prima volta che si riesce a completare un 
lavoro di questo genere grazie all’uso della 
camera di Zabel e di speciali lastre cromatiche 
Lumière, dove non solo col colore e col ri¬ 
lievo stereoscopico l’occhio sembra vivo, ma 
dove, in grazia della plasticità con cui il di¬ 
segno si presenta, si può perfino rilevare in 
profondità i vari piani dove risiedono le alte¬ 
razioni patologiche. In questo fascicolo sono 
riprodotte le seguenti malattie : 

Pterigo. Tumore epiteliale del lembo. Fi¬ 
stola lagrimale traumatica. Aerosi. Melanosar- 
coma della coroidea. Irite tubercolare. Catarat¬ 
ta zonulare. Lussazione del cristallino. Scheg¬ 
gia metallica nella camera anteriore. Ulcera 
vaccinica delle palpebre. Merita di essere no¬ 
tato come spesso in queste fotografie il rilie¬ 
vo e la vivacità siano ottenute per la sovrap¬ 
posizione di due fotografie molto dissimili fra 
loro, dove peir esempio le due aperture pal¬ 
pebrali sono di differente ampiezza, le cor¬ 
nee in posizioni differenti, rispetto agli an¬ 
goli della rima palpebrale, ecc. 

G. O. 







386 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 10] 


ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI 

R. Accademia Medica di Roma. 

Seduta del 30 gennaio 1932-X. 


operato: il paziente non ha sopravvissuto all’inter¬ 
vento. L’autopsia-ne dimostrò la ragione nella dif¬ 
fusione a tutti i rami maggiori dell’embolo della 
polmonare. Discute l’indicazione operatoria e illu¬ 
stra la tecnica seguita. 


Presiede il prof. S. Baglioni, presidente. 

Sopra un caso di Leishmaniosi in adulto. 

Prof. S. Silvestri. — I/O. riferisce la storia cli¬ 
nica 'ed il reperto anatomico di un caso» di kala- 
azar osservato in un uomo di 36 anni. Richiama 
l’attenzione sulla necessità di una diagnosi pre¬ 
coce, e fa rimarcare come questa è possibile con 
la puntura splenica, dato il reperto spesso negativo 
nel sangue circolante. 

Prof. V. Ghiron e Dott. R. Grasso. — Sull'ipo- 
glicemia sperimentale. 

Colture di tessuti in plasma di animali irradiati. 

Dott. A. Calò. — La coltura di tessuti embrio¬ 
nali di pollo e di tessuti neoplastici in plasma di 
animali aventi subito processi vari di irradiazione 
con rao-gi Rontgen dimostra che sono presenti nel 
circolo di animali irradiati sostanze, la cui insor¬ 
genza va riferita al processo di irradiazione, e 
aventi proprietà di eccitamento o di inibizione 

sulla crescita dei tessuti coltivati. _ 

Vengono esaminati tali ed altri reperti in rap¬ 
porto a vari problemi di radiologia e di enologia 

dei neoplasmi. 

Sulla cosidetta vitamina della fecondità (Fattore E). 


. Alcool e insulina. 

Prof. A. Galamini. — L’O. ha somministrato a 
conigli alcool e insulina per via endovenosa a bre¬ 
vissima distanza di tempo, e ha visto aumentare la 
resistenza degli animali all’azione tossica delle due 
sostanze. H Segretario : G. Amantea. 

Società di Coltura Medica Novarese. 

Seduta del 14 gennaio 1932. 

Presidente: Prof. Paolo Pietra. 

Natura e limiti dell’immunità tubercolare. 

Prof. G. F. Capuani. — L’esistenza di una im¬ 
munità tubercolare è dimostrabile con prove che 
si possono trarre dall’epidemiologia, dalla clinica 
e dalla prova sperimentale. L’immunità, ritenuta 
di natura umorale per la scoperta degli anticorpi 
tubercolari, - si è dimostrata invece di non essere 
tale, quando si è potuto constatare che questi 
anticorpi non esplicano una vera e propria azio¬ 
ne difensiva. Però si deve tener presente che ne¬ 
gli umori organici esistono altri anticerpi non 
devianti il complemento, e la cui funzione litica 
sul bacillo di Koch non può essere messa in dub¬ 
bio, sebbene non raggiunga forse un grado d 
sufficiente attività. Lo stesso vale per i fenomeni 


Prof. V. Zagami. — L’O. si è proposto di portare 
contributi sperimentali alla ulteriore conoscenza 
del nuovo fattore (fattore E o vitamina L), sul 
quale è stata richiamata l’attenzione da Evans e 

Bishop. 

Dalle osservazioni, che egli finora ha già ese¬ 
guito, risulta che ratti, sottoposti all età di 2/ 
giorni o ad epoca più inoltrata di vita ad alimen¬ 
tazione con diete sintetiche composte di caseina, 
amido, lardo, miscuglio salino di Pappenheimer, 
Me. Cann e Zucker, olio di fegato di merluzzo e 
lievito di birra, con aggiunta o senza di succo di 
limone, in appropriate proporzioni, sono cresciuti 
perfettamente bene, mantenendo sempre ottime 
condizioni generali; ma la funzione riproduttiva e 
rimasta in ogni caso, più o meno presto, danneg¬ 
giata gravemente. ,. 

Nei maschi ciò è risultato connesso con una ne ta 

diminuzione delle dimensioni dei testicoli in spe¬ 
cie, e dell’apparato genitale in genere, e con la 

mancanza di produzione ed eliminazione di sper- 

matozoi; nelle lemmine invece sembra^ connesso 
con la morte dell’embrione in epoca piu o men 

avanzata di gestazione, normale rimanendo 1 ovu¬ 
lazione, la fecondazione e l’anmdamento dell uovo. 

Il prof. Amantea domanda la parola per chia¬ 
rire il motivo che lo indusse a consigliare al prof. 
Zagami di intraprendere nel suo laboratorio le ri¬ 
cerche riferite; e per esprimere l’opinione Pedona¬ 
le che si è potuta formare, seguendo da vlcl “° 
esperienze, che lo stesso prof. Zagami ha condotto 
pazientemente e scrupolosamente per oltre 

anno. 

Intervento per embolia della polmonare. Operazione di 
Trendelenburg. 

Prof P. Vaironi. - L’O. dopo un breve cenno 
storico sulla operazione di Trendelenburg, rife¬ 
risce di un caso di embolia della polmonare cosi 


L’immunità istiogena è chiaramente dimostra¬ 
bile sia sperimentalmente che clinicamente, e si 
fonda sull’attività granulo-pessica del.P 1 * 1 . 6 ™ *!' 
ticolo endoteliale. Non tutti gli aspetti di questa 
funzione sono però ugualmente utili alla difesa 
organica; la fagocitosi è la causa prima della for¬ 
mazione della cellula gigante del tubercolo e della 
riproduzione del germe, e perciò rappresent a l 

punto di partenza di tutta la tisiogenesi, la sua 
azione si svolge invece a favore dell ° r g anis ™° 
colo in quanto determina una localizzazione de 
processo morboso facilitando così all’orgariismoT 1 
suo compito di riassorbimento o di ftbrosi cica 
triziale che sarebbe meno facile od addirittura 
impossibile se il processo fosse piu esteso. L ìm 
mimità tubercolare è quindi assai relativa ed 
™ HmiSi sono i risultati che se ne ottengono; 
è opportuno pertanto svolgere la lotta antitube 
col ire in modo da tenerla bensì come base im¬ 
portante ma non dimenticando^ che con ap 
lassi si possono ottenere risultati più ■ E 

auindi perfetta quell’azione che approfitti di an 
lipfLip tali metodi, perchè solo dal loro sinergi¬ 
smo si potrà risolvere il problema epidemiologico 
della tubercolosi. Intervengono nella discussion 
il ,prof. Meineri ed il prof. Pietra. 

Morfologia clinica e profilassi antitubercolare. 

Dott C A. Luzzatti. - L’O., ufficiale sanitario 

di MÌanza, prende a considerare l’abito costituz^ 

naie dei fanciulli inquadrati nell O. IN. B. aena 
™ftà in tutto 315, e trova il 48 % rappresentato 
dall’abito longilineo astenico'. Cita un ampia bi¬ 
bliografia sull’argomento e ritiene che J^.°P p he 
tuno intensificare l’osservazione sui bambini che 
presentano tale predisposizione alla tubercolosi^ 
Intervengono nella discussione il prof. Capuani 

ed il prof. Pietra. 



[Anno XXXIX, Num. 10] 


SEZIONE PRATICA 


387 


Sindromi sensitivo-motorie di origine funzionale. 

Prof. G. Vercelli. — L’O. fa osservare la fre 
quenza, nella pratica, deirequivoco diagnostico d 
sindrome organica per funzionale e viceversa. 

Difficoltà che, specialmente nelle associazion 
istero-organiche, può presentare il problema dia 
gnostico differenziale. 

Importanza della precocità di un sicuro ricono 
scimento, di competenza strettamente neurologica 
dal punto di vista medico-legale e terapeutico. 

Presentazione di casi clinici : emiplegia stabili 
tasi ad ictus in un giovane ventenne: paraplegia 
post-traumatica, contrattura paraplegica in una 
giovinetta con eccezionali deformazioni articolari 
sindrome simulante una compressione midollare 
con paraparesi spastica e ritenzione vescicale in 
una giovine donna, finalmente riconosciute di na¬ 
tura funzionale e rapidamente risolte. 

Dott. D. Cantone. — Meningiti linfocitarie be¬ 
nigne. 

Dott. C. Due. — Scheggie di pietra sull’iride. 

Il Segretario : Dott. Luigi Ferrerò. 

Associazione Medico-Chirurgica 
di Alessandria. 

Seduta del dicembre 1931. 

Esiste un autointossicazione intestinale? 

Prof. Debenedetti. — Tracciata in breve la sto¬ 
ria dell’autointossicazione intestinale, l’O. rife¬ 
risce sullo stato attuale della questione, ponendo 
in rilievo il fatto che precise analisi chimiche 
hanno dimostrato che nelTintestino si formano 
numerose sostanze tossiche. Queste di norma sono 
rese inoffensive da svariati meccanismi di neu¬ 
tralizzazione ma, in particolari circostanze mor¬ 
bose, giungono in circolo e spiegano la loro azio¬ 
ne nociva. 

Lo studio chimico deirautoinlossicazione intesti¬ 
nale ha permesso di precisare quali siano le ma¬ 
lati ie che si accompagnano all’immissione in cir¬ 
colo di sosLanze tossiche; l’O. fa rilevare come il 
numero di tali malattie sia assai piccolo e come, 
al contrario, molti di quei disturbi tradizional¬ 
mente attribuiti ad autointossicazione non abbia¬ 
no con questa nulla a che vedere. E’ opportuno 
quindi abbandonare il vago e poco fondato con¬ 
cetto di autointossicazione intestinale come sin¬ 
drome autonoma, cercando con un’analisi seria di 
giungere alla diagnosi delle innumerevoli malat¬ 
tie che si possono nascondere sotto la fallace ma¬ 
schera dell’autointossicazione, la quale, del resto, 
anche nei casi nei quali ò stata chimicamente pro¬ 
vata, non costituisce che un sintomo di altre ma¬ 
lattie e non assume mai un rango eziologico. 

Dott. Sardi. — Guarigione spontanea di caverne 
polmonari tubercolari. 

Di un semplice artificio per facilitare certe punture esplo¬ 
rative. 

Dott. U. Ferraris. — Quando i dati semeiotici 
indicano che nella pleura vi è uno strato sottile 
di liquido la puntura esplorativa è facilitata se 
nella siringa avvenga un’autopreaspirazione. Per 
ottenere la quale è necessario che la siringa sia 
mu nita : 


a) di un congegno speciale che permetta d’ar- 
lestare lo stantuffo in qualunque punto del suo 
percorso; 

b) d’un rubinetto a perfetta chiusura in vi¬ 
cinanza del punto di innesto dell’ago. 

Si procede in questo modo: 1) si chiude il ru¬ 
binetto; 2) si fa il vuoto nel corpo di pompa della 
siringa, che viene automaticamente mantenuto 
fermando lo stantuffo coll’adatto congegno; 3) si 
impianta l’ago nel luogo scelto della superficie to¬ 
racica alla profondità di uno o due cm. ; 4) si a- 
pre il rubinetto; 5) si spinge l’ago attraverso lo 
spazio intercostale e poi si approfonda lentamente. 
Appena la finestra dell’ago viene a pescare nel li¬ 
quido, questo sale rapidamente nel corpo, di pom¬ 
pa della siringa. 

L’autopreaspirazione è anche utile nelle puntu¬ 
re esplorative delle raccolte molto dense perchè la 
aspirazione inizialmente forte rende difficile l’o¬ 
struzione dell’ago. Il caso pratico potrà poi sug¬ 
gerire anche altre numerose applicazioni di que¬ 
sto metodo. 

Dott. G. Currado. — Peritonite pneumococcica. 

La glucosio-insulinoterapia (C. I. T.) nelle malattie di 

cuore. 

Dott. C. Currado. — Recenti comunicazioni di 
Autori, in prevalenza francesi, hanno richiamato 
l’attenzione sul risultato favorevole della sommi¬ 
nistrazione quotidiana, durante una quindicina di 
giorni, di 50-100 gr. di glucosio (o di saccarosio), 
preceduta dall’iniezione di 5-10 unità d’insulina, 
in casi di cardiopatia di nature svariate. 

Le asistolie irreduttibili per inefficacia progres¬ 
siva dei cardiotonici abituali costituirebbero il ve¬ 
ro campo di azione di questa terapia (sola o asso¬ 
ciata ai comuni cardiotonici), determinando un 
miglioramento dei segni funzionali ed il ripristi¬ 
no della diuresi. 

Nelle iposistolie ancora superabili colla digitale 
la G. I. T. darebbe risultati altrettanto buoni e più 
durevoli che la stessa digitalina. Nell’insufficienza 
ventricolare sinistra, quando la uabaina rimane 
inefficace, il metodo in parola può ancora avere 
successo, tanto più probabile quanto meno il mio¬ 
cardio è alterato; mentre in casi molto avanzati è 
necessaria l’associazione dei cardiotonici. 

Poca influenza la G. I. T. avrebbe dimostrato in¬ 
vece sui disturbi del ritmo, sull’ipertensione arte¬ 
riosa e sull’insufficienza cardiaca dei basedowiani. 
Nessun effetto nelle cardiopatie infettive acute. 

L’O. ha esperimentato il nuovo metodo in tre 
malati affetti da insufficienza aortica (luetica in 
due casi, reumatica nel terzo), con insufficienza 
del ventricolo sinistro (dispnea, cardiopalmo, ac¬ 
cessi stenocardici, ritmo di galoppo, ecc.), asso¬ 
ciando opportunamente l'abituale terapia medica. 
Non ha però ottenuto risultati favorevoli; tutt’al 
più ha osservato una leggera e breve remissione 
dei disturbi soggettivi in due casi, ma si doman¬ 
da se gli abituali mezzi terapeutici non avrebbe¬ 
ro ottenuto da soli lo stesso effetto. L’O. conta 
tuttavia di non arrestarsi a questa prima espe¬ 
rienza negativa, data la grandissima importanza 
dottrinale e pratica dei risultati favorevoli riferiti 
da altri osservatori. 


Il Segretario. 








388 


(( II, POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Nlm. 10] 


Società Medico-Chirurgica Bellunese. 

Seduta del 2 dicembre 1931. 

Presidenza: Prof. G. Pieri, presidente. 

Prof. A. Natali. — II dolore nelle malattie del¬ 
l'apparato digerente. 

Il trapianto osseo nella cura della tubercolosi osteoar- 
ticolare. 

Prof. G. Pieri. — L’O. premette che abitualmen¬ 
te i gravi casi di tubercolosi osteo-articolare ven¬ 
gono da lui curati nell’adulto con la resezione, e 
che riserva il trapianto osseo ai soggetti inferiori 
ai 20 anni. Riferisce su 18 casi trattati, nei quali 
il periodo di osservazione postoperatoria è supe¬ 
riore ai 3 anni. 

In 8 casi fu usato il processo di Robertson La- 
valle, che consiste nella infissione di caviglie os¬ 
see (prelevate dal paziente) nello spessore delle 
epifisi limitrofe all’articolazione : furono così trat¬ 
tati 3 casi di coxite, 2 di gonite e rispettivamente 
un caso di artrosinovite della spalla, del gomito, 
dell’articolazione tibioastragalica. I risultati furo¬ 
no buoni in 3 casi (guarigione clinica), discreti 
in 2 casi (miglioramento), sfavorevoli in tre casi 

(peggiorfnnent 0 ). 

In io casi rÒ. adottò una tecnica diversa, al- 
traversando a tutto spessore con un robusto tra¬ 
pianto osseo l’articolazione: questo processo ope¬ 
ratorio aggiungerebbe all’azione biologica del tia- 
pianto osseo secondo Robertson Lavalle (drenaggio 
delle tossine, decongestione delle epifisi, apporto 
di sali di calcio...) una azione meccanica diretta 
alla immobilizzazione dell’articolazione (si trat¬ 
tava di casi destinati comunque alla anchilosi 
per la distruzione delle superfici articolari). 

Esso fu applicato in 4 casi di gonite (tutti gua¬ 
riti) in 1 caso di tubercolosi tibioastragalica (dopo 
oltre 3 anni di guarigione apparente da alcuni me¬ 
si sono ricomparsi dolori), e in 5 casi di tuberco¬ 
losi sacroiliaca (tutti concernenti soggetti tra ì 
19 e i 28 anni) nei quali fu praticato il doppio in¬ 
chiodamento autoplastico, e la guarigione si man¬ 
tiene. L’O. presenta 4 dei pazienti cosi operati. 

"‘Sulle lesioni traumatiche da sports Invernali. 

Prof. 8. Vacchelli. — L’O. intende per lesioni 
traumatiche da sports invernali quelle che siste¬ 
maticamente si avverano con maggiore frequenza 
e con caratteristica sintomatologia clinica e ra¬ 
diografica: questo in quanto il meccanismo con 
cui si producono si ripete sistematicamente per 
tutte. Chi ha occasione di vedere un gran numero 
di traumatizzali da sports invernali può approssi¬ 
mativamente diagnosticare dal tipo di lesione qua¬ 
le ò l’attrezzo sportivo che la ha procurata. 

Le lesioni caratteristiche dello sci sono quelle a 
carico degli arti inferiori, e di regola avvengono per 
trauma indiretto e con meccanismo di torsione. 
L’articolazione più colpita è il ginocchio che sof¬ 
fre per lacerazione del legamento laterale interno 
(qualche volta accompagnata da frattura parcella- 
re per distacco dell’inserzione tibiale o femorale), 
o per lesioni del menisco interno, o, piu rara¬ 
mente, per rottura dei legamenti crociati. In or¬ 
dine decrescente per frequenza vengono le distor¬ 
sioni malleolari, le fratture del malleolo interno, 
le fratture della tibia e quelle del femore. Carat¬ 
teristica inoltre la frattura per torsione di uno 
o più metacarpi negli sciatori che cadono impu¬ 
gnando le racchette. 

Anche lo slittino c il bobys procurano una lesio¬ 


ne caratteristica, ed è la frattura spirale delle os¬ 
sa della gamba, mentre il bob può procurare le¬ 
sioni al capo ed al tronco per proiezione (di chi 
lo monta) fuori pista, o fratture trasversali degli 
arti da schiacciamento. 

L’O. illustra la sua comunicazione con proie¬ 
zioni sia di radiogrammi sia di disegni riprodu- 
centi caratteristiche cadute degli sciatori. 


Blocco controlaterale del diaframma da lesione traumatica. 

Prof. M. Lapenna. — Un uomo di media età era 
stato investito' e gettato a terra violentemente da 
una bicicletta; nel trauma aveva riportato la frat¬ 
tura delle costole 7 a e 8 a di sinistra. 

L’esame radiologico eseguito due giorni dopo 
dimostrava a sinistra, oltre le fratture costali, un 
modico versamento pleurico, e a destra si constatò 
con sorpresa che il profilo diaframmatico era ri¬ 
salito di circa 5 dita sopra il livello normale, e 
appariva animato da netto movimento paradosso 

nel respiro 1 . . 

Mancando qualunque altra causa, toracica e ad¬ 
dominale, che in rapporto col trauma potesse spie¬ 
gare l’alterazione del diaframma destro, si sospet¬ 
tò che tale alterazione fosse preesistente al trau¬ 
ma e, comunque, indipendente da questo (stenosi 
parziale? compressione di un bronco?). 

Riesaminato il paziente dopo un mese si con¬ 
statò che, dileguato ogni sintomo subiettivo era 
scomparso anche il versamento a sinistra ed era 
tornalo perfetto il funzionamento del diafram¬ 
ma destro. . ;1 

È difficile trovare un rapporto diretto tra u 

trauma e il blocco del diaframma. Evidentemente 
la paralisi completa di questo deve essersi prodotta 
in via riflessa. Il caso è istruttivo perchè reca un 
contributo alla patogenesi del respiro paradosso, 
evidentemente dovuto a una paralisi vera e propria 

del diaframma. 


Su 100 colecistectomie per colecistiti non calcolose. 

Doti. G. Bombi. — .Su 223 interventi per cole¬ 
cistite cronica, furono osservali 100 casi di forme 
non calcolose le quali, a differenza delle forme 
litiasiche, provocavano sofferenze subcontinue, con 
notevoli ripercussioni sul resto dell’economia (spe¬ 
cie sull'apparato digerente e sul sistema nervoso;. 

Clinicamente egli distingue tre tipi: uno carat¬ 
terizzato da sofferenze sobcontinue e coliche epa¬ 
tiche tipiche a intervalli, uno caratterizzato so¬ 
pratutto dalla dispepsia, e un terzo che ha piu 
il carattere di una sindrome tossica (dimagramen¬ 
to, pallore, astenia). 

Per la corretta diagnosi della colecistite non tal 
colosa sono indispensabili due indagini: quella 
radioscopica, e il sondaggio duodenale di Meltze 
Lyon. Queste in alcuni casi di apparente colecistite 
dimostrarono trattarsi invece di atonia della ci- 


La terapia consistette in tutti ì casi nella co e- 
istectomia; in 3 casi si ebbe la morte in seguito 
Ila operazione (in un caso per bronco-polmonite 
el secondo per peritonite ipersettica, nel terzo 

1 risultatf’furon^ottimi ne! 70 % dei casi; nel 
0% residuarono disturbi dovuti o ad aderenze 
a turbe riflesse motorie o secretorie da pait 
fello stomaco o intestino, o a disturbi di scarico 
Iella bile nel duodeno (forse da alterazioni fu 

ionali dello sfintere di Oddi). 

Pieri conferma le osservazioni dell O. sulla dii 

icoltà di differenziare i disturbi da colecistite «- 





[Anno XXXIX, Num. 10] 


SEZIONE PRATICA 


389 


quelli por atonia della cistifellea; e sulla massima 
importanza, per la diagnosi differenziale, della ra¬ 
dioscopia e della prova di Meltzer Lyon. 

Lgli ha da alcuni anni rivolto la sua attenzione 
alle nevrosi della cistifellea, che egli distingue in 
nevrosi dolorose e in nevrosi motorie (asteniche e 
ipersteniche), e per le quali pratica adeguati in¬ 
terventi chirurgici sul sistema nervoso viscerale: 
ramisezioni, nevrotomie, gangliectoinie. 

Lapenna conferma l’importanza della colecisto¬ 
grafia per la diagnosi di colecistite non calcolosa, 
ritenuto che i sintomi diretti (caratteri deìl’om- 
hra colecistografica) abbiano maggior valore di 
quelli indiretti (deformazioni degli organi fini- 
timi). 

Sull’impiego delle soluzioni ipertoniche nell’ileo postope¬ 
ratorio. 

Dott. Mantovani Orsetti. — L O. riferisce due 
casi di ileo post-operatorio (un caso di ileo para¬ 
litico e un caso di ileo duodenale) nei quali ha 
avuto un buon risultato dal trattamento con inie¬ 
zioni endovenose di soluzioni ipertoniche di clo¬ 
ruro di sodio (5 cc. di soluzione al 20 % ogni 
tre ore). 

Dopo aver esaminato le teorie proposte a spie¬ 
gare il meccanismo di azione di tali soluzioni iper¬ 
toniche (teoria di Harden e Orr, di White, di Do- 
gliotti e Mairano, ecc.), l’O. si sofferma a conside¬ 
rare la questione dal punto di vista fisico-chimico; 
egli pensa che la ipocloruremia da occlusione pos¬ 
sa determinare una alterazione nell’equilibrio io¬ 
nico Na-K-Ca del plasma e conseguentemente urna 
alterazione nell’equilibrio del sistema nervoso ve¬ 
getativo, e che pertanto il cloruro di sodio intro¬ 
dotto nell’organismo a scopo terapeutico serva a 
riparare alla alterata Na-K-Ca isoionia. 

Il Segretario : Dott. G. Locatelo. 

Società di Coltura Medica della Spezia 

e Lunigiaua. 

Seduta del 29 gennaio 1932. 

Presiede il prof. Rinaldo Cassanello. 

A proposito di “Sindromi associate dell’addome destro 

Prof. dott. M. Frangine — L’O. trae argomento 
per la sua comunicazione dalla relazione Leotta e 
dall’ampia discussione ad essa conseguita nel re¬ 
cente Congresso chirurgico di Bari, per esaminare, 
sulla scorta della propria esperienza clinica, la que¬ 
stione delle sindromi associate dell'addome destro. 

Riconosce al Leotta il merito di avere diligente¬ 
mente ed ordinatamente studiato tali sindromi e 
speciale valore ritiene che abbiano i suoi rilievi di 
ordine analomo-patologiro. Non crede però di do¬ 
ver consentire nella opportunità della sostituzione 
di un nuovo vasto-ed indeciso quadro nosologico, 
ai singoli capitoli nei quali viene opportunamente 
suddivisa la patologia dell’addome destro. 

Nel campo della patogenesi crede che le perivi- 
scerili, le quali, anche secondo il Leotta, costitui¬ 
scono il substrato anatomico della sindrome addo¬ 
minale destra, derivino più facilmente dalla colite 
cronica, con o senza compartecipazione della ap¬ 
pendice, anziché dalla appendicite, caratterizzata, 
secondo il concetto di Aschoff da un innesto bacte- 
rico localizzato con evoluzione flemmonosa e pre¬ 
coce compartecipazione peritoneale, e dai reliquati 
cicatriziali di tale processo acuto. 

Neppure crede di poter accettare i criteri pato¬ 
genesi enunciati’a proposito delle sindromi addo¬ 


minali destre con ulcera e con colecistite, secondo 
i quali ulcera e colecistite non sarebbero allro che 
conseguenze di una flogosi appendicolare. 

Per la terapia è contrario alla esplorazione siste¬ 
maticamente totalitaria. Tale esplorazione deve li¬ 
mitarsi a quei casi in cui si sia clinicamente dia¬ 
gnosticata, o presunta, una sindrome associata, od 
in cui un insulliciente reperto operatorio consigli 
di cercare altrove la spiegazione della sintomato¬ 
logia osservata. 

Qualche osservazione sull’igiene delle moto-navi. 

Prof. dott. L. Sestine — L’O. pone il quesito se 
la moto-nave, che rappresenta un progresso mec¬ 
canico ed economico nella industria dei trasporti 
marittimi, offra, in confronto dei piroscaii a com¬ 
bustione di carbone o liquida, altrettanto benefi¬ 
cio igienico, in particolar modo, per il personale 
addetto alle macchine. 

Tenendo conto delle notizie, non molto abbon¬ 
danti invero e quasi esclusivamente cliniche, rac¬ 
colte — in sjiecie nelle officine ove si usano mo¬ 
tori fissi a scoppio o a combustione interna — 
addita quali siano le principali cause di inqui¬ 
namento dell’aria degli ambienti, in dipendenza 
degli olii combustibili e lubrificanti usati in que¬ 
sti macchinarii. Ne deduce che principale misura 
di bonifica dell’ambiente di lavoro deve conside- 
rersi la ventilazione, che deve essere studiata in 
modo del tutto particolare perchè questa sia non 
solo correttrice dell’aria respirabile, ma anche della 
temperatura ambiente, che mentre sui piroscafi è 
generalmente e quasi impunemente elevata in 
tutto l’ambiente di macchina, sulle moto-navi pre¬ 
senta zone di temperatura elevata ed altre di tem¬ 
peratura fredda. 

Conclude proponendo — ancora uila volta — 
che gli igienisti navali si occupino di studiare, 
con ricerche sperimentali: 

1) quali siano le più comuni cause fisico¬ 
chimiche di inquinamento dell’aria degli ambienti 
di lavoro e contigui sulle moto-navi, in confronto 
dei piroscafi; 

2) quali siano gli eventuali gas e vapori no¬ 
civi negli ambienti stessi ed il grado di viziamento 
particolare; 

poi raccogliendo dati statistici e clinici: 

3) quali siano le malattie e gli infortuni più 
comuni del personale addetto alla conduzione dei 
motori navali per costituirne, eventualmente, la 
nosografia specifica, e poter così, in accordo coi 
tecnici, stabilire i mezzi per prevenire gli incon¬ 
venienti rilevati e ridurre al minimo l’eventuale 
morbosità professionale dei motoristi. 

Dott. D. Rolland. — Voluminosa cisti dermoide 
suppurata dello spazio retto-sacro-coccigeo in don¬ 
na gravida al h° mese. 

Il Scgretai'io : Dott. Domenico Rolland. 


DA TENERE PRESENTE 1 

1° Pagare sempre l’abbonamento al “ Policlinico „ 
senza obbligare l’Amministrazione a speciali solleciti “ ad 
personam „. 

2° L’Importo d’abbonamento va Inviato mediante asse¬ 
gno bancario o con vaglia postale. 

3° Coloro poi che preferiscono sopportare una maggiore 
spesa, versarlo cioè contro tratta postale, tengano presente 
che questa dovrà essere aumentata di 5 lire per le varie 
tasse ed altri diritti postali che la tratta comporta. 


Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
stale Succursale diciotto, ROMA. 








u IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 10] 


390 




APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


CASISTICA E TERAPIA. 

Angina agranulocitica. 

L'agranulocitosi, osserva P. Taddei (Il Mor- 
qaqni, 13 dicembre 1931) fu descritta ? da 
Schultz nel 1922. Caratteristica di quest an¬ 
gina necrotica (che inizia con febbre e si ac¬ 
compagna ad astenia e qualche volta ad it- 
tero) è la leucopenia con scomparsa o quasi 
dei polinucleari, con presenza unica o quasi 
di mononucleari. Non si hanno elementi pato¬ 
logici (a volte solo cellule di Turck) e nemme¬ 
no fenomeni emorragici (nei casi di Schultz). 
La malattia dura da 3 giorni a 3 settimane. 

L’esito è quasi sempre mortale. 

Caratteristiche anatomopatologiche : aplasia 
del parenchima mieloide del midollo osseo, 
scomparsa dei polinucleari dal sangue <nco¬ 
lante, presenza di lesioni nevrotiche vane 
(mucosa bucco-faringo-laringea, digestiva, ge¬ 
nitale). . 

Numerosi germi furono trovati dai vari au¬ 
tori, senza che si possa attribuire valore ad 

uno solo di essi. 

Schultz la considera dovuta a una alte¬ 
razione primitiva dell’apparato leucomieloide 
preesistente all’angina. Secondo Gamna_i fatti 
emorragici mancano nei casi tipici di Schultz 

solo per la precocità della morte. . 

Ci sono casi secondari ad intossicazioni da 

arsenobenzolo, da torio, da raggi X. 

Il Dubois partendo dal concetto attribuito 

a Merklen ma che bisogna rivendicare a Pa¬ 
tella cbe i monociti abbiano origine dai ca¬ 
pillari sanguigni, sostiene che la malattia in¬ 
teressi il sistema reticolo-endoteliale. 

L’A descrive un caso di angina agranulo- 
citica, di cui non si è potuto trovare un ger¬ 
me che possa esserne la causa e m cui ci tu- 
rono manifestazioni emorragiche e lesioni dei 
sistema reticolo-endoteliale del fegato. Cita 
poi un caso di Capecchi insorto dopo cura di 
ne oc ri solo, che può avere provocato il ma¬ 
nifestarsi della malattia. R- Lusena. 


Agranulocitosi bismutica. 

A Sézary e G. Bouicher (Bull, et Mém. de la 
Soc. Méd.des Hóp. de Paris , 27 nov 1931) 
riportano il caso di un, individuo di 42 anni 
affetto da stomatite bismutica dovuta all uso 
prolungato di supposte contenenti un sale di 
bismuto. La stomatite guarì in pochi giorni, 
sotto l’influenza di cure locali, ma il malato 
continuò a perdere le forze e ben presto pre¬ 
sentò il quadro di una agranulocitosi con ane¬ 
mia aplastica di intensità media. 

Questa osservazione è dunque un nuovo ca¬ 
so di agranulocitosi di origine bismutica da 
aggiungere a quelli già noti, ma raccolti nei 


sifilitici trattati con iniezioni intramuscolari. 

Se l’intossicazione bismutica ha provocato in 
questo malato una tale complicazione, ciò è 
dovuto evidentemente ad una predisposizione. 
Infatti da molto tempo la salute di quest’uo¬ 
mo lasciava a desiderare. Senza dubbio il suo 
sistema ematopoietico era da molto tempo al¬ 
terato; egli aveva lavorato per parecchi anni 
in una casa di automobili in cui respirava 
dei vapori di benzolo. Inoltre le emorragie 
leggere ma ripetute delle sue emoiroidi, pro¬ 
vocate forse da un’alterazione sanguigna, do¬ 
vevano avere influito sul suo midollo osseo. 

Dal punto di vista pratico, l’osservazione 
dimostra che l’uso molto prolungato di sup¬ 
poste bismutiche può essere seguito da acci¬ 
denti tossici, sia pure con il concorso di cir¬ 
costanze poco comuni. C. Toscano. 

Valore della cura col fegato. 

Nella riunione della Royal Society of Me- 
decine tenutasi a Londra il 24 marzo 1931 
(The British Medie. Journ., 4 aprile), si di¬ 
scusse ampiamente su questo argomento. 

j. Vaughan disse, che le anemie che rea¬ 
giscono alla cura epatica con estratti di fega- 
to sono l’anemia perniciosa idiopatica, quella 
della gravidanza e quella con lesioni interi¬ 
nali e lo sprue. 

Reagisce al fegato totale l’anemia postemor¬ 
ragica. 

Al fegato totale e al ferro reagiscono le a- 
nemie secondarie da denutrizione, da cancro, 
da emorragia. Le anemie che non risentono 
della cura epatica sono l’anemia aclondrica 
semplice (che invece migliora col ferro) e le 
anemie della leucemia, del ani. di Banti, del¬ 
la nefrite, della sepsi, dellTttero acolurico, 
della cirrosi epatica e dello scorbuto. Anche 
l’anemia aplastica, l’emofilia e la porpora non 
traggono benefici dalla cura di fegato. ^ _ 

S. C. Dyke ha insistito sui segni più im¬ 
portanti per la diagnosi: aumento di volume 
delle emazie, emolisi, e acloridria. 

Se dopo 5 giorni di cura col fegato non si 
trova un aumento dei reticolociti è mutile 

continuare. 

Buoni risultati nella cura dell’anemia per¬ 
niciosa con stomaco di porco e di merluzzo 
ha avuto J. F. Wilkinson. R. Lusena. 

L’associazione del rame al ferro nel trattamento 
delle anemie infantili. 

M. S. Lewis (Journ. Amer. Med. Assoc., 4 a- 
prile 1931) ha trovato molto giovamento nel- 
l’associare il rama al ferro nella cura delle 
anemie infantili; l’aggiunta del rame, dopo 
avere iniziata la cura col ferro, ha prodotto 















[Anno XXXIX, Num. 10] 


SUZIONE PRATICA 


391 


una forte e rapida elevazione del numero del¬ 
le emazie e del contenuto emoglobinico. 

In bambini di 14-18 mesi, l’A. ha dato car¬ 
bonato dì ferro saccarato (65 cg. tre volte al 
giorno) con 4 cmc. di una soluzione al 0,5 % 
di solfato di rame. In un bambino di 8 mesi, 
la dose del ferro era ridotta a SO cg., men¬ 
tre quella del rame era la stessa. fil. 

Splenectomia nella porpora emorragica. 

Da quando Kaznelson (1916) (The Journ. of 
thè Amer. Medie. Assoc ., 19 settembre 1931) 
lia notato aumento delle piastrine e scom¬ 
parsa delle emorragie nella porpora emorra¬ 
gica dopo splenectomia, furono riferiti vari 
casi. 

La splenectomia sperimentale sugli animali 
ha dimostrato un ritorno del numero norma¬ 
le delle piastrine dopo 3 settimane nella ca¬ 
via. Un aumento considerevole delle piastri¬ 
ne è stato osservato da Bedson bloccando il 
sistema reticolo-endoteliale. Egli ottenne por¬ 
pora sperimentale nella cavia con siero anti- 
piastrinico e una certa protezione contro que¬ 
sta porpora sperimentale c’è colla splenecto¬ 
mia. 

Dawbarm, Earlam ed Evans videro nel- 
1 uomo aumentare il numero delle piastrine 
con altri interventi oltre che con la splenecto¬ 
mia. Secondo Steiner e Gunn la trombocitosi 
post-operatoria dipende non dalla splenectomia 
ma dal traumatismo operatorio. 

Da una rivista della letteratura Spence ha 
notato che dei 101 casi noti di porpora curati 
colla splenectomia, si ebbe guarigione nel- 
l’80 %, però solo pochi casi erano stati se¬ 
guiti per più di qualche mese dall’operazio¬ 
ne. In tre casi di Kaznelson, la guarigione 
durava da più di 3 anni. Ricadute della ma¬ 
lattia furono viste dopo 2 anni dalla sple¬ 
nectomia da Whipple. R. Lusena. 

SEMEIOTICA. 

La clinica delle forme di movi mento. 

P. Karger (Deut. Med. Woch ., 3, 1932) ri¬ 
corda che la risposta agli stimoli è una fun¬ 
zione centrale, o che il movimento rappre¬ 
senta appunto il mezzo che ci permette di 
studiare, con metodi scientifici, l’evoluzione 
di processi psichici. 

Questo è particolarmente evidente nello 
studio dei bambini, nei primissimi anni di 
vita; il primo segno che l’attenzione si è sve¬ 
gliata, è dato dal fissarsi dello sguardo in 
una determinata direzione, verso un dato og¬ 
getto; esso indica che un solo movimento 
dell’occhio è compiuto, mentre tutti gli altri 
sono inibiti. 

L’evoluzione intellettuale del bambino si 
rivela attraverso tre fasi di movimento; il toc¬ 


car con la lingua, lo stender le mani verso¬ 
gli oggetti, il trotterellare per la stanza. 

Man mano il movimento si perfeziona: esso, 
in quanto è volontario e diretto ad uno sco¬ 
po, dipende direttamente dal grado di svi¬ 
luppo dell’intelletto: ne sono invece indipen¬ 
denti tutti i movimenti riflessi, involontarii. 

Nascono così, accanto ai movimenti fisio¬ 
logici, anche i patologici: l’esempio, ne rap¬ 
presenta sempre la causa più importante (Imi¬ 
ta tionsneurose). 

Occorre allora ricorrere ad esercizi metodici 
che attirino tutta l’attenzione del piccolo, de¬ 
terminino la tensione di tutta la muscolatu¬ 
ra, limitino i suoi movimenti, escludendo 
quelli viziati. 

Molto anche c’insegnano sullo stato intel¬ 
lettuale del bambino, la sua scrittura- e, ancor 
più, i suoi disegni che non risentono di al¬ 
cun freno e sono nella loro spontaneità, ve¬ 
ramente preziosi. V. Serra. 


La spermocultura coinè mezzo di diagnosi nel gono- 

coccismo latente. 

La spermocultura ha lo scopo di rilevare la- 
presenza nelle vie urogenitali di gonococchi 
non altrimenti rilevabili, residuati da una 
pregressa blenorragia. Il fatto -che la spermo¬ 
cultura in qualche caso sveli la persistenza 
del gonococco che -altre ricerche lasciano sup¬ 
porre scomparso, dona a questo metodo di ri¬ 
cerca un valore igienico-sociale non indiffe- 
ren te. 

Le numerose statistiche esistenti al riguardo- 
danno una grande varietà di percentuali di po¬ 
sitività. Da zero per cento si va fino al 94 %. 
Tale disparità di cifre sembra a C. Fiorio- 
( Giorn . di Batter, e Immunol ., ott., 1931) do¬ 
vuta alla scelta dei -casi in cui si pratica la 
spermocultura, poiché è ben diverso se si se¬ 
mina lo sperma di individui clinicamente gua¬ 
riti o quello di individui malati anche se af¬ 
fetti da uretrite cronica residua senza gonococ¬ 
chi. L’A. crede che, volendo riferire i risultati 
della spermocultura nel gonococcismo latente, 
si debbano solo considerare i casi di individui 
clinicamente guariti. 

E in tale senso si debbono ritenere attendi¬ 
bili le cifre di positività che si aggirano sui 
valori bassi del 6-8 %. 

Quando si deve considerare positiva la sper¬ 
mocultura ? 

Se l’isolamento del gonococco è in ogni ca¬ 
so la prova inconfutabile, praticamente esso 
è di estrema difficoltà partendo da una sper¬ 
mocultura. Considerando infatti che la cul¬ 
tura dello sperma si fa in casi in cui il gono¬ 
cocco è presente in così pochi esemplari da 
essere sfuggito ad ogni esame batterioscopi- 


NOTE DI TECNICA. 




392 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 10] 


co, 'mentre nel passaggio dell’uretra altri sva¬ 
riati germi si aggiungono, si vede come c\ 
troviamo nelle condizioni peggiori per l’i¬ 
solamento. Per la diagnosi di gonococco o 
si deve dunque servire di caratteri batterio- 
scopici e culturali. L’A. considera positiva 
una spermocultura quando, dopo 36-48 ore 
di stufa a 37°, si sono sviluppate colonie ca¬ 
ratteristiche solo nei terreni adatti (agar-san- 
gue umano, agar-ascite, brodo-ascite) men¬ 
tre mancano nei terreni comuni; quando que¬ 
ste colonie si rivelano costituite da germi 
che presentano la morfologia, il raggruppa- 
mento e le colorazioni caratteristiche, e nei 
successivi trapianti si ritrovano sempie sola¬ 
mente nei terreni adatti pel gonococco. Con 
accurati trapianti si può ottenere la cultura 
pura e provarne il -comportamento di fronte 

ai saccaridi. 

L’A. ha eseguito nell ultimo anno 39 sper- 
moculture, ottenendo 5 casi positivi, cioè una 

percentuale di 12,82 %. 

L’A. ritiene necessario che il prelievo del 
materiale avvenga nel laboratorio stesso dove 
si pratica la semina, poiché il portarlo da 
fuori, per esempio in condom bollito, può 
essere fonte di errore. È poi necessario tene¬ 
re il materiale, prima della semina, in ter¬ 
mostato a 37° fino a fluidificazione poiché, la 
semina troppo precoce può riuscire negativa 
pur essendo presenti i gonococchi,, quando 
•questi sono rinchiusi in fiocchetti di sperma 
non ben sciolto. C. Toscano. 

MEDICINA SCIENTIFICA. 

L’eziologia dell’eritema nodoso. 

Trattasi di argomento tuttora soggetto di 
■vivaci discussioni. 

0. Kren (Wiener med. Wochens., 5 giugno 
1931) osserva che esso si manifesta come epi¬ 
fenomeno in molte malattie e conclude per¬ 
tanto che esso non costituisce un’infezione 
■sui generis, ina che è unicamente il risultato 
di una formia di reazione alle più diverse infe¬ 
zioni acute o croniche, all’ingresso di batteri o 
di funghi od anche di sostanze chimiche nel¬ 
la via sanguigna. 

Ne viene di conseguenza che, in ogni caso 
di eritema nodoso, è necessario indagarne la 
causa in modo da poter mettere in opera la 
terapia adatta. 

Ricerche batteriologiche sulla flora traclieo-bron- 
cliiale. 

Secondo A. Dei Rossi (lì V ni salvo, n. 7, 
1931) la polmonite postoperatoria dipende da 
modificazioni secretorie, circolatorie, motorie, 
prodotte per via riflessa dall’intervento chi¬ 
rurgico sui tessuti polmonari; le alterazioni sa¬ 
rebbero tali da costituire un terreno adatto 


allo sviluppo dello stafilococco^ dello strepto¬ 
cocco e del pneuinococco, ciie TA. con tecnica 
appropriata ha isolato con grande frequenza 
dagli altri germi contenuti nell’albero respi¬ 
ratorio di soggetti normali. 

E. Borghesan. 

La flora batterica vaginale. 

R. Schroder (Deut. med. Wochens., anno 
56, n. 3) ha fatto su questo argomento delle 
osservazioni ed espone delle idee che differi¬ 
scono da quelle comunemente accettate in 
batteriologia. Egli ha veduto che i batteri va¬ 
ginali modificano la loro morfologia secondo 
le variazioni del grado di acidità. I batteri aci- 
dofili, del tipo dei bacilli di Dòdarlein, nelle 
secrezioni debolmente acide si trasformano in 
cocchi, dopo essere passati per gli stadi di ba¬ 
cilli corti o di diplococchi. 

L’ambiente della vagina è mantenuto aci¬ 
do dagli zuccheri secreti nella vagina stessa; 
se l’elevata acidità viene in qualche modo osta¬ 
colata, la flora vaginale cambia. Sarebbe pro¬ 
prio a causa di questa reazione acida che la 
parete vaginale può resistere alle infezioni. 


POSTA DEGLI ABBONATI. 

All’iabb. n. 5662: 

Non è possibile rispondere senza esaminare 
la malata : converrebbe poi forse fare la pro¬ 
va della permeabilità tubarica; la acidità va¬ 
ginale è sempre normale e non ne va esage¬ 
rata la importanza per la sterilità. 

P- 9- 

Al dott. E. Severini, da M. : 

Sulla respirazione artificiale, consulti la Re¬ 
lazione della (.ommiissionc incaricata dello 
studio di tale problema, pubblicata in « Medi¬ 
cina del lavoro », 31 gemi. 1929, di cui è sta¬ 
to fatto un sunto in « Policlinico », Sez. 
pratica, 1929, n. 44, pag. 1607. Veda an¬ 
che: C. Einaudi: L'elettricità che uccide e la 
scienza che risana in « L’Igiene e la vita ». 

Per la respirazione artificiale sono anche al¬ 
lestiti degli apparecchi, quali: il Pulmotor, 
della Fabbrica Dnaeger, l’apparecchio italia¬ 
no Zumaglini (Torino) e quello francese di 

Panis. 1 lL 


VARIA 

I vantaggi della scrittura a macchina. 

Generata dal bisogno della velocità e della 
chiarezza, la macchina da scrivere ha incon¬ 
trato dapprima lo scetticismo degli ignavi che 
non desiderano nuove complicazioni nella vi¬ 
ta e poi il disprezzo degli esteti che gridava 
no alla morte della poesia dello scrivere. Ma 


[Anno XX\I\, Nvm. 10] 


SUZIONE PRATICA 


393 1 


ora, osserva giustamente E. Berlarelli (Ann, 
d Igiene, nov. 1931), la macchinìa da scrivere 
si è avviata al suo destino, quello di essere 
un apparecchio universale, quasi indispensa¬ 
bile nell’odierna civiltà. 

L’obbiezione fatta da alcuno che la standar¬ 
dizzazione del carattere potesse uccidere l’im¬ 
pronta personale del pensiero fatto traccia vi¬ 
sibile sulla carta, cade di fronte al notevole 
numero di scrittori moderni che fanno uso 
della macchina da scrivere; lo dimostra una 
recente inchiesta delle « Nouvelles littérai - 
res ». È un fatto che, specialmente per chi 
ha incominciato l’uso della macchina da scri¬ 
vere in età non più giovanile, riesce più mala¬ 
gevole l’esprimere con questa il proprio pen¬ 
siero, il quale tende ad assumere una forma 
più rigida; ma ciò deve attribuirsi probabil¬ 
mente al fatto che i movimenti per la macchi¬ 
na da scrivere non hanno avuto il tempo di 
diventare automatici come quelli per l’uso del¬ 
la penna, uso che abbiamo imparato fin dal¬ 
l’infanzia. Ad ogni modo, per l’infinita schiera 
di coloro che non fanno della parola scritta un 
esercizio d’arte, rimangono i vantaggi di 
chiarezza, di rapidità, di ordine della macchi¬ 
na da .scrivere, tali da togliere all’accennato 
preconcetto ogni significalo. 

La macchina da scrivere educa all’esattez¬ 
za, la quale è molto più che una semplice 
dote del carattere, è una virtù ed una forma 
di morale personale; evitando le dubbie in- 
terpetrazioni dello scritto e le incertezze, spin¬ 
ge fatalmente iaIla sincerità, alla precisione. 

Ma dal punto di vista igienico e fisiologico, 
la macchina da scrivere presenta anche altri 
■vantaggi. Essa corregge anzitutto il destri¬ 
smo che ha preso la prevalenza nella nostra 
specie e che costituisce un vero errore pratico 
e fisiologico; ne guadagna così l’euritmia del¬ 
l’educazione muscolare e ne fruisce l’utile de¬ 
rivato dallo sforzo muscolare duplice. 

Con la distribuzione del lavoro su più nu¬ 
merosi gruppi muscolari e su entrambi gli 
arti, si evita lo spasmo di contrazione dei fles¬ 
sori dell’avambraccio, del quale essa pone in 
funzione anche i muscoli estensori e costitui¬ 
sce pertanto la migliore profilassi contro la 
mogigrafia, agendo da vera ginnastica armo¬ 
nica equilibrativa dei muscoli dell’avambrac¬ 
cio. Ricordiamo che su queste stesse colonne 
C. Dragotti sostenne, qualche anno fa, l’utili¬ 
tà della macchina da scrivere per la profilassi 
e la cura della mogigrafia. 

Inoltre la macchina da scrivere è un’ottima 
arma per la difesa e la profilassi dell funzione 
visiva e contribuisce ad Una buona ed equili¬ 
brata statica del corpo. 

Sono note le deformazioni, che possonia ar¬ 
rivare fino alla scoliosi, indotte da una catti¬ 


va posizione nello scrivere con la penna e le 
conseguenti polemiche sulla scrittura obliqua 
e diritta. La macchina da scrivere ripara in 
modo abbastanza radicale all’inconveniente e 
le radiografie che l’A. unisce al suo scritto di¬ 
mostrano chiaramente questo asserto. 

I il allro vantaggio che presenta la scrittu¬ 
ra a macchina in confronto di quella con la 
penna si è che questa diventa penosa quando 
la temperatura scende sotto 12° circa, quale si 
ha spesso negli ambienti di molte zone tempe- 
iatc dove il riscaldamento artificiale manca 
od è ridotto. Invece la macchina da scrivere, 
permettendo una ginnastica più razionale del¬ 
le dita e dell’arto, con movimenti più viva¬ 
ci, senza rigidi rattrappimenti e favorendo 
una più attiva circolazione, permette di scri¬ 
vere bene anche alle accennate temperature. 

L atteggiamento dei pensatori e degli igie¬ 
nisti non può quindi che essere favorevole, di 
fronte a questo eccellente mezzo di diffusione 
e di utilizzazione di quella suprema arma ci¬ 
vile che è la parola. fU. 


Utilissimo ad ogni Modico : 

li Diritto Pubblico Sanitario 

Periodico mensile di legislazione e giurisprudenza 

Direttori : 

On. dott. Aristide Carapelle, Consigliere di Stato. 
Avv. Giovanni selvaggi, Esercente in Cassazione. 

Editori: Fratelli Pozzi — Roma 


Il Numero 2 (Febbraio 1932) contiene: 

A. CARAPELLE: Il diritto alla stabilità nel posto di 
medico condotto. Contenuto, estensione e modo di acquisto 
del diritto. 

NOTE SINTETICHE: G. De Santis : L'assistenza sani¬ 
taria rurale e gli articoli 32 e 45 del R. D. Legge 
13-12-1923, n. 2889. 

RASSEGNA DI GIURISPRUDENZA: Concorso; illegit¬ 
timità; ricoreo; integrazione del giudizio. — Con¬ 
corsi; valutazione di lavori compiuti in collabora¬ 
zione. — Concoreo; costituzione della commissione ; 
criterio di massima e norme di procedimento, — 
Concorso; competenza agli effetti della nomina della 
commissione; esclusione illeggittima del concorso. — 
Concorso; assegnazione irregolare dei punti. — No¬ 
mina di sanitari specialisti; ricorso; tardività. — 
Licenziamento; ricorso; competenza. — Rapporto 
d’impiego comunale e rapporto accessorio di servizio 
ospedaliero; condizione giuridica; licenziamento. — 
Direttore o gestore di farmacia; prestazione <li ser¬ 
vizio presso altra farmacia; licenziamento. — Falsa 
denunzia di piatiehe abortive; calunnia. — Infortu¬ 
nio sul lavoro; ernia traumatica. — Infortunio ocu¬ 
lare; riduzione di capacità. 

LEGGI E ATTI DEL GOVERNO : Nuove norme per la 
rivalsa delle spese di spedalità e manicomiali. 


Prezzo di ogni numero separato, L. 5. 

L’abbonamento ai dodici Numeri del 1932 costa 
L. 3 6, uaa agli associati al «Policlinico» è concesso 
per sole L. 30, che vanno inviate, mediante Vaglia 
Postale o Bancario, all'editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬ 
na 14, Roma. 


394 


u IT, POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 10] 


NELLA VITA PROFESSIONALE. 


CONCORSI. 


Posti vacanti. 


Acfr.no (Salerno). — Scad. 5 api'.; L. G700 li¬ 
dotte 12 %, oltre quattro quadrienni decimo. Per 
chiarimenti rivolgersi Segreteria. 

Bordighf.ra (Imperia). — t fficiale Sanitario dei 
Comuni di Bordighera, Ospedaletli, Vallecrosiu, 
Vallebona, Seborga. Per titoli ed esami. Stipendio 
L. 16.000. Indennità per mezzo di trasporlo lire 
3000 oltre i diritti sanitari spettanti per legge, il 
tutto da decurtarsi del 12%. Tre aumenti trien¬ 
nali. Inibita la libera professione. Età massima 
45 anni s. e. I. Tassa concorso L. 50. Domanda 
e documenti al Municipio di Bordighera entro il 

15 aprile 1932. 

Cagliari. Comune. — Med. condotto di sezio¬ 
ne; proroga a tutto 15 marzo. 

Campotosto (Aquila), — Scad. 10 mar., liie 
10.500, un c.-v., per uff. san. L. 500; addizionali 
L. 5 e L. 3 oltre 500 e 1000 poveri; deduz. 12%; 

4 quinquenni dee.; età lim. 40 a.; tassa L. 50,10. 

Cuneo. Amministrai. Provine. — Assistente nel¬ 
la Se/., med.-micrograf. del Laborat. prov. d igie¬ 
ne e profilassi; L. 7600 e 5 quadrienni dee., oltre 
L. 1300 supplem. serv., L. 750 indenn. provviso¬ 
ria, c.-v.; 15% premio operosità. Riduz. 12%. 

Scad. 15 aprile. 

Montalto di Castro (Viterbo). — Scad. 15 apr., 
ore 18; L. 8000, 5 aumenti decimo, c.-v. in lire 
1700; già portata riduz. 12%; età lim. 39 a.; tas¬ 
sa L. 50; doc. a 3 mesi dal 6 feb. 

Montegiorgio (Ascoli Pie.). — Scad. 30 mar., 
3* cond.; L. 8360 oltre L 2376 cavale., 5 qua¬ 
drienni dee.; età lim. 35 a.; tassa L. 50. 

Putrella Salto (Rieti). — Scad. 31 mar.; 2 a 
cond.; L. 9500 oltre L. 3000 cavale., addizion. L. 3 
oltre i 1000 pov.; deduz. 12 4 quinquenni dee.: 

età lim. 35 a. 

Pistoia. Amministraz. Provine. — Scad. 10 
mar.; aiuto medico presso il Dispensario Antitu¬ 
bercolare; L. 6000; eventuali indennità trasferta. 

Roma. Ministero delle Comunicazioni (Ferrovie 
dello Stato). — Concorsi per titoli ai seguenti po¬ 
sti di Medico di riparto: Ragusa II, Caltagirone 
(Catania;, Salza Irpina, Bovino II (Foggia), Boz¬ 
zolo Formigaro (Genova), Voghera I, Chiari (Mi¬ 
lano), Casoria-Afragola, Caianello Vairano II, Ca¬ 
scano, Maddaloni Superiore, S. Antimo Atella 
(Napoli), Ronciglione, Monterotondo, Sulmona I 
(Roma), Polla II (Salerno). Inviare domanda e 
richiedere informazioni ai rispettivi Ispettorati Sa¬ 
nitari (indicati fra parentesi). Scadenza ore 17 del 


25 marzo 1932-X. 

S . Angelo in Lizzola ( P ^ saro - Urbino ). _ Scad. 
3 mesi dal 12 febbraio; per Montecchio; L. 8000 
e 10 bienni ventes., oltre L. 960 c.-v., se coniu¬ 
gato; L. 1000 cavale.; riduz. 12%; età lim. 40 a.; 
tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 12 feb. 

Savona. R. Prefettura. — Ufficiale Sanitario del 
Comune di Finale Ligure, stazione ufficiale o 
cura, soggiorno e turismo. ,S*ip en( ^° l° rc ^° L. 8000 
oltre caro-viveri ed assegno di L. 1400 per mezzi 
di trasporto, con libertà di esercizio professionale. 
Documenti di rito. Età limite anni 45; per gli 
ex combattenti 50. Scadenza 11 aprile 1932. Indi¬ 
rizzare domande Regia Prefettura di Sa\ona. Per 


ogni informazione rivolgersi al Comune di Finale 
Ligure. 1 

Serizio (Pergamo). — Scad. 15 mar.; L. 6500 
e 5 quadrienni dee., oltre L. 750 uff. san., L. 500 
mezzo trasp-, L. 420 ambulatorio. 

Taranto. Ospedale Civile. — Scad. 10 mar. Tre 
medici assistenti di guardia; L. 7040; età lim. 

35 a.; doc. a 3 mesi. Rivolgersi Segreteria. 

Teramo. Congregazione di Carità. — Aiuto di 
medicina dell’Ospedale Civile « Vitt. Em. Ili »; 

L. 5000 lorde, oltre c,-v. in L. 620 se il titolare 
è celibe, L. 1432,30 se coniugato; riduz. 12%; par¬ 
tecipazione 15%; scad. ore 12 del 15 mar.; età 
lim. 35 a.; doc. a 2 mesi dal 20 gen.; nom. e con¬ 
ferma quadriennali. Chiedere annunzio. 

Torino. Ospedale Amedeo di Savoia. — Scad. 

21 mar.; 2 assistenti interni reparto malattie infet¬ 
tive e 3 allievi medici reparto sanatorio; rivolgersi 
Segreteria (corso Altacomba 140). 

Tribano (Padova). — A tutto marzo; L. 9000 
per 1000 pov.; addizionale L. 5; cavallo L. 3000 
(eventuale riduz.); ambulat. L. 900; deduz. 12%; 

5 quadrienni dee.; età lim. 40 a.; tassa L. 50,15; 
doc. a 6 mesi dal 15 feb. 

Valle di Cadore (Belluno). — Consorzio Valle 
di Cadore-Cibiana. Stipendio annuo L. 10.000 per 
mille poveri; addizionale per altri 200 L. 5; dai 200 
ai 400 L. 3; per i rimanenti L. 2. Indennità di 
caro viveri L. 1200; di alloggio L. 1500; di tra¬ 
sporto con cavallo od automobile L. 3500; Uffi¬ 
ciale Sanitario L. 500, il tutto al lordo delle 
ritenute di Legge e del 12%. Cinque aumenti 
quadriennali del decimo. Tassa concorso L. 50. 
Scadenza 31 maggio. Per schiarimenti rivolgersi 
Segreteria Comune di Valle di Cadore. 

Varese. Amministrazione Provinciale. — Diret¬ 
tore della Sezione Medico-Micrografica del Labo¬ 
ratorio Provinciale d’igiene e Profilassi. Stipendio 
annuo lordo L. 18.000, con 5 aumenti decimali. 
Indennità di servizio attivo L. 2000. Aggiunta di 
famiglia come al personale dipendente dallo ,bta- 
lo. Il tutto soggetto a riduzione del 12 % a nor¬ 
ma del R. D. 20 novembre 1930 n. 1491. Percen¬ 
tuale 17.60% (già ridotto) più proventi delle ana¬ 
lisi. Scadenza ore 18 del 15 aprile. Per informa¬ 
zioni rivolgersi alla Segreteria della Provincia. 

Vogherà. Congregazione di Carità. — Scad. ore 
17 del 22 mar.; medico primario e assistente della 
Sez. Medica dell’O. P. Ospedale Civile. Pel 1° po¬ 
sto L. 5500 e 5 quadrienni dee.; quota 50 % pio¬ 
venti; L. 1200 se direz. ospedale. Pel 2 posto 
L. 4500 non aumentabili, quota 25 %, guardie di 
L. 10 oltre il vitto. Per i due posti c.-v. se am¬ 
messo da legge; deduz. 12%; età lim. 40 a.; tassa 

L 50. 

_ Chirurgo primario; scadenza ore 17 del 31 

maggio; L. 5500 e 5 quadrienni dee.; 55 % sui pro¬ 
venti. Aiuto e assistente chirurgi; L 4o00 ciascu; 
no e 5 quadrienni dee.; quota 20%; guardie di 
L. 10. Le altre condizioni come sopra. 

Chiedere annunzi.__ 

Casa di salute importante centro Lazio vendesi, 
associasi. Rivolgersi: Vincenzo Proietti, infermie¬ 
re, Gassino. __ 

Gabinetto ostetrico avviato, completo arreda¬ 
mento e islrumentario cedesi causa decesso. Ri¬ 
volgersi Lamonica, via Alberico II n. 5, Roma. 


f A nno XXXIX, Ni m 10] 


SEZIONE PRATICA 


395 


NOTIZIE DIVERSE. 

2° Congresso iuternazionale di oto-rino-laringolo- 

gia. 

Si adunerà a Madrid dal 27 al 30 settembre, 
sotto la presidenza del prof. A. G. Tapia. Temi: 
« Otosclerosi »; « Ozena > ; « Scleroma »; « Endosco¬ 
pia »; u Trattamento dei tumori nella O.-R.-L., per 
mezzo dei raggi X e del radium ». Tra i numerosi 
relatori sono, .per l’Italia, i proff. Umberto Tor- 
rini (Firenze) e Francesco Lasagna (Parma). La 
lingua italiana è ammessa tra quelle ufficiali, in 
assoluta parità. 

Per informazioni rivolgersi al segretario gene¬ 
rale, Dr. A. Fumagallo, Argenrola 1G-18, Madrid, 
Spagna. 

10° Congresso italiano di radiologia medica. 

Nel palazzo della R. Università di Parma, sotto 
la presidenza del prof. A. Rossi, si svolgerà nei 
giorni 22-24 maggio il 10° Congresso Italiano di 
radiologia medica, con annessa Esposizione tecni¬ 
ca industriale. Temi: «Radiologia delle affezioni 
polmonari acute e croniche » (relatori i proff. Vai¬ 
teli na e Nicotra); « Radiologia dell’intestino tenue 
•e crasso » (relatori i proff. Vespignani e Piccinino); 
« Lesioni da raggi dal punto di vista clinico e 
biologico» (relatori i profl. Beliucci e Ratti). L’on. 
prof. Raffaele Paolucci, direttore della R. Clinica 
chirurgica di Parma, terrà una conferenza su di 
un importante tema radiologico e chirurgico. 

Possono inscriversi ai lavori del Congresso tutti 
coloro (medici, biologi, fisici, ingegneri) che si 
interessano dello sviluppo scientifico e pratico 
della Radiologia. I titoli delle comunicazioni, che 
dovranno avere attinenza ai temi di relazione, sa¬ 
ranno inviati alla presidenza entro il 31 marzo, 
accompagnati da un breve riassunto dattilogra¬ 
fato (non ,più di 400 parole). 

La tassa di iscrizione è di L. 50 e, per le per¬ 
sone di famiglia, L. 30; da inviarsi entro il 10 
aprile al tesoriere dott. Bacigalupi (Istituto di Ra¬ 
diologia del Policlinico di Parma). 

Per quanto riguarda la Mostra e per ogni altro 
schiarimento, rivolgersi a! segretario generale 
prof. V. Giovetti (Ospedale Civile di Piacenza). 

Congresso tedesco di medicina interna. 

Verrà inaugurato a Wiesbaden il 20 aprile e 
tratterà i seguenti temi: «Azione dei prodotti 
dell’organismo sulla circolazione» (Dale di Lon¬ 
dra, Volhard di Francoforte sul Meno); « Disturbi 
delle funzioni polmonari » (Diehermeister di Dii- 
ren, Brauen di Amburgo); « Collassoterapia pol¬ 
monare; Pneumotorace bilaterale » (Jacobaeus di 
Stoccolma); « Affezioni delle vie biliari ecc. » (Um- 
ber di Berlino, Schmiriden di Francoforte s. M., 
Aschoff di Friburgo i. Br.). Iscrizioni e notizie 
presso il presidente del Comitato, prof. Morawitz, 
Johannisallee 32, Leipzig, Germania. 

% 

<5° Congresso francese di neuro-oto-oftalmologia. 

Le Società francesi di oto-neuro-oftalmologia 
terranno il loro 6° Congresso a Montpellier dal 
27 al 29 maggio, sotto la presidenza del prof. Eu- 
zière, decano della Facoltà medica. Tema in di¬ 
scussicene: «Sulle sequele dei traumatismi cra¬ 
nici chiusi ». E prevista un’escursione, il 29 mag¬ 
gio, a Nìmes, Font du Gard, Source Perrier, Ai- 
gues-Mortes. Sono in corso le trattative per le ri¬ 


duzioni di tarilfa dei trasporli. L’iscrizione non 
comporta alcuna quota. Preghiera d’indirizzare le 
adesioni non oltre il 20 aprile al segretario gene¬ 
rale, Dr. Auguste Tourway, rue Saint Lazare 81, 
Paris (9e). La segreteria locale è stata assunta dal 
prof. Pagès, coadiuvato da vari colleghi. 

7° Congresso francese di stomatologia. 

È organizzato dal « Syndacat général des méde- 
cins stomatologistes fran^ais », dalla « École fran¬ 
ose de stomatologie », dalla « Société de stoma¬ 
tologie de Paris» e da altri Enti; terrà le proprie 
sedute alla Facoltà medica. Temi: « Le osteiti non 
specifiche elei mascellare superiore» (relatori Ca- 
denat e àilenski); «Le micosi cervico-facciali » 
(relatore Dechaume), « Le indicazioni e le contro- 
indicazioni delle estrazioni a caldo» (relatore Rai- 
son). Segretario generale è il dott. Lattes, boule¬ 
vard Saint-Michel 54, Paris (6e). La quota d ’iscri- 
/.ione è di 100 franchi e va diretta al tesoriere 
dott. Boutroux, rue des Sablons 22, Paris (16e); 
G. C. postale n. 28.193 su Parigi. Il congresso è 
provvisoriamente indetto per la 3 a settimana di 
ottobre. 

Settimana odontologica francese. 

Si terrà a Parigi dal G al 13 aprile, nei locali del 
« Grand-Palais des Champs-Elysces », sotto il pa¬ 
tronato del Ministro della sanità pubblica. Vi sarà 
annessa una mostra. Segretario generale è il sig. 
Roger Renault, avenue Laumière 39, Paris (L9e); 
per dimostrazioni e comunicazioni rivolgersi al 
sig. Halona, rue de Stockholm 4, Paris (8e). 

Riunione belga di neurologia. 

Il 27 febbraio si sono riuniti a Bruxelles, nel¬ 
l'anfiteatro anatomico della Università Libera, il 
« Groupement belge d’études olo-neuro-ophtalmo- 
logiques et neuro-chirurgicales » e le due Società 
ili neurologia e di medicina mentale, per discu¬ 
tere i seguenti temi: angiomatosi cerebrale e re¬ 
tinica (morbo di V. Hippel-Landau); la sclerosi 
tuberosa (morbo di Bourneville); la neurofibroma- 
tosi (morbo di Recklinghausen). 

Congresso regionale della Società italiana di pe¬ 
diatria. 

Il 21 febbraio, alla presenza dei proff. Nesso e 
Brusa di Milano, Allaria di Torino, Pincherle di 
Bologna e Fornara di Novara, si è svolto a Milano, 
nell’aula magna della Clinica pediatrica, il Con¬ 
gresso regionale lombardo della Società italiana di 
pediatria. 

Durante i lavori del Congresso sono state lette 
35 comunicazioni tutte riguardanti argomenti di 
materie pediatriche. Ha pure letto una comuni¬ 
cazione sulla « Medicina preventiva dell’infanzia 
in Regime fascista » il dott. Ferraro, ispettore sa¬ 
nitario del Comitato provinciale dell’Ospedale Na¬ 
zionale Balilla. 

Una riunione di idrologi. 

« L'idrologia italiana nel passato, nel presente, 
nell’avvenire»: tale è il tema di una conferenza 
tenuta nell’Aula Mangiagalli degli Istituti Clinici 
di Milano dal prof. P. Piccinini, che ha svolto in 
linee sintetiche il vastissimo argomento, il quale 
ha vari aspetti anche d’interesse nazionale. 

Dopo la conferenza si tenne una seduta della 
sezione « Italia Settentrionale », della « Associa¬ 
zione Italiana Idrologica », sotto la presidenza 
dello stesso prof. Piccinini. 


39G 


« IL POLICLINICO )> 


[Anno XXXIX, Num. 101 


I direttori delle cattedre di pediatria cpiirocati a 
Roma. 

Il Regio Commissario dell’Opera Nazionale Ma¬ 
ternità e Infanzia, Sileno Fabbri, ha messo allo 
studio alcuni problemi che rivestono carattere di 
particolare importanza ai fini dell’Opera cui pre¬ 
siede, quali la sieroterapia antidifterica; la vacci¬ 
nazione antitubercolare; l’alimentazione del bam¬ 
bino; i corsi di puericultura ed ostetricia per me¬ 
dici condotti e levatrici, e i corsi teorico-pratici di¬ 
retti a formare le « assistenti sociali », vale a dire 
la preparazione degli elementi che dovranno for- 
• mare i quadri del personale tecnico ausiliario del¬ 
l’Opera. . . 

A tal uopo ha convocato a Roma per 1 giorni 
7 e 8 marzo i direttori delle Cattedre di pediatria 
e di ostetricia delle principali Università del 
Regno. 

I servizi sanitari e il nuovo T. U. della Legge co¬ 
munale e provinciale. 

Discutendosi alla Camera dei Deputati il nuovo 
T. U. della Legge comunale e provinciale, l’on. 
N. Castellino ha preso in esame le norme che con¬ 
cernono l’attività sanitaria ed assistenziale degli 
enti locali, preoccupandosi che il nuovo Testo Uni¬ 
co comunale e provinciale non si trovi in contrasto 
con le speciali disposizioni legislative emanate in 
questi ultimi tempi in tale materia, nè col futuro 
testo unico delle leggi sanitarie. 

È da rilevare infatti, egli ha detto, che già nella 
pratica si verilicano discordanze tra coloro che ap¬ 
plicano le leggi speciali di assistenza e le autorità 
comunali e provinciali. Ciò dipende in gran parte 
dalla formulazione delle disposizioni legislative, 
che lasciano l’adito a contrastanti interpretazio¬ 
ni, soprai ulto per quanto concerne la lotta anti¬ 
tubercolare e l’assistenza degli anormali. 

Occorre dunque ben precisare quali sono i com¬ 
pili assegnati a ciascuna istituzione ed eliminare 
tutte le contraddizioni e imprecisazioni che ora 
si riscontrano nei testi legislativi. 

Il sottosegretario di Stato, on. Arpinati, nel suo 
discorso ha dato assicurazioni ampie al riguardo; 
il nuovo T. U. della legge comunale e provinciale 
terrà conto delle leggi sanitarie in corso di com¬ 
pilazione, allo scopo di evitare duplicali e con¬ 
traddizioni. 

Commissione Centrale Consultiva per le specialità 
medicinali. 

Nei giorni 15-18 febbraio si è riunita in Roma, 
al Palazzo Viminale, la Commissione Centrale Con¬ 
sultiva per le specialità medicinali, presieduta dal 
prof. Dante De Piasi, accademico d’Italia. 

Vi sono intervenuti, oltre al direttore generale 
della Sanità Pubblica ed ai rappresentanti dei Mi¬ 
nisteri delle Corporazioni e delle Finanze e delle 
classi dei medici e dei veterinari, anche quelli 
delle categorie interessate, dei produttori e dei 
farmacisti. 

Detta Commissione ha non solo portato il suo 
esame sui vari importanti argomenti di carattere 
generale inseritii all’ordine del giorno, ma ha an¬ 
che iniziato l’esame particolareggiato di un grup¬ 
po di domande di registrazione di specialità me¬ 
dicinali in applicazione del R. D. Legge 7 agosto 
1925, n. 1732 e del relativo regol amen lo approvato 
con R. D. 3 marzo 1927, n. 478. 


A seguito di tale esame la Commissione stessa 
ha espresso parere che per due specialità sia da 
negare la registrazione; per altre quattro, invece,, 
ha avvisato favorevolmente alla registrazione, rin¬ 
viandone molte altre per maggiori chiarimenti di 
carattere tecnico sanitario. 

Istruzioni per la prossima campagna antituberco¬ 
lare. 

La Federazione Italiana Nazionale fascista per la 
lotta contro la tubercolosi, iniziandosi il lavoro 
delle manifestazioni antitubercolari in tutta Ita¬ 
lia, ha inviato a tutti i Consorzi provinciali una 
circolare nella quale, dopo aver fissato le premesse 
ideali della campagna, invila gli organi compe¬ 
tenti a svolgere la più efficace azione per il mi¬ 
gliore esito delle prossime manifestazioni. 

Campagna antitubercolare nella Provincia di Roma. 

Sotto la presidenza del principe don Piero Co¬ 
lonna, si è riunita nella Sala Rossa dell’Ammi¬ 
nistrazione Provinciale, la Giunta Esecutiva del 
Consorzio Antitubercolare di Roma. 

La Giunta, dopo un’esauriente illustrazione fat¬ 
ta dall’on. Morelli circa la necessità di arrivare ad 
una pronta attuazione del complesso programma 
assistenziale, specie nei riguardi della Provincia, 
ha deliberato, come inizio della II Campagna An¬ 
titubercolare, l’istituzione di sette Centri d’igiene 
Sociale in Provincia, cioè a Bracciano, Leprignano, 
Monterotondo, Anzio, Priverno, Terracina, Gaeta, 
i quali, in aggiunta agli altri sette già in funzione 
(Civitavecchia, Velletri, Tivoli, Frascati, Subiaco, 
Palestina, Minturno\ completeranno una pode¬ 
rosa organizzazione assistenziale a beneficio di 
tutti i Comuni. 

La Giunta Esecutiva infine ha preso atto del 
valido contributo che il Consorzio apporta nella 
funzione dei ricoveri di malati della Provincia e 
di Roma, riaffermando sempre più specificamente 
il collegamento funzionale con l’importante opera 
svolta dal Governatorato, per facilitare ed esten¬ 
dere sempre più l’aiuto assistenziale che il Con¬ 
sorzio si propone di arrecare alla popolazione. 

Per l’assistenza psichiatrica nella provincia di Ro- 

ma. 

Presieduto da don Piero Colonna, si è riunito 
il Rettorato della Provincia di Roma. 

Il Rettorato ha accolto con vivo compiacimento 
la proposta del Preside per la costituzione di un 
Patronato Provinciale per i dimessi dall’Ospedale 
Psichiatrico. Tale Patronato è destinato ad inte¬ 
grare secondo i più moderni dettami della scienza 
psichiatrica, l’assistenza dei dementi nel Manico¬ 
mio e l’assistenza premanicomiale già attuata dal- 
la Provincia con i dispensari psichiatrici funzio- 
nanti in Roma ed in altri centri minori. 

È. stato ampiamente discusso il problema della 
sistemazione dei servizi di assistenza manicomiale, 
ravvisando la necessità di far luogo ad un conve¬ 
niente ampliamento dell’ospedale provinciale di 
S. Maria della Pietà. 

Una nuova stazione sanitaria nell’Agro Romano. 

In relazione al programma di costruzione di 
edifici pubblici nell’Agro Romano, che si sta gra¬ 
dualmente svolgendo da parte della civica Ammi¬ 
nistrazione di Roma, e nell’intento altresì di cor¬ 
rispondere alle più urgenti esigenze sanitarie di 


[Anno XXXIX, Num. 10] 


SEZIONE PRATICA 


397 


alcune zone dell’Agro stesso, il Governatore prin¬ 
cipe Boncompagni Ludovisi, su progetto della Di¬ 
rezione dei Servizi Tecnici, ha deliberato la co¬ 
struzione di un edificio da destinarsi a Stazione 
Sanitaria nella locali là dell’Agro denominata « Pon¬ 
te Galera ». 

Centro di radiumterapia a Vienna. 

Il Municipio di Vienna ha istituito un centro 
di radiumterapia il quale dispone di 5 grammi 
di radium. A quanto rileva la « Presse Médicale », 
per la quantità del prezioso metallo e per l’orga¬ 
nizzazione dei servizi, Vienna viene a piazzarsi al 
terzo posto nelle installazioni radiumterapiche, 
subito dopo Parigi e .Stoccolma. 

Istituto per la medicina d’aviazione in Germania. 

Presso l’Ospedale Eppendorfer di Amburgo è 
stato fondato, ad iniziativa del direttore sanitario 
prof. Ludolph Brauer, un Istituto per la medi¬ 
cina d’aviazione e le ricerche climatiche. L’Isti¬ 
tuto ha scopi prevalentemente scientifici. Tra l’al¬ 
tro, comprende due camere pneumatiche, con 
installazioni perfezionale, le quali consentono di 
riprodurre tutte le condizioni del volo; sono uti¬ 
lizzabili anche per riprodurre ] e condizioni dei 
vari climi: onde il duplice impiego per ricerche 
sull’aviazione e sui climi. All’Istituto sono ad¬ 
detti molti medici specialisti e vari scienziati. 

Un grandioso ospedale privato a Londra. 

Si è stipulata una convenzione per costruire a 
Londra un grandioso ospedale privato; sorgerà 
-sulla Marylebone Road, consterà di 9 piani e sarà 
capace di G00 letti, nonché di camere per le per¬ 
sone di famiglia dei ricoverati, con servizio alber¬ 
ghiero; comporterà la spesa di 100 milioni di lire 
it. circa. Verrà offerto ogni specie di trattamento 
diagnostico e terapeutico; le installazioni provve¬ 
deranno il massimo comfort. Le spese di assisten¬ 
za dovrebbero essere contenute in limiti di 100 lire 
it. al giorno incirca per ricoverato. 

Oggi i benestanti non ricorrono agli ospedali, 
ma si fanno curare a domicilio ovvero in piccole 
case di salute : pagano caro e non ricevono che 
un assistenza del tutto inadeguata, molto inferio¬ 
re certo a quella di cui dispongono i poveri nei 
grandi ospedali. Si vorrebbe rimediare a tale in¬ 
sufficienza. 

Ospedali congeneri verrebbero poi costruiti nelle 
altre grandi città inglesi. 

Alla clinica per malattie coloniali di Roma. 

II cardinale Pietro Gasparri si è recato a visitare 
la Clinica universitaria per malattie tropicali e 
subtropicali, istituita di recente a Roma per vo¬ 
lontà del Duce. 

Sua Eminenza è stata ricevuta ed accompagnata 
dal direttore, sen. Sir Aldo Castellani, e dagli 
aiuti, assistenti e studenti. Si è trattenuta più di 
un’ora, interrogando e confortando i malati, am¬ 
mirando i vasti laboratori e gl’impianti. Nel con¬ 
gedarsi, ha impartito la benedizione. 

Dispensario per diabetici a Milano. 

Il prof. L. Zoia ha istituito a Milano un ser¬ 
vizio di consultazione e assistenza per diabetici 
indigenti, i quali vi sono sottomessi a sorveglian¬ 
za pei iodica, ricevono l’insiilina ad un prezzo ri¬ 
dotto e vengono istruiti su quanto concerne il 


regime. Vengono anche iniziati alla tecnica dell’in¬ 
sulinoterapia e imparano a maneggiare da sè il ri¬ 
medio, sotto il controllo costante delle analisi del- 
l’urina e del sangue. 

Uua borsa di studio del prof. Pietro Castellino. 

Si è tenuta a Napoli l’assemblea generale del¬ 
l’Ordine dei Medici della Provincia. Presiedeva 
Con. Salvi che, dichiarando aperta la seduta, in¬ 
terprete dei sentimenti unanimi, rivolgeva un 
pensiero di devozione e gratitudine al Duce, pel¬ 
li suo recente discorso in Campidoglio, nel quale 
esaltò la missione del medico. 

Quindi il presidente illustrò all’assemblea, con 
una dettagliala relazione, l’attività del Consiglio 
dell’Ordine, ed annunziò la costituzione di una 
importante borsa di studio di 50.000 lire, mercè 
un fondo messo a suo tempo a disposizione dal- 
l’on. prof. Pietro Castellino. La borsa è destinata 
per studente di medicina, figlio di medico della 
provincia di Napoli. 

L assemblea accolse con vivo compiacimento la 
costituzione della borsa di studio ed approvò con 
unanime plauso la relazione Salvi. 

Borsa di studio in neurochirurgia. 

La sig.ra Mary R. Lewis di Gettysburg (Pennsil- 
vania) ha stanziato la somma annuale di 1800 dol¬ 
lari (35.000 lire it.) per una borsa di studio da 
assegnare annualmente nel campo della neurochi¬ 
rurgia presso la Scuola medica dell’Lniversità 
Tempie a Filadelfia. Il decano della Scuola, dott. 
W. N. Parkinson, informa che la nuova istitu¬ 
zione agevolerà le ricerche post-universitarie da 
parte di studiosi qualificati. 

Per gli studi sul gozzo. 

Il sig. B. M. Baruch di New York ha donato 
13.000 doli., ossia 250.000 lire it., al Laboratorio 
di Ricerche sull’alimentazione del Collegio Medico 
della Carolina Meridionale a Charleston, affinchè 
'sugano compiute delle ricerche sui rapporti tra 
I alimentazione e il gozzo semplice. 

Assistenza ai bambini con postumi di paralisi in¬ 
fantile a New York. 

La recente epidemia di paralisi infantile veri- 
licatasi a New àork ha indotto la Federazione per 
l’Assistenza all’infanzia di questa città a fondare 
un’istituzione per la cura e l’assistenza dei bam¬ 
bini che, guariti da detta malattia, sono rimasti 
con lesioni postume. 

L stato stabilito dalle autorità sanitarie che gli 
ospedali inviino tutti questi fanciulli alla Federa¬ 
zione, la quale dispone perchè a tutti siano pre¬ 
state le cure di cui il loro stato h‘a bisogno. Nei 
diversi sobborghi della metropoli si sono organiz¬ 
zati centri speciali per prestare le stesse cure ai 
suddetti fanciulli, sotto la direzione di medici, e, 
quando occorra, in collaborazione con gli istituti di 
ortopedia. Le infermiere diplomate fanno il ser¬ 
vizio di ricerca di questi malati e ne informano la 
Federazione. 

Attualmente l'epidemia di New York può con¬ 
siderarsi esaurita. Dal 1° luglio al 12 settembre si 
ebbero nella città 3214 casi di paralisi infantile 
con 332 morti. L’indice di mortalità nell’epidemia 
è stato del 12,39%, mentre fu del 27 % nell’epide¬ 
mia del 1926. 


398 


1 IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 10] 


Elargizioni e legati. 

La sig.ra Ida Origgi, rimasta vittima di uno 
scontro automobilistico, ha lasciato Ospedale 

Maggiore di Milano erede universale della sua so¬ 
stanza, che si presume ascenda ad oltre un mi- 
lione e mezzo di lire. 


* * * 


L'on. prof. Tiberio Evoli ha donato all Ospedale 
Civile di Portosalvo un padiglione destinato alle 
sale operatorie. Nella lettera di donazione egli for¬ 
mula il voto che il Consiglio amministrativo com¬ 
prenda sempre un rappresentante de.lla famiglia 
1-voli e chiede che il padiglione- sia intitolato al 
compianto suo padre dott. Giacomo. 


» * » 


Il sig Giuseppe Erucellari, ottantacinquenne, il 
quale per oltre 50 anni è stato segretario comunale 
e per quasi 15 anni giudice conciliatore di Bobbio, 
ha elargito 50.000 lire all’Ospedale civile di questa 
città, destinandole a un padiglione per tuberco- 
lotici, in occasione della prossima campagna an i- 
tubercolare che sarà inaugurata dal Duce. L atto 
generoso vuol significare devozione al Duce. 

Corso (li pérfezionàmentiL 

Presso la Facoltà mediOà dell'Università di Pa¬ 
rigi, avrà luogo un corso di perfezionamento sulla 
terapia medica e idrologica delle malattie del tubo 
digerente del fegato e della nutrizione, sotto la 
direzione del prof* M. Villaret; durerà dal 18 apri¬ 
le al 2 maggio; negli ultimi tre giorni si s o 
gerà un '^viaggio a Vichy. Tassa d’iscrizione 200 
franchi. Per informazioni rivolgersi al. Ld J D . or ^ 
toire d’Hydrologie et Climatologie thérapeutique 
de la Facuì té de Médecine, Hòpital Necker, Paris. 


Conseguenze della crisi economica. 

La Reale Società di Medicina di Londra si dibatte 
tra <r ravi disagi, a motivo della caduta della ster¬ 
lina 0 dacché i proventi consistono quasi esclusi¬ 
vamente delle quote dei soci le quali, virtualmente 
immutate, nella realtà si sono ridotte di valore. 
Tra l’altro, la somma stanziata per gli abbona¬ 
menti dovrà essere elevala di 5000 sterline, onde 
coprire la differenza di valuta, non intendendosi 
di compromettere l'importanza della biblioteca 
(questa nello scorso anno fu frequentata da 30.000 
studiosi; impiega un fotostato per riprodurre le 
pubblicazioni rare che non possono essere pre¬ 
state, dispone di due traduttori stabili eoe.). 

La Società ha deciso di non tenere quest’anno 
it rituale banchetto, in considerazione delle con¬ 
dizioni generali di disagio. 

L’Ufficio d’igiene di Baltimora ha sospeso il ri- 
fornimento gratuito di siero antitetanico agli ospe¬ 
dali e dispensari della città per il trattamento 
preventivo dei traumatizzali con lesioni esposte,, 
avendo esaurito i fondi disponibili. Il siero viene 
ora fornito a prezzo di costo. 

Onoranze a Krehl. 

In occasione del 70 1 compleanno, sono state rese 
affettuose onoranze all’internista di- Heidelberg» 
Ludotf von Krehl, universalmente noto per la sua 
opera monumentale « Pathologische Physiologie ». 

Prima di stabilirsi ad Heidelberg, ove egli risie¬ 
de da un venticinquennio, Krehl ha insegnato a 
Jena Marburgo, Greifswald, Tubinga e Strasbur¬ 
go; nella piccola città del Baden ha trovato, in¬ 
fine l’ambiente più adatto al suo temperamento. 
Egli’ ha conservato le caratteristiche di modestia: 
che sono proprie del vero scienziato. 


Propaganda igienica nelle scuole elementari. 

L’« Agenzia di Roma » pubblica alcune interes¬ 
santi notizie sull’azione che il Regime va svol¬ 
gendo per l’igiene del popolo; un caratteristico 
aspetto ne è la propaganda igienica nelle scuole 

elementari. L’azione si è iniziala nel 192o e a 
svolta fin’ora, attraverso 73 corsi straordinari 
d’imene per i maestri, un esperimento di propa¬ 
ganda in 26 province, gare d’igiene m 21 circo¬ 
scrizioni scolastiche, l’istituzione di 51 cineteche 
e la distribuzione gratuita di numerosi opuscoli 

di propaganda. 

La settimana della Croce Rossa nel Belgio. 

Si svolgerà dal 13 al 20 marzo; il tema di pro¬ 
paganda igienica prescritto è: «La nettezza » (net- 
tezza dell’individuo, della casa, dell'alimentano, 
ne. dei negozi, delle fattorie rurali, e<c.). Come ne 
o-li anni precedenti, verrà organizzata un azione 
intensiva in tutto lo Stato, così per la popolazione 
adulta come nelle scuole. 

t 

Conferenza cinese sulla lebbra. 

Gl giunge notizia della 1» Conferenza Nazionale 
sulla lebbra in Gina, indetta a Scianga. per >1 14 
ed il 15 aprile, sotto gli auspici della Missione 

Cinese pei lebbrosi. 

Evidentemente la notizia venne diramata prima 
degli attuali avvenimenti, che sconvolgono la cit¬ 
tà; essa prova quanto siano aleatorie le Pul¬ 
sioni umane. 


Sciagure di sanitari. 

Il dott. Dante Santacroce, medico condotto di 
Narnì, reduce da una visita in campagna, mentre- 
percorreva la strada in motocicletta a velocità mo¬ 
derata, cadde .per cause non precisate dalla mac¬ 
china battendo con violenza il capo contro la roc 
eia. Trasportato all’ospedale, vi è spirato. 


ncerti professionali. 

In Spagna si sono avuti alcuni attentati contro* 

Ha destato la generale indignazione il lancio d» 
ma bomba contro l’ottantenne dott. Madrazo, di 
falle del Paz, che ha esercitato brillantemente la 
hirurgia e da tempo ha rivolto la sua attività alla 
ondazione di numerosi sanatori per tubercolotici 
ìel nord della Spagna; viene considerato un vero- 
lenefattore dell’umanità. Per fortuna è sfuggito- 
di'esplosione. Gli sono giunte numerosissime con- 

ria tiittp le parti della Spagna. 


iaggi in Italia. 

Sotto gli auspici del «Journal dos Clinicos »• 
errà compiuto un viaggio di medici brasiliani m 
talia, allo» scopo di stringere i vincoli di frater- 
lità con l’antica nazione madre della latinità, di 
onoscerne davvicino gl’incalcolabili tesori storici e 
rtistici e le bellezze naturali di apprezzarne 1 
>rogressi compiuti e particolarmente 1 attività 
cientifica nel campo medico. Il viaggio è stato i 


[Anno XXXIX, Ni m. ]OJ 


SEZIONE PRATICA 


sto sotto il patronato del prof. G. Saltarelli, presso 
la R. Università di Roma, e del prof. Fernando Ma- 
galhaes, rettore dell’Università di Rio de Janeiro- 
l’organizzazione pratica è stata affidata all’E.N I 
(Ente Nazionale dell’Industria Turistica) La per¬ 
manenza in Italia sarà di 34 giorni; la traversata 
Rio Janeiro-Genova si compirà su di un transatlan¬ 
tico della « Italia »; il prezzo è stabilito in 8000 
milreis. È prevista una dimora potratta di singoli 
partecipanti, con ritorno su qualsiasi nave della 
stessa Compagnia. Per eventuali informazioni ri¬ 
volgersi alla redazione del « Journal dos Glinicos », 
rua Buenos Aires 176, Rio de Janeiro, Brasile. 

In altro viaggio è organizzato dalla « Ligue 
d Union Latine» di cui è organo r« Oeuvre ^la¬ 
tine »; durerà dal 20 al 30 marzo; si visiteranno 
Roma, Napoli, Pompei, Firenze e Pisa. Per even¬ 
tuali informazioni rivolgersi alla lega predetta rue 
Saint-Georges 51, Paris (9e). 

I n viaggio medico è organizzato da « L’Univers 
Medicai », con partenza da Parigi il 13 marzo e 
ritorno il 4 aprile; si visiteranno l’Italia setten¬ 
trionale e la centrale, fino a Roma, con molte so¬ 
ste; trasporti in auto-carri pullmann di lusso; 
alberghi di primissimo ordine; prezzo complessi¬ 
vo fr. 39/5. È prevista un’escursione extra, a Na¬ 
poli, Pompei e sul Vesuvio. Per eventuali infor¬ 
mazioni rivolgersi alla: Direction tecnique des 

' oyage et Congrès de « l’Univers Medicai», ave- 
nue de l’Opéra 31, Paris. 

^?. ri . dubitiamo che i colleglli riceveranno dai 
medici italiani le più cordiali accoglienze. 

Ina sentenza contro i rumori molesti in Francia. 

II dolt. Gérard di Parigi aveva affittato-, molti 
anni or sono, nella rue Mont-Dore, un padiglione 
ove abitava e riceveva la clientela Nel 1920 la 
« Compagnie parisienne de distribution d’électri- 
cite», che aveva una stazione di trasformazione 
addossata al padiglione, la trasformò in stazione 
di grande potenza. Il rumore e le vibrazioni di¬ 
vennero tali, da rendere il padiglione inabitabile 
Dopo qualche tempo si produsse perfino il crollo 
di un soffitto. Il medico, costretto a sloggiare, ed 
il proprietario della casa, sig. Villani, intentarono 
causa contro la società. Dopo lunghe vicende si 
o finalmente avuta la sentenza del Consiglio di 
Prefettura, che condanna la società a corrispondere 
144 350 franchi (ossia più di 100.000 lire it.) per 
molestia e danni. Inoltre si è affidato al prof. 
Balthazard, medico legale, decano della Facoltà 
medica, il compito di periziare se la salute del lo¬ 
catario sia stata compromessa e non comporti un 
più importante indennizzo. 


Di una lunga malattia contralta in servizio, è 
deceduto, poco più che cinquantenne, il doLt. 
CLAUDIO CONTI, medico condotto e ufficiale sa¬ 
nitario di Capracotta (Campobasso), apprezzato e 
amato dai colleghi e dalla clientela per il valore 
professionale e per il carattere. 

A. C. 


39 !> 

RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA. 

Zeitschr. /. Tuberie., nov. _ B. M. Cumelnitzki. 

torme precoci della tbc. polmon. aperta del- 
1 adulto. 

Rcvue de Méd., nov. — P. Chevallier e J. Ber¬ 
nard. Adenopatie inguinali. R. Renon. L’astenia. 

Gtorn. dt Batterici, e Immuti., nov. — R. Segre 
htucR sullo scleroma. _ L. Trossareuli. Ricerche 
Biologiche sul inicobatterio del tubercolo. 

Practittoner . die. — Numero di endocrinologia 

Minerva .«ed., 24 nov. - R. Greppi. Emolisi, 
spie luca. 

Ri fonila Med., 27 nov. — G. Santucci. Tele¬ 
trasmissione dei suoni cardiaci e polm. 

Ligura Med., nov. — T. Biancheri. Appendicite 
tubercolare, prima manifestazione di tbc 

Med Riera 28 nov. - C. Diez Fernàndez. Tbc. 
infantile perlussoide. 

Rev. de Gir. de Barcelona, selt. — J. Gonzalez- 

Aci ilar. Chirurgia del simpatico nelle affezioni 
vascolari periferiche. 

Stomatologia , nov. _ V. Gandolfi. Epulide po¬ 
lirei! Irica— A. I. Blau. Dentizione nell’infanzia. 

Revue Wd. Suisse Rom., 25 nov. — M. Jacque- 
rod. Medicazione coagulante nelle emottisi tbc. 

1/m. It di Chir., 30 nov. — M. Novi. Cancro 
rettale — V Bonomo. Ematuria in rene mobile. 

Riu. ^an. Sicil., 1 die. — L. Ayello. Funzione 
Parcellare, alternante e ritmica degli organi. — 

A. Scio. .Stati spasmodici dell’utero in travaglio-. 

Mediz. Welt , 5 die. — Burger. Insulina e cir¬ 
colazione. — Boeniieim. Progressi dell’endocrino¬ 
logia. 

Med Klinik, 4 die. — R. Salus. Terapia non 
operativa del glaucoma. 

Miinch. Med. 1 Vocìi., 4 die. — Beiireus. La va- 
lutazione dei preparati digitalici. — Hochrein. 
Irati am. della tachicardia parossistica. 

Dcul. Med. Woch ., 4 die. — Numero sul clima 
e la terapia di montagna. 

Clin Med. Ital. t nov. — G. Pellegrini. Diabete 

insipido. P. Gerle Sifilide dell’apparato' respi¬ 
ratorio. . ^ 

Arch j. Sch.- u. Tr.-IIyg., dic . _ E . Martini. 

Il problema delle razze dell’« Anopheles macu- 
lipennis ». 

Joiirn. A. M. A., 21 nov. _ M. F. Ingman e al. 

1 iattain. non specifico della sifilide precoce — 

M. S. Kim c A. C Ivy. Profilassi dell’ulcera duo¬ 
denale sperimentale con alimentaz. di mucina. 

Foha Clinica et Biol, sett.-ott. — A. Donati. 
Emoci lobi astoni a circoscritto con speciale sindro¬ 
me ascilica. 

Zbl. /. Chir., 5 dic. — N. Grzywa. Fasciature 
gessate chiuse. — V. Sanchis Perpiùa. Trattam. 
delle varici. 

Journal .4. M. A., 28 nov. — U. J. Wile e al 
Mal ario terapia della neurolue. — A. Weil. Ezio¬ 
logia della sclerosi multipla. 

Mcd+ Ibera, 5 dic. —r G. R. Lafoua. Impotenza 
maschile e ne u rasleni a sessuale. 

Ann. di Cl. Odont., dic. — F. Lazzaro. Eman¬ 
gioma primitivo della lingua. — G. Giorelli. 
Neurile del n. linguale. 

Paris Méd., 5 dic. — Numero di terapia. 

Rei\ Droil Penai et Crini., nov. — L. Bastenie. 
Anatomia patol. del timo nei rapporti con la me¬ 
dicina legale. 


400 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 10] 


Ardi II. di Chir., nov. — S. Bistolfi. Ossifi¬ 
cazioni traumatiche paracondiloidee del ginocchio. 

Riv. di Ma L, sett.-ott. — G. Pecori e G. Escalar. 
Campagna antimalar. nell'Agro Rom. — A. Lu- 
trario. Commissione interna/, della malaria. 

Amer. Journ. Obsl. G.yn., nov. — F. J. Taus- 
sig. L’aborto in relaz. alla protez. materna e fe¬ 
tale. — N. J. Eastman. La natura della proteina 
nell’eclampsia. 

Haemalologica, VI. — L. Cattaneo. Genesi dei 
monociti. — G. Di Guglielmo. La cellula di Gau- 
•cher nel sangue periferico. 

Bull Ac. de Méd., 1 die. — L. Convy. Trattam. 
del tetano con urotropina e siero. 

Journ. de Méd. de Bordeaux, 10 die. — C. Rocaz 
e R. Quenet. La perossidasi nel latte di donna. 

Amer. Journ. Med. Se., die. — W. Castle e al. 
Rapporti tra achilia gastr. e anemia pernie. — 
H. Brooks. Sull’angina pectoris. — A. Lambert. 
Dolori cardiaci e morti improvvise. 

Journ. Méd. Frane., ott. — Numero di neuro¬ 
chirurgia. 

Riv. di Patol. nere, e ment., sett.-ott, — P. Ot¬ 
tonello. Sistema extra-piramidale e manifestazio¬ 
ni ipercinetiche. — V. Tronconi. Eziologia della 
sclerosi a placche. 

Riv. di Patol. e Cd. d. Tubero., 30 nov, — C. Ma- 
lossi e M. Minghiri. Vaccinaz. antitubercolare pre¬ 
ventiva a mezzo del B. G. G, 

Wien. Klin. .1 Vocìi., Il die. — W. Falta. Dia¬ 
bete mellito renale. 


Zeitschr. /. Tuberi., die. — H. Bremer e P. 
Hhlenbruok. Apicolisi. 

Ann. di Osi. e Gin., 30 nov. — F. D’Erchia. 
Tossicosi gravidiche e tossicosi in gravidanza. — 
P. Porcaro. Variazioni atmosferiche ed eclampsia. 

Presse Méd., 12 die. — M. Laemmer. Come sve¬ 
lare l’insufficienza epatica. 

Surg., Gyn. a. Obst., die. — J. S. Eisenstaedt. 
Fattori della calcolosi urin. — M. T. Davis e W. 
B. McGee. Abruptio placentae. — F. Gregory Con- 
nell. Fundusectomia. — K. A. Meyer. Ileo gastrico 
intermittente. 

Presse Méd., 18 die. — P. Vallery Radot e al. 
Influenze termiche sulla sensibilizzazione. — P. 
Paguiez e A. Pechet. Regime chetogeno nell’epi¬ 
lessia. 

Rev. Med. de Barcelona, nov. — G. Maraììon. 
Ipertiroidismo e t’bc. 

Ann. d'Ig., nov. — G. Sollazzo. Disinfezione 
delle acque luride degli ospedali per tubercolotici 
con cloro. 

Ardi. 11. di Chir ., nov. — G. Galletta. Freni- 
cectomia. —G. Canavero. Resez. del cosidetto ner¬ 
vo presacrale. 

Riv. IL di Gin., nov. — N. Candela. Studio com¬ 
parativo di prove biolog. d. gravid. — F. D’Erchia. 
Emorragie tardive in puerperio. 

Paris Méd., 19 die. — Numero di ginec. e ostetr. 
Deut. Med. Woch., 18 die. — Hansen. Desensi¬ 
bilizza/. nella febbre da fieno. — Staub. Insuf¬ 
ficienza epatica iniziale. 


Indice alfabetico per materie. 


Agranulocitosi bismutica .. Pag. 390 

Alcool e insulina 7 -. » 380 

Anemie infantili: associazione del rame 

col ferro nel trattam. » 390 

Anemie: valore della cura col fegato . » 390 

Angina agranulocitica .. » 390 

Arteria polmonare: embolia: operaz. di 

Trendelenburg .. » 380 

Arteriotomia nel trattam. delle oblitera¬ 
zioni arteriose localizzate. » 383 

Autointossicazione intestinole: se esista » 387 

Batteri della trachea e dei bronchi . . » 392 

Batteri de.la vagina .. » 392 

Bibliografia .. » 385 

Broncospirochetosi : contributo. » 303 

Cardiopatie: glucosio-insulino-terapia . » 387 

Cirrosi epatica: azione dell’alcool e della 

sifilide nella genesi .. » 381 

Cisti conneltivali del cordone spermatico » 309 

Cisti del pancreas .. » 375 

Colecistectomie per colecistiti non cal¬ 
colose .. » 388 

■Colecistiti tifose .. w 382 

Diaframma: blocco controlaterale da le¬ 
sione traumatica .. M 388 

Eritema nodoso : eziologia .. » 392 

Febbri alimentari del lattante ..... » 380 

Fegato : lesioni da inoculazione di ma¬ 
laria . » 382 


Filassi nella cura del tetano, della difte¬ 
rite e di altre malattie neurotropiche Pag. 379 


Ileo postoperatorio: impiego di soluzio¬ 
ni ipertoniche . » 389 

Leishmaniosi in adulto. » 386 

Movimento: clinica delle forme di— . » 391 

Navi: moto- igiene. » 389 

Pigmenti biliari: formazione intrneuta- 

nea e reazione di Brugscli .. » 383 

Porpora emorragica : splenectomia ... » 391 

Scrittura a macchina: vantaggi .... » 392 

Sindromi associale dell’addome destro: 

a proposito di —. » 389 

Sindromi sensitivo-motori© di origine 

funzionale . » 387 

Sports invernali: lesioni traumatiche . » 388 

Spermocoltura come mezzo di diagnosi 

nel gonococcismo latente. » 391 

Tessuti : colture in plasma di animali 

irradiati. » 386 

Tubercolosi: immunità:, natura e limiti » 386 

Tubercolosi: morfologia clinica .... » 386 

Tubercolosi osteo-arlicolare e trapianto 

osseo .. n 388 

Varici: iniezioni di glicerina pel trattam. 

sclerosante . » 384 

Versamenti pleurici : artificio semplice 

per facilitare le punture esplorative . » 387 

Vitamina della fecondità (fattore E) . • » 386 


Diritti ai proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in 
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte. 


C. Frugoni, Red. capo. 


A. Pozzi, resp. 


Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier. 































ANNO XXXIX 


Roma, 14 Marzo 1932 - X 


Num. 11 



“IL POLICLINICO» 


fondato nel 1893 dai professori: 


GUIDO BACCELLI 


FRANCESCO DURANTE 




Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 


SOMMARIO. 


L protuieranziaK? : Tuberwl ° calcificato della calotta 

note e contributi: S. Solieri: Coedizione, vagato- 
ni&m° e sintonia patologica dell’addome destro 

Osservazioni cliniche: G. Picardi: Eruzione bollosa 

Sunu m 2 tr ra«fltni all p ni con6e<,lltiv a a rachianestesia. 
foiL Epi a dem elogia: Tipi epidemici delle 

h v "7 AdP0ME: a - e - Russell : Sofferenze 
h 7 V ‘ J ? urdi pn e J. Govaerte: Considera¬ 
ssi diagno8J - .eziologia, patogenesi e tratta¬ 

mento delle pancreatiti acute. — Kònig: Sulle cisti 
retropentoneali. — Organi respiratori : A. J. Scott Pin- 
cnm e ±1. V. Morlock : Il broncoscopio nella diagnosi 
deile malattie polmonari. — Favre, Croizot e Gui- 
ohard: La granulomatosi maligna pleuro-polmonare. 
— Lapointe, Duchon, Daj*fenille e Jonard : Le infe¬ 
zioni bronco-polmonari post-operatorie e la loro pre- 

w ZI ? ll Ai, con *i lieati ' v accini. - Sagona: La tuberco¬ 
losi dell ilo polmonare nell’adulto. — Kerschner : Le¬ 
gatura della vena polmonare nella cura della tuber¬ 
colosi polmonare. — M. Sgolitzer : Risultati della 
struinectomia nella tracheomalacia. 

Cenni bibliografici. 

Accademie, Società Mediche, Congressi : Reale Accade- 
mia di Medicina <ii Torino. — Reale Accademia Me¬ 
dica di Genova. — Società Medico-Chirurgica di Pa- 


JjfA ~. Accademia Medico-Fisica Fiorentina. - So- 
Coltura Medica Novarese. — Accademia Me- 

Ch H ? ‘ U n eiCa r el Plcea ?- — Società di Scienze Me- 
diche di Conegliano e Vittorio. 

Appunti per il medico pratico: Casistica: L'osteomie- 

dpflp i -, Le . sloni dell’istmo delle lamine 

delle vertebre lombari. — La malattia di Lareen 
Johansson (apafisite rotulea). — Terapia: La sommi¬ 
nistrazione di alcali nella terapia salicilica. — In¬ 
tossicazione acuta da clorato di potassio. — Il tar- 
^ Pa ^ dl ©rgotamina nel prurito di origine epatica e 
J ‘ a 0 e ; . Nope , di tecnica : Diagnosi precoce della per¬ 
tosse -col metodo della goociolina. — Igiene: Sopra 
un epidemia ospitaliera di varicella connessa a zona. 
Tir™ 1 .?* 6210111 8tr eptococciche originate dal latte. — 
Medicina scientifica : Ulteriori progressi nell’isolamento 

aoJle vitamine. — Posta degli abbonati. — Varia • Il 
moltiplicarsi delle società mediche. 

Politica sanitaria e giurisprudenza:' G. Selvaggi : Ri- 
». e P« os ^ e - a { l uesi t , i Per questioni di massima. 

Ne|la vita professionale: Concorsi. — Nomine, promo¬ 
zioni ed onorificenze. 

N ?f tr ^ c J orrispondenze: Da Milano. - Da Trieste. — 
Da Padova. 

Notizie diverse. 

Indice alfabetico per materie 


LEZIONI. 

Scuola di Medicina Pratica « A. Minich » 
dell Ospedale Civile di Venezia. 

Tubercolo calcificato della calotta 

protuberanziale. 

Lezione del prof. G. Jona, medico primario. 

H malato, di cui vi trattengo, fu da me 
presentato ben cinque anni fa con diagnosi 
di tubercolo della protuberanza. Egli versava 
allora in condizioni gravissimi©, tali da porlo 
in pericolo di vita imminente. La sorte, non 
so se benigna o maligna, lo trasse a salva¬ 
mento, lasciandolo però minorato, nelle con¬ 
dizioni che voi stessi ora constaterete. An¬ 
che uscito dallo Ospedale, dopo mesi di 
degenza, noi potemmo seguirne il progres¬ 
sivo miglioramento, ed ora controlleremo in¬ 
sieme l’antica diagnosi, per vedere se essa 
resiste alla stregua della evoluzione succes¬ 
siva del morbo, e dei postumi attuali, o quale 

altra diagnosi le debba eventualmente esser 
sostituita. 

Vi leggo i dati più importanti delle car¬ 
telle nosologiche di allora. 


Gard... Antonio, di anni 18, veneziano dipin¬ 
tore. 

Entra in Ospedale 111 febbraio 1926. 

Padre morto a 52 a., e madre a 46 a., ambedue 

per emorragia cerebrale: quattro sorelle sono vi¬ 
venti e sane. 

Il paziente all’età di un anno, ebbe un forte 
colpo al capo, per cui rimase alcune ore privo 
di conoscenza. 

Dal maggio dell’anno precedente soffre spesso 
di cefalee. 

Quindici giorni prima dell’ingresso in ospedale, 
cominciò ad avvertire malessere generale, senso di 
formicolio diffuso' al oapo, sonno agitato, qualche 
irregolarità nella funzione intestinale. 

La cefalea si fece viva, a sede prevalentemente 
frontale; comparve vomito ripetuto, incertezza nel- 
1 andatura, che andò facendosi sempre più evi¬ 
dentemente barcollante, fino a porlo nell’impos¬ 
sibilità di lasciare il letto, tendenza all’assopi¬ 
mento: non febbre. 

Stato presente del 12 febbraio. 

L ammalato giace abbandonato nel letto, tende 
al sopore, però si desta al richiamo, mostra di 
comprendere lutto quanto si dice, risponde a 
cenni, o con parola stentata, infantile. 

Condizioni di nutrizione generale discrete. Api¬ 
ressia. 

Polso raro (60 al minuto) lento, sostenuto. 

L'esame dei visceri del torace e dell’addome è 
negativo. 




402 


(( IL POLICLINICO )> 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


La fisonomia è atona, senza espressione. Piega 

naso-labiale spianata a s. 

Lo sguardo è costantemente rivolto a destra. 

Il movimento coniugato degli occhi verso sini¬ 
stra non si eseguisce, mentre si eseguisce quello 
verso destra, benché incompleto. 

Paresi del retto esterno dell’occhio sinistro. 

Nistagmo oscillatorio destrorso, a piccole scosse, 
nei movimenti orizzontali dei bulbi e anche nella 
convergenza: nistagmo meno intenso, allo stato di 

riposo. # 

Ipoestesia corneale bilaterale. Pupille eguali, di 
media ampiezza, bene reagenti alla luce. 

La bocca è tenuta costantemente semi-aperta: 
l’angolo sinistro è leggermente abbassato: vi ha 
scialorrea fluente dall 'angolo sinistro. 

La lingua è porta in modo estremamente in¬ 
completo: non riesce a proludere; non risponde 
all’invito di movimento laterale. 

La deglutizione è difficilissima. 

Gli arti sono in istato lievemente ipertonico. 

I loro movimenti si compiono d’ambo i lati ma 
con breve deficit a destra così all’arto sup. che in¬ 
feriore. 

Riflesso patellare destro più accentuato del si¬ 
nistro. 

Si ottengono Babinski e Oppenheim, bilateral¬ 
mente, ma incostantemente. 

II malato posto in piedi, non si, regge affatto, 
allarga le gambe, tende a cadere tosto, ora verso 

destra ora verso sinistra. 

Orine limpide: sp. 1024; albumina 0; glucosio 0; 

sedimento nullo. 

Es. del fondo oculare: modica congestione ve¬ 
nosa in 0.0; papille a margini netti. 

14-2: TI polso si è fatto anche più raro (40 pul¬ 
sazioni al minuto). 

Puntura lombare: pressione al Claude cm. 30. 

Liquor limpido, incoloro, non dà reticolo. 

Alb. 0,30 %o\ Gluc. 0,75 %o- 

Sedimento: 2 elem. per mmc. alle celi, di Na- 

geotte. 

Cuti-reazione alla Pirquet positiva. 

20-2: Più evidente il deficit del facciale di sini¬ 
stra. Non parla. Non deglutisce. Viene alimentato 

colla sonda. 

4-3: Vomito ripetuto, da due giorni. 

6-3: Cessato il vomito. Ha ripreso qualche pa¬ 
rola, inceppata, tipo rinolalia aperta. 

Persiste cefalea frontale. 

Persiste strabismo convergente per paresi del 
retto est. sin. Persiste il nistagmo. 

Esame otoscopico (Rip. Otojatr.).. 

Suppurazione cronica dell’orecchio medio di si¬ 
nistra, con accumulo di cerume e pus nel condotto 
uditivo esterno. 

Perforazione postero-inferiore della membra¬ 
na T.; vasta lesione cribriforme della 1/2 inferiore 
del quadro timpanico (esiti di tubercolosi). 

Le prove del Baranj riescono alquanto difficili 
per le condizioni del paziente, ed anche perchè le 
vaste perforazioni timpaniche lasciano fuoruscire 
l’acqua per tubam. 

Con »a prova calda sembra constatabile la 
ineccitabilità vestibolare a sin., mentre la reazione 
a destra sembra di tipo normale. 

20-3: Meno accentuata la paresi del facciale di 
sin. Fonazione stentata. Ancora alimentazione col¬ 
la sonda. Perde feci e orine. 

Bradicardia meno accentuata (52). 

Movimento degli arti possibile; persiste lieve 


deficit a destra. A d. si ottiene ora un Babinski 
netto, ma solo eccitando la superficie interna del¬ 
la coscia nel 1/3 superiore, a sin. Babinski in¬ 
completo. 

21-3: Si presta meglio all’esame. 

Non si rilevano alterazioni apprezzabili della sen¬ 
sibilità superficiale. 

Modica dismetria agli arti inferiori, bilateral¬ 
mente. 

Accenno di adiadokocinesi agli arti sup., eguale 
dai due lati. 

30-3: Migliorato. Cessata la bradicardia (78). 

Si alimenta da sé. 

Parla, benché stentatamente. 

Persiste deviazione dello sguardo, strabismo e 
nistagmo. Mobilità degli arti ripresa compieta- 
mente. Energia muscolare eguale dai due lati. 

Non dismetria; diadokocinesi regolare. 

A fine di giugno il malato aveva ripreso compie 
tamente la possibilità di deglutire e di parlare, 
si era rimesso nello stato generale, nell’agosto 
potè sollevarsi sul letto, nel settembre scendere, 
reggendosi a mala pena e poi riacquistando stabi¬ 
lità e possibilità di deambulazione. Uscì il 10 
marzo 1928. 

Ve lo ripresentai un anno dopo in ottime condi¬ 
zioni di nutrizione generale, con intelligenza lu¬ 
cida, coerente, benché un po’ fatua: il ragazzo, 
di 18 anni, conscio della sua incapacità al lavoro, 
tuttavia si presentava gioviale e sorridente. 

Parlava un po’ stentatamente e infantilmente, 
la parola conservando il suo carattere di rinolalia 
aperta, per cui diceva boba per mamma, pade per 
pane. 

Si reggeva bene, ma sempre a gambe divari¬ 
cate : camminava senza appoggio, abbastanza spe¬ 
ditamente, ma stancandosi presto, così da esser 
poi obbligato a reggersi a un compagno; proce¬ 
deva diritto, ma al più piccolo ostacolo vacillava, 
tendendo a cadere ora a d. ora a sinistra. 

La faccia conservava alcune asimmetrie, e so¬ 
pratutto alcuni particolari della meccanica ocu¬ 
lare; persistente strabismo convergente sinistro, 
per paresi dell’oculo motore est. sin., evidente 
anche nei movimenti di lateralità del bulbo; per¬ 
sistente nistagmo orizzontale, a riposo, quasi sem¬ 
pre destrorso. 

Nel movimento coniugato a destra, nistagmo 
orizzontale costante, destrorso, a scosse rapide. 

Nel movimento coniugato a sin., nistagmo in¬ 
termittente, ora a scosse rapide, ora a scosse len¬ 
te, per lo più destrorso, talora sinistrorso. 

Movimenti verticali normali, talora accompa¬ 
gnati da nistagmo. Convergenza buona, accompa¬ 
gnata da nistagmo a scosse rapide, binoculare; 
nistagmo di convergenza. 

Pupille di ampiezza normale, eguali, bene rea¬ 
genti. 

Papille ottiche a margini netti: congestione ve¬ 
nosa accentuata. 

Paresi lieve del facciale inferiore di sinistra. 

Gli arti inferiori presentavano buon trofismo, 
discreta forza muscolare, riflessi normali, sensibi¬ 
lità affatto normale. 

Successivamente le condizioni di statica del tron¬ 
co, e l’energia generale migliorarono ancora, cosic¬ 
ché si può dire che oggi, come ve lo presento, 
non rimangono che le turbe della meccanica ocu- 
lare: il nistagmo, lo strabismo con paresi del 6* 
di sin. e del movimento coniugato destrorso, uni¬ 
tamente a una lieve paresi del 7° di sin. 


[Anno XXXIX, Num. li] 


SEZIONE PRATICA 


40:3 


L'andatura è franca. 

Non vi è cenno di asinergia, di dismetria, di 
adiadokocinesi: la ricerca metodica delle comuni 
prove della marcia, del calcagno, dell’indice, della 
flessione combinata del tronco, delle varie mano¬ 
vre di Babinski, di Stewart-Holmes, di Thomas e 
Jumenlié, ecc., sono tutte pressoché negative. 

Non rigidità, non tremore degli arti. 

Ritmo del sonno normale. 

Ora dovete concedermi che, nel ripresen¬ 
tarvi il malato, io discuta nel tempo stesso 
i fatti svoltisi nella prima evoluzione del 
morbo, e quelli residuati nelle varie tappe 
successive, che svolga insierme i criteri dia¬ 
gnostici che sorsero dai primi fatti e quelli 
che sono resi ammissibili oggi, dai vestigi 
di essi. 

Ritenni, fin dalla prima lezione, che )a 
cefalea, il vomito, l’astenia grave, l’andatu¬ 
ra atassica, la bradicardia, l’aumentata pres¬ 
sione del liquor deponessero per una neo- 
formazione endocranica. 

Ritenni che i sintomi a carico dell’appa¬ 
recchio motore oculare, congiunti all’atas- 
sia, e con accenno a una paralisi alterna, 
tipo Millard-Gubler Ideila quale veramente 
era apparso solo qualche tratto, lieve e in¬ 
costante), de ponessero per una sede protu- 
beranziale nella sua calotta, ritenni che i fatti 
di disfagia, di glossoplegia, di bradicardia, 
fossero effetto di compressione sul IX, X, XII 
nel loro decorso intracranico; giudicai che la 
natura del tumore fosse tubercolare, per la 
frequenza di queste formazioni nella protube¬ 
ranza, e per il reperto dell’otojatra che ci as¬ 
sicurava di una pregressa lesione tubercolare 
dell’orecchio destro. 

Concedetemi ora ch’io ritorni su qualche 
punto della diagnosi di sede. 

Vi dissi esservi una sindrome alterna in¬ 
costante e mal sicura. 

Vi fu infatti -paresi di 6° e 7° di sin. e 
deficit motorio con esagerazione di ridessi 
agli arti di destra. 

Ma il deficit degli arti fu lieve, e di breve 
durata, il 'Babinski fu bilaterale e talvolta 
più distinto a sinistra che a destra. 

Se una netta sindrome alterna fosse indi¬ 
spensabile per la diagnosi di sede protube- 
ranziale, credo che avrei dovuto rinunciarvi. 

Ma la sindrome alterna può mancare o es¬ 
sere appena accennata, quando la lesione col¬ 
pisca la protuberanza nella sua calotta, che 
è estranea alle vie piramidali; inoltre la sin¬ 
drome alterna può essere resa poco evidente 
da circostanze che ebbi occasione altre volte 
di farvi rilevare e su cui ritornerò brevemen¬ 
te, fra poco. 

R finalmente la sindrome alterna, pur 
vaga, può essere rafforzata nel suo signifi¬ 
cato dalla coincidenza colla alterazione della 
meccanica oculare. 

Noi avemmo nel nostro ammalato costante 


deviazione dello sguardo verso destra per pa¬ 
ralisi o paresi levogira, e avemmo paresi del 
7° di sinistra. 

Ciò costituisce, coll’accenno a paresi degli 
arti di d., il tipo protuberanziale della sin¬ 
drome di Foville, o meglio, avendosi qui an¬ 
che mstagmo e atassia, costituisce la sindro¬ 
me di Raymond e Cestan, che è un’ulteriore 
varietà della sindrome stessa di 'Foville, va- 
lietà che si verifica quando la lesione protu- 

jberanziaje posteriore si faterà lizza notevol¬ 
mente. 

Ritornando poi sulle circostanze che pos¬ 
sono mascherare o rendere ambigua la sin¬ 
drome alterna, propria della protuberanza, 
vi iicordo che appunto nelle lesioni protu- 
beranziali, si presenta straordinariamente 
frequente la bilateralità di alcuni fatti; ciò 
avviene talora anche in casi di lesione limi¬ 
tata a una o all altra metà dell’organo: così 
la miosi, fa areflessia corneale, la mancata 
reazione nislagmica agli stimoli vestibolari, 
la sordità, il ri fi. di Babinski, in casi nume¬ 
rosi della letteratura risultano nettamente 
bilaterali; ancora, Raymond e Cestan nella 
loro descrizione della sindrome protuberan- 
ziale -superiore (Gaz. des Hóp., 1903) desunta 
da tre casi, descrivono una paralisi dei movi¬ 
menti di faterà li tà dello sguardo, bilaterale , 
benché per lo più prevalente da un lato. 

f oi vi sono casi di una miscela, apparen¬ 
temente disordinata, di fenomeni a carico 
dell’ima e dell’altra metà. 

Alquier e Kterfeld, trattando dei tumori 
dell’angolo pontocerebellare, citano un caso 
di tumore di sin., e corrispondente sindro¬ 
me, in cui era preso pure il 6° e 7° di destra; 
un caso in cui era preso il 7° di sin., l’8° e 
il 12° a destra; un caso di tumore a sin. e 
corrispondente sindrome, in cui però si ag¬ 
giungevano a questa, turbe del 3°, 9° e 12° 
di destra. 

Finalmente, oltre che sulla bilateralità, 
devo insistere sulla variabilità di taluni fatti, 
sulla possibilità che essi si presentino, alter¬ 
nativamente, ora da una parte ora dall’altra. 

In un caso di Cflaude, Schaeffer e Ala- 
jouanine, di tubercolo della protuberanza, 
sono notate da principio (turbe nettamente 
localizzate a destra; nel diario di' qualche 
giorno dopo si nota che le turbe sono retro¬ 
cesse a destra; e sono comparse a sinistra: 

« il s e produit, en quelque sort, un transfert 
de troubles de la droite vers la gauche ». 

André-Thomas insiste sulle variazioni con¬ 
siderevoli delle turbe motorie e sensitive nel¬ 
le sindromi protuberanziali da alterazioni 
va sali (emorragie o ramni olii mento). 

Finalmente, facendo appello alla mia stes¬ 
sa esperienza, vi ricordo che nel caso di neo¬ 
plasma della protuberanza che vi ho presen¬ 
tato in una bambina di 11 anni, confermato 
all’iautopsia, e che ho pubblicato nella raccolta 







404 « il policlinico » [Anno XXXIX, Num. 11] 

di Lezioni della Scuola Minich del 1926, vi pavimento dell’acquedotto di Silvio, che è 

erano delle intense crisi vasomotorie nel sottostante alle eminenze quadrigemine, e sa- 

campo del trigemino, che si iproducevano ora ranno lesi, o per diffusione del processo, o per 

a d. ora a sinistra. compressione, da una lesione di qualche im- 

Nella fenomenologia acutissima da ascesso portanza delle eminenze stesse. Invece non è 

metastatico della protuberanza (che ho diagno- mai (o isolo in via eccezionalissima) leso il 

sticato in vita, e fu confermato all’autopsia, 6° paio, il cui nucleo è ben distante, apparte- 

e che ho descritto nel nostro giornale Veneto nendo alla metà inferiore della protuberanza, 

del 1928) trova al 1° esame anestesia corneale Nel nostro malato, sia attualmente, sia nel 

bilaterale, cenni di paresi bilaterale del 7°, periodo acuto, troviamo lesioni, del 6° dei due 

mentre Lindomani vi era netta localizzazione lati, e specialmente del sin.: nella posizione 
dei due fatti a destra, e scomparsa di essi a di riposo .c’è uno strabismo convergente per 
sinistra. paresi del retto esterno sinistro, il deficit bi- 

Ho insistito su questi rilievi perchè li ere- laterale appare più evidente nei movimenti, 

do importanti, e non affatto accidentali, ma Non è invece leso il 3° paio, perchè retto su- 

bensì legati alla conformazione anatomica periore e interno, obliquo inferiore, elevatori 

della protuberanza, in cui le formazioni delle della palpebra sono tutti integri. Integro è 

due metà non sono così vicine tra loro come pure Lobliquo superiore, innervato del 4°. 

nel bulbo, ma non sono così distanti come Non basta. Nelle lesioni delle quadrigemi- 
in tutte le altre formazioni emisferiche, me- ne, vi può essere paralisi dei movimenti co- 

sencefaliche, cerebellari. Quindi la protube- niugati, ma da tutti è notato che questa para- 

ranza, da un lato non dà le tetraplegie, prò- lisi è per i movimenti coniugati verso l’alto 

prie del bulbo, dall’altro non è facile dia le e verso il basso (pei nervi suspiciens e despi- 

emi-sindromi pure, che sono abituali pel cer- ciens di Grasset), mentre invece la paralisi dei 

vello, pei nuclei basali, pei peduncoli cere- movimenti coniugati di laleralità è propria 

brali, ecc. delle lesioni protuberanziali. Ora,, fin dai pri- 

Così da questa posizione intermedia della mi giorni della degenza del Gàrd... il diario 

protuberanza scaturisce come necessaria con- nota : impossibilità totale del movimento co- 

seguenza, che vi sono bensì le emi-sindromi niugato degli occhi verso destra, grande limi- 

sistematiche, coi .caratteri loro proprii (Mil- tazione dei movimenti verso sinistra. E anche 

lard-Gubler, Eovilile, Deiters, ecc.) mia che oira voi vedete il nistagmo che accompagna il 

ad esse si aggiungono frequentemente, spruzzi movimento forzato verso destra, a ricordo dei¬ 
di fenomenologia dell’altro lato, e che pure la grave impossibilità del periodo acuto, 

vi è possibilità di una qualche alternativa di Ma non basta ancora. Nella quasi totalità 
fenomeni nel decorso di uno stesso caso, e dei casi di tumori delle quadrigemine con le- 

tutto ciò per ragioni che illustrai nei casi già sioni oftalmoplegiche (e cioè in più del 50 % 

pubblicati. di essi) sono pure alterati i riflessi pupillari. 

Ma non ho finito : Se fondai il giudizio es- Sarebbe strano che non lo fossero, quando si 

senziale su questi due elementi : atassia, e ricordi che (per opinione quasi concorde), il 

alterata meccanica oculare, a carico dei mu- centro di tali riflessi risiede nelle quadrige- 

scoli estrinseci, con nistagmo spontaneo e mine, o che per lo meno le quadrigemine 

provocato, devo pure ricordare che essi, come posseggono un nucleo cellulare il quale è 

possono esser propri di una lesione protube- intercalato lungo l’arco di tale riflesso, e lo 

ranziale, così possono trovarsi presenti in le- altera quando esso è leso, 
sioni di due altre sedi : i corpi quadrigemini; Sopra 40 casi, raccolti dalla letteratura da 
il cervelletto. V'alobra, 13 volte esisteva rigidità pupillare 

Per i tumori dei corpi quadrigemini, già assoluta alla luce e all’accomodazione, sette 

40 anni or sono Nothnagel affermava che la volte l’Argyll-Robertson unilaterale o bilate- 

diagnosi si fonda essenzialmente sull’associa- rale, dieci volte torpore delle reazioni pupil- 

zione di questi due fatti: atassia a tipo cere- lari con anisocoria, sette volte anisocoria sola, 

bellare, e 'paralisi oculari asimmetriche e prò- solo tre volte comportamento normale delle 

gressive. Dato ciò, vi è nel caso nostro qual- pupille. 

che cosa che lo stacchi dal tipo dei tumori Nel nostro malato voi potete constatare la 
delle-quadrigemine? uguaglianza, la regolarità della forma e delle 

Non parlo dell’atassia. Ne parleremo subito reazioni pupillari del nostro malato, fatti tutti 
dopo, a proposito del cervelletto. registrati dal diario anche in piena fase acuta 

Ma c’è, se non m’inganno, un distacco suf- del morbo, 
fidente nel quadro oftalmoplegico. Oserei dire che tutto ciò permette di esclu- 

È opinione concorde, e risulta da quasi dere in via assoluta la localizzazione della le- 

tutta la casistica, che le paralisi oculari nei sione nelle quadrigemine, 

tumori delle quadrigemine sono nel campo È altrettanto facile escludere la sede cere- 
dei 3° e del 4° paio, e specialmente del 3°, e bellare? Temo di no. 

ne è chiara la ragione anatomica, in quanto Anche nei riguardi di essa, possiamo dire 
che i nuclei del 3° sono disseminati lungo il che nel caso nostro mancavano molti dei fatti 


Anno XXXIX, Num. 11] 


SEZIONE PRATICA 


405 


che le son propri: la cefalea era frontale, an¬ 
ziché occipitale, mancava la papilla da stasi 
(frequentissima nei tumori cerebellari, in cui 
si trova fra il 50 e l’80 % dei casi, a seconda 
degli osservatori, mentre manca abitualmente 
nei tumori della protuberanza) : furono transi¬ 
torii i segni di asinergia, di dismetria, di adia- 
dokocinesi. 

Malgrado ciò, l’atassia, il nistagmo, le de¬ 
viazioni oculari che furono proprie del nostro 
malato, entrano nella fenomenologia cerebel¬ 
lare non meno, e qualcuna più, che nella fe¬ 
nomenologia protuberanziale. 

In gran parte, sono fatti dipendenti da le¬ 
sioni delle vie vestibolari che corrono nel 
ponte, ma che sono legate, anatomicamente 
e funzionalmente col cervelletto', col quale 
agiscono sinergicamente. E in parte sono in¬ 
terpretate come- dovute alla compressione 
esercitata dal tumore cerebellare sulla fossa 
posteriore, e che può ledere la funzione di 
tutti i nervi cranici che vi decorrono. 

Così secondo Steward e Holmen nella mag¬ 
gioranza dei casi, i tumori cerebellari danno 
paralisi del retto esterno del lato colpito dal 
tumore, specialmente se il neoplasma è extra¬ 
cerebellare, e può essere bilaterale se il tu¬ 
more è intracerebellare. 

In qualche caso vi è pure paresi dei movi 
menti coniugati di latera'lità, verso il lato 
della lesione. E vi è spesso paralisi o paresi 
del facciale, talora totale, talora del ramo su¬ 
periore o inferiore, e vi possono essere segni 
irritativi del 5° paio, e, raramente, alterazioni 
a carico del 9°, 10° e 12° paio. 

Concludendo, voi vedete quanto possa es¬ 
sere difficile, in determinate circostanze, il 
differenziare la neoformazione cerebellare dal¬ 
la protuberanziale. 

Vi confesso anzi che tutto ciò mi trattiene 
nel caso nostro dall’escludere in modo asso¬ 
luto la sede cerebellare; dico solo che consi¬ 
derato quel tanto che oggi è rimasto nel no¬ 
stro paziente, considerato cioè che è andata 
gradatamente scomparendo la atassia, che è 
il fatto più squisitamente dovuto al cervellet¬ 
to, mentre persistono i fatti della alterata mec¬ 
canica oculare, la cui sede diretta è il ponte, 
propendo nuovamente a concludere più per 
questo che per quello. 

Da ultimo, potreste chiedere come una gra¬ 
ve lesione della calotta pontina* possa essersi 
svolta senza turbe della sensibilità, le cui vie 
passano tutte attraverso di essa. Ma è noto 
già da numerosa casistica, che, non rara¬ 
mente, tumori di questa regione decorrono 
appunto con sensibilità integra, per ragioni, 
non sempre nè tutte valutabili. 

* 

* * 

Ed ora, parliamo un momento della natura 
del processo. Io ammisi fin da principio il 
tubercolo. 

La frequenza notevole di esso in queste sedi, 


i segni rilevati dallo specialista, di un pre¬ 
gresso processo tubercolare dell'orecchio de¬ 
stro, e poi l'evoluzione successiva del morbo, 
mi parvero e mi paiono ancor oggi argomenti 
importanti in favore di esso. 

Occorre differenziarlo da altri processi? 

I tumori propriamente detti, si possono 
escludere con certezza; l’insorgenza acuta del¬ 
la sintomatologia gravissima del primo pe¬ 
riodo non è certo comune in essi: vi si adatta 
ancor meno l'evoluzione successiva, che portò 
a una guarigione con restitutio , incompleta, 
ma notevolissima, che dura da anni. 

È necessario invece che (differenziamo il 
tubercolo da altri processi di natura infiam¬ 
matoria. 

/Non parlo della meningite, che restò esclu¬ 
sa nel periodo acuto del morbo, dalla assenza 
dei segni clinici diretti (rigidità, Kernig, ecc.) 
e sopratutto dai caratteri del liquor, che de¬ 
ponevano decisamente contro. 

È da trattenerci invece sulla possibilità 
dell’encefalite, forma di eziologia svariata, 
di sintomatologia multiforme, di decorso dal 
più acuto al più cronico, e, in generale, di 
frequenza certo assai maggiore di quanto po¬ 
chi anni fa si conoscesse. 

Parliamo sopratutto di due tipi di encefa¬ 
lite, che qui potrebbero esser invocati: 

la polioencefalPe acuta superiore di Wer- 
nicke; 

l’encefalite epidemica di Economo; 
ambedue solite a dare turbe della meccanica 
oculare per lesioni dei nuclei peduncolari e 
protuberanziali. 

La polioencefalile superiore di Wernicke, 
forma rara e gravissima, ben difficilmente 
sfugge all'esito letale; comunque, è di evolu¬ 
zione molto rapida, suole essere febbrile in 
tutta o in parte del suo decorso; può dare una 
sintomatologia complessa, ma d’ordinario dà 
i fenomeni di localizzazione corrispondenti ai 
nuclei colpiti, per lo più del III, IV, VI, più 
raramente del VII e del V motore; difficil¬ 
mente dà fenomeni di aumento generale della 
pressione endocranica. 

Per tutti questi fatti, mi pare che il caso 
nostro si stacchi dalla forma di Wernicke. 

L’encefalite di Economo si presentò da noi, 
come sapete, in forma epidemica dal 1918 al 
1923, e poi continuò a dare qualche raro caso 
sporadico, che può farci domandare se anche 
il caso attuale vi rientri. 

Se considero la fisonomia generale della for¬ 
ma, quale potei desumerla dai numerosi casi 
seguiti in quell’epoca, panni che il caso no¬ 
stro non vi si adatti nei riguardi dei fenomeni 
dai focolaio, che sono più spesso svariati, a 
spruzzi, per lo più rilevanti origine extrapira- 
midiale e corticale. Nel nostro malato poi, 
mancò ogni fatto di narcolessi o di alterato 
ritmo del sonno. 

Il quadro successivo fu un vero e proprio 
reliquato, definitivo, mentre nell’encefalite 


406 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


epidemica, il cronicizzarsi suole il più spesso 
significare evoluzione lentissima verso sindro¬ 
mi più complesse, talora nuove, e in ogni 
modo con alcune stigmate, particolarmente 
di ipertonie, di tremoli, in generale di segni 
extra-piramidali, ed inoltre di turbe psichi¬ 
che, che nel nostro caso mancano tutte asso¬ 
lutamente. 

Il tubercolo, partecipando, nei riguardi del¬ 
la sintomatologia, e del processo neoplastico 
e del processo infettivo, si adatta assai di più 
a tutto il decorso del caso nostro. 

L’anatomia patologica del tubercolo cere¬ 
brale ci permette di concepire una prima fase, 
di formazione e di accrescimento del nodo, 
in cui dominano fatti di localizzazione, ma 
in cui pure i fatti perifocali (propri al pro¬ 
cesso tubercolare di ogni sede) determinano 
una massa capace di dar fenomeni generali di 
compressione, e fatti congestizi collaterali ca¬ 
paci pure di arrotondare e allargare il quadro 
della localizzazione. Lo Zanetti, della scuola 
del nostro Cagnetto, ci ha dato un bellissimo 
studio sulla struttura e la evoluzione anato¬ 
mica del tubercolo encefalico, e ha osservato 
la reazione della zona esterna, con turgescenza 
rasale, aumento dei capillari, poca alterazio¬ 
ne delle cellule nervose circostanti, tentativi 
di reazione della glia, destinati a una gra¬ 
duale sclerosi, se il processo di formazione 
del tubercolo si arresterà e regredirà. 

Ora, se il processo si arresta, nel mentre la 
sclerosi gliale lo isola, tutti gli altri fatti pe¬ 
rifocali regrediranno, e mentre il tubercolo si 
in voi ve, e calcifica, la sintomatologia si ri¬ 
durrà al minimo, voluto >s1 rettamente dalla 
sua localizzazione. 

Tulio ciò può ben accordarsi colle succes¬ 
sive fasi del caso nostro: certo però che al 
momento di concludere, nei riguardi e della 
natura e della sede, mi trovo un po’ esitante 
di fronte alla nudezza della sindrome resi¬ 
duata. Essa può parere poco proporzionata 
alla nobiltà della «sede protuberanziale, in 
cui tanti organi nervosi di moto e di senso 
sono serrati gli uni contro gli altri. 

Nei casi di tubercolo calcificato del pedun¬ 
colo o delle quadrigemine (Valobra ne ha rac¬ 
colte cinque dalla letteratura) la fenomenolo¬ 
gia era ben più complessa. * 

Invece negli emisferi cerebrali e nel cervel¬ 
letto, la fenomenologia del tubercolo calcifi¬ 
cato può essere muta, e sono non rari i casi 
descritti come reperto accidentale di autopsia. 
Perciò, pur rimanendo fedeli al concetto del 
tubercolo calcificato, potrebbe ritornare in di¬ 
scussione, come più consentanea a tutto il de¬ 
corso, la sede cerebellare, la quale (oltre ad 
essere più frequente della protuberanziale) 
renderebbe più comprensibile che nel periodo 
di attività grave del processo, la massa potes¬ 
se aver acquistato volume tale da produrre i 
fenomeni più gravi di compressione presentati 


nel periodo acuto dal nostro Gard...; mentre 
poi in volutasi la massa, sarebbe rimasto (uni¬ 
co residuo di lesioni riverberantasi sulle vie 
cerebello-vestibolari) il nistagmo e le altera¬ 
zioni di direzione dello sguardo. 

Senza ritornare sui criterii differenziali 
espostivi prima, e che mi fecero poi, malgrado 
tutto, propendere per la sede protuberanziale, 
vi soggiungo che anche queste ultime consi¬ 
derazioni non sono in contraddizione colle 
conoscenze che abbiamo dalla patologia, sul 
tubercolo della protuberanza : è noto che la 
calotta (in cui riponemmo quello del caso 
nostro) è in fatto la sua sede di preferenza; 
poi, secondo Alquier e Klarlferd, esso pre¬ 
senta due fatti degni di nota: è ben delimi¬ 
tato, così macro che micro-scopicamente, agi¬ 
sce sui tessuti più per spostamento e com¬ 
pressione che non per distruzione. 

Può avvenire così che, localizzato nella ca¬ 
lotta, non dia che i fatti oculari come avven¬ 
ne nel caso di Marchand e Page (Revue Neur., 
1923). 

Ciò rende ancora una volta plausibile. che 
nel caso nostro, superato il periodo tumultuo¬ 
so dell’evoluzione del tubercolo, sia rimasto 
la sola sintomatologia legata alla sede circo- 
scritta della cuffia protuberanziale. 

* 

* * 

Devo dirvi qualche cosa' anche del prono¬ 
stico che, la prima volta che presentai il ma¬ 
lato, ritenni infausto, conformemente alla na¬ 
tura della lesione e alla sede nobilissima di 
essa. 

In quell’epoca, erano così gravi l’astenia e 
Temaciazione del malato, e ancora così com¬ 
promesse le funzioni essenziali della vita, che 
non ho preso quasi affatto in considerazione 
la possibilità di una guarigione, non perchè 
la giudicassi teoricamente inammissibile, ma 
perchè nel caso concreto pareva superiore alle 
resistenze del malato. 

Il successivo decorso smentì il mio prono¬ 
stico. 

Il malato, a fine di giugno, dopo 4 mesi 
dall’ingresso, aveva ripreso la possibilità di 
deglutire e parlare, e si era rimesso nello stato 
generale; nell’agosto potè sollevarsi sul letto; 
nel settembre scendere, reggendosi a mala¬ 
pena. Dopo un anno si reggeva, pur atossica¬ 
mente. Oggi non ha quasi altri vestigi che 
quelli dell’apparecchio oculare. 

Ormai iì caso concede un pronostico di vita 
indefinito. 

Il tubercolo calcificato resta un caput mor- 
tuum non più offensivo. Nel caso di Infeld, 
l’evoluzione del tubercolo svoltosi a cinque 
anni di età, non impedì allo individuo di rag¬ 
giungere i 70 anni di vita! 

Il dott. Santi trovò un grosso tubercolo cal¬ 
cificato nella corteccia di un giovane, suicida 
a 25 anni: egli ritenne che dovesse collegarsi 


[Anno XXXIX, Num. llj 


SEZIONE PRATICA 


407 


a una sindrome morbosa, svoltasi 10 anni 
innanzi. 

Il prof. Fiore, che trattò ripetutamente del¬ 
la tubercolosi dei centri nervosi, anatomica¬ 
mente dimostrata guaribile, riferisce casi ana¬ 
loghi, suoi e della letteratura. 

Non insisto più oltre. 

Mi parve che il caso attuale presentasse per 
voi un qualche interesse perchè ci fu dato di 
seguirne la sintomatologia dall’epoca del suo 
pieno fiorir^ a questo delle estreme vestigio, 
mentre per lo più avviene che tali sintomato¬ 
logie residuali dei centri nervosi si presentino 
solo tardivamente e accidentalmente, e non 
si prestino perciò che a una discussione assai 
meno concreta. 

Il caso ha interesse anche perchè le cogni¬ 
zioni che noi possediamo sul tubercolo calci¬ 
ficato dei centri nervosi, sono quasi esclusi¬ 
vamente anatomiche : il caso nostro è uno dei 
pochi di cui si potè discutere clinicamente, e 
che se un giorno dovrà avere un controllo 
anatomico, permetterà di vagliare fatti e cri- 
terii, di ordine clinico, che ci condussero, a 
ragione o a torto, ad un tale giudizio! 

NOTE E CONTRIBUTI. 

Sez. Chirurgica dell’Ospedale “G. B. Morgagni „ in Forlì. 

Costituzione, yagotonismo e sintonia pato¬ 
logica delFaddome destro (1) 

per il prof. Sante Solieri, direttore. 

Nelle mie pubblicazioni sulla Sintonia pa¬ 
tologica dell'addome destro avevo accennato 
già alla importanza del fattore costituzionale 
nella determinazione della sindrome stessa. 
Tale accenno non ha mancato di rilevare il 
relatore stesso prof. Leotta a pag. 72 della 
sua monografia sulle sindromi associate del¬ 
l'addome destro. Voglio ringraziare il prof. 
Leotta per avere riconosciuto la priorità dei 
miei studi su questo argomento, da cui è ve¬ 
nuto il concetto unitario della patologia della 
sezione destra del ventre, quale si verifica in 
molti casi, e la espressione sintetica di ad¬ 
dome destro. 

Non è mia intenzione ripetere quanto ho 
già ribadito nei miei scritti e cioè come a 
base della associazione morbosa principale 
dell’addomie destro (appendicite, colecistite, 
ulcera pilorioa e duodenale) io ponga un rap¬ 
porto fisio-patologico nervoso esistente fra gli 
organi sede di queste malattie, rapporto di¬ 
mostrato dal riflesso appendiculo-gastrico da 
me osservato e descritto sino dal 1912. 

Il Loreti in una recente pubblicazione ha 

(li Comunicazione al XXXVIII Congresso della 
Società Italiana di Chirurgia, 18 ottobre 1931 in 
Bari. 


controllato e ristudiato tale riflesso a mezzo 
della anestesia locale durante l’operazione di 
appendicectomia. 

Sul valore che si doveva assegnare all'ele¬ 
mento — costituzione e vagolabilità (nel con¬ 
cetto del Pende) — nella sintonia patologica 
dell’addome destro non volli soffermarmi par¬ 
atamente prima d’ora perchè ritenni neces¬ 
sario basare qualsiasi convincimento in pro¬ 
posito sopra uin numero di osservazioni assai 
grande e sopra tutto sugli esiti immediati e 
lontani dopo l’operazione o le operazioni ese¬ 
guite sull’addome destro. Ora sono in grado 
di poter enunciare quanto segue: 

1) i malati di sintonia delFaddome de¬ 
stro sono longilinei per il 60-70 % dei casi; 

2) sono per la quasi totalità vagolabili 
ipertonici coè vagotonici. 

Questi dati ho veduto nella relazione del 
prof. Leotta essere confermati dalle ricerche 
sistematiche che egli ha fatto eseguire dal suo 
aiuto dott. Rossi sui malati di sindromi as¬ 
sociate delFaddome destro. 

Di recente il Bufano della Scuola medica 
di Genova si è occupato delle coliche biliari 
dette per il passato sine calculo , la cui pato¬ 
genesi era ignota e su cui si va ora facendo 
luce grazie ai progressi della patologia costi¬ 
tuzionale e della colecistografia. Egli ha di¬ 
mostrato, in base ad osservazione clinica mol¬ 
to diligente, che sofferenze a tipo di colica 
erano mantenute da ipermotilità ed ipertonia 
neurogena della cistifellea in soggetti spicca¬ 
tamente vagolabili, in cui si sarebbe stati in¬ 
dotti a fare diagnosi di colelitiasi se l’esame 
costituzionalistico non avesse messo sulla stra¬ 
da della diagnosi esatta. Una terapia antiva- 
gale può in questi casi essere efficace. 

Le risultanze di queste ricerche sul costi¬ 
tuzionalismo e sulla cinesi del vago unite alla 
già citata conoscenza del riflesso appendiculo- 
gastrico mi sembrano prove non dubbie del¬ 
la importanza che le relazioni nervose fisio¬ 
logiche e fisio-patologiche giuocano nel de¬ 
terminismo delle sindromi consociate dell’ad¬ 
dome destro. 

Agenti infettivi, che partano dall’appendice 
flogosata, trovano in questa predisposizione 
fisiopatologica il terreno preparato per la ge¬ 
nesi delle malattie consociate. Non voglio en¬ 
trare nella discussione se la propagazione del 
fattore infettivo avvenga attraverso le mem¬ 
brane o aderenze (secondo il concetto del 
Leotta) o per via linfatica o per via sangui¬ 
gna, come ritengono altri. Scopo dei miei 
studi è stato ed è, non la etiologia delle ma¬ 
lattie delFaddome destro, ma la patogenesi 
della loro associazione. Questa appariva in- 


4G8 


<( IL POLICLINICO » 


Anno XXXIX, Num. 11] 


vero strana o spesso disorientante prima che 
fosse dimostrato il legame nervoso che vinco¬ 
la la fisiologia e la patologia degli organi del¬ 
l’addome destro. 

Sopra un punto desidero richiamare l’at¬ 
tenzione degli studiosi ed ispecie dei medici. 
Scorrendo le riviste di patologia e di clinica 
medica ho avuto la impressione che molti casi 
ritenuti di vagotonismo primitivo con mani¬ 
festazioni le più svariate sia a carico dell’ap¬ 
parecchio digerente (stomaco, vie biliari) ma 
anche dell’apparecchio circolatorio e respira¬ 
torio siano degli appendicitici, nei quali lo 
stimolo vagotonico parta essenzialmente dalle 
condizioni morbose del verme. Richiamo due 
mie osservazioni assai importanti citate anche 
dal Loreti. In una donna vi era bradicardia 
spiccata con fasi ricorrenti di aritmia : dopo 
l’appendicectomia questi fenomeni scompar¬ 
vero e non si sono più rinnovati. In un’al¬ 
tra donna appendicitica cinquantenne si erano 
stabiliti accessi di asma bronchiale assai gra¬ 
ve; appendicectomizzata, la donna si liberò 
dall’asma in circa tre mesi, nè più vi è an¬ 
data) soggetta. Altre osservazioni del genere 
sono reperibili nella letteratura. 

In riguardo alla sindrome colecistica, e pre¬ 
cisamente alla colica biliare, il taglio dell’ad¬ 
dome destro mi ha concesso di rilevare che 
in grande numero di casi diagnosticati per 
colecistite in realtà colecistite non esisteva e 
furono le sofferenze tutte eliminate dalla sem¬ 
plice appendicectomia. Gli operati vengono se¬ 
guiti da anni. Ciò dicasi per manifestazioni di 
colica biliare a tipo acuto, o cronico. Ricordo 
l’osservazione di due giovani donne che mi fu¬ 
rono inviate con diagnosi di colecistite calcolo¬ 
sa (crisi dolorosa con sede tipica all’ipocondrio, 
ittero, febbre, pigmenti biliari nelle urine) le 
quali risultarono alla biopsia essere appendiciti- 
che con un’appendice flemmonosa ed avere 
la colecisti normale. Entrambe furono appen- 
dicectomizzate; guarirono nel volgere di pochi 
giorni e dopo non hanno avuto mai più sof¬ 
ferenze; sono cresciute dai 10 ai 15 kg. di 
peso. Dico pure di una donna la quale fu 
curata per un anno e mezzo con diagnosi di 
colecistite da me e da un clinico illustre di 
questa regione. Poi la donna si stancò per la 
poca efficacia delle cure mediche e decise di 
farsi operare. Usai il taglio dell’addome de¬ 
stro: la colecisti era normale, ed invece l’ap¬ 
pendice era grossa e infiammata, e questa so¬ 
la fu tolta. Da oltre due anni la donna, ri¬ 
fiorita in salute, non ha più sofferenza alcu¬ 
na. Questi soggetti erano tutti dei longilinei 
con stimmate di vagotonismo. 

Ma sopra ogni altro giudico importante il 


caso che sto per narrare, perchè, prima che 
da me, la inferma (una signorina dell’Italia 
settentrionale) fu veduta e studiata in ambien¬ 
te costituzionalistico. E la diagnosi stabilita 
era di vagotonismo : organismo esile longili¬ 
neo; deperimento, tinta subitterica, dispepsia, 
stipsi, dolore quando più, quando meno ac¬ 
centuato sotto l’ipocondrio destro, movimen¬ 
to febbrile non costante, nè molto accentua¬ 
to. Cure igieniche, dietetiche e medicamen¬ 
tose di ogni genere non avevano modificato 
lo stato della malata, che si faceva sempre 
più allarmante per E astenia generale. Quan¬ 
do il medico di casa, avendo letto ì miei scrit¬ 
ti sulla sintonia dell’addome destro, ebbe il 
sospetto che la sua cliente fosse anzitutto una 
appendicitica e me la fece vedere. Io mi con¬ 
vinsi che Egli era nel giusto — quella signo¬ 
rina era appendicitica e per ciò e dopo ciò va¬ 
gotonica con riflessi gastrici e colecistici. La 
operai di appendicectomia ed è guarita per¬ 
fettamente : il vagotonismo da due anni è 
scomparso e la ragazza si dedica con passione 
e con entusiasmo agli sports più arditi e fa¬ 
ticosi. 

Non ripeto quanto ho già scritto a propo¬ 
sito della relazione fra appendicite ed ulcera 
gastrica o duodenale : ognuno da gran tempo 
conosce il valore che si deve assegnare all’e¬ 
lemento nervoso nella patogenesi dell’ulcera 
peptica. I miei studi sul riflesso appendiculo- 
gastrico e sulla sintonia dell’addome destro 
rinsaldano tale -concezione. 

Un fatto di grande importanza la osserva¬ 
zione clinica dimostra e cioè che le manife¬ 
stazioni dell’addome destro possono presentar¬ 
si nello stesso soggetto, ma non nello stesso 
tempo, bensì successive. Ovvia è la spiega¬ 
zione, secondo il nostro modo di vedere, quan¬ 
do si manifesti una sindrome colecistica, una 
sindrome gastrica e si intervenga per questo, 
avendo lasciato in posto l’appendice malata, 
perchè quella è la causa prima e permanente 
del male. Un medico, dopo che il mio lavoro 
fu uscito sulla sintonia patologica dell’addo¬ 
me destro, mi scrisse per dirmi che i -chirur- 
gi quando operavano per colecistite, avrebbe¬ 
ro dovuto asportare sempre insieme l’appen¬ 
dice, perchè troppe volte dalla sua zona aveva 
dovuto mandare operati di colecistectomia a 
farsi operare ancora per appendicite e soltan¬ 
to così li aveva poi visti guarire definitiva¬ 
mente. Ma in altri casi si opera di appendi¬ 
cectomia e poi dopo un certo tempo si mani¬ 
festa colecistite e poi ancora ulcera duodenale 
o viceversa. 

To ho dei soggetti operati da me di tutte 
e tre le manifestazioni Luna dopo l'altra, op- 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


SEZIONE PRATICA 


409 


pure operati prima da altri chirurgi ed in se¬ 
guito da ino per le altre localizzazioni del¬ 
l’addome destro. Sono appunto dei soggetti 
longilinei e vagotonici. Ma io mi sono potuto 
convincere che quasi sempre furono portato¬ 
ri per tanni ed amni della loro appendice ma¬ 
lata, per cui, essendo costituzionalmente pre¬ 
disposti e vagolabili, divennero vagotonici per 
il lungo stimolo sopportato da parte dell'ap¬ 
pendice infiammata e rimasero tali anche dopo 
appendiceclomizzati. Onde si comprende che, 
sopraggiungendo cause occasionali le più sva¬ 
riate (malattie infettive intercorrenti anche di 
poca importanza, come una tonsillite, disor¬ 
dini alimentari, patemi psichici) possa aversi 
la insorgenza successiva di una colecistite o 
di una ulcera peptica. Donde il precetto di far 
operare gli appendicitici subito, appena as¬ 
sodati tali. 

Sotto questo ordine di idee mi è opportuno 
completare ora la storia clinica di quel ma¬ 
lato che fu oggetto della mia pubblicazione: 
Su la gastropatia iperacida di origine appen¬ 
dicolare, storia che è ben nota ed è stata ri¬ 
portata quasi integralmente da molti autori. 

Quel paziente che io avevo operato senza risul¬ 
tato rii gastroenteroslomia per gastrosuccorrea 
iperacida con spasmo pilorico e che poi guarì dei 
suoi disturbi gastrici solo quando una peritonite 
da appendicite costrinse alla appendicectomia, era 
stato poi sempre bene per 12 anni ed era cresciu¬ 
to 20 Kg. di peso. Poi cominciò a soffrire di nuo¬ 
vo (egli diceva) allo stomaco con irradiazioni dolo¬ 
rose all'ipocondrio destro ed alla regione dorsale. 
Perdette l’appetito e prese a dimagrire. Ricorse 
a diversi sanitari a Forlì ed a Bologna e si fecero 
anche esami radiografici. Questi dimostrarono che 
il neostoma era bene funzionante, mentre il pi¬ 
loro (che non era stato escluso nel primo inter¬ 
vento) era impermeabile e figurava preso in una 
massa che giudicarono di origine neoplastica. Fu 
studialo anche costituzionalmente: longilineo, 
aveva spiccatissimi segni vagali. 

Il paziente, che non si faceva illusioni sul suo 
stato perchè, intelligente come è, aveva compreso 
il tenore della diagnosi fatta; reclamava da me 
soccorso chirurgico, accadesse ciò che poteva. 

Si presenta in condizioni generali impressio¬ 
nanti: nell’ambito di un anno si era fatto quasi 
irriconoscibile tanto era amaciato e magro. Però 
dall’esame obbiettivo io mi convinsi che non 
fosse un neoplastico ma che si trattasse invece di 
una colecistite con pericolecistile. In tale concetto 
mi confortava, oltre il risultato dell’esame obbiet¬ 
tivo locale, la presenza di uno stato subfebbrile, 
un leggero ittero e la insorgenza accessuale di do¬ 
lori a tipo colico, benché non molto violenti. Deb¬ 
bo dire che il mio spirito era influenzato, oltre 
che dalla conoscenza esatta del soggetto e della 
sua storia patologica, dalla attitudine acquisita 
per la ponderazione dei problemi dell’addome de¬ 
stro. Si aggiunga che, indagando minutamente 
l’anamnesi, potei assodare che il maialo aveva 
avuto qualche mese prima dei suoi nuovi distur¬ 
bi una ferita settica alla gamba destra. Intervenni 


adunque con diagnosi da me posta di colecistite 
e pericolecistite, e di fatti era così. Estirpai, in 
mezzo a difficoltà non lievi per aderenze che im¬ 
brigliavano anche piloro e duodeno, una grossa 
colecisti con pareli spesse oltre mezzo centimetro, 
la quale conteneva bile nera, densa, come scirop¬ 
posa, ma non calcoli. Presi occasione per correg¬ 
gere anche l’ernia laparotomia residuata all’in- 
lervenlo per la peritonite appendicitica, quantun¬ 
que sino allora non gli avesse dato molestie. L’o¬ 
perato guarì in circa venti giorni e ha recuperato 
la più perfetta salute ed il suo peso normale. 

CONCLUSIONI E RIASSUNTO. 

Gli infermi per sindromi consociate (sin¬ 
tonia patologica) dell’addome destro costituzio¬ 
nalmente per la massima parte (60-70 %) so¬ 
no longitipi c tutti vagolabili ipertonici (va¬ 
gotonici). Ciò, messo in relazione con la co¬ 
noscenza del riflesso appendileulo-gastrico, 
prova la importanza del fattore nervoso nel¬ 
la patogenesi della sindrome consociata del¬ 
l’addome destro. 

È tuttavia necessario nella clinica tener pre¬ 
sente che lo stato vagotonico con le sue più 
svariate manifestazioni, può essere determi¬ 
nato dai una appendicite spesso latente ed 
obsoleta e quindi cessare qualora sia tolta 
l’appendice malata. 

La lunga permanenza in sito dell’appendi¬ 
ce infiammata può, in dipendenza del lungo 
stimolo sul vago, stabilizzare un abito vago¬ 
ionico che rimane anche dopo tolta l’appen¬ 
dice e che spiega la comparsa successiva di 
colecistite o di ulcera peptica: sindromi con¬ 
sociate cioè nel tempo. 

BIBLIOGRAFIA. 

Sumeri S. Ueber den epigastrichen Schmerz bei 
Appendicitis. Mitteilungen aus den Grenz. der 
Med. und Chir., Band 25, 1912; Revue de Chi¬ 
rurgie, a 33, n. 4, 1913. 

Ir. Su la gastropatia iperacida di origine appen¬ 
dicolare. Rivista ospedaliera, 1913; Mitteilungen 
aus den Grenz. der Med. und Chir., Bd. 26, 
Heft 4, 1913. 

In. Sintonia patologica dell’addome destro. Poli¬ 
clinico, Sez. pratica, 1925. 

Vis ani C. Sintonia patologica dell’addome destro. 
Tesi della Clinica Medica della Università di 
Firenze, luglio 1927. 

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stro. Policlinico, Sez. pratica, 1929. 

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destro. Ibid., 1930. 

Loreti M. Il dolore epigastrico nell’appendicite ed 
il riflesso appendi culo-gastrico del Solieri con¬ 
trollati coll'anestesia locale. Ibid., 1931. 

Bufano M. Contributo alla conoscenza delle sin¬ 
dromi determinate da ipertonia neurogena della 
cistifellea. La Riforma Medica, 1931, n. 28, pa¬ 
gina 1067. 

Lf.otta N. Sindromi consociate dell’addome destro. 
Relazione al XXXVIII Congresso della Società 
Ital. di Chirurgia, 18-21 ottobre 1931, Bari. 


410 


(( IL POLICLINICO )> 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Ospedale del Littorio — Roma 
Padiglione « Flajani ». 


Eruzione bollosa simmetrica 
ai talloni consecutiya a rachianestesia. 


(Illustrazione di due casi clinici). 

Dott. Giovanni Picardi, assistente 
negli Ospedali Riuniti di Roma. 


La rachianestesia, dalla sua prima applica¬ 
zione in chirurgia — 16 agosto 1898, Bier — 
fino ad oggi, à destato sempre grande inte¬ 
resse. 

La creazione di questo metodo di anestesia 
è stata un’opera progressiva, ed ai progressi 
della chimica dobbiamo degli agenti analge¬ 
sici più sicuri mentre la lunga esperienza cli¬ 
nica ci fornisce i risultati in base ai quali pos¬ 
siamo formulare le indicazioni. Per cui questo 
metodo pure avendo ancora sostenitori (Dona¬ 
ti, Alessandri, Jonnesco, Forgue, eco.) ed op¬ 
positori (Mayo, Enderleo, Wessel, Giordano, 
Taddei, ecc.) è ormai entrato nella pratica chi¬ 
rurgica. 

Gli studi recenti di Forgue e Basset sull’ar¬ 
gomento hanno precisato molti dati ed hanno 
pure superato l’epoca in cui J. Camus con fra¬ 
se malinconica esclamava: « V’è qualche cosa 
di angoscioso nel fatto di introdurre nella re¬ 
gione lombare un tossico di cui non si sa nè 
fino a dove risalirà, nè su quale parte del neu- 
rasse andrà a portare i suoi colpi ». Secondo 
questi autori la sostanza anestetica introdotta 
negli spazi sottoaracnoidei, impregnerebbe il 
tessuto nervoso, grazie ad un neurotropismo 
elettivo. L’ascensione verso l’alto avverrebbe 
per gradi, da segmento in segmento, come da 
altra parte accade per il tetano e la rabbia. 

A misura però che avviene la fissazione elet¬ 
tiva dell’anestetico, la soluzione s’impoverisce 
e ne consegue che l’anestesia dovrà arrestarsi 
ad un dato punto. 

Col nuovo concetto del neurotropismo elet¬ 
tivo, il problema del meccanismo di azione si 
rischiara molto e si spiegano, trattandosi di fe¬ 
nomeni vitali, le variazioni individuali, e, in 
ogni' caso, la limitazione dell’anestesia ad un 
determinato livello. ' 

Però i vari fenomeni che si verificano nella 
rachianestesia normale possono subire alcune 
deviazioni che divengono causa del manifestar¬ 
si di accidenti e complicazioni al momento 
della puntura, durante l’anestesia e nei giorni 
successivi. L’evenienza più semplice è data dal¬ 


la mancanza di anestesia o da una anestesia 
inferiore a quella che si sarebbe aspettata. In¬ 
fatti l’anestesia può arrestarsi ad un livello in¬ 
feriore a quello in cui bisogna intervenire chi¬ 
rurgicamente, essere di breve durata, di inten¬ 
sità insufficiente. In qualche raro caso è sta¬ 
ta osservata l’anestesia degli strati superficiali 
del corpo e non di quelli profondi. 

Durante il periodo dell’anestesia possono av¬ 
venire accidenti variabili per natura ed inten¬ 
sità, specialmente di origine bulbare, come 
nausea e vomito, disturbi circolatori che pos¬ 
sono andare da un pallore del volto, sudore 
freddo, polso piccolo, fino al collasso ed alla 
morte, accidenti respiratori, ecc. Trascorso il 
periodo dell’anestesia inoltre si possono veri¬ 
ficare cefalea, rachialgia, fenomeni di menin- 
gismo, vomito, disturbi degli sfinteri, para¬ 
lisi degli arti, paralisi dei nervi cranici, distur¬ 
bi sensitivi, psichici, trofici. Questi ultimi so¬ 
no spesso associati a dolori, a turbe motorie 
(paralisi) e sensitive. È stata osservata gangre- 
na cutanea a livello dei punti di appoggio 
(tallone, Goldmann), escare da decubito, esca¬ 
re sacrali (Waitz: un caso con morte, Butoia- 
no due escare sacrali su 3800 R. A.; Larden- 
nois de Reims, un caso in paraplegico su 17000 
R. A.) a sviluppo a volte lento a volte rapido e 
acuto (Montanari, Bilancioni) accompagnato o 
non ad anestesia della regione. Bressot ha ci¬ 
tato il caso di un uomo operato in rachianeste¬ 
sia e che conservava come sequela definitiva 
una voluminosa escara con anestesia totale pe¬ 
rineo sacrale e glutea e con paralisi degli sfin¬ 
teri vescicale e anale. 

In altri casi si tratta di edemi trofici, cir¬ 
coscritti (Hesse, Mayer). 

Mayer ha osservato anche lo sviluppo di ve¬ 
scicole cutanee di cui le une si disseccavano, 
lasciando un ispessimento persistente della 
pelle e le altre si trasformavano in ulcerazioni 
torpide. 

* 

* * 

Ilo osservato due casi, simili fra loro in vari! 
punti, che mi pare rappresentino un buono 
esempio di disturbi trofici consecutivi a ra¬ 
chianestesia e che credo meritino di essere il¬ 
lustrati anche perchè sono i soli del genere su 
circa 500 casi di rachianestesia eseguiti nel Re¬ 
parto, nello spazio di 7 mesi. 

Caso I. — Z. A., donna di anni 18, entrata in 
Ospedale il 13-X-1931 per appendicite. 

Anamnesi familiare e personale remota nega¬ 
tive. 

Mestruata a 14 anni: mestruazioni sempre re¬ 
golari. 

Quattro anni fa colica appendicolare con vomi- 



[Anno XXXIX, Num. 11] 


SEZIONE PRATICA 


411 


lo, febbre. Tra periodi di apparente benessere ebbe 
altri quattro attacchi meno violenti ma sul tipo 
del precedente; il 13-X-1931 nuovo attacco. 

Operata il 14-X-1931. Anestesia rachidea alla tu- 
l oc a ina positiva, con choc precoce.' Decorso post¬ 
operatorio regolare. 

11 giorno 18-X-1931 apparvero bolle a contenuto 
sieroso in corrispondenza delle regioni calcaneari 
precedute da sensazione dolorosa di caldo, senso 
di tensione; sensazioni queste che, con la com¬ 
parsa delle bolle, si sono trasformate in dolore 
duraturo. Le bolle della grandezza di una moneta 
da 10 lire, presentavano contorno irregolarmente 
circolare, circondate da alone rosso. La palpazio¬ 
ne riusciva dolorosa. Il giorno* 21 si praticò pun¬ 
tura che diede esito a liquido citrino. Si notò 
progressivo aumento di volume delle lesioni, spe¬ 
cialmente a destra, il contenuto andava assumen¬ 
do carattere emorragico. La P. notava grande fa¬ 
stidio al piede destro dove il giorno 3 novembre 
fu tolta la cute in corrispondenza della bolla e si 
diede così esito al contenuto liquido. Ne residuò 
una piaga che ebbe lenta evoluzione verso la gua¬ 
rigione. A sinistra la bolla, il cui contenuto di¬ 
venne ematico, andò disseccandosi; il 15 dello 
stesso mese persisteva una piaga a destra. 

C\so II. — De S. E., donna di anni 17. Entrata 
in Ospedale il 29-X-J931, per appendicite. Anam¬ 
nesi tamiliare e personale remota negative. Me¬ 
struata a 15 anni: le mestruazioni hanno avuto 
sempre decorso regolare. 

In agosto del 1931 forte colica appendicolare che 
si è ripetuta altre due volte in ottobre. 

Alvo stitico. Minzione regolare. 

Operata il 29-X-1931 : rachianestesia tutocainica 
positiva. Decorso post-operatorio regolare. 

Il 1° novembre sono comparse due bolle in cor¬ 
rispondenza della metà esterna delle regioni cal¬ 
caneari, con contorno irregolarmente ovoidale, 
circondate da alone rosso, a contenuto liquido 
citrino. 

Tali lesioni furono precedute da senso di bru¬ 
ciore e dolore in corrispondenza delle regioni col¬ 
pite. Il dolore divenne permanente. Per circa 3 
giorni le lesioni seguirono una evoluzione pro¬ 
gressiva, dopo di che, attraverso* un periodo sta¬ 
zionario, regredirono disseccandosi e lasciando un 
ispessimento cutaneo. 

Il primo fatto che attrasse la mia attenzione 
fu, nei due casi descritti rapidamente, la com¬ 
parsa di queste lesioni cutanee a tipo essudativo 
con carattere simmetrico, forse più evidente nel 
secondo caso, ciò che fece pensare subito a ma¬ 
nifestazione di lesioni nervose. 

Fcattandosi di due giovani donne, operate en¬ 
trambe sotto anestesia rachidea, e trattandosi di 
lesioni a carattere essudativo, sospettai disturbi 
vascolari derivanti da alterazione funzionale del 
sistema nervoso della vita vegetativa, consecutiva 
alla rachianestesia. 

Ilo studiato perciò lo stato del sistema nervoso 
vegetativo dal punto di vista generale, per quanto 
riguarda la temperatura ascellare e della regione 
poplitea, esame generale del sistema nervoso, der¬ 
mografismo, prova del laccio e del martello, 
pressione arteriosa degli arti superiori ed infe¬ 
riori, reazione ad iniezione sottocutanea di adre¬ 
nalina con consecutiva modificazione della pres¬ 
sione sanguigna, riflesso oculo-cardiaeo, periodo 
di apnea, ecc. 


Caso I. — Temperatura: ascellare 37°,I; popli- 
te 36°,5. 

Sistema nervoso: negativo; emotività. 

Dermografismo rosso: positivo dopo 10”, dura 
netto per 3’, va scomparendo non uniformemente 
dopo 5. 

Prova laccio e martello: negativa arti sup. e 
inferiori. 

Pressione arteriosa: arti sup.: mx 170, mn 120; 
inf. D. : nix 180, mn 130; inf. S. : mx 180, mn 130. 

Dopo iniezione sottoc. 1 mmgr. adren., pressio¬ 
ne: dopo 5’: mx 190, mn 140; dopo 20’: mx 190, 
mn 140; dopo 30’: mx 180, mn. 130. 

In seguito all’iniezione di adrenalina si nota in¬ 
tenso pallore e tremore. 

Riflesso oculo-cardiaco: negativo. 

Oltre queste ricerche sul sistema nervoso della 
vita vegetativo, ho ricercato : 

Periodo di apnea: 10”, 

W. R. : negativa. 

Sangue: gl. rossi 4.960.000; gl. bianchi 7200; 
Hb. 0,60; vai. glob. 0,7; form. glob. normale. 

brine: negative. 

Caso IL — Temperatura: ascellare 37°,3; popli- 
l g 3 7 0 . 

Sistema nervoso: negativo; facile emotività 

Dermografismo rosso: Positivo dopo 15”, ter¬ 
mina dopo circa 5’ con regressione dalla periferia 
al centro. 

Prova laccio e martello: negativa. 

Pressione arteriosa: arti sup.: mx 170 mn 120- 
inf. D. : mx 180, mn 120; inf. S. : mx 180, mn 12o! 

Dopo iniezione sottoc. 1 mmgr. adren., pressio¬ 
ne: dopo 5’: mx 185, mn 140; dopo 20’: mx 180 
mn 130; dopo 30’: mx 170, mn 120. 

In seguito all'iniezione di adrenalina si nota in¬ 
tenso* tremore diffuso. 

Riflesso oculo-cardiaco: positivo. 

Oltre queste ricerche sul sistema nervoso della 
vita vegetativo, ho ricercato: 

Periodo di apnea: 16”. 

W. R. : negativa. 

Sangue: gl. rossi 4.800.000; gl. bianchi 8400; 
Hb. 0,80; vai. glob. 0,8; form. glob. normale. 

Urine: negative. 

Riassumendo, si tratta di due casi di eruzio¬ 
ne bollosa perfettamente simmetrica comparsa 
sulla superficie dei talloni che subisce normal¬ 
mente la pressione in chi giace supino a letto, 
in soggetti giovani, immuni da malattie eredi¬ 
tarie o acquisite, che avevano subito una ra¬ 
di [anestesia 4 giorni prima in un caso. 3 gior¬ 
ni prima nell’altro. 

fi sistema nervoso della vita vegetativa ha 
presentato alcuni rilievi di un certo interesse e 
precisamente temperatura degli arti inferiori 
di alcuni decimi di grado più bassa di quella 
ascellare. [Facile emotività e dermografismo 
rosso in entrambi i casi, ed una netta reazione 
simpaticotonica (tremore) dopo iniezione sot¬ 
tocutanea di un mmgr. di adrenalina. 

Da notare anche la negatività delle prove 
del laccio e martello praticate agli arti in¬ 
feriori. 





' • 


412 « ir- policlinico » [Anno XXXIX, Num. 11] 


La temperatura più bassa agli arti inferiori, 
la reazione vivace all’adrenalina, indicano uno 
stato di simpaticotonia che contrasta netta¬ 
mente coll’eruzione bollosa ed emorragica 
che si deve considerare — volendo rimanere 
nel campo della alterazione del sistema della 
vita vegetativa — una manifestazione vaso pa¬ 
ralitica. 

Questa contradizione fa già pensare di per 
sè che non si può spiegare il meccanismo di 
produzione delle bolle col semplicismo a cui 
qualcuno vuol ridurre alcuni fenomeni della 
vita vegetativa parlando di un sistema vagale 
e uno simpatico come di due sistemi netta¬ 
mente antagonisti l’uno all’altro. 

Il fenomeno è certamente molto più com¬ 
plesso di quello che può apparire e la sua pa¬ 
togenesi rimane ancora, credo, un po’ oscura. 
Invocare qui i fenomeni riflessi a distanza ed 
t fenomeni di un’eventuale anafilassi sarebbe 
.avanzare ipotesi senza che queste, trovino con¬ 
ferme indiscutibili. 

. 1 Conclusione. 

Mi sembra perciò di potere formulare l’ipo¬ 
tesi di una speciale influenza della rachiane- 
stesia sul sistema nervoso, proiettatasi sulla 
cute, in rapporto a speciale reattività del sog¬ 
getto. Entrerebbe cioè in giuoco la sensibilità 
individuale che si riallaccia strettamente alla 
questione del neurotropismo. Molti autori, tra 
cui Bier, Bracht, Mayer, Von Brunn, Sicard, 
ecc. hanno insistito sull’importanza della sen¬ 
sibilità individuale nella patogènesi degli ac¬ 
cidenti da rachianestesia, sensibilità molto va¬ 
riabile da un soggetto all’altro di fronte allo 
stesso anestetico, variabile anche, secondo i 
prodotti usati. Si spiega così anche in gran 
parte l’ineguaglianza di reazione di fronte a 
una dose determinata di un dato prodotto e 
la, grande variabilità di intensità e di gravità 
dei disturbi. Di Pace ammette l’esistenza di 
una idiosincrasia di fronte all anestetico iniet¬ 
tato. 

Bier da gran tempo ha segnalato la frequen¬ 
za di cefalee post-anestetiche persistenti ne¬ 
gli emicranici abituali e raccomanda di non 
praticar loro la raichianestesia. Sellhenn ag¬ 
giunge tutti i nervosi in genere. 

Qui si tratterà più di una predisposizione 
speciale alla reazione meningea ed alla cefa¬ 
lea che d’una sensibilità individuale di fronte 
agli anestetici iniettati. Del resto sembra in¬ 
contestabile che si abbia da considerare, nella 
patogenesi degli accidenti primitivi e seconda¬ 
rli della rachianestesia, una parte dovuta alla 


sensibilità degli individui e fare intervenire , 
questa come complemento delle varie teorie 
(tossica, circolatoria, ecc.) con cui si cerca di 
spiegare gli accidenti stessi. 

RIASSUNTO. 

Illustrazione di due casi clinici di eruzione 
bollosa simmetrica ai talloni consecutiva a ra¬ 
chianestesia, la cui causa, secondo l’A., an¬ 
drebbe ricercata nella reattività speciale dei 
soggetti. 

BIBLIOGRAFIA. 

Forgue e Basset. La rachianesthésie; sa valeur et 
sa place actuelle dans la pratique. Masson et 
C.ie, éditeurs. 

Arce J. Accidcnles conecutivos a la raquianestesia 
con novocaina. Boi. y trab. de la Soc. de cirurg., 
Buenos Aires, 1923, t. VII, 149-154. 

H. Bouquet. Sulla fisiologia della rachianestesia. 

Le Monde Médical, febbr. 1929. 

M. Laignel-Lavastine. Le reazioni simpatiche ed 
endocrine nei psiconevrosici. Ibid., ott. 1928. 

P. L. Bosellini. La dermatologia nei suoi rappor¬ 
ti con la medicina interna. Soc. Ed. Libraria, 
Milano, 1921. 

SUNTI E RASSEGNE. 

EPIDEMIOLOGIA. 

Tipi epidemici delle febbri malariche. 

Dopo le mirabili scoperte della fine del se¬ 
colo scorso, lo studio del problema malari¬ 
co ha subito una lunga sosta ed è stato ri¬ 
preso, si può dire, soltanto dopo la guerra, 
sentendosi il bisogno di serrarlo più da pres¬ 
so, non soltanto, per meglio comprenderlo 
nella sua integrità, ma anche per scopi pra¬ 
tici. Ed è certamente un grande merito- della 
« Stazione sperimentale per la. lotta antimala¬ 
rica », diretta come è noto dal prof. A. Mis- 
siroli, l’aver dato un impulso fecondo alle ri¬ 
cerche, le quali, pur attenendosi ad un indi¬ 
rizzo pratico, investono in pieno il problema, 
con un lavoro intenso e tenace, ed aggiungo¬ 
no, di volta in volta, nuove pietre all’edificio. 

Un pregevole studio dello stesso Missiroli, 
che sarà pubblicato dalla Rivista di Malariolo- 
gia, 1932, fase. 1, e che la redazione del pe¬ 
riodico ci ha voluto cortesemente comunica¬ 
re in bozze, a motivo dello speciale interes¬ 
se, chiarisce diversi punti, specialmente epide¬ 
miologici, fin qui oscuri, riassumendo vasti e 
scrupolosi lavori preparatorii, che compren¬ 
dono, fra l’altro, la cattura e la numerazione 
degli’ anofeli e la determinazione degli in¬ 
dici parassitario e splenico di tutti gli abitan¬ 
ti di un paese (Posada in Sardegna), fatta al 
principio di ogni trimestre. Un tale studio in¬ 
tegrale permette non solo idi comprendere 
meglio i fatti, ma di chiarire altresì le con- 


[Anno XXXIX, Num. 11J 


SEZIONE PRATICA 


413 


traddizioni occorse nei rilievi degli autori pre¬ 
cedenti. Uno dei criterii più utili è stato quel¬ 
lo di dividere la popolazione in gruppi di età, 

11 che ha portato, fra l’altro, a dimostrare la 
immunizzazione che si ottiene specialmente 
contro i parassiti della terzana benigna. 

Un primo gruppo di ricerche conferma, an¬ 
zitutto, i dati di alcuni precedenti osserva¬ 
tori, secondo cui i gametociti dell’estivo-au- 
lunnale sono presenti nel sangue' periferico dei 
recidivi, durante la stagione preepidemica, in 
quantità bastevole per dare luogo all’epide¬ 
mia successiva. 

I risultati negativi ottenuti da altri autori 
debbono attribuirsi a due ordini di fatti: la 
scarsa intensità dell’endemia e l’età degli in¬ 
dividui. Soprattutto importante è l’osservazio¬ 
ne che, nella stagione preepidemica (aprile- 
giugno), non si è mai trovato un portatore di 
semilune al disopra dei 12 anni di età. I bam¬ 
bini costituiscono, quindi, i serbatoi del virus. 

L’inizio dell’epidemia jdell’eslivo-autunnale 
appare, pertanto, legato ai due fattori della 
permanenza dei portatori di semilune nella 
pausa preepidemica e della densità anofelica. 

Evidentemente, poi, l’epidemia si presenterà 
con. caratteri diversi, a seconda che si trovi¬ 
no abbondanti o scarsi portatori, raggiungen¬ 
do l’acme durante il mese di luglio, nel pri¬ 
mo caso; durante l'agosto, nel secondo. Con la 
riduzione del numero degli anofeli, si verrà 
riducendo, fino a scomparire — nelle zone 
temperate — la febbre estivo-autunnale, men¬ 
tre la terzana benigna >può aversi anche dove 
si trovano pochi anofeli, a causa del notevole 
numero dei portatori di gametociti durante la 
stagione primaverile. 

Interessanti sono le osservazioni che portano 
a confermare lo stabilirsi dell’immunità, fatto 
che da alcuni non era ammesso. Lo studio del 
manifestarsi delle diverse forme, in una zona 
subtropicale, dimostra che la terzana benigna 
è una malattia della prima infanzia; diventa 
rara nel gruppo fra i 12 ed i 19 anni ed an¬ 
cor più rara ad età superiore, segno questo 
dello stabilirsi di un’immunità abbastanza de¬ 
cisa, che appare invece meno stabile e mar¬ 
cata per la febbre estivo-autunnale, in cui, 
pure avendosi prevalenza nel gruppo sotto i 

12 anni, si ha una discreta percentuale anche 
negli altri due gruppi superiori, entrambi col¬ 
piti in misura quasi uguale. 

II diverso grado di immunità delle due infe¬ 
zioni, manifesta la sua influenza nella cur¬ 
va epidemica della stagione estiva, in cui gli 
anofeli inoculano contemporaneamente i due 
plasmodidi, il vivax ed il falciparum, con evi¬ 
dente prevalenza di quest’ultimo durante l’e¬ 
state. 

Riguardo al tipo epidemico della terzana 
benigna, l’innalzamento della curva estiva di 
questa forma sta evidentemente in rapporto 
con il precedente aumento nel numero degli 


anofeli; sono di più difficile interpetrazione, 
invece, le elevazioni primaverili, di cui, nel pae¬ 
se studiiato dall'A., se ne osservano una in 
marzo e una in maggio, entrambe precedenti 
l’aumento nel numero degli anofeli. 

Diverse sono state le ipotesi emesse per spie¬ 
gare tale elevazione. Ora, lo studio accurato 
del ciclo della terzana benigna, dimostra che 
essa ha tendenza a recidivare in due periodi 
determinati, cioè entro le prime otto settima¬ 
ne e dopo 24 settimane. Sono, pertanto, da 
escludersi l’influenza di particolari condizioni 
climatiche o locali, la trasmissione per mez¬ 
zo di anofeli ibernanti (nessun caso di mala¬ 
ria fra i bambini nati nella stagione preepi¬ 
demica) e lo sviluppo delle febbri dopo un 
periodo di latenza. L’acme primaverile è in¬ 
vece da attribuirsi alla peculiarità della ter¬ 
zana di recidivare entro le 24 settimane, fatto 
che si osserva quasi costantemente nei bambi¬ 
ni sotto i 12 anni, nonostante le, lunghe cure 
di chinina, protratte per almeno 60 giorni. 
Non si osservarono invece recidive negli adul¬ 
ti sopra i 19 anni, il che sta a dimostrare che 
la guarigione della terzana benigna è piutto¬ 
sto conseguenza dell’immunità che del tratta¬ 
mento curativo. 

Il diverso prevalere stagionale delle due for¬ 
me è poi determinato da due ordini di fatti. 
La terzana benigna prevale in. giugno-luglio 
per la maggior quantità di portatori di ga- 
nnetociti che si riscontrano nella stagione pre¬ 
epidemica, mentre l’estivo-autunnale prevale 
in luglio-agosto, favorita dalla recettività di 
più vasti gruppi di popolazione (immunità 
meno solida). 

La larga messe di fatti raccolti ed elaborati 
dall’A., in confronto con quelli accertati in al¬ 
be località, è utilizzabile per la risoluzione an¬ 
che di altri problemi. Così, se si si indaga la 
distribuzione dei gametociti (di entrambe le 
forme) nei varii gruppi di età, si nota che nelle 
zone in cui la trasmissione della malaria è 
intensa (forte numero di anofeli) i gametoci¬ 
ti sono prevalentemente diffusi fra i bambini 
fino ai 12 anni; mentre se la trasmissione è 
scarsa, essi sono ugualmente diffusi nei varii 
gruppi di età, perchè non si è potuta stabilire 
l’immunità, la quale è allora dovuta alle ri¬ 
petute infezioni e non all’età; chè, anzi, i vec¬ 
chi sono più recettivi alla malaria (resistenza 
al trattamento nelle forme primitive dell’e¬ 
st ivo-:au tuonale). 

Anche il rilevamento degli indici parassi¬ 
tario e splenico porta a deduzioni importanti. 
Le variazioni stagionali del primo indicano 
che, mentre la chinina tronca rapidamente 
l’accesso febbrile e fa scomparire dal circolo 
i parassiti, questi ritornano e le recidive ri¬ 
compaiono — col ritmo a cui si è accennato — 
nella primavera successiva. 

Tenuto poi conto delle variazioni dell’indi¬ 
ce parassitario e del suo notevole abbassarsi 




414 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


dopo il periodo epidemico nei paesi ohe di¬ 
spongono di sufficiente quantità di chinina, 
la sua determinazione andrà fatta durante il 
periodo dal gennaio all’aprile. 

Per quanto riguarda l’indice splenico, è da 
rilevarsi che esso non presenta variazioni sta¬ 
gionali negli individui sopra i 5 anni di età, 
mentre in quelli al disotto di tale età, si ha 
un modico aumento, corrispondente alla ri¬ 
correnza primaverile, ed una diminuzione con¬ 
seguente al trattamento curativo. 

Il rilevamento dei detti indici in epoche di¬ 
verse potrà quindi fornire risultati diversi e 
non dare un’idea adeguata dell’intensità del¬ 
la malaria. 

Come si vede, i fatti raccolti e le deduzioni 
che ne scaturiscono presentano un grande in¬ 
teresse per la soluzione integrale del proble¬ 
ma malarico, colmando diverse lacune, elimi¬ 
nando le contraddizioni e fornendo, così, im¬ 
portanti dati per la lotta contro la malaria. 

A. 'Filippini. 

ADDOME. 

Sofferenze addominali. 

(A. E. Russell. Lancet, 2G dicembre 1931). 

In relazione alla notevole varietà di organi 
contenuti neH’addome ed alle varietà delle 
affezioni che possono colpirli, le sensazioni 
orodotte dalle lesioni o dai disturbi funziona- 
i degli organi stessi sono molto differenti. 

La maggior parte delle malattie addomina¬ 
li sono dolorose, ma alcune di esse, anche gra¬ 
vissime, possono decorrere senza alcun dolore. 

Ad esempio l’ascite anche di grado estre¬ 
mo può essere indolente e provocare solo sen¬ 
so di malessere che viene indicato icome senso 
di tensione. Tuttavia ©e il versamento di li¬ 
quido è rapido si ha dolore, che è partico¬ 
larmente intenso quando coesiste un’infiam¬ 
mazione acuta del peritoneo. La peritonite tu¬ 
bercolare nella sua forma acuta o nella sua 
varietà suppurativa localizzata può essere ac¬ 
compagnata da dolori intensi, ma talvolta è 
indolente e viene constatata solo in seguito 
all’ingrossamento del ventre o all’esame me¬ 
dico. _ 

Gir ingrossamenti degli organi addominali 
non sono necessariamente dolorosi. La sple- 
nomegalia di solito è indolente e nei suoi gra¬ 
di estranei provoca solo un senso di peso o 
di penai indefinibile. Il dolore però si ha sem¬ 
pre quando sulla superficie della milza si pro¬ 
ducono zone di peritonite. 

Analogamente gl’ingrossamenti del fegato 
non provocano che un senso di peso. Il do¬ 
lore si ha quando l’ingrossamento avviene ra¬ 
pidamente, forse in rapporto al rapido disten¬ 
dimento della capsula. 

Anche i tumori endoaddominali possono 
provocare scarso o nessun dolore, e si son 


visti cancri del fegato e dello stomaco decor¬ 
rere indolenti fino alla morte. 

La teoria secondo la quale lo stomaco e l’in¬ 
testino sarebbero insensibili al calore, alle 
punture ed al taglio ha subito qualche modi¬ 
ficazione. Recenti osservazioni farebbero rite¬ 
nere che essi sarebbero insensibili solo quan¬ 
do sono esposti all’aria. 

D’altra parte la insensibilità di fronte agli 
stimoli suddetti non prova l’insensibilità as¬ 
soluta del tubo digerente. Questo avrebbe una 
sensibilità dolorifica specifica per alcuni sti¬ 
moli diversi da quelli che producono la dolo¬ 
rabilità cutanea. Sembra in effetti dimostra¬ 
lo che lo stimolo adeguato per suscitare il 
dolore degli organi cavi sia costituito dalla di¬ 
stensione della loro tunica muscolare. 

Hurst trovò che il tubo digerente è insen¬ 
sibile agli stimoli tattili dall’inizio dell’eso¬ 
fago fino alla giuntura del retto con l’ano. 
Solo l’esofago è l’ano hanno sensibilità ter¬ 
mica. È interessante il fatto che le sensazioni 
di caldo e di freddo prodotte dall'ingestione 
di liquidi caldi o freddi sono trasmessi dalla 
parte bassa delEesofago e sono invece localiz¬ 
zati allo stomaco, che è insensibile agli sti¬ 
moli termici. 

L’acido cloridrico diluito (0.4-0.5 %) intro¬ 
dotto nello stomaco normale non produce al¬ 
cuna sensazione nei sani, ma negli indivi¬ 
dui affetti da ulcera gastrica provoca dopo 
qualche minuto dolore probabilmente irri¬ 
tando la superficie dell’ulcera e determinan¬ 
do così per riflesso un aumento dell'attività 
muscolare. Ciò prova l’importanza dell’acido 
nel determinismo del dolore nell’ulcera gastri¬ 
ca e la benefica efficacia degli alcalini. 

I] dolore dell'ulcera duodenale che si ha 
qualche ora dopo i pasti quando il contenuto 
gastrico 1 si svuota, è attribuito da Hurst all’au¬ 
mento del tono muscolare che si ha appunto 
quando il contenuto gastrico diminuisce. 

La comparsa di sintomi simulanti l’ulcera 
duodenale in casi di appendicite e di coleci¬ 
stite si spiega con il fatto che di solito in 
queste affezioni c’è ipercloridria, o con, sti¬ 
moli che partendo dall’appendice o dalla ci¬ 
stifellea provocano uno spasmo gastrico ri¬ 
flesso. 

Hurst rilevò che si ha un senso di disten¬ 
sione e di pienezza insufflando aria dallo sto¬ 
maco fino a raggiungere la pressione di 12-14 
mm. Hg. Ma dopo una ventina di secondi 
questa pressione cade e con essa scompare il 
senso di pienezza veri similmente in rapporto 
al rilasciamento del tono della tunica musco¬ 
lare. . 

Insufflando di nuovo aria si ha la ricom¬ 
parsa del senso di pienezza, che riscompare 
subito. 

Così si spiega il sollievo determinato dal- 
l'eruttazione ed anche la scomparsa del senso 
di pienezza che si ha spontaneamente anche 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


SEZIONE PRATICA 


415 


senza omissione di aria per un adattamento 
del tono muscolare. 

La capacità dello stomaco è molto variabi¬ 
le: si può ingerire una gran quantità di cibo 
senza provare alcun senso di pena, e viceversa 
piccole quantità di cibo possono dare grandi 
sofferenze. 

Nelle affezioni maligne dello stomaco si 
possono avere in seguito aH’ingestione di po¬ 
co cibo forti dolori in rapporto all’incapacità 
di rilasciamento da parte dello stomaco infil¬ 
trato. 

La distensione dello stomaco da gas, pro¬ 
dotti dalla fermentazione e dal rigurgito al¬ 
calino del duodeno può essere causa di soffe¬ 
renze addominali che possono essere alleviate 
solo dalle eruttazioni. 

L'intestino è costantemente ripieno di gas. 
Questo ha una triplice funzione: dare un so¬ 
stegno elastico alla delicata compagine addo¬ 
minale, distendere l’intestino e quindi aumen¬ 
tare la superficie assorbente, ed infine dare 
alla parete intestinale una costante distensione 
che eccita il tono della sua tunica muscolare. 

L aumento del contenuto gassoso nell’inte¬ 
stino produce un senso di malessere >e di pie¬ 
nezza. La sua diminuzione provoca disordini 
della funzione intestinale e sensazioni dolo¬ 
rose anche intense come quelle dell’occlusione 
intestinale. 

I n’altra (sorgente di sofferenze addominali 
è la viaceroptosi : l’alterata posizione del tubo 
digerente con distensione del mesentere e dei 
legamenti dà ragione delle sensazioni moleste. 

La localizzazione della (sensazione dolorosa 
aiuta molto per l’accertamento della sede del¬ 
la malattia. Tuttavia accade che il dolore è 
avvertito in una regione molto lontana del¬ 
l’organo malato. Così il dolore di origine re¬ 
nale può essere avvertito agli inguini, quel¬ 
lo appendicolare all’ombelico nella fase inizia¬ 
le della malattia. 

Ma il dolore epatico e splenico è localizzato 
nei rispettivi ipocondri e quello pancreatico 
all 'epigastrio. 

II dolore de] colon ascendente e discenden¬ 
te è perfettamente localizzato nella corrispon¬ 
dente regione, quello del colon trasverso un 
po’ più in basso della sua effettiva posizione. 

Ma oltre quelli locali le affezioni degli or¬ 
gani addominali possono dare dolori riferiti 
in regioni lontane. Nell’ascesso epatico, nel¬ 
l’ulcera perforata, nell’ascesso subfrenico, nel¬ 
la colecistite, nell’infarto splenico, nella pan¬ 
creatite, ecc. si ha dolore alla spalla destra 
o sinistra a seconda della porzione del dia¬ 
framma che compartecipa al processo. 

L’irritazione della parte anteriore del dia¬ 
framma provoca dolore nelle corrispondenti 
regioni clavicolari o sopraclavicolari. L’irrita¬ 
zione della parte posteriore provoca dolore 
nella fossa sopraspinosa dello stesso lato; l’ir¬ 
ritazione delle volte provoca dolore nella cor¬ 


rispondente regione acromiale; e finalmente il 
dolore di ambo le spalle indica un’irritazio¬ 
ne nel mezzo del diaframma. 

Talvolta questi dolori riferiti sono presenti 
anche quando mancano i dolori diretti e al¬ 
tri sintomi e costituiscono la prima spia della 
malattia. 

\ iceversa vi sono dolori e sofferenze ven¬ 
trali che sono in relazione a malattie extrad- 
dominali: come i dolori addominali che pos¬ 
sono aversi nella pulmonite e nelle cardiopa¬ 
tie, e le crisi gastriche della tabe. Dr. 

Considerazioni sulla diagnosi, eziologia, pa¬ 
togenesi e trattamento delle pancreatiti 
acute. 

(V. Jourdain e J. Govaerts. Le Scalpel, n. 1, 
1932). 

La diagnosi di pancreatite presenta sempre 
delle gravi difficoltà e spesso non si fa che 
al tavolo operatorio o all’autopsia. Per es. su 
320 casi di pancreatiti acute (Brocq) la dia¬ 
gnosi esatta fu fatta solo 20 volle. 

Non sempre infatti nelle pancr. ac. si tro¬ 
va il cosidetto « dramma pancreatico » di 
Dieulafoy con facies peritonealis, polso pic¬ 
colo, filiforme, cianosi, raffreddamento delle 
estremità e stato gravissimo del paziente. La 
difficoltà diagnostica si fa ancor più grave per 
le forme subacute ed a ripetizione. 

Gli AA. riportano tre casi, in uno solo la 
diagnosi Mi pancreatite fu sospettata, negli 
altri due fu fatta al tavolo operatorio e con¬ 
trollata alla necroscopia. 

Jourdain e Govaerts fanno notare che tale 
affezione si sviluppa quasi costantemente in 
soggetti obesi, grandi mangiatori, con abi¬ 
tudini sedentarie e spesso con insufficienza 
epatica e frequentemente si hanno pure pre¬ 
cedenti di coliche biliari. 

Fra i dati soggettivi è di capitale impor¬ 
tanza il dolore che insorge acutamente, allo 
epigastrio od alla regione precordiale, fortis¬ 
simo fin da principio e continuo (carattere 
questo che lo differenzia dal dolore dell’oc- 
clusione) e resistente anche agli anestetici 
(morfina). Può irradiarsi alla spalla sinistra, 
all’angolo costovertebrale sin., ma più spes¬ 
so alla regione lombare. Si accompagna a vo¬ 
miti spesso biliari, ma non fecaloidi (altro 
carattere differenziale). La chiusura dell’alvo 
alle feci ed ai gas è relativa e progressiva, do¬ 
vuta alla paresi intestinale, qualche volta ce¬ 
de ai clisteri ed alla pituitrina (altro carat¬ 
tere differenziale con l’ileo). Alle volte si può 
avere diarrea biliare, come in uno dei casi ri¬ 
portati, anzi nelle pancreatiti suppurate sa¬ 
rebbe piu frequente la diarrea che la stipsi. 
Rapidamente lo stato generale del malato de¬ 
cade e si ha cianosi, abbattimento profondo, 
dispnea, anzietà, sintomi che così rapidi, 



41(3 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


specie nelle forme acute, difficilmente si han¬ 
no in altre sindromi addominali, eccetto che 
nella trombosi mesenterica. La temperatura 
in genere non è molto elevata, salvo compli¬ 
cazioni suppurative o gangrenose; variabile 
pure è l’andamento del polso, che può essere 

sia accelerato che rallentato. 

Nelle pancreatiti emorragiche i segni ob¬ 
biettivi sono generalmente poco evidenti: il 
guazzamento epigastrico quando esiste ha va¬ 
lore diagnostico. All’epigastrio manca una 
netta difesa muscolare ma c’è un senso di 
tensione dolorosa, non c’è diminuzione del¬ 
l’ottusità epatica. La palpazione all’epigastrio 
ed agli ipocondri è molto dolorosa, mentre 
indolente è la regione sottombelicale. Non 
costanti sono le placche cianotiche sulla pa¬ 
rete addominale e sugli arti, (s. di Halstead) 
che secondo alcuni sarebbero un dato pato- 
gnomonico di affezione pancreatica, come lo 
sarebbe il segno di Mayo-Robson (dolore mol¬ 
to netto alla palpazione dell’angolo costover- 
tebrale sinistro). Gli AA. tedeschi danno im¬ 
portanza* alla colorazione giallastra del pala¬ 
to; l’ittero che esisterebbe nel 50 % dei casi, 
secondo altri ha poca importanza. Per la dia¬ 
gnosi differenziale; con l’occlusione intesti¬ 
nale ci si basa specie sulla continuità del do¬ 
loro, l’immobilità del guazzamento, la relati¬ 
vità dell'arresto delle feci e gas e la precocità 
delle alterazioni dello stato generale, tardivi 
nell’occlusione. 

Nell’ulcera perforata c’è notevole difesa 
della parete, « ventre di legno », antecedenti 
gastrici e stato generale relativamente buono. 

Nell’appendicite acuta il dolore è a destra 
e c’è difesa addominale. 

L’errore più comune si fa con la colica epa¬ 
tica e la colecistite acuta, anche perchè que¬ 
sti paz. hanno spesso precedenti di litiasi bi¬ 
liare. 

Un quadro del tutto simile lo presenta la 
trombosi mesenterica, in questa però i dati 
obbiettivi sono presenti prevalentemente nel¬ 
la metà inferiore dell’addome. In pratica pe¬ 
rò è importante far diagnosi di affezione che 
abbisogna di trattamento chirurgico, è neces¬ 
sario porre l’indicazione dell’intervento. L’e¬ 
same del sangue dà una frequente leucocitosi 
neutro fila, il siero è lattescente per la li pe¬ 
rnia, che in un’affezione addominale acuta è 
caratteristica di lesione pancreatica. La gli¬ 
cosuria non c’è che raramente ed è passeg¬ 
gera. 

Per la patogenesi si distinguono le forme 
catarrali, suppurate e gangrenose, e le for¬ 
me emorragiche. Nelle prime che si hanno 
durante la difterite, il tifo, setticemie, orec¬ 
chioni, gli agenti tossici od infettivi colpi¬ 
scono per via sanguigna il pancreas come col¬ 
piscono vari altri organi. 

Le forme suppurate possono essere secon¬ 
darie, propagate sia direttamente da un’ulce¬ 


ra perforata nel pancreas, da un cancro ulce¬ 
rato e suppurante, sia per via linfatica da una 
colecistite suppurata. Per via ematica duran¬ 
te una setticemia possono arrivare al pan¬ 
creas emboli settici, per via canalicolare 
ascendente si può propagare l’infezione spe¬ 
cie nelle angiocoliti. In tutte queste forme 
suppurate, si trova assieme al processo sup¬ 
purativo la necrosi, l’autodigestione delle cel¬ 
lule pancreatiche, perchè la tripsina è attivata 
dalle chinasi microbiche o leucocitarie, ed 
emorragie, che si possono riversare nel peri¬ 
toneo con conseguente citosteatonecrosi. 

Ma i fenomeni di necrosi si trovano più 
gravi nelle pancreatiti emorragiche — for¬ 
me essenzialmente asettiche — nelle quali la 
base è una attivazione della tripsina, attiva¬ 
zione che può venire per molteplici cause. 
Nella patogenesi delle pancreatiti emorragi¬ 
che, molti AA. insistono sulla frequenza ed 
importanza della litiasi biliare — che costi¬ 
tuirebbe, tramite il riflusso della bile attra¬ 
verso il dotto di Wirsung, uno dei primi fat¬ 
tori eziologici — . 

Il riflusso biliare avverrebbe si;a per un cal¬ 
colo arrestatosi nell’ampolla 'di Water, sia 
per uno spasmo dello sfintere di Oddi — 
spasmo possibile anche in via rilessa da una 
colelitiasi —. Altri pensano che i calcoli bi¬ 
liari agiscono sforzando e lasciando beante lo 
sfintere di Oddi, permettendo così la pene¬ 
trazione del succo duodenale nel canale di 
Wirsung nel qual caso ha importafiza come 
attivante l’enterochinasi intestinale. Ammet¬ 
tendo un reflusso biliare o intestinale, con la 
attuazione della tripsina pancreatica, si avreb¬ 
be la digestione e la necrosi cellulare, con di¬ 
gestione anche dei vasi, quindi emorragie e 
versamento del siliceo pancreatico nel cavo ad¬ 
dominale, donde l’azione lipolitica della li¬ 
pasi sulle cellule adipose e citosteatonecrosi. 
La lipasi pancreatica, decomponendo i grassi 
delle cellule adipose, forma acidi grassi, che 
unendosi ai sali di calcio, formano i saponi e 
questi costituiscono le tipiche chiazze di stea- 
tonecrosi. 

Altri pensano che in questi soggetti, che- 
spesso sono obesi, insufficienti epatici, grandi 
mangiatori, etilisti, qualche «volta cirrotici, 
per una stasi portale, si producano, favorite 
da infezioni d’origine intestinale, delle trom¬ 
bosi venose nel pancreas e secondariamente 
emorragie, per cui le chinasi sanguigne, leu¬ 
cocitarie, attivano la tripsina, donde autodi¬ 
gestione, necrosi e steatonecrosi per azione 
della lipasi. Queste emorragie che avvengono 
in epatici, spesso cirrotici, sarebbero l’equi¬ 
valente delle ematemesi, melene, delle rotture 
di varici esofagee o gastriche, delle emorra¬ 
gie emorroidarie che accadono spesso in que¬ 
sti malati sia per stasi portale che per la me- 
iopragia vascolare degli epatici. 

Il trattamento delle pancreatiti acute come 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


SEZIONE PRATICA 


417 


quello di altre affezioni addominali acute, ul¬ 
ceri j>erforate, gravidanze extrauterine, è uni¬ 
camente chirurgico. Il successo è legato alla 
precocità della diagnosi ed alla rapidità e pre¬ 
cisione dell’atto chirurgico, che consiste qua¬ 
si sempre nel drenare la raccolta sanguigna 
ed i prodotti tossici di disintegrazione cel¬ 
lulare. CORELLI. 

Sulle cisti retroperitoneali. 

(Kònig. Zent. f . Chir 1931, n. 15). 

Le cisti retroperitoneali sono abbastanza ra¬ 
re, nondimeno destano un certo interesse per 
la diagnosi e per il trattamento. 

LA. ne ricorda due casi. Una donna di 
51 a. presentava nella metà superiore dell’ad¬ 
dome una tumefazione della grandezza della 
testa di un bambino, dura, con superficie li¬ 
scia, che variava coi movimenti respiratori, 
con il colon al davanti. Dall’uretere destro non 
veniva urina alla cistoscopia. L’A. intervenne, 
con diagnosi di tumore renale, nella loggia re¬ 
nale destra ed incisa la oa-psula adiposa rin¬ 
venne un tumore mobile che asportò facilmen¬ 
te senza perdita di sangue. La tumefazione era 
posta al davanti del rene destro, atrofico, senza 
prendervi contatto e comprimeva l’uretere. 

L’altro caso riguardava una donna di 42 a. 
che presentava una tumefazione della metà si¬ 
nistra dell’iaddome diagnosticata come tumore 
della milza per cui era stata sottoposta ad ir¬ 
radiazioni con scarso risultato. 

L’A. intervenne con un taglio addominale 
trasversale daH’ombelico alla linea ascellare 
sin. e rinvenne un tumore retroperitoneale 
senza rapporti con la milza. Fu aperta la re- 
trocavità, staccato il pancreas dalla superficie 
anteriore e così venne asportato il tumore la¬ 
sciando nella cavità un tampone alla Mikulicz. 
L ammalata guarì in circa 1 mese. 

I due tumori erano entrambi cistici. 

Le cisti retro peritoneali sierose o chilose 
possono essere uni o multiloculari. Oltre le 
cisti mesenteriche di origine diversa, oltre le 
dermoidi e i telatomi vi sono cisti di origine 
polmonare che hanno sede fra la colonna ver¬ 
tebrale e le surrenali. 

Si possono ancora avere in questo luogo ci¬ 
sti del corpo di Wolff e cisti epiteliali prove¬ 
nienti dal bacinetto renale caratterizzate da 
contenuto con sostanze urinarie. Si hanno cisti 
con una parete interna caratteristica che pro¬ 
vengono da un linfangioma. 

All’esame microscopico di una delle cisti 
furono trovali nella parete resti di un lobo a- 
trofico di pancreas per cui FA. pensa che ab¬ 
bia avuto origine da tale organo. 

I^a diagnosi non è facile specialmente negli 
individui grassi e possono venire ammessi ol¬ 
tre che cisti, sarcomi, neurinomi. Qualche an¬ 
no addietro l’A. operò un caso di fibro-mio- 
sarcoma delle pagine del mesentere nel quale 


con la punziome potè escludere una cisti d’echi¬ 
nococco. Dai due casi si rileva la difficoltà di 
distinguere queste cisti nella localizzazione re¬ 
nale o pancreatica 1 poiché come nel primo caso 
si possono avere alterazioni renali da com¬ 
pressione. 

Risulta intanto che l’estirpazione di grosse 
cisti retroperitoneali è possibile. Occorre fare 
dei tagli molto ampi. È da discutere se è con¬ 
sigliabile il vuotamente della cisti come han¬ 
no fatto Stahnke e Stierlin, per diminuire il 
volume. 

L'A. non lo consiglia per non far spandere 
il contenuto interno e perchè è più facile le¬ 
dere gli organi circostanti. Nei primi giorni 
dopo l’operazione consiglia una compressione 
del ventre con sacchetti di sabbia per evitare 
oscillazioni della circolazione cardiaca. 

R. Branoati. 

ORGANI RESPIRATORI. 

4 

Il broncoscopio nella diagnosi delle ma¬ 
lattie polmonari. 

(A. J. Scott PiNcnm e H. V. Morlock. Lancet, 

30 gennaio 1932). 

Qualche volta la diagnosi di una malattia 
polmonare può rimanere oscura, specialmente 
nella sua posizione, anche dopo un accurato 
esame clinico e radiologico, ed allora l’esame 
diretto della lesione è assolutamente indispen¬ 
sabile. Il broncoscopio, sebbene inventato da 
Killian nel 1898 e poi modificato da Briining 
nel 1908, è ancora pochissimo usato. 

Gli AA. riferiscono i risultati di 450 bronco¬ 
scopie. Essi esaminarono 25 malati sospetti di 
neoplasma polmonare, e in 21 la diagnosi fu 
confermata. Il cancro bronchiale è il tumore 
polmonare più frequente; la diagnosi col bron¬ 
coscopio si fa anche ai malattia non. avanzata 
anche perchè colla broncoscopia si può prele¬ 
vare un frammento di tessuto per biopsia. Col¬ 
la broncoscopia si può anche riconoscere come 
di natura non neoplastica una lesione clini¬ 
camente presa per neoplastica o riconoscere 
per neoplastica (compressione bronchiale) una 
malattia diagnosticata come broncopolmonite. 
Inoltre col broncoscopio si può riconoscere La 
presenza di un, ascesso 1 che complica la com¬ 
pressione bronchiale da neoplasma. 

Per quanto riguarda la suppurazione pol¬ 
monare, essai si può diagnosticare clinicamen¬ 
te coi mezzi comuni di indagine, ma la dia¬ 
gnosi differenziale del tipo di suppurazione 
(ascesso polmonare, bronchiettasia, da corpo 
estraneo, eoe.) spesso si fa solo col broncosco¬ 
pio, che può essere utile qualche volta anche 
a far porre diagnosi di tubercolosi (perchè si 
può prelevare direttamente in sito il materiale 
da esaminare). 

Gli AA. insistono sull’importanza della bron¬ 
coscopia come mezzo diagnostico e dicono che 



418 


a IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


essa, in mani esperte, non è pericolosa per il 
paziente, pel quale non è più fastidiosa della 
estrazione di un dente in anestesia locale. 

Essi hanno costruito un broncoscopio che 
permette la visione degli orifici laterali dei 
bronchi e ottengono un’immagine ingrandita 
mediante un telescopio che ha anche la fun¬ 
zione di impedire che l’operatore possa infet¬ 
tarsi per la tosse del malato. 

R. Lusena. 


La granulomatosi 
nare. 


aligna pleuro-polmo- 


(Favre, Croizot e Guichard. Le Jour. de Méd. 

de Lyon , 20 die. 1931). 

Il termine di linfogranuloma maligno fu 
considerato improprio a designare la malattia 
di Stemberg i cui confini sorpassano il si¬ 
stema linfatico, e pare più proprio denomi¬ 
nare questa malattia granuloma o granuloma- 
tosi maligna. Tra le lesioni e stra glandola ri 
quelle pleuro-polmonari sono certo le più dif¬ 
fuse e furono citate fin dal 1912 dallo Ziegler. 

La pleurite, o, in senso più lato, la parte¬ 
cipazione dell’apparato respiratorio è, se non 
costante, per lo fmeno abituale ad un momen¬ 
to dato della evoluzione da poter essere con¬ 
siderata un sintonia guida di buon valore 
diagnostico. 

Terplan e Mittelbach suppongono perfino la 
esistenza di focolai di inoculazione respirato¬ 
ria della malattia; ma finora mancano delle 
testimonianze anatomiche sicure. 

Aspetto generale del nodulo granulomatoso 
polmonare: esso è identico a quello che si ha 
negli altri organi. Di volume vario, di con¬ 
torno policiclico, essi sono jalini, di colore 
carne di pesce, con delle chiazze più cupe a 
limiti precisi. La consistenza è ineguale, du¬ 
ra in alcuni punti, rammollita in altri. Al ta¬ 
glio appaiono rilevati sulla superficie pol¬ 
monare. 

Differenti tipi di lesioni macroscopiche : 
come lesioni polmonari possiamo avere una 
infiltrazione mediastino-polmonare, una for¬ 
ma a nuclei disseminati, ed una forma mas¬ 
siva. Le manifestazioni pleuriche non sono più 
uniformi : possiamo avere delle reazioni pleu¬ 
riche banali, ed in particolare delle aderenze 
senza caratteri speciali; oppure delle vere pa- 
chipleuriti, e talora delle vere corticopleuriti 
granulomatose. Chène e Lifchitz e Delarue 
hanno isegnalato l’invasione diaframmatica in 
cui il muscolo appare infarcito di noduli. 

I versamenti pleurici satelliti, sono uni o 
bilaterali, con versamento più o meno abbon¬ 
dante. Il liquido è citrino, limpido, anormal¬ 
mente ricco di fibrina e di albumina (30- 
40 %o). Talora, di rado è lattescente o an¬ 
che siero-ematico. Può essere purulento per 
infezione associata. 


L’esame citologico è indifferente, meravi¬ 
glia la scarsezza degli eosinofili. 

Le lesioni pleuriche possono complicarsi con 
invasione delle sierose vicine, ed è stata de¬ 
scritta una peritonite ed una pericardite siero 
fibrinosa. 

Istologia del nodulo granulomatoso: il no¬ 
dulo polmonare non differisce in genere da 
quello degli altri organi. Si trova uno stroma 
istiocitario che forma il fondo, che è sma¬ 
gliato delle produzioni più diverse che van¬ 
no dal linfocita alla cellula di Sternberg. I 
polinucleari, gli eosinofili di tipo vario, i fi- 
broblasti compongono un insieme patogno- 
monico ma sottomesso a delle fluttuazioni 
multiple. Ziegler asserisce che nel polmone i 
noduli granulomatosi sono forse un po’ me¬ 
no ricchi di eosinofili che nei gangli. In gene¬ 
re il nodulo appare centrato da un pedun¬ 
colo vascu lo-bronchiale. 

Le modificazioni polmonari in vicinanza dei 
noduli: circa i bronchi, l’atmosfera peribron¬ 
chiale pare particolarmente favorevole allo 
-sviluppo del granuloma. I bronchi subiscono 
spesso una infiltrazione massiva, vera pan- 
bronchite granulomatosa (Favre). Talora si ha 
rottura dell’epitelio e vera invasione del ca¬ 
nale bronchiale; altre volte si formano bron- 
chiectasie. 

Circa le alterazioni vascolari queste sono 
assai simili a quelle dei bronchi. 

Le arterie sono relativamente risparmiate, 
esiste solo uno spesso manicotto perivascola¬ 
re. Le vene sono invece più lese: si ha una 
vera endoflebite vegetante con proliferazioni a 
cavolfiore, nell’interno del lume, che portano 
a coagulazioni secondarie. 

La linfangioite associata è la regola, anzi i 
linfatici servono di canali conduttori agli ele¬ 
menti di Stemberg. 

Gli alveoli subiscono delle trasformazioni 
assai polimorfe: talora essi si riempiono in 
vicinanza del nodulo di un essudato liquido 
e catarrale; talora più compatto, fibrinoso; 
talora si hanno vere polmoniti iperplastiche 
vegetanti e fibrose. 

L’istogene.si e l’evoluzione del nodulo sareb¬ 
bero del massimo interesse, ma su queste ab¬ 
biamo nozioni -scarse e dubbie. Gli uni con¬ 
siderando la M. di Sternberg una affezione del 
sistema linfatico pensano che essa prenda o- 
rigine dai gangli dell’ilo. Altri constatando 
l’abituale lesione anatomica del mediastino, e 
lo stesso Letulle, in base all’aspetto infartoide 
sottopleurica dei nodi propendono per una 
teoria metastatica. 

Circa l’evoluzione del nodulo che chiarireb¬ 
be molti problemi, essa pure è di difficile in¬ 
terpretazione perchè gli stadi iniziali sono dif¬ 
ficili, per non dire impossibili a cogliersi sia 
nel polmone come non meno nei gangli. 

Il periodo premonitorio fugace e rapido fa 
ben presto luogo al periodo di stato, e lo scon- 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


SEZIONE PRATICA 


419 


volgimento istologico realizzato dal granulo¬ 
ma è allora tale che la ricostruzione delle fasi 
del processo diviene impresa vana. 

Senza dubbio il virus sconosciuto dello M. 
di Stemberg è capace di generare una attiva 
ipergenesi epiteliale. Si può solo dire che non 
sembra che l’elemento alveolare intervenga 
direttamente ed in maniera attiva nella pro¬ 
duzione del nodulo. 

Presentansi nel granuloma respiratorio le 
stesse possibilità di distruzione che alcuni 
hanno voluto trovare tra i tipi anatomici ge¬ 
nerali di questa malattia: esistono cioè delle 
forme a tipo neoplastico e delle forme a tipo 
infiammatorio come modalità di differenti 
reazioni del parenchima respiratorio? In real¬ 
tà non vi sono barriere tra queste due forme 
di granuloma, ma la tendenza evolutiva può 
predominare in una direzione od in un’altra. 

Lesioni tubercolari associate : rappresentano 
un altro interessantissimo problema. Le os¬ 
servazioni del combinarsi dei due fatti sono 
sempre più numerose, e già nel 1898 Paltauf 
e Sternberg le notarono. Macroscopicamente 
è talora possibile riconoscere vicine le due 
specie di lesioni : i nodi granulomatosi di con¬ 
sistenza più dura, a riflessi jalini risaltano sul 
parenchima polmonare; le alterazioni bacilla¬ 
ri si presenta/no spesso sotto forma di vecchie 
lesioni fibrose. L’esame istologico darà dei 
dati più precisi: ora granuloma e t.b.c. esi¬ 
stono nettamente separati, ora nello stesso 
campo d’immersione si trovano intricate del¬ 
le cellule tipiche di Sternberg e delle cellule 
giganti cariche di b. di Koch. Se questa me¬ 
scolanza è intima e frequente, non è men ve¬ 
ro che la fisionomia e lo sviluppo anatomico 
del nodulo granulomatoso si mlantengono pu¬ 
ri da qualsiasi lesione istologicamente tuber¬ 
colare. 

Il termine di malattia frontiera conviene 
quindi perfettamente al granuloma che assu¬ 
me secondo i casi ed i luoghi la maschera 
di un tumore, connettivo maligno, o di una 
infiammazione cronica isclerogena e pseudo a- 
denomatosa. L. Tonelli. 

Le infezioni bronco-polmonari post-opera¬ 
torie e la loro prevenzione con i lisati- 

vaccini. 

(Lvpointe, Duchon, Darfenille e Jonard. 

Presse Méd., 13 febbraio 1932). 

Allo stato attuale delle nostre conoscenze, 
è difficile precisare la patogenesi delle infe¬ 
zioni bronco-polmonari post-operatorie. Alle 
varie cause invocate, gli AA. aggiungono un 
fattore di ordine generale, ammettendo che le 
proteine eterogenee liberate a livello dei tessuti 
contusi provochino nell’organismo degli an¬ 
ticorpi, mobilizzino e deviino il sistema di di¬ 
fesa, lasciando libero corso alle infezioni la¬ 


tenti ed in particolare alle infezioni del rino- 
faringe. 

Oli AA. hanno lungamente sperimentato l’a¬ 
zione preventiva contro le complicanze bron¬ 
co-polmonari post-operatorie dei lisati vacci¬ 
ni polimicrobici ed hanno precisato due con¬ 
dizioni essenziali per l’efficacia della preven¬ 
zione. La prima di queste condizioni si rife¬ 
risce al tempo necessario 'perchè una solida di¬ 
fesa si stabilisca'. Per realizzare la difesa è ne¬ 
cessario sottomettere il malato ad una vacci¬ 
nazione giornaliera durante otto giorni. La se¬ 
conda condizione risulta dal fatto che le im¬ 
munità provocate per gli streptococchi, i pneu- 
mococchi, eicc. sono delle immunità che scom¬ 
paiono presto appena il richiamo dell’antige- 
ne non si fa più sentire. Bisogna dunque pro¬ 
fittare del momento in cui l'immunità ha rag¬ 
giunto il suo massimo, cioè operare nelle 48 
ore che seguono l’ultima iniezione di vaccino. 

Seguendo questo metodo in modo rigoroso 
gli AA. hanno sottoposto alla li so-vaccinotera¬ 
pia preventiva 140 malati operati successiva¬ 
mente: 21 gastrectomia, 42 di gastro-ente- 
rostomia e gli altri di colecistectomia, isterecto¬ 
mia e interventi intestinali. In un solo caso 
si ebbe urniai bronco-polmonite post-operato¬ 
ria da pneumobacillo di Friedlànder, infezione 
contro la quale l’infermo non era stato immu¬ 
nizzato. 

Inoltre nel servizio clinico del Prof. Lejars 
80 malati sono stati sottoposti alla liso-vacci- 
noterapia curativa con buoni risultati. 

Assai frequentemente il giorno appresso a 
quello dell’intervento si osserva una inflessione 
termica che talora si avvicina ai 39°, ma si 
tratta di un perturbamento effimero, accom¬ 
pagnato da un espettorazione muco-purulenta 
che sembra testimoniare della reazione difen¬ 
siva dell’organismo contro l’infezione che ve¬ 
glia. 

L’osservazione duinque (giustifica l’attività 
della vaccinoterapia preventiva con i lisati po¬ 
limicrobici e ne conferma l’attività curativa. 

C. Toscano. 

La tubercolosi dell’ilo polmonare nell’a¬ 
dulto. 

(Sagona. Rivista di Patol. e Clin. della tbc., 

1931, n. 9). 

Dobbiamo anzitutto ricordare per sommi 
capi le opposte ipotesi sulla origine della tbc. 
Come è risaputo, per Assmann i primi sintomi 
della tbc. vanno ricercati nei giovani in fo¬ 
colai isolati di infiltrazione nella porzione la¬ 
terale della fossa isottoclavicolare, molto più 
raramente in altre regioni del lobo superiore 
o medio: tali infiltrazioni «precoci» sono di 
grande importanza per la prognosi in quanto, 
curati a tempo, solitamente vengono a guari¬ 
gione. 


420 


<( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


Per il Redekcr le idee dell’Assillami sono da 
accettarsi in pieno: è da escludere che la pri¬ 
ma manifestazione nell’età pubere sia localiz¬ 
zata all’apice. 

Gli argomenti posti a base di questa teoria 
sono essenzialmente radiologici : 1) per la fre¬ 
quenza di reperti di infiltrati precoci con a- 
pici indenni, e lo sviluppo da questi della tisi 
polmonare; 2) il possibile sviluppo di piccoli 
focolai apicali da un infiltrato precoce, men¬ 
tre questo si riassorbe e scompare; 3) la man¬ 
canza di casi dimostrativi per lo sviluppo di 
urna tisi da un’apicite; 4) la frequenza di ca¬ 
verne nelle regioni sottoclaveari. Ed Alexanr 
der ritiene dimostrato che nella evoluzione 
della tbc. polmonare dell’adulto hanno mag¬ 
giore importanza le forane centrali e sottocla¬ 
veari che non quelle classiche apicali. La dif¬ 
fusione del focolaio tbc. avverrebbe in due mo¬ 
di : o come violenta infiammazione perifocale 
di infiltrazioni primitive o secondarie con se¬ 
de centrale o sottoclaveare, oppure come peri- 
bronchite tubercolare. Le due diverse forme 
di evoluzione dipendono dal diverso stato al¬ 
lergico dell’organismo colpito per cui diventa 
secondaria la distinzione in endogena ed eso¬ 
gena; alcune, se non tutte le forme apicali, 
sono la conseguenza ultima di un processo 
centrale o sottoclaveare a diffusione peribron¬ 
chiale e periva sale. 

L’infiltrato precooe, dal punto di vista ana- 
tomo-patologico, è scarsamente conosciuto (tre 
casi noti); si- tratterebbe di un focolaio proli- 
ferativo essudativo con alone infiammatorio 
peri focale. 

Gli A A. che sostengono ancora la teoria a- 
picale adducono al riguardo vari motivi. 

R. M. 


Legatura della yena polmonare nella cura 
della tubercolosi polmonare. 


(Kerschner. Arch. Klin. Chir., voi. 1G7, pa¬ 
gina 141, 1931). 

L’intervento è stato consigliato dal Tiegel, il 
quale in esperimenti eseguiti in. animali con¬ 
statò che la legatura della vena polmonare 
determinava una cirrosi del polmone corri¬ 
spondente. 

L’operazione è stata eseguita quattro volte 
con successo operatorio. La tecnica dell’in¬ 
tervento è la seguente: resezione temporanea 
della ITT costai dal margine dello sterno per 
10 cm. Legatura della mammaria interna, 
scollamento delle aderenze fra superficie me¬ 
diale del polmone e pericardio. 

Si arriva così all’ilo polmonare e si rico¬ 
noscono 1 facilmente le vene del lobo supe¬ 
riore o medio, la vena principiale del lobo in¬ 
feriore è situata molto posteriormente e con¬ 
viene limitarsi a legare i rami che si ren¬ 
dono manifesti. Dopo l’operazione, si osser¬ 


va un aumento di temperatura e dell’escrea¬ 
to, non edemi. 

L’intervento è stato praticato in casi in cui 
non si poteva eseguire il pneumotorace per 
aderenze pleuriche, nè la toracoplastica per Re¬ 
sistenza di lesioni controlaterali. 

P. Valdoni. 

Risultati della strumectomia nella tracheo- 

malacia. 

(M. Sgolitzer. Mitt. a. d. Gvenzgeb. d. Med. 

u. Chir., voi. 42, fase. 1, 1930). 

La tracheomalacia colpisce individui vecchi 
portatori di gozzo da molti anni, ma più di 
frequente giovani, anche dopo pochi anni dalla 
comparsa di un gozzo. La diagnosi tracheosco- 
pica, che è basata sulla scomparsa del disegno 
ad anelli, su una lassità della mucosa, even¬ 
tualmente su un certo flottare delle pareti, è 
possibile solo in casi avanzati. L’esame radio¬ 
logico invece oltre agli spostamenti, torsioni e 
stenosi tracheali può mettere in evidenza an¬ 
che un’incipiente diminuzione di resistenza 
dello scheletro cartilagineo della trachea, per 
mezzo delle variazioni che subisce il lume tra¬ 
cheale per aumenti o diminuzioni della pres¬ 
sione intratracheale. 

Per aumentare la pressióne si usa l’espira¬ 
zione a vie respiratorie esterne chiuse, per di¬ 
minuirla la inspirazione a vie esterne chiuse. 

La conoscenza di una malacia, o anche di 
una diminuita resistenza delle cartilagini tra¬ 
cheali, che dovrebbe essere ricercata sistema¬ 
ticamente, ha importanza per l’indicazione ope¬ 
ratoria, specialmente nei gozzi mediastinici, e 
per mettere in atto gli accorgimenti operatori 
atti a evitare l’asfissia da collasso tracheale 
quali i vari metodi di tracheopessi, o il 1 lascia¬ 
re una parte del gozzo intorno alla trachea 
per sostenerla, o l’operare con il tracheoscopio 
in posto. 

L’A. ha controllato i risultati operatori in 
2G casi di gozzi accompagnati da malacia (7 
casi) o da semplice diminuita resistenza delle 
cartilagini tracheali (26 casi). Quantunque tra 
questi due stati -ci siano dei gradi di passag¬ 
gio l’A. parla di malacia quando l’aumento 
del lume della trachea coll’aumento della 
pressione intratracheale è almeno del doppio 
(in un caso l’aumento fu di 7 volte), e di di¬ 
minuita resistenza della parete tracheale quan¬ 
do l’aumento del lume non arriva al doppio. 

Nei 7 casi di tracheomalacia fu sempre ot¬ 
tenuto un ottimo risultato postoperatorio. Gli 
spostamenti della trachea e le stenosi per lo 
più gravi migliorarono rapidamente. Dopo 4 
mesi il processo di restituzione era completo; 
solo in 4 casi persisteva un lieve stringimento 
del lume tracheale. 

Tutti i pazienti non presentavano disturbi, 
sebbene la malacia rimanesse immutata anche 
dopo anni come si dimostrò con la ricerca 



[Anno XXXIX, Num. 11] 


SEZIONE PRATICA 


421 


radiologica sotto diverse pressioni intratrachea- 
li. La restituzione della trachea alla posizione 
e al lume primitivo è favorita dalla retrazione 
cicatriziale dei tessuti molli nella sede opera¬ 
toria; ma evidentemente non si può avere la 
restitutio anatomica della parete tracheale, cui 
il tessuto cicatriziale fornirà solo un sostegno. 
TI ripristino della posizione e del lume delle 
trachee malaciche è più facile che nelle tra¬ 
chee sane, in quanto quelle, rammollite, non 
offrono resistenza. 

Diversamente si comportano i casi'di sem¬ 
plice diminuzione di resistenza della parete 
tracheale. Il ripristino è qui più lungo. Gli spo¬ 
stamenti e le stenosi sono talora presenti al¬ 
meno in parte dopo anni; in genere si ha dopo 
un anno solo un notevole miglioramento; in¬ 
vece in trachee normali dopo sei mesi la resti¬ 
tutio è completa. La causa di ciò si trova pro¬ 
babilmente nella perduta elasticità della parete 
tracheale. La diminuita resistenza della parete 
tracheale è riconoscibile con le ricerche radio¬ 
logiche anche dopo anni dall'intervento, men¬ 
tre i disturbi subiettivi scompaiono rapidamen¬ 
te dopo l’operazione. P. Stefanini. 


CENNI BIBLIOGRAFICI 

L. Condorelli. Tecnica microchìmica , appli¬ 
cata alle ricerche biologiche e cliniche. Un 
voi. rilegato in-16° di pagg. 292, con 23 
figg. Idelson ed. Napoli, 1931. Prezzo L. 25. 

La microchimica è ormai diventata una ne¬ 
cessità per le -numerose ricerche non soltanto 
d’indole scientifica, ma anche di significato 
pratico; basti pensare, fra l’altro, alla deter¬ 
minazione della glicemia. I suoi metodi esi¬ 
gono in chi li esegue, oltre alla precisione ed 
all’accuratezza, un’esatta conoscenza della tec¬ 
nica per non incorrere in gravi errori. A tale 
scopo, preziosi sono i consigli che qui ci dà 
il Prof. Condorelli, in questo suo libro frut¬ 
to di una lunga esperienza. 

Nella parte generale, dà indicazioni sulle 
misurazioni e pesate, sulla colorimetria, le 
soluzioni titolate, gli indicatori. In quella spe¬ 
ciale, si occupa delle diverse ricerche sul san¬ 
gue (pH, anioni, cationi, urea, acido urico, 
glicemia, ecc.). sui tessuti Purina, la saliva, 
accennando da ultimo ai micrometodi per ap¬ 
plicazioni farmacologiche e tossicologiche. 

Chi ha pratica di questo genere di ricer¬ 
che apprezzerà a dovere gli insegnamenti del 
Condorelli, a cui dobbiamo anche diversi me¬ 
todi originali di ricerca. fil. 

Jean Rousset. Les dyskeratinisations épithé- 
liomateuses. Voi. in-8° di pagg. 600. Mas- 
son et C., ed., 1931. Fr. 60. 

L’A. presenta ai dermatologi sotto questo ti¬ 
tolo un volume ricco di 600 pagine, di 108 


figure (tra le quali numerosissime illustrazio¬ 
ni al microscopio) e d’una estesa bibliografia. 

Scopo: cercare attraverso una critica serrata 
e un’ordinata esposizione di portare maggior 
luce all’intricato argomento della patogenesi 
sopratutto di due, fra lei tre malattie trattate: 
la malattia di Paget e la malattia di Bowen. 
Problema non certo facile dato che i mezzi 
per risolverlo si basano soltanto sull’osserva¬ 
zione clinica e sull’investigazione istologica, 
mancando ogni possibilità d’esperimento. 

Perciò l’A. non ha omesso di esaminare at¬ 
tentamente le osservazioni raccolte nei prece¬ 
denti lavori originali e le ha messe in raffron¬ 
to con la sua casistica molto estesa e docu¬ 
mentata che diffusamente espone nel volume. 

E dalla base di questo materiale ha tentato 
un esame minuto delle diverse teorie che via 
via furono avanzate por prendere nettamente 
posizione in favore di quella che considera 
queste due malattie di natura epiteliomatosa, 
e molto vicine fra loro circa l’origine. 

Per essere più precisi egli considera che 
siano dovute alla degenerazione neoplastica di 
quelle speciali cellule che Darier chiama « cel¬ 
lule discheratosiche », ai punto di partenza pro¬ 
babilmente dalle ghiandole sebacee. 

Per l’epitelioma pagedoide l’A. accetta l’o¬ 
pinione ormai corrente dell’origine basocellu- 
lare proposta da Darier. 

Pur non potendo per ragioni di luogo e di 
spazio dire sulla bontà o meno di queste opi¬ 
nioni, debbo rilevare che il lavoro appare con¬ 
dotto con serietà e con cura, la discussione 
ampia, ricca d'argomenti ben trattati, Ita cri¬ 
tica severa ed efficace. 

Un altro pregio è di non aver trascurato il 
decorso successivo dei malati osservati, e di 
aver -segnalato che in essi avvenne nella quasi 
totalità la guarigione mediante la roentgente- 
rapia (col metodo di Coste, dice l’A.). È que¬ 
sta una nuova conferma che nelle discherati- 
nizzazioni epiteliomatose raggi X e radium — 
se usati in tempo e correttamente — possono 
con facilità far evitare dolorose amputazioni 
o, anche, esiti infausti. 

Gastone Meldolesi. 

E. Donzelot. L’mfarctus dii myocarde. (La 

Pratique medicale illustrée). Voi. in-8° di 

pagg. 25. G. Doin, Paris, 1931. Frs. 8. 

L’A. fa una trattazione breve, semplice e 
alquanto schematica dell’infarto del miocar¬ 
dio considerato dal punto di vista sia della sua 
etiologia e patogenesi, che 1 della sintomatolo¬ 
gia e diagnostica clinica. 

Trattasi più che altro di una buona rivista 
sintetica sul l’argomento in generale, quale è 
richiesta dal tipo particolare di edizione a ca¬ 
rattere di collana medica di cui fa parte. Vi 
sono quindi poche annotazioni da fare: ma è 
assai bene che l’A. insista sulla relativa fre¬ 
quenza della forma, sulla variabilità dei qua- 



422 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


dri clinici e sulla necessità di differenziarli dal¬ 
la comune angina di petto e dal quadro co¬ 
mune della insufficienza cardiaca e infine 
sull’importanza che in questo campo va as¬ 
segnata all'indagine elettrocardiografica. 

Ch. 

J. Rif.ux. Paludismo et pseud'o-paludisme. Voi. 
in-8° di pagg. 50. G. Doin et C. Paris, 1932. 
Frs. 16. 

L A. in questo volume cerca di sviluppare 
nell’insieme la sua tesi personale, già espo¬ 
sta da molto tempo e attraverso numerose 
pubblicazioni, e cioè che la malaria è una 
malattia di durata molto meno lunga di quan¬ 
to - si pensai abitualmente. Nei malarici che 
soggiornano nei paesi con endemia palustre, 
la malaria, per reinfezioni successive, può as¬ 
sumere una vera cronicità, mentre, quelli che 
sono sottratti ad ogni nuova infezione con il 
loro ritorno in paesi salubri, la malattia non 
dura mai più di un anno e mezzo, dopo di che 
il parassita' malarico scompare. 

Le manifestazioni acute o croniche, che per¬ 
tanto sopravvengono in questi vecchi malarici, 
non sono da imputare alla malaria, e per con¬ 
seguenza meritano il nome di pseudo-malaria. 
L’operai è divisa in due parti: nella prima LA. 
riassume l’infezione malarica vera nelle sue 
diverse forme e nella sua evoluzione; nella se¬ 
conda espone le molteplici modalità cliniche, 
acute o croniche, che si riannodano comune¬ 
mente alla malaria pregressa, ma che invece 
non le appartengono: pseudo-paludismo infet¬ 
tivo e pseudo-paludismo viscerale, che l’A. di¬ 
scute lungamente. A. P. 

Wiener Archiv f. innere Medizin. Voi. XXI, 
fase. 3. (159 pag., con 22 fig. e 24 grafici). 
Id., Voi. XXII, fase. I (160 pag. con 34 fig., 
4 grafici ed una tav.). Urban e Sohwarzen- 
berg, Wien, 1931. Prezzo RM. 18 ciascuno. 

Il primo fascicolo citato di questi noti « Ar¬ 
chivi », diretti da W. Falta e K. F. Wencke- 
bach, contiene diversi lavori sugli ormoni ge¬ 
nitali maschili (Schoeller, Gehrke, Benjamin, 
Grùter), uno di Loebel salì’influenza del cir¬ 
colo periferico sull' iper glie ernia alimentare , di 
Purjesz sulla febbre nelle emorragie (special- 
mente da ulcera gastro-duodenale) , di Deutsch 
e Emmfrich sulla velocità di sedimentazione 
delle emazie negli esercizi sportivi, di Bix e 
Wechsler sull* influenza del salir gasa nella 
eliminazione dello zucchero, ecc. 

Nell’altro fascicolo, si trovano diversi la¬ 
vori di cardiologia (Boller e Goedel: Pato¬ 
logia e clinica dell'aneurisma coronarico ); Pe- 
trowych: Rottura del cuore con sopravviven¬ 
za di 13 giorni ed altri); sul reumatismo arti¬ 
colare acuto (Danielopolu ed altri); un vasto 
studio di Korovnikov sul cretinismo endemico 
al Pamir ed altri diversi. /il. 


ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI 

Reale Accademia di Medicina di Torino. 

Seduta del 12 febbraio 1932. 

Presidente: prof. F. Vanzetti. 

Dott. G. Manca. — Osservazioni anatomo-pato- 
logiche su di un caso di parotite epidemica con 
orchite acuta. 

Sui calcoli batterici del rene. 

Dott. F. Volante. — L’O. riferisce il reperto 
anatomo patologico di un caso di calcolosi bat¬ 
terica osservato in una donna di 30 anni, rile¬ 
vandone la eccezionale rarità. Passa rapidamente 
in rivista le diverse ipotesi avanzate sulla na¬ 
tura e sulla patogenesi di queste singolari for¬ 
mazioni e mette, per il caso in esame, in parti¬ 
colare rilievo, l’attiva partecipazione dei germi 
(fu isolalo il Bacterium coli) nella loro genesi. 

Discussione: Ferma. 

Causalgia. Sindromi fisiopatiche e simpatiche guarite con 

iniezioni di alcool in corrispondenza del simpatico cer- 

vico dorsale. 

Prof. Dogliotti e Roasenda. — I tre pp. in 
studio erano affetti da sindromi simpatiche ad 
uno degli arti superiori, i cui fenomeni dolorosi 
si irradiavano all’emitorace e fin anche all’arto 
inferiore dello stesso lato. 

L’iniezione di alcool assoluto (cc. 1-1 1/2) fu 
fatta a livello del simpatico cervi co-dorsale, ed 
il prof. Dogliotti descrive minutamente la tecni¬ 
ca seguita. Il risultato fu buono in tutti e tre 
i casi. 

Discussione: Lugaro, Levi, Bobbio, Roasenda, 
Dogliotti. Herlitzka. 

Autoenucleazione di un occhio in un soggetto posten¬ 
cefalitico. 

Dott. M. Emma. — L’atto automutilante venne 
compiuto da un 29nne, sofferente per le sequele 
sopratutto psichiche di una encefalite epidemica. 
Questo p. v si è in pochi istanti strappato con le 
dita il bulbo oculare sin. 

La patogenesi dell’automutilazione va, in que¬ 
sto caso, individuata nei delirio di autoaccusa e 
di indegnità. Questo fattore va quindi conside¬ 
rato con gli altri già noti, capaci di dare origi¬ 
ne ad atti automutilanti nei postencefalitici : im¬ 
pulsioni ossessive, perversioni istintive, episodi 
epilettoidi, stati onirici. 

Colpisce anche la pronta riparazione della fe¬ 
rita congiuntivaie, esito del trauma, guarita per 
primam, in relazione probabilmente a fattori im¬ 
munitari od umorali, non ben noti, presenti in 
questi ammalati. 

L’osservazione conferma una volta 41 più l’in¬ 
sufficienza dei mezzi repressivi e contentivi per 
prevenire tali manifestazioni;, sola garanzia po¬ 
trebbe essere data da una sorveglianza a vista, 
continua. 

Seduta del 19 febbraio 1932. 

Presidente: prof. F. Vanzetti. 

L’ammoniogenesi nel diabete insipido. 

Prof. G. Cipriani e dott. D. Borra. — In due 
casi di diabete insipido l’ammoniogenesi e l’am- 
moniuria provocate con la dieta acidosica risul- 


FAnno XXXIX, Num. 11] 


SEZIONE PRATICA 


423 


tano normali e la deficienza del potere di con¬ 
centrazione appare dissociala da questa funzione 
interna del rene, come è dissociata dal potere di 
eliminazione dell’acqua e delle sostanze coloran¬ 
ti. In casi, sia pur rari, in cui si deva stabilire 
quanto in una poliuria vi sia di patogenesi ipo- 
fisi-infundibulare e quanto di patogenesi organica 
renale, oltre ai criteri della prova dell’acqua, del- 
l'eliminazione delle sostanze coloranti, della rea¬ 
zione agli estratti ipofisari, gli 00. credono sia 
particolarmente utile la ricerca della ammonioge- 
nesi col dosaggio deH’ammoniuria provocata con 
una dieta acidosica. L’associazione di diabete in¬ 
sipido e di sclerosi renale riscontrata in un terzo 
caso, fu ammessa appunto anche sulla guida di 
questo dato, che nei casi in questione corrispon¬ 
deva al comportamento che si osserva nelle scle¬ 
rosi renali. 

Esiti di casi di epilessia trattati coll’asportazione del 
giorno carotideo. 

Dott. Rizzato e Andreoli. — Dallo studio di 
otto casi di epilessia trattati con tale metodo 
chirurgico, risulta che si ebbero ottimi risultati 
sugli accessi convulsivi; i fatti psicosici dell’epi¬ 
lessia e il resto della sindrome epilettica e in par¬ 
ticolare le assenze non ebbero dal trattamento 
beneficio alcuno. Ad ogni modo l’intervento così 
praticato influenza direttamente ed efficacemente 
la parte motoria della sindrome epilettica, ed è 
per questo motivo consigliabile. 

Il dott. Andreoli aggiunge i particolari della 
lecnica operativa da lui adoperata. 

Discussione: Bobbio, Roasenda, Levi, Herlitzka, 
Tirelli, Donati, Micheli. 

Sul comportamento della pressione arteriosa e del polso 
in seguito ad iniezioni endovenose di piccole dosi di 
adrenalina. 

Dott. L. Herlitzka. — L’adrenalina iniettata 
endovena in dosi di 0,01 nnngr. ha azione primi¬ 
tiva ipertensiva rapida, fugace e costante; ma 
alla fase di ipertensione segue in un secondo 
tempo una fase ipotensiva tardiva e prolungata 
in tutti i casi; meno che negli ipotesi; l’inten¬ 
sità della fase ipotensiva dipende direttamente dal 
tono arterioso iniziale; il polso non viene modifi¬ 
calo nella sua frequenza. 

Discussione: prof. Micheli. 

Il Segretario. 

Reale Accademia Medica di Genova. 

Seduta del 18 febbraio 1932. 

Presiede il prof. N. Pende. 

Influenza del sistema nervoso vegetativo sulla mineraliz¬ 
zazione delle ossa di ratti sottoposti a rachitizzazione 
sperimentale. 

Prof. Guassardo. — In base a dosaggi chimici 
ponderali eseguili sulle ceneri dello scheletro di 
ratti contemporaneamente sottoposti alla rachitiz¬ 
zazione ed all’azione di determinate sostanze vege¬ 
tati votro.pe, conclude che tanto la stimolazione del 
simpatico provocata con l’adrenalina, quanto la 
inibizipne del vago provocata con l’atropina, non 
hanno migliorata la mineralizzazione calcica nè 
fosforica delle ossa, che risulterebbe invece bene- 
fieamente influenzata sia dalla stimolazione va¬ 
cale che dall’inibizione del simpatico, rispettiva¬ 


mente ottenute: la prima con colina, la seconda 
con ergotamina. Questi risultati spiegano la be¬ 
nefica influenza dall’O. precedentemente consta¬ 
tata, sull’esordio ed evoluzione del rachitismo spe¬ 
rimentale. In base a queste constatazioni ed alle 
considerazioni che seguono, l’O. ritiene che il fat¬ 
tore costituzionale e quindi il sistema nervoso 
vegetativo, siano altrettanto importanti nella ge¬ 
nesi del rachitismo, quanto le alterazioni delle 
proprietà fisico-chimiche cellulari prodotte dai ben 
noti molteplici momenti eliologici. 

Riflessi duodeno-insulari ed appendico-insufari e corre* 

fazioni timoepatiche e timopancreatiche. 

Prof. N. Pende. — Si è posto il quesito se al pari 
della dimostrata esistenza di un riflesso duodeno¬ 
pancreatico esocrino non esista anche fisiologica¬ 
mente un riflesso endocrino duodeno-insulare: 
riflesso che in condizioni morbose di irritazione 
duodenale si renderebbe manifesto con fenomeni 
di choc ipoglicemici e con i noti sintomi subiet¬ 
tivi iperinsulinemici. 

Nelle prime esperienze eseguite sul cane ir¬ 
ritando la mucosa duodenale con un cristal¬ 
lo di acido fenico puro introdotto per un foro 
praticato nell’ansa del bulbo. l’O. ha ottenuto co¬ 
stantemente in 4 animali un abbassamento della 
glicemia da 0,12 a 0,08. L’O. partendo sempre da 
considera/ioni cliniche prospetta pure Desistenza 
di un riflesso di iposecrezione insulare a punto 
di partenza appendicolare. Esperienze istituite con 
lo stesso metodo delle precedenti hanno dimo¬ 
strato abbassamento di valori glicemici. 

L’O. trattando nella seconda sua comunicazio¬ 
ne delle correlazioni timo-epatiche e timo-pan¬ 
creatiche espone un vasto piano di ricerche e di 
lavori per accertare e dimostrare le relazioni anta¬ 
gonistiche timo-insulari ed antagonistiche timo¬ 
epatiche. L’O. si ripromette di riferire su questo 
argomento in una delle prossime sedute. 

Il laureando Pirisi comunica intorno a Ricer¬ 
che sulla terapia della ipertensione con estratti 
di ghiandole linfatiche. Ha trattato 12 soggetti di 
origine luetica. Conclude che l’estratto di ghian¬ 
dole linfatiche somministrato per via orale non ar¬ 
reca alcun giovamento sia per quanto riguarda i 
valori di pressione, sia per quanto si riferisce alla 
sintomatologia clinica ipertensiva. 

Il Segretario : prof. dott. A. Muggia. 

Società Medico-Chirurgica di Pavia. 

Seduta del 29 gennaio 1932. 

Presidente: prof. A. Ferrata. 

La schistosomiasi vescicale nel Fezzan. 

Prof. E. Zavattari. — L’O. durante una cam¬ 
pagna di studio compiuta nel Fezzan durante 
l’estate del 1931, ha potuto rivelare per primo in 
base all’esame clinico di ammalati rispettivamente 
di Murzuk e di Sebba la frequenza della schistoso¬ 
miasi in quella regione. 

Contemporaneamente ha esplorato le acque ed 
ha raccolti Bullinus contorlus nella Hofra e nello 
Sciati. 

Di conseguenza egli ha dimostrato che nel Fez¬ 
zan esiste, come egli aveva previsto, la schistoso¬ 
miasi vescicale ed esistono condizioni ambientali 
favorevoli alla diffusione della malattia. 






424 


« II, POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 11]' 


Con questo nuovo reperto viene dimostrata la 
presenza di detta forma morbosa in tutta quanta 
la Libia, e quindi sempre più si impone la ne¬ 
cessità di una inchiesta accurata e completa sul¬ 
la presenza, distribuzione e frequenza della schi¬ 
stosomiasi nelle singole zone di quella nostra co¬ 
lonia. 

Maturazione dell’uovo e reazione di Aschheim-Zondek. 

M. Rusconi. — Le ricerche hanno avuto per sco¬ 
po le modificazioni che le iniezioni di orina di don¬ 
na gravida, praticate secondo le norme date per 
la reazione di Aschheim-Zondek, inducono nelle 
ovaie di topine bianche dai 5 ai 6 grammi di 
peso. 

Dall’esame dei propri reperti l’O. conclude che 
non si tratta di una precoce ed artificiale matura¬ 
zione dell’ovaio, ma bensì di un perturbamento 
che si manifesta essenzialmente con accentuazio¬ 
ne della atresia follicolare, emorragie endofolli- 
colari, fatti degenerativi delle cellule della gra¬ 
nulosa ed anche dell’uovo, e, quel che più im¬ 
porta, alterazioni morfologiche delle mitosi del- 
l'ovocita in rapporto ai fenomeni di maturazione. 

Sul metodo di Loewenstein per la cultura del bacillo tu- 

bercolare dal sangue. 

Dott. L. Bianchi. — L’O., dopo aver riferito i 
risultati negativi di una prima serie di ricerche 
di controllo sulla presenza del bacillo tuberco¬ 
lare nel sangue circolante, dimostrabile con la 
cultura secondo la tecnica di Lowenstein. basan¬ 
dosi sopra un complesso di osservazioni e di dati, 
che ha potuto raccogliere frequentando il la¬ 
boratorio del prof. Lowenstein a Vienna, espone 
alcune considerazioni in merito al metodo di ri¬ 
cerca seguito da questo autore ed ai risultati che 
egli ne ottiene. 

Studi sul « lysozym ». 

G. Callerio. — In una serie di ricerche sul 
« lysozym », il principio batteriolitico descritto 
per la prima volta da Flemming nel 1922, l’O. ne 
conferma l’attività e diffusione in natura e pro¬ 
pone un nuovo accorgimento di tecnica per la 
messa in evidenza del fenomeno, consistente nel 
saggiare le diverse sostanze su una emulsione di 
« Microcoecus lysodeicticus » neU’agar nutritivo 
solidificato in piatto. 

Su questo terreno all’agar con « Microcoecus ly¬ 
sodeicticus», I O. ha coltivato una serie di spe¬ 
cie batteriche ed ha constatato che tutte si svi¬ 
luppano bene come suH’agar ordinario e che al¬ 
cuni ceppi appartenenti al gruppo dell’entero- 
cocco provocano evidenti fenomeni di lisi, simili 
a quelli prodotti dall’albume d’uovo e dalle al¬ 
tre sostanze contenenti il « lysozym », che si ma¬ 
nifestano colla comparsa di un alone di rischia¬ 
ramento attorno alle colonie. 

La puntura della milza nel granuloma maligno. 

P. Introzzi. — L’O., dopo aver messo in rilievo 
il valore che ha la puntura della milza per la 
diagnosi di alcune splenomegalie, e aver rilevato 
l’importanza che essa può avere per la diagnosi 
delle varietà splenomegaliche del granuloma ma¬ 
ligno, senza interessamento del sistema ghian¬ 
dolare periferico aggredibile con la biopsia, de¬ 
scrive minutamente il quadro istologico del suc¬ 
co splenico ottenuto mediante puntura in vivo, 
caratteristico della splcnomegalia granulomatosa; 
la presenza in esso di elementi giganti mono- o 
polinucleati a nucleoli numerosi e assai evidenti. 


identificabili con le cellule giganti di Sternberg e 
la presenza di elementi a carattere istioide, iden¬ 
tificabili colle cellule epitelioidi: rappresenta an¬ 
cor più che l’eosinofilia, dei dati diagnostici di 
primo ordine nei casi specialmente in cui, per la 
mancanza di manifestazioni granulomatose pe¬ 
riferiche aggredirli colla biopsia, la diagnosi del¬ 
la natura della splenomegalia si presenta oltre¬ 
modo difficile ed incerta. 

Il Segretario : P. Introzzi. 

Accademia Medico-Fisica Fiorentina. 

Seduta del 21 gennaio 1932. 

Presidente: Prof. Jf.der Cappelli. 

Una rivoluzione estetico-tecnica nel campo oftalmologico: 
i vetri aderenti corneali. 

Prof. V. Gualdi. — Dopo brevi cenni storici de¬ 
scrive e presenta alcuni vetri corneali, che consi¬ 
stono in sottilissime capsulette di vetro che si 
applicano direttamente a contatto del globo ocu¬ 
lare e che sono praticamente invisibili. Spiega la 
tecnica di applicazione ed espone i risultati assai, 
lusinghieri ottenuti nelle applicazioni da lui pra¬ 
ticate sistematicamente nella R. Clinica Oculistica 
di Firenze e per la prima volta in Italia. Dimostra 
come con questi speciali vetri possano venire cor¬ 
rette tutte le ametropie (miopia, ipermetropia e 
astigmatismo) con molti vantaggi rispetto alla cor¬ 
rezione con occhiali, fra i quali un notevole au¬ 
mento dell’acutezza visiva. L’astigmatismo corneale 
irregolare e il cheratocono vengono aboliti. Ne pre¬ 
conizza l’uso con successo in molte professioni 
e attività sociali in cui non si possono portare 
occhiali. Dopo aver accennato ad altri importanti 
impieghi scientifici e pratici dei vetri aderenti, 
passa all’applicazione in un soggetto miope. Nu¬ 
merose proiezioni completano la comunicazione. 

Seduta del 28 gennaio 1932. 

Vice-Presidente: Prof. Mario Zalla. 

Assenza totale congenita del grande omento e complesse* 
malformazioni del cuore in giovinetta di 16 anni. 

Prof. A. Costa. — In una giovinetta morta per 
meningite mancava il grembiule omentale e si 
aveva un enorme legamento gastro-colico che co¬ 
stituiva anche, totalmente, il mesocolon tra¬ 
sverso. Il colon trasverso subiva un'angolatura a 
vertice caudale con dilatazione a monte e ipotrofia 
a valle della stenosi. 

Con questa malformazione sono confrontati ì 
rappoiti embriologici tra grande omento c me¬ 
socolon trasverso, diversi secondo le diverse teo¬ 
rie organo-genetiche. L’O. interpreta l’anomalia 
come un’agenesia della borsa omentale complicata 
da sviluppo eccessivo del mesocolon primitivo; la 
turba teratogenetica risale al limite tra II e III 
mese embrionale, dato che è confermato dalle par¬ 
ticolari malformazioni cardiache. 

Alcune considerazioni su di un caso di linfoangioma ci¬ 
stico del collo. 

Dott. T. Greco. — Si tratta di una donna ope¬ 
rata per la prima volta ad 11 anni di un linfo¬ 
angioma cistico a sede nella regione sopraclavi¬ 
colare sinistra. A 17 anni è di nuovo operata: 
esistono due distinti iinfoangiomi, uno in corri¬ 
spondenza della vecchia sede, con aderenze ai 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


SEZIONE PRATICA 


425 


tessuti vicini, l’altro più anteriore e mediale, iso¬ 
latile assai facilmente. 

Questo caso — non frequente sia per la tardiva 
epoca di comparsa che per la sua ripetizione dopo 
circa 6 anni — dà modo all’O. di proporre una 
diversa valutazione delle ectasie linfatiche, ana¬ 
logamente a quanto è stato fatto per gli eman¬ 
giomi. Propone, cioè, di raggruppare sotto il no¬ 
me di « linfangectasie semplici » tutte le ectasie 
linfatiche riferibili ad un chiaro ostacolo mecca¬ 
nico, di qualsivoglia genere esso sia; di togliere 
i linfoangiomi dal numero dei veri blastomi, con¬ 
siderandoli invece come malformazioni congenite 
(amartomi di Albreclit), e conservando la distin¬ 
zione scolastica di « semplice, cavernoso e cisti¬ 
co »; di considerare come blastomi solo quelle 
forme che ne hanno lutti i caratteri, come ad 
esempio il linfangioendotelionia. 

Seduta del 18 febbraio 1932. 

Presidente: Prof. Filippo Neri. 

Pleurite siero-fibrinosa. 

Prof. A. Terzane — L O. riferisce il caso di un 
uomo che iniziò una pleurite siero-fibrinosa nel 
lebbraio 1931: furono praticate cinque toracentesi; 
in giugno veniva dimesso guarito. In novembre 
presentò un ascesso freddo sottocutaneo del dorso 
a livello della IX, X, XI costa non comunicante 
con l’interno. A distanza di due mesi comparvero 
i segni di versamento pleurico ornolaterale avendo 
il liquido il carattere siero-purulento: il liquido 
apparve sterile alle culture: la sua formula isto¬ 
logica era a tipo polinucleare. 

Questo caso è analogo a quelli descritti per pri¬ 
mo da Taddei di Pisa e recentemente da Clementi. 

% 

Idronefrosi bilaterale. 

Doti. A. Billi. —Viene riferito un caso di idro¬ 
nefrosi bilaterale osservato in una donna di 23 
anni, sofferente di coliche febbrili a destra, e nella 
quale l’indagine clinica e la pielogralia permisero 
la diagnosi di idronefrosi congenita probabilmente 
da vasi anomali. 

Il reperto operatorio confermò la diagnosi emes¬ 
sa. La sezione del vaso e la nefropessi fecero ces¬ 
sare i fenomeni dolorosi. 

Seguono alcune considerazioni sulla patogenesi 
e sulla terapia di tali forme patologiche. 

Regolamento sul latte. 

Doli. I. Gorrieri. — L O., in relazione al recente 
Regolamento sul latte, approvalo con R. D. 29 
maggio 1929, volendo studiare un procedimento 
semplice e sufficientemente preciso per assicurarsi 
in ogni momento che il latte da consumarsi cru¬ 
do è stato effettivamente raccolto e conservato al 
riparo da ogni contaminazione, ha eseguito, con 
il metodo elaborato da Neri (1928), una serie si¬ 
stematica di ricerche presso una latteria modello, 
onde stabilire quale poteva essere, in tale latte, 
il colititolo iniziale tollerabile. 

Le conclusioni a cui è giunto sono le seguenti: 

1) Il b. coli non fa parte, come fu dimostrato 
in modo rigoroso da Neri e Simonetli, della mi¬ 
croflora mammaria e la presenza di esso è sem¬ 
pre indizio di contaminazione. 

2) Un latte munto, raccolto, imbottigliato con 
le dovute cautele di pulizia non contiene e non 
dovrà rivelare il b. coli in un cc.; per cui la 
ricerca del colibacillo (ben s’intende con tutte le 
altre garanzie richieste dal Regolamento ultimo 


sul latte) è un procedimento utilissimo e racco¬ 
mandabile per la vigilanza di un latte da consu¬ 
marsi crudo. 

3) La ricerca del colibacillo può rappresentare 
inolile un metodo semplice e sicuro anche per 
la vigilanza sulle vaccherie autorizzate alla pro¬ 
duzione del latte sopra indicato. 

Il Segretario: L. Picchi - P. Niccolini. 

Società di Coltura Medica Novarese. 

Seduta del 4 febbraio 1932. 

Presidente: prof. Paolo Pietra. 

Prot. D. Bocci. — Commemorazione del socio 
on. dott. Luigi Giulietli. 

Prof. C. F. Bianchetti. — Sulla occlusione in¬ 
testinale da diverticolo di Meckel. 

Prof. P. A. Meineri — Il concetto della secre¬ 
zione delle ghiandole interne in Galeno. 

Il liquido cefalo-rachidiano nell’epilessia. 

Doli. L. Cabitto e dott. P. Durando. — Gli 00. 
contrariamente ai reperti di Tillman e di Clivio, 
dagli esami praticali sul liquor di un numero co¬ 
spicuo di epilettici (oltre iOO) hanno potuto os¬ 
servare che solo in un piccolo numero di casi 
(non oltre il 10 %), esistono segni di reazione in- 
liammatoria per cui, pur volendo ammettere con 
Clivio che molto di frequente esistano alla base 
dell'epilessia dei processi meningei o meningo- 
encefalitici, è da ritenersi che di essi residuino 
solo i fatti cicatriziali, indici di un processo irri¬ 
tativo arrestatosi nella sua evoluzione e spento e 
che manchino invece fatti infiammatori in atto 
data appunto la negatività del liquor nella mag¬ 
gior parte dei casi. 

Dott. P. Durando. — Ricerche comparative sui 
diversi metodi di dosaggio dell’albumina nel li¬ 
quido cefalorachidiano. 

La crisi della climatoterapia nella tubercolosi. 

Dott. prof. Capuani. — L’O. afferma che nella 
cura sanatoriale il fattore climatico ha una im¬ 
portanza affatto secondaria. L’importanza mag¬ 
giore consiste nel fattore riposo assoluto che si 
può ottenere in qualsiasi clima. 

Il polmone guarisce inquantochè col riposo as¬ 
soluto respira di meno e respirando di meno ri- 
j>osa, realizzandosi così una specie di pneumoto¬ 
race bilaterale fisiologico. 

È questo un impensato sviluppo della conce¬ 
zione di Forlanini che vedeva nel riposo dell’al- 
lività polmonare la base curativa del pneumoto¬ 
race. Il Segretario : Luigi Ferrerò. 

Accademia Medico-Chirurgica dei Piceno. 


Doli. C. Monti Guarnieri. — L’O. dopo avere 
osservato che la poliomielite anteriore acuta ten¬ 
de a diffondersi sempre più, ha trattato anzitutto 
dell’eziologia, concludendo che l’agente della ma¬ 
lattia è uri «virus filtrabile» e che la via più 
comune di penetrazione è la naso-faringea. Il vi¬ 
rus può essere portato impunemente nel cavo 
naso-faringeo per sei o sette mesi e poi essere 
trasmesso da individuo ad individuo. 


Seduta del 21 febbraio 1932. 
Presidente: Prof. L. Cappelli. 

Poliomielite anteriore acuta. 


426 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


Gita le epidemie più notevoli (p. es. quella del 
1916 in America: quella del 1924 in Italia) e ricorda 
come l’età più colpita sia quella inferiore ai cin¬ 
que anni, pur riscontrandosi qualche caso anche 
fra le persone adulte. 

Dopo aver detto brevemente della sintomatolo¬ 
gia, parla delle cure mediche che, praticate subito, 
all’inizio della malattia, possono portare grandi 
vantaggi: siero di convalescenti e siero di Pettit. 

Chiude dettando le norme profilattiche più op¬ 
portune, che sono già stale prese in considerazione 
dal Governo Nazionale nel Decreto regolamentare 
in vigore. 

Terapia fisica della poliomielite anteriore acuta. 

Prof. A. Montanari. — L’O. illustra l’azione te¬ 
rapeutica e il modo di applicazione delle varie 
forme di terapia fisica. Afferma che all’elettrote¬ 
rapia spetta tuttora l’importanza Capitale colle 
modificazioni apportate dagli studi moderni (onde 
galvaniche alternative a lungo periodo). Attribui¬ 
sce grande importanza alla idroterapia calda lo¬ 
cale, alla diatermia, al massaggio, alla ginnastica 
passiva ed attiva. 

Riserva invece il suo giudizio sull’utilità della 
radio-terapia che non gli sembra ancora sufii- 
cientemente dimostrata. 

Infine insiste con la massima energia sulla ne¬ 
cessità della ospedalizzazione dei malati di polio¬ 
mielite anteriore acuta, in reparti di pediatria an¬ 
nessi agli Ospedali dei capoluoghi di Provincia. 

Le cure ortopediche-chirurgiche degli esiti della polio¬ 
mielite anteriore acuta. 

Doti. F. Bartoli. — L’O. nota che le cure orto¬ 
pediche e chirurgiche dei postumi e degli esiti 
della paralisi infantile devono essere indirizzate in 
primo tempo all’intento di evitare le deviazioni 
di ogni genere che potrebbero altrimenti insor¬ 
gere sia per il disquilibrio del sistema muscolare, 
sia per altre condizioni distrofiche. Evitando le 
deviazioni scheletriche, si può ottenere una più 
facile rieducazione nei casi leggeri, e si può ren¬ 
dere più facile il compito postumo alla chirurgia 
ortopedica. 

L’O. insiste sopratutto sulla massima attenzione 
da portarsi sull’eventuale inizio delle deformazio¬ 
ni del tronco e degli arti inferiori. 

Fa voti per una maggiore cooperazione di ogni 
specializzazione medica •• gli effetti di poter curare 
nel più completo modo e con risultati più che 
soddisfacenti, la paralisi infantile in ogni sua ma¬ 
nifestazione patologica, con lo scopo precipuo di 
ottenere che dall’insieme armonico dei vari mezzi 
terapeutici venga allontanato dall’individuo, dalla 
famiglia e dalla nazione, il gravoso peso delle ir¬ 
riducibili deformazioni e storpiaggini. 

Alla discussione sul tema di relazione, hanno 
partecipato il dott. Matteucci, il dott. Russi, il 
prof. Sette, il prof. Tonnini, il prof. Modena, il 
dott. Passamonti. 

Tl prof. Cappelli, a proposito del tema di rela¬ 
zione, ha ricordato gli studi del Codivilla sull’ar¬ 
gomento. 

Il prof. Montanari, ha poi presentato il seguen¬ 
te ordine del giorno, al quale si sono associati gli 
altri relatori: 

u L’Accademia medico-chirurgica del Piceno, 
convinta dell’opportunità dell’ospedalizzazione dei 


malati di poliomielite anteriore acuta, opportu¬ 
nità riconosciuta anche dalla Direzione generale 
di sanità pubblica, fa voti affinchè gli Ospedali 
dei capoluoghi di provincia siano provveduti di 
un reparto pediatrico nel quale i piccoli degenti 
possano usufruire delle cure fisiche ed ortopediche 
che il servizio sanitario ospitaliere è in grado di 
eseguire, affinchè possano essere eliminate nel mi¬ 
glior modo le conseguenze di questa grave ma¬ 
lattia ». 

L’ordine del giorno Montanari è stato approvato' 
dall'assemblea per acclamazione. 

In fine di seduta si è stabilito di tenere la pros¬ 
sima seduta a Iesi, in epoca da destinare, con la 
trattazione del tema: «La terapia del diabete». 

P. il Segretario : Dott. G. Severini. 

Società di Scienze Mediche di Conegliana 

e Vittorio. 

Seduta del 7 dicembre 1931. 

Presiede il prof. De Gironcoli. 

A proposito della pleurite dell’apice (pleurite a cappuccio). 

Prof. Tramontine — L’O. premesso che non in¬ 
tende alludere alle reazioni pleuriche che accom¬ 
pagnano le lesioni polmonari in evoluzione anco¬ 
ra attiva ma sibbene di quella pleurite che sem¬ 
bra riassumere in sè tutto il processo patologico 
e che ove sia sufficientemente estesa copre l’apice 
a guisa di casco (detta pleurite a cappuccio o sin¬ 
fisi pleurica a cupola), si diffonde su dati semeio- 
logici differenziali per distinguerla da processi 
cronici infiltrativi apicali discutendo su due segni 
desunti dagli autori e dalla sua lunga pratica. 

E mentre si pronuncia favorevole ad ammettere 
il primo da lui più volte riscontrato (ineguaglian¬ 
za pupillare) afferma nei casi da lui seguiti di non 
aver constatato il secondo (adenite sovraclaveare 
del Sergent) ed esorta i colleghi a volerlo in simili 
casi ricercare. 

Prof. Coletti. — Intorno a tre interventi sul 
rene. 

Seduta del 27 gennaio 1932. 

Presiede il prof. De Gironcoli. 

Le tubercolosi locali di fronte al quesito dell’immunità. 

Prof. Tramontine — L’O. con dati propri e 
tratti dalla letteratura conferma come la legge 
di Marfan sia assai spesso giusta nel fatto che la 
guarigione di una tbc. locale conferisca l’immu¬ 
nità per la tbc. del polmone. Di più è pure san¬ 
zionata dalla pratica l’osservazione che le tbc. lo¬ 
cali sono in genere delle forme attenuate caratte¬ 
rizzate dalla rarità di bacilli, dalla incostanza dei 
risultati di inoculazione e dal decorso estrema- 
niente lento della tbc. polmonare nel caso entras¬ 
se in scena. E forse perchè attenuate tali forme 
restano locali e perciò possono guarire conferen¬ 
do con la loro guarigione l’immunità per le for¬ 
me gravi. L’O. appoggia con criteri di patologia 
e di clinica tali vedute. 

Dott. Bombi. — Contributo alla patologia eri 
alla cura delle lesioni dei menischi del ginocchio. 

Dott. Grava. — Sopra due casi di obliterazione 
arteriosa in ammalati di polmonite. 

Il Segretario: Dott. P. Fabris. 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


SEZIONE PRATICA 


427 


APPUNTI PER IL 

CASISTICA. 

L’osteomielite vertebrale. 

Steindler riferisce su lo casi di osteomielite 
vertebrale piogenica {Arch. Franco-Belges de 
Chir ., 1929-30, # n. 8). Predilige l’età della cre¬ 
scenza, 10-15 anni, in cui compaiono i centri 
secondari d ossificazione vertebrale; il sesso 
maschile nel 68 %; i corpi vertebrali 15 casi 
contro 2 delle lamine. L’agente è quasi sem¬ 
pre lo stafilococco aureo; è più frequente l’i¬ 
nizio acuto (10 casi). Tra le coneause dà va¬ 
lore al trauma (4 casi). I segmenti più colpiti 
sono il dorsale ed il lombare. La sintomato¬ 
logia si riassume nel seguente quadro: dolore, 
contrattura dei muscoli soprastanti, cifosi e 
formazione di ascesso che può estendersi in 
avanti nel mediastino o nella cavità retrope¬ 
ritoneale, in dietro verso la dura. Per la dia¬ 
gnosi giovano i sintomi locali di flogosi e la 
radiografia. 

Trattamento ortopedico nelle forme ad an¬ 
damento cronico, chirurgico nelle acute con 
formazione d’ascesso. L’ascesso retrofaringeo 
viene aperto per via faringea, il prevertebrale 
e mediastinico con la resezione dell’articola¬ 
zione costo-vertebrale, quello dello psoas con 
la stessa incisione usata per l’allacciatura del- 
1 iliaca primitiva, il presacrale con resezione 
totale o parziale del sacro, l’intrarachideo esi¬ 
ge la* laminectomia. I suoi risultati sono buo¬ 
ni: 9 guariti su 13 casi trattati; il decorso è 
andato dai 12 ai 30 m-esi. R. Grasso. 

Lesioni dell’istmo delle lamine delle vertebre lom¬ 
bari. 

Secondo Chandler (Surg. Gyn. a. Obst., sett. 
1931) la soluzione di continuo della porzione 
delle lamine delle vertebre .chiamate « istmo » 
è una lesione frequente. La presenza di tale 
lesione può esser rilevata in parte da un e- 
sarne clinico accurato e più dallo studio di 
buone radiografie. 

La stabilità e la resistenza dell’articolazione 
lombo-sacrale è compromessa dalla presenza 
di tali soluzioni di continuo. 

Così si può ritenere causa della alterazione 
così nota agli ostetrici col nome di spondilo- 
listesi. 

L’A. ne ha operato 18 casi di innesto os¬ 
seo alla Albee o alla ITibbs, previa correzione 
della deformità, correzione facile per la mag¬ 
gior mobilità che di norma del segfnento po¬ 
steriore dell’arco vertebrale. 

L’A. ne avrebbe avuto buoni risultati anche 
a distanza di tempo. V. Ghiron. 

La malattia di Larsen Johansson (apoflsite rotulea). 

Come l’apofisite tibiale va sotto il nome di 
malattia d’Osgood-Schlatter, e l’epifisite fe¬ 
morale superiore di m. di Legg-Calvé-Perthes, 


MEDICO PRATICO. 

e la scafoidite tarsiica di ni. di Kòhler, così 
1 apofisite rotulea è stata chiamata in onore 
agli AA. che l’hanno per primi descritta: 
Larsen (1921), Johansson (1922). 

Catalogata quindi tra le osteocondrili della 
crescenza, è caratterizzata, dai seguenti dati: 
rarità e specificità per l’età del massimo svi¬ 
luppo (12-14 anni), decorso benigno, guari¬ 
gione dietro immobilizzazione di qualche set¬ 
timana, sintomatologia netta consistente in 
dolore alla parte inferiore della rotula ove si 
apprezza lieve gonfiore e dolore. Alla radio¬ 
grafia l’apice rotuleo -si presenta rarefatto ed 
irregolare e circondato da piccoli depositi cal¬ 
carei e spesso da un vero nucleo osseo acces¬ 
sorio separato dalla rotula da una stretta fes¬ 
sura. Tali segni radiografici dispaiono dopo 
la guarigione elei processo. 

C. P. Van Wes di Groningen ne presenta un 
caso negli Ardi. Franco-Belges de Chirur¬ 
gie, XXXII, n. 8, la cui -radiografia mostrava 
un nucleo osseo accessorio, posto al di sotto 
dell’apice rotuleo, che ricordava la rotula bi¬ 
partita a tipo orizzontale, vera anomalia con¬ 
genita, che si osserva in -adulti spesso sofferenti 
di una affezione nervosa delle membra infe¬ 
riori. 

In quanto all’etiologia non vi è accordo; al¬ 
cuni invocano il traumatismo, altri il fattore 
infettivo, altri una distrofia ghiandolare. 

Secondo l’A. l’apofisita rotulea e la tibiale, 
situale all’inserzione del più potente tendine, 
riconoscono una causa meccanica agente sui 
nuclei ossei in crescenza, in cui, per ii rapido 
sviluppo, è diminuita la loro solidità. 

R. Grasso. 

TERAPIA. 

La somministrazione di alcali nella terapia salicilica. 

N. Morris e S. Graham (Arch. dis. in chil- 
dren, ott. 1931) hanno trovato ohe la sommi¬ 
nistrazione di salicilato di sodio a dosi gior¬ 
naliere di oltre 3 grammi e> mezzo in bambini 
provoca la formazione di acidosi non gassosa 
che non è dovuta alla presenza dello jone di 
acido salicilico di per sè e che, in questi pa¬ 
zienti, vi è anche un disturbo della funzione 
renale. Tali sequele patologiche possono essere 
prevenute con la somministrazione di bicar¬ 
bonato di sodio, ma il glucosio invee è inef¬ 
ficace sotto tale riguardo. 

Un effetto del bicarbonato di .sodio sarebbe 
quello di prevenire il disturbo renale e di per¬ 
mettere, così, la più rapida eliminazione del 
salicilato. Il fatto che il glucosio è ineffi¬ 
cace dimostra che l’eccesso di somministra¬ 
zione del salicilato non è necessariamente as¬ 
sociato con un’incompleta ossidazione dei 
grassi. 

Gli AA., pertanto, prescrivono abitualmen¬ 
te 90 cg. di salicilato di sodio ogni 4 ore (g. 


428 


cc IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


5,40 nella giornata) con il doppio di bicarbo¬ 
nato di sodio. In qualche caso, la dose per 
ogni volta è stata elevata a g. 1,20 (g. 7,20 
nelle 24 ore) ed anche in tali condizioni non 
si sono osservati sintomi di intolleranza. Sol¬ 
tanto si è osservato qualche volta il vomito, 
ma s-e gli intestini sono tenuti liberi, non si 
hanno inconvenienti. 

In caso di idiosincrasia, è opportuno inco¬ 
minciare con dosi più basse, aumentandole 
gradatamente. fil- 

Intossicazione acuta da clorato di potassio. 

Nel riferire un caso di intossicazione in 
una bambina di 6 anni, R. Mathieu e (111. Ri- 
badeau-Dumas (Soc. de pédiatrie de Paris , 
marzo 1931) accennano ai caratteri generali 
di tale avvelenamento. Essi sono la profonda 
e subitanea anemia con distruzione massiva 
dei globuli rossi e forte ipertrofia della milza; 
la ritenzione ureica, che va di pari passo con 
emissione di cilindri, di cellule della pelvi e 
di una piccola quantità di albumina. 

Il veleno si elimina rapidamente, tanto che, 
dopo 36 ore, nel caso degli AA., non lo si tro¬ 
vava più nelle urine. 

La guarigione è abbastanza rapida; nel caso 
degli AA. si ebbe, spontanea, in tre settimane. 

La diagnosi, oltre che quella generica di av¬ 
velenamento, si basa essenzialmente sulla 
anamnesi. frZ- 

Il tartrato di ergotamina nel prurito di origine 

epatica e renale. 

Il trattamento del prurito nei casi di itteri¬ 
zia e di azotemia è quasi sempre inefficace. S. 
Lichtman (Journ. Amer. med. Assoc., 14 nov. 
1931) ha trovato molto utile in questi casi il 
tartrato di ergotamina che egli somministra 
a dosi di un mg., tre volte al giorno per al¬ 
cuni giorni. I disturbi basici della malattia 
originale rimangono inalterati, ma è un fat¬ 
to che il sintonia prurito scompare rapida¬ 
mente in 4-6 giorni, per non ricomparire più. 

Il prurito, in questi casi, sarebbe da attri¬ 
buire ad aumentata irritabilità del sistema 
simpatico ed il medicamento agirebbe come 

depressore di tale sistema. 

Il medicamento va somministrato soltanto 
fino a che il sintonia prurito cessa; il conti¬ 
nuarlo potrebbe esporre all’ergotismo. 

fil. 

NOTE DI TECNICA. 

Diagnosi precoce della pertosse col metodo della 

gocciolina. 

D. Gardner e P. H. Leslie ( Lancet , 2 gen¬ 
naio 1932), ricordata l’importanza e la diffu¬ 
sione della pertosse, riassumono i più impor¬ 
tanti dati che permettono di considerare qua¬ 
le agente «specifico della forma il b. di Bor- 
det e Gengou ora indicato col termine di Hae- 
mophilus pertussis , donde l’importanza di 
una precoce diagnosi batteriologica : al quale 
.scopo consigliano il metodo di raccogliere il 


materiale da esaminare facendo direttamente 
tossire Eammalato (solo quando è còlto da at¬ 
tacco spontaneo e non artificialmente provo¬ 
candolo) per qualche secondo su alcune sca¬ 
tole di Petri contenenti un particolare terreno 
di cultura che in fondo è quello stesso indi¬ 
cato d<a Bordet e Gengou in parte modificato. 
Queste scatole (che possono anche essere di 
alluminio per 'evitarne la rottura, dovendo 
spesso essere spedite anche per posta) pos¬ 
sono venir distribuite con le opportune istru¬ 
zioni direttamente alle famiglie. I germi pos¬ 
sono venire successivamente identificati pei 
caratteri culturali, morfologici e immunitari: 
le reazioni di agglutinazione servono anche a 
differenziare I H. pertussis dall Haemophilus 
influenzai. Una tale diagnosi batteriologica 
è assai precoce e precede spesso la possibilità 
di una diagnosi clinica, onde gli AA. la con¬ 
sigliano sulla base di osservazioni proprie e 
di°statistiche di altri autori. Possono infine es¬ 
sere preparati vaccini specifici di notevole uti¬ 
lità terapeutica. ^ H * 

IGIENE. 


Sopra un’epidemia ospitaliera di varicella connessa 

a zona. 

P. J. Braslawsky (Presse méd., 14 nov. 1931) 
deserhe una epidemia di varicella, insorta 
in una sala ospitaliera, per la quale furono 
contagiati 7 bambini che giacevano in im¬ 
mediata vicinanza di un’altro ammalatosi di 

zona tipica. 

Esposte le ragioni per le quali era da esclu¬ 
dersi che il contagio fosse pervenuto dall e- 
sterno l’A. vede nel fatto una conferma alla 
dottrina di Bokay, secondo la quale esistereb¬ 
be in realtà un rapporto etiologico stretto tra 

zona e varicella. 

Anche la zona dovrebbe dunque essere con¬ 
siderata di natura infettiva. M. Faberi. 

Infezioni streptococciclie originale del latte. 

L. Wilkinson (The British Medie. Journ., 
12 settembre 1931) ha studiato il comporta¬ 
mento della scarlattina e dei mal di gola in 
rapporto all’origine da latte. Le epidemie da 
latte hanno queste caratteristiche: insorgono 
subitamente, sono in rapporto col consumo di 
una data qualità di latte soltanto, persistono 
finché dura l’uso di questo latte, scompaiono 
quando questo latte non si usa più o è sten- 

lizzato. à , 

Due epidemie ha veduto l’A. Una prodotta 

da contagio diretto e una per via indiretta. 

In un’epidemia di scarlattina, egli vide 66 
persone che si erano ammalate in 10 giorni. 
Tutte consumavano il latte di una latteria; 
dopo 6 giorni dall’inizio dell epidemia furono 
isolati due membri malati della famiglia del 
lattaio e dal 6° al 10° giorno il latte fu sempre 
bollito e non si ebbero altri malati. 

I tamponi della gola dei malati (compresi 


[Anno XXXIX, Num. 11J 


SEZIONE PRATICA 


429 


i tigli del lattaio) diedero sviluppo a strepto¬ 
cocchi emolitici del tipo scarlattina IL 

L altra epidemia riguardava un numero in¬ 
gente (oltre 1000) di malati di gola da strepto¬ 
cocchi. Si trovò del latte, fornito alle fami¬ 
glie dei malati, contenente streptococchi. Ces¬ 
sato 1 uso del latte infetto 1 epidemia si ar¬ 
restò. Anche questa volta alcuni uomini ad¬ 
detti alla latteria avevano mal di gola e per 
di più alcune vacche avevano mastite strepto- 
coccica. Un'epidemia vastissima da latte in¬ 
quinato fu osservata a Chicago nel 1911-12 
(circa 10.000 malati). R. Lusena. 

MEDICINA SCIENTIFICA 

Ulteriori progressi iiell’isolameiito delle vitamine. 

Dopo un lungo periodo in cui l’isolamento 
delle vitamine appariva una lontana possibi¬ 
lità, è venuto un altro periodo in cui i lavori 
sul loro isolamento sono frequentissimi. Re¬ 
centemente fu scritto sull'isolamento di vita¬ 
mine A, B, C e D. 

Le ricerche di O. e A. Rvgh sulla vitamina 
C non sono molto convincenti, perchè mentre 
essi dissero sul principio che la narcotina ir¬ 
radiata e uno dei suoi derivati impediva lo 
sviluppo dello scorbuto nelle cavie a dieta 
scorbutica, successivamente essi dissero che — 
con dosi più elevate di sostanza — non si 
riusciva ad impedire lo scorbuto, e certamente 
gli animali da essi trattati erano in cattive 
condizioni di salute e alcuni morirono. 

Tn quanto alla vitamina B, Windaiis e col- 
laboratori dicono di aver isolato dal lievito 
una vitamina antineuritica in forma cristalli¬ 
na. Bourdillon e la sua scuola hanno isolato 
pure in forma cristallina la vitamina D e que¬ 
sta vitamina pare sia la stessa già isolata, col 
nome di Vitamina D 2 da Linsert e Windaus. 
Sembra anche che la vitamina D, di Windaus 
sia un composto di vitamina D 2 più sterolo X. 

L’isolamento della vitamina A è stato an¬ 
nunziato da Karrer e collaboratori, e da Drum- 
mond, Heilbron e Norton,; l’isolamento non è 
stato fatto dall’olio di fegato di merluzzo ma 
da olio di fegato di un altro pesce, YHipoglos- 
svs hipoglossus. 

( The Lancet , 30 gennaio 1932). 

R. Lusena. 


POSTA DEGLI ABBONATI. 

Istituto fletta Sanità Pubblica. — Al dott. F. 

Giardelli, Bruno di Spoleto: 

L Istituto della Sanità Pubblica verrà inau¬ 
gurato il 28 ottobre 1933 ed entrerà subito in 
funzione. Le direttive dell'Istituto vennero già 
tracciate in questo periodico. Suo precipuo 
scopo sarà di preparare il personale per i ser¬ 
vizi di sanità pubblica. Il programma di or¬ 
ganizzazione e di lavoro non è ancora concre¬ 
tato nei particolari. 

a. I. 


VARIA 

Il moltiplicarsi delle società mediche. 

Anche in centri modesti si costituiscono» 
delle società mediche; perfino in singoli ospe¬ 
dali il corpo medico si organizza in 'associa¬ 
zioni di cultura. 

Tutto questo movimento è, certo, proficuo 
ed encomiabile, dacché nelle riunioni a ca¬ 
rattere scientifico e tecnico avvengono fecondi 
scambi d’idee e l’attenzione dei convenuti vie¬ 
ne ad essere richiamata sui progressi ultimi 
della medicina e sui problemi d’attualità. 

Le comunicazioni fatte in questi convegni, 
però, non sempre sono interessanti od istrut¬ 
tive. Per necessità di cose, di solito tutto si 
limita ad illustrare qualche caso clinico più 
o meno difficile od insueto, tal voltai a qual¬ 
che resoconto statistico-clinico. È raro che le 
comunicazioni assurgano a dignità di contri¬ 
buti veramente nuovi ed originali. Alle adu¬ 
nanze non partecipano che pochi volenterosi, 
non sempre preparati alla discussione, per 
modo che di solito questa langue o non porta 
elementi di interesse. 

Molte società pubblicano i loro atti, i quali 
però hanno diffusione limitata; ond’è che alcu¬ 
ni dei disserenti mandano il testo integrale del¬ 
le loro comunicazioni ai giornali medici. E sic¬ 
come in Italia i giornali medici sono oltremo¬ 
do numerosi, e molti difettano di materiale, le 
redazioni non passano al vaglio della critica i 
lavori offerti; non guardano alla qualità: ac¬ 
cettano tutto. Ne viene un ingombro straor¬ 
dinario di lavori pressoché inutili nella biblio¬ 
grafia medica. D’altra' parte però accade che 
qualche buon lavoro va disperso in periodici 
non accreditati o non diffusi. 

I segretari delle Società si dànno cura d’in¬ 
viare i resoconti delle sedute a molti giornali 
medici. Alcuni di questi fanno posto ai reso¬ 
conti di società locali o regionali; altri, a ca¬ 
rattere nazionale, come il nostro « Policlinico », 
ne accettano da tutte le regioni; ma, in lotta 
permanente con lo spazio, sono costretti a 
rifilarli, a sopprimerne delle parti od a rifarli 
condensandoli. . 

Ne derivano difficoltà e imbarazzi nella re¬ 
dazione, che cerca di fare, in primo luogo, 

1 interesse dei lettori, e perciò deve resistere 
a insistenze e pressioni anche in questo cam¬ 
po, a costo di destare risentimenti e malumori. 

Di fronte a tanta esuberanza, che è indice 
di vitalità e di progresso, noi siamo necessa¬ 
riamente costretti ad un’accurata opera di 
cernita e di selezione. 

A volte dobbiamo sopprimere per intero 
delle sedute. Spesso ci limitiamo a dare i 
soli titoli di comunicazioni anche pregevoli. 
Ciò consente, a chi ha interesse nell’argomem- 
lo trattato, di rivolgersi all’autore od alila» se¬ 
greteria, onde avere il testo integrale della co¬ 
municazione : perciò il titolo non è superfluo, 
come potrebbe presumersi. L. V. 


430 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


POLITICA SANITARIA E GIURISPRUDENZA . 0 


Risposte a quesiti per questioni (li massima. 

19° Dottor A. L. — La giurisprudenza del Con¬ 
siglio di Stato, in sede consultiva e giurisdizio¬ 
nale, è ormai costante nel ritenere che il Prefetto 
possa revocare l’incarico della vigilanza igienica 
già conferito al medico condotto per attribuirlo 
ad un medico libero esercente, se sia possibile 
scindere le due funzioni, anche se non si prov¬ 
veda a nomina definitiva in base a concorso. Que¬ 
sta facoltà appartiene alla iniziativa e al potere 
. discrezionale del Prefetto. 

20° Dottor F. B. — È vero che il capitolato sta¬ 
bilisce il limite massimo e, quindi, il Comune 
non è senz’altro obbligato a concedere la licenza 
per la durata di due anni; ma è anche vero che 
il medico condotto ha un interesse legittimo, 
protetto dal capitolato, e il Comune deve rispet¬ 
tarlo se si verifichi la causa alla quale la licenza 
straordinaria è condizionata. In altri termini, il 
Comune ha facoltà discrezionale, può limitare la 
licenza ad una durata minore ma se ed in quan¬ 
to risultino giustificati motivi. Se, per es., la 
infermità fosse guaribile presumibilmente in 
minor tempo', la limitazione della durata sareb¬ 
be legittima. 

Ma poiché il Collegio medico, costituito dal Co¬ 
mune, ha riconosciuto che la infermità è suscet¬ 
tibile di utili modificazioni, e la inabilità è tem¬ 
poranea, per un periodo non inferiore ad un 
anno, il Comune non può limitare la durata del¬ 
la licenza e, peggio, deliberare sin da ora il li¬ 
cenziamento se Lei alla data 27 marzo 1932 non 
riassuma il servizio. 

Questo provvedimento è illegale, perchè viola 
le disposizioni del capitolato, ed è viziato da ec¬ 
cesso di potere, tanto più che risulta la dipen¬ 
denza da causa di servizio. 

Contro la deliberazione 7 gennaio 1932 può ri¬ 
correre alla G. P. A. in sede giurisdizionale, nel 
termine di trenta giorni dalla notificazione. 

21° Dottor G. P. — La prestazione deve essere 
remunerata dal Comune, perchè esso 1 ha richie¬ 
sta e ne ha dato incarico. 

Non risultano no-rme giuridiche che stabilisca¬ 
no a retribuzione dovuta ai sanitari liberi eser¬ 
centi per visite collegiali. È da ritenere che Lei 
abbia diritto di chiedere l’onorario a norma della 
tariffa. 

22° Dottor B. D. S. — Se è stato ridotto lo sti¬ 
pendio del medico condotto interino, in applica¬ 
zione dei decreti 1159 e 2672 del 1927, devono es¬ 
sere restituite le somme indebitamente tratte¬ 
nute, essendo ovvio che non vi è differenza, da 
questo punto di vista, tra la condizione del me¬ 
dico condotto titolare e quella dell’interino. 


23° Dottor A. G. — È da ritenere che, anche 
nel caso da lei indicato, il servizio militare pre¬ 
stato in zona di operazioni debba essere valutato 
agli effetti dell’anzianità utile e, quindi, degli 
aumenti periodici. 

24° Dottor G. M. — Lei non ha diritto alla no¬ 
mina con preferenza assoluta perchè non può 
essere considerato invalido di guerra. Ha invece 
titolo di preferenza a parità di merito e soltanto 
agli effetti dell’ordine della graduatoria. 

25° Dottor A. R. — L’art. 9 della legge 31 gen¬ 
naio 1904 n. 51 dispone che il capo o esercente 
dell’impresa è obbligato a sostenere le spese per 
le prime immediate cure di assistenza medica e 
farmaceutica e per il certificato. L onorario al 
medico è dovuto anche se l’infortunato sia iscrit¬ 
to nell’elenco dei poveri. S’intendono prime e 
immediate cure quei soccorsi di urgenza che è 
necessario siano subito prestati all infortunato, 
compresa la prima medicatura, 1 accompagna¬ 
mento e il trasporto del ferito, sinché esso sia 
costituito in condizioni normali di cura (art. 15, 
R. D 13 marzo 1904, n. 141). 

Prestata l’assistenza urgente cessa l’obbligo del 
capo o esercente dell’impresa. Se l’infortunato è 
iscritto nell’elenco dei poveri, deve essere curato 
gratuitamente dal medico condotto. 

L’onorario che è dovuto, nei limiti sopra indi¬ 
cati, dal capo o esercente dell’industria, è rego¬ 
lato secondo le tariffe normali. 

L’Istituto assicuratore deve pagare il compen¬ 
so per i certificati concernenti la continuazione 
dell’inabilità al lavoro e l’esito definitivo: il pri¬ 
mo, però, deve essere rilasciato gratuitamente se 
l’infortunato è iscritto nell’elenco dei poveri. 

Lo stipendio è stabilito per corrispettivo di tut- 
la la prestazione sanitaria, indipendentemente 
dal numero dei poveri. Una limitazione può ii- 
sultare dal capitolato o da altro atto approvato 
dall’autorità tutoria: spesso è attribuito un sup¬ 
plemento proporzionale al numero dei poveri ol¬ 
tre un dato limite. 

Gli aumenti periodici non sono dovuti, per 
legge, ai sanitari condotti, i quali ne hanno di¬ 
ritto se ed in quanto siano stabiliti dal capito¬ 
lato o da un provvedimento del Comune appro¬ 
vato dall’autorità tutoria. 

jV. B. — Ai quesiti degli abbonati si risponde , 
in ogni caso, direttamente , per lettera. I quesiti 
devono essere inviati , in busta , accompagnati dal 
francobollo per la risposta e sempre indirizzati im¬ 
personalmente alla Redazione del a Policlinico », 

via Sistina 14, Roma. . . 

Le risposte ai quesiti che non richiedono esame 

di atti o speciali indagini, sono gratuite. 


Saranno poi pubblicate in questa rubrica, ma senza indi¬ 
care il nome del richiedente, soltanto le risoluzioni che 
abbiano interesse di massima. 


La presente rubrica è affidata all’aw. Giovanni Selvaggi eeercente in Cassazione, cone. legale del nostro periodico. 


, [Anno \\\I\, \um. 11 j 


SEZIONE PRATICA 


431 


NELLA VITA PROFESSIONALE. 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Bordighera (Imperia). — Ufficiale Sanitario dei 
Comuni di Bordighera, Ospedaletti, Vallecrosia, 
Vallebona, Seborga. Per titoli ed esami. Stipendio 
L. 16.000. Indennità per mezzo di trasporto lire 
3000, oltre i diritti sanitari spettanti per legge, il 
tuLto da decurtarsi del 12 %. Tre aumenti trien¬ 
nali. Inibita la libera professione. Età massima 
45 anni s. e. 1. Tassa concorso L. 50. Domanda 
e documenti al Municipio di Bordighera entro il 
15 aprile 1932. 

Calzago S. Martino (Brescia). — Scad. ore 17 
del 15 mag.; l a cond. (capoluogo); L. 7920 e 6 
quinquenni dee., oltre L. 1320 bicicletta e L. 440 
uff. san.; tassa L. 50; servizio entro il 25 maggio. 
Chiedere annunzio. 

Campolieto (Campobasso). — Scad. 10 mag.; 
L. 6000, oltre addizionale L. 5 ogni pov. in più 
del 5% della popolaz.; 3 quinquenni dee.; per 

uff. san. L. 500; riduz. 12%; tassa L. 50; età 
lim. 40 a. 

Chieti. R . Prefettura. — Uff. san. di Vasto; al 
23 aprile, ore 17; L. 5000 e 5 quadrienni dee.; 
deduz. 12%; per trasp. L. 1000; indennità varie; 
L. 5300 pel dispensario antitubercolare, già de¬ 
purate 12%, dall'inizio del funzionamento (richie- 
desi competenza in fisiologia); è consentito l’eser¬ 
cizio della libera profess.; tassa L. 50,10; età lim. 
45 a. al 23 feb. Chied. annunzio. 

Como. Amministraz. Provine. — Scad. 30 apr.; 
direttore del Consorzio antitubercolare; L. 21.000 
e 3 trienni dee., oltre L. 3000 indenn. carica direz. 
dispensario; riduz. 12 %; indenn. trasferta varia¬ 
bile (pel 1932 L. 500); età lim. 45 a. 

Cotignola (Ravrnjia ). — Scad. ore 17 del 10 
apr., l n reparto; L. 8500 dal Comune e L. 2500 
dalla Congregaz. di Carità per gl’istituti da essa 
dipendenti, oltre L. 500 trasp., L. 1000 se uff. 
san., c.-v., L 1200 serv. att.; riduz. 12%; età lim. 
40 a.; tassa L. 50,15; doc. a 3 mesi. 

Cuneo. Amministraz. Provine. — Assistente nel¬ 
la Sez. med.-inicrograf. del Laborat. prov. d’igie¬ 
ne e profilassi; L. 7600 e 5 quadrienni dee., oltre 
L. 1300 supplem. serv., L. 750 indenn. provviso¬ 
ria, c.-v.; 15% premio operosità. Riduz. 12%. 

Scad. 15 aprile. 

Finale Ligure. — (Vedi Savona). 

Marcellinara (Catanzaro). — Scad. 31 mar.; 
L. 7500 e 5 quadrienni dee., oltre L. 500 indenn. 
malarica; riduz. 12 %; età lim. 45 a. 

Massa e Cozzile (Pistoia). — Scad. 15 mag.; 
L. 7000 non soggette a riduzioni, oltre c.-v.; lire 
3000 trasp., L. 700 uff. san., trienni ventesimo 
senza limitazioni nel numero dei trienni, età lim. 
35 a., tassa L. 50. 

Messina. Amministrazione Provinciale. — Coa¬ 
diutore del Laboratorio d’igiene e Profilassi, Se¬ 
zione Micrografica; L. 13.700 aument. in tre qua¬ 
drienni a L. 16.000, oltre serv. att. L. 3500 e c.-v.; 
ritenuta 12 %. Scad. 30 apr. Rivolgersi ,S e é? r eteria 
Generale. 


Montalto di Castro (Viterbo). — Scad. 15 apr., 
ore 18; L. 8000, 5 aumenti decimo, c.-v. in lire 
1700; già portata riduz. 12%; età lim. 39 a.; tas¬ 
sa L. 50; doc. a 3 mesi dal 6 feb. 

Montkleone di Spoleto (Perugia). — Scad. 31 
mar.; L. 10.000 oltre L. 600 serv. att., 4 quin¬ 
quenni dee.; deduz. 12%; trasp. a carico del Co¬ 
mune. 

Montottone (Ascoli Piceno). — Scad. 20 mag.; 
L. 8200 complessive pel 25 % della popolaz.; ad¬ 
dizionale L. 5; per cavallo o automob. L. 2700; 
per uff. san. L. 500; assegno per studi L. 500; 
indenn. forese L. 500; riduz. 12 %; 5 quadrienni 
dee.; età lim. 45 a. 

Pietralunga (Perugia). — Scad. 30 a,pr.; l a cond.; 
L. 7920, oltre L. 663,60 c.-v., L. 1056 c.-v., L. &520 
cavale., già ridotti; 3 quinquenni dee.; età lim. 
40 a.; tassa L. 50,10. Chied. annunzio. 

S. Andrea (Prosinone). — Scad. 10 mag.; lire 
10.500 oltre L. 2000 cavale.; riduz. 12%; 5 qua¬ 
drienni dee.; età lim. 40 a.; tassa L. 50.10. 

S. Angelo in Lizzola ( P e saro-Urbino ). Scad. 

3 mesi dal 12 febbraio; per Montecchio; L. 8000 
e 10 bienni ventes., oltre L. 960 c.-v., se coniu¬ 
gato; L. 1000 cavale.; riduz. 12%; età lim. 40 a.; 
lassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 12 feb. 

Scandiano (Reggio Emilia). — ,Scad. 15 mag.; 
per 3 frazioni; L. 7040 oltre L. 2640 trasp., L. 880 
indenn. resid.; L. 440 ambulat.; retribuzioni già 
ridotte; 5 quadrienni dee.; c.-v.; età lim. 35 a.; 
tassa L. 50,10. 

Savona. R. Prefettura. — Ufficiale Sanitario del 
Comune di Finale Ligure, stazione ufficiale di 
cura, soggiorno e turismo. .Stipendio lordo L. 8000 
oltre caro-vi veri ed assegno di L. 1400 per mezzi 
di trasporto, con libertà di esercizio professionale. 
Documenti di rito. Età limite anni 45; per gli 
ex combattenti 50. Scadenza 11 aprile 1932. Indi¬ 
rizzare domande Regia Prefettura di Savona. Per 
ogni informazione rivolgersi al Comune di Finale 
Ligure. 

Serizio (Bergamo). — Scad. 15 mar.; L. 6500 
e 5 quadrienni dee., oltre L. 750 uff. san., L. 500 
mezzo trasp., L. 420 ambulatorio. 

Teramo. Congregazione di Carità. — Aiuto di 
medicina dell’Ospedale Civile « Vitt. Em. Ili »; 
L. 5000 lorde, oltre c.-v. in L. 620 se il titolare 
è celibe, L. 1432,30 se coniugato; riduz. 12 %; par¬ 
tecipazione 15%; scad. ore 12 del 15 mar.; età 
lim. 35 a.; doc. a 2 mesi dal 20 gen.; nom. e con¬ 
ferma quadriennali. Chiedere annunzio. 

Torino. Ospedale Amedeo di Savoia. — Scad. 
21 mar.; 2 assistenti interni reparto malattie infet- 
live e 3 allievi medici reparto sanatorio; rivolgersi 
Segreteria (corso Altacomba 140). 

Valle di Cadore (Belluno). — Consorzio Valle 
di Cadore-Cibiana. Stipendio annuo L. 10.000 per 
mille poveri; addizionale per altri 200 L. 5; dai 200 
ai 400 L. 3; per i rimanenti L. 2. Indennità di 
caro viveri L. 1200; di alloggio L. 1500; di tra¬ 
sporto con cavallo od automobile L. 3500; Uffi¬ 
ciale Sanitario L. 500, il tutto al lordo delle 




432 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


ritenute di Legge e del 12 %. Cinque aumenti 
quadriennali del decimo. Tassa concorso L. 50. 
Scadenza 31 maggio Per schiarimenti rivolgersi 
Segreteria Comune di Valle di Cadore. 

Varese. Amministrazione Provinciale. — Diret¬ 
tore della Sezione Medico-Micrografica del Labo¬ 
ratorio Provinciale d’igiene e Profilassi. Stipendio 
annuo lordo L. 18.000, con 5 aumenti decimali. 
Indennità di servizio attivo L. 2000. Aggiunta di 
famiglia come al personale dipendente dallo (Sta¬ 
to. Il tutto soggetto a riduzione del 12 % a nor¬ 
ma del R. D. 20 novembre 1930 n. 1491. Percen¬ 
tuale 17.60% (già ridotto) più proventi delle ana¬ 
lisi. Scadenza ore 18 del 15 aprile. Per informa¬ 
zioni rivolgersi alla Segreteria della Provincia. 

Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬ 
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche, 
i compensi allo stipendio base. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

Il prof. Pietro Capparoni è stato incaricato del¬ 
l’insegnamento di storia della medicina dalla Fa¬ 
coltà medica di Bologna. 

La cattedra di pediatria dell’Università di Ber¬ 
lino, rimasta vacante in seguito all’andata in ri¬ 
poso del prof. Adalbert Czerny, è stata offerta al 
prof. Georg Bessau, di Lipsia. 

Il premio Boas, della Società tedesca degli spe¬ 
cialisti di malattie digerenti e del metabolismo, 
è stato» conferito al dott. Paul Kaczander (Berlino - ) 
in 1° posto e al laureando E. Neter (Mannheim) 
al 2° posto, i quali hanno trattato il tema : « Ge¬ 
nesi batterica e non batterica delle affezioni pan¬ 
creatiche w. 

La medaglia istituita dalla Società Ungherese di 
Stomatologia per commemorare il prof. Arkovy, 
è stata assegnata per la prima volta al dott. Chom- 
pret, stomatologo degli Ospedali di Parigi, fon¬ 
datore e direttore della principale Scuola odonto¬ 
logica di questa città. La medaglia verrà confe¬ 
rita ogni 3 anni. 


Il Diritto Pubblico Sanitario 

Il Numero 2 (Febbraio 1932) oltre le consuete ampie 
rubriche: Rassegna di Giurisprudenza; Leggi e Atti del 
Governo, contiene le seguenti interessanti NOTE : 

Il diritto alla stabilità nel posto di medico condotto. 
Contenuto estensione e modo di acquisto del di¬ 
ritto. (A. Cahapelle). 

L’assistenza sanitaria rurale e gli articoli 32 e 45 del 
R. Decreto Legge 13 dicembre 1923, n. 2889. (G. 
De Santi s). 


Awuorlon7!i • * medici che non sono abbonati a detto 
Mvverien^d * periodico e che desiderano leqgerla, si af¬ 
frettino' a spedire Taglia Postale di Lire 5 all'editore LUIGI 
POZZI , Via Sistina N. 14 Roma e riceveranno presto il 
Numero che le contiene. 


Prezzo di ogni numero separato del « Diritto Pubblico 
Sanitario », L. 5. 

L'abbonamento ai dodici Numeri del 1932 co6ta 
L. 36» ma agli associati al «Policlinico» è concesso 
per sole L. 30» dm vanno inviate, mediante Vaglia 
Poetale o Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬ 
na 14, Roma. 


NOSTRE CORRISPONDENZE. 

Da Milano. 

Ambulatorio per diabetici. 

Scopo dell’istituzione, lungamente vagheggiata 
dal prof. Zoja, ma regolarmente funzionante ap¬ 
pena dal novembre dell’anno scorso, è quello di 
costituire un competente centro per diabetici, a 
fine di accertamento diagnostico delle varie forme 
cliniche (comprese ivi le diverse complicanze e 
malattie concomitanti'); nonché di essere guida te¬ 
rapeutica del malato e anche di aiuto materiale 
al diabetico semi-abbiente (e sono poi i più), me¬ 
diante tariffe mediche modeste e la cessione, a 
prezzo ridotto, dell’insulina. 

Per tutti i poveri del Comune di Milano, l’am¬ 
bulatorio, per tale scopo sovvenzionato dal Comu¬ 
ne, fa servizio pienamente gratuito; mantiene co¬ 
stantemente il collegamento coi medici di riparto, 
dimodoché questi siano sempre a giorno della 
cura praticata ai malati dei loro rispettivi rioni. 

Di fronte al singolo caso, ordinariamente si 
procede nel modo seguente: dopo l’indagine 
anamnestica e l’esame fisico del malato, vengono 
eseguiti gli esami di laboratorio necessari : glice- 
mia a digiuno o anche da glucosio o da pane, 
esame generale delle orine, eventualmente reaz. 
di Wassermann o altre indagini richieste dalla 
particolarità del caso (metabolismo basale, azote- 
mia, esame delle feci, ecc.). Dopodiché, con una 
dieta di prova stabilita per 3 giorni, si ricerca la 
tolleranza per i carboidrati. Si procede poi, in base 
agli elementi raccolti, alla costruzione della dieta 
definitiva e si inizia tosto, se del caso, la terapia 
insulinica. In quanto alla dieta, si insiste sopra¬ 
lutto su due principi che l’esperienza ha dimo¬ 
strati utili: dieta parca, ma sufficiente al man¬ 
tenimento del peso corporeo in rapporto alla sta¬ 
tura, età, professione ed alla tendenza alla ma¬ 
grezza od obesità ed a malattie concomitanti da 
combattersi; in secondo luogo, evitare un eccesso 
di proteine che certamente diminuiscono la tol¬ 
leranza dei carboidrati e dànno luogo a forma¬ 
zione di scorie tossiche. 

Le iniezioni di insulina vengono praticate al¬ 
l’ammalato in ambulatorio fino alla messa a pun¬ 
to della terapia e in questo periodo l’ammalato 
si famigliarizza con i dettagli della cura e impara 
a farsi l’iniezione da sé. 

Dopodiché, munito delle istruzioni per il pro¬ 
seguimento della terapia a domicilio, viene invi¬ 
tato a ripresentarsi a pei iodici controlli. 

Il numero dei diabetici in cura presso l’Ambu¬ 
latorio supera fino ad oggi i 150 ed il lavoro è 
in continuo e promettente sviluppo. Il consumo 
mensile di insulina ha toccato, nel mese di feb¬ 
braio, le 20.000 unità. 

In compenso della non lieve fatica, si provvede 
a colmare, con tale Ambulatorio, una vera lacuna 
in tale campo dell’assistenza medica ed insieme 
si ha la soddisfazione di vedere raccolto un ma¬ 
teriale di osservazione e di studio ogni giorno più 
vasto e prezioso. Ur. M. Zardi. 

Da Trieste. 

Onoranze al prof. Economo. 

La riunione solita della Associazione Medica 
Triestina, che è pure Circolo di Cultura del Sin¬ 
dacato Fascista Medici, ha assunto una particolare 
importanza e solennità per la commemorazione 


{Anno XXXIX, Num. 11] 


SEZIONE PRATICA 


433 


l'alta dal valente clinico e ciotto conferenziere prof. 
Sai, direttore del locale Istituto Provinciale neuro- 
psichiatrico. 

Oltre ad uno stuolo di medici, intervennero alla 
manifestazione in memoria dell’illustre cittadino, 
il sen. Giorgio Pitacco, podestà di Trieste, e la ba¬ 
ronessa ed il barone Economo, contribuendo per 
tal modo a rendere più solenne la celebrazione. 
Nella sala attigua era slata predisposta una espo¬ 
sizione delle opere del prof. Economo. 

L'oratore tracciò a grandi linee la geniale e po¬ 
derosa attività scientifica di Costantino Economo, 
soffermandosi anzitutto sul suo studio circa la 
citoarchitettonica corticale umana, studio vera¬ 
mente monumentale che costò all’Economo 13 an¬ 
ni di duro, faticosissimo lavoro e culminò nella 
pubblicazione dell’Atlante composto di 112 gran¬ 
di tavole fotografiche, opera nel suo genere unica 
al mondo. 

L’oratore proiettò quindi dei riusciti disegni 
suoi, rivolti a dimostrare i 5 tipi corticali fonda- 
mentali stabiliti dall’Economo, illustrandone la 
distribuzione nella corteccia, e mettendo in rilievo 
l'individuazione del coniocorlex a funzione recet- 
liva-sensoriale, per opera dell’Economo. 

Passando dal campo della citoarchitettonica al¬ 
l'anatomia comparata ed all’antropologia, Econo¬ 
mo mise in chiara evidenza il concetto della cere¬ 
brazione progressiva, cioè dello sviluppo progres¬ 
sivo del cervello nella serie filogenetica e nelle 
singole specie, quindi non solo nell’uomo, ma an¬ 
che nei cavalli, nei cani. 

Nel periodo storico si ebbe pure una progres¬ 
sione nella cerebrazione, come lo dimostra lo svi¬ 
luppo preso dalla musica attraverso i secoli. 1 Gre¬ 
ci antichi, pur essendo dotati di uno squisitissimo 
senso d’arte, avevano una musica primitiva; la 
musica moderna, intellettuale, come è oggi in¬ 
tesa da noi, è una acquisizione recentissima della 
corteccia umana. 

Lo studio che creò la fama e rinomanza mon¬ 
diale al prof. Economo è stata la scoperta della 
encefalite letargica nel 1917, l’aver cioè ravvisato 
con geniale intuito già nei primissimi casi venuti 
sotto la sua osservazione i caratteri particolari cli¬ 
nici, anatomici e biologici della nuova malattia 
creandone un'entità nosologica autonoma, tanto 
che venne poi proposto da autori francesi la de¬ 
nominazione: «malattia di Economo». 

La strana sintomatologia della nuova malattia, 
che si accompagnava a turbe psichiche del tutto 
particolari ed a disturbi del sonno che andavano 
dal letargo all insonnia invincibili, indussero 
l'Economo a studiare a fondo il problema del 
sonno fisiologico e della localizzazione delle fun¬ 
zioni psichiche. Egli elaborò la dottrina del cen¬ 
tro regolatore del sonno, localizzandolo alle pa¬ 
reti del terzo ventricolo, alla base del cervello; 
dottrina che ebbe il suffragio di prove cliniche, 
farmacologiche e sperimentali. 

Giunto verso la fine della sua obbiettiva espo¬ 
sizione 1 oratore rilevò la modestia, veramente ec¬ 
cezionale, del grande Scienziato che rifiutò più 
volte incarichi a titolare di Cliniche neuro-psi¬ 
chiatriche per darsi tutto alla scienza pura. 

La morte lo colse improvvisamente a 56 anni, 
forse in seguito ad una trombosi delle coronarie, 
proprio pochi giorni dopo l’ultimo Congresso neu¬ 
rologico internazionale di Berna (1931) ove pre¬ 
sentò una brillante relazione densa di concetti e 
di vedute originali che si riprometteva di svolgere. 

Revoltella. 


NOTIZIE DIVERSE. 

Associazione Italiana Fascista per l’Igiene. 

Quest’Associazione, presieduta da S. E. il prof. 
D. De Blasi, ha indetto ii suo prossimo congresso 
nazionale a Bari, per la seconda decade di maggio 
Cla data precisa sarà stabilita prossimamente). 
Esso verrà integrato dalla visita ad opere igieniche 
di speciale importanza nei principali centri delle 
Puglie. .Saranno svolti due temi di relazione, che 
prossimamente verranno annunziati. Sarà fatta la 
solenne commemorazione del prof. Sciavo, da par¬ 
te del prof. D. Ottolenghi, e sarà annunziato lo 
statuto della fondazione « premi Sciavo », istituita 
dall’Associazione. 

Si .prega di far noti i titoli delle comunicazioni 
alla presidenza non oltre il 15 aprile. 

La sede ufficiale dell’Associazione è in Roma; 
quella dell’Ufficio di presidenza e della segreteria 
nazionale è in Napoli, presso l’Istituto d’igiene del¬ 
la R. Università (via Luciano Armanni 3). 

Congresso internazionale sulPasma. 

Si adunerà al Mont-Dore (Francia) nei giorni 
4 e 5 giugno, sotto l’alto patronato del ministro 
della sanità pubblica e sotto la presidenza del 
prof. Fernand Bezan^on, membro dell’Accademia 
di Medicina di Parigi. Per informazioni rivol¬ 
gersi al: secrétariat du Congrès international de 
1 ’asthme, rue Auber 19, Paris (IXe). 

L > Italia e Pinsegnamento universitario a Parigi. 

Una riunione dei direttori generali dell’inse¬ 
gnamento superiore si è tenuta a Parigi, al Pa- 
lais Royal, indetta dall'Istituto internazionale di 
cooperazione intellettuale, organo della Società 
delle Nazioni. 

Si è discusso sulla necessità e la possibilità di 
una collaborazione internazionale in materia di 
insegnamento superiore, sullo scambio interna¬ 
zionale dei professori, sulle borse di studio inter¬ 
nazionali e lo scambio degli studenti, sulle que¬ 
stioni derivanti dall’eccessivo affollamento delle 
Università e della carriera intellettuale, sul pro¬ 
blema deH’orientamento professionale, sulla pro¬ 
tezione dei titoli accademici, sull’insegnamento 
delle lingue moderne e sulla equipollenza degli 
studi e dei diplomi universitari. 

Su quest’ultimo problema, relatore designato 
dall’Istituto internazionale di cooperazione intel¬ 
lettuale è stato il direttore generale italiano Ugo 
Frascarelli il quale, oltre ad aver presentato un 
rapporto scritto, ha ampiamente illustrato alcune 
sue proposte che hanno ottenuto larga adesione. 

Per l’affollamento universitario, il prof. Castilli 
dell’Università di Bari ha comunicato il risultato 
degli studi da lui compiuti per incarico dell'Isti¬ 
tuto di cooperazione intellettuale e le sue vedute 
sono state pienamente accolte dalla riunione. 

La prolusione del prof. Bastai a Firenze. 

Il 16 febbraio, nell’anfiteatro di anatomia della 
R. Università di Firenze, il prof. Pio Bastai, chia¬ 
mato con voto unanime alla cattedra di patologia 
medica, tenne la prolusione al suo corso, trattan¬ 
do il tema: « Anemie da carenza ormonica». Era¬ 
no presenti le più alte personalità mediche citta¬ 
dine. 

Il prof. Bastai, dopo aver rivolto un ricordo de¬ 
voto ed affettuoso ai suoi maestri ed ai suoi pre- 










434 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. Ili 


decessoli, profi'. Schupfer, Micheli, Frugoni e Dad- 
di, nello svolgimento del suo tema si è trattenuto 
particolarmente sulla patogenesi della clorosi e 
dell’anemia perniciosa. Considerò la prima come 
una malattia dipendente da insufficenza ovarica; 
la seconda in rapporto con un’alterazione della 
funzione endocrina dello stomaco. Particolare in¬ 
teresse rivestì la trattazione di tale argomento, 
dacché la patogenesi prospettata dell’anemia per¬ 
niciosa scaturisce dall’osservazione della efficace 
cura che in tale affezione esercitano gli estratti 
di .fegato e di stomaco. 

La conferenza fu caldamente applaudita. 

La funzione morale (lei medico nella medicina so¬ 
ciale. 

Il prof. Salvatore Ottolenghi, inaugurando il 22 
febbraio, nella Scuola di Perfezionamento in Me¬ 
dicinale legale, il « Corso di Cultura in Medicina 
legale e nelle Assicurazioni sociali », ha trattato 
a della funzione morale del medico nell'applica¬ 
zione della legislazione penale e sociale fasciste ». 

Traendo ispirazione dalla « funzione morale del 
medico » tratteggiata mirabilmente dal Duce nel 
suo memorabile discorso all’inaugurazione del 
Congresso nazionale dei sindacali medici fascisti in 
Campidoglio, dimostra nella sua prolusione quan¬ 
to le funzioni che la nuova legislazione fascista 
assegna al medico professionista, abbiano un ca¬ 
rattere eminentemente morale. 

Sostiene POttolenghi che perchè tali funzioni 
raggiungano i loro intenti è indispensabile, da 
parte del sanitario, la comprensione intellettiva 
etica e politica della medicina sociale di cui bran¬ 
ca madre è la medicina legale, scienza eminente¬ 
mente italiana che svolge i più saggi e più ob¬ 
biettivi criteri direttivi per la migliore soluzione 
dei più importanti problemi, offerti nell’applica¬ 
zione delle nuove leggi penali e di assicurazione 
sociale. 

Al Policlinico del Lavoro di Roma. 

Il 3 marzo numerosi capitani dell’industria, 
convocati dal Reggente della Sezione dell’Urbe del¬ 
l'Associazione Nazionale Fascista dei Dirigenti di 
Aziende industriali, hanno visitato il 1° Policli¬ 
nico italiano del lavoro, fondazione dell’Unione 
industriale fascista del Lazio, e ne hanno ammi¬ 
rato ed apprezzalo l’efficienza e l'organizzazione; 
parlò il prof. A. Ranelletti. 

Nuova scuola medica post-universitaria a Londra. 

Un Comitato medico del Parlamento inglese ave¬ 
va preconizzato da tempo la fondazione di una 
nuova Scuola di perfezionamento medico a Lon¬ 
dra; nell’aprile 1930 il Governo aveva accolto la 
proposta e progettato di destinare alla Scuola 1 O- 
spedale Hammersmith, di 400 letti; veniva preven¬ 
tivata la costruzione di vari istituti scientifici an¬ 
nessi all’ospedale, per l’importo di circa 25 mi¬ 
lioni di lire it. ; si lasciava in sospeso però il pro¬ 
blema dei fondi per il funzionamento, confidan¬ 
dosi nel concorso di enti e di privati. Ora, a causa 
del disagio economico, il progetto di legge defi¬ 
nitivo presentato al parlamento riduce il concorso 
dello Stato a meno di 10 milioni di lire it. È stato 
costituito un Comitato esecutivo, sotto la presi¬ 
denza del ministro dell’igiene, sir George Newman. 
Si è lanciato un appello per la costruzione di una 
casa dei perfezionandi, destinata ad ospitare non 


solo i medici, ma anche altri cultori delle scienze 
e delle arti; si è già provveduto per una casa atta 
ad ospitare 30 perfezionandi dei domini inglesi. 

Biblioteche per gli ospedali. 

La Biblioteca Ospedaliera della Croce Rossa Bri¬ 
tannica, in cooperazione di un Sottocomitato spe¬ 
ciale dell'« Associazione delle Biblioteche» dell'In¬ 
ghilterra, fornisce i libri a circa 2000 ospedali: 
ogni settimana 6000 volumi incirca vengono di¬ 
stribuiti dalla Croce Rossa Britannica e non fanno 
più ritorno, ma vanno ad arricchire le bibliote¬ 
che dei singoli ospedali. 

Sono richiesti e forniti libri su tutti gli argo¬ 
menti ed in tutte le lingue tra cui la cinese, 
la copta, ecc. 

L’iniziativa è stata oltremodo apprezzata dagli 
infermi, tanto che la lettura si considera ormai 
quasi un elemento della cura... 

In seguito ad una nuova convenzione, si è ora 
stabilito di estendere la distribuzione dei libri a 
sanatori per tubercolotici, ospedali per malattie 
infettive, ospedali psichiatrici, ospedali militari, 
ospedali navali, ospedali per le forze aeree, navi- 
ospedali, ospedali per ex-militari. 

Nel giornalismo medico francese. 

L’« Associazione professionale dei giornalisti me¬ 
dici francesi » ha così costituito il suo ufficio pel 
1932: presidente G. Lemoine (Lilla), vice-presiden¬ 
ti P. Boudin e Camescasse (Saint-Arnoult); segre¬ 
tario Albert Garrigues; tesoriere L. Mathé. 

La « Gassa mutua pensioni dei giornalisti me¬ 
dici francesi » ha così costituito il suo ufficio pel 
1932: presidente G. Paul-Manceau; vice-presidente 
J. Minet (Lilla); segretario A. Bouland; tesoriere 
Albert Garrigues. 

Pubblicità medica nei giornali romeni. 

Nel giugno 1931 si costituì a Bucarest la Came¬ 
ra Medica, la quale ha stabilito che ogni pubbli¬ 
cità dei medici nella stampa quotidiana dovesse 
venire soppressa, nel termine di 15 giorni; in caso 
diverso, se ne sarebbe interessato il Comitato di¬ 
sciplinare. Tra gli annunzi pubblicitari fatti cor¬ 
rentemente da medici sul quotidiano più diffuso 
della Romania, « Dimineala », se ne leggevano di 
quelli ameni e alcuni quasi inverosimili. Malgrado 
l’intimazione della Camera Medica, hanno conti¬ 
nuato ad essere inseriti, come rileva il periodico 
medico « Praxis Medici »; il che attesta come il 
direttorio della Camera non disponga ancora di 
mezzi disciplinari e coercitivi efficaci. 

I medici del Giappone. 

Secondo un’inchiesta diligente, nell’aprile 1930 
il Giappone contava 40.681 medici, il che dà la 
proporzione di 7,07 medici ogni 10.000 abitanti. 

Inoltre si contavano 3220 empirici, tra cui la 
massima parte, 1706, applicava le cure elettriche; 
456 applicavano le cure termiche; 368 curavano 
con i toccamenti delle mani (così detti « sciatsu »); 
291 applicavano cure spirituali; 143 le cure atti- 
niche; 96 gli esercizi fisici; 160 forme varie. 

Per gli automobili dei medici a Parigi. 

Il Sindacato medico di Parigi ha inoltrato una 
protesta al Prefetto, contro le numerose multe m- 














[Anno \\\I\, Num. 11] 


SEZIONE PRATICA 


435 


flit te ai medici che lasciano le proprie automobili 
in vicinanza delle case dei clienti, per un tempo 
superiore ai pochi minuti concessi dal regolamento 
sul traffico stradale. 

Si è proposto — come già altre volte — che la 
Prefettura di polizia applichi, sulle automobili dei 
medici, delle targhette smaltate, con l’insegna del¬ 
la Croce Rossa, le quali valgano a proteggere dalle 
multe dei metropolitani. 

Naturalizzazioni. 

Hanno ottenuto la cittadinanza italiana i dot¬ 
tori M. Yucacer (interno della Clinica Medica di 
Palermo) e S. Mine (interno della Scuola di Ma- 
lariologia di Roma). Auguri ai nuovi connazio¬ 
nali. 

Di prossima pubblicazione : 

2° Numero monografico di gastro-enterologia. 

In preparazione : 

Numeri monografici sull’allergia, sulle secrezioni 
interne, sui reumatismi. 


Si è spento a 66 anni il doti. FRANCESCO SIR- 
NA, la cui intelligente attività si è svolta sopra¬ 
tutto a favore degli umili sia durante la condotta 
medica da Lui tenuta nel comune di Alcara li Fusi 
dal 1892 al 1920, sia nell’esercizio della libera 
professione. Fu emblema di bontà ed abnegazione. 

N. 


ANNALI D’IGIENE. 

PUBBLICAZIONE MENSILE. 

Sommario del N. 2 (Febbraio 1932) : 

Memorie originali: G. SANARELLI e A. ALESSAN¬ 
DRINI : Sull’ultrafiltrazione dei batteri patogeni. 
L’ultravirus tifico-paratifico. — G. ROSSI : Nuove 
acquisizioni di batteriologia generale tratte dal cam¬ 
po della batteriologia del terreno (1 fig. e 6 grafi¬ 
che). — Note d’igiene pratica : E. BERTARELLI : Os¬ 
servazioni, rilievi e ricerche eu alcuni queeiti di bro¬ 
matologia. — Recensioni : Epidemiologia e profilassi 
generale. — Rivista bibliografica. — Servizi igieni- 
co-sanitari. — Notizie. — Allegato. 

Abbonamento pel 1932: Italia L. 60, Estero L. 100 ; 
ai nostri abbonati rispettivamente L. 5 5 e L. 9 5. 

Per ottenere quanto sopra rivolgersi direttamente 
all’editore LUIGI POZZI, via Sistina 14, ROMA. 


Indice alfabetico per materie. 


Addome destro: sintonia patologica del- 
F—. costituzione e vagotonismo . • 

Addome : sofferenze. 

Adrenalina a piccole dosi: azioni sulla 
pressione arteriosa e sul polso . . . . 
Ambulatorio per diabetici e asmatici . 

Batteriolisi: ricerche . 

Bibliografia .. 

Broncoscopia nella diagnosi delle malat¬ 
tie polmonari. 

Calcoli batterici del rene. 

Causalgia: trattamento. 

Cisti retroperitoneali. 

Clorato potassico: intossicazione acuta 

da — .. 

Diabete insipido: ammoniogenesi . . . 
Economo C. : commemorazione .... 

Epilessia: liquido cef.-racbid. 

Epilessia trattata con l’asportazione del 

giorno carotideo: esiti. 

Ginocchio: apol'isite rotulea. 

Giurisprudenza sanitaria: casistica . . . 
Granuloma maligno: puntura diagno¬ 
stica della milza. 

Granulomatosi maligna pleuro-polmo- 

nare . 

Idronefrosi bilaterale. 

Infezioni bronco-polmonari post-opera¬ 
torie e loro prevenzione con i lisati . 
Ipertensione: azione dell’estratto di 

ghiandole linfatiche . 

Istituto della Sanità pubblica ..... 
Latte causa d’infezioni streptococciche. 

Latte: regolamentazione .. 

Linlangioma cistico del collo. 

Malaria: tipi epidemici. 

Malformazioni congenite. 


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414 


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Occhio: autoenucleazione in soggetto 

post-encefalitico . 

Oftalmologia : vetri aderenti corneali . 

Osteomielite vertebrale. 

Pancreatiti acute: diagnosi, eziologia, 

patogenesi, trattamento . 

Pertosse : diagnosi precoce. 

Pleurite siero-fibrinosa. 

Pleurite dell’apice (a cappuccio) . . . . 

Poliomielite anter. ac. 

Prurito di origine epatica e renale: uso 

dell’ergotamina .. 

Rachianestesia : eruzione bollosa sim¬ 
metrica ai talloni consecutiva . . . . 

Rachitizzazione : ricerche. 

Reazione di Aschheim-Zondek : ricerche 
Hiflessi duodeno-insulari e appendico- 

insulari . 

Salicilici: somministraz. di alcali . . . 
Schistosomiasi vescicale nel Fezzan . . 
Società mediche: il moltiplicarsi delle — 
Tracheomalacia : risultati della stru- 

mectomia ..J 

Timo : correlazioni col fegato e col pan¬ 
creas . 

Tubercolo calcificato della calotta pro- 

tuberanziale . 

Tubercolosi : coltura dal sangue col me¬ 
todo Loewenstein. 

Tubercolosi: crisi da climatoterapia . . 
Tubercolosi dell’ilo polmonare nell’a¬ 
dulto .. 

Tubercolosi locali di fronte al quesito 

dell’immunità .. 

Tubercolosi polmonare : legatura della 

vena .polmon. .. 

Vertebre lombari: lesioni dell’istmo del¬ 
le lamine. 


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Diritti di proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in 
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte. 


C. Frugoni, Red. capo. 


A. Pozzi, resp. 


Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Couirier. 























































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(( IL POLICLINICO )> 


[Anno XXXIX, Num. 11] 


Abbonamenti “ al Policlinico „ per l’anno 1932 : 


Singoli : Italia 

(1) Alla sola sezione pratica (settimanale). L. 58.80 

(t-fl) Alla sola sezione medica (mensile). L. 50 — 
(1-6) Alla sola sezione chirurgica (mensile) L. 50 — 


Estero Cumulativi : Italia Estero 


L. 

100 

(2) Alle due sezioni (pratica e medica) . . . . L. 

100 

L. 

150 

L. 

60 

(3) Alle due sezioni (pratica e chirurgica). . . L. 

100 

L. 

150 

L. 

60 

(4) Alle tre sezioni (pratica, medioae chirurgica) L. 

125 

L. 

180 


L’importo di abbonamento o di quant’altro si desidera acquistare, oltreché mediante Vaglia Postale o 
Chèque Bancario (questo ultimo deve essere riscuotibile in Roma)) può anche essere inviato versandone 
la somma nel Conto corrente Postale N. 1/5045 dell’Editore LUIGI POZZI. 


AVVERTENZA. 

Tutti gli associati che invieranno subito Finterò importo del proprio abbonamento 
pel 1033, potranno, coll’aggiunta di sole. T y lSO 


ricevere PRONTAMENTE UNO dei tre volumi qui sotto indicati alle lettere a), b), c ): 

a) DIAGNOSTICA DELLE MALATTIE PARASSITARE. (Prof. C. Basile). Prefazione 

del Prof. Vittorio Ascoli. prezzo di copertina L. 33 — 

b) LA VOCE PARLATA E CANTATA, NORMALE E PATOLOGICA. Guida allo studio 

della fonetica biologica. (Prof. G. Bilancioni). Prefazione del Prof. S. De Sanctis. • » » 35.— 

c) I CIRCOLI VIZIOSI IN PATOLOGIA. (I. B. Hurry). Traduzione dalla 3a edizione 

inglese, riveduta ed accresciuta dal Dott. G. Dragotti. Rilegato in piena tela . . » •• » 45.— 

e coll’aggiunta di sole .... IO 

ricevere, a loro scelta, UNO degli otto volumi indicati qui sotto alle lettere d), e), fj, g ), h), i), k), t): 

d) NUOVE VEDUTE SULLA INFEZIONE DELL’APPARATO DIGERENTE. (Prof. Giu¬ 

seppe Sanarelli) ... prezzo di copertina L. 26.— 


e) LA CLINICA DELLA ADESIONE PERICARDICA (Fibrechia del cuore) NEL¬ 

L’ASPETTO SUO DIAGNOSTICO. (Prof. G: L Sacconaghi) . >• » » 20.— 

f) L’INSUFFICIENZA DEL CUORE con speciale riguardo ai concetti moderni di 

Fisiopatologia. (Dott. E. Periti). Prefazione del Prof. L. Siciliano. » » » 22.— 

g ) CARDIOGRAFI A ED ELETTROCARDIOGRAFIA, ANCIOGRAFI A. (Prof. D. Mae¬ 

strini). Prefazione del Prof. S. Baglioni. » " » 20.— 

h) MORFOLOGIA CLINICA E FISIOPATOLOCIA DEL CUORE. (Prof. A. Rossi). Pre¬ 

fazione del Prof. Luigi Lucatello . . ” ’’ ” 15 — 

i) LA SANOCRISINA NELLA CURA DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE. Note criti¬ 

che e Osservazioni cliniche. (Prof. E. Trenti). Prefazione del Prof. Vittorio Ascoli. » ’’ » 20.— 

k) RADIUMTERAPIA. Manuale per i medici pratici. (Dott. L. Cappelli). Prefazione 

del Prof. F. Ghilakducci . . » '* » 18.— 

l) I DISTURBI DEL SONNO E LORO CURA. (Prof. A. Romagna Manoia). Prefazione 

del Prof. G. Mingazzini. » ” ” 15 -— 


e coll’aggiunta di sole .... S 

ricevere, a loro scelta, UNO degli otto volumi indicati qui sotto alle lettere m), n), o), p), q), r ), s), t) : 

m) LA DIAGNOSI MEDICO-LECALE DELLA NEVROSI DEI TRAUMATIZZATI. Il ri¬ 

lievo e il significato dei sintomi. (Prof. A. Ciampolini). Prefazione del Prof. Ce¬ 
sare Biondi . 

n) L’IMPORTANZA DELLE PARATIROIDI SECONDO LE ODIERNE VEDUTE. (Dott- 

Vittorio Ghiron) ..'. 

o) LA BISMUTERAPIA DELLA SIFILIDE. (Dott. F. Travagli) . 

p) L’ASMA BRONCHIALE NEI MODERNI CONCETTI. (Prof. P. Stanganelli). 

q) CONCETTO E DIAGNOSTICA DELLA TISI INIZIALE. (Prof. A. CAPOGROSSI) .... 

r) LE COLONIE SANITARIE MARINE MILITARI. Nozioni di terapia marina, solare 

e di educazione fisica. (Dott. F. Bocchetti). Prefazione del Prof. A. Sclavo .... 

s) TUBERCOLOSI ED ESERCITO. (Dott. F. Bocchetti). Prefazione del Prof. Sen. 

G. Sanarelli . 

t) LA LEGISLAZIONE SANITARIA IN RAPPORTO ALL’ESERCIZIO PROFESSIONALE- 

(Dott. Alberto Vigo: doctor Justitia) . 

e coll’aggiunta di sole .... <3 


ricevere UNO dei quattro volumi indicati qui sotto alle lettere u), v), y), z): 

u) LA CROSSA MILZA MALARICA E LE SUE COMPLICAZIONI. Studio clinico-ope 

ratino. (Prof. O. Cignozzi) . 

v) LA MODERNA LOTTA CONTRO LE MALATTIE SESSUALI. (Dott. F. Travagli) . . 

y) TEORIA DELLE VITAMINE E SUE APPLICAZIONI. Saggio di vitaminologia. 

(Dott. G. Lorenzini). Prefazione di Charles Richot. 

z) DEI MEDICI FUTURI. (Augusto Murri) . 


N.B. . È consentito però di richiedere anche tutte le predette Monografìe. Chi le desidera ne accresca il rispettivo 

ammontare in ragione di Lire 20 , di Lire io, di Lire 8, di Lire 6 ciascuna. 


prezzo di copertina L. 12.— 


» 


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» 14. 

.» 12 , 

» 12 . 
» 10 . 


» 


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» 12 .— 


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» 10 .— 


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» 16.— 


prezzo di copertina L. 12.50 
» » » 10 .— 


» 10. 

» 8 . 



Eccezionalmente per // corrente mese: 

Con l'aggiunta, all’importo di abbonamento, di sole li. 30 ( * ) si potrà ricevere a scelta, 

uno dei seguenti : 

GLI STUDI DI CAMILLO GOLGI SULLA MALARIA. (Raccolti e pubblicati dal 

Prof. Aldo Perroncito) . prezzo di copertina L. 

LA TERAPIA SPECIALE DELLE FEBBRI PERNICIOSE. (Traduzione dalla edizione 

latina, a cura del dott. GIULIO LEGA). » » » 

(*) AVVERTENZA : Inviando Lire CINQUANTA, si riceveranno ambedue i predetti volumi. 


«40 


Per l’estero, al prezzo netto dei suddetti volumi, aumentare il 10% per le occorrenti maggiori spese postali di spedizione. 
























ANNO XXXIX 


Roma, 21 Marzo 1932 - X 


Nmn. 12 


“IL POLICLINICO* 

fondato nel 1893 dai professori: 

GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 

Pratica 

Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 

SOMMARIO. 


Riviste sintetiche: P. Alessandrini : In tema di stiti¬ 
chezza. 

Tecnica chirurgica: G. Baggio: La Me. Burney trasfor¬ 
mata in incisione a lembi. 

Lavori originali: A. Longo : L’istamina e il sondaggio 
frazionato a digiuno nello studio della funzionalità 
gastrica. 

Note e contributi : A. Botto-Micca : Contributo allo stu¬ 
dio dei diverticoli appendicolari. 

Osservazioni cliniche: G. Pieri: Appendicite acuta da 

tricocefalo. 

Sunti e rassegne : D. T. Davies : Rapporti tra aclori- 
dria e anemia. — G. Favory : Le crisi gastro-eolari. 
— Moynihan of Leeds : La prognosi dell’ulcera ga¬ 
strica e duodenale. — K. Glaessner : Il trattamento 
dell’ulcera gastrica e duodenale con iniezioni ipo¬ 
dermiche di pepsina. — J. Paviot e J. Moulinier : Ileo 
biliare. — Haberer : Come si possono migliorare i 
risultati nella resezione colica per occlusione acuta 
e subacuta. 

Cenni bibliografici. 

Appunti per il medico pratico: Dalla pratica corrente: 
A. G’auoci : Stenosi duodenale ed ulcera perforante 


RIVISTE SINTETICHE 

Scuola di Patologia Digestiva 
degli Ospedali di Roma. 

In tema di stitichezza 

iper il prof. Paolo Alessandrini, 
primario medico. 

( Coni. e fine; v. fase. 7). 

Forme cliniche. 

Dalle considerazioni esposte risulta chiara¬ 
mente che la stitichezza è sempre un feno¬ 
meno complesso, in cui domina per lo più uno 
stato d’ipertonia o circoscritta (sfinteri pro¬ 
priamente detti) o più o meno diffusa. Tali 
ipertonie in taluni casi assumono il valore di 
un vero spasmo. Non si può però escludere 
un certo grado d’ipocinesia del tratto' inter- 
sfinterico; in qualche caso debbono interve¬ 
nire movimenti antiperistaltici che complica¬ 
no il meccanismo di produzione. 

Da un punto di vista della classificazione 
distinguere perciò una forma atonica da una 
forma spastica è irrazionale; nei casi in cui 
sia evidente il predominio di uno dei due fat¬ 


del colon in rapporto con un’ulcera peptica del di¬ 
giuno. — Casistica: Su alcune emorragie gaetro-inte- 
etinali, da causa mal conosciuta. — Sulle alterazioni 
emorragiche della mucosa intestinale e le emorragie 
dell'intestino nell’influenza. — Pseudogastropatie da 
appendicite. — Dita ippocratiche e polipo6i intesti¬ 
nale. — Terapia : L’estratto paratiroideo nella cura 
delle ulcere gastro-duodenali. — Trattamento dell’e- 
matemesi col catetere in permanenza. — La do6e 
massima terapeutica del cloridrato di emetina. — Il 
« carbarsone » nella cura dell’amebiasi. — Il tratta¬ 
mento delle anoressie dei poppanti. — Nella fase 
terminale della tubercolosi intestinalé. — Igiene : 
L’enterobiosi e gli ossiuri. — Medicina scientifica : Il 
chimismo gastrico nell'insufficienza cardiaca. — La 
sindrome umorale dell’occlusione intestinale. — Va¬ 
ria : Fame e appetito. 

'Nella vita professionale: Dal Prato: Della graduato¬ 
ria nei concorsi. — Concorsi. — Nomine, promozioni 
ed onorificenze. 

Notizie diverse. 

Indice alfabetico per materie. 


tori è più opportuno parlare di forme a pre¬ 
dominio spastico o ipocinetico. Stabilire re¬ 
sistenza di una atonia primaria è troppo diffi¬ 
cile sia clinicamente che radiologicamente 
per poterlo utilizzare come base di una classi¬ 
ficazione della stitichezza. Specialmente in ca¬ 
si di stenosi organiche, ma sopratutto nei 
vecchi, si osservano dilatazioni specialmente 
delle porzioni iniziali del colon da far pensa¬ 
re che manchi quel certo grado di contrazio¬ 
ne che costituisce il tono: si ha ragione però 
di ritenere che anche nei casi apparentemente 
primitivi tali dilatazioni, più che dipendenti 
da uno stato di deficienza anatomica o fun¬ 
zionale primitiva della fibrocellula muscolare 
o da difetto della sua innervazione, dipenda¬ 
no dal forte accumulo di feci o di gas, deb¬ 
bono perciò considerarsi secondarie. 

Ad ogni modo l’atonia deve intervenire so¬ 
lo eccezionalmente nella genesi della stipsi a- 
bituale; il suo stato antagonista invece, l’iper- 
cinesia, deve avere una enorme importanza 
nella genesi delle diarree. 

Dare importanza alla ptosi, sopratutto a 
quelle dell’angolo epatico, nella genesi della 
stitichezza può considerarsi un anacronismo: 
quando si pensi che i forti dislivelli tra an- 





43S 


« IL I OLIOLIMCO » 


Anno XXXIX, Num. 121 


golo epatico e splenico vengono sempre su¬ 
perati senza la minima difficoltà e quan¬ 
do si consideri che in moltissimi casi di 
ptosi non esiste il minimo ritardo del pas¬ 
saggio attraverso il colon e che anzi nei casi 
di stitichezza associata alla ptosi si osser¬ 
va frequentemente una stipsi del tipo distale, 
perde qualunque valore l'idea di Glenard. 
Ciononostante assistiamo quotidianamente al¬ 
le prescrizioni di cinture dei più svariati tipi 
che dovrebbero risolvere il problema terapeu¬ 
tico della stitichezza e vediamo ancora mo¬ 
nografie sulla stitichezza che si diffondono a 
parlare dei rapporti tra stitichezza e ptosi vi¬ 
scerale, in cui, oltre agl’inginocchiamenti i- 
nevitabili della ptosi, si dà importanza all ec¬ 
cessiva all unga mento del colon. Non mi di¬ 
lungo a criticare la puerilità della concezione 
che pochi centimetri di allungamento del co¬ 
lon debbano prolungare di giorni il passag¬ 
gio attraverso di esso. Basterebbe solo accen¬ 
nare all’inefficacia delle colectomie nella cura 
della stitichezza abituale e alla frequenza con 
cui s’incontrano colon lunghissimi senza il 
minimo ritardo del transito! 

La classificazione in stitichezza primitiva 
e secondaria potrà essere giustificata quando 
saranno meglio conosciute le leggi della fisio¬ 
logia e fisiopatologia della motilità gastro-in¬ 
testinale; ma purtroppo sono tanti i problemi 
aperti che è impossibile metterci d'accordo sul 
valore patogenetico delle varie cause : così 
quella forma che per alcuni può essere 
primitiva da altri è considerata secondaria, 
e quella che oggi è primitiva può doma¬ 
ni considerarsi secondaria quando si met¬ 
tesse in luce l’azione di nuovi meccanismi 
nella genesi di tale forma morbosa. Accenno 
appena per esempio alle stitichezze che accom¬ 
pagnano l’ulcera gastrica o duodenale, che per 
alcuni sarebbero riflesse o dipendenti dal ri¬ 
tardo di vuotamente gastrico, per altri invece 
farebbero parte ambedue di un fondo costi¬ 
tuzionale. 

Che dire poi delle stitichezze secondarie a 
ipoepatismo, attribuite da alcuni a deficienza 
di secrezione biliare e alla sua mancata azione 
sulla peristalsi, azione che sperimentalmente 
almeno per il colon è tutt'altro che dimostrata 
e contro cui basterebbe obbiettare che nei casi 
di occlusione del coledoco dovrebbe aversi 
l’arresto della progressione del contenuto in¬ 
testinale nel colon, un vero quadro di ileo! 
Si è obbiettato che in tali casi l’aumento de¬ 
gli acidi grassi nelle feci, per la sua azione 
stimolante la peristalsi del colon, compense¬ 
rebbe la mancata azione cinetica della bile : 
però si è visto che anche a dieta compieta- 
mente priva di grassi nell’occlusione del co¬ 
ledoco o nelle fistole biliari non si hanno mo¬ 
dificazioni rilevanti del passaggio attraverso il 
colon. 


Che dire poi del semplicismo dello Schmidt 
che riduce la stitichezza senz’altro all'ecces¬ 
so della digestione della cellulosa? Non mi 
diffondo però qui sui rapporti tra digestione 
della cellulosa e stitichezza, su cui ritornerò 
in seguito. 

Delle classificazioni della stitichezza abitua¬ 
le l’unica, secondo me, che abbia basi fisiolo¬ 
giche ed ha una notevole importanza dal punto 
di vista terapeutico è quella di prossimale e 
distale, non comprendendo in questa la for¬ 
ma ampollare o dischezia che va considerata 
a parte. 

Naturalmente questa classificazione radio¬ 
logica ha i difetti di tutte le classificazioni 
schematiche, giacché le forme pure quasi mai 
si osservano. Da un punto di vista pratico 
però, con esami radiologici praticati siste¬ 
maticamente, tutti i casi possono raggruppar¬ 
si nell’ima o nel l’altra forma. Naturalmente 
nel tipo distale esistono forme con ristagno 
prevalente sigmoideo o quelle in cui il rista¬ 
gno domina nel colon trasverso e discendente; 
nella forma totale in alcuni casi predomina 
il ristagno nel colon prossimale e trasverso, in 
altri nel discendente e sigma. 

Stitichezza prossimale. — L'arresto del pa¬ 
sto opaco qui avviene nella prima porzio¬ 
ne del trasverso in prossimità dell’angolo 
epatico, in corrispondenza dello sfintere de¬ 
scritto dal Camion; spesso però delle trac- 
eie di pasto si trovano anche nel resto del 
trasverso e dopo un certo tempo qualche ac¬ 
cenno anche nel discendente e nel sigma, 
però domina la stasi nel tratto cieco-ascen¬ 
dente anche per tre o quattro giorni. Fatta 
astrazione dai casi in cui la stipsi ascendente 
e di natura meccanica, in cui Farresto è molto 
più netto a livello dell’ostacolo, bisogna anche 
qui pensare che la zona sfinterica della por¬ 
zione iniziale del trasverso rappresenti una ga¬ 
ranzia della normale funzione del tratto a 
monte. Per lo Schmidt l’eccessiva utilizzazio¬ 
ne della cellulosa per la mancanza dello sti¬ 
molo meccanico di essa sul cieco ed ascen¬ 
dente, ne sarebbe la causa fondamentale. Però 
io mi sono domandato spesso se la deficienza 
dei residui di cellulosa che si riscontra nelle 
feci in tutte le forme di stitichezza e partico¬ 
larmente nella forma ascendente non debba 
considerarsi in molti casi la conseguenza del 
lungo ristagno nel cieco-ascendente piuttosto 
che la causa di esso. Nè il fatto contrario che 
cioè in molti casi un eccesso di introduzione 
di cellulosa spesso vince la stitichezza può es¬ 
sere un argomento in favore. Non c’è dub¬ 
bio che un eccesso d’introduzione di cel¬ 
lulosa, coll’aumento di volume del conte¬ 
nuto del coOon che spesso determina bru¬ 
scamente per la stimolazione della peristal¬ 
si anche delle ultime anse del tenue, pos¬ 
sa provocare un vivace riflesso mienterico e 


[Anno \it m . ]2 ì 


SEZIONE PRATICA 


439 


quindi favorire il trasporto del contenuto del 
colon. Quando si pensi però che i digiunatoli 
di professione hanno una defecazione quotidia¬ 
na e che i popoli esclusivamente carnivori (p. 
es. esquimesi, indiani del Nord non civiliz¬ 
zati) non soffrono di stipsi, bisogna pensare 
che la cellulosa per sè non rappresenti un ele¬ 
mento indispensabile alla peristalsi del colon. 
Probabilmente sono i prodotti della sua scom¬ 
posizione batterica (acido lattico, acido acetico, 
acido carbonico, ecc.) che determinano il ri¬ 
lasciamento dello sfintere di Camion; difatti 
i popoli carnivori hanno bisogno d’introdur¬ 
re notevoli quantità di grassi, giacche gli a- 
cidi grassi in eccesso che sfuggono al proces¬ 
so di saponificazione favoriscono il traspor¬ 
to lungo il colon; ciò risulta anche dall’e¬ 
sperienza quotidiana che dimostra che una 
dieta molto ricca in grassi in alcuni individui 
piovoca diarrea. In casi di alimentazione mol¬ 
to ricca di sostanze vegetali, che si consiglia 
nella stitichezza, si raccomanda anche un’ab¬ 
bondante introduzione di olio: nei casi in cui 
si ottiene l’effetio desiderato (se sopratutto la 
stitichezza è de] tipo prossimale, in cui è su¬ 
peri Ina una lubrificazione perchè si tratta di 
un ristagno di feci liquide) bisogna ammet¬ 
tere che l’olio agisca col meccanismo sudde- 
scntto. 

Oltre che nella dieta carnea, anche in una 
dieta esclusivamente vegetariana o latteo-ve- 
getariana, la stitichezza è eccezionale; c’è per¬ 
ciò da domandarci se l’alimentazione mista 
non rappresenti un fattore molto più dannoso 
al funzionamento del colon che non un’ali¬ 
mentazione puramente vegetariana o pura¬ 
mente carnea. La stitichezza potrebbe perciò 
m molti casi considerarsi come una manife¬ 
stazione d’inadattabilità a quel tipo di alimen¬ 
tazione stabilitasi nel corso dell’evoluzione 
man mano che l’uomo è passato da un’ali¬ 
mentazione esclusivamente animale a un’ali¬ 
mentazione mista. Quello che ad ogni modo 
risulta dalle considerazioni suesposte è che il 
problema della dietetica delle affezioni del co- 
on bisogna affrontarlo caso per caso non do¬ 
minati daU’incubo dei pericoli dell’alimenta¬ 
zione carnea. 

Un altro pregiudizio che ostacola una vi¬ 
sione obbiettiva di tale problema è il preteso 
antagonismo tra fermentazione e putrefazio¬ 
ne nel colon ascendente, antagonismo che se 
ha un certo valore in laboratorio, come ha di¬ 
mostrato Metchnikoff, e ancora maggiore dal 
niinto di vista dell’industria farmaceutica, è 
ien ungi dal verificarsi in vivo, dove nume¬ 
rose ricerche hanno dimostrato che i due pro¬ 
cessi decorrono parallelamente. 

rt,p t SS ^ CÌaZ n 0ne d,el P roress ° di putrefazione, 
che porta alla produzione di ammoniaca e di 

recessi di fermentazione della cellulosa, che 

dehn a im * ® p ™ duzione rli sostanze a carattere 
debolmente acido, a seconda delle proporzioni 


in cui avviene, deve modificare quell'optimum 
di acidità necessario a far rilasciare lo sfin¬ 
tere di Lannon; nè si può ammettere che un 
eccesso di alimentazione carnea (a-ssoluto o 
relativo al potere digestivo individuale) possa 
essere controbilanciato da un proporzionale 
aumento di cellulosa, giacché il potere di di¬ 
gestione della cellulosa nell’uomo non è illi¬ 
mitato e un eccesso d’introduzione può pro¬ 
vocare fenomeni irritativi, esagerando una sti¬ 
tichezza o provocando dolori e diarree, su cui 
lo stesso Schmidt ha richiamato l’attenzione 

Da questi dati si comprende la difficoltà dì 
stabilire Voptimum alimentare nella terapia 
della stitichezza perchè per lo più presenta un 
carattere nettamente individuale. 

Bisogna inoltre considerare che, oltre alla 
reazione del contenuto dell’ascendente, anche 
la quantità dei residui alimentari per sè debba 
avere un certo valore per regolare l’apertura 
dello sfintere di Camion: naturalmente il trat¬ 
to ceco-ascendente tratterrà più a lungo un 
materiale ricco di principi alimentari che sia 
sfuggito alla digestione del tenue, in casi in 
cui le alterazioni putrefatte o fermentative 
non siano molto spiccate, in tali casi perciò il 
passaggio ne] trasverso sarà ritardato, come di¬ 
mostra spesso l’osservazione quotidiana: se pe¬ 
lo interverranno intensi processi fermentativi, 
per lo stabilirsi di un brusco riflesso mienteri¬ 
co, avremo scariche diarroiche che si alterne¬ 
ranno con una stitichezza: e questa alternativa 
da stipsi e diarrea è un fenomeno abbastan- 

dente eqUente n ® le Stitichezze del tipo ascen¬ 
di tichezze de] tipo ascendente, oltre che per 
un iperalimentazione assoluta o relativa si 
possono avere anche per ipoalimentazione co¬ 
me si osserva nei convalescenti e nei psico¬ 
patici o in alcune diete facilmente assimilabi- 
1: in tal1 ca ^ il contenuto cecale è scarso e 
non capace di determinare il riflesso miente- 
! ico ; P questo gruppo per alcuni rientrano 
e stitichezze dipendenti da una dieta lattea 
o da una introduzione eccessiva di uova seb- 
bene qui debbono intervenire fenomeni ’corn- 
P .si e d interpretazione variabile nei singoli 

casi. 6 

Stitichezza distale. — In questa forma os¬ 
sei viamo che il colon discendente e il sigma 
vengono raggiunti dal pasto opaco come nor¬ 
malmente entro le 24 ore dall’ingestione; pe¬ 
rò il passaggio di esso nell'ampolla e la defe¬ 
cazione non si provocano che dopo un tempo 
piu o meno lungo. In tale forma si possono 
caie varie possibilità: il cieco o l’ascenden- 
t®, P° ss °uo restare ripieni per un periodo 
pm o meno lungo (forma totale); in altri 
casi ,1 vuotamente del cieco e dellWn- 
dente e piu o meno rapido e il pasto rista¬ 
gna specialmente nel trasverso e ne] di¬ 
scendente (forma trasversale o intermedia); 





440 


a IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 12] 


in altri casi il ristagno è quasi esclusivamen¬ 
te sigmoideo. Una suddivisione però in forma 
totale, trasversale, sigmoidea e distale propria¬ 
mente detta (quando il sigma viene raggiunto 
entro le 24 ore e il vuotamento del cieco e 
dell’ascendente è rapido) è superflua, giacché 
in tutte queste forme il fattore patogenetico 
dominante deve per lo più attribuirsi ad un 
ostacolo al riassorbimento dell’acqua; al più 
si potrà fare una riserva per la forma totale 
o subtotale, alla cui patogenesi debbono inter¬ 
venire anche i fattori descritti a proposito del¬ 
la stitichezza prossimale. 

La funzione fondamentale del colon distale 
è quella del riassorbimento dell’acqua e si 
comprende perciò che i processi infiammatori 
e ulcerativi che turbano i suoi meccanismi 
regolatori sono quelle che con maggior fre¬ 
quenza si accompagnano a diarrea. 

Una delle cause fondamentali che disturba un 
rapido riassorbimento delLaicqua e quindi non 
consente quel grado di consistenza atto a de¬ 
terminare il rilasciamento del tono delle fibre 
circolari del trasverso e discendente a funzio¬ 
ne sfinterica è costituita da un rallentamento 
del circolo portale. Questo potrà dipendere da 
ostacoli nel circolo intraepatico stesso per pro¬ 
cessi a carico del fegato o da qualunque causa 
che aumenti l’iperemia dei visceri addominali, 
per cui le vie di scarico diventano insufficien¬ 
ti; e ciò si comprende facilmente quando si 
pensi che le vie di afflusso dell addome sono 
numerose e in condizioni di modificare rapi¬ 
damente e con facilità la quantità di sangue 
che esse portano nei visceri da esse irrorate 
(o per processi infiammatori o perchè inter¬ 
vengono nella regolazione della pressione ar¬ 
teriosa o per l’iperalimentazione o per l’abuso 
di fumo o di sostanze eccitanti), mentre le vie 
di deflusso (vene sopraepatiche) hanno un 
letto più limitato e specialmente per il fatto 
che le condizioni d’iperemia suddescritte non 
sono per lo più in molti casi controbilanciate 
da un maggiore potere di aspirazione sul cir¬ 
colo addominale per la vita sedentaria che im¬ 
mobilizza quasi il diaframma. Quando si pen¬ 
si che in tutte le condizioni dispeptiche che 
determinano la stipsi prossimale, per la conge¬ 
stione del fegato si determini un rallenta¬ 
mento del circolo intraepatico, si comprende 
■come la stipsi distale si associ e complichi e 
aggravi spesso la precedente. Se la stasi però 
è permanente e di alto grado, come si verifi¬ 
ca nella cirrosi, non tardano a manifestai si 
fatti catarrali secondari che si accompagnano 
a diarrea. 

Il sigma, per le sue anastomosi colle vene 
emorroidarie inferiori, può supplire attraver¬ 
so alla vena cava inferiore alla riutilizzazione 
dell’acqua ed ecco perchè la stitichezza distale 
è quasi sempre prevalentemente sigmoidea., 
bisulta in modo così evidente dalle mie 


esperienze l’importanza che ha il grado di ipe¬ 
remia venosa del colon sul tono degli sfinteri, 
che questo concetto non ha bisogno di ulte¬ 
riori delucidazioni. Questa facilità di riutiliz¬ 
zazione dell’acqua da parte del sigma fa sì che 
le feci diventano troppo secche e perciò deter¬ 
minano una esagerazone del tono dello sfin¬ 
tere retto-sigmoideo fino a uno stato spastico, 
come si può rilevare alla sigmoscopia : si ve¬ 
rifica cioè, come abbiamo visto per la stipsi 
prossimale, che un fattore utile può divenire 
dannoso se la sua azione si esercita in modo 
esagerato. 

Le stipsi sigmoidee che si determinano con 
questo meccanismo, per il circolo vizioso che 
determinano, possono divenire ostinatissime : 
l’iperproduzione di muco vitreo, che si os¬ 
serva in tali casi e che costituisce una esage¬ 
razione della funzione normale del sigma 
(funzioni lubrificante), può rappresentare in 
qualche caso la base di una colite muco-mem¬ 
branosa. Le feci possono ristagnare nel sigma 
anche tre o quattro giorni e le piccole quan¬ 
tità che passano nel retto attraverso lo sfin¬ 
tere contratto presentano aspetto di feci 
di capra (è la stitichezza spastica degli antichi) 
e non sono per lo più atte a provocare il ri¬ 
flesso della defecazione, ovvero determinano la 
defecazione incompleta (stipsi larvata). 

Nei casi di stitichezza distale l’esame sigmo- 
scopico porta molta luce, perchè, accanto allo 
spasmo sfinterico, dimostra un grado di con¬ 
gestione molto accentuato, come si rileva dal¬ 
l’aspetto cianotico della mucosa. Il consiglio 
che si dà abitualmente nei casi di stitichezza 
di stare sul vaso alle stesse ore insistendo in 
sforzi di defecazione, esagerando le condizio¬ 
ni suesposte, può riuscire perciò dannoso in 
tali forme di stitichezza. Anche la lunga sta¬ 
zione eretta è un fattore che può esagerare 
questo ristagno, come pure lo stare seduti 
lungamente specialmente in un lavoro intenso 
con limitazione delle escursioni respiratorie. 

In genere si considerano le emorroidi come 
la conseguenza della stitichezza, ma nella 
massima parte dei casi la stessa causa (conge¬ 
stione addominale) favorisce sia Luna che l’al¬ 
tra condizione morbosa : però ambedue pos¬ 
sono, esercitando un’azione dannosa recipro¬ 
ca, aggravarsi, determinando così un circolo 
vizioso. 

Come abbiamo rilevato a proposito della sti¬ 
tichezza prossimale, le cause antagonistiche 
possono agire nello stesso senso; così, oltre a 
un lento riassorbimento dell’acqua, anche un 
troppo rapido disseccamento delle feci nel 
colon, come si ha nelle profuse sudorazioni, 
nella poliuria, nella limitazione della, introdu¬ 
zione di acqua, nei processi febbrili può fa¬ 
vorire una stitichezza per la difficoltà alla pro¬ 
gressione delle feci lungo il trasverso e il di¬ 
scendente. 


[Anno XXXIX, Num. 12] 


SEZIONE PRATICA 


441 


La stasi venosa del colon resta però una 
delle cause fondamentali di questo tipo di sti¬ 
tichezza. 

Dischezia. — Normalmente la ripienezza 
dell’ampolla rettale provoca una serie di 
riflessi, che vanno dal retto-colico al rilascia¬ 
mento degli sfinteri anali e al rilasciamento 
dello sfintere retto-sigmoideo, a cui si aggiun¬ 
ge la spinta volontaria dei muscoli addomi¬ 
nali e del diaframma: in molti casi per l’ane¬ 
stesia rettale il riflesso manca e le feci si ac¬ 
cumulano nell’ampolla talora in tale quantità, 
che è necessario un vuotamento manuale nei 
vecchi o negl’individui degenti in letto da mol¬ 
to tempo. In altri casi è lo spasmo dello sfinte¬ 
re retto-sigmoideo che permette solo la fuo¬ 
riuscita di piccole scibale, che col loro scarso 
volume non sono in grado di provocare il ri¬ 
flesso; questa forma naturalmente rientra nel¬ 
la formia di stitichezza distale. Qui osserviamo 
frequentemente il fenomeno della stitichezza 
incompleta o larvata : i pazienti dopo la defe¬ 
cazione hanno la sensazione che essa sia sta¬ 
ta insufficiente, sensazione che è giustificata; 
difatti un clistere praticato dopo la defecazio¬ 
ne permette la fuoriuscita di notevole quanti¬ 
tà di feci solide e secche. Esiste infine un 
terzo meccanismo determinante la stitichezza 
terminale o dischezia ed è dovuto a uno spa¬ 
smo dello sfintere rettale secondario a ragadi 
o noduli emorroidari. 

Nel primo caso il riflesso retto-colico non 
si provoca per una insensibilità della mucosa 
e per scarsa contrattilità del colon. 

Per alcuni autori la dischezia dipenderebbe 
dal trascurare fin da ragazzi la regola della de¬ 
fecazione, per cui la sensibilità rettale si ot¬ 
tunde: se così fosse la dischezia sarebbe mol¬ 
to più frequente di quello che s’incontra prati¬ 
camente. Teoricamente però ciò è possibile an¬ 
che perchè nel .trattenere la defecazione si può 
avere uno spostamento a ritroso delle feci che 
possono in alcuni casi giungere fino al colon 
trasverso: tali condizioni, se ripetute a lungo, 
possono perciò disturbare il normale funzio¬ 
namento del colon distale. Però non bisogna 
dim enti care che, in vista di tale pericolo, spes¬ 
so si consiglia d’insistere in lunghi e spesso 
inani sforzi di defecazione, che, aumentando 
la congestione addominale, possono esagera¬ 
re il disturbo. 

L’essermi diffuso a lungo sul fattore alimen¬ 
tare e sulle alterazioni del riassorbimento del¬ 
l’acqua nelle genesi della stitichezza non si¬ 
gnifica volere affermare che tali fattori siano 
gli unici; l’importanza che scaturisce dalle 
considerazioni esposte dimostra però che nel 
problema della stitichezza essi rappresentano 
un fattore dominante, tanto più che il rias¬ 
sorbimento dell’acqua, come risulta dalle mie 


ricerche, è intimamente connesso colla velocità 
della circolazione addominale, la quale regola 
anche le proprietà elementari della fibrocel- 
lula muscolare liscia. 'La istipsi anafilattica 
probabilmente è da riferirsi ad uno spasmo 
delle ramificazioni portali intraepatiche e quin¬ 
di rientrerebbe nella forma suddetta. 

Ho anche accennato aU’importanza dei fat¬ 
tori individuali e costituzionali sia dovuti a 
prevalenze o> deficienze endocrine che alla 
maggio-re o minore quantità di ione calcio 
circolante nel sangue: essi possono inter¬ 
venire esaltando e neutralizzando l’azione 
dei fattori alimentari o circolatori. Così, 
per esempio, sappiamo che, perchè si pro¬ 
vochi il riflesso gastro-colico, è necessario 
un notevole grado di eccitabilità delle fi- 
brocellule muscolari del cieco e dell’aiscen- 
den.te dipendente da condizioni insite nelle 
fibrocellule muscolari stesse o da esaltazioni 
di essa per cause chimiche. A proposito di ri¬ 
flesso gastro-colico bisogna anche accennare 
che, finché non sarà bene studiato sperimen¬ 
talmente il meccanismo delle ripercussioni 
sulla motilità del colon di organi lontani, non 
bisogna attribuirle senz’altro a fenomeni ri¬ 
flessi, giacché può non trattarsi di fatti rifles¬ 
si ma di fenomeni di altra natura: così per 
esempio il riflesso gastro-icolico per alcuni 
non sarebbe un vero riflesso, ma dipendereb¬ 
be dalla propagazione della peristalsi gastrica 
fino al colon per inibizione della zona di bloc¬ 
co situata nella valvola ileo-cecale : così molte 
stitichezze in rapporto ad affezioni della cisti¬ 
fellea o dei genitali femminili, attribuite abi¬ 
tualmente a fatti riflessi, potrebbero dipende¬ 
re dallo stato di iperemia da esse determinato 
sulle pareti del colon. 

Anche i rapporti che esistono tra stitichez¬ 
za e affezioni del sistema nervoso centrale 
molte volte sono complessi e il loro mecca¬ 
nismo ancora sfugge all’analisi. 

Stipsi e colite. — La (Stitichezza che si ac¬ 
compagna talora alla colite cronica va trat¬ 
tala a parte perchè si può trovare in una zona 
di confine tra le forme organiche e le fun¬ 
zionali. Un lieve stato catarrale del colon 
può esagerare il tono sfinterico e quindi de¬ 
terminare un tipo di stitichezza che è del tipo 
con cui frequentemente si presenta la stiti¬ 
chezza abituale. Da queste forme si passa per 
gradi agli stati spastici infiammatori, alle pe¬ 
ricoliti e alle stenosi organiche. Data però la 
difficoltà di distinguere le lievi forme di co¬ 
lite e il grado lieve di infiammazione del co¬ 
lon che si accompagna alla stitichezza abi¬ 
tuale (sia per il ristagno di materiale non di¬ 
gerito ed irritante o per l’uso continuato dei 
purganti) si comprendono le difficoltà delle 
diagnosi e dell’indirizzo terapeutico: difficoltà 
che possono essere superate solo con studio 


442 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 12] 


accurato e sereno del caso all’infuori di pre¬ 
concetti o semplicismi non fondati su base 
scientifica. 

Terapia. 

Dal punto di vista terapeutico risalta subito 
all’occhio dalle considerazioni suesposte che, 
qualunque sia il meccanismo che è a base del¬ 
la stitichezza, una igiene alimentare è il fon¬ 
damento della cura, perchè le alterazioni 
digestive che modificano l’ambiente interno 
intestinale e provocano stasi e iperemie visce¬ 
rali, anche se di per sè non bastano in alcuni 
casi a giustificare il disturbo, 1’aggravano 
sempre. 

L’ostinazione a voler curare ogni tipo di sti¬ 
tichezza coll’introduzione di sostanze inerti co¬ 
me agar-agar o un eccesso di cellulosa in mol¬ 
ti casi aggrava il disturbo: ogni individuo ha 
un optimum di digeribilità dei vari alimenti 
che va saggiato caso per caso: ad ogni modo 
un aumento della introduzione dei grassi e 
sopratutto dell'olio di oliva (che come cola¬ 
gogo favorisce la decongestione epatica e quin¬ 
di il circolo addominale) è in qualche caso in¬ 
dicato. La cellulosa in forte quantità la consi¬ 
glieremo esclusivamente nelle stitichezze del 
tipo prossimale se non esistono fatti infiam¬ 
matori : ma quando non si ottengono risul¬ 
tati rapidi e duraturi è meglio abbandonar¬ 
la. Diffidare poi dei preparati farmaceutici 
che si dicono a base di sostanze inerti, come 
l’agar-agar, che dovrebbero agire per il volu¬ 
me, giacché la dose che se ne somministra 
è talmente piccola che si è costretti a mesco¬ 
lare con lassativi che a lungo possono essere 
pericolosi. Se bastasse una sostanza inerte per 
sè a stimolare- la defecazione, il solfato di ba¬ 
rio somministrato per l’esame radiologico do¬ 
vrebbe costantemente provocare diarrea. Uno 
studio coprologico può in qualche caso orien¬ 
tare sul tipo di alimentazione che deve predo, 
minare, deducendolo dalla quantità e dalta 
qualità dei residui indigeriti. 

Una scelta razionale del tipo di alimenta¬ 
zione, se vale in modo speciale nelle stitichez¬ 
ze del tipo prossimale, ha una importanza no¬ 
tevolissima anche in quelle del tipo distale, 
perchè la congestione dei visceri addominali 
è quasi sempre la conseguenza di un’alimen¬ 
tazione inadeguata e si accompagna costan¬ 
temente a un ostacolo al circolo portale. 

I due tipi estremi delle costituzioni morfo¬ 
logiche, il longitipo e il brachitipo hanno uno 
scarso potere di aspirazione toracica e quindi 
sono esposti ai pericoli di una stitichezza di¬ 
stale che si stabilisce o si esagera quando in¬ 
tervengono altri fattori ad esaltarla, quali la 
vita sedentaria, l’alimentazione incongrua, l’a¬ 
buso del fumo e dei purganti. Nel periodo 
postbellico si è verificato un aumento della 
stitichezza in quegUindividui che, abituati ad 
una vita attiva e conseguente iperalimentazio¬ 


ne, furono poi costretti ad una vita sedentaria. 
In molti casi una limitazione dell’alimentazio¬ 
ne ed un modico esercizio fisico, che attivi la 
funzione aspiratrice del torace e sviluppi La fun¬ 
zione diaframmatica, può determinare scom¬ 
parsa dei disturbi. La ginnastica respiratoria 
metodica fatta secondo i vari metodi non è 
adatta al temperamento di noi italiani; è op¬ 
portuno perciò consigliare un esercizio at¬ 
traente, come tennis, calcio, canottaggio; 
quando questo non sia possibile, è meglio con¬ 
sigliare delle passeggiate quotidiane .per com¬ 
battere i pericoli del sedentarismo determinati 
dalla facilità dei mezzi di trasporto, quali 
automobile e ferrovia. Le stitichezze dei viag¬ 
gi in ferrovia sono un fatto di osservazione 
quotidiana e sono quasi sempre dovute a con¬ 
gestioni addominali; basta pensare alla fre¬ 
quenza dell’erezione del pene che si osserva 
nei lunghi viaggi, specialmente se fatti in im¬ 
mobilità più o meno completa. 

Il massaggio addominale che si consiglia co¬ 
stantemente in tutti i trattati non credo abbia 
alcuna importanza terapeutica nella stipsi: in 
seguito alle manovre palpatone non si osserva 
mai nel colon la minima progressione del con¬ 
tenuto come qualche volta si vede all’esame 
radiologico per lo stomaco, dove un massag¬ 
gio adeguato può favorire il passaggio gastro- 
duodenale. 

Se nei pletorici ipernutriti è consigliabile 
la dieta e il digiuno, bisogna ricordare che in 
molti casi l’iponutrizione mantiene la stiti¬ 
chezza; molte stitichezze dei melanconici, han¬ 
no questa genesi. Un’alimentazione costituita 
quasi esclusivamente di materiale di facile as¬ 
sorbimento, specialmente in individui di forte 
potere digestivo, porterà le stesse conseguenze. 

Oltre al fattore alimentare e all’attivazione 
del circolo refluo-addominale bisogna tenere 
in considerazione i fattori che possono agire 
sulla eccitabilità della fibrocellula muscolare : 
accenno qui solo all’uso della tiroidina. In 
individui che nella seconda metà della vita e 
nella menopausa tendono ad ingrassare e pre¬ 
sentano un abbassamento del metabolismo ba¬ 
sale, una secchezza della cute e una facile stan¬ 
chezza è giustificato un tentativo con piccole 
dosi di tiroidina; ciò non significa voler iden¬ 
tificare la stitichezza coll’ipotiroidismo come 
alcuni vorrebbero. Dalla mia esperienza risulta 
che il numero dei malati che risentono van¬ 
taggi dall’uso della tiroidina per la loro stiti¬ 
chezza è eccezionale : lo stesso posso afferma¬ 
re per l’ipofisina, che secondo alcuni avrebbe 
il potere di esaltare i grandi movimenti del 
colon. 

La stipsi premestruale è forse più in rap¬ 
porto colla congestione addominale che con 
un vero disturbo endocrino. 

Il calcio in alcuni casi esagera la stitichez¬ 
za: in casi di stati spastici infiammatori si 
vede però qualche volta attenuarla. 


[Anno XXXIX, Ntjm. 12] 


SEZIONE PRATICA 


443 


Teoricamente sarebbe l’ideale curare la sti¬ 
tichezza senza l’uso di lassativi, purtroppo però 
non se ne può fare a meno, anzitutto perchè 
si conoscono ancora troppo poco le condizioni 
che regolano la progressione delle feci lungo 
il colon, di cui io ho cercato di mettere in lu¬ 
ce solo alcuni aspetti, secondo me, più impor¬ 
tanti, e poi perchè i malati vengono già dal 
medico dopo avere abusato di tutte le risorse 
meno adeguate e meno fisiologiche per ovvia¬ 
re al disturbo. Perciò in molti casi non si può 
fare a meno di ricorrere ai lassati^ o ai cli¬ 
steri; è dovere del medico però sceglierli a se¬ 
conda del loro meccanismo di azione e del 
tratto del colon su cui hanno azione elettiva. 

La distinzione perciò nelle grandi linee in 
stitichezza prossimale o distale, oltre che giu¬ 
stificata dal punto di vista della fisiologia e 
fisiopatologia, ha una grande importanza dal 
punto di vista terapeutico, non solo per una 
direttiva igienico-dietetica come abbiamo vi¬ 
sto testé, ma anche per la terapia medicamen¬ 
tosa. In linea di massima si può dire che men¬ 
tre i lassativi sono indicati specialmente nelle 
forme di stitichezza prossimale, i clisteri tro¬ 
vano le loro indicazioni nella stitichezza dista¬ 
le, però possono anche adoperarsi in forme 
di stitichezza prossimale, mentre gli altri nel¬ 
le forme di stitichezza a tipo prevalentemente 
distale possono essere inutili o dannosi. 

I purganti salini nella stitichezza cronica 
abituale, specialmente le" cure generose fatte 
nelle stazioni balneari, sono per lo più dan¬ 
nosi, e, usati a lungo, determinano sempre 
processi infiammatori che si osservano anche 
dopo il lungo uso della magnesia usta che è 
il più blando di tutti i purganti salini. Si os¬ 
serva costantemente in seguito al loro abuso 
aumento di stitichezza, emorroidi e disappe¬ 
tenza. Per cure di breve durata, specialmente 
associate a brevi periodi di digiuno, possono 
essere indicati sopratutto nelle affezioni epa¬ 
tiche e renali. Nelle stitichezze mantenute da 
una congestione dei visceri addominali som- 
ministrati a piccolissime dosi (una punta di 
cucchiaino ogni due o tre mattine di sali di 
Karlsbad) possono portare talora vantaggi per 
l’azione decongestionante che hanno sul fe¬ 
gato. 

II principio con cui agiscono i purganti sa¬ 
lini è ben noto dal punto di vista farmacolo¬ 
gico; esso è basato sul fatto che, mentre i clo¬ 
ruri, bromuri e ioduri passano con grande 
facilità attraverso le pareti intestinali, a meno 
che non si tratti di soluzioni fortemente iper- 
toniche, molti sali alcalini e sopratutto ter¬ 
rosi, non solo si assorbono con difficoltà, ma 
impediscono che l’acqua esistente nell’intesti¬ 
no, venga assorbita; se la loro azione si limi¬ 
tasse a questo, potrebbero rappresentare una 
cura ideale della stitichezza in rapporto colla 
pletora addominale, perchè, aumentando atti¬ 
vamente la massa intestinale, provocherebbero 


un riflesso mienterico limitato prevalente¬ 
mente al colon distale; però bisogna tenere 
in conto l’azione irritante, non solo delle so¬ 
luzioni stesse, ma dei prodotti di scomposi¬ 
zione dei solfati per opera dei batteri intesti¬ 
nali che producono idrogeno solforato, che ha 
un’azione molto irritante sulle pareti dell’in- 
t est ino. 

I lassativi meno dannosi sono quelli del 
gruppo deH’anlrachinone, quali cascara, ra¬ 
barbaro, senna e aloe e fenoftaleina e loro de¬ 
rivati (peristaltina, istizina, cascarol) ; la loro 
scelta va molto regolata secondo le idiosin¬ 
crasie individuali. Essi esplicano la loro azio¬ 
ne sulle ultime porzioni dell’ileo e sul colon 
prossimale, come risulta dalle mie ricerche 
radiologiche; rappresentano perciò i lassativi 
ideali nella stipsi prossimale. 

Oltre a un’azione leggermente irritante sul¬ 
la mucosa, tanto che con piccole dosi si ren¬ 
de manifesto il riflesso gastro-colico, come ri¬ 
sulta dalle mie osservazioni, con dosi lassati¬ 
ve deve intervenire uno stimolo nella musco¬ 
latura e conseguente svuotamento rapido del 
tenue che provoca un grande movimento pe 
ristaltico. 

Se esiste una stipsi prevalentemente distale 
tali rimedi in molti casi o non sono efficaci 
o provocano dolori. Non sono in grado però 
di provocare fenomeni inffiammatori : questi 
sono frequenti nel gruppo dei drastici, (co¬ 
loquintide, podofillina, olio di croton, ecc.), 
che hanno un’azione fortemente irritante sul¬ 
la mucosa intestinale e quindi il loro uso de¬ 
ve essere consigliato solo per brevi periodi, 
giacché possono determinare anche emorragìe 
ed essudato purulento. 

E’ dovere del medico di conoscere la com¬ 
posizione delle infinite pillole per consigliare 
ai pazienti quelle a base di rabarbaro, Sen¬ 
na, fenolftaleina, alternandole nella loro som¬ 
ministrazione; limitando in modo specia¬ 
le la fenolftaleina che col lungo uso può 
determinare lesioni renali od epatiche. Quin¬ 
di, meno casi eccezionali, i lassativi idea¬ 
li sono rappresentati dal rabarbaro, Senna 
e cascara, a cui si deve aggiungere l’o¬ 
lio di ricino, che, a piccolissime dosi, in 
tutte le forme di stipsi prossimale si può con¬ 
sigliare senza danno ; il suo meccanismo di 
azione è ben noto e si esplica specialmente sul 
tenue senza irritarlo in virtù della dissocia¬ 
zione operata dal succo pancreatico che lo 
scinde in glicerina e acido ricinico; la parte 
oleosa non scissa e saponificata per azione del¬ 
la bile aiuta meccanicamente l’azione purga¬ 
tiva lubrificando e proteggendo il tenue. 

Dell’olio di paraffina e sue preparazioni og¬ 
gi in gran voga io non posso dirmene un en¬ 
tusiasta, almeno nelle stitichezze del tipo a- 
scendente, dove, trattandosi di materiale li¬ 
quido,, non c’è bisogno di lubrificazione ; di¬ 
fatti spesso i pazienti si lamentano della sua 





444 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 12} 


fuoriuscita non accompagnata da emissioni di 
feci; per le stipsi del tipo distale, dove una lu¬ 
brificazione potrebbe essere utile, mi doman¬ 
do se vale la pena di somministrare un pro¬ 
dotto nauseante, quando si può supplire con 
piccoli clisteri oleosi che esplicano un’azione 
diretta spesso definitiva: prescindo natural¬ 
mente dalle preoccupazioni finora teoriche, 
finche le statistiche non avranno provato il 
contrario, della disposizione al cancro che i 
derivati del catrame favorirebbero. 

Nella stitichezza del tipo distale ma spesso 
anche in quella prossimale, alternata coi 
lassativi, una terapia consigliabile è quella 
dei clisteri. Come si può osservare radio¬ 
logicamente, la somministrazione di acqua 
per clistere determina un rilasciamento im¬ 
mediato, non solo delle zone sfinteriche, 
ma di tutta la muscolatura circolare del co¬ 
lon, che perciò assume l’aspetto di un salsic¬ 
ciotto uniforme; per azione di massa e per la 
dilatazione brusca che determina, provoca un 
riflesso mienterico a cui segue la defecazione. 

I clisteri debbono essere di acqua semplice 
o di infuso di camomilla; l’aggiunta di sapo¬ 
ne o altre sostanze irritanti, può usarsi solo 
in piccola dose e in via transitoria. Nelle sti¬ 
tichezze del tipo sigmoideo, caratterizzate dal¬ 
la estrema secchezza delle feci, conviene pra¬ 
ticare le piccole pere di olio, a cui si aggiun¬ 
ge dopo un certo tempo un clistere di acqua, 
se il primo non ha dato risultato. Purtroppo 
l’uso dei clisteri urta contro la difficoltà del¬ 
l’incomodo che provocano, e perciò sono sem¬ 
pre meno preferibili per i pazienti alla som¬ 
ministrazione di una pillola lassativa, ma sic¬ 
come essi esercitano un’azione definitiva te¬ 
rapeutica, specialmenite quelli di olio, con¬ 
viene praticarli per brevi periodi alternati a 
lassativi leggeri o associati a somministrazione 
di olio di paraffina. 

In casi di dischezia a tipo spastico s’im¬ 
pone la cura delle emorroidi o delle ragadi : 
nel tipo atonico suppositori di gli,corina che 
esaltino la sensibilità del retto, spesso alter¬ 
nati a lassativi per rendere più eccitabile il 
colon : non bisogna però abusare di glicerina 
che può determinare proctiti. In qualche ca¬ 
so ottimi risultati si hanno coll’uso di micro¬ 
clisteri di acqua ossigenata al 3 per mille, che 
possono consigliarsi anche nelle forme di sti¬ 
psi discendente. 

Speciali indicazioni terapeutiche richiedono 
le stipsi complicate (emorroidi, coliti etc.) su 
cui sarebbe troppo lungo diffondermi. 

Le conclusioni a cui portano le mie consi¬ 
derazioni sono le seguenti : 

1) La stitichezza solo in alcuni casi è 1 e- 
sicessione di un eccesso di digestione che va 
curata con abbondante introduzione di cellu¬ 
losa. Questo sistema di cura in moltissimi ca T 
si è inutile e in qualche caso anche dannoso; 

2) spessissimo la stitichezza è la manife¬ 


stazione di una digestione incompleta, è un 
meccanismo di difesa dell’organismo e la ve¬ 
diamo in tali casi spesso alternarsi a diarrea: 
in tali casi una selezione degli alimenti e 
forse la somministrazione di fermenti dige¬ 
stivi attenua, meglio che altri mezzi, il di¬ 
sturbo; 

3) in alcuni casi la stitichezza è dipen¬ 
dente da una alimentazione inadeguata : un o- 
rientamento netto delLalimentazione in un 
senso carnivoro o vegetale può dare dei risul¬ 
tati insperati; non bisogna ad ogni modo trin¬ 
cerarsi dietro i pregiudizi dei pericoli di una 
alimentazione carnea. L’alimentazione carnea 
è dannosa quando è eccessiva, ma se mode¬ 
rata, in alcuni individui, forse in stato di scar¬ 
sa evoluzione funzionale dell’apparecchio di¬ 
gerente, è la sola tollerata; 

4) molte stitichezze guariscono attivando 

la circolazione addominale; non bisogna mai 
dimenticare che il territorio di irrorazione del¬ 
l’addome è illimitato per quel che rappresen¬ 
tano le vie di afflusso e a risorse non molto 
estese per quel che si riferisce alle vie di de¬ 
flusso; •» 

5) quando si sospetta un rallentamento 
degli scambi nutritivi, sopratutto se esiste un 
abbassamento del metabolismo basale, convie¬ 
ne tentare la tiroidina; 

6) data la saltuarietà dei grandi movi¬ 
menti peristaltici spontanei è bene educare 
l’alvo alle defecazioni alla stessa ora per fa¬ 
vorire la produzione di Tifiessi condizionali, 
ma non insistere in sforzi inefficaci; 

7) non somministrare lassativi senza aver 
prima provato a lungo una cura igienico-die- 
tetica; 

8) come lassativi ricorrere meno che sia 
possibile ai lassativi salini per la paresi o le 
infiammazioni che determinano consecutiva- 
mente : evitare i drastici. Meglio ricorrere ai 
lassativi del gruppo dell’antrachinone alter¬ 
nativamente ai clisteri, che dovranno invece 
dominare nelle stitichezze distali. Non abu¬ 
sare di lassativi negli iponutriti, dove alcune 
volte un’alimentazione ricca cura la stiti¬ 
chezza. 

Una cura razionale della stipsi deve rivol¬ 
gersi alle cause determinanti e sopratutto a 
una perfetta utilizzazione degli alimenti. 

Risolvere il problema con operazioni sui ner¬ 
vi è antifisiologico e gli effetti sono puramen¬ 
te transitori; lo stesso si deve dire per le co- 
lec.tomie, meno nei casi in cui esista un osta¬ 
colo meccanico. Se la stitichezza abituale nel¬ 
la massima parte dei casi rappresenta un mec¬ 
canismo di economia fisiologica è naturale 
che l’organismo cercherà, finché gli sarà pos¬ 
sibile, di utilizzare dopo gl’interventi le risor¬ 
se di cui dispone e spesso osserveremo con¬ 
dizioni uguali alle precedenti, talora aggra¬ 
vate. 


[Anno XXXIX, Num. 12.' 


SEZIONE PRATICA 


445 


TECNICA CHIRURGICA 

Clinica Chirurgica della R. Università di Cagliari. 

La Me. Burney trasformata in incisione 

a lembi. 

Prof. G. Baggio. 

Ho inteso spesso Lamentare che l’incisione 
di Me. Burney apra una breccia troppo limi¬ 
tata, la quale obbliga a lavorare entro un poz¬ 
zo, il più delle volte sulla sola guida del tat¬ 
to anziché su quella della vista. E, in verità, 
se ci si .riferisce ad operazioni per appendici¬ 
te anziché ad appendicectomie, bisogna rico¬ 
noscere che il rimarco è giusto. 

Ma bisogna pure riconoscere che la Me. 
Burney ha, di contro, il grandissimo vantag¬ 
gio di essere un’incisione eminentemente to¬ 
pografica. 

Gran parte della facilità operatoria — sia 
quale si vuole l’operazione da eseguirsi — di¬ 
pende dall’incisione di accesso. Questa, a sua 
volta, tanto più risponde allo scopo quanto 
più corrisponde esattamente al campo opera¬ 
torio in profondità. 

Ora, la Me. Burney cade sul cieco: dal cie¬ 
co si trova certamente l’appendice, per quan¬ 
to possa avere impianto anomalo o direzioni 
strane; e se si pensa che alle volte bisogna 
ricercarla prima di trovarla, pure avendo il 
cieco fra le dita, si deve convenire che il di¬ 
rigersi all’appendice attraverso una incisione 
che guidi direttamente al cieco equivale bat¬ 
tere la via migliore. 

Perciò io uso, e ho sempre usato la Me. 
Burney, apprezzandola tanto più quanto più 
sono complesse le alterazioni che essa mi pa¬ 
lesa: e non capisco invece la distinzione che 
fanno alcuni operatori, di usare la Me. Bur¬ 
ney per l’appendicite a freddo, la pararettale 
per 1 appendicite a caldo. Ma, se per operare a 
caldo intendiamo pure, come si deve inten¬ 
dere finché è possibile, asportare l’appendi¬ 
ce, maggiormente si dovrà mirare in tali cir¬ 
costanze a raggiungere quest’organo per la 
via più breve : che è quella che abbiamo det¬ 
to, cioè la viia diretta al cieco, mentre la pa¬ 
rarettale ci porta invece medialmente al cie- 
co, in piena massa del tenue, che bisogna 
spostare a sinistra. Se, invece, all’intervento 
si chiede di dominare ampiamente la flogosi 
due sono le evenienze che possono presen¬ 
tarsi : o la flogosi ha sconfinato dalla fossa 
iliaca o dal fianco, e in tal caso non è più 
da una pararettale che si può giungere allo 
scopo, ma sarà necessaria l’incisione media¬ 
na; o si tratta ancora di una peritonite circo¬ 


scritta a destra, e in questo secondo caso è 
sempre dalla regione del cieco che torna op¬ 
portuno iniziare le nostre manovre. 

Difatti, la dissociazione dei fasci muscolari 
del piccolo obliquo e del trasverso, che forma 
il tempo fondamentale della Me. Burney può 
tessere completata /dall’incisione pararettale. 
In tal modo si ottiene uno spazio assai am¬ 
pio e si realizza in primo tempo il beneficio 
di orientamento e di risparmio per le zone 
limitrofe, che alla sola parareltale non si sa¬ 
rebbe potuto chiedere. 

Ora, preparare questa associazione delle 
due incisioni secondo il concetto più anato¬ 
mico, e nello stesso tempo ricavare dalla Me 
Burney tutto lo spazio che può dare in pro¬ 
fondità da sola — spazio assai maggiore di 
quello che si ricavi di solito — furono i due 
obbiettivi che mi guidarono quasi inavverti¬ 
tamente ad utilizzare la incisione in modo 
alquanto diverso dall’usuale: per cui si rea¬ 
lizza la relativa trasformazione accennata nel 
titolo di queste pagine, e consistente nella 
formazione di lembi. 

Più precisamente, è uno il lembo che dà 
caratteristica alla mia esecuzione, ed è un 
lembo di cute e di aponevrosi e anche di fa¬ 
sci muscolari, del grande obliquo, risultante 
da un’incisione arcuata con convessità late¬ 
rale, in luogo dell’incisione rettilinea. Al pa¬ 
ri di questa, anche l’incisione arcuata è al¬ 
quanto obliqua, col ramo inferiore dell’ar- 
co parallelo all’arcata crurale, ed ha il suo 
punto di mezzo all’altezza e in prossimità del¬ 
la spina iliaca anteriore-superiore. Il lembo 
aponevrolico viene scollato dal sottostante 
piano del piccolo obliquo e dal margine late¬ 
rale della guaina del muscolo retto fin dove 
l’aponevrosi si fonde con questa guaina. Al¬ 
lora, con piccola trazione divaricante sul mar¬ 
gine laterale dell’aponevrosi, ossia della brec¬ 
cia aponevrotiaa, si mette allo scoperto tutta 
1 estensione trasversale del piccolo obliquo e 
della sua aponevrosi che passa a far guaina 
al retto. 

Su questo piano ampiamente esposto si pra¬ 
tica il tempo fondamentale dell’incisione, 
cioè si apre la via trasversa a spese dei musco¬ 
li suddetti, della fascia transversalis e delle 
aponevrosi per le quali i muscoli stessi van¬ 
no ad inguainare il muscolo retto, si pratica 
cioè un apertura che si estende esattamente 
dalla spina iliaca anteriore superiore alla li¬ 
nea di fusione dell’aponevrosi del grande obli¬ 
quo con la guaina del retto. 

Se ora si divaricano e si sollevano i mar¬ 
gini di questa breccia trasversale, si può scoi- 


44G 


« IL POLICLINICO.» 


[Anno XXXIX, Ntjm. 12' 


Lare agevolmente la fascia transversalis dal 
peritoneo, in alto e in basso, e si mette allo 
•scoperto una estensione di peritoneo suffi¬ 
ciente per una incisione longitudinale^ di es¬ 
so che misuri dieci e più centimetri. Natural¬ 
mente, il rilasciamento muscolare deve essere 
completo. 

Attraverso una breccia peritoneale di que¬ 
sto genere si possono compiere agevolmente, 
sotto il controllo visivo, tutte le manovre ri¬ 
chieste per una qualsiasi flogosi di appendi¬ 
ce in sede normale. 

Se, invece, l’appendicite si estende molto in 
alto o molto in basso, in particolar modo se 
ha sede latero-posterione rispetto al cieco e di¬ 
rezione ascendente, oppure se è disposta di 
traverso ed è fissata col suo apice verso la li¬ 
nea mediana, si può godere ancora del bene¬ 
ficio del controllo visivo incidendo verso l’al¬ 
to o verso il basso o medialmente. Le inci¬ 
sioni in alto ed in basso formano altrettanti 
lembi angolari a spese del secondo strato del¬ 
la parete addominale. 

Ma per l’agevolazione che viene data dal 
lembo aponevrotico soprastante, lanche que¬ 
ste incisioni sussidiarie possono essere ese¬ 
guite con qualche artifizio di utilità. Le in¬ 
cisioni longitudinali vengono eseguite cioè, 
non sulle aponevrosi del piccolo obliquo e 
del trasverso, ma sulle due pagine del mu¬ 
scolo retto, sulla pagina anteriore prima e sul¬ 
la pagina posteriore o sulla fascia transversa¬ 
lis poi, quando il muscolo sia stato spostato 
medialmente. L’incisione trasversale è favo¬ 
rita dalla scopertura del muscolo retto ese¬ 
guita in precedenza. 

Il lembo del grande obliquo permette già 
originariamente una discreta estensione delle 
incisioni longitudinali, ma se essa non fosse 
sufficiente, non si ha che da ampliare quel 
lembo in alto o in basso come si voglia. 

Ora, l’incisione sulle due pagine della guai¬ 
na del retto ha il vantaggio — rispetto all’in- 
cisione pararettale propriamente detta — di 
una ricostruzione più solida, e il lembo del 
grande obliquo aggiunge un duplice benefi¬ 
cio: 1° di coprire le sottostanti suture la¬ 
sciandole lontane da quella che sarà la sua su¬ 
tura, il che equivale a dare ai singoli piani 
la loro resistenza distinta anziché quella di 
una cicatrice in massa; 2° di lasciare even¬ 
tualmente spazio per drenaggio nel punto ove 
il drenaggio è più efficace e disturba meno: 
vale a dire in corrispondenza dell’angolo la¬ 
terale della breccia muscolare trasversa. Que¬ 
sto è il punto dove il drenaggio disturba me¬ 
no, perchè più lontano dalla cavità addomi¬ 


nale e perchè provvisto di muscolo più spes¬ 
so, cosicché, anche dovendosi mantenere il 
drenaggio a lungo, si stabilisce, in definitiva, 
una cicatrice robusta e non compromessa da 
pressione cavitaria; è poi anche il punto nel 
quale il drenaggio riesce più efficace, perchè 
da esso si domina lo spazio cieco-parietale, 
dove il pus si raccoglie più liberamente, e 
nello stesso tempo da esso può fuoriuscire il 
drenaggio anche se disposto più lontano e 
nella direzione che si desidera. 

Il punto ora detto corrisponde alla metà 
marginale del lembo aponevrotico del grande 
obliquo e la breccia di drenaggio si ricava 
da un’interruzione della sutura ricostruente. 
Se per caso l’incisione fosse caduta trop¬ 
po medialmente all’estremo dell’apertura mu¬ 
scolare sottostante, non si ha che da intaccare 
trasversalmente il margine della breccia apo- 
nevrotica, e il parallelismo fra questo piana 
e quello di sotto è ottenuto. 

Non mi sarei dilungato a mettere in evi¬ 
denza questi particolari se dovessero costi¬ 
tuire la sola giustificazione di quel poco per 
il quale la tecnica ora esposta si differenzia, 
dalla tecnica usuale di tale operazione. 

Il pregio maggiore che io riconosco all’ac- 
cedere all’appendice attraverso un’incisione a 
lembi, invece che attraverso la solita incisio¬ 
ne lineare obliqua, è questo: che, avendo sot- 
t'occhio ampiamente il muscolo piccolo obli¬ 
quo e la guaina del retto, si è indotti facil¬ 
mente ad ingrandire la breccia, nel modo- 
che ho detto, tutte le volte che lo spazio ot¬ 
tenuto dall’apertura trasversale dei muscoli 
non sia suficiente a mettere in luce l’intera 
lesione da dominare; mentre, invece, per i 
guasti che derivano daH’ampliare l’origina¬ 
ria incisione rettilinea del grande obliquo, 
non vi si ricorre che nei casi in cui proprio- 
non si possa farne a meno; e ciò, checché 
se ne voglia dire, nuoce ai buoni risultati 
dell’intervento. 

Desidero ricordare a questo proposito sol¬ 
tanto un caso: un’appendicite operata a fred¬ 
do, in cui trovai l’appendice situata lateral¬ 
mente, diretta in alto e lunga. Attraverso 
la breccia semplice non potevo raggiungerne 
l’apice. Ampliai allora in alto, formando il 
lembo angolare, e, mercè lo spazio cosi otte¬ 
nuto, potei vedere che l’apice dell’appendice 
era incastonato in una breccia del peritoneo- 
parietale posteriore. Quando ilo liberai, da 
quell’apertura uscì una cucchiaiata e più di 
pus che proveniva dalla fossa iliaca. Avendo 
la breccia sott’occhio, mi fu facile impedire 
che il pus si diffondesse, e, assorbitolo, mt 


[Anno XXXIX, Num. 12] 


SEZIONE PRATICA 


447 


fu possibile drenare direttamente la sua sede 
d’origine, attraverso la comunicazione con la 
cavità peritoneale. Se, invece, avessi liberato 
l'appendice operando alla cieca, mi sarei vi¬ 
sto inondare il campo operatorio di pus sen¬ 
za che potessi precisarne la provenienza, e 
quindi avrei riparato molto meno compieta- 
mente. 

L'obbiettivo al quale si ispira questa breve 
pubblicazione rientra dunque in un concetto 
generico, fondamentale: che, cioè, la chirur¬ 
gia deve far tesoro di tutto, risparmiando 
quanto più può, ma non lesinando alcun 
mezzo che sia necessario a perseguire intero 
il suo compito e con sicurezza. 

Ecco allora che si giustifica anche il detta¬ 
glio che per altre ragioni potrebbe sembrare 
superfluo. 

RIASSUNTO. 

L’A. illustra una modalità di eseguire l'in¬ 
cisione di Me. Burney per averne il maggiore 
spazio e per ampliarla, quando occorra, nel¬ 
la maniera più anatomica. 


LAVORI ORIGINALI. 

Istituto di Clinica Medica della R. Università di Catania 
diretto dal prof. Luigi Ferrannini. 

L’istamina e il sondaggio frazionato a di¬ 
giuno nello studio della funzionalità ga¬ 
strica 

per il doti. Antonino Longo, aiuto voi. 

I metodi di esame della funzionalità gastri¬ 
ca basati sugli effetti del pasto di prova, vanno 
sempre più perdendo di importanza. Si è no¬ 
tato che questi metodi sono disgustosi e mole¬ 
sti o sono di poca efficacia a stimolare la se¬ 
crezione gastrica, specialmente quando il pa¬ 
sto è ricco di amido e povero di albuminoidi. 
A prescindere da ciò c’è da osservare che la 
estrazione unica si presta poco bene all’esame 
completo dello stomaco, perchè non fornisce 
dati sufficienti a giudicare la quantità di succo 
secreto, in quanto non è improbabile che parte 
di succo sia già passato nel duodeno. Ma so¬ 
pratutto il succo così estratto è tutt’altro che 
puro e si presenta poco omogeneo per presenza 
di residui alimentari in vario periodo di di¬ 
gestione. 

Ad ovviare ad alcuni di questi inconvenienti, 

1 Ehrmann, nel 1914, propose un nuovo meto¬ 
do fondato sul potere eccitante delle soluzioni 
deboli di alcool. 


Questo autore faceva ingerire cc. 350 di una 
soluzione di alcool al 5 % facendo la estrazio¬ 
ne dopo mezz’ora. Molti consensi ha avuto il 
metodo, anche dopo che Silva Mello lo modifi¬ 
cò in parte con l’aggiunta di gr. 0,05 di sali¬ 
cilato di sodio onde meglio potere apprezzare 
il potere evacuante dello stomaco. Per alcuni 
VA. questo metodo è da preferirsi ai comuni 
pasti di prova per il fatto che essendo un pa- 
<to liquido offre dei grandi vantaggi per l’e¬ 
same delle sostanze solide estratte con il li¬ 
quido e anche perchè la prova microscopica 
riesce più agevole. 

Altri AA., invece, non sono riusciti ad otte¬ 
nere una secrezione più attiva con questo me¬ 
todo. Per Sanfilippo, l’alcool ha un’azione ini¬ 
bente sulla secrezione gastrica e Chfoabrera 
conclude, dalle sue ricerche, che l’alcool è uno 
stimolo troppo debole e produce una lieve eb¬ 
brezza alle persone non abituate all’alcool. Ol¬ 
tre al fatto che l’alcool riesce eccitante sulla 
motilità dello stomaco, per cui sono più fre¬ 
quenti i riflussi duodenali, tali da falsare i 
risultati (Buchner, Ogata), non è chi non ve¬ 
de come con questo metodo si vengono a ri¬ 
petere i difetti dei pasti di prova. 

Mentre con i metodi sopra cennati l’estra¬ 
zione si faceva ad ora fissa, Hayem, convinto 
che la secrezione gastrica doveva essere stu¬ 
diata nei suoi vari periodi, propose il metodo 
di controllare il processo digestivo, in tutto 
il suo sviluppo, con analisi su piccole quantità 
di contenuto gastrico estratto ogni 15 minuti o 
con il metodo del sondaggio a permanenza. 
Questo ultimo metodo è stato largamente va¬ 
lorizzato da Rehfuss, il quale consigliò per 
pri|mo l’impiego della sondina di Einhorn, 
modificata in modo da potere estrarre il con¬ 
tenuto gastrico dopo la somministrazione del 
pasto di Ewald. Questo metodo, però, presenta 
l’inconveniente di maggiore difficoltà di 
estrazione, per la facile otturazione dei fori 
dell’oliva senza ovviare all’altro della mesco¬ 
lanza del succo con il liquido ingerito. 

Tn generale tutti i metodi con introduzione 
d'i sostanze solide o liquide, ripetono il difetto 
fondamentale del miscuglio del succo gastrico 
con le sostanze ingerite, venendo così a sfug¬ 
gire l’apprezzamento ideila quantità e della 
qualità del succo che lo stomaco è capace di 
secernere. Oltre a ciò in stomaci iposecernen- 
ti, tanto il pasto di Ewald, quanto i vari pasti 
liquidi, riescono generalmente poco eccitanti 
e poco adatti a differenziare le vere dalle false 
achilie. 

Alcuni autori (Fuld, Finkelstein) hanno tro¬ 
vato che alcune sostanze, come il rosso neutro, 



448 


0 IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 12J 


il bleu di metilene, introdotte nei cani per via 
sottocutanea, possono attraversare la mucosa 
gastrica ed essere rinvenute nel succo gastrico. 
Secondo GlaeSsener, Wittgenstein, Gutmann 
e Konn, che per primi hanno sperimentato il 
metodo nell’uomo, il rosso neutro compare 
nel succo gastrico nei sani dopo 11-15 minuti 
primi; negli ipercloridrici dopo 7-8 m’; ritar¬ 
dato o non compare negli ipo ed anaclori- 
drici. 

Questi metodi però si è visto che non si pre¬ 
stano bene allo studio della funzionalità ga¬ 
strica, in quanto (molto ampie oscillazioni so¬ 
no state riscontrate nei tempi di eliminazione, 
non solo nei diversi individui, ma anche nello 
stesso individuo. Ma con questi metodi, oltre a 
ciò non si viene a tenere conto dei complessi 
fenomeni riflessi che tanta importanza hanno 
sulla secrezione gastrica; essi ci informano so¬ 
lo sul potere di eliminazione della sostanza 
colorante attraverso la mucosa gastrica, che 
è ben lungi dall’identificarsi col potere di se¬ 
crezione attiva. 

Girardi ha notato che la sola sondina a con¬ 
tatto della mucosa gastrica, a stomaco vuoto, 
provoca per eccitazione meccanica di contatto 
una secrezione di succo cloro-peptico nel 90 % 
dei casi che reagiscono alla eccitazione alimen¬ 
tare del pasto di Ewald, ed asserisce in base 
a sue osservazioni che la quantità di succo 
avuto con il sondaggio frazionato con la sola 
eccitazione meccanica è in rapporto con lo sta¬ 
to anatomico della mucosa, subordinato alla 
motilità e tonicità dello stomaco, e può variare 
da pochi a 200 cc. e più in 60 m\ Hia descrit¬ 
to 4 (tipi di curve cioè diagrammi rappresen¬ 
tanti il ciclo digestivo e in cui i valori in aci¬ 
dità sono segnati su delle ordinate e conteg¬ 
giati in gradi, mentre il tempo, calcolato in 
minuti primi, è segnato su un'ascisse. Così 
ha descritto una curva ascendente continua; 
una a discesa ritardata, una continua, una 
ad ascesa ritardata, curve che rappresentano, 
secondo l’autore lo stalo funzionale della mu¬ 
cosa gastrica in quanto concerne la sua poten¬ 
zialità secretiva e possono paragonarsi a quel¬ 
le che si ottengono con Castrazione frazionata 
dopo somministrazione del pasto di prova di 
Ewald. 

Alquanto contraddetti sono stati i risultati 
del sondaggio frazionato a digiuno e molto cri¬ 
ticate sono state, per quanto riguarda il loro 
valore diagnostico, le così dette curve di secre¬ 
zione, per la impossibilità di indicare una cur¬ 
va che fosse caratteristica dei normali. Scimo- 
ne e recentemente Smimow, Bogdassaraw, 
Tchuakanow, in base a loro ricerche, concor¬ 


demente a Girardi, considerano il sondaggio 
prolungato a digiuno come un fattore agente 
in larga misura sulla funzione secretoria dello 
stomaco. 

Recentemente un puovo metodo è stato pro¬ 
posto e largamente sperimentato per lo studio 
della secrezione gastrica. Popielsck, Rothlin, 
Gundlack, avevano notato nei cani che rista¬ 
mina aveva la proprietà di stimolare la secre¬ 
zione gastrica, ma Garnot, Roskovisch, Libert 
furono i primi a sperimentarla nell’uomo. 

L’istamina che può trovarsi nei prodotti di 
putrefazione o quale prodotto intermedio del 
ricambio delle sostanze proteiche, anche nel¬ 
l’intestino umano, chimicamente è una B- 
iimidoazotilamina e può ricavarsi per carbossi- 
dazione dall’istidina. 

La iniezione di un cc. della soluzione al mil¬ 
lesimo di cloridrato di istamina è capace di 
provocare nell’individuo normale una secrezio¬ 
ne gastrica abbondante (cc. 100 e più) di li¬ 
quido puro, chiaro, limpido con notevole 
quantità di HC1 libero. La secrezione, secondo 
Boutier si inizierebbe dopo 10-15 m’ dalla inie¬ 
zione di istamina raggiungendo il massimo 
dopo 30’, per poi diminuire mano mano. La 
curva della quantità secondo Barco può anche 
presentare due massimi verso il 45’ e il 60’; 
la curva dell’acidità totale e dell’acido clori¬ 
drico libero dimostra prima un rapido aumen¬ 
to e si ha poi il ritorno alla norma in un mo¬ 
do molto più lento. 

TI meccanismo di azione dell’istamina è al¬ 
quanto controverso. 

Rothlin e Gundlach, in cani con stomaco al¬ 
la Pawlow ottennero con la istamina le stesse 
modificazioni motorie e secretorie che si han¬ 
no per eccitazione del vago; Fedeli e Carno- 
varo, pur ammettendo la importanza del vago, 
ritengono che la vasodilatazione della mucosa 
gastrica per effetto dell’istamina, influisce sul¬ 
la secrezione; Rolando Ricci ha notato una ve¬ 
ra infiltrazione emorragica della parete dello 
stomaco. Barco con varie esperienze sui cani 
ha potuto notare che l’istamina eccita la se¬ 
crezione gastrica dopo la sezione sia dei va¬ 
ghi sia del simpatico gastrico, sia di ambedue, 
ma con la persistenza dei vaghi la secrezione è 
più abbondante e conclude thè il meccanismo 
di azione dellai istamina è alquanto complesso 
e svolto principalmente eccitando il vago per 
quanto il simtpatico e i oentri autonomi dello 
stomaco non ne vengano esclusi e non ammet¬ 
te un’azione diretta sulle ghiandole e sulla 

motilità dello stomaco. 

Per questa saia azione eccito-secretiva, l’ista- 
mina è stata utilizzata nell’esame della funzio- 


[Anno XXXIX, Num. 121 


SEZIONE PRATICA 


449 


nalità (gastrica a preferenza dei comuni pasti 
di prova, perchè fornisce succo gastrico puro, 
evita tutti gli inconvenienti rimproverati ai 
pasti di prova e può far differenziare le vere 
achilie dovute ad un’alterazione profonda del¬ 
la mucosa, dalle false in cui la scarsa secre¬ 
zione è dovuta più ad insufficienza di stimolo. 

Non si disconosce che ristamina determina 
anche disturbi, quale ipotensione, a volte no¬ 
tevole, rossore al viso, cefalea; e per ovviare a 
questo si consiglia di aggiungere alla istamina 
1/4 di mmg. di adrenalina, la quale, da canto 
suo, pare non disturbare il processo di secre¬ 
zione da istamina. 

* 

* * 

La prova dell’istamina è così entrata nella 
semeiologia gastrica, ma non se ne è fatto 
uno studio comparativo, specialmente di fron¬ 
te al sondaggio frazionato a digiuno, e siste¬ 
matico nelle varie condizioni fisiologiche e pa¬ 
tologiche, indagando come l'istamina agisce 
tanto immediatamente dopo che si è svuotato 
lo stomaco dal pasto di Ewald al 60’ dalla in¬ 
gestione, quanto 4-5 ore dopo, allorché lo 
stomaco si è completamente svuotato nel duo¬ 
deno e ciò per vedere se lo stomaco, che già 
aveva esaurito il suo ciclo digestivo da stimolo 
alimentare fosse in grado di rispondere e co¬ 
me ad un ulteriore stimole. 

Ho proceduto al sondaggio dello stomaco 
con la sondina di Einhorn; si svuotava com¬ 
pletamente lo stomaco (a digiuno già da non 
meno di 8 ore) subito dopo introdotta la son¬ 
dina e poi ogni 15’ dopo iniezione di oc. uno 
della soluzione al %o di cloridrato di ista¬ 
mina e per un’ora di seguito; veniva calcola¬ 
ta la quantità di ciascuna estrazione, non che 
lo HC1 libero e l’acidità totale mediante il 
metodo di Tòpher. Premetto che la introdu¬ 
zione della sondina in pochi casi ha prodotto 
nausea e conati di vomito molto forti da non 
potersi procedere al sondaggio : nella maggio¬ 
ranza dei casi, specie dopo adeguata prepara¬ 
zione psichica del paziente, il sondaggio veni¬ 
va tollerato con il minimo di disturbo. 

In 7 soggetti normali l’istamina ha dato un 
quantitativo di succo gastrico oscillante fra cc. 
92 e cc. 195 in 60’. Solo, dopo 15’ era possi¬ 
bile estrarre succo gastrico che si faceva sem¬ 
pre più abbondante, fino ad avere un massi¬ 
mo, per lo più al 30’, in qualche caso al 45’, 
per poi discendere fino al 60’. In un solo caso 
la secrezione gastrica ha presentato due massi¬ 
mi, al 30’ e al 60’. Il rigurgito di bile si è 
presentato precoce alla prima estrazione in due 


casi, per scomparire nelle altre estrazioni, in 
altri due si è presentato al 45’. Il succo estrat¬ 
to si presentava limpido con qualche fiocchet¬ 
to di muco, specie nelle prime estrazioni. 

Il quantitativo di HG1 libero e di acidità to¬ 
tale ha oscillato fra un massimo di 3,19 ed un 
minimo di 2,04; l’acidità totale fra un massi¬ 
mo di 4,25 ed un minimo di 2,10. Il loro mas¬ 
simo è s'tato riscontrato al 30’ in tre casi, al 
45.’ in due casi; in altri due casi si sono avuti 
due massimi al 30’ e 60’; e al 15’ e al 45’; in 
quasi la metà dei casi il massimo di IIC1 libe¬ 
ro e di acidità totale corrispondeva al massi¬ 
mo della quantità estratta. 


iDe Benedetti ha potuto riscontrare che gli 
ipercloridrici reagiscono alla istamina con li¬ 
na secrezione più abbondante e più acida di 
quella ottenuta a digiuno e con la colazione 
di Ehrmann, rimanendo inattiva l’istamina 
nei casi di anacidità da colecistite cronica, 
nell’achilia da anemia perniciosa. Barco nel¬ 
l’ulcera gastrica ha ottenuto secrezione ab¬ 
bondante e prolungata col massimo in un 
tempo relativamente breve; la curva presen¬ 
tava una sola sommità, l’acidità restava lun¬ 
gamente elevata e la quantità di HC1 libero se¬ 
creto era superiore alla norma; Barco asseri¬ 
sce che negli stati ipercloridrici il tasso di a- 
cidità con l’istamina raggiunge cifre elevate, 
ma la quantità di succo sarà sempre minore 
di quello ottenuto nei casi di ulcera gastrica. 

Nel cancro dello stomaco mentre per alcuni 
AA. (Moretti, Barco, ecc.), la istamina non 
riesce attiva, altri hanno rinvenuto HC1 libe¬ 
ro in quantità variabile forse in rapporto alla 
ubicazione del carcinoma, alla estensione e 
alla data di insorgenza della neoplasia (Boas, 
Hayem, De Benedetti, Loepar). 

Dalle mie ricerche su 10 soggetti affetti da 
ulcera gastrica è apparso che il quantitativo 
di succo estratto non è di gran lunga superio¬ 
re a quello che si ottiene nei normali: cc. 60 
in un caso, ed oscillante fra cc. 105-235 ne- 
•gli altri; in un isolo caso sono stati estratti 
cc. 325. Vere ipersecrezioni non si sono verifi¬ 
cate nei casi da me studiati. 

Quantità non molto diverse si sono avute in 
casi di ipercloridria. 

Questi dati contrastano con quelli denunzia¬ 
ti da Girardi, per il quale l’ipersecrezione è il 
sintonia più costante che si accompagna ad 
una sintomatologia dolorosa ed all’ulcera ga¬ 
strica indipendente dai valori di acidità. 

Lo HC1 libero ha oscillato negli ulcerosi fra 


Risultati negli stati patologici. 


450 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Ni m. 12] 


un minimo di 3 ed un massimo di 4,19 e l’a¬ 
cidità totale fra un minimo di 3,10 ed un 
massimo di 5,22. 

Negli ipercloridrici lo HC1 libero ha oscillato 
fra un minimo di 2,25 ed un massimo di 4,38; 
racidità totale fra 3 e 4,59. Il massimo di se¬ 
crezione si è verificato negli ulcerosi alla pri¬ 
ma estrazione, cioè dopo 15’ dall’iniezione di 
islamina; in un solo caso si sono lavuti due 
massimi al 15’ e al 60’. 

Negli ipercloridrici l’effetto istaminico si è 
verificato un po’ più tardivamente al 30’-45’ 
e non è \stato riscontrato sincronismo nelle 
varie estrazioni fra il reperto di HC1 libero e 
di acidità totale e il quantitativo di succo e- 
stratto. In alcuni casi di ulcera gastrica, an¬ 
zi, ad una minore quantità di succo corri¬ 
spondeva un aumenjto di HC1 libero. 

In due amebiasici e in un caso di colecistite 
cronica non calcolosa si è avuto un succo ga¬ 
strico, per quantità, HC1 libero ed acidità to¬ 
tale non molto dissimile da quello dei sogget¬ 
ti normali. 

In due casi di carcinoma gastrico con la 
prova dell’istamina si è ricavato poco (20- 
40 cc.) succo con assenza di HC1 libero e di 
acidità totale; in un altro si ebbero cc. 60 di 
succo in un’ora, leggermente /tinto in rosso, 
con un massimo di HC1 libero di 1,25 e di 
acidità totale di 2,30, come talvolta capita. 

Liquidi estratti con il sondaggio frazionato 

A DIGIUNO. 

Dopo aver svuotato completamente lo sto¬ 
maco, lasciando in sito la sondina di Einhorn 
e raccomandando al paziente di far defluire 
liberamente la saliva dalle labbra, è possibi¬ 
le dopo *15’ estrarre succo gastrico variabile 
da caso a caso e così dopo 30’-60’. Si ha così 
un succo limpido, con qualche fiocchetto di 
muco, che può e,sere abbondante in casi di 
catarro mucoso dello stomaco; a volte tinto leg¬ 
germente in rosso, nei casi di mucosa gastri¬ 
ca facilmente sanguinante; spesse volte, nel 
66 % secondo Scimone, nel 45 % secondo Gi¬ 
rardi di un colorito giallo verdastro per ri¬ 
flussi di bile dal duodeno. 

La quantità di succo estratto nello spazio di 
un’ora è oscillalo fra 30-90 cc. nei soggetti 
da me esaminati e il quantitativo di ciascuna 
estrazione è stato vario nei diversi individui; 
così mentre alcuni presentavano il massimo di 
secrezione al 15’ (secrezione pronta) altri al 
15’ (secrezione ritardata). In generale si è a- 
vuto il massimo al 30’ per poi diminuire gra¬ 
datamente fino al 60’. 


Nei gastropatici ho avuto quantità variabi¬ 
lissime di succo a seconda l'alterazione della 
mucosa. Le cifre più elevate sono state da me 
riscontrate in soggetti affetti da ulcera ga¬ 
strica (cc. 200-210), ma ugualmente alte le ho 
rinvenute in casi di ipercloridria (cc. 115-140). 
Non è stato infrequente riscontrare cifre an¬ 
che basse in casi di ulcera radiologicamente 
accertata; così in un soggetto ho potuto e- 
strarre cc. 48, e 70 in un altro. Il massimo 
di secrezione non si è verificato in ugual pe¬ 
riodo di tempo, così mentre alcuni lo presen¬ 
tavano al 15’, altri affetti dalla stessa lesione 
anatomica, lo presentavano al 45’ ed altri an¬ 
cora presentavano due massimi al 15’ e al 45’; 
da ciò si deduce quanto artificiose e di scarsa 
pratica utilità sono le curve di secrezione, in 
quanto poco ci possono illuminare isullo sta¬ 
to effettivo della mucosa gastrica. Il quantita¬ 
tivo di HC1 libero e di acidità totale da me 
ottenuto con il sondaggio frazionato a digiu¬ 
no, senza alcun pasto di prova, è alquanto va¬ 
riabile da caso a caso anche in uguali alte¬ 
razioni della mucosa. Per lo più i valori mas¬ 
simi isono stati da me rinvenuti in casi di ul¬ 
cera gastrica, per quanto ciò non sia infre¬ 
quente anche negli ipercloridrici. Il massimo 
di HC1 libero e di acidità totale non è corri¬ 
sposto ad una secrezione più abbondante, so¬ 
lo in due casi di ulcera gastrica e in due di 
ipercloridria ciò si è potuto verificare. 

Negli affetti da carcinoma gastrico, da me 
esaminati, il sondaggio prolungato a digiuno 
si è dimostrato insufficiente a stimolare la se¬ 
crezione gastrica in quanto non sono riuscito 
ad estrarre in un’ora che pochi cc. di succo 
con assenza di IIC1 libero e di acidità totale. 

Da uno isguardo generale sul sondaggio ga¬ 
strico prolungato a digiuno, appare come il 
metodo riesca utile nello studio della funzio¬ 
nalità gastrica. È un metodo consigliabile per 
quanto Galli lo giudichi indaginoso e causa 
di sofferenza agli ammalati, senza voler con¬ 
siderare se la secrezione ottenuta con il son¬ 
daggio sia di natura esclusivamente meccani¬ 
ca (Girardi), o non sia la risultante di reazio¬ 
ni complessive dello stomaco, considerato 
questo come organo intimamente connesso ai 
centri vegetativi e psichici all’atto del sondag¬ 
gio (De Benedetti). 

Volendo raffrontare poi i risultati dell’e¬ 
splorazione dello stomaco ottenuti con il son¬ 
daggio frazionato a digiuno, con quelli otte¬ 
nuti con l’istamina, appare, ia tutta prima, una 
notevole differenza, in quanto con l’istamina 
riusciamo ad ottenere cifre molto più elevate 



[Anno XXXIX, Num. 12] 


SEZIONE PRATICA 


451 


sia per la quantità di succo estratto sia per 
lo HC1 libero e l’acidità totale. Ma se faccia¬ 
mo un esame più particolareggiato e lenendo 
conto che non vi può essere identità fra i 
due stimoli, appare come le due serie di ri¬ 
sultati siano parallele. Difatti uno stomaco 
che è capace di isecernere suòco gastrico ab¬ 
bondante e chimicamente attivo con il sondag¬ 
gio frazionato a digiuno, risponde all’istami- 
na fornendo succo gastrico più abbondante e 
più ricco di HC1 libero e di acidità totale. 
Specialmente evidente appare il parallelismo 
in casi di ipercloridria e di ulcus. 

In linea generale lo HC1 libero e l’acidità 
totale, sono quelli che si rendono più mani¬ 
festi in seguito allo stimolo istaminico, più 
che non avvenga con il sondaggio frazionato 
a digiuno. Lo stimolo è dunque più potente 
di quello del sondaggio frazionato a digiuno. 

* 

* * 

Si sconosce il comportamento dello stomaco 
allo stimolo istaminico, quando già in prece¬ 
denza è stato stimolato col il pasto di prova. 
Le -ricerche che ho intrapreso, per consiglio 
del mio Maestro, sono state condotte su 10 
soggetti di cui 3 normali, uno affetto da ga¬ 
strite cronica, uno da amebiasi, 3 iperclori- 
drici (luetici), due affetti da ulcera gastrica. 

La tecnica eseguita è la seguente: ad un 
soggetto a digiuno da circa 12 ore si sommi¬ 
nistrava la colazione di Ewald, si svuotava lo 
stomaco con la sondina di Einhorn dopo 60’, 
misurando la quantità di succo gastrico e- 
stratto e determinando lo HC1 libero e l'aci¬ 
dità totale. Dopo accurato lavaggio per assi¬ 
curarmi che lo stomaco non contenesse più 
residui alimentari, si iniettava la istamina e 
si procedeva all’estrazione con il metodo or¬ 
dinario, ogni 15’ e per 60’. 

Allo stesso soggetto, il giorno dopo si som¬ 
ministrava il pasto di Ewald, si sondava lo 
stomaco dopo 4-5 ore, quando cioè lo stoma¬ 
co si era completamente svuotato nel duode¬ 
no, e dopo un accurato lavaggio si iniettava 
istamina e si procedeva con la solita tecnica. 

Nella seguente tabella sono riportati in bre¬ 
ve i risultati ottenuti e in cui le cifre rappre¬ 
sentano, per quanto riguarda la quantità, il 
succo estratto al 60’ per il pasto di Ewald e 
la somma delle estrazioni fatte ogni 15’ per 
le due prove di istamina. Le cifre di HC1 li¬ 
bero (HCL) e di acidità totale (AT) rappre¬ 
sentano il massimo ottenuto nello spazio di 
un’ora. 

Il fatto che a prima vista, più risalta dal¬ 


l’esame di questo secondo gruppo di ricerche 
è che il quantitativo di succo ottenuto con 
lo stimolo istaminico immediatamente dopo 
l’estrazione del pasto di Ewald al 60’ è di 
gran lunga maggiore di quello ottenuto con lo 
stesso stimolo istaminico, quando già lo stoma¬ 
co si era completamente svuotato nel duodeno. 
Questa differenza si è presentata in tutti i sog¬ 
getti esaminati, eccetto in uno in cui si ve¬ 
rificò il contrario (n. 3). Negli ipercloridrici 
e negli affetti da ulcera gastrica la differenza 
è molto più notevole che nei normali e nei 
dispeptici ipocloridrici. Il fatto, in generale, 
potrebbe interpretarsi ammettendo che lo sti¬ 
molo alimentare persistesse ancora, pure es¬ 
sendo lo stomaco assolutamente libero da fru¬ 


Nome 

e cognome 

Diagnosi 

; 


p. Ewald 

istamina 
subito dopo 

c ° 

IO 

S4 

2 o 

0} O. 

O 

73 

A. Cesare 

normale 

cc. 

140 

240 

215 



HOl 

1,09 

3.65 

3,67 



AT 

1,89 

4,19 

4,01 

L. Carmelo 

® Idem 

cc. 

70 

182 

162 



HC1 

0,25 

2.92 

2,19 



AT 

1,02 

3 

2,92 

P. Luigi 

Idem 

cc. 

60 

130 

185 



HC1 

0,50 

3,54 

4,75 



AT 

1 

4 01 

5,10 

L. Giuseppe 

gastrite 

CC. 

210 

142 

115 


cronica 

HC1 

1,28 

2.92 

2,92 



AT 

2,37 

3 46 

3,47 

M. Elvira 

amebiasi 

CC. 

150 

69 

59 



E< '1 

0,86 

2,37 

1.46 



AT 

0,73 

2,92 

1,38 

B. Mario 

i perciò 

CC. 

130 

317 

180 


luetica 

HCl 

2.19 

4,19 

4,38 

• 


AT 

3,65 

4,56 

4,90 

A. Luigi 

idem 

oc. 

115 

300 

175 



HCl 

2 

3.75 

3,65 



AT 

2,75 

4 

4 

N. Antonio 

idem 

cc. 

140 

350 

250 



HCl 

2,50 

4,05 

3,75 



AT 

2,75 

4,50 

4 

B. Luigi 

ulcera 

CC. 

110 

260 

181 


gastrica 

HCl 

0,95 

4,90 

4.19 



AT 

2.59 

5,18 

4,56 

S. Salvatore 

idem 

CC. 

150 

325 

250 



HCl 

2,75 

3,80 

3,80 



AT 

3 

4 

4,25 


stoli alimentari asportati già con il lavaggio. 
In un solo caso, amebiasico (n. 5), lo stimo¬ 
lo istaminico ha dato un quantitativo di succo 
inferiore in confronto al pasto di Ewald, ma 
molto più attivo. Probabilmente la scarsa se¬ 
crezione deve riportarsi ad un esaurimento 
secretivo della mucosa. 

Per quanto riguarda l’HCl libero e l’acidità 
totale, nei normali non si sono avuti risulta¬ 
ti concordi. In un solo caso (n. 1) la mucosa 
gastrica ha risposto ugualmente allo stimolo 


452 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 12] 


istaminico nell'una e nell’altra prova; in un 
altro caso (n. 2) lo HC1 libero si è presentato 
leggermente diminuito alla seconda prova, 
corrispondente ad una diminuzione della 
quantità di succo. 

Negli ipocloridrici da gas,trite cronica e da 
amebiasi, lo ^stimolo istaminico provoca u- 
guale -risposta da parte della mucosa nelle 
due prove; in un isolo caso (n. 5) ad una mi¬ 
nore secrezione è corrisposta una diminuzione 
dello HC1 libero nella seconda prova (da 2,92 
a 1,46) e dell’acidità totale (2,92 a 1,88). Ne¬ 
gli ipercloridrici e negli affetti da ulcera ga¬ 
strica, la risposta dello stomaco all’istamina, 
nelle due prove, è stata notevole, ma anche in 
questi casi con risultati non sempre costanti 
e per HC1 libero e per acidità totale. 

È ovvio che non vi può essere identità fra 
i due stimoli (istamina, pasto di Ewald) e 
quindi era presumibile che lo stomaco avreb¬ 
be reagito all’istamina dopo essere stato sti¬ 
molato con il pasto di Ewald. Quello che ap¬ 
pare dalle mie ricerche è che lo stomaco non 
ha presentato fenomeni di esaurimento della 
secrezione tanto se stimolato subito dopo e- 
stratto il pasto di prova, quanto 4-5 ore dopo, 
poiché per quantità e qualità i reperti non 
sono stati dissimili da quelli ottenuti da uno 
stomaco precedentemente non stimolato. Le ri¬ 
cerche sarebbero state molto più dimostrative 
se ij primo stimolo fosse stato rappresentato 
anziché dal pasto di Ewald, dalla istamina stes¬ 
sa. Per ragioni di opportunità non' si potè se¬ 
guire questa via, poiché essendo brusca la 
reazione prodotta dall’istamina, non era pru¬ 
dente sottoporre l’organismo ad una nuova 
reazione, quando la prima era già appena fi¬ 
nita. Pur tuttavia le mie ricerche riescono in¬ 
telligibili, in quanto dimostrano la capacità 
dello stomaco a reagire a stimoli successivi. 

Le mie ricerche mi permettono di conclu¬ 
dere che : 

1° La prova dell’istamina riesce utile in 
Clinica per lo studio della funzionalità ga¬ 
strica nei vari stati morbosi. Essa, al con¬ 
fronto con gli altri metodi fin'ora in uso, è 
la sola capace di fornire Succo gastrico puro, 
non diluito e in cui sono più attendibili le 
ricerche macroscopiche, microscopiche e chi¬ 
miche. 

2° Non è possibile anche con questo me¬ 
todo tracciare dei quadri di funzionalità ga¬ 
strica caratteristici dei vari stati morbosi del¬ 
lo stomaco e non riesce a fornire dati suffi¬ 
cienti a differenziare le forme dolorose da ul¬ 
cera gastrica da quelle da ipercloridria sem¬ 


plice, in quanto uguali reperti di funzionalità 
gastrica, spesso sono riscontrabili nelle due 
sindromi. La istamina permette una netta dif¬ 
ferenziazione delle forme ipercloridriche dal¬ 
le ipocloridriche e queste dalle acloridriche. 
Molte forme che con i pasti di prova comuni 
erano comprese nel quadro delle ipocloridrie, 
con la prova deH’istamina hanno presentato 
una funzionalità gastrica per quantità e per 
qualità simile a quella dei normali. Ma dove 
effettivamente la prova della istamina trova 
utile impiego è nel differenziare le ipo dalle 
acloridrie. 

3° Il sondaggio frazionato a digiuno sì 
presta aneli’esso bene allo studio della fun¬ 
zionalità gastrica, ma da solo non è sufficien¬ 
te a differenziare le ipo dalle acloridrie. 

4° La mucosa gastrica è capace di reagi¬ 
re a stimoli successivi e diversi fornendo suc¬ 
co gastrico abbondante e chimicamente at¬ 
tivo e senza presentare fenomeni di esauri¬ 
mento della sua funzionalità. 

RIASSUNTO. 

LA. dopo aver passato in rassegna i più 
importanti metodi di esame della funzionalità 
gastrica, rilevandone i difetti di ciascuno, si 
sofferma, con particolare riguardo, sul meto¬ 
do del sondaggio frazionato a digiuno dello 
stomaco e sul metodo dell’istamina. 

Istituisce delle ricerche comparative, fra 
questi due metodi, e sistematiche nelle varie 
condizioni fisiologiche e patologiche dello sto¬ 
maco. 

Ha ricercato ancora il modo di comportarsi 
dello stomaco, che già aveva esaurito il suo 
ciclo digestivo da stimolo alimentare, ad un 
ulteriore stimolo istaminico. 

Il complesso delle ricerche permettono al- 
l’A. di concludere che la prova deH’istamina 
dà i risultati più attendibili nello studio della 
funzionalità gastrica e che anche il sondaggio 
frazionato a digiuno si presta bene, ma non è 
sufficiente a differenziare le ipo dalle aclo¬ 
ridrie. 

La mucosa gastrica è capace di reagire a sti¬ 
moli successivi e diversi senza presentare fe¬ 
nomeni di esaurimento della sua funzionalità. 

BIBLIOGRAFIA. 

Banco. Minerva Med., 1927. 

Carnot, Libert. Pres. Med., 1925. 

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SEZIONE PRATICA 


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NOTE E CONTRIBUTI. 

Ospedale Civile di Tarquinia (Viterbo) 

Contributo allo studio 
dei diverticoli appendicolari. 

Dott. Augusto Botto-Micca, chirurgo primario. 

L'appendice ileo-cecale, sana o malata, può 
presentare dei diverticoli, veri o falsi, congeni¬ 
ti od acquisiti, paragonabili in tutto ai diverti¬ 
coli dell'intestino ed in particolare del colon. 

I diverticoli veri congeniti sembrano estrema- 
mente rari: infatti sono noti soltanto i casi di 
Bochlechner, di Hedinger, di Schmincke e di 
Von Foykiss, mentre altri autori, pur avenfdo 
osservato un considerevole numero di appendici 
di neonati, non ebbero mai occasione di trovar¬ 
ne (Bérard e Vigli a rd). Alcuni invece osservaro¬ 
no talora sul bordo mesenterico dell’appendice 
delle lievi prominenze mucose in corrisponden¬ 
za dei punti di penetrazione dei vasi : molto 
probabilmente queste manifestazioni onfalofor- 
mi rappresentano degli abbozzi di tali diverti¬ 
coli congeniti. 

Accanto a questa varietà di diverticoli esisto¬ 
no i diverticoli veri acquisti per ernia della mu¬ 
cosa, indipendentemente daH’infiammazione 
dell’appendice. La patogenesi di questi diver¬ 
ticoli sembra doversi far rimontare ad una par¬ 
ticolare disposizione anatomica dell’appendice 
ed a speciali condizioni del contenuto. Quan¬ 
do infatti si esamina una sezione longitudinale 
dell’appendice, si vede che i vasi contenuti nel 
mesenteriolo allo scopo di spargersi nello spes¬ 
sore della parete dell’organo passano attraver¬ 
so la tunica muscolare in canalicoli, in cui si 
intromettono arteriole, vene e linfatici. 

II canale più largo occupa la punta dell’ap¬ 
pendice e serve di passaggio alla branca termi¬ 
nale dell’arteria appendicolare ed alla vena 
omonima. Se l’evacuazione del contenuto del 
processo vermiforme è ostacolata da qualche 


causa, l’aumento della pressione nella cavità ap¬ 
pendicolare provoca a poco a poco la forma¬ 
zione di piccolissime ernie della mucosa attra. 
verso i fori dei condotti vascolari transmusco- 
lari. Il diverticolo fda ernia è intiero e, finché 
non sarà la sede d’un attacco infiammatorio 
acuto, lo si riconoscerà per la sua mucosa sa¬ 
na, ricca in ghiandole di Lieberkuhn, circon¬ 
data da una sottomucosa normale e poco al¬ 
terata con delle fibre muscolari liscie in stra¬ 
to più o meno sottile e discontinuo. 

Nei diverticoli falsi invece, consecutivi a del¬ 
le lesioni limitate di necrosi delle tuniche, la 
mucosa è ridotta ad un sottile strato di cellule 
cubiche, senza ghiandole, con perdita di sostan¬ 
za dove la parete non è formata che da un tes¬ 
suto di granulazione ricoperto dalla sola sie¬ 
rosa. Mentre i diverticoli da ernia si trovano 
normalmente sul bordo mesenteriale dell’ap¬ 
pendice e comunicano col lume di questa a 
mezzo di uno stretto colletto, i diverticoli in¬ 
fiammatori hanno un orifizio di comunicazione 
largo e si trovano in qualsiasi punto del proces¬ 
so vermiforme. 

I diverticoli da ernia si mostrano particolar¬ 
mente propizi allo sviluppo d’un'appendicite 
diverticolare cronica od acuta (casi Bérard, 

Herb, Lejars, Pellier.). Queste appendiciti 

non hanno caratteri clinici speciali, ma come 
nelle appendiciti banali la crisi acuta è pre¬ 
ceduta da disturbi digestivi vaghi: senso di pe¬ 
so nella fossa iliaca, dolore alla pressione, di¬ 
spepsia, costipazione, colite muco-membranosa. 
Sembra però che in questa categoria di appen¬ 
dicite si riscontrino più facilmente le forme 
fruste e che i sintomi clinici possano restare 
per lungo tempo attenuati anche quando i di¬ 
verticoli sono sede d’un infezione estesa con 
minaccia di perforazione della sierosa. 

Ai diverticoli sembra si avvicinino le dila¬ 
tazioni cistiche dell’appendice, di cui Elbe nel 
1909 in un importante studio d’assieme radu¬ 
nò 150 casi. 

Queste cisti più frequentemente occupano la 
sola porzione distale deH’iappendice, stenosata 
sotto la cisti stessa da un processo infiammato- 
rio; il loro contenuto in genere è un liquido 
trasparente e sterile. Ma quelle, che presentano 
una particolarità tuli affatto speciale, sono le 
cisti delle appendici giganti (Elbe, Slocker, 
Cipriani...) che possono raggiungere il volume 
di un pugno. Nei casi pubblicati queste cisti 
erano dovute ad un ’ obi iterazione completa del 
lume appendicolare ad una distanza variabile 
dall’estremità libera del processo vermiforme. 

Il loro contenuto liquido, mucoso era sterile 
e conteneva dei rari microrganismi; la loro pa- 



454 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 12] 


rete presentava la struttura dell'appendice nor¬ 
male, ma colle differenti tuniche appiattite, 
schiacciate, la mucosa pressa poco spoglia d’e¬ 
lementi linfoidi. 

Abbastanza frequentemente sulla parete ester¬ 
na di queste cisti si vedono emergere dei di¬ 
verticoli, dovuti all’eccessiva pressione del con¬ 
tenuto mucoso ed all’indebolimento od alla 
distruzione locale di certi elementi delle tu¬ 
niche, soprattutto degli elementi muscolari. 
Quando il numero dei diverticoli è considere¬ 
vole, la neoformazione cistica viene a prendere 
un aspetto di grappolo d’uva non dissimile a 
quello assunto da certa cisti di appendici gi¬ 
ganti, le quali sotto una membrana comune 
nascondono nell’interno una quantità di picco¬ 
le cisti raccolte a grappolo. 

Anche quest’affezione con o senza divertico¬ 
li clinicamente non manifesta che i semplici 
sintomi di un’appendicite banale acuta o suba¬ 
cuta. 1 

Quando queste cisti si rompono versano il 
loro contenuto nella cavità peritoneale ed ivi 
continua a raccogliersi man mano che la mu¬ 
cosa appendicolare seceme quei grumi filanti, 
trasparenti, gelatinosi. Quest’affezione intravi¬ 
sta da Péan nel 1871 nella sua « malattia gela¬ 
tinosa del peritoneo » e chiamata da Werth 
(1884) « pseudomixoma del peritoneo » venne 
descritta la prima volta da Frànkel nel 1901 e 
fino al 1914 erano note 17 osservazioni con 21 
casi descritti (Dialti). 

Non v’è chi non veda la relazione intercor¬ 
rente tra i diverticoli e le altre affezioni descrit¬ 
te, relazione più teorica che pratica, più macro¬ 
scopica che microscopica, ma che indubbia¬ 
mente ne serve ad indicare e precisare i punti 
di contatto. 

Ciò premesso passo alla descrizione del caso 
di un diverticolo falso dell’appendice interessante 
dal lato istologico. 

C. P. d’anni 36 da Tarquinia, caffettiere. En¬ 
tra in ospedale il 27 agosto 1930. 

Padre morto a 56 anni di malattia cardiaca, 
madre vivente e sana, tre fratelli e due sorelle vi¬ 
venti e sani. # # 

Tranne i comuni esantemi dell’infanzia 1 A. 
non ebbe ad accusare malattie degne di nota. 

• Cinque mesi fa in seguito ad un abbondante 
banchetto per una festa il paziente venne colto 
nella notte da violenti dolori addominali, irra- 
diantesì dalla fossa iliaca destra a tutti gli al¬ 
tri quadranti. Chiamato un Sanitario, gli ri¬ 
scontrò difesa muscolare valida specialmente nel¬ 
la regione appendicolare, per cui diagnosticò 
trattarsi di attacco appendicolare e, dato che l’af¬ 
fezione appariva per la prima volta, consigliò 
una cura medica in attesa nel caso di un peg¬ 
gioramento o della manifestazione di una soprag¬ 
giunta peritonite di ricorrere alla via chirurgi¬ 
ca. Vennero quindi praticate al paziente delle 


iniezioni di anestetici, dei clismi evacuanti e 
venne applicata in loco la borsa del ghiaccio. Con 
tutte queste cure il rialzo termico in breve andò 
diminuendo e le varie manifestazioni addominali 
scomparirono. 

Due mesi fa l’A. ebbe a soffrire un’altra crisi, 
ma di molto attenuata rispetto alla prima, crisi 
che passò in un paio di giorni, seguendo le me¬ 
desime prescrizioni della prima volta. 

In questi ultimi giorni il paziente ebbe a sof¬ 
frire di stitichezza. Ieri sera improvvisamente 
mettendosi a letto dopo aver consumato un pa¬ 
sto normale venne colto da forti dolori addomi¬ 
nali, che partendo dalla fossa iliaca destra si irra¬ 
diavano a tutto l’addome. Praticatosi subito un 
clisma evacuante (che diede esito a parecchie sca¬ 
riche abbondanti) ed applicatosi in loco prima il 
ghiaccio, poi, permanendo il dolore, il caldo, il 
paziente, vedendo che i disturbi perduravano, 
chiamò un sanitario, che diagnosticò trattarsi di 
un attacco' appendicolare che per il suo frequente 
ripetersi (3 a volta in cinque mesi) richiedeva l’in¬ 
tervento chirurgico, appena fosse freddo; frattanto 
gli praticò un’iniezione di morfina e gli prescrisse 
il riposo a letto. Stamane l’infermo, visto che pas¬ 
sata l’azione dell’anestetico ricompariva violento 
il dolore ed accusando nello stesso tempo notevole 
meteorismo, all’insaputa del medico prese una 
forte dose di olio di ricino, attribuendo tutte le 
presenti manifestazioni alla stitichezza dei giorni 
scorsi e quindi, nel suo ragionamento, purgan¬ 
dosi cioè togliendo la causa dolorifica, la guari¬ 
gione sarebbe stata affrettata. Ma contrariamente 
alle previsioni del paziente i dolori anziché sce¬ 
mare aumentarono tanto che persino gli stupefa¬ 
centi si mostravano inetti a farli diminuire. 

Frattanto alla suddetta fenomenologia si ag¬ 
giunse anche rialzo termico 38°,5 e conati di vo¬ 
mito con emissione di liquido salivare misto a 
bile. Il medico, visto l’aggravarsi della situazione, 
credette opportuno consultare il Chirurgo ed ecco 
quindi perchè mi trovai in presenza dell’amma¬ 
lato. : • 4 • • •••% . '• X 

Esame obbiettivo. — Soggetto di costituzione 

scheletrica normale; stato di nutrizione abbon¬ 
dante, cute e mucose visibili ben irrorate. 

Nulla all’apparato circolatorio, nulla al respi¬ 
ratorio. 

All’ispezione l’addome appare globoso e teso 
uniformemente; alla palpazione si percepisce net¬ 
tamente la tensione delle pareti prodotte da un 
considerevole meteorismo e si constata come la va¬ 
lida difesa muscolare, percepita alla pressione co¬ 
me localizzata alla sola fossa iliaca destra dal Me¬ 
dico nella sua visita di ieri, sia andata spanden¬ 
dosi a tutto il quadrante inferiore dell’addome 
tanto è vero che la pressione della fossa iliaca si¬ 
nistra risveglia in quasi ugual misura detta dife¬ 
sa; il quadrante superiore invece non dà che do¬ 
lore riflesso. Anche la palpazione della regione 
lombare destra in particolar modo nell [insenatura 
tra l’ala iliaca e la colonna vertebrale risveglia un 
vivo senso di dolore. La percussione dà in tutto 
l’ambito addominale un suono timpanico. 

La febbre è salita a 39.5. Malgrado il purgante 
non sì sono verificate scariche alvine. 

Il rialzo termico, la stipsi ostinata, il vomito e 
le condizioni dell’addome fanno diagnosticare per 
una appendicite perforata con inizio di peritonite, 
per cui si consiglia al paziente il ricovero al¬ 
l’ospedale per un intervento d’urgenza. 


[Anno XXXIX, Num. 12] 


SEZIONE PRATICA 


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Atto operativo (eseguito dal dott. Botto-Micca 
con assistenza del dott. Petroni). Narcosi con li¬ 
quido di Schleich. Laparotomia con taglio alla 
Roux. Aperto il peritoneo si trovano gl’intestini 
in istato di notevole flogosi e nel cavo addominale 
considerevole quantità di liquido siero-purulento. 
L’appendice appare aderente colla sua estremità 
alla parte addominale posteriore; si distaccano tali 
aderenze per via ottusa e si eseguisce l’appendi- 
cectomia. Si lascia un drenaggio alla Mickulicz. 

Decorso post-operatorio regolare: in 4 a giornata 
si toglie il drenaggio per sostituirlo con un tubo 
di vetro; in 12 a giornata si toglie definitivamente 
ogni corpo estraneo dalla breccia e si lascia cica¬ 
trizzare la ferita spontaneamente. 

In 22 a giornata l’A. esce guarito. 

R Listo parecchie volte dopo LA. non ebbe mai 
più ad accusare disturbo di sorta di origine ad¬ 
dominale. 

All’esame macroscopico l’appendice si presenta 
di color rosso intenso nella sua estremità distale 
ed in rosso-sfumante sino al rosa, man mano che 
si allontana dal suo apice, verso la porzione di 
inserzione intestinale. L'appendice nel suo apice 
appare perforata od almeno rotta forse per la la¬ 
cerazione di qualche aderenza col peritoneo : è 
certo però che si vede chiaramente una soluzione 
di continuo, che coll’esame specillare mostra met¬ 
tere in comunicazione l’esterno col lume del vi¬ 
scere. Senza dubbio è a questa aderenza e forse a 
questa breccia che è da far risalire la colpa della 
peritonite in atto. L’appendice della lunghezza di 
<5 cm. e della grossezza di un dito di adulto pre¬ 
senta a due centimetri circa dall’inserzione ce- 
cale una prominenza situata di fianco all’attacco 
mesenteriale, a superficie irregolare, del volume 
di un nocciolo di ciliegia. Il processo vermiforme 
presenta inoltre nella sua inserzione intestinale 
un’evidente stenosi. Specillata si vede che soltanto 
coi più fini specilli si riesce ad oltrepassare il cer¬ 
cine stenotico, ma non si può essere certi che il 
passaggio avvenga veramente per il lume appen¬ 
dicolare molto stenosato oppure se lo specillo ap¬ 
puntito oltrepassi la stenosi forando i tessuti. 

Sezionata l’appendice lungo il suo asse maggiore 
si vede che la detta preminenza è formata da un 
diverticolo del diametro di 4 min. comunicante 
colla cavità Centrale dell’appendice; questa dila¬ 
tata contiene un liquido con fiocchi albuminosi 
senza materie fecali nè calcoli. 

All’esame microscopico delle sezioni trasversali 
dell’appendice e del diverticolo si vede che la pa¬ 
rete del processo vermiforme dalla parte opposta 
a quella, in cui esiste la cavità diverticolare, ap¬ 
pare costituita dalla sierosa peritoneale, da uno 
strato connettivo fibroso sottosieroso, dallo strato 
•di cellule muscolari liscie longitudinali, dallo stra¬ 
to di fibre muscolari liscie circolari, dallo strato 
sottomucoso poco sviluppato e dalla mucosa, in 
cui si notano chiaramente l’epitelio cilindrico, lo 
stroma reticolare, numerosi noduli linfatici, la 
muscolaris mucosae e ghiandole tubulari. Se col 
girare il preparato si segue la configurazione della 
sezione e le sue particolarità istologiche, si vede 
che nel punto corrispondente all’origine della ca¬ 
vità diverticolare la tunica muscolare si atrofiz¬ 
za e si interrompe per lasciare il passo allo strato 
sottomucoso ed alla mucosa, che attraverso la sud¬ 
detta interruzione erniano, andando a collabire 
direttamente collo strato connettivo fibroso sotto- 
sieroso e formando in tal modo la prominenza in 
isludio. La parete del diverticolo quindi resta for¬ 


mata da quattro strali: il sieroso peritoneale, che 
si continua con quello dell'appendice senza su¬ 
bire alcun cambiamento di costituzione, il con¬ 
nettivo fibroso sottosieroso, il sottomucoso ed il 
mucoso. Delti strati non mutano nella loro costi¬ 
tuzione istologica, poiché conservano intatti i loro 
elementi essenziali: paragonandoli infatti con 
quelli della parte appendicolare normale si vede 
che essi rie mantengono intatta la costituzione, 
dilferen/iandosi solo nello spessore: gli strati in¬ 
fatti del diverticolo appaiono sensibilmente più as- 
sotligiiati ed in modo speciale l'epitelio sieroso e 
l’epitelio cilindrico della mucosa, le cui cellule ap¬ 
paiono appiattite come avessero dovuto subire un 
notevole sforzo da stiramento. 

Tanto il tratto di mucosa appendicolare che 
quella diverticolare presentano i segni del pro¬ 
cesso infiammatorio in atto cioè un’intensa in¬ 
filtrazione leucocitaria e la presenza di cellule gi¬ 
ganti dalla forma variabile per lo più irregolar¬ 
mente poligonale, protoplasma granuloso con nu¬ 
clei rotondi in numero di 4, 10, 12 sempre riuniti 
in gruppo situato per lo più al centro. 

L’esame microscopico delle varie sezioni ci 
fornisce la spiegazione dell’origine del diverti¬ 
colo ed i dati per la sua itdentità. 

Si vede infatti che questo diverticolo è forma¬ 
to dall'ernia della mucosa appendicolare attra¬ 
verso una breccia della tunica muscolare della 
parete del processo vermiforme; l'aspetto delle 
sezioni riconduce la mente alla teoria del Brunn 
sull’origine dei diverticoli falsi. Già si è par¬ 
lato della differenza tra i diverticoli veri ac¬ 
quisiti (conservanti la tunica muscolare) od i 
falsi assolutamente privi di questa e con varia¬ 
zioni di spessore negli altri strati. Secondo il 
Brunn il modo di formazione dei falsi diverti¬ 
coli dell'appendice sarebbe il seguente: un pro¬ 
cesso infiammatorio acuto provoca una perfo¬ 
razione completa dell’appendice; la lesione non 
interessa la mucosa in modo molto esteso, i 
lembi di questa possono prolassare al di fuori 
della perforazione e nel periodo di risoluzione 
del processo suppurativo rivestire la cavità 
ascessuale attigua, formando così una cavità 
mucosa accessoria comunicante colla primi¬ 
tiva. Schweizer insiste sull’importanza dell’au¬ 
mento di pressione interna sul meccanismo di 
produzione del diverticolo, perchè l’aumento di 
pressione determina ampliamento dell’orifi¬ 
zio della perforazione e quindi facilita Destro- 
flessione del lembo mucoso. 

Il caso presente mostra particolarità degne 
di nota per la ricerca dell’origine del diverti¬ 
colo. Si può domandare se questo è sorto sol¬ 
tanto in occasione di quest’ultimo attacco ap¬ 
pendicolare o se già esisteva ed in tal caso 
quando e come ha tratto origine. Nell’esame 
istologico parecchie cose attirano particolar¬ 
mente l’attenzione: anzitutto la completa ras¬ 
somiglianza nella successione degli strati della 


45G 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 12] 


parete (ad eccezione dello strato muscolare pre¬ 
sente in una parte mancante nell altra) sia del¬ 
l’appendice che del diverticolo, quindi la pri¬ 
ma conclusione che il diverticolo non è un cor¬ 
po estraneo, ma deriva direttamente dall ap¬ 
pendice e che è un diverticolo falso. La se¬ 
conda osservazione, che si può fare, è che la 
tunica muscolare nel punto, in cui vi è 1 inter¬ 
ruzione, che rappresenta l’istmo per cui il di¬ 
verticolo è attaccato all’organo d’origine, an¬ 
ziché avere dei margini irregolari quasi fosse 
•da poco lacerata, appare atrofizzata. Ora que¬ 
sto processo non ha potuto compiersi certa¬ 
mente nel breve periodo di quest’ultimo attac¬ 
co appendicolare, ma deve aver principiato ben 
prima ossia durante il secondo attacco di due 
mesi fa o meglio ancora durante il primo di 
cinque mesi or sono. A comprova di ciò stanno 
anche l’aspetto appiattito dell’epitelio della sie¬ 
rosa peritoneale e dell’epitelio della mucosa del 
diverticolo. In questa particolarmente l’epite¬ 
lio da cilindrico si è trasformato in piatto, me¬ 
tamorfosi che non può esser avvenuta di col- 
do durante il movimento erniante della muco- 
sa, nel caso questo fosse avvenuto in quest ulti¬ 
mo attacco. 

Se ciò fosse stato, certamente la mucosa tesa 
per occupare la cavità diverticolare si sarebbe 
incrinata in qualche punto ed all esame mi¬ 
croscopico sarebbero apparse tali soluzioni di 
continuità. Una delle cause, a cui si può far ri¬ 
salire detto appiattimento dell’epitelio, è lo 
stato di tumefazione dell’appendice, che deve 
aver fatto stirare i tessuti ed in particolar modo 
gli epitelii, donde il suddetto aspetto; ma que¬ 
sta causa dà come implicita l’origine del diver¬ 
ticolo in tempo anteriore al presente attacco, 
altrimenti colla tensione della tumescenza, se i 
tessuti fossero erniati da poco e contempora¬ 
neamente, si sarebbero dovuti rilevare segni in- 
dubbii di lacerazioni. In conclusione si può as¬ 
serire con molta attendibilità che il divertico¬ 
lo in questione risale ai passati attacchi appen¬ 
dicolari. A quale dei due? Non è possibile pre¬ 
cisarlo, però, basandosi sulle notizie anamne- 
stiche e sulla fenomenologia soggettiva, che 
attestano il secondo attacco molto meno violen¬ 
to del primo, si resta di gran lunga più pro¬ 
pensi a ritenere precisamente il primo attacco 
responsabile dell’origine di questo diverticolo. 

Ammesso quindi che molto probabilmente 
il detto diverticolo risale al primo attacco ap¬ 
pendicolare di cinque mesi fa, sorge sponta¬ 
nea la domanda del modo della sua insorgenza. 
Il Brunn ritiene necessario per simili forma¬ 
zioni la presenza di un’ulcerazione completa 
dell’appendice e ciò può darsi sia avvenuto 
anche nel caso nostro, ma l’esame attuale del 


preparato non rivela la presenza di alcuna ci¬ 
catrice, che possa in qualche modo attestare 
la pregressa presenza di un’ulcerazione. Se que¬ 
sta vi fu, dovette esistere Unto tempo fa da 
permettere la rigenerazione compleU dei tessu¬ 
ti e ciò sUrebbe a maggior comprova di quan¬ 
to si è asserito prima circa il tempo dell’ori¬ 
gine di tale diverticolo. Un’ipotesi, che po¬ 
trebbe spiegare il meccanismo di formazione 
di questo diverticolo sarebbe questa, ossia che 
nel primo attacco appendicolare la tumefazione 
del processo vermiforme alla pressione interna 
siano state così notevoli da vincere la resisten¬ 
za della tunica muscolare, da romperla in un 
punto ed attraverso questa breccia per l’au¬ 
mentata pressione interna dell’organo la mu¬ 
cosa col suo strato immediatamente sottopo¬ 
sto sarebbe erniata divaricando ancor più le 
labbra della lacerazione muscolare ed impe¬ 
dendo colla sua presenza ogni possibile cica¬ 
trizzazione. 

Sotto la spinta 'di questi due strati (mucoso 
e sottomucoso) ormanti, anche lo strato connet¬ 
tivo fibroso sottosieroso ed il sieroso sarebbe¬ 
ro stati spinti in fuori, pur presentando una 
certa resistenza : di qui la loro integrità e la 
formazione a cappuccio intorno ai due strati 
più interni. Perdurando la pressione interna 
del viscere il diverticolo prese la forma attua¬ 
le, giacché in quel frattempo i tessuti stirati 
si erano venusti plasmando intorno alla cavità 
diverticolare mantenuta aperta dalla pressio¬ 
ne interna appendicolare o a mezzo di gaz o 
con liquido di secrezione. Bisogna tenere a men¬ 
te che il primo attacco appendicolare venne 
curato medicalmente e che la guarigione fu 
molto lenta; quindi quando questa avvenne, 
era già troppo tardi perchè i tessuti erniati 
potessero rientrare nella loro sede e ripren¬ 
dere il loro stato primitivo: essi mantennero 
la forma ricevuta. Perchè poi proprio in quel 
punto la tunica muscolare abbia dovuto cede¬ 
re è difficile poterlo dire con sicurezza; è. certo 
che ivi la tunica muscolare avrebbe presentato 
il locus minoris resistentiae , don do la lacera¬ 
zione. Tutto ciò, ripeto, rimane nel puro cam¬ 
po delle ipotesi, potendo nel futuro aver forse 
la conferma in altri casi del genere. 

Alla domanda se il presente diverticolo può 
esser stallo sede di un appendicite clonica, 
riattivatasi due volte acutamente, non è possi¬ 
bile rispondere con attendibilità. L esame isto¬ 
logico al riguardo è completamente muto, poi¬ 
ché i tessuti del diverticolo presentano pato¬ 
logicamente i medesimi caratteri di quelli del¬ 
l’appendice: non si può quindi precisare a 
quale delle due parti si possa addebitare To¬ 
rio-ine dell’attuale attacco. SulTesame istologico 


[Anno XXXIX, Num. 12] 


SEZIONE PRATICA 


457 


della parete diverticolare resta da osservare che 
le cellule giganti in essa trovate sia per i lo¬ 
ro caratteri morfologici (nuclei al centro e non 
alla periferia) sia per la mancanza di cellule 
epitelioidi e della struttura propria del gra¬ 
nuloma tubercolare, non possono interpretarsi 
come cellule giganti del tubercolo (anche la 
ricerca dei bacilli di Koch ha dato esito nega¬ 
tivo). Esse vanno interpretate come elementi 
che non di rado si trovano nei tessuti di gra¬ 
nuloma ed ai quali viene dai- più attribuita 
un'azione fagocitarla. 

Riepilogando: nel caso attuale si sarebbe 
osservato in un’appendice asportata a caldo ed 
aderente colla punta al peritoneo posteriore 
un diverticolo falso, la cui origine sembra da 
attribuirsi ad un altro attacco di cinque mesi 
prima mancando ai tessuti caratteri di una le¬ 
sione recente. L’ipotesi che tale diverticolo de¬ 
rivi da un’ernia della mucosa appendicolare 
attraverso una breccia della tunica muscolare, 
che avrebbe ceduto per l’aumentata tensione 
interna - , sembra accreditata dall’aspetto isto¬ 
logico e si baserebbe sull’opinione già espres¬ 
sa da Schweizer. 

RIASSUNTO. 

L A. dopo aver esaminato le varie distinzio¬ 
ni tra i diverticoli appendicolari nelle loro di¬ 
verse specie e tra questi e le cisti appendico¬ 
lari, accenna fugacemente allo pseudomixoma 
peritoneale d’origine appendicolare, che trova 
delle predette affezioni una certa relazione. 
Emesse le varie teorie spieganti l’origine dei 
diverticoli appendicolari, l’A. descrive un caso 
a lui occorso, che esamina dettagliatamente 
dal lato istologico e basandosi su tale esame 
l’A. discute sul tempo, sul modo e sulla causa 
d origine del diverticolo in questione enun¬ 
ciando un’ipotesi al riguardo. 

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« IL POLICLINICO )) 


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toine The Lancet, 30 novembre 1912, e Journ. 
d. Chir., 1913, 2, 230. 


W* Interessantissima, pubblicazione: 

DOtt. E. FIORINI 

Aiuto nel Reparto Chirurgico dell’Osped. Civ. di Verona 

diretto dal prof. S. Spangaro 

L’APPENDICITE CRONICA 

STUDIO AN ATOMO-PATOLOGICO E CLINICO 

(con 18 figure eu tavole fuori teeto). 

INDICE — Storia e definizione, pag. 7 a 10. Sin¬ 
tomi. pag. 11 a 20. — Radiologia dell’appendicite cro¬ 
nica,’ pag. 21 a 30. — Diagnosi differenziale, pag. 31 

a 56 , _ Appendicite cronica ed occlusione intestinale, 

pag. 57 a 59. — Appendicite cronica ed brnie, pag. 60 
e gl. — Appendiciti croniche apparentemente o real¬ 
mente a sinistra, pag. 62-63. — Appendicite cronica b 
alterazioni del sistema nervoso, pag. 64 a 68 — Ap¬ 
pendicite cronica e tubercolosi POLMONARE, pag. 69 a 71. 

_ Appendicite cronica e invaginazionb intestinalb, 

pag. 72-73. — Anatomia patologica, pag. 74 a 94. — 
La cura, pag. 95 a 100. — Bibliografia, pag. 101 a 117. 

Volume in-16°, nitidamente stampato, con 18 figure 
in tavole fuori teeto. Prezzo L. 14 , più le spese 
poetali di spedizione. Per i noetri abbonati sole 
L. 12,60 in porto franco. 

Inviare Vaglia all*editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
etale Succursale diciotto, ROMA. 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Ospedale Civile di Belluno. 

Appendicite acuta da tricocefalo. 

Prof. Gino Pieri, chirurgo primario. 

Molto si è discusso sulla influenza degli el¬ 
minti nel determinismo della appendicite 
acuta, ma di solito si sono considerati da que¬ 
sto punto di vista solo gli ascaridi e gli os- 
siuridi. Del tricocefalo si sono trovate da al¬ 
cuni le uova nel muco dell’appendice (Marzia¬ 
ni, Letulle, Isabolinsky...) ma ciò non sembra 
presentare speciale interesse per il problema 
in questione: la abituale presenza di tricoce¬ 
fali nel cieco e la frequente insufficienza della 
valvola di Gerlacb bastano a spiegare agevol¬ 
mente tale reperto, senza necessità di attribui¬ 
re ad esso un carattere patologico e un valore 
patogenetico per l’appendicite. 

In realtà però il tricocefalo colla sua pre¬ 
senza nell’appendice sembra possa esser causa 
prima di processi flogistici dell'organo, come 
parrebbe dimostrare la seguente osservazione 
clinica. 

L. Oreste, di anni 7, scolaro, viene ricoverato 
di urgenza il giorno 6 maggio u. s. nell’Ospedale 
Civile di Belluno. 

Non ebbe in passato malattie degne di nota. 
La madre che lo accompagna riferisce che il bam¬ 
bino aveva cominciato ad accusare, quattro gior¬ 
ni prima, senza alcuna causa apparente, dolori 
addominali lievi all’inizio e che andarono a poco 
a poco accentuandosi, diffusi dapprima a tutto 
l’addome, localizzati poi al quadrante inferiore de¬ 
stro. In questo periodo non ebbe mai vomito; sem¬ 
bra abbia avuto temperatura febbrile non molto 
elevata: ì > : 

Venne somministrato un purgante, che ebbe 
scarso effetto; da due giorni l’alvo è chiuso. 

Dalla sera precedente all’ingresso in Ospedale 
i dolori sono divenuti particolarmente intensi: 
essi si irradiano dall’addome anche lungo l'arto 
inferiore destro i cui movimenti risvegliano o ria¬ 
cutizzano i dolori. 

Si tratta di un bambino robusto e bene svilup¬ 
pato per la sua età. Facies sofferente. Lingua con 
patina biancastra. Polso 100, piccolo, un poco arit¬ 
mico. Temperatura 38 n C. L’addome è depresso; la 
percussione dimostra il fegato e la milza nei con¬ 
fini normali. La palpazione di tutta la metà de¬ 
stra dell’addome suscita dolore, che è più intenso 
nel quadrante inferiore, ove esso si accompagna 
a difesa, con maximum a livello -del punto di Mac 
Burney; duole anche la palpazione combinata del¬ 
lo spazio costoiliaco, sopralutto posteriormente. La 
percussione dell’addome non dimostra presenza di 
liquido libero. 

L’esame dell’orma, che è di un colorilo paglie¬ 
rino e un poco torbida, con densità a 1.016, non 
dimostra elementi anormali. 

Data la sintomatologia e il reperto obbiettivo, 
sembrava doversi orientare, senza speciali diffi¬ 
coltà diagnostiche, verso una comune appendicite 



[Anno XXXIX, ISum. 12] 


SEZIONE PRATICA 


459 


acuta, con probabile ascesso periappendicolare, e 
direzione retrociecale dell’appendice (dolore alla 
palpazione posteriormente). 

In eteronarcosi si procedette all’intervento ope¬ 
rativo. Taglio di Mac Burney. All’apertura del pe¬ 
ritoneo fuoriesce discreta quantità di liquido sie¬ 
roso. L’appendice è grossa come una matita, lun¬ 
ga circa 6 centimetri, a direzione pelvica, in ap¬ 
parenza scarsamente alterata : si osserva solo un 
modico arrossamento della sierosa nella metà pros¬ 
simale. Si asporta. Con due dita attraverso la in¬ 
cisione peritoneale si esplorano agevolmente gli 
organi contenuti nella metà destra dell’addome, 
senza rilevare alterazioni apprezzabili di essi. Su¬ 
tura totale. 

Si apre l’appendice: il suo lume è quasi tutto 
occupato da un coagulo irregolarmente cilindrico, 
elastico, poco friabile, che ingloba in un punto 
un tricocefalo; altri due tricocefali sono a ridosso 
della mucosa e fissi ad essa colla loro estremità, 
in corrispondenza alla metà prossimale dell’appen¬ 
dice; la mucosa a questo livello è lievemente e 
diffusamente arrossata, e cosparsa in alcuni punti 
di piccole ecchimosi. 

L’esame microscopico (eseguito dal dott. Tan- 
ferna, direttore dei laboratori del nostro Ospe¬ 
dale) dimostra che la principale lesione della ap¬ 
pendice consiste in uno stato infiammatorio della 
zona sottomucosa e in una notevole iperemia del¬ 
l’organo e, in alcuni punti, soluzione di continuo 
della mucosa (vedi figura). Intorno ai noduli lin- 



Fig. 1. — Preparato microscopico della parete della 
appendice (microfotografia: obb. 3, oc. 2, Ko- 
ritska). — a, rottura della mucosa; b, zona di 
emorragia; c, zona di infiltrazione leucocitaria. 

fatici normali si osservano ampie zone di infil¬ 
trazione linfocitaria e leucocitaria, che si estendo¬ 
no fino nella zona della tunica muscolare; i leu¬ 
cociti eosinofili sono presenti, ma non molto nu¬ 
merosi. I vasi sanguigni, anche i più piccoli, ap¬ 
paiono molto ampi e ripieni di sangue, e qua e 
là si osservano piccole emorragie, delle quali qual¬ 
cuna di una certa entità solleva e distacca lo stra¬ 
to epiteliale, del resto ben conservato. Le sezioni 
del coagulo sanguigno, che occupava il lume cen¬ 
trale dell 'appendice, non dimostrano nulla di par¬ 
ticolare, tranne la presenza di qualche uovo di 
tricocefalo. 

Il decorso postoperatorio fu del tutto normale: 


rimossa l’appendice dileguarono anche i dolori 
addominali. Il giorno 11 maggio si tolsero i punti 
(guarigione per primam), e il giorno 19 il bam¬ 
bino fu dimesso completamente guarito. 

Nel caso riferito si constatò dunque un qua¬ 
dro apparentemente banale di appendicite acu¬ 
ta, la cui origine sembra indubbio di poter 
riferire alla presenza dei parassiti nell’appen- 
dice e alle lesioni da essi determinate. 

Che la causa della imponente sindrome ad¬ 
dominale vada ricercata nelle alterazioni ap¬ 
pendicolari mi pare sia dimostrato da due ar¬ 
gomenti : 

1) La esplorazione di tutti gli altri organi 
della metà destra della cavità addominale li 
dimostrò in apparenza normali. 

2) Alla asportazione dell’appendice seguì 
immediata e completa cessazione dei disturbi 
del piccolo paziente. 

Un rilievo degno di interesse è la apparente 
sproporzione fra il modesto reperto anatomo- 
patologico alla operazione (appendice dall'e¬ 
sterno apparentemente poco alterata) e la im¬ 
ponente sindrome clinica : i dati semeiologici 
sembravano parlare per un violento attacco di 
appendicite anche con probabile peritonite 
circoscritta (vivo dolore spontaneo e alla palpa¬ 
zione della metà destra dell’addome con difesa 
nel quadrante inferiore destro e dolore anche 
allo spazio costoiliaco e costovertebrale di de¬ 
stra). 

In realtà nel peritoneo si constatò solo pre¬ 
senza di modica quantità di liquido sieroso, e 
non alterazioni della sierosa viscerale salvo un 
modico arrossamento nella parte prossimale 
dell'appendice. 

A spiegare tale incongruenza a me sembra 
possano essere invocati dei vivaci fenomeni 
riflessi determinati dalle alterazioni che gli 
elminti provocarono colla penetrazione della 
loro estremità cefalica nella mucosa, alterazio¬ 
ni ben dimostrate dall’esame microscopico. 

È molto probabile che lo stimolo mecccani- 
co e forse anche tossico dei parassiti, solo o 
sommandosi con quello flogistico provocato 
dai germi patogeni penetrati nella parete lun¬ 
go la estremità di fissazione degli elminti, ab¬ 
bia determinato una irritazione dell’innerva¬ 
zione intramurale dell’appendice, le cui riper¬ 
cussioni in via riflessa potrebbero bene spiega¬ 
re l’imponenza della sindrome clinica. 

RIASSUNTO. 

L’A. riferisce un caso di appendicite acuta 
nel quale si riscontrarono nel lume appendi¬ 
colare un lungo coagulo sanguigno e tre trico- 



460 


(( IL POLICLINICO )> 


[Anno XXXIX, Ntjm. 12] 


cefali, e l’esame microscopico della parete ap¬ 
pendicolare dimostrò profonde alterazioni flo¬ 
gistiche ed emorragiche. Egli pensa che la pre¬ 
senza degli elminti non fosse accidentale, ma 
avesse un rapporto di causalità coll attacco di 

appendicite. 

Va notato che le lesioni anatomopatologiche 
apparvero sproporzionate alla gravità della sin¬ 
drome clinica, il che, secondo 1 A., potrebbe 
essere spiegato invocando l’azione irritante dei 
parassiti sul sistema nervoso intramurale del¬ 
l’appendice, con lo sprigionamento di violenti 

riflessi. 


SUNTI E RASSEGNE. 


Rapporti 


tra acloridria e ane 


n 



(D. T. Davies. The Quarterly Journ. of Mede- 
evie, luglio 1931). 

I rapporti fra acloridria e anemia sono appar¬ 
si più evidenti in questi ultimi anni. La prova 
esatta di causa ed effetto non è ancora data 
definitivamente. L’acloridria è reperto costan¬ 
te nell’anemia primaria e la precede di qual¬ 
che anno, come pure persiste dopo la guarigio¬ 
ne dell’anemia colla cura di fegato. Le osser¬ 
vazioni più recenti hanno confermato la vec¬ 
chia opinione di Fenwick (1850) che 1 aclori¬ 
dria sia solo l’indice dell’atrofia della mucosa 
gastrica e l’anemia una conseguenza di questa 

atrofia. . . 

Un sostegno a quest’ipotesi dell’origine ga¬ 
strica dell’anemia perniciosa si è trovato nelle 
anemie di tipo pernicioso osservate nel can¬ 
cro dello stomaco, nella gastrectomia. 

Alcuni autori hanno voluto trovare nell ane¬ 
mia la causa dell’acloridria e citano a sostegno 
di quest’ipotesi l’acloridria che segue l’emate- 
mesi nell’ulcera gastrica, che segue l’emorragia 
da emorroidi. Ma l'acloridria si ha anche in 
anemie nelle quali non c è stata perdita di 


sangue. . 

Il meccanismo di questo rapporto fra aclori¬ 
dria ed anemia è oscuro. 

L’A. ha studiato 45 casi di acloridria (15 con 
anemia perniciosa, 5 senza una malattia defi¬ 
nita, 15 con anemia secondaria, e 10 con aclo¬ 
ridria senza anemia). 

Nei casi con anemia perniciosa il succo, ga¬ 
strico non è aumentato coll iniezione di ista- 
mina, si presenta nebuloso, solo una volta con¬ 
teneva muco, in quasi tutti c’erano leucociti 
nel sedimento; inoltre l’HCl libero era assente 
ed il pH non si è modificato coll’iniezione di 
istamina. In 11 casi non c’era pepsina nep¬ 
pure dopo l’istamina. 

Il deposito di cellule epiteliali è stato tro¬ 
vato in quasi tutti i casi di anemia perniciosa 
e raramente in casi di acloridria senza anemia. 


Il Davies ritiene ohe l’origine di queste cel¬ 
lule sia faringo-esofagea. 

Dopo l’osservazione di iFenwick solo il Castle 
recentemente (1929) ha portato un po’ di luce 
sui rapporti fra acloridria ed anemia. Sembra, 
secondo quest’ultimo autore, che la mucosa ga¬ 
strica normale secerna una sostanza termolabile 
capace di agire in soluzione neutra sul mu¬ 
scolo di bue in modo da agire beneficamente 
nell’anemia perniciosa quando questa sostanza 
venga assorbita. Questa sostanza non sarebbe 
pepsina, ma rennina. Castle stabilisce un rap¬ 
porto fra midollo osseo e secrezione gastrica, il 
che è un progresso dall’epoca di Fenwick. - 

R. Lusena. 

L© crisi gastro-solari. 

(G. Faroy. Le Concours Médical, n. 3, 1932)- 

Le crisi dolorose epigastriche accompagna¬ 
te da in tolleranza gastrica, il cui tipo è la 
crisi tiaibetica, si verificano in molte affezioni 
addominali. Sono dovute ad un’intensa irri¬ 
tazione del iplesso solare, o più esattamente 
del sistema nervoso vegetativo addominale, 
di cui il plesso solare raccoglie ed esterioriz¬ 
za tutte le eccitazioni. 

La crisi gastrica tahetica, che è quella no¬ 
ta da più tempo, è costituita da accessi di 
dolore d'intensità atroce, angosciante con sen¬ 
so di bruciore, torsione, stiramento, pressio¬ 
ne, ecc., localizzato all’epigastrio, accompa¬ 
gnato da iperestesia cutanea e spesso allevia¬ 
to in seguito a forte pressione. Il ventre è teso, 
retratto, specie nella metà superiore, ed il ma¬ 
lato coricato a canna di fucile o seduto con 
le ginocchia in alto ed il tronco piegato in 
avanti cerca con, queste posizioni alleviare il 
dolore. Non mancano mai irradiazioni multi¬ 
ple addominali o toraciche a cintura. 

L’intolleranza gastrica è completa, la nau¬ 
sea è violenta ed i vomiti incessanti svuotano 
continuamente lo stomaco. Ogni sostanza, so¬ 
lida o liquida, ingerita è immediatamente ri¬ 
gettata. Talvolta si hanno ematemesi (crisi 
vere di Charcot). Spesso si ha singhiozzo, ae¬ 
rofa già, diarrea. 

Il paziente si trova in uno stato di annien¬ 
tamento, di spossamento estremo: evita ogni 
movimento che possa risvegliare i dolori o i 
vomiti. Ha alternative di pallore e di rossore 
del volto, sudori freddi abbondanti, e ten¬ 
denza alle lipotimie che sovente vanno fino 
alla sincope. 

Le urine sono scarse, il polso frequente, la 
pressione arteriosa, variabile. 

Queste crisi che si manifestano improvvi¬ 
samente ed improvvisamente cessano lasciano 
di solito il soggetto in uno stato di accal- 
mia più o meno lungo, possono durare da 
qualche ora ad una settimana, si ripetono con 
frequenza varia, e possono essere anche sub¬ 
entranti fino a dare un vero stato di male. 



[Anno XXXIX, Num. 12] 


SEZIONE PRATICA 


461 


La diagnosi è facile in presenza delle forme 
di tabe conclamate. Negli altri casi le crisi 
del genere devono sempre consigliare a pra¬ 
ticare un esame metodico del sistema ner¬ 
voso per rilevare gli eventuali sintomi della 

tabe ed occorrendo praticare anche Tesarne 
del liquor. 

Bouchut e Lamy ballino descritto nei sifi¬ 
litici, con il nome di gastro-radicolite a for¬ 
ma continua, crisi gastriche alternate, di bre¬ 
ve durata, ripetentisi tutti i giorni. Queste 
forme sono interessanti perchè sono dovute 
a lesioni delle radici posteriori, dove le fibre 
nervose provenienti dai cordoni posteriori si 
anastomizzano, mediante i rami comunicanti, 
con 1© fibre simpatiche, lesioni che si riscon¬ 
trano anche nella tabe. Queste lesioni radi- 
colari fanno comprendere come nella tabe il 
plesso solare irritato attraverso le fibre sim¬ 
patiche possa provocare le crisi gastriche. 

Nell’ulcera gastrica , sopra tutto nelle ul¬ 
ceri antiche, callose, profonde, si possono ave¬ 
re crisi tabetiformi. 

Il fatto che queste crisi sono più frequenti 
nelle ulceri della piccola curvatura e della 
faccia posteriore, ne spiega il meccanismo. 
Queste ulceri sono a contatto con l’ilo del¬ 
l’organo ossia con i nervi, i vasi ed il plesso 
solare applicato sulla faccia anteriore della 
colonna vertebrale. Locper ha potuto consta¬ 
tare in queste ulceri la propagazione del pro¬ 
cesso infiammatorio delle fibre nervose, una 
vera neurite. 

Udaondo pensa che in certi casi le lesioni 
nervose si costituiscono attraverso la produ¬ 
zione di una pancreatite che provoca Tinfiam- 
mazione delle fibre e dei plessi del pancreas. 

Anche 1 ulcera del duodeno e del piloro 
può provocare crisi tabetiforme, sia per le¬ 
sioni dirette delle fibre nervose che vanno 
al plesso solare, sia per la coesistenza di peri- 
visceriti (periastrite, periduodenite). Tn tut¬ 
ti i casi 1 irritazione nervosa è evidente per¬ 
chè spesso si osserva un punto doloroso fre¬ 
nico sinistro sterno-mastoideo. 

Anche il cancro dello stomaco localizzato 
o propagato alla piccola curvatimii ed alla fac¬ 
cia posteriore può dare luogo a crisi tabeti¬ 
formi sempre per eccitazione del • plesso so¬ 
lare in seguito all’invasione neoplastica dei 

nervi come ha istologicamente dimostrato 
Loeper. 

Queste crisi non vanno confuse con quelle 
che accompagnano la stenosi pilorica cance¬ 
rosa, nelle quali il dolore di regola è meno 
intenso, localizzato più allo stomaco ed al 
piloro che all’epigastrio, ed accompagna sem¬ 
pre le contrazioni peristaltiche. I vomiti sono 
(pielli caratteristici da stasi. 

Le colecistiti , calcolose O' non, determina¬ 
no talvolta parossismi acuti a tipo tabetifor- 
me. Ma in queste crisi i vomiti biliari sono 
particolarmente frequenti, e la regione della 


cistitellea è dolente talvolta spontaneamente, 
sempre alla pressione. La < crisi può essere ac¬ 
compagnata da febbre, subi Itero ed anche it- 
tero. Non è raro constatare un punto frenico 
destro sterno-mastoideo. 

Il inalato, di solito donna, ha quasi sempre 
precedenti cistifellici, e la crisi ad inizio per 
lo più notturno, nella seconda metà della not¬ 
te, compare spesso un po’ prima del periodo 
mestruale. 

La reazione del plesso polare in queste crisi 
si spiega, tenendo presente che tra la cistifel¬ 
lea o il plesso solare esistono fibre simpati¬ 
che nelle quali in seguito alla colecistite si 
pi od neon o lesioni analoghe a quelle constata¬ 
te nell’ulcera gastrica. D’altra parte le peri- 
colecistiti sono frequenti ed hanno verisimil- 

mleaite un’importanza nella diffusione della 
infezione. 

Nel Vemicrania oftalmica si hanno dolori 
epigastrici, nausee e vomiti spesso incoerci- 
bili, fatti tutti che fanno pensare alla compar- 
tecipazione del plesso solare. 

Il fatto che 1 accesso emicranico si verifica 
molto spesso in seguito a disordini alimenta¬ 
ri ed in soggetti i quali presentano affezioni 
del fegato o della cistifellea, autorizza Tipote¬ 
si che 1 emicrania non deve essere semplice- 
mente una manifestazione dolorosa del capo 
di natura simpatica e ripercussione solare e 
gastrica, ma che la azione del fegato o della ci¬ 
stifellea costituisca la spina irritativa che 
scatena l’accesso attraverso il plesso solare. 

Nell appendicite acuta e subacuta si hanno 
nella fase iniziale manifestazioni che ricordano 
la crisi tabetiforme. 

Il dolore spesso violento è localizzato allo 
epigastrio, la contrazione della parete è molto 
marcata in questa regione ed i fenomeni di 
intolleranza gastrica sono accentuati. La feb¬ 
bre può mancare, e può mancare perfino il 
dolore alla pressione nella fossa iliaca destra. 

Nel corso di certe tiflo-coliti e di coliti del 
trasverso possono aversi crisi analoghe ma me¬ 
no intense. 

Le lesioni nervose descritte da Masson nel¬ 
le appendici malate e da Loeper nelle coliti 
consentono di comprendere come il plesso so¬ 
lare reagisca in queste affezioni. Si aggiunga 
che spesso si hanno pericoliti, perivisceriti ed 
e pi pio iti con diffusione ascendente verso lo 
epigastrio ossia verso la regione solare. 

Le affezioni del pancreas, in ispecie il can¬ 
cro del corpo dell’organo, provocano crisi ta- 
betiformi di estrema violenza: i dolori solari 
sono atroci con i caratteri della visceralgia pro¬ 
fonda. 

La situazione del pancreas in avanti del ples¬ 
so solare spiega queste crisi. 

La pancreatite acuta, subacuta e cronica pro¬ 
vocano le medesime crisi per diffusione del 
processo ai nervi con i quali sono in contat¬ 
to o che comprendono. 


462 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 12] 


La grande ptosi addominale con «allunga¬ 
mento verticale dello stomaco spesso provoca 
crisi solari intense, che si sovrappongono ad 
uno stato doloroso permanente dell’epigastrio, 
specie nella stazione eretta e dopo i pasti. An¬ 
che qui si tratta di nevriti solari dovute allo 
stiramento .esercitato dal peso degli organi 
profondi su i nervi ed i plessi addominali. 

L’aortite addominale acuta e subacuta pro¬ 
voca due specie di dolori dopo i pasti: dolori 
epigastrici precoci poco intensi e dolori tar¬ 
divi violenti con irradiazioni lombari, ilia¬ 
che, toraciche, ecc. 

Queste manifestazioni gastriche sono state 
interpretate da Carrière e Barlé come una 
vera claudicazione intermittente dello stomaco 
da ischemia, in quanto le alteriti all'origine 
del tronco celiaco diminuiscono 1 apporto di 
sangue allo stomaco donde la insulficienza 
della digestione, e da altri sono considerate 
l'espressione d’ipereccitabilità simpatica. 

Comunque il plesso solare per la sua situa¬ 
zione sopra- e preaortica è compromesso per 
suo conto dall’aortite, e ciò spiega lo scate¬ 
namento della crisi gastrica. . . 

Tra le affezioni capaci di provocare crisi 
^astro-solari vanno infine ricordate 1 ipeitiioi- 
dismo, la stenosi mitrale, la tubercolosi, nelle 
quali si possono avere i due grandi sintomi 
della, crisi, dolori solari ed intolleranza gastri¬ 
ca, ai quali vanno aggiunti i fenomeni gene¬ 
rali specifici delle singole malattie. 

Tutti questi sintomi rappresentano la reazio¬ 
ne violenta del sistema simpatico nel suo insie¬ 
me ossia tanto dell’apparecchio simpatico pro¬ 
priamente detto, sensitivo, quanto del parasim¬ 
patico o pneumogastrico, motore. Tra i fenome¬ 
ni schiettamente simpatici vanno annoverati i 
dolori solari, periaortici, periiliaci e frenici 
con le loro irradiazioni, l'angoscia, la con¬ 
gestione del volto, la diarrea, mentre trai 
quelli parasimpatici sono compresi lo- spasmo 
del piloro, i disturbi del peristaltismo, le nau¬ 
see, i vomiti, il pallore, le lipotimie. 

Le nembi e plessiti che sono alla base di 
questi fatti sono prodotti da infezioni, intos¬ 
sicazioni, azioni meccaniche (stiramenti per pe¬ 
so o aderenze). Occorre ben precisare queste 
cause perchè la terapia non deve contentarsi di 
calmare i dolori del plesso con 1 eserina, 1 atro¬ 
pina, la morfina, con, agenti fisici, o interventi 
chirurgici sui nervi. La cura dovrà essere di¬ 
retta contro l’affezione causale. Dr. 

La prognosi delLulcera gastrica e duode¬ 
nale. 

(Moynihan of Leeds. Bvitish Medicai Journal , 
2 gennaio 1932). 

L’ulcera gastrica e duodenale è una malat¬ 
tia a decorso vario e ad esito incerto. Forse in 
nessun’altra affezione 1 indirizzo terapeutico e 
le previsioni prognostiche sono in relazione al¬ 


la suscettibilità individuale, all’abito somatico, 
alle condizioni dello spirito, al temperamento, 
al modo di vita. 

Si deve innanzi tutto fare distinzione tra ul¬ 
ceri acute e croniche. 

Le ulceri acute sono generalmente la conse¬ 
guenza di malattie infettive (appendicite, peri¬ 
tonite, empiema, polmonite, meningite, sepsi 
delle vie urinarie, endocardite, otiti medie) o 
di focolai infettivi leggeri (carie dentaria, ton¬ 
silliti), nonché di scottature cutanee. 

Di solito interessano solo la mucosa e gua¬ 
riscono senza lasciare traccie, mia possono pro¬ 
durre anche fatti gravi ad esito letale (emate- 
rnesi abbondante). 

Le ulceri acute sono generalmente multiple, 
l’ulcera cronica di solito è unica. _ 

L'ulcera acuta passa allo stato cronico pro¬ 
babilmente per azione dell’acido cloridrico. 
Nel 72 % dei casi di ulcera duodenale c’è iper¬ 
cloridria. 

Hurst ha rilevato che c’è lina diatesi ulce¬ 
rosa, ma è evidente che c’è anche una diatesi 
ulcerosa duodenale che corrisponde tal tipo 
iperstenico. In genere i pazienti di ulcera duo¬ 
denale cronica sono individui robusti, vigo¬ 
rosi, di costituzione atletica, talvolta anche 
campioni sportivi. Tali soggetti hanno spes¬ 
so uno stomaco piccolo, posto in alto, che si 
contrae .energicamente e si svuota rapidamen¬ 
te, con succo gastrico di alta acidità. 

Talvolta lo spasmo è tale da simulare un 
tumore. Lo spasmo si determina non appena 
l’ulcerazione raggiunge la tunica muscolare, 
ed è quasi sempre limitato alla medesima zona. 

La relazione tra appendicite e ulcera gastrica 
dipende in parte dall’infezione ed in parte dal 
fatto che le affezioni appendicolari provocano 
per via ri Lessa intensi e ripetuti spasmi dello 
stomaco che può determinare temporanee, ma 
gravi e ricorrenti devitalizzazioni. Intorno al¬ 
la zona dello spasmo si può avere iperdisten- 
sione della parete gastrica che talvolta è con¬ 
siderevole ed è causa di grave malessere. Si 
possono avere anche spasmi vasomotori con 
le conseguenti modificazioni della temperatu¬ 
ra. L’anemia della parete gastrica o duodena¬ 
le può quindi essere prodotta da due forme di 
spa.sm i; quella della tunica muscolare dello sto¬ 
maco e del duodeno e quella dei vasi. 

Attraverso questo duplice meccanismo la ni¬ 
cotina, le afflizioni, l’angoscia, i dolori e le 
eccessive fatiche fisiche possono avere una in¬ 
fluenza decisiva nel determinismo delle ul¬ 
ceri gastro-duodenali o per lo meno nella lo¬ 
ro persistenza. 

La guarigione spontanea delle ulceri ga¬ 
stro-duodenali non solo è possibile, ma è an¬ 
che non rara. Alle autopsie molto spesso si 
trovano ulceri perfettamente cicatrizzate. 

Tuttavia le complicazioni delle ulceri sono 
molteplici e gravi anche quando esse sono rite¬ 
nute perfettamente guarite. 


IAnno XXXIX, Num. 12J 


SEZIONE PRATICA 


4G3 


]\on di rado le ulceri recidivano. Queste re¬ 
cidive sono dovute alla imperfetta* guarigione 
delle ulceri per modo che rimangono super¬ 
ficie libere tuttora aperte alle reinfezioni o 
che sotto l'azione di stimoli diversi costitui¬ 
scono il punto di partenza per una nuova 
estensione del processo morboso. 

Talvolta ulceri ritenute guarite danno luo¬ 
go a perforazioni od ulcerazioni letali. 

I n a l tra complicazione è quella della dege¬ 
nerazione cancerigna. La quistione- dell'ulcera- 
ca-ncro ha dato luogo a molte discussioni, ed è 
stata variamente risoluta. Allo stato dei fatti 
non si può escludere che il cancro dello sto¬ 
maco si origini su ulceri non diagnosticate o 
ritenute guarite. 

L'efficacia del trattamento medico delle ul¬ 
ceri gastro-duodenali è sempre più discussa. 

Come si è osservato in pazienti sottoposti 
alla gastrocnterostomia il processo di guari¬ 
gione delle ulceri è quanto mai lento. Per¬ 
tanto la cura medica per avere probabilità di 
successo dovrebbe essere rigorosissima e di 
lunga durata, il che molto difficilmente si 
può ottenere in pratica. 

Non appena scomparsi i sintomi più allar¬ 
manti o più penosi i pazienti si consentono 
qualche irregolarità dalle quali poi si passa al 
regime normale. Tutto ciò senza che si abbia 
la sicurezza dell'effettiva guarigione. 

D’altra parte la cura medica deve essere 
sempre accompagnata da altre misure (elimi¬ 
nazione di cause accessibili di infezione: den¬ 
ti, tonsille, ecc.) che in genere non sono se¬ 
guitele dall’osservanza di un riposo assolu¬ 
to al quale di solito i pazienti non si assog¬ 
gettano per il tempo sufficiente. 

Una volta fatta la diagnosi è sempre prefe¬ 
ribile l’intervento chirurgico. 

In caso di ulcera gastrica l’operazione di 
scelta è la gastrectomia, si ricorrerà alla ga¬ 
strocnterostomia solo quando l’ulcera è gran¬ 
de e trovasi in vicinanza del cardias. 

Nell’ulcera duodenale si praticherà la ga- 
stroduodenostomia o gastrocnterostomia sempre 
con distruzione dell’ulcera e chiusura temporai- 
nea del piloro. 

Praticando queste operazioni le probabilità 
di recidive sono ridotte al minimo. 

Comunque è buona pratica asportare con¬ 
temporaneamente, quando è possibile, l’appen¬ 
dice, che è una delle sorgenti d’infezioni dello 
stomaco, del duodeno, della cistifellea, ed è 
il punto di partenza del riflesso che provoca 
lo spasmo gastrico. 

D’altra parte conviene che gli operati osser¬ 
vino scrupolosamente alcune regole igieniche: 

1) Farsi esaminare i denti da un denti¬ 
sta ogni sei mesi. 

2) Mangiare piano e masticare molto. 

3) Non fumare. 

1) Non bere alcoolici, caffè e bevande gas¬ 
sose. 


5) Non mangiare frutta acida, le buccie 
ed i semi di tutte le frutta, non mangiare fra- 
gole, uva, limoni, noci, fichi. Sono consentite 
Le aranciate neutralizzate con carbonato di 
soda. 

G) Non mangiare vegetali crudi. I vegetali 
devono essere ben cotti e preparati sotto for¬ 
ma di puree. 

7) Sono proibiti l’aceto, il succo di limo¬ 
ne, il pepe, le mostarde e droghe del genere. 
11 sale deve essere adoperato in piccole quam 
tità. 

8. Usare molto burro e crema. Prendere 
prima* di ogni pasto un cucchiaino d’olio di 
ohva. Dr. 

Il trattamento dell’ulcera gastrica e duo¬ 
denale con iniezioni ipodermiche di pe¬ 
psina. 

(K. Glaessner. La Presse Méd., n. 4, 1032). 

L A. rivendica la priorità del metodo delle 
iniezioni di pepsina per la cura dell’ulcera 
gastrica e duodenale. Egli è giunto all’appli¬ 
cazione clinica della pepsina dopo averne pro¬ 
valo sperimentalmente l’efficacia applicando¬ 
la nel curare delle ulceri sperimentalmente 
provocate nella cornea o nella cute di conigli 
con iniezioni di succo gastrico di ulcerosi. 
Iniettando intradermicamente del succo ga¬ 
strico di portatori d’ulcera dello stomaco o 
del duodeno egli otteneva delle ulcerazioni 
che avevano scarsa tendenza alla guarigione; 
iniettando successivamente della pepsina sotto 
la cute, tali ulceri sparivano in una quindi¬ 
cina di giorni. 

Egli tratta clinicamente la ulcera dello stQ- 
maco e del duodeno con iniezioni di pepsina 
alla cui sterilizzazione provvede filtrandola at¬ 
traverso filtri di porcellana, onde sfuggire la 
azione dannosa del calore, necessario altri¬ 
menti alla sterilizzazione. La soluzione di 
pepsina deve essere neutralizzata per evitare 
sui tessuti azioni caustiche che possono cau¬ 
sare inconvenienti dolorosi. 

L’A. fa in genere due serie annuali di 30 
iniezioni ciascuna, di una soluzione 1 a 100, 
a dosi ascendenti e discendenti da cc. 0,2 a 
cc. 0,4 e viceversa. Raramente ha avuto rea¬ 
zioni di tipo anafilattico o febbrili. Ila già 
trattato circa 600 casi: di questi la maggior 
parte è costituita da ulceri dell’apparato di¬ 
gerente, specie stomaco e duodeno; le rima¬ 
nenti erano ulceri di varia natura e sede (de¬ 
cubiti, ulceri da varici, ecc.). 

130 casi sono stati studiati accuratamente, 
dal lato dei valori acidi del succo gastrico, 
dal la lo radiologico, della determinazione del 
peso, dell’escrezione del rosso neutro, ecc. Si 
tratta di 23 ulceri dello stomaco, 105 del duo¬ 
deno, 2 del digiuno. Di questi solo 5 dovei- 



464 


« IL POLICLINICO )> 


[Anno XXXIX, Num. 12J 


tero essere inviati al chirurgo (4 %).* Su 94 
casi esaminati a fondo, i valori acidi rima¬ 
sero stazionari o divennero più elevati in 44 
(47 %), si abbassarono in 50 casi (53 %). Il 
quadro radiologico rimase stazionario in 26 
(27,6 %), migliorò in 68 (72,4 %); il peso ri¬ 
mase stazionario in 8 (8,8 %), diminuì in 6 
(6,2 %), crebbe in 79 (85 %). I casi che non 
migliorano rapidamente smascherano spesso 
delle affezioni che simulano l’ulcera. 

Così poterono venir diagnosticate parecchie 
volte delle colicistiti, dei carcinomi gastrici, 
delle linfogranulomi atoisi. Accanto alla terapia 
pepsinica l’A. consiglia una cura, di soste¬ 
gno, protettiva, somministrando dell'olio di 
oliva (2 cucchiai avanti i pasti), del bismuto 
(0,5 gr. dopo i pasti), della magnesia calci¬ 
nata. Salvo i casi di emorragia in atto o di 
infiammazione, evita la cura lattea e sommi¬ 
nistra una dieta mista e leggera, suddivisa 
in 6 pasti nella giornata. 

Con le iniezioni di pepsina si possono in¬ 
fluenzare favorevolmente non solo le ulceri 
dello stomaco e del duodeno ma anche quelle 
dell’esofago e del digiuno, le ulcerazioni del¬ 
la bocca e del faringe, le piaghe da decubito 
ed anche ulceri da raggi X. Risultati molto 
incoraggianti sono stati osservati anche in 
casi di colite ulcerosa ed in casi di anemia 
perniciosa : la pepsina agirebbe qui come gli 
estratti di mucosa gastrica. In più dei due 
terzi dei casi d ’ulcus duodeni e ventriculi, 
non complicati, il trattamento pepsinico por¬ 
ta ad una completa guarigione obiettiva. 

P. Steffanutti. 

Ileo biliare. 

(J. Paviot e J. Moulinier. Journ. Méd. de 
Lyon, n. 265, genn. 1931). 

Per ileo biliare s’intende una occlusione in¬ 
testinale per calcolo biliare solitario e volumi¬ 
noso. La conoscenza di questa affezione e do¬ 
vuta sopratutto all’opera dei chirurgi, ì quali 
spesso devono intervenire in casi gravi, non 
riconosciuti medicalmente, e quando già _ le 
complicazioni rendono l’intervento operativo 

più grave od inutile. 

È necessario pertanto conoscerne la sintoma¬ 
tologia, per fare una diagnosi precoce, anche 
causale o possibile, ma tale da diminuire le 
probabilità dell’insuccesso operatorio. 

Le cause d’una diagnosi tardiva sono molte¬ 
plici, e risentono dell’evoluzione del processo. 
In casi di calcoli voluminosi, penetrati nel¬ 
l’intestino da una fistola coleoisto-duodenale 
e non colecisto-colica, essi, si diceva, sono fer¬ 
mati in corrispondenza della valvola di Bauhin. 

Ma i casi operati mostrano invece che i 
calcoii si fermano più in alto, nel tenue, nei 
casi di fistola colecisto-duodenale. 

Non vi è alcun sintomo particolare che pos¬ 


sa far supporre l’ostruzione intestinale dopo 
l’apertura della fistola e la discesa del cal¬ 
colo; molto spesso il calcolo si elimina spon¬ 
taneamente, e la perforazione non è denunzia¬ 
ta da nessun dolore grave o intenso; si ha al¬ 
lora una occlusione parziale di scarsa impor¬ 
tanza. 

Le occlusioni da ileo biliare possono assu¬ 
mere la forma acuta, una forma a decorso len¬ 
to e talora si accompagnano a crisi suben¬ 
trami di dolore, ciò che costituisce la sin¬ 
drome di Karewski dell’ileo biliare. 

La variabilità della sede del dolore può far 
pensare che il calcolo proceda nell’intestino? 

Se si assiste alla isint ornato logia, acuta da 
occlusione con un dolore localizzato, che poi 
si sposta, ciò non consente il sospetto che il 
calcolo proceda oltre, e quindi convenga at¬ 
tendere prima d’intervenire. 

In presenza di occlusione intestinale non 
bisogna fare assegnamento su antecedenti epa¬ 
tici per porre la diagnosi ileo biliare, perchè 
molto spesso non esiste nulla nell’anamnesi, 
oppure sono accusati disturbi vaghi, che non 
richiamano l’attenzione sulla presenza del cal¬ 
colo nell’intestino. Questo silenzio epatico è 
giustificato dal fatto che i grossi calcoli non 
danno luogo a infezioni, nè a fenomeni dolo¬ 
rosi tipici. 

È stata invocata la emorragia sotto forma di 
melena, come espressione dell’avvenuta fistola; 
ma questo carattere è troppo infido per una 
diagnosi di ileo biliare, al quale bisogna pen¬ 
sare allorché l’occlusione intestinale, a sede 
alta, si presenta in donne prevalentemente di 
età avanzata, con precedenti epatici. L’occlu¬ 
sione alta dell’intestino è rara all’infuori del 
calcolo biliare; il cancro del duodeno o del 
tenue ha una diversa sintomatologia, ed un 
decorso più lento. 

Tali considerazioni forniscono al medico le 
indicazioni formulate da J. Quénu: vi è meno 
rischio ad operare che attendere, e 1 indica¬ 
zione è fornita meno da una diagnosi precisa 
d’ileo biliare, che da un insieme sintomatico 
di un’occlusione alta sul tenue, sopratutto in 
una donna di una certa età. L. Carusi* 

Come si possono migliorare i risultati ne- 
la resezione colica per occlusione acuta 
e subacuta. 

(IIaberer. Arch. Klin. Chir., voi. 167, pagi¬ 
na 443, 1931). 

Negli stati di occlusione acuta o subacuta 
per carcinoma del colon la resezione in un 
tempo è controindicata perchè difficilmente la 
sutura dell’anastomosi resiste. La maggior par¬ 
te degli operati muoiono per peritonite conse¬ 
cutiva a deiscenza della sutura. Per tale ra¬ 
gione la resezione in un tempo ha ceduto il 
passo alla resezione in più tempi. 


[Anno XXXIX, Num. 12J 


SEZIONE PRATICA 


465 


I due interventi non si equivalgono in 
quanto con la resezione in un tempo si riesce 
ad allargare molto di più il territorio di rese¬ 
zione asportando anche le linfogliandole che 
nella resezione in due tempi non si possono 
asportare. La deiscenza della sutura nella re¬ 
sezione in un tempo è sempre secondaria alla 
distensione del viscere; anche l’espressione 
manuale delle materie fecali dalle anse diste¬ 
se non permette di ovviare alla distensione se¬ 
condaria. 

II 'pericolo può essere evitato se contempora¬ 
neamente alla resezione in un tempo si applica 
una fistola alla Witzel del segmento sopra¬ 
stante alla stomia in modo da scaricare que¬ 
sta per più giorni dopo l’intervento. 

A dimostrazione della tesi vengono riporta¬ 
te alcune storie cliniche e in base alla sua 
esperienza personale l’Autore raccomanda il 
metodo che permetterà di curare radicalmen¬ 
te alcuni casi che se si volesse fare la resezio¬ 
ne in più tempi, si dovrebbero considerare 
inoperabili. 

P. Valdoni. 


CENNI BIBLIOGRAFICI. («) 

Carl v. Noorden. Alte und neuzeitliche Er- 

ndhrungsfragen. Un voi. in-8° di 117 pagg. 

J. Springer ed. Berlin, 1931. Prezzo RM. 

6,90. 

Problema vitale e sempre aperto questo del- 
1 alimentazione, problema individuale e so¬ 
ciale, igienico, economico, medico, sempre 
rinnovantesi col mutare delle nostre cogni¬ 
zioni e delle condizioni di vita, al quale v. 
A'oorden, con la competenza che gli è da tut¬ 
ti conosciuta, porta qui un contributo note¬ 
vole, prospettandolo secondo i vecchi ed i 
nuovi punti di vista. 

Esamina dapprima l’equilibrio acido-base, 
la mineralizzazione e tutte le questioni della 
de-, sub-, super- e trans-mineralizzazione, con¬ 
nesse con l’alimentazione, la dieta ipocloru¬ 
rata, eco. 

Investiga poi alcuni dei più dibattuti pro¬ 
blemi alimentari, quali il fabbisogno di albu¬ 
mina, la questione del pane, occupandosi 
maggiormente della segale, problema essen¬ 
zialmente tedesco, del caffè, delle vitamine, 
del crudismo. In un capitolo a parte, tratta 
la dieta — in senso lato — nelle diverse ma¬ 
lattie e, da ultimo, la dieta a zig-zag, che l’A. 
stesso ha proposto e che si dimostra tanto 
utile e gradita. 

Il punto di vista fisiologico, terapeutico, 
economico e sociale sono sempre tenuti pre¬ 
senti nella trattazione, con speciale riguardo 
■alle condizioni delle popolazioni tedesche. 

fil. 


(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui 
si desidera la recensione. 


Becker e Appenheimer. Normale und patho- 
logische Funktionen der V erdauung sorgane 
im Róntgenbild. Voi. di pag. 144 con 255 
illustrazioni. Edit. G. Thieme, Lipsia 1931. 

Gli AA. raccolgono in questo volume gli 
studi sulla funzione degli organi digerenti, pra¬ 
ticati sia in condizioni normali che patolo¬ 
giche. L’indagine radiologica è stata condotta 
indipendentemente dallo studio della lesione 
e con particolare attenzione a gruppi di ma¬ 
lattie in cui prevale il perturbamento della 
funzione. Così in casi di spasmo esofageo, di 

iper- e ipo-motilità gastrica, di costipazione 
abituale, eoe. 

Molto interessanti gli studi sulla contrattibi- 
htà e sullo svuotamento della cistifellea in con¬ 
dizioni normali e patologiche. 

Nonostante la vastità della materia trattata, 
il volume è di dimensioni non eccessive. 

P. Valdoni. 

B. Schiassi. La ne { o-architettura gastro-enteri¬ 
ca di scelta dopo ampia resezione dello sto¬ 
maco. Voi. in-8° di pagg. 32. L. Cappelli, 
Bologna, 1932. 

L A. pensa che dopo la demolizione parziale 
dello stomaco ici si debba adoperare per otte¬ 
nere una restaurazione ben ordinata in modo 
che le i'ngesta uscendo dal viscere non trovino 
mai due vie su cui essere inoltrate, come suo¬ 
le avvenire nella Billroth II e sue figliazioni, 
ma sicuramente e sempre una sola via. Ri¬ 
sponde bene a questo fine una costruzione ad 
J doppiamente latero-laterale secondo il pro¬ 
cedimento già descritto anche dagli AA. ame¬ 
ricani con la designazione « Reconslruction of 
stomach by Schiassi’s modification » ( Ijiter. 
Journal of gestro-enterology voi. I, 1921). 

L’A. dopo aver presentato con figura il ti¬ 
po della neo-costruzione fa seguire una serie 
di radiogrammi di malati già sottoposti ai tale 
procedimento dando la esauriente dimostrazio¬ 
ne dell’ottimo rendimento del processo. 

A. P. 

Arne I. A. Arnesen. Akult Appendici ȣ og Akutt 
Salpingit. Voi. di pag. 123, con 6 grafiche e 
18 microfotografie. Oslo, 1931. « Fra Oslo 
Kommunale Sykehuser », 111 Avdeling. 

In questa monogralia viene trattata la dia¬ 
gnosi differenziale fra appendicite acuta e sal¬ 
pingite acuta con particolare riguardo ad al¬ 
cuni aspetti finora poco studiati come per 
esempio la frequenza relativa ai gruppi di età 
e alle stagioni dell’anno, la successione ero- 
nologica dei sintomi e la loro relazione con 
la situazione — normale o anormale — del¬ 
l’appendice, il significato e l’importanza da 
attribuire ad alcuni sintomi generali e locali 
e ad alcune ricerche di laboratorio, ecc. 

Uno speciale capitolo viene dedicato ai co- 
proliti e alle occlusioni e ai rapporti fra perfo¬ 
razione, occlusione e presenza di coproliti. 

11 testo è corredato da 6 grafiche e 18 micro¬ 
fotografie assai chiare. G. Pacetto. 


466 


<( IL POLICLINICO » 


[Anno \\XI\, Alivi. 12} 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


DALLA PRATICA CORRENTE. 

Stenosi duodenale ed ulcera perforante del 
colon in rapporto con un’ulcera peptica 
del digiuno. 

Dolt. Alberto Caugci, 

libero docente e primario dell'Ospedale 
dei Bambini di Ancona. 

Paziente di 47 anni. Otto anni or sono è stalo 
operato in America per dolori epigastrici, che 
non avevano periodicità, nè rapporto coi pasti, 
non vomito, nè melene; nessun miglioramento 
con l’operazione. Due anni fa è stato di nuovo 
operato, con beneficio per un paio di mesi; poi 
ha ripreso a soffrire: dolori specie dopo i pasti, 



Fig. 1. — Gastrectasia e megaduodeno per stenosi 
duodenale determinata da ulcera sull’orifizio di 
gastroenterostomia non funzionante. 


borborigmi, dimagrimento; appetito conservato; 
tali sofferenze post-prandiali si sono prolungate 
negli ultimi 6-7 mesi: sovente ha vomito libera¬ 
tore, spesso provocato, acido, abbondante, biliare, 
con residui alimentari. 

Soggetto deperito, terreo; addome allargato, 
flaccido, si provoca guazzamento, non si palpa tu¬ 
more, dolore a sinistra deH’ombellico. A digiuno 
con la sonda si estraggono 2-3 litri di liquido bi¬ 
liare, iperacido (HC1 libero, non acido lattico), 
con residui alimentari. 

Radiologicamente: enorme gastrectasia, peri¬ 
stalsi valida, contorni regolari; piloro ampio; si 
.riempie facilmente il duodeno, gigantesco, dila¬ 
tato, e allungato sino nella fossa iliaca destra; a 
livello della IV lombare lo svuotamento duode¬ 
nale si arresta: stasi gastro-duodenale per oltre 
24 ore. Scarso riempimento del tenue. Non si ve¬ 
dono tracce di anastomosi. 

Diagnosi: stenosi bassa del duodeno. 

Atto operativo : eleronarcosi. Laparotomia me¬ 
diana. Estese e tenaci aderenze epiploiche e ge¬ 
stro duodenali (specie porzione pilorica e prima 
del duodeno) con la parete addominale, il fegato 
e la colecisti (priva di calcoli). Stomaco, piloro e 
duodeno molto dilatati. Sollevato il traverso, si 
scopre un’anastomosi gastro-digiunale, in corri¬ 


spondenza della quale si palpa un tumore come 
una grossa noce: si tratta di un’ulcera callosa del 
versante digiunale dell’anastomosi, infiltrante la 
radice del mesentere e comprimente così il duo¬ 
deno 4 a all’incrocio con la mesenterica. 

Resezione dell’ulcera e anastomosi termino-ter- 
minale dei monconi digiunali; resezione gastrica 
con impianto gastro-digiunale antecolico alla Rei- 
chel-Polya. 

Diagnosi operatoria: ulcera peptica del digiuno 
(secondaria e gastroenterostomia) con stenosi 
duodenale, provocata dall’infiltrazione ulcerosa 
della radice mesenterica. 

Decorso perfettamente regolare sino alla 18 a 
giornata, nella quale comincia a lamentare qual¬ 
che dolore addominale con senso di pesantezza 
epigastrica e di acidità. Il sondaggio a digiuno 
estrae circa un bicchiere di liquido chiaro, acido. 

In 22 a giornata improvvisamente dolore acuto» 
come lacerazione, all’ipocondrio destro, che si 
propaga alla regione lombare e al quadrante in¬ 
feriore dello stesso lato; non vomito, nè singhioz¬ 
zo; meteorisma. Un clistere provoca esacerbazio- 
ne del dolore, non emissione di feci e di gas, e 
rapidamente il polso cade in ipotensione, com¬ 
pare facies, timpanismo preepatico, collasso. 

Necroscopia : peritonite putrida del piano su¬ 
periore destro deli'addome; in corrispondenza 
dell 'angolo destro del colon esiste una perfora¬ 
zione rotonda, a stampo, di 7 mm. di diametro, 
con margini sottili, non infiltrati, ischemici, tra 
i quali si insinua una massa fecale indurita; non 
esistono segni di infiltrazioni specilicbe della mu¬ 
cosa vicina, nè altre lesioni ulcerose nelle restanti 
parti del canale alimentare. L’anastomosi gastro- 
digiunale è perfettamente cicatrizzata e i rapporti 
dei due visceri sono normali; la sutura del mon¬ 
cone duodenale è cicatrizzata e il duodeno ha ri¬ 
preso il suo calibro normale. Pancreas e reni nor¬ 
mali; nessun’altra lesione patologica nei visceri 
non menzionati. 

Diagnosi necroscopica : peritonite da perfora¬ 
zione d’ulcera semplice del colon ? 

L’esame istologico dei margini della perfora¬ 
zione dimostra che tutti gli strati intestinali sono 
interrotti quasi bruscamente, presentando scarsi 
fatti d’infiltrazione embrionaria e prevalenti fatti 
ischemici e necrotici, si sorprende un ’arteriola 
obliterata da un trombo in via d’organizzazione. 

L’importanza di questa osservazione è nei 
due fatti, clinicamente diversi, ma patogeni- 
camente forse dipendenti da un processo unico. 

1) La stenosi duodenale determinata da ul¬ 
cera peptica del digiuno, secondaria a gasho- 
enterostomia. 

2) L'ulcera semplice perforante del colon, 
successiva alla resezione per l ulcera digiunale. 

La stenosi duodenale era determinata dalla 
compressione del peduncolo mesenterico sul 
la quarta porzione del duodeno, non per il 
classico meccanismo della costrizione del com¬ 
passo arterioso, bensì per infiltrazione iper 
plastica della radice mesenterica da ulcera 
peptica callosa sul versante digiunale (com- 



[Anno XXXIX, Num. 12] 


SEZIONE PRATICA 


467 


messura posteriore) d'un'anastomosi gastro- 
enterica. 

Sono note le numerose cause funzionali e 
organiche di stenosi duodenale. L’ulcera, in 
ispecie, ha potuto dare stenosi per retrazione 
cicatriziale, per aderenze, per spasmi. Nel no¬ 
stro caso non si poteva pensare all’esistenza 
d una stenosi cicatriziale di Di da ulcera, per¬ 
chè la resezione dell’ulcera digiunale ha fatto 
scomparire la stenosi. Nè si può invocare un 
meccanismo di spasmo a distanza (Del Valle 
e Donovan), inammissibile per l’enorme duo- 
denogastrectasia e per la costanza dell’ostaco¬ 
lo. L ulcera peptica in questione determinava 
bensì una stenosi organico-spastica della bocca 
anastomotica, ma non stenotizzava il digiuno, 
chè l’ansa afferente (dall’angolo di Treitz al- 
1 anastomosi) non era dilatata. L’infiltrazione 
callosa, che partiva dall’ulcera, si propagava 
pel mesentere e formava sotto il peritoneo pa¬ 
rietale posteriore una placca densa, fissa con¬ 
tro la colonna, in corrispondenza dell’incrocio 
del peduncolo mesenterico col duodeno. 

Tra le cause organiche di compressione duo¬ 
denale è da segnalare, adunque, questa da 
me osservata: l’infiltrazione mesenterica da 
ulcera peptica digiunale. La quale può essere 
un fatto meno singolare, che non sembri per 
il silenzio della letteratura, perchè, ove fun¬ 
zioni la bocca della gastrocnterostomia, la fe¬ 
nomenologia della stenosi duodenale non rie¬ 
sce a individualizzarsi da quella dell’ulcera 
peptica, e può essere tra le cause varie e di 
oscura interpretazione clinica del funziona¬ 
mento cattivo della gastro-enterostomia. 

L’ulcera semplice del colon , descritta da 
Cruveillier, è stata oggetto di studio d’insie¬ 
me da Quénu e Duval (31 osservazioni), Lévy 
(37 casi), Burron (54 osservazioni) oltre a nu¬ 
merosi contributi isolati. È un’affezione mol¬ 
to oscura nella sua patogenesi. Può associarsi 
ad analoga lesione dello stomaco, del duode¬ 
no, del tenue. 

Per questo, la si deve considerare come una 
manifestazione colica della .così detta « ma¬ 
lattia ulcerosa »? Tale espressione, se traduce 
il nostro sconforto nelle ricerche sull’etiolo- 
gia dell ulcera, è lungi dal portare chiarezza 
nel campo delle nostre conoscenze. 

Li sembra pertanto troppo vago concludere, 
nel nostro caso : vedere la malattia ulcerosa 
con quanta pertinacia ricompare, malgrado 
gli sforzi terapeutici, del duodeno al digiuno 
al colon! 

Per l’ulcera del colon l’intervento del fat¬ 
tore peptico non si può invocare, come per 
lo stomaco, il duodeno, il digiuno. Non così 
dicasi del fattore circolatorio. Le lesioni vosco- 


loti sono stale riscontrate, se non in modo co- 
stante, almeno molto frequente. Le lesioni con¬ 
sistono infatti di endoarterite obliterante o 
trombosante. Nel nostro caso s’è osservato i- 
schem.ia dei margini della lesione con trombo¬ 
si d una arteriola. Noi possiamo pertanto con¬ 
cludere che la causa dell’ulcerazione perfo¬ 
rante sia stata un disturbo circolatorio limitato 
alla parete colica da trombosi d’un circoscrit¬ 
to territorio arterioso terminale. 

Liò è un passo nell’interpretazione patoge- 
netica, ma non è tutto se non si spiega l’ori¬ 
gine del disturbo circolatorio. Il colon tra¬ 
sverso, nel nostro caso, aveva estese aderenze 
con la parete addominale anteriore, il che può 
rendere conto d’un certo grado di dilatazione 
e di stasi fecale a monte. La stasi fecale c il 
decubito di fecalomi sono stati in qualche caso 
reputati responsabili di lesioni ulcerative del 
genere. Ma nel nostro tale momento non ci 
sembra potere assurgere al valore di causale 
determinante, bensì semplicemente predispo¬ 
nente. 

Non possiamo pensare che V ulcera sia con¬ 
seguenza di lesione vascolare operatoria del 
mesocolon, perchè la topografia vascolare del- 
1 angolo splenieo non corrisponde alla sede 
dell’asola miesocolica. 

Von possiamo invece trascurare il partico¬ 
lare che la lesione precedente, l’ulcera digiu¬ 
nale, aveva profondamente infiltrato la radice 
del mesentere, e con questa necessariamente 
coinvolto il tronco stesso dell’arteria mesen¬ 
terica. Non si potrebbe attribuire a tale infil¬ 
trazione — per azione meccanica, o flogistica, 
o irritativa, sul simpatico permasale — la cau¬ 
sa prima d’un processo embolico che abbia 
colpito un minuscolo tratto del territorio va¬ 
scolare periferico della stessa arteria? Ci limi¬ 
tiamo ad avanzare una semplice ipotesi, co¬ 
munque più soddisfacente alla logica del fan¬ 
tastico appello alla « malattia ulcerosa », che 
il singolare succedersi di analoga manifesta¬ 
zione morbosa porterebbe ad invocare. 

Ancona, 10 giugno 1931. 

RIASSUNTO. 

L’A. ha osservato un’ulcera peptica digiu¬ 
nale postoperaioria, che determinava grave 
stenosi della 3 a porzione del duodeno per in¬ 
filtrazione nella radice mesenterica. 

A tre settimane dalla resezione digiunale e 
gastrica con anastomosi alla Polya, scomparsa 
la stenosi duodenale, s’ebbe perforazione di 
un ulcera semplice dell’angolo epatico de] co¬ 
lon, che l’A. ritiene in rapporto a disturbi cir¬ 
colatori provocati dall’infiltrazione intorno al¬ 
la mesenterica. 


468 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 12] 


CASISTICA. 

Su alcune emorragie gastro-intestinali, 
di causa mal conosciuta. 

Chiray ed Amy (Le Scalpel, 83° anno, n. 25) 
riportano alcuni casi di emetemesi e di melena 
sopravvenuti all infuori di ogni lesione ulce¬ 
rosa o cancerosa. Sono note le emorragie in¬ 
testinali durante una colecistite ed in genere 
durante la litiasi biliare: i due casi riportati 
non avevano nè l’una nè l’altra. 

Il primo malato, sospettato portatore di 
aderenze periduodenali era stato operato ma 
nulla era stato trovato. Due anni dopo in se¬ 
guito a nuove sofferenze il radiologo sospetta 
una vecchia ulcera: due giorni prima dell’e¬ 
same radiologico il p. ha una abbondante 
ematemesi. L’intervento chirurgico non disco¬ 
pre che una subocclusione del tenue; nessuna 
lesione ulcerosa svelabile; liberazione delle an¬ 
se. Esito negativo de 11’intervento per l’aggrava¬ 
mento progressivo del malato e la morte con 
sintomi di pancreatite. L’esistenza di emor¬ 
ragie nelle perivisceriti post-operatorie si ritro¬ 
va nelle osservazioni del Duval, Quenu, Basset 
ed altri: in quasi tutti si trattava di supposti 
ulcerosi. Le altre due osservazioni del Chiray 
ed Amy riguardano due casi di ematemesi so¬ 
pravvenuti nel corso di disturbi del transit 
colico. Nella patogenesi di tali ematemesi al¬ 
cuni fanno rientrare il fattore infettivo: PiOger 
ha constatato emorragie gastriche realizzando 
l’infezione sperimentale del ceco. Ma non ba¬ 
sta il fattore infettivo, bisogna anche dare im¬ 
portanza al fattore meccanico come hanno di¬ 
mostrato le emorragie consecutive alle lega¬ 
ture sperimentali dell’intestino eseguite da 
Natta, Larrier, Loewy ed altri. Un terzo fat¬ 
tore è il nervoso e per esso parlano le emate¬ 
mesi delle crisi tabetiche._ Mqnteleone. 

Sulle alterazioni emorragiche della mucosa intesti¬ 
nale e le emorragie dell’intestino nell’influenza. 

Nel decorso dell’ultima epidemia d’influen¬ 
za furono osservati dei casi decorrenti con feb¬ 
bre scarsa o addirittura nulla e con manife¬ 
stazioni catarrali del tutto insignificanti. Tali 
forme ambulanti e difficilmente diagnosticabili 
andarono tuttavia incontro alle stesse compli¬ 
canze della grippe dichiarata e febbrile, e 
cioè: suppurazione dei seni, meningite, nevri¬ 
te, artrite, colecistite ed appendicite. Un’altra 
complicanza speciale e frequente fu rappre¬ 
sentata dalle improvvise e profuse emorragie 
intestinali, sopravvenienti tanto nelle forme 
ambulanti che in quelle dichiarate. 

Vari casi ne sono stati osservati da L. Din- 
kin (Deut. Med. Woch., n. 18, 1931), il quale 
però, nella maggior parte dei propri pazienti 
riuscì a rintracciare nell’anamnesi una dis¬ 
senteria o una colite sofferta parecchi anni 
prima. La causa di tali emorragie risiederebbe 


in una alterazione emorragica superficiale del¬ 
la mucosa del crasso e delle porzioni inferio¬ 
ri del tenue. M. 'Fabbri. 

Pseudogastropatie da appendicite. 

Una perfetta lajnamnesi e l’osservazione ac¬ 
curata del paziente, possono, in una grande 
percentuale di casi, dimostrare che molte sof¬ 
ferenze gastriche non sono che conseguenze 
di un’appendicite cronica. 

Stappert ( Munck . Med. Woch., 8 gennaio 
1932) hai studiato 177 casi di gastroepati¬ 
ci ed ha potuto conchiudere che, fra que¬ 
sti, in 87 casi, tutti i disturbi di stomaco era¬ 
no consecutivi ad appendicite. In 46 degli 87 
casi succitati, si intervenne operativamente. 
Sia l’atto operativo, che dimostrò l’appendi¬ 
cite, come i decorso post-operatorio, nel qua¬ 
le si ebbe remissione delle sofferenze gastri¬ 
che, confermarono l’interdipendenza fra ap¬ 
pendicite e disturbi di stomaco. Ogni attacco 
acuto di appendicite inizia in genere con vio¬ 
lenti dolori epigastrici; il dolore in sede ap¬ 
pendicolare si manifesta solo quando inizia il 
peritoneo ad aver parte nel processo infiam¬ 
matorio. Spesso, nell’appendicite cronica, la 
pressione sul punto appendicolare, causa un 
dolore epigastrico o che si irradia verso l’epi¬ 
gastrio. L’A. asserisce che circa un quarto 
dei sofferenti di stomaco sono in realtà so¬ 
lamente degli appendicitici. In quanto alla 
terapia crede che non si debba assolutamente 
intervenire in ogni caso, dato che spesso si 
possono avere dei buoni risultati con una cu¬ 
ra medica appropriata. P. Steffanutti. 

Dita ippocratiche e poliposi intestinale. 

Finora le dita ippocratiche sono state sem¬ 
pre considerate come segno di affezione pleu- 
ropolmonare o cardiaca. Sono state, inoltre 
osservate da Marfan in una bambina affetta da 
1 anno da cistite e pielonefrite da coli, da 
Cade e Chatin in una tubercolosi renale e da 
Gilbert e Lereboullet nelle cirrosi biliari. 

Bensaude, Hillemand e Augier (Bull. Mém. 
Soc. Méd. Hòp. Paris , n. 3, 1932) richiamano 
l’attenzione sulla presenza delle dita ippocra¬ 
tiche in tre malati di poliposi intestinale, nei 
quali mancava ogni segno di affezione cardio- 
vascolare o polmonare. C erano le tipiche dita 
ippocratiche, tumefazione indolente delle par¬ 
ti molli dell’ultima falange, unghie incur¬ 
vate ed allargate a mo’ di vetro d’orologio, 
mentre mancavano i fenomeni dolorosi e le 
alterazioni scheletriche costanti nella osteoar- 
tropatia di P. Marie. Gli AA. pensano come 
causa ad una turba della nutrizione generale 
dipendente dalPallerato transito ed assorbi¬ 
mento intestinale causato dalla poliposi, e non 
alle due teorie ammesse nella concomitanza 
dei vizi cardiaci (stasi venosa nella matrice 
deH’unghiai e teoria tossinica). 


[Anno XXXIX, Num. 12] 


SEZIONE PRATICA 


469 


Così pure Brulé e Lièvre (Bull. Mém. Soc. 
Méd. Hóp. Paris, n. 3, 1932) ricordano un ca¬ 
so di poliposi colica e dita ippocratiche assie¬ 
me. Era un soggetto di 34 anni, affetto da 10 
anni da diarrea ribelle e da dolori addominali, 
tenesmo, feci mjilcosangui nolenti e stato ca¬ 
chettico. L’osservazione delle dita ippocratiche 
richiama in essi la probabilità di una poliposi 
intestinale, che venne confermata col riscontro 
digitale, colla rettoscopia e radiografia. Gli 
AA. pensano che tale ippocratismo digitale sia 
secondario alle turbe intestinali. Corelli. 

TERAPIA. 

L’estratto paratiroideo nella cura delle ulcere ga¬ 
stro-duodenali. 

M. Levy ed Erna Levy (Arch. mal. app. di- 
rjestif et nutrition, ott. 1931) hanno trattato 
diversi pazienti affetti da ulcera gastro-duo¬ 
denale, con restretto paratiroideo, di cui fa¬ 
cevano serie di 12 iniezioni, ogni due giorni, 
a dose corrispondente a 10 cg. di ghiandola 
fresca. I malati non erano sottoposti a regime 
speciale e non osservavano il riposo fisico; so¬ 
no stati seguiti per oltre un anno e mezzo. 

Risulta che restretto paretiroideo può es¬ 
sere considerato come un’arma efficace ed un 
ottimo coadiuvante terapeutico nel trattamen¬ 
to delle ulcere gastro-duodenali. Mediante tale 
cura, il malato si sente immediatamente sol¬ 
levato, lo stato generale migliora, il peso au¬ 
menta. In certi casi, tale cura può permettere 
l’attenuazione od anche la soppressione di un 
attacco evolutivo dell’ulcera; in altri casi, es¬ 
sa costituirà un trattamento preoperatorio, per¬ 
mettendo un intervento chirurgico ridotto al 
minimo e praticato sopra un paziente in mi¬ 
gliori condizioni. 

Ma se il trattamento dà sollievo, se riporta 
la proporzione dell’acido cloridrico alla nor¬ 
male, se anche può fare scomparire l’immagi¬ 
ne radiografica di una nicchia, non si può 
concludere che esso sia capace di annullare 
l’evoluzione della malattia, non riuscendo es¬ 
so a guarire le ulceri in modo definitivo. 

fil. 

Trattamento dell’ematemesi eoi catetere a perma¬ 
nenza. 

I vantaggi dell'applicazione della sonda ga¬ 
strica la permanenza neH’ematemesi sarebbe¬ 
ro, secondo IL W. Lopez (Journ. A. M. A., 
12 settembre 1931) i seguenti, desunti dalla 
disamina di 28 casi personali: 

1) Un lavaggio gastrico iniziale allontana 
i coaguli e la secrezione acida, senza distur¬ 
bare il paziente; 

2) il sifonaggio continuo protratto per 3 
giorni mantiene lo stomaco libero dalla secre¬ 
zione acida; 

3) qualsiasi emorragia può essere scoper- 
t i immediatamente e curata, ricorrendo even¬ 


tualmente allatto operatorio se non si riesce 
ad arrestarla; 

4) non si verifica nausea nè vomito ed il 
paziente prova un relativo benessere; 

5) al 3° o al 4° giorno la sonda può es¬ 
ser fatta passare attraverso al piloro inizian¬ 
do l’alimentazione duodenale, se l’emorragia 
è dovuta ad ulcera dello stomaco o del duo¬ 
deno; 

6) il colon può essere svuotato delle feci 

sanguigne ed utilizzato per la proctoclisi sa¬ 
lina, senza timore di provocare una nuova e- 
morragia gastrica. M. Faberi. 

La dose massima terapeutica del cloridrato di eme- 

tina. 

Ch. Mattei (Le Ball, médical, 28 nov. 1931) 
osserva che la tossicità cumulativa del clori¬ 
drato di emetina varia secondo gli individui 
e, quindi, non si possono fissare in modo as¬ 
soluto le dosi da somministrare. Egli consi¬ 
glia di stare attenti ai segni premonitori di 
tossicità, che indicheranno la necessità di so¬ 
spendere il rimedio o di diminuirne la dose. 
Tali segni sono i seguenti. 

1) Segni digestivi. Non si deve dare im¬ 
portanza alle nausee, che si hanno spesso alle 
prime iniezioni. Di grande significato è in¬ 
vece l’aumento della diarrea, che si è avuta 
specialmente negli individui in cui la dose 
totale era vicina ad 80 cg.; ma in alcuni si è 
avuta anche con dosi minori (di 50 ed anche 
di 24 cg.). 

2) Segni di insufficienza renale. L’eleva¬ 
zione progressiva e costante della costante di 
Ambard annuncia la prossimità di incidenti 
di intossicazione; ma anche l’oliguria con o 
senza albuminuria debbono mettere il medico 
sull’avviso. 

3) Segni circolatorii. Consistono special- 
mente in uno stato di ipotensione marcata e 
neiracceleramento esagerato del ritmo car¬ 
diaco. 

4) Possono anche aversi altri segni, quali: 
la broncorrea, dei dolori a forma di crampi 
agli arti inferiori, la facile stanchezza, la di¬ 
minuzione dei riflessi rotulei. 

Tenuto conto che i fenomeni tossici posso¬ 
no spesso presentarsi anche soltanto dopo una 
dose totale di 50 cg., è consigliabile di non 
oltrepassare tale dose per la cura di un epi¬ 
sodio amebico. Il trattamento di consolida¬ 
zione potrà poi farsi con l’arsenico per via ora¬ 
le, endomuscolare od endovenosa. fil. 

II “ carbarsone,, nella cura dell’amebiasi. 

La cura medicamentosa dell’amebiasi non 
è soddisfacente colle sostanze comunemente 
usate. A. C. Reed e C. D. Leake (Journal 
Americ. Med. Assoc., 16 gennaio 1932) hanno 
provato il carbarsone (acido 4 carbaminofe- 
nilarsonico) per via orale in 40 casi di ame- 


470 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 12] 


biasi. La dose totale media adoperata in 6 set¬ 
timane è di 75 mg. per chilo. Non ci furono 
fenomeni tossici. In tutti i casi i malati fu¬ 
rono liberati dai parassiti nelle feci durante 
la cura e 36 rimasero negativi per un periodo 
di osservazione di quattro mesi e mezzo, uno 
fu negativo per meno di 3 mesi (non fu potuto 
seguire a lungo) e 3 fecero cura insufficiente. 

Gli AA. consigliano di dare il carbarsone 
in dose di gin. 0,25 due volte al giorno, per 
10 giorni consecutivi. È un medicamento che 
agisce senza bisogno di associarlo ad altri, si 
può dare per bocca, non ha azione dannosa e 
costa meno di altri prodotti antiamebici. Non 
si sa se abbia anche valore profilattico. 

R. Lusena. 


Il trattamento delle anoressie dei poppanti. 

Anzitutto, regolare l’alimentazione, dando le 
poppate ad intervalli regolari, abbastanza di¬ 
stanziati. Non dimenticare che l’eredosifilide 
può essere in causa; distinguere le false ano¬ 
ressie date da cause locali e che guariscono 
abbastanza presto. 

Le anoressie digestive provengono spesso 
dallo spuntare dei denti e scompaiono presto. 

Si possono prescrivere. 1) prima dei 6 mesi: 

Protossalato di ferro 

Magnesiai calcinata ana cg. 10 

Per una cart. Di tali una al giorno in due 
volle. Dopo il primo anno: 

Cloruro di sodio 

Bicarbonato di sodio ana g. 2 

Acqua distillata cmc. 300 

Un cucchiaio da frutta prima della poppa¬ 
ta. Oppure: 

Bicarbonato di sodio g. 2 

Citrato di sodio 

Solfato di sodio ana g. 1 

Acqua distillata cmc. 250 

Un cucchiaino prima di ogni poppata. In 
•caso di intolleranza per il latte, sostituirlo con 
i surrogati. 

(Journ. des praticiens , 18 luglio 1931). 

fil. 


Nella fase terminale della tubercolosi intestinale. 

L. Brown e L. Sampson (Journ. Amer. Med. 
Assoc ., 2 gennaio 1932) consigliamo il salicilato 
di fenile oppure le polveri di Tully, così com¬ 
poste : 

Solfato di morfina cg. 50 

Canfora &• 9,5 

Creta preparata 

Polv. di liquirizia, ana g. 10 
S. da prenderne una ogni 4 ore. 

fil. 

IGIENE. 


L’enterobiosi e gli ossiuri. 

A Petrovic (Munck, med. Wochens., 17 a- 
prile 1931) ricorda che da ricerche di Olcini- 


kow risulta che le uova di ossiuri si trovano 
in una certa abbondanza nella polvere raccol¬ 
ta sui banchi di scuola ed ammette pertanto 
la possibilità <li penetrazione delle uova di 
ossiuri nella cavità orale e nelle vie aeree. 
Tale possibilità sarebbe anche dimostrata da 
un caso dell’A. di un individuo che nono¬ 
stante le più rigorose misure di profilassi era 
portatore di uova di ossiuri, che vennero ri¬ 
scontrate nel duodeno. 

L’A. conclude, quindi: 1) che ai metodi di 
ricerca consueti per gli ossiuri e le loro uova, 
si deve aggiungere anche la ricerca nel succo 
duodenale; 2) data la possibilità di invasione 
degli ossiuri anche per le vie aeree, si deve 
aggiungere alla consueta profilassi, la disinfe¬ 
zione della bocca e delle cavità nasali; 3) in 
un ambiente infestato da ossiuri, è necessario 
estendere la ricerca a tutti gli individui con¬ 
viventi per scoprire gli eventuali portatori. 

fil. 

MEDICINA SCIENTIFICA. 

Il chimismo gastrico nelPinsuftìcieiiza cardiaca. 

Nell'insufficienza cardiaca pronunciata con 
edemi periferici, Ch. Rahier (Presse medicale, 
10 giugno 1931) rileva che vi sono dei distur¬ 
bi dispeptici caratterizzati dalla diminuzione 
del succo gastrico, dalla scomparsa dell’aci¬ 
do cloridrico libero e dall’atonia gastrica. 

Il malato, che era acloridrico nel periodo 
di scompenso, ritorna a secernere un succo 
gastrico normale, tanto per la quantità di aci¬ 
do cloridrico libero quanto per il volume del¬ 
la secrezione, quando gli edemi periferici so¬ 
no scomparsi e quando non vi sono più i se¬ 
gni deH’insufficienza cardiaca. 

Nelle affezioni renali senza insufficienza car¬ 
diaca, ma accompagnate da edemi periferici, 
non vi sono modificazioni della secrezione clo¬ 
ridrica. fil* 

La sindrome umorale dell’occlusione intestinale. 

Gosset et Binnet L. Codomis (Petit Dutaillis 
Pr. medicale , n. 47, 1931), hanno studiato nel 
siero sanguigno di cani portatori di un occlu¬ 
sione intestinale il tenore di cloro, di sodio, 
di azoto non proteico, di proteine e di grassi 
totali. 

Queste ricerche che seguono a quelle ana¬ 
loghe di Wipple, Haden e Orr, Binet, ecc. con¬ 
fermano Resistenza sui cani occlusi di una 
sindrome umorale consistente, da una parte 
nella già constatata caduta del cloro e nello 
abbassamento meno accentuato del sodio, per 
il che furono dagli AA. raccomandate le inie¬ 
zioni ipertoniche di NaCl, dall’altra in una 
elevazione dell’azoto non proteico, in un forte 
aumento delle proteine specialmente della glo¬ 
bulina e in una talora considerevole iperlipe- 
mia tardiva. 

B. Paggi. 


IAnno XXXIX, Num. 12] 


SEZIONE PRATICA 


471 


VARIA 


Faine e appetito. 

Si ritiene generalmente che la fame e l’ap¬ 
petito siano sensazioni della stessa specie, che 
•abbiano la stessa origine e tendano allo stesso 

scopo, e che differiscano unicamente per la 
loro intensità. 

I metodi moderni dell’indagine fisiologica 
hanno consentito di distinguere l’origine ed i 
caratteri delle due sensazioni, che in effetti 
corrispondono a due bisogni distinti dell’or- 
ga insano. La fame è l’espressione dell’istinto 
di conservazione cbe spinge l’individuo ad a- 
1 imputarsi quando ne ha bisogno, mentre l’ap¬ 
petito è un fenomeno che concorre all’assolvi¬ 
mento della funzione digestiva. 

Molti studi si sono fatti per definire la cau¬ 
sa e la sede della sensazione della fame, e 
molte teorie sono state emesse al riguardo. 

Le più attendibili sono quella che conside- 
ia la fame una sensazione che ha il suo punto 
di pai tenza in tutti i tessuti dell organismo e 
•quella che la localizza nello stomaco. 

La sensazione della fame è complessa: ma¬ 
lessere generale, indefinito, caratteristico, ce¬ 
falea, debolezza generale, crampo doloroso’ del¬ 
lo stomaco. 

II fatto che lo stomaco è l’organo nel quale 
pei primo si raccoglie l’alimento e dove que¬ 
sto subisce le più importanti trasformazioni, 
e la circostante che la principale manifesta¬ 
zione del lai fame è il crampo dello stomaco, 
crampo che cessa con il riempimento di que¬ 
sto, hanno dato maggiore carattere di vergi¬ 
mi glia n za alla teoria gastrica della fame. 

Ma ammesso l’accordo su questo fatto ri¬ 
sorsero nuove divergenze circa la causa fisio¬ 
logica del lai sensazione. Alcuni attribuirono la 
fame all’eccesso di acidità esistente nello sto¬ 
maco, altri allo stato di vuoto ed al collabi- 
mento delle pareti gastriche, altri infine alle 
contrazioni dello stomaco. 

lutte queste vedute furono sostenute e com¬ 
battute con pari ardore senza però dimostrar 
zioni decisive in un senso o in un altro. 

La prova sicura che la sensazione della fa¬ 
me è data dalle contrazioni dello stomaco fu 
data nel 1911 da Cannon e Washburn. 

Questi autori con esperimenti semplici quan¬ 
to decisivi dimostrarono che la fame coincide 
con una forte contrazione dello stomaco e, 
latto importante, la contrazione precede sem¬ 
pre la sensazione. 

Ma attraverso quale meccanismo si produ¬ 
cono le contrazioni dello stomaco? 

La risposta a questo quesito, che pure aveva 
dato luogo a numerose ricerche con risultati 
pm o meno contraddittori, fu data nel 1924 
da due autori pur essi americani, Carlson e 
Baia tao, i quali dimostrarono che le contra¬ 
zioni dello stomaco che provocano la fame so¬ 


no dovute all’ipoglicemia determinata dal di¬ 
giuno. 

Al ìiguardo è interessante riferire come è 
stata spiegata la fame dei diabetici che si ha 
malgrado 1 iperglicemia e che si calma con la 
iniezione d’insulina. L’organismo diabetico non 
può ossidare il glucosio e quindi, malgrado 
ìperghcerma, i suoi tessuti si trovano come 
pi ivi di zucchero non potendo consumarlo. La 
iniezione d’insulina rendendo utilizzabile lo 
zucchero mette l’organismo nello stato nor¬ 
male, e le contrazioni dello stomaco si calma¬ 
no a causa del tasso elevato di glicemia. 

La fame, adunque, allo stato attuale delle 
nostre conoscenze fisiologiche è dovuta alle 
contrazioni dello stomaco determinate dall’ipo- 
glicemia del digiuno, contrazioni che deter¬ 
minano nel campo della coscienza una sensa¬ 
zione dolorosa, la quale serve ad avvertire del 
bisogno di alimento. 

L appetito ha un meccanismo fisiologico af¬ 
fatto differente. Innanzi tutto esso è una sen¬ 
sazione piacevole, che rende più gustosi e più 
digeribili gli alimenti. Mentre la fame è spen¬ 
ta dall’ingestione dei cibi, l’appetito viene 

mangiando almeno fino che non interviene la 
sazietà. 

Gley rileva come la dottrina dei riflessi con¬ 
dizionali abbia data un’esatta interpretazione 
dell’appetito, che prima in base alla sola in¬ 
trospezione veniva considerata una gradazione 
della fame. 

Il fenomeno dell’appetito è costituito da un 
insieme di riflessi condizionali che si stabili¬ 
scono attraverso eccitamenti sensoriali diversi 
(olfatto, vista, gusto, udito) e le cui vie cen¬ 
trifughe sono costituite dalle fibre secretorie 
delle glandule salivari e gastriche. 

La percezione diretta degli alimenti o di tut¬ 
te quelle condizioni che hanno riferimento con 
gli alimenti provoca una secrezione di saliva 
e di succo gastrico. 

« Fare 1 acquolina » in bocca è l’espressio¬ 
ne banale di questo fatto fisiologico. 

Questa condizione d’iperattività digestiva, di 
adattamento degli organi alla funzione che si 
apprestano a compiere si traduce con una sen¬ 
sazione piacevole di desiderio, di appetenza. 

Così come la turgescenza degli organi geni¬ 
tali rende più desiderabili gli individui del 
sesso opposto. 

Le emozioni, come avviene per tutti i rifles¬ 
si condizionali, possono inibire l’appettito, ma 
non hanno alcun’influenza sulla fame. L’ap¬ 
petito è specificamente inibito dai cibi disgu¬ 
stosi. 

La fame adunque, è una sensazione doloro¬ 
sa legata a un istinto innatto, l’appetito è le¬ 
gato a riflessi elaborati nel corso dell’esistenza. 

La fame può accrescere l’appetito, questo a 
sua volta concorre ad agevolare la funzione di¬ 
gestiva. 

orno. 





« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 12}- 


NELLA VITA PROFESSIONALE. 


Della graduatoria nei concorsi. 

Se è vero che, come fu accennato alla Ca¬ 
mera, si sta preparando la riforma della legge 
sanitària, è forse questo il momento buono 
per battere l’annosa questione della gradua¬ 
toria che, come è congegnata ora, ha dato e 
dà tuttora luogo a tante critiche. 

Ultimamente nel Policlinico il dottor Car¬ 
paro se la prendeva cogli ex aequo, ossia coi 
gruppi a cui ricorrono quasi sempre le Com¬ 
missioni. Ha perfettamente ragione. Ma non è 
il caso, per togliere questo inconveniente, di 
complicare di più le cose ampliando ancora 1 i- 
doneità, portandola cioè ai 18/30, mentre la 
tendenza del Governo, come sappiamo, è più 
per restringerla (giustamente) che per aliar- 
orarla 

Perchè si fanno gli ex aequo? Lo sappiamo. 
Le Commissioni male si rassegnano a dichia¬ 
rare non idoneo un medico che ha la sua brava 
laurea, e siccome la legge o meglio il Regola¬ 
mento si prestano, mettono tutti i concorrenti 
o la maggior parte al riparo del 27 famoso. Ma 
dato che le graduazioni di idoneità sono soltan¬ 
to 4, così, quando i concorrenti sono molti, oc¬ 
corre metterne più d’uno per ogni gradino. 
Donde i gruppi od ex aequo. 

Ora di ciò non si può far carico alle Com¬ 
missioni, perchè il Regolamento stabilisce che 
si faccia una votazione: dimodoché se due o 
più concorrenti riportano supponiano 30/30 è 
giusto che siano tutti posti ex aequo nello stes¬ 
so gruppo. E allora che cosa si deve fare? Nul- 
l’altro che delenda votazione, e un articolo sem¬ 
plicissimo che dica: « La Commissione forma 
« la graduatoria distribuendo tutti i concorrenti 
« individualmente per ordine di merito; la no¬ 
li mina dovrà cadere sopra uno dei primi tre ». 

Questo è ciò che si fa ordinariamente nelle 
nomine dei medici di Ospedale. E non sarebbe 
miai e che si cominciasse a riordinare tutta la 
materia dei concorsi sanitari con metodi uni¬ 
formi, eliminando il caos che regna tuttora, 
per cui si vedono dei concorsi anche impor¬ 
tanti nei quali si richiedono pochissimi docu¬ 
menti ed altri per cui non bastano ad elencar¬ 
li tutte le lettere dell’alfabeto. Aero è che molti 
di essi documenti hanno spesso una * sola 
spiegazione: a\d usum Delphini, cioè servono 
ad includere o ad escludere qualche Tizio o 
qualche Caio, 'spe|cialmen(te quando devono 
certificare il numero di anni preciso che si ri¬ 
chiedono tassativamente o come assistente o 
come aiuto o come primario, ccc. ecc. 

Ma questa è una ragione di più per mette¬ 
re un po’ d’ordine anche in tale faccenda, 
stroncando tutti i giochetti possibili, per otte¬ 
nere che trionfi il vero merito, come ha mo¬ 
strato di volere rigidamente l’on. Arpinati col¬ 
le sue due Circolari anche in contrasto col 
Consiglio di Stato. 


E così pure si dovrebbe regolare la pubbli¬ 
cità dei concorsi, obbligando gli enti pubblici, 
sotto pena di nullità, a pubblicare con tempe¬ 
stivo anticipo gli avvisi in uno o più giornali 
ufficiali. E inoltre semplificare in qualche mo¬ 
do il complesso labirintico delle preferenze di 
ordine militare, demografico, eoe. 

Dott. Antonio Dal Prato. 

Faenza, 4 marzo 1932. 


CONCORSI. 


Posti vacanti. 

Calzago S. Martino (Brescia). — Scad. ore 17 
del 15 mag.; l a cond. (capoluogo); L. 7920 e 6 
quinquenni dee., oltre L. 1320 bicicletta e L. 440 
uff. san.; tassa L. 50; servizio entro il 25 maggio. 
Chiedere annunzio. 

Campolieto (Campobasso). — Scad. 10 mag.; 
L. 6000, oltre addizionale L. 5 ogni pov. in più 
del 5% della popolaz.; 3 quinquenni dee.; per 
uff. san. L. 500; riduz. 12%; tassa L. 50; età 
lim. 40 a. 


Cìiieti. Amministrazione Provinciale. — Per ti¬ 
toli e per esami. Posto di Coadiutore della Se¬ 
zione Chimica e posto di Coadiutore della Sezione 
Medico-Micrografica del Laboratorio Provinciale 
d’igiene e Profilassi con sede in Chieti. Stipendio 
iniziale L. 12.000, con 5 aumenti quadriennali di 
L. 1000 ciascuno, indennità di servizio attivo di 
L. 2000, e indennità caro viveri, soggetti alla ri¬ 
duzione del 12% ed alle ritenute d’obbligo oltre 
il 10 % dei proventi per ricerche ed analisi. I con¬ 
correnti, di età non superiore ai 35 anni, alla data 
del ravviso di concorso (3 febbraio 1932), salvo il 
disposto dell’art. 42 del R. D. 30 settembre 1922, 
n. 1290, dovranno presentare la domanda corre¬ 
data dei documenti di cui all’art. 8 del R. D. 16 
linaio 1927, n. 155, nonché tutti gli altri titoli 
scientifici e di carriera che si ritenesse di pro¬ 
durre. Le prove di esame si svolgeranno secondo 
il programma e le norme generali stabilite dal 
Ministero deH’Interno, in luogo e giorni che sa¬ 
ranno comunicati agli interessati. I concorrenti 
saranno giudicati dalla Commissione di cui al¬ 
l’art. 5 del citato R. D. 16 gennaio 1927 ed in con¬ 
formità dell’art. 12 dello stesso Decreto. $cadenza 
20 aprile. Per schiarimenti rivolgersi alla Segre¬ 
teria dell’Amministrazione Provinciale di Chieti. 

Chieti, li 3 febbraio 1932-X. 


Como. Amministraz. Provine. — Scad. 30 apu, 
direttore del Consorzio antitubercolare; L. 21.000 
e 3 trienni dee., oltre L. 3000 indenn. carica direz. 
dispensario; riduz. 12 %; indenn. trasferta varia¬ 
bile (pel 1932 L. 500); età lim. 45 a. 


Cortenuova (Bergamo). — Per titoli, posto di 
nico medico condotto del Comune. Stipendio 
8000 annue al lordo delle ritenute di legge; 
idennità caro viveri di legge; di Ufficiale Sam- 
irio L. 500; di trasporto L. 500; di ambulanza 
,. 200; quote capitarie annue di L. 5 e L. 2 per 
gni ammesso nell’elenco degli aventi diritto ai- 
assistenza sanitaria e farmaceutica gratuita od 
Ha sola assistenza sanitaria gratuita. Cinque au¬ 
nenti periodici quinquennali di un decimo sullo 
tipendio e sull’indennità di Ufficiale Sanitario. 








IAnno XXXIX, Num. 12] 


SEZIONE PRATICA 


473 


Stipendio ed indennità soggetti alle ritenute di 
legge. Età massima anni 45. Documenti di rito 
in competente bollo e debitamente legalizzati, 
laurea in medicina e chirurgia conseguita presso 
una R. Università del Regno, prova degli esami 
di .Stato, ove occorra, certificato d’iscrizione al¬ 
l’albo di un Ordine medico e tassa di L. 50 al 
Municipio di Cortenuova. Scadenza ore 18 del 31 
maggio 1932. Assunzione in servizio entro trenta 
giorni dalla partecipazione ufficiale della nomina. 
Chiedere bando concorso ed informazioni alla Se¬ 
greteria Comunale. 

Cotignula (Ravenna). — Scad. ore 17 del 10 
apr., 1° reparto; L. 8500 dal Comune e L. 2500 
dalla Congregaz. di Carità per gl’istituti da essa 
dipendenti, oltre L. 500 trasp., L. 1000 se uff. 
san., c.-v., L. 1200 serv. att.; riduz. 12%; età lim. 
40 a.; tassa L. 50,15; doc. a 3 mesi. 

Inzago (Milano). — ,Scad. 31 mar.; 2 a cond.; 
L. 7920 al nello trattenuta 12 %; per trasp. L. 1500. 

Marcellinara (Catanzaro). — Scad. 31 mar.; 
L. 7500 e 5 quadrienni dee., oltre L. 500 indenn. 
malarica; riduz. 12 %; età lim. 45 a. 

Massa e Cozzile (Pistoia). — Scad. 15 mag.; 
L. 7000 non soggette a riduzioni, oltre c.-v.; lire 
3000 trasp., L. 700 uff. san., trienni ventesimo 
senza limitazioni nel numero dei trienni, età lim. 
35 a., tassa L. 50. 

Messina. Amministrazione Provinciale. — Coa¬ 
diutore del Laboratorio d’igiene e Profilassi, Se¬ 
zione Micrografica; L. 13.700 aument. in tre qua¬ 
drienni a L. 16.000, oltre serv. att. L. 3500 e c.-v.; 
ritenuta 12 %. Scad. 30 apr. Rivolgersi .Segreteria 
Generale. 

Monteleone di Spoleto (Perugia). — Scad. 31 
mar.; L. 10.000 oltre L. 600 serv. att., 4 quin¬ 
quenni dee.; deduz. 12%; trasp. a carico del Co¬ 
mune. 

Montottone (Ascoli Piceno). — Scad. 20 mag.; 
L. 8200 complessive pel 25% della popolaz.; ad¬ 
dizionale L. 5; per cavallo o automob. L. 2700; 
per uff. san. L. 500; assegno per studi L. 500; 
indenn. forese L. 500; riduz. 12 %; 5 quadrienni 
dee.; età lim. 45 a. 

Novate Milanese (Milano). — Per titoli. Stipen¬ 
dio lordo L. 9000 più L. 1000 per indennità di 
Ufficiale Sanitario. Età massima anni 35, salve 
eccezioni di legge previste per invalidi di guerra 
ed ex combattenti, nonché per coloro che prestino 
od abbiano prestato servizio presso altre pubbli¬ 
che Amministrazioni nel qual caso nessun limite 
di età è fissato. Gli aspiranti dovranno presentare 
o fare pervenire aH’UCficio Comunale entro il 10 
aprile domanda in competente bollo scritta e sot¬ 
toscritta, corredata dei documenti di rito in bollo 
e legalizzati in quanto occorra, del diploma di 
abilitazione o della laurea in medicina e chirurgia 
in originale o in copia notarile, della ricevuta del 
vaglia postale ordinario di L. 50,15, quale tassa 
di concorso, da indirizzare alla Esattoria-Tesoreria 
Comunale, nonché di tutti quegli altri documenti 
atti a comprovare la capacità scientifica e l’atti¬ 
tudine al servizio. Lo stipendio è aumentabile di 
un decimo dopo ogni quadriennio e così per cin¬ 
que quadrienni. 

Pietralunga (Perugia). — Scad. 30 apr.; l a cond.; 
L. 7920, oltre L. 663,60 c.-v., L. 1056 serv. att.. 


L. 3520 cavale., già ridotti; 3 quinquenni dee.; 
età lim. 40 a.; tassa L. 50,10. Chied. annunzio. 

S. Andrea (Frosinone). — Scad. 10 mag.; lire 
10.500 oltre. L. 2000 cavale.; riduz. 12%; 5 qua¬ 
drienni dee.; età lim. 40 a.; tassa L. 50.10. 

Scandiano (Reggio Emilia). — ( Scad. 15 mag.; 
per 3 frazioni; L. 7040 oltre L. 2640 trasp., L. 880 
indenn. resid.; L. 440 ambulat.; retribuzioni già 
ridotte; 5 quadrienni dee.; c.-v.; età lim. 35 a.; 
tassa L. 50,10. 

Sorianello (Catanzaro). — Scad. 30 mar.; lire 
7500 e 5 quadrienni dee.; riduz. 12%; età lim. 
45 a.; tassa L. 50. 

Valle di Cadore (Belluno). — Consorzio Valle 
di Cadore-Cibiana. Stipendio annuo L. 10.000 per 
mille poveri; addizionale per altri 200 L. 5; dai 200 
ai 400 L. 3; per i rimanenti L. 2. Indennità di 
caro viveri L. 1200; di alloggio L. 1500; di tra¬ 
sporto con cavallo od automobile L. 3500; Uffi¬ 
ciale Sanitario L. 500, il tutto al lordo delle 
ritenute di Legge e del 12 %. Cinque aumenti 
quadriennali del decimo. Tassa concorso L. 50. 
Scadenza 31 maggio. Per schiarimenti rivolgersi 
Segreteria Comune di Valle di Cadore. 

Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬ 
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche, 
i compensi allo stipendio base. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

Nel concorso per il posto di primario ostetrico, 
direttore dell'Istituto Materno annesso all’Ospedale 
C. e G. Mazzoni di Ascoli Piceno, sono stati clas¬ 
sificati: 1° Gusso prof. Aldo, 2° De Bella prof. Eu¬ 
genio; 3° ex aequo Falco prof. Alessandro e Tropea 
prof. Ugo. È stato nominato il prof. Aldo Gusso, 
della Scuola di Padova. Congratulazioni. 

Sono nominati cavalieri nell’Ordine Mauriziano 
i proff. Aristide Busi, preside della Facoltà me¬ 
dica di Roma, e Luigi Guglianetti, ordinario di 
Clinica oculistica a Torino. 

L’Associazione Americana per il Progresso delle 
Scienze ha conferito un premio di mille dollari 
al dott. Carlo Speidel, per i suoi studi sull’accre¬ 
scimento dei nervi. 


MF\ Interessantissima monografia : 

Prof. ANTONIO CASBARRINI 

Direttore della R. Clinica Medica dell’Università di Padova 
con la collaborazione del prof. G. GHERARD1NI, aiuto. 

Pancreatite acuta e cronica 

(con molte figure nel testo e due tavole a colori fuori testo) 

INDICE . — Premessa. - PARTE GENERALE: Cap. I. Storia 
delle pancreatiti. - Cap. II. Cenni di anatomia del pancreas. - 
Cap. III. Preliminari di fisiologia del pancreas. - Cap. IV. Ana¬ 
tomia patologica Generale delle pancreatiti. — Cap. V. Seme- 

JOLOGIA CLINICA GENERALE DELLE AFFEZIONI PANCREATITICHE. - CAP. VI. 
SEMEJOLOGIA FUNZIONALE NELLE LESIONI DEL PANCREAS. - CAP. VII. 
Sindrome ematologica ed umorale delle pancreatiti. - PARTE 
SPECIALE: Cap. Vili. Classificazione delle pancreatiti. - 
Cap. IX. Necrosi acuta del pancreas. - Cap. X. Pancreatite 
ACUTA SUPPURATIVA. - CAP XI. PANCREATITE CRONICA. - CAP XII. 
Pancreatite tubercolare. - Cap. XIII. Pancreatite sifilitica. - 
Conclusioni. - Riassunto. 

Volume di pagg. 300. Prezzo L. 30 , più le spese 
postali di spedizione. Per i nostri abbonati sole 
L. 25,90 in porto franco. 

Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Suc¬ 
cursale diciotto, ROMA. 


474 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, IS'um. 12] 


NOTIZIE DIVERSE . 

Associazione internazionale (li fisioterapia. 

In occasione del V Congresso Internazionale di 
Fisioterapia svoltosi a Liegi nel settembre 1930, 
furono poste le basi di un’Associazione Interna¬ 
zionale di Fisioterapia allo scopo di organizzare 
in ogni Paese un'intensa propaganda a favore 
della terapia a mezzo di agenti fisici, favorendo 
le ricerche scientifiche e le applicazioni pratiche 
anche a mezzo dell’insegnamento ufficiale univer¬ 
sitario, e combattendo con ogni mezzo il ciarlata- 
nesimo. 

La sede della Società è nel Belgio: possono par¬ 
teciparvi tulli i cultori medici della specialità, 
previa presentazione dei delegati nazionali. Del 
Comitato internazionale fan parte un delegato e 
un supplente in rappresentanza dei Comitali na¬ 
zionali espressamente designati per ogni Paese. 
La quota per il triennio 1931-1934 è fissata in 
50 belgas, pari a L. 80. Il prossimo Congresso si 
terrà a Boston neH’autunno 1933. 

Il Comitato nazionale italiano è costituito dai 
seguenti membri: prof. on. E. Morelli, Roma, 
presidente; radiologia: prof. M. Ponzio, Torino, 
delegato; fisioterapia: prof. A. Vinaj, Milano, sup¬ 
plente; idrologia: prof. S. Pisani, Firenze; talas¬ 
soterapia : prof. G. Ceresole, Venezia Lido; clima¬ 
tologia : prof. S. Vacchelli, Cortina d’Ampezzo; 
attinologia: prof. II. Porcelli, Livorno; educaz. 
fisica, sport: prof. M. Cassinis, Roma; elettrote¬ 
rapia: prof. L. Bordoni, Siena; termoterapia: 
prof. E. Di Tommasi, Napoli. 

Per schiarimenti e per adesioni si prega d’indi¬ 
rizzare ogni richiesta al delegato prof. M. Ponzio, 
Ospedale Mauriziano, Torino. 

10° Congresso nazionale di medicina del lavoro. 

Per la partecipazione al X Congresso Nazionale 
di Medicina del Lavoro, indetto a Milano dal 23 
al 25 aprile, si è costituito un Comitato per l’Ita¬ 
lia Centrale, con sede in Roma, in piazza Cavour 
n. 3, presso la Direzione generale della Cassa Na¬ 
zionale .per gli infortuni. 

Fanno parte del Comitato i professori della 
Scuola di perfezionamento in Medicina del La¬ 
voro della R. Università di Roma, il segretario del 
Sindacato nazionale dei medici e i rappresentanti 
di vari enti statali e parastatali, interessati agli 
studi di Medicina del Lavoro. 

Il Comitato è così composto : presidenti ono¬ 
rari: doti. G. Calamani, dott. E. Carnevali; pre¬ 
sidente: prof. A. Busi; vice-presidenti: prof. P. 
D'Alessandria e prof. A. Ranelletti; membri ono¬ 
rari: prof. S. Baglioni, prof. F. Banissoni, on. 
comandante M. Barenghi, prof. R. Dalla Vedova, 
prof. S. De Sanctis, prof. S. Diez, dott. A. Filip¬ 
pini, prof. G. Giannini, ,prof. A. Ilvento, prof. G. 
Loriga, on. prof. E. Morelli, prof. P. Ottonello, 
prof. I. Romanelli, dott. F. Simeone e doti. A. Vi- 
gliani; segretario: dott. U. Marsili. 

Ricordiamo che i temi all’ordine del giorno 
sono i seguenti: «Il lavoro intellettuale» (rela¬ 
tori: proff. L. Ferrannini e S. De Sanctis); «Il 
lavoro nei campi. Patologia, igiene, legislazione 
sociale» (relatori: dottori G. Caso, L. Noviello, 
proff. E. Sorrentini, G. Aiello e on. prof. N. Ca¬ 
stellino); « Patologia da solventi e misure igieni¬ 
che e profilattiche» (relatori: v proff. L. Carozzi, 
G. Loriga e A. Nebuloni). 


L'iscrizione al. Congresso è gratuita per i soci 
della Società Italiana di Medicina del Lavoro; per 
i non soci la tassa ammonta a 25 lire con diritto 
agli atti. I partecipanti potranno fruire del ri¬ 
basso del 50% accordato dalle FF. SS. per la Fie¬ 
ra di Milano. Per le iscrizioni, il versamento della 
quota, la presentazione di comunicazioni e la ri¬ 
chiesta eventuale di informazioni, rivolgersi alla 
segreteria del Comitato, in piazza Cavour n. 3, 
presso la Cassa Nazionale degli infortuni. 

1° Congresso nazionale della Società (li chirurgia 
della bocca. 

Il Consiglio direttivo della Società italiana di 
chirurgia della bocca, in una riunione presieduta 
dal prof. Allotta, ha deliberato la convocazione 
di un primo Congresso nazionale, da tenersi a 
Parma nella seconda metà del mese di maggio. 
Il Congresso si svolgerà nell’Aula Magna della 

R. Università di Parma sotto l’alto patronato di 

S. E. Fon. prof. Paolucci, direttore di quella Cli¬ 
nica chirurgica universitaria. 

Fanno parte del Comitato organizzatore: il prof. 

G. Corradi, direttore dell’Istituto di odontoiatria 
dell’Università di Parma, quale presidente effet¬ 
tivo; il comm. A. Alessandrini, vice-presidente; 
i dottori Azzolini e Rebecchi, segretari. 

Convegno sulla fangoterapia. 

I proff. Donali e Micheli, direttori del Centro 
di studi sulla fangoterapia presso le terme di 
Acqui, hanno indetto per i giorni 4 e 5 giugno 
un Congresso medico da tenersi in Acqui. Saran¬ 
no trattate questioni mediche varie con speciale 
riguardo al reumatismo. Il tempo utile per pre¬ 
notarsi per le comunicazioni scade il 30 aprile 
ed il testo di esse deve essere comunicato alla 
Direzione delle Terme di Acqui. Verranno con¬ 
cesse agevolazioni di \iaggio e di soggiorno ai 
congressisti. 

II Congresso riuscirà senza dubbio una manife¬ 
stazione di grande interesse. 

Congresso francese (li neuro-psichiatria. 

Dal 25 al 30 luglio si adunerà a Limoges il 12* 
Congresso annuale degli alienisti e neurologi della 
Francia e dei Paesi di lingua francese. Segretario 
generale è il Dr. O. Crouzon, avenue d'Iéna 70-bis, 
Paris. 

Congresso tedesco (li psichiatria. 

La Lega tedesca di psichiatria si adunerà a 
Bonn dal 18 al 21 maggio. Per informazioni e 
iscrizioni rivolgersi al prof. G. Uberg, Schuberstr. 
41, Dresden, Germania. 

Società belga di gastro-enterologia. 

Ha tenuto una riunione il 27 febbraio, sotto la 
presidenza del prof, de Belile, di Gand. Il prof. 

H. Surmont, di Lilla, accompagnato da un assi¬ 
stente, Jean Tiprez, e da due interni, Robert Du- 
bois e Robert Tribaut, ha fatto una conferenza 
illustrata sull’anatomia del colon sinistro e del 
colon pelvico; egli ha mostrato 400 radiografie, 
in parte stereoscopiche, ottenute dopo irrigazione 
con sospensioni opache. In seguito a una mo¬ 
dellatura dell’addome eseguita dal sig. Minne, egli 
stima che il decubito dorsale valga meglio di 
quello ventrale per precisare la posizione delle fles¬ 
sure coliche: su 400 soggetti ha trovato appena 




[Anno \\XI\, Num. 12] 


SEZIONE PRATICA 


475 


il 7,/5 % di casi normali secondo i dati classici. 
L’esposizione è siala corredata anche da numerosi 
disegni e da diapositive stereoscopiche. 

In seguito la sig.ra Jonkheere ha trattato della 
" coprologia in patologia intestinale 

Conferenza internazionale sull’oppio da fumo. 

Si è svolta a Bangkok dal 9 al 27 novembre, 
organizzata dalla Socie!à delle Nazioni, per inizia¬ 
tiva del Governo del Siam. Ila avuto esito in un 
lecordo ed un Atto. 

Istituto di studi scientifici e pratici sulla tuberco¬ 
losi. 

Come è stato annunciato, dal 4 aprile al 4 mag¬ 
gio 1932 si terrà il Corso celere di perfeziona¬ 
mento nella patologia, clinica e profilassi delle 
malattie tubercolari, sotto la direzione dell’on. 
prof. Edoardo Maragliano e del prof. Nicola Pende. 

Alla fine del corso avranno luogo gli esami per 
coloro che ne faranno domanda. Ai medici che 
li avranno superati sarà rilasciato un diploma. 

II corso è gratuito. Coloro che vogliono frequen¬ 
tarlo devono significarlo indirizzando richiesta, 
in carta semplice, all’Istituto, via Balilla 1, Ge¬ 
nova. 

II numero delle iscrizioni è limitato. 

Corso complementare d’igiene pratica. 

Si terrà presso la R. Università di Milano, per 
aspiranti ai jxjsIì di ufficiale sanitario e per lau¬ 
dati diversi, a partire dal 4 aprile e per la durata 
di 2 mesi; tassa L. 300 (da versare al Banco di 
Roma, in piazza Missori). Le domande vengono 
accettate, dalla Segreteria universitaria, secondo 
l'ordine di precedenza. 

Corso di mediciuji coloniale a Napoli. 

Si è iniziato il 1° marzo e durerà tre mesi, sotto 
la direzione del prof. Giovanni Gastronovo (piazza 
S. Andrea delle Dame 2); l’iscrizione, limitata ai 
laureati in medicina e chirurgia ed in zooiatria, 
importa L. 300; il programma comprende nume¬ 
rosi insegnamenti (lezioni ed esercitazioni). 

L’organizzazione sanitaria dell’O. N. Maternità e 
Infanzia. 

La Commissione nominata dal R. Commissario 
dell'Opera Nazionale Maternità e Infanzia, avv. 
Sileno l abbri, per lo studio di alcuni problemi 
attinenti alla organizzazione sanitaria, ha tenuto 
le sue sedute nei giorni 7 ed 8 marzo. 

Essa era composta dei clinici pediatrici proff. 
Aliarla, Cannata, Comba, Fiore, Frontali, lem¬ 
ma, Macciolta, Nasso, Pacchioni, Pincherle, Spol- 
'crini, Zamorani e dai clinici ostetrici proff. Pe- 
slalozza, Alfieri, Gaifami, nonché dal prof. Even¬ 
to, vice-direttore della Sanità pubblica, e, per le 
sedute in cui si è trattato della alimentazione, dal 
prof. Bottazzi. 

Dopo una esposizione del R. Commissario sul 
nuovo ordinamento che egli intende dare all'Ope¬ 
ra Nazionale Maternità e Infanzia, si sono svolti 
i lavori tanto della Commissione plenaria, quanto 
delle sottocommissioni. Sulla questione dell’ali¬ 
mentazione è stato stabilito di preparare al più 
presto le tabelle dietetiche per i lattanti e per i 
divezzi ed è stata inoltre fissata la lista degli ali¬ 


menti e delle preparazioni medicinali che l’Opera 
distribuirà negli Istituti dipendenti. Poiché, se¬ 
condo la concezione del R. Commissario, il paese 
dal punto di vista assistenziale sarà diviso in tan¬ 
te circoscrizioni assistenziali della Maternità e del- 

I Infanzia, si è stabilito che, in ogni distretto 
oltre al segretario sociale, funzionerà il consulto¬ 
rio pediatrico ed ostetrico con servizio affidato per 
pubblico concorso a medici specialisti, i quali 
rappresenteranno in certo modo la funzione di 
sanitari circondariali, sempre con carattere profi¬ 
lattico e non curativo. È, stalo, inoltre, fissato il 
concetto che l’Opera utilizzerà i medici condotti 
e ì medici locali delle località facenti parte delle 
singole circoscrizioni, i quali, col concorso delle as¬ 
sistenti sociali, compiranno la loro funzione profi¬ 
lattica. Perciò saranno stabiliti presso le Univer¬ 
sità corsi di integrazione per tali medici, gono 
state, inoltre, fissate le norme per la propaganda 
della vaccinazione antidifteritica ed è stato racco¬ 
mandalo da tutti gli intervenuti che l’Opera col¬ 
labori a ottenere che non sia diminuita nel pub¬ 
blico la fiducia verso la sieroterapia antidifteritica. 

Si è stabilito, infine, di sovvenire finanziaria¬ 
mente le ricerche già iniziate da qualche anno 
presso alcune cliniche pediatriche per portare un 
contributo alla vexala quaestio dell’utilità delle 
vaccinazioni antitubercolari. 

I servizi di assistenza sanitaria del Comune di Mi¬ 
lano. 

Malgrado la diminuzione dei cespiti di entrata 
dell'amministrazione del Comune di Milano, il 
bilancio preventivo dei servizi di assistenza sani¬ 
taria e ospedaliera per l’anno in corso segna uno 
stanziamento globale in aumento anche per le 
Provvidenze di puro carattere facoltativo. Esso 
raggiunge l’ingentissima cifra di 53.192.100 lire, 
di cui 3.968.000 per l'assistenza domiciliare, 
18.839.500 per il ricovero di ammalati in ospedali 
posti fuori del territorio del Comune, 4.680.000 
per il ricovero d’inabili al lavoro, 240.000 per 
trasporto di malati e d’infortunati, 12.462.280 
«piale contributo all’Ospedale Maggiore, ecc. Po¬ 
che altre città possono vantare servizi sanitari 
così vasti, organici ed efficienti. 

Comitato romano per la lotta contro la tubercolosi. 

Con decreto del Ministero dell’Interno, il ter¬ 
mine assegnato al Commissario del Comitato per 
il compimento dei suoi lavori è stato prorogato 
al 30 giugno prossimo. 

Servizio meteorico sanitario italiano. 

II Servizio Meteorico Sanitario Italiano — di cui 
avemmo già ad occuparci — ha per scopo lo stu¬ 
dio dei rapporti che intercedono tra i fenomeni 
patologici e quelli meteorici, onde proiettare 
della luce sulla genesi delle malattie ed accer¬ 
tare l’influenza che su queste esercitano le sta¬ 
gioni e le vicende atmosferiche. 

Chiunque voglia contribuire a questo Servizio, 
può rivolgersi al fondatore e direttore dello stes¬ 
so, P. D. Bernardo M. Paoloni O. S. B., Osserva¬ 
torio Geofisico del R. Istituto Superiore Agrario, 
Perugia. 

Ciò che principalmente si raccomanda è la 
scrupolosità dei dati e la costanza delle osserva¬ 
zioni. 


476 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 12] 


Il concorso per l’internato a Parigi. 

Si è chiuso, da poco, il concorso per l’internato 
negli ospedali di Parigi. I posti erano 80; si sono 
presentati circa 800 concorrenti. 

Questo concorso è considerato come uno dei più 
dif liciti che si affrontino dai medici in Francia. 
Esso consta di prove scritte e orali. Le prime sono 
anonime: cioè gli esaminatori ignorano ì nomi 
dei candidati, i cui scritti non vengono firmati, 
ma numerati, e ciò allo scopo di escludere ì fa¬ 
voritismi. Le prove scritte durano tre giorni e 
comprendono tre temi : uno di anatomia, uno cu 
medicina interna e uno di chirurgia; ogni prova 
dev’essere svolta in tre ore. L’esame degli scritti 
è affidato ad una commissione di 10 membri, 
scelti tra i medici degli ospedali di Parigi; pei 
la correzione degli scritti è stabilito uno spazio 
di tre mesi. Possono essere nominati solo i primi 
250 classificati negli scritti; ma il loro nome viene 
rivelato solo alla fine del concorso. La prova orale 
dura 10 minuti e consiste in una domanda di 
medicina ed una di chirurgia ovvero di gineco¬ 
logia. Chiusa la prova orale, si rendono noti ì 
nomi dei 250 candidati su cui può cadere la no¬ 
mina; addizionando la classificazione degli esami 
orali e degli scritti, si stabilisce la graduatoria. 

I primi 80 sono stati nominati interni titolari; 
gli 80 successivi interni provvisori: questi ultimi 
prenderanno il posto dei titolari in caso di dimis¬ 
sioni, di malattie ecc. Il concorso è durato, ira 

tutto, sei mesi. . 

L’internato è un’istituzione specialissima, che 
comporta prerogative ed obblighi. Per 4 anni 1 in¬ 
terno presta la sua opera negli ospedali, passando 
per vari servizi, ove permane da 6 a 12 mesi, di 
modo che egli può passare per 4 ad 8 Servizi ]Ha 
tutta la responsabilità dei Servizi stessi, per mo 
che acquista una grande esperienza, e ciò con¬ 
corre a formare quel corpo medico di pnm ordine 
costituito dai medici degli ospedali di Parigi. 


Nuoto ospedale a Lipsia. 

È, stato inaugurato a Lipsia-Comnevitz l’Ospe¬ 
dale di Santa Isabella, capace di 270 letti; diret¬ 
tore della Sezione chirurgica è il prof. Kortzen- 
born; della Sezione medica il prof. Bernhard 
Singer; della Clinica ostetrico-ginecologica il dott. 
CI. Wizer. 

Al Museo d’igiene di Dresda. 

Nel grande salone d’onore del Museo d’igiene 
di Dresda sono stati inaugurati i busti di Giro¬ 
lamo Fracastoro e di Bernardo Ramazzini, oltorti 
rispettivamente dal Podestà di Verona e dall’Uni¬ 
versità di Modena. 1 

Vittima della professione. 

Il presidente della Repubblica francese, Paul 
Doumer, accompagnato dal ministro della sanità 
pubblica, Camole Blaisot, si è recato all’Ospedale 
Boucicault di Parigi, ove ha decorato della rosetta 
di ufficiale della Legion d’onore il dott. Lmii 
Haret, capo del servizio elettro-radiologico al¬ 
l'Ospedale Lariboisière. Questo eminente radiolo¬ 
go ha dovuto subire parecchie amputazioni per 
radiodermiti contratte nell’esercizio proiessionale. 

Condanna di un farmacista. 

Al Tribunale correzionale di Bressuire (tran¬ 
cia) si è svolto un processo contro un farmacista, 
Aliatole Proust, di Thouars, il quale aveva ven¬ 
duto delle polveri contro l’ubbriachezza ad una 
signora, che le propinò al marito. Vedendo che 
rimanevano inefficaci, ella s’indusse a decuplicar¬ 
ne la dose, ma poco dopo sopravveniva la morte 
del paziente. Le cartine non erano dichiarate ve¬ 
lenose e non ne era indicato il contenuto; con¬ 
tenevano 5 cg. di tartaro emetico ciascuna. In 
esito al processo, il farmacista e stato condannato 
a 1000 franchi d’ammenda per infrazione alla 
legge sulle farmacie. La vedova ha beneficiato di 
un’amnistia ed è stata assolta. 


Indice alfabetico per materie. 

« r ti Pan 460 Influenza: alterazioni emorragiche ed 

Acloridria e anemia: rapporti. g* rlpll intestino . Pa( J • 468 


469 

470 
453 


emorragie dell intestino •. 

Occlusione intestinale: sindrome umo¬ 
rale •. 


458 Ossiuri ed enterobiosi .. 

468 Stitichezza: in tema di—••••■• • 
465 Stomaco: chimismo nell’insufficienza 

cardiaca •.. ’ ' 

484 Stomaco: studio della funzionalità me- 
472 diante l'istamina e il sondaggio tra- 

4 p« zionato ... . 

408 Tubercolosi intestili.: prescrizione . • • 
Ulcera gastrica e duodenale: prognosi . 
Ulcera gastrica e duodenale: trattam. 

0 con estratto paratiroideo. 

aca Ulcera gastrica e duodenale: trattam. 
471 con iniezioni ipodermiche di pepsina 

464 Ulcera peptica digiunale postoperatoria, 
stenosi duodenale, ulcera perforante 

445 del colon . 


470 

470 

437 

470 


Amebiasi: trattam. .. 

Anoressie dei poppanti: trattam. . • • 

Appendice verni.: diverticoli . 

Appendicite acuta da tricocefalo • • • • 
Appendicite: pseudogastropatie da— • 

Bibliografia .. 

Colon: resezione per occlusione acuta e 

subacuta • • • .. 

Concorsi : gratuatoria .. 

Crisi gastro-solari . • • • • • • • • • * 

Dita ippocratiche e .poliposi intestinale 
Ematemesi : trattam. con catetere a per¬ 
manenza ..' 

Emetina: dose massima terapeutica . • 
Emorragie gastro-intestinali da causa 

mal conosciuta .. 

Fame e appetito .. 

Ileo biliare .., ' ‘ V ' 

Incisione di McBurney trasformata in 

incisione a lembi .. 


:::z t rr.» 

--- , A. rozzi, resp. 


447 

470 

462 

468 

463 


466 


445 


C. Frugoni, Red. capo. 


Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courner. 





















ANNO XXXIX 


Roma, 28 Marzo 1932 - X 


Num. 13 


"IL POLICLINICO,, 

fondato nel 1893 dai proiessori: 

GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 


0 



Redattore Capo.- Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 


SOMMARIO. 


Note e contributi: G. Borrueo : La positività della rea¬ 
zione di Weil-Felix nel tifo addominale. 

Medicina infortunistica: f. D-ì Negri© Marella: Consi¬ 
derazioni ©ni coeidetto pneumotorace da sforzo. 

Osservazioni cliniche: A. Guerriochio: Epididimite co¬ 
libacillare. 

Sunti e rassegne: Ricambio: M. Loeper e P. Soulié : 
La magrezza. — L. Lichwitz : L'ossaluria. — Circo¬ 
lazione : R. Hift : Sul dee creo e la prognosi della me- 
«aortite luetica. — G. Stradiotti : Contributo alla se- 
meiotica della sinfisi pericardica. — C. Pezzi : Su 
una condizione anatomica dell’edema acuto del pol¬ 
mone nelle malattie dell’apparato circolatorio. — K. 
Shirley Smith : Sindromi simulanti cardiopatie. — 
Tecnica chirurgica: B. Schiatìsi : La scienza della nar¬ 
cosi considerata in clinica. — Pascalis : Non ei do¬ 
vrebbero più verificare difettose anestesie generali. 
— S. Traina : Sulle alterazioni determinate dalla no¬ 
vocaina iniettata in prossimità di focolai settici. A 
proposito dell’anestesia locale negli interventi 6ulla 
mastoide. — Putti: La trazione col filo. — Zaaijer: 
Contributi alla ohirurgia del torace. — Nissen : Pla¬ 
stica con parti molli per obliterare speciali forme 
di cavità, esiti di empiema. 

Notizie bibliografiche. — Cenni bibliografici. 


NOTE E CONTRIBUTI. 

Ospedale Policlinico Umberto I in Roma - Padiglione X. 

Primario: Prof. A. Milani. 

La positività della reazione di Weil-Felix 

nel tifo addominale. 

Dott. Gaetano Borruso, aiuto medico. 

Come è noto la Reazione di Weil-Felix è 
ritenuta dalla totalità degli AA. costa ntemen- 
le positiva nel tifo petecchiale, fallisce solo in 
alcuni casi gravissimi e letali o con intenso 
esantema. 

Felix in Anatolia ebbe risultati positivi nel 
PiO % dei casi; dalle varie statistiche risul¬ 
ta che essa è stala negativa solo nel 2 % e 
ciò probabilmente, secondo Sampietro, per¬ 
chè nei casi in cui la Reazione fu negativa, 
durante il periodo febbrile, questa non fu 
poi praticata dopo avvenuta la crisi. Inoltre è 
stata trovata positiva in altissima percentua¬ 
le nel morbo di Brill, (specie se praticata an¬ 
che durante la conva 1 escenzia), che viene oggi 


Accademie, Società Mediche, Congressi : Società Medi¬ 
co-Chirurgica di Padova. — Società Medico-Chirurgica 
di Pavia. — R. Accademia dei Fisiocritici di Siena. 
— Società Medico-Chirurgica Bellunese. — Società 
Medico-Chirurgica Bresciana. — Società Piemontese 
di Chirurgia. 

Appunti per il medico pratico: Igiene: G. Pecori : Le 
disinfezioni degli ambienti nelle malattie infettive- 
— - Semeiotica : Le reazioni di flocculazione e la siero- 
diagnosi della sifilide. — La diagnosi precoce di tu¬ 
bercolosi mediante la prova optometrica di floccula¬ 
zione di Vernee. — Casistica: Le cirrosi epatiche. — 
Coliche epatiche a sinistra in un caso di inversione 
viscerale. — Le colecistiti da appendiciti. — Terapia : 
Sul trattamento dell’otosclerosi. — Dieci anni di espe¬ 
rienza nella, cura della cataratta con estratti di cri¬ 
stallino. — Nelle celluliti. — Medicina scientifica : Os¬ 
servazioni quantitative sulla proteinuria nella nefri¬ 
te. — Albumina urinaria e nefrite. — Posta degli ab- 
nati. — Varia : L’inno della Doppia Croce. 

Nella vita professionale : Servizi igienico-eanitari. — 
Concorsi. — Nomine, promozioni ed onorificenze. 

Nostre corrispondenze : Da Padova. 

Notizie diverse. 

Rassegna della stampa medica. 

Indice alfabetico per materie. 


generalmente considerato come una forma at¬ 
tenuata di tifo petecchiale (dermotifo estivo 
benigno non diffusibile (Pecori). 

Da lira parte è pur nolo che sieri normali o 
di maiali affetti da altre malattie infettive 
non danno per lo più la reazione, o ise questa 
è positiva, lo è a titoli inferiori a quelli pre¬ 
scritti per il tifo esantematico. (Si hanno 
cioè agglutinazioni a tassi non superiori a 
1:25-1:50). 

Sono stati però comunicati alcuni casi, in¬ 
terpretati por lo più dagli AA. come infezioni 
secondarie da proteus nel corso di altre ma¬ 
ialile, in cui si ebbero agglutinazioni anche 
forti per il proteus X19. Prausnitz riporta 
un caso di W.-F. fortemente positiva in un 
bambino affetto da dissenteria bacillare; Son- 
nenschein in un bambino operato per em¬ 
piema streptococcico ebbe agglutinazione per 
il proteus a 1:200 con il siero attivo, 1:1600 
con il siero riscaldato; lo stesso \. ebbe W.-F. 
fortemente positiva in un tubercoloso in cui 
si poteva con sicurezza escludere un pregres¬ 
so tifo esantematico: Kollert e Rauer in un 
maialo affetto da cistite isolarono il coli e 



478 


(( ir, POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 13 


il proteus; la W.-F. fu positiva per il proteus 
H X19 a 1:106; con uno stipite 0 X19 a 
1:600 (come è noto il proteus si sviluppa in 
due differenti tipi: la forma H e la forma 0, 
quest’ultima conterrebbe più ricettori speci¬ 
fici per il siero di esantematici che la for¬ 
ma H). 

Marion Corrigan ebbe eccezionalmente una 
W.-F. positiva in un polmonitico a 1:640. 

Come si vede i casi di W.-F. positiva a tas¬ 
so piuttosto alto nel corso di altre malattie 
sono rarissimi ed alcuni costituiscono un re¬ 
perto eccezionale nel corso di ricerche pratica¬ 
te in iserie sui sieri di vari gruppi di malati. 
Ho creduto però di doverli riportare perchè 
possono contribuire ad interpretare il compor¬ 
tamento della reazione da me osservato nei 
casi che riferirò. 

Nel tifo addominale è stata osservata con 
frequenza relativamente maggiore che nelle 
altre malattie infettive una agglutinazione per 
il proteus X19 anche nei rapporti di 1:100- 
1 : 200 . 

Sampietro ha trovato nel 18 % di malati di 
febbre tifoidea W.-F. positiva talora anche al 
tasso di 1:100-1:200; Sterling riporta un caso 
eccezionale di agglutinazione fino a 1:700, ma 
non esclude la possibilità di una infezione mi- 


bre 1931 ho praticato sistematicamente la rea¬ 
zione di W. J F. in malati affetti da tifo addo¬ 
minale; in 30 tifosi la W.-F. è stata costan¬ 
temente negativa. 

Il numero di pazienti osservati è certamen¬ 
te troppo scarso per poter essere di base a 
qualche dato statistico, tuttavia anche da esso 
risulta che la positività della W.-F. nel tifo 
addominale, sebbene più frequente che in 
altre malattie infettive, costituisce sempre 
una eventualità eccezionale. 

Gaso I. — Si tratta di una giovane donna che 
fu ricoverata all’Ospedale Policlinico Umberto I, 
X Padiglione, nel 1928. 

Si poteva escludere con sicurezza che in passato 
fosse stata affetta da morbo di Brill o da vero tifo 
esantematico. In Vili giornata di malattia emocul¬ 
tura positiva per il tifo; in XIV Widal positiva e 
contemporaneamente W.-F. .positiva ad alto ti¬ 
tolo (1 : 800). 

Clinicamente colpì l’attenzione la comparsa di 
numerosissimi elementi roseolici papulosi al petto, 
e all’addome, inoltre si notò qualche petecchia sul¬ 
l’addome. 

Gli altri sintomi e il decorso furono quelli di 
un tifo addominale senza speciali caratteri. Il tasso 
di agglutinazione per il proteus in principio andò 
aumentando; in XX giornata si ebbe W.-F. posi¬ 
tiva 1:1600; poi rimase stazionario, indi andò 
progressivamente diminuendo, mentre quello del¬ 
la Widal andò progressivamente aumentando. 

Si ebbe così : 


In XIV giornata 

» XX » 

» XXXV 

» L » 

(paz. apiretica) 

In LX giornata 

(paz. apirettica da 10 g.) 


w. 

-F. 

1 

• 

• 

800 

4- 

+ 

Widal 

1 

: 200 

4- 

4- 


1 

: 400 — 

» 

)) 

1 

• 

• 

1600 

+ 

4- 

)) 

1 

: 200 

4- 

4 


1 

: 400 — 

» 

>1 

1 

• 

• 

800 

4- 

4- 

» 

1 

: 200 

+ 

4- 

4- 

1 

: 400 + 4- 

)) 

» 

1 

• 

• 

1600 



» 


— 






» 

)) 

1 

• 

• 

200 

4 


V 

1 

: 200 

4- 

4 




» 

)) 

1 

t 

400 

— 


» 

1 

: 400 

4- 

+ 


1 

: 800 — 

)) 

)) 

1 

• 

• 

800 



» 


— 

- 





» 

)) 

1 

• 

• 

50 

+ 

+ 

)) 

1 

: 100 

4 

4 

4 



» 

)) 

1 

• 

• 

100 

4- 


)) 

1 

: 200 

4 

4 - 

4 



)) 

» 

1 

• 

• 

200 

— 


)) 

1 

: 400 

-1- 

4 




» 

)) 

1 

• 

• 

400 



I) 

1 

: 800 

4 - 






sta. Anche nei casi di tifo addominale in cui 
si Ira W.-F. positiva a 1 :-100-l :200 Sampie¬ 
tro ritiene possibile la diagnosi sierologica in 
breve tempo seguendo le curve di agglutina¬ 
zione della Widal e della W.-F., in quanto- 
chè se si tratta di ileotifo il tasso di aggluti¬ 
nazione della Widal aumenta progressivamen¬ 
te, mentre quello della W.-F. rimane immu¬ 
talo. 

Ho avuto occasione di osservare due casi di 
ileotifo (accertati con Vemocultura ), in cui 
si ebbe un’agglutinazione per il proteus 
XI9 in rapporti molto superiori a quelli ri¬ 
portati nella letteratura. 

Credo utile riferirli brevemente perchè dal 
loro si lidio mi sembra possa emergere qual¬ 
che considerazione di interesse pratico. Inol¬ 
tre nel periodo di tempo dal marzo all’otto- 


Caso II. — B. Z., entrata al Policlinico il 18 mar¬ 
zo 1931, dimessa per guarigione il 7 giugno 1931. 
A. 27 maritata. Nulla di notevole nella anamnesi 
famigliare e remota. Afferma nettamente di non 
ricordare di aver sofferto di alcuna affezione feb¬ 
brile con manifestazioni esantematiche (a tipo 
Brill). Proveniva da Montasola (Rieti), ove non ri¬ 
sulta vi siano stati casi di tifo petecchiale. 

Da lo giorni febbre, dapprima non molto ele¬ 
vata, poi alta continua. 

Obbiettivamente, stato lievemente stuporoso, lin¬ 
gua tifosa, milza palpabile all’arcata, molle, polso 
dicroto ritmico 100-120. 

P. A. M. 90, m. 60 (Riva Rocci). 

Esame morfologico del sangue (20-3-1931), XX ITI 
giornata): globuli rossi 2.800.000; globuli bianchi 
5600; emoglobina (Fleischl) 0,70; valore globula¬ 
re 0,80. . 

Formula leucocitaria: neutrofili 60; eosinoli- 
li O - basofili 0; mononucleati 25; linfociti 15. 

Le prove del laccio, di Koch e di Hess, ripetute 
più volte, furono negative. 



Anno XXXIX, Num. 13] 


SEZIONE PRATICA 


479 


Clinicamente l'attenzione fu richiamala fin dal 
primo giorno (l'ingresso dalle manifestazioni cu¬ 
tanee costituite da numerosissime roseole e papille 
sul petto e sull’addome, non confluenti, piuttosto 
distanziate; generalmente detti elementi scompa¬ 
rivano con la pressione, ma intorno ad alcune pa¬ 
pille si notarono anche soffusioni emorragiche, 
inoltre fu anche osservata qualche petecchia. 

L’eruzione raggiunse il massimo di sviluppo tra 
la XV e la XX giornata di malattia. 

Nel mese di aprile (XXX-XXXV giornata di ma¬ 
lattia) comparvero a poussées dei nuovi elementi 
roseolici e papulosi specie suH’addome, mentre si 
osservavano ancora alcuni vecchi elementi impal¬ 
liditi e in via di regressione. In seguito non si 
osservò più la comparsa di nuovi elementi; verso 
la L giornata di malattia non si osservava che 
qualche scarsa roseola e papula. 

Nei primi di maggio (LX-LXV giornata di ma¬ 
lattia! l’eruzione cutanea era scomparsa. Non si 
notò desquamazione; dal giorno 10 maggio in cui 
raggiunse completamente l’apiressia al 7 giugno 
in cui fu dimessa non si notò più alcuna mani¬ 
festazione cutanea. 

In XVI giornata di malattia emocultura : 
sviluppo: b. tiphi; 

agglutinazione specifica da 1 : 50 a 1 : 13.000. 

Il carattere un* po’ atipico delle manifestazioni 
cutanee indusse a praticare contemporaneamente 
alla R. di Widal quella di W. F.; in seguito le due 
reazioni furono più volte ripetute. 

Riporlo nella seguente tabella i risultati otte¬ 
nuti : 


Più volte (23-3-1931, 4-4-1931, 10-4-1931) fu rac¬ 
colta l urina sterilmente per la ricerca del proteus 
X 19 e prelevato il sangue per emocultura, ma 
non ne fu mai possibile l’isolamento sia dalle 
urine che dal sangue. 

Fu prelevato un frammento di cute con al cen¬ 
tro una papula per esame istologico, questo non 
dimostrò alcuna alterazione delle arteriole cutanee 
(esame istologico: prof. Dionisi). 

Intorno alla ferita determinata dal prelevamento 
del frammento cutaneo non si notò il caratteri¬ 
stico alone emorragico (assenza del segno di 
Lipschutz). 

Esame capillaroscopico della plica ungueale: 
Anse capillari molto allungate con chiara qyiden- 
za del tratto venoso; volume delle anse alquanto 
aumentato, esse sono iniettale; in alcune si vede 
circolare una corrente granulosa. Sono chiara¬ 
mente visibili al disotto delle anse tralci del plesso 
venoso sottocapillare che appaiono come linee vio¬ 
lacee irregolari (ipotonia capillare). 

Esame capillaroscopico di una papula: dimostra 
un quadro reso meno chiaro dalla presenza del- 
1 edema, ma in cui è tuttavia rilevabile la pre¬ 
senza di una zona rosso-violacea a contorni sfu¬ 
mati al disopra della quale sono visibili scarsis¬ 
simi capillari che appaiono come punticini rossi. 

La malata era portatrice di pidocchi del capo; 
furono presi nel periodo dell’acme e all’inizio del¬ 
la defervescenza; allestiti i preparati dell’intestino 
dei pidocchi non si riscontrarono le Rickettsie (ri¬ 
cerca delle Rickettsie: prof. G. Alessandrini). 

Non fu possibile accertare l’eventuale presenza 
di pidocchi dei vestiti. 


Giornate 

malattia 

R. W. F. 

It. Widal 

Osservazioni 

XVI 

1 : 50 1 : 100 + + + 

1 

50 1 : 100 + + + 



1 : 800 1 : 3200 + + 

1 

200 + + 



1 : 6500 — 

1 

400 — 


\x 

1 : 50 1 : 100 -1- + + 

1 

50 1 : 100 + + + 



1 : 800 1 : 3200 + + + 

1 

200 + + 

_ 


1 : 3200 1 : 6500 + - 1 - 

1 

400 — 


XXX 

1 : 50 1 : 100 + + + 

1 

50 1 : 100 + + + 



1 : 800 1 : 3200 + + 

1 

100 1 : 200 + + 



1 ; 6500 — 

1 

400 — 


XL 

1 : 50 1 : 100 + + + 

1 : 

50 1 : 100 + + + 



1 : 100 1 : 200 + + 

1 

200 + + 



1 : 800 1 : 1600 + ' 

1 

400 + 

— 


1 : 3200 — 

1 

800 


XLV 

1 : 50 1 : 100 + + + 

1 

50 1 : 100 + + + 



1 : 200 + + 

1 

200 + + 



1 : 800 + 

1 

400 + 

— 


1 : 1600 

1 

800 + 


JLVI 

1 : 50 1 : 100 + + + 

1 

: 50 1 : 100 + + + 

Scomparsa della eruzione cutanea 


1 : 200 + + 

1 

: 200 + + 



1 : 400 + 

1 

400 + + 



1 : 800 — 

1 

800 + 


LXVI 

1 : 50 1 : 100 + + + 

1 

50 1 : 100 + + + 

Scomparsa della eruzione cutanea. 


1 : 200 + + 

1 

200 + + + 

Apiressia da 8 giorni. 

» 

1 : 400 — 

1 

400 + + + 




1 

800 + + + 


LXXXI 

fi i non \ 

1 : 50 + + 

1 

50 +4-4- 

Dopo 2 iniez. vaccino antitifico. 

{i-v-Lvói) 

1 : 100 + 

1 

100 + + + 

Praticate il 3 e 6-6-1931. 


1 : 200 — 

1 

400 + + + 

Rispettivam. da 500.000 a 1.000.000. 



1 

800 + + 




1 

1600 + + 




1 

3200 + + 

• 




480 


(C IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Nim. 13} 


Riassumendo: in 2 casi di tifo addominale, 
con emocultura positiva per il b. tiphi, la 
reazione di W.-F. fu positiva ad un altissimo 
titolo, assai superiore a quello indicato dai 
vari AA. che ricercarono l’agglutinazione per 
il proleus X19 nel siero di pazienti affetti 
da ileo tifo. 

In ambedue i casi fu seguito parallelamen¬ 
te il comportamento della Widal e della W.-F. 
in tutto il corso della malattia e all’inizio 
della convalescenza; si potè constatare che il 
tasso , di agglutinazione per il proteus .rag¬ 
giunse il massimo nel periodo dell’acme, poi 
andò progressivamente diminuendo; invece il 
tasso di agglutinazione per il tifo andò nello 
stesso periodo di tempo progressivamente ele- 
vandosi raggiungendo il massimo nei primi 
otto, dieci giorni della convalescenza. 

Le cifre massime del titolo delle 2 reazio¬ 
ni sono : 


1° Caso: XX giornata 

LX » 

(dopo 10 g. di apiressia! 


W. F. 1 : 1600 + + 
Widal 1 : 200 + + 
W. F. 1 : 100 + 
Widal 1 : 800 + 


2° Caso: XX giornata 

(dopo 8 

(non è 
giunto 


W. F. 1 : 6500 + + 
Widal 1 : 200 + + 
W. F. 1 : 200 + + 
Widal 1 : 800 + + 


LXV » 
g. di apiressia) 

preso in considerazione il tasso rag- 
suiccessiviamjente dalla Widal perchè 
furo*n© praticate due iniezioni di vaccino an¬ 


titifico). 

Edotto dalla esperienza del primo caso ho 
posto una particolare attenzione nello studio 
del II caso; perciò furono ricercati tutti gli 
elementi clic eventualmente avrebbero potu¬ 
to essere di appoggio alla diagnosi di tifo 
esantematico (esame istologico della -cute, ri¬ 
cerca delle Rickettsie, ecc •. lutti i dati fu¬ 
rono negativi. 

In ambedue i casi furono notate le stesse 
particolari caratteristiche delle manifestazio¬ 
ni cutanee, inoltre il titolo di agglutinazione 
per il proteus raggiunse la massima altezza 
nel periodo in cui queste erano più appari¬ 
scenti. 

Non credo di poter stabilire in base all os¬ 
servazione di solo due casi un rapporto tra 
il dato clinico su riferito e il comportamento 
sierologico; mi limito a rilevare la coesisten¬ 
za dei due fenomeni. 

Si può escludere senz’altro in base ai dati 
anamnestici che la positività della R. di W.-F. 
sia dovuta a una pregressa infezione dermo- 
tifosa (tifo esantematico vero, o attenuato, 
morbo di Brill). 

Come è noto la guerra mondiale ha inse¬ 
gnato con quanta frequenza un’affezione ti¬ 


fosa possa accompagnarsi ad altre infezioni 
appena che le condizioni igieniche sanitarie 
rendano possibile la comparsa epidemica di 
malattie infettive, specialmente nelle così det¬ 
te epidemie di guerra (Schottmuller). 

Si sarebbe perciò tentati nei nostri casi di 
ammettere la possibilità di una infezione mi¬ 
sta tifo addominale-tifo esantematico (o mor¬ 
bo di Brill). 

Ma contro questa ipotesi stanno molti fatti : 
anzitutto la mancanza del dato epidemiologi- 
co e il quadro clinico che non presentò mai 
nulla di comune a quello del dermotifo vero 
e proprio o del Brill (diversità del modo d’in¬ 
sorgenza e mancanza della caduta critica del¬ 
la febbre, mancanza di sintomi nervosi di spe¬ 
ciale rilievo, caratteri dell’esantema, sua com¬ 
parsa in poussées successive, ecc.). 

Nel secondo caso che fu studiato più minu- 
lamente abbiamo ricercato tutti gli elementi 
che eventualmente avrebbero potuto parlare 
in favore di un concomitante tifo esantema¬ 
tico. 

Come risulta dalla esposizione già fatta nes¬ 
suno dei dati è conforme a quanto si osserva 
nel dermotifo; di speciale importanza l’esame 
istologico della roseola che non rilevò la ca¬ 
ratteristica necrosi a tratti delle pareti vasali. 

Contro l’ipotesi di un concomitante morbo 
di Brill mi sembra parli anche, e in modo 
decisivo, il comportamento della W.-F. È 
noto infatti che in questo il tasso di aggluti¬ 
nazione va aumentando con ravvicinarsi e 
il progredire della convalescenza (e in alcu¬ 
ni casi la W.-F. è positiva solo nella convale¬ 
scenza); nei casi che ho riferito invece si eb¬ 
be un comportamento inverso. Esclusa dun¬ 
que anche questa interpretazione mi sembra 
che l’ipotesi più plausibile sia quella di una 
infezione secondaria da proteus nel corso di 
una infezione hebertiana, sebbene nei .casi 
die ho riferito non sia stato possibile l’isola¬ 
mento del proteus sia nelle urine sia nel san¬ 
gue. 

Ho già ricordato che nella letteratura sono 
riportati casi di agglutinazione positiva per 
il proteus XI9 ad alto titolo in malati in 
cui si poteva con sicurezza escludere il tifo 
petecchiale. Gli A A. hanno per lo più inter¬ 
pretati questi casi come infezioni da proteus. 

Prausnitz inoculò su se stesso culture di 
protems X19; alla terza iniezione (1/20-di an¬ 
sala di cultura) ebbe forte reazione locale 
e discreta reazione generale; la W.-F. un 
mese dopo fu + + + (fino al tasso di 

1 : 10 . 000 ). ... . 

Come metodo di diagnosi differenziale sie¬ 
rologica tra le infezioni da protéus e il tifo 



Anno XXXIX, Num. 13J 


SEZIONE PRATICA 


481 


esantematico questo Autore propose lo studio 
della diversa resistenza al calore delle -ag¬ 
glutinine; queste nelle infezioni da proteus 
sono termostabili, nel tifo esantematico ter¬ 
molabili; con il riscaldamento a 56° vengono 
distrutte nel tifo esantematico, rimangono 
inalterate nelle infezioni da proteus. 

Però vari AA. (Ilana von Joos, Havens, lo- 
vanovitsch) non hanno ottenuto risultati con¬ 
cordi con quelli di Prausnitz. 

Havens trovò che le agglutinine nel tifo 
esantematico classico resistono fino a 70°, 
mentre sono meno resistenti nel Brill; Peco- 
ri nel morbo di Brill ebbe risultati in accor¬ 
do a quelli di Havens ma potè anche mette¬ 
re in evidenza che in generale la termolabi¬ 
lità delle agglutinine è in rapporto inverso al 
titolo di agglutinazione del siero a tempera¬ 
tura ordinaria; in ogni modo dalle sue ri¬ 
cerche risulta che la W. F. rimane inalterata 
nel morbo di Brill con il riscaldamento a 
65° o a 60° per mezz’ora. 

In conclusione quindi il fenomeno di Praus¬ 
nitz non sembra costante sia nel tifo eisante¬ 
matico classico che nel morbo di Brill; man¬ 
ca dunque la possibilità di differenziare sie¬ 
rologicamente le infezioni secondarie da pro¬ 
teus dal tifo esantematico (classico o attenua¬ 
to). 


Dallo studio dei miei due casi mi sembra 
dovere indicare come particolarmente utile il 
seguire il comportamento della reazione di 
W.-F. in tutto il decorso della malattia e 
nella convalescenza; come ho già fatto rile¬ 


vare il tasso di agglutinazione diviene sempre 
più basso con ravvicinarsi della convalescenza 
e nella prima decade di apiressia. È noto che 
nel morbo di Brill si osserva un comporta¬ 
mento opposto. 


Dunque nel caso di infezione hebertiana 
con W.-F. positiva poter tracciare una curva 
di agglutinazione per il proteus sempre de¬ 
crescente dal periodo dell’acme alla convale¬ 
scenza, può fare escludere la possibilità di 
mia infezione mista (tifo addommale-morbo 
di Brill), specie se nessuno dei sintomi del 
Brill viene a complicare il quadro clinico 
della infezione ileotifosa. 


Pei- quanto riguarda le manifestazioni cuta¬ 
nee mi sembra utile far rilevare che ambe¬ 
due i casi presentarono quelle peculiari ca¬ 
ratteristiche che ho già descritto, e che ci 
indussero a praticare la reazione di W.-F.; 
come ho detto la reazione fu positiva solo in 
questi casi e riuscì negativa in altri trenta. Si 
sarebbe perciò tentati a mettere in rapporto 
olire la precocità, la ricchezza deireruzione 
roseolo-papulosa e la presenza di elementi 


emorragici con una eventuale infezione se¬ 
condaria da proteus nel corso di una infe¬ 
zione hebertiana; ma è noto che manifesta¬ 
zioni cutanee analoghe a quelle presentate 
nei miei casi possono riscontrarsi nel tifo ad¬ 
dominale; per ciò non ritengo di avere gli 
elementi sufficienti per ammettere il rappor¬ 
to accennato potendosi evidentemente tratta¬ 
re solo di una casuale coincidenza. Tuttavia 
credo di poter indicare una simile possibili¬ 
tà che osservazioni successive potrebbero 
eventualmente confermare. 

* 

* * 

Riassumendo dunque credo di poter con¬ 
cludere: 

1) E possibile nel tifo addominale os¬ 
servale una reazione W.-F. positiva a tasso 
altissimo e di molto superiore a quello della 

Widal. 

*2) La posività della R. W.-F. va aumen¬ 
tando tra la TI e la III settimana di malattia 
e raggiunge il massimo verso la fine della III 
settimana (circa in XX giornata) successiva¬ 
mente seguendo il comportamento del tasso 
di agglutinazione per il B. typhi e per il pro- 
teus XI!) si osserva che dal periodo dell’ac¬ 
me alla convalescenza quello per il primo va 
progressivamente aumentando, quello per il 
secondo diminuendo. 

3) IVei miei due casi si può escludere con 
sicurezza una pregressa infezione dermoti- 
f osa. 

Vi sono elementi sufficienti per escludere 
una infezione mista, tifo addomi naie-tifo 
esantematico (sia nella forma classica, che in 
quella attenuata (morbo di Brill) e ciò per 
l’assenza di dati epidemiologici, clinici, per 
1 esame istologico della cute e per il compor¬ 
tamento del lasso di agglutinazione per il pro¬ 
teus durante l’intero decorso della malattia e 
nella convalescenza che è esattamente l’inver¬ 
so di quanto si osserva nel morbo di Brill. 

4) Si ammette come ipotesi più soddisfa¬ 
cente una infezione secondaria da proteus 
XI9 nel corso di una infezione heberthiana. 

5) E stata praticata la reazione di W.-F. 
in altri 30 casi di tifo addominale sempre ' 
con risultati negativi. 

RIASSUNTO. 

f) 1 ' " , | .f. 1 q . , « 

ITA. riferisce su 2 casi di tifo addominale 
accertati con emocultura in cui si ebbe W. F. 
■positiva ad altissimo titolo. Ha seguilo il tas¬ 
so di agglutinazione della Widal e della W. F. 
e ha visto che quello deH’una andava pro¬ 
gressi vamente aumentando mentre l’opposto 


482 


[Anno XXXIX, Num. 13] 


SEZIONE PRATICA 


avveniva per quello dell’altra nel decorso ul- 
leriore della malattia e al principio della con¬ 
valescenza. 

Escluse le altre possibili ipotesi, E A. crede 
di poter ammettere un’infezione secondaria 
da proteus X19 nel corso di una infezione 

eberthiana. ; 

L’A. ha inoltre praticato la reazione di 
W.-F. in altri 30 casi di tifo addominale, 
sempre con risultati negativi. 

BIBLIOGRAFIA. 

1. Carducci. Rivista Osp., 1920. 

2. Cesari. La febbre eruttiva del Carducci, \scoli 

Piceno, 1921. * 

3. Corrigan Marion. Journ. of infect. diseas, 
t. XLI, dicembre 1927, p. 457. 

4 Felix. M. Med. Woch., 1917, ,p. 1259. 

5. Ficai. Annali Igiene, voi. XXIX, 1919, p. 145. 

6. In. Tbid., voi. XXX, 1920, p. 193. 

7. Havens. Journ. of infect. diseas, 1927, p. 479. 

8. Kollert u. Bauer. Cent. f. Bakt., Voi. I, Orig., 
1925, p. 94. 

9. Joss (Von). Ibid., t. XCII, 1924, p. 532. 

10. Jovanovitsch. Cit. in Centr. f. Bakt., t. XCVIII, 
1930, p. 511. 

11. Levi della Vida. Annali d’igiene, voi. XXIX, 
1919, p. 847. 

12. Lustig Pulgher, ecc. Il derrnotifo ecc. Soc. 
E. Lib., 1919. 

13. Pecori. Il Lazio sanitario, 1919. 

14. 1d. Annali d'igiene, 1929, p. 1. 

15. Prausnìtz Cent. f. Bakt., LXXXIV, 1920, p. 120. 

16. Sampietro. Annali d'igiene, XXIX, p. 458, 514, 
620, 690. 

17. In. Ibid., XXX, p. 583. 

18. SdìITTENIIELM. In MoiIR StAKHLIN, VOI. I, p. I, 

Ediz. It. S. E. L., 1926, p. 661. 

19. Schottmui.ler . Ibid., voi. I, p. 2, Ediz. It. 
S. E. L., 1927, p. 1171. 

20. Sonnenschéin. D. M. AYoch., 1924, p. 102. 

21. Id. W. Klin. Woch., 1924, p. 757. 

22 Sterling. Ibid., 1917, p. 972. 

23. Weil u. Felix Ibid., 1916. n. 2. 


Dott. ARNOLFO CIAMPOLINI 

Docente di Medicina Legale degli Infortuni 
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MEDICINA INFORTUNISTICA 

Considerazioni sul cosidetto pneumotorace 
da sforzo 

per il dott. Francesco De Negris Marella. 

Nel lavoro di revisione, non soltanto nei rap¬ 
porti fra trauma — considerato in senso la- 
io — e lesione o malattia conseguente, ma 
anche delFobbligo sociale dell’indennizzo di 
particolari categorie di infortunati, il capitolo 
delle cosidette malattie da sforzo rappresenta 
ancora oggi l’argomento delle maggiori e più 
vive controversie. 

Lo studio dello sforzo — inteso come mo¬ 
mento transitorio ma necessario del lavoro — 
e delle modificazioni e dei turbamenti che si 
producono neirorganismo in conseguenza di 
esso e delle mani festa z ioni paramorbose e mor¬ 
bose che ne possono derivare, è stato intra¬ 
preso e progressivamente svolto in ogni sua 
parte dalla medicina legale che ha fissato i li¬ 
miti in cui dev’essere contenuto il concetto di 
infortunio sul lavoro. Importanza decisiva 
hanno avuto al riguardo le ricerche di Pierac- 
cini sulle modificazioni della pressione arte¬ 
riosa generale, della pressione intratoracica, 
inlraddominale ed intraeranica; esperienze che 
non hanno mai subito dimostrazioni contra¬ 
rie non solo, ma che oggi vengono general¬ 
mente accolte nella loro importanza fonda- 
mentale. 

Le ricorderò brevemente : 

Pieraccini, partendo dalla considerazione 
che la vecchia concezione dello sforzo non po¬ 
teva essere accettata senza discussione perchè 
contrastante contro « quellarmonia che conca¬ 
tena e regola le diverse funzioni della nostra 
vita » ha ritenuto opportuno ed utile, fin dal 
1912, di istituire una serie di esperimenti ten¬ 
denti a portare luce sull’argomento. 

Secondo i vecchi fisiologi e patologi, nello 
sforzo fisico nell’uomo, avverrebbe un’inspira¬ 
zione profonda seguita dalla chiusura della 
glottide, da contrazione dei muscoli espirato¬ 
ri e da irrigidimento del tronco; ne consegui¬ 
rebbe un notevole aumento della pressione en- 
dotoracica ed intraddominale che causerebbe 
una specie di spremitura dei visceri, la quale 
comprimendo polmoni e cuore, disturbereb¬ 
be profondamente la loro meccanica e produr¬ 
rebbe nell’organismo una condizione di squi¬ 
librio e di minore resistenza che diminuireb¬ 
be il rendimento dello sforzo. 

Una tale concezione appare subito contra¬ 
stante colla logica poiché non si può ammette- 



[Anno XXXIX, \um. 13] 


SEZIONE PRATICA 


483 


re che la natura possa permettere e favorire 
una condizione di sminuita resistenza proprio 
nel momento in cui l’organismo ha bisogno 
del concorso di tutte le proprie energie per 
compiere lo sforzo. 

Pieraccini ha voluto controllare su indivi¬ 
dui tracheotomizzati come si comportasse la 
pressione endotoracica durante lo sforzo fisi¬ 
co. Egli ha premesso la distinzione fra isforzo 
volontario e quello involontario, chiamando 
sforzo volontario quello che l’uomo compie 
per vincere una resistenza esterna e sforzo in¬ 
volontario o meglio volontario obbligato quel¬ 
lo che tende a vincere una resistenza interna, 
come può essere lo sforzo che la donna compie 
per espellere il feto, ecc. 

Quale risultalo delle sue esperienze egli « ha 
raggiunto la certezza che nello sforzo fisico 
volontario la respirazione si arresta e si chiude 
la glottide; ma lo sforzo non è preceduto da 
alcun atto di larga inspirazione e non è ac¬ 
compagnato nel suo regolare svolgersi, da un 
moto respiratorio; la pressione endotoracica 
ed intrapolmonare nello sforzo è uguale a quel¬ 
la dell’aria ambiente (quindi si potrebbe dire: 
uguale a 0) ». 

L’Autore ha potuto confermare invece che 
durante lo sforzo fisico volontario aumenta la 
pressione intraddominale. 

* 

* * 

l na delle lesioni clic più comunemente è ri¬ 
ferita allo sforzo è il pneumotorace. È noto in¬ 
fatti che numerosi autori richiamano il fattore 
sforzo, considerato nella sua più elastica esten¬ 
sione, nella patogenesi di casi del cosidetto 
pneumotorace spontaneo. 

Per chiarire i termini occorre ricordare che, 
in modo assai convenzionale, si suole fare una 
distinzione in pneumotoraci da cause esterne 
all’organismo (traumatismo diretto o sforzo) 
e in pneumotoraci da causa interna che ven¬ 
gono per questo chiamati pneumotoraci spon¬ 
tanei; fra questi ve ne sono alcuni in cui non 
si trovano alterazioni evidenti polmonari e 
che vengono quindi chiamati pneumotoraci 
idiopatici. (Palmer e Taft). 

L’interpretazione di questi cosidetti pneumo¬ 
toraci spontanei è diversa a seconda dei diversi 
autori, perchè da un lato per spiegare il mo¬ 
mento patogeneltico determinante si discute 
sulla necessità o meno di una preesistente e 
concomitante lesione polmonare in genere di 
natura tubercolare o della concorrenza di un 
fattore esterno che riduca la capacità intrato¬ 
racica; d’altra parte si discute sul valore pato- 


genetico che, negli stessi casi, sforzi molte 
volte lievissimi possono avere. 

Palmer e Taft affermano che la tubercolosi 
è il substrato più frequente del cosidetto pneu¬ 
motorace spontaneo, che essi trovano, con una 
statistica accurata di casi finora pubblicati, 
nell'80-90 % dei casi di adulti, nel 40-50 % 
nei casi di bambini. 

Secondo gli autori che seguono tale modo di 
vedere il pneumotorace compare in polmoni 
malati di tubercolosi ora con lesioni polmo¬ 
nari avanzate ora con lesioni tubercolari mi¬ 
nime che non dànno segni clinici e che non 
sono evidenti neanche agli esami radiologici: 
in tali evenienze il pneumotorace può presen¬ 
tarsi sia per cause provocanti minime (colpo 
di tosse, sternuto, singhiozzo, vomito, ecc.), 
sia senza alcuna causa occasionale apparente. 
Palmer e Taft insistono sul fatto che in taluni 
casi il pneumotorace si presenta mentre il pa¬ 
ziente è a riposo e talora anche mentre dorme. 

Zuccola, in un recente lavoro su due casi 
di pneumotorace da sforzo, segue un modo di 
vedere antitetico e, pur ricordando che la con¬ 
cezione della patogenesi del pneumotorace da 
sforzo è dominata dall’osservazione che il 
pneumotorace spontaneo è quasi sempre la 
conseguenza di una lesione tubercolare in at¬ 
to e quello da sforzo è dovuto molte volte ad 
un’alterazione residua di un processo della 
slessa natura, si dimostra piuttosto contrario 
a questo modo di vedere. Per questo motivo 
egli fa una critica alle ricerche del Pieraccini 
che necessariamente riducono di molto la por¬ 
tata dello sforzo come fattore patogenetico del 
pneumotorace e tendono invece a valorizzare 
la concezione del pneumotorace sempre o 
quasi conseguenza di lesioni polmonari preesi¬ 
stenti. 

Un caso da me recentemente osservato mi 
induce a ritornare sull argomento. 

M. jVL, d’anni 44, cantoniere provinciale. 

Padre morto all’età di 50 anni per causa im¬ 
precisata, dopo una malattia durata tre anni. Ma¬ 
dre morta a 65 anni per cardiopatia: 4 fratelli vi¬ 
venti e sani. Non risultano nella famiglia malat¬ 
tie ereditarie. Il M. ha moglie di 38 anni ed una 
figlia di 10: entrambe sane. La moglie non ha 
avuto che un’unica gravidanza. II M. ha prestato 
servizio militare in cavalleria, poi, richiamato du¬ 
rante la guerra, dal 1915 al 1919, fu addetto al 
servizio di artiglieria treno. 

Non fuma; modico bevitore di vino. Non ha mai 
sofferto di malattie di entità notevole ed ha sem¬ 
pre sopportate le fatiche ed il disagio del suo ser¬ 
vizio di cantoniere stradale senza sforzi o depres¬ 
sioni. Non ha mai avuto tosse. 

Racconta che il 17 settembre 1930, mentre stava 
zappando dell’erba sulla strada provinciale, im- 



484 


« II, POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 131 


provvisameiite ha sentito un vivo dolore all'emi- 
torace destro, anteriormente, dolore che egli attri¬ 
buì ad un fatto reumatico, ma che presto lo co¬ 
strinse a desistere dal lavoro. Cominciò una sen¬ 
sazione di mancamento di respiro con dispnea in¬ 
tensa, una molesta sensazione di pena e di op¬ 
pressione al torace come fosse fasciato, stretto in 
una morsa e dovette essere portato a casa dai com¬ 
pagni di lavoro. 

Lo vedo il giorno dopo. 

Respiro’ 24 al minuto; polso: 70; temperatu¬ 
ra : 36,8. 

Tosse pochissima, febbre nulla. L’ammalato 
però dice che pur non avendo stimolo a tossire 
sente come un catarro profondo. 

E. O. : Tipo brevilineo, macrosplancnico, robu¬ 
sto, ben nutrito e ben sanguificato; non cianosi. 
Al capo nulla si rileva. 

Il reperto semeiologico toracico rileva i seguenti 
dati: l’emitorace di destra appare più espanso, 
con gli spazi intercostali appianati, le escursioni 
respiratorie a destra sono quasi nulle, cosicché il 
respiro risulta obliquo con Perni torace destro im¬ 
mobile. Il fremito vocale-tattile è abolito; il suono 
plessico è smorzato con timbro timpanico. Al¬ 
l’ascoltazione si avverte un murmure lontano qua¬ 
si spento, senza rantoli. 

La diagnosi clinica che pare più verosimile è 
quella di pneumotorace a patogenesi oscura per 
cui si ritengono necessarie altre prove di accerta¬ 
mento. 

L’esame radiografico eseguito il 27 settembre 
1930 fa rilevare l’assenza dell’ombra polmonare 
nell’emitorace di destra: soltanto verso l’ilo l’opa¬ 
cità del parenchima polmonare retratto è ancora 
evidente. 

Cutireazione tubercolinica negativa. 

Esame degli sputi negativo per il bacillo di 
Rock. 

Il dolore persiste per circa 15 giorni poi va gra¬ 
datamente diminuendo fino a scomparire comple¬ 
tamente in altri 15 giorni. 

Lo stesso decorso ha la dispnea. Anche l’appe¬ 
tito che era quasi completamente scomparso nei 
primi giorni va progressivamente riprendendosi 
per ritornare normale in 15-20 giorni. 

Dopo un mese il M. è in grado di riprendere le 
proprie normali occupazioni; si sente perfetta¬ 
mente bene, può andare in bicicletta e compiere 
le fatiche connesse col suo lavoro senza risentirne 
alcun disturbo. Accusa però ancora, nei cambia¬ 
menti di tempo e quando ha lavorato molto, un 
lieve dolore notturno alla schiena in corrispon¬ 
denza dell’emitorace destro. 

Visitato alla distanza di un anno circa presenta : 
espansione simmetrica degli emitoraci, suono ples¬ 
sico normale alla percussione, murmure respira¬ 
torio vescicolare puro in tutto l’ambito polmonare. 
Cuore nei limiti normali; toni puri; battiti alla 
radiale 80 al m’. 

La radiografia eseguita il 4 agosto 1931 ci dà il 
quadro di un torace normale. 

In questo caso si poteva diisicutene la pato¬ 
genesi del pneumotorace. 

L’inizio acuto mentre il paziente accudiva 
ad un lavoro manuale di una certa' pesantezza 
poteva far pensare ad un vero e proprio pneu¬ 
motorace, tanto più che nel nostro caso il sog¬ 
getto era prima in perfette condizioni di sa¬ 


lute ed in «piena capacità lavorativa e che nè 
anamnesticamente nè all’esame clinico era 
possibile mettere in evidenza lesioni preesi¬ 
stenti e tanto meno lesioni tubercolari. 

Nei due .casi sopracitati dello Zuccola, nel 
1° il pneumotorace comparve mentre il sog¬ 
getto faceva un brusco movimento per far de¬ 
viare la caduta di un grosso tronco che mi¬ 
nacciava di investirlo, nel 2° mentre il sogget¬ 
to faceva uno sforzo per evitare di cadere da 
una impalcatura essendo investito da una pe¬ 
sante lastra di granito. 

Lo Zuccola dice che nei suoi due casi una 
porzione sola del torace deve avere, nello sfor¬ 
zo eseguito, subito in modo improvviso un 
trauma, considerato in modo molto lato; se¬ 
condariamente un aumento del volume endo¬ 
ni veolare sufficiente a determinare la rottura 
di qualche bolla, di enfisema locale o anche Io 
strappo di qualche aderenza. Questo Autore 
afferma che per questi motivi i pazienti do¬ 
vevano beneficiare delle previdenze a favore 
degli infortunati sul lavoro e comunica che 
in entrambi i casi tale tesi fu accettata. Egli 
però deve completare tale ipotesi ammettendo 
che la lacerazione polmonare debba essere av¬ 
venuta là dove esisteva « qualche bolla di en¬ 
fisema locale » o « qualche aderenza » e la 
comparsa di una pleurite a decorso assai lun¬ 
go nel 2° caso viene da lui spiegata non tanto 
ammettendo il risveglio di una lesione pleu¬ 
rica preesistente, quanto sostenendo dovere qui 
essere avvenuto uno strappo di maggiore en¬ 
tità « tanto più che ha determinato anche una 
infezione della pleura per passaggio in questa 
di materiale settico ». 

Per il mio caso la questione è diversa: in 
esso l’atto di forza che precede la comparsa 
del pneumotorace è da considerarsi come ho 
già detto, moderato, non di certo superiore 
a quelli abituali di cui il soggetto in questione 
eia capaice e che erano inerenti al suo mestiere. 

Lo Zuccola afferma che nei suoi due casi 
si doveva escludere che la soluzione di conti¬ 
nuo fosse avvenuta in corrispondenza di una 
lesione .specifica perchè non solo Panamne- 
stico era muto, ma sopratutto perchè le ri¬ 
cerche biologiche si mantennero negative e 
le malattie decorsero senza alcuna complica¬ 
zione e nessun fatto specifico potè essere mes¬ 
so in evidenza anche a guarigione avvenuta. 

Analogamente nel mio caso non fu potuto 
mettere in evidenza alcuna malattia polmona¬ 
re antecedente, concomitante o successiva al 
pneumotorace ed il paziente gode ora, ad un 
anno di distanza dalla guarigione, ottima sa¬ 
lute ed ha potuto riprendere le sue ordinarie 

occupazioni. 



[Anno \\\IX, Num. 13] 


SEZIONE PRATICA 


485 


Dobbiamo con ciò ritenere che nel nostro 
caso nessuna lesione esistesse al polmone ove 
comparve il pneumotorace ? Io non sono di 
questa idea e ritengo per .sicura in esso resi¬ 
stenza di minimo lesioni polmonari del tipo 
di quelle lesioni polmonari tubercolari mini¬ 
me, -perfettamente spente, che sono l’appan- 
naggio di un individuo adulto che vive nella 
nostra vita civile. - * 

Perchè in esso sia ad un certo momento, 
dopo un minimo atto di forza, sopravvenuta 
una lacerazione polmonare e quindi il pneu¬ 
motorace, è impossibile dire. 

* 

* * 

Ma se nella pratica infortunistica dobbiamo 
dare un giudizio sulla responsabilità dello 
sforzo nella produzione del pneumotorace, noi 
dovremo ritornare prima allo studio di alcu¬ 
ne sue patogenesi e soffermarcisi. 

Si può ammettere che in determinate con¬ 
dizioni un trauma sufficientemente violento ed 
agente direttamente sul torace possa ridurre 
la capacità della gabbia toracica e conseguen¬ 
temente aumentare la pressione endoalveolare 
lino a produrre la lacerazione della pleura vi¬ 
scerale e alle volte anche di quella parieta¬ 
le. A questo proposito posso ricordare un caso 
che mi è occorso di vedere in guerra. Si trat¬ 
tava di un soldato che mentre usciva da un 
« fifhaus » era stato investito dall’architrave 
della portina d’ingresso che improvvisamente, 
gli era caduto addosso gravato di tutto il peso 
del terreno sovrastante. Il soldato era stato 
atterrato e la trave gli si era disposta trasver¬ 
salmente sul torace, mentre il franare del ter¬ 
reno circostante ne faceva aumentare progres¬ 
sivamente il peso. Quando lo soccorremmo il 
paziente non solo presentava un pneumotorace 
bilaterale, ma altresì un enorme enfisema del¬ 
la cute del collo e del viso, con una colora¬ 
zione intensamente cianotica, bluastra, tale da 
farlo rassomigliare ad una gigantesca masche¬ 
ra mostruosa. Nonostante questa fenomenolo¬ 
gia così grave il soldato non presentava al¬ 
cuna lesione costale nè di altre ossa e guarì 
abbastanza rapidamente. 

Questo è il pneumotorace traumatico carat¬ 
teristico nel quale la causa violenta è evidente 
6 la responsabilità dell’infortunio non può 
neppure essere messa in discussione. 

Ma ci sono dei casi in cui la causa trauma¬ 
tica esterna non è così evidente come in quel¬ 
lo sopracitato, ma nei quali tuttavia essa non 
può essere trascurata o svalutata e che acqui¬ 
sta una particolare importanza quando è asso¬ 
ciata collo sforzo .che, per la chiusura della 
glottide e per l’irrigidimento del tronco, toglie 


ai polmoni quella loro adattabilità alle varia¬ 
zioni di pressione alle quali in ogni momen¬ 
to, nella meccanica stessa della respirazione, 
possono essere assoggettati. 

Così 1 operaio che mentre sta per precipi¬ 
tare nel vuoto da un palco di costruzione rie¬ 
sce, in un disperato tentativo di salvezza, ad 
atterrarsi ad un palo e nello sforzo supremo 
per arrestare la caduta si stringe contro di 
esso con tutta la lorza delle sue braccia men¬ 
tre la glottide si è istantaneamente chiusa, as¬ 
soggetta il suo torace ad una violenta com¬ 
pressione che, per l’improvviso squilibrio del¬ 
la pressione endoalveolare, potrà causare la 
rottura della pleura e conseguentemente il 
pneumotorace. Nello stesso modo l’individuo 
che mentre/ ruzzola giù da una scala o rotola 
lungo il pendìo scosceso di una montagna e 
cerca di afferrarsi a lutto quello che gli ar¬ 
riva a portata di mano ed ha irrigidito il tron¬ 
co nello sforzo della contrazione di difesa e 
nel tempo stesso subisce il succedersi di con¬ 
tinui urti e compressioni del torace nelle po¬ 
sizioni più impensate, per lo stesso meccani¬ 
smo potrà risentire lo stesso effetto e giungere 
alla produzione del pneumotorace. Qui sforzo 
e deformazione riduttiva della cavità toracica 
concordano con evidenza indiscutibile nel pro¬ 
vocare l’aumento della pressione endoalveolare 
e quindi nel giustificare il concetto patogene- 
tico del pneumotorace. 

* 

* * 

Fin qui abbiamo tenuto conto nella genesi 
del pneumotorace da concomitanza di sforzo 
e di trauma, di elementi che sono all’esterno 
dell individuo; ma dobbiamo ricordare pure 
che l’aumento della pressione endotoracica 
può conseguire anche a cause che dipendono 
dall’organismo stesso e cioè da quelle modi¬ 
ficazioni della gabbia toracica che derivano da 
speciali atteggiamenti assunti dall’individuo 
durante lo sforzo. 

F questa la concezione che è stata espressa 
ed illustrata dal Diez per spiegare la patoge¬ 
nesi di alcuni pneumotoraci occorsi senza che 
potessero essere incriminate cause esterne Ae¬ 
re e proprie. 

L’individuo che in uno speciale atteggia¬ 
mento, poniamo ad esempio a corpo flesso sul¬ 
la coscia, sta compiendo uno sforzo per soste¬ 
nere o sollevare un peso ingente e all’improv¬ 
viso, o perchè un compagno di lavoro che lo 
aiutava nell’opera ha ceduto o perchè il peso 
è scivolato verso di lui o per un’altra causa 
qualsiasi, viene di colpo ad essere gravato di 
un molto maggior carico che superando la sua 
resistenza lo costringe ad un improvviso e vio- 



486 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, ÌNum. 13;, 


lento aumento della flessione del corpo che 
causa uno schiacciamento dell’addome contro 
il bacino e conseguentemente una compressio¬ 
ne verso l’alto del diaframma che in questo 
suo spostamento produce una violenta ridu¬ 
zione della capacità toracica, quell'operaio po¬ 
trà risentire l’effetto di un notevole aumento 
della pressione endoalveolare che potrà anche 
determinare la rottura della pleura viscerale 
e quindi la* formazione del pneumotorace. 

Applicando questi concetti ai due casi di 
Zuccola ricordiamo che : 

a) il 1° caso del muratore che investito 
da una lastra di granito del .peso di circa 250 • 
kg. e nella minaccia di cadere dall’impalca¬ 
tura sulla quale si trova, si aggrappa con una 
mano ad un sostegno e riesce con non piccolo 
sforzo a trattenersi e contemporaneamente av¬ 
verte un violento dolore al torace, segno di 
una lacerazione pleurica, se la lastra di grani¬ 
lo investendolo ha urtato contro il torace, può 
essere un esempio tipico di pneumotorace do¬ 
vuto a sforzo accompagnato da riduzione del¬ 
la capacità toracica per cause esterne ed il giu¬ 
dizio, dal punto di vista infortunistico, è stato, 
come lo stesso Autore ci dice, giustamente fa¬ 
vorevole all’operaio riconoscendogli il diritto 
all 'indennizzo ; 

b) il caso 1° invece dell’operaio che men¬ 
tre coll’aiuto di un compagno stava scarican¬ 
do dei grossi tronchi di pioppo del peso me¬ 
dio di 150-200 kg. facendoli scivolare su un 
piano inclinato, essendo in pericolo di essere 
investito da uno di questi tronchi sfuggito al¬ 
la presa del compagno, compie un movimen¬ 
to istintivo per trattenerlo e deviarne la ca¬ 
duta e in quel momento sente un vivo dolore 
al torace, primo sintomo di una rottura pleu¬ 
rica che conduce al pneumotorace, questo ca¬ 
so, ripeto, può essere citato ad esempio di ef¬ 
fetto del concorso di uno speciale atteggiamen¬ 
to collo sforzo, sia per la sua interpretazione 
patogenetica che per la sua valutazione infor¬ 
tunistica. 

* 

* * 

L osservazione che la rottura della pleura v i¬ 
scerale in questi infortunati avvenga in una 
zona di tessuto normale oppure là dove la re¬ 
sistenza era diminuita per una sclerosi o per 
la presenza di un tubercolo calcificato esito di 
un antico processo specifico ormai spento, che 
hanno potuto presentare un punto di minore 
resistenza alla' pressione endoalveolare, non 
potrà diminuire la responsabilità dell infortu¬ 
nio nè potrà infirmare il diritto dell’operaio 
ad essere risarcito. Perchè è ben noto come sia 
frequente il ritrovare nei polmoni di individui 


che pur lavorano normalmente e che non pre¬ 
sentano alcun sintomo di malattia, esiti di an¬ 
tiche piccole infezioni tubercolari che, guarite 
spontaneamente e molte volte completamente 
ignorate dai portatori, non diminuiscono la 
facoltà lavorativa degli individui stessi e sono* 
compatibili con una vita anche lunga senza 
costituire una causa di maggiore morbilità o* 
di più facile mortalità. 

Il voler pertanto addurre la ragione della 
concausa preesistente e predisponente per ne¬ 
gare o limitare il risarcimento del danno sof¬ 
ferto in simili casi dall’operaio mi pare con¬ 
trastante con quei concetti di etica e di giusti¬ 
zia che informano la legislazione italiana nella 
difesa contro gli infortuni sul lavoro. 

L’importanza poi della chiusura completa o* 
meno della glottide durante lo sforzo associa¬ 
to all’azione riducente della cavità intratoraci¬ 
ca, mi pare che non debba assumere un valore 
fondamentale nella produzione del pneumoto¬ 
race poiché, anche a glottide parzialmente a- 
perta, la violenta diminuzione della capacità 
toracica può non trovare un sufficiente com¬ 
penso in una altrettanto violenta ed equiva¬ 
lente emissione dell’aria contenuta nei pol¬ 
moni e conseguire quindi l’aumento della pres¬ 
sione endoalveolare capace anche di rompere- 
la pleura viscerale. 

* 

* * 

Premesse queste nozioni patogene!i-che sul 
pneumotorace cosidetto da sforzo dobbiamo 
ancora considerare come nella pratica possa 
essere correttamente espresso il giudizio di 
fronte ad un operaio che si rivolge a noi per 
ottenere l’indennizzo per un pneumotorace 

prodottosi durante il lavoro. 

Non è possibile stabilire delle condizioni o- 
porre dei limiti per il riconoscimento del pneu¬ 
motorace-infortunio; bisognerà di volta in 
volta considerare tutti gli elementi che sono- 
concorsi nella produzione del pneumotoiace 
avvenuto durante il lavoro e ricercare tutti 
quei fattori che possono servire per giungere- 
alla classificazione dell’infortunio sul lavoro. 

Ciò nonostante mi permetto di fare qualche- 
considerazione per tentare di svolgere i con¬ 
cetti che possono servire per una giusta va¬ 
lutazione. 

Non sarà di solito difficile stabilire, con un 
prudente interrogatorio e coll’inchiesta, se nel 
momento in cui l’operaio stava compiendo- 
l’atto di forza è intervenuta un’azione com¬ 
pressiva sul torace tale da ridurne violente¬ 
mente la capacità; se ciò è avvenuto dovremo 
riconoscere nel concorso del trauma un ele¬ 
mento causale sufficiente a spiegare la genesi 


[Anno XXXIX, Num. 13J 


SEZIONE PRATICA 


487 


del pneumotorace e quindi tale da giustificare 
la richiesta di risarcimento. 

Meno facile sarà invece poter stabilire se 
durante l’atto di forza l’infortunato abbia as¬ 
sunto un atteggiamento tale da modificare in 
modo così intenso e rapido la capacità pol¬ 
monare, così da turbare tanto profondamente 
l’equilibrio aero-dinamico del polmone fino a 
produrre una lacerazione pleurica. 

In questo caso però nel valutare l’importan¬ 
za dell’atto di forza come causa determinante 
della lesione bisognerà dimostrare che si è 
trattato di un vero e proprio sforzo tale cioè 
da essere giudicato come eccessivo e superiore 
a quegli atti di forza che si compiono normal¬ 
mente dall’uomo che lavora; dovremo cioè ba¬ 
sarci su quegli stessi elementi di valutazione 
dello sforzo che ci servono per il riconosci¬ 
mento dell’ernia infortunio. 

Chè se l’operaio nel momento in cui si è 
prodotto il pneumotorace stava compiendo un 
lavoro abituale oppure era assoggettato ad un 
atto di forza moderato e consueto, non supe¬ 
riore a quelli che egli era solito compiere, 
allora noi dovremo ritenere che tale lesione 
altro non sia che il corollario di un malattia 
forse ignorata dallo stesso individuo, ma non 
pertanto imputabile alla violenza dello sforzo 
in occasione di lavoro e non potremo quindi 
rendere responsabile il lavoro stesso. 

Il caso da me descritto del cantoniere che 
presenta un pneumotorace durante il lavoro a- 
bituale senza che sia concorsa una causa vio¬ 
lenta esterna deve essere giudicato secondo 
quest’ultimo criterio. 

RIASSUNTO. 

L’A. riferisce un caso di ipneumotorace spon¬ 
taneo prodottosi durante il lavoro ed unisce * 
delle considerazioni medico-legali sul pneu¬ 
motorace da sforzo utili per il riconoscimento 
del pneumotorace-infortunio. 

CENNI BIBLIOGRAFICI. 

Berri. Minerva Medica, 1926. 

Courcoux e Lereboullet. Il pneumotorace sempli¬ 
ce spontaneo. La Presse Medicale, n. 21, 12 mar¬ 
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Djez. Lo sforzo nella patogenesi del pneumotorace 
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Pratica, fase. 41, 1928, pag. 2006. 

In. Il contributo dell’Italia al V Congresso Inter¬ 
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per le malattie professionali. Budapest, 2-8 set¬ 
tembre 1928. Edito dalla Cassa Naz. Inf. 

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cerazione di antiche aderenze pleuriche. Il Poli¬ 
clinico, Sez. Pratica, fase. 10, 1927, pag. 306. 


Garrone. Difficoltà della diagnosi eliologica del 
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pag. 1468. 

Junker* Pneumotorace sponeaneo senza sintomi. 
Die Tuberkulose, n. 10, 20 settembre 1930. 

Loke. Pneumotoace completo da causa ignota ( co¬ 
sidetto pneumotorace spontaneo o idiopatico). 
Med. Clin. N. Amer., n. 13, 1929. 

Malfitano. Pneumotorace spontaneo. Soccorsi di 
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si di Terapia, febbraio 1930, pag. 68. 

Palmer e Taft. Pneumotorace spontaneo. The 
Journal of thè American Medicai Association, 
Chicago. Illinois, voi. 96, n. 9, 28 febbraio 1931, 
pag. 653. 

Pieraccini. Il meccanismo nello sforzo fisico nel¬ 
l’uomo, nei rapporti colle oscillazioni di pres¬ 
sione intrapolmonare ed in t rad dominale, ricer¬ 
cato per nuove vie. Il Lavoro, n. 20, 1912. 

Id. La pressione arteriosa generale nello sforzo fisi¬ 
co volontario. Il Ramazzini, anno XI, 1927. 

Weisz e Koplestein. Wiener Klin. Wochen., 1927. 

Zuccola. Su due casi di pneumotorace da sforzo. 
La Riforma Medica, 13 giugno 1931, pag. 915. 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Ospedale Vittorio Emanuele III - Matera. 

Reparto Medico. 

Epididimite colibacillare. 

Dott. A. Guerricchio, primario. 

II colibacillo, ritenuto fino a pochi anni or 
sono un germe scarsamente patogeno per l’uo¬ 
mo, ha assunto in questi ultimi tempi note¬ 
volissima importanza quale agente di nume¬ 
rose forme morbose più o meno gravi e be¬ 
nanche mortali. Le ricerche cliniche e bat¬ 
teriologiche moderne hanno infatti dimostrato 
come sia facile e frequente la sua migrazione 
dall’intestino, sua sede abituale, nell’organi¬ 
smo, ove giunge e si diffonde per mezzo della 
corrente saguigna. Non vi ha quindi apparato 
organico — dal fegato, alla milza, alla pleura, 
al polmone, ai reni, allo scheletro, al cervello 
— ove, dopo una tappa setticemica più o me¬ 
no silenziosa, non possa localizzarsi, originan¬ 
do una serie di affezioni che interessano ogni 
campo della medicina e della chirurgia. 

È ben nota la particolare predilezione del 
colibacillo per l’apparato reno-vescicale, e può 
dirsi ormai acquisita alitai patologia la sindrome 
che fu identificata specialmente dall’Heitz- 
Boyer e da lui felicemente denominata entero- 
renale. Non così nota e studiata è invece la lo¬ 
calizzazione del germe nell’apparato genitale 
maschile e femminile, sia perchè questa loca¬ 
lizzazione non sembra in realtà molto frequen¬ 
te, sia perchè soltanto da pochissimo tempo è 
stata dagli urologi richiamata su di essa l’at¬ 
tenzione. 


488 


« II, POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 13] 


Casi di uretrite, di prostatite, di vescicolite, 
di metrite da colibacillo, sono stati recente¬ 
mente descritti specialmente in Francia, e il 
loro scarso numero più che da una vera rarità 
della forma morbosa, è senza dubbio dipen¬ 
dente dalla difficoltà con la quale si pensa in 
pratica alla, possibile eziologia colibacillare di 
una malattia della sfera genitale. Dinanzi ad 
una epididimite è ben difficile poi sottrarsi 
alla diagnosi di blenorragia o di tubercolosi, 
data l’enorme frequenza con la quale queste 
due infezioni si localizzano al testicolo. 

L’epididimite colibacillare come complican¬ 
za o conseguenza deH’infezione gonococcica 
non è una rarità ed è conosciuta da tempo; si 
ammette, anzi, dagli autori che una buona 
parte delle epididimiti che si verificano nel 
corso della blenorragia sia dovuta al coli e 
che in questi casi il gonococco ha soltanto il 
compito di preparare il terreno all’attecchi¬ 
mento del coli. 

Molto rare sono invece le infezioni dell’epi¬ 
didimo da coli non conseguenti a blenorra¬ 
gia. Alcuni casi ne furono descritti or è qual¬ 
che anno dall’Heilz-Boyer e dall’Hogge; più 
recentemente altri ne sono stati pubblicati da 
Gontier, Muller, Bauermeister, Bonner (1); di 
esse, con quattro osservazioni personali, si è 
recentemente occupato in un lavoro assai det¬ 
tagliato il Vintici della scuola di Marion sul 
« Journal d’Urologie » del novembre del 1928. 
Un caso singolare di orchiepididimite acuta 
con ascessi miliari da coli in un lattante di 
sei mesi, è stato descritto l’anno scorso da Fè- 
vre e Couvelaire (2). In Italia due osservazioni 
sono state pubblicate pochi mesi or sono dal 
Negro di Torino (3). 

Si tratta in genere di malati di intestino o 
di portatori di calcoli vescicali o renali, o di 
soggetti affetti da pielonefrite cronica — tutti 
con colibacillo in cultura pura nelle urine 
— nei quali, in occasione di una riacutizza¬ 
zione della malattia primitiva, od anche senza 
causa occasionale apprezzabile, si sviluppa im¬ 
provvisamente un orchiepididimite acuta che 
non presenta caratteristiche sintomatiche spe¬ 
ciali, salvo spesso l’alta temperatura iniziale. 
Curata coi soliti mezzi antiflogistici, questa 
complicanza guarisce rapidamente in qualche 
settimana c, a differenza dell’epididimite go- 
nococcioa o tubercolare, non lascia postumi o 
reliquati anatomici di sorta, ma recidiva pa¬ 
ti) Citali da Strominclk: Presse Médicale, 6 giu¬ 
gno 1931. 

(2) Journal de Médecine de Paris, 15 maggio 
1930. 

(3) Minerva Medica, 3 marzo 1931. 


recchie volte in un periodo di tempo più o 
meno lungo, localizzandosi talora alternativa- 
mente nei due testicoli. 

La via che ordinariamente il colibacillo se¬ 
gue per giungere al testicolo è quella dell’ure¬ 
tra e del deferente, poiché, come abbiamo det¬ 
to, queste epididimiti non sono quasi mai 
primitive ma secondarie ad altre localizzazioni 
del germe quasi sempre nel rene o nei baci¬ 
netti. Non è però da escludere che in rari casi 
possa il coli giungere direttamente all’epidi¬ 
dimo portato dal sangue, per quanto la sua 
costante presenza nelle urine, anche in casi di 
setticemia senza localizzazioni viscerali, renda 
questa evenienza improbabile e, comunque, 
non facilmente dimostrabile. 

L’esiguità della casistica e la scarsa cono¬ 
scenza della forma morbosa mi inducono a 
pubblicarne un caso che ho avuto occasione di 
studiare recentemente e che, essendo per il 
suo decorso particolarmente tipico e dimostra¬ 
tivo, può forse giustificare questa mia incur¬ 
sione in un campo specialistico. 

L. C., di anni 45, commerciante. Contrasse a 
18 anni infezione blenorragica della quale guari 
senza complicanze in qualche mese. 

Circa venti anni or sono cominciò a soffrire di 
disturbi intestinali consistenti in stipsi ostinata, 
crisi di diarrea, dolori ipogastrici, feci mucose, 
anoressia, dimagramento. Tali disturbi si protras¬ 
sero con varie alternative per qualche anno per 
attenuarsi in seguito, pur presentando di quando 
in quando violente riacutizzazioni sotto forma 
di coliche addominali accompagnate da diarrea e 
da chiusura dell’alvo, febbre, frequenza della min¬ 
zione, urine torbide. Durante una di queste crisi, 
nel 1920, fu colpito da acuto dolore al testicolo 
sinistro che rapidamente aumentò di volume e lo 
costrinse a letto per una quindicina di giorni, 
guarendo con applicazioni di pomate risolventi 
e col riposo. 

Nel maggio del 1926 io vidi per la prima volta 
l’infermo perchè in preda a fortissimi dolori ad¬ 
dominali che gli erano sopraggiunti in seguito 
ad abusi alimentari. Presentava i segni di una 
occlusione intestinale acuta che andò risolvendosi 
in qualche giorno con i soliti rimedi sintomatici. 
Senonchè, la febbricola che si era presentata sin 
dall’inizio della sintomatologia, si trasformò in 
terza o quarta giornata in alta temperatura (39°), 
accompagnata da intenso dolore al testicolo de¬ 
stro e da bisogno di urinare frequentemente. Si 
sviluppò quindi al completo il quadro di una 
orchiepididimite acuta destra e di una pielo-ci- 
stite, con urine torbide che al microscopio si ri¬ 
velarono ricchissime di corpuscoli purulenti e di 

colibacilli in cultura pura. 

Se fu cosa facile attribuire alla riacutizzazione 
dei fatti intestinali l’origine dei fenomeni urina¬ 
ri, inesplicabile rimase allora per me la natura 
ed il significato della epididimite, pur sembran¬ 
domi evidente l’esistenza di rapporti patogenesi 
per i quali quest’ultimo processo doveva verosi¬ 
milmente riguardarsi come una delle manifesta¬ 
zioni della malattia fondamentale. 


[Anno XXXIX, Num. 13j 


SEZIONE PRATICA 


489 


Mi limitai quindi a qualche iniezione endove¬ 
nosa di urotropina ed ai soliti rimedi antiflogi¬ 
stici. Dopo qualche giorno i fenomeni regredirono 
progressivamente e la guarigione dell’epididimite 
si ebbe in circa tre settimane, senza che, in ri¬ 
petuti esami successivi, fosse possibile rilevare al¬ 
cunché di anormale nel volume e nella consi¬ 
stenza del testicolo e dell’epididimo destro. 

I disturbi urinari scomparvero anche relativa¬ 
mente presto, residuando però il reperto costante 
di corpuscoli purulenti e di colibacilli più o meno 
numerosi nei ripetuti esami delle urine. 

L’infermo non ha avuto più bisogno dell'opera 
mia lino ai primi giorni dell’aprile di quest’anno, 
quando fui chiamato a visitarlo perchè da qual¬ 
che giorno a letto per febbre e dolore al testicolo 
destro. Trovai i segni di un’orchiepididimite acu¬ 
ta in pieno sviluppo di cui mi riservai di iden¬ 
tificare la natura, e prescrissi le consuete cure 
locali e generali antiflogistiche. Il processo in¬ 
fiammatorio sembrava questa volta particolarmen¬ 
te benigno perchè tendeva rapidamente alla riso¬ 
luzione, quando, poche ore dopo un energico pur¬ 
gante preso per combattere l’ostinata stitichezza, 
l’infermo fu colpito da acutissimo dolore al basso 
ventre. Chiamato d’urgenza, lo trovai agitato e 
gemente, in condizioni di già allarmanti: facies 
ippocratica, polso frequentissimo, lingua asciutta, 
conati di vomito, alvo completamente chiuso, ipo¬ 
termia, tendenza al collasso. Si stabilì insomma 
anche questa volta un’occlusione intestinale che, 
dopo un decorso notevolmente grave, si risolse 
in circa una settimana. In terza giornata, mentre 
le condizioni del malato accennavano a miglio¬ 
rare, si ebbe una nuova ripresa dell’orchiepididi- 
mite destra con riaccensione febbrile, dolori, no¬ 
tevole tumefazione del testicolo e dell’epididimo. 
Assenza di disturbi nella minzione, urine torbide; 
al microscopio, grande quantità di pus, innume¬ 
revoli colibacilli, qualche emazia. Un’ansata del 
sedimento seminata in agar produsse rigoglioso 
sviluppo di coli in cultura pura. 

Dopo un mese, l’ammalato guarì completamen¬ 
te. Attualmente sta bene: all’esame più accurato 
del testicolo e dell’epididimo non si notano po¬ 
stumi dei processi infiammatori superati; nelle 
urine persistono però alcuni corpuscoli di pus e 
numerosi colibacilli. Assenza di nemaspermi al¬ 
l’esame dello sperma. 

Un esame radiologico, praticato recentemente 
(prof. Del Buono), riconosce Desistenza di esiti 
di colite e di pericolite, con aderenze specialmente 
evidenti all’angolo colico destro e al primo tratto 
del trasverso e assenza di ombre sospette di cal¬ 
coli a carico dei reni e delle vie urinario. 

Il caso descritto è così tipico da non richie¬ 
dere se non poche considerazioni illustrative. 

Incontestabile ci sembra l’origine colibacil¬ 
lare dell’epididimite. Nel nostro infermo le¬ 
sioni croniche del grosso intestino hanno de¬ 
terminato una sindrome ente ro-renale con eli¬ 
minazione costante di coli bacii li attraverso le 
urine. 

Le periodiche riacutizzazioni del processo in¬ 
testinale hanno provocato una virulentazione 
del germe, una sua maggiore invasione nel cir¬ 
colo sanguigno e quindi una più copiosa scari¬ 


cai di esso nelle vie urinarie, favorendo la sua 
migrazione attraverso i deferenti nell’epididi¬ 
mo, prima a destra e poi a sinistra. L’eipididi- 
mile, sopraggiunta dopo un periodo di ostinata 
stitichezza, ha preceduto l’ultima volta la re¬ 
crudescenza dei fenomeni enterici, ma ne è 
stata a sua volta aggravata, quando già tende¬ 
va a risolversi. 

Coni è caratteristica costante dell’epididimite 
colibacillare, nessuna traccia di questi ripetuti 
attacchi di infiammazione acuta è rimasta nel 
nostro infermo. 

11 caso descritto conferma quindi Desisten¬ 
za di epididimiti da colibacillo puro che, se 
fossero più spesso sospettate, risulterebbero 
probabilmente più frequenti di quanto abi¬ 
tualmente non si creda. 

RIASSUNTO. 

L A. descrive un caso di orchiepididimite 
acuta recidivante da colibacillo puro in un 
malato di colite e pericolite cronica, e di que¬ 
sta non comune forma morbosa ricorda bre¬ 
vemente la patogenesi e la sintomatologia. 


SUNTI E RASSEGNE. 

RICAMBIO. 

La magrezza. 

(M. Loeper e P. Soulié. Journ. Méd. Frane. 

novembre 1931). 

La magrezza è una sindrome clinica in cui 
dominano due processi principali e di inegua¬ 
le importanza, la diminuzione o l’assenza di 
grasso nei tessuti e la diminuzione o il debole 
sviluppo delle masse muscolari. Le varietà ezio¬ 
logiche della magrezza sono numerose. L’insuf¬ 
ficienza di apporto alimentare, Dinsufficien- 
za di assorbimento, l’insufficienza di utiliz¬ 
zazione, l’esiagerato consumo energetico, l’e¬ 
levazione del metabolismo organico costitui¬ 
scono i fattori fisio-patologici principali della 
magrezza. Esiste infine una magrezza essen¬ 
ziale che si chiama macilenza'. 

Magrezza per insufficienza di apporto ali¬ 
mentare. L’insufficienza di apporto può de¬ 
rivare da cause diverse: povertà, anoressia 
mentale degli psicopatici, inappetenza o ano¬ 
ressia nel corso della tubercolosi, dei cancri 
dell’apparato digerente, specie del cancro ga¬ 
strico, regimi ristretti applicati nel corso di 
affezioni digestive per paura di indigestione o 
di sofferenze, regime troppo ristretto o mal 
equilibrato nei diabetici o nei gottosi, regimi 
di cura dell’obesità o eseguiti pei 1 evitare la 
obesità, tentativi di suicidio, ostacoli lungo le 
vie digestive (stenosi esofagee, del cardias. 


490 


cc IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 13] 


del piloro), vomiti delle gravide, tosse emetiz- 
zante dei tubercolosi. 

Gli studi sperimentali, eseguiti sugli ani¬ 
mali e sull’uomo hanno dimostrato che lo 
individuo in stato di denutrizione completa 
perde progressivamente il suo peso fino alla 
morte, che sopravviene quando il soggetto ha 
perduto i quattro decimi del suo peso. 

Degli studi recenti sugli effetti della inani¬ 
zione, è importante ricordare quelli sugli ede¬ 
mi da fame, osservati durante la guerra. Sem¬ 
bra che la produzione di questi edemi dipenda 
dalla privazione di grassi e sia legata ad una 
rottura dell’equilibrio lipocitico. L’aumento 
relativo della coleslerina rispetto ai grassi pro¬ 
vocherebbe nei tessuti una idrofilia superiore 
alla normale. 

Magrezza per insufficienza di digestione e 
di assorbimento. Si osserva nel corso delle le¬ 
sioni intestinali: enteriti croniche, entero-co- 
liti, appendiciti croniche ed anche certi can¬ 
cri digestivi con stenosi o diarrea. 

Il disturbo digestivo può in altri casi di¬ 
pendere da un difetto o da una diminuzione 
della secrezione pancreatica o biliare (litiasi 
biliare, cancro pancreatico, ostruzione delle vie 

biliari). 

Magrezza per insufficienza di utilizzazione. 
Un’alterazione del fegato, del pancreas, del 
polmone può disturbare l’assimilazione degli 
alimenti e provocare un processo di denutri¬ 
zione. Ciò si osserva sopratutto nel corso del¬ 
le lesioni pancreatiche specie quando si ac¬ 
compagnano a diabete. 

Diverse piressie, intossicazioni, disturbi car¬ 
dio-vascolari e renali possono provocare ugual¬ 
mente per infezione o intossicazione una de¬ 
nutrizione marcata. 

Magrezza per aumentato consumo. E uno 
dei segni principali dell’ipertiroidismo. 

In presenza di ogni magrezza bisogna si¬ 
stematicamente ricercare con lo studio clini- 
co e lo studio del metabolismo la parte che 
spetta al superfunzionamento tiroideo. 

Queste sono le principali cause conosciute 
della magrezza. Gli A A. studiano a parte cer¬ 
ti stati di magrezza particolari. 

La magrezza professionale è dovuta all at¬ 
tività fisica intensa dell’atleta, dello sportivo, 
dei soggetti sottoposti a lavori rudi. Questo 
genere di magrezza relativa si accompagna in 
genere ad una forza fisica al di sopra della 
media e il più spesso ad eccellente salute. 

La magrezza nel corso delle infezioni acute 
è sopratutto marcata nel corso della scarlat¬ 
tina. della grippe, del vaiolo. L'emanazione 
estrema del colera è in parte, dovuta alla di¬ 
sidratazione dell’organismo. Dimagramento ra¬ 
pido provocano le setticemie streptococciche 
e la polmonite, benché quest’ultima sia breve 
di decorso. iNella difterite si può avere un di¬ 
magramento tardivo, dipendente da fatti di 
paralisi che disturbano l’alimentazione o da 
un vero avvelenamento dell organismo da tos¬ 


sina difterica. Nel tifo il dimagramento si ma¬ 
nifesta all’inizio, si fa progressivo nel corso 
della seconda e della terza settimana, poi si 
arresta e si accentua brutalmente al momento 
della crisi. 

Magrezza localizzata. Certi casi di magrezza 
localizzata realizzano una vera lipodistrofia 
progressiva. Certi malati presentano un dima¬ 
gramento marcato della faccia, del tronco, de¬ 
gli arti superiori, mentre il resto del corpo re¬ 
sta normale. 

Magrezza essenziale o macilenza. Esistono 
infine dei soggetti che sono e restano magri, 
qualunque cosa facciano. Questa magrezza es¬ 
senziale può essere in certi casi ereditaria e 
può talora dipendere da un disturbo ghiando¬ 
lare ugualmente ereditario. Prima' di porre la 
diagnosi di magrezza costituzionale bisogna 
però escludere la dispepsia latente, 1 inanizio¬ 
ne parziale derivante da una restrizione spes¬ 
so incosciente. 

Magrezza dei lattanti. e i del bambino. Riguar¬ 
da gli immaturi, i nati a termine ma incom¬ 
pletamente sviluppati ed i prematuri. Deme- 
1 in e Devraigne distinguono i prematuri ac¬ 
cidentali dai prematuri tarati, affetti da de¬ 
bilità congenita. Questi ultimi sono partico¬ 
larmente fragili e tendono verso l’atrepsia.. La 
atrepsia può essere distinta in tre gradi : ipo- 
trepsia leggera, ipotrepsia grave e atrepsia ve¬ 
ra nel corso della quale il dimagramento si 
accentua malgrado la scomparsa della causa 
primitiva. 

Queste magrezze dell’infanzia sono dei fatto¬ 
ri importanti per lo sviluppo staturale e mu¬ 
scolare ulteriore deH’adulto. 

Trattamento della magrezza. È un, problema 
terapeutico difficilissimo. Esso deve seguire 
due direttive: la cura della causa, la cura del¬ 
la sindrome. 

La terapia eziologica presuppone un esame 
completo ed accurato. Ma in molte magrezze la 
causa sfugge. Occorre allora rivolgersi al trat¬ 
tamento della sindrome. Detto trattamento 
comprende due direttive principali: la dimi¬ 
nuzione del consumo organico e l’aumento 

dell’apporto. 

La diminuzione del consumo sarà ottenuia 
con il riposo,- fisico, genitale e psichico. Ma 
il punto capitale del trattamento è l’aumento 
dell’apporto. L’integrità del tubo digestivo e 
un regime appropriato sono i due scopi da rag¬ 
giungere. Il regime sarà abbondante e vario, 
accetto al gusto e terrà conto per larga parte 
della preferenza degli ammalati. 

La psicoterapia, la molteplicità dei pasti po¬ 
co copiosi, l’interpretazione delle reazioni di¬ 
gestive e mentali del malato sono tutti fatto¬ 
ri di un successo spesso ben difficile ad otte- 

T10T0 • 

In ultimo è da ricordare la terapia insuh- 
nica, che, a dosi medie di 20-30 unità prò die, 
può rendere notevoli servizi. 

C. Toscano. 


[Anno XXXIX, Num. 13] 


SEZIONE PRATICA 


491 


L’ossaluria. 

(L. Lichtwitz. Lehrbuch der inn. Medizin , 

Springer ed. 1931). 

L'eliminazione di acido ossalico con l’urina 
raggiunge i 15-20 mg. nelle 24 ore. Viene for¬ 
mato nel ricambio intermedio, non è noto in 
quale modo; l’unica sostanza-madre finora no¬ 
ta è il tessuto connettivo. Viene inoltre ingeri¬ 
to, come ossalato di calcio od ossalato acido 
di potassio, con gli alimenti e specialmente 
con i vegetali verdi ed il connettivo. Vi si 
aggiunga lanche una certa quantità che si for¬ 
ma nell’organismo stesso per opera di germi, 
fra cui è stato descritto il Bacterium oxalati- 
(jenum (di De Sandro) che, nell’intestino, 
può degradare gli zuccheri in acido ossalico. 
Nelle enteriti e nel tifo addominale, è stato 
•osservato un forte aumento dell’ossaluria; ma 
la formazione dell’acido ossalico può aversi 
anche fuori dell’intestino come, p. es., nelle 
caverne tubercolari ed in altre affezioni pol¬ 
monari ad opera deWAspergillus niger. 

L’acido ossalico viene in parte assorbito 
dall’intestino; il grado di assorbimento di¬ 
pende dalla solubilità e (poiché l’ossalalo di 
calcio è poco solubile) può essere diminuito 
con l’apporto di sali di calcio. 

Nel ricambio intermedio, l’acido ossalico è 
ben poco o punto attaccabile; la sua elimina¬ 
zione non avviene per i reni ma per il fegato; 
difatti, non è raro trovare dei cristalli di os¬ 
salato di calcio nel contenuto duodenale, come 
pure nella bile. Nell’ittero completo, il con¬ 
tenuto di ossalato di calcio nell’urina è au¬ 
mentato. 

Nulla è noto riguardo all’aumento nella for¬ 
mazione endogena dell’acido ossalico; tutti i 
dati che si trovano, su questo soggetto, sono 
errati, poiché .si basano non già sulle analisi, 
ma sul fenomeno dei sedimenti di ossalati. Ad 
ogni modo, è certo che la precipitazione di 
questi neH’urina è di massima indipendente 
dalla concentrazione, nonché dalla reazione. 

Nell ossaluria, si possono avere disturbi del¬ 
le vie urinarie: stimolo ad urinare, dolori, 
leggera ematuria; è ignoto, però, se questi 
siano prodotti dai cristalli o dalle condizioni 
nervose ' che stanno alla base dell’assoluria. 
Nella medicina francese, si ritiene ora che gli 
ossalati vengano depositati nell’organismo (p. 
es., nei tofi gottosi, nello sciatico, nel plesso 
addominale) e cagionino neuralgie e reuma¬ 
tismi. L’ossaluria non esige alcun trattamento a 
meno che la formazione di sedimenti non rag¬ 
giunga un grado elevato, specialmente la for¬ 
mazione di calcoli. Si darà allora una dieta 
che contenga o formi pochi ossalati, sono 
pertanto da evitare i vegetali verdi, i pomi¬ 
doro, le patate, la cioccolata, il cacao, il tè, i 
fichi e l’eccessiva quantità di pane. Si daran¬ 
no abbondanti bevande, si curerà la peristalsi 
intestinale e si darà del carbonato di calcio 
fg 1-1,5 ad ogni pasto). fiì. 


CIRCOLAZIONE. 

Sul decorso e la prognosi della mesaortite 

luetica. 

(R. Hift. Medizinische Klinik, 22 genn. 1932). 

Da quando la mesaortite luetica è divenuta, 
con i metodi di indagine ròntgenologica e sie¬ 
rologica, di facile e corrente diagnosi essa 
viene sistematicamente curata con mezzi anti¬ 
luetici : poco quindi sappiamo ormai su quel¬ 
lo che è il suo naturale decorso quando que¬ 
sto non venga modificato dalla terapia specifi¬ 
ca. L’A. ha seguito per parecchi anni 231 ma¬ 
lati di mesaortite luetica in cui l’affezione si 
era sempre presentata com,e manifestazione 
luetica tardi vai, di regola ad almeno 15 anni 
dall’inizio dell'infezione : ciò contrasta con la 
ipotesi, da taluno emessa, che la terapia sal- 
varsanica provochi un aumento di frequenza . 
della sifilide vascolare e un accorciamento del 
suo tempo di latenza. In un certo numero di 
casi, pur avendosi segni clinici di mesaortite 
luetica (ectasia vasale, insufficienza valvolare) 
e reperti radiologici positivi, i malati non ave¬ 
vano alcuna sintomatologia soggettiva : nella 
metà di questi malati vi erano segni di neu- 
rolue o alterazioni del liquido c. r. ; consta¬ 
tazione analoga è già stata fatta dai neuropa¬ 
tologi che ritengono la localizzazione nervosa 
mitigare la lue aortica. 

I disturbi soggettivi possono comprendere 
tutta la gamma della sofferenza cardiaca: sin¬ 
tomi di « cardioneurosi vasomotoria », di an- 
gor pectoris, di debolezza cardiaca/, di angor 
e di insufficienza insieme. Le forme anginose 
hanno a volte un decorso così tumultuoso e 
impressionante da far pensare — benché tale 
forma non sia anatomicamente descritta — a 
una mesaortite acuta; in questi casi, specie se 
in -soggetti giovani, gli accessi assumono un 
significato patognomonico e autorizzano a por¬ 
re diagnosi di mesaortite luetica anche senza 
altri reperti (mesaortite oligosintomatica di 
Schlesinger). 

I disturbi generali cardiaci e nervosi non ri¬ 
vestono caratteri particolari e lasciano talora 
lunghissimi periodi di tregua al malato; spesso 
si accompagnano a palpitazioni, vertigini, pa¬ 
restesie, sudorazione e a dispnea indipendente 
da sforzi, da ipertensione o da disendocrinie. 

Circa il reperto obbiettivo l’A. fa sei cate¬ 
gorie : 

1) mesaortite semplice senza compromissio¬ 
ne valvolare e con aorta ortodiagraficamente 
larga non oltre 65 mm.; 2) mesaortite con in¬ 
sufficienza aortica; 3) mesaortite con dilata¬ 
zione cilindrica diffusai; 4) la precedente con 
insufficienza aortica; 5) mesaortite con aneu¬ 
rismi sacciformi; 6) la precedente con vizio 
valvolare. Tale classificazione permette anche 
una suddivisione prognostica. 

In 27 casi non trattati specificamente e se¬ 
guili per almeno 4 anni il decorso è stato fre- 


492 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno \X\1\, Ylm. 131 


quentemente (40 %) progressivo con compar¬ 
sa successivamente di ectasia, eomipromissio- 
ne valvolare, insufficienza cardiaca; si sono 
avuti anche casi di morte improvvisa. Su 187 
malati curati, solo 6 volte si potè obbiettivare 
imi progresso della lesione anatomica; molto 
raramente si ebbe uni peggioramento sogget- 
livo; in circa la metà dei casi si è raggiunta 
la guarigione clinica, in circa un terzo la so¬ 
pravvivenza a lunga scadenza. 

Si può quindi concludere che la terapia può 
essere in grado di arrestare il corso del male; 
se ciò non avviene, nei icasi di debolezza cir¬ 
colatoria soggettiva isi va incontro alla com¬ 
pleta insufficienza cardiaca, nei casi con di¬ 
sturbi angimoidi, se non interviene la morte 
o improvvisamente o per edema polmonare o 
per scompenso acuto, si passai allo scompenso 
cronico. 

Per quanto riguarda gli effetti immediati 
della terapia non bisogna dimenticare che es¬ 
sa può portare talora a uni peggioramento o « 
addirittura alla morte; tale fatto potrebbe spie¬ 
garsi attraverso una reazione cardiaca -simile 
a quella di Herxheimer della lue secondaria 
o per un attacco stenocardico acuto con chiu¬ 
sura delle coronarie. L’evenienza di morte in 
corso di terapia si è verificata nella statistica 
dell’A. nel 27,5 % dei casi letali e nel 4,5 % 
dei casi curati; e per lo più in soggetti con 
insufficienza valvolare e aorta non dilatata 
(mai con aortai dilatata e senza vizio) trattati 
con mercurio, salvarsan e bismuto. La nozio¬ 
ne di questa possibilità deve far sorvegliare 
il trattamento: alla più piccola reazione tos¬ 
sica il medico dovrà allungare le pause, al¬ 
leggerire le dosi, cambiare preparato, even¬ 
tualmente interrompere la cura specifica, in¬ 
terpolando un periodo di cure aspecifiche. 

Dai criteri di classificazione suesposti l’A. 
trae le seguenti conclusioni prognostiche: 

A) a seconda dei disturbi soggettivi: 

1) mortalità del 12,4 % — mai entro i pri¬ 
mi 4 anni — nei malati con disturbi neuro- 
circolatori e vasomotori; 

2) sindromi anginose: mortalità del 24,2 %, 
per lo più precocemente; massimi benefici 
della cura specifica; 

3) insufficienza cardiaca : mortalità del 
35.5 % con durata media della vita maggio¬ 
re che nel gruppo precedente; la terapia dà 
raramente la guarigione clinica e non impe¬ 
disce per lo più lo stabilirsi dell’insufficien¬ 
za cronica; 

4) sindromi anginose con insufficienza car¬ 
diaca; si ha la prognosi più grave poiché la 
morte avviene nel 43,8 % dei casi e per lo 
più precocemente. 

B) A seconda dei dati obbiettivi clinici e 
radiologici : nel gruppo B non si ebbe alcun 
caso di morte, in un quarto dei casi soprav¬ 
vivenza da oltre 10 anni, in generale ottimi 
risultati terapeutici; nei gruppi 5 e 6 pure buo¬ 


na sopravvivenza ma minore efficacia delle 
cure; nel gruppo 1 si ha mortalità relativa¬ 
mente elevata accanto a un’alta percentuale 
di successi curativi: in questi malati se an¬ 
che interviene un peggioramento non è possi¬ 
bile obbiettivare un’accentuazione delle lesio¬ 
ni, tanto da far pensare che nel gruppo stes¬ 
so vi siano- due stadi di sviluppo — distin¬ 
guibili anamnesticamente ma non clinica- 
mente nè radiologicamente — di cui uno evol¬ 
ve verso la semplice ectasia vasaio e l’altro 
verso la coronante che è la causa di morte per 
eccellenza. Nel gruppo 2 la mortalità sale al 
50 % sopra tutto a causa dell’insufficienza car¬ 
diaca che ispesso interviene; nel gruppo 4 la 
prognosi è migliore di quanto non si abbia 
nei casi della categoria precedente in cui pur 
avendosi eguale insufficienza aortica manca 
la dilatazione del vaso. 

Infine l’A. esamina altri due dati progno¬ 
stici : la pressione arteriosa e le infezioni reu¬ 
matiche acute intercorrenti: alla prima non 
ritiene — contrariamente ai più — doversi at¬ 
tribuire grande valore dato che molto rara¬ 
mente riscontrò valori oltre 200 mm.; le se¬ 
conde influiscono sfavorevolmente sul decorso 
tanto che si riscontrarono neiranamnesi del 
40 % dei casi letali. M. Pisa. 

Contributo alla semeiotica della sinfisi pe- 

ricardica. 

(G. Stradiotti. Gazz. degli Osp. e delle Clin. y 

24 genn. 1932). 

L’A. prende lo spunto da una pubblicazione 
del prof. M. Ascoli « suU’arretramento sisto¬ 
lico del torace antero-laterale destro con avan- 
scatto diastolico come sintonia di accretio cor- 
dis )) per illustrare il caso di un P. affetto da 
tipica isindrome di Pick. 

Tale P. oltre al rientramento sistolico del¬ 
la punta, presenta vai alla regione sottomam¬ 
maria, destra un rientlamento sistolico esteso' 
in senso laterale fra la mammillare e l’ascella¬ 
re anteriore e comprendente in altezza il 4°, 
5° e 6° spazio. 

L’A. ammette con l’Ascoli che la produzio¬ 
ne del fenomeno inchieda in primo luogo un- 
cospicuo ingrandimento del cuore verso destra 
(tanto nel paziente dell’Ascoli come in quel¬ 
lo dello Stradiotti la sinfisi pericardica si as¬ 
sociava lad un doppio vizio mitralico di alto 
grado) ma non ritiene necessario, come l’A- 
scoli, che per la produzione della retrazione 
parietale destra si debba localizzare l’aderenza 
al margine destro. 

Per spiegare carme la sinfisi pericardica 
possa estrinsecarsi alla superficie esterna in 
una sede così insolita come l’emitorace de¬ 
stro, ove tra il cuore e la parete è interposto 
il tessuto polmonare che normalmente dovreb¬ 
be ostacolare la trasmissione alla parete dei 


[Anno XXXIX, Num. 13] 


SEZIONE PRATICA 


493 


movimenti cardiaci, l’À. ritiene che una sem¬ 
plice aderenza ipericardica interna ed esterna 
non sarebbe bastevole. 

Ritiene perciò necessaria una catena com¬ 
pleta di aderenze pericardo-pericardiche, pe- 
ricardo-pleuriche, e pleuro^parietali. La man¬ 
canza di uno solo di questi anelli dovrebbe 
bastare ad impedire la trasmissione mediata 
dei movimenti cardiaci alla parete toracica. 

Questa condizione necessaria non è però ba¬ 
stevole; perchè la retrazione sistolica destra 
raggiunga una grande evidenza s’impone an¬ 
che la necessità che la sinfisi verso la parete 
sia estesa e diffusa' su una larga superficie e 
ad opposte parti del cuore. Infatti nel caso 
dell’A. la riacquistata motilità del cuore sini¬ 
stro, derivata dal disossamento parietale sini¬ 
stro (operazione di Brauer) diede luogo alla 
assoluta scomparsa del fenomeno a destra. 

Il segnalato rientramento sistolico dell’emi- 
torace destro nelle sinfisi pericardiche, assur¬ 
ge secondo LA. a particolare interesse semeio- 
logico, in quanto, sebbene raro, sarebbe tutta¬ 
via un prezioso indice di sinechia pericardica. 

R. Garbini. 

Su una condizione anatomica dell’edema 
acuto del polmone nelle malattie dell’ap¬ 
parato circolatorio. 

(C. Pezzi. Annales de Méd., ottobre 1931). 

Nella patogenesi dell’edema acuto del polmo¬ 
ne sono stati invocati fattori diversi, ma non 
è stato mai preso in considerazione lo sialo 
anatomico dei vasi polmonari, per quanto sia 
attraverso questi che la tempesta scoppia. L A. 
si è domandato se non sia possibile trovare 
nelle alterazioni delle pareti vascolari la con¬ 
dizione anatomica necessaria allo scoppio del¬ 
la crisi e, a tale scopo, ha studialo radiologi¬ 
camente i vasi polmonari. Ila potuto così con¬ 
statare che, sia che si tratti di edema acuto 
del polmone in initralici o in ipertesi, Tesa- 
ine radioscopico rivela sempre resistenza di 
una ipertensione polmonare, -che allo schermo 
si rivela per la presenza di masse ilari forte¬ 
mente accentuate, a contorni netti e regolari, 
punto di partenza di numerose travate vasco¬ 
lari che si irradiano nel polmone. 

Ora, se questa ipertensione polmonare, come 
condizione o substrato anatomico del l’edema 
acuto, può essere discutibile nelle lesioni mi¬ 
trali non lo è nell’ipertensione della grande 
circolazione. Nelle lesioni mitrali, in effetti, 
specie nel corso della stenosi, l'ipertensione 
polmonare più o meno accentuata, è quasi di 
regola. Essa in gran parte è competenza della 
stasi venosa a monte dell’ostacolo, ma può es¬ 
sere. almeno in parte, conseguenza di altera¬ 
zioni anatomiche reumatiche della tunica me¬ 
dia dei vasi polmonari. 

Ma, comunque si considerino le cose, l’iper¬ 
tensione polmonare è una complicazione trop¬ 


po banale e troppo frequente nelle lesioni mi¬ 
trali perchè si possa considerarla, a prima vi¬ 
sta, come una condizione anatomica dell’ede¬ 
ma acuto. Tuttavia quelli che hanno l’abitudi¬ 
ne di osservare i initralici allo schermo e di 
seguirli clinicamente possono constatare che 
i initralici bronchilici, tossicolosi, dispnoici 
presentano sopratutto i segni della stasi ve¬ 
nosa, i initralici emoptoici sopratutto i segni 
delTiperlensione polmonare. 

La constatazione di questi segni radioscopi¬ 
ci ha così, al di fuori di ogni considerazione 
teorica, un reale valore pratico e prognostico. 
I n soggetto affetto da stenosi milralica nel 
quale le ombre ilari sono normali o quasi ed 
i campi polmonari chiari, ha più probabilità 
di tollerare per lungo tempo e facilmente la 
sua lesione orifiziale. 

Lo stesso si può dire del valore di questi 
segni radioscopici negli ipertesi della grande 
circolazione. Quando Tiperlensione è ben tol¬ 
lerata, il piccolo circolo non ne soffre. Si ha 
stasi solo se interviene l’insufficienza cardia¬ 
ca. Vi sono invece dei soggetti nei quali l’iper¬ 
tensione è apparentemente ben tollerata e nei 
quali l’esame allo schermo rivela al completo 
i segni dell’ipertensione polmonare. Sono que¬ 
sti i soggetti che possono fare delle emottisi, 
delle apoplessie, degli infarti polmonari e, in¬ 
fine, Tedema acuto del polmone. Queste com¬ 
plicazioni sono legate direttamente all’iperten¬ 
sione arteriosa in senso lato, cioè all’iperten¬ 
sione della grande e della piccola circolazio¬ 
ne e le stesse cause che provocano l’iperten¬ 
sione del grande circolo, provocano probabil¬ 
mente anche Tipertensione polmonare. 

Concludendo, la condizione o il substrato 
anatomico che favorisce la -comparsa dell’ede¬ 
ma acuto del polmone nelle malattie della mi¬ 
trale e sopratutto nell’ipertensione arteriosa, è 
rappresentato dalla sclerosi dei vasi polmonari 
e dalla sindrome radioscopica dell’ipertensio¬ 
ne polmonare. 

Questa sindrome radioscopica non ha sol¬ 
tanto un interesse teorico di rivelare le condi¬ 
zioni che favoriscono, in una gran parte dei 
casi, lo scoppio dell’edema acuto del polmone, 
ma possiede anche un interesse pratico e pro¬ 
gnostico di prim’ordine. Gli ipertesi del gran¬ 
de circolo che presentano allo schermo i segni 
dell’ipertensione polmonare, sono minacciati 
dall’edema acuto del polmone e sono predispo¬ 
sti alle apoplessie polmonari, alle trombosi dei 
vasi polmonari e all’infarto polmonare. 

C. Toscano. 

Sindromi simulanti cardiopatie. 

(K. Shirley Smith. British Medicai Journal, 

1932, 23 gennaio). 

Le (re principali sindromi che possono simu¬ 
lare un’affezione organica del cuore sono: 
la sindrome di sforzo, il dolore mammario si- 


494 


<( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 13]' 


nistro cronico o parossistico, il dolore retro- 
sternale di origine muscolare. 

I pazienti di sindrome da sforzo accusano 
generalmente affanno, palpitazioni, vertigini, 
debolezza, senso di costrizione o dolore al pet¬ 
to. Questi disturbi isono provocati da uno sfor¬ 
zo, spesso da uno sforzo molto leggero, abi¬ 
tuale, o anche da eccitazioni. La capacità de¬ 
gli sforzi o delle emozioni a produrre i sin¬ 
tomi stessi è molto variabile nello stesso in¬ 
dividuo. 

Invece i pazienti di malattie cardio-vascolari 
si lamentano prevalentemente o esclusivamen¬ 
te di dispnea che si verifica dopo qualche sfor¬ 
zo ed anche di notte in pieno riposo. 

La dispnea è di solito proporzionata all’in¬ 
tensità dello sforzo, è quasi sempre accom¬ 
pagnata da cianosi più o meno accentuata' e 
generalmente non è prodotta dalle emozioni 
lievi. 

Un’altra differenza importante è quella se¬ 
gnalata da Mackenzie: Quando un paziente af¬ 
ferma che è preso da dolore al petto dopo 
sforzi muscolari, ad esempio dopo una pas¬ 
seggiata in /salita, vi sono molte probabilità 
che si tratti di un cardiopaziente organico; se 
invece egli diventa stanco ed esaurito anche 
dopo una breve passeggiata, dopo una passeg¬ 
giata che dà un senso di benessere ai sani, 
allora isi può essere quasi certi che il disturbo 
non è determinato da un vizio di cuore. 

Lo stesso Mackenzie ha fatto, inoltre, la os¬ 
servazione che i cardiaci quando non sono sot¬ 
to l’azione della dispnea o del dolore non av¬ 
vertono alcun malessere, mentre i non car¬ 
diaci lamentano sempre una sensazione vaga 
ed indefinita di malessere. 

Tutti gli autori tendono a dare alla sindro¬ 
me da sforzo un’origine psicogenica. L’impor¬ 
tanza ecologica delle infezioni da qualcuno 
troppo valorizzata è se mai secondaria, nel 
senso che esse richiamano l’attenzione del pa¬ 
ziente sulle proprie funzioni organiche ed in¬ 
ducono all’introspezione. È per questo che le 
cure di riposo non fanno che peggiorare la 
situazione: il paziente si osserva di più, diven¬ 
ta sempre più convinto di essere un malato 
di cuore, e perciò i disturbi si ripetono più 
frequentemente ed in seguito a cause sempre 
più insignificanti. 

Le recenti statistiche hanno dimostrato che 
il dolore mammario sinistro è l’espressione di 
una neurosi funzionale più frequentemente 
ohe un sintoma di malattia organica dell’ap¬ 
parato cardio-vascolare, sopra tutto ipertensio¬ 
ne e stenosi mitrale. 

I pazienti di questo disturbo possono avere 
anche affanno dopo gli sforzi, ma per lo più 
accusano incapacità di fare inspirazioni pro¬ 
fonde, un senso di soffocazione o di mancan¬ 
za di respiro, una tendenza ai sospiri. Tutte 
queste manifestazioni sono indipendenti dagli 
sforzi, che possono anche alleviarle o elimi¬ 
narle. 


Herz ha descritto una isindrome caratteriz¬ 
zata da palpitazioni e dolore mammario, che 
ha chiamato frenocardia. Gallavardin ha di¬ 
mostrate radiograficamente, che in queste 
forme i disturbi respiratori sono prodotti da 
una limitazione dell’azione del diaframma da 
debolezza o spasmo. 

La sindrome ha come disturbi collaterali 
una variabilità della capacità agli sforzi, uno 
stato di nervosismo, crisi di tremori, insonnia. 

Si verifica più frequentemente nelle donne- 
a temperamento eretistico, con ipertiroidismo, 
con disturbi genitali e durante la menopausa. 

Nella forma parossistica il dolore mamma¬ 
rio sinistro può raggiungere notevoli intensità 
ed essere accompagnato da perdita di co¬ 
scienza. 

Il sintoma prevalente è il dolore parossisti¬ 
co fortissimo ad inizio fulminante nella re¬ 
gione sinistra del petto, che si manifesta sen¬ 
za cause apparenti o in seguito ad uno sforzo 
abituale. Si diffonde per lo più al braccio si¬ 
nistro, raramente altrove. Può essere seguito 
da deliquio o sincope. È accompagnato da sin¬ 
tomi caratteristici: irrequietezza, palpitazioni, 
pulsazione al collo, senso di caldo o di freddo, 
intorpidimento ed altre parestesie agli arti. 

Si è spiegato il meccanismo di questa sin¬ 
drome ammettendo che agenti tossici di na¬ 
tura ignota, endocrini o metabolici, agiscano 
sulle vie nervose afferenti del cuore in modo 
da farle diventare ipereccitabili. Così ogni sti¬ 
molo abituale, una momentanea accelerazione 
o palpitazione, arriva rinforzata al bulbo. La 
ipereccitazione del bulbo si riflette sul cuore, 
sui muscoli respiratori, sulle vie sensitive, e 
si ha tachicardia e palpitazione violenta, ta- 
chipnea e disturbi dell’azione diaframmatica, 
iperestesia della regione mammaria e del 
braccio sinistro. Il sudore, l'arrossamento, le 
parestesie hanno un meccanismo di produ¬ 
zione analogo. 

È ovvio che le stesse vie nervose sono in 
giuoco nell’angina pectoris. Ma in quest’affe¬ 
zione il meccanismo è un po’ diverso: l’iper¬ 
eccitabilità delle vie nervose è di grado leg¬ 
gero, mentre è forte lo stimolo che scatena 
la crisi e che risiede nel miocardio, nelle ar¬ 
terie coronarie, nelTiaorta. 

. Oltre a ciò in rapporto alla intensità dello 
stimolo la scarica è più forte ed investe or¬ 
gani motori, come i muscoli intercostali, don¬ 
de il caratteristico senso di costrizione che 
si ha nell’angina pectoris. 

La diagnosi differenziale tra sindrome di 
ipereccitabilità e vera angina pectoris di solito 
non è difficile. La prima ha, una fenomeno¬ 
logia obiettiva e subiettiva sempre più lieve, 
si verifica per lo più nelle donne di mezza 
età, non è alleviata dai vasodilatatori. Oltre a 
ciò il dolore della forma funzionale non è 
costrittivo e sternale, come è di solito nell’an¬ 
gina pectoris. 

Il dolore parossistico sternale che sopravvie- 





[Anno XXXIX, Num. 13] 


SEZIONE PRATICA 


495 


ne in seguito a sforzi o di notte è general¬ 
mente di origine cardiaca, e conseguentemen¬ 
te ha significato grave. È possibile tuttavia che 
esso sia provocato in tutto o in parte da uno 
«tato di esaurimento muscolare. In questo ca¬ 
so esso si manifesta quando la respirazione to¬ 
racica prevale su quella addominale nella po¬ 
sizione supina ed è sempre accompagnato da 
ipertonia e dolenzia alla pressione dei mu¬ 
scoli vicini allo sterno. 

L'esattezza della diagnosi di tutte queste 
forme è assolutamente necessaria per l’indi¬ 
rizzo terapeutico. 

La cura nelle forme funzionali è prevalente¬ 
mente suggestiva. 

Il medico deve infondere nel malato la per¬ 
suasione che si tratta di un disturbo senza cau¬ 
se organiche, transitorio, non pericoloso. Al¬ 
lo stesso scopo si adopereranno i medicamen¬ 
ti : la stricnina nei soggetti astenici, la chini¬ 
na nelle forme con extrasistoli, il bromuro e 
la valeriana nei soggetti eretistici. Eventual¬ 
mente si praticherà la cura dell’obesità, si 
somministreranno preparati tiroidei. 

Le applicazioni calde locali gioveranno a 
mitigare i dolori. 

Il moto, gli esercizi fisici lungi dall’essere 
proibiti, dovranno essere suggeriti ma sem¬ 
pre con la moderazione necessaria perchè non 
si provochino forme di esaurimento. 

Dr. 

TECNICA CHIRURGICA. 

La scienza della narcosi considerata in 

clinica. 

(B. Schiassi. Arch. Ital. di Chirurgia, fase. 2, 

1931). 

L’A. che, secondo quanto scrisse in altro 
tempo uno dei nostri più eminenti Maestri di 
Chirurgia, « ha tracciato una profonda e mi¬ 
nuta analisi del meccanismo biologico delle 
anestesie » oggi torna sull’argomento coll’e- 
sporre alcuni perfezionamenti e quindi pro¬ 
gressi nel campo della narcosi. Reputa che 
siamo da preferire nella preparazione degli ope¬ 
randi, invece degli alcaloidi, sostanze non al- 
caloidee ad azione elettivamente corticale e 
ciò in forza di un « principio » che così enun¬ 
cia : « qualunque alcaloide in associazione co¬ 
gli anestetici generali può, anche a dosi non 
tossiche, nuocere ai centri bulbari ». 

Allo stato attuale della farmacologia l’A. 
oggi crede di indicare l’uso del Lipson Coro- 
nedi quale sostanza da utilizzare, preferendola 
agli alcaloidi, in ausilio della narcosi. 

Con motivazioni dottrinarie e pratiche l’A. 
poi mette innanzi perchè si debbano predili¬ 
gere (piali narcotici il cloniro di etile e l’e¬ 
tere etilico. 

Lo iscritto porta il titolo suesposto perchè 
vi è curata sostanzialmente la dottrina ma 


meli intimo nesso colle applicazioni cliniche 
cioè pratiche. Non si tralascia poi di mettere 
in rilievo Limportanza di curare la preparazio¬ 
ne psichica degli operandi col fine di rendere 
sempre più inoffensivo il prezioso ausilio della 
narcosi. P. Bianchi. 

Non si dovrebbero più verificare difettose 
anestesie generali. 

(Pascalis. Medicina Pratica, 1531, m. 8). 

Dopo aver parlato dei rischi dell’anestesia 
generale, l’A. dice di aver condotto, in associa¬ 
zione ad un altro medico, pazienti ricerche le 
quali hanno dimostrato che: la « qualità di una 
anestesia generale dipende dallo stato di vago- 
tonia del soggetto e che è possibile rilevare que¬ 
sto stato con la ricerca del riflesso oculo-car- 
diaeo del Dagnini ». Se la compressione del 
globo oculare provoca un rallentamento del 
polso ci troviamo di fronte ad un individuo 
ìiccttivo il quale facilmente si lascerà addor¬ 
mentare. Se invece con la compressione del 
globo-oculare si haj un aumento di (pulsazioni 
si tratta di soggeto resistente per il quale la 
narcosi sarà più o meno difficile. 

Per trasformare questa resistenza individua¬ 
le in ricettività l’A. in 500 casi ha fatto uso 
immediatamente prima dell’operazione di una 
iniezione sottocutanea di 1/2 mmg. di salicilato 
di cserina senza il minimo incidente. Questa 
iniezione non esclude l’iniezione di morfina 
ma naturalmente è incompatibile con l’atropi¬ 
na. Per 1 uso di questa sostanza occorre semr 
)re però ricercare nell’individuo il riflesso ocu- 
o-cardiaco per evitare il rischio di trasformare 
individui già ricettivi in iperricettivi ed esporli 
quindi alla sincope grave. L. Busca. 

Sulle alterazioni determinate dalla novo¬ 
caina iniettata in prossimità di focolai 
settici. A proposito dell’anestesia locale 
negli interventi sulla mastoide. 

(S. Traina. Il Valsalva, dicembre 1931). 

L’A. è rimasto colpito dal fatto che dopo in¬ 
terventi sulla mastoide eseguiti con anestesia 
locale gli è capitato talvolta di osservare i bor¬ 
di della ferita operatoria infiltrali, i tessuti 
circostanti tumidi e dolenti e le granulazioni 
pallide e flaccide con cenci necrotici. Ha so¬ 
spettato perciò che la novocaina o la tutocaina 
avessero una azione nociva sui tessuti iniettati. 

Per far luce sulla quistione già ventilata an¬ 
che da altri autori, egli ha preso iin conside¬ 
razione sia i dati clinici sia i risultati di espe¬ 
rienze su animali di laboratorio. 

In alcune cavie ha iniettato in punti simme¬ 
trici del sottocutaneo addominale sospensioni 
batteriche im acqua e in soluzione di novocai¬ 
na; in altre ha iniettato prima i germi e dopo 
formato l’ajscesso, la novocaina; in altre an- 




496 


<( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 13] 


cora ha prima iniettato il farmaco e poi i 
germi. 

Da tali esperienze è risultato che le cavie 
sottoposte alla iniezione sottocutanea di germi 
uccisi o di germi vivi, reagiscono localmente 
nello stesso modo sia che la sospensione bat¬ 
terica sia fatta in acqua sterile, sia che sia 
fatta in soluzione di novocaina; e fatti non 
dissimili si notano quando viene iniettata in¬ 
torno a du«e focolai settici della stessa cavia, 
rispettivamente soluzione di novocaina e so¬ 
luzione fisiologica; oppure quando gli ascessi 
si sono ottenuti in zone già iniettate con no¬ 
vocaina. 

L’A. .si è anche proposto di investigare se 
la novocaina può modificare il processo di 
immunità locale ottenuto con le iniezioni sot¬ 
tocutanee di vaccino o con applicazione di fil¬ 
trati : le ricerche da lui istituite lo hanno con¬ 
dotto a concludere che anche la difesa immu¬ 
nitaria locale non risente dell’azione della no¬ 
vocaina. 

Alcuni AA. sono di avviso che le necrosi e 
le suppurazioni post-anestetiche sono in parte 
dovute alla adrenalina che viene associata spes¬ 
so alla novocaina. 

Il nostro A. negli interventi sulla mastoide 
ha eseguito iniezioni di crac. 8-12 di novocai¬ 
na airi % senza aggiunta di adrenalina, in 
tutti quei soggetti che, oltre alle iniezioni lo¬ 
cali, subivano La narcosi eterea e cioè in sog¬ 
getti in condizioni generali buone. 

Tali iniezioni sono state assolutamente in¬ 
nocue. 

Non è dunque da addebitarsi al farmaco no¬ 
vocaina o tutocaina e neppure alla adrenalina 
il cattivo aspetto delle ferite operatorie. 

L’A. è convinto che la causa dei fatti in esa¬ 
me debba piuttosto ricercarsi nelle condizioni 
generali dei pp. che hanno controindicato la 
narcosi ed hanno obbligato a ricorrere alla 
anestesia locale. 

Si tratta in genere di cirrotici, diabetici, ne¬ 
fritici, soggetti tutti che hanno scarsi poteri 
di difesa ed i cui tessuti vanno soggetti con 
facilità a lesioni diffuse che possono giungere 
fino allo sfacelo. • Vicentini. 

La trazione col filo. 

(Putti. Chirurgia degli organi di movimen¬ 
to, settembre 1931). 

L’A. riporta un contributo personale al me¬ 
todo della trazione col filo mettendo in rilievo 
i vantaggi che questo metodo ha sugli altri 
metodi comunemente usati nella trazione de¬ 
eli arti fratturati. 

Primo fra tutti questi vantaggi è quello di 
rendere la trazione possibile in quasiasi regio¬ 
ne o segmento scheletrico indipendentemente 
dall’età del malato e da particolari disposizio¬ 
ni anatòmiche. Infatti con gli altri metodi di 
trazione -trans' o peri scheletrica è necessario 
ancorare la trazione a una parte affiorante del¬ 


lo scheletro, a una tuberosità ossea o a una 
cresta, ecc., dovendo così rinunziare al prin¬ 
cipio dello sforzo minimo. Infatti per la legge 
degli attriti l’effetto della trazione è inversa¬ 
mente proporzionale alla distanza che passa 
fra il punto in cui essa viene inserita e il fo¬ 
colaio della discontinuità; e quindi più breve 
è questa distanza minore sarà la quantità di 
energia traente necessaria ad ottenere lo stesso 
effetto. 

Inoltre il danno che chiodi, rampini ed al¬ 
tri mezzi transcheletrici possono produrre su¬ 
gli organi dell’accrescimento osseo (cartilagi¬ 
ni di coniugazione, bulbi condiloidei, ecc.) li¬ 
mitano la trazione sullo scheletro esclusiva- 
mente all'adulto. Non così il filo che per la 
sua sottigliezza può essere introdotto dovun¬ 
que anche in vicinanza al focolaio di frattura. 

Altro pregio del metodo è la semplicità con 
cui esso si attua e lo scarsissimo pericolo del¬ 
l’infezione cui esso espone. 

Come strumentario l’A. si serve di un per¬ 
foratore elettrico che per la sua prontezza e ra¬ 
pidità d’azione rende quasi inavvertita al mala¬ 
to l’introduzione del filo; tanto che in qualche 
caso si è potuto fare anche a meno della sem¬ 
plice anestesia al cloruro d’etile. Il filo di ac¬ 
ciaio, che viene introdotto montato sul perfo¬ 
ratore, è quello da strumenti musicali dello 
spessore di un mm. La presa sul filo è realiz¬ 
zata da una staffa metallica di varia grandezza 
a seconda del segmento d’arto su cui si deve 
agire e la cui curva permette di dare al filo la 
tensione necessaria isenza produrre incurva¬ 
menti del filo stesso: condizione questa indi¬ 
spensabile per evitare la rottura del filo e dan¬ 
ni alle parti molli. 

Con tale metodo l’A. ha raggiunto una na¬ 
zione di 15-18 Kg. per l’arto inferiore, -e di 10 
Kg. per l’arto superiore, ottenendo in 2-3 gior¬ 
ni allungamenti anche eccedenti la misura vo¬ 
luta per l’esatta riduzione. 

Ottenuta tale riduzione si immobilizza l’ar¬ 
to in apparecchio gessato includendo nell’appa¬ 
recchio il filo di trazione i cui estremi sono 
lasciati debordare dalle due parti. Si avrà co¬ 
sì . a disposizione il mezzo di agire ulterior¬ 
mente sulla frattura qualora il controllo radio¬ 
grafico ne indichi la opportunità. In tal caso si 
divide circolarmente il gesso in corrisponden¬ 
za del focolaio di frattura e si fa di nuovo pre¬ 
sa sul filo per intensificare la trazione. Quan¬ 
do la trazione non occorre più si toglie facil¬ 
mente il filo sfilandolo da un’estremità e me¬ 
dicando a piatto le due ferite. 

In questo modo l’A. ha curato complessiva¬ 
mente 30 malati e precisamente in 29 di essi 
si trattava di fratture varie (omero, femore, 
radio-ulna, tibia-perone) ed in 1 caso si trattò 
di un allungamento operatorio di un arto con¬ 
genitamente accorciato in una ragazza di 14 an¬ 
ni, ottenendo con un’osteotomia a Z della dia¬ 
lisi femorale un allungamento di due cent., e 
tyi o77A A. Calcagni. 




,(Anno \\\I\, Num. 13] 


SEZIONE PRATICA 


497 


Contributi alla chirurgia del torace. 

(Zaaijer. Arch. Klin. Chir., voi. 167, pa¬ 
giina 541, 1931). 

Le condizioni generali dei pazienti che devo¬ 
no essere operati di torà copiasi ica sono talora 
così gravi che l’intervento deve essere diviso in 
più tempi. Però, in tali condizioni, il perio¬ 
stio delle costole già resecate prolifera atti¬ 
vamente e a meno di non ravvicinare molto 
i tempi dell'intervento si ricostituisce lo sche¬ 
letro osseo e il collasso è solo parziale. Per 
•ovviare a tale inconveniente si è dimostrata 
molto utile la formalina, il periostio bagna¬ 
to di formalina perde Lai funzione osteoge- 
netica. 

Per rendere l'intervento meno grave riser¬ 
va per l’ultimo tempo la resezione dell’ottava 
coistola, solo allora il collasso polmonare sarà 
•completo, mentre lo choc operatorio è mollo 
ridotto. 

In casi di bronchiettasie ha avuto talvolta 
ottimi risultati con la frenico-exeresi; anche 
se non si ottengono costantemente successi 
questo intervento è indicato sempre come pre¬ 
parato-rio. 

Con il piombaggio si hanno buoni risul¬ 
tati negli ascessi polmonari, scarsi nella cura 
di bronchiettasie. 

In questi casi l’intervento che l’A. impiega 
più volentieri è la toracoplastica con formaliz¬ 
zazione del periostio. 

Ha eseguito più volte la resezione del lobo 
polmonare inferiore con buon successo; usa 
il metodo della resezione con lamina elastica. 

Un unico caso di morte è dovuto al fatto 
che le aderenze tra lobo superiore e parete to¬ 
racica avevano ceduto provocando lo sposta¬ 
mento del mediastino e il'insufficienza del 
cuore destro. Per tale ragione, in casi di re¬ 
sezione polmonare è importante che il lobo 
sano sia validamente aderente alla parete. 

P. Valdoni. 

Plastica con parti molli per obliterare 
speciali forme di cavità, esiti di empiema. 

(Nissen. Zemtralbl. /. Chir., n. 34, 1931). 

La gran maggioranza delle cavità residue da 
empiema si possono trattare con la toracopla- 
stica extrapleurica paravertebrale secondo Sa-- 
uerbruch ed il cavo eventualmente residuo, si 
può obliterare, in una successiva seduta, con 
una plastica intrapleurica secondo Schede. Vi 
sono però dei casi in cui, anche dopo l’aippl i- 
•cazione di questi due metodi, persiste un re¬ 
siduo di cavità e sono quelli in cui il cavo è 
situato nell’angolo mediastinale posteriore. I 
corpi vertebrali, le apofisi trasverse, talora an¬ 
che la scapola impediscono il collabire delle 
pareti ed è degno di nota che spesso in que¬ 
sti casi coesiste una fistola bronchiale. In que¬ 


sti casi \. propone il seguente metodo di pla¬ 
stica: Mediai mente alla cavità si scolpisce un 
lembo che comprende la pelle e parte dei mu¬ 
scoli estensori del dorso e il cui peduncolo 
superiore corrisponda 2-3 dita trasverse al di 
sopra del margine superiore della cavità. Per 
il piombaggio della cavità viene adoperato il 
tessuto muscolare e il sottocutaneo; occorre 
quindi che la lunghezza- del lembo sia propor¬ 
zionata alla grandezza della cavità. Per evitare 
disturbi di nutrizione può essere utile com¬ 
pletare la delimitazione del lembo nel senso 
caudale in 2-3 sedute. Dopo sezione del piano 
muscolare viene interposto fra questo e la su¬ 
perficie sottostante un pezzo di battista di Bill- 
rolli per evitare il saldamento. La retrazione 
della pelle viene evitata per mezzo di alcuni 
punti di fissazione. 

Quando si è sicuri della- vitalità del lembo 
si comprime gradualmente la sua radice in¬ 
feriore in modo da assicurarne la nutrizione 
con la sola radice superiore. In una seconda 
seduta si seziona la radice inferiore, si stacca 
la cute del lembo fino all’altezza della cavità, 
il tessuto muscolare e adiposo si arrotola, si 
pone nel cavo e si fissa con punti profondi 
ai margini cutanei recentati del cavo stesso. 
I na ulteriore sezione della radice superiore 
del lembo non è necessaria. La perdita di so¬ 
stanza del lembo viene coperta con trapianti 
alla Thiersch. Due malati — già operati di¬ 
verse volte (fino a 8 volte) senza successo — 
sono guariti con questo metodo. 

G. Pacetto. 


Ricordiamo Cinteressantissimo Ci6ro\ 

Dott. Prof. ANDREA FERRANNINI 

Docente di Patologia Speciale Medica 
e di Clinica Medica nella R. Università di Napoli 

PATOLOGIA SPECIALE MEDICA 

EPITOME 

ad uso dei Medici e degli Studenti 

Prefazione del Prof. AGENORE ZERI. 
Direttore dell’Istituto di Patologia Speciale Medica 

nella R. Università di Roma 

Riportiamo l’Indice dei capitoli: 

Gap. I. Patologia della costituzione individuale. — 
Cap. II. Patologia del ricambio materiale. — Cap. III. 
Patologia degli organi endocrini. — Cap. IV. Patolo¬ 
gia del cuore e dei vasi. — Cap. V. Patologia delle 
vie respiratorie. — Cap. VI. Patologia dello stomaco. 
— Cap. VII. Patologia dell’intestino, del pancreas, del 
peritoneo — Cap. Vili. Patologia del fegato e delle 
vie biliari. — Cap. IX. Patologia del sangue. — 
Cap. X. Patologia dei reni, della vescica, della pelvi 
renale. — Cap. XI. Patologia del sistema nervoso. — 
Cap. XII. Patologia delle infezioni. 

Volume in-8°, di pagg. XII-524, nitidamente stampato, 
con 151 figure in nero ed a colori nel testo. Prezzo : 
in brochure L. 5 6 ; rilegato in tela L. 64 ; più le 
spese poetali di spedizione. Per gli abbonati al « Po¬ 
liclinico » rispettivamente L. 50 e L. 5 8 in porto 
franco. 


Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
etale Succursale diciotto. ROMA. 





498 


(C IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, INum. 13] 


NOTIZIA BIBLIOGRAFICA. 

Prof. dott. A. Romagna Manoia. 1 fanciulli 
epilettici. (Note patogenetiche, cliniche, di 
assistenza e terapia). N. 39 della Collana 
manuali del « Policlinico ». Luigi Pozzi, edi¬ 
tore), Roma. Prezzo L. 22. 

L’epilessia o, se vogliamo essere più precisi, 
le sindromi epilettiche, -costituiscono un cam¬ 
po di studio coltivato da tempo immemora¬ 
bile e per cui l’imteresse va sempre aumentan¬ 
do. Ben se ne comprende la ragione quando 
si pensi alla grande varietà dei disturbi ripor¬ 
tagli ai dette sindromi ed alla ripercussione 
dei medesimi non solo su la salute fisica e 
psichica dei soggetti colpiti e su la loro ca¬ 
pacità educativa, ma sopra una quantità di 
fenomeni sociali, come avviene per quelle ma¬ 
nifestazioni delinquenziali o ardimentose o ge¬ 
niali che sembrano trarre origine da una con¬ 
dizione morbosa del genere e che talvolta per¬ 
turbano le masse, tal altra le trascinano ai più 
.grandi eroismi. Se antica la delimitazione di 
una forma clinica caratterizzata dagli specia¬ 
li sintomi, innumerevoli gli studiosi dell’ar¬ 
gomento, questo appare sempre come una 
sfinge, e quando, con sforzi più o meno gran¬ 
di, si è riusciti a- sollevare un velo, altri ne 
sono apparsi, in modo da moltiplicarsi inces¬ 
santemente, anziché ridursi, i problemi in at¬ 
tesa di soluzione. Questa, allo stato odierno, 
assilla medici, sociologi, pedagogisti, econo¬ 
misti poiché in essa sta uno dei cardini per 
una razionale opera di profilassi, oltre che in¬ 
dividuale, sociale. Se numerose sono le inco¬ 
gnite, non è detto che si sia completamente 
indifesi contro il male dai polimorfi aspetti, 
-dalle molteplici origini, dalla grande diffusio¬ 
ne. Molto è dato di fare, in base alle attuali 
•conoscenze positive, al medico come all edu¬ 
catore e a chi, in genere, esplica opera assi¬ 
stenziale. 

Opportuno giunge a tal proposito il libro 
del Prof. Romagna Manoia. La vasta cultura 
dimostrata dal chiaro neuropatologo in prece¬ 
denti lavori, la profondai conoscenza su lo spe¬ 
dale argomento acquistata nella direzione del- 
L Istituto « Gaetano Giardino» ove si ha gran 
numero di fanciulli colpiti dai disturbi in pa¬ 
rola, raccolti in apposito reparto, sottoposti 
alle più minute osservazioni, indagini ed al¬ 
le più svariate cure, danno all’A. una padro¬ 
nanza della materia che si traduce in questo 
libro con ricchezza di dati, chiarezza massima 
di esposizione. Tutti gli svariati e numerosi 
sintomi, tutti i problemi etiologici, patogene- 
tiid, terapeutici, clinici in genere, assistenzia¬ 
li, ecc., sono prospettati a fondo con scru¬ 
polosa obbiettività, con minuto, preciso rife¬ 
rimento delle indagini fatte non solo dagli au¬ 
tori più noti, ma anche da altri ai più sco¬ 
nosciuti o quasi. La materia è ben suddivisa 
nei vari capitoli e resa in modo da venir com¬ 


presa e utilizzata, oltre che da medici, da per¬ 
sone che abbiano una discreta cultura ge¬ 
nerale. 

Al valore del libro contribuisce la nitida e- 
dizione curata come al solito da Luigi Pozzi, 
che si è reso veramente benemerito della di¬ 
vulgazione degli studi medici con la sua col¬ 
lana di manuali del « Policlinico ». Al testo 
sono intercalate 47 figure riproducenti per lo 
più soggetti ricoverati nell’Istituto « Gaetano 
Giardino » di Roma, radiogrammi praticati sui 
medesimi, istantanee di loro manifestazioni 
morbose o di loro occupazioni educative, pa¬ 
diglione in cui sono ricoverati, ecc. 

Niun dubbio che il libro avrà la grande 
diffusione che merita. 

Giuseppe Montesano. 


CENNI BIBLIOGRAFICI . C) 

A. Pirera. Nuovo trattato di medicina inter¬ 
na. 4 volumi di complessive 3000 pag. con 
illustraz. e tavole. Napoli, 1932. Editr. V. 
Idelson? 

Senza clamori pubblicitari hanno visto in 
questi giorni la luce i primi due volumi di 
questo « nuovo trattato ». Ma se nuovo viene 
•chiamato il Testo per differenziarlo dalle pluri¬ 
me recenti Opere di medicina, nuovo non è cer¬ 
to l’A. agli studiosi. Molti e studenti e medici 
ricordano la precedente opera del Pirera, del¬ 
la quale, in, queste stesse colonne, dopo averne 
considerato il contenuto, ci fu facile profetarne 
il felice esito. 

L’attuale lavoro si differenzia completamen¬ 
te dal precedente: capitoli ivi appena accen¬ 
nati, trovano qui uno sviluppo vasto, ade¬ 
guato alla loro importanza; capitoli che nel 
movimento medico erano allora appena abboz¬ 
zati, completatisi .successivamente, trovano qui 
il loro aggiornamento. Anche qui originalità 
di trattazione, originalità intesa a dare Tini- 
pronta cc nazionale » al libro e ciò non a di¬ 
scapito ma a felice complemento della produ¬ 
zione straniera. I contributi di tutte le Scuole 
italiane (ed a me sembra che in questo ostra¬ 
cismo a quel campanilismo ancora spesso di 
buona memoria per noi, sia uno dei maggiori 
pregi del libro) sono ricordati, rilevati, svolti, 
e fatti oggetto di obiettiva critica: oltre 500 
sono gli A A. italiani citati nei primi due vo¬ 
lumi per un totale di parecchie migliaia di 

pubblicazioni. 

Ed ai fatti che l’antica Clinica porge, pre¬ 
mette LA. le dottrine che comitatamente esige 
la Clinica moderna, la Clinica biologica : op¬ 
portunamente sono valorizzati gli studi sull e- 
qu ili brio elettrolitico, sul ricambio dea vari 
minerali, dell’acqua, sull’elettrocardiografia, 


(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui 
si desidera la recensione. 




[Anno XXXIX, Num. 13J 


SEZIONE PRATICA 


499 


sulla radiologia, ecc., e tutto è amalgamato, e 
reso assimilabile al lettore con procedimento 
didattico che mostra l’unicità della trattazione 
emanante da» persona adusata all’insegnamen¬ 
to. Libro perciò essenzialmente didattico per 
i nostri allievi, ma altresì libro di consulta¬ 
zione per noi anziani, di consultazione in spe¬ 
cial modo di quella produzione italiana che 
sovente sogliamo ignorare. 

Le parole sono nel libro, dicevo, suffragate 
dai fatti, i fatti sono sostenuti da un grande 
numero di illustrazioni e di tavole fuori testo 
in genere originali. L’edizione, particolarmente 
curata, nulla ha da invidiare ai più moderni, 
nostrani o stranieri, libri di cose mediche. Il 
successo pertanto, che'ha arriso al precedente 
« Compendio » di Pirera, coronerà anche l’at¬ 
tuale nuovo poderoso sforzo al quale non po¬ 
co dovremo per la migliore conoscenza del 
pensiero scientifico nazionale. 

R. Monteleone. 

E. Sergent. Les bases jondamentales de l'au- 
scultation. Coll. « Pratique medie. ». G. 
Doin, Paris. 16 Frs. 

Sono, in questo volumetto, riuniti i succes¬ 
sivi lavori comparsi negli « Anchiv. méd. chi- 
rur. de Lappar, respir. ». Sono deduzioni tratte 
da osservazioni sperimentali e cliniche sulla fi¬ 
siopatologia dei soffi polmonari : viene esami¬ 
nato il luogo di origine di detti soffi patologi¬ 
ci, Lairea di proiezione, le condizioni fisiche 
che governano trasmissione e modificazioni. 
Particolare oggetto di discussione è costituito 
dalla denominazione in uso: tuharico, pleuri¬ 
co, cavernoso, anforico. 

Le idee in proposito sono riordinate e ripor¬ 
tate al concetto classicamente clinico duella as¬ 
senza in semeiologia di segni palognomonici. 

Monteleone. 

P. Véran. La cessation du penumothorax arti- 
ficiel. Voi. di pagg. 160. G. Doin, édit. Pa¬ 
ris, Frs. 22. 

Raccolta di storie cliniche riguardanti tu¬ 
bercolosi portatori di pneumo artificiale (226 
unilaterali), accuratamente vagliati nelle indi¬ 
cazioni, nelle complicazioni, ma in particola¬ 
re analizzati dal punto di vista delle condi¬ 
zioni determinanti l’arresto delle insufflazioni, 
dei risultati lontani ottenuti, degli accidenti, 
delle percentuali di guarigione e di migliora¬ 
mento, con relative modalità anatomiche fun¬ 
zionali. Viene anche sfiorata la questione del 
pneumo bilaterale e dei suoi effetti. Dagli ar¬ 
gomenti anatomici e clinici LA. cerca di de¬ 
durre criteri di durata di una cura pneumo- 
toracica, criteri che tuttora ci difettano e che 
non pertanto ai noi occorrono iper stabilire la 
prognosi del malato. TI volume è aperto da 
una brillante prefazione del Rist ed è corredato 
da una buona bibliografia. Monteleone. 


V. Manci. Nutrizione ed assicurazioni. In-8 a 
di pag. 69. Tip. Romagnoli, Castelpiano, 
1931. Prezzo L. 7,50. 

L’A. ha riunito, in questo lavoro, le nozio¬ 
ni fondamentali sul ricambio e sulla nutrizio¬ 
ne e le fa seguire dalla descrizione delle forme 
di assicurazione sociale, quali esistono attual¬ 
mente in Italia, osservando che queste hanno, 
direttamente od indirettamente, lo scopo di 
assicurare i mezzi di sussistenza, in altre pa¬ 
role di nutrizione. 

L A. tratta le singole forme assicurative, che 
consistono nelle previdenze sociali (per Leu¬ 
genetica, per il lavoro e per le malattie) ed in 
quelle private. Il pieno svolgimento di tali as¬ 
sicurazioni esigerebbe un tale numero di me¬ 
dici che scomparirebbe la pletora che si ha at¬ 
tualmente. fu 

G. V. Coretti. Per la difesa della razza. Igiene 
e profilassi della bocca e dei denti. Un voi. 
in-8° di 137 pag. con una tav. Roma 1931. 
(Presso l’Autore via Sistina 143). Prezzo 
L. 10. 

L igiene della bocca e dei denti non è an¬ 
cora abbastanza curata, specialmente fra le 
classi più umili, con grave danno, non solo 
dell’estetica, ma anche della salute. Ogni li¬ 
bro di propaganda che, al pari di questo del 
doti. Coretti, diffonde in modo piano ed ef¬ 
ficace le questioni inerenti all’igiene della boc¬ 
ca e dei denti, compie quindi un’opera assai 
utile. 

L’A. tratta in diversi capitoli: i concetti ge¬ 
nerali sull’igiene della bocca e dei denti; denti 
e dentizione; l’importanza dei denti e della sa¬ 
liva nella nutrizione; gli agenti abituali delle 
malattie, accennando alla vita ed ai vari tipi 
di micròbii, di cui riproduce le forme nella 
tavola annessa. Si occupa largamente delle 
malattie della bocca e delle svariate affezioni 
boccali (tubercolosi, sifilide, cancro). A parte, 
considera le malattie dei denti, le complica¬ 
zioni della carie, la poliartrite o piorrea, le 
ripercussioni delle affezioni bu eoo-dentari e sul¬ 
lo stato generale di salute. Da ultimo, in un 
capitolo molto pratico 1 , descrive la pulizia ra¬ 
zionale della bocca c dei denti. fil. 

yAniwée Médioale Pratique — volume pub¬ 
blicato annualmente sotto la direzione dell 
doti. C. Lian, professore « agrégé » alla Fa¬ 
coltà medica di Parigi, medico nell’Ospedale 
Tenon — conterrà in quest’anno 300 articoli 
brevi, classificati per ordine alfabetico, i quali 
prospetteranno le -conquiste nuove e pratiche 
compiute nei varii rami della medicina : inter- 
nistica, chirurgia, ostetricia, specialità, inte¬ 
ressi professionali. A chi sottoscrive prima del 
15 aprile si concede il 15 % di sconto (inviare 
fr. frane. 24 per l’Unione Postale, 26 per gli 
altri Paesi, a: R. Lépine, rue d’Amsterdam 39, 
Paris; C.C. Postale 712.04, Parigi). 





ÒOO 


« IL POLICLINICO » 


[Anno \\\I\, Num. 13, 


G. P. Arcieri. Italian-English medicai Dictio- 
nary. Un voi. in-8° di 195 pa.g. Tip. Con¬ 
sorzio nazionale, Poma, 1931. Senza indica¬ 
zione di prezzo. 

L’A., nella compilazione di questo diziona¬ 
rio ha tenuto presente la utilità di una « osmo¬ 
si » medico-scientifica fra l’Italia ed i paesi 
di lingua inglese ed offre agli studiosi il frut¬ 
to della sua non lieve fatica. 

Ogni parola italiana che può avere un si¬ 
gnificato nel campo medico e accuratamente 
e precisamente tradotta in inglese, con 1 in 
d reazione della pronuncia e dell accentuazione 
inglese, con l’accentuazione italiana e con la 
spiegazione del significato quando ciò è rife- 
nuto necessario. 

Si comprende che in opere di simil fatta 
possa essere sfuggita qualche inesattezza, che 
però nulla toglie alla bontà di questo dizio¬ 
nario che sarà assai utile specialmente per i 
molti medici italiani che esercitano in paesi 
di lingua inglese e per i medici di lingua in¬ 
glese che leggono opere e riviste italiane.... 
ed auguriamoci che siano molti! fil- 


ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI 

Società Medico-Chirurgica di Padova. 

Seduta del 26 febbraio 1932. 

Presidente: Prof. G. Gagnetto. 

Ricerche sull’onda T dell’elettrocardiogramma. 

Prof. E. Peserico. — Nel corso di precedenti 
ricerche eseguite sull’animale l’A. ha potuto di¬ 
mostrare l’esistenza di un interessante rapporto 
ira altezza dell’onda T e gettata ventricolare, nel 
senso che ad ogni aumento della gettata corri¬ 
sponde una diminuzione dell’onda T e viceversa, 
ad ogni diminuzione della gettata un aumento 
di T. Data la grande importanza diagnostica e 
prognostica delle variazioni di quest’onda, si è 
creduto opportuno di ripetere anche sull’uomo le 

esperienze. . 

L’aumento della gettala è stato ottenuto in 

due modi diversi, sia facendo compiere all in¬ 
dividuo in .esame un esercizio muscolare, sia 
praticando una fleboclisi con soluzione fisiolo¬ 
gica tepida. In ambo i casi l’onda T subisce una 
netta e cospicua riduzione d’altezza. 

Le variazioni osservate sono da mettere m re¬ 
lazione, molto probabilmente, con l'influsso che 
le condizioni meccaniche del lavoro cardiaco 
esercitano sul bilancio energetico del miocardio. 

Dott ssa R. Denes e Doti. G. Denes. La dis¬ 
sociazione biologica e Vagglutinazione aspecifica 

del B. Coli. 

Dott. G. Muratori, — Ricerche istologiche e 
sperimentali sull innervazione del tessuto pan i- 
qanaliare annesso al sistema del vago ( paragan- 
glio carotico : giacimenti paravagali e intravagali). 

Contributo sulla patogenesi dello choc anafilattico. 

Prof. G. Dolcini. — L O. ha controllato le re¬ 
centi ricerche di Jelin intese a chiarire la pato¬ 
genesi dello choc anafilattico. Egli conferma che 


l'iniezione intracardiaca di piccole dosi di glicoge¬ 
no, in cavie normali, non sottoposte ad alcun 
trattamento, provoca uno choc spesso mortale. 
Anche nel coniglio è possibile ottenere, mediante 
iniezione endovenosa, lo choc glicogenemico. 
L’iniezione di amido non provoca segni di choc;, 
solo in dosi elèvate dà luogo ad embolia grave. 

Si discute il significato dello choc glicogene- 
mico per l’interpretazione palogenetica dello choc 
anafilattico. 

Azione dell’ormone ovarico sul moncone d’amputazione 
uterino. 

Dott. E. De Marchi. — L’O. ha studiato spe¬ 
rimentalmente il comportamento del moncone di 
amputazione dell’utero negli animali castiati e 

negli animali con annessi in sito. 

Egli ha notato che nei primi il moncone, come 

l'utero in toto, subisce una graduale involuzione, 
mentre nei secondi presenta ipertrofia del mio- 
melrio e della mucosa ed una evidente iperp-le- 
sia dell’elemento' ghiandolare. 

Discussione: Maurizio, Truffi, De Marchi. 

Dott. A. Cestari. — Contributo alla patogenesi 
della cosiddetta mixoglobulosi. 

Prof. R. Palma. — Presentazione di una porta¬ 
trice di bacilli del tetano guarita di una infezione 
recidivante e con reperto positivo di bacilli in 
ascessi concomitanti. 

Il Segretario : A. Cestari. 

Società Medico-Chirurgica di Pavia. 

Seduta del 19 febbraio 1932. 

Presidente: Prof. A. Ferrata. 

Esperienze sulle reazioni delle polveri da sparo. 

D. Viola. — L’O. esperimento su 38 tipi diversi 
di polveri da sparo le reazioni chimiche atte alla 
differenziazione di esse, e le esaminò alla luce 
di Wood; conclude che la prova specifica de a 
combustione di polveri a fumi è fornita solo dalla 
reazione di v. Gries: nessun utile elemento può 
ricavarsi dall’esame delle polveri e loro residui 
alla luce di Wood, perchè solo alcune poche pol¬ 
veri incombuste sono fornite di luminescenza 
mentre i residui della combustione hanno sem¬ 
pre una stessa colorazione giallastra indifferen¬ 
ziabile. 

Ferite multiple per arma da fuoco. 

Dott. G. B. Maffei. — L O. riferisce di una giova¬ 
ne donna sul corpo della quale furono riscontrate 
ben qundici ferite d’arma da fuoco. Dopo minuta 
descrizione del carattere e della posizione di °g ni 
singola ferita, discute i quesiti posti dall Auto¬ 
rità giudiziaria. Poiché erano lievi e dubbi ì ca¬ 
ratteri rilevati sulle ferite, risolve il problema 
coll’esame chimico dei fori trovati sugli indu¬ 
menti e precisamente su un golf di lana .dalla 
donna indossato, dall’esame del quale risulto che 

11 numero dei colpi era di dieci, cinque dei qua i 
attraversarono il corpo da parte a parte. 

L’arma feritrice era una pistola a rotazione 

12 colpi. . t * 

Il decorso di una emopatia sistematica durante sette anni 
dopo la splenectomia. 

Dott. L. Villa. - L’O. espone il decorso (li un 
caso (li mielosi iperplastica splenomegalica che, 
manteneutosi aleucemico per sei anni, venne 




[Anno XXXIX, Num. 13J 


SEZIONE PRATICA 


SOL- 


te anni or sono sottoposto in base a un differente 
orientamento diagnostico e splenectomia. A que¬ 
sta sono seguite modificazioni ematologiche che 
hanno consentilo una diagnosi esatta. Per sei 
anni dopo l’atto operativo è prevalsa la carat¬ 
teristica leucemica, ma da meno di un anno, 
mentre tale caratteristica si mantiene assai mo¬ 
derata, si viene sovrapponendo ad essa una 
netta poliglobulia. L’O. raccoglie i risultati di 
una osservazione, parte indiretta e parte diretta 
(i sette anni dopo la splenectomia) durata sinora 
complessivamente oltre tredici anni dall’inizio 
della malattia; ne trae le relative deduzioni senza 
per altro generalizzarne la portata. 

Un nuovo collirio anestetico: la percaina. 

Dott. A. Castelli. — L’O., dopo aver rilevato i 
difetti dei colliri anestetici attualmente di uso 
più comune e dopo aver fatto notare che nella 
letteratura riguardante l’oculistica la percaina è 
pochissimo nota, e sconosciuta in Italia, riferisce 
i risultati delle sue metodiche prove sperimentali 
e della pratica clinica. Conclude quindi che la 
percaina come collirio dà buon risultato aneste¬ 
tico di lunga durata nella concentrazione al 0,5%, 
provoca iperemia congiuntivaie, non midriasi, 
non paralisi dell’accomodazione; non intorbida la 
cornea, non modifica in modo sensibile la ten¬ 
sione endobulbare. Praticamente il collirio di per¬ 
caina non si è dimostrato utile per la chirurgia 
sul bulbo mentre ha reso all’oratore importanti 
servigi negli usi clinici (fonometria, medicazioni 
dolorose, estrazione di corpi estranei, sutura di 
ferite congiuntivali). 

A proposito dell’ulcera duodenale cosidetta ad anello. 

Dott. L. Ferretti. — L’O. ricordati brevemente 
i classici segni della nicchia da ulcera, descrive 
alcuni casi nei quali clinicamente od al tavolo 
operatorio venne riscontrata una lesione ulcera¬ 
tiva duodenale ed all’esame radiologico venne os¬ 
servata una particolare formazione di nicchia 
anulare. 

Espone quindi le ipotesi che possono dare una 
attendibile spiegazione del quadro morfologico ri¬ 
levato. Il Segretario : P. Introzzi. 

R. Accademia dei Fisiocritici di Siena. 

Seduta del 28 gennaio 1932. 

Contributo alla cura dei tumori cerebrali. 

Prof. G. Ayala. — Premette un breve sguardo 
generale sullo stato attuale dei tumori cerebrali, 
rilevando i successi già ottenuti dalla neurochi¬ 
rurgia e dalla radioterapia. Si sofferma sopra un 
procedimento terapeutico dall’O. seguito con van¬ 
taggio dei malati in molti casi giunti sotto la 
sua osservazione in stato generale molto grave, 
con minaccia della cecità; nel quale un qualun¬ 
que intervento radicale operativo sarebbe stato te¬ 
merario anche per ragioni contingenti. In simili 
casi bisogna preoccuparsi di combattere nel modo 
più rapido possibile i sintomi di ipertensione in- 
tracranica, che minacciano la vita del paziente. 

A tale scopo l’O. procede alla puntura dei ven¬ 
tricoli cerebrali, con punto d’elezione vario a se¬ 
conda dei casi, alla estrazione di liquido ventri¬ 
colare in una quantità maggiore o minore, in 
rapporto alla esistenza o meno di un idrocefalo 


ostruttivo, alla insufflazione intraventricolare di; 
aria sterile, in scarsa quantità (piando non si vuo¬ 
le eseguire la ventriculografia ed in quantità suf¬ 
ficiente, quando si crede necessaria l’esplorazione- 
ventriculografica. Alla puntura ventricolare fa se¬ 
guire la craniotomia decompressiva subtempora- 
le e suboccipilale ed infine sottopone il paziente 
ad irradiazioni profonde in 3 periodi: una imme¬ 
diata, dopo la craniotomia, una dopo circa 40-50- 
giorni ed una dopo un anno (2 dose eritema per 
ogni ciclo di irradiazioni, divise in 8-16 sedute). 

A dimostrazione dell’utilità del metodo, che 
può chiamarsi d’urgenza e che non esclude, anzi 
può preparare l’intervento radicale quando le 
condizioni del paziente lo permettono, l’O. ricor¬ 
da alcuni casi e ne presenta uno di tumore della 
fossa cranica posteriore, giunto nella sua Clini¬ 
ca in uno stato grave, con disturbi mentali, 
con tutta la sindrome d'ipertensione intracra- 
nica e con sintomi chiari della serie cerebellare. 
Il paziente, che ha sopportato benissimo la pun¬ 
tura ventricolare, la craniotomia e la prima 
serie d’irradiazioni profonde, già presenta un 
miglioramento tale, che solo con esami delicati 
si riesce a mettere in evidenza una sindrome ce¬ 
rebellare in miniatura, mentre i sintomi d’iper¬ 
tensione intracranica sono ridotti ad un edema 
papillare, aneli’esso molto minore che negli esa¬ 
mi precedenti alla cura. 

L’andamento successivo dirà se sarà il caso d’in¬ 
tervenire localmente per l’asportazione chirurgo 
ca del tumore. 

Prof. G. Petragnani. — Chiare prove dell’inesi¬ 
stenza del cosidetto « ultravirus tubercolare ». 

Sul pseudomixoma del peritoneo. 

Prof. G. A. Cuiurco e dott. Valensin Mario. — 
Trattano l’importante'argomento delle forme rare- 
appendicolari (idropiche, cistiche, mucocele, mi- 
xo-globulosi) e specialmente del pseudo-mixoma 
del peritoneo (soffermando la propria attenzione 
su di un caso studiato ampiamente sia dal lato 
clinico-radiologico, che da quello anatomo-pato- 
logico), la cui evoluzione clinica aveva dato il 
quadro di un neoplasma cieco-colico. 

La diagnosi fu stabilita al tavolo operatorio e 
l’esito fu letale per le condizioni gravissime di 
astenia e di cachessia del paziente. 

Nella cavità addominale fu trovata una gran¬ 
de quantità di liquido muco-gelatinoso, circa 4 
litri, e l’appendice obliterata alla base, ridotta ad 
una cavità contenente circa mille sferettine. 

Come contributo .personale vengono portati an¬ 
cora altri sette casi di idro. e di appendice cisti¬ 
ca mixomatosa, nei quali eran da rilevarsi nella 
storia dei pazienti coliche più o meno fugaci del 
quadrante di destra, e richiamanti l’attenzione 
sulla necessità di pensare alla possibilità del pseu¬ 
domixoma di origine appendicolare, malattia di 
natura benigna, diagnosi che potrà essere corro¬ 
borata dal reperto radiologico deH’immagine in¬ 
costante dell’invaginazione cieco-appendicolare, 
dalla massa mediale e dal decorso clinico. 

Dott. G. Cinotti. — Contributo alla farmacolo¬ 
gia della muscolatura liscia. 

Doti. G. Betti\ardi. — L’anatubercolina Pctra- 
gnani usala a scopo diagnostico. 

Dott. Allodi. — Di alcune notevoli alterazioni 
delle surrenali di origine tossica. 




502 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 13] 


Dott. B. Barni. — Nuovo tipo di antropometro 
verticale. 

Dott. A. Neri. — Sulle cause determinanti la 
morte dei girini immersi nell’acqua del Vivo. 

Dott. F. Provvedi. — Nuovo metodo di dosaggio 
volumetrico degli ipofosfiti. 

Dott. F. Provvidi. — Sul prodotto di ossidazio¬ 
ne dell’acetato crornoso. 

Dott. F. Provvedi. — Determinazione iodome- 
trica dei fluoruri. 

Sulla terapia calcica nei dementi precoci. 

Dott. V. Masignani. — Sulla scorta di quanto 
recentemente è stato fatto in Germania ed in Ro- 
mania ha praticato la terapia calcica ad un grup¬ 
po di 20 dementi precoci. Pur non avendo otte¬ 
nuto brillanti risultati, si ripromette di prose¬ 
guire e allargare le sue esperienze, completan¬ 
dole con ricerche di ordine biochimico e fisio¬ 
logico. Il Segretario. 

Società Medico-Chirurgica Bellunese. 

Seduta del 6 gennaio 1932. 

Presidenza: Prof. G. Pieri, presidente. 

Contributi alla chirurgia delle ghiandole endocrine. 

Prof. G. Pieri — L’O. riferisce sulla sua espe¬ 
rienza nel campo della chirurgia delle ghiandole 
a secrezione interna, all'infuori della tiroide. 

In un caso di osteite fibrosa trattato con tra¬ 
pianto di paratiroidi umane ottenne la caduta 
della iperealcemia e un miglioramento durato 
circa un anno; in seguito comparvero nuovi fo¬ 
colai su altre ossa. 

Un caso di spondiloartrite anchilosante progres¬ 
siva con compartecipazione delle grandi articola¬ 
zioni degli arti (giovane di 21 anni, malata da 12 
anni) fu trattato con la resezione della metà de¬ 
stra della tiroide, per asportare la paratiroide di 
un lato; seguì miglioramento dell’artrite verte¬ 
brale; le anchilosi degli arti (in cui si era veri¬ 
ficata quasi sempre la sinostosi) persistettero im¬ 
mutate. 

In 2 giovanetti (uno di 13 e l’altro di 19 anni) 
con asma timico da ipertrofia tardiva, la timecto- 
mia determinò guarigione che persiste rispettiva¬ 
mente da 7 e da 6 anni. 

A un omotrapianto testicolare praticato con la 
tecnica di Yoronoff in un uomo con ipertrofia 
prostatica in cui non si riusciva ad ottenere una 
buona Ambard, seguì scomparsa della ritenzione 
vescicale (non è possibile stabilire se ed in quanto 
abbia contribuito alla guarigione la resezione dei 
deferenti, praticata sistematicamente insieme alla 
cistotomia). 

In un caso di ipertensione arteriosa (uomo di 
63 anni con pressione a 230) la surrenalectomia 
unilaterale determinò un notevole miglioramento 
soggettivo; però la pressione a distanza di un 
anno e mezzo non è diminuita ma aumen¬ 
tata (275). 

Due surrenalectomie furono praticate per en- 
doarterite obliterante; in un caso si ottenne buon 
effetto (scomparsa della minaccia di gangrena nel 
piede residuale) che si mantiene da quasi tre 
anni; nell’altro non si riuscì ad evitare la com¬ 
parsa a distanza di 8 mesi dalla gangrena del 


piede residuale (si trattava di una donna di 76 
anni !). 

Prof. A. Ponzian. — Rottura uterina spontanea. 

Semplice metodo di colorazione dei bacilli difterici. 

Dott. G. Frigimelica. — L’O. presenta un suo 
metodo di colorazione elettiva per i bacilli difte¬ 
rici, che mette bene in evidenza i granuli polari. 

Esso consiste nel fare agire l’acido picrico in 
soluzione acquosa -sui bacilli previamente colo¬ 
rati con semplice bleu di metilene. I granuli po¬ 
lari appaiono di color rosso cupo mentre il corpo 
del bacillo rimane pallidamente colorato in azzur¬ 
ro. Con questo metodo restano pure ben colorati 
tutti gli altri germi e le altre formazioni esistenti; 
esso ha perciò il vantaggio di permettere l’osser¬ 
vazione di tutta la flora batterica senza menoma¬ 
mente stancare l’osservatore come il metodo di 
Neisser; inoltre ha il pregio che tanto la comune 
soluzione di bleu di metilene quanto l’acido pi¬ 
crico si conservano molto a lungo. 

Il Segretario: G. Locatelli. 

Società Medico-Chirurgica Bresciana. 

Seduta del 5 gennaio 1932. 

Presidente: Prof. U. Baratozzi. 

Dott. A. Magrassi. — Considerazioni sopra un. 
caso di stenosi congenita pilorica e sopra alcuni 
casi di fistola intestinale stercoracea. 

Prof. M. Fiamberti. — Sopra un caso di tumore 
endocranico. 

Prof. U. Baratozzi. — Presenta una malata af¬ 
fetta da miastenia pseudoparalitica. 

Seduta del 26 gennaio 1932. 

Presidente: Prof. LI. Baratozzi. 

Gangrena acuta dei genitali. Esiti lontani. 

Prof. A. Pellegrini. — Illustra un caso di noma 
della vulva osservato in una bambina di 2 anni 
nel corso di un ileotifo ed un caso di gangrena 
acuta (gangrena fulminante di Fournier) dei ge¬ 
nitali maschili in un soggetto di 65 anni. 

Nella prima osservazione si verificò la caduta 
delle grandi e delle piccole labbra e del clitoride, 
e residuò una cicatrice resistente con stenosi di 
alto grado dell’ostio vaginale. Fu operata di pla¬ 
stica all’età di 25 anni, ma con risultato non sod¬ 
disfacente. 

Nel secondo caso cadde in necrosi tutta la pelle 
della verga e dello scroto, si ebbe cioè un vero 
scuoiamento dei genitali; poco tempo dopo la eli¬ 
minazione dei tessuti necrotici l’O. praticò innesti 
epidermici alla Thiers ed il risultato prossimo e 
remoto fu buono. 

Perciò consiglia di praticare innesti epidermici, 
dopo caduti i tessuti necrotici, per favorire e sol¬ 
lecitare l’epitelizzazione della estesa perdita di 
sostanza, onde evitare cicatrici e retrazioni, che 
possono essere causa di gravi disturbi funzionali. 

La sutura della loggia tonsillare. 

Prof. L. PietrANTONI. — Ricorda come uno dei 
più gravi pericoli della tonsillectomia sia l’emor¬ 
ragia. Riporta statistiche recenti di chirurghi spe¬ 
cialisti in cui la percentuale dei casi con emorra- 
o-ìr grave è notevolmente elevata. Il mezzo più ef- 


[Anno XXXIX, Num. 13j 


SEZIONE PRATICA 


503 


ficace per arrestare l’emorragia è la sutura della 
loggia tonsillare. Contro tale intervento sono state 
levate diverse obiezioni fra le quali le più im¬ 
portanti sono: 1) esso è molto doloroso; 2) è trau¬ 
matizzante; 3) è deformante in quanto lascia cica¬ 
trici vaste che favoriscono il ristagno e quindi le 
infezioni; 4) possono residuare disturbi funzio¬ 
nali della deglutizione e dell'udito per stiramento 
dei muscoli faringo-tubarici. 

L’O. ritiene che tutti i succitati inconvenienti 
si evitino facilmente adottando gli speciali accor¬ 
gimenti di tecnica che egli suole usare nella sua 
pratica professionale. 

L'intervento non è infatti doloroso se si esegui¬ 
sce quando l’anestesia è ancora in atto a breve 
distanza dall’atto operatorio; non è traumatizzan¬ 
te se si evita di praticare la sutura completa del¬ 
la loggia, che è inutile; basta un semplice punto 
di sutura al terzo inferiore della loggia tonsillare 
nel luogo cioè dove esistono i principali vasi san¬ 
guigni. La cicatrice che ne consegue non è affatto 
deformante e scompare del tutto dopo qualche 
mese. Altra norma utile è quella di togliere il 
punto presto, dopo 24 ore, non dopo 5-6 giorni 
come alcuni fanno, poiché i muscoli affrontati 
colla sutura per la ben nota azione emostatica 
del muscolo stesso, provocano prontamente l’emo¬ 
stasi così che è inutile aspettare l’adesione cica¬ 
triziale dei pilastri. Nessun pericolo quindi di ri¬ 
stagno. Infine lo stiramento dei muscoli faringo- 
tubarici dipende da errori di tecnica dovuti al¬ 
l’orgasmo del momento e a erronea applicazio¬ 
ne del punto posteriore di sutura. 

Il Segretario : Prof. M. Fiamberti. 

Società Piemontese di Chirurgia. 

Seduta del 9 gennaio 1932. 

Presidente: Prof. M. Donati. 

Dolt. G. Bkrtim — Costa cervicale fluttuante 
con compressione della vena succlavia. 

Doti. G. Bettazzi. — Intervento per costa cer¬ 
vicale. 

Doti. G. Bettazzi. — - Sull’inversione lutale del¬ 
l’utero. 

Seduta del 23 gennaio 1932. 

Prof. E. Polacco. — Riferisce in modo parti¬ 
colare su sei casi di ulcera , perforata. 

Dott. C. Ingaramo. — Sulla cura dei flemmoni 
della guaina del carpo. 

Dott. G. Cucco. — Cisti da echinococco calcifi¬ 
cata del fegato. 

Ileo da cisti del mesentere. 

Prof. E. Polacco. — La cisti multiloculare sti¬ 
rava l’ansa verso il piccolo bacino e l’aveva torta 
di 180 u . La tumefazione venne asportata, resecan¬ 
do l’ansa del tenue lunga 25 cm., eseguendo l’a¬ 
nastomosi termi no-terminale. Nel liquido della ci¬ 
sti, incoloro, fluido, alcalino erano abbondanti 
cristalli di colesterina. 

Su due casi di cisti non parassitarle del fegato. 

Dott. Zanardi. — Nel primo caso la diagnosi di 
natura e di sede si presentava piuttosto difficile, 
ma si potè escludere si trattasse di una lesione 
renale; nel secondo caso si presentava ardua la 


diagnosi di sede e l’esame radiologico indirizzava 
al concetto diagnostico verso un’affezione cistica, 
probabilmente retroperitoneale. 

Nel 1° caso fu possibile l’as,portazione della ci¬ 
sti, nel 2° fu fatta la marsupializzazione della 
sacca. 

Seduta del 6 febbraio 1932. 

Presidente: Prof. M. Donati. 

I riflessi reno-renali. 

Dott. M. Sacchi. — In una donna che accusava 
da una quindicina di anni dolori alla regione re¬ 
nale d., ematuria intermittente, periodi febbrili, 
pus nelle orine, all’esame funzionale dei reni si 
trovò che quello di d. era sano, mentre quello 
di sin. era infetto e con funzione pressoché nulla. 
All’esame radiografico di tutto l’albero urinario 
si trovò un grosso calcolo nel bacinetto sin. ed 
altri nei calici e nelle papille, di cui riproduce¬ 
vano esattamente la forma. 

Radiogrammi eseguiti altrove, della sola regio¬ 
ne renale destra erano stati naturalmente ne¬ 
gativi. 

Discussione: prof. Donati. 

Prof. B. Anglesio. — Lussazioni, fratture della 
spalla e del gomito. 

Discussione: Camera, Anglesio B., Garbagni, De- 

BERNARDI L., DONATI. 

Pseudo-calcolo renate da cisti di echinococco calcificata. 

Prof. P. Croveri e dott. F. Placeo. — Dolore 
spontaneo ed alla pressione della loggia renale d.; 
all’esame radiologico: massa oscura, grossa co¬ 
me una noce, situata nella loggia renale d.; al¬ 
l’esame pielografico, dopo iniezione di ioduro di 
litio si nota che la massa opaca è nel parenchima 
renale e non occlude il bacinetto; eosinofili 1,5 %. 
Nefrotomia. La massa che risulta calcarea ha una 
capsula propria, è friabile; la capsula è nettamen¬ 
te lamellare e si trova la presenza di un uncino 
di tenia. 

Rilievi sulla tecnica della anestesia perdurale. 

Prof. Bertocchi. — All'ammalalo si fanno due 
iniezioni di morfina di un ctg. Luna, una due 
ore prima e l’altra un’ora prima dell’atto opera¬ 
tivo; per la anestesia si usa il comune ago da 
rachianestesia. 

L’O. ha scelto come solvente della novocaina la 
sol. fisiologica, satura di cloroformio (5 per mille 
di cloroformio) .perchè è più diffusibile nei grassi 
che la solita soluzione. 

Le fiale sono preparate con 50 cc. di soluzione 
di novocaina all’uno per cento ed un cc. di adre¬ 
nalina. 

Ebbe anestesie pronte e sicure. 

L’O. si diffonde a descrivere la tecnica di pe¬ 
netrazione nello spazio peridurale, di iniezione 
del liquido anestetico ed il modo di stabilirsi 
dell’anestesia. 

Discussione: Cucco, Debernardi. 

Prof. Pecco. — Ernia totale del tenue attraverso 
il mesocolon trasverso e l’epiploon gastrocolico, 
in antico gastroentero anastomizzato. 

Prof. L. Caporale. — Torsione isolata cronica 
del colon trasverso con rotazione dello stomaco. 

Vili ata. 





•504 


<( IL POLICLINICO » 


IAnno XXXIX, Num. 13) 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


IGIENE. 


Le disinfezioni degli ambienti nelle ma¬ 
lattie infettive. 


Prof. G. Pecohi, -direttore 
e Sanila. Roma. 


de 11’Ufficio d’igiene 


Alcuni anni or sono (1926) destò un certo 
rumore e sollevò discussioni nel mondo dei 
medici e degli igienisti un rapporto presen¬ 
tato al Comitato deH’Ufllicio intemazionale 
d’igiene a Parigi dal Prof. Carlo Chagas, Di¬ 
rettore Generale della Sanità Pubblica del Bra¬ 
sile, sulla « pratica attuale delle disinfezioni 
finali » dei locali abitati e degli oggetti usati 
da infermi di malattie infettive. L’A., prenden¬ 
do motivo dalla scarsa resistenza dei germi pa¬ 
togeni nel mondo esterno, giunse alla conclu¬ 
sione che, avvenendo la trasmissione dei con¬ 
tagi pressoché esclusivamente per mezzo dei 
malati, dei portatori di germi e degli anima¬ 
li trasmettitori, « la profilassi delle malattie 
trasmissibili doveva essere orientata, sopra lut¬ 
to, dal concetto fondamentale che le sorgenti 
di contagio sono costituite dagli esseri viventi e 
non dai luoghi e dagli oggetti inanimati » e 
pertanto le disinfczioni di questi luoghi e di 
questi oggetti erano da considerarsi come « una 
misura profilattica anacronistica e senza in¬ 
dicazione pratica ». 

Gli igienisti intervenuti in prosieguo di tem¬ 
po nella questione sollevata dallo Chagas non 
convennero tutti nelle sue conclusioni; ma mol¬ 
ti dovettero riconoscere che, se alcune affer¬ 
mazioni erano forse troppo assolute, altre ri¬ 
spondevano a verità. 

Ma lo Chagas non era il primo a richiamare 
l’attenzione del mondo medico e delle Auto¬ 
rità sanitarie sulla questione. 

Già molti anni indietro Fiessinger aveva iro¬ 
nicamente detto : contro il pericolo esistente 
nella gola e nelle fosse nasali dei malati noi 
disinfettiamo i mobili; già nel 1907 Lemoine 
aveva, con esperienza in eccepibile, dimostrato 
l’inutilità delle disinfezioni dei locali occupati 
da morbillosi per impedire la diffusione della 
malattia tra coloro che subito dopo avesse¬ 
ro occupati i medesimi locali: Bellei, da noi, 
sosteneva le medesime idee a riguardo della me¬ 
ningite cerebro-spinale epidemica; io stesso, 
molti anni or sono, modestamente mi permet¬ 
tevo di ricordare che in materia di profilassi 
non si poteva pretendere troppo dalle disinfe¬ 
zioni e che ad ogni modo la loro utilità do¬ 
veva considerarsi sempre subordinala alla na¬ 
tura alla sede e alla resistenza di ciascun con¬ 
tacio. 

Ma molti altri ancora, e con voce autorevole, 
sono andati più in là: E. Roux, M. Neisser, 
A. Balfour, Ch. Chapin, Grassber^er, Rose- 


nau, per non citare che alcuni, riconferman¬ 
do che i contagi non avvengono per gli og¬ 
getti inanimati e che nell’ambiente i germi pa¬ 
togeni — eccettuati quelli sporulati — muoio¬ 
no in breve tempo per effetto della ossida¬ 
zione, della luce solare, del disseccamento, 
vengono a concludere -che la moda delle di¬ 
sinfezioni terminali ha fatto il suo tempo. 

Queste conclusioni hanno trovato ormai so¬ 
stenitori anche a riguardo di un germe rite¬ 
nuto tra i più resistenti nellambiente esterno: 
il bacillo della tubercolosi. La disinfezione di 
una casa già abitata da un tubercolotico era 
in passato severamente reclamata perchè ri¬ 
tenuta « causa permanente di germinazione bat¬ 
terica » (Landouzy). Oggi non soltanto rigo¬ 
rose esperienze di laboratorio, ma l’esperien¬ 
za pratica fanno ritenere un po’ diversamente. 
In Germania associazioni antitubercolari di¬ 
verse hanno dovuto riconoscere che l’acqua, il 
sapone o la soda e la iscopa, insieme con una 
buomai aereazione e dov'è possibile con il sole, 
rappresentano il migliore sistema di allontana¬ 
mento dei germi patogeni daH’ambiente abi¬ 
tato da tubercolotici; a Cristiania, sin dal 1910, 
per la- tubercolosi, come per molte altre ma¬ 
lattie contagiose, non si usa più che un’ac¬ 
curata pulizia dell’ambiente. Negli Stati Uni¬ 
ti la disinfezione finale è oggi sostituita da 
una « pulizia a fondo », mentre si cura, egual¬ 
mente in Germania e in altri paesi, l’ado¬ 
zione di misure profilattiche domiciliari du¬ 
rante il decorso di una malattia contagiosa. 
Velie norme vigenti dal 1921 in Prussia la di¬ 
sinfezione terminale non è più formalmente 
prescritta; essa viene, fatta soltanto a richie¬ 
sta. 

Dunque, si ritorna all’antico, cioè a quando 
non si conoscevano tutti i disinfettanti mira¬ 
colosi di oggi. E si torna a riconoscere, anche 
in esito a esperienze recenti, che la pulizia 
accurata costituisce sempre la miglior dife¬ 
sa della casa. Appunto il solo lato utile di 
tanti lavaggi con disinfettanti che si pratica¬ 
no, a torto o a ragione, nelle abitazioni o in 
altri locali, è, senza dubbio, quello di servire 
ad allontanare meccanicamente la più gran 
parte dei germi! 

Ma la pulizia, per essere efficace e rimuo¬ 
vere insieme alla sporcizia anche il materia¬ 
le infettante, cioè vivo e virulento, che ad es- 
isa si sia mescolato per la presenza di un ma¬ 
lato infettivo, non va fatta dopo la guarigio¬ 
ne di lui, dopo il suo trasferimento o dopo 
la sua morte, quando cioè la sorgente dei 
germi non esiste più nell’ambiente, ovvero 
quando i germi in esso pervenuti siano già 
morti naturalmente. Tale pulizia va fatta tut¬ 
ti i giorni e anche più volte al giorno, c e oc¬ 
corre, mentre si svolge la malattia. 







'Anno XXXIX, Num. 13] 


SEZIONE PRATICA 


oOi 


Le escrezioni di tali inalati, emesse di re¬ 
cente, come pure gli oggetti da esse imbrat¬ 
tali di tresco, contengono senza dubbio germi 
pericolosi nelle condizioni di maggiore viru¬ 
lenza perchè non ancora soggiaciuti all’azio¬ 
ne degli agenti esteriori : donde la necessità 
di portare su di essi immediatamente e con¬ 
tinua! ivamente la nostra attenzione. 

A Roma, nonostante il raddoppiarsi della 
popolazione, il numero degli operai disin¬ 
fettori dell’Ufficio d’igiene municipale inca¬ 
ricati di procedere alle disinfezioni terminali 
degli ambienti già occupati da infermi di ma¬ 
lattie trasmissibili, non è stato aumentato af¬ 
fatto negli ultimi venticinque anni. 

Si sono invece istituiti, e sempre accresciu¬ 
ti, servizi di assistenza, profilattica al domi¬ 
cilio degli infermi durante tutto il corso della 
loro malattia. Questi servizi sono affidati a don¬ 
ne disinfettrici, appositamente istruite, le qua¬ 
li sono bene accolte dalle famiglie dei malati, 
e, mentre coadiuvano le massaie nella tenuta 
e nella pulizia della stanza e della casa del¬ 
l’infermo, applicano e insegnano alle fami¬ 
glie le misure di profilassi utili a seconda 
delle diverse infezioni. In tal modo, ripor¬ 
tando le disinfezioni al loro giusto e tempe¬ 
stivo valore, si può insegnare ai profani quan¬ 
to (e non più) si può ottenere da esse in pre¬ 
senza di singoli malati contagiosi o di epi¬ 
demie e quanto di meglio e di più si possa 
raggiungere con altri mezzi. Infine, così ope¬ 
rando, non si ha più ragione di procedere 
alle disinfezioni finali, salvo, per a cune in¬ 
fezioni, a - quelle degli effetti letterecci. 

Purtroppo però la mentalità del pubblico 
grosso è ancora volta al feticismo esclusivo 
per i lavaggi disinfettanti della mobilia, degli 
arredi, dei pavimenti e dei muri o per le fu¬ 
migazioni ai formolo, nonostante, per queste 
ultime in particolare, l’assenza ormai dimo¬ 
strata (e dallo stesso Flùgge che n’era stato il 
propugnatore!) di ogni potere di penetrazio¬ 
ne. Ricordiamo appena le richieste imperiose 
di disinlezioni di case, di uffici e persino di 
* Ira de durante la pandemia d’influenza del 
1918-19, proprio mentre uni consesso autore¬ 
vole — l’Accademia di medicina di Parigi — 
ne proclamava l’inutilità! 

È da, augurarsi ielle tale mentalità, con una 
continua azione di istruzione e di propagan¬ 
da, possa anche in questo campo mutare. PeT 
questa opera sapiente e paziente si deve fare 
affidamento sopratulto sui medici liberi eser¬ 
centi. Si risparmieranno così alle pubbliche 
Amministrazioni spese non lievi e non si creerà 
nelle masse quellai fallace illusione nel tocca¬ 
sana di tante disinfezioni, illusione che fa 
trascurare misure profilattiche assai più utili 
e incita a proteste contro le Autorità che non 
eseguono disinfezioni sufficienti per impedire 
la diffusione delle più diverse malattie. 


Ma è da augurarsi anche che, come già al¬ 
cuni paesi hanno fatto, tutti gli Stati nei qua¬ 
li tuttora vige l'obbligatorietà delle disinfezio¬ 
ni terminali modifichino le disposizioni in 
materia in senso più moderno, in accordo 
con il progresso delle nostre cognizioni. 

SEMEIOTICA. 

Le reazioni di flocculazione e la sierodiagnosi della 

sifilide. 

Fino a 15 anni fa la tecnica della sierodia- 
gnosi della sifilide si riassumeva tutta nella 
classica reazione di Wassermann e nelle sue 
varianti. 

Vernes con la sua reazione di flocculazione 
ha aperto la strada a una nuova serie di me¬ 
lodi che in questi ultimi anni si son venuti 
affermando. 

R. Demauche (Ball. Medicai , 30-1-32) espo¬ 
ne i vantaggi delle reazioni di flocculazione, 
che a differenza della R. W., sono reazioni di¬ 
rette, tra antigene e siero in esame. 

Esposte succintamente le tecniche delle varie 
reazioni di flocculazione (R. di Vernes, R. di 
Sachis-Georgi, R. di Muller, R. di Meinicke, R. 
di Kahn) FA. conclude che, pur senza dover 
escludere dalla pratica comune le reazioni ti¬ 
po Wassermann, le reazioni di flocculazione, 
specie quelle di Vernes, di Sachs-Georgi e di 
Kahn sono da tenersi nella massima conside¬ 
razione sia per la loro semplicità che per l’at¬ 
tendibilità assoluta dei loro risultati. 

M. Pons. 

La diagnosi precoce di tubercolosi mediante la pro¬ 
va optoinetrica di flocculazione di Verues. 

W. 0. Fischer (South Africa Med. Journ ., 
23 gennaio 1932) ha studiato il comporta¬ 
mento della reazione di Vernes (flocculazione 
del siero di sangue trattato con soluzione di 
resorcina) in 987 indigeni del Sud-Africa. 

Tu' 804 maschi non tubercolotici la densità 
ottica colla reazione di Vernes fu inferiore a 
25, in 107 malati febbrili non tubercolotici fu 
superiore a 30 nel periodo febbrile e inferiore 
dopo caduta la temperatura, mentre in 66 casi 
di tubercolosi polmonare, in 8 di tubercolosi 
miliare, e 2 di tubercolosi di altri organi al- 
l’infuori del polmone la densità ottica fu sem¬ 
pre superiore a 30 per tutta la durata del pe¬ 
riodo di osservazione. J1 Fischer ritiene per¬ 
ciò che la reazione di Vernes abbia notevole 
importanza per la diagnosi precoce di tuber¬ 
colosi. R. Lusena.' 

CASISTICA. 

Le cirrosi epatiche. 

La frequenza delle cirrosi varia secondo i 
paesi; uno dei massimi sarebbe dato dalla 
Svizzera (10 % delle autopsie), la media ge¬ 
nerale in Europa sarebbe, secondo N. Fies- 



506 


<( ir, POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Ni m. 13; 


singer ( Journal des praticiens, 24 oltobre 
1931) di 2-3 %. L’iailcoolismo rappresentereb¬ 
be in Europa la causa delle cirrosi nel 48-60 % 
dei casi; nei paesi tropicali, interviene come 
causa la malaria; molto varie sono le percen¬ 
tuali delle cirrosi dovute alla sifilide ed alla 
tubercolosi. 

Predomina generalmente la forma di Laen- 
nec (34-90%); quella sifilitica varia dall’ 1 al 
10 %, quella pigmentaria è rara, mentre sono 
più frequenti le cirrosi grasse. 

La cirrosi della malattia di Banti è più fre¬ 
quente nei paesi caldi ed al Giappone; le cir¬ 
rosi cardiache sarebbero frequenti in Polonia; 
rara è la forma di Hanot. Quelle biliari da co- 
lostasi si osservano in proporzioni variabili da 
2 a 17 % dei casi. 

La cirrosi può anche aversi inell’atrofia gial¬ 
la acuta ed, in alcuni paesi, per zooparassiti 
(schistosoma). 

Per quanto riguarda il trattamento, i com¬ 
plessi mercuriali occupano una parte notevole 
come diuretici; i criteri essenziali per la cura 
sono però il riposo assoluto ed una dieta a 
base di idrati di carbonio. fil. 

Coliche epatiche a sinistra in un caso di inversione 

viscerale. 

P. Carnot (Paris Medicai, 26 dicembre 
1931) riporta il caso di una donna di 32 anni 
che, avendo goduto in precedenza di una ec¬ 
cellènte salute, da tre mesi era presa brusca¬ 
mente da coliche violente che rendevano ne¬ 
cessario l'uso della morfina. Queste coliche 
avevano una sede nettamente localizzata a si¬ 
nistra, al di sotto delle false costole e si pre¬ 
sentavano periodicamente, ad intervalli sem¬ 
pre più ravvicinati, con irradiazione del do¬ 
lore alla spalla sinistra. 

La malata aveva tinta subitterica, specie 
alle congiuntive; le feci a più riprese erano 
state decolorate e le urine anormalmente scu¬ 
re. La palpazione a sinistra provocava dolore, 
in un punto molto preciso, al di sotto delle 
costole, simmetrico del punto cistico; in que¬ 
sto punto era positivo il segno di Gilbert- 
Murphy. 

Un esame clinico accurato, corroborato dai 
risultati radiografici, dimostrò una inversione 
totale dei visceri, una eterotassia, cosicché la 
cistifellea era a sinistra, in un punto simme¬ 
trico della sede abituale. C. Toscano. 

Le colecistiti da appendiciti. 

L. Giuseppe ( Archivio italiano di Chirurgia , 
nov. 1931) ammette la dipendenza delle cole¬ 
cistiti da pregressi attacchi appendicolari. La 
via di comunicazione sarebbe data dalla rete 
linfatica del Braithwaite la cui non costanza 
spiegherebbe come non tutti gli appendiciti¬ 
ci diventino colecistici. 


È sostenitore delE-appendicectomia al pri¬ 
mo attacco appunto per evitare oltre il perico¬ 
lo del male in sè la possibile diffusione del 
processo alla colecisti. Alieri. 

TERAPIA. 

Sul trattamento delPotosclerosi. 

Rose-nfeld (Mediz. Klinik , 15 gennaio 1932) 
considera l’otosclerosi come un processo osteo- 
malacico localizzato, di natura, costituzionale 
e di origine endocrina. Esso presenterebbe 
nette analogie anche con l’osteocondrite gio¬ 
vanile deformante. Il tessuto osseo, rammol¬ 
lito in seguito alla perdita di calcio, verrebbe 
ad essere sostituito da tessuto fibroso, sclero¬ 
tico. Il nervo acustico risulterebbe più o me¬ 
no interessato in tale processo: i rumori, che 
costituiscono uno dei sintomi dell’otosclerosi, 
tradurrebbero l’irritazione del n. a.; la sor¬ 
dità finale sarebbe dovuta a compressione e 
obliterazione di esso. 

Poiché neH’osteomalacia risponde bene la 
adrenalina, l’A. ha voluto saggiare questo ri¬ 
medio iu parecchi casi di otosclerosi e ne ha 
ottenuto buoni risultati. In 4 casi iniziali si 
produsse un miglioramento marcato nelle con¬ 
dizioni delTudito. In, alcuni casi scompar¬ 
vero del tutto i rumori. L'importante è di 
valersi di dosi piccole, re fratte, quasi omeo¬ 
patiche: 1/20-1/5 di milligrammo al giorno; 
nonché di continuare la cura a lungo: si ri¬ 
chiede molta perseveranza così da parte del 
jìaziente come del medico. Non si produssero 
accidenti di sorta. Conviene regolarsi sulla tol¬ 
leranza o sulle reazioni del paziente. 

Anche altri rimedi, idonei a fissare il cal¬ 
cio, sono indiioali : così l’olio di fegato di mer¬ 
luzzo oppure l’ergosterolo irradiato. Può esse¬ 
re anche vantaggiosa una cura calcica; ma 
ciò che più si richiede è l’impiego dei calcio- 
fissatori, A. P. 

Dieci anni di esperienza nella cura della cataratta 

con estratti di cristallino. 

E. Davis ( American Medicine, gennaio 1932) 
riferisce in riassunto il risultato delle sue ri¬ 
cerche sperimentali e delle sue osservazioni 
cliniche relative al trattamento della catarat¬ 
ta con sieri anticristallino e con antigeni co¬ 
stituiti da estratti di cristallino. Queste inda¬ 
gini si basano largamente sulla nozione della 
specificità d’organo, intesa in senso immu¬ 
nitario, posseduta dal cristallino. 

Le conclusioni pratiche cui giunge l’A. so¬ 
no fondamentalmente le seguenti : non tutti 
i tipi di cataratta reagiscono in ugual ma¬ 
niera al trattamento con estratti di cristalli¬ 
no: sono suscettibili di risentire in grande 
percentuale beneficio e spesso notevole mi¬ 
glioramento le forme di cataratta senile sot- 
tocapsulare; così pure risentono favorevolmen¬ 
te della cura le forme corticali, mentre' nes- 




'Anno XXXIX, Nlm. 13] 


SEZIONI-: PRATICA 


507 


sun vantaggio ritraggono le torme nucleari, 
sclerosanti e capsulari. Ciò che è della mas¬ 
sima importanza per l’esito nella cura è la 
diagnosi precoce e conseguentemente un pre¬ 
coce e attivo trattamento. Ch. 

Nelle celluliti. 

H. Ledere (La Presse médicale , 9 die. 1931) 
consiglia di usare l’edera comune (H edera he- 
lix), che agirebbe per l’ederina, ad azione e- 
molitica e vasocostrittiva. Si possono usare di¬ 
rettamente le foglie, facendone dei decotti ed 
applicandoli come bagni locali o fomentazio¬ 
ni calde. Se non si hanno a disposizione le 
foglie, si faranno dei leggeri massaggi con la 
seguente pomata. 


Alcoolatura (od estratto fluido) 

di 


Edera 

o • 

5 

Essenza di origano 

gocce 

XX 

Lanolina 

g. 

20 

Sugna (oppure Vaselina) 

g- 

40 

fil. 


MEDICINA SCIENTIFICA 


Osservazioni quantitative sulla proteinuria nella ne¬ 
frite. 

Nella letteratura vastissima dell’ultimo se¬ 
colo su questo argomento appare evidente che 
fu studiata più la concentrazione delle protei¬ 
ne nelle urine che la quantità totale eliminata. 
La concentrazione proteica è inversamente pro¬ 
porzionale alla quantità di urina- eliminata e 
la quantità totale eliminata nelle 24 h. è l’e¬ 
sponente delle condizioni del malato. 

P. M. Tookev Kerridge (The Qiiarterly Jour¬ 
nal of Medec ., gennaio 1932) ha studiato la 
proteinuria di 23 malati (senza fare distinzio¬ 
ne fra nefrite e nefrosi). Il quantitativo delle 
proteine era calcolato colla differenza fra a- 
zoto totale e azoto non proteico delle urine. 

La concentrazione proteica nelle urine è più 
alta la mattinìa presto e la sera e c’è un au¬ 
mento anche verso la metà della giornata e 
questo comportamento si osserva tanto in ca¬ 
si con abbondante quanto in casi con scarsa 
perdiU totale di proteine. Il comportamento 
inverso si osserva neH’albuminuria ortostatica. 

Quando il nefritico si alza da letto, la quan¬ 
tità delle urine diminuisce mentre aumentai 
la concentrazione proteica. L’urea provoca au¬ 
mento notevole della quantità delle urine con 
diminuzione della concentrazione proteica, pe¬ 
rò la quantità totale di proteine eliminate ri¬ 
mane invariata; continuando per -più giorni a 
somministrare urea, si ritorna alle condizioni 
trovate prima della cura. Press’a poco nello 
stesso modo agisce il citrato di potassio. 

In un nefritico nel quale comparve un’in¬ 
fezione acuta, spesso coccica, si ebbe coll’ini¬ 
zio del processo infettivo caduta della quan¬ 
tità delle urine ed aumento della concentra¬ 


zione proteica' ma senza che variasse la quan¬ 
tità totale delle proteine eliminate. 

Da queste osservazioni appare evidente che 
è più importante conoscere la quantità totale 
di proteine eliminate nelle 24 h. che la con¬ 
centrazione di ogni minzione. Se non si può 
conoscere la quantità di proteine in 24 h., sa¬ 
rà meglio vedere la concentrazione proteica 
delle urine della mattina presto. 

R. Lusena. 

Albumina urinaria e nefrite. 

W. A. Thomas (Jourì i*. amer. med. assoc., 
10 ott. 1931) osserva che il quadro cli¬ 
nico della nefrite è dovuto essenzialmente a 
lesioni dei tessuti generali e specializzati, a 
disturbi nel metabolismo dei tessuti e del bi¬ 
lancio minerale piuttosto che a deficienza del¬ 
la funzione renale ed a ritenzione di prodot¬ 
ti di rifiuto e di acqua. 

11 rene, normale o mailato, esercita una 
azione selettiva sulle albumine circolanti nel 
sangue-, trattenendo quella normale e\d eli¬ 
minando quella estranea all’organismo. 

Mediante l’iniezione endovenosa di cloruro 
di sodio al 5 %, si possono produrre, nei ca¬ 
ni, la nefrite artificiale e l’uremia; in questa 
uremia artificiale, l’albumina urinaria è co¬ 
stituita da pura albumina dei tessuti. 

Quando l’albumiina dei tessuti viene scissa ar¬ 
rivando ad un prodotto tossico, questo si com¬ 
bina con la proteina del siero e costituisce 
l’albumina estranea che viene eliminata co¬ 
me tale per Purina. 

La presenza della proteina del siero nell’u- 
rina va considerata come un meccanismo di¬ 
sintossicante. fil. 


POSTA DEGLI ABBONATI. 

Ultra-filtrabilità. — Al Dott. I. N. : 

Conviene distinguere fra filtrabilità e ultra- 
filtrabilità; la prima avviene attraverso le can¬ 
dele porose (di caolino o di farina fossile; 
così le Cham berla nd e le Berkefeld); la 
seconda avviene attraverso le membrane se¬ 
mipermeabili (sacchetti di collodio, membrane 
di Zsigmondy e Bachmann). 

I virus filtrabili si dicono anche ultra-virus; 
invece per i virus ultra-filtrabili si è proposta 
la designazione di ultra-ultra-virus. Generati- 
mente però tale distinzione non viene fatta. A 
tutti si applica la designazione di infra-mi- 
crobi. I. 

Cura antiluetica di prova, in un bambino so¬ 
spetto eredolartico per cefalea. — Al dott. 

S. C. da Tr. : 

Risp. — Prima di iniziare una cura di pro¬ 
va per sospetto di eredolues, è necessario, 
oltre ad un accurato esame, assolvere tutti i 
mezzi di accertamento: reazione di Wasser- 






« IL POLICLINICO ». 


[Anno XXXIX, Num. lo 1 



maini , esame del liquor (trattandosi di una 
torma morbosa monosintomatica : cefalea). 

È compito difficile giudicare sugli effetti 
di una cura di prova; basterà riflettere alle 
tallito coincidenze, che sono le nemiche della 
logica e del buon senso medico, e ad la respon¬ 
sabilità che il medico, assume nel donare ad 
un bambino una patente di sifilide, che pe¬ 
serà per tutta la vita, senza che in. seguito si 
possano più avere utili controlli! Se, nel caso 
particolare, il liquor è negativo, bisogna tro¬ 
vare altra ragione della cefalea. 

Se l’esame è posilivo, per la lues, salvo le 
dosi, la cura non si differenzia da quella che 
si esegue negli adulti : cura lunga, intermit¬ 
tente, a^ dosi generose . 

Rimedi: bismuto, neosalvarsan, mercurio; 

Controlli: esame clinico, reazioni specifi¬ 
che, sul sangue e sul liquor, disturbi subbiet- 
tivi. 

Le cure devono essere miste e complete; 
devono essere ripetute con tregue di 2-3 mesi, 
-almeno 2 volte all’anno. 

Naturalmente bisogna controllare le urine e 
sorvegliare la bocca, specialmente durante le 
•cure mene uria li e l>i semitiche invece del Neosai 
varsan, se non può essere usata la via endo¬ 
venosa, si potrà ricorrere alla via intramu¬ 
scolare (Neo I. C. I. Myo salvar san). 

t. p. 

Opere di psicotecnica, specialmente applicate 

all'aviazione. — All’abb. n. 9710-2: 

B. Herwig. Psychotechnische Methoden irn 
Verkehrswesen. Urban e Schwarzenberg. Vien¬ 
na 1928. — A. Herlitzka. Methoden zur Àus- 
wahl und Kontrolle der Luftzcugfahrer. Ibi¬ 
dem. — L. Walther. La technopsyoologie du 
travail industriel. Delachaux e Niestlè, Neu- 
chatel e Paris, 1926 (ne è stata pubblicata re- 

• con temente la traduzione italiana). — M. Moers. 

Psicologia del trabajo profesional ( psicotecnia ), 
Edltorial Labor, Barcelona, 1926. — W. 

Moede. Lehrbuch der Psychotechnik. Springer, 
Berlin, 1930. (È stato pubblicato soltanto il 
primo volume, che ha un prezzo assai eleva¬ 
to). — A. Casarini. La scelta dei piloti per la 
navigazione aerea. Libreria dello Stato, Ro¬ 
ma, 1925. 

Sulla scelta psicotecnica dei piloti d’avia¬ 
zione, veda inoltre i numerosi lavori del Prof. 
A. Gemelli che è stato un pioniere in questo 

• campo. fiL 

AlPabb. n. 9977-2: 

Un eccellente trattato è quello di E. Grafe : 
Die Krankheiten des Siojfwechsels und ihre 
Beliandlung. Springer ed. Berlin, 1931. Co¬ 
me trattato fondamentale di fisiopatologia del 
ricambio, posso indicarle quello edito dallo 
stesso Springer: Stoffwechsel und Energie- 


wechsel , dovuto alla collaborazione di vari 
autori, che ha però il difetto di essere molto 
costoso (118 RM.). fil. 


VARIA 

L’inno della Doppia Croce. 

Come è noto, il maestro Riccardo Zando- 
nai ha composto per la « Federazione Italiana 
Nazionale Fascista per la lotta contro la tu¬ 
bercolosi » su parole di G. Zucca, Vinno della 
doppia croce. 

L’inno fu cantato per la prima volta a Ro¬ 
ma al Teatro Reale dell’Opera durante la ce¬ 
rimonia inaugurale delle grandi manifestazio¬ 
ni nazionali anLitubercolari dell’anno decimo. 

Lo riportiamo : 


Accendi la fiaccola, o Scienza, 
sulla notte del disperare ! 

Kilorna ad amare, a cantare 
la sognante convalescenza. 

Fratello, riprendi il cammino ! 
c’è ancora tanto domani, 
c’è ancora lanto destino 
nel cavo delle liochc mani ! 

Su, Lorena! quattro braccia 
per la lotta e per l’amore! 

Cinge un bel mandorlo in fiore 
la tua porpora guerriera ! 

La speranza ride in cuore, 
doppia Croce: è primavera! 

La Patria il suo sangue non \ uole 
sperderlo così, senza gloria. 

Morire, sì, ma nel sole, 
tra gl’inni della vittoria! 

cadere all’aurora rivolli 
di un avvenire più fausto, 
non scomparire dissolti 
nel nulla di un vano olocausto ! 

Su, Lorena ! quattro braccia 
ecc. ecc. 

La Scienza che cauta s’affaccia 
sul fiero enigma dell’Eterno, 
la Carità che al fraterno 
dolore tende le braccia, 

sbarrano il passo al mortale 
nemico: l’Amore, ch’è forte, 
vi libera, o genti, dal male, 
perch’è più forte della Morte! 

Su, Lorena! quattro braccia 
ecc. ecc. 


Riccardo Zandonai, il cui estro musicale fu 
già altre volte pronto e felice ad accendersi 
nell'esaltazione di motivi civili e patriottici, 
ha musicato i versi scorrevoli e sentiti con 
ispirazione calda e spontanea. Dalla sua più 
facile vena ha attinto di getto il motivo, ordi¬ 
nandolo in strofe marziali, dal ritmo sostenuto, 
dalla espressione nobile, di immediata sugge- 
'ività. 








Anno XXXIX, ISum. 13] 


SEZIONE PRATICA 


509 


NELLA VITA PROFESSIONALE 


SERVIZI IGIENICO-SANITARI. 

Malattie sociali e costituzione. 

Una circolare del sottosegretario di Stato agli 
interni, on. Arpinati, diramata ai signori prefetti 
ed alle autorità assimilate, insiste e invita a ri¬ 
chiamare l’attenzione dei medici provinciali sul¬ 
l’importanza che deve darsi all’esame della costi¬ 
tuzione individuale non solo ai fini della cura, ma 
anche della prevenzione di molte affezioni; fa pre¬ 
senti le circolari 12 maggio 1924 per la lotta con¬ 
tro le malattie sociali nelle collettività giovanili, 
24 marzo 1927 per la lotta contro l’adenoidismo 
e 28 febbraio L928 per la diffusione del tracoma, 
affinchè venga indirizzata in tal senso l’opera dei 
sanitari preposti al servizio medico scolastico, ai 
servizi antitracomatosi, all’assistenza specializzata 
per i figli di tubercolotici ed in genere alla vigi¬ 
lanza sanitaria sulle collettività di fanciulli ed ado¬ 
lescenti. In tali istituzioni non dovrà trascurarsi 
l'esame del tipo costituzionale insieme agli altri 
rilevamenti somatici e sanitari, affinchè possano 
adottarsi nei confronti dei visitati le provvidenze 
assistenziali ed i trattamenti più confacienti. Più 
particolarmente nei servizi antitracomatosi il di¬ 
rigente potrà avvalersi del concorso di specialisti 
in otorinolaringoiatria, per procedere ove del caso 
all’esame del rinolaringe e dell’orecchio per l’even¬ 
tuale rilevamento di manifestazioni adenoidee e di 
forme iperplastiche delle mucose relative. Delle 
forme di linfatismo, e sopratutto di quelle a tipo 
costituzionale congenito, specie se accompagnate 
a stimmate neuropatiche e somatiche degenerati¬ 
ve, dovrà farsi speciale registrazione curando che 
i malati vengano sottoposti agli opportuni tratla¬ 
menti. 

Rendesi necessario procedere al coordinamento 
dei servizi relativi mercè una razionale organizza¬ 
zione di segnalazioni e di rapporti fra i servizi 
predetti. 

Vaccinazione antitubercolare nel 1931. 

Un’altra circolare dispone che il Ministero venga 
informato sulla pratica delle vaccinazioni antitu¬ 
bercolari durante il decorso anno 1931, tenendo 
presenti i seguenti elementi per la raccolta dei 
itati: a) qualità dei vaccini adoperati e in qual 
modo somministrati; b) numero dei bambini vac¬ 
cinati; C) da chi furono vaccinati: d) istituti dove 
le vaccinazioni furono fatte (Cliniche pediatriche, 
Sanatori, Ospedali sanatoriali, Sezioni ospedaliere 
|>el ricovero dei tubercolosi, Dispensari antituber¬ 
colari, eie.); e) eventuali inconvenienti consecutivi 
alla vaccinazione, quali furono e di quale entità; 

/) s c in caso di avvenuta morte fu fatta l’autopsia 
e con quale risultato; g) se i bambini vaccinati 
siano stati ulteriormente seguiti e controllati; h ) se 
la lista dei vaccinati fu depositata presso l’ufficio 
del medico provinciale. Si desidera che le notizie 
pervengano al Ministero non più lardi del 1° apri¬ 
le p. v. 


Visita medica per Parruolaincuto volontario 
nel Corpo Reali Equipaggi Marina. 

I n altra circolare interessa a richiamare l’atten¬ 
zione dei medici condotti e degli ufficiali sanitari 
sull importanza dei certificati medici rilasciati per 
1 arruolamento, onde evitare che i giovani vengano 
subito dopo scartati per deficienze fisiche talmente 
palesi, che non è ammissibile possano sfuggire 
all’esame sanitario. 

Per la disciplina della statistica. 

Una circolare del Capo del Governo richiama il 
K. D. L. 27 maggio 1929 n. 1285 e le circolari 4 
gennaio 1930 n. 5 e 2 dicembre 1931 n. 151, con 
cui si dispone che le Amministrazioni Statali, le 
altre Amministrazioni pubbliche, gli Enti para¬ 
statali e gli Organi corporativi e sindacali, in¬ 
viino all Istituto Centrale di Statista le bozze di 
tutte le pubblicazioni aventi, in tutto o in parte, 
carattere statistico, al line di ottenerne il bene¬ 
stare, che è subordinato alle variazioni ed ai com¬ 
plementi che l’Istituto ritenesse opportuno di ap¬ 
portarvi. Aggiunge che i comunicati alla stampa 
dei risultati di lavori statistici compiuti od in cor¬ 
so, sono ammessi unicamente se i progetti dei la¬ 
vori siano sfati sottoposti all’Istituto Centrale di 
Statistica e ne sia stato seguito l’avviso; oppure 
se le bozze di stampa delle pubblicazioni che si 
vogliono annunziare, siano state preventivamente 
inviate all’Istituto e questo abbia dato il defini¬ 
tivo benestare; in ogni caso, i comunicati dovran¬ 
no essere compilati di concerto con l’Istituto. 

Queste disposizioni valgono, naturalmente, an¬ 
che per le statistiche sanitarie. 

CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Aosta. — Per titoli ed esami. Posto di Ufficiale 
Sanitario consorziale di Cuorgné, Alpette, Castel- 
lamonte, Castelnuovo .Migra, Frassinetto, Pont Ca- 
navese, Salassa, Pratiglione, Valperga, Sparone, 
Locami, Kibordone, Ceresole Reale, Ingria, Ronco 
Canavese e Valprato Soana con residenza in Cuor¬ 
gné. Stipendio iniziale L. 14.000 oltre L. 6000 per 
indennità di trasporto, al lordo delle ritenute di 
legge. Divieto esercizio professionale. Le domande 
d’ammissione devono pervenire entro il lo mag¬ 
gio 1932 alla Prefettura di Aosta, corredate dai 
documenti di rito prescritti dal bando. 

Bitonto. Ospedale Civile. — Medico del Reparto 
medicina e medico competente in tisiologia; sti¬ 
pendi : L. 2400 per il primo e L. 6000 per il se¬ 
condo, lorde delle ritenute di legge. Scad. 10 
aprile. Per informazioni rivolgersi alla Segreteria 
della Congregazione di Carità. 

Castagneto Carducci (Pisa). — Posto per la con¬ 
dotta frazione di Rolgheri con residenza nel luogo. 
Stipendio L. 10.500 per la cura dei poveri. Au¬ 
menti quadriennali di un decimo fino a raggiun¬ 
gere con detto aumento un massimo corrispon¬ 
dente alla metà dello stipendio suddetto. Assegno 


510 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 13 


annuo L. 2000 per indennità di cavalcatura. Caro 
viveri a norma di legge, se dovuto e lino a con¬ 
servazione, Stipendio e indennità al netto delle 
ritenute di legge e della riduzione del 12 %. Sca¬ 
denza 30 aprile. Per chiarimenti rivolgersi alla 
Segreteria Comunale di Castagneto Carducci. 

Catanzaro. Ammiriistraz. Provine. — Scad. 30 
mag., ore 12; medico radiologo nell’Ospedale Psi¬ 
chiatrico di Girifalco; L. 10.000 e 5 scatti qua¬ 
driennali dee., indenn. L. 1000; riduz. 12%; al¬ 
loggio personale, illuminaz., riscaldano, vitto per¬ 
sonale di l a classe; età lim. 35 a. al 1° mar.; tassa 
L. 25; doc. anter. al 1° die. Servizio entro il ter¬ 
mine che verrà fissato, sotto pena di decadenza. 

Cazzàgo S. Martino (Brescia). — Scad. 15 mag.; 
L. 7920 e 6 quinquenni oltre L. 1320 trasp., L. 440 
uff. san. Condotta in pianura. 

Chieti. Amministrazione Provinciale. — Per ti¬ 
toli e per esami. Posto di Coadiutore della Se¬ 
zione Chimica e posto di Coadiutore della Sezione 
Medico-Micrografica del Laboratorio Provinciale 
d’igiene e Profilassi con sede in Chieti. Scadenza 
20 aprile. (Vedi prec. N. 12). 

Chieti. R. Prefettura. — Uff. san. di Vasto; al 
23 aprile, ore 17; L. 5000 e 5 quadrienni dee.; 
deduz. 12%; per trasp. L. 1000; indennità varie; 
L. 5300 pel dispensario antitubercolare, già de¬ 
purate 12%, dall’inizio del funzionamento (richie- 
desi competenza in tisiologia); è consentito l’eser¬ 
cizio della libera profess.; tassa L. 50,10; età lim. 
45 a. al 23 feb. Chied. annunzio. 

Cortenuova (Bergamo). — Per titoli, posto di 
unico medico condotto del Comune. Stipendio 
L. 8000 annue al lordo delle ritenute di legge; 
indennità caro viveri di legge; di Ufficiale Sani¬ 
tario L. 500; di trasporto L. 500; di ambulanza 
L. 200; quote capitarie annue di L. 5 e L. 2 per 
ogni ammesso nell’elenco degli aventi diritto al¬ 
l'assistenza sanitaria e farmaceutica gratuita od 
alla sola assistenza sanitaria gratuita. Cinque au¬ 
menti periodici quinquennali di un decimo sullo 
stipendio e sull’indennità di Ufficiale Sanitario. 
Stipendio ed indennità soggetti alle ritenute di 
legge. Età massima anni 45. Documenti di rito 
in competente bollo e debitamente legalizzati, 
laurea in medicina e chirurgia conseguita presso 
una li. Università del Regno, prova degli esami 
di .Stato, ove occorra, certificato d’iscrizione al¬ 
l’albo di un Ordine medico e tassa di L. 50 al 
Municipio di Cortenuova. Scadenza ore 18 del 31 
maggio 1932. Assunzione in servizio entro trenta 
giorni dalla partecipazione ufficiale della nomina. 
Chiedere bando concorso ed informazioni alla Se¬ 
greteria Comunale. 

Forno Ganavese (Torino). — SCad. 15 mag.; con¬ 
sorzio; 2 a condotta; condizioni visibili presso la 
Segreteria consorziale. 

Groscavallo (Torino). — Scad. 25 mag.; L. 7920 
oltre indennità; tassa L. 50. 

Inzago (Milano). — ,Scad. 31 inar.; 2 a cond.; 
L. 7920 al netto trattenuta 12 %; per trasp. L. 1500. 

Novate Milanese (Milano). — Per titoli. Stipen¬ 
dio lordo L. 9000 più L. 1000 per indennità di 
l tliciale Sanitario. Scadenza 10 aprile. (Vedi prec. 
N. 12). 

Padova. Spedale Civile. — Scad. 9 apr., ore 17; 
assistente effettivo di medicina; L. 5000 decurtate 


del 12%; 2 bienni dee.; guardie di L. 30; età lini. 
30 a. al 9 mar.; tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi dal 
9 mar. Sarà tenuta considerazione della prova di 
appartenenza al 1-. N. F. e dello stato di famiglia. 
Chied. annunzio. 

Prato (Firenze). — Scad. 25 mag.; 5° distretto 
(campagna); L. 7480, 8 trienni dee., c.-v., addi¬ 
zionali L. 4,40 per ogni pov. oltre i 500, fino a 
L. 1760; per trasp. L. 3080; compensi già ridotti; 
età lim. 35 a.; tassa L. 50,10. 

Sulmona. Casa Sanla dell'Annunziata. — A tut¬ 
to 10 apr., chirurgo primario dell’Ospedale Ci¬ 
vile; età lim. 38 a.; 5 a. in Clinica universitaria 
e 2 in ospedali di almeno 150 letti; tassa L. 100,15; 
doc. a 3 mesi rial 9 mar.; L. 6500 comprese L. 3000 
d'indenti, alloggio; riduz. 12%; partecipa/.. 70%; 
chied. annunzio. 

Vasto (Vedi Chieti. R. Prefettura). 

Verona. Comune. — Scad. 15 apr.; 13" circon¬ 
dario suburbano; L. 9000 e scatti quadriennali, 
oltre L. 1700 serv. att., c.-v.; riduz. 12%; età lim. 
35 a.; tassa L. 50,10. 

Vetralla (Viterbo). — Scad. 15 apr.; 3 a cond. 
urbana e rurale; tassa L. 50; stip. L. 7480 già de¬ 
curtato 12%, per 1000 pov., 5 quadrienni dee., 
L. 960 c.-v., L. 400 assistenza operazioni chirur¬ 
giche all’Ospedale, L. 3000 servizio di campagna. 
L. 700 se uff. san. Doc. a 3 mesi dal 10 mar. 

Viterbo. Ospedale Grande degli Infermi. — Scad. 
30 apr., due assistenti; età lim. 35 a. al 26 feb.; 
tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi; stip. L. 7000, even¬ 
tualmente c.-v.; riduz. 12%; alloggio; vitto nei 
giorni di guardia; serv. entro 15 gg. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

È sialo nominato Accademico (l’Italia il prol. 
Giuseppe Pianese, direttore dell’Istituto di anato¬ 
mia e istologia patologica della R. Università di 
Napoli, ben noto a lutti i medici per i suoi impor¬ 
tanti contributi scientifici nel campo della pro- 
tozoosologia e in particolare sull eziologia del kala- 
azar. Molto apprezzati sono i suoi « Elementi di 
anatomia patologica generale » e il suo studio cri¬ 
tico sperimentale sul « Sistema reticolo-endote- 
liale ». All 'illustre scienziato i nostri rallegra¬ 
menti. 

Il prof. René Leriche, della Facoltà medica di 
Strasburgo, è nominato dottore honoris causa dal¬ 
la Facoltà medica di Opoito. 

11 Consiglio della Società per gli studi della ma¬ 
laria ha chiamato alla carica di vice-presidenti i 
proff. R. Bastianelli e G. Sanargli ed alla carica 
di segretario il dott. G. Raffaele. 

L’Accademia di Medicina di Parigi ha nominato 
membri corrispondenti i proff. Kund Faber, di 
clinica medica all’Università di Copenaghen, e 
M. Minovici, di medicina legale all’Università di 

Bucarest. 

Il R. Commissario dell'Opera nazionale per la 
protezione della maternità e dell’infanzia ha con¬ 
ferito la medaglia d’oro di benemerenza al cava¬ 
liere di gran croce Vincenzo Gasoli, primo presi¬ 
dente della Corte d Appello di lorino. 


[Anno \\\I\, \lm. 13] 


SEZIONE PRATICA 


511 


Nell adunanza scientifici! del 12 febbraio dell’As¬ 
sociazione Medica Triestini!, Circolo di Coltura del 
Sindacato Fascista Medici, si ebbe il conferimento 
<lel premio intitolato al prof. Giorgio Nicolich, del¬ 
la cui morte ricorre in questi giorni l’anniversa¬ 
rio. Il presidente Cofleri ricordando le beneme¬ 
renze dell’illustre Maestro consegnò il premio al 
prof. Paolo Iacchia, per il suo pregevole lavoro 
sulle bronchiettasie. 

Hanno conseguito la libera docenza i dottori: 
Giovanni Dagnini, Gino Petrassi e Francesco Pe¬ 
scatori in anatomia e istologia patologica; Fran¬ 
cesco Canlani in batteriologia; Celestino Rossetti 
• in batteriologia e immunologia; Gabriele Mona¬ 
stero e Antonio Orni in chimica biologica; Or¬ 
lando Cautelino e Giuseppe Pozzi in clinica chi¬ 
rurgica; Giuseppe Lino in clinica chirurgica e 
medicina operatoria; Carlo Berlocchi e Paolo Otto¬ 
nello in clinica delle malattie mentali e nervose; 
Vincenzo Barletta e Giulio Scalzitti in clinica ocu¬ 
listica; Nicolò Candela, Giovanni Maria Corda, Gio¬ 
vanni Davanzo, Gustavo De Lauretis, Giuseppe 
Grossi, Stellario Martines, Michele Orrù, Alberto 
Pistuddi, Giulio Vittorio Segre e Armando Vi¬ 
gnali in clinica ostetrico-ginecologica; Ferruccio 
Fioretti in clinica otorinolaringoiatrica; Mario 
•Contelessa, Caterina Dessylla, Cesare Malossi, Ma¬ 
lia Prebil. Salvatore Rapisardi e Catello Sorren¬ 
tino in clinica pediatrica; Antonio Chiatellino e 
Michele Mitolo in fisiologia sperimentale; Cesare 
Goruzzi e Furio Travagli in medicina legale; Et¬ 
tore Levi in medicina sociale; Giuseppe Gherar- 
•dini in microscopia e chimica clinica; Angelo Mi- 
rolli, Fabio Stoccada, Ubaldo Vallebona, Antonio 
Velo, Italo Barcaroli, Giovanni Pacetto e Gabriele 
Sacerdote in patologia speciale chirurgica; Gior¬ 
gio Boattini, Giovanni Callerio, Paride Forattini, 
Mario Calabresi e Giovanni Puoti in patologia 
•speciale medica; Antonio Bagnoli in patologia e 
clinica dermosifilopatica; Francesco Paternò in 
psichiatria; Annibaie Casati e Dino Tartagli in 
radiologia medica; Adalberto Pazzini in storia 
della medicina; Luigi Sagona in tisiologia. 


11 diritto alla stabilità nel posto di medico con¬ 
dotto. Contenuto estensione e modo di acquisto 
del diritto. (A. Carapelle); 

L’assistenza sanitaria rurale e gli articoli 32 e 45 
del R. Decreto Legge 13 dicembre 1923, n. 2889. 
(G. De Santis), 

sono due interessanti Note pubblicate nel numero 
di febbraio del periodico 

« IL DIRITTO PUBBLICO SANITARIO » 

il quale contiene anche le consuete ampie rubriche: 

Rassegna di Giurisprudenza e Leggi ed Atti del Governo. 

A\/VPrtpn7a * * 'medici che non sono abbonati a detto 
mvvci lenta . periodico e che desiderano ìeqqerle, si af¬ 
frettino a spedire Vaglia Postale $i Lire 5 all’editore LUIGI 
POZZI, Via Sistina N. 14 Roma e riceveranno presto il 
Numero che le contiene. 


Prezzo di ogni numero separato del « Diritto Pubblico 
Sanitario », L. 5. 

L'abbonamento ai dodici Numeri del 1932 costa 
L. 3 6, ma agli associati al «Policlinico» è concesso 
per sole L. 30, che vanno inviate, mediante Vaglia 
^Poetale o Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬ 
na 14. Roma. 


NOSTRE CORRISPONDENZE. 

Da Padova. 

Universitaria. 

In questi giorni vennero firmati i decreti che 
accordano la libera docenza in igiene alla doli.a 
Carmelita Casagrandi ed al doti. Alessandro Sep- 
pilli, entrambi dell’Istituto d’igiene di questa Uni¬ 
versità diretto dal prof. O. Casagrandi. 

Ricorderemo che l’attività della sig.a Casagran¬ 
di non si è svolta unicamente nel campo scien¬ 
tifico, ma che ella ebbe tali benemerenze nella vita 
italiana da meritarsi la medaglia delle fatiche di 
guerra e quella della Marcia su Roma. Inoltre 
essa si occupò in modo assai efficace anche di 
opere assistenziali. PLF. 


NOTIZIE DIVERSE. 

L’inaugurazione della campagna antitubercolare. 

J1 13 marzo si è tenuta a Roma, nel Teatro Reale 
dell'Opera, una grande adunata per l’inaugura¬ 
zione della campagna nazionale per la Giornata 
del Fiore e della Doppia Croce. Il teatro era stato 
adornato di uno speciale addobbo, intonato al si¬ 
gnificato gentile della cerimonia. 

Questa venne onorala dalla presenza di S. M. la 
Regina, ricevuta dal dott. Gaetano Basile, direttore 
generale della Sanità Pubblica, e dal prof. A. II- 
vento, vice-presidente «Iella Federazione Nazionale 
Fascista per la lotta contro la tubercolosi. Nei pal¬ 
chi e nella sala erano altre autorità, tra cui Fon. 
Federzoni, presidente del Senato, il governatore di 
Roma principe Boncompagni Ludovisi, il presiden¬ 
te della provincia principe Colonna, il segretario 
federale Nino d’Aroma. Larghe rappresentanze dei 
Comitati provinciali erano convenute da tutte le 
parti d’Italia. 

Presentato dall’on. Eugenio Morelli, l’oratore uf¬ 
ficiale, on. Alfredo De Marsico, tenne una sma¬ 
gliante orazione. 

Egli ha rilevato che sotto il Regime di Renilo 
Mussolini la lotta contro la tubercolosi diventa un 
vasto problema di Governo, che impegna forze ed 
uomini in numero sempre più poderoso; per vo¬ 
lontà del Duce, scienziati, legislatori, filantropi, 
hanno veramente costituito un « fronte unico » 
l>er condurre a vittoriosa line la grande battaglia. 
Sono leggi fasciste quelle che istituiscono i con¬ 
sorzi obbligatori e l'assicurazione obbligatoria delle 
classi lavoratrici contro la tubercolosi; per impulso 
«lei Fascismo in ogni parte d'Italia sonò sorti e 
vanno sorgendo sanatori ed altri organismi, de¬ 
stinati a curare, a lenire !e sofferenze di tanti ma¬ 
lati. Le cifre stanno a dimostrare come questa bat¬ 
taglia è in continuo vittorioso progresso: d’anno 
in anno la mortalità per tubercolosi decresce e se 
si procederà per l’avvenire con eguale ritmo, è da 
prevedersi che, fra un decennio, il morbo sarà 
finalmente domato nelle sue più funeste conse¬ 
guenze. 

Poi si è svolta la seconda parte del programma, 
che comprendeva ('esecuzione dell'» Inno della 
Doppia Croce » musicato da Riccardo Zandonai e 
dell'« Elegia eroica» di Gino Marinuzzi. Sotto la 
direzione del maestro Santini, l’orchestra e il coro 
hanno eseguito l’« Inno » dello Zandonai metten¬ 
done in bel risalto l’efficacia ritmica; e, in se- 



512 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 13] 


guito, la bella « Elegia » del Marinuzzi fu eseguita 
dalla sola orchestra. 

La nostra Sovrana è stata oggetto di calorose 
dimostrazioni. Vibranti applausi hanno salutato le 
varie fasi della cerimonia. 

9° Congresso internazionale di storia della medicina. 

Il Comitato permanente della Società interna¬ 
zionale di storia della medicina si è adunato a Pa¬ 
rigi il 16 gennaio, nei locali della Facoltà medica, 
sotto la presidenza effettiva del sen. David© Gior¬ 
dano. Il presidente del Comitato ordinatore del 
prossimo congresso, dott. Gomoiu, ha esposto il 
programma all’uopo elaborato. Saranno in discus¬ 
sione due temi: ((L’evoluzione della medicina nei 
Paesi balcanici, e « La protezione dell’Europa con¬ 
tro la peste »; per il primo argomento è stata chie¬ 
sta la collaborazione di jugoslavi, greci, albanesi e 
turchi. 

Il congresso verrà inaugurato a Bucarest il 9 set¬ 
tembre; i lavori si svolgeranno dal 10 al 14; nei 
giorni 15-17 avrà luogo un’escursione in auto alle 
montagne di Sanìa; sono previste anche altre quat¬ 
tro escursioni; il 18 si terrà il banchetto di chiu¬ 
sura. Un apposito vapore del Lloyd, con partenza 
da Trieste, faciliterà rincontro dei congressisti. 

Per informazioni rivolgersi alla segreteria gene¬ 
rale del Congresso: Stado Stirbei Voda 86, Bucu- 
resti, Romania. 

19° Congresso internazionale (li chirurgia. 

Si è svolto, come avevamo annunziato, a Ma¬ 
drid, dal 15 al 18 marzo. La cerimonia inaugurale 
ebbe luogo alla presenza del Presidente della Re¬ 
pubblica, del Ministro dell'Istruzione, del Corpo 
diplomatico. Ai lavori hanno partecipato circa 200 
congressisti, rappresentanti 42 Nazioni. La delega¬ 
zione italiana comprendeva tra gli altri i proff. 
Alessandri, Dominici (che era uno dei relatori) 
e Spangaro. 

Conferenza internazionale di difesa sociale contro 

la sifìlide. 

Come abbiamo annunziato, si terrà a Parigi dal 
9 all’ll maggio. L’ordine del giorno reca i se¬ 
guenti temi : « 11 servizio sociale nella lotta con¬ 
tro la sifilide »; « Diagnosi precoce e patogenesi del¬ 
le sifilidi nervose »; Profilassi delle sifilidi nervo¬ 
se »; « Importanza medico-sociale delle sifilidi ner¬ 
vose » (acquisite o ereditarie). Tra i relatori è il 
prof. Mario Truffi, di Padova. Le comunicazioni si 
riferiranno esclusivamente ai soggetti iscritti al¬ 
l’ordine del giorno. 

Il 9 maggio avrà luogo l’inaugurazione dell’Isti¬ 
tuto Alfred Fournier (boulevard Saint-Jacques 25, 
Parigi XIV) e della conferenza, con l’intervento del 
Ministro della sanità pubblica; nei giorni seguenti 
si svolgeranno i lavori, nell’Ospedale Saint-Louis. 
Il 12 maggio avrà luogo la cerimonia del cente¬ 
nario della nascita di Alfred Fournier, alla presen¬ 
za del presidente della Repubblica. 

Unica lingua ufficiale sarà quella francese. 

Per le adesioni e la corrispondenza rivolgersi al 
segretario generale dott. Sicard de Plauzoles, rue 
de Lisbonne 44, Paris (8e). 

Congresso italiano d’igiene. 

Il Congresso dell’Associazione Italiana Fascista 
per l’Igiene, di cui abbiamo dato notizia nel n. 11, 


è stato differito al prossimo ottobre. Per informa¬ 
zioni rivolgersi alla segreteria, presso l’Istituto 
d’igiene della R. Università di Napoli. 

7° Congresso internazionale di protezione dell’in¬ 
fanzia. 

Si adunerà a Parigi dal 5 al 9 luglio, a cura 
dell’(( Union Internationale de Protection de l’En- 
fance »; sarà diviso in 5 sezioni: Maternità, Prima 
infanzia, Seconda infanzia, Infanzia anormale,. 
Servizio sociale. Temi : « Sorveglianza medica de¬ 
gli sports (vantaggi e abusi degli sports) »; « Sta¬ 
tismo e beneficenza ». Rivolgersi a : Secrétarìat du 
Congrès de la Protection de l’Enfance, Comité 
National de l’Enfance, lioulevard de Vaugirard 26, 
Paris (25e). 

Congresso medico algerino. 

La « Fedération des Sociétés médicales d’Algé- 
rie » ha tenuto la sua riunione annuale ad Algeri, 
presso la Facoltà medica, nei giorni 16-18 marzo, 
sotto la presidenza del decano, prof. Leblanc. Sono 
stati discussi i temi seguenti: « Come si deve con¬ 
cepire la malaria cronica dal punto di vista cli¬ 
nico »; « Malaria e chirurgia»; « L’ematozoo nella 
malaria cronica »; hanno anche avuto luogo varie 
conferenze. Per eventuali informazioni e per gli 
atti rivolgersi alla segreteria generale (Laboratoire 
d’histologie, Faculté de médecine, Alger). 

Congresso polacco di medicina interna. 

Si è tenuto a Cracovia con la partecipazione di 
circa 300 medici; temi ufficiali in discussione fu¬ 
rono: « Il reumatismo» e « La questione dell'iper- 
tireosi ». Richiamarono molto l’attenzione anche 
varie comunicazioni sul cancro. 

Società italiana di medicina sociale. 

Questa Società aveva indetto a Roma, per il 
mese di febbraio — come ne avevamo dato an¬ 
nunzio — un convegno di psicotecnica applicata 
agli infortuni stradali. Il convegno — organizzato 
sotto gli auspici della Confederazione nazionale 
fascista dei trasporti — è stato rimandato ai gior¬ 
ni 5-7 aprile. Per informazioni rivolgersi al pre¬ 
sidente della Società predetta, prof. Carlo Foà, 
direttore dell’istituto di Fisiologia della R. Uni¬ 
versità di Milano. 

Assemblea francese di medicina generale. 

Si è costituita a Parigi, il 2 febbraio, un’asso¬ 
ciazione di medici esercitanti la medicina generale. 
Possono esservi iscritti medici francesi o di lin¬ 
gua francese. Presidente d’onore è stato eletto il 
prof. Chauffard; presidente effettivo il prof. Car- 
nol. Verranno stabiliti dei temi, da discutere pri¬ 
ma in assisi dipartimentali e poi in assisi nazio¬ 
nali. Le prime assisi dipartimentali si terranno nel 
prossimo aprile, sul tema « la tubercolosi renale »• 
Per eventuali informazioni rivolgersi al segretario 
generale. Dr. Henri Goldlewski, rue Théodule- 
Ribot 14, Paris (17e). 

Associazione di studi sessuologici. 

Ha tenuto un’assemblea a Parigi, nei locali del- 
l’Hòtel de Ville sotto la presidenza del dott. Tou- 
louse. Venne deciso che saranno presi in esame i 
seguenti temi: « Il problema medico della limita¬ 
zione della natività »; "La prostituzione (regola- 


Anno XXXIX, Num. 13] 


SEZIONE PRATICA 


513 


mentazione, abolizionismo, liberismo, proibizioni¬ 
smo) »; «La continenza e l'igiene individuale»: 
« La differenziazione sessuale (compito dei fattori 
iliologici e dell’educazione sull’attività sociale e 
professionale) ». 

Durante un'altra riunione di studiosi tenuta 
alla Facoltà di medicina, sotto la presidenza del 
prof. Aehard, venne costituita una « Società fran¬ 
cese di sessuologia », a carattere strettamente 
scientifico. La Società si è adunata per la prima 
volta sotto la presidenza del ministro della sanità 
pubblica Gamille Blaisot. 

Unione medica latina. 

La l'mfia ha tenuto il 30 gennaio, nelFHótel 
Chambon (Gasa dei Sindacati medici), la sua as¬ 
semblea generale annuale, sotto la presidenza del 
doti. Dartigues. Fu specialmente in discussione 
l ’uso del latino quale lingua scientifica universale. 

Convegno di chirurghi dell’alta Italia. 

F, stato indetto dalla Società Piemontese di Ghi- 
rurgia per i giorni 28 e 29 maggio, a Torino, in 
coincidenza con una seduta ordinaria della So¬ 
cietà e in occasione delle manifestazioni torinesi 
(12 marzo-5 luglio). 

La presidenza della Società si riserva di rendere 
noto il programma dettagliato del Gonvegno, as¬ 
sieme con il prospetto delle facilitazioni ferrovia¬ 
rie; ma prega d’inviare fin da ora le adesioni, se¬ 
gnalando se si sarà accompagnati da persone di 
lamiglia. I titoli delle eventuali comunicazioni do- 
\ ranno essere notificati al segretario generale non 
oltre il 1° maggio. La sede della Società è in: via 
Accademia Albertina 17, Torino. 

Conferenze. 

Il R. Commissario straordinario dell’Opera Na¬ 
zionale Maternità ed Infanzia, avv. Sileno Fabbri, 
ha tenuto, nel salone dell’Istituto Nazionale Fa¬ 
scista di Cultura, una conferenza su « I nuovi 
orizzonti dell’assistenza alla maternità e infanzia 
in Italia ». Vi assistevano alte personalità, tra cui 
i! presidente dell’Istituto sen. Gentile, i sen. Bru¬ 
cati, Cossilla, Longlii. Visconti di Modrone, Fon. 
Castellino, il prof. Ilvento, vice-diretlore della Sa¬ 
nità pubblica, i generali Berardi e Boriani, ecc. 
La conferenza ha ottenuto l’unanime consenso dei 
numerosi convenuti. 

Il prof. Arcangelo Ilvento, vice-direttore gene¬ 
rale della Sanità pubblica, ha tenuto presso Fisti- 
luto Nazionale delle Assicurazioni una conferenza 
sul tema « Igiene ed assicurazione ». Vi assisteva 
un denso pubblico di studiosi, che ha valutato 
appieno l’importanza dell’argomento, trattato dal¬ 
l'oratore con molta chiarezza. 

All’Istituto Benito Mussolini. 

Il 13 marzo, dietro invito del Presidente del Con¬ 
iglio di amministrazione della Gassa Nazionale pel¬ 
le Assicurazioni sociali, i Presidenti dei vari Con¬ 
sorzi provinciali antitubercolari, convenuti in Ro¬ 
ma, hanno visitato i lavori dell’Ospedale sanato¬ 
rio « Benito Mussolini » e dell’Istituto Benito Mus¬ 
solini « Clinica della tubercolosi e delle malattie 
dell'apparato respiratorio». L’on. Morelli ha illu¬ 
strato ai convenuti l’imponente complesso di co¬ 
struzioni. 

Sotto la presidenza dell’ing. Luigi Burgo, si è 
riunito, presso la Confederazione generale dell’in¬ 


dustria italiana, il Consiglio di amministrazione 
dell’Istituto « Benito Mussolini ». 

Approvati i bilanci finanziari presentali dall’on. 
Ferretti e preso atto del rapporto dei revisori dei 
conti, che elogia l’accurata amministrazione del¬ 
l'Istituto, il Consiglio si è trattenuto sulla linea 
di condotta da adottarsi pei la propaganda affin¬ 
chè l'Istituto « Benito Mussolini », unico del ge¬ 
nere in Italia e all’estero, possa sempre meglio 
rispondere agli alti fini per cui è stato creato. 

Alla Scuola di Sanità Militare. 

L’anno accademico della Scuola di Applicazione 
di .Sanità Militare di Firenze è stato inagurato con 
una cerimonia alla quale hanno presenziato il 
comandante del Corpo d'Armata generale Grazio¬ 
si, le rappresentanze delle autorità cittadine, uf¬ 
ficiali generali e superiori. Il direttore, generale 
Grixoni, ha fatto una lucida relazione sull’opera 
svolta nell’anno decorso e sul programma che 
verrà seguito. 

Il ten. colonnello medico Manganaro ha poi pro¬ 
nunciato il discorso inaugurale sul tema « La pro¬ 
tezione dei malati e dei feriti anteriormente alla 
convenzione di Ginevra del 1864 ». 

Beneficenza. 

Il Consiglio di amministrazione della Cassa di 
Risparmio di Torino, su proposta del suo presi¬ 
dente cav. di gran croce prof. Broglia, ha appro¬ 
valo il bilancio per lo scorso esercizio 1931, che 
si è chiuso con oltre 21 milioni di utili. Nel con¬ 
tempo ha assegnato oltre 5 milioni in opere di 
beneficenza e di assistenza, tra cui 710.000 lire per 
istituzioni ospedaliere, 894.500 lire ad opere di 
pubblica assistenza. 

Il Consiglio di amministrazione del benemerito 
Ente ha pure approvato per il prossimo 13 u an¬ 
niversario della fondazione dei Fasci e in omaggio 
al Capo del Governo, l’erogazione straordinaria 
alle colonie alpine, marine e opere varie assisten¬ 
ziali della Federazione fascista, di 275.000 lire. 


Il compianto sig. Renzo Mola fu dott. Pietro, 
mancato ai vivi in Milano il 28 febbraio, ha legato 
300 mila lire a quell’ospedale Maggiore. 

S. E. Lorenzo Sibellini, Primo Presidente della 
Corte di Cassazione, deceduto circa un mese fa, ha 
lasciato 70 mila lire per opere benefiche nel suo 
paese natale, Gorlago (Bergamo), e tra esse L. 60 
mila a quella Congregazione di carità. 

Manifestazione per i ricoverati d’un sanatorio. 

Nel Sanatorio « Umberto I » di Prasomaso, per 
iniziativa di un gruppo di volenterosi camerati e 
dopolavoristi, ospiti dello stesso Sanatorio, si è te¬ 
nuta una simpatica manifestazione a beneficio dei 
ricoverati. Dopo lo spettacolo si è proceduto al¬ 
l’estrazione di una lotteria. 

Corsi accelerati per medici condotti. 

Un corso di malariologia, diretto dal prof. G. 
Bastianelli, avrà luogo dal 9 al 31 maggio, presso 
la Scuola Superiore di Malariologia e la Stazione 
sperimentale per la lolla antimalarica. Seguiranno 
escursioni ad Ostia e Fiumicino ed a Maccarese. 
Tassa L. 50. 

Un corso sulla clinica della tubercolosi, diretto 
dal prof. E. Morelli, avrà luogo dal 20 aprile al 


Donazioni e lasciti. 


514 


<( IL POLICLINICO )) 


[Anno \\\IX, Num. 13] 




20 maggio. Saranno ammessi 15 medici a com¬ 
piere un internato di 12 giorni nei Sanatorio Mi¬ 
litare di Anzio, diretto dal prof. F. Bocchetti. 

Sono preannunziati altri corsi sulla puericol- 
llira e sulla lotta contro il cancro. 

Non si ammettono più di 500 iscritti, ma questi 
non devono essere meno di 25 perchè i corsi ab¬ 
biano luogo. Le domande vanno indirizzate al 
dott. Arnaldo Lusignoli, via Francesco Grispi 10, 
Roma. 

Per la riforma della legislazione infortunistica. 

Ha avuto luogo in Roma una riunione della 
Corporazione del credito e dell’assicurazione, pre¬ 
sieduta dall’on. Casalini, sottosegretario alle Fi¬ 
nanze. La Corporazione ha esaminato le proposte 
per la riforma della legislazione sugli infortuni 
del lavoro, discutendola ampiamente e concretan¬ 
do in un apposito ordine dei giorno il suo punto 
di vista sui vari aspetti della riforma stessa. 


I membri del Gomitalo pregano lutti i colleglli 
rii volersi unire a loro e presentare questo omag¬ 
gio al Buizard 

Ogni sottoscrittore per almeno cento franchi ri¬ 
ceverà una copia in bronzo di questa medaglia, 
copia che sarà coniata alla « Monnaie ». 

Le sottoscrizioni dovranno essere indirizzate ai 
signori: G. Doin et C.ie, éditeurs, place de 
l’Odèon 8, Paris (6e). 

Onoranze a un medico condotto. 

Nella cittadina di Yillanova Monferrato (Ales¬ 
sandria) si è svolta il 13 marzo una cordiale ma¬ 
nifestazione a favore del dott. V. C. Alzona, cui 
vennero consegnate una medaglia in bronzo per 
i benemeriti dell'istruzione popolare, conferitagli 
dal Ministero dell’Educazione Naz.., ed una meda¬ 
glia d’oro offertagli dalla popolazione per com¬ 
piuto trentennio di servizio professionale encomia¬ 
bilissimo Il dott. A Lusignoli tenne un discorso 
di circostanza. 


Disposizioni sulla vivisezione. 

Una circolare del Ministero deH’Interno (pubbli¬ 
cata sul « Boll. Uff. » del 29 die. 1931, n. 52) reca 
istruzioni sull’applicazione della legge 12 giugno 
1931, n. 924; dice che il Ministero della Educazione 
e quello dell’Interno hanno ritenuto « che la ino¬ 
culazione di germi patogeni rappresenta, nella 
generalità dei casi, un atto lievemente doloroso, se 
non del tutto indolore, per cui può essere eseguito 
senza l’osservanza delle speciali norme sancite 
dalla nuova legge ». 

Denunzia obbligatoria della tubercolosi nel Giap¬ 
pone. 

Il Parlamento giapponese ha approvato — con 
un solo volo di maggioranza — una legge la quale 
rende obbligatoria per i medici la denunzia della 
tubercolosi. Essa rende anche obbligatoria, per i 
comuni, l’assistenza ai tubercolotici. La nuova leg¬ 
ge prevede il caso in cui l’internamento in un 
sanatorio potrà esser fatto d’ufficio. 


Commemorazione del prof. Fede. 

Il 20 febbraio venne commemorato, nella Cli¬ 
nica Pediatrica di Napoli, il centenario della na- 
scista di Francesco Fede, fondatore della pediatria 
a Napoli. L’attuale titolare della Clinica, l'illustre 
prof. Rocco .lemma, pronunziò un’elevata ora¬ 
zione. 

Morte di un filantropo. 

Ha posto volontariamente fine alla sua vita il sig. 
Giorgio Eastman, direttore generale della Com¬ 
pagnia Kodak, considerato uno degli uomini più 
ricchi del mondo. Nell’ultimo ventennio aveva 
elargito più di 70 milioni di dollari (un miliardo e 
mezzo di lire it.) per opere filantropiche. Di re¬ 
cente aveva stanziato forti somme per la fondazio¬ 
ne di grandi Istituti odontoiatrici, fra cui uno a 
Roma. 

Apprendiamo che poco prima di abbandonare 
l’esistenza aveva stabilito di offrire al nostro 
Duce la somma di un milione di dollari, per un 
Istituto oftalmologico da fondare a Roma. 


Cinquantenario della scoperta del bacillo tuberco¬ 
lare. 

Come abbiamo annunziato, ricorre in questi 
giorni i! cinquantenario dell’importante scoperta. 
Tra le molte pubblicazioni eseguite in tale circo¬ 
stanza, un posto speciale occupa l’ultimo fascicolo 
della « Zeitschrift fùr Tuberkulose » (voi. 64°, 
n. 1-2), in cui vari studiosi, di vari Paesi, lumeg¬ 
giano l’importanza della scoperta. Esso reca anche 
un artistico ritratto di Koch ed i facsimile di due 
lettere del grande scienziato. 

Per rendere il fascicolo accessibile anche ai non 
abbonati, esso è stato posto in vendita separata- 
mente, al prezzo di RM 10. ossia circa 50 lire it., 
dall’editore J. A. Barili, Salomonstrasse 18 fì, Leip¬ 
zig C 1, Germania. 

Omaggio al dott. Buizard. 

Numerosi colleghi ed amici del dott. Carlo Bui¬ 
zard, segretario generale della ,Società dei Ghirur- 
gi di Parigi, hanno credulo opportuno d'offrirgli, 
nell’occasione della sua promozione al grado di 
cavaliere ufficiale della Legiòn d’Onore, ed in se¬ 
gno d’affetto, una medaglia in bronzo. 

L’esecuzione della medaglia è stata affidata al- 
l’eminente artista Turili, Grande Premio di Roma 
d’incisione in medaglie. 


Falso medico. 

È stato arrestato a Milano lo pseudo dott. Ca¬ 
millo La nz il lotta, di 30 anni, da Castellana (Bari), 
il quale ha avuto una vita avventurosa é rocam¬ 
bolesca; un diploma falsificato di laurea in me¬ 
dicina gli ha permesso di prestare servizio come 
ufficiale medico e di compiere un gran numero 
di cure e d’interventi operativi. 



In età di 57 anni si è spento a Berlino il proi. 
ERNEST FRIEDBERGER, direttore dell Istituto di 
Dahlem per gli studi sull’immunità. Fu allievo di 
Pfeiffer; è ben noto per gli studi sulle malattie in¬ 
fettive, sui processi immunitari e sull’alimenta¬ 
zione. 


più vivo, il più ricco, il più vario periodico italia- 
d'igiene e medicina preventiva, di 6anita pubblica 
icdicina sociale, di biologia fenerale H^hcata 
licina, è rappresentato dagli Annali a igiene, lai 
aente diffusi e accreditati in Italia e all Esteio. 

liedetene un numero di saggio e vi sarà inviato 
omaggio. 

bbonamento annuo: Italia L. 60, Estero L. 100; pei 
abbonati al « Policlinico » rispettivamente L. 55 e 
95. Indirizzare le richieste all’Editore Luigi Pozzi, 
Sistina. 14 - Roma. 




Anno \\\I\, Num. 13] 


SEZIONE PRATICA 


515 


RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA. 

Sperimentale, 12 clic. — E. Puxeddu. Lipemia 
nei vecchi normali e arteriosclerotici. — A. Bruni. 
Influenze dell’avvelenam. da fumo di tabacco sul¬ 
la fagocitosi. 

Song, 6. — V. Jedlicka e J. Kral. L’emoglobi- 
nuria parossistica « a fri gore ». 

Wien. Klin. Woch., 18 clic. — E. Schiephake. 
Terapia con onde elettriche corte. 

Gazz. d. Osp. e d. CA., 13 clic. — G. Hanau. 
Emiplegie transitorie da nicotina. 

Journ. A. M. A , 5 clic. — L. II. Newburg. Cau¬ 
se dell'obesità. — E. O. Jordan. « Avvelenanti. » ali¬ 
mentare da stafilococchi. 

Studimi i, 1 die. — G. B. Gacciapuoti. Sindromi 
cerebrali da fulminazione. 

Presse Méd., 19 clic. — A. Feil. Amiantosi pro¬ 
fessionale. 

Giorn. Aled. Mil., nov. — A. Lustig. Trattamen¬ 
to medicamentoso antipiretico. 

Difesa Soc., nov. — G. Sangiorgi. L’igiene mo¬ 
derna e i suoi riflessi nella vita. 

Journ. Trop. Med. a. ììyg., die. — C. Lane. Case 
e malaria. 

Med. Klinik, 24 die. — R. Salus. Arterioscle¬ 
rosi, ipertensione, nefrite. — \. Woldrich. Epa- 
toterapia parenterale. 

Lariceti 26 die. — A. E. Russell. Sofferenza ad¬ 
dominale. — S. Damdson. La vitamina R nell’ane¬ 
mia. 


Deut. Med. Woch., 25 die. — Siebeck. Fisiopa¬ 
tologia e clinica. — Boiler. Epidemiologia dell’in¬ 
fluenza. 

Proc. lì. Soc. Med., die. — Discussioni sulla leb¬ 
bre glandolare, le indicazioni al parto prematuro, 
l'anestesia per la diatermia e per l'endoscopia. — 
Casistica. 

Rif. Med., 21 clic. — G. Giordani-oro. Valutazione 
della resistenza dell’operando. 

Med. Ihera, 19 die. — B. Pérez Velasco e J. A. 
Maurolagoiua y Unda. La colesterina in gravidan¬ 
za, parto, puerperio e nel neonato. 

Wien. Klin. Woch., 25 die. — Spiegel-Adolf. 
Azione delle onde ultra-corte sulle proteine. 

Journ. de Méd. de Lyon, 20 die. — Numero sul- 
l’anatomia patologica. 

Munck. Med. Woch., 25 die. — Prufer, Hal- 
berstadter. Irradioterapia del morbo di Basedow. 
— Klinke e Heusel. Sierodiagnosi della tbc. at¬ 
tiva. 

Pathologica, 15 die. — M. Bergonzi e V. Pela¬ 
gatti. Tumori della ipofisi cerebrale. — G. Guas- 
saudo. E fio-patogenesi della malattia di Heine- 
Medin. 

Bull. Méd., 26 die. — Numero sul fegato. 

Presse Méd., 30 clic. — A. Cade e al. Accidenti di 
sensibilizzazione all 'insulina. 

Arch. It. di Ghir., 5. — C. Leo. Emostasi pre¬ 
ventiva. — L. Durante. Resezione dei muscoli sca¬ 
leni e del nervo respiratorio nella tbc. polm. 


Indice alfabetico per materie. 


AnaJilassi : patogenesi dello choc . . . Pag. 500 
Anestesia locale novocainica: alterazioni 
determinate dall’— . 


Anestesia peridurale: tecnica . 

Anestesie generali difettose: non do¬ 
vrebbero più verificarsi . 

Arti fratturati: trazione col filo . . . . 

Bacilli difterici: colorazione. 

Bibliografia . 

Cardiopatie: sindromi che le simulano 
Cataratta: cura 'on estratti di cristal¬ 
lino . 

Celluliti: prescrizione .. 

Cervello: tumori . 

Cirrosi epatiche. 

Cisti del mesentere: ileo da—. 

Cisti di echinococco calcificata: pseudo¬ 
calcolo renale da —. 

Cisti non parassitarle del fegato . . . . 

Colecistiti da appendicite. 

Coliche epatiche in un caso d’inversio¬ 
ne viscerale . 

Collirio anestetico alla percaina . . . . 
Dementi precoci : terapia calcica .... 
Disinfezioni degli ambienti nelle malat¬ 
tie infettive. 

Elettrocardiogramma : onda T. 

Emopatia sistematica di lunga durata 

dopo spleneclomia . 

Epididimite colibacillare. 

Eredolue sospette: trattam. di prova . . 
Ferite multiple per arma la fuoco . . . 


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504 
500 

500 

487 

507 
500 


Pneumotorace da sforzo: considerazion 

sul cosidetto —. 

Polmone: edema acuto nelle malattie 

dell’apparato circolai. 

Polveri da sparo: ricerche .. 

Riflessi ano-rettali ... 

Servizi igienico-sanitari . 

Sifilide: sieroreazioni di flocculazione 
Tifo addominale: positività della reaz 

di Weil e Felix. 

Tonsille: sutura della loggia. 

Torace: chirurgia. 

Tubercolosi: prova oplometrica di floc 

cui azione di Vernes. 

Ulcera duodenale cosidetta ad anello 
Ultra-filtrabilità . 


Pag. 

» 


Gangrena dei genitali: esiti lontani . . 
Ghiandole endocrine: chirurgia .... 

Magrezza . 

Mesaortite luetica: decorso e prognosi . 
Narcosi: la scienza della— in clinica 

Nefrite e albumina urinaria. 

Nefrite: proteinuria. 

Ormone ovarico: azione sul moncone 

d’amputazione uterino .. 

Ossaluria . 

Otosclerosi: trattamento. 

Pericardio: sinfisi. 

Peritoneo: .pseudomixoma . » 

Plastica con parti molli per obliterare 
speciali forme di cavità, esiti di em¬ 
piema . 


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477 

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497 

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Diritti di proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in 
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte. 


C. Frugoni, Red. capo. 


A. Pozzi, resp. 


Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier. 













































516 _ » il policlinico » _ [Anno XXXIX, Num. 13] 

Interessantissime pubblicazioni a disposizione dei nostri abbonati : 

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LEZIONI E CONFERENZE DEL 1° CORSO DI TISIOLOGIA 

tenute sotto gli auspici della Direzione Generale di Sanità Militare nel Sanatorio Militare di Anzio, dai 
proff. : G. Memmo; E Maragliano; V. Ascoli; R. Alessandri; A. Djonisi; E. Morelli; A. Busi; D. De Carli; 
S. Ricci; R. Ciauri; A. Germino; F. Bocchetti. 

Raccolte e coordinate dal Cap. Med. F. BOCCHETTE 

Prefazione del Prof. Sen. E. MARAGLIANO. 

Volume di pagg. xvi-344, nitidamente stampato, con impressa, sulla copertina, la fotografia di S. E. 
il Capo del Governo, Benito Mussolini, fra i ricoverati del Sanatorio Militare. 

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Prof. ARISTIDE BUSI direttore dell’istituto di radiologia della r. università DI ROMA 

Sulld esplorazione radi )log ; ca del torace nella tubercolosi polmonare 

(Lezioni tenute al Corso di perfezionamento delle malattie dell’apparato respiratorio) Anno 1928-29-VII 


Lezione 


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Indice del volume : 

I. — Introduzione al corso. 

I-. — I raggi Roentgen. Radioscopia e radio¬ 
grafia. Mezzi di contrasto. Lo scher¬ 
mo di rinforzo. 

III. — Ampolle per Raggi X. A « gas residuo > 

e « Ccolidge ». Istrumenti principali 
di un gabinetto radiologico. 

IV. — I fattori dell’immagine radiologica (po¬ 

sizione, proiezione, incidenza normale 
ed obliqua). Ortodiografia. Teleradio¬ 
grafia. 

V. — Tecnica radiologica del torace (radio¬ 
scopia - radiografia d’insieme). 

VI. — Sulla sede dell’inizio della tubercolosi 
cronica e sull’esploraziojie radiologi- 


» 


» 


Lezione VII. — Cause d’errore dovute ad ombre delle 

parti molli del torace. Anomalie del¬ 
la gabbia toracica. Immagine radio¬ 
scopica e radiografica dei polmoni. 
(Ombre ilari e disegno polmonare). 

Vili. — Nozioni elementari di radiologia del 
cuore e delTacrta. 

IX. — L’esplorazione radiologica delle malat¬ 
tie della pleura. 

X. — Gli elementi radiografici della tuber¬ 
colosi polmonare e le loro combina¬ 
zioni. (Ombrette miliari. Ombrette di 
forma anulare, a trifoglio, irregolari 
o rotondeggianti). 

XI. — Seguito dell’argomento della Lezione X. 

Cordoni e strie opache. Le caverne- 
polmonari. 

XII. — Le manifestazioni radioscopiche. 


ca dell’apice. , 

Volume in-8° di pag. 112, nitidamente stampato su carta semipatinata, con 16 figure schematiche fuori 
testo. Prezzo L. 1 6, più le spese postali di spedizione. 

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VERSITÀ - MEDICO PRIMARIO NEGLI OSPEDALI RIUNITI DI ROMA 




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SOMMARIO. — Prefazione, pag. 3. — Febbricole tubercolari, pag. 9. — Febbri criptotubercolari a 

BREVI PERIODI OD ACCESSIONALI, pag. 25. - FEBBRI COSÌ DETTE « GASTRICHE », pag. 27. - TlFOBACILLOSI 

ni Landouzy, pag. 33. — Tubercolosi miliare, pag. 40. — Generalità sulla diagnosi delle febbri 
criptotubercolari, pag. 42. — Importanza e norme per l’esame radiologico, pag. 43. — La cutirea¬ 
zione alla tubf.rcolina, pag. 50. >1 

Volume di pagine 60, nitidamente stampato su carta semipatinata. Prezzo L. 1 O, più le spese postali 
di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 8,75 in porto franco. 


Dott. RAIMONDO DORIA 

medico aiuto degli ospedali riuniti e dell’istituto 

DI PATOLOGIA MEDICA DELLA R. UNIVERSITÀ di ROMA 


Dott. GIULIO CESARI 

MEDICO AIUTO DEGLI OSPEDALI RIUNITI DI ROMA 
ISPETTORE SANITARIO DELLE FERROVIE DELLO STATO li 


IL PNEUMOTORACE TERAPEUTICO 


GIÀ DIRETTORE DEL SANATORIO UMBERTO I IN ROMA 
PRIMARIO MEDICO CONSULENTE DEGLI OSPEDALI RIUNITI 


Prefazione del prof. ACHILLE ANGELINI 

Riportiamo VELENCO DEI CAPITOLI. 

Cap. I. Introduzione — Cap. II. Indicazioni e controindicazioni — Cap. III. Sintomatologia — Cap. IV. Tecnici 
del pneumotorace — Cap. V. — Condotta della collassoterapia — Cap. VI. Incidenti e complicazioni — 
Cap. VII. Pneumotorace ipercompressivo e Pneumotorace d’urgenza — Cap. Vili. Pneumotorace ipo- 
tensivo o elettivo — Cap. IX. Pneumotorace bilaterile — Cap. X. Decorso - Esiti - Risultati — Cap. XI. Cur* 
collaterali — Cap. XII. Bibliografia. 

Volume di pagg. VIII-87, con 20 figure intercalate nel testo, nitidamente stampato su carta semipatinata. 
Prezzo L. 1 2 , più le spese postali di spedizione Per i nostri abbonati sole L. 1 0,90 in porto franco. 


Per ottenere le suddette pubblicazioni inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Uffcio Succursale dicitto, Roma 






AMO XXXIX 


Noma, 4 Aprile 1932-X 


Nnm. 14 


“IL POLICLINICO» 

fondato nel 1893 dai professori: 

GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 



Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 


SOMMARIO. 


Lavori originali : S. Manca : Il comportamento del 
tasso glioemico consecutivo all’ingestione di sostan¬ 
za ricca di proteine. 

Note e contributi: A. G. Chiariello: Contributo cli¬ 
nico alla chirurgia riparatrice dei tendini e dei 
nervi della mano. 

Osservazioni cliniche: G. Paltrinieri: Su due casi di 
tubercolosi primitiva della ghiandola mammaria. 

Sunti e rassegne : Fegato e vie biliari : M. Laemmer : 
Sul modo di svelare una insufficienza epatica lieve 
o di media gravezza. — F. G. Connel : Sulle morti 
rapide con temperature elevate consecutive a inter¬ 
venti sulle vie biliari. — Reni e vie urinarie: A. P. 
Briggs : L’acido6i nefritica. — Hrynteohak : Sul va¬ 
lore della pielografia per la diagnosi di tubercolosi 
renale. — Epetein e Ontechinnikov : Sulla patogene- 
«i della cistalgia femminile, con urine normali. — 
Milza : E. Greppi : La tubercolosi primitiva della 
milza. — H. Kàmmerer : Sui tumori cronici di milza. 

Cenni bibliografici. 

Accademie, Società Mediche, Congressi: R. Accademia 

di Medicina di Torino. — Accademia Medico-Fisica 
Fiorentina. — Associazione Medica Triestina. Cir¬ 
colo di Cultura del Sindacato Fascista Medici. — 
R. Accademia dei Fisiocritici di Siena. — Società 
Medico-Chirurgica di Modena. — Federazione Nazio¬ 
nale Italiana Fascista per la lotta contro la tuber¬ 
colosi (Sezione Regionale Siciliana). 


Appunti per il medico pratico: Dalla pratica corrente. 
H. Sellheim : L’utilizzazione della ginnastica per la 
donna nella pratica medica. — Casistica e terapia : 
La cianosi familiare congenita. — I dati sfigmoma- 
nometrici nello studio delle ipotensioni. — La dia¬ 
termia nel trattamento della fibrosi e della insuf¬ 
ficienza del miocardio. — Tromboflebite dell’arto 
superiore destro. — Sulla prevenzione e sul tratta¬ 
mento di trombosi ed emboli post-operatori. — Se¬ 
meiotica : La provocazione diagnostica del carcino¬ 
ma. — Note di tecnica: Un metodo spettofotometrico 
per la determinazione del pH applicabile ai liquidi 
torbidi e colorati. — Rubrica dell’ufficiale sanitario : 
A. Franchetti : Il tracoma. — Posta degli abbonati. — 
Varia: Jesenius : I raggi mitogenetici del sangue 
umano. 

Politica sanitaria e giurisprudenza: G. Selvaggi: Ri¬ 
sposte a quesiti per questioni di massima. 

Nella vita professionale: Medicina sociale: S. De 
Sanctis : Problemi psicotecnici della scuola e dell’of¬ 
ficina. — Concorsi, Nomine, promozioni ed onori¬ 
ficenze. 

Nostre corrispondenze: Il IX Congresso della Società 
Internazion. di Chirurgia (Madrid, 15-18 marzo 1932). 

Notizie diverse. 

Indice alfabetico per materie. 


LAVORI ORIGINALI. 

Istituto di Clinica Medica della R. Università di Roma. 

Direttore ine. : Prof. S. Silvestri. 

Il comportamento del tasso glicemico con¬ 
secutivo all’ingestione di sostanza ricca 
di proteine 

per il dott. Serafino Manca. 

È noto come le sostanze proteiche sono cor¬ 
pi a peso molecolare molto elevato, che con¬ 
tengono sempre, oltre carbonio, idrogeno e 
ossigeno, anche azoto e spesso pure zolfo. 

Nelle proteine molto purificate si trovano 
inoltre ceneri (sali minerali). 

Ad opera dei fermenti gastro-pancreatico ed 
intestinale, le proteine introdotte con gli ali¬ 
menti vengono scisse successivamente in albu¬ 
mose, peptoni e aminoacidi, i quali ultimi, as¬ 
sorbii i dalla parete intestinale, passano nel 
sangue. 


Risultano dunque le sostanze proteiche dal¬ 
la concatenazione di un numero più o meno 
grande di aminoacidi. Si è riusciti a scompor¬ 
re tutte le proteine in una ventina di amino¬ 
acidi. Questi sono acidi organici, costituiti da 
due gruppi caratteristici : il gruppo carbossi- 
lico (— COOH) e il gruppo aminico (— NH a ). 

Si riteneva una volta che tutti gli amino¬ 
acidi, penetrati nel sangue, fossero esclusiva- 
mente devoluti, alla ricostruzione del proto¬ 
plasma cellulare. Si sa oggi, per merito dei 
fisiologi, che semplicemente una parte di essi 
entra a far parte delle proteine vive e che il 
resto, in seguito a disintegrazione, è invece 
consumato come combustibile, permettendo 
così buso di aminoacidi a scopi energetici. 

Da ciò se ne deduce che la l'unzione degli 
aminoacidi è duplice: 1° una funzione plastica 
e 2° una funzione dinamogena; da una parte 
cioè la ricostruzione cellulare, man mano che 
le cellule vengono usurate delle loro proteine, 
e da un’altra parte Rapporto di energia, in 
quanto che possono venire bruciati come i 
grassi e gli zuccheri. 




518 


(( IL POLICLINICO )> 


[Anno \\\I\, Num. 14] 


1 processi di disintegrazione a cui vanno in¬ 
contro gli aminoacidi sono principalmente la 
desa-minazione, cioè il distacco del gruppo 
NH 2 , sotto forma di ammoniaca, e la decar¬ 
bossilazione, cioè il distacco di C0 2 : il risul¬ 
tato è la formazione di un acido grasso, con 
un atomo di C di meno dell’aminoacido ori¬ 
ginario. 

Gli acidi grassi desa minati, nonché i che¬ 
toacidi e i chetoaldeidi, che man mano si 
formano, seguono un destino simile a quello 
che si ha dalla demolizione dei grassi e dei 
carboidrati. 

A seconda del destino dei loro ultimi pro¬ 
dotti di scissione possiamo dividere gli amino¬ 
acidi in tre grandi gruppi: 1° un gruppo a 
cui diamo il nome di aminoacidi chetogeni, 
perchè dalla demolizione di essi si arriva al¬ 
l’acido acetoacetico, il quale per scissione può 
dar origine agli altri corpi acetonici : la leu- 
cina, la fenilalanina e la tirossina; 2° un grup¬ 
po di aminoacidi che sono glicogenetici, per¬ 
chè aumentano la formazione ed eliminazione 
di glucosio nell’organismo diabetico e nel ca¬ 
ne florizinato : essi passano cioè nella loro di¬ 
sintegrazione per la via di certi chetoacidi, co¬ 
me l’acido piruvico, capaci di entrare nel ci¬ 
clo dei carboidrati. Questi aminoacidi, essendo 
generatori di zucchero, sono antichetonici. 

Infine sembra ci sia un terzo gruppo, a cui 
appartengono il triptofano e la lisina, di cui 
però non si conoscono ancora le vie di demo¬ 
lizione. 

* 

* * 

Da quanto si è succintamente detto, risulta 
adunque che anche dalle proteine, oltre che 
dagli idrati di carbonio e dai grassi, può ori¬ 
ginarsi una certa percentuale di glucosio e di 
glicogeno. 

Questo fatto è stato dimostrato sperimental¬ 
mente da Pflugér e Yunkersdoff, i quali aven¬ 
do impoverito al massimo del suo glicogeno, 
col digiuno e con la florizina, il fegato di un 
cane, lo poterono nuovamente arricchire di 
tale sostanza nutrendolo abbondantemente con 
sole proteine. 

Ciaccio e Racchiusa, sperimentando su ani¬ 
mali tenuti a digiuno, hanno notato, dopo un 
pasto ricco di proteine, netta e costante iper- 
glicemia, la quale, generalmente, raggiungeva 
il massimo dopo tre ore dall’ingestione del 
cibo e poi decresceva lentamente, riportandosi 
verso i valori normali. Essi hanno inoltre ri¬ 
scontrato nei cani evidente iperglicemia dopo 
somministrazione orale di acido cloridrico e 


in seguito al pasto psichico, per cui hanno 
concluso che l’iperglicemia da proteine è de¬ 
terminata essenzialmente dall’acido cloridrico 
secreto dalla mucosa gastrica. 

G. Martino, in base a ricerche sperimentali, 
rilevò 1’esistenza di una particolare sostanza 
iperglicemizzante nel succo pancreatico, la 
quale accumulandosi durante il digiuno nel 
pancreas, si verserebbe poi nell’intestino, da 
dove verrebbe assorbita, passando in circolo. 
L’autore ritenne che tale sostanza fosse l’ele¬ 
mento determinante dell'iperglicemia da lui 
notata nel cane a digiuno dopo somministra¬ 
zione di sostanze ricche di proteine. 

Successivamente Racchiusa, sperimentando 
pure su cani, nei quali determinò in alcuni la 
pancreasectomia totale e in altri la pancrea- 
sectomia parziale, venne alla conclusione che 
l’iperglicemia da proteine non è in rapporto 
essenziale con la secrezione pancreatica ri¬ 
trovata dal Martino, ma, come aveva sostenu¬ 
to nelle sue ricerche precedenti, con l’acido 
cloridrico dello stomaco, di cui ancora non si 
conosce il vero meccanismo d’azione. 

Partendo da queste premesse noi abbiamo 
voluto indagare il comportamento del tasso 
glicemico nell’ uomo dopo somministrazione 
di sostanze ricche di proteine. 

E queste nostre ricerche hanno avuto il pun¬ 
to di partenza inspirandosi a considerazioni 
pratiche. Abbiamo cioè cercato di vedere se, 
esistendo veramente una netta variazione nel 
tasso glicemico con le proteine, si potessero, 
nella glicemia sperimentale, sostituire al glu¬ 
cosio sostanze ricche di proteine, evitando così 
parecchie ore di digiuno ai soggetti, nei quali 
si vuole praticare tale prova. 

Le esperienze le abbiamo praticate al mat¬ 
tino su 30 individui ricoverati in Clinica, te¬ 
nuti a digiuno dalla sera precedente. 

Come sostanza, ricca di proteine, ci siamo 
serviti della carne magra di manzo nella quan 
tità di gr. 100 su 20 casi e di gr. 200 su 10 
casi. 

Nello stesso individuo abbiamo determinato 
il comportamento della curva glicemica, prima 
con la somministrazione di gr. 20 di glucosio 
e poi, dopo tré-quattro giorni, dietro sommi¬ 
nistrazione della carne. E questo per vedere 
se e quali eventuali differenze di risultati po¬ 
tessero esistere fra le due diverse sostanze. 

Come metodo di dosaggio è stato adoperato 
il 2° micrometodo di Bang, in uso nella nostra 
Clinica. 

Riportiamo nella tabella che segue i risul¬ 
tati ottenuti. 



[Anno \X\IX, Num. 14J 


SEZIONE PRATICA 


519 


Tasso glicemico in. g. % 0 . 


Casi 

Sostanza 

A digiuno 

Dopo 1/2 QTa 

Dopo 1 ora 

Dopo 2 ore 

Dopo 3 ore 

Dopo 4 ore 

1° Glucosio gr, 

. 20 

0,96 

1,42 

1,38 

1,05 

0,96 0,96 

Carne gr. 

100 

0,98 

0,96 

0,98 

1,02 

1,04 0,96 

2° 

id. 

» 

0,78 

1,10 

1,32 

0,84 

0,76 0,78 




0,76 

0,76 

0,74 

0,88 

0,80 0,74 

3° 

id. 

» 

0,84 

1,20 

1,45 

0,80 

0,82 0,86 




0,84 

0,84 

0,86 

0,88 

0,88 0,86 

4° 

id. 

» 

0,92 

1,48 

1,34 

0,90 

0,92 0,94 




0,92 

0,92 

0,94 

0,98 

0,98 0,90 

5° 

id. 

» 

0,80 

1,52 

1,43 

1,02 

0,78 0,84 




0,76 

0,78 

0,78 

0,86 

0,78 0,76 

6° 

id. 

» 

0,98 

1,60 

1,44 

0.94 

0,96 0,98 




0,98 

0,98 

1,06 

1,04 

0,98 0,98 

7° 

id. 

» 

0,76 

1,28 

1,34 

0,74 

0,78 0,78 




0,74 

0,76 

0,74 

0,74 

0,74 0,76 

8° 

id. 

» 

0,86 

1,56 

1,43 

0,92 

0,84 0.85 




0,90 

0,88 

0,86 

0,88 

0,94 0,92 

9° 

id. 

» 

0,91 

1,38 

1,26 

0.92 

0,92 0,96 




0,94 

0,92 

0,92 

1,04 

1,02 o;96 

10* ! 

id. 

» 

0,7o 

1,12 

1,28 

0.72 

0,74 0,68 




0,72 

0,70 

0,72 

0,72 

0,86 0,72 

11° 

id. 

» 

0,88 

1,44 

1,28 

0.86 

0,88 0,88 




0,90 

0,90 

0,94 

1,02 

0,98 0,90 

12" 

id. 

» 

0,92 

1,44 

1,16 

0,90 

0,90 0,90 




0,92 

0,90 

0,92 

0,96 

0,96 0,94 

13° 

id. 

» 

0,98 

1,52 

1,40 

0,94 

0,96 0,96 




0,98 

0,98 

0,96 

1,02 

1,08 0,96 

14° 

id. 

» 

0,84 

1,33 

1,24 

0,80 

0,80 0,86 




0,82 

0,80 

0,82 

0.86 

0,90 0,82 

15° 

id. 

» 

0,92 

1,42 

1,50 

0,96 

0,90 0,92 




0,90 

0,92 

0,90 

0,92 

0,90 0,90 

16° 

id. 

» 

0,90 

1,60 

1,48 

0,88 

0,92 0,90 




0,88 

0,90 

0,86 

0,86 

0,98 0,90 

17° 

id. 

» 

0,82 

1,38 

1,26 

0,84 

0,80 0,82 




0,84 

0,84 

0,86 

0,94 

0,82 0,86 

18° Glucosio gr. 

20 

0,96 

1,48 

1,40 

0,94 

0,94 0,96 

Carne gr. 

100 

0,96 

0,98 

0,96 

1,02 

1,06 0,94 

19° 

id. 

» 

0,90 

1,56 

1,42 

0,88 

0,90 0,90 




0,88 

0,86 

0,86 

0,92 

0,96 0,88 

20° 

id. 

» 

0,78 

1,34 

1,48 

0,80 

0,80 0,78 




0,78 

0,78 

0,78 

0,80 

0,90 0,82 

21" Glucosio gr. 

20 

0.88 

1,34 

1,40 

1,02 

0,92 0,90 

Carne gr. 1 

200 

0,88 

0,88 

0,96 

1,03 

1,03 0,94 

22° 

id. 

» 

0,92 

1,44 

1,38 

0,92 

0,92 0,92 




0,90 

0,92 

0,90 

1,04 

0,98 0,90 

23" 

id. 

» 

0,89 

1,32 

1,54 

0,90 

0,88 0,88 




0,90 

0,90 

0,89 

0,96 

0,98 0,92 

24" 

id. 

» 

0,82 

1,46 

1,24 

0,90 

0,84 0,82 




0,82 

0,82 

0,86 

0,86 

0,98 0,82 

25° 

id. 

» 

0,96 

1,28 

1,42 

0,94 

0,91 0,96 




0,98 

0,98 

1,02 

1,08 

1,06 0,98 


(fi 

u | 

Sostanza 

A digiuno 

o3 

b 

O 

03 

tH 

Q 

Dopo 1 ora 

Dopo 2 ore 

Dopo 3 ore 

Dopo 4 are 

1 

26° 

Glucosio gr. 20 

0,84 

1,24 

1,36 

0,90 

0,82 

0,84 


Carne gr. 200 

0,84 

0,82 

0,84 

0,98 

1,04 

0,86 

27° 

id. » 

0,92 

1,28 

1,46 

0,98 

0,98 

0,94’ 



0,90 

0,88 

0,92 

0,96 

1,02 

0,92 

28° 

id. » 

0,86 

1,42 

1,40 

1,02 

0,84 

0,84 



0,84 

0,86 

0,94 

0,88 

0,96 

0,84 

29° 

id. » 

0,90 

0,28 

1,54 

0.92 

0,92 

0,94 



0,88 

0,92 

0,88 

0,90 

1,04 

0,90 

30" 

id. » 

0,96 

1,34 

1,48 

0,98 

0,98 

0,98 



0,96 

0,96 

0,98 

1,06 

1,02 

0,98 


dome è sialo detto e co-ine risulta dalla ta¬ 
bella, le nostre osservazioni si estendono a 
50 casi, nei quali abbiamo studiato il com¬ 
portamento del tasso glicemico col glucosio 
(gr. 20) e con sostanza riccai di proteine, ser¬ 
vendoci della carne magra di manzo, nella 
quantità di gr. 100 in 20 casi e di gr. 200 in 
10 casi. 

Considerando i risultati ottenuti si nota cbe 
la curva glicemica assume un andamento net¬ 
tamente diverso dopo l’ingestione del glucosio 
e dopo l’ingestione della carne. 

Difatti col glucosio abbiamo riscontrato u- 
na glicemia, che sin dalla prima mezz’ora si 
eleva notevolmente, per raggiungere il massi¬ 
mo dopo 1/2-1 ora e poi ridiscende, piuttosto 
bruscamente, riportandosi in breve alla norma. 

Dopo somministrazione di 100 gir. di carne 
abbiamo invece constatato una glicemia che 
presso a poco si è mantenuta nei limiti nor¬ 
mali e non ha dato luogo a variazioni apprez¬ 
zabili. 

Anche nei 10 casi in cui si somministrò 
gr. 200 di carne le oscillazioni del tasso gli¬ 
cemico sono state molto lievi e sebbene siasi 
quasi sempre riscontrato un modico aumento 
della glicemia, è da notare che questa non 
ha mai raggiunto cifre elevate e degne di 
speciale considerazione. 

RIASSUNTO. 

L’A. ha studiato il comportamento del tasso 
glicemico nell’uomo previa somministrazione 
di sostanza ricca di proteine. 

BIBLIOGRAFIA. 

1) Ceconi, Malattie ilei ricambio. — Ediz. Minerva 

Med., 1928. 

2) Giaccio e Racchiusa. Sul comportamento del 

tasso glicemico nel periodo digestivo e sui 



520 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 14] 


fattori che lo determinano. — Bollett. della 
Soc. it. di Biol. Sper., I, 51, 1926. 

3) Martino. Sui rapporti tra glicemia digestiva e 

funzione pancreatica. — Ibid., II, 1927. 

4) Pfluger e Yunkerdorf. Riporlati da Ceconi nel 

suddetto Trattato. 

5) Racchiusa. Influenza del pancreas sull’ipergli- 

cemia da proteine e da acido cloridrico. — 
Bollett. della Soc. it. di Biol. Sper., pag. 101, 
1928. 

6) Rondoni. Elementi di Biochimica. — Un. Tip. 

Editr. Tor., 1925. 


NOTE E CONTRIBUTI. 

Istituto di Clinica Chirurgica della R. Università di Napoli. 

Direttore: Sen. Prof. G. Pascale 

Contributo clinico alla chirurgia riparatri¬ 
ce dei tendini e dei nervi della mano. ( *> 

Dott. Alfonso Giovanni Chiariello, 
assistente e docente. 

I risultati discordi ottenuti dai diversi cfii- 
rurgi che si sono occupati della chirurgia ri¬ 
paratrice dei tendini e dei nervi della mano 
giustificano la diversità di opinioni che ancora 
attualmente domina questo capitolo della chi¬ 
rurgia. 

Tale discordanza esiste di già per la con¬ 
dotta da seguire nella riparazione delle ferite 
dei soli tendini, in quanto che i risultati dif¬ 
feriscono non isolo se si tratta di lesioni uniche 
o multiple, ma sopratutto secondo la sede in 
cui è avvenuta la lesione e se si tratta di ten¬ 
dini estensori o di tendini flessori. 

Scorrendo infatti le principali statistiche al 
riguardo, si osserva che in quella del Diibs 
(1919) si è avuta una percentuale del 50 % di 
buoni risultati per gli estensori e del 10 % 
per i flessori; quella di Lier (1921) registra il 
61 % di buoni risultati per gli estensori e il 
38 % per i flessori; il Salomon (Clinica di 
Bier 1922) dà ile seguenti cifre: 85 % per i 
primi e 20 % per i secondi, mentre il Lang 
(1923) dà rispettivamente il 76 ed il 62 %. 

Nello stesso anno ! Fust, della scuola di Ei- 
selsberg dà una percentuale del 90 % per gli 
estensori e del 62 % per i flessori, mentre nel 
1926 quella di Nàrvi dà le cifre di 70 e 17 %. 
La statistica più completa e recente è quella 
di Bloch c Bonnet, relatori al 38° Congresso 
di chirurgia francese del 1929. Essi dànno 
una percentuale deir81 % di buoni risultati 
per gli estensori e del 53 % per i flessori. Que¬ 
ste statistiche riguardano soltanto i risultati 

(*) Comunicazione alla Reale Accademia Medico- 
Chirurgica di Napoli nella seduta del 27 giugno 
1931. 


ottenuti con le suture primitive, perchè sta¬ 
tistiche degli stessi Autori sui risultati otte¬ 
nuti con le suture secondarie dànno una per¬ 
centuale maggiore di cattivi risultati. Come 
abbiamo visto, i risultati sono sensibilmente 
diversi, secondo che si tratta di tendini fles¬ 
sori e di tendini estensori. Ma le differenze 
più sensibili si osservano secondo la sede in 
cui i suddetti tendini sono stati sezionati. Di¬ 
fatti, per quanto riguarda gli estensori, men¬ 
tre all’avambraccio, al polso ed a livello dei 
metacarpi si hanno in genere risultati eccel¬ 
lenti, questi sono non sempre buoni a livello 
delle articolazioni metacarpo-falangee, meno 
buoni ancora a livello della prima falange, 
mentre i risultati sono in genere cattivi in cor¬ 
rispondenza della seconda e terza falange. 

Maggiori differenze si osservano ancora per 
le ferite dei tendini flessori. All’avambraccio 
i risultati sono in genere buoni, sebbene non 
tutti gli autori siano d’accordo su questa opi¬ 
nione. Bloch e Bonnet però registrano, per le 
lesioni a questo livello 1 ’82 % di buoni risul¬ 
tati, il 6 % di mediocri, ed il 12 % di cattivi. 
La rigidità invece del canale carpico, e le pos¬ 
sibili aderenze con questo rendono le lesioni 
dei tendini a questo livello meno buone nei 
loro risultati. Le lesioni del palmo della mano 
sono variamente giudicate dagli autori. In¬ 
dubbiamente un intervento praticato sul pal¬ 
mo della mano, spesso a grande profondità 
ed in vicinanza degli archi vasali può riuscire 
indaginoso e rendere aleatorio il successo, ma 
le statistiche in genere non sono cattive per¬ 
chè variano da una percentuale del 40 % di 
buoni risultati nella statistica di Salomon, al 
54 % in quella di Bloch e Bonnet ed all’85 % 
in quella di Garbock. 

Tutti gli autori sono invece d’accordo nel 
ritenere che i risultati delle suture dei tendini 
flessori a livello delle dita sono addirittura 
disastrosi, tanto che spesso di fronte al distur¬ 
bo che alla funzione della mano arreca il dito 
in cattiva posizione si è ricorso all’amputazione 
di questo. Tutte le statistiche infatti registrano 
solo pochi casi di risultati mediocri, e quella 
di Bloch e Bonnet, che si riferisce a 44 casi, 
registra solo 7 casi appena passabili. 

Nè la sutura secondaria ha dato migliori 
risultati, in quanto che isolo pochissimi autori 
registrano dei risultati discreti con tale tecni¬ 
ca'. E’ stato proposto da alcuni, ed anche Bier 
è della stessa opinione, di Tinunziare a qual¬ 
siasi intervento in questi casi. 

L’esperienza dlinica infatti ha dimostrato 
che seguendo tale pratica si può avere un mi¬ 
glioramento sensibile, in quanto che, specie 





[Anno XXXIX, Num. 14] 


SEZIONE PRATICA 


521 


se non si tratta di dita capo-fila, le altre dita 
possono trascinare anche il dito leso nei loro 
movimenti. Il cattivo risultato operatorio peg¬ 
giorerebbe in ogni caso la funzionalità del 
dito, in quanto che, mentre senza intervento 
1 Infermo può estendere il dito, e fletterlo pas¬ 
sivamente, dopo l’intervento la cicatrice di¬ 
sposta lungo 1 asse del dito, fissa questo e ne 
rende impossibile il movimento. 

I n posto a parte hanno le suture dei tendini 
sia estensori che flessori del primo dito. Per 
i primi dirò che, secondo le statistiche di 
Bloch e 'Bonnet, le suture a livello del primo 
metacarpo danno buoni risultati nella propor¬ 
zione del 79 %. Per i flessori poi, i risultati 
sono meno buoni, perchè anche quando la 
sutura riesce bene, la flessione si trova un po’ 
limitata, sia per l’apertura dell’articolazione, 
sia per l’aderenza della isutura con lo scheletro 
o coi tegumenti. 

Per il lungo flessore del pollice la sutura dà 
in genere ottimi risultati nelle sezioni palmari 
di esso, mentre in corrispondenza delle dita 
i risultati sono per lo più sfavorevoli, a causa 
delle aderenze che si vengono a stabilire. 

Come si è visto da questa rapida disamina, 
la chirurgia dei tendini è lungi dal dare ri¬ 
sultati costanti, ciò che spiega il moltiplicarsi 
delle tecniche operative proposte e la prefe¬ 
renza che diversi danno alla sutura seconda¬ 
ria, anche se i risultati di questa non siano 
poi in fondo migliori di quelli della sutura 
primitiva. 

Le cause degli insuccessi operatori possono 
essere molteplici. Noi riterremo solamente 
quelle dovute ad infezione del focolaio opera¬ 
torio e ad aderenze. 

Nei riguardi della prima dirò che, secondo 
la mia esperienza al riguardo, si è un po’ esa¬ 
gerato, in quanto che è meno frequente di 
quel che si pensi, e d’altra parte un’infezione 
non porta necessariamente ad una disunione 
dei capi suturati. * 

Sedillot, Wolter, Salomone sono di questa 
opinione; dei casi operati da Miiller in cui si 
ebbe suppurazione, nel 45 % di essi si ebbe, 
ad onta di ciò, risultato funzionale soddisfa¬ 
cente per quelli operati primitivamente e nel 
33 % per quelli operati secondariamente. TI 
caso riferito da Fiolle è molto dimostrativo: 
recisione degli estensori delle due ultime dita 
all’unione del metacarpo e delle falangi. Im¬ 
potenza totale. Sutura con il filo di lino e 
chiusura completa. Intervento dopo 16 ore. 
'Flemmone della mano divenuta enorme, con 
temperatura a 39. Disunione della pelle per 
fare uscire il pus, eliminazione di un filo. 


Malgrado questi incidenti la cicatrizzazione 
era completa al termine di un mese, con ricu¬ 
pero integrale dei movimenti di estensione. 

Le aderenze invece costituiscono una com¬ 
plicanza molto più frequente e più seria se si 
pensa che nella statistica di Nàrvi le aderenze 
sono nella proporzione del 72 % come causa 
d’insuccesso. 

La infinità di proposte avanzate per evitarle 
sta a dimostrare da una parte l’importanza 
che tale complicanza ha nel ripristino funzio¬ 
nale della mano, d’altra parte l’incertezza che 
regna sul miglior metodo da seguire. 

Circa la tecnica da seguire accennerò sol¬ 
tanto i molteplici metodi di sutura che sono 
stati preconizzati dai diversi autori. 

Bicordo a tal proposito le tecniche di Le 
Fort, Wòlfler, Sii ter, Truka, Schwartz, Gan- 
golphe, llaegler, v. Eiselsberg, Lier, Wilms, 
Dreyer, Lange, ecc. 

Quello consigliato da Gunéo, e seguito dalla 
maggioranza degli autori francesi, è indub¬ 
biamente buono perchè è relativamente meno 
traumatizzante e realizza un buon affronta- 
mento dei capi sezionati. 

Degli innesti di tendini, di cui non ho pra¬ 
tica personale, dirò soltanto che attualmente 
si dà maggiore preferenza, per i migliori ri¬ 
sultati che essi hanno dato, a quelli di natura 
morta che a quelli viventi, in quanto che i 
primi vanno meno facilmente soggetti 'ad 
infezione e perchè più facilmente se ne può 
regolare il calibro e la lunghezza. 

★ 

★ ★ 

Le divergenze che regnano in questo campo 
mi hanno indotto a studiare ed a seguire al¬ 
cuni casi di chirurgia riparatrice dei tendini. 

Si tratta sempre d’interventi di urgenza, 
chirurgia perciò di pronto soccorso. Sebbene 
operati ad intervallo vario di tempo, si è te¬ 
nuto il criterio di tentare la sutura primitiva 
in ogni caso anche quando erano trascorse 
molte ore. 

T criteri generali da cui sono stato guidato 
nel l’intervento sono stati i seguenti. 

Anzitutto il ricordo anatomico preciso della 
regione, e, se possibile, cercare di stabilire 
in anticipo quali lesioni si potranno riscon¬ 
trare. 

Asepsi accurata della regione e delle zone 
limitrofe: nel nostro.caso quindi l’asepsi del 
campo operatorio viene estesa dalle unghie 
al gomito. I risultali ottimi che sotto questo 
punto di vista si sono ottenuti in ogni caso 
mi autorizzano a dire che se occorre osservare 






522 


(( JL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 14] 


una scrupolosa asepsi in ogni tempo dello 
intervento, non bisogna rinunciare all’inter¬ 
vento stesso e rimandarlo ad un, secondo mo¬ 
mento se non si ha a disposizione una com¬ 
pleta e moderna camera operatoria, perfetta¬ 
mente attrezzata, un personale assistente nu¬ 
meroso, strumentario speciale. 

Tutti gl’interventi che qui riferisco sono 
stati eseguili sempre in una sala di pronto 
soccorso, senza alcun assistente, con i comuni 
strumenti di chirurgia. 

Circa l’anestesia, la maggioranza degli au¬ 
tori: Bunnel, Taylor, Cuneo, Bloch e Bonnet 
consigliano l’anestesia generale, perchè si e- 
vitano ulteriori traumatismi della regione, 
movimenti involontari ecc.; nei nostri casi 
invece ho sempre usata l’anestesia locale con 
novocaina al 0,50%, senza che avessimo a ri¬ 
scontrare alcun inconveniente. Nè d’altra par¬ 
te è stata mai usata la banda di Esmiarch. Se 
si pensa infatti che questi interventi debbono 
essere praticati con la più grande calma e 
tranquillità, che sono spesse volte di lunga 
durata, è ovvio immaginare quali inconve¬ 
nienti possa dar luogo una ischemia prolun¬ 
gata, come il disseccamento dei tendini, re¬ 
trazione ischemica ecc. 

La tecnica generale dell’intervento è stata, 
in ogni caso, di sbrigliare il campo in modo 
da poter dominare la zona operatoria: penso 
che vale più tagliare fin dal primo momento 
un po’ generosamente la cute se questo può 
facilitare la ricerca, piuttosto che accanirsi 
nel ristretto campo della ferita, o sbrigliarla 
a poco a poco e disordinatamente man mano 
che ne sorga la necessità. 

Occorre, dopo, fare l’inventario delle lesio¬ 
ni, andando con metodo e con pazienza alla 
ricerca dei capi recisi. Non starò qui a rife¬ 
rire i criteri da cui bisogna lasciarsi guidare 
per la ricerca dei singoli capi recisi, perchè 
sono cose note: dirò soltanto che nel caso di 
minimo dubbio bisogna risalire in alto ed 
orientarsi su quello che ci si accinge a sutu¬ 
rare. Non pochi sono i casi descritti nella let¬ 
teratura, in cui è stato suturato il capo pros¬ 
simale di un tendine con il capo distale di un 
nervo. Circa il materiale di sutura sono stati 
usati diversi mezzi: catgut, catgut cromato, 
seta, filo di lino, crini di Firenze, filo di 
bronzo alluminato (Delageoière), ecc. 

Nei nostri casi è stato usato solo il catgut 
semplice Gol, senza registrare alcun incon¬ 
veniente. 

Già preoeidentem;ente ho (ricordato quanti 
fossero i metodi consigliati per la sutura dei 
capi tendinei recisi. Penso che talvolta tutte 


le manipolazioni che tecniche troppo compli¬ 
cate consigliano possono nuocere piuttosto che 
giovare al processo di riparazione, per cui nei 
nostri ammalati ho sempre seguito la più sem¬ 
plice dello tecniche: passaggio trasversale del 
filo nel capo prossimale, identico passaggio 
dello stesso filo nel capo distale in modo da 
aversi un’ansa ad U e indi annodamento, cer¬ 
cando di ottenere il combaciamento il più per¬ 
fetto possibile dei capi sezionati. Ricostruzione 
accurata con catgut della guaina peritendinea. 

A tal proposito aggiungerò che tale semplice 
pratica nei nostri casi è stata sempre più che 
sufficiente. Non sono stati mai praticati i mol¬ 
teplici mezzi consigliati: avvolgimento dei 
due capi in membrana peritoneale, sacco er¬ 
niario, aponevrosi, lamiina di caoutchouc, ap¬ 
plicazioni locali di sostanze oleose, di collar¬ 
golo, di olio di paraffina, pezzo di vena in cui 
sono state introdotte le due estremità dei ten¬ 
dini recisi e suturate, come ha praticato in 
qualche caso Rottenstein con successo. 

Lavaggio con etere del campo operatorio. 
Chiusura completa senza mai drenaggio, di 
qualsiasi genere. 

In tutti i casi si è avuta sempre la guarigione 
operatoria per prima intenzione; le agraphes 
sono state tolte in quinta giornata. 

L’arto veniva fasciato in maniera che i ten¬ 
dini suturati non fossero in uno stato di ten¬ 
sione, la mobilizzazione veniva iniziata solo 
verso il 10° giorno, per essere poi intensifi¬ 
cai a gradualmente. 

Dei molteplici casi operati secondo questi 
criteri riferisco brevemente su 9 casi di lesioni 
tendinee, essendo .stati questi seguiti anche a 
distanza di mesi. 

Caso I. — R. M., da Napoli. Lesione del grande 
palmare e del cubitale anteriore della mano sini¬ 
stra. Guarigione per priniam. Dopo un mese tutti 
i movimenti della mano e di questa sull antibrai - 
rio erano compiuti senza alcuna difficoltà. 

Gaso II. — G. S., da Piscinola. Lesione dei ten¬ 
dini dell'estensore comune delle dita e dell’esten¬ 
sore proprio dell’indice sul dorso della mano^ de¬ 
stra. Guarigione per primam. Dopo poco più di 
un mese i movimenti di flessione ed . estensione 
delle dita si compivano facilmente. Rivisto a di¬ 
stanza di più mesi, l’infermo aveva riacquistato 
completamente la funzionalità della mano. 

Caso III. — D. D’A., da Auletta. Lesione iden¬ 
tica alla precedente sul dorso mano destra. Gua¬ 
rigione per primam e ripristino funzionale per¬ 
fetto. 

G AS o IV. — F. F., da Napoli. Recisione del- 
l’estensore proprio dell’indice e del lungo esten¬ 
sore del pollice sul dorso della, mano sinistra .. 
Guarigione per primam. Ripristino completo dei 
movimenti delle dita. 



[Anno XXXIX, Num. 14] 


SEZIONE PRATICA 


523 


Gaso V. — R. M., (la Ollaiano. Recisione dei 
tendini del grande palmare e del flessore comune 
superficiale delle dita in corrispondenza del polso. 
Guarigione per primam e ripresa funzionale com¬ 
pleta delle dita. 

Gaso VI. — A. C., da Napoli. Recisione al polso 
del grande palmare e del flessore comune super¬ 
ficiale delle dita. La ricerca dei capi distali di 
quest'ultimo muscolo fu un po’ indaginosa, poi¬ 
ché la sezione era molto bassa, tanto da interes¬ 
sare anche un po’ il legamento anulare del carpo. 
Fu necessario intaccare un po’ questo ligamento, 
ma non tagliarlo completamente. Ricostruzione 
accurata di questo alla line dell’intervento. Gua¬ 
rigione per primam. Ripristino funzionale com¬ 
pleto delle dita. 

Caso \ II. — B. F.. da Napoli. Sezione trasversale 
nel palmo della mano destra , che andava quasi da 
un bordo all’altro di essa. Nel dubbio che un’in¬ 
cisione palmare interna od esterna, secondo le 
tecniche classiche potesse far sfuggire qualche le¬ 
sione si preferì la incisione palmare mediana. Due 
tendini del flessore comune superficiale erano se¬ 
zionati. Essi vengono suturati e si ricostruiscono 
accuratamente i piani sovrastanti. Chiusura senza 
alcun drenaggio, come sempre. La mano si tume- 
fece molto nei primi giorni, poi andò man mano 
riducendosi di volume. Si ottenne una guarigio¬ 
ne per primam e ripresa funzionale perfetta dei 
movimenti delle dita. 

Caso Vili. — A. A., di nazionalità svedese, di 
anni 3. Taglio obliquo nel palmo della mano poco 
al disotto del ligamento anulare. Incisione pal¬ 
mare mediana. Si scopre dopo qualche difficoltà 
il piccolo tendine del flessore comune superficiale 
corrispondente al diio medio. Si esegue la sutura 
dei due capi, seguendo la tecnica solita. Si ebbe 
guarigione per primam, ma rivisto fino ad un 
mese e mezzo di distanza dal trauma, i movi¬ 
menti del medio non avevano ripreso la loro com¬ 
pleta estensione, in quanto che il movimento di 
flessione della seconda falange sulla prima era 
indeciso. Trattavasi in questo caso di un bambino 
da cui era difficile ottenere movimenti precisi. 
Non si sono potute avere più notizie. 

Caso IX. — E. F.. da Napoli. Sezione trasversale 
dei comuni tegumenti della faccia palmare della 
prima falange, quasi in corrispondenza della pri¬ 
ma articolazione interfalangea. Si riscontra sezio¬ 
ne dei due flessori che vengono suturati. In que¬ 
sto caso si è avuta la guarigione per primam, il 
dito riesce a flettersi, ma il risultato non è in 
fondo soddisfacente, in quanto che si è formato 
un cordone cicatriziale diretto secondo il mag¬ 
giore asse del dito aderente ai piani sottostanti 
che limita i movimenti di flessione delle artico¬ 
lazioni interfalangee. 

Se complesso è i] problema della chirurgia 
riparatrice dei tendini, esso è .ancora più com¬ 
plesso nei casi in cui si hanno lesioni tendinee 
multiple miste a lesioni nervose. 

I casi descritti nella letteratura sono pochi, 
mentre è noto come tale evenienza sia tutt'al¬ 
tro che rara. Sono sopratutto riportati i casi 


in cui si è avuto un risultato buono, anche se 
parziale, mentre i casi seguiti da insuccesso, 
che sono i più, sono raramente riportati. 

Gujot riferisce un bel caso di sezione di 
tutti i flessori del polso, esclusi quelli del pol¬ 
lice, e dei nervi cubitale e mediano; con gua¬ 
rigione perfetta e con ricupero completo della 
sensibilità e della funzionalità. In un caso 
pressoché simile di Leonte, furono necessari 
due interventi a 7 mesi di distanza l’uno dal¬ 
l’altro per poter avere finalmente un buon 
risultato. 

Bonnet, che ha una grande competenza in 
materia, ha ultimamente comunicato insieme 
con Poi tosson alla Società di Chirurgia di Lio¬ 
ne un caso di sezione di quasi tutti i flessori 
del polso, del nervo cubitale e deHarteria. cu¬ 
bitale. Se si pensa che questi autori si dichia¬ 
rano fieri del risultato ottenuto per la sua ec¬ 
cezionale perfezione, quando persiste invece la 
paralisi del cubitale, messo in evidenza, fra 
l’altro, dall’atrofia deH’aduttore e dal divari¬ 
camento delle due ultime dita per paralisi 
deg)li interossei, non può non riconoscersi 
quanto sia ritenuto raro dai chirurgi un suc¬ 
cesso operatorio completo in lesioni così com¬ 
plesse. Gli stessi chirurgi aggiungono che si 
comprende benissimo perchè in tali casi non 
si abbia il coraggio d’intraprendere una ripa¬ 
razione tendinea metodica, laboriosa, piena 
d’incognite durante ridentificazione dei capi 
ed effettuata con il rischio di una infezione 
della guaina sinoviale. 

Ciò che spiega perchè in tali casi Vallas 
abbia proposto di contentarsi di suturare le lab¬ 
bra della guaina sinoviale e di abbandonare 
i tendini ad una riparazione spontanea, fa¬ 
voriti dalla flessione forzata della mano e delle 
dita. Si potrebbero ottenere così, dopo un lun¬ 
go periodo, dei risultati di cui ci si potrebbe 
contentare. 

Sumner L. Koch, che nel febbraio di que¬ 
sto anno ha dedicato un lungo articolo alla 
cura immediata delle lesioni della mano, non 
esita a dichiarare che nelle lesioni del me¬ 
diano e del cubitale miste a quelle di molti 
tendini la sutura immediata non trova alcuna 
giustificazione. 

TI caso che ci occupa riguarda un bambino 
di 5 anni, che presentava una ferita trasver¬ 
sale alla regione anteriore del polso di destra 
dovuta ad un frammento di vetro. Tn aneste¬ 
sia locale al 0,50 % di novocaina praticai uno 
sbrigliamento lungo l’asse mediano dell’avam¬ 
braccio e cominciai a fare l’inventario delle 
lesioni. Si dovette anzitutto praticare l’al¬ 
lacciatura della cubitale anteriore, sezionata; 



524 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 141 


poi si ricercarono i capi prossimali e distali 
dei tendini recisi: grande palmare, piccolo 
palmare, flessore comune superficiale delle 
dita, cubitale anteriore. 

Per la ricerca dei capi distali la cosa fu re- 
lalivanuente facile, utilizzando la flessione for¬ 
cata della 1 imano; per quelli prossimali si 
cercò di evitare il più possibile l’apertura del¬ 
la loro guaina icercando di afferrarne l’estre¬ 
mità con ini Kocher introdotto nella guaina 
stessa. Furono suturati infine il nervo me¬ 
diano e il nervo cubitale anch’essi sezionati. 
Tutte queste suture furono praticate con un 
filo di catgut fatto passare, come ho già det 
to precedentemente, prima nel capo prossi¬ 
male e poi nel capo distale, in modo da for¬ 
mare un U, cercando di affrontare il meglio 
possibile le due super fi ci di sezioni, ed arre¬ 
cando loro il minimo maltrattamento. Rico¬ 
struzione, nei limiti del possibile, di una 
guaina per ciascun tendine e nervo, e rico¬ 
struzione di un piano sottocutaneo. Lavaggio 
con etere del campo operatorio. Chiusura del¬ 
la cute senza alcun drenaggio. 

La guarigione si ottenne per prima inten¬ 
zione, la mobilizzazione fu cominciata in 15 a 
giornata, il ripristino funzionale e della sensi¬ 
bilità avvennero gradualmente. La ripresa del 
cubitale fu molto più lenta, tanto che nei pri¬ 
mi mesi un elettroterapista pensò ad una disu¬ 
nione della sutura del cubitale. Furono prati¬ 
cate numerose sedute elettro e massoterapi- 
che. Il collega prof. Vizioli ha gentilmente 
seguito con l’esame elettrodiagnostico il pro¬ 
gressivo miglioramento dell’infermo ed il suo 
ultimo esame, praticato a circa un anno di 
distanza dall’intervento, è il seguente: « Tpoec- 
citabilità faradica su tutti i piccoli muscoli 
della mano, più accentuata sul secondo e terzo 
interosseo e nel muscolo corto abduttore del 
pollice. 

Alla corrente galvanica esiste anche una sen¬ 
sibile ipoeccitabilità, oltre modificazioni qua¬ 
litative della formula fisiologica con tendenza 
alla eguaglianza polare ed alla inversione. In 
breve, si rilevano ancora fatti notevoli di rea¬ 
zione degenerativa diffusa isia nel territorio del 
mediano che del cubitale. Detti elementi dege¬ 
nerativi sono notevolmente migliorati dall’ul¬ 
timo esame, ma non sono scomparsi. Del resto 
la dissociazione fra stato funzionale dei mu¬ 
scoli e i dati dell’esame elettrico è un fatto 
comune. La conduzione elettrica si ripristina 
in genere molto tardi e talvolta non si ristabi¬ 
lisce più anche quando la funzione dei mu¬ 
scoli è tornata discreta ». 


* * 

Le conclusioni dell’esposizione suddetta pos¬ 
sono rapidamente farsi. Anzitutto, i casi espo¬ 
sti permettono di guardare con minore diffi¬ 
denza la chirurgia riparatrice delle lesioni dei 
tendini e dei nervi della mano, anche nei casi 
più complessi. 

Tali buoni risultati si possono ottenere con 
mezzi minimi, purché si osservino rigorosa¬ 
mente quelle regole di chirurgia generale che 
debbono essere applicati in ogni campo della 
chirurgia. 

L’anestesia locale è sempre più che suffi¬ 
ciente; essa permette di essere tranquilli in 
un intervento, spesso lungo, (il nostro ultimo 
durò oltre \due ore) e permette anche che 
l’infermo possa ritornare alla propria abita¬ 
zione; abolizione di qualunque laccio o fascia 
espulsiva, perchè diminuisce la vitalità dei 
tessuti. 

La ferita va sempre sbrigliata perchè ciò 
permette un più rapido orientamento ed un 
minore maltrattamento dei capi sezionati; oc¬ 
corre invece cercare di evitare il più possibile 
l’apertura delle guaine peritendinee. Sutura 
dei capi sezionati con il metodo più semplice. 

Penso che tutti gl’innumerevoli metodi con¬ 
sigliati, se permettono un migliore affmuta¬ 
mento delle superfici sezionate, maltrattano un 
po’ troppo con i loro innumerevoli passaggi 
di filo le estremità dei capi da suturare e ne 
favoriscono forse la disunione. 

Ricostruzione poi delle guaine e di un piano 
sottocutaneo. 

A proposito del drenaggio penso poi che sia 
un grande vantaggio abolirlo completamente. 
Un drenaggio in tali casi agirebbe sempre 
come corpo estraneo e se messo in vicinanza 
delle suture tendinee o nervose potrebbe fa¬ 
vorirne la disunione e se solo sottocutaneo è 
da considerarsi inutile, perchè con l’osserva¬ 
zione quotidiana si è sempre a tempo a per¬ 
mettere la fuoruscita di un po’ di sierosità 
togliendo qualche agraphe. Mobilizzazione 
verso il decimo giorno. Elettro e massoterapia. 

I nostri casi dimostrano che si può avere 
il 100/100 di guarigioni operatorie senza sup¬ 
purazione, anche in casi operati a molte ore 
di distanza dall’operazione, fino a 18 e più 
ore dopo, come nel nostro terzo caso. 

Dal punto di vista funzionale i risultati sono 
stati sempre ottimi, tranne nel caso della le¬ 
gione dei due flessori al dito (caso 9°) in cui 
il risultato è stato solo discreto. Ciò non fa 
meraviglia se si pensa che tutti gli autori sono 


[Anno XXXIX, Num. 14] 


SEZIONE PRATICA 


525 


concordi nel considerare pessimi i risultati 
delle isiuture dei flessori a livello delle dita, 
tanto da sconsigliarne la sutura primitiva e 
consigliare invece le operazioni secondarie, 
quando siano indicate, e fra queste l’operazio- 
ne di Sterling Bunnell, di tecnica molto com¬ 
plessa, ma che ha dato buoni risultati nelle 
mani di chirurgi sperimentati. 

RIASSUNTO. 

LA. espone i risultati ottenuti in nove casi 
di lesioni tendinee mediante una semplice su- 
lura. Questi sono stati sempre buoni, ed an¬ 
che ottimo è stato il risultato in un caso in 
cui erano lesi non solo i tendini del grande 
palmare, piccolo palmare, flessore comune su¬ 
perficiale delle dita, cubitale anteriore, ma an¬ 
che l’arteria cubitale, il nervo mediano ed il 
nervo cubitale. 

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Bloch e Bonnet. 38° Congr. Chir. Frane., 1929. 
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Bonnet e MicnoN. Ibid., 1929. 

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Fiolle. Presse Méd., n. 1, 1927. 

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Mason. Surg., Gyn. and Obst., voi. 50, 1930. 
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me 118; Ibid., voi. 119; Ibid., voi. 114; Zentr. 

^ f. Chir., 1922; Deut. Zeits. f. Chir., voi. 173. 
Sterling Bunnel. Citato da Bloch e Bonnet. 
Sumner L. Kocn. Surg., Gyn. and Obst., voi. 52. 
Tailhefer A. Thèse de Paris, 1928. 


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stale Succursale diciotto. ROMA. 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Ospedale Civile di Castiglione delle Stiviere 

diretto dal Prof. doti. Guido Beccherle. 

Su due casi di tubercolosi primitiva 
della ghiandola mammaria. 

Dott. Guglielmo Paltrinieri, aiuto. 

Credo non sia privo d’interesse illustrare 
due casi clinici di tubercolosi primitiva della 
ghiandola mammaria, capitati alla mia osser¬ 
vazione 'nell’Ospedale Civile di Castiglione del¬ 
le Stiviere, dato che mi pare si prestino alla 
discussione di alcune questioni. 

Caso I. — Ragazza di 15 ani. 

Anamnesi famigliare negativa. Nulla di note¬ 
vole neH’anamnesi remota. 

Mestruò a 14 anni e le mestruazioni furono 
sempre regolari per qualità, quantità, durata ed 
epoca di ritorno. 

Non ha mai sofferto di alcuna malattia degna 
di nota. 

Anamnesi prossima. Sei mesi fa accusò va¬ 
ghi dolori alla mammella sinistra che è andata 
aumentando progressivamente di volume. Da 
quattro mesi avverte tumefazione indolore delle 
ghiandole sottoascellari a sinistra. È sicura di 
non aver riportato traumi. 

Non ha mai avvertito rialzi termici. 

Esame obbiettivo generale. Ragazza ben svi¬ 
luppata, in buone condizioni di nutrizione e san¬ 
guificazione. L’esame accurato dei grandi apparati 
organici è negativo. Esame delle urine negativo. 

Esame obbiettivo locale. All’ispezione si nota 
che la mammella S. è aumentata di volume qua¬ 
si del doppio rispetto alla destra. Il colorito della 
pelle è lievemente rossastro con rete venosa molto 
evidente. 

Alla palpazione la mammella è di consistenza 
duro-elastica, poco mobile sul .piano profondo e 
scarsamente dolente. Non si mettono in eviden¬ 
za punti di fluttuazione. Ghiandole dure, di va¬ 
rio volume, si palpano al cavo ascellare corrispon¬ 
dente. 

Diagnosi clinica. Sospettoi tumore (sarcoma) del¬ 
la mammella sinistra. 

Operazione. Narcosi eterea. Amputazione della 
mammella S. e svuotamento del cavo ascellare. 
Decorso post-operativo regolare. 

All’esame macroscopico, la ghiandola mamma¬ 
ria asportata, si presenta notevolmente aumentata 
di volume. La consistenza è notevolmente mag¬ 
giore del normale. 

Al taglio si osservano zone grigiastre di varia 
grandezza costituite da sostanza puriforme. Intor¬ 
no a questo tessuto si presentano evidentissime 
gettate di connettivo che si intersecano e predo¬ 
minano nell’aspetto generale della sezione. 

Gaso IL — Vedova di 35 anni. 

Anamnesi famigliare e remota negativa. Sposò 
a 25 anni con uomo sano morto 7 anni fa di pol¬ 
monite franca. 

Ebbe una gravidanza a termine nove anni fa. 
La figlia è vivente e sana. Non aborti. Nega la 
lue od altre malattie veneree. Non ha mai sof¬ 
ferto di malattie degne di nota. 


526 


(( IL POLICLINICO )) 


Anno XXXIX, Ni m. 14] 


Anamnesi, prossima. Da circa quattro mesi lia 
avvertito leggeri dolori a tipo gravativo, esacer- 
bantisi nello ore notturne, alla mammella S. 

Esame obbiettivo generale. Donna ben svilup¬ 
pata, in discrete condizioni generali. 

L’esame dell’apparato respiratorio, cardio-vasco¬ 
lare e degli organi addominali non mette in evi¬ 
denza nulla di notevole. Esame delle urine ne- 
gativo. 

Esame obbiettivo locale. All’ispezione si nota 
la mammella S. lievemente aumentata di volu¬ 
me nella regione dell’areola che appare legger¬ 
mente stirata verso l’esterno. 

Colorito della pelle normale. Rete venosa ap¬ 
pena percettibile. 

Capezzolo leggermente retratto. 

Alla palpazione si riscontra un modico indu¬ 
rimento rispetto alla mammella D. e si percepi¬ 
sce un nodulo duro della grossezza di una noc- 
ciuola in rapporto con la regione areolare. Nel 
cavo ascellare si palpano numerose ghiandole in¬ 
durite, piccole, indolenti. 

Diagnosi clinica. Cancro iniziale della mam¬ 
mella sinistra. 

Operazione. In narcosi eterea si pratica l'aspor¬ 
tazione completa della mammella sinistra e si 
procede allo svuotamento del cavo ascellare. De¬ 
corso post-operativo regolare. 

L’esame macroscopico sulla sezione trasversa 
della mammella, mette in evidenza zone di aspet¬ 
to roseo, e fra queste, altre di colore grigiastro in 
parte costituite da sostanza puriforme. Il nodulo, 
sotto il tagliente, è manifestamente più duro 
del tessuto circostante. Evidenti strie biancastre 
percorrono la sezione per tutti i sensi. 

Esame istologico. L’esame istologico dei due casi 
è del tutto simile: le sezioni risultano formate 
da un tessuto connettivo fondamentale che deli¬ 
mita aree più o meno grandi di forma quasi cir¬ 
colare, aventi al centro un grosso elemento plu- 
rinucleato con protoplasma abbondante, granulo¬ 
so e poco colorato dalPeo-sina. I nuclei sono di¬ 
sposti ad anello verso la periferia; nell’insieme si 
ha un quadro che ricorda la cellula gigante. At¬ 
torno a questo elemento, si osservano cellule di 
tipo epitelioide e fra queste e sopratutto alla pe¬ 
riferia. in mezzo ad un intreccio fibrillare, nu¬ 
merosi elementi puntiformi di tipo linfoide. Alla 
periferia il connettivo si dispone a travate e da 
queste partono prolungamenti che vanno a deli¬ 
mitare delle aree simili a quelle descritte. Qua 
e là si osservano zone di necrosi. 

Nel tessuto descritto si notano sparsi, resti del 
parenchima ghiandolare alterati nella loro intima 
struttura per il processo infiltrativo linfocitoide 
e per la costrizione della enorme proliferazione 
connettivale. Non si notano alterazioni nelle pa¬ 
reti vasaii. Le sezioni trattate con liquido di Ziehl 
diluito, hanno messo in evidenza rari bacilli della 
tubercolosi. 

La diagnosi istologica è di tubercolosi mam¬ 
maria. 

Detta diagnosi venne definitivamente con¬ 
validata dalla prova biologica. 

'Furono iniettati, con materiale puriforme 
prelevato dai pezzi asportati, due conigli. Uno 
(caso I) morì per malattia intercorrente quat¬ 
tro giorni dopo la inoculazione senza dimo¬ 


strare alla necroscopia -nulla di caratteristico: 
l’altro (caso II) venne a morte spontaneamen¬ 
te dopo circa 40 giorni. L’autopsia mise in 
evidenza, macroscopicamente, il quadro tipi¬ 
co dell’infezione tubercolare su tutti gli or- 
gami cavitari e dall’esame istologico su se¬ 
zioni di fegato risultò la presenza del bacillo 
di Ivocb. 

Non. essendo risultati dati anamnestici po¬ 
sitivi e non avendo trovato su nessun organo, 
per quanto accuratamente visitato, segni pa¬ 
lognomonici specifici, clinicamente, si è in¬ 
dotti a considerare la localizzazione come pri¬ 
mitiva. 

* 

* * 

La sintomatologia descritta da varii autori 
credo non sia probativa, come affermano Bar- 
toli e numerosi altri. 

Circa la diagnosi clinica, viene ancora con¬ 
fermato cbe, quando l’affezione si presenta 
con la sintomatologia che riscontrai nei miei 
casi, si è nella impossibilità di poter formu- 
laré la diagnosi; potendo esser tratti in in¬ 
ganno da segni di mastite -cronica o di tumore 
iniziale. 

La tumefazione dei gangli sottoascellari in¬ 
dolenti, venne avvertita tardivamente (I caso) 
o non fu notata (II caso). 

Per l’assenza completa di dati anamnestici 
e clinici generali e locali di natura specifica, 
l’aumento rapido e notevole del volume della 
mammella indusse nel T caso a far pensare 
ad mila forma sarcomatosa, mentre nel II ca¬ 
so la presenza, non certo probativa, di un 
nodulo duro e leggermente irregolare in rap¬ 
porto con la regione areolare e conseguente 
retrazione del capezzolo, fece orientare, anche 
per la più facile evenienza, verso una forma 
iniziale di cancro. 

Circa il rapporto fra l’insorgenza della tu¬ 
bercolosi mammaria e le funzioni fisiologiche 
della ghiandola, il I caso appoggerebbe le ve¬ 
dute di Cuneo, La-rier, Pluget, Habermaas, eoe., 
essendo la ghiandola stessa in via di evolu¬ 
zione; mentre nel II caso lo stato di riposo 
della ghiandola darebbe valore a quanto so¬ 
stengono la maggioranza degli AA. (Dubar, 
Binaudet, Scott, Salomoni, Putzu, Piskacek ed 

altri. 

L’assenza poi di soluzioni di continuo sulla 
cute della mammella e la mancanza di alte¬ 
razioni vere e proprie a carico del tessuto 
ghiandolare, istologicamente riscontrate, mi 
inducono a ritenere con Binaud, Sabrazès, 
Gaudier, Bartoli ecc., che l’infezione abbia 
seguito le vie ematica e linfatica. 


[Anno \\\1\, \t m. 14] 


SEZIONE PRATICA 


.527 


Anatomo-patolagicaniente i miei rasi avreb¬ 
bero riscontro nella forma confluente del 
Dubar. 

Istologicamente, circa la formazione delle 
cellule giganti gli AA. hanno dato due spie¬ 
gazioni. Secondo Dubar ed alcuni altri si am¬ 
mette che la cellula gigante si formi a spese 
dell'epitelio acinoso. Dette cellule sarebbero 
disposte come lo erano gli acini. Dubar con 
questa sua teoria vorrebbe dimostrare inoltre 
che, patogeni eticamente, l’infezione avvenga 
per i dotti galattofori. 

Gaudier, Baumgarten, Sabrazès, Binaud ed 
nitri, hanno dato eccellentemente, ed a mio 
jxtrere più verosimilmente, un’interpretazione 
opposta, ritenendo che il Dubar sia incorso 
in errore giudicando come evoluzione dell’e¬ 
pitelio il contenuto degli acini che non sa¬ 
rebbe altro che essudato albuminoso e granu- 
loso che li ha invasi e che potrebbe confon¬ 
dersi con la sostanza necrosata del centro delle 
cellule giganti. Questi ultimi anziché un’ori¬ 
gine epiteliale ammettono un’origine meso- 
dermica. Si tratterebbe di cellule epiteliomi 
che si infiltrano fra i lobuli mammari e che 
penetrano negli spazi interacinosi. Gli ele¬ 
menti ghiandolari sarebbero soltanto stretta¬ 
mente circoscritti e compressi dal processo tu¬ 
bercolare. 

(ili epiteli ghiandolari 'Colorati col processo 
di Gram-Bizzozzero, dimostrerebbero pertanto 
la loro vitalità. (Cariocinesi, riempimento dei 
cui di sacco dilatati, di elementi proliferati). 

Secondo il mio parere l’ultima interpreta¬ 
zione, oltre che essere più conforme agli abi¬ 
tuali processi tubercolari sarebbe concordante 
col reperto istologico osservato nei miei casi. 

Per quanto riguarda la via d’infezione le 
vie sanguigna e linfatica- rendono più persua¬ 
si, mentre l’infezione per via galattofora, pur 
potendo esistere, credo che sia del tutto ec¬ 
cezionale. 

Concluderei perciò: 

che si possa, sia pur raramente, riscon¬ 
trare la localizzazione tubercolare primitiva 
nella ghiandola mammaria; 

che le vie d’ingresso più frequenti siano 
la sanguigna e la linfatica, se esiste, rarissima 
la galattofora; 

che le condizioni fisiologiche della ghian¬ 
dola, pur non essendo una ragione necessaria, 
abbiano influenza sullo sviluppo della ma¬ 
lattia; 

che la diagnosi clinica sia talvolta estre¬ 
mamente difficile, confermando perciò la ne¬ 
cessità della prova biologica. 


RIASSUNTO. 

I/A. descrive due casi di tubercolosi primi¬ 
tiva della mammella che si prestano alla di¬ 
scussione di alcune questioni relative alla pa¬ 
togenesi ed alla diagnosi di detta malattia. 

BIBLIOGRAFIA. 

Binaud. Ardi, de Méd. expér. et d’anat. path., 
1894. 

Arcoleo. Rif. Med., 1898. 

Lacènf et Lenormant. Précis de Pai. Chir., tom. 
Ili, Ì928. 

D’Arrigo. Rif. Med., 1927. 

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Gilberi. Poliniclinico, Sez. Chir. 1916. 

Cateti.ani. Ibid., 1895. 

Powers. Ann. of. Surgery, 1897. 

SW* Dì prossima pubblicazione : 

Prof. ARNOLFO CIAMPOLINI 

Docente nella R. Università di Milano. 

Il trauma nella etiogenesi delle malattie 

(Rapporti clinici e medico legali) 

Prefazione del Prof. CESARE FRUGONI 
Clinico Medico di Roma. 

Riportiamo i titoli dei vari capitoli di questo inte¬ 
ressante libro : 

I. Argomentazioni cliniche e argomentazioni legali _ 

Le casualità morbose — Causa od occasione? — De: 
fattori morbosi concansali nella clinica e nella me¬ 
dicina legale degli infortuni — La configurazione 
giuridica della lesione da infortunio e della, malat¬ 
tia professionale. — II. Dello sforzo come azione mor- 
bigena — La lombaggine da sforzo — L’ernia infor¬ 
tunio Orchiti e varici da sforzo? — Emorragie 
cerebrali da sforzo? — Le morti improvvise da la¬ 
voro? — Sforzo e malattie dell’apparato respirato¬ 
le. III. Traumi e tumori — Traumi ed emopatie 

— Endocrinopatie e traumi — Traumi e malattie 
osteo-articolari. — IV. Complicanze ed esiti del trau¬ 
ma cranio-encefalico. — Traumi e malattie a sede 
spinale. — V. Pleuriti e polmoniti traumatiche — 
Traumi e tubercolo-si polmonare — Traumi ed appa¬ 
rato cardio-vascolare — I traumi dell’apparato di¬ 
gerente — I traumi del rene — Indice sistematico 

— Indice alfabetico. 

Volume in- 8 °, di pagg. XII-550 nitidamente stampato. 

Prezzo: in brochure L. 5 2, rilegato in tela L. 58 
più le spese postali di spedizione. Per i nostri abbo¬ 
nati, rispettivamente L. 4 7 e L. 5 3- 

Avvertenza. — Il libro sarà pronto fra una ventina 
di giorni. 

Eccezionalmente a quei nostri abbonati che saranno solleciti 
ad inviarci la ordinazione prima del 25 aprile, mediante Vaglia 
Postale intestato all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Suc¬ 
cursale diciotto, ROMA, il volume sarà ceduto, se rilegato, per 
sole L. 5 1 è, se in brochure, per sole L. 45. con invio in 
porto franco. 




5 28 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 14] 


SUNTI E RASSEGNE. 

FEGATO E VIE BILIARI. 

Sul modo di svelare una insufficienza epa¬ 
tica lieve o di media gravezza. 

(M. Laemmer. La Presse Méd., 12 die. 1931). 

Il quadro dell’insufficienza epatica lieve pre¬ 
senta, a differenza delle grandi insufficienze, 
disturbi funzionali talmente lievi e variabili e 
forme cliniche così poco nette, che risulta mol¬ 
to facile il confonderlo con altri quadri morbo¬ 
si affini. 

Conviene perciò che il pratico tenga presente 
non solo Resistenza reale di tali lievi insuffi¬ 
cienze epatiche ma altresì conosca alcuni precisi 
metodi d’indagine atti a svelarle: che non è 
raro il caso di dispepsie le più varie, attribuite 
riai pazienti allo stomaco e all’intestino, che ri¬ 
conoscono invece la loro reale origine nella 
sturbata funzione epatica. 

Sintomatologia dell'insufficienza epatica lie- 

- V f> _ Sono segni subiettivi caratteristici la 

bocca amara al mattino risvegliandosi, diar¬ 
rea post-prandiale con feci giallo-chiare, me¬ 
teorismo accentuato, crisi orticariformi o pru¬ 
rito essenziale, cefalee a tipo emicranico con 
vomito biliare, dolori periodici reumatoidi pre¬ 
feribilmente a carico di tutto il lato destro, 
tendenza alla malinconia (temperamento atra¬ 
bile degli antichi), assoluta ripugnanza verso 

il latte. 

Possono inoltre far parte del quadro mor¬ 
boso vertigini, scotomi scintillanti, stanchez- 
za visiva, dolori muscolari migranti a sede non 
precisabile, crisi di coriza o asmatiformi. 

Obiettivamente si rileva : pelle secca e gial- 
lastra, specie al palmo delle mani e alla pian- 
ta dei piedi; il contorno della bocca e delle 
palpebre è quasi sempre pigmentato (occhiali 
colemici). 'Frequenti sono gli xantelasmi sulle 
palpebre, i nei vascolari e le ramificazioni ve¬ 
nose capillari in corrispondenza dei pomelli 
delle guance, delle pinne nasali, alla base del 

petto e all’altezza del fegato. 

A carico dei polmoni qualche rantolo con¬ 
gestizio e piccoli sfregamenti pleurici alla ba¬ 
se destra, posteriormente. 

A carico dell’apparafo cardio-vascolare: 

ritmo cardiaco rallentato (spesso meno di 70 
pulsazioni al minuto): alla punta leggeio so 
fio sistolico, evidentemente inorganico. 

Pmx diminuita, Pmn aumentata. Il sistema 
venoso appare ben disegnato, specialmente nel¬ 
la regione sottodiaframmatica: spesso varici 
arii «arti inferiori ed emorroidi. Caratteristica 
la fragilità del sistema vasale capillare cui si 
accompagna notevole fragilità globulare donde 
tendenza agli ematomi, alle epistassi, alle me- 

norragie. 


Per quanto riguarda il sistema nervoso le 
pupille sono genera Irniente midriatiche e tor¬ 
pide alla luce : notasi una certa tendenza al¬ 
la vagotonia. La reflettività è a volte diminui¬ 
ta, a volte aumentata. 

A carico dell’apparaio digerente l’esame ri¬ 
vela lingua saburrale (spec. al V linguale), 
stomaco ptosioo, frequente aerogastria e “aero- 
colia. È frequente una spiccata sensibilità in 
corrispondenza del plesso solare delle vie bi¬ 
liari e della regione cieco-appendicolare: ram¬ 
polla cecale è di solito dilatata mentre il co- 
on discendente si presenta spesso spasmodi¬ 
camente contratto. 

L’esame radiologico .rivela in. tali casi, e 
non in tutti, soltanto un lieve innalzamento 
della cupola epatica, espressione di un’epato¬ 
megalia che l’esame clinico poteva essere stato 

insufficiente a scoprire. 

Ricerche di laboratorio. Sono in tali casi il 
necessario complemento alla ricerca dei se¬ 
gni clinici, se si vuol giungere alla diagnosi. 

È importante, a tale scopo, ricercare nel¬ 
le urine la presenza di pigmenti biliari, di 
sali biliari, dell’urobilina, del glucosio e del¬ 
l’urea e nel sangue la bilirubina, la coleste¬ 
rina e l’urea. 

Per gli esami delle urine si preleveranno m 
3 boccali differenti le urine della sera, del 
mattino al risveglio, e quelle del pomeriggio 
(1 ora circa do-po il pasto). Facendo le ricerche 
separatamente sarà possibile riconoscere an¬ 
che la più lieve glicosuria d'origine epatica 
che sarà svelata sicuramente nelle urine del 
pomeriggio e della sera. Il sangue sarà prele¬ 
vato anche 3 volte nelle 24 ore, analogamente 
al prelevamento delle urine. 

Interpretazione dei risultati delle ricerche. 
La presenza costante nelle urine di pigmenti 
biliari (anche a più giorni d’intervallo) costi¬ 
tuisce un segno quasi patognomonico. Così 
dicasi per una netta bilirubineunia. Eguale 
valore ha la presenza di acidi biliari nel san¬ 
gue sopratutto se con colesterinemia conco¬ 
mitante. 

Tali reperti possono ritenersi di per se pa- 
tognomonici : mancando essi od essendo in¬ 
certa la diagnosi ed esistendo un sospetto di 
insufficienza epatica in base ai risultati del¬ 
l’esame obiettivo, possono essere istituite del¬ 
le ricerche di controllo, che nei casi positivi 

possono dare come risultato: 

a) urobilinuria con debole eliminazione uri¬ 
naria di urea e concentrazione di questa nel 
sangue; b) glicosuria debole nelle urine dei 
periodi digestivi senza glicemia importante; 
c) colesterinemia accentuata con aumento di 
urea nel sangue. 

Tali risultati rendono certa la diagnosi eli 
insufficienza epatica di lieve e medio. grado 
ed aprono la via all’intervento terapeutico op¬ 
portuno. G. La Cava. 


[Anno XXXIX, Num. 14] 


SKZlONli l’KATICA 


» 


529 


Sulle morti rapide con temperature elevate 

consecutive a interventi sulle vie biliari. 

(F. G. Connel. Ann. of Surg., voi. 94, n. 3). 

L’A. ritiene questo genere di grave compli¬ 
canza molto più frequente di quello che non 
appaia dalla letteratura. La morte in tali 
casi è spesso attribuita ad emorragia, shock, 
malattie renali o cardiovasali, ipertiroidismo, 
complicanze polmonari, dilatazione gastrica 
acuta, peritonite settica. I sintomi possono 
volta a volta ricordare ognuna di queste le¬ 
sioni. L’A. opina che la sindrome possieda 
caratteristiche tali da farne una definita en¬ 
tità clinica. 

I segni e i sintomi di tali sindromi mor¬ 
tali non coincidono con quelli della peritonite 
biliare nè dello shock o insufficienza epatica. 
Questa ultima sindrome si spiega con lesioni 
microbiche o tossiche delle cellule epatiche, 
con alterazioni del metabolismo della coleste¬ 
rina, con fenomeni di shock anafilattico o 
allergici, con disturbi dell’innervazione del fe¬ 
gato, o con un grave istato tossico del malato. 

La sindrome in questione sarebbe da consi¬ 
derare come una reazione metabolica chimi¬ 
ca o allergica generale di natura sconosciuta 
oppure come un fenomeno puramente nervoso. 

Nell’Ospedale dove lavora FA. (Mercv Hospi¬ 
tal, Oshkosh, Wi.) durante gli ultimi cinque an¬ 
ni il 23 ,6% delle morti post-operatorie seguite 
a interventi sulle vie biliari presentarono que¬ 
sta sindrome. Gli interventi compiuti colla dia¬ 
gnosi di colecistite furono eseguiti in anestesia 
generale o spinale e anche locale. Le operazioni 
eseguite furono 13 colecistectomie e 4 stomie. 
In 11 casi fu aggiunta una appendicectomia, in 
4 fu dovuto drenare il coledoco e in 1 caso fu 
eseguito un intervento sulla pelvi. La tempera¬ 
tura salì fino oltre 40°. La morte seguì nelle 48 
ore dopo l’intervento. In soli 2 casi fu eseguita 
una autopsia completa che rivelò una volta 
rammollimento della milza e del fegato e con¬ 
gestione dei reni, una volta un consolidamen¬ 
to del polmone D. 

Furono eseguite anche 2 autopsie parziali. 

Mai fu messo io evidenza alcunché a cari¬ 
co del peritoneo. 

Si sono anche osservati casi guariti sponta¬ 
neamente, abortivi, con sintomi del tutto si¬ 
mili. Non sarebbero state mai riscontrate sin¬ 
dromi simili in. altri interventi sull’addome. 
TI trattamento è solo sintomatico. L’A. non 
crede che i casi risolti felicemente siamo sta¬ 
ti influenzati dalla cura. M. Ascoli. 

RENI E VIE URINARIE. 

L’acidosi nefritica. 

(A. P. Bhiggs. Arch. intern. Med., genn. 1932). 

Le indagini verniero praticate su notevole 
numero di casi di nefrite cronica del tipo pre¬ 


valentemente sclerotico con segni di iperten¬ 
sione, cardiosclerosi, ecc., e riguardano Io stu¬ 
dio chimico del sangue e delle urine : deter¬ 
minazione della riserva alcalina, dell’azoto pro¬ 
teico e non proteico, dei cloruri, fosfati, sol¬ 
fati, delle basi totali, e in qualche caso del 
pH, del sangue: analogamente nelle urine ven¬ 
nero dosate le basi fisse, i cloruri, i solfati, i 
fosfati, l’ammoniaca, la creatili ina, e il pH. 
Tutti i dati relativi vengono riportati in chiare 
tabelle e grafiche, e vengono comparati con i 
risultati delle classiche ricerche di Atchley e 
Benedict sulle modificazioni del ricambio inor¬ 
ganico negli animali da esperimento in segui¬ 
to alla legatura bilaterale degli ureteri. 

Il tasso dei fosfati e dei solfati nel Sangui 
risulta [aumentato, mentre notevolmente di¬ 
minuita è la quantità delle basi fisse; i cloru¬ 
ri risultano, o un po’ bassi, oppure normali, 
qualora non coesistano edemi o vomito abbon¬ 
dante, onde l’A. ritiene che non si abbiano in 
questa categoria di malati valori caratteristi¬ 
ci circai il tasso di cloruri nel sangue; più 
evidenti rapporti con la ritenzione renale pre¬ 
sentai l’accumulo dei fosfati e dei solfati; scar¬ 
se modificazioni presenta il tasso delle protei¬ 
ne nel siero. 

Le basi fisse del siero risultarono comprese 
tra valori di 145-150 milliec uivalenti per litro, 
quindi un po’ al disotto de la norma, secondo 
Benedict. 

Per quello che si riferisce alle urine, FA. ri¬ 
corda le precedenti ricerche al riguardo di va¬ 
li autori, e la regola fondamentale, secondo 
cui il rene tende ad eliminare l’eccesso di aci¬ 
di con una perdita minima di basi fisse: la 
somministrazione di acidi minerali conduce 
però nei nefritici ad un aumento nella elimi¬ 
nazione renale di basi fisse, aumento che è 
assai maggiore di quello che si ha in individui 
che non presentano lesioni alla funzione rena¬ 
le : onde l’idea che nei reni nefritici del tipo 
sclerotico esista una tipica e specifica altera¬ 
zione del meccanismo di regolazione nella per¬ 
dita delle basi fisse e che questa alterazione 
sia intimamente connessa con il processo di 
formazione dell’ammoniaca, che è proporzio¬ 
natamente ridotto. Ciò risulta anche da ap¬ 
posite ricerche praticate dall’A., dalle quali 
emerge anche un diverso comportamento in 
questo senso nei casi di nefrite con o senza 
edemi: è particolarmente in quest’ultimo grup¬ 
po di malati che è notevolmente ridotta l'eli- 
in inaziotne urinaria dell’ammoniaca ed invece 
aumentata la perdita di basi fisse. A questo ri¬ 
guardo FA. però prende anche in considera¬ 
zione accanto a/i fattori renali, alcuni fattori 
tissulari: sembra cioè che una modificazione 
dell’equilibrio acidi-basi nel senso di una aci¬ 
dosi, faccia diminuire anche la capacità dei 
tessuti a legare basi e acqua. 

Tra i fattori renali è presa anche in consi¬ 
derazione la questione della diuresi che sem- 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Rum. 14] 


530 


bra ostacolare in qualche modo il meccanismo 
di conservazione delle basi. Dietro ingestione 
di acidi i nefritici presentano anche un note¬ 
vole aumento della diuresi: tale aumento non 
è di per sè sufficiente in condizioni normali 
di funzionalità renale ad ostacolare il mecca¬ 
nismo regolatore deH’eliminazione delle basi, 
ma in condizioni patologiche può intervenire 
ad aumentare notevolmente la velocità del flus¬ 
so attraverso i glomeruli e i tubuli ancora fun¬ 
zionanti, e conseguentemente portare alla eli¬ 
minazione di un di più di basi fisse: e die 
ciò sia, lo indica il fatto dimostrato dall’A. che 
basta provocare una più intensa diuresi median¬ 
te somministrazione d’acqua distillata per ve¬ 
dere un aumento nella eliminazione di acidi or¬ 
ganici e contemporaneamente pure un più for¬ 
te aumento nella eliminazione di basi fisse: 
questo incremento nella perdita delle basi non 
è di grado così elevato come quello che si ha 
in seguito a somministrazione di acidi, forse 
perchè viene a mancare l’effetto diretto degli 
acidi sui tessuti. L’A. conclude che la perdita 
di basi che si ha in seguito a somministrazio¬ 
ne di acidi va riportata al passaggio di basi 
fisse dai tessuti al sangue e da questo alle uri¬ 
ne e all’azione diuretica che ostacola i feno¬ 
meni di riassorbimento tubulare. 

Relativamente all’importanza che va assegna¬ 
ta alla ammoniaca urinaria, l’A. parte dal con¬ 
cetto che essa serva più a combattere l’eccesso 
d’acidità del tratto genito-urinario, che a neu¬ 
tralizzare acidi di origine metabolica nei tes¬ 
suti: oggi infatti si tende ad ammettere che 
l’ammoniaca si formi direttamente nel rene, 
per quanto alcuni autori siano nettamente con¬ 
trari a tal modo di vedere. 

Queste indagini e queste osservazioni sono 
utilizzate dall’A. per l’interpretazione di alcu¬ 
ne manifestazioni cliniche che si osservano nel¬ 
le nefrosclerosi : così, secondo l’A., l'acidosi 
tissulare concorre a spiegare la scarsa tenden¬ 
za agli edemi che si riscontra in questi malati; 
scarsa tendenza cui concorre anche il diminui¬ 
to potere di riassorbimento tubulare verso 
l’acqua, oltre naturalmente aid altri fattori. 
Relativamente ai fenomeni di uremia, l’A. è 
indotto a considerare l’uremia che si può ave¬ 
re nelle nefriti acute emorragiche e nelle ne- 
frosi come legata prevalentemente ad edema 
cerebrale; l’uremia invece dei nefrosclerotici 
può essere in parte legata ad alterazioni vasco¬ 
lari cerebrali, tenendo presenti anche le conse¬ 
guenze dell’acidosi. A questo proposito l’A. ri¬ 
corda le ricerche di Koehler che osservò in 
persone sane segni clinici di uremia, in segui¬ 
to a somministrazione quotidiana per qualche 
tempo di acidi inorganici: questi segni di u- 
remia si avevano parallelamente a modifica¬ 
zioni in senso acidosico dell’equilibrio acidi- 
basi del sangue. Nei nefritici è poi già abitual¬ 
mente diminuita la tolleranza agli acidi inor¬ 


ganici, come ha anche dimostralo l’A. in parte 
delle ricerche ricordate. 

Da ultimo l’A. considera il problema tera¬ 
peutico dell’acidosi nefritica, ricordando di 
avere in alcuni casi ottenuta una modificazio¬ 
ne in senso alcalosico dell’equilibrio acidi-ba¬ 
si del sangue mediante trattamento con sali di 
calcio e, meglio, di stronzio : vanno tenuti pre¬ 
senti anche i vari tipi di dieta alcalosica spe¬ 
cie con limitazione degli acidi fosforico e sol¬ 
forico. Chini. 

Sul valore della pielografia per la diagnosi 
di tubercolosi renale. 

(Hryntschak. Zeit. /. Urol., voi. 25, 1931). 

La diagnosi di tubercolosi renale, spesso mol¬ 
to facile, può presentare talora serie difficoltà. 
Grandi vantaggi si possono avere dalla di¬ 
mostrazione radiografica dei bacinetti renali 
riempiti con un mezzo di contrasto, ma non 
tutti sono d’accordo sui vantaggi di questa ri¬ 
cerca e molti ne temono dei danni. 

Lo accuse che si fanno alla pielografia nella 
tbc. renale /sono in primo luogo che una trop¬ 
po alta pressione del liquido di contrasto pos¬ 
sa determinare un’estensione del processo. 
Contro questa idea parla l’esperienza di molti 
tra cui Joseph e Perlmann; in ogni modo la 
sopradistensione dei bacinetti si può evitare 
col controllo pieloscopico combinato colla pie¬ 
lografia in serie. 

Il pericolo di danneggiare il rene con so¬ 
stanze chimiche irritanti è oggi scomparso 
con l’uso dell’Uroselectan e dell’Abrodil. 

La possibilità di introdurre germi in un 
rene sano è del tutto teoretica e in ogni modo 
solo raramente è necessario il cateterismo dei 
due lati. 

Infine molti autori sono del parere che il 
pielogramma di un rene tubercoloso non dà 
un quadro caratteristico, tanto meno se si 
tratta di stadi iniziali, quando appunto è più 
difficile la diagnosi. Ora, ciò non è vero, come 
dimostrano parecchi casi studiati ipielografi- 
camente, e tanta maggiore quantità di indica¬ 
zioni si potrà ritrarre in avvenire quanto più 
grande isarà l’impiego di questo mezzo di ri¬ 
cerca. Certo soltanto la pieloscopia combinata 
potrà condurre a migliori risultati per la pos¬ 
sibilità di dare al soggetto la miglior posizione 
per la radiografia, e di studiare contempora¬ 
neamente le alterazioni della peristaltica e del¬ 
lo svuotamento della pelvi. 

I vantaggi della (pieloscopia combinata con¬ 
sistono nella possibilità : 1) di controllare la 
distensione della pelvi, 2) di controllare che 
si riempiano tutte le parti della pelvi che so¬ 
no capaci di riempirsi, 3) di riconoscere an¬ 
che piccoli difetti di riempimento coi movi¬ 
menti del malato, 4) di fotografare le altera¬ 
zioni nella loro migliore proiezione, 5) di se- 



SEZIONE PRATICA 


531 


[Anno XXXIX, Num. 14] 

guire il ritmo e il tempo (li svuotamento di 
ogni singolo calice e del bacinetto. 

Particolare importanza ha il secondo pun¬ 
to se si pensa che il timore di distendere la 
pelvi durante la pielografia semplice può la¬ 
sciar vuote alcune parti del bacinetto e simu¬ 
lare. dei difetti non. esistenti. 

La pielografia endovenosa, di cui l’A. non 
ha grande esperienza per quanto si riferisce 
alla tbc. renale, troverebbe' indicazione nei ca¬ 
si in cui la pieloscopia è impossibile; i suoi 
risultati non hanno però ancora la sicurezza 
e la esattezza di quelli della pielografia retro¬ 
grada. 

Le alterazioni dei pielogrammi finora rico¬ 
nosciute caratteristiche per la tbc. renale si 
possono riassumere in nove punti : 

1) localizzazione delle alterazioni distrut¬ 
tive dei calici a contorni sfumati soltanto per 
una parte del sistema dei calici, mentre la 
pelvi e gli altri calici rimangono inalterati; 

2) per presenza di ulcerazioni in una o 
più papille o nella pelvi i contorni del pro¬ 
gramma in questi «punti non sono netti; tali 
aspetti si trovano anche nelle rare forme no¬ 
dose disseminate; 

3) uno o più calici mostrano una forma ir¬ 
regolare, una dilatazione rotondeggiante o a 
clava, con contorni sfumati (come rosicchiata 
dalle tarme, secondo l’espressione americana); 

4) come caratteristica per uno stadio non 
molto avanzalo di distruzione di un calice LA. 
descrive la forma a margherita rappresentata 
da un’immagine costituita da ombre disposte 
radialmente concorrenti verso un punto cen¬ 
trale con una estremità appuntita; 

In altri casi non è la distruzione di una 
papilla o di un calice la causa di detta forma¬ 
zione, ma si trovano delle caverne nel paren¬ 
chima renale. Non sempre è riconoscibile l’u¬ 
nione di tali caverne con il calice; 

6) lo svuotamento ritardato dei calici infil¬ 
trati, delle (piarti distrutte del bacinetto e del 
parenchima che talora giunge a 30’-60’; 

7) un rimarchevole squilibrio fra la dila¬ 
tazione dei calici e la sottigliezza dei collo dei 
calici, cosicché i calici dilatati presentano sol¬ 
tanto una sottile congiunzione con i bacinetti; 

8) completa mancanza di riempimento di 
uno o più calici dovuta a tamponamento dei 
calici da parte di masse caseose o ad esclusione 
di essi per opera di un tessuto di cicatrice; 

9) posizione verticale del bacinetto il cui 
asse diventa parallelo alla colonna vertebrale, 
e stiramento dell’uretere che va diritto, senza 
serpeggiamenti, dalla pelvi alla vescica; fatti 
dovuti a processi perinefritici e periureterici. 

L’A. ha raccolto in quattro gruppi i malati 
in cui la pieloscopia combinata ha sussidiato, 
facilitato o addirittura permesso la diagnosi di 
tbc. renale. 


Nel primo gruppo si tratta di malati in cui 
la diagnosi di una tubercolosi remale distrut¬ 
tiva unilaterale sembra chiara dall’anamnesi, 
dalfesame d’urine, dalle ricerche cistoscopi- 
che, ecc. Qui l’esame radiografico, considerato 
inutile da molti autori, può avere importan¬ 
za per stabilire l’estensione del processo nel 
rene, nei bacinetti, nell’uretere. In questo 
gruppo debbono essere compresi anche quei 
casi in cui nonostante la positività dell’a¬ 
namnesi e di tutte le ricerche, non si trovano 
alterazioni specifiche del rene tolto. 

Si tratta di processi cronici infiammatori 
non specifici, in soggetti ihc. con eliminazio¬ 
ne di bacilli per le urine. 

Qui l’indagine pieloscopica può far fare la 
diagnosi ed evitare l’asportazione di un rene, 
le cui alterazioni guariscono spontaneamente. 

Nel 11 gruppo si tratta di malati nei quali 
ci sono importanti cause di sospetto per una 
tbc. renale, e in cui in genere si ricorre alla 
mova biologica o culturale delle urine. Prove 
ungile e spesso non sicuramente discrimina¬ 
tive, laddove Pesarne pieloscopico può dare 
più sicuramente e rapidamente un indirizzo 
certo. 

Nel III gruppo sono riuniti i casi in cui l’a¬ 
namnesi, i .sintomi e i reperti fanno pensare 
alla mima impressione ad altre affezioni. Qui, 
bene ìè spesso anche senza pielografia si giun¬ 
ga alla diagnosi, la pieloscopia combinata vi 
porta più rapidamente e più sicuramente. 

Nel IV gruppo sono raccolti i ca-si in cui 
si tratta di sapere se il rene adelfo è salvo da 
processo tbc., quantunque elimini pus o la 
funzione non sia buona ecc. 

È necessario rispondere ad uno di questi 
quesiti: a) si tratta di un rene completamente 
sano? b) si tratta di lesioni tossiche che gua¬ 
riranno dopo l’asportazione del rene tbc.? c) si 
tratta di tbc. bilaterale? È evidente in tali caisi 
l'importanza dell'esame pieloscopico: la man¬ 
canza di alterazioni distruttive dal lato sano 
autorizza la nefrectomia dell’altro rene. 

Concludendo l’A. ritiene che la pieloscopia 
combinata può dare risultati che talora non 
sono raggiungibili con altri metodi di inda¬ 
gine ed é sempre un mezzo di ricerca privo 
di pericoli. * P. Stefanini. 

Sulla patogenesi della cistalgia femminile 
con urine normali. 

(Epstein e Ontschinnikov. Z. Urol. Chir ., 
voi. 31, fase. 5-6).« 

Molte donne si lamentano di un continuo bi¬ 
sogno di urinare, difficile a contenersi, e di 
un senso di malessere alla fine della minzione. 
Le urine di queste malate sono chiare e nor¬ 
mali sia macro- che microscopicamente, ad 
eccezione, di 2-3 leucociti e di qualche cellula 


532 


« JL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 14] 


epiteliale per campo. Questo quadro è stato 
chiamato da Marion « cistalgia ». Prima del¬ 
l’introduzione del cistoscopio nella pratica 
corrente, esso andava sotto il nome di « irri¬ 
tatile bladder », cistospasmo, vescica irrita¬ 
bile, neurosi e nevralgia della vescica. Con 
l’uso del cistoscopio isi credette che la pato¬ 
genesi di tali disturbi risiedesse in lesioni del 
trigono e del collo: l’iaissenza di alterazioni 
della vescica fu spiegata con la localizzazione 
sottomucosa delle lesioni. 

Ma fu poi osservato che tali reperti sono 
quasi costanti nelle donne, anche in assenza 
di qualsiasi sintonia. 

Dunque per quanto interessante, la questio¬ 
ne patogenica rimane poco' spiegata; lo stesso 
si può dire della etiologica. 

Nelle donne due sono i momenti principali 
invocati : disturbi di circolazione nel bacino 
e l’infezione. 

I primi sono l’espressione di iperemia attiva 
e di «stasi, legati a stati fisiologici (mestrua¬ 
zioni, gravidanza) e patologici, (prolassi, tu¬ 
mori, flogosi degli organi della sfera ses¬ 
suale). 

Altri autori hanno assegnato invece un va¬ 
lore di gran lunga maggiore all’infezione: ma 
a prescindere dal fatto che spesso manca, ri¬ 
mane da stabilire la ragione per la quale al¬ 
cune volte una terapia giova, in altri casi no. 

Si comprende allora facilmente come siano 
state ammesse numerose altre cause : esiti di 
flogosi pregresse, disturbi di innervazione del¬ 
la vescica, batteriuria, iperestesia vasomotoria; 
i polipi e le erosioni dei genitali esterni. In¬ 
fine è da ricordare come la pollachiuria nelle 
donne sia stata etichettata come una cattiva 
abitudine. 

L’elenco delle cause non è terminato per 
ora : rimane da stabilire per quale ragione una 
delle cause invocate possa agire solo in deter¬ 
minati soggetti e in tanti altri no. 

Gli AA., basandosi su un ricco materiale 
(781 donne, delle quali 166 con cistalgia e 
urine chiare (21,3 %) sono giunti alle seguenti 
conclusioni : la frequenza della minzione può 
essere notevole (8-20 v. di giorno; di notte lo 
è assai più di rado). Il 66 % delle malate aveva 
un’età tra I 20 e i 40 anni, barai nelle vergini 
(3 %), è assai frequente nelle donne che ave¬ 
vano abortito (47 %). Su 122 casi furono ad¬ 
dotti in 52 casi, 14 cause diverse: ma in 70 
non ne fu possibile trovarne alcuna. In 1/4 di 
tutti i casi si poteva ammettere un'infezione 
delle vie urinarie. In una metà circa dei casi 
furono riscontrate anomale di posizione del¬ 
l’utero, o prolassi delle pareti vaginali, o flo¬ 
gosi degli annessi. 'Furono allestite delle cul¬ 
ture con le urine sia delle donne «affette da 
cistalgie, sia di alcune normali; fosse proce¬ 
duto un lavaggio dell’uretra o fosse stato tra¬ 
lasciato. Si dimostrò che la percentuale delle 
colture positive fosse presso a poco eguale 


nei casi messi a confronto, come le culture 
della flora uretrale fossero sempre le stesse di 
quelle che poi si sviluppano in quelle vesci- 
cali, e come dalle urine ricavate con la puntu¬ 
ra vescicale non si sviluppassero mai colture, 
anche quando se ne fossero sviluppate da quel¬ 
le ottenute per le vie naturali. Dunque la bat¬ 
teriuria non può essere invocata come un fat¬ 
tore determinante. 

Cistoscopioamiente non. furono trovate gravi 
alterazioni : in genere il reperto più comune 
fu quello di una cistite cronica del collo: ma 
in molte altre .non fu trovato che un modesto 
arrossamento del trigono come fu riscontrato 
in donne sane prese per controllo. 

Questa incertezza etio e patogenetica si ri¬ 
flette sulla cura. Parecchi casi guarirono con 
le cure più diverse (non sempre si curò con il 
nitrato d’argento): altre guarirono spontanea¬ 
mente ed infine altre ancora malgrado ogni 
terapia rimasero malate. 

Per quanto dunque non si possa giungere 
a conclusioni definitive, tuttavia si può dire 
che la cistalgia si presenta in donne durante 
l’attività sessuale, e nelle quali la causa dei 
disturbi va ricercata più che nell’infezioni 
in disturbi circolatori degli organi del bacino, 
contro i quali dev’essere diretta la terapia, 
prima di procedere ad un tentativo di cura 
con lavande vescicali al nitrato d’argento. 

E. Mingazzini. 

MILZA. 


La tubercolosi pri 


ii 


itiya della milza. 


(E. Greppi. Riv. di Pat. e Clin. della Tuberco¬ 
losi. 31 dicembre 1931). 


È possibile la dilagnosi in vivo della tuber¬ 
colosi primitiva della milza, o almeno un so¬ 
spetto diagnostico fondato su motivi concreti 
di probabilità? L’A. crede che si possa rispon¬ 
dere affermativamente, almeno per i casi non 
del tutto silenziosi nella loro particolare ezio¬ 
logia nè dissimulati sotto un aspetto affatto di¬ 
verso o ingannevole. Certo importa conoscere 
i termini concreti dell’iargomento e importa 
sopratutto averlo presente come possibilità non 
eccezionale per ogni caso oscuro di tumore 
splenico, più o meno associato a segni genera¬ 
li ed emopatici. 

La tubercolosi primitiva della milza si pre¬ 
senta sotto tre aspetti sintomatici, che rendono 
la diagnosi generalmente assai difficile: la sin¬ 
drome dell’iperglobulia, la sindrome dell’a¬ 
nemia splenica tipo Banti, la sindrome spleno- 
epatomegalica febbrile con frequente reazione 
sierositica, quest'ultimai corrispondente alle 
forme subacute oppure all’evoluzione termi¬ 
nale delle forme croniche. 

La sintomatologia generale e locale resta 
spesso muta all’inizio o si limita a fatti di 
scarso rilievo (deperimento, astenia, qualche 



[Anno XXXIX, Num. 14] 


SEZIONE PRATICA 


533 


febbricola vespertina, disturbi dispeptici, ri¬ 
chiamo doloroso all’ipocondrio sinistro). Il tu¬ 
more di milza è sempre voluminoso, compatto 
con la tipica formisi dell’organo; tende a cre¬ 
scere lentamente con pause assai lunghe, in¬ 
terrotte da riprese attive del processo con feb¬ 
bre e dolori locali o irradiati. Di regola anche 
il fegato è modicamente tumefatto e duro. Se¬ 
gni di versamento addominale possono compa¬ 
rire nella fase di diffusione, anche per fatti 
circoscritti di periepatite, epperò con caratte¬ 
ri più o meno netti di essudato. 

11 quadro ematologico può presentare o una 
iperglobulia, in genere di grado moderato, con 
polinucleosi ma senza o con rare forme gio¬ 
vani mieloidi; oppure, e più frequentemente, 
un'anemia moderata, a tipo semplice ipocro¬ 
mico con scarsi segni di rigenerazione, che 
nei casi a decorso cronico può lentamente pro¬ 
gredire mentre nelle forme acute febbrili si 
accentua per più rapidi fatti emolitici e tossi¬ 
ci. Il numero dei globuli bianchi il più delle 
volte è normale o poco aumentato, con formu¬ 
la incostante verso un certo grado di polinu¬ 
cleosi od invece di linfo-rnononucleosi; ma in 
casi non rari si manifesta una modica leucope- 
nia con linfocitosi relativa ed allora il quadro 
simula da vicino quello dell’anemia splenica 
tipo Banti. Nel caso della tubercolosi sarà pe¬ 
rò più facile trovare note di emolisi morbosa 
come fattore associato, in via permanente o 
episodica, all’azione mielotossica nella patoge¬ 
nesi dell’anemia 

La splenornegalia tubercolare può decorrere 
lungo tempo, per 3-1 ed anche più anni, sen¬ 
za segni di attività o di diffusione del proces¬ 
so specifico. Questi però compaiono nella mag¬ 
gior parte dei casi, in genere dopo circa un an¬ 
no dall’inizio apparente della malattia, dimo¬ 
strando il risentimento generale dell’organi¬ 
smo e la lesione di altri visceri, sopratutto del 
fegato: febbre a tipo etico, cachessia, facile 
dispnea con segni di pleurite, epistassi e ta¬ 
lora cianosi, dolori vivaci da parte del tumore 
• di milza con segni di perisplenite, tumefazio¬ 
ne del fegato senza tendenza allatterò, segni 
più o meno gravi di dfatesi emorragica. 

Il carattere polimorfo della malattia rende 
assai difficile la diagnosi. In molti casi la dia¬ 
gnosi precoce non può che limitarsi al con¬ 
cetto generico di una splenornegalia clinica- 
mente primitiva; la natura infettiva è tuttavia 
per lo più sospettabile se si pone attenzione 
ai segni generali e locali (febbricola, dolori, 
reazioni allergiche), alla polinucleosi frequen¬ 
te ed all’emolisi morbosa (iperbilinia intesti¬ 
nale). 

Così in tutti i casi di iperglobulia splenome- 
galica a tipo sintomatico, il sospetto di tuber¬ 
colosi della milza deve essere avanzato e deve 
spingere a indagini cliniche e biologiche (fo¬ 
colai -profondi, reazione alla tubercolina, cur¬ 
va termica). 


Nei casi di anemia splenica, l’incertezza dia¬ 
gnostica è di regola, se qualcuno dei segni ora 
accennati non concorre a suggerire l’ipotesi di 
una forma specifica : in generale però la leu- 
copenia è assente o moderata, è facile qualche 
segno di emolisi, più frequenti sono i dolori 
locali ed i disturbi dispeptici e generali. 

11 decorso successivo dimostrerà un più ra¬ 
pido aggravamento, con manifestazioni feb¬ 
brili, restando invece modesto il grado di ane¬ 
mia. L’insorgenza di fatti a carico del fegato 
può aggiungere valore al concetto di sindrome 
Kantiana, però l’organo resta sempre grosso 
ed il quadro addominale successivo non si li¬ 
mita di regola ad un ascile semplice trasuda¬ 
tisi ma offre sicuri segni di sicrosite e di pe- 
risierosite. 

Nei ciaisi subacuti, a sintomi infettivi ma¬ 
nifesti (febbre, cachessia, emorragie, sierosi¬ 
te), il quadro clinico può ricordare sopratut¬ 
to la linfogranulomatosi a sede prevalente¬ 
mente splenica o spleno-epatica, la quale tut¬ 
tavia tende in genere ia- produrre più grave 
risentimento sullo stato del sangue (anemia, 
leucopenia linfopenica), con partecipazione 
dei gruppi ghiandolari profondi, decorso feb¬ 
brile ricorrente: la Roentgenterapia ha un'ef¬ 
ficacia -non duratura ma notevole sul morbo di 
Hodgkin, mentre non pare influisca allo stes¬ 
so modo sulla forma specifica. 

Come criteri (ausiliari di diagnosi possono 
servire le comuni reazioni allergiche genera¬ 
li, la reazione splenica alla tubercolina, even¬ 
tualmente la puntura della milza, per la di¬ 
mostrazione del bacillo tubercolare o di even¬ 
tuali focolai mieloidi dell’organo. 

In pratica però la diagnosi di matura resta 
difficile o anche impossibile, finché non soc¬ 
corre l’osservazione prolungata della malattia 
nel suo decorso. 

La prognosi è seria e l’evoluzione di solito 
relativamente rapida. La guarigione medica 
non sembra si possa ottenere. la splenecto- 
rriia ha segnato al suo attivo molti successi. 
L’intervento precoce è la condizione prima 
del successo. Una riserva contro l’operazione 
è forse opportuna nei casi di iperglobulia. Un 
tentativo di Roentgenterapia potrà sempre es¬ 
sere consigliato. C. Toscano. 

% 

Sui tumori cronici di milza. 

(IL Kammerer. Munck. Mcd. Woch ., 4, 1932). 

I/A. ricorda rapidamente la struttura della 
milza e le caratteristiche della sua circolazio¬ 
ne interna, mettendo particolarmente in rilie¬ 
vo la sua importanza, come ♦< deposito di san¬ 
gue )) per la regolazione del circolo in genere: 
normalmente infatti il sangue fluisce diretta- 
mente dai capillari arteriosi sui seni venosi; 
ma, quando lai pressione arteriosa cresce, si a- 
prono le cavità sanguigne della milza, e quanti¬ 
tà più o meno grandi di sangue vi vengono de- 


534 


<( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num 14] 


viale e immagazzinate: al contrario, la con¬ 
trazione dell’organo, vuotando queste cavità, 
riporta nel circolo una notevole massa san¬ 
guigna. L’A. elenca poi le altre funzioni che 
si riconoscono oggi alla milza: la funzione e- 
molitica, la funzione ormonica (azione a di¬ 
stanza sul 'midollo delle ossa, e forse anche 
sulla tiroide e i surre ni), la influenza sulla 
permeabilità dei capillari (che aumenta nelle 
ipersplenie), la funzione spodogena o fagoci¬ 
tarla e la digestione dei lipoidi e forse anche 
del ferro, la probabile formazione di anticorpi 
e la cooperazione ai processi della coagula¬ 
zione del sangue. 

L’estirpazione della milza dà, all’inizio, po- 
liglobulia e leucocitosi, aumento dei reticule¬ 
citi e delle piastrine, monocitosi e linfocitosi, 
aumento della resistenza osmotica, diminu¬ 
zione della bilirubinemia, aumento del tasso 
della colesterina; inibizione dell’accrescimento 
nei conigli; minor resistenza noi topi entro 
le infezioni protozoarie e, nello stesso tempo, 
miglior tolleranza delle infezioni e intossica¬ 
zioni. 

L’ipersplenia, l’aumento della funzione sple- 
nica, (Naegeli) si rivela con una sintomatolo¬ 
gia opposta : inibizione della funzione midol¬ 
lare, diminuzione dei leucociti, degli eritroci¬ 
ti c delle piastrine e ipoplasia corporea. 

L’A. passa poi a elencare brevemente i prin¬ 
cipali esempi di tumori cronici di milza, se¬ 
guendo le vedute di Moriaiwitz e di Naegeli: 

1. Tumori cronici di milza ematopoietici (au¬ 
mento nella milza del tessuto specifico, emo¬ 
poietico, mieloide o linfatico; nel sangue au¬ 
mento dell’eritro- o leucocitopoiesi; la roent- 
genterapia è spesso efficace). 

a ) Policitemia, aumento del numero dei 
globuli rossi e dell’emoglobina, spesso anche 
dei gl. bianchi: nei casi dubbii, rivolgere l’at¬ 
tenzione ai segni di una iperenzione eritro- e 
leucopoietica (emazie immature, mielociti, au¬ 
mento delle mastzellen, neutrofilia relativa, 
molti reticolociti, linfociti relativamente scar¬ 
si, eoe.). 

b) Mielosi. Forte aumento dei leucociti 
della serie mieloide. (Nelle forme alencemi- 
che si ricerchino i mielociti, la neutrofilia re¬ 
lativa, la deviazione verso sinistra, l’aumento 
degli eosinofili e dei basofili, la diminuzione 
dei linfociti). Spesso si hanno buoni risultati 
con la irradiazione. 

c) Linfadeno'si. Forte aumento dei linfoci¬ 
ti. (Nelle fonine aleucemiche, si ricerchino 
l’aumento del volume delle glandole, l’aumen¬ 
to relativo dei linfociti, la presenza dei linfo¬ 
citi immaturi, e di « ombre » di linfociti). 
Spesso buoni risultati con l’irradiazione. 

d ) Anemia pseudoleucemica infantimi 
(Jaksch-Hayem). Bambini nel l n o 2° decennio, 
indice emoglobinico spesso = 1, aumento dei 
leucociti, molti normohlasti e macroblasti 
(forte reazione del midollo). 

e) Anemia con forte reazione mieloide 


(anemia splenica mieloide, Vaquez-Aubertin). 
Anche negli adulti (leucocitosi, con mielociti 
e numerosi globuli rossi nucleati); spesso dia¬ 
tesi emorragica. 

IL Tumori di milza cronico-emolitici. 

(Segni di aumentata distruzione del sangue, 
Utero con aumento della bilirubina nel san¬ 
gue, dell urobilinogeno e dell’urobilina nelle 
urine, delTurobilinogeno nelle feci: pleiocro- 
mia (sonda duodenale). 

a) Iltero emolitico costituzionale. 

Microcitosi (eritrociti piccoli speciali), ere¬ 
ditarietà. Resistenza osmotica diminuita. Ute¬ 
ro, spesso leggero (feci non sicolorate, non pru¬ 
rito). Al sondaggio duodenale, bile pleiocro- 
mica. Anemia di vario grado. 

Spesso molti reticolociti : spesso valore glo¬ 
bulare alto. Aumento della bilirubina nel san¬ 
gue. Piastrine abbondanti o normali, formu¬ 
la leucocitaria normale. 

Nelle urine molto urobilinogeno, non pig¬ 
menti biliari; non achilia nè diatesi emorra¬ 
gica : funzione epatica (prova del galattosio) 
normale; spesso anomalie scheletriche (cra¬ 
nio a torre, polidactilia). 

b) Utero emolitico acquisito. 

Nessuna ereditarietà, ma infezioni croniche 
(lues ecc.), intossicazioni. Anemia, colore scu¬ 
ro del siero (bilirubina oltre il 0,6 %): nelle 
urine aumentata l’urobilina, non pigmenti bi¬ 
liari : non microcitosi, resistenza globulare non 
diminuita, valore globulare mai sopra l’I. 

■c) Affezioni tronibopeniche. Etiologia di 
solito oscura (infezioni?): spesso l’ipersplenia 
rappresenta, verosimilmente, la causa prima¬ 
ria. Il midollo osseo è colpito con grave danno 
del sangue; anemiiiai, diatesi emorragica, trom- 
bocitopenia (intorno alle 40.000 ci si deve 
aspettare una diatesi emorragica): spesso pia¬ 
strine di forma anomala. Anche nelle iper- 
plasie di altra genesi (Gaucher, Wilson, sepsi 
lenta) spesso si ha trombopenia. La combina¬ 
zione con l’aleuciia- e la panmielottisi è possi¬ 
bile. 

d ) Anemia perniciosa. Anemia ipersoni¬ 
ca, megalocitoisi, indice emogl.>l, polinu- 
cleopenia e linfocitosi relativa, trombopenia, 
aumento della bilirubina nel siero > 0,5 %, 
urobilinogenuria. 

III. Tumore di milza cronico fibro-sclerotico 
(epatolienale). 

(Aumento del connettivo sclerotizzante, fun¬ 
zione epatica di solito turbata, leucopenia e 
linfocitosi relativa. Aumento delle emazie a co¬ 
lorazione vitale: la irradiazione riesce ineffi¬ 
cace). 

a) Malattia di Banti. Non è una malattia, 
ma un complesso di sintomi. Più nei giovani. 
Primo stadio (anemico) della durata di 3-5-10 
anni, con attacchi febbrili spesso irregolari. 

Secondo stadio (o di passaggio) di qualche 
mese, con inizio dell’ittero e turbe gastroduo¬ 
denali. 


[Anno XXXIX, Num. 14] 


SEZIONE PRATICA 


535 


Terzo stadio: ascite, ittero, febbre, leucope¬ 
nia spesso con aumento dei monociti, emorra¬ 
gie dallo stomaco e dall'intestino. 11 vero Banti 
forse solo al sud delle Alpi: non da alcooli- 
snio nè da altra causa concreta: difficile il dif¬ 
ferenziarlo da altre forme di cirrosi. Distruzio¬ 
ne tossica delle albumine (aumento del meta¬ 
bolismo basale) : la colesterina non è aumen¬ 
tata, •Turobilinuria è scarsa; la roentgen terapia 
fallisce. 

b) Cirrosi atrofica di Làennec. Alcooli- 
smo, lues, ecc. Spesso tumor di milza precir¬ 
rotico, non ittero, stasi della vena porta (emor¬ 
ragie e turbe dell’apparato digerente, ascite). 
Colesterina non aumentata nel sangue, molta 
urobilina nelle urine. Diazo solo indiretta nel¬ 
la determinazione della bilirubina del siero. Il 
metab. basale non è aumentato. 

c) Cirrosi di Hanot. Ittero, senza stasi por¬ 
tale. Colesterina ed estesi colesterinici aumen¬ 
tati, nel sangue, diazoreazione diretta nella de¬ 
terminazione della bilirubinemia. Urobilinuria 
di medio grado. 

d) Trombosi cronica della v. porta e delle 
vene spleniche. Cause delle trombosi : lues, 
traumi, anomalie congenite, suppurazioni nel¬ 
la legatura del cordone ombellicale. Soggetti 
giovani, per lo più ipoplastici, con scarso svi¬ 
luppo glandolare, fase in seguito all’ipersple- 
nia, circolo collaterale addominale, grosse ve¬ 
ne palpabili sotto l’apofisi xifoidea. 

Epato-splenomegalia, spesso e presto emor¬ 
ragie intestinali, anemia, leucopenia (ma an¬ 
che leucocitosi), trombopenia, diatesi emorra¬ 
gica, ascite. 

e) Pseoidocirrosi pericarditica. Sinechie del 
pericardio (anamnesi, segni clinici); talora po- 
lisierosite. 

. f) Cirrosi bronzina, incompleta formazio¬ 
ne di bilirubina da parte del fegato, onde de¬ 
posizione di emosiderina. Colorazione bruna 
della cute, cirrosi della milza, del fegato, del 
pancreas (allora diabete). 

g) M. di Wilson, per lo più nei giovani: 
familiare. Rigidità muscolare. Emorragie ga¬ 
stro-intestinali. 

IV. Reticulosi. (Anomalie, per lo più conge¬ 
nite, del ricambio dei lipoidi. Radiografie del¬ 
le ossa, puntura del midollo delle ossa. Estir¬ 
pazione delle glandole). 

a) Splenomegalia tipo Gaucher. Familiare. 

Per lo più nei bambini o nei giovani. De¬ 
corso cronicissimo. Colorito ocra (viso, nuca, 
mani, può amiche mancare); congiuntive ispes¬ 
site, giallognole. Quadro ematico di solito nor¬ 
male, spesso anemia, con tendenza alla leu- 
copeniia* e alla diatesi emorragica. 

Di solito grandissimo tumore di milza ed 
epatomegalia notevole. Spesso dolori ossei; in¬ 
filtrati ossei radiologici dimostrabili. La pun¬ 
tura della tibia è preferibile a quella della mil¬ 
za (dimostrazione delle tipiche cellule di Gau- 
cher, che prendono la cherasina); talora lo 
stesso reperto anche nelle glandole. 


b) Malattia di Niemann Pick. Solo nei 
bambini ebrei dell'oriemte, in genere solo fi¬ 
no al 18° mese di vita: colorazione sporca gial- 
lo-brunastra. Anemia, cachessia, turgore del 
fegato, della milza, delle glandole, che conten¬ 
gono tutte depositi di lipoidi (fosfati): even¬ 
tualmente puntura. 

c) Splenomegalia tipo Schuller-Christian. 
Famigliare, Alimentazione ricca di colesterina 
e di grassi. Esoftalmo. Diabete insipido. Difetti 
ossei. Gengivite, caduta dei denti. 

Epatosplenomegalia. Splenomegalia lipoide 
dei diabetici (Schultze): nei diabetici si può 
avere una iperplasia delle cellule lipoidi del¬ 
la milza: ma questa può aversi anche senza 
diabete: se c’è colesterinemia, allora i lipoidi 
si accumulano secondariamente nel reticolo 
della milza. 

Si ricerchino il diabete e la colesterinemia. 

V. Osteosclerosi. (Radiografie!). 

a) M. di Albers-Schonberg. Età giovane. 
Ossa di marmo (raggi!). M-et aplasia mieloide 
della milza ed eventualmente anche delle glan¬ 
dole (estirpazione!). In certi casi delle ossa 
(raggi!), spesso carie, anemia. Di solito non 
leucocitosi ma mielociti ed eritroblasti. 

VI. Infezioni. 

Linfogranuloma. Di solito impegno delle 
glandole, ma la milza può essere colpita sola 
o con le gl. retroperitoneali. Spesso febbre a 
ricadute, diazoreazione, prurito, secchezza del¬ 
la cute, eczemi; spesso diarrea. La milza ha 
superficie irregolarmente nodulare. Spesso 
ipoacusia. 

Spesso polinucleosi e eosinofilia; se solo la 
milza e le glandole retroperitoneali sono prese 
allora più spesso leuco- ed eosinofilopenia. 

b) T. b. c. della milza rara. Accresci¬ 
mento lento, in più anni : per lo più superfi¬ 
cie irregolare, nodulare: frequenti altre loca¬ 
lizzazioni tubercolari. 

Non di rtado leucocitosi e polinucleosi: feb¬ 
bre molto tardi: ai raggi si possono vedere fo¬ 
colai di calcificazione. 

c) Milza amiloide. Per lo più processi sup¬ 
purativi o tubercolari e, nello stesso tempo, fe¬ 
gato e nnilza amiloide. Reazione al rosso Congo. 

d) Lues. R. W. positiva: se la lues è con¬ 
genita, vedere i suoi segni, più tardi compare 
un quadro simile al Banti. 

è) Sepsi lenta. Ricerca dell’agente nel san¬ 
gue, temperature basse o subfebbrili: reperto 
cardiaco: talora monocitosi nel sangue. 

f) Colangite cronidai, febbre, leucocitosi, 
ittero, bilirubinemia e colesterinemia cresciu¬ 
te. I robilinogeno nelle urine. Nel contenuto 
del duodeno stafilococchi e leucociti. 

g) Malaria, Febbre ricorrente, Bang, Bil- 
liarzia, ecc., ricercare l’agente tropicale. Nella 
malaria eventuale provocazione: leucopenia e 
monocitosi, spesso emazie con granulazioni ba- 
sofile. 



536 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. U] 


VII. Tumori veri (cancri, sarcomi, linfo-sar- 

coma isolato della milza) rari. 

Per lo più superficie nodulare, la diagnosi 
'sicura si ha solo con la laparatomia. 

Vili. Varie. 

Ascessi, cisti, ematomi, milza errante, ecc. 

Terapia. Quando il tumore cronico di milza 
è il reperto accessorio di un’altrla malattia, 
non v’è terapia attiva che valga: nelle forme 
epatolienali, si curi il fegato, nelle forme di 
natura luetica si pratichino cure specifiche, 
nel Bariti, è consigliabile l’intervento; nelle 
forme ematopoietiche, nell Ilodgkin e nella 
T. b. c. della milza, irradiazioni. 

In quanto alla estirpazione della milza essa 
è indicata nell’ittero emolitico, nel m. di Bari¬ 
ti, e nelle splenomegalie fibrose tipo Banti, 
e nella trombocitopenia; invece è controindi¬ 
cata nelle forme ematopoietiche, nel linfogra¬ 
nuloma e nell’anemia perniciosa. 

In particolar modo si deve essere cauli nel¬ 
l’asportazione della milza nelle forme di leu¬ 
cemia mieloide, come molti chirurgi specie 
americani, consigliano di fare dopo le irradia¬ 
zioni. V - Serra - 


CENNI BIBLIOGRAFICI .( 4 ) 

E. Beer. Collected Papers , 190)^-1929. P. Hoe- 

ber, New York, 1931. 

Il bel volume di 827 pagine con nitida stam¬ 
pa e numerose figure raccoglie 1 opera chi¬ 
rurgica di venticinque anni di Edwin Beer, e 
contiene dei contributi sperimentali e cimici, 
alcuni di grande importanza, tutti notevoli, in 
articoli per lo più brevi, senza fronzoli e di¬ 
scussioni inutili. 

Così fra gli articoli di chirurgia gastro-inte- 
stinaie sono da notare specialmente quelli sui 
falsi diverticoli deirintestino, le ricerche spe¬ 
rimentali sul movimento antiperistaltico del- 
le anse, il metodo di amputazione asettica del 
retto, un caso di duodeno digiunostomia per 
un rarissimo caso di angioma della giunzione 
duo deno- d ig i linai e e dell’ansa di Treitz. 

Fra i contributi alla chirurgia del fegato so¬ 
no di notevole importanza le ricerche fatte sul¬ 
la frequenza di residui surrenali nei parenchi¬ 
ma epatico (6 volte su 150 casi esaminati), e 
osservazioni sulla colelitiasi intraepatica, e un 
caso di legatura della porta per pileflebite sup¬ 
purativa. 

La parte più importante del volume riguar¬ 
da le pubblicazioni sulla chirurgia dell appa¬ 
rato urinario e della milza, alla quale ì con¬ 
tributi di E. Beer sono universalmente noti. 

Specialmente da segnalare gli studi dell A. 
sui corpuscoli malpighiani, sulla produzione di 
cisti nelle nefriti, sul valore delle diverse pro¬ 
ve funzionali del rene, sulle cause della nten- 

(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui 
si desidera la recensione. 


zione vescicale nei bambini e sulla sclerosi del 
collo, e i numerosi contributi sulla cura dei 
tumori /papillari della vescica coll’alta frequen¬ 
za e alle operazioni nei tumori infiltrati. 

Per la milza basta ricordare la vasta espe¬ 
rienza dell’A. nella cura colla splenectomia 
della porpora emorragica. 

Da notare anche i suggerimenti per la se¬ 
zione dei cordoni laterali del midollo spinale 
nei dolori insopportabili per metastasi neopla¬ 
stiche, e la tecnica e i risultati ottenuti in al¬ 
cuni casi di tumori intramidollari. 

Il chirurgo provetto può trovare si può dire 
in ognuno degli articoli già pubblicati in vari 
giornali e qui raccolti delle idee utili e dei da¬ 
ti di patologia, di clinica e di tecnica operato¬ 
ria di gronde interesse. R. Alessandri. 

K. Reschke. Chirurgìsche Indikationen. Voi. I, 
di pag. 357. Edit. Vogei, Berlino, 1932, 
R.M. 24. 

L A. si è proposto di trattare estesamente il 
problema della indicazione chirurgica. In un 
determinalo caso esiste anzitutto 1 indicazione 
a mi determinato intervento e se esiste quale 
deve essere tale intervento? 

Lo scopo del libro è appunto questo, di ri¬ 
spondere alla domanda che interessa partico¬ 
larmente il medico generico e anche il chi¬ 
rurgo che non abbia acquistato ancora una 
pratica estesa. 

In questa prima parte dell’opera, FA. trat¬ 
ta delle indicazioni di cura chirurgica nelle 
malattie sotto un punto di vista generale; così 
ferite e traumi, infezioni acute e croniche, di¬ 
sturbi di circolo, anestesia, eoe. 

La trattazione è molto completa e abbon¬ 
dantemente documentata. P. Valdoni. 

# 

IL Meyer-Burgdorf. Untersuchungen iiber das 
Wirbeìgleiten. Voi. di pag. 135 con 155 fi- 
o-ure. Edit. G. Tliieme, Lipsia, 19.>1. 

o 

In questa bella monografia l’A. illustra par¬ 
ticolarmente l’etiologia e la clinica della spon- 
dilolistesi. Il materiale clinico che sta a base 
dello studio è mollo notevole e i contributi 
originali sia sulle teorie ecologiche che sui 
mezzi diagnostici è importante. 

Un ricco indice bibliografico completa io 

studio. . 

Edizione in carta patinata con bellissime il¬ 
lustrazioni. P- Valdoni. 

Pleikart Stumpf. Das Rontgenographische 
Bewegungsbild und scine Auwendung (FJà- 
chekymographie und I(ymoskopie). Voi. di 
pag. 78, con 117 illustrazioni. Edit. G. Thie- 

me, Lipsia, 1931. 

E il primo lavoro di insieme sul metodo 
elaborato dallo Stumpf. La tecnica! è facile, in¬ 
vece l’interpretazione dei risultati molto dif¬ 
ficile. Dopo una esposizione accurata della 



.[Anno XXXIX, Num. 14] 


SEZIONE PRATICA 


537 


tecnica i’A. tratta, nella seconda parte della 
monografia, del va/lore diagnostico del nuovo 
metodo, specie in riguardo allo studio della 
.motilità cardiaca. Una nuova via di indagine 
radiologica è aperta e certamente il libro in¬ 
teresserà il radiologo per la esauriente esposi¬ 
zione e la ricchezza della documentazione. 

P. Valdoni. 

E. Bénkch. Parasites et cancer. 1 Voi. di pa¬ 
gine 168 con 36 fig. Edit. N. Maioine, Pa¬ 
rigi, 1931. Frs. 50. 

L’A. si è proposto di riunire in una mono¬ 
grafia tulle le nostre conoscenze sui rapporti 
tra parassiti e sviluppo dei tumori maligni. 

In una prima parte tratta delle nozioni fon¬ 
damentali dell’azione dei parassiti sugli orga¬ 
ni; nella seconda dà cenni sommari sulla bio¬ 
logia e patologia generale dei tumori e degli 
stati precancerosi. La terza parte è uno studio 
sistematico dei parassiti associati a tumori e 
-a cui si può attribuire una azione patogena. 
Infine nell’ultima parte sono esposte delle con¬ 
clusioni teoriche e pratiche sulla patogenesi 
dei tumori maligni. 

Nel lavoro dell’A. sono presi in considera¬ 
zione specialmente i rapporti tra parassiti e 
tumori di vari animali. P. Valdoni. 


ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI 

R. Accademia di Medicina di Torino. 

Seduta del 19 febbraio 1932. 

Sul thorotrast. 

Il prof. F. Micheli e il dot. P. Ravenna comu¬ 
nicano i risultati delle applicazioni delle iniezioni 
•di thorotrast per la localizzazione di ascessi epa¬ 
tici e per la diagnosi di metastasi neoplastiche del 
fegato anche non diagnosticabili clinicamente con 
altri esami. Tale diagnosi radiologica può natu¬ 
ralmente avere importanza nei riguardi operatori. 
Speciali reperti radiografici del fegato e della mil¬ 
za nei riguardi dell’aspetto della massa splenica 
ed epatica furono ottenuti in alcuni casi di leu¬ 
cemia e linfogranuloma, affacciandosi cosi la pos¬ 
sibilità di reperti caratteristici di valore diagno¬ 
stico in casi dubbi. 

Dissociazione tra potere di concentrazione ed ammoniu- 

ria provocata nel diabete insipido. 

Prof. G. Cipriani e dott. D. Borra. — Giungono 
alla conclusione che, mentre nelle sclerosi renali 
•con isostenuria Pammoniuria provocata con dieta 
acidosica è bassissima, invece nel diabete insipido 
Peliminazione di ammoniaca nelle 24 ore provo¬ 
cabile con la dieta acidosica, è in limiti normali. 
Ciò può avere un’applicazione diagnostica in po- 
liurie in cui sia incerta la patogenesi, assieme ad 
altri criteri (reazione delTestratlo •pituitario, prova 
■dell’acqua, eliminazione delle sostanze coloranti). 
Gli 00. attirano anche l’attenzione sul fatto che 
la diminuzione dell’albuminuria osservata nei ne¬ 
fropatie! con la somministrazione di alcalini può 
essere ricondotta al risparmio di lavoro del rene 
nella funzione dell’ammoniogenesi. 

Altre comunicazioni riguardarono il trattamen¬ 
to della causalgia brachiale con l’alcoolizzazione 


dei gangli simpatici, con risultati favorevoli (prof. 
Dogliotti), Vasportazione del ganglio carotideo in 
casi di epilessia (Riz.zatti c Andreoli), l’azione di 
piccole dosi di adrenalina sulla pressione arteriosa 
e sul polso (L. Herlitzka). 

Seduta dell ’ll marzo 1932. 

Accrescimento e senescenza. 

Il prof. Giuseppe Levi (direttore dell'Istituto di 
Anatomia Umana Normale), tenne l’annunciata 
conferenza su questo tema. L’O. ha dimostrato 
come non sia talora facile in alcune specie ani¬ 
mali stabilire quando finisce l’un fenomeno e co¬ 
mincia l’altro c come specialmente la durata del¬ 
l’accrescimento, sia variabilissima nei varii esseri 
viventi, 'trattò poi dei fenomeni morfologici che 
accompagnano dal lato istologico la senescenza e 
che consistono in fini modificazioni cellulari che 
potrebbero ricondursi in massima in un aumento 
della superficie cellulare in confronto al volume, 
quasi per aumentarne in questo modo le possi¬ 
bilità del ricambio con l’esterno. Attirò infine 
l’attenzione sul fatto che i fenomeni di senescen¬ 
za cellulare esistono in quanto le cellule fanno 
parte di un organismo perchè le cellule isolate 
ed alimentate in terreni adatti (estratto embrio¬ 
nale) possono continuare a vivere senza presen¬ 
tare fenomeni di senescenza; esistono ad esempio 
culture di tessuti che datano da vent’anni e che 
non presentano fenomeni di senescenza, ciò che 
pone in una nuova luce la questione della sene¬ 
scenza ed anche sotto un certo punto di vista le 
possibilità del suo ritardo. C. Cipriani 

Accademia Medico-Fisica Fiorentina. 

Seduta del 3 marzo 1932. 

Presidente: prof. F. Neri. 

Considerazioni anatomo-cliniche su di un caso di telean- 

giettasia disseminata del fegato. 

Dott. C. Panà e dott. G. Scotti. — In una don¬ 
na di 23 anni, sofferente di gravi dolori epatici, 
venne riscontrata, all’atto operatorio, una grossa 
formazione pseudocistica nella superficie inferiore 
del lobo destro del fegato. 

L’esame istologico dei pezzetti asportati ha di¬ 
mostrato trattarsi di un caso di teleangiettasia 
disseminata o degenerazione cavernomatosa del fe¬ 
gato, eccezionale affezione della specie umana. 
Data la mancanza di alterazioni degenerative-ne- 
crotiche e di latti circolatori, e in base alla mor¬ 
fologia delle più piccole cisti, gli 00. interpre¬ 
tano la lesione come una malformazione dei ca¬ 
pillari epatici. 

Dimostrazione anatomo- e isto-patologica di alterazioni 
dell’encefalo nella leucemia acuta. 

Prof. A. Costa. — Presentazione di una grave 
inondazione emorragica nel III ventricolo cere¬ 
brale in un bambino di 10 anni affetto da leu¬ 
cemia linfatica acuta. Dimostrazione e illustra¬ 
zione di .preparati istologici dello stesso encefalo, 
offrenti le note della proliferazione emoistioblasti- 
ca avventiziale e della enorme dilatazione, per 
infarcimento sanguigno, degli spazi linfatici peri- 
vascolari nelle zone circostanti allo sfacelo emor¬ 
ragico (regione caudale del talamo di sinistra). 

Segue una discussione con M. Volterra sulla 
distribuzione del tessuto emoistioblastico nell’en¬ 
cefalo, che secondo il R. ha nel reticolo pericapil¬ 
lare la sua sede più importante ma non esclusiva. 


538 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 14] 


Sopra un caso di sindrome di Marcus Gunn. 

Prof. M. Volterra. — Si tratta di una donna 
di 26 anni, degente nella Clinica Medica per feb¬ 
bricola tubercolare, la quale presenta fin dalla 
nascita un movimento associato della mandibola 
e di una palpebra superiore: ad ogni abbassamen¬ 
to o rotazione verso destra della mandibola si ac¬ 
compagna elevazione della palpebra superiore si¬ 
nistra (sindrome di M. Gunn). La motilità del 
globo oculare è in questo caso normale per quan¬ 
to riguarda gli altri muscoli estrinseci, invece vi 
è leggera dilatazione pupillare, e ipocronica del¬ 
l’iride. L’O. discute le varie ipotesi patogenetiche 
emesse di questa singolare sincinesia (di cui si 
conoscono circa ottanta casi), e mette in luce la 
possibilità che vi abbiano parte fibre efferenti 
del V, recentemente dimostrate nei tronchi sen¬ 
sitivi di questo nervo, con i quali raggiungereb¬ 
bero i muscoli oculari. 

Seduta del 10 marzo 1932. 

Sulle alterazioni istologiche del fegato nella intossicazio¬ 
ne sperimentale acuta da albumine enterogenee. 

Dott. V. A. Borgioli. — L’O. rileva come allo 
stato attuale'non esista uno studio istopatologico 
sulla intossicazione proteinica acuta rimanendo 
questa confusa con l’anafilas-si. In seguito all'in¬ 
troduzione a giorni alterni di forti dosi di varie 
albumine eterogenee nel cavo peritoneale di ca¬ 
vie, alcune delle quali decedevano in seguito alla 
prima immissione, ha riscontrato forti alterazio¬ 
ni a carico del fegato delle quali la più caratte¬ 
ristica consisteva in una grave forma degenerativa 
a tipo ialino. D’altra parte, una vivace reazione 
delle cellule del Kupffer e degli elementi avven¬ 
tiziati, quest’ultima estesa a tutti gli organi; al¬ 
terala, in difetto, la deposizione di glicogene. 

Dott. A. Roncato. — Silus viscer. inv. total. 

Prof. G. Bloch. — Raro caso di diverticolo del¬ 
l'uretra posteriore. 

Carcinoma del pavimento della bocca: radiumterapia, gua¬ 
rigione da 3 anni. 

Prof. V. Palumbo. — L’O. presenta un paziente 
da lui curato col radium per una forma epite¬ 
liale del cavo orale con metastasi ghiandolari al 
collo: la guarigione completa si mantiene di tre 
anni. Il paziente è in perfetto benessere. 

I preparati microscopici presentati dimostrano 
trattarsi di un « carcinoma spinocellulare molto 
atipico ». 

Prof. A. Costa e dott. E. Gay. — Dimostrazione 
autoptica, mediante eviscerazione, di un caso di 
trasposizione laterale completa dei visceri. 

I Segretari : Profi - . L. Picchi - Pietro Niccolini. 

Associazione Medica Triestina. 

Circolo di Cultura del Sindacato Fascista Medici. 

Riunione scientifica dell‘8 gennaio 1932. 

Presidente: Dott. A. Cofleri. 

Affezioni reumatiche. 

II dott. Winternitz fa un 'ampia e dettagliata 
relazione sullo stato attuale delle nozioni sulle 
affezioni reiunatiche, con particolare riguardo alla 
eziologia. 

Discussione: dott. Lovenatj. 


Riunione scientifica del lo gennaio 1932. 

Presidente: Dott. E. Comisso. 

Viene ripresa la discussione sulle affezioni reu¬ 
matiche. 

Prof. G. Mann. — Richiama l’attenzione sulle 
forme extrarticolari della cosidetta malattia reu¬ 
matica, forme le quali si presentano in realtà 
con una certa frequenza, sebbene non si possa 
esimersi dall’impressione che diversi autori giun¬ 
gano all'istituzione di questo quadro clinico con 
esagerato semplicismo. Secondo l'esperienza del- 
l’O. il quadro morboso meglio caratterizzato è- 
quello della « cardite reumatica », la quale può 
avere un decorso molto benigno ed evolvere a com¬ 
pleta e definitiva guarigione. Riguardo alle alte 
dosi di salicilato, l’O. ne ha visti benefici effetti, 
ma non usa insistere colle dosi massime per più 
di 8-10 giorni, sia per riguardo al cuore, sia per 
evitare intolleranza da parte dello stomaco. 

Prof. P. Iacchia. — Rilevato che il relatore omi¬ 
se, forse di proposito, di accennare ad una ipo¬ 
tesi ancora poco documentata sulla genesi del reu¬ 
matismo muscolare, ricorda le idee esposte in 
proposito nel giugno 1931 dal Deutsch, il quale 
annette valore a una supposta deficenza di ista- 
mina in loco quale fattore di turbe apatiche ed 
ischemiche. Il Deutsch formulò tale ipotesi, visto 
il buon effetto terapeutico ottenuto con apporto 
di istamina per iniezioni o per iontoforesi. L’O. 
ricorda in proposito come egli abbia comunicato 
al 24. aprile all’Associazione Medica Triestina (e 
pubblicato nel maggio nel Fracastoro ) le proprie* 
osservazioni terapeutiche con iniezioni di istami¬ 
na nelle poliartriti e rileva che da allora continuò 
ad averne buoni effetti curativi anche in altre af¬ 
fezioni genericamente qualificabili come reumati¬ 
che. Per la conferma che ora viene anche da altri 
ricercatori (Deutsch, Trumpp) al valore analge¬ 
sico e curativo della istamina nelle affezioni reu¬ 
matiche, egli ritiene che gli studi in proposito 
vadano continuati, tanto più che l’istamina ri¬ 
sulta di solito inefficace nelle nevralgie e nelle 
spondiloartriti, onde l’effetto positivo o negativo- 
delia terapia istaminica può servire anche quale 
criterio di diagnosi differenziale in algie di dub¬ 
bia origine. 

Partecipano alla discussione il prof. Grandi, la 
dott.ssa Chi u minato, i dottori de Grisogono, Che- 
ni, Zanier, Lang. Risponde esaurientemente il 
dott. Winternitz. 

Dott. E. Martinigo. — Nessun aiuto diagnostico* 
si può avere dal reperto di iperglobulia nelle ul¬ 
cere gastro-duodenali 

Riunione scientifica del 22 gennaio 1932. 

Presidente: Doti. A. Cofleri. 

Un caso di dermoide erratico. 

Dott. P. Tagliaferro. — L’O. riferisce di una 
cisti dermoide saldamente aderente alla faccia in¬ 
feriore del colon trasverso ed al grande omento. 
Ad onta che mancasse ogni connessione col geni¬ 
tale, LO. ritiene molto verosimile l’origine ovarica- 
di questa formazione congenita. Tale concetto sa¬ 
rebbe avvalorato dai violenti sintomi peritoneali 
accusati dalla paziente 28 anni or sono, mentre si 
trovava nel VI mese di gravidanza; questi feno¬ 
meni dolorosi, che durarono per più di una set- 




[Anno XXXIX, Num. 14] 


SEZIONE PRATICA 


539 


Umana, erano molto probabilmente legati* alla tor¬ 
sione dei tumore allora riscontrabile od alla rot¬ 
tura del suo peduncolo. Il tumore spostato dal¬ 
l’utero gravido verso il colon trasverso avrebbe 
finito con contrarre intime aderenze con questo 
organo e coll'omento. Le numerose gravidanze 
successive ed il lungo tempo trascorso tra l’inci¬ 
dente e l’operazione potrebbe giustificare la com¬ 
pleta scomparsa di ogni traccia di peduncolo non¬ 
ché di qualunque fatto reattivo intorno al geni¬ 
tale. L’assenza di elementi di indubbia origine 
ovarica nella parete della cisti potrebbe ricevere 
una spiegazione oltre che dall’età stessa della don¬ 
na dai fatti regressivi chiaramente documentati 
dalla cospicua degenerazione calcarea della parete. 
(Viene dimostrato il pezzo anatomico asportato). 

Doti. P. Tagliaferro. — Un caso di amputazione 
extrafasciale del retto per via addomino-perineale 
in donna affetta da esteso neoplasma del retto in¬ 
filtrante la vagina. 

Riunione scientifica del 29 gennaio 1932. 

Presidente: Dott. A. Cofleri, 

Dott. L. Epstfin. —r Presenta un paziente con 
Lupus erythematodes disseminatus. 

Dott. G. Battigelli. — Quadri clinici della tu¬ 
bercolosi polmonare. 

Echinococco simulante sarcomatosi epato-renale. 

Prof. Iacchia. — L’O. presenta un giovane ven¬ 
tenne accolto nell’agosto 1931 nell’Ospedale Prin¬ 
cipe di Piemonte con notevole tumefazione del 
fegato, che aveva fatto sospettare un echinococco. 
La diagnosi sefnbrò invalidata dalla negatività 
delle reazioni del Casoni e di Ghedini-Weinberg 
e dello esame di eosinofilia, oltre che dal dato 
anamnestico di una rapida crescita del tumore. 
Più in basso all’orlo inferiore del fegato si pal¬ 
pava un secondo tumore duro, non spostabile, 
dolente, che si identificava col rene destro. Si ri¬ 
scontrò ancora eritrenituria permanente, insuffi¬ 
cienza funzionale con la prova della diluizione, 
-considerevole aumento della velocità ’di sedimen¬ 
tazione delle emazie. Con la .pirografia discenden¬ 
te si rilevò normale posizione e funzione del rene 
sinistro, mentre il rene destro palesò scarsa e ri¬ 
tardata iniezione con ristagno di sostanza di con¬ 
trasto nel bacinetto ed apparve abbassato e spo¬ 
stato verso la linea mediana. 

Per tali rilievi si dovette pensare a sarcoma del 
polo superiore del rene destro che avesse aggre¬ 
dito la parete posteriore del fegato. Siccome però 
nel corso di due mesi il malato si andava rimet¬ 
tendo dall’inizialmente constatato grave deperi¬ 
mento ed aumentava di peso, ne risultò scossa la 
diagnosi di malignità e si decise una laparotomia 
esplorativa. 

Il fegato apparve esternamente normale, ma con 
profonda ^unzione si estrasse liquido di cisti da 
echinococco. L’atto operativo confermò trattarsi 
di una acefalocisti centrale del fegato. Il paziente 
è guarito. Ulteriori controlli dimostrano l’attuale 
integrità del rene destro, che con nuova pielogra- 
fia appare ora in sito ed a funzione normale. I 
precedenti reperti renali si attribuiscono a spo¬ 
stamento e compressione dei vasi e dell’uretere 
per opera della cisti epatica. L’O. deduce dal caso 


l’opportunità di largheggiare con laparotomie 
esplorative anche in casi apparentemente inope¬ 
rabili. 

Dott. Linea. — Presenta un caso di tubercolosi 
della mandibola con una zona anestetica nella re¬ 
gione del mento. 

Riunione scientifica del 5 febbraio 1932. 

Presidente: Dott. A. Cofleri. 

Il prof. Rimini presentò due casi di vertigine 
otogena. 

Il prof. E. Canestrini parlò delle cure della ver¬ 
tigine di origine tubaria. 

Il dott. Marino GorccviCH riferisce su di un epi¬ 
sodio evolutivo acuto in sclerosi a piastre. 

Riunione scientifica del 12 febbraio 1932. 

Presidente: Dott. A. Cofleri. 

Il prof. Cesare Gavina, di odontoiatria nella R. 
Università di Padova e di chirurgia orale nella 
R. Università di Bologna, tenne una lezione sul 
tema: La chirurgia dclVipofisi. 

Riunione scientifica del 26 febbraio 1932. 

Presidente: Dott. A. Cofleri. 

Nel l’adunanza scientifica dell’Associazione Me¬ 
dica Triestina, Circolo di Coltura del Sindacato 
Prov. Fascisti Medici, il prof. Giovanni Sai parlò 
su Costantino Economo e la neuropatologia mo¬ 
derna. 

I Segretari : M. Novak, L. Winternitz. 

R. Accademia dei Fisiocritici di Siena. 

Seduta del 20 febbraio 1932. 

Direttore: Prof. G. Ayala. 

A. Rostan. — Su di un caso di tumore del lobo 
frontale. 

G. Olmi. — Contributo anatomo-clinico ai tu¬ 
mori della cauda equina. 

Il quadro morfologico e chimico del sangue nella poli* 

citemia rubra. 

L. Crosetti. — - L’O. ha compiuto estese ricer¬ 
che in quattro casi di policitemia rubra. 

A carico dei globuli rossi ha osservato un certo 
grado di microcitosi, un discreto aumento dei 
granulofilociti circolanti con lieve esaltamento del 
ricambio ernoglobinico; resistenza globulare nor¬ 
male. L’azoto incoagulabile fu trovato in tutti i 
casi moderatamente aumentato, l’equilibrio K/Ca 
non alterato per una lieve parallela elevazione dei 
due cationi nel siero. Curva glicemica dopo carico 
di glucosio ritardata, notevole elevazione della vi¬ 
scosità sanguigna, normali valori dell’indice re- 
fraltometrico del siero, del tempo di coagulazio¬ 
ne e di emorragia. In tutti i casi ha osservato un 
aumento notevole della massa sanguigna e del 
volume dei globuli rispetto a quello del plasma. 

L’O. illustra l’importanza ed il significato di 
questi rilievi, anche nei riguardi della differen- 


540 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 14] 


ziazione della policitemia vera da eritrocitosi sin¬ 
tomatiche. 

G. Corbini. — Il comportamento della diastasi 
negli essudati e nei trasudati. 

Alcuni rilievi sull’esame e il valore semeiologico delle 
arborizzazioni venosa superficiali della parete antero- 
laterale del torace e dell addome. 

Dott. E. Samek. — Le arborizzazioni e i reticoli 
venosi sottocutanei che compaiono alla superficie 
antero-1 ater ale del tronco possono riconoscere va¬ 
rie cause. Nella gran maggioranza dei casi sono 
un indice sensibile e precoce di un disturbo cir¬ 
colatorio di vene profonde del torace e dell addo¬ 
me o di certi visceri. Queste ripercussioni perife¬ 
riche sono possibili e sono condizionate nella loro 
modalità, dalle molteplici comunicazioni anasto- 
motiche tra vene esterne ed interne della parete 
toraco-addominale e sistemi venosi di certi vi¬ 
sceri (principalmente sistema portale, piccolo cir¬ 
colo)- inoltre, in grado minore e variabile, dalla 
capacità che ha l’organismo di creare nuovi vasi 
Se il disturbo circolatorio primario consiste in 
una semplice stasi del’sangue senza interruzione 
della corrente, la comparsa delle arborizzazioni 
venose alla superficie del tronco, dipende da un 
certo ostacolo che incontra a sua volta il sangue 
delle vene superficiali a defluire nelle profonde 
sovraccariche. Se invece l’ostacolo dipende do una 
interruzione più o meno completa cella corrente, 
allora le dilatazioni delle vene superficiali sono 
dovute ad inversione della corrente dalla profon¬ 
dità verso la superficie del corpo ed hanno signi- 
iicato di circolazioni venose supplementari. Lo 
studio di queste arborizzazioni superficiali e spe¬ 
cialmente il rilievo della loro topografia, della di¬ 
rezione della corrente e la conoscenza delle co 
municazioni anastdmotiche può permettere 
localizzare talora con- notevole precisione la sede 

dell’ostacolo. . , , 

L’O. ricordate schematicamente le disposi- 

zioni anatomiche espone alcuni espedienti_ dj 
tecnica da adottarsi per l’esame dei reticoli venosi 
superficiali e specialmente per riconoscere la di¬ 
rezione della corrente; presenta un piccolo ap¬ 

parecchio per la misura indiretta della pressione 
venosa essendo il metodo di determinazione di¬ 
retta spesso impossibile ad applicarsi in questi 
casi. Dimostra poi alcune distribuzioni di re - 
coli venosi caratteristici di ostacoli alla circola¬ 
zione portale, della vena cava inferiore e supe 
riore e di questi tipi puri precisa le differenze 
fondamentali: essi possono combinarsi in ™ 

creando dei tipi misti di cui e necessario studia¬ 
re volta per volta la patogenesi e .1 significato 
clinico I reticoli della parete anteriore del torace, 
oltre che da stasi o circolazione supplementare, 
rispettivamente per stasi di occlusone deUe vene 

profonde, è molto verosimile che possano 
pendere anche dalla iperemia polmonare 
tarsi risentire fino alle vene del a 
esterna per le anastomosi esistenti fra il grai 

e il piccolo circolo. 

Perfezionamenti alla tecnica dell’esame funzionale dello 

stomaco. , , 

Unti Sabatini — L’O. riferisce sull’utilità del¬ 
ta posizione di lordosi accentuata per 1 esame del¬ 
la funzionalità gastrica e su queila della a 
sale per l'esame di detta funzionalità. Illustra 


principali tipi di sedimento che si osservano nel 
contenuto gastrico delle varie forme di gastrite- 
cronica. 

Infiltrati tisiogeni peri-ilari. 

Dott. Antonio Archi. — L’O., premessa una 
breve esposizione delia teoria della origine ilare- 
della tubercolosi post-primaria, descrive cinque 
casi di infiltrato tisiogeno in sede peri-ilare, illu¬ 
strandone le modalità di propagazione e di evo¬ 
luzione successiva. In base a queste osservazioni 
cliniche, ritiene di non aver elementi probativi 
sufficienti per accettare tale teoria, più probabile 
essendo le altre modalità palogenetiche ammesse 
per gli infiltrati precoci di altra sede. 

Contributo alla etiologia della insufficienza convergenza 

oculare. 

A. Aliquò Mazzei. — In base allo studio di nu¬ 
merosi casi di insufficienza della convergenza l’O. 
giunge a concludere che tale affezione non & 
dovuta ad alterata funzione dei muscoli retti in¬ 
terni, bensì ad un disturbo di natura nervosa, 
interessante il centro sopranucleare di coordina¬ 
zione dei movimenti di convergenza la cui esi¬ 
stenza è oggi pressoché concordemente ammessa. 

U. Grassi. — Costruzione razionale di un ba¬ 
gno a temperatura costante. 

Società Medico-Chirurgica di Modena. 

Seduta del 19 febbraio 1932. 

Presiede il prof. Sisto. 

L’endorachide. 

Prof. G. Favaro. — I/O. ritiene che l’ondosa- 
chide, come formazione omologa dell endocramo» 
sia presente solo in corrispondenza delle parti os¬ 
see scoperte del canale delle vertebre, ove si iden¬ 
tifica con il loro periostio, mentre manca a livella 
non solo dei ligamenti interposti fra le vertebre, 
ma anche di quelli che ne rivestono internamente 
il canale osseo, dove essa viene pure descritta. 


Linfogranuloma inguinale. 

Prof. L Pais. — L’O. riferisce su tre casi di lin- 
ogranuloma inguinale o malattia di Nicolas-Fa- 
re. la cui diagnosi clinica fu convalidata dalla 
lositività della reazione intracutanea di Frei, mez- 
o biologico ritenuto ormai indispensabile per si¬ 
lura diagnosi di linfogranuloma inguinale, perchè- 

peci fico di questa malattia. . . 

L’aspetto papulo-vescicolare della lesione gem¬ 
ale primitiva riscontrata in uno dei casi e la con- 
rollata evoluzione di questa lesione lo inducono, 
i formulare la ipolesi che la lesione genitale pu¬ 
nitiva del linfogranuloma inguinale insorga or- 
li nanamente con caratteri vescicolari erpetiforrm 
) papulo-vescicolari, e che a questo stadio iniziale,, 
issai fugace in ragione della fragilità della vesci¬ 
cola stessa, succede quella forma erosiva o.papulo- 
ìrosiva descritta come tipica delle lesioni primi- 

''l ìii solito, occasionale reperto e l’ipotesi formu¬ 
lato in base ad esso verrebbero in appoggio alla 
parentela del linfogranuloma inguinale con. altre 
malattie da virus mirabile, da qualche Autore 
assai di recente prospettata in seguito ai risultati 





[Anno \X\I\, Num. 14J 


SEZIONE PRATICA 


541 


di ricerche sperimentali che chiarirebbero defini¬ 
tivamente Ittiologia dell’infezione, da attribuirsi 
precisamente ad un virus filtrabile sin’ora invisi¬ 
bile, che inoculato per via intracerebrale nelle 
scimmie catarrine provoca una meningo-encefa- 
lite mortale. Dalla cura antimoniale per via endo¬ 
venosa ottenne nei tre casi studiati la completa 
guarigione, rapida rispetto ad altri interventi te¬ 
rapeutici e perciò preferibile. 

Prendono la parola i proff. Rossi, Ravenna, 
Sisto. 

Doti. G. Pancrazi. — Anormale sviluppo delle 
cellule etmoidali posteriori. 

Dott. L. Rubbiani. — La fessura etmoidale. 

Azione degli estratti ipofisari sulla diuresi in individui 

normali ed in un caso di diabete insipido. 

Dott. L. Rubbiani. — I/O. riferisce di aver ese¬ 
guito numerose esperienze su individui normali 
per osservare il comportamento degli estratti della 
parte posteriore dell’ipofisi in rapporto alla se¬ 
crezione urinarla. Sia con i metodi suggeriti dal 
Kuckarski (diuresi provocata), sia secondo quelli 
suggeriti dal Labbé (diuresi frazionata), l’O. ha 
riscontrato in tutti i casi che la iniezione di estrat¬ 
to posteriore di ipofisi induce sempre nei soggetti 
normali, una oliguria notevole durante il gior¬ 
no, durante la notte ed il sonno fisiologico. 

In un caso di diabete insipido si ebbe una no¬ 
tevole riduzione dela poliuria. 

Dott. G. Nannini. — Epicrisi di un caso di pa¬ 
ralisi del nervo ricorrente sinistro in vizio mi- 
tralico. 

Il Segretario : Prof. G. Margreth. 

Federazione Nazionale Italiana Fascista 
per la lotta contro la tubercolosi. 

(Sezione Regionale Siciliana). 

Seduta del 21 gennaio 1932, in Palermo. 

Presidente: Prof. M. Ascoli. 

Pneumotorace artificiale in regime aderenziale. 

G. Ci ri minna. — L’O. considera il pneumotorace 
che si esegue in presenza di aderenze pleuriche, 
dal punto di vista diagnostico e da quello tera¬ 
peutico. Nel campo diagnostico esso rivela l’esi¬ 
stenza delle aderenze, sia per il comportamento 
dei reperti manometrici, sia per i dati del reperto 
radiologico. Specialmente con le radiografie in se¬ 
rie dell’apparecchio respiratorio si può dimostra¬ 
re, in parte, la sede e l’estensione delle aderenze 
stesse. Nel campo terapeutico il pneumotorace ar¬ 
tificiale serve al distacco delle aderenze lasse ed 
allo stiramento di quelle nastriformi e cedevoli 
e, sulla guida delle indicazioni radiologiche, serve 
per favorire in casi rari anche il collasso delle zone 
più interessante dal processo specifico, che sono 
quasi sempre a livello delle aderenze. Infine, è 
utile per le indicazioni o le controindicazioni al¬ 
l’intervento chirurgico e per preparare il terreno 
all’intervento stesso: stirando le aderenze in modo 
da renderle più aggredibili al taglio, ed allonta¬ 
nando il polmone dalla parete toracica così da ren¬ 
dere meno pericoloso l’atto operativo. L’O. com¬ 
pleta la sua relazione con la proiezione di varie 


radiografie illustranti le prospettate applicazioni 
del pneumotorace artificiale. 

• i ■ «* i 

Amenorrea temporanea da raggi X nella tubercolosi pol¬ 
monare. 

G. Arnone. — Tra i fattori che influenzano i 
cicli evolutivi della tubercolosi polmonare nelle 
donne, determinando una più spiccata tendenza 
alle forine miliari, alle recidive, o comunque, tur¬ 
bando l’equilibrio immunitario del soggetto, stan¬ 
no, in prima linea, la pubertà, il periodo me¬ 
struale, la gravidanza, il puerperio. 

L’O. prende in esame la condizione delle donne 
affette da tubercolosi polmonare clinicamente gua¬ 
rita, all’atto del ritorno nella società e nelle fa¬ 
miglie. Esse, nei primi due-tre anni che seguono 
al processo di apparente guarigione, potrebbero 
andare soggette a facili recidive con grave danno 
per se stesse, per la famiglia, e per la prole, an¬ 
che perchè i figli, concepiti in un periodo in cui 
i poteri immunitari del soggetto non si sono sta¬ 
bilmente affermati, sono sicuramente dei mino¬ 
rati. 

Poiché ria autorevoli radiologi, in Italia ed al¬ 
l’estero, viene rimesso cggi sul tappeto il proble¬ 
ma della rontgen-sterilizzazione delle ovaie in via 
temporanea, cioè con amenorrea limitata ad 1-3 
anni, l’O., pure non dissimulandosi le difficoltà 
della tecnica, non ancora universalmente accettata 
e tanto meno codificata, discute sul principio teo¬ 
rico e pratico di tale cura. Egli è di avviso che 
la rontgen-sterilizzazione temporanea delle ovaie, 
debba essere applicata, sempre previa autorizza¬ 
zione collegiale e col consenso della famiglia, e 
possa essere consigliata con vantaggio dell’inferma, 
della società e della prole. 

Ritiene che solo l’esperienza e gli ulteriori studi 
sperimentali e clinici potranno decidere sull ap¬ 
plicazione del metodo in più larga scala. Illustra 
due casi nei quali la rontgen-sterilizzazione tem¬ 
poranea diede ottimi risultati terapeutici. In uno 
degli stessi casi si ebbero, dopo il periodo aine- 
norroico, gravidanza e parto normali, con neo¬ 
nato normalmente sviluppato. 

O. Tempestine — Il calcio nella saliva dei tu¬ 
bercolotici. (Ricerche sperimentali). 

• 

A. Cinquemani e A. Gulotta. — Meningite tu¬ 
bercolare all’inizio del pneumotorace terapeutico. 
(Osservazione clinica e anatomica). 


9^ Per aorma di coloro che non se ne sono provvisti e 
che noa vogliano restarne privi, avvertiamo che sono 
rimaste disponibili soltanto ancora pochissime copie 
dell’Interessante Manualeito del : 

Prof. Dott. AUGUSTO FRANCHETTI 

Medico Provinciale presso la Direzione Generale 

della Sanità Pubblica 

Appunti di legislazione 
per gli Ufficiali Sanitari 

(Vedere l’Indice alfabetico delle materie riportato nel 
Numero 15 del 13 aprile, pag. 542). 

Volume, in formato tascabile, di pagg. VIII-200, niti¬ 
damente stampato. Prezzo L. 12, più le spese postali 
di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 10,50 
in porto franco. _ 

Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
stale Succursale diciotto. ROMA. 



542 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 14] 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


DALLA PRATICA CORRENTE. 

L’utilizzazione della ginnastica per la don¬ 
na nella pratica medica. 

(H. Sellhèim. Mediz. Klin ., 4 dicembre 1931). 

Il problema della ginnastica medica assu¬ 
me una importanza speciale riguardo al sesso 
femminile, la cui evoluzione biologica è, si 
può dire dominata da un avvenimento : la ri- 
produzione. 'La gravidanza apporla notevoli 
modificazioni nell’apparato scheletrico e nel¬ 
l’apparato muscolare (ventre e bacino) della 
donna; inoltre avendo per effetto l’aumento 
di 1/6 del peso corporeo materno causa nella 
donna un esercizio funzionale automatico per 
la muscolatura dell'addome: l’aumento di pe¬ 
so viene infatti a spostare il -centro di gravità 
dell’organismo aH’indi-etro, sì che i muscoli 
dell'addome, del tronco e degli arti inferiori 
devono notevolmente aumentare il loro lavoro 
per mantenere l’equilibrio. 

È necessario quindi che l’organismo femmi¬ 
nile sia preparato sin dalla pubertà a ben sop¬ 
portare la maternità : a ciò serve la ginnastica 
medica: le indicazioni di essa vadano secon¬ 
do l’età e le condizioni fisiologiche della 
donna. 

Nel periodo della pubertà non bisogna abu¬ 
sare della ginnastica e dello sport : W ostinami 
ha osservato in donne troppo sportive rigidità 
e durezza del pavimento pelvico da cui diffi¬ 
coltà nel parto e conseguenti danni al feto. 
Secondo Scimeli lei donne ultra-sportive de¬ 
vono essere considerate quali lavoratrici pe¬ 
santi. Esse, in seguito all’abuso dello sport, 
acquistano tardivamente e perdono precoce¬ 
mente le loro funzioni sessuali: una vera e 
propria senilità precoce causata da alterato 
funzionamento delle ovaie e dell’ipofisi. 

Nel periodo della gravidanza la. migliore gin¬ 
nastica consiste -nel lavoro o professione gior¬ 
naliera, purché non importino sforzi eccessivi. 
E assai indicato per la gravida il passeggio al- 
l’ariia/ libera: in tale maniera tutti i muscoli 
del corpo vengono esercitati ed in special mo¬ 
do quelli che sono interessati nella gravidanza 
e nel parto. In donne gravide sane e con svi¬ 
luppo normale della muscolatura addominale 
è controindicato l’uso di ventriere: le quali 
però in condizioni opposte producono un buon 
effetto in elianto coadiuvano il’ (ristabilirsi 
delta forma e dell’elasticità delle pareti addo¬ 
minali, che in seguito a gravidanze pregresse 
abbiano perduta una parte del loro tono e del 
loro potere contrattile. 

Nel puerperio l’uso della ventriera è di po¬ 


co giovamento qualora non a-ccompagnato da 
una ginnastica metodica. 

Infatti la ventriera limita i movimenti della 
muscolatura- addominale mentre gli esercizi 
ginnastici opportunamente scelti coadiuvati da 
una giusta appiicazion-e del bendaggio addomi¬ 
nale sono di grande utilità in quanto regolano 
efficacemente il processo di involuzione che si 
verifica normalmente nel puerperio e che colpi¬ 
sce i muscoli addominali già ipertrofizzati dal¬ 
la gravidanza. È meraviglioso vedere il ventre 
muliebre riprendere formai e consistenza quasi 
virginea in seguito ad una ginnastica metodi¬ 
ca e sistematica applicata per 6-8 settimane 
oltre la involuzione muscolare addominale. 

Questi esercizi muscolari non devono essere 
eseguiti nei primi giorni del puerperio per¬ 
chè in tale periodo tutta la muscolatura- ad¬ 
dominale si trova in stato di rilasciatezza e so- 
vradislensione : è solo quando si presume che 
l’imbuto muscolare dell’elevatore dell’ano ab¬ 
bia ripreso la forma e il tono che esso aveva 
prima della gravidanza che si deve iniziare la 
ginnasticiai metodica. In tal modo si sono viste 
delle multipare con parete addominale rila¬ 
sciata, in cui Pad dome, dopo una opportuna 
cura ginnastica, riprendeva la forma che ave¬ 
va prima della prima gravidanza. 

La donna entrata in menopausa deve osser¬ 
vare le norme’più scrupolose dell’igiene, deve 
astenersi da occupazioni gravose (lavori conti¬ 
nui e pesanti, vita troppo sedentaria): spe¬ 
cialmente in questo periodo è indicato l’uso 
di una ginnastica metodica. È proprio in que¬ 
sto periodo che tutto l’organismo femminile 
entra in lotta contro i profondi cambiamenti 
fisici e psichici prodotti dalla menopausa (tem¬ 
po di stabilizzazione dell’equilibrio endocrino- 
ghiandolare). Questa lotta richiede grande for¬ 
za e resistenza fisica, le quali solo con una 
ginnastica ben adatta potranno essere acqui¬ 
state ed utilizzate. 

Nelle malattie del basso ventre la ginnastica 
può essere utile o dannosa : è utile in molti 
casi di infiammazioni croniche dei legamenti 
e degli annessi ove provoca anche il riassorbi¬ 
mento di vecchi essudati. È invece dannosa nei 
tumori perchè ne favorisce lo sviluppo. 

In sostanza la ginnastica, applicata metodi¬ 
camente e con parsimonia, può in moltissimi 
casi essere di valido aiuto al pratico che do¬ 
vrebbe largamente servirsene. Portata invece 
all’esagerazione o trasformata al grado di sport 
violento o continuo produce danni che avran¬ 
no una ripercussione su tutta la vita sessuale 
della donna. Anche in questo dunque est mo¬ 
dus in rebus. 

G. La Cava. 



Anno XXXIX, Num. 14] 


SEZIONE PRATICA 


543 




CASISTICA E TERAPIA. 

La cianosi familiare congenita. 

LI. Rabbiosi (Cuore e circolazione, die. 1931) 
riferisce su 3 casi di cianosi congenita osser¬ 
vati in 3 su 5 fratelli di una stessa fami¬ 
glia. In tutti 3, si avevano come sintomi fon- 
idamentali comuni l’iperglobulia e la cianosi, 
comparse all’atto delta nascita, permanenti 
nelle epoche ulteriori della vita, con accen¬ 
tuazioni che l’anamnesi e l'osservazione dimo¬ 
strano in stretto rapporto con l’attività cardia¬ 
ca (esclusione delle forme tipo Vaquez). 

La scarsità dei dati plessimetrici, l’assen¬ 
za pressoché assoluta di ogni rilievo acusti¬ 
co e l’esame elettrocardiografico muto rendo¬ 
no difficile l’impostazione del problema dia¬ 
gnostico, che però si orienta verso una mal- 
formazione congenita. 

All'esame radiologico, cuore totalmente, ma 
non mollo notevolmente ingrandito a svilup¬ 
po prevalente delle cavità destre; esagerazio¬ 
ne dell’arco medio dilatato e pulsante, specie 
nella sua parte superiore, dati che fanno scar¬ 
tare l’ipotesi di una comunicazione ventrico¬ 
lare pura. 

Soprattutto in base all’esame radioscopico, 
1A. ha pertanto portato la diagnosi di steno¬ 
si polmonare con perforazione del setto in- 
terventricolare. fil. 

>1 dati sfigmomanometrie! nello studio delle ipoten¬ 
sioni. 

G. Dalla Torre (Cuore e circolazione, die. 
1931) illustra il decorso di vari tipi di ipo¬ 
tensione, alcune transitorie, altre permanenti 
e dimostra che queste due forme hanno in 
realtà un comportamento diverso, in quanto 
•che le prime migliorano con il regredire ed 
il cessare dello stato morboso che le aveva 
■ determinate e le seconde permangono invece 
immutate anche se lo stato del paziente si 
fa più soddisfacente, essendo legate ad uno 
stato costituzionale ben difficilmente modifi¬ 
chile. 

Lo studio manometrico, specialmente se ri¬ 
petuto a varie epoche, può dare preziose noti¬ 
zie sullo stato circolatorio di un individuo sia 
che si tratti di un iper- che di un ipoteso. 

Tale studio, però, deve rimanere soltanto 
come uno degli elementi per formulare la dia¬ 
gnosi. Specialmente per quanto riguarda la 
ipotensione, *si deve tener presente che essa, 
di per sé, non rappresenta lutto il quadro mor¬ 
boso, ma soltanto uno degli aspetti sotto cui si 
palesa lo stato di deficienza costituzionale. Al- 
o stato attuale delle nostre conoscenze, dob¬ 
biamo accontentarci di riconoscere l’impor¬ 
tanza della pressione, pur senza coglierne Fin¬ 
itimo meccanismo ed il vero significato. 


Per quanto riguarda la terapia, l’A. ha ot¬ 
tenuto i migliori risultati con l’uso di prepa¬ 
rati stridiici ed opoterapici (surrene) insie¬ 
me comibinati; i soli preparati surrenali e la 
adrenalina mostrarono effetto poco evidente e 
temporaneo. fil. 

La diatermia nel trattamento della fibrosi e della 

insufficienza del miocardio. 

S. Biondo (Cuore e circolazione, genn. 1932) 
mette in rilievo il fatto che la lues ed il reu¬ 
matismo agiscono sul miocardio, producendo¬ 
ne anossiemia e fibrosi; tale condizione può 
essere combattuta mediante la diatermia trans¬ 
toracica, la quale può produrre iperemia del 
miocardio e miglioramento del metabolismo 
basale. 

Sono riportati 14 casi trattati con tale mez¬ 
zo, di cui 9 affetti da degenerazione cardio-va¬ 
scolare ed angina pectoris e 5 con endocardite 
cronica reumatica ied incipiente scompenso 
congestizio. Gli effetti benefici della diatermia 
sono studiati ed investigati con dati clinici e 
controlli diversi, quali: elettro- e telecardio¬ 
gramma, misure della pressione arteriosa, del 
polso, della temperatura e della capacità fun¬ 
zionale del cuore. 

Sono fra l’altro da rilevare i miglioramenti 
nelle condizioni generali: ritorno dell’appeji- 
to, sonno tranquillo e continuato, sensazione 
di benessere fisico e di sveltezza mentale, di¬ 
minuzione della depressione psichica e del 
nervosismo, maggiore rendimento del lavoro 
e buona disposizione psichica. In 8 casi su 9, 
il dolore della sindrome anginosa fu sempre 
vinto dalld diatermia e gli attacchi diminui¬ 
rono di frequenza, durata, gravità ed irradia¬ 
zione sino a completa scomparsa, che si veri¬ 
ficò in 4 pazienti; l’unico caso che resistette 
alla cura diatermica fu in seguito molto mi¬ 
gliorato con l’uso dei bromuri. fil. 

Tromboflebiti dell’arto superiore destro. 

M. Chifoliau, A. Folliasson, Cb. Lenormant 
et H. Mondar (Presse Medicale, 1931, n. 31 e 
1932, n. 5) portano un contributo alla pato¬ 
genesi ed alla cura delle cosidette trombosi da 
sforzo degli arti superiori. In due dei tre casi 
osservati dagli autori complessivamente, è sta¬ 
ta fatta una resezione della vena trombonata; 
colture praticate hanno dato luogo a svilup¬ 
po in un caso di staffilococco e colibacillo 
associati, nell’altro allo streptococco. 

Dal punto di vista della cura Chifoliau e 
Folliasson insistono sulla utilità della resezio¬ 
ne della vena tronubosata la cui asportazione 
affretta notevolmente la guarigione dell’affe¬ 
zione. 

B. Paggi. 



544 


a 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 14] 


Sulla prevenzione e sul trattamento di trombosi ed 

emboli postoperatori. 

Bancroft (Med. Times and Long Istand Med. 
Jour., feb. 1932) rileva che la trombosi è do¬ 
vuta al trauma e all'infezione, che rallentano 
il circolo. 

Tuttavia si è notato che qualche volta non 
si ha una trombosi in casi in cui questi due 
fattori sono presenti in gran numero; e vice¬ 
versa può svilupparsi una trombosi pur essen¬ 
do minima l’importanza, dei due fattori pre¬ 
detti. 

Gli studi compiuti al Fifth Avenue Hospital 
hanno miesso in evidenza un terzo- fattore mol¬ 
lo importante: la coagulazione del sangue. 

Si è allora trovato un modo per determinare 
Vindice di coagulazione; in questo indice la 
protrombina e il fibrinogeno sono i numera¬ 
tori e Vantitrombirva il denominatore ; l’indice 
normale è 0,5 ± 0,2. Un indice di 0,9 o di 
+ è considerato come un segno sicuro del¬ 
l'aumento della tendenza alla coagulazione del 
sangue. 

L’esame del sangue e la determinazione del- 
l’indite di coagulazione si fanno prima del¬ 
l’operazione e 3 e 5 giorni dopo. 

Sulla baise di questi studi si sono distinti 
due tipi di trombosi postoperatorie: 

1) tipo a: con trombosi come fattore pre¬ 
dominante, gonfiore della gamba e occlusio¬ 
ne definitiva della vena, ma con piccola ele¬ 
vazione febbrile; 

2) tipo b : con tromboflebite -come fattore 
predominante, con febbre alta, infezione e 
qualche volta batteriemia. 

I casi del tipo a furono trattati con thiosol- 
fato di Na per ridurre l’indice di coagulazio¬ 
ne; si somministrarono 10 cc. di una solu¬ 
zione al 10 %, e la dose fu ripetuta nelle 24 
ore. Nove casi con un indice di coagulazione . 
elevata dopo l’operazione furono trattati pro¬ 
filatticamente con thiosolfato di Na e si ot¬ 
tenne un abbassamento dell’indice di coagu¬ 
lazione in tutti, ma in un caso con normale 
protrombina ed elevato fibrinogeno non si svi¬ 
luppò la trombosi. In 0 casi di trombosi trat¬ 
tati con questo metodo la guarigione fu ra¬ 
pida. 

Nel tipo b (tipo settico di tromboflebite) 
hanno dato eccellente risultato le iniezioni en¬ 
dovenose di violetto di genziana alla dose 
di 50 cc. di una soluzione al 0,5 %, ripetute 
due o tre volte a giorni alterni. 

Non si è avuto nessun caso di morte per 
embolia. TU Martone. 

SEMEIOTICA. 

La provocazione diagnostica del carcinoma. 

Per provocare una sieroreazione positiva, un 
cancro deve trovarsi in uno stadio avanzato di 
sviluppo, per introdurre in circolo una quanti¬ 


tà sufficiente di sostanze. Quindi la reazione di 
Abderhalden non dà reperti (positivi che in 
una forte percentuale di casi assai avanzati. 

Beck (Munck, med. Wschr ., voi. 77, n. 12) 
ha pensato di provocare l’entrata precoce in 
circolo di tali sostanze, ed ha usato per ciò 
sostanze di cui sia nota l’azione terapeutica,, 
distruttiva sul tessuto di tumori maligni. 

Egli ha usato acido colloidale organico del¬ 
la seirie del pirogallolo, associato a minime 
quantità di sodio, oro, e zucchero. Tali inie¬ 
zioni ha praticato endovenosamente 3 volte. 
24 ore dopo diventavano positive molte rea¬ 
zioni prima negative, evidentemente per i pro¬ 
dotti necrotici messi in circolo. I risultati sal¬ 
gono dal 46 % al 70 % di positività. 

Lai provocazione agisce tanto più sicuramen¬ 
te, quanto più piccolo è il tumore. I migliori 
risultati sono dati da tumori della pelle, del¬ 
la mammella e delle ghiandole linfatiche (dal 
41 % al 91 %). A. Calò. 

NOTE DI TECNICA. 

Un metodo spettrofotometrico per la determina¬ 
zione del pH applicabile ai liquidi torbidi e co¬ 
lorati. 

Nel corso di uno (Studio iniziato da C. L. 
Ducco (La Prema Mèdica Argentina , 20 gen¬ 
naio 1932) sulle albumine dei differenti liqui¬ 
di dell’organismo, egli ha riscontrato una cer¬ 
ta difficoltà ad avere determinazioni precise 
del pii in liquidi torbidi e colorati. 

Egli però è riuscito ad ottenere risultati sod¬ 
disfacenti con un metodo spettro-fotometri¬ 
co che presenta ai colleghi. 

Come coloranti adatti alla determinazione- 
del pH egli ha scelto nella serie delle ftaleine 
cinque sostanze che coprono tutta la gamma 
di pH compresa tra 3,0 e 9,0 più che suffi¬ 
ciente per tutti i lavori di chimica biologi¬ 
ca. I colori scelti sono i seguenti: azzurro di 
bromofenolo, verde di bromocresolo, porpora- 
di bromocresolo, azzurro di bromotimolo, ros¬ 
so di erosolo. 

Una soluzione qualunque del colorante si 
diluisce con acqua distillata fino a che un cc. 
di questa soluzione, mescolato con un cc. di- 
idrato'sodico, N/10 dia un liquido che presen¬ 
ti nella lunghezza d’onda di massimo assor¬ 
bimento, una densità ottica uguale ad 1,00. 
Se invece dello spettrofotometro si userà un- 
fotometro è necessario adoperare adatti filtri. 

Per i liquidi incolori e trasparenti si me¬ 
scolano volumi eguali di liquidò in esame e- 
della soluzione del colorante e si determina la 
densità ottica della miscela, nella lunghezza 
d’onda corrispondente o con il filtro adeguato. 

Con la determinata, densità ottica si cerca 
nella tabella unita al lavoro, il pH corrispon¬ 
dente. 

Nel caso di liquidi torbidi o colorati si- 
fa nno due determinazioni della densità ottica: 





[Anno XXXIX, Num. 14] 


SEZIONE PRATICA 


545 


una sulla miscela di parli uguali di liquido 
in esame e soluzione di colorante; una sulla mi¬ 
scela di parti uguali di liquido in esame e ac¬ 
qua- distillata. La differenza tra le determina¬ 
zioni ci fornisce la densità ottica dovuta al 
colorante, col cui valore si cerca nella tabella 
compilata dall’A. in pH corrispondente. 

Vicentini. 


RUBRICA DELL’UFFICIALE SANITARIO 

Il tracoma. 

La profilassi del tracoma o congiuntivite 
granulosa è stata fatta oggetto di speciali prov¬ 
videnze legislative solo in epoca relativamen¬ 
te recente e più -propriamente col R. Decreto 
23 ottobre 1919, n. 2292 convertito nella legge 
29 giugno 1922, n. 1004. Prima di questo de¬ 
creto esistevano solo alcune disposizioni ge¬ 
neriche sulla profilassi scolastica delle oftal¬ 
mie contagiose, contenute nel regolamento ge¬ 
nerale sanitario 3 febbraio 1901, n. 45 (arti¬ 
colo 145), nel regolamento per la profilassi 
delle malattie contagiose nella scuola del 16 ot¬ 
tobre 1903 ed in quello generale per l'istru¬ 
zione elementare del 6 febbraio 1908, n. 150. 
Col ricordato decreto 23 ottobre 1919 fu auto¬ 
rizzata la concessione di mutui senza interessi 
agli Enti pubblici, o ad Istituti* di beneficenza, 
od altri Enti morali, allo scopo di provvedere 
alla costruzione, sistemazione e arredamento 
di ambulatori anlitracomatoisi e di speciali 
luoghi di cura destinati al ricovero degli in¬ 
fermi di tracoma. Furono inoltre stanziati 
annualmente, nel bilancio dello Stato, appo¬ 
siti fondi per sussidiare l’istituzione di servi¬ 
zi di cura del tracoma, specialmente da parte 
di Enti che non possono beneficare dei mu¬ 
tui; e per contribuire al funzionamento di 
ambulatori o reparti ospitalieri antitracomato¬ 
si, ed allo svolgimento di corsi di propaganda 
o di istruzione dei medici nella pratica della 
diagnosi, della cura e della profilassi della ma¬ 
lattia. Inoltre l’art. 5 del decreto ha reso ob¬ 
bligatoria la denunzia dei casi di tracoma ri¬ 
scontrati nelle scuole, istituti di educazione o 
di cura, opifici industriali e collettività in ge¬ 
nere. 

Alle norme per la profilassi del tracoma 
nelle scuole abbiamo già accennato illustran¬ 
do il regolamento 9 ottobre 1921, n. 1981, per 
la difesa contro le malattie infettive nelle scuo¬ 
le (1); essa si fonda sopratutto sulla segnala¬ 
zione dei casi, anche sospetti, da parte degli 
insegnanti; sulle periodiche viisite sanitarie 
nelle scuole e sulla istituzione di banchi spe¬ 
ciali o meglio di classi o scuole apposite per 
Iracomatosi. L’obbligo della denunzia dei ca¬ 
si di tracoma nelle collettività è stato riaffer¬ 
mato col decreto ministeriale 15 ottobre 1923 


sulla- denunzia delle malattie infettive, che lo 
ha esteso anche esplicitamente agli addetti al¬ 
le coltivazioni delle risaie. 

Tutte queste provvidenze legislative sono già 
largamente attuate e la loro applicazione sa¬ 
rebbe anche più ampia se non fosse necessa¬ 
riamente limitata dia Ila disponibilità dei mezzi 
finanziari. Così i soli ambulatori antitracoma¬ 
tosi sussidiati dallo Stato, che nel 1919 erano 
82, nel 1929 sono saliti a 306, che assistono in 
mèdia 60 mila malati all’anno, ed i reparti 
per il ricovero e la cura dei malati di tracoma 
da 11 sono aumentati a 28. In molte località 
sono state istituite classi ed anche apposite 
scuole per tracomatosi, dove gli alunni infer¬ 
mi, isolati dai sani, sono sottoposti ad adatte 
cure per opera di specialisti; e presso le sedi 
universitarie e nelle zone più colpite si ten¬ 
gono annualmente corsi di istruzione e di 
propaganda per i medici e per gli insegnanti 
ele-mientari. 

La lotta, però, deve essere, per quanto è 
possibile, intensificata perchè, purtroppo, il 
tracoma rappresenta ancora in certe regioni di 
Italia, una grave malattia sociale. Variamente 
diffusa nel Regno, essa colpisce sopratutto l’I¬ 
talia meridionale e le isole, mentre è meno 
frequente nell’Italia centrale ed ancora meno 
nella settentrionale, dove si trova localizzata a 
preferenza in alcuni centri industriali. Un in¬ 
dice dell’importanza della malattia è dato dal 
numero dei rivedibili e riformati per tracoma 
nelle leve militari; la proporzione media negli 
ultimi anni oscilla nel Regno intorno all’8,5 
su 1000 iscritti, ma si va da cifre bassissime 
inferiori al 0,1 per mille (Venezia Tridentina) 
a cifre più elevate intorno al 30 per mille in 
Sicilia, al 40 per mille nelle Puglie e fino al 
55-60 per mille in Sardegna; cifre che dimo¬ 
strano la gravità dell’endemia in alcune zone. 
In queste zone le istituzioni funzionanti col 
concorso dello Stato o quelle di Enti diversi, 
come, per es., l’Ente provinciale per la lotta 
contro il tracoma di Lecce, ed analoghe isti- 
tuzioni di altre provincie, la- Cassa Nazionale 
per le Assicurazioni Sociali, che ha nel Mez¬ 
zogiorno numerosi ambulatori antitracomatosi, 
concorrono efficacemente alla lotta contro il 
tracoma, ma è opportuno che anche le Auto¬ 
rità sanitarie -comunali e quindi gli ufficiali 
sanitari dedichino ogni loro sforzo a combat¬ 
tere questa forma morbosa che, per la lunga 
durata e per la gravità delle complicanze e 
dei postumi (cecità), si ripercuote nel modo 
più dannoso sulla salute e sull’economia pub¬ 
blica, riducendo notevolmente la capacità la¬ 
vorativa- di molti individui nell’età più pro¬ 
duttiva della vita. 

Senza entrare nella dibattuta questione del¬ 
l’eziologia del tracoma, nè descriverne i ben 
noti caratteri clinici, importa ricordare che 
esso -nel suo lungo decorso è indubbiamente 
contagioso, almeno fino a quiando non sia 


(1) Il Policl., Sez. Pr., n. 50, 1930. 




« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Alivi. 14] 


54(> 

giunto allo stadio cicatriziale, nel quale il pro¬ 
cesso infettivo può considerarsi ormai spento. 
Interessa perciò sopratutto richiamare l’atten- 
zione degli ufficiali sanitari sulla profilassi 
della malattia. Questa comprende le misure 
applicabili agli individui malati, quelle sco¬ 
lastiche e quelle dell’ambiente di lavoro, l'er 
la profilassi individuale, oltre agli ambulato¬ 
ri antitracomatosi, che, colla tempestiva cura 
degli infermi, tendono a diminuire il numero 
ilei focolai di diffusione del contagio, hanno 
dato ottimi resultati in provincia di Sassari, i 
servizi di cura e di propaganda igienica a do¬ 
micilio, cioè nella casa stessa dei malati, fatti 
da medici specialisti coadiuvati da infermiere 
o da assistenti sanitarie. È noto che il tra¬ 
coma è sopratutto malattia della casa povera, 
sudicia e sovraffollata; perciò utilissimo può 
riuscire l’intervento del personale sanitario 
che, oltre a curare gli infermi ed a sorveglia¬ 
re le condizioni di salute delle altre persone 
di famiglia, farà della propaganda spicciola, 
indicherà le precauzioni necessarie per evita¬ 
re i contatti pericolosi, inculcherà le abitudini 
di pulizia e di ordine della casa, insegnerà le 
regole di nettezza delle mani e dellai faccia 
ed il modo di disinfettare gli oggetti conta¬ 
minati (biancheria personale e da letto, og¬ 
getti d’uso, giocattoli, penne, libri, ecc.), ren¬ 
derà, in una parola, l’ambiente familiare fat¬ 
tore di difesa invece che di diffusione del con¬ 
tagio tracomatoso. 

Nella scuola l’opera del sanitario che, con 
accurate visite periodiche sorveglierà le con¬ 
dizioni di salute degli alunni riguardo alle 
affezioni oculari, dovrà essere fiancheggiata 
dalla collaborazione degli insegnanti colla 
pronta segnalazione dei casi, anche solo so¬ 
spetti, di infiammazione congiuntivaie. Nella 
scuola pure le abitudini di pulizia dei bambi¬ 
ni, l’ordine e la disciplina per evitare lo scam¬ 
bio di oggetti personali, devono essere sem¬ 
pre scrupolosamente osservate perchè concor¬ 
rono efficacemente ad impedire eventuali con¬ 
tagi. Quando qualche caso di malattia si pre¬ 
sentasse si applicheranno le disposizioni del 
regolamento già ricordato; di fronte poi ad un 
numero maggiore di colpiti, spetta all’autorità 
sanitaria proporre l’istituzione di classi o scuo¬ 
le speciali per tracomatosi, che dovranno esse¬ 
re insieme fattore di profilassi e di cura e 
funzionare sotto la immediata vigilanza di un 
medico competente. La scuola infine dovrà 
servire insieme come ambiente di propaganda 
e come centro di osservazione, dando modo di 
risalire dalla conoscenza dello stato sanitario 
degli alunni a quello delle condizioni delle fa¬ 
miglie da cui essi provengono. 

TI tracoma negli adulti interessa altresì in 
rapporto al lavoro, per il pericolo che appunto 
l’ambiente di lavoro costituisca un fattore di 
diffusione del contagio. Potranno quindi gio¬ 
vare, ai fini profilattici, le rigorose visite di 


ammissione al lavoro e quelle periodiche dei. 
lavoratori, allo scopo di allontanare i casi ac¬ 
certati o sospetti e di evitare che specialmen¬ 
te individui giovani o con segni di predispo¬ 
sizione locale o generale, si dedichino a me¬ 
stieri che notoriamente favoriscono l’attecchi¬ 
mento del tracoma. Ricordiamo, per es., il. 
lavoro delle filande, della monda del riso, del¬ 
l’industria della lana e della canapa, del ta¬ 
bacco, ecc. 

Inoltre si dovrà sorvegliare affinchè negli 
opifici siano applicati i procedimenti tecnici 
atti ad eliminare gli effetti nocivi di certi pro¬ 
cessi industriali (sviluppo di polveri, fumo, 
gas irritanti, ecc.), insieme con tutte le cau¬ 
tele necessarie ad impedire eventuali trasmis¬ 
sioni del contagio dai malati ai sani. 

È da ricordare infine che talune condizioni 
costituzionali organiche od acquisite, come la 
scrofolosi, il linfatismo, l’adenoidismo, predi¬ 
spongono al tracoma, ed anzi, secondo le ve¬ 
dute di alcuni studiosi, ne rappresenterebbero 
addirittura il fattore patogenetico. Di qui l’op¬ 
portunità di dare incremento a tutte le atti¬ 
vità profilattiche che si propongono di com¬ 
battere queste tendenze nell’infanzia. Perciò, 
oltre che trasformare, dovunque è possibile, 
le scuole per tracomatosi in vere e proprie 
scuole all’aperto, occorre far beneficiare i bam¬ 
bini costituzionalmente predisposti, e gli stes¬ 
isi tracomatosi, ben s’intende con le debite 
cautele d’isolamento, di tutte le provvidenze 
che tendono a prevenire e curare il linfatismo 
e la gracilità in genere (colonie marine, mon¬ 
tane e diurne, elioterapia, ecc.), ed integrare 
l’opera del medico oculista con quella del- 
l’olorinolaringologo e del pediatra. 

Nella lotta contro il tracoma l’ufficiale sa¬ 
nitario può dunque portare un contributo mol¬ 
teplice non indifferente, ed è da auspicare che 
mercè lo sforzo concorde di tutte le energie 
dirette a combattere questa grave piaga socia¬ 
le, che ancora infesta alcune regioni d’Italia, 
essa, in un futuro non lontano, debba scom¬ 
parire dal numero delle malattie endemiche, 
come è avvenuto per la pellagra, e come do¬ 
vrà avvenire per la malaria. 

A. Franghetti. 


POSTA DEGLI ABBONATI. 

Al dott. S. C. da Tr. : 

Quesito. — La cefalea grava ti va è segno ca¬ 
ratteristico e patognomonico di .stenosi mi¬ 
trai icaP 

Risp. — La cefalea gravai iva non è segno 
nè caratteristico nè patognomonico della ste¬ 
nosi mitraiica; manca in molti casi; in qual¬ 
cuno è indipendente dal vizio cardiaco; in 
qualche malato può essere messa in rapporto 
con il disturbo circolatorio meningo-encefa- 
lico, e migliora con i cardiocinetici. t. p. 




[Anno XXXIX, Num. 14] 


SEZIONE PRATICA 


547 


Al dolt. A. : 

Quesito. — Per quanto tempo si .può avere 
positiva la intradermoreazione del Casoni do¬ 
po l’asportazione di una cisti da echinococco 
e alFinfuori s’intende di una eventuale ripro¬ 
duzione? 

Risp. — La possibilità di provocare una 
reazione intradermica con liquido cistico si 
mantiene per lungo tempo dopo l’atto opera¬ 
tivo. Sono descritti casi nei quali la reazione 
si mantenne positiva dopo mesi ed anni, fin 
dopo 8 anni (Casoni, Fontano, Testi e Zo- 
li, ecc.). 

È difficile dare una spiegazione della per¬ 
sistenza di uno stato allergico per così lungo 
tempo, quando l’antigeno è «comparso; in 
altro campo (allergia serica p. es.) si hanno 
esempi sicuri della persistenza per anni del¬ 
lo stato allergico. t. p. 


hi qualunque moderna monografia sul dia¬ 
bete troverà tutte le indicazioni sulla cura in- 
sulinica. Oltre all’eccellente trattato di Joslin 
sul diabete (non però tradotto in italiano) ve¬ 
da, p. es., la relazione del Prof. L. Zoja al 
XXXVII Congresso di Medicina interna (1931) 
che può ottenere anche dalla nostra Casa Edi¬ 
trice. 

Come trattato di Parassitologia, veda' quello 
di Alessandrini (U.T.E.T.) e per la Batteriolo¬ 
gia quello di Puntoni. Buone cognizioni in 
proposito e sufficienti per chi non voglia spe¬ 
cializzarsi in materia troverà sul recente ma¬ 
nuale di Alessandrini, Sabatucci e Pampana; 
Gli esami di laboratorio , L. Pozzi ed. Roma. 

fil. 

Al dott. P. Z. da C. : 

Sulla fine del 1928 il Ministero degli Esteri 
comunicò una richiesta di medici per il Congo 
Belga. 

Da allora non risulta vi siano state altre 
richieste; in ogni modo informazioni dirette 
possono esser domandate alla « Croce Rossa 
del Congo, Rue de Livourne, 80, Bruxelles ». 

A. Franchetti. 


VARIA 

I raggi mitogenetici del sangue umano. 

(Jesenius. Biochimische Zeit., voi. 226, pa¬ 
gina 256). 

È nota l’esistenza dimostrata da Gurvvitsch 
di una emanazione ultravioletta da parte di 
tessuti animali e vegetali, e specialmente in 
quelli con più attiva attività di riproduzione 
cellulare. (Raggi mitogenetiici o r. di Gur- 
witsch). 

Tali raggi hanno a loro volta la proprietà 
di stimolare la divisione cellulare in altri tes¬ 


suti sia vegetali che animali. L’esistenza si 
può dimostrare facendo agire il tessuto di cui 
si vuole dimostrare l’induzione' su di un altro 
a breve distanza, con l’interposizione di un 
sottile strato di quarzo. Nel tessuto indotto 
(rizoma di cipolla, culture di saccaromiceti) 
si riscontra dopo un dato tempo una proli¬ 
ferazione più intensa, dimostrata p. es. dal 
numero di cellule in mitosi. 

Fra le altre proprietà di indagine dei raggi 
mitogenetici, Jesenius ha riscontrato la pro¬ 
prietà di inibire la respirazione sia aerobica 
che anaerobica di colture di saccaromiceti, di¬ 
mostrabile con il metodo di 0. Warburg. 

Sulla base di questa metodica, FA. ha con¬ 
frontato l’induzione mitogenetica di sangue 
umano normale, con quella di «angue di can¬ 
cerosi, e ha riscontrato la assenza o una pre¬ 
senza minimai, al disotto del limite degli er¬ 
rori, di irradiazione mitogenetica da parte 
del sangue dei cancerosi. 

Mentre in 115 campioni di sangue normali 
si dimostrava una lieve inibizione della fer¬ 
mentazione e una forte inibizione della respi¬ 
razione aerobica nell’« indotto » ( Saccaromy - 
ces ellipsoidens), in presenza di sangue di 75 
cancerosi, non si dimostrava effetto alcuno. 

In alcuni casi la diagnosi in questa guisa 
di Ca si potè fare primia che fosse clinica- 
mente possibile. 

L’A. si riserva ulteriori ricerche per cercare 
di standardizzare tale metodo per scopi cli¬ 
nicamente utilizzabili. A. Calò. 


•V Rammentiamo l’importante pubblicazione : 

Dott. W. SPlELMEYER 

Professore all’Università di Monaco di Baviera 

Manuale di tecnica per la ricerca microscopica del sistema nervoso 

Quarta edizione tedesca, accresciuta 

Traduzione ital. del Dott. Cughelmo Lippi Francesco™ 

Aseist. Clinica Neuropsichiatrica della R. Univ. di Pisa 

con Prefazione del prof. C. B. Pellizz* 

Dirett. R. Clinica Neuropsichiatrica dell’Univ. di Pisa 

Riportiamo l’Indice dei capitoli: 

I. Dei principii della colorazione e dei metodi elettivi di 
colorazione, pagg. i a 13. — II- Scopi e metodi della 
ricerca microscopica del sistema nervoso, pagg. 14 a 31. 
— III. La fissazione, pagg. 32 a 43. — IV. L’inclusione 
e il taglio, pagg. 44 a 59. — V. Quadri d’insiieme, 
pagg. 60 a 71. — VI. La messa in evidenza delle cel¬ 
lule nervose, pagg 72 a 84. - VII. La messa in evi¬ 

denza DELLE NEUR0F1IIRII.LE E DEI CILINDRASSI, pagg. 85 
a 100. — Vili. La messa in evidenza delle guaine mie- 
liniche, pagg. 101 a 116. — IX. La messa in evidenza 
DELLA NEVROGLIA, pagg. 117 a 140. — X. La MESSA IN 
EVIDENZA DI SOSTANZE DI DISFACIMENTO E DI DEPOSIZIONE, 

pagg. 141 a 157. — XI. La licekca sui vasi e sulle me¬ 
ningi DEL S‘STEMA NERVOSO CENTRALE, pagg. 158 a 167. 
Appendice, pagg. 168 a 16!>. — XII. La ricerca del si¬ 
stema NERVOSO periferico, pagg. 170 a 180. — XIII. LA 
DIMOST n AZIONE DI ALCUNI MICRORGANISMI PATOGENI, pagg. 181 
a 192. — Appendice, pag. 193. — Indice, pagg. 194 a 208. 

Volume in-16°, di pagg. Vili-208, nitidamente stam¬ 
pato su carta uso mano. Prezzo: in brochure L 2 2; 
rilegato in tela con inscrizioni sul piano e 6Ul dorso, 
L. 28, più te spese postali di spedizione. Per i nostri 
abbonati, rispettivamente, sole L. 19 e L. 2 5. ir» 
porto fianco. __ 

Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
stale Succursale diciotto. ROMA. 


Al Tabi), ti. 12560: 





548 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 14] 


POLITICA SANITARIA E GIURISPRUDENZA . 0 


Risposte a quesiti per questioni di massima. 

26° Dottor G. P. — È soggetto alla imposta di 
R. M. tutto lo stipendio e non soltanto quello 
che risulta dalle deduzioni per obblighi del me¬ 
dico condotto verso la Gassa di Previdenza. 

Agli effetti del contributo all’I- N. I- E- L. si 
tiene conto anche della indennità per le funzioni 
di vigilanza igienica; ma si considerano lo sti¬ 
pendio e la indennità nella misura effettiva ri¬ 
sultante dalla riduzione del 12 %. 

27° Dottor D. A. — Generalmente, è utile agli 
effetti degli aumenti periodici il servizio presta¬ 
lo, dopo la nomina definitiva, per il rapporto di 
impiego al quale il trattamento economico pro¬ 
gressivo si riferisce. Il servizio interinale è distin¬ 
to ed ha condizione giuridica diversa : pur essendo 
seguito dalla nomina definitiva all’ufficio di tito¬ 
lare non si salda con questa. Ha soltanto effetto, 
ma per speciale disposizione, limitatamente al pe¬ 
riodo di prova. Questa efficacia non si può esten¬ 
dere oltre i limiti stabiliti dalla legge, per una de¬ 
terminata causa. Non vi è nemmeno rapporto di 
analogia. Il servizio interinale è valutabile agli 
effetti degli aumenti periodici soltanto' se dalla 
deliberazione di nomina definitiva o dal capito¬ 
lato risulti questa efficacia, che il rapporto prov¬ 
visorio per sè stesso non ha. 

28° Dottor L. G. — A norma dell’alt. 3 della 
legge su! lavoro delle donne e dei fanciulli, ap¬ 
provato con R. D. 10 novembre 1907, n. 818, 
r« ufficiale sanitario' del Comune deve eseguire 
la visita medica e rilasciare il certificato nel li¬ 
bretto senza compenso a carico dell’operaio. La 
spesa eventuale , tanto della prima visita medica 
quanto delle successive, sarà a carico dei Comuni. 
Il libretto, il certificato medico e il certificato di 
nascila e tutti i documenti necessari per ottenerlo 
saranno esenti da tasse di bollo ». 

È da ritenere che il Comune non debba pa¬ 
gare compenso, trattandosi dell’adempimento di 
un dovere normale e non di prestazione straor¬ 
dinaria. 

| 

29° Dottor N. D. — ,Se il concorrente accettò 
la nomina e poi fu dichiarato decaduto per non 
aver assunto il servizio, è da ritenere che gli ef¬ 
fetti del concorso siano esauriti e l’ainministra- 
zione non possa essere obbligata di provvedere 
alla nomina in base allo stesso concorso. Ma se 
non vi è stata accettazione, essendo improdut¬ 
tiva di effetti la prima deliberazione, l’ammini¬ 
strazione deve procedere alla nomina di un al¬ 
tro concorrente. 

I 

30° Dottor D. R. — Se il capitolato non è stato 
modificato è ancora in vigore, pur essendo pre¬ 


vista la rinnovazione quinquennale. È ovvio che, 
se questa non si verifica, continui ad avere ef¬ 
fetto il vecchio capitolato. 

Lei ha legittima aspettativa al trasferimento. 
Può farne domanda al Podestà. Se la risposta 
sarà negativa, potrà ricorrere alla G. P. A. in 
sede giurisdizionale, dato che il riliuto non ab¬ 
bia causa legittima. 

t 

31° Dottor D. R. — Il rapporto, controverso è re¬ 
golato dall’art. 31 del R. D. 30 dicembre 1923, 
n. 2889, modificato dall’art. 6 della legge 23 giu¬ 
gno 1927, n. 1073, il quale dispone così: « all’uf¬ 
ficiale sanitario per gli accertamenti ed il rila¬ 
scio dei certificati che le vigenti disposizioni gli 
demandano, è dovuto, quando essi seguano nel¬ 
l’esclusivo interesse privato, un compenso a ca¬ 
rico dei privati interessali. La misura di tale com¬ 
penso per le singole prestazioni e le modalità 
del relativo versamento da parte dei privati e 
della liquidazione, verranno stabiliti, con effetto 
dalla data di pubblicazione della presente legge, 
dal Prefetto, sentito il Consiglio Provinciale di 
Sanità e la G. P. A. Sulle somme versate dai pri¬ 
vati per i compensi previsti dal presente arti¬ 
colo, è devoluta in ogni caso al Comune una quo¬ 
ta non superiore al 25 % ». 

La percentuale dovuta al Comune dovrebbe 
avere effetto dalla data della legge 23 luglio 1927, 
n. 1070. 

32° Dottor A. S. — Il capitolato tipo è un pro¬ 
getto: certamente non è obbligatorio'. La Prefet¬ 
tura può formulare uno schema, per dare una 
guida, nei singoli casi. Ma la cosa non ha im¬ 
portanza. Se il Comune ha ordinamenti inade¬ 
guati o superali dalla successiva legislazione, 
l’autorità tutoria deve imporre la modificazione 
del capitolato e del regolamento sanitario legale. 
Così la determinazione degli stipendi minimi co¬ 
me la classificazione dei Comuni, in rapporto al 
l’una o l’altra categoria, e le successive modifi¬ 
cazioni sono riservate alla competenza della 
G. P. A. in sede di tutela, a norma dell’art. 34 
del R. D. 30 dicembre 1923, n. 2889. 

Il Comune può fare proposte. Al provvedimen¬ 
to discrezionale di modificazione non è di osta¬ 
colo alcun divieto. 


N. B. — Ai quesiti degli abbonati si risponde, 
in ogni caso, direttamente, per lettera. I quesiti 
devono essere inviati , in busta, accompagnati dal 
francobollo per la risposta e sempre indirizzati im¬ 
personalmente alla Redazione del « Policlinico », 
via Sistina 14, Roma. 

Le risposte ai quesiti che non richiedono esame 
di atti o speciali indagini, sono gratuite. 


(*) La presente rubrica è affidata all'avv. Giovanni Selvaggi esercente in Cassazione, cons. legale del nostro periodico. 





[Anno \\\I\, \um. 14] 


SEZIONE PRATICA 


5 4f> 

NELLA VITA PROFESSIONALE. 


MEDICINA SOCIALE 

Problemi psicotecnici della scuola e del¬ 
l’officina. 

(S. De Sanctis. Rass. di Med. appi, al lavoro 
industriale , n. G, 1931). 

È un argomento questo clic ha ormai rag¬ 
giunto lo sviluppo che ad esso compete per la 
sua importanza dal punto di vista igienico-so- 
ciale. Una volta la scuola © l’officina erano 
due cose talmente divergenti da non lascia¬ 
re possibilità di paragonare il lavoro scola¬ 
stico ed in genere il lavoro mentale, con il la¬ 
voro muscolare; oggi però non è più così e i 
due campi si sono avvicinati, rendendo sem¬ 
pre più vera l’analogia fra scuola ed offici¬ 
na: in ambedue è sempre l’uomo che impie¬ 
ga tutte le sue forze, che tenta con tutte le sue 
possibilità psicologiche e meccaniche di rag¬ 
giungere i propri fini. 

Su alcuni punti del problema però l’accor¬ 
do non è stato ancora raggiunto: tale è per 
esempio quello del lavoro in serie, di cui tan¬ 
to si è parlato prò e -contro: l’A. è favorevole 
a questa specie di lavoro, prima di tutto per¬ 
chè non si poteva farne a meno, data l’esi¬ 
genza dei bassi prezzi e poi perchè non è vero 
che l’uomo si abbrutisce nel lavoro a serie, 
in quanto -che questo si può eseguire anche 
pensando ad altro, perchè essendo essenzial¬ 
mente abitudinario e inori richiedenido per¬ 
ciò una grande concentrazione mentale quale 
richiede il lavoro nuovo, stanca molto di me¬ 
no l’operaio. Ond’è che egli è protetto con¬ 
tro l’infortunio, che spesso dipende da disat¬ 
tenzione e da negligenza oltre che da affatica¬ 
mento. (La maggior parte degli infortuni han¬ 
no luogo di sabato). Ma il lavoro in serie ha i 
suoi svantaggi che possono essere evitati qua¬ 
lora il lavoro non superi una certa velocità. 

Altra condizione necessaria al lavoratore in 
serie è che ad esso sia assicurato, quando 
esce dal lavoro, un adeguato compenso mo¬ 
rale : a ciò ha provveduto il nostro Regime 
con l’istituzione del Dopolavoro che educa, di¬ 
verte ed allontana l’operaio dall’osteria. 

È necessario creare nei lavoratori una co¬ 
scienza particolare, di cui i quattro elementi 
principali sono: 

1) la consapevolezza che l’uomo che lavo¬ 
ra e produce ha diritto alla vita; 

2) la inesistenza del caso in rapporto agli 
infortuni; 

3) la giusta valutazione del proprio la¬ 
voro (ci sono degli artigiani che si credono 
dei Michelangelo: T Sovieti vanno ritornando 
ad una gerarchia dei lavoratori); 

4) la solidarietà che devono avere i lavo¬ 
ra lori fra loro. 


Venendo a considerare i problemi della 
Scuola due sono i fenomeni che preoccupano 
gli studiosi in questo caso: la disoccupazione 
e la superproduzione. 

Questi fattori possono passare in seconda li¬ 
nea qualora si volga l’attenzione non alla 
quantità bensì alla qualità degli iscritti alle 
scuole inferiori, medie e superiori. La quali¬ 
tà può salvare dalla inutile e dannosa sovra- 
produzione. Molti vagheggiano giustamente 
una specie di « artigianato mentale degli ec¬ 
cezionalmente dotati ». Oggi la ricerca dei 
giovani eccezionali è il frutto dell’esperienza 
passata e l’orientamento professionale, la ri¬ 
cerca della vocazione, l’accertamento delle at¬ 
titudini si fa dappertutto. Vi è però tuttora dis¬ 
senso circa i metodi da adoperare per orien¬ 
tare o meglio per riconoscere la vocazione. 

/ mental tests non bastano perchè I al 1 nalità 
non costituisce tutta la personalità di u-n in¬ 
dividuo: bisogna allargare le indagini sulla 
eredità, sul comportamento spontaneo in fa¬ 
miglia, alla scuola, nei giuochi, sull’intelli¬ 
genza tecnica dei ragazzi e sul loro carattere. 
Così operando si fa il dépistage degli eccezio¬ 
nali, cioè dei differenziati in più come dei dif¬ 
ferenziati in meno. A questi ultimi si pensa 
già con scuole speciali mentre i primi potreb¬ 
bero essere utilizzati subito compensando con 
la qualità lia> formazione della massa dei mez¬ 
zi istruiti. 

T problemi della scuola sono numerosi ed 
adeguatamente trattati : alcuni elementi ri¬ 
mangono'però tuttora controversi. 

Nella scuola molto più che nella officina, 
prepondera nella scelta del modo di lavorare, 
il fattore soggettivo, sia da parte dello scolaro, 
che da parte del miaestro. 

Da molti anni il principio gesuitico della 
massimalizzazione del lavoro è stalo superato 
dalla moderazione nello studio e in questi ul¬ 
timi tempi il dogma della « scuola piacevo¬ 
le » completata dallo sport e dalla educazione 
premilitare si è trasformata in necessità. L’A. 
crede che gli scolari debbano studiare in regi¬ 
me optimum ma debbono essere sottoposti a 
massimalizzazioni periodiche. 

Ciascun ragazzo prende da sè il suo ritmo 
di studio, ma il maestro deve far lavorare tut¬ 
ta la classe con un regime che rappresenti 
l’optimum dei regimi spontanei dei singoli 
scolari. 

La scuola ha lo scopo di preparare il ra¬ 
gazzo non solo alla professione o al mestiere, 
ma anche e sopratutto alla vita. Ora, la vita 
ha richieste imperiose di lavori massimali: 
private e pubbliche calamità, crisi economi¬ 
che, guerre. 

Le massimalizzazioni periodiche hanno lo 
scopo di preparare il ragazzo a questi periodi 






(( IL POLICLINICO » 


Anno XXXIX, Num. 14] 


•550 


di inlenisa attività: questa porta alla fatica 
( surmenage ) ma questa può essere neutraliz¬ 
zata da un congruo riposo successivo. Biso¬ 
gna poi guardarsi dal chiamare fatica quella 
che è semplice stanchezza o disagio e perfino 
la noia. 

LÀ. finisce col raccomandare l'interesse 
per i problemi della scuola e della officina : 
i problemi che riguardano il medico sono 
analoghi, ise non indentici. Il medico può es¬ 
sere, volendolo, uno strumento efficacissimo 
di pacificazione sociale. G. La Cava. 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Aosta. — Per titoli ed esami. Posto di Ufficiale 
Sanitario consorziale di Guorgné, Alpette, Castel- 
lamonte, Castelnuovo Nigra, Frassinetto, Pont Ca- 
navese, Salassa, Pratiglione, Yalperga, Sparone, 
Locana, Ribordone, Ceresole Reale, Ingria, Ronco 
Canavese e Yalprato Soana con residenza in Cuor- 
gné. Stipendio iniziale L. 14.000 oltre L. 6000 per 
indennità di trasporto, al lordo delle ritenute di 
legge. Divieto esercizio professionale. Le domande 
d’ammissione devono pervenire entro il 15 mag¬ 
gio 1932 alla Prefettura di Aosta, corredate dai 
documenti di rito prescritti dal bando. 

Alletta (Salerno). — Scad. 15 apr.; L. 7000 e 
4 quadrienni dee., per uff. san. L. 500; tassa 
L. 50,10. 

Bitonto. Ospedale Civile. — Medico del Reparto 
medicina e medico competente in tisiologia; sti¬ 
pendi: L. 2400 per il primo e L. 6000 per il se¬ 
condo, lorde delle ritenute di legge. Scad. 10 
aprile. Per informazioni rivolgersi alla Segreteria 
della Congregazione di Carità. 

Canicattì ( Agrigento ). — Scad. 15 apr.; 4 a Sez.; 
L. 8000 e 4 quadrienni dee., addizion. L. 500 ogni 
250 iscritti sopra i 1000; età lini. 45 a.; tassa 
L. 50,10. 

Castagneto Carducci (Pisa). — Posto per la con¬ 
dotta frazione di Bolgheri con residenza nel luogo. 
Scadenza 30 aprile. (Yedi prec. N. 13). 

Catanzaro. Am.ministraz. Provine. — Scad. 30 
mag., ore 12; medico radiologo nell’Ospedale Psi¬ 
chiatrico di Girifalco; L. 10.000 e 5 scatti qua¬ 
driennali dee., indenn. L. 1000; riduz. 12%; al¬ 
loggio personale, illuminaz., riscaldarli., vitto per¬ 
sonale di l a classe; età lim. 35 a. al 1° mar.; tassa 
L. 25; doc. anter. al 1° die. Servizio entro il ter¬ 
mine che verrà fissato, sotto pena di decadenza. 

Chieti. R. Prefettura. — Uff. san. di Yasto; al 
23 aprile, ore 17; L. 5000 e 5 quadrienni dee.; 
deduz. 12%; per trasp. L. 1000; indennità varie; 
L. 5300 pel dispensario antitubercolare, già de¬ 
purate 12%, dall’inizio del funzionamento (richie- 
desi competenza in tisiologia); è consentito l’eser¬ 
cizio della libera profess.; tassa L. 50,10; età lim. 
45 a. al 23 feb. Chied. annunzio. 

Ci molai s (Udine). — Scad. 10 mag., con Erto 
Casso; L. 11.000 oltre L. 600 serv. att., L. 900 se 
uff. san., L. 3000 trasp., c.-v.; riduz. 12%. 

Condro (Messina). — Scad. 15 apr.; L. 9000 e 
5 quadrienni dee., oltre L. 500 se uff. san.; età 
lim. 35 a.; tassa L. 50. 


Forno Canavese (Torino). — Scad. 15 mag.; con¬ 
sorzio; 2 a condotta; condizioni visibili presso la 
Segreteria consorziale. 

Groscavallo (Torino). — Scad. 25 mag.; L. 7920 
oltre indennità; tassa L. 50. 

Padova. Spedale Civile. — Scad. 9 apr., ore 17; 
assistente effettivo di medicina. (Yedi prec. N. 13). 

Prato (Firenze). — Scad. 25 mag.; 5° distretto 
(campagna); L. 7480, 8 trienni dee., c.-v., addi¬ 
zionali L. 4,40 per ogni pov. oltre i 500, fino a 
L. 1760; per trasp. L. 3080; compensi già ridotti; 
età lim. 35 a.; tassa L. 50,10. 

Pretoro (Chieti). — Scad. 15 apr.; L. 9000 e 
5 quadrienni dee., oltre L. 500 se uff. san., L. 1500 
cavale.; riduz. 12%; età lim. 40 a.; tassa L. 50,10. 

Roma. Istituto Nazionale delle Assicurazioni. — 
Scad. 14 mag., ore 12; concorso per titoli ed esa¬ 
mi ad un posto di sostituto primo segretario per 
laureati in medicina e chirurgia. Ai documenti 
di riio, vanno aggiunti: a) il certificato d’iscrizio¬ 
ne al sindacato medico; b) un certificato dal qua¬ 
le risulli che il candidato ha compiuto un bien¬ 
nio in qualità di assistente effettivo, in seguito 
a concorso per esami, presso un ospedale di non 
meno di 500 letti, ovvero presso un Istituto Uni¬ 
versitario di clinica o patologia medica. Sarà te¬ 
nuto conto della conoscenza delle lingue stra¬ 
niere. Limite di età: anni 30; per i combattenti 
anni 35; per i mutilati ed invalidi di guerra o per 
la causa nazionale anni 39. F inibito l’esercizio li¬ 
bero della professione. Retribuzione iniziale com¬ 
plessiva annua lorda di L. 12,400, al netto della 
riduzione di cui al R. D. L. 20 novembre 1930-IX 
n. 1491 e, dopo sei mesi di prova; doppia mensi¬ 
lità; quota di cointeressenza; premio annuale e 
contributo per il trattamento di quiescenza pre¬ 
visto dal Regolamento interno del personale. In¬ 
formazioni più dettagliate, copia dell’avviso di 
concorso e invio dei documenti presso la Direzione 
Generale, Servizio Personale, via S. Basilio 38. 

Sant’Olcfse (Genova). — Scad. 30 apr., ore 18; 
L. 8400 e 10 bienni ventes., oltre L. 3000 se uso 
cavallo, L. 800 se uff. san.; riduz. 12%; età lim. 
35 a.; tassa L. 50. 

Sulmona. Casa Santa dell’Annunziata. — A tut¬ 
to 10 apr., chirurgo primario dell’Ospedale Ci¬ 
vile. (Vedi prec. N. 13). 

Vasto (Yedi Cuietj. R. Prefettura). 

Verona. Comune. — Scad. 15 apr.; 13 ° circon¬ 
dario suburbano; L. 9000 e scatti quadriennali, 
oltre L. 1700 serv. att., c.-v.; riduz. 12%; età lim. 
35 a.; tassa L. 50,10. 

Vetralla (Viterbo). — Scad. 15 apr.; 3 a cond. 
urbana e rurale; tassa L. 50; stip. L. 7480 già de¬ 
curtato 12%, per 1000 pov., 5 quadrienni dee., 
L. 960 c.-v., L. 400 assistenza operazioni chirur¬ 
giche all’Ospedale, L. 3000 servizio di campagna, 
L. 700 se uff. san. Doc. a 3 mesi dal 10 mar. 

Viterbo. Ospedale Grande degli Infermi. — Scad. 
30 apr., due assistenti; età lim. 35 a. al 26 feb.; 
tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi; stip. L. 7000, even¬ 
tualmente c.-v.; riduz. 12%; alloggio; vitto nei 
giorni di guardia; serv. entro 15 gg. 

Avvertenza. —- Quando non è altrimenti indi¬ 
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche, 
i compensi allo stipendio base. 





[Anno XXXIX, Num. 14] 


SEZIONE PRATICA 


551 


Concorsi a rremi. 

Istillilo Centrale di Statistica. 

È indetto un concorso a premio per la somma 
di L. 8000 sul tema: « I caratteri fisici e psicolo¬ 
gici studiati statisticamente durante lo sviluppo, 
rilevati sugli stessi individui ed in età successive ». 

Il premio è indivisibile. Saranno ammessi a par¬ 
tecipare al concorso i cittadini italiani che abbiano 
conseguito una laurea da pi Ci di 10 anni il 2 feb¬ 
braio 1932. I lavori dovranno essere consegnati o 
spediti «accomandati all’Istituto (via Balbo, Ito- 
ma 5) entro il 31 dicembre 1933. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

Il Senato accademico dell’Università di Dan¬ 
zici ha conferito il (itolo di «doctor rerum lechni- 
carum honoris causa» al.prof. Luigi Yeratli di 
Milano, per le sue benemerenze nel campo del¬ 
l'igiene del lavoro, dell’igiene urbanistica e del¬ 
la tecnica sanitaria. I nostri rallegramenti sen¬ 
titi all’insigne studioso. 

Il prof. Iginio Tansini, emerito di Clinica chi¬ 
rurgica alla R. Università di Pavia, ù nominato 
grande ufficiale della Corona d’Italia. 

II dott. grand uff. Vasco Tamanti, medico della 
Cassa nazionale per le assicurazioni sociali, mem¬ 
bro della Commissione medica per le pensioni di 
guerra, con sovrano « motu .proprio » è nominalo 
ufficiale Mauriziano. 

Il prof. Mario Fiamberti, medico aiuto nell'O¬ 
spedale Psichiatrico Provinciale di Brescia, è no¬ 
minalo per concorso, direttore dell'Ospedale Psi¬ 
chiatrico Provinciale di Sondrio. 

Il doti. Hermann Rein, professore ili fisiologia 
a Friburgo i. Br., è stalo chiamato ad insegnare 
la stessa disciplina nell’Università di Gottinga. 

Il dott. Wilhelm Meyer, professore di odontolo¬ 
gia a Breslavia, è stato chiamato all'Istituto odon¬ 
tologico dell’Università imperiale di Tokio. 


Il N. 3 (marzo) del DIRITTO PUBBLICO SANITARIO 

reca Finteressante articolo: 

I rimedi giuridici contro il licenziamento dei sani¬ 
tari condotti prima e dopo la stabilità. (A. Ca- 

RAPELLEl. 

nonché le seguenti Note sintetiche: 

I medici e il codice penale. 

Repressione dell’aborto illecito. 

Le Società commerciali e l’esercizio delle farmacie. 

più le estese consuete rubriche: Rassegna di Giuri¬ 
sprudenza e Leggi ed Atti del Governo 


Av\/Prtpn7Jl * * medici che non sono abbonati a detto 
MVvci ICIIZ.C1 . periodico e che desiderano leggerle, si af¬ 
frettino a spedire Vaglia Postale di Lire 5 all'editore LUIGI 
POZZI, Via Sistina N. 14 Roma e riceveranno presto il 
Numero che le contiene. 


Prezzo di ogni numero separato del « Diritto Pubblico 
Sanitario», L. 5. 

L'abbonamento ai dodici Numeri del 1932 co6ta 
L. 3 6» ma agli associati al «Policlinico» è concesso 
per sole L. 30» che vanno inviate, mediante Vaglia 
Poetale o Bancario, all'editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬ 
na 14, Roma. 


NOSTRE CORRISPONDENZE. 

Il IX 0 Congresso della Società Internazionale 

di Chirurgia. 

(Madrid, 15-18 marzo 1932). 

Nonostante la precaria situazione politica spa¬ 
gnola, e nonostante la stagione insolita che cor¬ 
risponde ad un periodo di intensa attività chirur¬ 
gica professionale e didattica nelle nazioni Euro¬ 
pee e dell'America del Nord, il congresso di Ma¬ 
drid ha riunito le rappresentanze di 42 Nazioni ed 
olire 200 membri ordinari della Società Interna¬ 
zionale di Chirurgia. Il gruppo Italiano è stato il 
secondo per numero, solo superato di poche unità 
da quello Francese che ha potuto usufruire della 
vicinanza e- di un’ottima organizzazione turistica. 
Anche .per l’Italia la « CIT », accogliendo l’invito 
del prof. Alessandri, ha offerto ai chirurgi italia¬ 
ni la possibilità fii un viaggio in comitiva con par¬ 
tenza da Genova e con passaggio per mare fino a 
Barcellona: ma l’organizzazione fu piuttosto tar¬ 
diva ed il programma progettato fu incompleto 
dal punto di vista turistico. Comunque, anche con 
queste limitazioni, si è avuta la prova delle gran¬ 
di possibilità di questo genere di iniziative e pos¬ 
siamo sperare che il prossimo congresso che si 
terrà nel 1935 al Cairo, svolgendosi in circostanze 
di tempo e di luogo ideali per l’Italia, veda pas- 
sare sulle nostre seducenti vie di terra e di mare 
la massa dei congressisti Europei e Nord Ameri¬ 
cani. 

Tra gli italiani hanno partecipalo al Congresso, 
quali soci della Soc. Intero, di Ghir., il prof. Ales¬ 
sandri, Capo della Delegazione Italiana, ed i proff. 
Donali, Fasiani, Uffreduzzi, Paolucci, Giorda¬ 
no, Ghiarolanza, Mioni, Lussami, Lusena, Pieri, 
Dominici, Brancati, Doglio!li, ,Segale, Spangaro, 
Solaio, Castigliola, Lorenzetli, Oliani, Pizzagalli, 
Carraio ed altri. Un eletto gruppo di signore ha 
portalo una nota splendente di signorilità, di ele¬ 
ganza e di gentilezza nei ricevimenti e nelle feste 
che si sono alternate ai lavori del Congresso. 

Le accoglienze dei Colleglli spagnoli a Barcello¬ 
na, ove è sbarcalo il nucleo più importarne dei 
congressisti Italiani, ed a Madrid, furono calorose 
e cordialissime. Particolare menzione deve essere 
fatta alle cortesie che i chirurgi Catalani e gli Ita¬ 
liani di Barcellona hanno voluto usare ai colleglli 
Italiani conducendoli a \ i si lare minutamente le 
magnifiche organizzazioni cliniche ed ospedaliere 
della Facoltà e dell’Ospedale di San Palilo e Santa 
Cruz, dimostrando attraverso brillanti sedute ope¬ 
razioni dei proff. Ribas, Bartrina, Trias, Gorachan, 
Villanie! I l’alto grado di perfezione tecnica rag¬ 
giunto dalla scuola Catalana, sollecitando l’onore 
di un ricevimento da parte del Colonnello Macia, 
bella figura di sognatore e di idealista di stile 
Mazziniano, offrendo un magnifico pranzo nella 
mirabile rotonda del Mirador, dove lo sguardo sor¬ 
prende il ritmo della metropoli e del grande porto 
mediterraneo e si eleva dallo scontinato azzurro 
del Mare Nostrum alle dolci alture verdeggianti 
del Tibidabo. Qui, alle calorose parole di benve¬ 
nuto del preside della Facoltà, del rappresentante 
del Governo di Catalogna, e della Casa degli Ita¬ 
liani di Barcellona, ha risposto il prof. Alessandri 
arrivando al cuore dei presenti con accenni com¬ 
moventi alla millenaria civiltà latina, alla comune 
opera che oggi ci affratella e pori andò agli ospiti 
l’espressione della gratitudine e del ricordo che 
non si cancella. 




(( IL POLICLINICO b 


[Anno \\\I\, ÌNim. 14J 



A Madrid il congresso 111 inaugurato con una 
certa solennità democratica dal Presidente della 
ilepubblica che pronunciò un discorso ricco di 
brillanti ed argute osservazioni sul significato 
dell’avvenuto affratellamento tra i gruppi appar¬ 
tenenti a nazioni che furono nemiche in guerra 
ed augurando crescente fortuna all’opera singola¬ 
re di scienza, di umanità e di bellezza spirituale 
svolta dai chirurghi di tutto il mondo a -favore 
di chi soffre. 

Il Congresso ha iniziato i suoi lavori sotto la 
presidenza di De Quervain. Alla presidenza si 
sono alternati con gli stranieri, i nostri Alessan¬ 
dri, Donati, Giordano. 

La prima relazione sulla Chirurgia dell’esofago 
fu svolta da Gregoire, Zaaijer, Piano e Lusena che 
riferirono in breve sullo stalo attuale delle possi¬ 
bilità diagnostiche e terapeutiche chirurgiche 
nelle varie affezioni dell'esofago. Dalle ormai ben 
note e complesse operazioni di plastica sostituti¬ 
va dell'esofago che rappresentano casi di eccezio¬ 
ne, i idatori sono passati ad enunciazioni prati¬ 
che del massimo interesse sulle indicazioni Giu¬ 
ratorie di vario genere per il trattamento dei 
corpi estranei, delle ustioni, delle stenosi cica¬ 
triziali, del megaesofago, degli spasmi esofagei, 
dei neoplasmi a varia sede. Il frutto di una lun¬ 
ga e spesso ben ardua esperienza, le indicazioni, 
la tecnica da seguire, i successi c gli insuccessi 
acuti, tolto fu esposto con chiarezza e precisio¬ 
ne dai diligenti relatori nelle brevi pagine rias¬ 
suntive dei loro rapporti ed illustrato con proie¬ 
zioni molto interessanti di Casi clinici, di detta¬ 
gli di tecnica operatoria, di esperienze varie. Il 
contributo italiano raccolto da Lusena con mi¬ 
nuta indagine critica e statistica si è ancora pre¬ 
cisato nella discussione cui hanno partecipato i 
proff. Donati, Pieri, Segale, Chiarolanza. 

La seconda relazione sul Trattamento chirurgi¬ 
co delle suppurazioni non tubercolari del polmo¬ 
ne ha toccato un terreno di viva attualità e del 
più alto interesse chirurgico. Dalle dotte relazioni 
dei proff. Lilienthal, Baumgartner, Coquelet, La¬ 
gos e Manfredo Ascoli (svolta quest'ultima dal 
prof. Alessandri ,per assenza del relatore) risulta¬ 
rono accertati alcuni fatti di primissima impor¬ 
tanza: 1) che le lesioni suppurative primitive o 
secondarie del polmone, qualora non dimostrino 
in poche settimane una sicura tendenza alla gua¬ 
rigione spontanea per il naturale drenaggio del 
pus attraverso l’albero bronchiale, debbono es¬ 
sere affidate senza indugio al chirurgo per esse¬ 
re sottoposte ad intervento; 2) che il termine 
massimo di una cura medica aspettante deve 
essere di 2-3 mesi. Dopo i 6 mesi la pro¬ 
gnosi si fa pressoché disperata; 3) che non esi¬ 
ste un unico intervento chirurgico il quale possa 
servire in ogni caso, ma che si deve graduare 
caso per caso l’entità e la qualità dell’intervento; 
4> che la collassoterapia diretta ed indiretta (fre- 
nicectomia, pneumotorace, toracoplastiche, pneu- 
molisi extrapleurica) può dare guarigioni in casi 
adatti ma va comunque sperimentata, anche nei 
casi che sembrano più adatti, con la riserva di 
passare in secondo tempo ad un intervento più 
radicale; 5) che il drenaggio esterno precoce de¬ 
gli ascessi superficiali è il mezzo più sicuro di 
guarigione, ma che questo mezzo deve spesso es¬ 
sere associato a resezioni parziali del polmone e 
deve essere a volte preceduto da una opera¬ 
zione preparatoria (piombaggio) che assicuri le 
aderenze pleuriche e comprima il polmone in¬ 


terposto Ira ascesso e pleura; 6) che le lobecto- 
mie totali rappresentano tuttora un mezzo di as¬ 
soluta eccezione e di alta pericolosità operatoria. 

Alla discussione presero parte il prof. Paolucci 
e il Segale con interessanti comunicazioni. 

La terza relazione sulla Chirurgia dei tumori 
spinali fu trattata da Elsberg, Dominici, Robi- 
neau, Denk e Goldstein i quali sulla base di co¬ 
piose statistiche, frutto di lunghi anni di studio 
e di perfezionamenti continui importantissimi 
nella diagnostica e nella tecnica operatoria, si 
trovarono praticamente concordi neH’incoraggian- 
le affermazione di assoluta benignità della lami- 
nectomia, anche se esplorativa; per la tecnica di 
essa l’accordo fu che nel classico metodo di Ales¬ 
sandri trova la sua più perfetta espressione di 
semplicità, rapidità e sicurezza. Tutti hanno an¬ 
cora una volta messo in rilievo l’importanza spes¬ 
so decisiva dell’esame radiologico con lipiodol e 
di un’accurata valutazione dei più noti sintomi 
clinici di compressione radicolare e midollare, e 
la necessità di intervenire precocemente in caso 
di dubbio fondato prima che la lesione nervosa, 
sopralutto midollare, abbia raggiunto limiti irre¬ 
parabili. I risultati immediati e lontani sono ve¬ 
ramente ottimi nei tumori meningei, extra-durali 
ed intra-durali di varia natura: solo nei tumori 
strettamente intra-midollari le possibilità chirur¬ 
giche sono di necessità estremamente ridotte. 
Quest’ultima eventualità tuttavia rappresenta for¬ 
tuna l amen l e una esigua minoranza rispetto alla 
totalità dei tumori spinali. Nella discussione che 
è seguita alle relazioni numerosi chirurghi han¬ 
no confermato con importanti contributi perso¬ 
nali i decisivi progressi della chirurgia spinale, 
autorizzando le più ottimistiche speranze in un 
campo che fino a pochi anni fa pareva riservato 
ad una minoranza di virtuosi della neurochirur¬ 
gia. Dal lato tecnico è stato favorevolmente ac¬ 
colto un nuovo laminotomo presentato dal prof. 
Donati, che facilita, aumentandone la rapidità e 
la sicurezza, il tempo della sezione delle lamine 
vertebrali. 

Il quarto tema, sui Progressi recenti dell’ane¬ 
stesia , ha impegnato tre sedute del congresso 
con le attese relazioni di Uffreduzzi, Anscliùtz, 
Gamberini, Lorenzetti, Monod, Fredet, Meriel, 
Ishikawa, Goyanes. Tra le più importanti affer¬ 
mazioni ricordiamo quelle di Uffreduzzi sulla ne¬ 
cessità di organizzare un servizio di anestesia nei 
grandi ospedali, con personale che conosca per¬ 
fettamente l’impiego di tutti i mezzi di cui oggi 
si dispone per la necessità di poter ricorrere pron¬ 
tamente e senza preconcetti ad una anestesia ge¬ 
nerale o locale, regionale, spinale, rettale o mi¬ 
sta a seconda delle circostanze, le quali variano di 
volta in volta in rapporto ad una enorme quan¬ 
tità di elementi. Uffreduzzi ha pure insistito 
sull’importanza ed utilità delle anestesie basali e 
di quelle miste, che permettono di raggiungere 
lo scopo di deprimere la sensibilità centrale e di 
sopprimere la recezione e la conducibilità perife¬ 
rica in misura sufficiente per operare senza do¬ 
lore e nello stesso tempo senza ledere alcun or¬ 
gano o funzione importante. Nella relazione Uf¬ 
freduzzi, come in quella Lorenzetti, sono messe in 
grande evidenza i vantaggi dei gas sugli altri 
anestetici per inalazione. Ansehutz, Monod e Gam¬ 
berini trattando dell’anestesia rettale segnalano i 
grandi servizi resi dall'avertina raccomandandone 
l'uso come anestetico base. Meriel ricorda i per¬ 
fezionamenti della racliianestesia, Ishikawa, Lo- 





[Anno XXXIX, Num. 14. 


SEZIONE PRATICA 



renzetti quelli delle varie anestesie locali e regio¬ 
nali accennando alle grandi possibilità offerte dal 
metodo Dogliotti di anestesia peridurale segmen¬ 
tarla. Lo stesso Dogliotti illustra il suo metodo 
con interessanti proiezioni. L’iniezione della so¬ 
luzione anestetica nello spazio peridurale a va¬ 
ria altezza è resa tecnicamente facile e sicura. 
L anestesia che ne segue è completa nel 90% dei 
casi e presenta vantaggi evidenti sulla paraver¬ 
tebrale e sulla rachianestesia alta. 

Alessandri riferì, oltre l’esperienza della sua cli¬ 
nica, quella di Artom di Sant'Agnese coll’aver- 
tina. 

Il Congresso nella sua ultima seduta ha scelto 
Cairo di Egitto come sede del-prossimo Congres¬ 
so, ha acclamalo Eiselsberg presidente ed ha vo¬ 
tato i seguenti tre temi di relazione: 1) Chirur¬ 
gia delle paratiroidi; 2) Chirurgia del simpatico 
lombare; 3) Chirurgia del colon (con esclusione 
del cancro). 

La rappresentanza Italiana ha riconfermato i 
proff. Alessandri delegato, Donati e Baldo Rossi 
a far parte del Comitato nazionale italiano. 

Dott. A. M. Dogliotti. 


NOTIZIE DIVERSE . 

Echi (lei discorso del Duce ai medici. 

Tra le molte risonanze che il discorso del Duce 
ai medici italiani in Campidoglio ha destalo, così 
in Italia come all’Estero, ci è grato di raccoglierne 
una molto significativa; si tratta di un ordine 
del giorno votato dalla Società medica di Atene: 

« La Società Medica di Atene, nella seduta 9 
febbraio del suo Consiglio Direttivo, su proposta 
del Presidente, il quale ebbe a commentare l’im¬ 
portantissimo e magnifico discorso tenuto da 
S E. Mussolini al Congresso dei Collegbi Italiani, 
ha deliberato d’esprimere a S. E. Benito Musso¬ 
lini la sua più viva riconoscenza per l’eccezionale 
suo apprezzamento verso il mandato dei medici 
ed il particolare significato annesso alla loro at¬ 
tività nel campo sociale e civile ed al loro con¬ 
corso per il benessere comune. 

« Le parole di S. E. Mussolini sono state rivolte 
ai colleghi d’Italia, ma la loro essenza fa parteci¬ 
pare alle espressioni lusinghiere tutto il mondo 
medico di ogni nazionalità e di ogni età. 

« Le sue espressioni, riferite in momenti di dure 
prove e di depressione del corpo medico Ellenico 
e di misconoscimento dei suoi diritti professio¬ 
nali, hanno colmato di soddisfazione e di con¬ 
forto gli animi dei medici, poiché giammai pa¬ 
role uguali furono riservale, nè mai più ambito 
riconoscimento fu dato ai servizi del corpo merli- 
co, da personalità politiche ». 

21° Congresso italiano delle scienze. 

La Società italiana per il progresso delle scien¬ 
ze terrà la sua 21 a riunione a Roma dal 9 al 16 
ottobre. Come di consueto, vi avranno parte le di¬ 
scipline biologiche e mediche. I lavori scientifici 
avranno la durata di sei giorni, intercalati da un 
giorno di escursioni; dopo la chiusura dei lavori 
nì sarà un’altra giornata di escursioni. Queste 
avranno per meta il Vesuvio; Pompei ed Ercola- 
no; Montecassino; i Castelli romani; Tivoli, Villa 
d’Este e Villa Adriana; Chiusi e il Trasimeno; Or¬ 
vieto; ecc. Per prendere parte alla riunione ed 
alle escursioni occorre essere socio; chiunque può 
essere iscritto socio, inviando domanda alla Pre¬ 
sidenza (via del Collegio Romano 26, Roma) e cor¬ 


rispondendo la tassa di L. 30 (per cartolina va¬ 
glia, assegno bancario o sul C. C. Postale n. 1- 
8410). 

9° Congresso medico siciliano. 

Come abbiamo annunziato, è indetto a Catania 
per i giorni 6-9 maggio. 

Il Comitato esecutivo, allo scopo di secondare 
la campagna in difesa dei prodotti farmaceutici 
italiani, ha deciso di organizzare, durante i giorni 
del Congresso, la I Mostra Nazionale del Farmaco 
Italiano. 

La Mostra avrà luogo nella sede del palazzo della 
R. Università; sarà, così, attigua al locale delle se¬ 
dute scientifiche, che saranno tenute nell’Aula 
Magna dell’Università, per cortese concessione del 
magnifico Rettore on. prof. Muscatello. 

Per chiarimenti rivolgersi al Comitato, Palazzo 
della Provincia, Catania. 

Società oto-iieiiro-oftalmologica e Società radio- 

neuro-cliiriirgica. 

Le rappresentanze delle due Società hanno de¬ 
ciso di tenere un Congresso riunito nei primi di 
ottobre a Bologna (un giorno a Ferrara). 

Si pregano perciò i colleghi soci a voler inviare 
la loro adesione ed i temi di comunicazione. 

Potranno intervenire e partecipare ai lavori an¬ 
che soci di altre Società attinenti alle specialità 
delle due Società. 

Le comunicazioni potranno vertere su qualsiasi 
tema, purché interessino almeno due insieme del¬ 
le discipline specializzate. 

Prossimamente saranno indicate: la data pre¬ 
cisa del Congresso e le linee programmatiche fon¬ 
damentali. 

Per informazioni rivolgersi alla R. Clinica Ocu¬ 
listica S. Orsola, Bologna. 

Raduno interregionale di radiologi. 

Il 13 marzo, nella grande aula della R. Clinica 
Chirurgica al Policlinico di Roma, si è riunito 
sotto la presidenza del prof. Alessandro Bianchi¬ 
ni, direttore dei Servizi Radiologici della Clinica 
stessa, il XIV Raduno dei Radiologi Italiani del 
Gruppo centro-meridionale ed Isole. 

Dopo un applaudito discorso del presidente, si 
susseguirono sino a tarda sera numerose ed im¬ 
portanti comunicazioni scientifiche, presentate e 
discusse da un largo stuolo di radiologi di Roma 
e convenuti da varie regioni. 

Tra i presenti erano i proff. Busi, preside della 
Facoltà medica di Roma, Bolli dì Modena, presi¬ 
dente generale della Società Italiana di Radiolo¬ 
gia, Rossi di Parma, Nuvoli Ottonello, Santoro, 
Milani, Saraceni, Coleschi. Attili, Pazzi, ecc. di 
Roma, Tandoja, Piccinino, D Istria, Guarini, Pier- 
grossi eco. di Napoli, Epifanio ed Anione di Pa¬ 
lermo, Vita di Bari, Castronovo di Messina, Nico- 
tra e De Luca di Catania e molti altri. 

Società medico-scientifica di Arco. 

Allo scopo di promuovere e incoraggiare lo stu¬ 
dio della tisiologia e dei problemi ad essa inerenti, 
si è costituita in Arco una Società medico-scien¬ 
tifica di quell’importante centro sanatoriale, e vi 
hanno aderito entusiasticamente tulli i medici dei 
23 sanatori regionali, per portare il proprio contri¬ 
buto di discussione e di lavoro su tutte le branche 
che interessano la funzione sanatoriale. 

La Società, presieduta dal prof. Carlo Arrigoni, 





•554 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 14j 


ha tenuto la sedo la inaugurale il 21 marzo alla 
presenza del Segretario federale di Trento', comm. 
Brasavola de Massa, del medico provinciale dott. 
Weiss, rappresentante pure il Prefetto, del prof. 
Nardelli, membro del Direttorio nazionale del Sin¬ 
dacalo fascista dei medici, dei doti. Rarifichi e Mar¬ 
tinelli, direttori dei dispensari antitubercolari 
provinciali di Trento e Bolzano, e di numerose 
personalità della scienza medica. 

Dopo la breve cerimonia inaugurale, si è svolta 

la prima riunione scientifica, con le seguenti co¬ 
municazioni: prof. Curii, « Contributo alla col- 
lassoterapia bilaterale »; dott. Sartori, « Un caso 
di echinococco del polmone »; dott. Enrico, « Sul¬ 
la diagnosi di pervietà del cavo pleurico »; dott. 
Berger, « Alterazioni morfologiche dei leucociti 
nella tubercolosi polmonare »; dott. Kuciukian, 

« Due casi di lobo polmonare della vena azigos ». 

Seguì una animala discussione sugli argomenti 
trattati. 

Settimana medica padovana. 

Il Sindacato Provinciale Fascista Medico di Pa¬ 
dova, in accordo colla Facoltà Medica della K. Uni¬ 
versità, ha organizzato una « settimana medica » 
che si terrà in Padova dal 22 al 29 maggio, come 
abbiamo già annunziato, per dar modo ai me¬ 
dici pratici lontani da centri universitari di ri¬ 
prendere contatto colle Cliniche e di aggiornare 
le loro cognizioni su alcuni almeno dei più im¬ 
perlanti problemi della medicina. 

Le lezioni e conferenze verranno tenute dai pro¬ 
fessore della Facoltà Medica Padovana; esercitazio¬ 
ni e dimostrazioni pratiche si svolgeranno negli 
Istituti clinici secondo un vasto programma, che 
s’invia a richiesta. 

Le adesioni devono essere Irasmesse prima del lo 
maggio al Commissario del Sindacato Medico Fa¬ 
scista della Provincia di Padova, via Carlo Cas¬ 
sali 5, accompagnate dalla tassa di iscrizione di 
L. 5. 

I partecipanti possono fruire dei ribassi ferro¬ 
viari (50%) che sono concessi dal 15 marzo a tutto 
giugno, in occasione delle feste del centenario di 
S. Antonio, da tutte le stazioni del Regno. 

Agli iscritti in tempo utile, preferibilmente a 
quelli che proverranno dai paesi più lontani (com¬ 
puto del percorso ferroviario) e ne faranno richie¬ 
sta, sarà, entro un certo limite di posti, fornito 
vitto gratuito (colazione e pranzo) per tutta la 
« Settimana », alla Mensa Universitaria. Quelli 
che non fruiranno di tale concessione potranno, 
se lo desiderano, prendere i loro pasti alla stessa 
Mensa Universitaria al prezzo di L. 4 per pasto. 
È bene in tal caso prenotarsi all’atto dell’iscri¬ 
zione. Sono concesse anche notevoli facilitazioni 
di albergo. Gli iscritti potranno ritirare all’Uffi¬ 
cio del Sindacato, col pagamento di L. 5, una tes¬ 
sera di libera circolazione sui tram cittadini per 
la durata della « Settimana ». 

A coloro che avranno regolarmente frequentato 
i corsi della « Settimana Medica » verrà rilasciato 
un certificato. 

3° Corso teorico-pratico di talassoterapia. 

Avrà luogo nel prossimo maggio all’Ospedale 
al Mare di Lido, Venezia. 

II Corso, a differenza dei precedenti, sarà diviso 
in due Sezioni: una per i medici e l’altra per 
coloro ai quali è deferita la sorveglianza diretta 
nell’applicazione delle cure marine. 

Il Corso consisterà in una serie di lezioni me¬ 
todiche tenute dai docenti della Scuola di talas¬ 


soterapia, proff. Ceresole, Lolli, De Francesco, Ma¬ 
gni, Deiitala. 

Completeranno l’insegnamento un ciclo di con¬ 
ferenze tenute da competenti specialisti e nume¬ 
rose esercitazioni pratiche. 

Le iscrizioni si ricevono presso la direzione del- 
l 'Ospedale al Mare di Lido (Venezia). 

Istituto interuniversitario italiano. 

Com’è noto, l’Istituto ha assunto da qualche 
anno l’iniziativa di organizzare dei corsi per stra¬ 
nieri in alcune Università (Doma, Firenze, Peru¬ 
gia, Siena) e in alcuni Istituti superiori di cul¬ 
tura (Venezia, Ravenna, Faenza e Varese). 

Sono accordate notevoli facilitazioni (riduzioni 
ferroviarie, visto gratuito sui .passaporti, ingresso 
gratuito a Gallerie, Musei, ecc.). 

Si rilasciano certificati di frequenza. 

Nel campo medico, si terrà un corso sulla pa¬ 
tologia e clinica dell’apparato digerente, nell’Ospe¬ 
dale di Circolo di Varese, dal 1° al 17 settembre, 
come abbiamo già annunziato. 

Per informazioni rivolgersi al prof. Luigi Poli¬ 
ticacela, direttore dell 'Ospedale; ovvero all'Istilli¬ 
lo interuniversitario italiano, via di Monte Tar- 
peo 28, Roma. 

Per Pabilitazione alla libera docenza. 

È stata pubblicata l’ordinanza con la quale è 
indetta la Sessione dell’anno 1932 per il conse¬ 
guimento della libera docenza. Il termine per la 
presentazione delle domande è fissato al 31 mag¬ 
gio 1932. Le prove di esame si svolgeranno in 
Roma nel periodo dal 1° ottobre al 31 dicem¬ 
bre 1932. 

La campagna antitubercolare. 

Ha avuto ampio sviluppo in tutta Italia, ripor¬ 
tando pieno successo. Ce ne occuperemo prossi¬ 
mamente. 

* * * 

La Federazione nazionale fascista per la lotta 
contro la tubercolosi, che per incarico del Mini¬ 
stero dell'Interno ha organizzato la campagna an¬ 
titubercolare dell’anno X, comunica che S. E. il 
Capo del Governo ha assegnato una medaglia d’oro 
che s’avvalora del suo nome da conferire quale 
primo ed ambitissimo premio fra i Consorzi pro¬ 
vinciali antitubercolari che più avranno operato 
e realizzato, nella giornata del Fiore e della Dop¬ 
pia Croce e nella seconda campagna nazionale 
per il francobollo antitubercolare. 

La riforma dell’assicurazione contro gl’infortuni 

sul lavoro. 

11 Ministro delle Corporazioni ha presentato 
alla Camera dei Deputati la proposta di riforma 
delle leggi di assicurazione obbligatoria contro 
gli infortuni sul lavoro. La proposta è accompa¬ 
gnata da una diffusa relazione, che illustra i con¬ 
cetti generali della riforma; tale relazione è stata 
distribuita, con richiesta di pareri, alle singole 
corporazioni dei datori di lavoro e dei prestatori 
d’opera; e il Ministro utilizzerà tali pareri nei li¬ 
miti consentiti dal principio informatore della ri¬ 
forma e dalle linee direttive dell’economia cor¬ 
porativa. 

Gi occuperemo prossimamente dell’importante 
problema. 

All’Istituto odontoiatrico Eastmaim di Roma. 

Il prof. Burkhart, direttore della clinica odon¬ 
toiatrica di Rochester e delegato del defunto Gior- 




[Anno XXMX, Num. 14] 


SEZIONE PRATICA 


555 


ge Eastman n, ha visitato in Roma l’Istituto di 
odontoiatria eh© si in titola al grande filantropo 
americano. 

II prof. Burkliarl è stato accompagnato duran¬ 
te la visita dall’on. prof. Perna che gli ha detta¬ 
gliatamente illustrato la destinazione dei varii, 
ampii, luminosi ambienti, dandogli precisi rag¬ 
guagli sul piano di organizzazione tecnica del - 
l'Istituto che sarà in grado di funzionare alla 
fine del prossimo ottobre; il professor Burkliart si 
è molto interessato dei lavori ormai avanzatissimi 
ed ha espresso il suo vivo compiacimento per l'o¬ 
pera che è stata compiuta rapidamente e secondo 
rigidi criteri di moderna tecnica e di bene intesa 
economia. 

Il nuovo Ospedale militare di Milano. 

(1 nuovo grandioso Ospedale militare, sorto a 
Baggio per volontà del Duce, è provvisto delle più 
moderne attrezzature scientifiche, e come tale può 
considerarsi non soltanto alla testa di ogni altro 
stabilimento militare «lei genere, ma, per molti 
aspetti, all’avanguardia anche in confronlo (Ielle 
maggiori cliniche civili. 

Il progetto dell'Ospedale militare, su indicazio¬ 
ne della Direzione generale di Sanità militare, è 
stato compilato ed eseguito dalla Direzione del Ge¬ 
nio Civile di Milano, coadiuvala fin dall'inizio, per 
la parte tecnica, dal maggiore Valdameri il quale 
ne studiò anche i relativi progetti di arredamento 
generale dei reparti e dei gabinetti scientifici. Nel 
lavoro di arredamento dette pure tutta la sua 
opera coscienziosa ed intelligente il maggiore di 
amministrazione cav. Messina. 

Il direttore dell’Ospedale ten. col. medico Car¬ 
melo Jannizzotto ha seguito sin dal nascere lo svi¬ 
luppo dello stabilimento e vi dedica con alta com¬ 
petenza tutte le sue cure e ogni sua migliore at¬ 
tività. 

L’Ospedale occupa un’area di circa 118 mila me¬ 
tri quadrati ed ha una capacità di 600 letti. Nel 
grande isolato centrale trovano posto gli uffici 
della Direzione e dell’Amministrazione, la farma¬ 
cia, i magazzini. Dieci padiglioni sono destinati 
agli infermi; altro padiglione è riservato alle ope¬ 
razioni chirurgiche; un altro ancora è destinato 
alla terapia fisica e alle ricerche cliniche e biolo¬ 
giche, alle quali si è dato grande impulso; esi¬ 
stono infine altri padiglioni, con la capacità nor¬ 
male di 60 letti. 

Come stabilimento divisionale, all’Ospedale fan¬ 
no capo gli infermi di tutte le forze armate della 
Divisione militare territoriale di Milano, ed es¬ 
sendo provvisto di tutte le specialità, ad esso ven¬ 
gono avviate per le cure speciali le forze armate di 
tutta la Lombardia. 

Il grandioso stabilimento non ò completo; in¬ 
fatti non ancora sono costruiti la casermetta per 
la Compagnia di Sanità, il reparto infettivo e la 
chiesa. Tuttavia il vasto complesso di opere è già 
tale da farne un modello del genere e non soltanto 
per l’Italia. 

Un sanatorio in Valcamonica. 

La provincia di Brescia, che l’anno scorso ot¬ 
tenne la medaglia dal Duce quale premio per la 
festa del Fiore e della Doppia Croce, vuol conti¬ 
nuare quest’anno l’opera così bene iniziata con 
la costruzione di un grandioso sanatorio nei pres¬ 
si di Borilo in Valcamonica, portante così un nuo¬ 
vo valido contributo alla lotta antitubercolare. 

L’inizio dei lavori è stato deciso nell’ultima se¬ 
duta del Comitato provinciale e i fondi occorrenti 


per la costruzione di quest’opera altamente uma¬ 
nitaria, saranno costituiti dal ricavalo della gior¬ 
nata antitubercolare dell’anno scorso, cioè una 
somma di mezzo milione, e coi frutti della gior¬ 
nata del 27 marzo di quest’anno. Il nuovo sana¬ 
torio sorgerà ad un’altitudine di 1100 metri in 
mezzo a vasti pine ti e comporterà una spesa com¬ 
plessiva di circa due milioni. 

Un Ospedale per mutualisti in Francia. 

A Chàtillon-sous-Bagneux, nel circondario di 
Sceaux, è stata deposta la prima pietra di una 
casa di salute che viene fondata dal « Rinasci¬ 
mento sanitario », Federazione nazionale francese 
della mutualità. Essa consterà di 500 camere, di¬ 
vise in 14 piani, ed avrà scopi di assistenza medica 
e di previdenza sanitaria. Alla cerimonia assisteva 
il direttore generale delle assicurazioni sociali, del¬ 
la presidenza e della mutualità, Castori Roussel, 
che rispondendo al sindaco di Chàtillon esaltò gli 
sforzi dei mutualisti francesi. 

Elargizioni e legati. 

Il sig. Alfredo Gobbi, morto a Torino in età 
di 83 anni, ha lasciato per opere beneficenza 
700.000 lire, di cui 145.000 all’Istituto delle Co¬ 
lonie alpine e marine « Regina Margherita » per 
una colonia marina e una montana da intitolarsi 
al suo cognome, completamente attrezzate. 

Un trattenimento nell’ospedale psichiatrico (li Bo¬ 
logna. 

Il caratteristico trattenimento offerto dai rico¬ 
verati, che Ire anni di buon successo hanno reso 
tradizionale, ha richiamato all’ospedale provincia¬ 
le Roncati di Bologna per infermi di mente un 
pubblico numerosissimo e scelto, che ha molto 
applaudito l’impegno e la disinvoltura degli ese¬ 
cutori, tutti ospiti della Casa di cura e filodram¬ 
matici improvvisati. Il trattenimento si è chiuso- 
con alcuni cori e con un ballo, al quale hanno- 
partecipato con eguale slancio parte del pubblico 
degli invitati e alcuni ricoverati. 

In un locale attiguo al salone dello spettacolo 
era stata allestita un’interessante mostra di pizzi, 
ferri battuti, ricami, disegni e lavori vari eseguiti 
dai ricoverati e che costituivano i premi per una 
lotteria a beneficio del patronato, che il prof. Fer¬ 
rari, direttore dell’ospedale, ha ideato per gli in¬ 
fermi poveri. 

Discipliiiamento della rendita dell’ergosterolo irra¬ 
diato in Austria. 

Il ministro federale della previdenza sociale- 
della Repubblica Austriaca ha interdetto la ven¬ 
dita libera dell’ergosterolo irradiato, il quale po¬ 
trà esser© fornito dai farmacisti solo su prescri¬ 
zione medica. Questa misura è stata consigliata 
dai gravi fatti cui espone l’uso di forti dosi del 
rimedio (fatti noti come « iperavitaminosi D »). 

L’onorario medico va commisurato alle condizioni 

economiche (lei cliente ? 

Un’azione giudiziaria negli Stati Uniti è sta¬ 
ta promossa da un medico il quale aveva pre¬ 
stato lunghe, cure ad un vecchio cliente, certo 
Brackenridge. Questi lasciò morendo una discreta 
fortuna, di un milione di dollari. Il medico ebbe 
a reclamare dagli eredi, per vie legali, il compenso 
della sua opera. Il Tribunale (Corte distrettuale) 
gli assegnò 10.000 dollari (ossia circa 200.000 lire 
il.), tenuto conto della solerzia dimostrata e delle 
condizioni economiche del cliente. Gli eredi in- 




« II, POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 14] 



le [posero appello; la Corte civile d’appello senten¬ 
ziò che il giudizio precedente era erroneo e che 
le condizioni economiche del cliente non anda¬ 
vano valutate. Il medico è ricorso alla Corte su¬ 
prema dello Stalo (di Iovva), la quale ha stabi¬ 
lito che il Tribunale aveva ben giudicato; per cau¬ 
se indipendenti dal giudizio, però, la Corte su¬ 
prema ha rimandato la causa alla Corte distret¬ 
tuale. 

Il dispositivo della sentenza è illustrato da co¬ 
piose considerazioni, in cui vengono esaminati i 
due casi estremi: l’opera del medico compensata 
a tariffa « fissa » come quella di un negoziante; 
e l’opera del medico compensata valutando tutte 
le circostanze in cui essa viene prestata, comprese 
le condizioni economiche del cliente. 

sterilizzazione degli inadatti in America. 

Il « Medicai Times and Long Island Med. Jour¬ 
nal » di febbraio 1932 riferisce il seguente caso : 
uno psichiatra ha compiuto l’esame di una gio¬ 
vanotta quindicenne, nata a Portland (Oregon) 
da genitori siriaci, onde accertare se non fosse de¬ 
ficiente e se perciò non fosse da applicarle la ste¬ 
rilizzazione. La ragazza rispose con esattezza alle 
domande: chi è il sindaco di Portland; chi è il re 
al'Inghilterra; chi è il presidente degli Stati Uniti 
e da chi fu preceduto. Non rispose, invece, alle 
•domande: quanto tempo vive un cavallo; perchè 
il cuore batte; qual’è la più vasta città degli Stati 
'Uniti (si badi bene, non la più popolosa). Il re¬ 


dattore dichiara che egli pure si sarebbe trovato 
nell’impossibilità di rispondere. Lo psichiatra si 
credette autorizzato, in esito a questo esame, ad 
ordinare che la ragazza fosse operata; d’onde un 
allarme vivissimo del padre, che si recò negli uf¬ 
fici del periodico « Portland Oregonian », il quale 
ha sollevato una vera campagna. Risultato : la ra¬ 
gazza è stata salvata; si parla di applicare allo 
psichiatra la misura che egli avrebbe voluto adot¬ 
tare. 


Rivista di Halariologia 


Pubblicazione bimestrale. 


Sommario del N. 1 (Gennaio-Febbraio) 1932 : 

Contributi originali: A. MISSIROLI : Tipi epidemici 
delle febbri malariche (con 10 tavole). — F. JERA- 
CE : Ricerche eulla morfologia dei parassiti della 
febbre eetivo-autunnale (con 1 tavola). — M. ALES¬ 
SANDRINI : Relazione su alcuni casi di malaria pri¬ 
mitiva autoctona nel comune di Ancona. — M. TOR- 
RIOLI : Su di un caso di porpora malarica (con 1 
graf.). — Relazioni: E. RAMERITZA: Malaria in 
Roumania. — Conferenze : E. JANDOLO : Gli indi¬ 
rizzi della legislazione attuale sulle bonifiche. — 
N. PRAMPOLINI : La bonifica integrale. — Rilievi 
e commenti : V. DE BERNARDINIS, A. FILIPPINI : 
Rapporti fra malaria e tubercolosi. — Recensioni. 

— Rivista bibliografica. — Varietà. — Atti ufficiali. 

— Notizie. — Sommari. 

Abbonamento annuo: Italia L. 4-0* Estero L. 75; 
per i nostri abbonati L. 3 5 e 65 rispettivamente; 
un numero separato : Italia L- 1 Oi Estero L. 15. 


Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI - Ufficio 
Postale Succursale diciotto - ROMA. 


Indice alfabetico 


.Accrescimento e senescenza. Pag. 537 

Acidosi nefritica . » 529 

.Bibliografia .. » 536 

Cardiopatie: diatermia. » 543 

•Carcinoma: diagnosi serologica precoce » 544 

Cefalea nella stenosi mitralica ..... » 547 

Chirurgia: congresso internaz. » 551 

•Cianosi familiare congenita. » 543 

•Cistalgia femminile con urine normali: 

patogenesi. » 531 

Dermoide erratico . . » 538 

Diabete insipido: dissociazione Ira po¬ 
tere di concentrazione ed ammoniuria » 537 

Diuresi: azione degli estratti ipofisari » 541 

.Echinococco simulante sarcomatosi epa- 

to-renale .. » 539 

Echinococcosi: reaz. di Casoni ..... » 547 

Endorachide: struttura .. » 540 

Fegato: accertamento dell’insufficienza 

lieve o di media gravezza. » 528 

'Fegato: alterazioni nell’intossicazione 

da albumine eterogenee •. » 548 

Fegato: lelengiectasia disseminata • • • » 537 

Ginnastica per la donna nella pratica 

medica . » 542 

Giurisprudenza sanitaria:quesiti ... » 548 

Glicemia: comportamento dopo inge¬ 
stione di sostanza ricca di proteine . » 517 

Ipotensione: dati sfigmomanometrici . » 543 

Leucemia acuta: alterazioni dell’ence¬ 
falo . » 537 

Linfogranuloma inguinale •. » 540 


per materie. 


Mano: chirurgia riparatrice dei tendi¬ 
ni c nervi .. Pay. 520 

Milza: teburcolosi primitiva .. » 532 

Milza : tumori cronici. » 533 

Occhi : insufficiente convergenza • • • » 540 

pii : determinazione spettrofotometrica » 544 

Policitemia rubra: quadro morfologico 

e chimico del sangue. » 539 

Psicotecnica alla scuola e all'officina • » 549 

Raggi milogenetici del sangue umano » 547 

Reni: tubercolosi: valore diagnostico 

della pielografia .. » 530 

Reumatismi . » 538 

Sindrome di Gunn. » 538 

Stomaco : esame funzionale .. » 540 

Thorotrast : impiego. » 537 

Tracoma . n 545 

Tromboflebiti dell'arto super. ..... » 543 

Trombosi ed emboli post-operatori: trat¬ 
tamento .. ” 544 

Tubercolosi polrn.: amenorrea tempo¬ 
ranea da raggi X .. » . 541 

Tubercolosi polm. : infiltrati peri-ilari . » 540 


Tubercolosi polm. : pneumotorace arti¬ 
ficiale in regime aderenziale ..... » 541 

Tubercolosi .primitiva della ghiandola 

mammaria . M 525 

Vene superficiali del torace e dell’ad¬ 
dome : arborizzazioni . » 540 

Vie biliari: interventi: morti rapide 
consecutive con temperature elevate » 529 


Diritti ai proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in 
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte. 


G. Frugoni, Red. capo. 


A. Pozzi, resp. 


Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier. 



































ANNO XXXIX Roma, 11 Aprilo 1982 - X Nuni. 15 

“IL POLICLINICO^, 

fondato nel 1893 dai professori: 

GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 

Sbzioive Pratica 

Redattore Capo.- Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 

SOMMARIO 


Note e contributi : F. Benedetti-Valentini : La indica¬ 
zione del taglio eoprasternale nel soccorso dei grandi 
traumatizzati del torace con enfisema generalizzato. 
(Lavoro clinico e critico). 

Resoconti statistico-clinici: E. Mondolfo, A. Moretti: 
Rilievi clinici e terapeutici su 45 casi di tetano. 

L’attuaiita scientifica: A. Bichel : Nuovi progressi nel¬ 
lo studio delle vitamine. 

Sunti e rassegne: Reni e vie urinarie: Cipriani, Pinolini 
e Valle: L’ammoniuria spontanea e provocata nelle 
nefropatie. — Oh. Achard e A. Codounis : Le scorie 
azotate del sangue nella nefrosi lipoidea. — W. 
Groeemann : Reperti istologici nelle affezioni infiam¬ 
matorie croniche delle capsule renali. — Haime : La 
prostatectomia perineale extramuscolare sulla base 
dell’esperienza di 5 anni. — Tisiologia : P. Lereboullet 
e M. Lelong : La tubercolosi nel 1931. — R. Debré e 
Th. Martiny-Gagey : L'eziologia della tubercolosi pol¬ 
monare cronica nell’adulto. — A. Giraud : Le emottisi 
tubercolari. — D. Donady et A. Meyer : La disinser¬ 
zione sotto-pleurica delle aderenze nel pneumotorace 
artificiale. — Problemi patogenetici : P. F. Arullani : 
La patogenesi dell’herpes zoster. 


NOTE E CONTRIBUTI. 

Ospedale di S. Giovanni in Laterano in Roma 
Primario chirurgo: prof. G. Matronola. 

La indicazione del taglio soprasternale nel 
soccorso dei grandi traumatizzati del 
torace con enfisema generalizzato. 

(Lavoro clinico e critico). 

Doti. Fabio Benedetti-Valentini, chir. aiuto. 

L’enfisema è una frequente complicanza del¬ 
le affezioni traumatiche aperte del torace e se¬ 
gnatamente delle ferite da arma da fuoco. 

Più di rado esso complica le affezioni trauma- 
lidie chiuse con frattura di costole. Segnala¬ 
to per la prima volta in questo genere di le¬ 
sioni da A. Pareo, esso fu ritenuto compli¬ 
canza rarissima da MaJgaigne, abbastanza 
frequente invece da Richet che lo trovò lina 
volta su venti casi, e più frequentemente nel¬ 
le fratture dirette, llaubensak (1) più recente¬ 
mente ha segnalato che l’enfisema complica 
le fratture di costole nel 2,6 °/ Q dei casi; secon¬ 


Cenni bibliografici. 

Storia della medicina: A. Filippini: Roberto Koch. 11 
cinquantenario della scoperta del bacillo tubercolare. 
Accademie, Società Mediche, Congressi : Congresso Sani¬ 
tario degli Spedali Civili di Genova. — Accademia 
delle Scienze Mediche e Naturali di Ferrara. — So¬ 
cietà Sassarese di Scienze Mediche e Naturali. 
Appunti per il medico pratico: Casistica e terapia: Le 
lesioni del simpatico nella tubercolosi laringea. — 
Angina da streptococco del cavallo. — Tumore misto 
epifaringeo (polipo congenito peloso). — La radiote¬ 
rapia nelle tonsilliti. — Parotite suppurativa acuta. 

— Semeiotica : Un nuovo metodo di percussione. — 
Tecnica di laboratorio : Importanza della tecnica isto- 
batteriologica per la dimostrazione della funzione 
delle spirochete nella gangrena polmonare. — Medicina 
scientifica : Ricerche sugli innesti di midollo osseo. 

— Varia: A. Legendre: Demografia della Cina. 

Nella vita professionale: Servizi igienico-sanitari. — 

Concorsi. — Nomine, promozioni ed onorificenze. 
Notizie diverse. 

Rassegna della stampa medica. 

Indice alfabetico per materie. 


do S. Bistolfi (2) questa percentuale si eleva 
al. 3%. 

L’enfisema traumatico rappresenta il più del¬ 
le volte un fenomeno trascurabile poiché, nel¬ 
la maggioranza dei casi, invade solo la parete 
dell’emitorace colpito senza peraltro superarne 
i confini. Ma quando l’infiltrazione pneumica, 
per eccezionale gravità del trauma o per spe¬ 
ciali disposizioni anatomiche delle parti lese, 
invade rapidamente e progressivamente il tes¬ 
suto cellulare di tutto il tronco e degli arti, e 
sopratutto del collo e del capo, allora noi as¬ 
sistiamo ad un quadro abbastanza grave, tal¬ 
volta gravissimo ed anche pericoloso per la 
vita, specialmente se vi si aggiunge l’enfise¬ 
ma del mediastino. 

In questi casi la necessità di un intervento 
chirurgico si impone per liberare il paziente 
dall’incombente pericolo dell'asfissia e della 
sincope. 

In tali condizioni ci fu jiortato al posto di soc¬ 
corso dell’Ospedale di S. Giovanni, il giorno 10 
novembre 1930, B. Roberto, di anni 18, falegname. 

Riferirono gli astanti che qualche ora prima 
questo operaio era caduto sul luogo di lavoro bai- 






« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 15] 


558 

tendo lenii torace sinistro contro un respintore 
di un vagone ferroviario. Il dolore dapprima acu¬ 
tissimo, pare che si andasse successivamente mi¬ 
tigando, riacutizzandosi per altro non poco nei 
frequenti accessi di tosse. Mentre il P. veniva ri¬ 
portato dal cantiere al domicilio si notò che il 
corpo di lui e specialmente il viso si andava ra¬ 
pidamente e progressivamente gonfiando sino ad 
interdirgli il libero gioco delle labbra e delle pal¬ 
pebre. In seguito il traumatizzato lu preso anche 
da agitazione motoria, con dispnea, palpitazioni 

e senso di angoscia. 

Al momento in cui fu da noi osservato questo 
operaio versava in condizioni veramente gravi: 
era infatti in stato di prostrazione profonda tal 
che a stento poteva articolare qualche parola per 
esprimere i suoi bisogni e rispondere alle doman- 



Fig. 1. 

de che gli venivano rivolte. L’aspetto del paziente, 
più che essere descriito con le parole, sarà ledei- 
mente rappresentato da questa fotografia eseguila 
in sala operatoria prima delLintervento (fig. I 1 - 
Come si vede, tutto il corpo del P., dal capilli¬ 
zio ai piedi, era diventalo grossolanamente tur¬ 
gido già poche ore dopo il trauma per un enti 
sema generalizzato e progressivo che ne mascheia- 
va grottescamente i lineamenti e gli * ace ^ a 
assumere un aspetto non dissimile da quello che 
prendono i cadaveri degli annegati quando sono 
già in preda al processo di putrefazione. Lgli en¬ 
trava a volte in uno stato di viva agitazione mo- 
lorià la respirazione si compiva con dittico tà 
(R. 30) il polso era frequente (P. 130), piccolo, 
molle ed aritmico. Il volto era profondamente 


pallido ed il prolabio violaceo. Impossibile era 
al P. l’apertura della rima palpebrale e difficili 
e limitati erano i movimenti delle labbra. 

Sull’emitorace sinistro si rendevano visibili le 
tracce del trauma subito, per alcune chiazze ec- 
chimotiche ed escoriate. La palpazione, che ri¬ 
svegliava vivissimo dolore in corrispondenza della 
zona traumatizzata, riusciva indolore in tutte le 
altre parti del corpo e lasciava percepire per ogni 
dove una crepitazione fine di neve compressa, la 
quale raggiungeva la sua più alla espressione in 
corrispondenza del torace, dell’addome e del capo 
e andava diminuendo d’intensità man mano che 
dalla radice si scendeva verso gli ultimi segmenti 
degli arti, i quali erano anch’essi infiltrati dal¬ 
l’aria. 

Approfondendo la palpazione sull’emitorace si¬ 
nistro a volte si riusciva a percepire un rumore 
più rude di crepitazione ossea nella zona situata 
presso l’angolo della scapola s. Si comprende come 
le nuove condizioni importate nelle pareti toraci¬ 
che e addominali da un enfisema così imponente e 
generalizzato costituissero un invincibile ostacolo 
per un esame di orientamento circa le condizioni 
degli organi contenuti nella cassa toracica e nel¬ 
l’addome: infatti la percussione e l’ascoltazione 
non riuscirono affatto utili all’accertamento di 
eventuali alterazioni. 

Dal rilievo di tutti questi segni e specialmente 
dell’intensa dispnea, della tachicardia ed aritmia, 
si ebbe l’impressione, e credo in errata, di un 
caso la cui gravità era manifesta e nel quale la 
necessità del soccorso s’imponeva 



Fio. 2 


Lo stato allarmante del P. non poteva essere 
interpelrato in modo soddisfacente quale semplice 
conseguenza dello choc traumatico, poiché, per 
quanto ci risultava dalle informazioni assunte, lo 
stupore non era mai stato assai grave e si era in 
ogni modo dileguato pochi minuti dopo il trau¬ 
ma. Non si poteva invece porre in dubbio il fatto 
che il P- man mano che il gonfiore diventava 
più imponente andava di ora in ora aggravandosi. 
Pur non polendo escludere che una grave lesione 
o alterazione dei visceri contenu.i nella gabbia 
toracica (ferita del polmone, pneumotorace, sotto 
pressione', emotorace, emopericordio ecc.)glosse 
responsabile dello stato grave del malato piu del¬ 
l’enfisema stesso, e non potendo nemmeno sin¬ 
cerarci su questo punto mediante 1 esame radio- 














[Anno XXXIX, iNum. 15] 


SEZIONE PRATICA 


559 


logico, per tema di nuocere al traumatizzato, en¬ 
trammo nella convinzione che il progredire con¬ 
tinuo dell’infiltrazione aerea per la compressione 
esercitata sugli spazi connettivali di tutto il corpo 
inducesse un grave squilibrio nella circolazione 
periferica del sangue, squilibrio che doveva essere 
risentito in misura tutt'altro che trascurabile an¬ 
che dal cuore. E poiché è volgare opinione che 
la sola infiltrazione di aria nel tessuto cellulare 
sottocutaneo non possa per sé stesso dare origine 
ad alcun sintomo veramente serio, pensammo an¬ 
cora che lo stesso mediastino potesse essere sitato 
preso dalla infiltrazione gassosa per rottura di un 
bronco più o meno importante, fenomeno che è 
stato più volte obbiettivamente riscontrato sopra- 
tutto quale reperto necroscopico nei grandi trau¬ 
matizzati del torace. 

In tali condizioni pensammo che il modo più 
utile e meno pericoloso per soccorrere il paziente 
fosse, fra tutti quelli escogitati, quello che Le- 
jars (3), P. Leeóne e R. Leriche, raccomandano, 
dopo che l’efficacia di esso è stata brillantemente 
dimostrata in Francia prima da Gatellier e poi 
da Tiegel. 

Operazione (10-X1-1930; dott. Fabio Benedetti- 
Valentini). Anestesia locale novocaina alla base 
del collo sulla semicirconferenza anteriore. Inci¬ 
sione curvilinea a collana della lunghezza di cir¬ 
ca 25 cm. con punto medio alla fossetta del giu- 
gulo, tracciata un dito trasverso al di sopra del 
margine superiore dello sterno e della clavicola. 
L'incisione interessa la cute e il sottocutaneo e 
la fascia superficiale e media del collo. Scolla¬ 
mento degli spazi cellulari del collo accessibili 
con detta incisione, per via smussa: il dito scac¬ 
cia facilmente l’aria che ne rigonfia la sottile tra¬ 
ina; poscia esso, penetrando sulla linea mediana 
fra i muscoli sottoioidei, si approfonda dietro lo 
sterno e ancora dietro le clavicole, in modo da 
farsi strada nel mediastino anteriore quanto pili 
ampiamente è possibile. In tal modo il dito può 
arrivare sino alla trachea e circondarla d’ambo i 
lati fino a raggiungere il rachide e liberare così 
dall’enfisema anche lo spazio prevertebrale. 

Nell’eseguire questa manovra la sensazione tat¬ 
tile è pari a quella già avvertita nel trattare il tes¬ 
suto cellulare degli spazi del colio, ossia di 
fine crepitazione nivea; alcune bollicine di aria 
rendono schiumoso il sangue che fuoriesce dalla 
ferita operatoria.. 

Un grosso zaffo di garza è posto in corrispon¬ 
denza dei due estremi della ferita e della fossetta 
del giugulo il quale arriva fino alla trachea, per 
rendere temporaneamente durevole lo scollamen¬ 
to. Nelle porzioni intermedie fascia e cute sono 
riunite esattamente con duplice piano di sutura a 
punti staccati. 

Appena terminata l’applicazione del bendaggio 
si constatò che il gonfiore del viso si era note¬ 
volmente ridotto, il serramento delle palpebre era 
meno completo tanto che il paziente poteva soc¬ 
chiudere l’uno e l’altro occhio e s’interessava alle 
persone ed ai fatti che si svolgevano intorno a lui. 
Egli affermava di sentirsi molto meglio, ed in ef¬ 
fetto era meno agitato e la respirazione pareva 
meno penosa. Portato nel suo letto ed ivi rios¬ 
servato dopo circa mezz’ora, si constatò un ul¬ 
teriore miglioramento delle condizioni generali: 
l’operato giaceva assai tranquillo, apriva bene en¬ 
trambi gli occhi, non era affatto dispnoico, il 


pallore del volto era meno profondo, la cianosi 
delle labbra quasi scomparsa, la parola più facile. 

Il polso sulla radiale si palpava con frequenza 
pari a 100, era ritmico e anche la pressione ap¬ 
pariva un poco aumentata. Gli atti respiratori 
erano ancora alquanto superficiali ma si compi¬ 
vano con frequenza normale ossia in numero di 
16 al minuto. 

L’oscillometria la quale presa col Pachon al 
braccio destro aveva dato prima dell’intervento 
una Max = 85 e una Mn = 55 con oscillazioni 
pari a 1, in questo momento toccava come Max. 
125 restando come Mn. 55 con oscillazioni pari a 2. 

E l’indomani si aveva 125 Max. e 80 di Mn. con 
oscillazioni pari a 2,5. Dopo 13 giorni la Max. sa- 



Fig* 3. 

liva ancora a 150 e la Mn. a 95, con oscillazioni 
pari a 3. 

Il decorso post-operatorio fu ottimo perchè si 
ebbe a segnalare qualche rialzo termico di media 
entità (38°,5’ì solo nei primi tre giorni; seguì poi 
uno stato sub-febrile per qualche altro giorno, 
finché il paziente si rese del tutto apirettico in 
decima giornata. Gli zaffi furono rimossi al quar¬ 
to giorno e non sostituiti con altri, in modo che, 
quando in sesta giornata si tolsero i punti della 
sutura cutanea, la ferita era del tutto sanata per 
prima intenzione. 

Con quanta rapidità il P. si sia completamente 
liberato dall’enfisema del capo del collo, della 
porzione più alta del tronco, ed anche, per quan¬ 
to in grado minore, da quello che aveva invaso le 
altre parti del corpo, si può dedurre dall’osserva- 













560 


<( IL POI.ICI.1MCO » 


[Anno \\\I\, Num. lo] 


zione (iella fotogralia (iig. 3) che fu presa il quar¬ 
to giorno dopo l'intervento. Ma possiamo affer¬ 
mare che la facias del paziente appariva presso¬ 
ché normale già 48 ore dopo il trauma e dopo 
il soccorso, che fu praticato, come si è detto, d'ur¬ 
genza. 

L’esame radiografico eseguito 'il mattino dopo 
l’ingresso del P. in ospedale, dimostrò (fig- 2' 
fratture multiple delle costole di sinistra e pieci- 
samenle della terza, quarta, quinta, sesta, setti¬ 
ma ed ottava, le quali erano alcune interrotte 
presso l’angolo ed altre un po’ all esterno di esso, 
Lemitorace sinistro apparsa notevolmente ristret¬ 
to nel suo diametro trasverso. 

li profilo della cupola diaframmatica s. e quello 
del margine s. del cuore erano mascherali da una 
opacità che occupava il seno ed il terzo inferiore 



Fio. 4. 


della cavità pleurale. Sopra tale ombra, data cer¬ 
tamente da un versamento ematico, si osservava 
una zona assai chiara (pneumotorace), a cui fa¬ 
ceva seguito un’altra meno chiara corrispondente 
al polmone scacciato in alto e medialmente dal- 
1 temo-pneumotorace. 

Importante era ancora osservare lo spostamento 
dell’ombra mediastinica a destra della colonna 
vertebrale. L’immagine radiografica dimostrava 
da ultimo il rilevante ispessimento delle parti 
molli della parete toracica nella cui compagine si 
osservavano gli spazi chiari corrispondenti alle 
zone maggiormente invase dalla infiltrazione 

aerea. 

Un nuovo esame radiografico, fatto eseguire la 
vigilia del giorno in cui il P. lasciò l’ospedale e 
precisamente il g. 28-11-930 dimostrò (lig. 4) per¬ 
sistenza della deformità toracica su descritta per 
mancata riposizione dei vari frammenti delle co- 
stole fratturate. In corrispondenza del focolaio di 
trattura si osservavano zone di offuscamento a fa¬ 
scia. Il seno pleurico si mostrava libero, così che 
abbastanza ben visibile era il profilo della cupola 
diaframmatica e il margine sinistro dell ombra 
cardiaca. La cupola diaframmatica era fortemente 
sollevata per aderenze basali. Non si osservavano 
più tracce di pneumotorace. Si vedeva da ultimo 
persistere tuttavia un modico ispessimento della 
parete toracica per enfisema degli spazi cellulari 
non ancora totalmente riassorbito. 

Il paziente potè uscire dall’ospedale il giorno 
29-11-930 in perfetto stalo di salute. 


Poiché unico scopo di questa nostra memo¬ 
ria è quello di contribuire alla volgarizzazione 
di un metodo di terapia chirurgica dell’enfi¬ 
sema traumatico generalizzato e mediastini- 
co, l’instituzione del quale è recente e la dif¬ 
fusione ancora assai scarsa, non intratterremo 
il lettore lungamente sulla parte culturale che 
concerne l’argomento. 

Taceremo quindi sulla frequenza del feno¬ 
meno enfisema rispetto al numero delle frat¬ 
ture costali, bastando in proposito quello che 
si è detto all’inizio di questo articolo. Nè par¬ 
leremo dell’enfisema quale complicanza delle 
semplici contusioni o delle ferite penetranti 
del torace. Nè tratteremo del meccanismo di 
frattura delle costole, non perchè ciò non sia 
utile a chiarire la genesi dell’enfisema, ma per¬ 
chè a tutti è noto quanto già fu detto in me¬ 
rito da I. L. Petit prima, e quanto in seguito 
fu studiato e stabilito da Malgaigne, la cui 
teoria, che fu accettata per unanime consen¬ 
so dagli studiosi, può leggersi in ogni scola¬ 
stico trattato. 

Hi corde reimo invece sommariamente quali 
sieno le condizioni necessarie perchè in se¬ 
guito ad un trauma del torace l’enfisema 
possa costituirsi, ed in quali particolari con¬ 
dizioni l’infiltrazione aerea possa invadere il 
mediastino. 

Goffres dalla osservazione di un caso clini- 
co, riprodotto sperimentalmente nel cavallo, 
fu indotto ad ammettere che l’enfisema sotto- 
cutaneo traumatico potesse prodursi anche per 
ferita del torace non penetrante in cavità. Ma 
Ch. Souligoux commentò l’osservazione e re- 
sperimento di Goffres con questa frase: «io 
mi contenterò di segnalarla come una rarità 
patologica » (4). 

Dunque, come criterio generale, di fronte 
al fatto « enfisema » si deve ritenere che una 
soluzione di continuo del polmone ed una del¬ 
la pleura parietale sono state necessarie per 
provocarne la produzione, quando il fenome¬ 
no si sia inizialmente manifestato in corri¬ 
spondenza della parete toracica ove si esercitò 

da prima l’azione traumatica. 

Ma si può anche osservare, in seguito a gra¬ 
vi traumatismi del torace, un enfisema assai 
invadente la cui prima manifestazione apparve 
alla base del collo. Tn tal caso esso è da rite¬ 
nersi secondario ad enfisema del mediastino. 

Per la produzione del quale non è necessa¬ 
ria alcuna ferita della pleura parietale, ma è 
sufficiente una lesione abbastanza profonda del 
polmone accompagnata da rottura di un bronco 
di qualche importanza. Tn tali condizioni 1 aria 
inspirata può, date le ben note condizioni ana- 











Anno XXXIX, Num. 15] 


SEZIONE PRATICA 


561 


tomi-che dell’albero respiratorio per cui il cali¬ 
bro della trachea è meno ampio di quello ri¬ 
sultante dall’insieme dei bronchi, sotto l’azione 
della semplice aspirazione e più facilmente an¬ 
cora sotto quelle più potenti della tosse e 
degli sforzi, passare nel tessuto connettivo pe¬ 
ribronchiale e perivasale e risalire per tale via 
fino al mediastino, per rendersi manifesta da 
prima al giugulo ed espandersi poi alla regione 
cervicale, al viso, agli arti superiori, e succes¬ 
sivamente al tronco ed agli arti inferiori. 

Sono questi veramente da considerarsi co¬ 
me i casi più gravi dell’enfisema traumatico 
per il rapido stabilirsi della compressione de¬ 
gli organi mediastinici e per il pericolo immi¬ 
nente della soffocazione e della sincope. 

Se il chirurgo ha la ventura di seguire di 
persona o attraverso il racconto di un osser¬ 
vatore intelligente, il graduale svolgimento dei 
vari fenomeni che condussero il paziente al 
vistoso quadro dell’E. T. Gen. attraverso una 
infiltrazione aerea del mediastino, non deve 
esitare nemmeno un istante ad intervenire col 
taglio soprasternale da cui tanto beneficio tras¬ 
se, come si è visto, anche il nostro Paziente. 

Ma sulle indicazioni più opportune nei sin¬ 
goli casi di Enf. Tr. dovremo ancora tornare 
con qualche parola. 

Per ora ci piace accennare come possa aver¬ 
si una rottura traumatica anche importante 
del polmone ed eventualmente un enfisema 
mediastinico senza che vi sia ferita penetrante 
del torace o frattura di costole, e quindi per 
semplice meccanismo di contusione. 

Gosselin ha detto e Courtois ha poi sperimen¬ 
talmente dimostralo che per prodursi una rot¬ 
tura traumatica del polmone è necessario che 
intervenga un elemento fisiologico importante : 
« lo sforzo e la chiusura della glottide nel mo¬ 
mento che il torace riceve una contusione ». 
Tu tali condizioni il polmone, anche se la gab¬ 
bia toracica, per la sua elasticità rimane in¬ 
tegra, il che può avvenire tanto più facilmen¬ 
te quanto più giovine è il soggetto, può scop¬ 
piare come una vescica ripiena di gas e bru¬ 
scamente compressa. Secondo Piqué il flusso 
del sangue provocato dalla inspirazione rappre¬ 
senterebbe un elemento favorevole a determi¬ 
nare la rottura. 

Peyrot circa la genesi della rottura del pol¬ 
mone dà una spiegazione diversa ed ammette 
due possibilità. 

Per le lesioni provocate da trauma diretto 
un tratto di parenchima polmonare verrebbe 
più o meno profondamente infossato, mentre 
il resto del viscere, per il vuoto pleurico che 
non consente ad esso di distaccarsi dalla pleu¬ 


ra parietale, non lo seguirebbe nel movimento, 
onde si produrrebbe una lacerazione nel punto 
in cui ha agito la forza contundente. Nelle rot¬ 
ture da causa indiretta l’azione traumatica pro¬ 
vocherebbe un repentino cambiamento nella 
forma e quindi nei diametri del torace, per 
cui due facce opposte del viscere contenuto ed 
aderente per il vuoto pleurico alla parete, sa¬ 
rebbero allontanate, onde il parenchima sareb¬ 
be stirato e poscia lacerato. E questo fatto, Sb- 
condo l’autore, avverrebbe tanto più facilmen¬ 
te qualora l’elasticità del polmone fosse mino¬ 
rata per vecchi processi patologici : esiti di 
pleuriti, caverne od anche semplice enfisema. 

Ma le lesioni traumatiche, le quali più fre¬ 
quentemente producono le due condizioni ne¬ 
cessarie e sufficienti perchè si possa costitui¬ 
re la forma più volgale di enfisema sottocuta¬ 
neo, ossia una simultanea soluzione di conti¬ 
nuo nella pleura e nel polmone, sono indub¬ 
biamente le ferite penetranti del torace e le 
fratture di costole. NelEun caso e nell’altro 
l’Enf. traumatico si produce allo stesso modo. 
Infatti nelle prime il fenomeno tanto meglio 
si effettua quanto più piccola e più obliqua è 
la ferita cutanea, ossia quanto più difficile è 
la comunicazione della cavità pleurica coll'e¬ 
sterno, l’optimum avendosi quando tale co¬ 
municazione è praticamente nulla, la qual con¬ 
dizione del resto si ha nel maggior numero dei 
casi. 

Per frattura di costole l’enfisema traumati¬ 
co si produce assai più raramente che per fe¬ 
rita penetrante del torace. È infatti necessario 
nel primo caso e non sempre sufficiente che 
l’agente traumatico non solo abbia provocato 
l’interruzione nella continuità di uno o di 
più elementi della gabbia toracica ma anche 
abbia prodotto una lacerazione della pleura 
parietale e de] polmone ad un tempo. Questo 
per altro può venire, insieme alla pleura pa¬ 
rietale, facilmente interessato anche da un 
franamento di costola, il quale in tal caso agi¬ 
sce come mezzo vulnerante e può comportarsi 
come un’arma da punta o da punta e taglio a 
seconda della forma; ma anche può compor¬ 
tarsi come semplice corpo contundente. Abbia¬ 
mo già visto infatti come anche una semplice 
contusione possa per meccanismo diretto o in¬ 
diretto interessare il polmone. 

Orbene la rottura di questo viscere che può 
avvenire anche nelle pure contusioni, può a 
maggior ragione prodursi, per lo stesso mec¬ 
canismo, nei casi di lesione traumatica del 
torace con frattura di costole e prominenza dei 
frammenti in cavità. 

A spiegare come, partendo dalla esistenza 


562 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 15] 


\ 


di una soluzione di continuo della pleura e 
del polmone, si possa arrivare alla produzione 
dell’enfiseiiia, non tutti gli autori sono con¬ 
cordi. 

Per I. L. Petit l’enfisema traumatico è 
sempre preceduto dallo pneumotorace : se non 
esiste fra il cavo pleurico, reso reale dall’aria 
versata e l’ambiente esterno comunicazione, 
come è regola quando si tratta di frattura di 
costole, o se il tramite è troppo sottile, op¬ 
pure ha un decorso molto obliquo, nel caso 
che si tratti di ferita penetrante del torace, 
l’aria è cacciata ad ogni espirazione fuori del¬ 
la cavità pleurica attraverso la ferita della sie¬ 
rosa parietale, e, non trovando via d uscita, si 
infiltra per necessità nel tessuto cellulare tan¬ 
to più largamente quanto più ampie sono la 
lacerazione della pleura e la ferita del pol¬ 
mone. 

Pliilibert, Roux e Ricliet sostengono inve¬ 
ce che per il prodursi dell’enfisema traumatico 
sia assolutamente necessaria Resistenza di ade¬ 
renze pleuro-polmonari, le quali mantengano 
un parallelismo costante fra la ferita del pol¬ 
mone e quella della parete. Condizioni simili 
possono anche essere attuate daH’imbriglia- 
mento del polmone da parte del frammento 
della costola vulnerata. Per questi autori lo 
pneumotorace, che si produce così spesso, non 
potrebbe essere che parziale; essi pensano che 
qualora non vi fossero aderenze lo pneumoto¬ 
race totale sarebbe di una gravità estrema, e, 
per la sua progressività, pressoché incompati¬ 
bile con la vita. 

Sembra che in questa affermazione cosi ca¬ 
tegorica vi sia dell’assolutismo un po troppo 
spinto. La maggior parte degli autori infatti 
ritengono che l’Enfis. Traum. si produca di 
regola secondo il meccanismo di Petit, ma che 
eccezionalmente possa anche attuarsi con quel¬ 
lo che va sotto il nome di Richet. 

In ogni modo, o che entri in giuoco l’uno, 
o, per speciali condizioni anatomiche, 1 al¬ 
tro meccanismo, vi è ancora un altro elemento 
non più anatomico ma funzionale che va con¬ 
siderato perchè vi prende una parte essenzia¬ 
lissima: l’inibizione. Sotto lo stimolo dolorifi¬ 
co, il paziente cerca limitare la funzione respira¬ 
toria, immobilizzando il torace prevalentemen¬ 
te nel momento della inspirazione, mediante 
chiusure violente ed incomposte della glottide, 
le quali finiscono per tradursi in altro e tan¬ 
ti colpi di tosse, o, peggio ancora, in formida¬ 
bili sforzi intesi ad inibire i medesimi, che 
vengono insistentemente ad esacerbare il do¬ 
lore della parte vulnerata. Tosse e sforzi da ini¬ 
bizione aumentano la pressione dell aria pol- 


monale che viene spinta a tratti o nel cavo 
pleurico da prima e poi nei tessuto cellulare 
della parete, oppure viene soffiata, ove esista 
parallelismo costante delle ferite per aderenze 
antiche o per imbrigliamento recente del pol¬ 
mone, direttamente nel tramite della ferita 
parietale, per dilagare poi nel connettivo dei 
varii strati delle parti molli. E l’enfisema as¬ 
sumerà minore o maggiore estensione, a se¬ 
conda della importanza delle ferite, della lo¬ 
ro particolare disposizione anatomica, dtella 
più alta o più bassa soglia di eccitabilità del 
paziente, la quale "li darà unn maggiore o ri¬ 
spettivamente minore possibilità di tenere la 
quiete toracica, ed anche del più o meno ra¬ 
pido potei e di cicatrizzazione che posseggono 

i tessuti del traumatizzato. 

La ferita del polmone dunque e quella della 
pleura parietale sono i fatti che permettono la 
formazione dell Enfisema Traumatico. Alla en¬ 
tità poi delle medesime, alle loro particolari mo¬ 
dalità anatomiche, alla speciale sensibilità del 
soggetto, alla più o meno pronta attività iipa- 
ratrice dei tessuti è affidato, io credo, il ri¬ 
pristino dell’equilibrio naturale in questi ma¬ 
lati; nei quali altrimenti si costituirebbe, co¬ 
me bene ha detto Gamberini, un circolo vi¬ 
zioso per l’inseguirsi indefinito del dolore, 
della difesa e della ipertensione. Che se que¬ 
sto invocato equilibrio tardasse ad instituirsì, 
e intanto le condizioni del P. si facessero sem¬ 
pre più allarmanti, non ci sarebbe che l’inter¬ 
vento dell’arte per cercare di ottenere ciò che 
rifiutò natura. 

★ 

★ ★ 

L’indicazione dell’intervento chirurgico nei 
grandi traumatizzati del torace con enfisema 
generalizzato può essere richiesto perentoria¬ 
mente e d’urgenza in tre casi: 

1) Quando vi coesiste un pneumotorace 
totale progressivamente comprimente. 

Esso trova il più delle volte il suo anatomico 
substrato nella formazione valvolare della ferita 
del polmone. In tali condizioni la necessità del 
soccorso è imposta dalla minaccia dell asfis¬ 
sia che segue al progressivo aumento di pres¬ 
sione nel cavo pleurico, e il conseguente spo¬ 
starsi del mediastino verso il lato opposto che 
porta allo schiacciamento del polmone sano. 
Se l’attento osservatore può rendersi conto di 
questo stato di cose, deve rapidamente proce¬ 
dere alla toracotomia, al modo usato da Bra- 
mann (5) e raccomandato anche dal nostro 
Gamberini (6), o più semplicemente alla pleu¬ 
rotomia; coi quali interventi si stabilisce per 
qualche tempo una comunicazione del cavo 
pleurico con l’ambiente esterno mediante un 


[Anno XXXIX, Num. 15] 


SEZIONE PRATICA 


563 


drenaggio di garza o di gomma. Souligoux e 
più recentemente seguendone l’esempio il Se¬ 
rafini, hanno vantato l’efficacia della pleuro¬ 
tomia quale ottimo mezzo di soccorso nell’En¬ 
fisema ' Traumatico Generalizzato dopo che ne 
han fatto esperienza in due casi gravi. È fase da 
ritenersi, che delle condizioni gravi dei 
loro malati, i quali furono rapidamente avvan¬ 
taggiati dalla pleurotomia e drenaggio succes¬ 
sivo, fosse piuttosto responsabile lo pneumoto¬ 
race a pressione che l’enfisema traumatico ge¬ 
neralizzato. 

Bell, Dupuytren, Hewson per scongiurare 
i pericoli di una tensione intratoracica troppo 
elevata avevano già prima consigliato di apri¬ 
re largamente il torace come nelle operazioni di 
empiema, anche allo scopo di evacuare nel 
modo più completo l’emotorace e di preve¬ 
nire così la eventuale complicanza della pleu¬ 
rite purulenta. Ma su questo ultimo punto cre¬ 
do che oggi i moderni terapisti non potrebbe¬ 
ro davvero ad unanimità sottoscrivere. 

Yale la pena di ricordare che Reybard, per 
dare esito all’aria del pneumotorace applica¬ 
va e lasciava infissa a dimora nella parete la 
sua cannula. Loegoest approva il metodo del 
Reybard, ed anche Bouveret ed Orlebac se ne 
lodano grandemente avendo con esso ottenu¬ 
to pieni risultati. 

2) Quando v'è o vi si aggiunge enfisema 
del mediastino. 

Abbiamo visto come in questo caso la 
manifestazione prima dell’enfisema si fac¬ 
cia alla base del collo, al giugulo, anziché 
in corrispondenza della regione colpita dal trau¬ 
ma ed abbiamo anche considerato come la vi¬ 
ta dei pazienti sia dalla progressiva infiltra¬ 
zione gasosa seriamente e rapidamente minac¬ 
ciata. Quivi dunque l’indicazione del taglio 
basicervicale con scollamento retrosternale 
ampio è perentoria e nessuno oserebbe, credo, 
sollevare in proposito alcun dubbio. 

3) Quando l'enfisema traumatico è a ra¬ 
pida progressione e s'accompagna a stato ge 
nerale grave. 

Nei casi di puro enfisema generalizzato v’è 
certamente chi può, con qualche ragione, ne¬ 
gare o per lo meno mettere in dubbio l’utilità 
dell’intervento, e non solo di quello da noi pra¬ 
ticato nel nostro P., ma di qualsiasi altro. Si 
obbietta, a tal proposito, che questi malati 
di solito non periscono, e che, una volta ria¬ 
vutisi dallo stupore del traumatismo, miglio¬ 
rano ben presto e guariscono regolarmente del 
loro enfisema per vistoso che sia, così come 
delle altre lesioni prodotte dal traumatismo 
toracico, qualora esse non siano troppo gravi. 


Altri, pur ammettendo l’utilità generica del¬ 
l'intervento, possono giudicare che sia meglio 
agire in modo diverso da quello di cui noi 
ci avvalemmo nel Paziente di cui abbiamo ri¬ 
ferito. V’è infatti chi preferisce dirigersi in 
pieno verso la prima fonte dell’enfisema, e, 
aprendo il torace più o meno ampiamente, 
in corrispondenza della regione traumatizzala, 
pratica per tale via la sutura della ferita del 
polmone, e ripristina poi completamente la 
continuità della pleura e della parete toracica. 
Vi è invece chi crede più utile, anche in que¬ 
sti casi nei quali si è posta la sola diagnosi di 
enfisema generalizzato, praticare una toracoto- 
mia ampia con resezione costale. E chi invece, 
in questa stessa evenienza, come ottimo fra gli 
interventi suggerisce la semplice pleurotomia, 
la quale con minor traumatismo curerebbe 
ugualmente bene l’enfisema e l’eventuale pneu¬ 
motorace ad un tempo. 

Ricordiamo appena di volo che molti han 
tentato la cura deH’Enf. Tr. Gen. ricorrendo 
ad espedienti di piccola chirurgia come pun¬ 
ture multiple con trequarti, scarificazioni od 
incisioni cutanee multiple ed anche han pra¬ 
ticato un taglio o più tagli cutanei laterali. 
E aggiungiamo subito che tali mezzi sono dal¬ 
la maggioranza degli autori ritenuti del tutto 
insufficienti. 

Volendo poi fare qualche considerazione cri¬ 
tica sulla utilità o meno d’intervenire nei ca¬ 
si di puro enfisema traum. generalizzato e sul¬ 
la scelta del metodo di terapia più utile e me¬ 
no pericoloso ad un tempo per il paziente, agli 
astensionisti per sistema si può dire che non è 
vero che l’enfisema Tr. Gen. abbia una evolu¬ 
zione sempre o quasi sempre benigna. Tutti 
noi, riportandoci a quanto abbiamo osservato 
nei feriti di guerra, e basandoci ancora sulla 
più recente esperienza dei sempre più frequenti 
traumatizzati della vita civile, possiamo riferi¬ 
re dei casi che son terminati con la morte. 
Del resto già autori come Littre e Méry rite¬ 
nevano « non rare le osservazioni di casi mor¬ 
tali ». Forse dell’esito di questi Pazienti non 
il solo E. Tr. Ge. sarà stato responsabile; for¬ 
se, altre più importanti lesioni degli organi en- 
dotoracici od anche addominali avrà in essi 
provocato il trauma, forse il pneumotorace ad 
alta pressione, forse l’enfisema stesso del me¬ 
diastino saranno sfuggiti all’esame clinico, il 
quale, come si comprende, è difficilissimo in 
questi soggetti per l’enorme infiltrazione aerea 
delle pareti toraciche e addominali; per cui in¬ 
fruttuose sogliono riuscire le varie indagini 
plessimetriche ed ascoltatorie, e d’altra parte 
l’esame radiologico non è sempre praticabile; 



5G4 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Xum. 15] 


ina sta di fatto che pazienti nei quali l’E. Tr. 
Gen. appariva come il più vistoso ed il più im¬ 
portante se non runico fenomeno patologico al 
quale potesse attribuirsi il loro stato grave o 
gravissimo, ne sono in vero periti. Del resto 
se chirurgi come Mary, Fischer, Lucke, Brown, 
Kònig, e Gamberini per due volte, sono 
stati indotti ad operare per Enf. Tr. Gen. i lo¬ 
ro pazienti senza poterli per altro strappare al¬ 
la morte; e se altri operatori come Claeysens, 
Begouin, Palm, Normann, Bramano, Souli- 
goux, ed ancora Gamberini, e poi il suo allie¬ 
vo Serafini (7) hanno condotto con la stessa 
diagnosi i loro traumatizzati al tavolo opera¬ 
torio, restituendoli con l’arte alla vita, biso¬ 
gna pensare che questi pazienti, versassero in 
condizioni tali da sembrare abbastanza peri¬ 
colose ai singoli osservatori, e da non ammet¬ 
tere, nella generalità dei casi, mora alcuna 
nell’azione terapeutica. Dal che si pare che 
la immobilità chirurgica non può vantare il 
consenso, almeno unanime, degli autori. 

A quelli poi che vantano la superiorità di 
questo su queU’altro metodo si può far con¬ 
siderare che se si vuol, dal campo dei prin- 
cipii teorici scendere alle applicazioni pratiche, 
per definire quale fra i vari tipi d’intervento 
finora ideati e praticati sia nel singolo caso il 
migliore, la qual cosa massimamente interessa 
al chirurgo, dobbiamo riconoscere che l’im¬ 
barazzo nella scelta è veramente grande. Ma 
è grande solo per questa ragione : perchè è 
difficile, quando noi ci troviamo di fronte ad 
un grande traumatizzato del torace, il quale è 
già tutto gonfio dal capillizio alle estremità, 
profondamente dispnoico, agitato, pallido, ipo¬ 
sistolico, dire quale è l’elemento il quale debba 
nel singolo caso ritenersi massimamente re¬ 
sponsabile dello stato grave in cui versa il pa¬ 
ziente. 

Non di meno Vindirizzo terapeutico può in 
linea generale sintetizzarsi in questi termini: 
Se Vosservatore ha avuto la fortuna di poter 
praticare un esame precoce ed ha visto l'enfi¬ 
sema sorgere da prima, al giugulo, ha molte 
probabilità di salvare il suo malato, come si 
è già detto, col taglio soprasternale, lo scol¬ 
lamento ampio del tessuto cellulare dell'orifi¬ 
cio superiore del mediastino anteriore e dre¬ 
naggio. 

Questo intervento caldeggiato da P. Lecene 
e R. Leriche (8) nel nuovo Trattato di Terapia 
Chirurgica, oltre la semplicità e la rapidità del¬ 
la esecuzione ha in suo favore la sanzione del 
successo poiché nelle mani fdi Gatellier, il 
(piale vi ha consacrato anche un importante 
lavoro fin dal 1919 (9), ha potuto salvare quat¬ 


tro malati; e successivamente anche Tiegel ha 
con esso guarito un altro grave traumatizzato 
del torace. ) 

Questo autore ha aggiunto al processo origi¬ 
nale una modificazione consistente nell’appli- 
care in corrispondenza del taglio una ventosa di 
Bier, mediante la quale veniva praticata una 
aspirazione continua con una tromba ad acqua. 

Se questo espediente possa avere sul metodo 
primitivo qualche vantaggio la sola esperien¬ 
za potrà dire. J 

Se i dati semeiologici o radiologici , qualora 
ne sia stato possibile ed utile il rilievo, han 
dimostrato la esistenza di un pneumotorace 
a pressione con forte spostamento del media¬ 
stino verso il lato opposto, la toracotomia o 
la semplice pleurotomia trovano certamente 
qui la loro più giusta applicazione. 

Se non che alla prima operazione si può 
muovere il rimprovero di essere un po’ trop¬ 
po traumatizzante per un malato che ci viene 
sempre in cattivissime condizioni; e ad en¬ 
trambi poi quello di esporre al pericolo del¬ 
l’infezione la pleura lasciata aperta dal drenag¬ 
gi 0 - 

L’ideale degli interventi in.questo caso sa¬ 
rebbe invece raggiunto da una operazione che 
permettesse di eseguire la sutura della ferita 
polmonare, liberasse la pleura dal versamen¬ 
to ematico e ripristinasse da ultimo in modo 
completo la continuità della pleura parietale 
in modo da impedire il ripetersi dell'enjise- 
ma dopo la riunione totale della ferita ope¬ 
ratoria, e non esponesse la pleura agli agen¬ 
ti infettivi. E ciò che Sauerbruch ha cercato di 
fare due volte, lavorando sempre nella sua ca¬ 
mera pneumatica ad ipopressione; ma i due 
pazienti da lui operati morirono entrambi ra¬ 
pidamente. È chiaro questo intervento, per 
quanto ragionevole ed anche lusinghiero, è 
troppo forte per questo genere di traumatiz¬ 
zanti già per sè stessi pericolanti. Forse in que¬ 
sti casi l’uso della cannula di Reybard trove¬ 
rebbe, con grande vantaggio sopra qualsiasi 
altro metodo, la sua giusta indicazione. 

Ma quando noi non possiamo incolpare del¬ 
lo stato allarmante del Paziente lo pneumoto¬ 
race a pressione; quando non possiamo am¬ 
mettere con certezza l’enfisema mediastinico Y 
perchè non abbiamo avuto la fortuna di assi¬ 
stere al primo manifestarsi di esso, nè sono 
evidenti i dati, obbiettivi a cui suol darsi una 
certa importanza per l’indirizzo diagnostico 
in tal senso, ossia la cianosi e il turgore delle 
vene del collo, il quale del resto è facilmente 
mascherato dalla infiltrazione stessa del tes¬ 
suto cellulare; ma non possiamo nemmeno 


[Anno XXXIX, \um. 15] 


SEZIONE PRATICA 


565 


■escluderlo perchè il traumatizzato presenta quel 
pallore e quell'enorme turgore delle parti supe¬ 
riori del corpo, quello stato di dispnea profon¬ 
da e di adinamismo cardiaco che sogliono ca¬ 
ratterizzare i casi peggiori di enfisema con fre¬ 
quente interessamento del mediastino, non è 
giusto praticare senza indugio il taglio sopra¬ 
sternale di Gatellier? Esso, eseguito in anestesia 
locale, in pochi secondi, rappresenta un trau¬ 
ma trascurabile per il Paziente, libera in pochi 
minuti dall’infiltrazione aerea il tessuto cel¬ 
lulare dei vari strati del collo, dal sottocuta¬ 
neo, all’intermuscolare, al periviscerale, al me- 
diastinico, se anch’esso è invaso dall’enfise¬ 
ma. Che se ciò per avventura non fosse, pur 
non ritraendosi allora dal taglio basicervicale 
quella capitale utilità che giustamente gli viene 
attribuita nei casi in cui si deve agire diret¬ 
tamente sul mediastino, l’incisione riusci¬ 
rebbe certamente non poco utile anche per il 
semplice Enf. Tr. Gen. perchè con esso l’infil¬ 
trazione gasosa del capo e del collo sopratut¬ 
to, la quale è particolarmente penosa ai pazien¬ 
ti, viene nondimeno quasi estemporaneamente 
emendata. 

Forse nei più complessi casi, in cui e l’Enf. 
Tr. Gen. ed il pneumotorace iperteso insorgono 
simultaneamente a minare la vita del trauma¬ 
tizzato, la combinazione di questo breve atto 
operativo con la semplice applicazione della 
cannula di Reybard rappresenterebbe la cura 
da raccomandarsi più caldamente a coloro i 
quali, più che l’esecuzione del brillante atto 
operativo, perseguono con ogni studio il supre¬ 
mo fine dell’arte nostra. 

RIASSUNTO. 

L’A. discute la indicazione dei vari interven¬ 
ti che furono e sono in uso dell’Enf. Traum. 
Gen. e particolarmente stabilisce quando sia 
opportuno ricorrere al taglio soprasternale. 

Del quale per dimostrare il grande vantag¬ 
gio riporta un esempio tratto dalla personale 
esperienza. 

TESTI E MEMORIE CONSULTATE. 

lj Haubensck. Ueber Rippenfrakt und ihre Folge - 
zustànde. Arch. fiir Orthop. und Unfall-Chir., 
Bd. XXI, 1923). 

2) Bistolfi Stefano. Sulle complicanze pleuro-poi- 

monari delle fratture costali. Tesi di specializz. 
in Radiolog. La Radiologia Medica, n. 11, 
nov. 1930. 

3) F. Lejars. Chirurgia d’urgenza. P. I, pag. 208. 

Ed. Vallardi. 1922. 

4i Le Dento et Delbet. XXII Voi. Affections Chi- 
rurgicales de la poitrine (par Charles Sou- 
ligoux). Paris, Baillière, 1911. 


5) Bramann. Ueber die Bekampfung. des mach 

Lungenverletzurigen aufretenden allgemeinen 

Kbrperemphvsems. Deutsche Gesells. f. Chir., 

1893, XII Kongress. 

6) Gamberini. Degli enfisemi sottocutanei da le¬ 

sioni del torace. Arch. Ital. di Chir., voi. IV, 

fase. 6. 

7) Serafini. Enfisema generalizzato da lesione del 

torace. Arch. ed Atti della Soc. Ital. di Chir., 

1923, Sed. XXIX.. 

8) Lecène et Leriche. Therapeutique chirurgicale. 

T. II, Masson, éd., 1926, Paris. 

9) Gatellier. Citato da Lecene e Leriche nel Trat¬ 

tato di Terapia Chirurgica. 

resoconti statistico-clinici. 

Ospedale « Maurizio Bufalini » di Cesena 

Sezione medica 

diretta dal Prof. E. Mondolfo. 

Rilievi clinici e terapeutici 
su 45 casi di tetano. 

Prof. Emanuele Mondolfo, primario 

Dott. Agostino Moretti, aiuto. 

Il presente lavoro concerne lo studio degli 
ammalati di tetano ricoverati in questo ospe¬ 
dale durante il decennio 1922-31. Faremo pre¬ 
cedere brevi cenni sulla mortalità con spe¬ 
ciale riferimento ai dati desunti dalla nostra 
statistica. Saranno di poi esposte alcune con¬ 
siderazioni intorno al periodo d’incubazione e 
al decorso della malattia; ed infine trattere¬ 
mo della cura del tetano con particolare ri¬ 
guardo ai metodi usati nel nostro ospedale. 

Mortalità. — È fuor d’ogni dubbio che la 
mortalità per tetano, ancora oggi molto devas¬ 
ta, si è alquanto ridotta con l’instaurarsi del¬ 
la sieroterapia specifica. Le percentuali altis¬ 
sime di mortalità riportate dagli autori meno 
recenti, quali lo Stiker e il Blumental (fino 
al 90-95 %) sono discese in questo ultimo ven¬ 
tennio a cifre alquanto inferiori. Curschmann, 
ad esempio, in base ai dati raccolti nella lette¬ 
ratura, computa la mortalità al 50-80 %; 
Sonntag, da osservazioni raccolte nei primi 
tempi dell’ultima guerra, desume una morta¬ 
lità del 70 %; Bruicc, secondo un’ampia stati¬ 
stica che pure risale alla guerra europea, dà 
una percentuale del 59 % nei casi in cui il 
periodo d’incubazione durò meno d’una setti¬ 
mana, del 15 % in quelli in cui la- latenza del¬ 
l’infezione superò le due settimane. La mor¬ 
talità inedia è calcolata da questo autore al 
47 % contro l’84 % dell’epoca preserica. De¬ 
gno di nota è il fatto che, durante l’ultima 
guerra, fu largamente usato il siero a scopo 




566 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 151 


profilattico: a ciò devosi certamente attribui¬ 
re la diminuzione dei casi ad esito letale. 

Nel dopo guerra la mortalità risale ancora 
leggermente. Nicolle (1925) riporta una cifra 
per lo stato di New York del 67 %, Fabris 
(1929) in un diligente studio sui casi curati 
nel quinquennio 21-25 nel Policlinico Um¬ 
berto I di Roma, deduce una mortalità del 
55%; Sartori (1927) del 56 %; Pezzati (1919- 
1924) del 52 %. 

Queste cifre risultano, come si vede, più al¬ 
te di quelle calcolate durante il periodo bel¬ 
lico e più basse di quelle dell’epoca pre-seri- 
ca. Il primo fatto è certamente da attribuirsi 
alla mancata iniezione, preventiva, il secondo 
alla sieroterapia specifica. Riportiamo a que¬ 
sto proposito alcuni dati desunti da una stati¬ 
stica del Perniai: : Su 199 casi trattati senza sie¬ 
ro, si ebbe il 79 % di decessi; su 189 con sie¬ 
ro, solo il 58 %. Nei neonati la sieroterapia 
ha abbassato la mortalità per tetano dall’81,6 
al 57,4 %. 

Nei 45 casi di cui si compone la nostra 
statistica si sono avuti 19 decessi; una percen¬ 
tuale quindi del 42 %. In nessuno di essi era 
stata praticata l'iniezione preventiva o perchè 
la ferita non era stala riconosciuta o perchè 
questa era stata solo sommariamente medica¬ 
ta dagli ammalati stessi. Diremo in seguito 
della terapia attuata: per ora facciamo nota¬ 
re come la percentuale dei decessi sia relati¬ 
vamente bassa, in confronto a quella delle 
statistiche, anche più recenti, che abbiamo ri¬ 
ferite. 

Accenniamo solo di passaggio al fatto, co¬ 
munemente ben noto, che il tetano colpisce 
di preferenza i lavoratori dei campi (oltrg. il 
90 % nella nostra statistica) e che lai ferita 
— dove è possibile scoprirla —, è quasi sem¬ 
pre localizzata negli arti inferiori. Nella no¬ 
stra statistica, su 34 casi in cui fu possibile 
accertare l’esistenza di un ai ferita, in 31 que¬ 
sta era localizzata agli arti inferiori. Le spore 
del tetano risiedono nel terreno, specialmente 
in quello concimato a concime animale, me¬ 
no in quello montano e coperto da boschi. Lo 
sterco degli animali, e quindi il terreno da 
essi contaminato, costituiscono il grande vei¬ 
colo dell'infezione. Secondo alcuni anzi (Io- 
seph) il bacillo esiste sempre nelle feci dei 
buoi e dei cavalli sani e nelle feci degli ani¬ 
mali in genere. Sanchez-Toledo e Vieillon 
avrebbero riscontrata positiva la ricerca del 
bacillo del tetano nel 10 % delle feci esami¬ 
nate. Si comprende adunque come siano som¬ 
mamente tetanigene le ferite prodotte da stru¬ 
menti agricoli imbrattati di terra. L insorgen¬ 


za del tetano, là dove non è dimostrabile una 
ferita, si può spiegare o ammettendo che in 
realtà una ferita ci sia stata, ma di così lieve 
entità da passare inavvertita, oppure ammet¬ 
tendo che il punto d’entrata del germe appar¬ 
tenga alle mucose. È noto infatti che la spora 
del tetano è ospite frequente dell’intestino 
umano. Dalle ricerche di Pizzini risulta che 
il 5 % delle feci umane contengono spore del 
tetano, le quali possono essere ingerite coi le¬ 
gumi crudi, con le frutta, ecc. In tali casi 
può l’infezione attecchire in corrispondenza 
di piccole lesioni di continuità localizzate lun¬ 
go il tubo digerente. Non bisogna dimenti¬ 
care inoltre che anche lai mucosa bronchiale, 
secondo alcuni, può contenere germi del te¬ 
tano allo stato saprofitico. Ricordiamo anche 
la maggior frequenza dell’infezione nel sesso 
maschile, essendo l’uomo più facilmente del¬ 
la donna esposto ai traumi. La statistica di 
questo ospedale comprende 36 uomini (80 %) 
e soltanto 9 donne (20 %). Per la stessa ra¬ 
gione (maggior frequenta, dei traumi) si spie¬ 
ga come la grande maggioranza dei casi si 
verifichino durante la stagione calda, quando 
fervono più intensi i lavori, specialmente dei 
campi. 

Un dato poi di un certo interesse rilevabile 
dalla nostra statistica» è quello che si riferisce 



Anni 1-10, 11-20, 21-30, 31-40, 41-50, 51-60, 61-70. 

- percentuale dei casi di T. eec. 1 età. 

-percentuale dei decessi ” ” 

x complessivamente da 30 anni in su. 

alla mortalità infantile. In 18 casi verificatisi 
in bambini da 3 a 10 anni la mortalità è stata 
del 61 % : cifra notevolmente superiore ai 


[Anno XXXIX, Num. 15] 


SEZIONE PRATICA 


567 


quella- della mortalità generale da noi rilevata 
(42 %). Anzi, detratti questi 18 casi, la mor¬ 
talità al disopra dei 10 anni risulterebbe sol¬ 
tanto del 30 %. La maggior parte degli au¬ 
tori non fa cenno della maggiore frequenza 
dell’infezione tetanica nell’età infantile, co¬ 
me pure sono scarsi i dati riguardanti la mor¬ 
talità nelle varie epoche della vita. La seguen¬ 
te tavola, compilata in base ai nostri rilievi 
statistici, dimostra che col crescere dell'età 
diminuiscono i casi d’infezione; la mortalità 
ha invece un comportamento diverso: si ab¬ 
bassa rapidamente dai primi anni di vita fino 
al 30° anno; da questa epoca in sù tende an¬ 
cora sensibilmente a rialzarsi, fino a raggiun¬ 
gere valori di poco inferiori a quelli dei pri¬ 
mi anni di vita. 

Periodo d'incubazione e decorso. — II pe¬ 
riodo d’incubazione del tetano è assai varia¬ 
bile; in genere oscilla tra 6 e 14 giorni. Ro¬ 
se nega che i primi sintomi possano insorge¬ 
re prima di 3-4 giorni dalla ferita. Anche la 
tossina preparata in vitro non agirebbe che 
dopo un periodo di latenza di qualche gior¬ 
no: periodo che per Nicolas non sarebbe mai 
inferiore a 4 giorni. 

Nella grande guerra furono però riscontrati 
casi di tetano con periodo d’incubazione as¬ 
sai più breve. Basterà accennare ad alcuni 
casi di Kummel con incubazione di 1-2 gior¬ 
ni, e ad uno di Ritter in cui i sintomi si ve¬ 
rificarono solo alcune ore dopo una vasta fe¬ 
rita alla coscia. Secondo la nostra esperienza, 
la brevità del periodo d’incubazione è da rite¬ 
nersi tutt’altro che rara. Noi infatti, là dove 
potemmo con precisione stabilire il periodo di 
tempo intercorso fra trauma e comparsa dei 
sintomi iniziali, rivelammo l’insorgenza di 
questi prima del 4° giorno nel 25 % dei casi 
(7 casi su 28): fra questi il periodo d’incuba- 
zione fu di giorni due in un caso, in un altro 
di 24 ore, di solo 6 ore in un terzo. 

È poi opinione ormai universalmente ac¬ 
re! Ut a che l 'evoluzione della malattia sia tan¬ 
to più grave quanto più breve è il periodo di 
incubazione. Accade tuttavia non di rado di 
osservare dei casi con brevissimo periodo di 
latenza e con decorso estremamente mite. Co¬ 
sì fra i nostri 7 infermi sopra ricordati (pe¬ 
riodo d’incubazione inferiore a quattro gior¬ 
ni) in quattro si ebbe l’esito letale, in tre la 
guarigione con durata della malattia da 12 
a 27 giorni. E si noti che la più breve durata 
dell’infezione (12 giorni) si ebbe proprio 1 nel 
caso citato in cui i primi sintomi insorsero 
solo sei o;e dopo la ferita. D’altro lato si os¬ 


servano casi a decorso gravissimo, rapidamen¬ 
te mortale in malati nei quiali la latenza fu 
di durata eccezionale. La qual cosa si verificò 
in due casi di nostra osservazione; l’uno con 
latenza di 17 giorni, l’altro di 19. In ambe¬ 
due la morte avvenne in terza giornata di ma¬ 
lattia. 

Questa apparente contraddizione di fatti si 
spiega con la possibilità che hanno i germi 
di rimanere per lungo temipo incapsulati, pro¬ 
ducendo un accumulo locale di tossina, che 
solo in secondo tempo e per cause diverse si 
mobilizza, producendo allora la malattia con¬ 
clamata : donde la necessità di non trascurare 
mai come inutile la iniezione preventiva di 
siero nelle ferite curate tardivamente, specie 
in quelle isporche di terra e con ritenzione di 
corpi estranei. Devesi inoltre considerare che 
la spora, da cui ordinariamente origina il te¬ 
tano, ha bisogno di condizioni locali adatte 
per dar luogo alla forma bacillare, produttri¬ 
ce di tossina. In condizioni d’ambiente sfavo¬ 
revoli (ad esempio nelle ferite ampiamente 
aperte) lo sviluppo del germe può ritardare 
anche per un tempo superiore a quello che 
in genere si ritiene il normale periodo di in¬ 
cubazione. 

In rapporto al periodo di latenza noi ab¬ 
biamo suddiviso i 28 casi in cui si potè ac¬ 
certare la durata della latenza in due gruppi a 
seconda che tale periodo fu inferiore o supe¬ 
riore ad 8 giorni. AI primo gruppo apparten¬ 
gono 11 ammalati, tra i quali 7 decedettero 
(63,4 %) al secondo 17 dei quiali solo 5 dece¬ 
dettero (29,4 %). Tali rilievi confermano dun¬ 
que in generale: 

1) che nella maggior parte dei casi il pe¬ 
riodo d’incubazione è superiore ad 8 giorni. 

2) Che la mortalità è notevolmente più 
alta nei casi a breve periodo di latenza. 

Un cenno particolare merita la controver¬ 
sa questione dei sintomi locali -con cui talora 
s’inizia la malattia: sintomi passati in silen¬ 
zio da alcuni autori, ammessi invece da altri 
con discreta frequenza e giustamente consi¬ 
derati di grande importanza pratica, in quan¬ 
to annunciano per primi l’avvenuta infezione. 

Compaiono di solito sotto forma di sensa¬ 
zione dolorosa, di stiramento, di rigidità dei 
muscoli appartenenti al territorio in cui ha 
sede la ferita. Secondo Spiegel essi furono os¬ 
servati in 7 eia-si sopra 131, tutti ad esito le¬ 
tale (5,3 %). Sonntag ritiene che si presenti¬ 
no con mollo maggiore frequenza, sebbene 
spesso sia difficile rilevarli; Schittenhehn, in 
base ad iarupia -esperienza fatta durante la 




568 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 15] 


grande guerra, giunge ad analoghe conclusio¬ 
ni. Degli autori Italiani il Fabris, nel lavo¬ 
ro citato, li avrebbe riscontrati in 7 casi su 
61 (11,47 %). Noi abbiamo potuto rilevare 
questi segni locali solo due volte su 28 casi 
(7 %). 

Per quanto si riferisce al decorso del tetano, 
notiamo che possono osservarsi casi, anche 
gravi, senza il minimo accenno ad un aumen¬ 
to della temperatura. In genere però esiste 
mia febbre modica che sale a valori altissimi 
(41-42°) nelle ore che precedono la morte, ve¬ 
rificandosi anche talvolta, ipertermia post-mor¬ 
tale. 

La morte per tetano avviene secondo alcu¬ 
ni per insufficienza cardiaca, dovuta al soprac¬ 
carico di funzione durante la contrazione te¬ 
tanica; secondo altri per asfissia conseguente 
al crampo dei muscoli respiratori. Non biso¬ 
gna poi dimenticare che in un certo numero 
di casi la morte può essere dovuta non già al 
tetano, ma ad una complicazione morbosa, in 
primo luogo alla bronco-polmonite ab inge- 
stis. Esclusa questa eventualità, la morte per 
tetano può avvenire: 

1) Per 1’aggravarsi di tutti i sintomi, cioè 
per l’aumento della rigidità di tutto il siste¬ 
ma muscolare, il che ci sta a dimostrare co¬ 
me il sistema nervoso ,sia saturato di tossina, 
in questi Casi l’episodio ultimo, caratteristico, 
è il rapido elevarsi della temperatura che può 
raggiungere, come abbiamo detto, cifre al¬ 
tissime (41-42°) e che si mantiene anche per 
un certo tempo dopo la morte. L asfissia al¬ 
lora, volendo considerare questa come fatto¬ 
re principale di morte, è lenta, progressiva, 
fino a raggiungere un maximiun — coma 
asfittico — incompatibile con la, vita. 

2) Per arresto istantaneo del respiro, in 
seguito ad accesso tetanico di lunga durata. 
Sulla frequenza di questa ultima eventualità 
si danno cifre molto diverse; ad ogni modo è 
certo che la possibilità che l’ammalato soc¬ 
comba durante un accesso convulsivo deve 

essere tenuta sempre presente. 

Terapia : 

a) Terapia specifica. — L’efficacia del 
siero antitetanico usato a scopo profilattico 
appare ormai incontestata. Chi consideri le 
cifre della mortalità agli inizi della grande 
guerra (84%), quando il siero non era an¬ 
cora prodotto in quantità sufficiente al biso¬ 
gno, e quelle conseguenti alla razionale ed 
adeguata applicazione del metodo profilattico 
nel periodo successivo (47 %), può rendersene 
ampiamente ragione. Ma, a, malattia concla¬ 


mata, la somministrazione del siero non sem¬ 
bra influenzare efficacemente il processo mor¬ 
boso, dimostrandosi l’antitossina incapace di 
neutralizzare la tossina già legata alla sostanza 
nervosa. 

I tentativi escogitati per ovviare a questo 
inconveniente non hanno dato risultati ap¬ 
prezzabili. Alla via sottocutanea si è sostitui¬ 
ta quella intramuscolare o endovenosa per 
ottenere un più rapido aissorbimenito ; si è 
tentata la iniezione nello speco vertebrale o 
direttamente negli spazi subdurali allo scopo 
di portare l’antitossina a più diretto contatto 
con la sostanza nervosia: metodi di non sem¬ 
pre facile attuazione e non scevri di inconve¬ 
nienti. Si è infine usata l’antitossina ad altis¬ 
sime dosi. Brace cita il caso d’un malato a cui 
furono iniettate in 20 giorni 9 volte 100.000 
U. I. pari a 6 litri di siero di cavallo, con una 
spesa di 90 sterline! 

Non bisogna però dagli insuccessi terapeu¬ 
tici essere indotti a negare ogni efficacia al¬ 
l’antitossina. Iniettata nell’organismo essa 
neutralizza la tossina in continuo arrivo dal 
focolaio d’infezione, il quale molto spesso, 
non bisogna dimenticarlo, ci è affatto scono¬ 
sciuto e continua quindi indisturbato, per tut¬ 
ta lai durata della malattia, a produrre tos¬ 
sine. In questo senso è utile e necessaria la 
antitossina, sebbene sulla maggiore efficacia 
di alcune sue vie d’introduzione, o sui bril¬ 
lanti risultati ottenuti seguendo il metodo del¬ 
l’inondazione si possa essere scettici. Certo è 
che in molti casi, al momento in cui inter¬ 
viene la siero-terapia, la tossina può essere le¬ 
gata alla sostanza nervosa in dosi non mor¬ 
tali; ond’è sempre buona norma neutraliz¬ 
zare mediante il siero la tossina ancora in 
circolo ed in continuo arrivo dal focolaio di 
infezione, e al tempo stesso, se possibile, ag¬ 
gredire la ferita, sbrigliarla, sì da indurre 
condizioni di vita più sfavorevoli al germe. 

Abbiamo accennato alle difficoltà di iniet¬ 
tare il siero nello speco vertebrale e ai peri¬ 
coli che ne possono derivare. Le prime de¬ 
rivano dalla rigidità della colonna vertebrale 
e dalla posizione stessa del malato (opistoto- 
no) che riduce al minimo gli spazi interver¬ 
tebrali; i secondi possono essere inerenti al 
siero (meningiti purulente, mortali, per inie¬ 
zioni di siero nel rachide) o alla tecnica per 
iniettarlo. Tutti sanno che basta un leggiero 
stimolo per risvegliare le contrazioni tetani¬ 
che: tanto più dunque esse si produrranno 
per il dolore e per la reazione di difesa del 
soggetto durante la puntura lombale. Pdcor- 
diamo a questo proposito il caso di un nostro 



[Anno XXXIX, Num. 15] 


SEZIONE PRATICA 


569 


ammalato, nel quale le conseguenze quasi cer¬ 
tamente funeste di un grave accesso tetanico 
seguito a puntura lombare furono evitate me¬ 
diante la respirazione artificiale. 

Il metodo delle iniezioni subdurali di siero 
antitetanico, introdotto recentemente da Betz, 
vanta casi di guarigione (Boker, Meffert, 
Hartleib, Goedecke, ecc.). Solo per tale viia, se¬ 
condo questi autori, il siero giunge a- contatto 
coi centri nervosi; mentre per la via intrara- 
chidea, avendo esso un peso specifico mag¬ 
giore del liquor, non può diffondersi e tanto 
meno salire lungo lo speco vertebrale. Sono ad 
ogni modo troppo scarsi i casi citati per suf¬ 
fragare sufficientemente l’utilità e l'efficacia 
di tal mezzo di cura, il quale non può avere 
per ora una Larga diffusione nella pratica me¬ 
dica. 

Di comune applicazione è invece il meto¬ 
do preconizzato da Sicard delle iniezioni lo¬ 
cali. Previo lavaggio della ferita mediante 
cloralio ad alte dosi, si iniettano 5-10 cmc. 
di siero attorno al focolaio traumatico e 15-20 
cmc. attorno ai grossi tronchi nervosi peri¬ 
ferici che innervano la zona traumatizzata 
(iniezioni para nervose periferiche). 11 tratta¬ 
mento viene ripetuto a distanza di 48 ore e 
si associa ad iniezione di siero nel rachide 
e nei muscoli. 

b) Cura sintomatica. — Ha lo scopo di 
combattere la contrattura muscolare e la esa¬ 
gerata eccitabilità nervosa. La prima è in 
realtà poco influenzabile: il tetanico anche se 
trattato energicamente con rimedi sedativi, re¬ 
sta sempre rigido. La seconda può essere in¬ 
vece combattuta efficacemente : cosa di gran¬ 
de importanza se si considera che l’accesso 
tetanico, sempre di origine riflessa., può essere 
di gravità tale da compromettere di per sè 
stesso la vita deirammalato. Citiamo solo, tra 
i vari rimedi sintomatici, quelli usati più co¬ 
munemente: 

i bromuri e il cloralio idrato nella dose 
giornaliera di 4-6 gr.; 

il cloruro di calcio , di cui è ben nota l’a¬ 
zione antispastica e sedativa; 

il solfato di magnesio, l;a cui efficacia si 
esplica in realtà più sulle contrazioni perife¬ 
riche che isullo spasmo del diaframma o della 
glottide. Tra i rimedi di questa categoria, 
preconizzati recentemente, ricordiamo il Ve- 
ronale (Martiri) di pronta efficacia e di scarsa 
tossicità e Y Avertine. introdotta da Laeven 
nel 1927, poi usata con buoni risultati da 
Haas, Kreuter ed altri. 

Nè dobbiamo dimenticare la sparteina, vec¬ 


chio medicamento richiamato oggi in onore. 
Recentemente è stata avanzata l’ipotesi che 
questa agisca immunizzando il incorasse con¬ 
tro la tossina o rendendolo meno adatto a ri¬ 
sentire gli effetti di questa. 

Alcuni autori tedeschi usano da qualche 
tempo le iniezioni locali di novocaina, otte¬ 
nendo per 2-4 ore un rilasciamento del tono 
muscolare. Pare che questa sostanza, avendo 
anch’essa aTfinità per il sistema nervoso, agi¬ 
sca nel senso di far perdere alla tossina la via 
del neurasse. Leggermente diversa è l’inter¬ 
pretazione di Rychlick il quale suggerisce di 
iniettare antitossina e cocaina insieme, pen¬ 
sando che quest 'ultima, essendo neuro-affine, 
prepari la strada alla antitossina che pei sè 
• non predilige la sostanza nervosa. 

Alcuni autori applicano poi su larga scala 
V anestesia generale (narcosi eterea o cloro for¬ 
mica): Tasisociazione di queste sostanze col 
siero costituirebbe un vero sinergismo terapeu¬ 
tico. A questo punto gioverà osservare che re¬ 
centi esperienze tenderebbero a dimostrare 
che il tetanico, anziché giovarsi, riceve un dan¬ 
no dall’etere somministrato contemporanea¬ 
mente al siero; e ciò deriverebbe dal fatto che 
l’etere e la cloronarcosi sottraggono a molti 
organi, e particolarmente al sistema nervoso, 
quantità notevoli di lipoidi e specialmente di 
colesterina, sostanza molto solubile nell’etere 
e nel cloroformio (Novi). Circa il comporta¬ 
mento dei lipoidi, ognuno sa come queste so¬ 
stanze combattano efficacemente le azioni lo¬ 
cali dei veleni, sia endogeni che esogeni. 

L’acido fenico hiat azione antispastica e se¬ 
dativa notevoli; inoltre ha azione antitossica 
elettiva sui centri nervosi. Sono noti i grandi 
vantaggi della cura Baccelli applicata al te¬ 
tano. Qualche autore, usando solo acido fe¬ 
nico per tutta la durata della malattia avreb¬ 
be ottenuto dei risultati sorprendenti: Benve¬ 
nuti 1 ’87 % di guarigioni, Ascoli il 98 %, 
Pilloni il 70 %. Infine anche per questa so¬ 
stanza unita al siero si è parlato di sinergismo 
terapeutico (Woods). Certo è che La maggior 
parte degli autori associano con vantaggio la 
sieroterapia con la cura Baccelli. 

* 

* * 

Esponiamo ora brevemente il trattamento 
che ai malati di tetano viene praticato nel 
nostro ospedale. 

Il paziente è isolato in camera a parte; la 
luce è ridotta ial minimo, e sul pavimento 
vengono distese coperte per attutire il rumore 
dei passi (sistema Marchall-Hall-De Renzi). In 
tal modo l’ammalato viene sottratto agli sii- 




570 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 15] 


moli dèllambiente. Si procede al più presto 
allo sbrigliamento della ferita (ove esista) e 
al lavaggio di questa con acqua ossigenata. 

Anche localmente vengono fatte applica¬ 
zioni di antitossina. Per iniettare il siero in 
genere si usa la via intramuscolare: raramen¬ 
te, in casi eccezionalmente gravi, si è fatto 
ricorso alla via endovenosa* ed endorachidea, 
le quali peraltro non hanno modificato la e- 
voluzione della malattia. La quantità di siero 
somministrata è in genere di 40-80 cmc. prò 
die (20-40.000 U. I., Rosenau) e varia entro que¬ 
sti limiti a seconda dell’età del soggetto e 
della gravità dell’infezione. La quantità to¬ 
tale è di solito per un adulto di 500-600 cmc.; 
raramente si giunge a dosi maggiori (700- 
750 cmc.). 

Al siero si associa la cura Baccelli. L’acido 
fenico viene usato in soluzione oleosa al 10 % 
(Martiri). Di questa soluzione si iniettano 2 
cmc., due volte al giorno (40 ctg. di fenolo). 

Contemporaneamente isi inizia un’energica 
cura analgesico-sedativa a base di bromuro e 
di cloralio per clistere. La formula da noi 
prescritta è la seguente: 


Cloralio Idrato 

g- 

2 

Bromuro di potassio 

g- 

4 

1 

Rossi d’uovo 

n. 

Infuso di Valeriana* al 4 % 

g- 

100 

Muci 1 lagine gommosa 

g- 

50 

Laudano 

gocce 

XV 


da ripetersi eventualmente 2-3 volte nelle 24 
ore. Viene anche adoperata la isparteina (3-6 
ctgr. al giorno per via ipodermica). 

Un importante provvedi mento terapeutico 
che a noi preme di segnalare soprattutto al¬ 
l’attenzione del medico pratico, consiste nel- 
Pattuare sistematicamente la respirazione arti¬ 
ficiale ogni qualvolta intervengano fenomeni 
asfittici. 

Già abbiamo fatto rilevare come una delle 
più comuni cause di morte nel tetano sia rap¬ 
presentata dall’arresto brusco del respiro, in 
conseguenza di un accesso convulsivo di lun¬ 
ga durata (spasmo del diaframma e dei mu¬ 
scoli intercostali): ond’è logico combattere in 
tali casi l’imminente asfissia con ogni mezzo 
di cui possiamo disporre, in primo luogo con 
la respirazione artificiale. 

È strano tuttavia che di questa semplicis¬ 
sima manovra alla portata di tutti non sia 
fatta menzione, per quanto ci risulta, nei più 
noti trattati di terapia. Nel nostro ospe¬ 
dale dove la respirazione artificiale viene si¬ 
stematicamente praticata ogni qualvolta le 


contrazioni, per la loro gravità e durata, met¬ 
tono a repentaglio la vita dell’infermo, si sono 
potuti ottenere effetti insperati, realizzando 
per tal modo un minimo di efficenza respi¬ 
ratoria durante il periodo di apnea, e cioè fi¬ 
no al ripristinarsi della respirazione normale. 

È evidente che nei casi gravissimi, con con¬ 
trazioni subentranti e di eccessiva durata, an¬ 
che la respirazione artificiale può rimanere 
senza effetto: ma, ove si .consideri che in 
qualche caso la morte può larwenire solo un 
istante prima del momento in cui, al cessare 
delle contrazioni, si ristabilirebbe la respira¬ 
zione normale, è evidente che quel minimo di 
aereazione polmonare può ridare almeno tem¬ 
poraneamente la vita dell’ammalato. Se poi 
pensiamo che l’accesso tetanico da noi sven¬ 
tato nei suoi effetti perniciosi sia l’ultimo di 
tutta una serie di gravità crescente, coincida 
cioè con l’acme della malattia e che questa 
poi si attenui, si comprende come in un si¬ 
mile fortunato caso si debba ad un così sem¬ 
plice espediente La salvezza dell’infermo. Uno 
di noi (Mondolfo) a questo proposito ebbe già 
l’occasione di riferire alla Società Medico-Chi¬ 
rurgica della Romagna alcuni casi clinici che 
crediamo utile riassumere brevemente. 

Viene ricoveralo in ospedale in condizioni 
gravissime un giovinetto quattordicenne che 3 
giorni prima si era prodotta una leggera fe¬ 
rita all’alluce del piede destro. La brevità del 
periodo d’incubazione e la imponenza dei sin¬ 
tomi iniziali de pone Vano per una forma gra¬ 
ve, a rapida evoluzione. Si iniettano nel ra¬ 
chide 35 cmc. di siero ed eguale quantità nei 
muscoli. 'Nella notte gli attacchi convulsivi 
si fanno più frequenti e più gravi, sino a che 
si determina l’improvviso arresto del respiro. 
Il bambino diviene inerte, cianotico; il polso, 
dapprima frequente, si fa raro ed aritmico: 
morte apparente. Si pratica La respirazione ar¬ 
tificiale, e si riesce ad ottenere dopo pochi 
minuti la reviviscenza. Il giorno seguente si 
nota deciso miglioramento: le contrazioni te¬ 
taniche si presentano meno gravi, il polso 
è di frequenza pressoché normale, ritmico. In 
14 a giornata di degenza il paziente è dimesso 
guarito dall’ospedale. 

In un altro caso trattavasi di un bambino 
di sei anni in cui l’arresto del respiro si de¬ 
terminò in seguito a contrazione causata da 
puntura lombare. Anche questo piccolo in¬ 
fermo dovette la sua salvezza alla pratica del¬ 
la respirazione artificiale : In un altro caso in¬ 
vece il pronto intervento degli infermieri e 
del medico valse bensì a scongiurare per ben 
tre volte il pericolo : però al quarto attacco, 



[Anno \X\I\, Num. lo] 


SEZIONE PRATICA 


571 


sopravvenuto a breve distanza dagli altri, si 
ebbe l’esito letale. 

Dei risultati terapeutici da noi ottenuti, per 
quanto si riferisce alla diminuzione della mor¬ 
talità, già abbiamo riferito all’inizio del pre¬ 
sente lavoro. Giova qui notare che di 45 ma¬ 
lati pervenuti alla nostra osservazione 8 fu¬ 
rono ricoverati in condizioni gravissime; 5 
di essi morirono nelle prime 24 ore di de¬ 
genza, gli altri entro le 48 ore. Ora ben si 
comprende come la gravità di simili casi su¬ 
peri ogni risorsa della terapia. 

Dalle indagini fatte risulta che di questi 8 
infermi 3 erano giunti in ospedale lo stesso 
giorno o il giorno successivo all’inizio della 
malattia; gli altri erano ammalati da più di 
due giorni, e solo per circostanze speciali non 
poterono essere ricoverati prima. 

Nei riguardi del primo gruppo di casi, ri¬ 
coverati in ospedale pressoché all’inizio della 
malattia, è da considerare che il tetano de¬ 
corre talvolta in modo così rapido e grave da 
render vano ogni tentativo terapeutico. Ciò 
dipende innegabilmente dalla grande virulen¬ 
za che può acquistare il germe in determi¬ 
nate circostanze, quali la natura del terreno 
e la sua ubicazione. Valga di esempio l’osser¬ 
vazione della percentuale enorme dei casi di 
tetano all’inizio della grande guerra sul fron¬ 
te francese, ove, oltreché per la sua frequen¬ 
za, la malattia s’imponeva per la estrema gra¬ 
vità del decorso. Soltanto in seguito, con 
l’uso sistematico del siero profilattico, si po¬ 
tè arginare il terribile morbo. Anche nei so¬ 
pra riferiti casi di nostra osservazione si può 
fare appello alla speciale malignità del genio 
infettivo. 

Al secondo gruppo appartengono ammalati 
giunti tardi all’ospedale o per incuria dei pa¬ 
renti o del malato stesso nel richiedere l’au¬ 
silio di persona dell’arte, o perchè l’abitazio¬ 
ne del mlalato era situata in zona pressoché 
impraticabile & lontana dal centro abitato. In 
hi li casi è certo che una cura tempestivamen¬ 
te iniziata avrebbe dato grandi probabilità di 
esito favorevole. Tutte le statistiche in genere 
devono necessariamente tener calcolo di que¬ 
sto dato (tardivo intervento terapeutico) che 
inalza alquanto la cifra della mortalità. Nella 
nostra statistica, ad esempio, esclusi questi 5 
casi, si avrebbe solo una mortalità del 35 %. 

Concludendo, dall’insieme delle nostre os¬ 
servazioni, in armonia con i rilievi clinico- 
statistici registrati nella ormai abbondante let¬ 
teratura sulla infezione tetanica, risulta che: 

1) la mortalità per tetano è iancor oggi 
molto elevata; 


2) l’antitossina è efficacissima a scopo 
preventivo; ma la sua efficacia è scarsa a 
malattia già conclamiata; 

3) in qualche caso- il decorso è così ra¬ 
pido e di tale gravità da rendere vano ogni 
tentativo terapeutico; 

4) nondimeno la sieroterapia, specialmen¬ 
te se associata ad energica azione sedativa, dà 
vantaggi indiscutibili: tanto più si manifesta 
efficace, quanto più precocemente attuata; 

5) la respirazione artificiale, in casi di 
apnea -consecutiva ad accesso tetanico, deve 
essere sistematicamente praticata ed a lungo 
protratta, potendosi per tal modo salvare am¬ 
malati in condizioni disperate. 

RIASSUNTO. 

A 

Gli AA., dallo studio di 45 casi di tetano 
ricoverati nell’Ospedale Maurizio Bufalini di 
Cesena nel decennio 1922-31, traggono ar¬ 
gomento per fare alcuni rilievi concernenti la 
mortalità nelle varie epoche della vita, il pe¬ 
riodo d’incubazione e il decorso del tetano. 
Espongono poi quale sia lo stato attuale del¬ 
la terapia) di questa affezione e il trattamento 
che ai malati di tetano viene fatto in detto 
ospedale. Da ultimo si soffermano sulla ne¬ 
cessità di praticare la respirazione artificiale 
ogni qualvolta le contrazioni tetaniche siano 
di gravità e di durata tali da compromettere 
la vita del paziente. 

Secondo gli autori, questo semplice espe¬ 
diente può essetre bastevole a impedire che 
il tetanico soccomba per asfissia durante un 
accesso convulsivo. 

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(A. Bichel. Die Med. Welt , 30 gennaio 1932). 

La storia della dottrina sulle vitamine può 
dividersi in quattro parti : la prima comprende 
i lavori che portarono -alla scoperta delle vita¬ 
mine, ed in particolare di alcuni fattori vita¬ 
minici ed alla conoscenza dei rispettiti quadri 
clinici, per mancanza totale delle vitamine nel¬ 
l’alimentazione o soltanto di alcuni suoi fat¬ 
tori (avitaminosi, A. B. C. ecc.); la seconda è 
caratterizzata dallo studio delle fine modifi¬ 
cazioni del ricambio energetico e materiale, i 
quali si trovano a base delle manifestazioni 
cliniche della malattia (disturbi dell’accresci¬ 
mento, beri-beri, scorbuto, rachitide e distur¬ 
bi di riproduzione); la terza, riguarda la pre¬ 
parazione delle vitamine allo stato di purezza, 
e la quarta infine 1 , come conseguenza di que¬ 
st’ultimo .periodo, studia riperavitaminosi, do¬ 
vuta all’esagerato apporto di vitamine, in gran¬ 
di quantità all’organismo. Poiché le vitamine 
sono contenute in piccolissima dose negli ali¬ 
menti, e d’altra parte poiché il corpo può usu¬ 
fruire solo limitatamente delle vitamine intro- 
dolte collalimentazione e non è capace da solo 
di fabbricarsele, così si é potuto arrivare a ri¬ 
produrre il quadro della iperavitaminosi to¬ 
tale o di alcuni fattori (A. B. C. ecc.) soltanto 
quando si è riusciti a produrre e preparare allo 
stato puro le differenti vitamine. 

Se il quadro clinico delle avitaminosi è ab¬ 
bastanza conosciuto, poco note sono invece le 


alterazioni fini del ricambio energetico e ma¬ 
teriale dell’organismo in carenza di vitamine. 

Da una fine analisi di queste alterazioni, si 
potè giungere al convincimento, che non tutti 
i fattori vitaminici, ritenuti dapprima da noi 
come unici, fossero tali, ma si dimostrò poi 
come molti di essi risultassero formati da due 
o più fattori differenti per la loro azione. Così 
p. es., la vitamina B. contiene due fattori, 
l’uno B 1 antineuritico e promovente lo svi¬ 
luppo, e l’altro B 2 antipellagroso e promoven¬ 
te l’accrescimento. 

Alle alterazioni del ricambio energetico e 
materiale compartecipano, sia nella avitamino¬ 
si generale che parziale (A. B. C. ecc.) tanto le 
sostanze organiche, che gli elementi minerali 
del corpo. 

Come espressione di alterazioni morfologi¬ 
che nella avitaminosi si trovano solo processi 
di atrofia e di degenerazioni delle cellule dei 
tessuti e degli organi; mai dei processi a ca>- 
rattere infiammatorio, i quali, se sono presen¬ 
ti, rappresentano soltanto dei fenomeni secon¬ 
dari; le gravi alterazioni del ricambio mate¬ 
riale conducono infatti a dei prodotti interme¬ 
diari passeggeri o finiscono per dare origine 
a particolari ed abnormali composizioni.^ 

Nel corpo in avitaminosi compare così una 1 
sostanza tossica, la quale però non giustifica 
come hanno cercato di fare alcuni il concetto- 
di tossicosi, per la avitaminosi, benché alcuni 
sintomi di essi abbiano una origine tossica. 

Vogt e Moller, in questi ultimi tempi, at¬ 
tribuirono queste manifestazioni tossiche del¬ 
la avitaminosi B, al Methilglyoxal, che sarebbe 
un prodotto intermediario del ricambio dello 
zucchero; un prodotto cioè di passaggio della 
glicoli si animale, il quale si troverebbe, in que¬ 
sta forma, presente nel sangue in quantità 
maggiore del normale ed avrebbe una azione 

tossica. 

Tali risultati si riallacciano a ricerche fatte 
dall’autore- già fino dal 1924 sul bilancio del 
carbonio, ricerche confermate poi da Nigra, 
e più tardi da Jam Roche sul filtrato di san¬ 
gue deproteinizzato di piccione in avitamino¬ 
si B col comportamento del quoziente C. : N- 
(Bull. Soc. Chim. Biol ., 1931, n. 2). La gran¬ 
de importanza, che ha assunto odiernamente 
lo studio del bilancio del carbonio negli stati 
di avitaminosi si spiega col fatto, che solo co¬ 
sì, si può penetrare nel segreto delle oscure 
alterazioni predominanti nelle avitaminosi. 

Abbassamento del ricambio basale, innalza¬ 
mento del ricambio materiale, senza bastante 
compenso nella alimentazione sufficiente del¬ 
le cellule, aumento della carbonuria diossida¬ 
ti va costituiscono la triade, in cui sono com¬ 
prese le alterazioni speciali del ricambio ma¬ 
teriale delle sostanze organiche nelle avitami¬ 
nosi. . . 

Di pari passo vanno con queste alterazioni, 

quelle del ricambio dei minerali specialmem- 


[Anno XXXIX, Num. lo] 


SEZIONE PRATICA 


— o 

O io 


te del ferro e del calcio. Nelle alterazioni da 
avitaminosi, si deve sempre considerare come 
punto di partenza le alterazioni delle sostanze 
organiche cellulari anche se le alterazioni si 
mostrano prevalentemente, come disturbo, del 
ricambio minerale. 

Le funzioni delle vitamine possono essere 
adattate alla particolarità del ricambio materia¬ 
le ed energetico delle cellule in alcuni organi 
in un modo specifico. Spetta dunque loro una 
certa specificità; sono esse infatti dei catalizza¬ 
tori della più alta specificità. Ma i progressi 
maggiori nello studio delle vitamine, si sono 
fatti in questi ultimi tempi, nella preparazione 
allo stato di purezza dei differenti fattori vita¬ 
minici. Karl Oppenheimer ci descrive, come 
Windaus sia riuscito, mediante speciale irra¬ 
diazione, ad ottenere in questi ultimi mesi 
dell’anno (corrente, la vitamina D lt pura e cri¬ 
stallina ad alto potere' vitaminico. Le sue dosi 
limiti sono mgr. 0,00003. Essa è identica alla 
sostanza tossica, il limite dose della quale si 
trova ia< 0,05 mgr. Contemporaneamente Lin- 
sert con irradiazioni a lampada di magnesio, 
giunse ad ottenere una vitamina D. 2 , >che è 
ancora attiva; risultò poi che la D. x è una 
formazione molecolare di D. 2 , con un iso¬ 
mero alcoolico. La D 2 è una sostanza identica 
al Calciferol di Askew e collaboratore. Allo 
stesso gruppo di corpi ai quali appartengono, 
colesterina, ergosterina e suoi derivati e le 
sterine, vi è anche forse la vitamina E, la vita¬ 
mina della ri-produzione, la quale sarebbe con¬ 
centrata in preparati ad altissima efficacia, ma 
la cui natura chi mica non è ancora ben nota. 
Loewe, Doni e Faure, hanno isolato da que¬ 
sti prodotti la « Tokinina », corpo il quale pro¬ 
duce nei ratti castrati l’aspetto caratteristico 
dell’ormone sessuale femminile. 

Sembra dunque esistere fra vitamina E e 
tokinina un certo rapporto di vicinanza. Alla 
classe delle sterine, sembra si debbano ascri¬ 
vere anche gli ormoni sessuali maschili e fem¬ 
minili. Butenand, Doisy e Marrion, hanno ot¬ 
tenuto cristallizzato l'ormone sessuale femmi¬ 
nile e Butenand anche il maschile. La for¬ 
mula chimica dell’ormone follicolare è, secon¬ 
do questo A., C 18 H 22 O 2 , per quello testicola¬ 
re C 16 li 20 O 2 . I due ormoni sono certamente 
simili, perchè contengono lo stesso nucleo 
ad anello. Dose limite pel primo è, 0,000025 
mgr., pel secondo 0,001 mgr. Schòller li ri¬ 
cavò dall urina di donna gravida e del gio¬ 
vane uomo. 

Ad un’altro gruppo di sostanze appartiene 
la vitamina A o dell’accrescimento. Questa 
vitamina si forma nel corpo da una provita¬ 
mina, lai carotina, pigmento giallo diffuso nel¬ 
le piante ed in ispecie nelle carote. Euler, con 
nutrizione ricca di carotina ai conigli e ai ca¬ 
ni, osservò un accumularsi di vitamina nel fe¬ 
gato. Karrer ne ha scoperto la formula: C 20 , H 2 9, 
Oli. La carotina al contrario consta di più iso¬ 


meri ed è della formula C M0 H 5G . La vitamina 
origina dalla molecola della carotina per una 
decomposizione ossidativa in due parti, nelle 
quali si forma il gruppo CH 2 OH. La dose li¬ 
mite è 0,0001 mgr. per il topo, per un giorno. 
La vitamina Bj fu isolata per prima volta da 
Jensen e Donath dal riso; Windas e collabora¬ 
tori ne riuscirono a preparare un derivato- cri¬ 
stallizzato. Windans dà come formula C I2 H I7 , 

N 3 , OS. 

Dose limite 0,0033 per giorno. 

Spetta agli scienziati norvegesi il merito di 
avere portato un largo contributo invece al¬ 
lo studio della vitamina C. 

Questa vitamina è molto sensibile all’ossi¬ 
geno dell’aria e perciò essa viene distrutta ne¬ 
gli alimenti, che la contengono, sia colla es- 
sicazione, sia colla bollitura, sia colla conser¬ 
vazione, che colla salatura. È noto come que¬ 
sta vitamina, si;ai relativamente resistente nelle 
soluzioni acide, ma come sia facilmente dan¬ 
neggiata invece in quelle alcaline o neutre. 
Queste qualità quindi occorre tenere presenti 
nella sua preparazione. 

La vitamina C. è secondo Rjgh un orto-di-fe- 
nol assai efficace nello scorbuto delle cavie al¬ 
la dose di- 0,02 fino a 0,03 mgr. 

Fu preparata dalla narcotina (C 22 , II 23 0- N) 
la quale si ottiene dalle arancie, coni metodi 
di estrazione in- cui si deve operare senza la 
presenza di aria. La narcotina è inattiva di 
per se stessa-, ma trattata con raggi ultravio¬ 
letti o acido cloridrico diventa attiva. 

Rjgh perciò considera le vitamine C come 
un derivato della narcotina. 

Vitamina G formatasi .spontaneamente |si 
trova nell’orzo fermentato. 

Rjgh trovò aggiungendo a 1 Kgr. di orzo 
fermentato 10 gr. di narcotina, dopo 10 gior¬ 
ni tutta la narcotina trasformata in orto-di-fe¬ 
nolo. 

11 gruppo metilico era stato separato come 
alcool metilico e come tale fu dimostrato. 

Manzini. 


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574 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 15] 


SUNTI E RASSEGNE. 

RENI E VIE URINARIE. 

L’ammoninria spontanea e provocata nelle 
nefropatie. 

(Cipriani, Pinolini e Valle. Archivio per le 
scienze mediche, novemibre 1931). 

La grande maggioranza degli studiosi si as¬ 
socia oggi alla concezione di Nash e Benedict 
secondo la quale la genesi delPammoniuria è 
da riferirsi ad una funzione del rene che pro¬ 
durrebbe sinteticamente la massima parte del- 
l’ammotniaca delle urine. Gli AA. premettono 
alcune considerazioni sull’ammoniuria, l’am- 
moniemia e l’ammoniogenesi. 

Ammoniuria. In condizioni normali un'uo¬ 
mo del peso di 65-70 Kg., a dieta abituale mi¬ 
sta, elimina gr. 0,400-0,600 di ammoniaca nel¬ 
le 24 ore, corrispondente a 0,300-0,500 gram¬ 
mi in 1000 cmc. di urina e al 4-5 % dell’azo¬ 
to totale urinario. L’eliminazione dell'ammo¬ 
niaca varia in relazione col tipo di alimenta¬ 
zione : si abbassa con un regime nettamente 
vegetariano che è alcalinizzante e .si innalza 
con un’alimentazione protratta esclusivamente 
albuminoidea che è acidificante. L’acidosi si 
accompagna quasi sempre a iperammoniuria; 
questa quindi si osserva nel digiuno, nel dia¬ 
bete mellito grave, nella grave insufficienza 
epatica, nell’asfissia, ecc. Solo l’acidosi ure¬ 
mica non si accompagna a iperammoniuria 
pur riscontrandosi talora ini detta acidosi forti 
riduzioni della riservai alcalina del sangue. 
L’alcalosi invece si accompagna ad ipoammo- 
niuria. 

Variando collo stato di acidità e di alcali¬ 
nità del sangue la quantità di ammoniaca nel¬ 
le urine, si pensa che un meccanismo dì re¬ 
golazione dell’equilibrio acido-basico presieda 
all’eliminazione di questa base in quanto l’am¬ 
moniaca base forte legherebbe gli acidi mentre 
lascierebbe in libertà le basi nel sangue. 

Amtnoniemia ed ammoniogelicsi. Coi meto¬ 
di moderni di ricerca vari autori hanno ri¬ 
scontrato che in condizioni normali la quan¬ 
tità di ammoniaca nel sangue è quasi sempre 
inferiore a mmgr. 0.05 in 100 cmc. (0,011- 
0,037 secondo Parnas e Klieisicki). Essa però 
varia secondo la regione in cui viene prele¬ 
vato il sangue. 

Sebbene da recenti ricerche risulti che di¬ 
versi organi e tessuti possono formare ammo¬ 
niaca, è certo però che sopratutti il rene pre¬ 
siede alPammoniogenesi e particolarmente al¬ 
la genesi dell’ammoniaca che sì elimina con 
Purina. In favore della genesi renale dell’am- 
moniuria pariamo i seguenti argomenti: 1) 
mancanza di ogni rapporto tra ammoniemia 
ed ammioniuria; 2) Pam man ferma non au¬ 


menta dopo nefrectomia bilaterale o legatura 
degli ureteri; 3) l’ammoniaca della vena re¬ 
nale è in quantità più che doppia di quella 
che si riscontra nell’arteria renale e nel san¬ 
gue della circolazione generale. 

Circa le sostanze da cui si forma l’ammonia¬ 
ca si sono prospettate varie possibilità. Secon¬ 
do Nash e Benedict l’ammoniaca nel rene si 
formerebbe dall’urea, secondo Besan^on ed 
altri dagli aminoacidi, secondo alcuni autori 
tedeschi esisterebbe nel sangue una sostanza 
madre dell’ammoniaca. Come si vede la que¬ 
stione inon è ancora risolta. 

Gli AA. dosarono l’ammoniaca nelle urine 
adoperando contemporaneamente due metodi : 

a) il metodo della distillazione e dosaggio 
titrimetrico; b) il metodo di fissazione dell'am¬ 
moniaca col Permuti t e dosaggio colorimetri- 
co. Con numerosi dosaggi di confronto ado¬ 
perando urine non dealbuminizzate, e dealburni- 
nizzate, i due metodi diedero in complesso ri¬ 
sultati molto vicini. Nello stesso tempo si pren¬ 
devano in considerazione i caratteri dell’urina, 
l’urea e il cloruro di sodio nelle urine, l'azoto 
incoagulabile, il cloruro di sodio e la riserva 
alcalina nel sangue, le prove della diluizione e 
della (concentrazione, e si teneva conto del tipo 
di alimentazione ed in alcuni casi fu anche do¬ 
sata Pammoniemia. 

Le ricerche furono condotte su SS casi : 5 
soggetti sani, 7 casi di glomerulo-nefrite a- 
cuta e subacuta, 7 casi di glomerulonefrite 
diffusa cronica senza insufficienza renale as¬ 
soluta, 8 nefrosclerosi primitive o secondarie 
con insufficienza renale assoluta, 5 nefrosi, 1 
pielite, con un totale di 290 osservazioni. Nei 
casi non gravi fu somministrata per 3 giorni 
consecutivi un’alimentazione acidosica per pro¬ 
vocare iperammoniuria. 

Gli AA. pervennero alle seguente conclu- 
tsioni : 

1) nelle glomerulo-nefriti acute e subacute 
l’ammoniuria si comporta in relazione al gra¬ 
do di deficienza funzionale secretiva: l’ammo- 
niuria è normale se la lesione è leggera, è 
invece abbassata più o meno fortemente se¬ 
condo il grado di deficienza funzionale; 

2) nelle glomerulo-nefriti diffuse croniche 
l’ammoniuria si dimostra pure in relazione 
pressoché costante col grado, di deficienza fun¬ 
zionale secretiva del rene; 

3) nei casi di nefrosclerosi primitiva, e se¬ 
condaria con insufficienza renale assoluta, 
l’ammoniuria è straordinariamente bassa, an¬ 
che nei casi con acidosi nel sangue dimostrata 
dall’abbassamento dellai riserva alcalina; 

4) nelle nefrosi lipoidee pure senza sinto¬ 
mi nefritici, Pammoniuria ha un comporta¬ 
mento normale sia con i pasti abituali, che 
con alimentazione acidosica. Solo si ha una 
diminuzione delPammoniuria parallelamente 
alla diminuzione degli edemi; 


\ 


[Anno XXXIX, Num. 15] 


SEZIONE PRATICA 


575 


5) nelle forme di nefropatia con pielite o 
pielocistite, lammoniuria essendo in parte di 
origine bacterica, non corrisponde al grado 
dell'insufficienza renale. 

Tutti i risultati in complesso furono favo¬ 
revoli alla genesi renale dell’ammoniuria. 

Gli AA. notano che la lesione tubulare ne- 
frotica lipoidea come non impedisce il potere 
di concentrazione così non impedisce l’ammo- 
niogeneisi e che infine l’alimentazione vege¬ 
tariana nelle nefriti con insufficienza renale 
risponde aniche al concetto di risparmiare il 
lavoro di ammoniogenesi, pur non dovendosi 
spingere la reazione delle urine oltre alla rea¬ 
zione neutra. D. Longo. 

Le scorie azotate del sangue nella nefrosi 
lipoidea. 

(Ch. Achard e A. Copounis. Bull. Acad. de 

Médec., 6 ottobre 1931). 

Le numerose ricerche fatte in questi ultimi 
anni sulla nefrosi lipoidea hanno mostrato che 
questo stato morboso è uno di quelli in cui 
i disturbi della composizione del sangue sono 
i più considerevoli e svariati. 

Questi disturbi riguardano principalmente i 
proteidi e i lipoidi, ma se ne possono notale 
anche a carico degli altri costituenti del pla¬ 
sma. In quanto all’urea se, nelle forme cosi¬ 
dette pure, essa non si accumula nel san¬ 
gue, può nondimeno trovarsi aumentata quan¬ 
do vi siano delle lesioni epiteliali estese. Lo 
stesso può avvenire degli altri prodotti azota¬ 
ti e non è senza interesse il comparare sotto 
questo rapporto 1 ’urea, l'acido urico e l’azoto 
totale non proteico. È questo che gli AA. han¬ 
no fatto in 19 casi di nefrosi lipoidea, di cui 
sono riportate brevemente le osservazioni. 

In tutti questi casi esisteva la lipoiduria; mia 
in un primo gruppo (7 casi) si trattava di ne¬ 
friti acute o subacute, ordinariamente conse¬ 
cutive ad un’angina; un secondo gruppo com¬ 
prendeva 4 casi abbastanza puri di nefrosi li- 
toidea; il terzo gruppo comprendeva casi con 
lesioni di vario tipo, quali grosso rene bian¬ 
co, rene grinzo, ecc. 

Dalle osservazioni fatte si deduce che in tut- 
li i casi in cui i tassi dell’acido urico e del¬ 
l’azoto non proteico erano alti, anche quelli 
dell’urea erano alti per quanto non esistesse 
un parallelismo rigoroso fra l’urea e le altre 
scorie azotate. L’acido urico era quasi in tutti 
i casi superiore al normale e così anche l’azo¬ 
to totale non proteico. 

L’urea anche era mollo frequentemente al 
disopra del normale e la sua elevazione per¬ 
sistente era un indice di lesioni progressive e 
irreparabili. In dieci casi essa era al tasso di 
1 per mille. Questa elevazione del tasso san¬ 
guigno delle differenti scorie azotate viene in 


a PP°ggi° all'opinione che collega la lipoidu¬ 
ria a delle lesioni nefritiche. Inoltre questo 
accumulo di sostanze azotate disturba il re¬ 
gime iperazotato che converrebbe adottare per 
combattere l’ipoproteinoemia che si riscontra 
in tali casi, e richiede che il pratico sorve¬ 
gli attentamente il suddetto regime. 

G. La Cava. 

Reperti istologici nelle affezioni infiamma¬ 
torie croniche delle capsule renali. 

(Grossmann W. Zeli. /. urol. Chir ., voi. 29, 

pag. 79). 

11 primo che elevò a dignità di capitolo a 
sè, le affezioni infiammatorie croniche dei ri- 
vestimenti connettivali del rene, fu Rovsing 
nel 1902. Nella sua comunicazione, riguar¬ 
dante numerosi casi di perinefrite, quasi tutti 
in rapporto con affezioni renali, Rovsing con¬ 
cluse che i disturbi subbiativi potessero ve¬ 
nire guariti o sensibilmente migliorati con 
una nefrolisi, .poiché la loro causa risiedeva in 
una compartecipazione alla flogosi, della mem¬ 
brana propria del rene. 

I disturbi difatti, sempre secondo Rovsing, 
erano legati a compressione o istiramento del¬ 
la membrana oppure anche a fusioni di essa 
con masse callose connettivali delle vicinan¬ 
ze. Tali alterazioni furono descritte dal Rov¬ 
sing stesso, ma solo dal punto di vista ma¬ 
croscopico: i reperti microscopici riguarda¬ 
vano esclusivamente il rene. 

Da allora pochi altri autori si sono inte¬ 
ressati dell’argomento. Lichtenstem riferì su 
21 malati: in 17 dei quali non potè ritrovare 
nessuna lesione renale. In questi casi egli am¬ 
mise un focolaio embolico delle capsule prove¬ 
niente quasi sempre dalle tonsille, e dovuto a 
germi attenuati. Questi nel rene avrebbero per¬ 
messo una restitutio ad integrum perfetta: dei 
tessuti perirenali avrebbero dato origine a flo¬ 
gosi croniche. 

Altri che si interessarono dell’argomento 
furono Neicker, Israel che distinse le peri ne¬ 
friti (della capsula fibrosa) dalle epinefriti 
(caps. adiposa), e dalle paranefriti (spazio re¬ 
troperitoneale). Illyes ritenne che alcuni de¬ 
positi di cristalli di urati ritrovati nelle cap¬ 
sule renali in alcuni casi di calcolosi asettica 
fossero la causa di un'infiammazione cronica 
perirenale 1 . TTaslinger ha constatato aderenze 
fino al peritoneo, ciò che lo indusse a rite¬ 
nere che qualche volta i disturbi fossero le¬ 
gati alle flogosi di tale membrana. 

L’A. ha potuto dedicarsi allo studio di tali 
affezioni facendo tesoro di 70 casi occorsi al¬ 
la sua osservazione. Si trattava di reni idro- 
nefrotiici pielonefrotici, calcolosi. I reni si mo¬ 
stravano sani oppure presentavano delle cica¬ 
trici retrattc, pur ammettendo che non sia seni- 




576 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 15] 


pre passibile stabilire lo stato di tutto un or¬ 
gano dalla sua superficie esterna. Piccoli tratti 
di reni, ©scissi durante l’operazione permisero 
di studiarne lo stato istologico. 

In molti casi il reperto fu perfettamente 
normale. 

In altri .si ebbe l’impressione che la com¬ 
partecipazione delle vicinanze fosse avvenuta 
per via linfatica più che per continuità. Di 
solilo non v’era alcuna proporzione tra la 
modesta lesione renale e l’imponente parte¬ 
cipazione dei tessuti circumambienti, anzi, 
mentre nei primi la flogosi sembrava già spen¬ 
ta negli altri era in piena attività. 

Bisogna subito dire che la massima parte 
delle perinefrili era legata all’esistenza di pie- 
lonefriti, o a lesioni degli annessi maschili 
(Heokenbach). 

In questi casi la flogosi si trasmette lungo 
i tessuti periureterali, senza invaderne il lu¬ 
me: altre volte è in questione il cieco, in al¬ 
tre la lesione è nettamente embolica. 

Nei casi di calcolosi asettica le lesioni erano 
minime, non fu potuto constatare mai il re¬ 
perto di Illves: negli altri casi le alterazioni 
più spiccate si trovavano in corrispondenza 
di cicatrici e riguardavano la capsula fibrosa. 
In qualche caso giunto al tavolo operatorio 
con la diagnosi di perinefrite, non si trovò 
macroscopicamente che un lieve ispessimen¬ 
to del grasso e delle capsule, mentre che mi¬ 
croscopicamente esistevano evidenti i segni di 
flogosi attiva. 

È l’edema, evidentemente, che provoca con 
la compressione dei tronchi nervosi, la mas¬ 
sima parte dei disturbi accusati dai pazienti. 

Istologicamente nelle osservazioni dell’au¬ 
tore furono riportati (e da porsi in ordine suc¬ 
cessivo) : 1) edema con infiltrazione; 2) poi 
focolai recenti di infiltrazione, con parteci¬ 
pazione dei vasi (ispessimento delle pareti ar¬ 
teriose e periflebite); 3) ispessimento lieve del¬ 
la capsula -con eosinofili, cellule piasmatiche e 
plasmasimili; 4) ispessimento netto ialinofi- 
broso della capsula con cicatrici retratte ric¬ 
che di 'cellule rotonde e linfociti. 

In qualche caso l’edema è così imponente 
da meritare il nome di perinefrite sierosa 
(Necker). Esso è stato interpretato come un 
segno precoce degli ascessi corticali del rene. 
Microscopicamente si tratta di edema asso¬ 
ciato a tralci di connettivo ialino e focolai di 
infiammazione. E. Mingazzini. 

La prostatectomia perineale extramnsco- 

lare, sulla base dell’esperienza di 5 anni. 

(Haime. Zeit. /. Urol., voi. 25, 1931). 

L’A. enumera i vantaggi che offre la prosta¬ 
tectomia perineale in confronto alla soprapu¬ 
bica: modico schock, possibilità di far alzare 
presto i malati e quindi (profilassi delle com¬ 


plicazioni polmonari, scarsità di trombosi ed 
embolie, facile drenaggio, maggior rapidità di 
guarigione. 

L’A. non ha mai visto prodursi fistole uri¬ 
narie durevoli e solo due volte ha avuto oc¬ 
casione di notare una incontinenza del resto 
di breve durata. 

Il metodo usato dall’A. differisce dal me¬ 
todo originale in due punti : nel rispettare lo 
sfintere esterno dell’ano facendosi strada tra 
questo e il retto e in umai modificazione del re- 
trattore di Young che viene infilato nell’ure¬ 
tra come un catetere e non attraverso un’ap¬ 
posita ferita della parete uretrale. 

L’operazione viene condotta nel modo se¬ 
guente. Posizione del taglio della pietra. Riem¬ 
pimento della vescica con soluzione borica. 

Incisione ad arco intorno all’ano distante da 
questo 1 cm. Preiparazione dello sfintere ester¬ 
no dell’ano, che viene (spostato in avanti e 
separazione dal retto che si sposta indietro; 
introduzione del retrattore di Young modifi¬ 
cato e trazione sulle branche di esso: si può 
così riconoscere nella ferita l’uretra fino al 
bulbo e si vedono i due lobi prestatici con la 
loro capsula; incisione di questa previa lega¬ 
tura di qualche vaso ed enucleazione col dito 
o con la sonda di Kocher dei lobi prestatici. 
Drenaggio con garza e introduzione in vesci¬ 
ca di un catetere a permanenza. 

Dopo due giorni si toglie il drenaggio che 
non viene sostituito; dopo 4-5 giorni il malato 
si può alzare. 

Dopo 8-10 giorni si toglie il catetere a per¬ 
manenza : in qualche raro caso il malato uri¬ 
na già completamente dall’uretra. Nella mag¬ 
gior parte dei casi dopo 4-6 settimane 1 urina 
esce quasi completamente dalla vescica, ma 
già dopo 12 giorni in genere la perdita peri¬ 
neale è scarsa. L’A. non ha mai visto fistole 
durature. 

Dei 50 malati operati dall’autore 6 sono mor¬ 
ii: 5 per urosepsi e 1 per emorragia. I casi 
di morte risalgono ai primi tempi quando l’A. 
suturava parzialmente la ferita ed a questo 
fattore come causa di sepsi egli principalmen¬ 
te riporta la relativamente elevata mortalità. 
In complesso l’A. è .strenuo sostenitore del me¬ 
todo da lui modificato che egli paragona per 
semplicità e rapidità di guarigione ad una 
erniotomia o un’appendicectomia. 

P. Stefanini. 

TISIOLOGIA. 

La tubercolosi nel 1931. 

(P. Lereboullet e M. Lelong. Paris Medicai, 

2 genn. 1932). 

Gli AA. passano in rivista lo stato attuale 
delle cognizioni sulla tubercolosi segnalando 
in modo particolare l’opera vasta ed esaurien¬ 
te pubblicata da poco da Sergent con Bor- 






[Anno XXXIX, Num. lo] 


SEZIONE PRATICA 


577 


del, Durand e Couvreux, « l'esplorazione ra¬ 
diologica dell'apparato respiratorio » e riferen¬ 
dosi ai congressi sulla T. b. c. di Bordeaux e 
di Bologna. 

Quest'ultimo a detta degli ÀA. ha suscitato 
l’ammirazione dei maggiori tisiologi francesi. 
Anzi essi in attesa di vedere come si rifletterà 
verso la lotta antitubercolare l’applicazione del¬ 
le nuove leggi sulle assicurazioni sociali, si 
augurano di ottenere quanto da noi già si va 
realizzando in seguito alla legge per l’assicu¬ 
razione contro la tubercolosi. 

Dal punto di vista biologico gli studi più 
recenti hanno preso in considerazione la bat¬ 
teriolisi del b. di Koch che dalla maggior parte 
degli AA. viene contestata e la questione sem¬ 
pre viva dell’ultravirus tubercolare. Fra i con¬ 
tributi più interessanti all'argomento gli A A. 
citano i lavori di Santarelli e Alessandrini i 
quali riferiscono d’aver catturato le forme ele¬ 
mentari dell’ultravirus servendosi dei sacchet¬ 
ti di collodion nel peritoneo di coniglio. 

J. Albert Weil, riassumendo le opinioni cor¬ 
renti e le sue ricerche personali mostra come 
ai vari costituenti isolabili dal bacillo di Koch 
si poissano attribuire funzioni morbigene pro¬ 
prie. 

Così certi lipoidi provocherebbero soprattut¬ 
to le formazioni specifiche tubercolari, mentre 
lesioni aspecifiche sarebbero date da frazioni 
proteiche, polisaccaridi, ecc. 

Le proteine batteriche agirebbero come anti¬ 
geni provocando la formazione di anticorpi. 
Tuttavia tale funzione e quindi lo stato di sen¬ 
sibilizzazione allergica spettano nella maggior 
misura ai germi vivi. 

EUologia e clinica. Sull'eredità tubercolare 
ha emesso una teoria il Monckeberg il quale am¬ 
mette la possibilità della trasmissione placen¬ 
tare nelle tre forme: tubercolosi congenita ba¬ 
cillare con lesioni anatomiche; baciliosi conge¬ 
nita senza lesioni, cioè una forma di settice¬ 
mia pura; infezione transplacentare per mezzo 
dell’ultraviruis. Tutto ciò non è punto pacifi¬ 
co e una monografia di Couvelaire e Lacom- 
me svaluta di molto l’importanza dell’eredità 
tubercolare. • 

Sulla parte che il contagio diretto e prolun¬ 
gato ha nel determinare la t. b. c. polmonare 
nell’adulto R. Debré e T. Martiny-Gagey han¬ 
no indagato, esaminando un grup io di 200 tu¬ 
bercolosi e uno di 200 malati d’a tre malattie. 
Nella storia dei primi figurava un contatto 
prolungato con tubercoloso contagioso nel 
00 % dei casi e in quello dei secondi solo nel 
5,8 %. Di fronte all’importanza grande del 
contagio quella della miseria, privazioni, pa¬ 
temi d’animo apparve invece agli AA. assolu¬ 
tamente irrisoria. 

Sulla bacillemia tubercolare parecchi AA. 
hanno lavorato cimentando vari metodi di cul¬ 


tura i quali hanno mostralo di esser sensibili 
solo a concentrazioni altissime di germi. 

Ciò fa pensare che la negatività abituale dei 
resultati dell’emocultura non dipenda davvero 
dalla mancanza di bacillemia. I metodi recen¬ 
temente vantati come sensibilissimi dal Lò- 
wenstein per l’isolamento del b. di Koch dal 
sangue non hanno dato buona prova alta gene¬ 
ralità dei ricercatori. 

Sulla tensione arteriosa ha pubblicato il Fa¬ 
me, secondo il quale la t. b. c. non è affatto 
una malattia elettivamente ipotensiva, come 
abitualmente si crede e in ogni modo la ten¬ 
sione arteriosa non ha significato prognosti¬ 
co considerevole. 

Alle stesse conclusioni sono arrivati moltis¬ 
simi autori riguardo al dosaggio delle proteine 
nel sangue. 

Sulla vaccinazione preventiva col bacillo 
B. C. G. vengono ciudi numerosissimi lavori 
biologici e clinici i quali ne confermano l’in¬ 
nocuità e l’efficacia. 

Dal lato della terapia si citano ricerche di 
Levaditi e Li Yuan Po i quali hanno ottenuto ra¬ 
pide calcificazioni di focolai tubercolari in co¬ 
nigli coll’ergosterolo irradiato, molti lavori 
sul pneumotorace tra cui uno notevole di Paul 
Véran sui criteri per dosare la durata del trat¬ 
tamento e parecchi sui metodi di frenico- exe- 
resi e di alcoolizzazione del frenico i quali van¬ 
no sempre più guadagnando il favore dei me¬ 
dici. M. Lusena. 

L’eziologia della tubercolosi polmonare cro¬ 
nica nell’adulto. 

(R. Debré e Tu. Martiny-Gagey. Revue de la 

Tuberculose , giugno 1931). 

Gli AA. hanno compiuto un’inchiesta su¬ 
gli antecedenti e sovratutto sulle possibilità 
di contaminazione tubercolare in 200 indivi¬ 
dui tubercolotici in cura nell’ospedale Beau- 
jon (di Parigi), estendendo la ricerca anche 
su altri 200 individui dello stesso ospedale, 
ma non tubercolosi. 

Dall’inchiesta risulta che nei malati tuber¬ 
colosi, si trova il ricordo di un contatto im¬ 
portante e prolungato con un tubercoloso con¬ 
tagioso nel 00 % dei casi (74 % nelle donne 
e 44 % negli uomini). Invece, nella serie de¬ 
gli indenni, un simile contatto si trova sol¬ 
tanto nel 5,8 % (7 % nelle donne e 4,7 % ne¬ 
gli uomini). Tale differenza è ancor più sen¬ 
sibile se si tien conto dei contatti probabili 
e non soltanto dei certi, poiché la proporzio¬ 
ne, rimanendo del 5,8 % nei non tubercolo¬ 
si, sale a 68 % in quelli tubercolosi. 

La tubercolosi evolutiva sembra più fre¬ 
quente nelle donne giovani (16-30 anni) che 
negli uomini della stessa età; invece, la pro¬ 
porzione è inversa per i malati in età mag¬ 
giore. 




578 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 15] 


La contaminazione appare di origine fami¬ 
gliare nel 79 % dei casi fra le donne e del 
54 % negli uomini, cioè nel 66,5 % di tutti 
i casi in cui si è trovato il contatto. 

Fra i casi degli AA., la tubercolosi non 
sembra particolarmente pericolosa per il con¬ 
giunto. 

La maggior parte delle contaminazioni che 
data dall’infanzia possono non provocare u- 
na tubercolosi evolutiva che dopo l’adolescen¬ 
za, all’età matura ed anche dopo i 40 anni. 

La .prognosi della tubercolosi polmonare non 
è legata alla lunghezza del periodo latente, 
cioè di quel periodo che si estende dalla con¬ 
laminazione alla comparsa clinica della mia* 
lattia, ma piuttosto all’età del malato al mo¬ 
mento in cui la tubercolosi incominci ad evol¬ 
vere. 

Fra i tubercolosi, non vi è maggior preva¬ 
lenza di rurali che fra gli altri malati di con¬ 
fronto; la metà dei rurali, fra i tubercolosi, 
è arrivata a Parigi digià contaminata. 

Non si è potuto mettere in evidenza che 
le diverse malattie, i dispiaceri od i crucci 
abbiano una parte preponderante nel mani¬ 
festarsi della malattia. Nemmeno le privazio¬ 
ni rappresenterebbero un fattore importante. 

Sembra dimostrato che le gravidanze favo¬ 
riscono il manifestarsi della tubercolosi, ma 
è tutt'altro che dimostrato che esse costitui¬ 
scano un fattore predisponente per tale mani¬ 
festazione. 

Fra gli antecedenti dei tubercolosi polmo¬ 
nari, gli AA. hanno rilevato il 4,5 % di pleu¬ 
riti tubercolari acute con versamento ed il 
3,5 % di tubercolosi extrapolmonari preceden¬ 
ti l’evoluzione della forma polmonare. 

Negli antecedenti degli altri malati non tu¬ 
bercolosi, si è trovato il 2,5 % di pleuriti siero- 
fibrinose’ ed il 5,5 % di tubercolosi extrapol¬ 
monari. f iL 

Le emottisi tubercolari. 

(A. Giraud. Bull etili Médical, 6 febbraio 1932). 

L’A. fa rilevare anzitutto la rarità delle 
emottisi tubercolari in rapporto alla frequenza 
della tubercolosi polmonare e ricorda infatti 
come, secondo Jaquerod, il 50 % di tubercolo¬ 
si polmonari non presenterebbe emottisi. Que¬ 
sta relativa rarità si spiegherebbe con quel- 
l’arlerite obliterante che il nodulo tubercola¬ 
re si forma intorno a sè per cui il focolaio ca¬ 
seoso assicurerebbe, prima di ulcerarsi, 1 emo¬ 
stasi dei vasi vicini. 

L’A. distingue poi tre forme cliniche di 
emottisi : 

1) le emottisi dei fibrosi; 

2) le emottisi che accompagnano o prece¬ 
dono le poussées evolutive nella tubercolosi fi- 

brocaseosa banale; 

3) le emottisi cavitarie. 


Pur riconoscendo lo schematismo di tale 
distinzione, specie per quanto si riferisce al¬ 
le prime due forme, ne giudica utile La. 
esposizione, per la necessità che ha il medico 
pratico di risolvere il problema, se un'emotti¬ 
si sia o no il sintoma concomitante o premuni¬ 
tone di una ripresa evolutiva della malattia. 

L’emottisi dei fibrosi è il prototipo della 
emottisi non sintomatica di una ripresa evo¬ 
lutiva : sembra provenire dalle neoformazioni 
vascolari spesso importanti ed ectasiche che 
circondano le cicatrici tubercolari. È un 'emot¬ 
tisi abilualmiente benigna, poco abbondante, 
ma spesso a ripetizione, senza prodromi, sen¬ 
za corteo sintomatico e sopra tutto senza feb¬ 
bre, senza estensione delle lesioni e con ritor¬ 
no rapido all’equilibrio anteriore. Non è esclu¬ 
so però (ohe anche una di queste emottisi non 
possa essere il punto di partenza di una dis¬ 
seminazione per via endobronchiale. 

L’emottisi evolutive si accompagnano inve¬ 
ce al corteo sintomatico più o meno comple¬ 
to che denota la ripresa dell’evoluzione tuber¬ 
colare: di questa il segno -più netto è la feb¬ 
bre che non si accompagna mai alle emot¬ 
tisi benigne. Queste emorragie, che raramente 
sono abbondanti, possono provenire o da una 
lesione pneumonica emorragipara o dall’elimi¬ 
nazione di un nodulo caseoso contenente una 
arteriola non ancora obliterata. 

A proposito di questo gruppo l’A. descri¬ 
ve due forme cliniche in cui l’emottisi per le 
condizioni in cui si produce viene ad avere 
un significato particolare. Una è la così detta 
« tisi galoppante emoftoica » individualizzata 
da Peter. Si tratta di soggetti portatori di an¬ 
tiche lesioni tubercolari fibrose in cui appaio¬ 
no bruscamente delle emottisi, da prima beni¬ 
gne, ma che ben presto si accompagnano a 
febbre, a (cospicuo deperimento e sovra tutto 
ad una rapida estensione delle lesioni pol¬ 
monari, sì che d’ordinario la morte soprav¬ 
viene in due o tre mesi. In tali casi si tratta 
molto probabilmente di un’emottisi riccamen¬ 
te bacill i Tetra che dissemina complet amente 
il polmone. A lato di questa forma ad inizio 
benigno e ad evoluzione ulteriore gravissima 
l’A. ricorda per contrasto un’altra forma de¬ 
scritta dal Bard col nome di « forma conge¬ 
stiva recidivante ». Si tratta in questo caso di 
malati colpiti da lesioni fibro-caseose od ul- 
cero-fibrose in cui, mentre all’inizio 1 emot¬ 
tisi si accompagna ai segni clinici di una ri¬ 
presa evolutiva, dopo breve tempo, talora do¬ 
po qualche giorno, tutto ritorna allo stato 
quo ante, tanto che anche l’indagine radiolo¬ 
gica non mostra modificazioni apprezzabili di 
sorta. Dette emottisi si possono ripresentare 
molto frequentemente, onde il nonne della 
forma. Ma non bisogna fidarsi del loro anda¬ 
mento benigno e per metterci al riparo di una 
forma evolutiva, che potrà sopravvenire da un 





[Anno XXXIX, Num. 15] 


SEZIONE PRATICA 


579 


momento all’altro, sarà prudente di ricorrere 
ad una terapia preventiva come quella del col¬ 
lasso. 

L'emottisi cavitaria può presentarsi o come 
emorragia fulminante per rottura di un aneu¬ 
risma di Rasmussen, o come emorragia a nap¬ 
po dalle pareti della caverna. Anche se non 
grave per lai sua abbondanza, l’emottisi dei ca¬ 
vitari comporta abitualmente una prognosi se¬ 
vera, già che rappresenta abitualmente il se¬ 
gno precursore di una disseminazione o di 
una broncopolmonite acuta terminale. 

L’À. viene poi a trattare della patogenesi 
delle emottisi ed enumera una serie di fattori 
che esercitano indubbiamente un’influenza 
sulla loro produzione. Fra questi: il vento, 
sopratutto il vento caldo del sud; l’esposizio¬ 
ne diretta e prolungata al sole; in certi casi il 
soggiorno al mare; lo sforzo fisico brusco; al¬ 
cuni medicamenti (lo ioduro di potassio, il 
'creosoto, l’arsenico, ecc.); la sovralimentazio¬ 
ne ed alcuni eccessi alimentari (alcool); i pe¬ 
riodi mestruali; la tensione arteriosa che pe¬ 
rò non ha secondo l’A. l’importanza per lun¬ 
go tempo attribuitale; le influenze metereolo- 
giche; ed infine certi temperamenti neuroar¬ 
tritici a suscettibilità vasomotoria nettamente 
marcata. 

Riguardo alla diagnosi, nei casi dubbi, ogni 
emottisi dovendo essere considerata come di 
origine tubercolare innanzi tutto, l’A. insiste 
sulla -necessità dell’esame radiografico. Solo 
quando questo non sarà assolutamente dimo¬ 
strativo si potranno ricercare altre possibili 
origini dell’emottisi (digestiva, rinofaringea, 
buccale, laringea). Quando la lesione causale 
è localizzata al polmone si dovranno scartare 
altre emottisi non tubercolari dipendenti: sia 
da un’affezione polmonare acuta (cancrena, 
ascessi, pleurite interlobare, spiroc-hetosi Utero 
emorragica, amebiasi broncopolmonare, affezio¬ 
ni queste ultime che si diagnosticheranno per 
la presenza nell’espettorato rispettivamente di 
spirochete e di amebe); sia da un’affezione 
polmonare cronica (cisti idatidea, bronchiet- 
tasie, cancro): sia da un’affezione cardiova¬ 
scolare (stenosi mitralica, ectasia aortica, em¬ 
bolia- da flebite ignorata). 

Infine FA. chiude il suo lavoro criticando la 
tendenza di alcuni autori a mettere in eviden¬ 
za tutta una serie di emottisi non tubercolari, 
tendenza che svia il medico pratico dalla giu¬ 
sta diagnosi rendendolo proclive all’ottimismo 
là dove invece il giudizio diagnostico e pro¬ 
gnostico deve essere molto ben pesato. Con¬ 
clude dicendo che ogni emottisi incerta deve 
essere presunta tubercolare e tale presunzione 
non deve cessare che quando si possa identi¬ 
ficare l’affezione indiscutibilmente non tu¬ 
bercolare che ha provocato l’emorragia. 

Rubegni. 


La disinserzione sottopleuriea delle ade¬ 
renze nel pneumotorace artificiale. 

(D. Donady et A. Meyer. Paris Medicai , 2 

gennaio 1932). 

Già lo stesso Jacobaeus aveva indicato i ri¬ 
schi che si possono incontrare nella resezione 
di aderenze spesso contenenti tessuto polmo¬ 
nare eseguita col ga lvanoclanterio. Dopo di 
lui la tecnica si è arricchita di nuove modi¬ 
ficazioni e precisamente il metodo del Matson 
che utilizza la corrente diatermica nei suoi 
due effetti, la sezione e la coagulazione e quel¬ 
la del Maurer il quale ottiene la coagulazio¬ 
ne dei tessuti coll’alta frequenza e dopo li ta¬ 
glia col galvanocauterio. E quando sì tratta 
di aderenze larghe o di aderenze che conten¬ 
gono tessuto polmonare egli fa una vera di¬ 
sinserzione sottopleurica invece della sezione 
in trapleurica che sarebbe pericolosa. 

Il Maurer avendo studiato colla sua allieva 
Franz l’aspetto e la struttura istologica delle 
aderenze è arrivato a classificarle in 4 tipi. 

Il primo comprende le briglie filiformi e 
sottili anche nei punti d’impianto polmona¬ 
re e parietale, facilissime a sezionarsi, ma e- 
lastiohe e poco dannose e che per lo più si 
potrebbero lasciare. 

Il secondo comprende le aderenze di cui è 
slargata solo l ’inserzione toracica aneli 'esse fa¬ 
cili a essere eliminate. 

Quelle del tipo terzo hanno solo la base 
d’impianto polmonare larga e il tessuto pol¬ 
monare le percorre anche fino al torace. 

Quelle del quarto infine hanno larghe am¬ 
bo le inserzioni polmonare e parietale. 

Le aderenze tipo 3° e 4° sono evidentemen¬ 
te le più difficili a trattarsi ed è necessario 
secondo Maurer praticare la disinserzione in 
una zona assolutamente libera di tessuto pol¬ 
monare e tagliare i tessuti senza produrre e- 
morragie. Questo A. si serve di un cauterio 
combinato consistente in un’ansa di platino 
montata sopra uno stelo capace di condurre 
a volontà sia una corrente galvanica che la 
porterà al rosiso scuro, sia una corrente coa¬ 
gulante ad alta frequenza. I comandi sono a 
pedale. 

Alcuni, invero, si servono della diatermia 
per recidere e coagulare al medesimo tem¬ 
po. Maur-er preferisce la resezione galvanica 
previa coagulazione. Secondo lui le correnti 
di sezione di amperaggio superiore a quello 
da lui impiegato possono provocare pericolo¬ 
se coagulazioni a distanza. 

Egli lavora a 0,1-0,2 ampere ed essendo 
informato ogni momento della cifra segnata 
dall’amperometro e che si abbassa mano a 
mano che un tessuto viene coagulato, pratica 
una zona di coagulazione larga circa 2 milli¬ 
metri attraverso la quale praticherà poi la se¬ 
zione. 



580 


<( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. lo] 


L’anestesia -viene praticata con novocaina 
raggiungendo il nervo intercostale con lungo 
ago per via endopleurica sotto controllo pleu- 
roscopico. 

L’operazione deve essere fatta qualche vol¬ 
ta in due tempi. 

Per esempio, quando una aderenza larga 
non offre a livello dell’inserzione parietale lo 
spazio sufficiente per introdurre il cauterio 
tra tessuto polmonare e parete costomusco¬ 
lare l’A. coagula il tessuto intorno all'im¬ 
pianto dell’aderenza e in secondo tempo ri¬ 
facendo la pleuroscopia si può notare spesso 
che l’aderenza si è fatta più agredibile o che 

addirittura si è liberata. 

Con questi melodi di cauterizzazione di 
tessuti preventivamente coagulati, cauteriz¬ 
zazione spesso sovra pleurica, a contatto colle 
costole, si possono liberare i pazienti da ade¬ 
renze larghe, tenaci, traversate da tessuto pol¬ 
monare senza rischi di emorragie o di altri 
incidenti. M. Lusena. 

PROBLEMI PATOGENETICI. 

La patogenesi dell’lierpes zoster. 

(P. F. Arullani. L’Ospedale Maggiore, no¬ 
vembre 1931). 

Varie sono le cause, endogene ed esogene, 
tossiche, infettive, reumatiche, da compressio¬ 
ne o diffusione di fatti morbosi limitrofi, che 
si ritiene diano origine a questa caratteristica 
malattia: ma la patogenesi di essa non è total¬ 
mente chiarita ed esistono ancora delle lacune. 

Sono stati notati casi di zoster senza alcuna 
apparente ragione causale, mentre in altri si 
notano lesioni solo periferiche dei nervi, o le¬ 
sioni dei gangli intervertebrali corrispondenti 
a] territorio cutaneo colpito o anche lesioni 
midollari e cerebrali a focolaio. Campbell e 
Head dichiararono l’affezione dovuta ad una 
unica causa, cioè ad una infezione specifica, 
avendo riscontrato la linfocitosi spinale e la 
presenza di microrganismi nel liquido cere¬ 
bro-spinale oltre ad alcuni dei caratteri (fcb- 
bre, tumefazioni ghiandolari) propri, dell’in- 
fezione. Ma quale è la sede iniziale della ma¬ 
lattia? 

Fu emessa una teoria vascolare secondo la 
quale la causa determinante sarebbe una di¬ 
struzione dei vasi periferici in un dato distret¬ 
to della cute. Ma sotto quale influenza si de¬ 
termina il fatto vascolare locale? Come spie¬ 
gare i fatti clinici ed anatomo-patologici che 
si trovano talvolta a distanza? Tra tutte que¬ 
ste incertezze su un solo elemento risultano 
concordi le opinioni dei clinici e degli ana- 
tomopatologi : la compromissione del _ siste¬ 
ma nervoso, intendendo con ciò sia il sistema 
nervoso cerebro-spi naie che il simpatico. I 
mezzi clinici di indagine di cui disponiamo 
oggi ci permettono di esaminare a fondo sia 
l’uno che l’altro sistema: ed è questo che ha 


fatto FA. in tutti i casi di herpes zoster ca¬ 
pitati sotto la sua osservazione nello spazio 
di 12 anni, (200 oasi, di cui riporta solo 18 
a scopo dimostrativo). Dall’insieme delle sue 
accurate osservazioni egli conclude che ['her¬ 
pes zoster è una entità morbosa legata a 
cause esterne ed interne varie e di varia 
natura, le quali, in soggetti con ereditaria ed 
acquisita anomala costituzione morfologica 
(predisposizione individuale) del sistema ner¬ 
voso irritano alcuni dati distretti nervosi cuta¬ 
nei : l’irritazione, dalle vie sensitive cutanee è 
trasmessa ai corrispondenti gangli sensitivi 
centrali e centri vaso-motori simpatici (cortica¬ 
li, bulbari e spinali) per cui, cessando l’armo¬ 
nia di funzione vasomotoria e quindi trofica 
della cute da essi diretta, succedono fenomeni 
di stasi capillare cutanea, più o meno pro¬ 
nunciati, paralisi anche delle piccole arterie 
d’onde eritema e vescicole e croste nel distret¬ 
to cutaneo. In casi più gravi, forse in soggetti 
a sistema nervoso meno resistente, le altera¬ 
zioni si accentuano dando pustole, emorra¬ 
gie, cancrene più o meno estese e tenaci con 
nevralgie più o meno intense, ingorgo delle 
ghiandole linfatiche, febbre più o meno alta: 
tali falli fanno supporre che le alterazioni flo¬ 
gistiche non siano rimaste limitate al distret¬ 
to periferico, ma si siano anche estese ai gan¬ 
gli centrali corrispondenti. Viceversa, se- ma¬ 
lattie del sistema nervoso colpiscono diretta¬ 
mente i limitrofi gangli sensitivi e i centri 
vasomotori simpatici si produce nel corrispon¬ 
dente distretto periferico cutaneo l’alterazione 
caratteristica dell’ùerpes zoster. 

G. La Cava. 


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tologia generale, Semeiologia Terapia generale - Clas¬ 
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Parte speciale: Disturbi di circolazione e malattie d 
vasi - Dermatiti - Dermatosi che sogliono presentarsi 
nel corso di malattie del sangue e degli organi emo- 
linfopoietici - Pemfigo e Pemfigoidi - s 9 lero ^®Ì“' a . a e t 
stati e clerodermici - Atrofie - Nevrodermie - Cheratosi 
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Anno XXXIX, Num. 15] 


SEZIONE PRATICA 


581 


STORIA DELLA MEDICINA 

Il cinquantenario 

della scoperta del bacillo tubercolare. 

Il 2-1 marzo 1882 segna una data memora¬ 
bile nella storia della medicina: la .comuni¬ 
cazione di Roberto Koch, alla Società Fisiolo¬ 
gica di Berlino, della scoperta del bacillo tu¬ 
bercolare. 

Per ben comprendere la grande importanza 
della scoperta (che non è un reperto oiccasio- 


sr 



naie di laboratorio, ma il frutto di ricerche 
metodiche e pazienti), oggi che la dottrina 
della tubercolosi si è consolidata attorno al ba¬ 
cillo e che ogni principiante è capace di ese¬ 
guire la dimostrazione microscopica di questo, 
bisogna rifarsi a quel tempo, in cui regnava¬ 
no in tale campo le idee più disparate e le for¬ 
me, che attualmente in omaggio alita, unicità 
della causa riuniamo in un unico capitolo, 
erano ascritte a tipi diversi di malattia. 

La natura infettiva della tubercolosi, già in¬ 
traveduta da G. Fraciastoro nel 1540, era stata 
dimostrata sperimentalmente da Villemin nel 
1865 e confermata da ricerche istopatologiche 
da A. Verga, S. Biffi e G. Bizzozero. 

Nel 1881 — durante il periodo glorioso del¬ 
la batteriologia, in cui si scopersero i germi 
delle principali malattie infettive — R. Koch, 
che già aveva studiato in precedenza il carbon¬ 
chio, si accinse aliai ricerca dell’agente pato¬ 
geno della tubercolosi. Ma i primi tentativi di 
colorazione, fatti .con la soluzione idroalcoo- 
lica di blu di metilene, gli diedero risultati 
negativi e se ne comprende la ragione: il ba¬ 


cillo tubercolare, di fatto, rivestito come è da 
sostanze ceree, non si colora con i metodi co¬ 
muni. R. Koch ebbe l’idea di associare al co¬ 
lorante un mordente — la potassa — e potè 
colorare allora il bacillo, che gli apparve più 
chiaramente aggiungendovi la colorazione di 
contrasto con la vesuvina. Il principio del me¬ 
todo, con le modificazioni introdotte da Ziehl 
Neelsen, è ancor oggi quello classico. 

Ma la dimostrazione microscopica del ba¬ 
cillo, che egli fece anche nelle sezioni di tessu¬ 
ti, di cui vi sono nitide figure nella sua « Ae¬ 
rologie der Tuberkolose » non era che un pas¬ 
so sulla via faticosa; altri ricercatori avevano 
descritto in precedenza dei « microfiti » della 
tubercolosi. Occorreva ottenere anzitutto la ri- 
produzione in colture. Ed ecco sorgere un’al¬ 
tra difficoltà: la gelatina, il mezzo di coltura 
introdotto dallo istesso Koch, insemenzata con 
i materiali tubercolari, rimaneva sterile. Egli 
ricorse allora al siero di sangue; ma anche 
qui altre difficoltà, perchè invece dei 2-3 gior¬ 
ni che impiegavano le colonie degli altri ger¬ 
mi per mostrarsi in gelatina, dovevano passa¬ 
re 1-2 settimane prima di veder comparire 
delle colonie piccolissime, che però si mostra¬ 
rono formate da bacilli con le stesse qualità 
morfologiche e tintoriali e che, inoculati nel¬ 
la cavia, riproducevano il quadro della tuber¬ 
colosi classica. 

La prova era finalmente raggiunta e R. Koch 
potè presentarsi alla Società Fisiologica con 
una ricca documentazione, avendo dimostrato 
la presenza dei bacilli, che giustamente por¬ 
tano il suo nome, nelle più svariate forme dì 
tubercolosi dell’uomo e degli animali (spon¬ 
tanea e per inoculazione). 

Era forse da prevedersi una battaglia, da¬ 
vanti ad affermazioni che contrastavano con 
molte delle opinioni allora vigenti; ma non 
una voce, nemmemo quella di Vinchow, si al¬ 
zò per * contraddire lo scienziato che si era 
presentato così agguerrito. E l’unanime coni- 
senso si ebbe anche nel mondo scientifico, do¬ 
po che la Berliner Klìnische Wochenschrift 
nel numero del 10 aprile pubblicò il lavoro dì 
Koch sull’eziologia della tubercolosi. Anche 
le riviste mediche italiane {lì Morgagni, L'Os¬ 
servatore medico ) ne diedero subito notizia; 
nel Giornale della Reale Società italiana d'i igie¬ 
ne, G. Bizzozero rilevava .che i reperti di pre¬ 
cedenti ricercatori erano .stati accolti con scet¬ 
ticismo, mlentre le osservazioni di Koch, e per 
la fiducia che suscitava lo sperimentatore e per 
le cautele di cui questi si era circondato, da¬ 
vano pieno affidamento che l’agente patogeno 
della tubercolosi fosse realmente quello de¬ 
scritto. 

La scoperta di Koch così impostasi al mondo 
scientifico fu feconda di applicazioni pratiche, 
di nuovi indirizzi scientifici e di ulteriori nu¬ 
merose ricerche e rimane ancor oggi il perno 
della dottrina dell’infezione tubercolare, an- 


582 


(( IL POLICLINICO » 


|Anno XXXIX, Xum. 15] 


che se i recenti studii sul virus filtrabile ten¬ 
dono a dimostrare resistenza di altre forme 
dell’agente patogeno. 

Trovato così il bacillo, non soltanto veniva 
consolidata la natura infettiva della malattia, 
ma ne veniva elucidata la trasmissione. Lo stes¬ 
so Koch fece delle esperienze in proposito, dis¬ 
seccando degli sputi tubercolari e facendone 
inalare la polvere a delle cavie, dimostrando in 
tal modo come può trasmettersi l’infezione. Egli 
attribuiva, sul principio, la resistenza verso il 
disseccamento alla produzione di spore, inter¬ 
pretando anche come tali le formazioni gra¬ 
nulari che si riscontrano talora negli sputi, nei 
tessuti e nelle colture di tubercolosi e che il no¬ 
stro Maffucci dimostrò essere uno stadio del 
bacillo stesso; il bacillo di Koch, di fatto, è 
realmente molto resistente al disseccamento, 
ma non è sporigeno. 

Dalla dimostrazione della presenza del bacillo 
di Kocb nei prodotti tubercolari, ne venne di 
•conseguenza che si pensasse a rendere innocui 
tali prodotti (disinfezione) e ad impedire che 
i malati andassero spargendo i bacilli (isola¬ 
mento); donde un nuovo indirizzo per la pro¬ 
filassi, specialmente per la difesa sociale. For¬ 
se, d’accordo con le tendenze del tempo, si 
è sul principio alquanto esagerato in questo 
senso, non avendo di mira che un solo lato del 
problema: il bacillo. Poco per volta, però, si 
è venuti a riconoscere anche la grande impor¬ 
tanza del terreno, delle condizioni ambienta¬ 
li, ecc., per cui la profilassi sociale, pur non 
trascurando la nozione del bacillo, ha diretto 
i suoi sforzi anche per questa via. L'igiene so¬ 
ciale, la politica delle abitazioni, hanno preso 
un grande sviluppo specialmente in vista del¬ 
la tubercolosi, di cui la scoperta del bacillo 
aveva dimostrato la pericolosa possibilità di 
trasmissione. 

Proseguendo nello studio del bacillo, lo 
istesso Koch riconobbe l’esistenza di veleni 
tubercolari e preparò quella tubercolina che, 
se non ha corrisposto alle speranze che si eb¬ 
bero al suo sorgere, ha tuttora un posto im¬ 
portante in terapia e soprattutto è di somma 
utilità per la diagnosi dell’allergia tubercolare. 

Molte questioni sono state delucidate, mol¬ 
ti problemi nuovi si sono affacciati con la 
scoperta del bacillo, nella anatomia patologi¬ 
ca, nella patologia, particolarmente nella teo¬ 
ria immunitaria e, se un giorno la vaccina¬ 
zione potrà essere applicata su larga scala, 
completando le nostre difese sociali in que¬ 
sto campo, si deve riconoscere che il punto 
di partenza di essa è stata la scoperta del ba¬ 
cillo. 

La scoperta di Koch, ben lungi dall’avere 
un puro significato scientifico, ha quindi una 
portata che, col passare del tempo, con l’al¬ 
largarsi degli studi, si fa sempre più vasta; e 
la figura di Koch, anche solo per questo, ap¬ 
pare gigantesca, specialmente per il modo co¬ 


m’egli vi è arrivato e l’ha condotta a termine. 
Qualcuno insinua che sono mancati a Koch i 
lampi di genio di altri scienziati; lo stesso 
procedimento delle colture a piatto in gela¬ 
tina gli sarebbe stato suggerito da un’osser¬ 
vazione delia moglie, che aveva veduto for¬ 
marsi sui cibi esposti all’aria delle macchie 
(colonie microbiche). Ma è proprio questo un 
segno di genialità: sapere, da una osservazio¬ 
ne banale, penetrare neH’intima essenza del 
fenomeno e trovare le applicazioni più fe¬ 
conde. 

Il cammino della scienza è irto e faticoso 
e non adatto per i frettolosi improvvisatori; 
esige che si proceda passo paisso, con metodo 
e con pazienza, con scrupolosa coscienza e con 
tecnica precisa. 

Con queste doti fondamentali illuminate 
dalla sua genialità, lavorava Roberto Koch a 
cui, in questi giorni, tutto il mondo scienti¬ 
fico rende un giusto e doveroso omaggio. 

A. Filippini. 


CENNI BIBLIOGRAFICI. 0) 

A. B. Marfan. Clinique des maladies de la 
première enfance. I a serie, 2 a ediz. Masson, 
1931. Fr. 75. 

La diffusione dell'ottimo trattato del Mar¬ 
fan giustifica come in breve tempo sia stata 
pubblicata una seconda edizione, limitata per 
ora al 1° volume. 

Qualsiasi medico che desideri farsi un'idea 
chiara delle principali affezioni che colpisco¬ 
no il bambino nel periodo della prima infan¬ 
zia, non potrà fare a meno di quest’opera che 
condensa nelle sue pagine un’infinità di cono¬ 
scenze cliniche e terapeutiche, ampiamente di¬ 
scusse e controllate dalla larga esperienza che 
l’Autore ha in materia. 

Per rendersi conto del minuzioso aggiorna¬ 
mento di tutte le questioni, è sufficiente leg¬ 
gere i mirabili capitoli sulla tubercolosi, i 
quali sono stati completamente riveduti ed ar¬ 
ricchiti di tutte le numerose acquisizioni, che 
di giorno in giorno va facendo la scienza me¬ 
dica, modificando i nostri concetti clinici ed 
immunitari. M. Faberi. 

Cu. Rocaz. L'acrodynie infantile. G. Doin, 
Paris, 1932. Fr. 25. 

L’argomento dellacrodinia infantile è di 
grande attualità, poiché, dia qualche tempo, 
vanno accumulandosi le osservazioni di questa 
singolare forma morbosa. 

L’A. ha quindi compiuto un lavoro indiscu¬ 
tibilmente utile, riunendo in una sobria mo¬ 
nografia tutto ciò che sino ad oggi è stato 
pubblicato, in proposito, arricchendolo anche 


(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui 
si desidera la recensione. 






[Anno XXXIX, Num. 15] sezione 

della casistica personale, e fissando, in ben 
riuscite illustrazioni, i tnaitti più caratteristici 
della sindrome. 

La parte più interessante, cioè la patogene- 
si,*che offre ancora punti oscuri allo studio¬ 
so, è svolta con chiarezza di ipotesi e di fatti, 
pei quali tale sindrome sembra poter rien¬ 
trare nel gruppo delle nevrassiti. 

È consigliabile ad ogni medico, che desi¬ 
deri seguire i progressi dellla medicina, la 
lettura di questo volumetto, che fa parte della 
collana della « pratica medica illustrata ». 

M. Faberi. 

Contributi del Laboratorio di Psicologia del¬ 
l'Università Cattolica del Sacro Cuore. Serie 

Quinta. Un voi. in-8° di 572 pag. con fig. 

Soc. editrice « Vita e Pensiero », Milano 

1931. Prezzo L. 50. 

Sono riuniti in questo volume, che è il quin¬ 
to della serie, una ventina di studi compiuti 
nel Laboratorio di Psicologia dal Direttore del 
laboratorio stesso, il Prof. A. Gemelli, e dai 
suoi collaboratori. 

Nella prima parte, di psicologia sperimen¬ 
tale, troviamo alcuni lavori di A. Galli, sulle 
diverse modalità della percezione (p. della for¬ 
ma nella visione j>eriferica, p. delle variazioni 
di chiarore ed illuminazione, ecc.); un altro 
dello stesso, sull’analisi psicologica dell’atto di 
fede di S. Agostino. Il Gemelli ci dà, in que¬ 
sta parte, un lavoro sulle emozioni e senti¬ 
menti ed un altro sulla caratterologia (natura 
e genesi del carattere) la nuova scienza che 
in pochi anni ha assunto sì ampio sviluppo, a 
proposito della quale, egli dimostra la grande 
importanza della dottrina di Freud, che mette 
alla base dell’indagine psicologica lo studio 
delle azioni umane nella loro genesi e nei loro 
moventi. 

Nella parte di psicologia applicata, vi sono 
due studi di A. Galli, uno dei quali in colla¬ 
borazione con L. Necchi, sui fanciulli insta¬ 
bili e sul giudizio morale dei fanciulli nor¬ 
mali ed anormali. 

Le nove memorie dedicate dal Gemelli alla 
psicotecnica (una in collaborazione con A. 
Galli) sono tutte improntate ad un sano equi¬ 
librio e piene di acute osservazioni; ricordia¬ 
mo, fra l’altro, quella di grande portata pra¬ 
tica sul diverso ritmo conveniente ai diversi 
individui. Vi sono, in questa parte, studi sul¬ 
l’abilità motrice, sull’abilità manuale, sul¬ 
la adattabilità dell’attività umana a quella del¬ 
la macchina, sulla psicologia sperimentale nel¬ 
lo studio degli esercizi fisici e sulla selezione 
dei piloti di aviazione, in cui il Gemelli è 
stato un gran pioniere. 

Con un lavoro del Gemelli, in collabora¬ 
zione con G. Pastori, sulla rieducabilità di 
animali scerebrati, si conchiude questo bel 
volume del più alto interesse scientifico e pra¬ 
tico. fil. 


pratica , 583 

ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI 

Congresso Sanitario 
degli Spedali Civili di Genova. 

Seduta del 17 febbraio 1932. 

Presidenza del prof. Da Gradi. 

Nella grande aula della biblioteca dell’Ospedale 
di S. Martino, presenti il Gr. Uff. F. S. Mosso, 
Commissario straordinario governativo degli Spe¬ 
dali Civili di Genova, il direttore prof. Badano 
ed il corpo sanitario al completo si è svolto per 
la prima volta il Congresso sanitario. 

Prof. Gervino e dott. Vacgari. — La moderna 
terapia delle ulcere gastroduodenali. 

La resezione dei muscoli'scaleni nella tubercolosi polmo¬ 
nare ed illustrazione di uno strumento di tecnica. 

Prof. Durante. — L O. illustra la tecnica ope¬ 
rativa ed uno strumento rivolto a facilitare la 
sicura e rapida sezione dei muscoli scaleni dis¬ 
giunta od associata alla sezione del nervo frenico 
e del lungo toracico; ricorda inoltre i recentissimi 
lavori comparsi nelle varie bibliografie e tendenti 
ad indirizzare la chirurgia delle lesioni polmonari 
verso la soppressione delle leve inspiratone rap¬ 
presentate dagli scaleni. 

Prof. Vignolo. — Osleocondrite bilaterale del¬ 
l'anca con corpo mobile articolare del ginocchio. 

Singhiozzo epidemico. 

Prof. Trevisanello. — L O. avendo osservato un 
singhiozzo molesto in quattro individui che non 
coabitavano assieme senza una contemporanea 
sintomatologia influenzale od encefalitica dubita 
fortemente della esistenza di una vera malattia 
e del così detto singhiozzo epidemico nel senso 
attribuito dagli autori moderni e considera tale 
fenomeno morboso semplicemente come un sin¬ 
tomo. 

.Seduta del 16 marzo 1932. 

Presidente : Prof Da Gradi. 

Casistica di radiologia gastroduodenale controllata col 

reperto operatorio. 

Vallebona. — L O. nella illustrazione dei casi 
distingue diverse eventualità. La prima è la con¬ 
cordanza perfetta tra reperto chirurgico e reperto 
radiologico; la seconda riguarda la discordanza 
completa dei due reperti; la terza riguarda la 
concordanza dei due reperti per la presenza della 
lesione ma non per la sede; la quarta eventualità 
infine è quella della concordanza dei due reperti 
per la presenza di una lesione e del disaccordo 
sulla qualità e sulla natura della lesione stessa. 
L’O. sostiene l’importanza della stretta collabo- 
razione tra chirurgo e radiologo. 

Note di terapia della meningite cerebrospinale. 

Cartagenova. — L’O. riferisce su 28 casi di me¬ 
ningite meningococcica curali con il siero spe¬ 
cifico e con il siero da vescicatorio dello stesso 
ammalato. Specialmente nelle forme cronicizzanti 
si ebbero risultati molto soddisfacenti sia per la 
durata minore che ,per i postumi morbosi. 

Il reperto dell’esame clinico e radiologico nelle lesioni 

apicali del polmone. 

Il a vano. — Nelle lesioni dell’apice polmonare si 
constatano con una certa frequenza discordanze tra 



584 


« IL POLICLINICO >i 


[Anno XXXIX, >um. 15] 


reperto clinico e reperto radiologico. Questo può 
risultare negativo pur rilevandosi all’esame cli¬ 
nico i sintomi di una lesione apicale. È bene per¬ 
ciò tener presente che il reperto radiologico non 
sempre ci può illuminare per la diagnosi, per la 
quale è necessario un diligente esame clinico. 

Considerazioni sopra alcuni casi di avvelenamento da CO. 

Mangini. — L'O. riferisce di tre casi facendo 
alcune considerazioni sulla sintomatologia e sul¬ 
la diversità delle lesioni anatomiche e funzionali 
riscontrate. 

La sieroterapia anticolibacillare nelle gastroenteriti acute 
dei lattanti. 

Garibbo. — L'O. avendo avuto brillanti risul¬ 
tati raccomanda tale terapia, assolutamente in¬ 
nocua. 

Sui reperti radiologici negativi dell’apparato respiratorio. 

Balestra. —* L’O. spiega tale negatività di fron¬ 
te alla positività dei reperti clinici con conside¬ 
razioni di tecnica radiologica, di anatomia pato¬ 
logica e clinica. lì Segretario : Prof. Gelerà. 

Accademia delle Scienze Mediche 
e Natnrali di Ferrara. 

Seduta dell 11 febbraio 1932. 

Presidenza : R. Tambroni. 

La contusione parieto-peritoneale riportata negli sforzi e 
l’aumento della pressione endo-addominale in rap¬ 
porto all’ernia infortunio. 

Prof. E. Gasati. — L’O., con un manometro 
speciale a mercurio, fatto costruire appositamen¬ 
te, ha misurato gli aumenti della pressione endo- 
addominale negli sforzi minimi, massimi cd im¬ 
provvisi, dimostrando che l’aumento massimo 
raggiunge appena un ventiduesimo di un’atmo¬ 
sfera. D’altra parte, il peritoneo non perde la sua 
elasticità neppure per aumenti di pressione di 
un’atmosfera e un terzo. Quindi non può mai 
formarsi un infundibolo stabile per gli aumenti 
della pressione endo-addominale. Perciò quando, 
in seguito ad uno sforzo, si dice che si è formata 
un’ernia, non vi è infortunio se non nel caso di 
strozzamento, o di contusione degli organi cavi¬ 
tari. Quando invece l’ernia non si forma, e si ha 
contusione degli organi cavitari, dimostrabile coi 
raggi X (causando lesioni che possono essere an¬ 
che permanenti), l’infortunio esiste e deve essere 
liquidato o come temporaneo o come permanente. 
È quindi il capovolgimento completo di quello 
che fino ad ora si sosteneva. Necessita perciò di 
esaminare coi raggi X tutte le ernie, denunciate 
susseguenti ad uno sforzo, anche se non si ri¬ 
scontra Desistenza di un’ernia. 

Sull’encefalite consecutiva alla vaccinazione antivaiolosa. 

Dott. N. Nenci. — Conclude che la grande ra¬ 
rità dei casi (pure dolorosi e deplorevoli) non giu¬ 
stificherebbe però alcun mutamento delle dispo¬ 
sizioni di legge circa la vaccinazione antivaiolosa. 

Discussione: Gasati, Minerbi, Malagodi, Tam- 
broni, U. Ravenna, F. Ravenna. 

Sul trattamento delle metrorragie atoniche post-partum. 

Prof. C. Merletti. — Le emorragie atoniche 
post-partum sono nella grande maggioranza dei 


casi frenabili coi comuni mezzi di emostasi (mas¬ 
saggio, eccitanti termici, compressione digitale 
dell’aorta, .preparati ergotinici ed ipofisari): ri¬ 
mane, però, una piccola percentuale, nella quale 
questi mezzi sono insufficienti. Vengono allora 
in discussione : la introduzione della mano nel- 
l’utero, il braccio alla Mamburg e lo zaffo alla 
Diihrssen. L’O., sulla base della sua esperienza 
personale, esamina il valore di questi tre sussidi 
e sopratutto dello zaffo uterino, sul quale le opi¬ 
nioni appaiono molto discordi. Dopo averne ili- 
scussi i vantaggi ed i pericoli, conclude che lo 
zaffo alla Diihrssen ha diritto di cittadinanza in 
ostetricia, sopratutto nelle Cliniche, quando si 
osservino norme tecniche e limitazioni determi¬ 
nate; ritiene che in pratica privata esso sia di dif¬ 
ficile impiego e pericoloso. 

Descrive un tamponatore metallico, da lui idea¬ 
to, raccomandabile so.pratutto nella pratica pri¬ 
vata a domicilio, che riesce efficace, non perico¬ 
loso e di facile applicazione. 

Discussione: Casati e F. Ravenna. 

Considerazioni e ricerche sulle emorragie ginecologiche^ 

Prof. Vignali. —«■ Patogenesi, diagnosi e terapia 
delle emorragie ginecologiche. Il lavoro è una 
monografia, di circa 600 pagine, divisa in tre 
parti principali, di cui la prima verte sul criterio 
classificalivo etiopatogenetico delle principali for¬ 
me emorragiche genitali, e comprende, da un lato,, 
le emorragie di origine extragenitale (emorragie 
cosidette mediche), dall’altro le emorragie più 
squisitamente ginecologiche, che trovano la cau¬ 
sa che le sostiene in lesioni partite e localizzatesi 
secondariamente sui vari segmenti dello apparato 
generatore; la seconda riassume le .proprietà far¬ 
macologiche, farmacodinamiche, biologiche e te¬ 
rapeutiche dei principali e più conosciuti mezzi 
emostatici (mezzi chimici, fisici, opoterapici, chi¬ 
rurgici, meccanici, elettrici e radioattivi); la terza L 
infine, tratta le indicazioni e le controindicazioni 
all’impiego dei sopradetti rimedi emostatici, in 
rapporto alla etiogenesi ed alla sintomatologia cli¬ 
nica delle diverse forme morbose, discusse nella 
parte riguardante la classificazione. 

Particolare trattazione rivestono i capitoli delle 
metrorragie della pubertà e della menopausa, ai- 
quali l’O. ha portato un contributo di ricerche- 
cliniche, ematologiche e istologiche. 

Discussione : Marletti e F. Ravenna. 

Difterite, siero e anafilassi. 

Prof. C. Minerbi. — L’O. deplora le esitazioni: 
dei medici, oggi presi dal panico al cospetto dello 
spettro dell’anafilassi e della malattia da siero, 
a servirsi precocemente del siero nei casi clinica- 
mente dubbi di difterite. Egli afferma che i pe¬ 
ricoli delle iniezioni di siero non sono certo più 
gravi di quelle inerenti alle iniezioni di vaccini,, 
al pneumotorace artificiale, alla puntura lombare: 
interventi che oggi ciascun medico intraprende a 
cuor leggero. L’O. dichiara che l’uso frequentis¬ 
simo e larghissimo, fatto da lui negli ultimi ven- 
t’anni su qualche migliaio di soggetti di tutte 
le età, specialmente su gli adulti, nei quali le 
reazioni da siero sogliono essere più gravi e più 
frequenti: con risultati mirabilmente felici per 
le più diverse affezioni morbose (tifo, polmonite 
acuta, dissenteria batterica, artro-reumatismo car¬ 
diaco, meningite cerebro-spinale, ecc.), può aver 
portato (del cesto in non ,più del 30% dei casi) 
alcuni inconvenienti: sia pure talvolta, tumul- 




[Anno \\\IX, Num. 15J 


SEZIONE PRATICA 


585 


tuosi e penosi, giammai però vero e proprio pe¬ 
ricolo - ad ogni modo in nessun caso fu cagione di 
male. Gli esiti infausti della malattia da siero, 
■che oggi qua e là vengono denunciati, sono ef¬ 
fetti del trattamento anti-allergico, che il medico 
ha creduto necessario intraprendere per combat¬ 
tere la febbre e gli esantemi acuti. Questi feno¬ 
meni solo in apparenza « morbosi » sono mezzi 
di difesa spontanei di valore inestimabile; me¬ 
diante essi non solo gli elementi benefici ma 
eterogenei, penetrati negli umori; ma anche le tos¬ 
sine batteriche, vengono attenuati e poi espulsi 
per via cutanea. All’opposto, se questa via è pre¬ 
clusa, essi si avviano ad essere eliminati per la 
via dei visceri e specialmente dei reni, con risul¬ 
tati definitivi disastrosi. Le pretese « nevriti, ar¬ 
triti e nefriti da siero » sono in realtà successioni 
della malattia infettiva, per combattere la quale 
il siero era stato iniettato; e che il siero, o in¬ 
trodotto in quantità insufficiente, o ineditamente 
intralciato nella sua azione guaritrice, fu reso 
incapace di prevenire. La « malattia da siero » è 
una reazione provvida e preziosa dell’organismo. 

Discussione : Gasati e U. Ravenna. 

Doti. D. Miani. — Contributo alla conoscenza 
del Sodoku. 

Discussione : Casati, F. Ravenna. 

Società Sassarese di Scienze Mediche 

e Naturali. 

Seduta del 4 marzo 1932. 

Presidente: C. Vercesi. 

C. lucci. — Caratteri antropometrici della po¬ 
polazione Sassarese. ( L'uomo medio e la donna 
media Sassaresi dedotti dall'indagine sulle fami¬ 
glie numerose ). 

La sordità dei cacciatori. 

G. Dorè. — Esiste una forma particolare di 
ipoacusia finora non descritta, molto frequente 
in coloro che hanno esercitato per lunghi anni 
l’arte venatoria con armi lunghe da fuoco. 

Essa è caratterizzata da una diminuzione uni¬ 
laterale dell’udito (per lo più a carico dell’orec¬ 
chio sinistro; solo in mancini del destro;, più o 
meno notevole e che interessa in genere la scala 
tonale dal do 3 al do 5 . 

l'ale forma è legata sia allo stimolo sonoro pro¬ 
dotto dalla detonazione, sia dall’improvviso spo¬ 
stamento d’aria provocato dallo scoppio della car¬ 
tuccia e si capisce facilmente perchè, in posizio¬ 
ne di sparo, sia solo un orecchio a risentirne mag¬ 
giormente gli effetti dannosi. 

V. Manca Pastorino. — Pemfigo volgare o der¬ 
matite bollosa streplococcica? 

Seduta del 10 marzo 1932. 

Presidente: C. Vercesi. 

Sulla terapia di alcuni reumatismi cronici. 

G. Saratini. — L’O. ricorda innanzi tutto la 
posizione dottrinale moderna dei reumatismi cro¬ 
nici e la imprecisione ancora dominante in rap¬ 
porto alla eliologia ed alla nosografia dei mede¬ 
simi. donde deriva la imprecisione, la mollifor- 
mità e la variabilità delle forme di terapia. 

Riferisce quindi dei successi curativi decisi e 
stabili che ha ottenuto in alcuni casi di reuma¬ 


tismo cronico mediante la somministrazione, fi¬ 
nora da nessuno segnalata (almeno per quanto 
è a conoscenza dell’O. di prodotti a base di ergo¬ 
sterina irradiata. 

Questa terapia si è dimostrata particolarmente 
efficace contro le manifestazioni dolorose o con 
disturbi funzionali notevolmente accentuati. 

I preparati adoperati sono stati vari. 

Le aortiti e periaortiti a reazione di Wassermann ne¬ 
gativa. 

G. Sabatini. — L’O. in base anche ai suoi studi 
precedenti, tratteggia J importanza e il valore che 
debbono attribuirsi aJla sifilide nel determinismo 
delle malattie dell’aorta. 

Dopo aver separate le forme di aortite e pe- 
riaortite ad etiologia sifilitica dimostrabile, viene 
a parlare «li quelle nelle quali la lues non è do¬ 
cumentata, e la reazione di Wassermann è ne¬ 
gativa. 

L’O. sostiene in base ad una documentata ca¬ 
sistica personale, che le forme di aortiti con con¬ 
temporanea insufficienza valvolare o non, ven¬ 
gono sempre migliorate sotto tutti gli appetti dal¬ 
la somministrazione di preparati ad azione anti¬ 
sifilitica e sopratutto da preparati mercuriali. 

L’O. dimostra come non sia necessario voler 
ammettere in questi casi, assolutamente, Desisten¬ 
za elei la lues dal criterio ex juvantibus. Probabil¬ 
mente mercurio ed arsenico esercitano sulla aorta 
malata un effetto terapeutico utile anche nei casi 
per i quali lutto .porta ad escludere un concetto 
di lues, sia pure ammettendola come latente o se- 
rologicamente inattiva. 

Dal problema terapeutico del cancro dell’utero a quello 

del cancro in generale. 

C. Vercesi. — L’O. inerendosi alla casistica di 
cancro uterino della Clinica Ginecologica di Sas¬ 
sari nell’ultimo quinquennio (una sessantina di 
casi di cui soltanto 18 operabili radicalmente, 15 
al limite di operabilità, gli altri tutti inoperabili) 
prospetta in tutti i suoi aspetti più dolorosi la 
situazione infelicissima in cui si trova l'Istituto 
Ostetrico-Ginecologico, e in cui si trovano tutti 
gli altri Istituti della città, per la mancanza as¬ 
soluta di quello che è oggi indispensabile pre¬ 
sidio terapeutico contro il cancro, in special modo 
contro le forme inoperabili che non possono trar¬ 
re nessun vantaggio da qualsiasi altra cura. 

Propone alla Società che il problema gravissimo, 
che tiene il centro sanitario universitario sassa¬ 
rese in condizioni di evidente e deplorevole infe¬ 
riorità al confronto di tutti gli altri centri anche 
minori, venga senza indugi trattato e confida che 
attraverso o meno la istituenda Sezione della Lega 
contro il cancro (già insistentemente quanto inu¬ 
tilmente raccomandata dalle superiori autorità) o 
attraverso la pratica unione di tutte le forze lo¬ 
cali (degli Enti: Provincia, Comune, Ospedale, 
Università e dei .privati) ,Sassari venga al più pre¬ 
sto dotata di una quantità di Radium adeguata 
alle necessità curative. 

Discussione: prof. Marogna, dott. Gosco-Maz- 
zucca, prof. Sabatini, prof. Falchi. 

G. Bruno. — Osservazioni e considerazioni isto¬ 
logiche sul rabdomioma. 

Discussione: prof. Franco. 

Il Segretario: A. Manai. 



580 


<( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 15] 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


CASISTICA E TERAPIA. 

Le lesioni del simpatico nella tubercolosi laringea. 

Da un lungo studio di F. Lasagna (Il Vai- 
salva, ott. 1931), risulta che la tubercolosi 
laringea è accompagnata da alterazioni dei 
gangli simpatici, che governano le funzioni 
circolatorie e nutritizie dell’organo stesso. Ta¬ 
li alterazioni sono di diversa origine e non so¬ 
no sempre in rapporto con lo stadio della tu¬ 
bercolosi. 

Le alterazioni simpatiche compaiono talora 
sino dagli inizi di quelle laringee e ne gover¬ 
nano il decorso. La causa di esse va ricercata 
nelle tossine più che nei bacilli. 

È da ritenersi che molto spesso, lo stato 
precoce e florido della tubercolosi laringea, 
in rapporto con imponderabili lesioni polmo¬ 
nari, sia da attribuirsi soltanto alle lesioni 
riscontrate dall’A. nei gangli.simpatici devo¬ 
luti alFinnervazione della laringe per la sua 
circolazione e nutrizione; ed ancora che il de¬ 
corso rapido di certe forme laringee senza ra¬ 
gioni evidenti trovi la spiegazione soltanto nel¬ 
le lesioni simpatiche diffuse. 

Tali conclusioni danno sai medico come al 
laringologo la spiegazione di fatti clinici ed 
anatomo-patologici che erano rimasti finora 
oscuri. ni. 

Angina da streptococco del cavallo. 

Nel personale addetto ad una scuderia, G. 
Lugli (Il Vaisalva , sett. 1931) ha avuto oc¬ 
casione di osservare sette casi di angina a 
breve distanza l’uno dall’altro, mentre la mag¬ 
gior parte di essi non ne aveva mai o quasi 
mai sofferto; in alcuni l’angina si ripetè pa¬ 
recchie volte (3-4 in pochi mesi). In tutti il 
quadro clinico era simile, con formazione di 
ascesso peritonsillare. 

All’esame batteriologico si riscontrò lo stre¬ 
ptococco di Rivolta (Str. equi), di dimensioni 
più grosse che lo streptococco ordinario e con 
camene lunghissime. Il germe venne identifi¬ 
cato con i diversi metodi ed isolato in cultura 
pura dalla gola dei pazienti. È noto che esso 
è l’agente dell’angina dei cavalli, che colpisce 
specialmente gli individui giovani (da 1 a 5 
anni) dando catarro nasale, tumefazione e sup¬ 
purazione dei gangli del collo con linfangiti e 
talora setticopiemia. f 1 ^- 

Tumore misto epifaringeo (polipo congenito peloso). 

A. Molan (Il Vaisalva, n. 8, 1931) descrive 
un rarissimo caso di polipo' faringeo conge¬ 
nito (epignathus) sviluppatosi senza aver mai 
dato sentore. Il punto d’impianto corrispon¬ 
deva alla faccia superiore del velo pendulo, 
in tutta prossimità dello sbocco tubarico, per 
cui è molto probabile che l’origine risalga ad 


un’epoca molto precoce dello sviluppo dell’or¬ 
lo inferiore della prima fessura* branchiale. 

L’esame istologico ha dimostrato trattarsi 
di uin tridermoma, in cui l’elemento principale 
era costituito da tessuto glandolare ben con¬ 
formato, tanto che in un primo tempo FA. a- 
veva pensato ad una glandola salivare ecto- 
pica. Questa massa glandolare era rivestita da 
tessuto cutaneo quasi normale, con numerosi 
peli e glandole sebacee. E. Borohesan. 

La radioterapia nelle tonsilliti. 

Già da tempo (1911) fu preconizzato da 
Mcngel l’uso della radioterapia nelle forme 
tonsillari croniche. È solo più tardi che que-' 
sta terapia è stata estesa anche alle forme a- 
cute, per le quali è più che sufficiente una 
dose minima equivalente al 15 % della dose 
eritema di Raggi X. 

L’Holfelder, che ha larga esperienza in pro¬ 
posito dice' che se nei casi di angine acute la 
terapia Roentgen viene applicata tempestiva¬ 
mente, si riesce quasi sempre nel corso di 24 
ore a troncare Tabacco. 

Nelle tonsilliti acute, come, in genere, nel¬ 
le altre forme infiammatorie acute iniziali : 
foruncolo, antrace, flemmone, pare che i rag¬ 
gi X esercitino una azione prevalentemente lo¬ 
cale, però non si può escludere il possibile in¬ 
tervento di fattori immunitari. 

A spiegare l’azione dei raggi ! F. Perussia 
(. Bass . Clin Scient., 1, 1932), si riferisce a 
quanto Milani disse nel congresso Internazio¬ 
nale di Radiologia a Parigi e cioè che i Rag¬ 
gi X esplicano azione sulla circolazione locale, 
sulla necrobiosi cellulare, sull’assorbimento di 
proteine, e anche azione stimola tri ce sulla 
fagocitosi e sulle cellule del reticolo-endote¬ 
lio. 

Nelle tonsilliti acute l’azione delle irradia¬ 
zioni è immediata c le tonsille ritornano ben 
presto normali. Nelle forme croniche invece 
i risultati sono più lenti ad ottenersi. Ma an¬ 
che qui si ottengono modificazioni morfolo¬ 
giche ed anatomo-patologiche degli organi e 
se ne influenza profondamente la morbilità. In¬ 
fatti sul tessuto adenoideo i Raggi X hanno 
azione elettiva di distruzione degli elementi 

patologici. . 

Tale terapia è usata con successo anche in 

quelle forme tonsillari che si accompagnano 
a lesioni renali o cardiache o polireumatiche. 
I/A. che ha una casistica di oltre 100 casi as¬ 
sicura di avere visto permanentemente guarii e 
con la Roentgen terapia forme di alburninu- 
ria ie glomerulonefriti complicanti tonsilliti 
croniche, e riferisce anche esperimenti di Ber- 
ven che avrebbe visto guarire diatesi emorra¬ 
giche ed endocarditi recidivanti. 

L’A. dimostra quindi come la, Roentgente- 




Anno \X\I\, Num. lo] 


SEZIONE PRATICA 


587 


rapia possa in gran parte sostituire la cura chi¬ 
rurgica di quelle forme croniche di tonsilliti, 
e passa quindi ad esaminare i disturbi che ta¬ 
le terapia può dare, e conclude che, date le 
dosi minime di Raggi che si adoperano, l'u¬ 
nico disturbo possibile è una leggera secchez¬ 
za della bocca per inibita secrezione salivare. 

Recchia. 

Parotite suppurativa acuta. 

R. P. Custer (The Amelie. Joiirn. of ihe 
Medie. Sciences, novembre 1031) ne illustra 
due casi, lutt’e due seguiti da morte e studiati 
clinicamente e anatomopatologicamente. In 
un caso si trattava di complicazione locale da 
stafilococco nel decorso di una nefrosi ami- 
ioide con enterite acuta emorragica, nell’al¬ 
tro si trattava di complicazione di un'eresi pe¬ 
la della gamba e anche qui Pedologia della 
complicazione non era uguale a quella della 
malattia iniziale. In tutt’c due i casi i vasi 
sanguigni non erano alterati. 

A questi due casi PA. fa seguire urna rivi¬ 
sta della letteratura; la prima parotite sup¬ 
purativa acuta fu descritta da Brodie (1831). 
Un lavoro accurato comprendente 18 casi fu 
fatto da Wirchow (1858). Numerosi casi fu¬ 
rono descritti dopo. La parotite suppurativa 
acuta può essere complicazione di infezioni 
non chirurgiche: tifo, polmonite, scarlattina, 
difterite, vaiolo, colera, dissenteria, malaria, 
influenza, eresipela, infezione puerperale, ar¬ 
trite settica, appendicite, tubercolosi, turale- 
mia, denga. Si tratta quasi sempre di germi 
associati all’infezione generale. 

La patogenesi della parotite acuta suppura¬ 
tiva può essere o quella ascendente o quella 
ematogena. R. Lusena. 

SEMEIOTICA. 

Un nuovo metodo di percussione. 

Per eseguire tale nuovo metodo si deve per¬ 
cuotere trasversalmente col dito medio destro 
sulla superficie dorsale dell’ultima falange del¬ 
l'indice sinistro sovrapposto al medio dello 
stesso lato. 

Una tale variante offrirebbe, secondo J. 
Peiser ( Deul . Med. Woch., n. 44, 30 ottobre 
1931), una sensazione della resistenza molto 
più netta, per la quale sarebbe migliorata la 
possibilità di rilevare delle ipofonesi di lieve 
grado, come ad esempio quelle parasternali 
per tubercolosi attiva dell’ilo, quelle degli es¬ 
sudati interlobari, e quelle degli infiltrati pol¬ 
monari. M. Faberi. 

TECNICA DI LABORATORIO. 

Importanza della tecnica istobatteriologica per la 

dimostrazione della funzione delle spirochete nella 

gangrena polmonare. 

F. Bezangon e E. Etchegoin ( Bullet. de 
VAcud. de Médec., 2 febbraio 1932) hanno 


studiato dal lato istobatteriologico il tessuto 
polmonare di malati di gangrena del pol¬ 
mone, partendo dal concetto che lo studio del- 
l’espettorato è insufficiente perchè spesso ri¬ 
specchia solo lo stato dei bronchi. I casi stu¬ 
diati furono 11. Costantemente trovarono le 
spirochete, quasi costantemente il bacillus ra- 
mosus, uno streptococco e la flora identica a 
quella già osservata da Veillon, Risi, Hallé, 
Guillemot. 

Essi videro nelle pareti delle caverne, nella 
zona colliquefatta aderente alla parete della 
caverna stessa, microbi di tutte le specie, con 
o senza fusiformi, con rarissime spirochete; 
nella zona media gli stessi microbi tipo Veil¬ 
lon qualche volta i fusiformi, ma sempre con 
spirochete e nella zonìa periferica esclusiva- 
mente spirochete. 

L'importanza delle spirochete nella gangrc- 
na polmonare è dimostrata dal grande nume¬ 
ro di esse nella zona periferica della caverna 
(che è la zona di invasione) e dal fatto che si 
trovano solo spirochete in alcune zone, come 
pure dall’osservazione di sole spirochete nelle 
gangrene recenti. 

Gli AA. ritengono che le spirochete abbiano' 
importanza rapitale nella determinazione del¬ 
la gangrena; esse preparano il terreno agli 
anaerobi che verranno dopo. Con questo essi 
non vogliono dire che isolo la spirocheta sia 
responsabile della gangrena polmonare. 

Essi hanno potuto riprodurre nel sottocu¬ 
taneo delle cavie degli ascessi gangrenosi fil¬ 
trati di cultura contenente spirocheta più un 
diplococco. 

La spirocheta della gangrena polmonare si 
differenzia nettamente da quella di Vincent;, 
ancora non è nettamente classificata; può con¬ 
siderarsi una sottospecie della S. buccalis o- 
delta S. dentium o anche una specie a parte. 

Bezangon e Etchegoin ritengono che deve 
rimanere immutato il concetto anatomopato- 
logieo che della gangrena aveva Laènnec e che 
alla flora batterica di Veillon, Zuber, ecc. si 
deve aggiungere la spirocheta. 

R. Lusena. 

MEDICINA SCIENTIFICA 

Ricerche sugli innesti di midollo osseo. 

I risultati di innesti di midollo osseo non 
sono stati concordi. Mentre alcuni (Guyon, 
Baykow, Bruns, Donati ed altri) avevano ot¬ 
tenuto 1 attecchimento degli innesti, special- 
mente di quelli autoplastici, con successivi 
processi iniziali di osteogenesi nella zona di 
innesto, altri (Ollier, Maas, Bonome, Porcile)' 
avevano avuto risultati negativi. TI Cortese poi 
negò recisamente ogni proprietà osteogenetica 
al midollo osseo. 

D. (Barbieri (Archivio per le scienze medi¬ 
che, dicembre 1931) fece esperimenti di in¬ 
nesto di midollo osseo nel rene, partendo da- 




588 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 15] 


osservazioni di ricercatori precedenti i quali 
avevano dimostrato la facilità con cui nel rene 
si producono ossificazioni eterotopiiche. Poi 
estese le esperienze anche ad altri organi (mil¬ 
za e vasi). 

L’innesto di poltiglia di midollo osseo nel 
rene, nella milza e nella vene provocò la com¬ 
parsa di un tessuto con i caratteri di osso gio¬ 
vane di nuova formazione. 

I risultati furono più costanti cogli innesti 
auloplastici che cogli omoplastici. Probabil¬ 
mente questi risultati si spiegano coll’ipotesi 
di Donati che la formazione dell’osso sia le¬ 
gata all’attività osteoblastica delle parti peri¬ 
feriche del midollo ed in special modo agli 
elementi del perimidollo. 

R. Lusena. 


VARIA 

Demografia della Cina. 

liliale è il numero degli abitanti della Ci¬ 
na? Ecco una domanda alla quale non si può 
rispondere con esattezza. 

Si parla di 400, di 500 milioni di cinesi, 
ma son cifre di impressione. 

In mancanza di statistiche serie, geografi, 
storici, economisti si sono sforzati di fissare 
numeri in base a calcoli di approssimazione, 
àia in effetti questa enorme massa umana 
non isi lascia contare, come non si lascia con¬ 
tare uin formicaio. 

Forse la densità degli abitanti della Cina 
appare più grande della realtà, perchè i ci¬ 
nesi hanno la tendenza ad ammassarsi nelle 
pianure, disertando le valli ed i monti. 

Certo è che se i cinesi sono estremamente 
prolifici essi sono continuamente decimati dal- 
e epidemie, dalle carestie, dalle rivolte, dalle 
guerre. 

Il dottor A. Legendre (Presse Medicale, 1932, 
n. 1), che ha vissuto lungamente in quel paese 
ed è stato direttore della Scuola di medicina 
imperiale, ha rilevato che le epidemie di pe¬ 
ste, di colera, di dissenteria, di tifo, di va- 
iuolo, ecc., sono terribilmente frequenti e 
producono morie spaventose del tutto ignote 
agli altri popoli. 

A Tehenton un’epidemia di tifo uccise in 
due mesi 30.000 persone ed una successiva 
epidemia di dissenteria ne uccise altrettante. 

Di fronte a questi flagelli ogni tentativo di 
lotta è impotente, date le abitudini assoluta- 
mente antigieniche. T cinesi rimangono indif¬ 
ferenti e rassegnati. , 

Non meno elevata è la mortalità dei bam¬ 
bini. Più della- metà muoiono nel primo anno 
di vita per malattie varie, per mancanza di 
cure o di alimenti per l’estrema povertà dei 
genitori. 


Le misere condizioni fisiche dei procreatori, 
minate daH’alimentazione insufficiente, dalla 
sifilide, dall’oppio, concorrono a dare una pro¬ 
le scadente. 

La precocità dei matrimoni, lo sviluppo in¬ 
completo delle donne sono causa frequente di 
morte della madre e dei neonati. 

È molto diffusa l’abitudine di disinteres¬ 
sarsi della sorte dei figli, di lasciarli morire 
senza cure, di gettarli sulla strada quando 
le condizioni della famiglia -non consentono 
di alimentarli. 

Le carestie periodiche compiono l’opera di 
distruzione in quell’infelice aggregato umano. 
Esse sono molto frequenti e gravi. La care¬ 
stia del 1878 fece otto milioni di vittime, al¬ 
trettante ne fecero quelle del 1901, del 1906 
e del 1910, e due milioni quella del 1924. 

La grande carestita del 1928-29 continua 
ininterrotta la sua opera devastatrice aggra¬ 
vata dalle guerre civili. 

Basti ricordare che la rivolta dei Tai Ping, 
durata dal 1850 al 1864, costò alla Cina 25 
milioni di esseri. La rivolta dei mussulmani 
dell’Ovest fece 10 milioni di vittime. E l’ul¬ 
tima guerra cominciata nel 1911 con la pro¬ 
clamazione della repubblica e che ha durato 
sempre ininterrotta e dura tuttora, ha dato non 
meno di 25 milioni di morti per ferite o per 
fame. 

Certo la straordinaria prolificità dei cinesi 
tende a colmar© rapidamente i vuoti, ma le 
cause di mortalità sono troppe ed estese per¬ 
chè si possa avere un aumento globale della 
popolazione. 

Un censimento attendibile non è stato mai 
fatto. I mandarini a scopi esclusivamente fi¬ 
scali si sono limitati a fare una conta delle 
famiglie, che sarebbero circa 60 milioni. 

Il Legendre ha fatto studi intesi a stabilire 
la media di sopravvivenza dei cinesi, che sa¬ 
rebbe di 2,7; aggiungendo a questa cifra i ge¬ 
nitori, si avrebbe che ogni famiglia è com¬ 
posta di 4,7 individui, cifra che moltiplicata 
per 60 milioni, faceva- ammontare la popola¬ 
zione della Cina nel 1913 a circa 282 milioni, 
che ora in seguito alla guerra civile ininter¬ 
rotta ed alla carestia divenuta annuale si ri¬ 
durrebbe a 200 milioni. 

Anche ridotta a queste proporzioni la popo¬ 
lazione cinese sarebbe più che sufficiente a 
resistere a qualsiasi invasione ed anche ad 
assicurare il dominio di vaste terre, se alla 
quantità degli individui rispondesse la qualità. 

L’esperienza ha invece dimostrato che la 
sterminata terra cinese ed il prolifico popolo 
che l’abita sarebbero già preda di un vicino 
popolo molto meno popoloso ma più civile, 
se la sua integrità non fosse protetta dagli 

interessi delle nazioni europee ed americane. 

argo. 




[Anno XWIX, Num. 15] 


SEZIONE PRATICA 


589 


NELLA VITA PROFESSIONALE. 


SERVIZI IGIENICO-SANITARI. 

Denuncia delle malattie infettive. 

L'Ufficio d'igiene e Sanità del Governatorato di 
Roma ha diramato la seguente circolare: 

Si deve richiamare l'attenzione dei medici li¬ 
beri professionisti sulla necessità che nell o!tem¬ 
perare all’obbligo della denuncia delle malattie 
infettive ai sensi ed agli effetti dell’art. 123 del 
testo unico delle leggi sanitarie, approvato con il 
R. Decreto l u agosto 1907, n. 630, vengano altresì 
osservate le norme contenute nellart. 4 del De¬ 
creto Ministeriale 15 ottobre 1923, per quanto ri¬ 
guarda i rapporti con le scuole od opifici dei ma¬ 
lati di affezioni contagiose. L’incompletezza delle 
segnalazioni rende talora tardive le misure pro¬ 
filattiche, che devono trovare nel medico denun- 
ciante la prima e più efficace collaborazione. 

Le denuncie debbono pertanto indicare: a) il 
nome, il cognome e l’età dell’infermo, la sua abi¬ 
tazióne e la provenienza; b) la diagnosi certa o 
presuntiva della malattia, o se si tratti solo di 
caso sospetto: c) se il malato o i coabitanti con 
esso frequentano scuole e quali; d ) se il malato 
è operaio in opifici, in cantieri, se vive in collet¬ 
tività, ovvero se egli o persone di famiglia siano 
addetti ad industrie o commerci di generi ali¬ 
mentari; e ) ogni altra notizia che debba ritenersi 
utile per l’Ufficiale Sanitario ai fini della profi¬ 
lassi; f) i provvedimenti profilattici adottati dal 
denunciante; g) se il malato resta in cura al pro¬ 
prio domicilio o sia trasferito altrove. 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Aggitjs (Sassari). — Scad. 16 apr., 2 a cond.; 
L. 8976 e 3 quadrienni dee., oltre L. 2200 cavale., 
L. 880 arm. farm., I,. 176 uff. san.; età lini. 35 a.; 
tassa L. 50. 

Alletta (Salerno). — Scad. 15 apr.; L. 7000 e 

4 quadrienni dee., per uff. san. L. 500: tassa 
L. 50,10. 

Canicattì (Agrigento). — Scad. 15 apr.; 4 a Sez.; 
L. 8000 e 4 quadrienni dee., addizion. L. 500 ogni 
250 iscritti sopra i 1000: età lim. 45 a.; tassa 
L. 50,10. 

Carpi (Modena). Ospedale « B. Ramozzini ». — 
Scad. 30 giu.: assistente; laurea da non oltre 3 
anni; L. 5000 ridotte J 2 % ; quota integrativa 10% 
dello slip.; 5% atti operativi abbienti; alloggio, 
se celibe; età mass. 35 a.; tassa L. 50,10. 

Castelbuono (Palermo). — Scad. 15 giu.; lire 
7700 e 5 quadrienni dee. 

Cimolais (Udine). — Scad. 10 mag., con Erto 
Casso; L. 11.000 oltre L. 600 serv. all., L. 900 se 
uff. san., L. 3000 trasp., c.-v.; riduz. 12%. 

Condrò (Messina). — Scad. 15 apr.; L. 9000 e 

5 quadrienni dee., oltre L. 500 se uff. san.; età 
lim. 35 a.; tassa L. 50. 


Cuneo. Ospedale di Santa Croce. — Scad. 15 
apr.; assistente medico e assistente chirurgo; lire 
5000, vitto e alloggio per giorni di guardia, in¬ 
teressenza; L. 750 all’assistente medico quale in¬ 
dennità di laboratorio. 

Firenze. R. Arcispedale di S. Maria Nuova e Sta¬ 
bilimenti Riuniti. — Al 30 apr., ore 17, due assi¬ 
stenti med.-chir.; età lim. 30 a.; L. 6400 da de¬ 
curtarsi del 12 %, c.-v. e altre inden. regolamen¬ 
tari; liloli ed esami; doc. a 3 mesi dal 26 mar.; 
tassa L. 50- 

Flumeri ( \ rei lino). — Scad. 30 apr.; L. 5461,50 
nette del 12% c 3 quadrienni dee., oltre L. 1760 
nette pei uff. san. (temporanee); età lim. 35 a.; 
tassa L. 50,10 

Guardia Lombardi (Avellino). — Scad. 19 giu.; 
L. (5484 e 5 quadrienni dee.; riduz. 12%; età lim. 
25-40 a. 

i 

Mestre. Ospedale Civile Umberto I. — Scad. 15 
mag.; ore 17-; chirurgo primario; età lini. 40 a. 
al 21 mar.; doc. poster, al 31 gen.; tassa L. 50,10; 
stip. L. 7000 e quattro quadrienni di L. 500, oltre 
L. 1000 serv. att.; riduz. 12%; compartecipaz. 

Monteckrignone (Pesaro). — Scad. 30 apr.; lire 
9000 e 4 quadrienni del quinto, oltre L. 600 c,-v., 
L. 2000 cavale., L. 400 uff. san.; riduz. 12%; età 
lim. 25-40 a.; tassa L. 50,10. 

Parma. Consorzio Provine. Antitubercolare. — 
Scad. 15 giu.; direttore del consorzio (dispensario 
provine.); L. 21.500 ridotte 12%; indennità mis¬ 
sione e trasferte; età lim. 45 a.; è inibito il libero 
esercizio professionale. 

Prf.toro ( Chicli). — Scad. 15 apr.; L. 9000 e 
5 quadrienni dee., oltre L. 500 se uff. san., L. 1500 
cavale.; riduz. 12 %; età lim. 40 a.; tassa L. 50,10. 

Re (Novara). — Scad. lo giu.; L. 7920 e 5 quin¬ 
quenni dee., oltre L. 440 uff. san., L. 132 ambulat., 
L. 880 alloggio, L. 880 trasp.; età lim. 25-45 a.; 
tassa L. 50. 

Roma. Istituto Nazionale delle Assicurazioni. — 
Scad. 14 mag., ore 12; concorso per titoli ed esa¬ 
mi ad un posto di sostituto primo segretario per 
laureati in medicina e chirurgia. Ai documenti 
di rito, vanno aggiunti: a) il certificato d’iscrizio¬ 
ne al sindacato medico; b) un certificato dal qua¬ 
le risulti che il candidato ha compiuto un bien¬ 
nio in qualità di assistente effettivo, in seguito 
a concorso per esami, presso un ospedale di non 
meno di 500 letti, ovvero presso un Istituto Uni¬ 
versitario di clinica o patologia medica. Sarà te¬ 
nuto conto della conoscenza delle lingue stra¬ 
niere. Limite di età: anni 30; per i combattenti 
anni 35; per i mutilati ed invalidi di guerra o per 
la causa nazionale anni 39. E inibito l’esercizio li¬ 
bero della professione. Retribuzione iniziale com¬ 
plessiva annua lorda di L. 12,400, al netto della 
riduzione di cui al R. D. L. 20 novembre 1930-IX 
n. 1491 e, dopo sei mesi di prova; doppia mensi¬ 
lità; quota di cointeressenza; premio annuale e 
contributo per il trattamento di quiescenza pre¬ 
visto dal Regolamento interno del personale. In¬ 
formazioni più dettagliate, copia dell’avviso di 
concorso e invio dei documenti presso la Direzione 
Generale, Servizio Personale, via S. Basilio 38. 




590 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. lo] 


Rossana (Cuneo). — Scad. 20 a.pr.; L. 8340 ol¬ 
tre L. 500 uff. san., L. 1000 trasp.; ridotto 12%. 

Rovigo. Amministrazione Provinciale. — Diret¬ 
tore della Sezione Medico-Micrografica del Labo¬ 
ratorio Provinciale di Igiene e Profilassi. Per ti¬ 
toli ed esami. Stipendio iniziale L. 16.000. In¬ 
dennità di carica L. 1500 annue; cinque aumenti 
periodici del decimo; ricostruzione parziale della 
carriera; indennità di caro-viveri; stipendi e in¬ 
dennità sono passibili della riduzione del 12 %. 
Età massima anni 45, salvo le eccezioni di legge. 
Scadenza del concorso ore diciasette del 20 mag¬ 
gio 1932. 

S. Severino Marche {Macerala). — Scad. 30 apr.; 
campagna; L. 7000 e 3 quadrienni dee., oltre c.-v. 
e L. 2400 cavale.; riduz. 12%; età lim. 24-40 a. 

S. Margherita Belice (Agrigento). — Scad^ 30 
apr.; L. 9000 e 4 quadrienni dee.; età lim. 45 a.; 
tassa L. 50. 

Sant’Olcfse (Genova). — Scad. 30 apr., ore 18; 
L. 8400 e 10 bienni ventes., oltre L. 3000 se uso 
cavallo, L. 800 se uff. san.; riduz. 12%; età lini. 
35 a.; tassa L. 50. 

Savignano di Romagna (Forlì). — Scad. 30 mag.; 
2° reparto; L. 9000 e 10 bienni ventes., oltre lire 
3000 trasp., c.-v.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; tas¬ 
sa L. 50,10; doc. a 3 mesi dalli apr. 

Sciacca (Agrigento). — Scad. 25 apr.; L. 8500 
e 4 quadrienni dee.; età lim. 35 a.; tassa L. 50. 

Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬ 
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche, 
i compensi allo stipendio base. 

NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

Il prof. sen. Aldo Castellani ha accettato nuo¬ 
vamente, per l’anno scolastico 1932-33, il posto 
di professore temporaneo (Visiling Professor) di 
medicina tropicale neH’lTniversità Tulane di New 
Orleans (Stati Uniti). 

Egli ha una carica similare (Visiting Lecturer) 
alla Scuola di Medicina e Igiene Tropicale di Lon¬ 
dra. È anche condirettore e professore nell’Isti¬ 
tuto Ross per le malattie tropicali della stessa 
metropoli. 

Tutto ciò prova l’alta estimazione in cui il Ca¬ 
stellani è tenuto nel mondo scientifico interna¬ 
zionale. 

Corri’è noto, in vista di tale sua posizione la 
legge che lo ha nominato direttore della Clinica 
per le malattie tropicali e subtropicali di Roma 
— legge proposta dal Governo e approvata dalla 
Camera e dal Senato — lascia al Castellani fa¬ 
coltà di avere cattedre ed altri posti scientifici 
all’Estero e di risiedere all’Estero molti mesi del¬ 
l’anno. 

L’Accademia tedesca di scienze naturali, adu¬ 
natasi ad Halle, in occasione della ricorrenza cen¬ 
tenaria della morte di Volfango Goethe, sotto la 
presidenza del prof. Emilio Abderhalden, ha no¬ 
minato socio il prof. Gaetano Fichera, ordinario 
nell 'Università di Pavia, direttore dell’Istituto del 
Cancro di Milano, in riconoscimento dei lavori 
fondamentali compiuti nel campo degli studi sul 
cancro. 

Esprimiamo il nostro compiacimento al prot. 
Fichera, il quale da anni dedica le sue migliori 
energie al grave problema. 


La « Société Médicale des HÒpitaux de Paris » 
ha eletto a voti unanimi socio corrispondente il 
prof. Maurizio Ascoli, clinico medico di Palermo. 

Il dott. cav. uff. Luigi Macaiuso, medico colo¬ 
niale in Eritrea, è stato insignito della Croce del¬ 
la Stella Coloniale, per la sua lunga permanenza 
in Colonia (1896-1927). 

I dottori Mario Ronzini e Camillq; Trincherà, 
della R. Clinica chirurgica di Bari, sono stati abi¬ 
litati alla libera docenza in patologia speciale chi¬ 
rurgica dimostrativa, con unanimità di voti. Ral¬ 
legramenti. 

II dott. Arnaldo Lusignoli, direttore del perio¬ 
dico « Il Medico Condotto », è nominato grande 
ufficiale della Corona d’Italia. 

Il dott. Domenico Narducci, dell’Ufficio d’igiene 
del Governatorato di Roma, è nominato commen¬ 
datore della Corona d’Italia. 

Il R. Commissario dell’Opera Naz. Maternità e 
Infanzia, avv. Sileno Fabbri, ha conferito la meda¬ 
glia d’oro di benemerenza alla Cassa di Risparmio 
delle Province Lombarde, per il largo e costante 
contributo che tale Ente ha dato per l’impianto 
dei centri di assistenza materna ed infantile nella 
Lombardia. 


COLLANA. DEL “ VALSALVA „ 

Diretta da GUGLIELMO BILANCIONI 
Professore di Clinica Oto-Rino-Lar. nella R. Università di Roma 

Di questa interessantissima Collana, sono finora pubblicati i 
N. i. A. M. VALSALVA 

“ De aure humana Tractatus „ 

Traduzione italiana del Prof. V. MANGANO 

Proemio del Prof. G. BILANCIONI 

Volume in-8° grande, stampato su carta patinata, di pag. 164, 
con io tav. fuori testo. Prezzo L. 2 5 più le spese postali di 
spedizione. Per i nostri abbonati L. 2 2 , 7 5 * n porto franco. 

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Chirurgia Plastica del Naso 

con 286 figure e 5 tav. fuori testo 

Volume in-8“ grande, di pagg. xn-196. Prezzo L. 40 P»ù le 
spese postali di spedizione. Per i nostri abbonati L. 3 6)75 
in porto franco. 

Sono di prossima pubblicazione: 

4. Alfonso Trimarchi: La costituzione degli adenoide!. 

5. Ausano Della Vedova: Principi di alta frequenza e loro 

applicazione nella pratica oto-rino-laringologica. 

6. Decio Scuri: Il linguaggio nell’udente normale e nel 

sordomuto : sua genesi e suoi valori fislo-psicologici. 

7. Guglielmo Bilancioni: Prime linee di una patologia dello 

sviluppo. L’importanza in otc-rino-laringologia. 

Seguiranno: 

Federico Brunetti: Sulla fine struttura dell'anello di Waldeyer. 
G. G. Carrari: Istologia della pituitaria. 

Giorgio Ferreri: Guida per l’esame vestibolare dell'infortunato. 
Arnaldo Malan: Terapia fisica della tubercolosi laringea. 

Pietro Del Buono: Radiologia della pituitaria. 

Gino Frontali: Sviluppo del linguaggio articolato nel bambino. 

Luigi Maggiore: Manifestazioni cliniche oculari nella patologia 
del naso, dei seni facciali e dell'orecchio. 

Altre monografie saranno dettate dai professori TORRIGIANI, Pal- 
LESTRINI, BUSCAINO, ecc. 


Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI. Ufficio Postale Sue 
cursale diciotto, ROMA. 




[Anno XXXIX, Num. 15] 


SEZIONE PRATICA 


591 


NOTIZIE DIVERSE. 

12° Congresso internazionale di neurologia. 

La Società francese di neurologia riprende la 
tradizione dei suoi congressi internazionali annui, 
la quale era stata interrotta nel 1931, in occa¬ 
sione del Congresso internazionale di Berna. 

La 12 a riunione è indetta a Parigi per i giorni 
31 maggio e 1° giugno; i lavori si svolgeranno 
alla Salpétrière, nell’anfiteatro della Scuola per 
infermiere. Tema in discussione: le epilessie (ac¬ 
quisizioni recenti sulla clinica, l’anatomopatolo- 
gia, la patogenesi ed il trattamento); relatori: 
Foerster di Breslavia, Pagniez e Crouzon di Pa¬ 
rigi, Abadie di Bordeaux. Verranno presentati al 
Congresso i lavori concorrenti alla fondazione Deje- 
rine e al premio Charcot. Rivolgersi alla Salpè- 
trière, boulevard de l’Hópital 47, Paris. 

2° Congresso generale del fanciullo. 

Si adunerà a Ginevra dal 18 al 21 luglio, a cura 
dell’Unione intemazionale per la salvezza del 
fanciullo; sarà diviso in tre sezioni: 1) sistema¬ 
zione domiciliare e istituzionale dei lattanti; 2) età 
pre-scolastica; 3) età post-scolastica. Saranno te¬ 
nute anche delle conferenze pubbliche. Per in¬ 
formazioni rivolgersi alla segreteria: quai dii 
Mont Blanc 31, Genève, .Svizzera. 

Congresso italiano di dermosifllografla. 

La Società Italiana di Dermatologia e Sifilografia 
terrà il prossimo Congresso nella primavera del 
1933. La presidenza ha stabilito i seguenti terni: 
« l più moderni aspetti della fisiopatologia cuta¬ 
nea in rapporto coi nuovi dati delle ricerche mor¬ 
fologiche e fisico-chi miche »; « Lesioni articolari 
eri ossee nella sifilide». Il primo tema è stato 
affidato alle Cliniche dermosifilopatiche di Bari, 
Bologna, Padova, Perugia, Milano, Palermo, Roma 
e Sassari; il secondo a quella di Pavia. Le comu¬ 
nicazioni individuali dovranno svolgere argomenti 
attinenti a quelli di relazione, salvo che non si 
riferiscano a casi particolarmente rari o ad argo¬ 
menti nuovi di eccezionale importanza scientifica. 
Per informazioni rivolgersi al segretario della So¬ 
cietà, prof. Vincenzo Montesano, via Campo Mar¬ 
zio 69, Roma. 

Due congressi medici in occasione della Fiera di 

Milano. 

Il Sindacato nazionale dei medici ha dato l’in¬ 
carico al Sindacato provinciale di Milano di or¬ 
ganizzare, durante il periodo della Fiera, due im¬ 
portanti Congressi sindacali. Essi avranno con¬ 
temporaneamente luogo il 23 e. 24 aprile, sotto 
la presidenza dell’on. Eugenio Morelli, segretario 
nazionale del Sindacato medico. Ad una di que¬ 
ste riunioni, a carattere nazionale, sono invitati a 
partecipare tutti i medici che si occupano di idro¬ 
logia e »li climatologia e che sono aderenti al 
Sindacato. 

L’on. Morelli ha officiato come relatori i proff. 
Devoto, Frugoni, Micheli, Valenti e Ceresole, ol¬ 
ire ai fiduciari nazionali della sezione proff. Vinaj 
e Botti. 

Il secondo convegno, ordinato dal prof. Basiini, 
segretario del Sindacato medico provinciale di Mi¬ 
lano, riguarda i medici inscritti ai Sindacati della 
Lombardia e vi saranno discussi problemi impor¬ 
tanti. 


Ambedue queste riunioni mediche, a carattere 
squisitamente sindacale, saranno tenute nei lo¬ 
cali della Fiera, che attivamente collabora, a mez¬ 
zo del suo vice presidente grand’uff. Granelli, 
alla riuscita dell’iniziativa. 

Gli interessati ai due Congressi sono tenuti a 
comunicare la loro adesione entro il 20 aprile al 
Sindacato medico di Milano (via Giulini 2). 

Presso la Fiera di Milano l’Ufficio della Stampa 
Medica Italiana, fondato e diretto dal prof. Pas¬ 
sitele Piccinini, avrà un proprio stand (n. 2617"). 

Al Congresso tedesco di medicina interna. 

La presidenza della Società Tedesca di Medicina 
Interna ha rivolto invito ufficiale al clinico me¬ 
dico di Palermo, prof. Maurizio Ascoli, di inaugu¬ 
rare — come scopritore del metodo — la discus¬ 
sione sul pneumotorace artificiale bilaterale, che 
avrà luogo al Congresso di Wiesbaden nella se¬ 
conda decade di aprile (v. fase. 10). 

Convegno medico abruzzese. 

E indetto ad Aquila per la prima decade di 
giugno. Temi e relatori: « Epatocolangili suba¬ 
cute e lente », prof. Leonardo D’Antona; « Le osteo¬ 
mieliti acute », prof. Attilio Germenati e doti. Ma¬ 
rio Muzii (parte radiologica); « Etiologia e profi¬ 
lassi della tubercolosi », prof. Gianni Petragnani. 
Rivolgersi al dott. A. Talloni, segretario della So¬ 
cietà Medico-Chirurgica degli Abruzzi, Ospedale 
Civile, Chieti. 

5 a Riunione annuale dei tisiologi lombardi. 

Avrà luogo a Cremona il 12 giugno, nel palazzo 
del Governo. Il prof. Emilio Alfieri terrà una 
conferenza sul tema: «Tubercolosi e gravidan¬ 
za». Relatori e temi all’o. d. g. : prof. F. D’Ales¬ 
sandro, « Dell’ultravirus tubercolare »; prof. F. 
lntrozzi, « Linfogranuloma maligno e infezione 
tubercolare ». Non sono ammesse altre comuni¬ 
cazioni, oltre quelle inscritte all’ordine del gior¬ 
no, sulle quali verrà aperta la discussione. Chi 
intende prendere la parola, deve indicare al se¬ 
gretario della Riunione, per scritto, prima del 
12 giugno, su quale dei due argomenti intende 
parlare. Nella sede delle « Colonie eliotera,piclie 
Padane » il prof. L. Rizzi tratterà de « L’organiz¬ 
zazione dell’assistenza infantile da parte del Con¬ 
sorzio Antitubercolare attraverso i Dispensari ». 

Per adesioni, informazioni, schiarimenti eoo. 
rivolgersi al Segretario Fiduciario della Sezione, 
prof. Gaetano Ronzoni, Istituto di Tisiologia, via 
Gaudenzio Ferrari 18, Milano. 

Giornate mediche aragonesi. 

Avranno luogo a Saragozza dal 26 al 29 maggio; 
temi ufficiali : « Reumatismo poliarticolare », re¬ 
latore il prof. Maranon di Madrid; « Echinococco- 
si », relatore il prof. Devé di Rouen; il dott. P. 
Mateos terrà una conferenza sul tema « Previsione 
medica nazionale». E in programma un’escur¬ 
sione al monastero di Pieda con ritorno a xVlha- 
me e visita delle terme. Rivolgersi al segretario 
generale, Dr. Ricardo Homo Alcorta, Academia 
de Medicina (Faculdad), Zaragoza, Spagna. 

Associazione chirurgica della Costa del Pacifico. 

Ha tenuto la sua 7 a riunione a Santa Barbara, 
in California, dal 25 al 27 febbraio, sotto la pre¬ 
sidenza del Dr. Rea E. Smith. Venne svolto un 



.592 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno \\\I\. V w. 15j 


vasto .programma di lavori. Il prof. Sliiota Mats- 
noka, dell'Università di Tokio, tenne una confe¬ 
renza sul tema « Un confronto dei metodi chi¬ 
rurgici usati nel Giappone e in America ». 

Per l’assistenza sanitaria alle classi inedie nella 
provincia di Milano. 

Nella provincia di Milano è sorto ed opera ala¬ 
cremente il « Centro Sanitario Fascista », il quale 
ha per scopo l’assistenza sanitaria al ceto medio. 

È diretto dal prof. Ignazio Scalone, col concorso 
di un Comitato, di cui fanno parte alle perso¬ 
nalità. 11 Centro comprende un Istituto di cura: 

1 Ospedale di Circolo di Rho, eretto quale monu¬ 
mento ai Caduti per la Patria, capace di 150 letti, 
distribuiti in varie sezioni, in camere da 6 e da 

2 letti; l’organizzazione è completata dall’Ambu¬ 
lanza Piave, della Croce Rossa Italiana, che è 
centro di consultazione; da un’organizzazione di 
pronto soccorso e chirurgia a domicilio; da un’or¬ 
ganizzazione di propaganda sanitaria, mediante 
conferenze tenute in vari centri; da un’organiz¬ 
zazione di assistenza sanitaria e legale agli in¬ 
fortunati; da un « Bollettino del Centro Sanitario 
Fascista». I sanitari prestano l’opera loro gra¬ 
tuitamente. II contributo economico degli assi¬ 
stili è commisurato alle loro risorse economiche. 

Lotta contro il cancro nel Barese. 

Con decreto del prefetto di Bari è stata rico¬ 
stituita la Sezione Barese della « Lega Italiana 
per la lolla contro il cancro »; ne fanno parte 
i proff. Bianchini, Bisceglie, Del Buono, Ferran- 
nini, Gaifami, Guaccero, Maggiore, Mariani, Mi- 
renghi, Righetti, nonché il medico provinciale 
doti. Campanella. 

L’organizzazione barese per la lotta contro il 
cancro era stata iniziata nel 1930, sotto la pre¬ 
sidenza del prof. Sotti, secondo le direttive gene¬ 
rali della Lega Italiana. Il servizio di accertamen¬ 
to istologico veniva espletato dall’Istituto di ana¬ 
tomia patologica della R. Università e nei labo¬ 
ratori istologici delle singole cliniche. Ma i la¬ 
vori del primo Comitato, ,per un complesso di 
cause, non poterono avere il previsto sviluppo, 
nonostante che il prof. Sotti fosse riuscito a rea¬ 
lizzare, per sottoscrizione, un piccolo fondo, e 
che il prof. Gaifami avesse ottenuto dal Ministero 
degli Interni un sussidio per l’acquisto di un 
apparecchio roentgen terapico. 

Il nuovo Comitato, riunitosi per la prima volta 
sotto la presidenza del prof. Maggiore, ha stabi¬ 
lito di istituire un corso di lezioni di propaganda 
ai medici condotti della Provincia. Il prof. Gai- 
fami e gli altri convenuti hanno segnalato la ne¬ 
cessità di completare l’attuale attrezzatura tera¬ 
peutica, riconoscendo la deficienza del quantita¬ 
tivo di radium a disposizione e la mancanza, per 
le tre Cliniche dell’Ospedale Consorziale, degli 
apparecchi per raggi X. In una seconda riunione 
tenutasi presso l’Ufficio del Commissario del¬ 
l’Ospedale sen. Guaccero, venne discussa la pos¬ 
sibilità di risolvere al più presto il problema di 
una adatta istallazione per la radiodiagnostica 
e la radioterapia dei tumori maligni. 

Ente per l’assistenza alla gente (lei mare e dell’aria. 

Si é riunito il Direttorio della Confederazione 
Nazionale Fascista della Gente di Mare e dell’Aria, 


il quale ha deliberato la costituzione di un Ente 
destinato a meglio coordinare e rendere sempre 
più efficienti le varie forme di assistenza prati¬ 
cate dall’organizzazione sindacale dei marittimi e 
degli avieri. 

All’Opera Nazionale Maternità e Infanzia. 

L’Ambasciatore del Belgio presso il Quirinale, 
Principe de Ligne, e la consorte, il prof. Mahaim, 
presidente del Consiglio di Amministrazione del¬ 
l’Ufficio Internazionale del Lavoro a Ginevra, il 
comm. Alberto Henry, direttore generale al Mi¬ 
nistero di agricoltura del Belgio e delegato belga 
all’Istituto Internazionale di Agricoltura di Roma, 
il giornalista belga cav. uff. de Weyer, accompa¬ 
gnati dal prof. D’Ormea, capo del Servizio sani¬ 
tario dell’Opera Maternità Infanzia, si sono recati 
a visitare due Istituti dipendenti dall’Opera stes¬ 
sa: il Centro di Assistenza all’Infanzia «Principi 
di Piemonte ». e il Centro di smistamento per mi¬ 
norenni. 

Gli illustri ospiti si sono vivamente compia¬ 
ciuti dello stato ambientale, del funzionamento e 
dei risultati raggiunti. 

Per le assicurazioni (lei medici nel Belgio. 

Il problema è stato esaminalo al Congresso della 
« Fédération Médicale Belge », dal doti. Peeters, 
nei riguardi dell’assicurazione contro l’invalidità 
c la vecchiaia (pensioni) e dell’assicurazione vita 
(indennizzo ai superstiti), con particolare riguar¬ 
do all’assicurazione-vita. L’oratore ha posto in 
evidenza l’assoluta incapacità della classe medica 
a trattare le questioni assicurative: sembra es¬ 
servi incompatibilità Ira la forma mentis dei me¬ 
dici ed il rigido tecnicismo attuariale e assicura¬ 
tivo. Egli crede perciò che in questo campo la 
classe medica debba essere sostituita da un di¬ 
rettorio di competenti. In esito alla relazione fu 
deciso che. sotto l’egida della Federazione medica 
belga, venga costituito un Gomitato, affidandogli 
il compito di riunire le varie società mutue esi¬ 
stenti, così da coordinarne l’azione e da accre¬ 
scerne al massimo l’efficienza; inoltre di mettersi 
in rapporto con compagnie private d’assicurazio¬ 
ne, o con Case attuariali, o con altre organizza¬ 
zioni giudicate idonee, per addivenire a un si¬ 
stema concreto e pratico di assicurazioni e di pen¬ 
sioni per i medici. 

Le capacità (lei sanatori antitubercolari in Spagna. 

La Direzione generale di sanità della Spagna ha 
reso nolo che i sanatori statali per tubercolotici 
in .Spagna sono i seguenti e che dispongono dei 
posti per ciascuno indicati: Lago 165, Valdelatas 
106. Rumerà 48, Alcohete 26, E1 Tomilar 40, Ho¬ 
spital Nacional 124, infermeria Chamartin 115, 
con un totale di 624 posti, mentre le richieste di 
ricovero nel 1931 ascesero a 6261, il che prova 
la grande sproporzione tra i bisogni assistenziali 
e le disponibilità e deve indurre ad imprimere 
incremento all’assistenza dei tubercolotici. (Da 
<( Medicina Latina », febbr. 1932). 

Per l’incremento della sanità pubblica in Francia. 

Come ne demmo l’annunzio, il Parlamento 
francese aveva posto a disposizione del Ministero 
della sanità pubblica la somma di 385 milioni Hi 
franchi, per dare sviluppo ai vari servizi, in vista 



[Anno XXXIX, Num. lo] 


SEZIONE PRATICA 


593 


del miglioramento snnilario della Nazione. Il mi¬ 
nistro, Cannile Blaisot, dopo lunghi studi, ha 
provveduto alla distribuzione, informandola a due 
concetti: promuovere accanto all’assistenza, an¬ 
che la profilassi, e preferire le azioni che im¬ 
portano maggiore impiego di personale, così 
da concorrere a fronteggiare la disoccupazione. 
Agli ospedali sono siali destinati 180 milioni; nel 
fare questa ingente assegnazione, si è lenuto con¬ 
io del grave disagio in cui si trovano molle am¬ 
ministrazioni ospedaliere. Alle società per la lotta 
contro la mortalità infantile si sono accordati sus¬ 
sidi per 30 milioni; ai centri anticancerosi per 27 
milioni; alle società per la lotta contro le inalat¬ 
ile veneree per 16 milioni; alla lotta contro la 
tubercolosi per 57 milioni (33 milioni per i sa¬ 
natori, 21.250.000 per i preventori, 2 900.000 per 
i dispensari); ai campi di vacanze per 5 milioni. 
Si è provveduto anche ad alcuni enti scientifici, 
che possono avere ripercussioni pratiche: all’Isti¬ 
tuto Curie, con 12 milioni e mezzo; all’Istituto 
oncologico di Villejuif, con la stessa somma; alla 
Scuola di puericoìtura della Facoltà medica di 
Parigi, con 8 milioni. Infine si sono sovvenzio¬ 
nale alcune istituzioni mutue: la « Renaissance 
sanitaire » con 11 milioni, la Fondazione Foch 
con 4 milioni, la mutua dei ferrovieri con 2 mi¬ 
lioni. 

Sontuosa sede di una Società medica negli Stati 

Uniti. 

Il 29 gennaio venne inaugurata la nuova sede 
della Società Medica della Contea di Wayne, a 
Detroit (Michigan), dovuta alla liberalità del sig. 
David Whitney. 

Erano presenti più di 1200 membri, dei 1600 
circa che compongono la Società. 

La sede comprende 50 ambienti; ne fanno par¬ 
te un grande ristorante, delle sale da gioco, dei 
fumoirs, ecc. Vi è un club dei medici giovani ed 
uno degli anziani. L’edifizio, ricco di torrette, 
logge, balconi, bow-windows ecc. ha un vero va¬ 
lore artistico. I locali sono sontuosi, ricchi di 
marmi, con ,pavimenti e soffitti in legno e con 
vetrate a colori. 

Propaganda per un maggior consumo di riso. 

Alla Fiera Internazionale di Agricoltura in Ve¬ 
rona, per iniziativa di S. E. il sen. avv. Aldo Ros¬ 
sini. presidente dell’Ente Nazionale Risi, è stata 
celebrata per la seconda volta, dopo il 1928, la 
t< giornata del riso ». 

Nel Salone della Gran Guardia il magg. med. 
Giovanni Perilli ha tenuto una conferenza sul 
« valore alimentare del riso », ricordando special¬ 
mente gli studi e l’opera di propaganda dei mae¬ 
stri che in questo secolo mollo se ne sono occu¬ 
pati, come il prof. Devoto, il prof. Paglioni, il 
dott. E. Piccoli, ecc., e non dimenticando di ci¬ 
tare gli scritti di Gastor Durante, medico di Papa 
Sisto V, di Michele Savonarola, di Bartolomeo 
Boldo e di tanti altri che, nei secoli passati, van¬ 
tarono tra le virtù alimentari del riso anche quelle 
di... incremento demografico. 

Un maggior consumo di riso farebbe automa¬ 
ticamente vincere più presto ed in pieno « la bat¬ 
taglia del grano ». 

Concluse infine concedendo che... si elevi pure 
un inno trionfale alla pasta asciutta — con buona 
pace di S. E. Marinetti — ma non si neghi un 


modesto sonetto al gustoso « riso d’Italia », riso 
che universalmente è ritenuto il migliore del 
mondo. 

Nella stampa medica. 

It periodico « La Federazione Medica » cambia 
il proprio titolo in « Le Forze Sanitarie ». 

Il nuovo titolo risponde al concetto elevato di 
considerare la classe medica come una milizia di 
civiltà e di bene. 

* ♦ • 

Ha iniziato le pubblicazioni « Le Journal de 
l’Hótel-Dieu de Montreal », che comprova la ma¬ 
gnifica resistenza della lingua e della cultura 
francese nel Ganadà. il primo numero reca vari 
contribuii originali, nonché note storiche, bio¬ 
grafie ecc.; si presenta in bella edizione. Auguri. 

In onore del prof. Burkhart. 

La Sezione romana stomato-odontologica ha vo¬ 
luto offrire una colazione al prof. J. Burkhart, 
direttore dell Istituto odontoiatrico di Rochester 
(Stati Uniti) e delegato del compianto George East¬ 
man. cui devesi l'omologo istituto che sta sorgen¬ 
do in Roma. Al simposio parteciparono oltre cento 
specialisti stomato-odònlologi. Tenne un discorso 
Fon. prof. Berna, cui rispose il ,prof. Burkhart. 

Processo giudiziario per un certificato medico. 

Si è svolto in Spagna un processo giudiziario 
contro un medico, dott. Ramón José de Landazàbal 
Merino, esercente ad Aramayona, il quale aveva 
certificato la morte di un suo cliente, Domingo 
Gonzàlez, dimorante in un altro paese, Acha- 
guen, senza essersi assicurato personalmente del- 
l’avvenuto decesso. Il Tribunale aveva assolto il 
medico, considerando che questi, il giorno prima 
a quello in cui rilasciò il certificato, trovò il pro¬ 
prio cliente in stalo agonico per senilità (85 anni), 
e che parecchi testimoni assicurarono il medico 
dell'avvenuto decesso: il rilascio del certificato 
si riduceva ad una formalità. Il rappresentante 
della pubblica accusa interpose ricorso in Cas¬ 
sazione, per delitto di falso e d’inumazione ille¬ 
gale; ma la Corte ha sanzionato in pieno il primo 
giudizio. Il dispositivo della sentenza è riportato 
integralmente ne « La Medicina Ibera » del 19 
marzo 1932. 

Corrigenda. — Nel fase, scorso, p. 555, 5° capov., 
1. 7, leggere: ipervitaminosi. 


In memoria di Martin Flack. 

È morto recentemente a Londra, appena cin¬ 
quantenne, il colonnello medico Martin Flack che 
fu l’apprezzato capo dei servizi sanitari aerei del¬ 
l’Impero Britannico e che tanto contributo ha por¬ 
tato agli studi psicofisiologici dell’aviazione. 

Il dott. Flack, nato nel 1882 a Borden (Kent), 
fu educato prima alla « Maidstone Grammar 
School », in seguito alla « Yarmouth », fino a che 
fu ammesso all’Università di Oxford, dove iniziò 
gli studi al a Keble College » e più tardi al Col¬ 
legio dell’Università, ove fu sotto la guida dei 
proff. Thomson, Gotch e Haldane. 




594 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 15] 


Si dedicò particolarmente agli studi di fisiologia 
nel « London Hospital » ove fu allievo e poi assi¬ 
stente di Sir Léonard Hill. 

Vinto il premio Radcliffe perfezionò i suoi studi 
a Liegi, ad Heidelberg e a Berna; più tardi seguì 
Sir Léonard Hill all’Istituto di fisiologia applicata, 
donde fu trasferito nella Marina. Portò largo con¬ 
tributo alla profilassi della meningite cerebro-spi¬ 
nale e più tardi veniva designato a dirigere il la¬ 
boratorio delle ricerche mediche nei rapporti al 
volo che in tale epoca cominciavano a svilup¬ 
parsi. 

Nel 1923 fu promosso « Group Captain ». 

Egli possedeva in sommo grado le qualità ne¬ 
cessarie per essere un grande medico di aviazione, 
cioè indiscussa competenza nella fisiologia, atti¬ 
tudine alle ricerche, esperienza d’indagatore e, 
sopra ogni cosa, esatta comprensione di tutti i 
problemi del volo, qualunque fosse la branca della 
medicina che li comprendesse. 

La profonda passione per gli studi di fisiologia 
pura e la particolare attitudine ai lavori scienti¬ 
fici di gabinetto, contrastavano collo spirito di lui 
eminentemente pratico e coi suoi metodi di facile 
applicazione che richiedevano semplicissimi appa¬ 
recchi. Egli, dopo lungo esame e critica serrata, 
scartò senz’altro i testi puramente accademici e 
si fissò neiraccurata valutazione dei risultati di 
metodi semplici e pratici. 

Si occupò della navigazione ad alta quota e dei 
relativi apparecchi respiratori, dei problemi più 
importanti dell’igiene attinente al volo, degli oc¬ 
chiali protettivi, del riscaldamento del corpo a 
grandi altezze a mezzo di vestiti forniti di termo¬ 
fori elettrici. 

Esperì importanti indagini in campana pneu¬ 
matica, studiò i problemi medici della guerra 
aereo-chimica, la ventilazione dei velivoli chiusi, 
la disposizione degli strumenti di bordo per po¬ 
tersene servire con maggiore facilità; studiò la 
possibilità di attutire, mediante particolari dispo¬ 
sitivi, i traumi della testa, in caso di caduta, ed 
esplicò una interminabile serie di altre attività, 
inerenti al volo, di maggiore o minore impor¬ 
tanza. 

Dove il colonnello Flack poi è far rifulgere le sue 
eccezionali doti di organizzatore fu appunto nei 
vari congressi e nella Commissione permanente 
internazionale di Navigazione aerea, di cui fu ap¬ 
prezza tissimo membro come esperto medico bri¬ 
tannico. 

La cultura profonda, accoppiata alla più grande 
semplicità, la giovialità del carattere, in seno al¬ 
l’importante Commissione gli avevano procurato 
fervidi ammiratori od amici sinceri tra i suoi 
stessi colleghi medici che lo ebbero carissimo e 
ne hanno pianto sinceramente la perdita. 

Il colonnello Flack fu un grande amico del no¬ 
stro Paese; ebbe per l’Italia .particolare predile¬ 
zione ed era legato da vincoli affettuosi ai nostri 
più eminenti scienziati che lo tenevano in speciale 
considerazione. 

Questo pioniere degli studi medici dell’Avia¬ 
zione fu un grande scienziato, un lavoratore' at¬ 
tivo, un uomo di cuore che nobilitò la missione 
sanitaria e che oggi i colleglli italiani sincera¬ 
mente rimpiangono. 

Angelo Di Nola, 

Direttore della Sanità Aeronautica. 


RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA. 

Ann. di Ost. e Gin., 31 die. — L. Cattaneo. Par¬ 
to alla Delmas e parto forzato e accelerato in ra- 
chianestesia. — M. Trettenero, A. e D. N. Dallera. 
Sierologia. 

Rame Neurol., die. — André-Thomas. Lo zona. 

Revue de Méd., die. — P. Ledine. Forma visi¬ 
bile e forma invisibile del virus sifilitico. — A. 
Z. Tzanck. Terapie dette deser.sibilizzatrici. 

Haematologica, Arch. VII. — E. Debiasi. Sindro¬ 
me emooitoblastica in gravidanza. 

Soc. d. IIóp., 18 die. — C. Achard e al. Amilosi 
sperimentale. 

Journ. Méd. Frang., nov. — Numero sulla ma¬ 
grezza e l’obesità. 

Deal. Med. Woch., 1 gen. — Harms e Gruen- 
wald. Pneumotor. artif. doppio. — Zernik. Sin¬ 
tomatologia degli stati ipoglicemici. — Gans. Tec¬ 
nica della puntura della cisterna. 

Mediz. Klinik, 1 gen. — L. Fischer. L'alimento 
crudo. 

Munck. Med. Woch., 1 gen. — Beciieii e al. 
L’acido rodanidrico nel sangue. 

Wien. Klin. Woch., 1 gen. — Denk. Lotta con¬ 
tro il cancro. — 8 gen. Stransky. Direttive del¬ 
l’igiene psichica. 

Journ. Trop. Med. a. Hyg., 1 e 15 gen. — C. La¬ 
ne. Case e malaria. 

Brit. Med. Journ., 2 gen. — A. E. Sanderson. 
Trattarne della dismenorrea con l’esercizio. — Id., 
9 gen. K. Walker. Climaterio maschile. — C. P. 
Symonds. Idrocefalo otitico. 

Paris Méd , 2 gen. — Numero sulla tbc. 

Journ. de Méd. de Lyon, 5 gen. — J. Chaliee 
e Rougier. La difterite dei vaccinati. 

Med. Welt, 2 gen. — R. Otto. Allergia, anafi- 
lassi e idiosincrasia. — A. Wallgren. Epatite epi¬ 
demica (Utero catarrale). 

Presse Méd., 6 gen. — C Laubry e E. Doumer. 
L’ipotensione ortostatica. — Id., 9 gen. L. Binet 
e M. I. Strumza. Il carotene e sua funzione emo¬ 
poietica. 

Practilioner, gen. — Numero sulle malattie in¬ 
fettive. 

Mediz. Welt, 9 gen. — A. Carrel. Le nuove dot¬ 
trine cellulari. — S. Bettmann. Il problema del- 

1 , 0CZ61T1 ci • 

Med Klinik . 8 gen. — E Bùrgi. Soggetti tonici 
e atonici. — W. David. Progressi della dietotera¬ 
pia delle malattie interne. 

A età Med. Scand., I-III. — L. Abramson. L’aclo- 
ridria nell’ulcera gastr. e duoden. — A. de Besche. 
Azioni allergiche. — A. Folling. Per l’utilizzaz. 
della cellulosa lignea da parte dell’uomo. — N. 
Svartz. Pancreatite recidivante e infezione. — N. 
Biòrn-IIansen. L’infezione focale. — Supplem. XL, 
B. .Straudell. L’anemia perniciosa. — Supplem. 
XLT. H. Ltjblin. Sequele di gastrocnterostomie e 
gastrectomie. 

Pediatria, 1 gen. — I. Nasso. Allergia nell’infe¬ 
zione tbc. 

Rass. CI.-Scienti/., 15 gen. — R. Jemma. La si¬ 
filide ereditaria. — G. Di Guglielmo. Classificaz. 
delle leucosi. 

Wien. Klin. Woch., 15 gen. — J. Wagner Jau- 
regg. Dosamento 1 della malaria d inoculaz. 

Presse Méd., 13 gen. — André-Thomas e C. Ku- 
delski. Sindrome della catena simpatica lombare. 

4nn. di CI. Med. e di Med. Sperim., III. — B. 





[Anno XXXIX, Num. 15] 


SEZIONE PRATICA 


595 


Vasile. Sulla possibilità di differenziare il bac. di 
Bang. — L. Giuffrè. La dottrina di Ippocrate. 

Giorn. Veri, di Se. Mcd., die. — A. Chiasserini. 
Simpatectomie toraco-cervicali e lombari. 

Rif. Med., 9 gen. — H. A. Dias. La colica duo¬ 
denale. — E. Frola. Auto vaccino terapia nelle sin¬ 
dromi asmatiche. 

Klin. Woch., 9 gen. — F. Henke e M. Silber- 
bi-rg. La dottrina dell’infiammaz. — F. Schellong. 
Ipotensione sanguigna dopo l’attività fisica. 

Amer. Journ. Med. Sciences, gen. — G. H. Gree- 
ne. Il metabolismo nel morbo di Addison. — W. 
D. Strond e al. La fibrillazione auricolare. — R. 
H. Major. Fattori chimici nella pressione del 
sangue. 

Lancet , 16 gen. — G. M. Hinds-Howell. Effetti 
del trauma sul sist. nerv, centr. — J. M. Vau- 
ghan. Trattamento delle anemie. 

Brit. Med. Journ., 16 gen. — R. Crochet. Trat¬ 
tamento delle malattie neurotrope. 

Arch. Mal. App. Digestif ecc., die. — Chiray e 
al. La lipasi pancreatica nel sangue. 

Miinch. Med. Woch., 15 gen. — .Schwab. Loca- 
lizzaz. del centro del sonno. — Bienstork. L’iper¬ 
tonia quale tossicosi cronica allergica. 

Semana Méd., 31 die. — M. Acuiìa e A. Gas- 
saubón. Le nefropatie nell’infanzia. — R. F. ^ac¬ 
carezza e G. Floriani. Malattia serica mortale. — 
M. Jolevich. Glucosio-insulinoterapia nell’insuffi¬ 
cienza cardiaca. 

Riv. San. Sicil., 1 gen. — S. La Franca. L'in¬ 
sufficienza cardiaca primitiva. Miocardia. 

Gazz. d. Osp. e d. Gl., 10 gen. — G. Norsa. 
Gangrene e radioterapia. 

Brnxelles-Méd., 17 gen. — F. De Beule e al. 
La stasi duodenale cron. 

Paris Méd., 16 gen. — Numero di dermatologia. 


Mediz. Klinik, 16 gen. — Severin. Diatesi urica. 
— Ruge. Il cosidetto ittero catarrale. 

Rif. Med., 16 gen. — G. Lami. Avvelenalo, acu¬ 
to da anilina. 

Arch. It. di Anat. e lstol. Rat., nov.-dic. — A. 
Robles. Ultravirus tbc. umano. — G. S. Donati. 
Genesi dell'ulcera gastr. — A. Ascoli. Processi 
biologici dei processi infiammatori. 

Journal A. M. A., 2 gen. — V. C. David e G. A. 
Lauer. Stenosi del retto. — G. E. Pfahler e .1. 
H. V astine Trattam. del cancro del labbro. — E. 
W. Ryerson. Paralisi spastica cerebrale nei bam¬ 
bini. 

Klin. Woch., 16 gen. — H. Herxheimer. Cuore 
e attività fisica. — A. Reiter. Nutrizione e ripro¬ 
duzione. 

Nutrition, 6. — Numero monografico sugli sli¬ 
molanti dell’appetito. 

Arch. di Pat. e Cl. Med., die. — G. Bondi. Pro¬ 
prietà fisiche dei glob. rossi. — F. Conti. Regolaz. 
dell’equilibrio elettrolitico del sangue negli am¬ 
malati di fegato. 

Scalpel, 16 gen. — P. Govaerts. Esploraz. della 
funzione renale. 

Semana Méd., 17 gen. — R. Schwartz. Trattam. 
dell’aborto. — A. Cordioviola. Sifilide da trasfus. 
di sangue. 

Miinch. Med. Woch., 22 gen. — Kammerer. In¬ 
grossamenti cronici della milza. — Wichmann. 
Svenimenti. — Teichmann. Narcosi avertinica nel 
tetano. 

Proc. R. Soc. Med., gen. — Discussione sulla 
dispepsia nervosa. Casistica. 

Paris Méd., 23 gen. — P. Carnot e E. Libert. 
La prova clinica dell’istamina. 

Journ. Méd. Frang., die. — Numero sulla sie¬ 
roterapia. 


Indice alfabetico per materie. 


Angina da streptococco del cavallo 
Aortiti e peri- a r. W. negativa • • • • 
Avvelenamento da ossido di carbonio . 

Bibliografia . 

Cancro: problema terapeutico. 

Emorragie ginecologiche. 

Emottisi tubercolari.. • 

Encefalite post-vaccinica. 

Ernia infortunio . 

Faringe: polipo congenito .peloso . • • 
Gangrena polmonare: ricerca delle spi¬ 
rochete .. 

Herpes zoster: patogenesi. 

Koch R. . . 

Meningite cer.-spin. : terapia . . . . . 
Metrorragie atoniche post-partum : trat¬ 
tamento . 

Midollo osseo: innesti. 

Nefropatie: ammoniuria .provocata . • 
NelTosi lipoidea: scorie azotate nel 


sangue 


Pag. 

» 


Parotite suppurativa acuta. 

Percussione: nuovo metodo. 

Pneumotorace artif. : disinserzione sotto- 
pleurica delle aderenze .. 


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Prostatectomia perineale exlramuscolare 
Radiologia gastroduodenale e reperto 

operatorio . 

Radiologia polmonare ed esame clinico 
Reni: affezioni infiammatorie croniche 

delle capsule. 

Reumatismi cronici: terapia. 

Servizi igienico-sanitari . 

Singhiozzo epidemico .. 

,Sordità dei cacciatori . 

Sieroterapia anlicolibacillare . 

Sieroterapia antidifterica e anafilassi . 
Tetano:. rilievi clinici e terapeutici . . 

Tonsilliti: radioterapia .• • • 

Traumatizzati del torace con enfisema 
generalizzato: indicazione del taglio 

soprasternale .. 

Tubercolosi laringea: lesioni del sim¬ 
patico ■. 

Tubercolosi nel 1931 .. 

Tubercolosi polm. nell’adulto: eziologia 

Tubercolosi polm.: '.esezione dei mu¬ 
scoli scaleni .. 

Vitamine: progressi sullo studio • • • • 


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Diritti di proprietà riservati. - Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in 
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte. 


G. Frugoni, Red. capo. 


A. Pozzi, resp. 


Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier. 































« IL POLICLINICO » 


[Anno \\\I\, \i m. 15] 


595 


8W* Opere a disposizione dei Signori Abbonati al “Policlinico,,: 

Di imminente pubblicazione ; 

Dott. Prof. ARNOLFO CIAMPOLINI 

Docente nella R. Università di Milano 

Il trauma nella etiogenesi delle malattie 

(Rapporti clinici e medico legali). 

Prefazione del Prof. CESARE FRUGONI, Clinico Medico di Roma. 

Riportiamo i titoli dei vari capitoli di questo interessante libro: 

1. Argomentazioni cliniche e argomentazioni legali — Le casualità morbose — Causa od occasione? — Dei fat¬ 
tori morbosi concausali nella clinica e nella medicina legale degli infortuni — La configurazione giuridica della 
lesione da infortunio e della malattia professionale. — II. Dello sferzo come azione morbigena — La lombag¬ 
gine da sforzo — L’ernia infortunio — Orchiti e varici da sforzo? — Emorragie cerebrali da sforzo? — Le 
morti improvvise da lavoro? — Sforzo e malattie dell’apparato respiratorio. — III. Traumi e tumori — Traumi 
ed emopatie — Endccrinopatie e traumi — Traumi e malattie osteo-articolari. — IV. Complicanze ed esiti 
del trauma cranio-encefalico — Traumi e malattie a sede spinale. — V. Pleuriti e polmoniti traumatiche — 
Traumi e tubercolosi polmonare. — Traumi ed apparato cardio-vascolare — I traumi dell’apparato digerente 
— I traumi del rene — Indice sistematico — Indice alfabetico. 

Volume in-8° di pagg. XII '550 nitidamente stampato. Prezzo: in brochure L. 5 2, rilegato in tela L. 5 8 
più le spese postali di spedizione. Per i nostri abbonati, rispettivamente L. 4 7 e L. 5 3. 

AVVERTENZA. — Il libro sarà pronto fra una quindicina di giorni. 

Eccezionalmente a quei nostri abbonati che saranno solleciti ad inviarci la ordinazione prima del 25 aprile, mediante Vaglia 
Postale intestato all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Succursale diciotto. ROMA, il volume sarà ceduto, se rilegato, per sole 
L. 5 1 e, se in brochure, per sole L. 45- con invio in porto franco. 

Rammentiamo le altre seguenti importanti pubblicazioni dello stesso autore 
Prof. ARNOLFO CIAMPOLINI : 

La Traumatologia del Lavoro nei rapporti con la Legge 

Seconda edizione completamente rifatta e ampliata. 

Volume di pagine XXIV-1004, nitidamente stampato su carta distinta rilegato in piena tela, con iscri¬ 
zioni sul piano e sul dorso. 

Prezzo L. 80, più L. 3 per le spese postali di spedizione. Agli abbonati è concesso pagare tale iiù- 
. porto in due rate di L. 4 1,50 ciascuna, la prima subito e la seconda alla distanza di tre mesi. Al ricevi¬ 
mento della prima rata di L. 41,50 si spedisce.il volume in pacco postale. 

Coloro che desiderano ottenere il volume per sole L. 7 5 e risparmiare anche la spesa del pacco po¬ 
stale, debbono inviare subito Vaglia Postale o Bancario da L. 7 5 all’editore LUIGI POZZI - Via Si¬ 
stina, 14 - Roma e lo riceveranno immediatamente franco di porto. 


La perizia nella pratica infortunistica 

(Guiida per i medici periti) 

Prefazione del Prof. CARLO FERRAI 

direttore dell’Istituto di medicina legale della R. Università di Pisa. 

Volume in-8° di pag. 72, nitidamente stampato su carta semipatinata. Prezzo L. 10 più le spese po¬ 
stali di spedizionee. Per i nostri abbonati sole L. 8,7 5 in porto franco. 


LA DIAGNOSI MEDICO-LEGALE 

della 

NEVROSI DEI TRAUMATIZZATI 

(Il rilievo e il significato dei sintomi) 

Prefazione del Prof. CESARE BIONDI 

direttore del R. Istituto di Medicina Legale dell’Università di Siena. 

Volume in-8° di pagg. VIII-96, nitidamente stampato su carta semipatinata. Prezzo L. 1 2 più le spese 
postali di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 10,75 in porto franco. 


Per ottenere quanto sopra inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Succursale diciotto, ROMA- 




ANNO XXXIX 


Num. 1(5 


Roma, 18 Aprile 1932 - X 

“IL POLICLINICO,, 

fondato nel 1893 dai professori: 

GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 



Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 


SOMMARIO. 


Lezioni : C. Frugoni : Media^tinite tubercolare o neo¬ 
plastica? 

Note e contributi: C. Colucci: Contributo clinico ed 
anatomo-patologico alla casistica dei vasellinomi con 
speciale riguardo alla localizzazione mammaria. Bre¬ 
ve rivista dell'argomento. 

Osservazioni cliniche: M. Faberi : Sulla terapia della 
malattia scafoidea di Kòhler. 

Sunti e rassegne . Cuore e vasi sanguigni : R. O. Mcon : 
La prognosi nelle malattie cardiache. — P. Mauriac 
e P. Broustet : Indicazioni e risultati del trattamento 
chirurgico dell’angina pectoris. — L. Levy e R. L. 
Moore : Le iniezioni paravtrtebrali di alcool nelle 
cardialgie. — Haim : Una nuova via nella cura della 
trombosi. — Fegato e vie biliari : N. Fiessinger, F. Thie- 
baut, J. Dieryck : La prova della galattosuria negli 
itteri. — P. Savy : Gli stati epatobiliari pseudolitia- 
eic-i. — Craciun e Steopol : La coledoco-epaticoscopia. 
— I. Fiolle : Nuove osservazioni di ascite riassorbita 
con omentopessia (processo dei punti sierosi). 

Notizia bibliografica. — Cenni bibliografici. 

Accademie, Società Mediche, Congressi : Società di Col¬ 


LEZIONI. 

Clinica Medica Generale della R. Univocità di Roma. 
Mediastinite tubercolare o neoplastica? (1) 

Pro!'. C. Frugoni, direttore 
Lezione Clinica raccolta dal Prof. V. Scimone. 

L’ammalata che oggi vi presento, ise pure 
non ci consentirà di arrivare ad una conclu¬ 
sione diagnostica sicura, ci permette però la 
dimostrazione di una numerosa serie di sinto¬ 
mi molto importanti ed una discussione dia¬ 
gnostica delle più delicate in un campo che 
nella pratica frequentemente potrete osservare. 

La nostra paziente ha 62 anni ed è domesti¬ 
ca da Mandria. Non ha alcunché di importan¬ 
te nel gentilizio, nè nei precedenti fisiologici 
e morbosi, se si eccettuano i comuni esante¬ 
mi dell’infanzia, la pertosse, un tifo di cui fu 
sofferente a 34 anni e che decorse regolarmen¬ 
te, ed un flemmone eresipelatoso alla mano 
ed all’avambraccio di S. di cui fu operata 
nel 1918. 


(1) Lezione tenuta a Padova nell’anno scolasti¬ 
co 1929-30. 


tura Medica Novarese. — Società Medico-Chirurgica 
Veronese. — Accademia Medica Pistoiese « F. Pacini ». 

Appunti per il medico pratico: Dalla pratica corrente: 
F. Torcniana: Considerazioni sopra un caso di retto¬ 
cele strozzato in gravidanza. — Casistica e terapia: 
Occlusione gastrica intermittente da causa meccani¬ 
ca. — Dilatazione acuta del colon. — Pneumaturia in 
tubercolosi intestinale. — Ulcera duodenale ed ema¬ 
turia. — Il trattamento con la pepsina dell’ulcera 
gastrica e duodenale. — Cura dell’appendicite perfo¬ 
rata e gangrenosa con il 6iero antigangrenoso. — Il 
telracloretilene come antielmintico. — ±,a, cura delle 
emorroidi colle iniezioni sclertsanti. — Semeiotica : 
Iniezione endovenosa di morfina come ausilio diagno¬ 
stico. — Medicina scientifica : A proposito delle pro¬ 
prietà criptotiesiche del salicilato di sodio. — Varia: 
La denutrizione volontaria della donna moderna. 

Nei.a vita prore stonale : Servizi igienico-sanitari. — 
Concorsi. — Nomine, promozioni ed onorificenze. 

Nostre corrispondenze : Da Trieste. 

Noti ie cnversj. 

Rassegna della stampa medica. 

Indice alfabetico per materie. 


La malattia attuale si collegai nel suo inizio 
con una forma insorta nel Febbraio 1926. Do¬ 
po un raffreddamento piuttosto intenso, la pa¬ 
ziente notò l’insorgere d’un dolore non molto 
vivo in corrispondenza dell’emitorace S., che 
in poche ore andò progressivamente aumen¬ 
tando, aveva un carattere nettamente respira¬ 
torio — aumentava per es. durante la inspira¬ 
zione — ed in seguito si estese anche all’emi- 
torace D. Ebbe anche elevazioni termiche non 
molto accentuate, poca tosse, un po’ di di¬ 
spnea. Tenne il letto per 3 giorni, dopo dei 
quali riprese le sue occupazioni, ma non ri¬ 
trovò più la completa efficienza fisica, poiché 
continuarono malessere, astenia, leggera di¬ 
spnea e una dolenzia persistente al torace, spe*- 
cie a D., che nelle profonde inspirazioni rag¬ 
giungeva il grado di vero dolore. Nel maggio 
del 1926 sofferse intercorrentemente di una 
manifestazione a tipo eresipelaceo, presto gua¬ 
rita, al piede D. Ed intanto essendosi man 
mano sempre più accentuati i disturbi a cari¬ 
co dell’apparato respiratorio dovette abbando¬ 
nare il lavoro e tenere il letto per un mese. 

Aveva tosse, ambascia ^espiratoria conti¬ 
nua, febbre serotina e per tali condizioni do¬ 
vè essere ricoverata in ospedale dove entrava 





598 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XX\I\, Num. 16J 


nel dicembre 1926 in reparto medico e da qui, 
constatata ad una puntura esplorativa presen¬ 
za di pus nella cavità pleurica, veniva trasfe¬ 
rita in un turno chirurgico. 11 chirurgo però 
non credette di intervenire con operazioni 
cruente e provvide con toracenteisi a ripetuti 
svuotamenti di liquido purulento; liquido che 
un giorno, a detta dell’ammalata, veniva con¬ 
temporaneamente emesso cogli stessi caratte¬ 
ri, a boccate, in quantità discreta, attraverso 
colpi di tosse. Il liquido aveva un sapore dol¬ 
ciastro e l’episodio si svolse come una vera 
e propria vomica. Lo stesso fenomeno si ri¬ 
petè il giorno appresso dopo di che vomica 
non si è più ripresentata. Nel marzo succes¬ 
sivo ai sintomi già accennati, altri, di un tipo 
tutto nuovo, si vennero aggiungendo : l’amma¬ 
lata cominciò a- notare un modico grado di 
edema sia agli arti superiori che al volto do¬ 
ve era particolarmente evidente alle palpebre 
tanto da esserne impedita l’apertura per qual¬ 
che ora del giorno. Contemporaneamente il 
volto si fece cianotico, paonazzo, e sulla cute 
del capo, del collo, della parte alta del tronco, 
delle braccia, cominciò a rendersi più evidente 
il reticolo venoso. E i due gruppi di sintomi 
ora ricordati sono andati così progressivamen¬ 
te accentuandosi fino ad ora, sì che l’ammala¬ 
ta ci è stata pochi giorni fa cortesemente tra¬ 
sferita da un turno medico nelle condizioni in 
cui voi la vedete. Voi osservate un soggetto 
brachitipo, che tiene decubito ortopnoico ed 
in cui già all’ispezione, all’esame generale, 
si raccolgono numerosi sintomi importanti. 
La facies è cianotica con una tinta che tende 
al paonazzo alle labbra ed alle guaneie. Si no¬ 
ta inoltre cianosi delle mani e della parte supe¬ 
riore del torace. 

Ma quello che più risalta è l’edema intenso, 
gelatinoso del volto, delle spalle, degli arti 
superiori, cosicché nell’insieme si ha il qua¬ 
dro quasi completo dell’edema a pellerina. Voi 
vedete anche come quest’edema è più intenso 
allavambraccio di destra e meno alle mani: 
questo perchè l’ammalata giace un po’ ripie¬ 
gata verso destra colle mani rialzate. Altro 
fatto che subito colpisce è lo sviluppo del re¬ 
ticolo venoso: voi vedete come le vene super¬ 
ficiali degli arti superiori, del volto, del collo 
e del dorso, spiccano tumefatte e violacee, an¬ 
che attraverso l’edema; e non solo le maggio¬ 
ri, ma anche le più piccole, quelle di cui nor¬ 
malmente non si nota l’esistenza. Al tronco 
voi osservate anche tumefatte le vene superfi¬ 
ciali più della metà destra che della sinistra, 
e voi vedete come risalta la mammaria la 
quale con un andamento serpiginoso va ad 
anastomizzarsi coll’epigastrica. Se io ricorro 
alla solita manovra dello svuotamento col¬ 
la pressione digitale della vena e del successi¬ 
vo riempimento rilasciando il capo venoso 
ora a monte, ora a valle del tratto vuoto, on¬ 
de determinare la direzione della corrente, 


possiamo facilmente stabilire che, mentre nel¬ 
la parte alta del corpo la direzione si conser¬ 
va normale, nella mammaria essa è invertita. 
E quello che colpisce ancora è questo contra¬ 
sto fra arti superiori ed inferiori, fra il terzo 
superiore ed il rimanente del corpo : tanto ede¬ 
ma, tanta tumefazione in alto; asciutti, magri 
gli arti inferiori e la parte più bassa del tron¬ 
co. La pelle è succulenta nelle regioni edema¬ 
tose, distesa notevolmente, mentre nel rima¬ 
nente del corpo è di turgore e di umidità nor¬ 
male, elastica, ben sollevabile in pliche. Al pol¬ 
so di sinistra tre cicatrici lineari per pregres¬ 
so intervento chirurgico; non alterazioni alle 
unghie; radi i peli sia al cuoio capelluto che 
alle sopraciglia. A carico del sistema ghian¬ 
dolare si notano piccole ghiandole alle re¬ 
gioni latero-cervicali ed a destra, nella regione 
sopraclaveare, è evidente si'aj all’ispezione che 
alla palpazione una ghiandola della grandezza 
di una mandorla, dura, con superficie liscia, 
indolente, mobile sui piani sopra e sottostanti. 
Masse muscolari ipotoniche ed ipotrofiche. 
Polso di frequenza 94, ampio, pieno, ritmico, 
tendente al celere, sincrono ed eguale nei due 
lati, non polso paradosso. Respiro di frequen¬ 
za: 21. Pressione arteriosa: Mx = 160, Mn 
= 80. 

E per essere breve col rimanente dell’esa¬ 
me obbiettivo vi dirò che, oltre il detto, nulla 
altro si rileva di particolare al capo ed al col¬ 
lo, mentre il maggior numero di sintomi ob¬ 
biettivi si ha al torace, che, voi lo vedete, ha 
evidenti note di rachitismo con una tendenza a 
quella forma particolare di torace che vien 
detto carenato. 

Il respiro è a tipo costale superiore. L’emi- 
torace destro è più retratto, specie posterior¬ 
mente ed in basso, di quello sinist^ éd anche 
la sua espansione durante gli a *£L respir?^™ 
è notevolmente ridotta. il fremito t'caco-vo¬ 
cale è aumenta 'vd;, stra aIì terio^ lie . nt e e su¬ 
periormente, il. ’ posteriormente, 

specie in ha* ' ! \, assione a sinistra leg¬ 
gera iperfoi <oS . a l JascoRazione segni di en¬ 
fisema polriiv 6 ^ 1 !?, mentre a destra alla percus¬ 
sione si ha anteriormente suono chiaro, eccet¬ 
to che nella regione sopraclaveare dove si ha 
netta ipofonesi; posteriormente, marcata ipofo- 
neisi al a regione sopraspinosa, cui segue, sepa¬ 
rata da una" striscia di suono chiaro, altra ipo¬ 
fonesi a cominciare dalla quarta costa., che va 
diventando sempre più marcata fino ad esse¬ 
re un’ottusità resistente al terzo inferiore del- 
l’emitorace. Manca la risonanza tracheale sia 
alla percussione sternale che vertebrale, nè esi¬ 
stono sintomi percussori cavitari. La colonna 
vertebrale ha risonanza chiara eccetto che in 
corrispondenza delle 2 ultime vertebre dor¬ 
sali; non c’è triangolo para vertebrale di Groc- 
co. All’ascoltazione a destra, anteriormente, si 
ha respiro normale; posteriormente invece re¬ 
spiro scarso nel terzo superiore; soffio bron- 


[Anno XXXIX, Num. 16J 


SEZIONE PRATICA 


599 


chiale nettamente tubarico, aspro intenso, do¬ 
ve si lia anche intensa bronco fonia; silenzio re¬ 
spiratorio in basso. Per quanto riguarda il cen¬ 
tro circolatorio nulla si rileva di particolare; 
notate però come l’ottusità cardiaca si continui 
in alto ed un po’ anche lateralmente, con que¬ 
sta zona di marcata ipofonesi che occupa tutta 
la parte centrale del torace. All’addome da ri¬ 
levare unicamente il fegato debordante 3 dita 
trasverse oltre l’arco costale con margine re¬ 
golare, superficie liscia, consistenza legger¬ 
mente aumentata, A'ulla agli arti oltre l'edema 
di cui abbiamo detto. 

Gli esami speciali hanno dato: nulla di par¬ 
ticolare l’esame delle urine. Esame emocro- 
mocitometrico : emoglobina 0,G0; globuli ros¬ 
si 3.830.000; globuli bianchi 8000; granuloci- 
ti neutrofili 76; eosinofili 2; monociti 3; lin¬ 
fociti 19; Cutireazione alla tubercolina: po¬ 
sitiva. Reazione di Wassermann: negativai. 
Esame dell’espettorato : negativo per il ba¬ 
cillo di Koch. 

E l’esame radiografico ha dato: opacamento 
omogeneo della base polmonare di D. di ori¬ 
gine pleurica. L’imagine non si modifica va¬ 
riando la posizione deH’ammalata; non ha su¬ 
periormente limiti netti e si confonde con una 
ombra ilare e mediastinica densa, compatta, ed 
alquanto convessa nella regione ilàre; infiltra¬ 
zione mediastinica meno diffusa si ha pure a 
S., dove l’ombra si confonde superiormente 
con l’arco aortico; segni di fibrosi all’apice D.; 
qualche addensamento di tipo parenchimale al¬ 
la regione sottoilare S. 

Questi in breve i dati principali su cui noi 
dobbiamo discutere per arrivare alla diagnosi. 
E vediamo intanto come interpretare alcuni 
dati della storia della nostra ammalata. Per 
quello che, diciamo, fu la prima parte della 
malattia, le cose sono relativamente sempli¬ 
ci: dopo un periodo di dolori localizzati alle 
due metà del torace si ordì una sindrome re¬ 
spiratoria la quale portò alla constatazione di 
un empiema. Per quanto riguarda la natura di 
quest’empiema io mi limito a poche parole di 
commento poiché l’argomento vi è già fami¬ 
gliare, avendone poco fa diffusamente parlato 
a proposito di un altro caso di empiema tu¬ 
bercolare (1). A differenza però di quel caso, 
ove come ricordate la forma si iniziò brusca¬ 
mente, in modo — direi — drammatico, qui 
invece la forma iniziò ed evolvette lentamente 
e subdolamente, e voi avete visto quanto tem¬ 
po decorse prima che la puntura esplorativa 
portasse aH’affermazione di una forma empie¬ 
matica. 

Empiema tubercolare o di altra natura? È 
evidente che qui è più che probabile la forma 
tubercolare, in quanto manca la nozione di 
quelle malattie od infezioni che noi sappiamo 


(1) C. Frugoni. Empiema tubercolare. Giornale 
dell’Alto Adige, 1930. 


possono portare al costituirsi di una pleurite 
purulenta; d’altra parte la lentezza del decor¬ 
so, la grande tollerabilità da parte dell’am¬ 
malata, il tipo della lieve temperatura, il trat¬ 
tamento terapeutico istituito dal chirurgo il 
quale si limitò unicamente a praticare delle to- 
raeentesi, sono tutti argomenti che portano al¬ 
l’affermazione della natura specifica dell’em¬ 
piema, con cui non contrasta lai vomica che 
l’ammalata presentò durante il soggiorno in 
ospedale. 

A questa prima fase di malattia in cui, ri¬ 
peto, tutto è relativamente chiaro per quanto 
riguarda tipo e natura di forma morbosa, un 
altro ne succedette, che è quello stesso cui 
noi ora presenziamo e nel quale predominano 
la dispnea, la cianosi u il turgore della metà 
superiore del tronco. 

Sintomi cioè che si possono tutti raggrup¬ 
pare in due tipi : circolatorii e respiratorii. 

Ma prima di passare all’esame dettagliato 
di questi sintomi un’affermazione noi pos¬ 
siamo già fare dall’esame della nostra am¬ 
malata, e cioè che ci troviamo in presenza di 
una sindrome mediastinica. Difatti i sintomi 
respiratorii e circolatorii devono certo trovare 
la loro spiegazione in un’affezione del media¬ 
stino, oltre che in un’affezione dell’emitorace 
di D.; d’altra parte il dato di un’ottusità in 
corrispondenza della regione sternale addossa¬ 
ta alFottu-sità cardiaca, che abbiamo visto e 
dettagliatamente constatato anche all’esame ra¬ 
diologico, ci porta senz’altro aH’affermazione 
che qui vi è un qualche cosa che ingombra 
il corridoio mediastinico, pure se qui la sin¬ 
drome mediastinica non è tra le più fiorite di 
sintomi in quanto mancano i fatti nervosi e 
cioè quelli da stimolazione o paralisi, per es., 
del simpatico, quali l’esoftalmo, le alterazioni 
della pupilla-, le alterazioni vasali; quelli da 
irritazione o paralisi vagale che si riflettono 
principalmente sul contegno del polso e dello 
stomaco; quelli a carico del ricorrente che 
portano alla lesione delle corde vocali e quin¬ 
di ad alterazioni della voce, ecc. Mancano an¬ 
che i fenomeni esofagei che si esprimono fra 
l’altro con fatti di disfagia da stenosi ab extrin- 
seco , specie nelle affezioni del mediastino su¬ 
periore, e mancano i fenomeni tracheali di 
cui è esponente la deviazione laterale dell’or¬ 
gano, o la sua fissità, come pure i sintomi 
che si possono raccogliere, come voi sapete, 
coll’ascoltazione orale percuotendo sullo ster¬ 
no o sulla* colonna vertebrale (Frugoni). Man¬ 
cano infine i fenomeni cardiaci quali i rien¬ 
tramene plurisistolici, il collasso delle vene 
al collo; nè ancora si trovano sintomi arte¬ 
riosi quali il polso differente o il polso para¬ 
dosso. E poiché siamo ad elencare sintomi me- 
diastinici, vi ricordo ancora un altro sintomo, 
anche esso qui assente: la compressione del 
dotto toracico che invece del tutto recente¬ 
mente abbiamo osservato in un caso di me- 









(500 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 16] 


diastili-ile e che portava ad una stasi linfatica 
generale con versamente chiloso nel peritoneo 
•e nella- pleura. 

Di tutta la ricca fioritura di sintomi che le 
affezioni mediastiniche possono dare a carico 
dei numerosi e delicati organi che decorronò 
nel corridoio mediastinico, e che sono inte¬ 
ressati or questo or quello a seconda della se¬ 
de in cui la lesione morbosa maggiormente 
estrinseca la sua azione invasiva o compressi¬ 
va, qui abbiamo anzitutto e principalmente i 
circolatorii venosi di cui sono espressione e 
l’edema e il turgore delle vene. 

Nel nostro caso infatti l’edema è indubbia¬ 
mente di origine circolatoria e più precisa¬ 
mente venosa. Poiché qui non può trattarsi nè 
di un edema cardiaco in quanto non ha af¬ 
fatto la distribuzione che voi sapete essere pro¬ 
pria degli edemi di questo tipo, i quali si di¬ 
spongono prevalentemente secondo le leggi del¬ 
la meccanica e quindi nelle parti più declivi 
del corpo (arti inferiori, regione lombosacra¬ 
le, ecc.); in quanto manca fegato da sta-si e 
in quanto non v’è nulla al centro circolatorio 
che possa giustificare uno stato di insufficien¬ 
za cardiaca. 

Nè si può qui pensare ad edemi di origine 
renale, dato anzitutto l’integrità della funzione 
renale e dato il tipo e la distribuzione dell’e¬ 
dema stesso. Qui abbiamo un edema localiz¬ 
zato, segmentano possiamo dire, che data la 
sua fissità, la sua estensione, la cronicità, non 
può certo farci pensare all’edema angionevro- 
tico di Quinke. DMè certo si può qui alludere 
ad un trofoedema cronico di Meige, uè ad un 
edema da empiema neoessitatis il quale non 
ha nè questo carattere, nè questa estensione 
dacché sarebbe cioè limitato unicamente alla 
parete dell’emitorace in cui esiste l’empiema; 
sapendo d’altra parte che ciò si verifica con 
molta evidenza almeno più negli empiemi da 
germi comuni che non in quelli tubercolari, 
benché anche in questi possa formarsi edema 
della parete, ma in questo caso dovuto ad un 
ascesso freddo che tende a superficializzarsi, 
e che talora può formarsi in seguito a tra¬ 
pianto di germi tubercolari trasportati dall’a¬ 
go per una puntura esplorativa, per cui si 
formano nello spessore dei tessuti molli de¬ 
gli ascessi freddi di volume più o meno no¬ 
tevole. 

Ed allora se possiamo escludere con rela¬ 
tiva tranquillità tutti quanti gli edemi sopra¬ 
detti, nel nostro caso bisogna mettere in rap¬ 
porto l’edema con lo sviluppo così notevole 
delle vene superficiali che vi ho dinanzi mo¬ 
strato, e quindi interpretarlo come un edema 
di origine circolatoria: edema da stasi, del 
quale ha anche il carattere di modificarsi col¬ 
la posizione che l’ammalata dà ai suoi arti. 
E poiché d’altra parte tale edema noi trovia¬ 
mo a carico della metà superiore del corpo, 
e anche l’ectasìa venosa figura in alto, dob¬ 


biamo nel territorio della cava superiore tro¬ 
vare la causa di tanta stasi e di tanto edema. 
E poiché i fatti sono bilaterali, anzi genera¬ 
lizzati alla metà superiore del corpo, dobbia¬ 
mo senz’altro pensare che l’ostacolo circola¬ 
torio s’indovi proprio nel decorso della ca¬ 
va stessa; affermazione che potevamo senz’al¬ 
tro fare considerando il tipo di edema che da¬ 
gli ÀA. è stato consacrato col nome di edema 
a pellerina e che si sa comparire in casi di oc¬ 
clusione della cava superiore. 

Di qui consegue una serie di interrogativi 
per stabilire in che punto della cava esiste 
l’ostacolo, di che grado esso è, che tipo di 
ostacolo, e di che natura, se intrinseco o e- 
strinseco, ecc. 

Noi abbiamo elementi semeiologici suffi¬ 
cienti per potere in generale con abbastanza 
sicurezza localizzare il tratto in cui la stenosi 
si ordisce. Per ben rendersi conto di essi bi¬ 
sogna che io richiami brevemente delle no¬ 
zioni anatomiche. Voi sapete che la vena cava 
superiore che raccoglie il sangue di quasi tut¬ 
ta la metà superiore del corpo, ha un decorso 
di soli 4 o 5 cm., e decorre in parte extrape- 
ricardica ed in parte intrapericardica. Voi sa¬ 
pete anche che affluente della vena cava su¬ 
periore è l’azigos la quale sbocca proprio al 
limite delle due porzioni suddette della cava, 
ed ha origine nella cavità addominale ove co¬ 
munica con le lombari e si porta su lungo la 
colonna vertebrale e raccoglie il sangue delle 
intercostali, ecc. 

Ora nelle occlusioni della vena cava supe¬ 
riore possono darsi 3 condizioni : 

1) casi in cui l’ostacolo si trova nella por¬ 
zione extrapericardica, quindi al disopra dello 
sbocco dell’azigos che rimane libero; 

2) casi in cui l’ostacolo è nella porzione 
intrapericardica, al disotto dello sbocco del- 
l’azigos senza che anche in questo caso esso 
sia compromesso; 

3) casi in cui l’occlusione della cava è 
tale che involge anche lo sbocco dell’azigos. 

Ed allora da questo .schema voi vedete che 
diverse sono le condizioni nei tre casi per le 
vie supplementari circolatorie che si possono 
allora stabilire. Nel 1° caso (ostacolo nella 
porzione extrapericardica e quindi .sopra lo 
sbocco dell’azigos) l’azigos attraverso le inter¬ 
costali raccoglierà il sangue della parte su¬ 
periore del corpo e lo veicolerà nella cava al 
disotto del punto occluso, sopperendo così con 
la sua dilatazione al grave disturbo circolato- 
rio, mentre nell’azigos stessa la corrente con¬ 
serverà la direzione normale. 

Nel 2° caso (ostacolo al disotto dello sbocco 
dell’azigos con integrità dello sbocco .stesso) 
il sangue non potrà più arrivare al cuore de¬ 
stro se non attraverso la cava inferiore; ed al¬ 
lora l’azigos riceverà il sangue, come di nor¬ 
ma, dalle intercostali ed in più dalla cava su¬ 
periore (porzione extra-pericardica) e, seguen- 



[Anno XXXIX, Num. 1(3] 


SEZIONE PRATICA 


601 


do una direzione di corrente inversa, lo por¬ 
terà in basso verso il plesso lombare per sca¬ 
ricarlo attraverso le numerose anastomosi nel 
sistema della cava inferiore. 

Nel 3° caso in cui si ha l’occlusione com¬ 
pleta della cava superiore e quindi dello sboc¬ 
co dell’azigos, le cose hanno un andamento 
più grave in quanto l’azigos non può più e- 
sercitare la sua funzione di grande via ana- 
stomotica e di scarico supplementare. È in 
questo caso più particolarmente, oltre, s’in¬ 
tende, che negli altri due, che entrano in 
azione tutte le altre vie anastomotiche super¬ 
ficiali e profonde, ed è quindi in questo caso 
che più particolarmente vedremo pronuncia¬ 
ta' la larga rete venosa sul torace e sull’ad¬ 
dome. 

Le vie anastomotiche che entrano in azione 
fra i due sistemi delle cave, voi le conoscete, 
sono le anastomosi cava-cava e le anastomosi 
fra porta e cava superiore e porta e cava in¬ 
feriore. Alle prime appartengono le vene dia¬ 
frammatiche (le superiori tributarie della cava¬ 
superiore, le inferiori tributarie della cava- 
inferiore); le vene rachidiene esterne ed in¬ 
terne; le vene lombari che comunicano in allo 
colla azigos ed in basso colle iliache; ed in¬ 
fine le vene della parete addominale: le epi¬ 
gastriche, le lombari, le pudende esterne, le 
circonflesse-iliache (cava inferiore), che si ana- 
stomizzano con le mammarie interne, le tora¬ 
ciche lunghe, le intercostali (cava superiore): 
importante particolarmente quest’ultimo grup¬ 
po in quanto essendo costituito da vene su¬ 
perficiali rappresenta col suo sviluppo anor¬ 
male uno dei sintomi più precoci ed appari¬ 
scenti dell’ostacolato circolo. 

E infine le anastomosi porta-cave che voi 
conoscete attraverso i casi di cirrosi epatica 
da me presentativi e costituite principalmente 
dalle esofagee, coronarie stomaciche, emorroi- 
darie, sistema portorenale, gruppo del lega¬ 
mento sospensore, ecc. 

Ho voluto ricordarvi brevemente queste no¬ 
zioni anatomiche e le relative possibilità cli¬ 
niche per dirvi che in generale in caso di oc¬ 
clusione della cava superiore, quando pervio 
rimane lo sbocco dell’azigos, quindi nelle oc¬ 
clusioni parziali intra- od extra-pericardiche, 
specie se l’occlusione avviene molto lentamen¬ 
te, isi stabiliscono attraverso l’azigos tali vie 
anastomotiche sufficienti non solo a mante¬ 
nere la vita, ma a far sì che segni di occlu¬ 
sione (edema, turgore venoso, cianosi, ecc.) 
non si diano o che se — come talora avviene 
— si hanno in un primo momento, possano 
più tardi scomparire di mano in mano che le 
vie anastomotiche vanno dilatandosi; donde 
altresì il corollario pratico che la mancanza 
di segni di stasi venosa non esclude che vi 
sia a livello della cava un ostacolo circola¬ 
torio. 


Nei casi invece — e sono i più frequenti — 
in cui l’occlusione della cava è totale e com¬ 
prende quindi anche lo sbocco dell'azigos, la 
sintomatologia è molto più ricca in quanto 
che, oltre che il profondo, anche il circolo 
superficiale deve entrare in attività onde sup¬ 
plire all’ostacolo. Nella nostra ammalata noi 
non faremo grande fatica a riconoscere il qua¬ 
dro di quest’ultimo tipo: abbiamo in pieno 
infatti la sintomatologia dell’occlusione : qui 
edema intenso, cianosi, distensione di tutte 
le vene della parte alta del corpo e non solo 
di quelle di un certo calibro, ma anche di 
quelle che sono ordinariamente le meno evi¬ 
denti; qui pronunciate le vie anastomotiche 
superficiali che si possono seguire dal torace 
all’addome con una direzione di corrente dal¬ 
l’alto in basso; in una parola quadro tipico 
e completo che attraverso tanto tempo di de¬ 
corso si è andato sempre più accentuando an¬ 
ziché attenuarsi, il che ci fa ammettere sen¬ 
z’altro la presenza di un’occlusione totale e 
stabile della cava superiore. 

Se tipico e completo il quadro, però voglio 
dirvi subito che non è dei più gravi in quan¬ 
to talora l’edema può essere più cospicuo di 
questo e portare alla forma di collo così detto 
proconsolare, mentre la stasi venosa può dare 
esoftalmo, chemosi talora, sintomi cerebrali 
(sonnolenza, sopore, ecc.), dispnea molto in¬ 
tense, idrotorace bilateralé, ecc.). 

Dunque occlusione totale della cava supe¬ 
riore; da causa intrinseca od estrinseca? Che 
l’occlusione della cava possa essere determi¬ 
nata da flebite per es., per propagazione di 
un processo infiammatorio dalle vene del col¬ 
lo, è cosa nota in letteratura, come pure dal 
Banti è stato descritto un caso di endoflebite 
primitiva specifica. Però nel nostro caso non 
possiamo veramente concepire primitiva la 
forma venosa quando tutt’in torno alla cava, 
nel mediastino, nella pleura, nel polmone, 
nelle ghiandole è una fioritura di sintomi di 
un quadro morboso di cui molto probabilmen¬ 
te l’occlusione venosa fa parte, È più sempli¬ 
ce e più logico quindi pensare che se la vena 
è occlusa, lo è per un agente estrinseco che 
ha determinato schiacciamento e forse anche 
trombosi del vaso. .... 

Quale questo agente? Bisogna evidentemen¬ 
te passare in rassegna tutte le forme che più 
abitualmente sono responsabili delle sindro¬ 
mi mediastiniche, e quindi vedere quale rap¬ 
porto possa esservi fra la lesione mediastinica 
e quella toracica ove, in breve, si può dire 
essere evidenti i segni della malattia che l’in¬ 
ferma ha precedentemente sofferto, cioè del¬ 
l’empiema tubercolare. 

Voi sapete che dinanzi ad una sindrome 
mediastinica compressiva bisogna pensare in 
linea generale nel bambino sopratutto a fatti 
liti.foghia.ndolari, nell’adulto sopratutto a cau- 


i 












602 


« IL POLICLINICO » 


Anno XXXIX, Num. 16] 


se vasali — .aneurismi —, e nei vecchi invece 
sopratutto a forme neoplastiche. Data l’età 
della paziente la prima cosa che qui bisogna 
prospettare è la neoplasia, che, data la man¬ 
canza! di localizzazioni meoplastiche in altre 
sedi, dovrebbe o potrebbe essere primitiva, e 
data la sintomatologia toracica, pleuro-polmo- 
nare. Però la neoplasia pleurica suol dare un 
versamento emorragico; non darebbe il soffio 
tubarico ed i rumori che noi ascoltiamo nella 
nostra ammalata, la quale d’altra parte non 
ha presentato mai espettorato emorragico co¬ 
me nelle neoplasie polmonari si dà. D’altra 
parte la nostra ammalata ha avuto sicuramente 
un empiema; ha ora febbre, e i tumori sono 
raramente febbrili. E sappiamo che in corso di 
malattia è aumentata di 9 kg. (troppi per es¬ 
sere spiegati solo con l’edema della metà su¬ 
periore del corpo) il che nei tumori non av¬ 
viene; ed il reperto radiografico infine non 
depone per la forma neoplastica. 

Ma vi ho fatto notare come l’inferma pre¬ 
senti una grossa ghiandola alla regione sopra- 
clavicolare D., la quale non contrae aderenza 
coi tessuti circostanti ed è dura ed indolente. 
È un sintonia di neoplasia? Se fosse a S. po¬ 
tremmo pensare che stesse a rappresentare il 
sintonia di Troisier, il quale — voi sapete — 
benché raro, quando presente è un sintonia 
prezioso in quanto indica una metastasi neo¬ 
plastica da neoplasie addominali, specialmen¬ 
te dello stomaco, che si localizza nelle ghian¬ 
dole della regione sopraclaveare S., in quan¬ 
to le cellule neoplastiche, veicolate lungo il 
dotto toracico, raggiungono le sedi ghiando¬ 
lari nel punto di sbocco del dotto stesso nel¬ 
la succlavia. Non bisogna cadere però in fa¬ 
cili affermazioni che potrebbero portare a 
delle deduzioni sbagliate; bisogna ricordare 
fra le cause di errore nel rilievo del fenomeno 
la possibilità di una costa cervicale la quale 
dia un reperto palpatorio che può talora trar¬ 
re in inganno; come pure la possibilità che 
l’adenopatia stia a rappresentare una lesione 
di tutt'altra natura, come a me occorse al prin¬ 
cipio della mia carriera, professionale, quan¬ 
do in presenza di un individuo con spiccata 
dispepsia, grave anemia, deperimento notevo¬ 
le ed adenopatia sopraclaveare S. pensai sen¬ 
z’altro ad una forma neoplastica, mentre poi 
a poco a poco i fatti gastrici (dispepsia speci¬ 
fica) svanirono e l’adenopatia si mostrò di na¬ 
tura tubercolare. 

Dato il meccanismo con cui l’adenopatia 
nelle forme neoplastiche addominali si costi¬ 
tuisce, è evidente che essa deve essere mono¬ 
laterale e S.; la bilateralità o la localizzazione 
D. tolgono naturalmente il valore, direi, pa- 
tognomonico del genuino sintonia di Troisier. 
Però mi piace ricordarvi un’altra rara cau¬ 
sa di errore che mi è occorso, a questo pro¬ 
posito, di osservare in. una signora la quale 
per riparare ai danni dell’età si era fatta in¬ 


trodurre per via sottocutanea al volto, a scopo 
cosmetico, della paraffina, la quale si era poi 
invece raccolta) sotto forma di due masse so¬ 
lide e rotonde nelle .regioni sopraclavicolari 
dando l’impressione di un Troisier bilaterale! 

Qui evidentemente, data la sede della ghian¬ 
dola, non possiamo parlare di segno di Troi¬ 
sier nel senso classico della parola, però dob¬ 
biamo lo stesso discutere .se questa ghiandola 
rappresenti o meno una localizzazione neo- 
plastica. o tubercolare. Voi sapete che le ghian¬ 
dole so piada vetari ricevono i linfatici anche 
dalla pleura, tanto che il Sergent richiamò 
l’attenzione sulle adenopatie sopraclavicolari 
in caso di affezioni, anche iniziali, pleuro-pol¬ 
monari specifiche. Nel nostro caso la ghian¬ 
dola potrebbe essere l’espressione di una com¬ 
plicazione per trapianto di natura tubercolare 
o neoplastica in funzione della corrispondente 
lesione pleuro-polmonare. E dato che l’am¬ 
malata ha sofferto di empiema tubercolare, 
sembra più semplice e più logico pensare che 
l’adenopatia sopraclavicolare sia di natura spe¬ 
cifica anche se non c’è periadenite, e se la 
sua consistenza è maggiore di quella che sia¬ 
mo usi ad osservare in questi tipi di adeno¬ 
patia, forse per fibro-sclerosi della ghiandola 
stessa. Ma affermazioni sicure non si possono 
fare, e noi siamo costretti a fare riserve — 
specie per la grande durezza — e rimanere 
nel dubbio, così come dovremo probabilmen¬ 
te rimanere incerti sulla vera natura delle ri¬ 
manenti lesioni. 

E allora se la neoplasia pleuro-polmonare è, 
se non da escludere, da ritenere per tante ra¬ 
gioni poco probabile, dobbiamo prendere in 
considerazione le linfopatie del mediastino. 

Noi sappiamo che il mediastino è occupato 
da un’enorme pleiade di linfoghiandole tra¬ 
cheali, bronchiali, ilari; da una estesa rete 
linfatica e dal dotto toracico, tanto da poter 
essere interpretato come un ampio spazio lin¬ 
fatico. Frequentissime quindi sono le linfo- 
j>atie e i tumori ghiandolari in senso lato che 
bloccano il mediastino, e voi ricordate infatti 
nella casistica della nostra Clinica di questo 
ultimo mese vari casi di leucemìa, e di lin¬ 
fogranuloma axillo-cervico-mediastinico. 

Si tratterà quindi di un tumore ghiando¬ 
lare? di linfosarcoma, di adenoma, di carci¬ 
noma? E poiché si è detto che non è am¬ 
missibile la forma secondaria dato che non 
esistono localizzazioni morbose in nessun altro 
segmento al di fuori del torace, dobbiamo di¬ 
scutere un tumore primitivo. 

L’esame obbiettivo non rivela l’ipofonesi o 
l’ottusità secondo la linea delle linfopatie; esse 
sono più sviluppate in alto o in basso inse¬ 
rendosi spesso nell’ottusità cardiaca, mentre 
qui è semplicemente ampliato il blocco di ot¬ 
tusità centrale e in modo uniforme. 

D’altra parte le neoplasie ghiandolari pre¬ 
sentano un’immagine radiografica speciale, 



[Anno XXXIX, Num. 16] 


SEZIONE PRATICA 


603 


ben delimitata, mentre già in 2 radiografie, 
prese alla distanza di un anno, abbiamo sì del¬ 
le ombre alle .regioni ilari, ma con contorno 
indefinito e sfumato. 

11 linfosarcoma dà una massa spessa, con 
figliazioni e invasioni proli fera live periferiche, 
mentre qui l’ombra non è molto marcata, ed 
ha il massimo d’intensità alla base dell’emi- 
torace D., dove non .rappresenta solo il resi¬ 
duo della pleurite, poiché in tal caso sarebbe 
stata più notevole nella radiografia di un anno 
fa. L’ombra poi non ha forma di noduli as¬ 
sociati o isolati e vedete inoltre delle zone mul- 
tiple di calcificazione. 

Nelle adenopatìe mediastiniche mali moris 
poi, i fenomeni di compressione sono ben 
più intensi. 

Potrà allora trattarsi di una linfogranulo- 
matosi o malattia di Sternberg? Dovremo 
andar cauti nell’esclusione di questa malattia, 
di cui ho presentato lo scorso anno un caso 
a tipo axillo-mediastinico, tanto più che i lar¬ 
ghi precedenti specifici non escludono il lin¬ 
fogranuloma essendo anzi frequente la con¬ 
temporaneità delle due forme morbose. È ve¬ 
ro che la malata non presenta prurito, nè eo¬ 
sinofilìa, nè polinucleosi relativa e che non 
ha nè fegato nè milza grossi, ma alle volte 
tutto questo può mancare; così come se è 
vero che spesso il linfogranuloma annulla la 
cutireattività alla tubercolina (Bastai), è al¬ 
trettanto vero che non si tratta affatto di re¬ 
gole assolute e che voi stessi ricordate casi 
sicuri e controllati di linfogranuloma di Stern¬ 
berg con cutireazione alla tubercolina positi¬ 
va. Ritengo però che questa forma sia egual¬ 
mente da escludere, perchè il linfogranuloma 
non suole offrire tanta stazionarietà di lesioni 
ghiandolari, e perchè la nostra paziente è in 
preda a una febbricola lieve e insistente, sta¬ 
bile, non a quei periodi febbrili alternati a 
lunghe ondate, con quei periodi di remissione 
completa che caratterizzano la vecchia febbre 
ghiandolare di Ebstein e che possono somi¬ 
gliare alla febbre ricorrente od ondulante; e 
per di più anche qui il tipo di ottusità e 
l’immagine radiografica sono assai diversi di 
quanto nelle forme di Sternberg suole osser¬ 
varsi. D’altra parte non vi è alcun segno che 
depongaj per sindromi leucemiche o aleuce¬ 
miche. 

Si tratterà allora di una forma timica? An¬ 
che questa nella gioventù può causare una 
sintomatologia mediastinica imponente, e voi 
ricorderete certamente un bimbo che lo scorso 
anno fu ricoverato nella nostra Clinica con 
attacchi soffocativi, in continuo decubito or- 
topnoico, sorretto da un’alta pila di cuscini, 
poiché ad ogni più piccolo tentativo di gia¬ 
cere supino — e specie di notte — era colto 
da una dispnea meccanica soffocativa sì gra¬ 
ve, che in uno di questi accessi per poco non 
perdemmo il malato. Voi ricorderete che egli 


presentava una ottusità triangolare retroster¬ 
nale per un tumore alla base del collo che 
protrudendo in alto dalla fossetta giugulare 
era benissimo palpabile ed in preda ad un ra¬ 
pidissimo sviluppo. Esso fu ritenuto di ori¬ 
gine Umica, e, per il rapido decorso, di pro¬ 
babile natura sarcomatosa, e, dati i suoi in¬ 
timi rapporti colla trachea, già fortemente 
compressa e deviata, noi fummo assai per¬ 
plessi se applicare o no la Rontgenterapia, te¬ 
mendo che, per quanto prudentemente appli¬ 
cata, potesse attraverso una possibile fase di 
reazione, con aumento di volume, soffocare il 
nostro malato. E quella nostra incertezza gio¬ 
vò al malato, al quale le nostre cure avreb¬ 
bero forse arrecato danno, poiché spontanea¬ 
mente e lentamente tutti i fatti sono andati 
riducendosi, e, da un anno il malato sta per¬ 
fettamente bene. Ma la sindrome timica è 
rara nell’adulto in cui l’organo è ridotto a un 
piccolo residuo; e poi essa dà una. sindrome 
mediastinica alta e superiore, mentre nel no¬ 
stro caso invece i fatti sono prevalentemente 
basilari e posteriori. 

E allora escludendo ancora le forme rare di 
cisti da echinococco, di actinomicosi, ecc., va 
presa in considerazione invece la pericardite. 

Essa è spesso di natura specifica, e non di 
rado il processo diffondendosi coinvolge il me¬ 
diastino causando una sindrome di mediasti¬ 
no-pericardite adesiva. Qui però mancano per 
questa forma i varii segni: toni oscuri, rien- 
tramenti plurisistoli'ci, colasso diastolico del¬ 
le vene del collo e tutte quelle minute parti¬ 
colarità obbiettive sulle quali così competen¬ 
temente ha scritto il Sacconaghi (1). Però se 
grosse masse connettivali e callose si stabili¬ 
scono attorno al pericardio, questi sintomi pos¬ 
sono mancare, sì che una pericardite adesiva 
non può essere esclusa, ma ritenuta fra le lo¬ 
giche possibilità anche se manca la pseudo¬ 
cirrosi epatica di origine pericardica che ca¬ 
ratterizza la malattia di Pick. Ma nel nostro 
caso due ultimi problemi vanno affrontati : 
l’aneurisma aortico e la mediastinite. 

L’anuerisma frequentemente provoca la sin¬ 
drome mediastinica, e, sviluppandosi dalla 
base dell’aorta, può comprimere e facilmente 
acquattare le molli pareti della vena cava, o- 
stacolandone la corrente e, col suo continuo 
sbattimento, anche può provocare fenomeni 
di trombosi e fatti reattivi .con successiva fle¬ 
bite e peri flebite, sicché persino la vena può 
finire per scomparire in mezzo alla ganga con- 
nettivale, ed essere spesso irreperibile anche 
al tavolo d’autopsia. Ma nella nostra paziente 
manca ogni ragione o segno di aneurisma : 
non lue, non differenze fra i due polsi, non 
Olliver, non Cardarelli, non Grocco. E sopra 


(1) Sacconaghi. La clinica dell’adesione pericar¬ 
dica. Edit. Luigi Pozzi, Roma. 





[Anno XXXIX, Num. 16? 


604 u il POLICLINICO » 


l’ottusità: non rumori di soffio, non toni vi¬ 
brati, non fremiti, non abnormi espansioni. 
Vero è che l’aneurisma dell’aorta in alcuni 
casi, quando cioè sia sa acato e in parte o del 
tutto coagulato, può costituire una massa pseu¬ 
do-tumorale dura, solida, molto simile ai 
tumori mediastinici, e che Sergent e Dieulafoy 
hanno anche descritto casi di aneurisma, aor¬ 
tico associato a mediastinite cronica luetica 
che soffocava e mascherava con la massa scle- 
ro-gommosa tutti i segni del primo. In un 
paziente di Dieulafoy anzi la cura specifica 
potè talmente migliorare la mediastinite, da 
render palese l’aneurisma sottostante. Qual¬ 
che rara volta invece l'aneurisma dell’aorta si 
rompe nella vena cava, e allora compare una 
gravissima sintomatologia e si presenta un 
netto polso venoso positivo e una particolare 
sintomatologia ascoltatoria. Ma qui all’esame 
radiografico mancano la forma e le pulsazioni 
dell’aneurisma, e inoltre, anziché aversi una 
fenomenologia progressiva, qui i sintomi so¬ 
no rimasti stazionami e non hanno alcun ti¬ 
po arterioso. 

E allora abbandonando il campo aortico, 
entriamo in quello delle mediastiniti chieden¬ 
doci anzitutto se potremo essere nel campo 
di una mediastinite luetica. 

La sifilide, specie la forma ignorata, è spes¬ 
so responsabile di manifestazioni croniche 
produttive nel grande spazio linfatico rappre¬ 
sentato dal mediastino con formazione di gom¬ 
me o con neoformazione di tessuto connetti¬ 
vo cicatriziale, conducendo alla vera media- 
stinite sclero-gommosa luetica, che, se dia¬ 
gnosticata, concede la guarigione, ma può al¬ 
trimenti farci perdere i nostri malati. 

Io ne ho numerosi casi sottocchio; uno di 
questi iniziò con disturbi tipo asma bronchia¬ 
le, cui seguirono poi attacchi anginoidi e sen¬ 
so di bruciore al torace. All’inizio nulla di 
positivo convalidava questa sintomatologia 
soggettiva e i suoi dolori furono interpretati 
di naturo nevrotica, ma più tardi a smentire 
la diagnosi comparve e s’accentuò un’ipofo- 
nesi retro e parasternale, con numerosi ru¬ 
mori aorto-pericardici di Crocco e la radio¬ 
grafia e la Wassermann positiva confermaro¬ 
no la diagnosi di mediastinite luetica, con¬ 
fortata dal gran vantaggio tratto dalle cure 
specifiche. Ma qui lue non c’è, perchè man¬ 
ca l’anamnesi e ogni segno aortico, la Was¬ 
sermann è negativa;, e le manifestazioni sono 
sì anche superiori, .ma abbiamo fatti note¬ 
voli anche alla base di D. 

Noi abbiamo affacciato -e )discusso molte 
possibilità, ma solo per metodo didattico, per¬ 
chè altrimenti altra via e più facile avremmo 
dovuto battere per la diagnosi di natura. 

Infatti se tubercolari furono la prima pleu¬ 
rite e l’empiema, non è più semplice e logi¬ 
co pensare che specifico possa esser stato an¬ 
che tutto il seguito della sintomatologia? 


Per quanto riguarda il polmone voi ricor¬ 
date che l’amimalata presentò una vomica, e 
poiché non vi furono dati concreti per am¬ 
mettere un ascesso polmonare, la possiamo 
pensare dovuta ad un empiema interlobare 
apertosi attraverso un bronco, e di natura tu¬ 
bercolare, dato anche che l’ammalata ci assi¬ 
cura che il liquido emesso fu eguale a quel¬ 
lo estratto colle toracentesi ripetute. 

Oggi noi, abbiamo soffio bronchiale, ma 
mancano (rantoli gorgoglianti e consonanti, 
non c’è nessuna variazione nel reperto per¬ 
cussori© e ascoltatori© nelle varie posizioni e 
sotto i colpi di tosse, e il timbro del soffio 
non solo non è anforico, ma è esteso a tutta 
la base: non si tratta quindi di un fatto ca¬ 
vitario, ma di vasta sclerosi polmonare con for¬ 
mazione di una massa connettivale solida nel 
lobo medio e inferiore, addossata al grosso 
bronco che ci trasmette il soffio e che ci dà 
il notevole rinforzo della voce sonora. Ab¬ 
biamo inoltre gli esiti plastici della preceden¬ 
te pleurite empiematica del grande cavo e del- 
l’interlobo e probabilmente anche pleurite 
mediastinica affezione quest’ultima, come sa¬ 
pete, di difficile diagnosi. 

E allora se tutto sembra poter essere di 
natura e figliazione specifica occorre determi¬ 
nare la condizione morbosa del mediastino. 

Un ascesso freddo di origine periosteiale 
può qualche volta anche arrivare a dar feno¬ 
meni di compressione sulla cava, ma questo 
non è certo probabile nel nostro caso. Potreb¬ 
be anche esservi adenopatia specifica o linfo- 
patia del mediastino analoga a quanto si ha 
alle ascelle e alla sopracl'avicolare; ma ad ogni 
modo non tutto o solo può essere linfopatia. 
L’esame radiografico infatti ci mostra un opa¬ 
camente di apparente origine pleurica a con¬ 
torni regolari e sfumati, che coinvolge l’ombra 
Cardiaca e che si vede distinto dalle linfoghian- 
dole dell’ilo calcificate, sì che può piuttosto 
discutersi una mediastinite callosa induritiva 
specifica. 

Il mediastino costituisce un corridoio in 
cui è garantita l’integrità dei numerosi or¬ 
gani che vi sono contenuti o che vi passano, 
ma tutto questo finché, per dirla con un’e¬ 
spressione felice del Bergmann, non è com¬ 
promessa la sua neutralità. A volte infatti es¬ 
so è occupato da un’estesa essudazione pla¬ 
stica, organizzata, che colle sue travate con- 
nettivali avvolge tutto come in un guscio com¬ 
primendo, deprimendo, strangolando i vasi, 
stirando i varii organi e dando così il quadro 
anatomo-patologico della mediastinite callosa, 
associata spesso a pericardite adesiva. 

E allora a seconda dei varii punti più o 
meno compromessi, avremo i disturbi più va¬ 
rii, i quadri più diversi: fenomeni di stasi 
linfatica; fenomeni nervosi a carico del vago, 
del ricorrente, del simpatico; disfagìa e com¬ 
promissione della trachea; e fenomeni venosi 


{Anno XXXIX, Num. 16^ 


SEZIONE PRATICA 


605 


se la cava (o le vene in genere) è strangolata 
dal connettivo che si retrae. 

Qualche volta si può avere anche endot'lebi- 
te specifica primaria e noi abbiamo visto il 
caso descritto dal Banti; ciò è eccezionale in 
genere invece essendo più frequenti 1 feno¬ 
meni venosi da compressione estrinseca. 

La diagnosi talora è facile, ma talaitra dif¬ 
ficilissima! specie agli inizi. Noi abbiamo visto 
infatti un caso iniziare con accessi ricorrenti 
di tipo asmatico e nel quale il sopraggiun¬ 
gere di un certo turgore alle mani e al volto, 
di uno stato di sonnolenza e apatia, e di 'parti¬ 
colare sensibilità al freddo, ci Javeva fatto 
pensare ali’ipotiroidismo cronico degli adulti. 
Ma nessun effetto si ebbe dalla terapia tiroi¬ 
dea, mentre la dispnea da saltuaria si fece 
continua e progressiva, e comparvero rantoli 
fini e crepitìi in tutta l'area toracica, e infine 
edemi manifesti e ottusità alla percussione. 
L'esame radiografico, all'inizio negativo, con 
l’aumentare e l’invecchiare del tessuto con¬ 
nettivo più opaco, permise di confermare poi 
la diagnosi di mediaslinite specifica callosa. 

Ma, tornando al nostro caso, data la pleu¬ 
rite purulenta durata oltre un anno, non il¬ 
logico sembra subordinarvi la mediastinite e 
la sclerosi fibrosa del polmone e i'adenopa- 
tia specifica alla regione sopraclavicolare per 
diffusione linfatica. Ma tutto non è chiaro: 
molti sintomi mancano o sono fuori regola. 
Così per es. manca l’idrotorace che si ha tan¬ 
to frequentemente quando l azigos è compres¬ 
sa, il che avviene quando tutta la cava è 
gravemente compromessa. 

Mancano i fenomeni nervosi, quelli a cari¬ 
co della trachea e dell’esofago, organi que¬ 
sti che sfuggono per ora alla compressione, 
così come vi sfugge il dotto toracico, che, se 
compromesso, è causa di chilotorace. Man¬ 
ca infine quello che è dato come sintomo 
principale della mediastino-pericardite cal¬ 
losa-. il polso paradosso di Kussmaul che si 
ha quando la palpazione o la registrazione del 
polso durante le profonde inspirazioni dimo¬ 
stra un rimpicciolimento o la scomparsa del¬ 
l’onda, che ricompare o cresce nella succes¬ 
siva espirazione. Molteplici isono le spiega¬ 
zioni date per questo fenomeno: secondo Kuss¬ 
maul sarebbero le fimbrie sclerotiche che 
circondano l’aorta e i grossi tronchi arteriosi, 
che durante l’inspirazione stirano e strozza¬ 
no il loro lume. Altre volte esso sarebbe ri¬ 
flesso d’ordine nervoso; in altri casi ancora, 
dipende dal fatto che, mentre il torace si di¬ 
lata, l’ingresso dell’aria è ostacolato da una 
stenosi del tubo respiratorio sì che allora au¬ 
menta la pressione negativa intratoracica e au¬ 
menta quindi anche la quantità di sangue 
nel piccolo circolo, mentre meno ne arriva 
all’aorta e alla periferia. 

Nel campo pediatrico infatti comparsa di 
polso paradosso in corso di croup costituisce 


per questo indicazione alla tracheotomia. Nel¬ 
la nostra malata probabilmente manca, per¬ 
chè l’inspirazione è tanto deficiente per la 
pleurite e sclerosi polmonare D. che non rie¬ 
sce a determinare la necessaria differenza di 
pressione. 

Si afferma non a ragione che polso parados¬ 
so e turgore inspiratorio delle vene del collo 
sono due sintomi sufficienti per la diagnosi 
di mediastinite e di pericardite, poiché essi 
non sono che segni di grande presunzione e 
altresì possono mancare, come mancano nella 
nostra malata, forse anche per il costante tur¬ 
gore delle vene del collo e p>er l’ingombro 
della cava superiore. 

La tosse, il catarro poi, la dispnea e i fatti 
ascoi tatorii nel campo respiratorio, che da 
qualche tempo sono sopravvenuti, possono 
trovare la loro causa nel fatto che la massa 
connetti vale nella sua progressiva evoluzione 
va coinvolgendo e compromettendo anche le 
vene polmonari provocando così la stasi nel 
piccolo circolo e la comparsa di numerosi ran¬ 
toli. 

Ci sembra così di aver dimostrato che la 
circolazione nella cava superiore è nella nostra 
malata abolita probabilmente dallo strozza¬ 
mento causato da un processo di mediastinite 
callosa originatosi da propagazione pleurica, 
senza poter con sicurezza escludere la trombo¬ 
si venosa possibile, ma per nulla necessaria 
a spiegare la sintomatologia. 

Ma se tutto porta ad interpretare in questo 
modo il tipo e la natura della lesione del me¬ 
diastino della nostra malata, sarebbe un gra¬ 
ve errore escludere la forma neoplastica ri¬ 
portandoci alle considerazioni dette più sopra, 
nel qual caso dovremmo ammettere una for¬ 
ma mista, nel senso che la neoplasia si sia 
venuta ad impiantare su un preesistente pro¬ 
cesso specifico. 

E così ho presentato il caso e ricordato in 
corso di trattazione numerose ijicartezze o 
errori diagnostici, poiché nulla è più utile e 
istruttivo che ammonire ripetutamente del¬ 
la facilità agli errori e delle gravi difficoltà 
che continuamente si incontrano nel campo 
della diagnostica. 


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Aggiornata e notevolmente ampliata è uscita la seconda 
edizione del 

Compendio di Semeiotica Chirurgica 

del prof. LEONARDO DOMINICI 
Direttore della R. Clinica Chirurgica di Perugia. 

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tricromia intercalate nel testo. 

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nostri abbonati sole L. 5 1 « 2 5 porto franco. 


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cursale diciotto, ROMA. 





606 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 16] 


NOTE E CONTRIBUTI. 

Ospedale S. Giovanni di Dio - Tivoli 

Contributo clinico ed anatomo-patologico 
alla casistica dei yasellinomi con speciale 
riguardo alla localizzazione mammaria. 

Breve rivista dell’argomento. 

Dott. Carlo Colucgi, chirurgo primario. 

Sono abbastanza numerosi i casi resi noti di 
questi speciali pseudo-tumori secondari ad 
iniezioni di sostanze medicamentose sospese 
o disciolte in olio di vasellina o alla introdu¬ 
zione di sostanze paraffinate per scopi cosme¬ 
tici. Fra i lavori pubblicati sono molto im¬ 
portanti quelli degli autori italiani che hanno 
avuto una .parte notevolissima nello studio 
dell’argomento. 

Queste neoformazioni hanno particolarità 
cliniche ed anatomopatologiche proprie che 
è utile richiamare. Anzitutto la loro compar¬ 
sa, dopo la iniezione, varia come limiti di 
tempo da 6 mesi ad uno e più anni (fino a 
14, 18 anni). Esse presentano spesso delle pous- 
sées ia tipo infiammatorio: a volte, dopo es¬ 
sere rimaste per anni stazionari e sotto l’a¬ 
spetto di noduli isolati, esse si accrescono, 
confluiscono, prendono o aumentano le ade¬ 
renze con la cute e con i tessuti sottostanti, 
restando poi stazionarie nella nuova forma ac¬ 
quisita. Perciò il decorso di queste neoforma¬ 
zioni, che si presenta cosi caratteristicamente 
discontinuo, costituisce uno dei punti più oscu¬ 
ri, meravigliando come una sostanza inerte 
ed inoffensiva per molti individui o rimasta 
tale per vari anni in altri, o al più formando 
un piccolo nodulo senza importanza clinica, 
dia luogo ad un tratto a manifestazioni così 
importanti, spesso senza causa apparente. 

Si è fatto, quindi, appello anzitutto alla im¬ 
purità del prodotto, isupposizione dimostra¬ 
tasi esatta solo in pochi casi; all’esistenza di 
una infezione latente (Lenormant, Biancheri), 
ad uno stato di particolare debolezza organi¬ 
ca per malattie infettive gravi, con indebo¬ 
limento dei poteri di riassorbimento (lesioni 
delle terminazioni vascolari, Nicod); lesioni 
neurotìrofiche e distrofiche; cause (traumati¬ 
che (Cignozzi), endocrine. Nel mio caso i no¬ 
duli che la p. presentava alla regione esterna 
delle coscie si ingrandirono, assunsero aderen¬ 
ze alla cute e isi diffusero alla regione interna, 
in maniera tale da prendere l’aspetto di due 
piastroni a corazza, simmetrici nei due arti, 
dopo una serie di bagni -termali. I vasellino- 
mi possono presentarsi sotto forma di noduli 
multipli o di un grosso nodo isolato. Se mul¬ 


tipli tendono, come si è detto, ad ingrandirsi 
e a fondersi, acquistando l’aspetto di una tu¬ 
mefazione a corazza, situata nel connettivo sot¬ 
tocutaneo, di consistenza duro lignea, a limi¬ 
ti irregolari. La massa per lo più non aderisce 
ai tessuti profondi, ma aderisce intimamente 
alla cute che presenta il fenomeno della buc¬ 
cia d'arancio ed anche grossolani infossamenti 
e retrazioni. Si ritrovano anche alterazioni di¬ 
strofiche cutanee (desquamazione) e di-scromi- 
che. 

In qualche caso tali tumori sono dolorosi; 
possono, per la loro estensione e per i loro ca¬ 
ratteri fisici, provocare ostacolo meccanico ai 
movimenti, alla circolazione e edemi. 

Il decorso può presentare, come si è detto, 
delle recrudescenze infiammatorie fino alla pro¬ 
duzione di veri ascessi; alla apertura di questi 
si ha fuoriuscita di pus, a volte sterile, misto 
o no a goccioline di grasso. In un caso di Ro¬ 
se la suppurazione si ebbe dopo un attacco di 
reumatismo articolare. All’apertura dell’asces¬ 
so seguono delle fistole e delle ulcerazioni a 
lunghissimo decorso, spesso scambiate con ul¬ 
cerazioni epiteliomatose. Vi può essere, specie 
in queste condizioni, adenopatia. 

In, complesso l’ia-spetto di queste neoforma¬ 
zioni è polimorfo; Barco ne distingue sei for¬ 
me, alcune delle quali si possono trovare nello 
stesso caso, in diversi stadi di evoluzione. La 
diversa forma, a mio parere, può essere an¬ 
che data dalla sede in cui l’iniezione è stata 
praticata, cioè se superficiale o profonda, e 
dalla quantità di olio iniettato. Ed a questo 
riguardo bisogna distinguere le iniezioni pra¬ 
ticate per uso medicamentoso da quelle prati¬ 
cate per uso cosmetico, nel qual caso è facile 
che maggior quantità di sostanza estranea sia 
stata introdotta. 

Le forme distinte da Barco sono: 

1) forma nodulare sottocutanea (mono o 
polinodulare); 

2) forma nodulare profonda, con sviluppo 
lungo i vasi e i setti intermuscolari; 

3) formia a piastrone diffuso, che presen¬ 
ta più spiccati caratteri infiammatori; 

4) forma luposa (Favre e Civatte) con le¬ 
sioni preminenti cutanee; 

5) forma suppurata o ulcerata; 

6) forma sarcomatoide, nella quale si ha 
da fare con una forma diffusa a rapido svi¬ 
luppo. 

Biondi raggruppa le varie forme in: 

a) forme cistiche; 

b ) forme nodulari; 

c) forme miste nodulo-cistiche; 

d) forme ulcerative. • 



[Anno XXXIX, Num. 16] 


SEZIONE PRATICA 


607 


La guarigione spontanea, se avviene, si ve¬ 
rifica mediante un intenso processo di sclerosi, 
con notevoli retrazioni che possono costituire 
ostacolo non indifferente alla funzione e de¬ 
formazioni rilevanti, donde il risultato deplo¬ 
revole in molti casi di iniezioni di paraffina a 
scopo estetico. Qualche volta si è visto svilup¬ 
parsi un cancro su di un elaioma; così nel caso 
di Spitzmuller. Anche nel caso di Schmorl si 
ebbe sviluppo di un carcinoma mammario nel¬ 
la sede di un paraffinoma della mammella. 
Rose descrive il caso di una signora che aveva 
subito 20 anni prima delle iniezioni di paraf¬ 
fina nel seno, a scopo estetico. Presentando una 
grossa tumefazione, fu operata di amputazione 
del seno; l’esame istologico dimostrò un ade- 
nooarcinoma e, reperto interessante, che nel 
tessuto neoplastico erano dei piccoli ammassi 
di paraffina e numerose cellule giganti. L’au¬ 
tore pensa che l’irritazione cronica, prodotta 
dalla presenza della paraffina, non sia estranea 
allo sviluppo del tumore. 

Altro carattere importante degli elaiomi è 
quello diffusivo; a volte la diffusione avviene 
per colata, nei punti declivi, specie quando 
si tratta di quantità rilevanti di paraffina iniet¬ 
tata per scopi estetici. Più importante, nei casi 
che più ci interessano, è la diffusione discon¬ 
tinua che può dare l’impressione di metastasi. 
Per Chiurco è possibile una migrazione in tut¬ 
ti i punti dell’organismo ove si trovi reticolo 
endoteliale; alcuni (Lenormant e Revaut, Fau- 
rè, Civette, Biondi) pensano sia possibile la 
migrazione per via linfatica nelle linfoglian¬ 
dole e anche per via venosa in regioni lontane 
dell’organismo; Cignozzi giustamente .pensa 
che le disposizioni anatomiche delle aponeurosi, 
data la sede sottocutanea del tumore, ne con¬ 
dizionano la forma e l’estensione. Notevole per 
la diffusione del processo il caso di Forestier 
nel quale, dalla regione esterna delle coscie, 
sede delle iniezioni, le neoformazioni si este¬ 
sero fino al poplite; nuovi focolai apparirono 
alla faccia interna delle coscie, nel triangolo 
di Scarpa e nella regione lombare. 

L’aspetto microscopi co del taglio di queste 
neoformazioni è vario; il colorito tendente al 
giallastro, a volte biancastro, come quello del¬ 
la cicatrice, può presentare delle punteggia¬ 
ture emorragiche; spesso sono evidenti delle ca¬ 
vità cistiche più o meno grandi, dalle quali 
si può avere fuoriuscita di sierosità di colore 
vario, con gocciole di grasso; in qualche caso 
in alcuni punti si trovano delle concrezioni 
calcaree, esito de] processo di incapsulamento 
del corpo estraneo; delle strie fibrose si dipar¬ 
tono dal centro del tumore nel grasso circo¬ 


stante, in tutti i sensi, delimitando una gros¬ 
solana disposizione alveolare. Altre volte l’a¬ 
spetto del tumore è nettamente cistico, con 
contenuto oleoso. 

Molto interessante è l’aspetto istologico. 
Esso è caratterizzato da una proliferazione con¬ 
netti vale che può assumere diversi aspetti se¬ 
condo (l’epoca di insorgenza del tumore e 
dal centro alla periferia di questo. 

Se l'insorgenza del tumore è piuttosto re¬ 
cente si trovano all’esame microscopico molte 
>iescicole o piccole cisti, a contenuto oleoso 
(che potranno presentare quindi, la colorazio¬ 
ne caratteristica dell’olio di vasellina in aran¬ 
cione con il blu-nilo). Queste pseudo-cisti pos¬ 
sono essere situate in una ganga ialina (Nicod), 
o suddivise da un reticolo amorfo formato, se¬ 
condo Biancheri, da correnti di liquidi orga¬ 
nici che sarebbero deputate all’assorbimento 
delle sostanze veicolate dall’olio di vasellina, 
(liquidi organici la cui albumina si è coagula¬ 
ta nell’allestimento dei preparati), mentre l’o¬ 
lio stesso di vasellina viene attaccato dalle cel¬ 
lule incaricate della fagocitosi, le quali seguo¬ 
no la rete formata dalle correnti di liquido 
organico, trovando cosi facilitato il loro com¬ 
pito. Ciò che è importante è la frammenta¬ 
zione della massa oleosa in piccole oleocisti, 
di cui alcune si veggono circondate da un 
mantello protoplasmatico a tipo sinciziale. La 
proliferazione connettivale avviene per opera 
degli elementi fissi del connettivo che si tra¬ 
sformano in fibroblasti, poliblasti plasmacel- 
lule e per la fuoriuscita dei piccoli mononu- 
cleati dai capillari. Il tessuto formato da que¬ 
ste cellule, destinate alla fagocitosi, si ritrova 
tutto intorno alle sfere oleose. Per alcuni (Le¬ 
normant e Ravaut) il processo si estende dal 
centro alla periferia; si hanno così al centro 
microcisti oleose in via di scomparsa; alla pe¬ 
riferia cisti più grosse destinate a subire an¬ 
cora l’azione cellulare; in altri casi la massa 
oleosa troppo abbondante non può essere as¬ 
sorbita ed allora essa viene incapsulata e su¬ 
bisce l’incrostazione dei sali di calcio; alla pe¬ 
riferia di questo focolaio, dove è stata possi¬ 
bile la suddivisione delle goecie di olio, sfug¬ 
gite alla massa principale, è possibile il mec¬ 
canismo di fagocitosi (Nicod). Questo mecca¬ 
nismo spiega l’evoluzione lentissima e l’esten¬ 
sione indefinita che caratterizzano questi tu¬ 
mori; il processo di neoformazione fibrocel- 
lulare si avrà intorno a tutte le particelle oleo¬ 
se che si sono allontanate dalla massa prin¬ 
cipale e, sia per la via linfatica sia per la via 
venosa, avranno raggiunto altre regioni del 
corpo. 











608 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 16J 


In un secondo periodo gli elementi cellulari 
divengono più numerosi e si hanno in preva¬ 
lenza cellule poligonali a nucleo chiaro, riu¬ 
nite, senza sostanza intercellulare, in forma¬ 
zioni sul tipo del tubercolo; un po’ più tardi¬ 
va sembra la comparsa di cellule giganti, di¬ 
stinguibili da quelle del tubercolo perchè non 
hanno i nuclei solo alla periferia, come le 
cellule di Langhans, ma presentano nuclei am¬ 
massati anche al centro, hanno un contorno 
protoplasmatico netto e non presentano trac¬ 
cia di necrosi caseosa. In questo periodo e nel 
primo vi è lanche neoformazione vasale. Sulla 
natura e sull’origine delle cellule epitelioidi 
sono varie le opinioni; pare probabile che es¬ 
se derivino da elementi del sistema reticolo- 
endoteliale e siano identificabili con gli emo- 
istioblasti del Ferrata (istiociti di Aschoff); 
tali cellule (Chiurco) si vedono a volte ravvi¬ 
cinate in numero più o meno grande a forma¬ 
re tipiche cellule giganti le quali conservano 
le caratteristiche istiocitarie dei nuclei anche 
negli stadi maturi (nucleo grosso, vescicolare, 
a reticolo ben evidente, a maglia larga, nu- 
cleato). Granuli sudanofili si ritrovano nelle 
cellule epitelioidi e nelle cellule giganti. In un 
terzo periodo si ha la costituzione di un tes¬ 
suto connettivo adulto, rare cellule giganti, 
scomparsa dei vasi di neoformazione; raramen¬ 
te nel blocco di connettivo sclerosato si vedo¬ 
no gruppetti di cavità alveolare (già piene di 
sostanza oleosa), senza infiltrazione cellula¬ 
re intorno, ciò denotando che la sostanza oleo¬ 
sa ha perduto ogni potere stimolante ed è di¬ 
ventata totalmente indifferente al tessuto 

ospite. 

I molteplici aspetti dei preparati istologi¬ 
ci possono trarre in inganno, e principalmen¬ 
te le cause di errore sono: 

1) Le formazioni tubercolosi che possono 
essere interpretate come veri tubercoli e far 
mettere la diagnosi di tubercolosi (giova ri¬ 
cordare come caratteri differenziali la diversa 
disposizione dei nuclei della cellula gigante, 
con la mancanza di necrosi caseosa, e la pre¬ 
senza di vasi neoformati negli aggruppamenti 
che si riscontrano negli elaiomi). 

2) In un periodo dell’evoluzione, quando 
sono scomparse quasi completamente le cel¬ 
lule giganti ed esiste un netto processo di scle¬ 
rosi con tralci di connettivo adulto e noduli di 
elementi epitelioidi, è possibile la confusione, 
specie nei preparati a fresco (Lee e Adair) con 
il carcinoma alveolare potendosi scambiare i 
gruppi di cellule epitelioidi, in mezzo al con¬ 
nettivo cicatriziale, per piccoli alveoli cance¬ 
rosi. 


3) Qualche caso presenta delle particolari¬ 
tà istologiche in quanto sono assenti o scarsis¬ 
sime le formazioni epitelioidi e le cellule gi¬ 
ganti. Così in sei casi di Barco, in quattro 
casi di De Battisti e Faccini che riscontrarono 
« un processo infiammatorio o meglio irritati¬ 
vo cronico del tipo linfocitario con caratteri 
che sono particolari e propri dei processi pro¬ 
gressivi ». 

Il trattamento di queste 'neoformazioni è, 
per giudizio quasi concorde, chirurgico e cioè 
consiste nell’asportazione completa di essi. A 
volte esiste una adenopatia il cui contempora¬ 
neo trattamento chirurgico deve essere subor¬ 
dinato al giudizio clinico in vista del diverso 
carattere che la lesione presenterà. Ma vi sono 
forme a piastrone che occupano estesissime zo¬ 
ne; in alcuni di questi casi l’intervento sarà 
ancora possibile, a prezzo di concomitanti in¬ 
terventi plastici; in alcuni casi però l’estensio¬ 
ne del processo è tale da essere superiore al¬ 
le risorse chirurgiche. Sono queste forme che 
spesso presentano le crisi flogistiche; il tratta¬ 
mento antiflogistico, borsa di ghiaccio (Ci- 
gnozzi), applicazioni caldo-umide (Barco) po¬ 
trà essere utilissimo. È da riferire il partico¬ 
lare che è stato notato in alcuni casi la regres¬ 
sione delle neoformazioni, dopo asportazioni 
parziali; viceversa in vari casi, pure dopo 
asportazione completa della massa fibrosa, si 
è avuta recidiva. 

Finalmente è da accennare alla somiglian¬ 
za clinica e alla identità anatomo-istologica 
di queste formazioni con la necrosi grassosa 
spontanea. Come è noto, questa affezione ha 
sede preferibilmente nella mammella. Vari fat¬ 
tori sono stati invocati per spiegarne l’insor¬ 
genza; una particolare importanza si deve at¬ 
tribuire ai traumi. Per qualsivoglia ragione av¬ 
venga la scissione dei grassi in acidi grassi e 
glicerina si ha che « il grasso disfatto agisce 
come uno stimolo da corpo estraneo » (Bran- 
cati). Gioia ha potuto portare la dimostrazio¬ 
ne che nei focolai di 1 iponecrosi spontanea av¬ 
viene che « per cause ed agenti tuttora ignoti, 
una parte degli acidi grassi e dei saponi si tra¬ 
sformi, per perdita di una molecola di CO - , in 
idrocarburi della serie paraffinica ». A parte 
il fattore primo ecologico, il processo patoge- 
netico sarebbe dunque in gran parte uguale e 
la distinzione diagnostica tra vasellinomi e 
liponecrosi spontanea non potrebbe più essere 
assicurata da speciali reperti di colorazione 
(blu-nilo; colorazione in giallo arancione pal¬ 
lido dell’olio di vasellina) o chimici, ma sol¬ 
tanto dal diato anamnestico dell’introduzione 
o meno di olii minerali. D’altra parte questa 




Ynno XXXIX, Num. 16] 


SEZIONE PRATICA 


609 


distinzione diagnostica ha scarso valore. Mag¬ 
giore importanza ha invece il ricordare la fre¬ 
quente possibilità di insorgenza nella mam¬ 
mella di queste neoformazioni sia per lipo- 
necrosi spontanea, sia che si tratti di veri va- 
sellinomi, poiché la regione mammaria è se¬ 
de piuttosto comune di iniezioni di sostanze 
medicamentose, per portare tutta la nostra at¬ 
tenzione nei casi dubbi che si presentassero 
all’esame e nei quali, trattandosi di un organo 
come la mammella, il sospetto va sempre al 
tumore maligno. Molti, se non quasi tutti, i 
casi conosciuti di necrosi grassosa della mam¬ 
mella sono stati operati con diagnosi di tu¬ 
more maligno; eppure la sede di questa affe¬ 
zione è prevalentemente nel grasso premam¬ 
mario e non nella ghiandola. Questo dice 
(pianto a volte l’apprezzamento clinico riesca 
difficile e la necessità della biopsia in tutti 
i casi appena dubbi di neoformazione della 
mammella. 

Riferisco brevemente il caso capitato alla 
mia osservazione: 

Signora S.; ricovera il 21-8-1931. Sofferente di 
vizio mitralico in seguito a reumatismo articolare 
acuto, otto anni fa, durante il periodo acuto del¬ 
l’endocardite, le furono praticate molte iniezioni 
di olio canforato (preparazione con olio di vase¬ 
lina). Per lo più queste iniezioni furono praticate 
alla regione esterna delle coscie (nessuna alla re¬ 
gione interna). Una sola fu praticata nella regione 
sottoclavicolare destra e qui si ebbe suppurazione. 
In questo punto si formò un grosso nodulo fibro¬ 
so, indolente. Altri noduli più piccoli, in gran nu¬ 
mero, si formarono alla regione esterna delle co- 
scie. Tre anni fa, in seguilo ad alcuni bagni 
termali, i noduli della regione esterna delle coscie 
si ingrandirono, si fusero, e vi fu estensione del 
processo nella regione interna delle coscie. 

Da circa un anno ha notato la formazione di 
un altro nodulo nella regione della mammella 
destra, a circa 10 cm. dal nodo sottoclavicolare. 
Non ha notato dolore in corrispondenza di questo, 
ma ha osservato come la tumefazione si venisse 
ingrandendo. Contemporaneamente dice di essere 
dimagrata: si fa visitare per sospetto di un tu¬ 
more maligno. 

F. O. Condizioni generali buone. Lieve dispnea. 
Vizio mitralico composto; ritmo cardiaco irrego¬ 
lare. Nulla al torace. 

In corrispondenza della regione sotloclavicolare 
destra esiste un nodo aderente alla cute ed ai 
piani sottostanti, di forma pressoché circolare, dal 
diametro di 6 cm.; esso con la sua parte mediana 
raggiunge il margine destro dello sterno e pare 
aderisca profondamente al pericondrio costale. Al 
disotto di questo nodulo, in corrispondenza della 
porzione superiore della regione mammaria, si 
palpa un agglomerato di altri noduli, duri, della 
grossezza variabile da un’avellana ad un cece; essi 
sono scaglionati su di una linea che dalla porzio¬ 
ne superiore della mammella, parte centrale, si 
volge obliquamente in basso e all’esterno. Aderi¬ 
scono profondamente alla cute, che dà il feno¬ 


meno della buccia di arancio: sembrano situati 
nel grasso piemammario e pare che la ghiandola 
sia fuori dal processo, ma l’apprezzamento clini- 
co di tale fatto è poco nello. .Nell’ascella non si 
palpano ghiandole. 

La regione anteriore, esterna ed interna delle 
coscie della p. nel loro 3" superiore e medio, sono 
cosparse da una infinità di noduli confluenti, 
duri, che aderiscono profondamente alla cute; 
questa presenta in alcuni punii degli infossa¬ 
menti e notevoli alterazioni discromiche (colorito 
brunastro) e desquamazione; i nodi confluiscono a 
formare una vasta corazza, sono indolenti. 

Per quest Tilt ima lesione la diagnosi è chiara. 
Così è anche chiara la etiologia del nodulo sotto¬ 
clavicolare, dove un’unica iniezione fu praticata 
e suppurò; più difficile riesce orientarsi sulla na¬ 
tura dei noduli che esistono nella regione mam¬ 
maria. In tale regione non fu mai praticata nes¬ 
suna iniezione; i noduli stessi sono comparsi in 
epoca molto posteriore (sette anni) alla cura prati¬ 
cata. Questo viene recisamente affermalo dalla p. 
e dal di lei marito che è un distinto sanitario. I 
dati clinici lasciavano una certa incertezza; e se 
certi segni deponevano per il tumore maligno, la 
relativa indipendenza della ghiandola dalla neo- 
formazione e la presenza nel soggetto di altri va- 
sellinomi imponevano senz’altro una biopsia. L’in¬ 
tervento fu eseguito in anestesia locale.. Consistet¬ 
te nel togliere in blocco il nodulo sotloclavicolare, 
i noduli della regione mammaria, una larga zona 
di cute, una porzione di mammella; nella parte 
alta fu asportata anche l’aponevrosi e qualche 
fascio del gr. pettorale. Il nodulo sottoclavicolare 
si estendeva fino quasi al margine dello sterno, 
strettamente aderente al pericondrio delle carti¬ 
lagini costali. 

L’aspetto macroscopico del pezzo asportato dimo¬ 
stra che il nodulo sottoclavicolare è formato da 
tessuto duro, grigiastro, di apparenza cicatriziale. 
La parte muscolare asportata è indenne da lesio¬ 
ni. Nel grasso sottocutaneo della zona mammaria 
si palpano degli ispessimenti e si vede qualche 
formazione cistica, grossa come una lenticchia, 
circondata da tessuto fibroso, denso, connesso con 
il grasso da lacinie fibrose. ‘ Qualche nodulo, di 
estensione di circa 1 cmq., di colorito bianco- 
grigiastro è immediatamente sotto il derma. Nel 
tratto di mammella asportata si vedono delle for¬ 
mazioni cistiche. 

Furono esaminali vari frammenti (1). 

L’esame microscopico di un primo pezzo che 
comprende un nodulo sottocutaneo continuantesi 
con il derma della regione premammaria dimo¬ 
stra al centro una cisti; la cisti ha una parete 
connettivale, in parte rivestita da epitelio cilin¬ 
drico monostratificato, che poggia su una esile 
membrana connettivale. La parete si continua con 
elementi di connettivo ricco di sostanza fonda- 
mentale e di fibrille; le cellule del connettivo ap¬ 
paiono fusate, e le fibre costituiscono una rete a 
maglie più o meno larghe che contengono fibro- 
blasti; tra gli elementi fibroblastici si rinvengono 
anche numerose cellule di grasso ed accumuli di 
esso. In questo tessuto si riscontrano vasi neo- 
formati, cellule fucsinofile e cellule giganti con 
vario numero di nuclei del tipo di quelle da cor¬ 
pi stranieri. 


(lì La descrizione istologica fu dettata dal com¬ 
pianto prof. Antonio Dionisi. 





610 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 16] 


Il tessuto fibroblaslico non sempre è svilup¬ 
pato diffusamente ma spesso si riunisce in accu¬ 
muli nodulari, simili a tubercoli; tra gli elementi 
di esso si riscontrano figure di cariocinesi del tipo 
del diastro. In tali noduli si veggono spesso ca¬ 
pillari e cellule giganti, senza necrosi caseosa che 
non si riscontra mai, neppure nelle formazioni 
diffuse; eccezionalmente si trova qualche cellula 
gigante tipo Langhans. 

La struttura dei noduli oltreché dalle cellule 
giganti è caratterizzata da formazioni epitelioidi. 



Fio. 1 (Microf. oli. 4; oculare 3). 

Cellula gigante da corpo straniero; 2 noduli di 
cellule epitelioidi, separati da una travata di con¬ 
nettivo fibroso. Scarso infiltrato linfoide; residuo 
di tessuto grassoso. 

Lacinie di connettivo denso, ricchissimo di sostan¬ 
za fondamentale, intersecano la sezione. 

È probabile che la cisti epiteliale osservata sia 
di natura traumatica; la reazione diffusa intorno 
alla parete della cisti e i focolai nella tonaca pro¬ 
pria e nel grasso sottocutaneo sono da mettere in 
rapporto con la formazione di un granuloma ila 
corpi estranei. Si esclude la tubercolosi per la 
mancanza di necrosi caseosa e per la ricchezza di 
vasi delle formazioni tubercoliformi. L'esame di 
un altro frammento dimostra che nel tessuto gras¬ 
soso sottocutaneo e nella tonaca propria sono di¬ 
sposte numerose formazioni tubercoliformi, ro¬ 
tondeggianti, submiliariche, costituite di solito da 
cellule epitelioidi. e da cellule giganti dal tipo di 
quelle da corpi stranieri, eccezionalmente qual¬ 
cuna di tipo Langhans; capillari sanguigni spic¬ 
cano in mezzo al tessuto epitelioide. Le formazio¬ 
ni tubercoliformi a volte sono aggruppate, dispo¬ 
ste tra i fasci di connettivo, e rappresentano come 
un tessuto di granulazione, in prevalenza fibro- 
blastico, intersecato da vecchio connettivo. Forma¬ 


zioni cistiche si rinvengono tra il tessuto di gra¬ 
nulazione. 

In qualche tratto accumuli di linfociti e di ca¬ 
pillari sanguigni interrompono la continuità dei 
noduli a forma di tubercoli. 

In un altro frammento, prelevato dal tratto di 
ghiandola mammaria asportato, l’esame istologico 
dimostra solo delle rare formazioni microcistiche. 

Diagnosi istologica: malgrado la presenza di 
qualche cellule gigante tipo Langhans, per le ra¬ 
gioni sopra addotte, si pone la diagnosi di elaioma. 



Fig. 2 (ob. 7; ocul. 3). 

Gruppo di cellule epitelioidi, dal contorno po¬ 
ligonale. dal protoplasma abbondante, dal nucleo 
ovalare o rotondeggiante, povero di cromatina o 
vescicolare. 

Ho voluto rendere noto questo caso, oltre 
die per accrescere il contributo casistico dei 
vasellinomi, per insistere ;su questi punti: 

a) sul possibile danno di iniezioni di so¬ 
stanze medicamentose veicolate con olio di va¬ 
selina; 

b) sulla possibilità di insorgenza, dopo 
molti anni, di un focolaio discontinuo a tipo 
metastatico; 

c) sul particolare che, nel mio caso, si è 
avuta una estensione del processo, nella loca¬ 
lizzazione alle coscie, dopo una cura termale, 

d) sulla speciale sede nella regione mam¬ 
maria di una neoformazione con caratteri mol¬ 
to simili a quelli di una neoplasia maligna 
(durezza, aderenza alla 'cute con fenomeno del¬ 
la buccia di arancio, irregolarità dei limiti e 
scarsa apprezzabilità dell’estensione del proces- 



[Anno XXXIX, Num. 16] 


SEZIONE PRATICA 


611 


so nei vari strati). Bisogna quindi ricordare 
che la regione mammaria, sede di tante varie 
e complesse neoformazioni di diagnosi clini¬ 
ca spesso difficilissima, può essere anche sede 
di elaiomi, data l’abitudine abbastanza diffu¬ 
sa di praticare iniezioni nel grasso premam¬ 
mario. 

Appare evidente la necessità della biopsia in 
casi dubbi. Come ho insistito, in un mio la¬ 
voro precedente, con lo svilupparsi di una cul¬ 
tura igienica nelle masse, la diagnosi di can¬ 
cro della mammella, ad opera della biopsia, 
dovrà poter essere fatta prima che i cosidetti 
segni caratteristici del cancro, segni tutti di 
invasione notevole, siano manifesti. La stessa 
sana collaborazione chirurgica-aniatoino-pato- 
logica, permetterà di risparmiare in altri casi, 
clinicamente sospetti di neoplasia maligna, un 
intervento radicale mutilante, perfettamente 
inutile. Questo risultato si è potuto ottenere 
nel presente caso. 

RIASSUNTO. 

L A. descrive un caso di vasellinoma con lo¬ 
calizzazioni multiple di cui urna alla regione 
mammaria che presentava caratteri molto si¬ 
mili a quelli di una neoplasia maligna. Pro¬ 
pugna la necessità della biopsia in tutte le neo¬ 
formazioni mammarie di diagnosi dubbia. 

BIBLIOG RAFIA. 

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Van Geldren. Modificazioni istologiche del tessuto 
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und Phisiol. und fiir Klinische Medizin. fase. 3, 
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Williams Me. Paraffinomi. The American Jour¬ 
nal of Surgery, voi. II, n. 2, 1927. 

Korbler. Un caso di paraffinoma del seno. Klini¬ 
sche Wochenschrift, anno VI, n. 14. 

Per note bibliografiche complete, specie ante¬ 
riori al 1923, consultare i lavori citati. 

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612 « il policlinico » [Anno XXXIX, Num. 16] 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

R. Clinica Pediatrica di Roma 

Sulla terapia della malattia scafoidea di 
Kòhler. 

Dott. Mario Faberi, aiuto voi. 

Da quando Alban Kòhler descrisse nel 1908 
la forma morbosa che oggi va sotto il suo no¬ 
me, le osservazioni cliniche in proposito si sono 
andate moltiplicando, e si è ben potuto defi¬ 
nire il quadro radiologico caratteristico, che 
permette di formulare con facilità la diagnosi. 

La sintomatologia clinica, infatti, è scarsa 
e, si può dire, limitata al dolore sul dorso del 
piede, che rende difficile o addirittura impos¬ 
sibile la deambulazione, e che si constata vi¬ 
vissimo alla pressione esercitata in corrispon¬ 
denza dello scafoide, mentre i tessuti che lo ri¬ 
coprono non mostrano alterazione di sorta. 

La forma è, in genere, monolaterale, ben¬ 
ché se ne siano descritti casi di bilaterale (Wil- 
ke, Muller). 

L’età, da quanto si apprende dai casi della 
letteratura, non sorpassa in genere i 23 anni, 
ma Wilke ne ha descritto un caso in donna di 
60 anni, la quale, a 23, aveva già presentato 
gli stessi .disturbi. 

Il quadro radiologico tipico è stato poi ben 
precisato da Mouchet e Roederer. Lo scafoide, 
infatti, è modificato: 

1) nella forma, perchè apparisce appiat¬ 
tito, a galletta, con perdita della convessità an¬ 
teriore e della concavità posteriore, assumendo 
quasi l’aspetto di un disco biconcavo, a mar¬ 
gini irregolari, dentellati, con rugosità, sfran¬ 
giature eoe.; 

2) ne] volume, per riduzione a 1/3-1/4 del 
suo spessore; 

3) nella sua architettura, perchè appare 
condensato, più calcificato della norma, con 
perdita delle trabecolazioni. 

Notevole disaccordo esiste invece riguardo 
alla patogenesi della malattia, poiché molte ipo¬ 
tesi sono state formulate dai vari autori. 

Il Kòhler, ad esempio, parlò di un arresto 
di sviluppo del nucleo osseo, mentre il Prie- 
ser accennava vagamente ad un disturbo nutri¬ 
tivo. 

La sifilide non sembra avere importanza al¬ 
cuna (Mouchet e Roederer, Lecène e Mouchet), 
e così pure la tubercolosi non è in causa, per 
quanto in un caso di Herzog, in un bambino 
di 4 anni, la malattia progredì nonostante il 
riposo assoluto del paziente, e si sviluppò più 


tardi una tubercolosi ossea, con punto di par¬ 
tenza dal navicolare. 

In qualche rarissimo caso si ritrova nell’a¬ 
namnesi un trauma recente (Galdan), mentre 
più volte è stata notata concomitanza di otite 
media purulenta (Behm, Estor, Schultze, Gal- 
dan). 

Dati più positivi sembrerebbero potersi rile 
vare dalle rare occasioni in cui si riuscì a pra¬ 
ticare l’esame istologico dell’osso estirpato. 

Lecène e Mouchet, infatti, nello scafoide 
tolto ad un piccolo paziente di 8 anni, misero 
in evidenza un processo osteomielitico atte¬ 
nuato. Senonchè Muller, procedendo ad analoga 
ricerca, non trovò alterazione istologica alcuna. 

Alberti, in uno studio sintetico presentato 
quale relazione al 7° congresso di Radiologìa 
medica Italiana, sostiene che il morbo di Kòh¬ 
ler può rientrare nel gruppo delle cosidette 
« distrofie epifisarie giovanili », che compren¬ 
de numerose altre forme ossee : sindrome di 
Calvè-Perthes dell’epifisi femorale superiore; 
sindrome metatarsale di Kòhler; m. di Osgood- 
Schlatter; osteocondrite vertebrale giovanile di 
Schenermann e-cc. 

Le analogie tra i vari quadri sarebbero di 
carattere clinico, per l’età di sviluppo, evolu¬ 
zione lenta ecc., nonché di carattere radiologi¬ 
co ed anatomo-patologico. 

L’A. negherebbe la presenza di fatti flogi¬ 
stici, ammettendo invece quelli di necrosi per 
insufficiente vascolarizzazione. 

Tale opinione si accorda con quella di Behm, 
che, in una sua osservazione istologica, trovò 
appunto una necrosi anemica dell’osso. 

Citeremo infine una ipotesi recente di Sel- 
dowitz e Zintbaum, i quali credono necessa¬ 
rio di considerare anche un eventuale fattore 
rachitico, poiché in un loro caso, riguardante 
un bambino di 6 anni, si ebbe rapida guari¬ 
gione clinica e radiologica in seguito a tera¬ 
pia U. V. e olio di fegato, accompagnatasi col 
ritorno ai valori normali del fosforo inorgani¬ 
co il quale, all’inizio della malattia, era netta¬ 
mente diminuito. 

La prognosi della malattia è fausta, e in 
tutti i casi descritti si ottenne la guarigione, 
meno in quello sopracitato di Herzog. 

Tale guarigione, però, secondo gli AA., è 
lenta e si parla di una media di 1-2 anni (Gal- 
dan, Mouchet e Roederer, Hauser ecc.) 

L’accordo, inoltre, è unanime nel giudicare 
necessaria l’immobilizzazione del piede malato. 

Secondo Hauser, ad esempio, il trattamento 
immobilizzante dovrebbe protrarsi per almeno 




[Anno XXXIX, Num. 16] 


SEZIONE PRATICA 


613 


3-10 settimane, applicando poi calzature orto¬ 
pediche, onde proteggere da eventuali traumi. 

Anche Schroeder parla di apparecchio gessato 
e riposo in letto, e Comby consiglia del pari 
immobilizzazione completa, seguita dall’appli¬ 
cazione di un’asticciuola. metallica per evitare 
attitudini viziose. 

Tutto questo, naturalmente, pur raggiun¬ 
gendo lo scopo di guarire, obbliga il paziente 
ad un riposo pressoché assoluto e protratto, 
che, specialmente se si tratta di bambini, non 
è sopportato di buon grado. 



Fic. 

Solamente Seldowitz e Zintbaum, più sopra 
citati, avrebbero ottenuto guarigione dopo sole 
4 settimane. 

Ora noi, pur non partendo dal presupposto 
patogenetico espresso da tali AA., abbiamo 
egualmente cercato, in un caso venuto alla no¬ 
stra osservazione, di agire con mezzi fisici di¬ 
retti, senza immobilizzare la parte malata. 

Si tratta della bambina M. F., di anni 6, da 
Roma, nella cui anamnesi familiare si ritrova so¬ 
lamente il dato che la madre soffrì di coxite al¬ 
l’età di 26 anni, mentre il padre ed un fratellino 
godono di ottima salute. 

La bambina soffrì a 2 anni di cistite, ed a 3 
contrasse malaria, di cui guarì perfettamente. È 
stata poi sempre bene fino al dicembre 1930, al¬ 
lorquando, senza causa apparente, nò morbosa nè 
traumatica, cominciò ad accusare in corrispon¬ 
denza Rei piede destro un dolore spontaneo, che, 
a poco a poco, divenne così intenso da impedire 
la deambulazione. 


L’esame ob., praticato in questo periodo, mise 
in rilievo una dolenzia accentuata alla pressione 
sul dorso del piede stesso, verso il suo bordo in¬ 
terno. 

La cute, al disopra della zona dolorosa, non era 
arrossata nò aderente ai piani profondi, ed i mo¬ 
vimenti attivi £ passivi dell’articolazione tibio- 
astragalica e delle dita erano tutti possibili e in¬ 
dolenti. 

[Non ebbe mai febbre, Negativo l’esame delle uri¬ 
ne e la IL W. nel sangue dei genitori. Cutirea¬ 
zione —. L’esame chimico del sangue della bam¬ 
bina dette un contenuto di calcio (10,2) e di fo¬ 
sforo inorganico (5,1) del tutto normali. 

Il 22-XII-30 fu eseguita una radiografia, che 



1. 

mise in evidenza le tipiche alterazioni della sca- 
l'oidite descritta dal Kòliler (fig. 1). 

Nel mese di gennaio 1931 furono iniziate appli¬ 
cazioni di diatermia e di raggi U. V., contempo¬ 
raneamente, prescrivendo in pari tempo dei pre¬ 
parati di ergosterina irradiata e di calcio. 

Le applicazioni, a giorni alterni, consistettero 
precisamente in diatermia: App. Siemens, 1/2 Amp. 
30 m.’, con piastra sul dorso e sulla pianta del 
piede, e in raggi U. V. : lamp. Bach, cm. 60 da 
5 m’. a 30 m’. ; 

Durante il periodo di cura la bambina fu man¬ 
tenuta in riposo relativo, poiché già dopo la 5 a 
applicazione, essendosi calmato il dolore sponta¬ 
neo, la deambulazione fu di nuovo possibile. An¬ 
che obiettivamente la dolorabilità scemò in ma¬ 
niera rapida, fino ad apparire appena accennata 
alla pressione molto profonda. 

Il miglioramento proseguì sempre più netto, 
nonostante che la cura fosse praticata con molta 
irregolarità, e nel mese di febbraio la bambina 
era già tornata alle sue passeggiate ed ai suoi 
giuochi, senza accusare disturbo alcuno, sì da 
poter dichiarare avvenuta la guarigione clinica. 


614 


(( JL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 16} 


La radiografia di controllo, praticata il 25-3-31, 
mostrò un processo di ricostituzione avanzata del¬ 
lo scafoide, con tendenza netta a riassumere la 
sua forma normale (fig. 2). 

Le applicazioni diatermiche ed elioterapiche si¬ 
multanee furono in totale 24. 


affinchè migliori lo stato di nutrizione deiros¬ 
so malato, e se ne favorisca la ricostituzione. 

L’eventuale applicazione di un tale metodo 
in altri casi consimili servirà a confermarne 
o meno il valore, dando la possibilità, in ca- 



Fig. 2. 


Da quanto precede risulta evidente che, nel 
nostro caso, il miglioramento si è avuto con 
una rapidità che non è dato riscontrare negli 
altri casi della letteratura, permettendo alla 
bambina, dopo pochi giorni di cura, di tor¬ 
nare alla vita normale della propria età. 

Non possiamo invero prendere in conside¬ 
razione l'ipotesi di Seldowitz e Zintbaum, che 
pensarono alla possibile esistenza di un fatto¬ 
re rachitico nella genesi della malattia, poiché, 
prescindendo dalla unicità della loro osserva¬ 
zione, i valori del calcio e del fosforo sangui¬ 
gno furono nella nostra malata del tutto nor¬ 
mali. 

Il successo della terapia applicata, nel nostro 
caso, valorizza invece l’ipotesi patogenetica do¬ 
minante già accennata, secondo la quale la ma¬ 
lattia di Kòhler sarebbe dovuta fondamental¬ 
mente ad un disturbo nutritivo dello scafoide. 

Nel nostro caso, infatti, si utilizzò da un lato 
l’azione iperemizzante del calore penetrante dia¬ 
termico, e dall’altro lato quella stimolante ed 
eutrofica dei raggi U. V. 

Se a tutto ciò si aggiunge il fatto dell’intro¬ 
duzione di sali di calcio, e di un preparato di 
ergosterina irradiata, che ne facilita la fissa¬ 
zione, se ne può dedurre che, in tal modo, ven¬ 
gono a realizzarsi le condizioni più favorevoli 


so positivo, di conseguire degli ottimi resul¬ 
tati, in maniera semplice e rapida. 

RIASSUNTO. 

Viene descritto un caso di malattia scafoidea 
di Kòhler nel quale si ottenne rapida guari¬ 
gione in seguito ad applicazioni diatermiche 
e di Raggi U. V., senza immobilizzazione del¬ 
la parte, e si discutono le ipotesi patogeneti- 
che emesse dai vari AA. a proposito di tale 
forma morbosa. 

BIBLIOGRAFIA. 

A. Wilke. Ròntgenpraxis, II, 16, 1930. 

Mùller. Deutsch. z. Chir., 201, 84. 

A. Mouchet e C. Roederer. Journ. de rad. et 
d’élect., VII, 4, 1923. 

P. Lecène e A. Mouchet. Ibid., VII, 8, 1924. 

H. Herzog. Ròntgenpraxis, II, 18, 1930. 

D. Galdan. Journ. de rad. et d’élect., XI, 3, 1927. 
Behm. Rif. in: Marchand. La Scapholdite tarsien- 
ne des jeunes enfants. Paris, Arnette, 1923. 

Estor-Schlltze. Rif. da Galdan. 

0. Alberti* Rad. med., 9, 1922; Atti del VII Congr. 

rad. med. it., maggio 1928. 

M. Seldowitz e L. Zintbaum. Journ. Am. Med. 
Ass., 90, n. 20, 1928. 

W. Hauser. Am. Journ. Dis. of Child., 37, 1929- 
L. Scjiroeder. Ibid., 28, 1924. 

Comby. 400 consult. mal. enf. Masson, 1930. 



[Anno XXXIX, Num. 16] 


SEZIONE PRATICA 


615 


SUNTI E RASSEGNE. 

CUORE E VASI SANGUIGNI. 

La prognosi nelle malattie cardiache. 

(IL O. Moon. The Praetitioner , febbr. 1932). 

Dal punto di vista della prognosi, è anzitut¬ 
to essenziale distinguere i due gruppi di ma¬ 
lattie cardiache: da un lato quelle dovute a 
reumatismo, corea, scarlattina, che si manife¬ 
stano in un’età ancor giovanile; dall’altro le 
malattie dovute a condizioni degenerative od 
arterio-sclerotiche» od a sifilide e che non com¬ 
paiono (che nella seconda metà della vita. Tale 
distinzione è molto più importante che quel¬ 
la basata sulle singole valvole affette; la pro¬ 
gnosi è molto più favorevole nei casi reumati¬ 
ci, in cui le lesioni tendono alla stazionarietà, 
mentre nei casi arteriasclerotici o sifilitici, so¬ 
no generalmente progressive. Nell’età infan¬ 
tile, però, sebbene le lesioni siano generalmen¬ 
te reumatiche, la prognosi è di solito se¬ 
ria perchè, oltre all’endocardio, sono compro¬ 
messi il miocardio ed il pericardio in una vera 
pancardite. 

Malattia aortica. 

In questo caso è evidente la differenza fra 
le forme di origine reumatica e quelle arte¬ 
riasclerotiche. Nelle prime, le lesioni (escluso 
un eventuale ulteriore attacco di reumatismo) 
sono stabilizzate e la prognosi è abbastanza 
favorevole, non soltanto per la durata della vi¬ 
ta, ma anche per la quantità di lavoro che l’in¬ 
dividuo può prestare. È -proprio in questa 
malattia, che l’individuo può dare la massima 
quantità di lavoro; durante la guerra, l’A. ha 
avuto molte volte l’occasione di osservare dei 
soldati che prestavano servizio attivo in fante¬ 
ria e che, esaminati per altre malattie, si ri¬ 
scontrarono -affetti da lesioni aortiche. Tali 
individui, sebbene minorati in confronto dei 
normali, non hanno alcun bisogno di fare una 
vita sedentaria purché abbiano un certo ri¬ 
guardo nella scelta dell’occupazione, nella re¬ 
golarità del lavoro e nel modo con cui impie¬ 
gano le ore libere. 

Nella forma arteriosclerotica, le lesioni sono 
fatalmente progressive, sebbene con un tratta¬ 
mento adatto possano subire anche delle soste. 
Un vero miglioramento non si può avere a cau¬ 
sa delle modificazioni subite dalle coronarie. 
Sono queste che danno origine ai sintomi più 
gravi connessi con la malattia aortica, cioè alla 
angina pectoris e ciò non soltanto -per il fatto 
doloroso, ma anche perchè esse indicano una 
probabile degenerazione del miocardio con la 
minaccia di morte improvvisa. 

Nelle forme arteriose della malattia aorti¬ 
ca che sono di origine sifilitica, si deve esse¬ 


re molto riservati nella prognosi perchè, seb¬ 
bene tali forme rispondano abbastanza bene al 
trattamento antisifilitico, hanno una tendenza 
speciale alla morte improvvisa, per il fatto che 
il miocardio è anch’esso compromesso. 

Per quanto riguarda i segni fisici, si osserva 
che quanto più fiacco è il polso, tanto maggio¬ 
re sarà il rigurgito. Scarsa importanza hanno 
i cambiamenti dei rumori; maggiore signifi¬ 
cato hanno invece le modificazioni dell’ottusità 
cardiaca, di cui l’aumento del diametro tra¬ 
sversale è di cattivo segno, mentre è un segno 
favorevole l’aumento del diametro verticale. 
Quando -poi il secondo suono sul focolaio aor¬ 
tico e sulla carotide è del tutto nascosto dal 
rumore diastolieo, se ne può dedurre che il ri¬ 
gurgito è considerevole e che, quindi, la pro¬ 
gnosi è cattiva. 

Malattia Mitralica. 

È quasi sempre associata alla malattia reu¬ 
matica; la stenosi mitrale sembra seguire di 
preferenza le forme del tutto lievi, con dolori 
indefiniti agli arti o con una certa rigidità del 
collo. 

La lesione è più comune nelle donne che ne¬ 
gli uomini e per lungo temipo può non dare sin¬ 
tomi serii. Forse le donne, a causa della vita 
più sedentaria risentono meno degli uomini 
le conseguenze; il cuore, secondo l’espressio¬ 
ne dei francesi, è regolato per un piccolo la¬ 
voro sicché, con un regime adatto di vita la 
lesione può essere portata per un lungo nu¬ 
mero di anni e -non costituire un intralcio nè 
per il matrimonio, nè per la gravidanza. 

Quando però questi cuori incominciano a 
mostrare segni di debolezza, l’efficienza non 
viene facilmente restaurata. La stenosi dell’ori¬ 
ficio mitrale provoca un imperfetto riempi¬ 
mento del ventricolo; per conseguenza, il cuo¬ 
re riceve una quantità insufficiente di sangue, 
sicché ne segue la debolezza cardiaca. La ste¬ 
nosi mitrale che si manifesta nella fanciullez¬ 
za ha una prognosi più seria di quella che si 
ha nei primi periodi della vita adulta e que¬ 
sto principalmente perchè l’orificio stenosato 
non aumenta di ampiezza mentre la crescita 
del cuore continua. Questi casi raramente rag¬ 
giungono i 40 anni. Un segno sfavorevole è da¬ 
to dal catarro bronchiale, tanto più fini sono 
i bronchi coinvolti e maggiore la diffusione 
del processo, tanto più cattiva è la prognosi. 
L’emottisi, però, non è necessariamente un se¬ 
gno serio. 

'Frequente complicazione della stenosi mi¬ 
tralica è la fibrillazione auricolare; meno co¬ 
mune è l’associazione con l’arteriosclerosi; è in 
questa forma che si ha più facilmente la trom¬ 
bosi, mentre l’embolismo è più frequente nel¬ 
la forma reumatica con le note conseguenze 
dell'infarto (se polmonare) e Ai eli emiplegia 
(se cerebrale). 








610 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 16] 


Insufficienza mitralica. 

La forma di origine reumatica e senza ste¬ 
nosi mitralica è meno comune di quanto si ri¬ 
tenga, in quanto che spesso si diagnostica la 
insufficienza mitralica quando non vi sono se¬ 
gni evidenti oltre ad un soffio sistolico all’a¬ 
pice. . , ^ 

Nell’età giovanile, il pericolo maggiore è 
dato dalla possibilità di altri attacchi di reu¬ 
matismo. . : 

La caratteristica più favorevole dell'insuffi¬ 
cienza mitralica è data dal fatto che essa ri¬ 
sponde bene al trattamento; il cuore può mo¬ 
strarsi di tanto in tanto insufficiente, ma un po’ 
di riposo ed il trattamento adatto bastano per 
ridare il primitivo benessere. Tali caratteristi¬ 
che danno a questa malattia (quando è di ori¬ 
gine reumatica) una prognosi favorevole. Questa 
è invece seria quando la malattia è di origine 
arteriosclerotica, in quanto che la lesione val¬ 
volare non è che una piccola parte di un lutto 
patologico, che comprende il miocardio, le ar¬ 
terie, i reni; l’attività del paziente è necessa¬ 
riamente limitata e la lunghezza della vita ab¬ 
breviata. 

Fibrillazione auricolare. 

A questa si attribuiva un tempo una pro¬ 
gnosi pessima, mettendola in rapporto con ca¬ 
si gravi di stenosi mitrale, Si è veduto poi che 
essa può aversi -anche in altre condizioni; es¬ 
sendo essa associata all’azione rapida ed irre j 
golare del cuore, tende ad ostacolare l’effi¬ 
cienza dell’organo, sicché la prognosi dipende 
più che altro dal modo con cui il cuore rispon¬ 
de all’alterazione del ritmo e della frequenza. 

L’attività normale delle orecchiette non è 
indispensabile per l’efficienza del cuore, ma 
il fatto che esse sono lese indica che vi sono 
lesioni altresì del miocardio ventricolare, il 
che costituisce la causa finale dell’esito fatale. 
Se, in un determinato caso, si potesse afferma¬ 
re che la malattia è limitata alle orecchiette, 
si potrebbe stabilire una prognosi favorevole. 
È questa la ragione per cui la condizione della 
fibrillazione auricolare comporta prognosi così 
diverse. 

•Fortunatamente, la digitale si mostra effi¬ 
cace soprattutto nei casi di fibrillazione auri¬ 
colare connessa con stenosi mitralica di ori¬ 
gine reumatica; con l’uso adatto della digitale, 
eventualmente accompagnata dalla chinidina, 
dal riposo e da un adatto regime di vita, si 
può prolungare la vita di parecchi anni, man¬ 
tenendo le contrazioni ventricolari verso i 70. 
Invece, la digitale non dà simili risultati nella 
fibrillazione auricolare con condizioni arterio- 
sclerotiche; in tali pazienti, la prognosi di¬ 
pende più che altro dalle condizioni generali 
arteriosclerotiche. 


L\ MIOCARDITE. 

Il miocardio può essere gravemente compro¬ 
messo pur senza dare nessun segno fisico. 
Spesso l’anamnesi può dare indicazioni utili 
per la prognosi; più giovane è il paziente, mi¬ 
nori sono le probabilità che vi siano gravi le¬ 
sioni degenerative, che invece si hanno dopo 
raggiunta l’età media. 

Purtroppo, non abbiamo nessun mezzo per 
valutare l’efficienza del miocardio; la sindro¬ 
me da sforzo è certamente utile per tale scopo; 
l’inversione dell’onda T indica una degenera¬ 
zione miocardica, ma non è sufficiente per for¬ 
mulare una prognosi precisa. 

La malattia di Stokes-Adamis ed il polso al¬ 
ternante sono di significato pronostico grave; 
così ipuTe l’associazione -della degene'razione 
miocardica con la nefrite cronica; specialmen¬ 
te l’istituirsi, in questi casi, di un ritmo di 
galoppo all'apice indica che la fine non è lon¬ 
tana. D’altra parte, un miocardio sebbene mol¬ 
to danneggiato può continuare nelle sue fun¬ 
zioni purché non gli si richieda uno sforzo 
particolare; qualsiasi malattia, specialmente le 
infezioni acute (influenza) può essere la goc¬ 
cia che fa i traboccare il vaso. 

La prognosi è molto seria quando la dege¬ 
nerazione del miocardio è grassa anziché fibro¬ 
sa; più corpulento è l’individuo, più grave è 
la prognosi. Questa è migliore quando la le¬ 
sione miocardica è connessa con qualche an¬ 
tecedente reumatico; pessima é nel caso del¬ 
l’arteriosclerosi; nei casi sifilitici, un tratta¬ 
mento antiluetico precoce ed attivo può essere 
utile. 

Matrimonio e gravidanza. Le nostre idee si 
sono modificate in questi ultimi tempi, in 
quanto che si sa ora che ad una donna con ste¬ 
nosi mitralica possono essere permessi il ma¬ 
trimonio e la gravidanza purché si tratti di 
un attacco reumatico risalente a molti anni 
prima senza ricadute. Il matrimonio non sarà 
permesso se l’insufficienza cardiaca è stata 
tale da costringere al letto per parecchie setti¬ 
mane; così la fibrillazione auricolare sarà un 
veTo ostacolo per la gravidanza. Nel caso di 
malattia aortica, in generale, il matrimonio 
può essere permesso. 

Anestesia. I cardiaci, purché non vi siano 
lesioni miocardiche, sopportano bene l’ane¬ 
stesia.; al solo etere sembra preferibile una mi¬ 
scela di etere con cloroformio. Con l’anesteti¬ 
co, è sempre bene somministrare dell’ossigeno 
se l’operazione si prolunga; il malato dovrà 
restare in letto diversi giorni prima dell’ope¬ 
razione. 

In complesso, in tutti i casi di malattia car¬ 
diaca, la questione dell’eredità e dell’anamnesi 
familiare costituisce la guida più importante 
per la prognosi. Vi sono delle famiglie, di cui 


[Anno XX\IX, Num. 16j 


SEZIONE PRATICA 


617 


il miocardio incomincia a flettersi subito do¬ 
po le media età senza alcun antecedente di ma¬ 
lattia. L’età, la costituzione, lo stato di nutri¬ 
zione, la presenza o l’assenza di obesità sono 
tutti fattori di cui si deve tener conto per la 
prognosi; così pure le abitudini ed il modo di 
vita. Molto dipende dal trattamento, almeno 
dal lato negativo nel senso della moderazio¬ 
ne per l’alcool, il tabacco, il caffè e tè forti, il 
lavoro faticoso. Certamente, chi può sceglier¬ 
si una residenza adatta passando l’inverno in 
un clima mite e secco ha maggiori probabi¬ 
lità di una vita più lunga di quello obbligato 
a lavorare per procurarsi il pane. La forza vi¬ 
tale, lo slancio vitale nel senso di Bergson han¬ 
no pure la loro importanza. fil. 

Indicazioni e risultati del trattamento chi¬ 
rurgico dell’angina pectoris. 

(P. Mauriac e P. Broustet. Paris medicai , 14 

aiov. 1931). 

Gli AA. così precisano i loro concetti in ma¬ 
teria. 

Indicazioni. 1) Malati con crisi frequenti, 
i quali non possono fare il minimo sforzo sen¬ 
za risentire l’angoscia, nei quali il trattamen¬ 
to medico è impotente a moderare od a di¬ 
stanziare le crisi. Al malato così costretto al¬ 
l’inazione si deve allora far presente la possi¬ 
bilità di guarigione con l’intervento chirur¬ 
gico, senza nascondergli i rischi : pericolo di 
morte improvvisa con un’esistenza dolorosa se 
rifiuta l'operazione; rischi operatori ma dimi¬ 
nuzione del dolore se si fa operare. 

2) Malati con cuore in buon valore funzio¬ 
nale; sono i casi più favorevoli, meglio an¬ 
cora se vi sono sintomi (tachicardia, iperten¬ 
sione) che permettono di sospettare l’interven¬ 
to del riflesso pressore. 

Non si devono incoraggiare a correre i ri¬ 
schi di un’operazione quei malati con crisi 
poro intense e facilmente calmate col tratta¬ 
mento medico. L’intervento va rifiutato negli 
anginosi con insufficienza cardiaca, con cavità 
cardiache dilatate, con elettrocardiogramma 
modificato anche in periodi extra crisi ed in 
stato di male anginoso. 

Negli individui con forti ipertensioni affet¬ 
ti da angor, si potrà operare purché l'iperten¬ 
sione, di per sè stessa, non costituisca- una 
minaccia imminente. 

Risultati. Sono abbastanza incoraggianti. 
Mortalità operatoria che non giunge al 10%; 
miglioramenti molto apprezzabili (che vanno 
dalla scomparsa assoluta alla diminuzione sen¬ 
sibile) nel 60%; nel 30 %, risultati mediocri. 
Evidentemente, il cuore conserverà pur sem¬ 
pre un certo grado di sclerosi, di iniocairdite, 
di aortite, ma la soppressione del dolore costi¬ 
tuisce già un buon risultato. 

Poco di preciso si può dire sui risultati lon¬ 
tani; sono segnalati dei casi che datano da 


5-6 anni, ma gli insuccessi -non vengono men¬ 
zionati. In generale, si può ritenere che gli 
operati hanno la sopravvivenza che loro per¬ 
mette lo stato del miocardio. fil . 

Le iniezioni paravertebrali di alcool nelle 
cardialgie. 

(L. Levy e R. L. Moore. Archives of intera. 

med., luglio 1931). 

Gli A A. hanno trattato 9 malati con sclerosi 
delle coronarie, con dolori anginosi ribelli alle 
più Marie terapie, mediante iniezioni paraverte¬ 
brali di procaina al 1 % (5 cmc.) seguita da 
iniezione di 5 cmc. di alcool a 80°. Il metodo 
è stato usato in altri 57 casi analoghi per com¬ 
battere la cardialgia. 

Su 49 osservazioni utilizzabili, si è avuto 
quanto segue: cessazione completa o quasi del 
dolore nel 51 %; miglioramento in 34 %; in¬ 
successo nel 15 %. In un caso degli AA., la 
scomparsa dei dolori data da 16 mesi, in al¬ 
tri la cessazione è stata temporanea. 

Come conseguenze dell’iniezione, si sono os¬ 
servate: 1) iperestesie della parete toracica e 
nevrite intercostale; 2) febbre, che è durata da 
qualche giorno a qualche settimana; 3) versa¬ 
menti pleurici da lato iniettato; 4) sindrome 
di Bernard-Horner, che però tende a scompa¬ 
rire dopo settimane o mesi. 

La tecnica non è difficile; deve e^ser però 
appresa sul cadavere. 

Tale metodo di trattamento offre delle pro¬ 
babilità di successo; ha una base fisiologica 
solida ed è meno pericoloso che la resezione 
del simpatico cervicale. Trattasi però di una 
terapia unicamente sintomatica, su cui non si 
può ancora «portare un giudizio sicuro, per il 
quale è necessario ottenere ulteriori prove. 

fil 

Una nuova via nella cura della trombosi. 

(Haim. Ardi. Klin. Olir., voi. 165, pagi¬ 
ne 721, 1931). 

La cura proposta si riferisce alle trombosi 
degli arti inferiori specie nei casi in cui l’ede¬ 
ma dell’arto raggiunge notevoli dimensioni, 
icon dolori vivi. 

L’intervento chirurgico consiste in una 
incisione profonda praticata sulla faccia ester¬ 
na della coscia e che interessa tutte le parti 
molli fino al periostio. La ferita resta ampia¬ 
mente drenata. 

Dall’incisione praticata esce una grandissima 
quantità di liquido; i dolori cessano quasi i- 
stantaneamente «e la tumefazione dell'arto cede 
rapidamente. La guarigione oltre a essere ac¬ 
celerata è anche completa. 

L’esperienza dell’A. si basa su quattro casi 
così trattali. Il meccanismo della guarigione 
sta nel fatto che l’edema, «conseguente alla 
obliterazione delle vene mantiene, aggrava e 








618 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 16] 


induce nuovi processi trombotici nelle vene 
non ancora colpite. L'incisione, provocando il 
deflusso del liquido edematoso migliora le 
condizioni circolatorie: il processo trombotico 
non progredisce, anzi tende verso la guari¬ 
gione. P. Valdoni. 

FEGATO E VIE BILIARI. 

La prova della galattosuria negli itteri. 

(N. Fiessinger, F. Thiebaut, J. Dieryck. An- 

nales de Médecine , febbraio 1932). 

L’esplorazione funzionale di un ittero non 
può riferirsi che alla funzione endocrina del 
fegato, dato che il disturbo della funzione bi¬ 
liare, di cui Pitterò è la prima espressione, 
non traduce icon la sua intensità l’importanza 
della alterazioni del parenchima. 

Due sono le ricerche che possono istruirci 
sullo stato della funzione endocrina epatica: 
la ricerca della funzione azotata (rapporto a- 
zotemico di Labbé, ecc.) e quella della, fun¬ 
zione glicogenetica attraverso la prova della 
galattosuria alimentare: quest'ultima, se rigo¬ 
rosamente applicata può dare, secondo gli 
AA., indizi veramente preziosi già dal punto 
di vista diagnostico che prognostico. Fra i vari 
monosaccaridi è stato .prescelto il galattosio 
perchè lo studio comparato del passaggio dei 
Tari monosaccaridi attraverso i tessuti ha di¬ 
mostrato come esso sia il meno trattenuto dai 
tessuti stessi e quindi il più facilmente eli¬ 
minabile. 

Tecnica della prova. Il soggetto sarà digiu¬ 
no dalla mezzanotte: alle 8 meno 1/4 gli si 
"vuoterà la vescica: alle otto egli prenderà 
40 gr. di galattosio sciolto in 200 gr. di ac¬ 
qua tiepida. Si terrà il paziente a digiuno per 
24 ore o almeno (e ciò in modo assoluto) dal¬ 
le 8 alle 12; lo si farà urinare alle 10, alle 12, 
alle 18 e si raccoglieranno le urine in 3 diversi 
boccali: in un ultimo boccale si metteranno 
poi le urine della notte. In ciascun campione 
si farà il dosaggio chimico e polarimetrico e 
la ricerca del galattosazone. 

Valore della prova. È stato molto discusso 
dai vari autori: si è infatti visto che anche 
nell’individuo normale dopo l’ingestione di 
40 gr. di zucchero un poco di glucosio passa 
nelle urine, e siccome gli autori parlavano sol¬ 
tanto di positività o negatività della prova, i 
risultati mancavano di precisione: onde fu ne¬ 
cessario stabilire una soglia di eliminazione 
normale (per alcuni AA. 1 gr. per altri 2) oltre 
liaj quale la glicosuria diventava patologica; fu 
necessario quindi ricorrere al dosaggio quan¬ 
titativo del glucosio eliminato, dosaggio che 
mise in luce un altro grave difetto della pro¬ 
va: si vide cioè che esisteva un frequente di¬ 
saccordo fra l’entità della glicosuria e la gra¬ 


vità dei quadri clinici, sì che la prova fu 
per essere abbandonata per la sua impreci¬ 
sione. 

Secondo gli AA. questa divergenza fra ga¬ 
lattosuria e gravità clinica sparisce se si mette 
in campo un altro fattore e cioè la diuresi : 
uno stretto legame esiste infatti fra*diuresi, 
galattosuria e lesioni cellulari epatiche. Basta 
quindi studiare la concentrazione del glucosio 
nelle urine di 24 ore raccolte in 4 volte per 
ottenere dei dati preziosi sia dal punto di vi¬ 
sta diagnostico che prognostico. 

I dati necessari sono dunque: eliminazione 
globale nelle 24 ore e parziale per ciascun pre¬ 
levamento, concentrazione globale di zucchero 
per litro d'urina nelle 24 ore e concentrazione 
parziale per ciascun prelevamento. 

Sin dall’inizio delle ricerche gli A A. furono 
colpiti dall’importanza dell’eliminazione idru- 
rica in rapporto aill'eliminazione del galatto¬ 
sio. Vari sono i fattori che possono influen¬ 
zare il passaggio del galattosio e dell’acqua e 
principalmente l’attraversamento digestivo, tis- 
sulare e renale. Per quanto riguarda il galat¬ 
tosio la fissazione nei tessuti è poco impor¬ 
tante e così anche nel tubo gastro-enterico non 
si ha nessun fatto che disturbi l’assorbimento 
dello zucchero (come si riscontrò anche in 
casi di ascile cirrotica). Per il passaggio re¬ 
nale si è notato in nefriti sclerotiche una mo¬ 
dificazione nell’eliminazione ma non un im¬ 
pedimento. 

Per l’acqua il problema è più complesso ma 
il fatto stesso che in alcuni casi si abbia ri¬ 
tenzione d’acqua (per varie cause) mentre l’e- * 
Umiliazione dello zucchero è normale (e ciò 
per insufficienza galattopessica del fegato) de¬ 
pone per 1’esistenza di una lesione epatica. 

Studio critico dei risultati. 

Negli itteri catarrali l’eliminazione globale 
del galattosio si mostra notevolmente elevata 
ma non concordante con il miglioramento 
clinico: lo stesso per l’eliminazione parziale. 
La concentrazione globale segue invece fedel¬ 
mente il decorso clinico e la si vede gradata- 
mente decrescere man mano che il malato 
migliora. iLa concentrazione parziale infine 
dà luogo ad una curva molto particolare, sin¬ 
tomatica di una epatite acuta primitiva, svi¬ 
luppatasi su un fegato non affetto da lesioni 
•croniche importanti: si nota cioè una forte 
concentrazione iniziale nel primo campione di 
urine con brusco abbassamento della concen¬ 
trazione nei campioni successivi. 

Entrando il paz. in convalescenza la concen¬ 
trazione diminuisce gradatamente nel primo 
campione diventando quasi nulla nei succes¬ 
sivi: non notandosi questa graduale diminu¬ 
zione bisogna pensare ad una trasformazione 
dell’epatite acuta in una forma cronica. Que¬ 
sta curva è stata controllata su 100 casi di 
affezioni epatiche varie ed è risultata costante 



[Anno XXXIX, Num. 16] 


SEZIONE PRATICA 


619 


quindi sicura sia dal punto di vista diagno¬ 
stico che prognostico. 

Questa stessa curva fu notata in un caso di 
ittero nel corso di una polmonite. 

In due casi di ittero spirochetosico e in un 
caso di epato-nefrite nel corso di ascesso pol¬ 
monare la curva era in sostanza caratteristi¬ 
ca per untai epatite acuta ma era modificata 
dalla coesistente nefrite : si aveva cioè elimi¬ 
nazione globale moderata, concentrazione de¬ 
bole per la coesistente abbondanza della diu¬ 
resi, eliminazione a scalini. Si può pensare 
che la nefrite albuminurica che esisteva in 
questi maiali sia responsabile della elimina¬ 
zione lenta e prolungata: infatti l’eliminazione 
del galattosio è disturbata, non impedita dalla 
coesistenza di una nefrite (da cui importanza 
della ricerca dell’albumina nelle urine in tali 
casi). 

Nelle cirrosi la prova al galattosio offre un 
grande interesse per la diagnosi; infatti l’itte- 
ro sorprende il malato in piena salute apparen¬ 
te, a cirrosi ancora larvata: lascite segue dopo 
qualche giorno. La prova del galattosio dà la 
curva epatitica e ciò è confermato dai dati 
anatomo-patologici che hanno dimostrato in 
tale stadio una epatite degenerativa: è come 
se una epatite venisse improvvisamente a com¬ 
plicare una icirrosi sino a quel momento la¬ 
tente. 

In un caso di morbo di Iianot con fistola 
biliare si notò una eliminazione caratteristi¬ 
ca mai riscontrata prima : debole eliminazio¬ 
ne e concentrazione globale, concentrazioni 
parziali uguali alla globale. È un comporta¬ 
mento che ricorda molto quello del rene scle¬ 
rotico verso le prove di concentrazione e di 
eliminazione. Agli AA. sembrò che tale com¬ 
portamento indicasse che la funzione glicoge- 
netica del fegato fosse poco colpita, fu fatta 
prognosi buona ed il p. fu operato favorevol¬ 
mente. 

Analogamente in alcuni casi di ittero da 
calcoli del coledoco la prova della galattosuria 
si è dimostrata preziosa per stabilire resisten¬ 
za o meno di una epatite e per la prognosi di 
un eventuale intervento: così anche in alcuni 
casi di Uteri da neoplasie epatiche si potè sta¬ 
bilire approssimativamente l’estensione mag¬ 
giore o minore delle lesioni. 

Questa rapida scorsa all’accurato lavoro de¬ 
gli AA. mette in luce l’importanza della ga¬ 
lattosuria nello studio degli itteri : si può spe¬ 
rare con questa prova di svelare l’epatite a 
condizione di non tener conto solo della eli¬ 
minazione bensì anche della concentrazione; 
essa permette altresì di valutare lai gravezza 
della lesione epatica e ne segue l’evoluzione; è 
un metodo preziosissimo che dovrebbe trovare 
il suo .posto fra le più comuni ricerche della 
clinica. 

G. La Cava. 


Gli stati epatobiliari pseudolitiasici. 

(P. Savy. Revue Méd. de la Saisse Romande y 

25 genn. 1932). 

L’A. dopo aver ricordato come spesso av¬ 
venga che ad una netta sintomatologia di co¬ 
liche epatiche non si accompagni allatto ope¬ 
ratorio il rinvenimento di calcoli nell’apparato 
epatobiliare, passa in rassegna le cause più 
frequenti capaci di causarla. Cause morbose 
che l’A. raggruppa in: 1) stati infiammatori; 
2) stati meccanici; 3) turbe secretorie; 4) cau¬ 
se d’origine puramente epatica. 

Ai primi appartengono le colecistiti retrat¬ 
te, sclerose; le colecistiti infiammatorie leg¬ 
gere (da stafilococco, coli, streptococco, para¬ 
tifo), quelle da parassiti (ameba, ascaris, Lam¬ 
blia) e le colecisti a fragola. 

Le cause meccaniche delle coliche possono 
esser date : 1) per quanto riguarda la coleci¬ 
sti, da un anormale allungamento di quest’or¬ 
gano, dai aderenze peritoneali localizzate, da 
anomalie del canale cistico, da quello stato 
che i francesi chiamano di colecisti « flottan¬ 
te » (colecisti con mieso); 2) per quanto ri¬ 
guarda la via principale di passaggio: da pan¬ 
creatite, coledocite, spasmo o sclerosi dello 
sfintere di Oddi. 

La principale turba secretoria è data dal- 
l'iperemucogenesi (la bile si presenta troppo 
spessa e abbondante per notevole contenuto 
di muco dovuto al alterazione delle ghiandole 
parietali della colecisti). 

Crisi d’origine epatica possono esser dovute 
a freddo, ad emozione ad anafilassi alimen¬ 
tare, ecc. 

Di tutti questi stati l’A. cerca sceverare la 
sintomatologia subbiettiva, e obbiettiva (spe¬ 
cialmente di laboratorio chimico, batteriolo¬ 
gico e radiologico) per giungere il più possi¬ 
bile a una diagnosi esatta, tanto più impor¬ 
tante in, quanto che i diversi stali richiedono 
trattamenti diversi. 

Negli stati d’origine infiammatoria, infatti, 
l’A. consiglia senz’altro di procedere alla co¬ 
lecistectomia, tranne nelle forme da parassiti 
nelle quali, per alcuni casi almeno, i prepa¬ 
rati arsenicali si dimostrano di notevole ef¬ 
ficacia. 

Negli stali d’origine meccanica, a sede in 
-colecisti consiglia pure la colecistectomia, 
mentre in quelli a sede in coledoco (o papil¬ 
la) è da praticare la eolecistoduodenostomia. 

Nei casi di turbe secretorie si può agire a- 
prendo una via più larga al deflusso (coleciisto- 
duodenostomia) o asportando con lai colecisti 
le ghiandole produttrici del muco. - 

Negli stati d’origine puramente epatica il 
trattamento dovrà essere puramente medico 
nella maggior parte dei casi (regime alimen¬ 
tare, cure termali, disensibilizzazione ai pepto- 
ni, in certi casi isondaggio duodenale). Solo in 
casi ribelli si potrà ricorrere alla colecistoduo- 







620 


[Anno XXXIX, Xum. 16] 


« IL POLICLINICO » 


denostomia per far cessare l'ingorgo delle vie 
biliari, mettere a riposo la cellula malata e 
permettere a poco a poco di farla tornare allo 
stato normale. G. • Meldolesi. 

La coledoco-epaticoscopia. 

(Craciun e Steopol. Presse Méd ., 20 die. 1931). 

È certo che la esplorazione semplice ispet¬ 
tiva e palpatoria delle vie extraepatiche dopo 
laparatomia esplorativa lasciano molti punti 
dubbi sul reale stato di queste regioni e che 
molto si avvantaggerebbe la chirurgia se fosse 
dotala di migliori mezzi di esplorazione di 
questa importante zona. Basandosi su queste 
considerazioni. 

Gli AA. hanno ideato uno strumento simile 
all’uretroscopio che essi usano per esplora¬ 
re il coledoco e l’epatico dopo averli mes¬ 
si allo scoperto ed avere eseguito una co- 
ledocotomia di 4-5 m. subito al di sopra del 
bordo superiore del duodeno. Gli autori che 
non danno nel loro lavoro, per ora, alcuna 
spiegazione precisa sullo strumento ideato, 
pubblicano invece tre figure riproducenti lo 
sbocco del coledoco, quello dell’epatico e il 
punto di confluenza dei due canali. È certo, 
e da queste figure appare ben chiaro, che il 
metodo quando si sarà forniti di istrumenta- 
rio adatto potrà avere grandi applicazioni dia¬ 
gnostiche e anche terapeutiche. 

L. Tonelli. 

Nuove osservazioni di ascite riassorbita 
con omentopessia (processo dei punti sie¬ 
rosi). 

(I. Fiolle. Bull. Mòtti. Soc. I\at. Chii., n. 4, 

7 febbraio 1931, paig. 141). 

La omentopessia non può avere altro scopo 
che quello di rimediare più o meno all impe¬ 
dimento meccanico della circolazione della por¬ 
ta. In conseguenza sono da escludersi da tale 
trattamento i casi, nei quali si presume esista 
una insufficienza epatica, con disturbi gravi 
epatici, così pure i grandi edematosi, i cachet- 

tici 6CC. 

L A. ricorda tre casi di ascite da lui trattati 
alcuni anni or sono, e non sopravvissuti a cau¬ 
sa delle cattive condizioni epatiche; e un caso 
il quale dopo molti anni dalla omeneopessia 
per ascite sopravvive. 

Nel 1930 ha operato una donna di 50 anni 
con ascite, trattata con omentopessia se¬ 
condo il suo metodo: laparatomia mediana, 
fissazione dell’omento al disotto di un ponte 
peritoneale, facendo sul peritoneo della pare¬ 
te anteriore dell’addome due incisioni oriz¬ 
zontali a 7-8 c.m, l’una dall’altra; scollamento 
della sierosa e fissazione dell’oménto. 

Con tale metodo l’A. ha ottenuto la guari¬ 
gione nella ammalata da lui operata. 

V. Jura. 


NOTIZIA BIBLIOGRAFICA. 

Prof. L. Ferrannini. La terapia clinica nella 
medicina pratica. Seconda edizione accura¬ 
tamente riveduta e notevolmente ampliata. 
Voi. di pagg. xn-644. Roma, Casa Editrice 
Luigi Pozzi, 1932-X; rilegato in tela: Prez¬ 
zo L. 64. 

Nove anni intercorsi tra la prima e seconda 
edizione della/ pregiata opera di Terapia cli¬ 
nica del prof. Ferrannini costituiscono, di 
fronte all’incalzante progresso della Medicina, 
la ragione precipua del poderoso lavoro di re¬ 
visione e c i ampliamento al quale 1 A. si è 
dovuto accingere per aggiornare il suo libro 
ed arricchirlo delle più recenti acquisizioni. 

Egli ha seguito, nella distribuzione delle 
varie parti, un criterio eminentemente prati¬ 
co, cioè corrispondente al naturale procedi¬ 
mento dialettico che si svolge nella mente del 
medico, quando passa dall’osservazione del 
malato alla ricostruzione diagnostica ed infi¬ 
ne alle applicazioni terapeutiche. 

Nella l a parte del volume sono svolli gli ar¬ 
gomenti riguardanti la terapia eliologica, cioè 
quella che ogni buon medico ha il dovere di 
applicare quando, rintracciata la causa di un 
processo morboso, sia in grado di utilizzare 
i procedimenti terapeutici destinali a soppri¬ 
merla). Se ciò mon è possibile, o perchè igno¬ 
riamo la causa specifica di una determinata 
entità clinica, o perchè, pur essendo conosciu¬ 
ta la causa, non disponiamo dei rimedi atti 
a sopprimerla, è naturale e logico compito del 
medico quello di crogiuolare attraverso la di¬ 
samina critica dei meccanismi patogenesi * 
complessi sintomatici o le sindromi fonda¬ 
mentali che costituiscono, direi così, l’anima 
del processo morboso: allora l’impossibilità 
di applicare la cura -et iologica o specifica è 
in certo modo compensata dalla possibilità di 
neutralizzare quei meccanismi di ordine fi- 
siopatologico che condizionano la malattia at¬ 
traverso la rottura degli equilibri funzionali. 
E infatti nella 2 a parte del volume, che è 
naturalmente la più vasta e complessa, FA. 
svolgq la terapia sintomatico-patogenetica, 
ispirandosi, nella disposizione dei vari capi¬ 
toli, ad una classificazione per la quale la te¬ 
rapia concernente ogni singolo apparecchio 
viene distinta a seconda della qualità del di¬ 
sturbo fondamentale o del predominante tipo 
di alterazione funzionale che ne è la clinica 
espressione. Tutte le forme di perturbamento 
funzionale e per tutti gli apparecchi sono prese 
di mira, di guisa che non c e malattia, o sin¬ 
drome, o alterazione fondamentale, che non tro¬ 
vi in questa parte una sufficiente trattazione, 
per quanto riguarda la rispettiva terapia. 

Nella 3 a parte del volume FA. prospetta 
con una certa brevità, che non torna a scapito 
della relativa completezza, le norme terapeuti¬ 
che più importanti per ciascuna delle malattie 



[Anno XXXIX, Num. 16] 


SEZIONE PRATICA 


621 


principali, anche queste elencate a seconda de¬ 
gli apparecchi, dei quali rappresentano il 
danno. 

Un indiscusso pregio dell’opera è, accanto 
alla razionale e motivata esposizione delle nor¬ 
me, criteri ed applicazioni terapeutiche per 
ogni singolo aspetto della patologia clinica, 
la ricchezza delle iprescrizioni medicamentose 
sotto forma delle più svariate e significative 
ricette, che costituiscono uria vera miniera po¬ 
sologie^, veramente utile e preziosa per tutti, 
ma principalmente per chi si accinga ad af¬ 
frontare i primi cimenti professionali. 

In complesso abbiamo ragione di prevedere 
che anche a questo volume, edito nella nitida 
ed elegante veste tipografica, che è oramai di¬ 
ventata una tradizione nella « Collana Manuali 
del Policlinico » arrida il più largo «successo 
di diffusione, suggellando il non tenue sfor¬ 
zo di chi ha saputo conquistare quest’altro 
titolo di benemerenza nell’educazione scien¬ 
tifica e pratica dei giovani medici. 

Prof. Giovanni Antonelli, 

medico primario, Osp. Policlinico Umb. I, Roma. 


CENNI BIBLIOGRAFICI. 

E. Moniz. Diagnosti c des Tumeurs cérébrales 

et éprenve de Vencéphalographie a-rtérielle. 

Editore Masson, Parigi. Fr. 100. 

Dopo avere .ampiamente trattata la sintoma¬ 
tologia ordinaria dei tumori cerebrali nelle 
loro varie localizziaizioni, il Moniz espone un 
suo metodo di esplorazione ardilo quanto in¬ 
gegnoso. 

Attraverso la carotide interna, che irriga la 
maggior parte del cervello, introduce nei vasi 
dell’encefalo una sostanza opaca ai raggi X 
^ (ioduro di sodio al 25 %), e con la radiogra¬ 
fia della rete arteriosa cerebrale determina le 
modificazioni, le deformazioni indotte nelle 
arterie dal neoplasma, di cui si può così pre¬ 
cisare la sede. Gr. 

G. Tropeano. / minorenni anormali. Editore 

Morano, Napoli. L. 20. 

L’A. espone osservazioni cliniche e rilievi 
statistici desunti da elementi forniti dalle scuo¬ 
le pubbliche e da alcuni istituti ospedalieri e 
di beneficenza di Napoli, per dedurne conclu¬ 
sioni sulla etiologia, profilassi e cura dell’a¬ 
normalità minorile. G. D. 

N. Gentile. Elementi di riflessoterapia. Edi¬ 
tore Iloepli, Milano. Prezzo L. 22. 

In questo manuale Hoepli, il dottor N. Gen¬ 
tile espone tutta la parte dottrinale, i metodi 
di applicazione e le indicazioni della riflesso- 
terapia. 

E il primo libro italiano che tratta in modo 
completo il tanto discusso metodo di cura, e su 
quelli esteri ha il vantaggio di essere più ag¬ 
giornato. 

Non mancano spunti originali in quanto l’A. 


si sforza di spiegare .con vedute personali i 
successi vantati da alcuni assertori della ri¬ 
flessole rapia. G. D. 

F. Manz. El pronostico de las psicosis endoge- 
nos. Editore Morata, Madrid. Prezzo Pese- 
tas 6. 

Studio accurato e profondo sulla patogene¬ 
si e sintomatologia della psicosi maniaco-de¬ 
pressiva e della schizofrenia con particolare 
riguardo al destino dei pazienti in tali infer¬ 
mità, desunto dal carattere e dal decorso del 
male nei singoli casi. Dr. 

V. Loreuc e .1. Laboulais. Les poisons overto- 
niens. Editore Maioine, Parigi. 

Overton ha stabilito il fatto fisico che tut¬ 
te le sostanze più o meno narcotizzanti sono 
solubili non solo nell'acqua, ma anche nei 
gna-ssi. Tali sostanze perciò invadono le cel¬ 
lule attraverso due vie. 

Ai veleni dotati di questa/ doppia solubilità 
fu dato il nome di overtoniani. Tra essi i più 
importanti sono l’alcool, gli oppiacei, Tetere 
ed il cloroformio, la nicotina, la cocaina, la 
caffeina e la teobromina. 

Gli autori in questo piccolo volume studiano 
il meccanismo d azione di queste sostanze e 
la ragione della loro elettività nervosa. Dr. 

A. Leprince. La vertébrothémpie. Editore Ma¬ 
ioine, Parigi. 

La vertebroteraipia! è un metodo di cura che 
ha avuto una certa voga in America durante 
questi ultimi anni. Ha molte analogie con la 
riflessoterapia, e come questa si fonda su al¬ 
cune favorevoli osservazioni empiriche e si 
presta alla ciarlataneria. 

11 Leprince in questo piccolo volume si sfor¬ 
za di spiegare con l’anatomia e la fisiologia i 
principii e le aipplicazioni di tale terapia, la 
quale, certo, non può sperare prospera e lunga 
vita. G. D. 


MT Ricordiamo rìateressaate monografìa : 

Dott. C. DRACOTTI 

LA PSICANALISI 

Seconda edizione 

accuratamente riveduta, ampliata e corredata del ri 
tratto (in formato di mm. 90x135) di S. Freud. 

Prefazione del Prof. Sante De Sanctis 
SOMMARIO. — I. La dottrina psicanalitica: 1. Storia. 
- 2. Incosciente e psicodinamismo. - 3. Pansessuali- 
emo. . 4. Perversioni e neurop6icosi. - 5. Sogni. - 
6. Psicopatologia della vita comune. - 7. La psica¬ 
nalisi nell'arte e nella sociologia. — II. La psica¬ 
nalisi delle neurosi e delle psicosi: 1. Etiopatogenesi 
delle neurosi e psicosi. - 2. Le neurosi attuali. - 3. Le 
psiconeurosi. - 4. Le psicosi. - 5. Le neurosi trauma¬ 
tiche ed altre neurosi. — III. La terapia psicana¬ 
litica: 1. L’azione terapeutica della psicanalisi. - 
2. Il metodo delle associazioni spontanee e delle as¬ 
sociazioni sperimentali. - 3- Indicazioni e controin¬ 
dicazioni. . 4. Psicanalisi ed igiene morale. — IV. La 
critica della psicanalisi. — V. Bibliografia. 

Un volume di pagg. VIII-96, nitidamente stampato su 
carta semipatinata. Prezzo L. 1 4 più le spese postali 
di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 1 2|7 5, 
in porto franco. _ 

Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
stale Succursale diciotto, POMA. 






622 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 16] 


ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI 

Società di Coltura Medica Novarese. 

Seduta del 3 marzo 1932. 

Presidente: prof. P. Pietra. 

Doti. P. A. Borella. — Su di un caso dì gan- 
grena simmetrica agli arti inferiori secondaria ad 
angioite. 

Dott. V. Gallina. — Lesioni dei menischi del 
ginocchio. 

Discussione: prof. Ferrerò. 

Osservazioni e ricerche suiranofelismo senza malaria. 

Dott. G. Frongia. — L O. è venuto alle seguenti 
conclusioni : 

1) l’indice anofeiico nelle risaie si mantiene 
elevato e costante, con assoluta prevalenza dell* 1. 
clavigeri 

2) gli anofeli nelle risaie molto di raro si ; n- 
Testano naturalmente di malaria; nessun indivi¬ 
duo malarico gamotifero e proveniente da regioni 
malariche ha dato luogo a nuovi focolai di infe¬ 
zione nelle zone risicole; 

3) nei rari casi in cui gli anofeli delle risaie 
si infestano, le forme di malaria che essi produ¬ 
cono si dimostrano molto miti e cedono facil¬ 
mente all’azione del chinino senza determinare 
recidive; 

4) la costanza dei referti negativi per Linfe- 
stazione malarica da parte degli anofeli delle ri¬ 
saie non trova certo ragione e spiegazione nel- 
1 abitudine degli stessi anofeli di pungere il san¬ 
gue degli animali anziché quello dell’uomo, in 
quanto essi, come dimostrano le osservazioni 
fatte, sono particolarmente avidi proprio di san¬ 
gue umano; 

5) la refrattarietà ad infestarsi degli anofeli 
delle regioni risicole è da ritenersi intimamente 
legata a profonde modificazioni dei caratteri so¬ 
matici dell’insetto, avvenute lentamente e paral¬ 
lelamente alla trasformazione della cultura delle 
risaie, sino alla razionale bonifica attuale. 

Epato-splenografia col Thorotrast. 

Dott. E. Giubertoni. — L’O. dopo brevi cenni 
sul metodo di opacizzazione della milza e del fe¬ 
gato col Thorotrast, presenta alcuni interessanti 
casi clinici in cui il metodo si è dimostrato di 
buona utilità per l’accertamento di diagnosi 
dubbie. 

In uno dei casi, ascesso epatico, l’indagine col 
Th. aveva dimostrato una vasta immagine lacu¬ 
nare policistica che occupava quasi tutto il lobo 
destro e parte del lobo sinistro del fegato. 

In •lue casi di metastasi epatica di carcinoma 
gastrico, e di tumore pleurico, il fegato forte¬ 
mente ingrandito appariva come costituito da nu¬ 
merosissime aree trasparenti di varia grandezza. 

In un terzo caso già presentato alla R. Acc. di 
Medicina di Torino, da Ravenna, della Clin. Meri. 
Generale, una cisti ematica della milza aveva di¬ 
strutto quasi tutto il tessuto splenico i cui resi¬ 
dui avevano fissato il Th. In altri casi di iper¬ 
trofia del fegato e di splenomegalia, il Th. per¬ 


metteva di rilevare con esattezza forma e volume 
degli organi. 

Interviene nella discussione il prof. Pietra. 

Prof. L. Bacialli. — Localizzazioni extra geni¬ 
tali di infezioni in puerperio. 

La febbre mestruale nella tubercolosi polmonare. 

Dott. G. A. Luzzatti — L’O. osserva da qual¬ 
che anno il fenomeno in donne tubercolose. Ha 
raccolto sessantadue casi di cui 18 presentavano 
la febbre durante e dopo il flusso con aggrava¬ 
mento delle lesioni polmonari. 

L O. opina che tale febbre sia effettivamente 
dovuta all’infezione in corso, come già hanno af¬ 
fermato diversi AA. (Caussinon, Trentini, ecc-)- 
In altre 44 donne ha osservato le caratteristiche 
costituzionali dell’abito longilineo, astenico. Tale 
febbre cade all’inizio del flusso. L’O. avanza perciò 
l’ipotesi che la febbre mestruale rientri in quelle 
alterazioni del sistema cliemio-neuro-secretivo, 
proprie dei tubercolotici. Ritiene che la comparsa 
del fenomeno in giovanette, durante la convale¬ 
scenza di malattie infettive, avvalori la sua ipo¬ 
tesi, perchè se la lebbre premestruale fosse sin¬ 
tomo di lesioni tubercolari, probabilmente non 
sparirebbe bruscamente all'apparire del flusso, ma 
invece dovrebbe aumentare. 

Suppone che il fenomeno ritenuto patognomo- 
nico della tubercolosi latente od iniziale, non sia 
forse che una pura concidenza, data la frequenza 
enorme dell'infezione tubercolare nei soggetti co¬ 
stituzionalmente predisposti, con le note del pic¬ 
colo ipertiroidismo. 

Dopo il prof. Bacialli, nella discussione il prof. 
Lupo riferisce come, secondo ricerche radio¬ 
grafiche da lui eseguite per incitamento del prof. 
Micheli, si notano, con estrema frequenza, nelle 
donne affette da febbre mestruale, segni di riacu¬ 
tizzazione di minimi focolai tubercolari polmo¬ 
nari. 

Questi focolai, in genere noduli acinosi produt¬ 
tivi localizzati all’apice, si circondano, in periodo 
mestruale, di un alone perifocale ben rilevabile 
in radiogrammi molto precisi, che deve essere 
interpretato come segno di ri acutizzazione del 
focolaio. 

Data l'estrema frequenza di queste localizza¬ 
zioni a.picali di noduli acinosi, non è da esclu¬ 
dersi che, in un buon numero di casi di febbre 
mestruale ad eziopatologia oscura, possa trattarsi 
di un fenomeno del tipo descritto. 

Il Segretario : dott. L. Ferrerò. 

Società Medico-Chirurgica Veronese. 

Seduta del 7 marzo 1932. 

Presidente: Dott. F. Delaini. 

Pellagra ed eritemi pellagrosi. 

M. Artom. — L O. presenta alcuni casi di pel¬ 
lagra vera con triade classica cutanea, viscerale, 
nervosa ed alcuni casi tipici di eritemi pellagroidi. 
Tratta dei rapporti esistenti tra le due forme di¬ 
mostrando con argomentazioni cliniche ed ana- 
tomo-palologiche che gli eritemi pellagroidi nella 
maggioranza dei casi altro non sono che forme 
di pellagra incompleta od attenuata. Tratta poi 
dei fenomeni di fotosensibilizzazione cutanea e 
dell importanza eh essi hanno nella patogenesi 
delle forme morbose di cui parla. 




[Anno XXXIX, Num. 16] 


SEZIONE PRATICA 


623 


Considerazioni di due casi di poliartrite cronica nel- 

Tinfanzia. 

Dott.ssa Mafalda Pavia. — Illustra due casi di 
poliartrite cronica nell’infanzia : particolarmente 
notevole il primo in quanto presentava la tipica 
sintomatologia della malattia di Stili; nel decorso 
di esso è degno di rilievo il fatto che si ebbe un 
lungo periodo di tregua con remissione di tutti 
i fenomeni morbosi subito dopo un morbillo de¬ 
corso regolarmente. Nel secondo caso si trattava 
di una poliartrite simmetrica, apparentemente 
primitiva, con interessamento solo dei tessuti pe¬ 
riarticolari e della capsula, a decorso cronico-pro¬ 
gressivo, completamente apirettico. Interessante, 
dal punto di vista anamnestico, una disendocri¬ 
nia famigliare e, dal punto di vista clinico, la pre¬ 
senza nella paziente di uno stato di basedowismo 
frusto. 

Discussione: il prof. Artom parla della psoriasi 
artropatica ed espone le concezioni attuali rela¬ 
tive ai rapporti tra tale forma e le disfunzioni en¬ 
docrine. 

G. Gottaudi. — Difterite genitale maschile nel 
bambino. 

Discussione: proff. Viana, Artom, Zambelli. 

G. Zanni. — Sugli ascessi nucali di origine oti- 
tica. 

O. Viana. — Perforazioni uterine. 

Discussione: prof. Romani, dott. Oppi. 

P. G. Biasi. — Su di un caso di diabete insi¬ 
pido. 

Cistifellea a fragola con reperto colegistografico normale. 

L. Perbcllini. — L’O. espone il caso di una 
donna che da due anni andava soggetta a crisi 
biliari tipiche (dolori accessuali, vomito, febbre, 
Utero) in cui l’esame colecistogralico dimostrò 
una cistifellea normale per sede, forma, funzio¬ 
nalità e l’esame del tubo digerente mise in evi¬ 
denza segni di periduodenite. Al tavolo operatorio 
si trovò una macroscopica alterazione a fragola 
della vescichetta con pericolicistite. Rileva il con¬ 
trasto clinico-radiologico ed insiste sulla utilità 
della ricerca dei segni indiretti, molto frequenti 
nelle lesioni del tipo di quella descritta. 

M. Artom. 

Accademia Medica Pistoiese 66 F. Pacini 

Seduta del 23 marzo 1932 - X. 

Presiede il prof. Cantieri. 

La galattoforite puerperale e le sue conseguenze sull'al¬ 
lattamento. 

Dott. Magni (direttore del Brefotrofio di Pistoia). 
— L’O., dopo aver richiamato l’attenzione sulla 
grande frequenza di questa malattia durante il 
periodo di attività lattogena della glandola mam¬ 
maria, e specialmente nel puerperio, ne ricorda 
le principali cause patogenetiche. 

Fa rilevare il carattere insistente, ed, il più 
spesso, subdolo della malattia per il che essa può 
facilmente sfuggire all’osservazione del medico. 

Indica quindi i sintomi subbiettivi ed obbiettivi 
della nutrice affetta da galattoforite, nelle varie 
fasi del male, e si sofferma, in special modo, sul 
sintomo di Chassaignac e Boudin, come quello più 


sicuro per svelare Desistenza dellaifezione cana- 
licolare; aggiunge anche la descrizione dei sin¬ 
tomi che si presentano nel poppante al seno di 
donna malata di galattoforite. 

Passa quindi ad indicare i sistemi di cura più 
efficaci per ottenere una sollecita guarigione: ed 
espone pure alcuni concetti di profilassi delle 
malattie del seno muliebre, e specie della ga¬ 
lattoforite. 

In ultimo tratta dei danni che questa malattia 
procura alla donna allattante ed al bimbo al seno. 
Dice che essa, oltre ad essere spesso il punto di 
origine di mastiti flemmonose, è certamente an¬ 
che una delle cause principali, se non la princi¬ 
pale, delle numerose ipogalassie ed agalassie pre¬ 
coci, che si riscontrano nelle donne che danno 
latte; e che può essere anche il punto di parten¬ 
za di gravi malattie del seno muliebre, che insor¬ 
gono al di là del climatere. 

Si diffonde poi maggiormente sui danni che. 
dalla galattoforite della nutrice, risente il bimbo, 
che ne succhia il seno. 

Un latte inquinato dall’infezione degli elementi 
glandulari o dei canali escretori della mammella, 
oltre a sottoporre il bambino a possibili e facili 
malattie infettive causale dai germi patogeni che 
la determinano, produce sicuramente in esso la 
maggior parte di quelle affezioni distrofiche, che 
si riscontrano non di rado in bimbi allattati al 
seno. 

La maggior parte dei casi di rachitismo, di ane¬ 
mie, e di spasmofilia, che si osservano nei bam¬ 
bini ad allattamento naturale, debbano essere 
l’effetto di galattoforiti subacute e croniche pas¬ 
sate inosservate o trascurate, quando non vi sia 
altra causa chiara che le determini. In quanto 
che quel tessuto, liquido inquinato, corrispon¬ 
dente al latte che sgorga da una mammella am¬ 
malata di galattoforite, il quale si trasfonde e si 
innesta nel nuovo essere in costruzione, deve 
certamente alterare il suo armonico sviluppo. 

Assicura inoltre, per ripetuta esperienza pro¬ 
pria, che con una sollecita cura del seno amma¬ 
lato tutti questi danni si possono facilmente evi¬ 
tare. Da ciò desume la grande importanza che 
deve avere pel medico in generale, e pel pedia¬ 
tra in particolare, una oculata osservazione, e 
un esame minuzioso di ogni seno allattante per 
giungere ad una diagnosi precoce di questa ma¬ 
lattia, che può essere l’origine di così notevoli 
danni alla salute del poppante. 

L’esame radiologico della mammella nella galattoforite. 

Dott. Romagnoli (direttore Istituto Radiologico 
RR. Spedali Riuniti di Pistoia). —* L’O. il quale 
ha già pubblicalo la prima parte del suo lavoro 
che riguarda la radiologia della mammella nor¬ 
male, espone adesso i risultati delle prime ricer¬ 
che sulle « mammelle patologiche ». 

Riassunto brevemente il quadro radiologico 
delle mammelle normali nel periodo della gesta¬ 
zione, del puerperio e dell’allattamento, l’O. isti¬ 
tuisce il confronto con radiogrammi di mammelle 
affette da galattoforite ed espone quali sono i sin¬ 
tomi radiologici dell’affezione. 

L’O. fa noto che egli sta cercando un prepa¬ 
rato che possa servire la visualizzazione radiolo¬ 
gica dei dotti galattofori e mostra alcuni radio¬ 
grammi ottenuti con iniezioni endovenose di so¬ 
stanze opache, senza però avere ancora raggiunto 
risultati apprezzabili. Il Segretario. 






624 


« IL POLICLINICO » 


Anno XXXIX. Num. 16] 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


DALLA PRATICA CORRENTE. 

Ospedale Cesile di Finale nell’Emilia 
diretto dal prof. L. Torchiana. 

Considerazioni sopra un caso di rettocele 

strozzato in gravidanza 

per il dott. Fabio Torchiana. 

Ho avuto l’opportunità di osservare e cu¬ 
rare di recente, un caso molto interessante 
di rettocele prolassato dalla vulva, e strozzato 
attraverso l’ostio vulvare, che desidero ren¬ 
dere di pubblica ragione, per la grande ra¬ 
rità di simile evenienza. Dirò, anzi, che scor¬ 
rendo la letteratura ostetrica di questi ultimi 
decenni, non ho riscontrato alcun caso che 
avesse somiglianza con quello da me osservato. 

Storia clinica. — M. Amabile, di anni 35, ope¬ 
raia, da Finale Emilia. Entra in Ospedale d’ur¬ 
genza il 15 marzo 1931, perchè da circa 5 ore pre¬ 
senta in corrispondenza dei genitali esterni una 
tumefazione del volume di un pugno, di colorito 
bluastro che le dà forti dolori, e presentatasi im¬ 
provvisamente. L'anamnesi familiare è negativa. 
La paziente dedita ai lavori dei campi è sempre 
stata bene. Mestruò la prima volta a 16 anni, in 
seguito le mestruazioni furono sempre regolari 
per quantità, qualità, inlercorrenza. A 25 anni 
andò sposa ad un uomo sano e tutt ora vivente; 
ebbe tre gravidanze a termine, e un aborto. Le 
gravidanze decorsero normalmente, i parti segui¬ 
rono eutocici. Da questi però, residuò modico 
grado di cistocele e rettocele, constatato in que¬ 
sto Ospedale. 

Attualmente è gravida di sette mesi. Nulla di 
notevole all’inizio; verso il quinto mese incomin¬ 
ciò a notare senso di peso al perineo che ostaco¬ 
lava la deambulazione, unitamente a detta della 
paziente, a senso di turgore ai genitali. Circa 
cinque ore fa, essendo rimasta molto tempo in 
piedi, mentre faceva uno sforzo, stando in posi¬ 
zione accoccolata, avvertì all’improvviso fuoriu¬ 
scire dai genitali, una massa molle che non le 
fu possibile reintrodurre Provò a porsi a letto 
nella speranza che tutto ritornasse alla norma. 
Non avendosi dalla posizione orizzontale alcun 
beneficio, fu chiamata la levatrice, la quale non 
orizzontandosi sull’entità della lesione, richiese 
l’intervento del medico, e successivamente si prov¬ 
vide all’invio della malata in Ospedale. 

E* O. La donna è di buona costituzione, con 
addome disteso per gravidanza di sette mesi; il 
fondo dell’utero sorpassa di tre dita la circolare 
ombellicale, la testa è mobile in basso; il doppio 
battito è avvertibile in corrispondenza del qua¬ 
drante addominale inferiore sinistro. La donna 
è portatrice di varici agli arti inferiori, e di emor¬ 
roidi piuttosto voluminose. Dai genitali esterni 
fuoriesce una massa della grossezza di un pugno, 
di colorito ardesiaco, che presenta una specie di 
peduncolo, compresso tra la forchetta e le grandi 
labbra. La massa è fortemente dolente e dolora¬ 
bile, la consistenza teso elastica, la superficie li¬ 


scia. Facendo divaricare fortemente le grandi lab¬ 
bra, si riesce a introdurre un dito, fra queste e 
il colletto della massa prolassata che ha la gros¬ 
sezza di circa due pollici. 

Si può così constatare che la massa parte dalla 
parete vaginale posteriore, e il peduncolo inizia 
a circa un dito traverso al di sopra della forchet¬ 
ta. L’esplorazione rettale è molto dolorosa; essa 
fa però apprezzare nella parete anteriore come 
un piccolo foro di circa due cm., attraverso il 
quale, con dolce pressione, si penetra come in un 
diverticolo del retto situato neH’inlerno della 
massa prolassata. 

In base a queste constatazioni si può diagno¬ 
sticare un rettocele prolassato e strozzato, e fa¬ 
cendo ulteriormente divaricare le grandi labbra, 
si può con pazienti manovre, ridurre la massa e 
riporla in vagina. Si constata così che tutta la 
parete vaginale è turgida per grossi vasi venosi. 
Appena ridotta, la massa diminuisce di volume e 
il giorno dopo era completamente scomparsa; solo 
si costituì in quella zona che corrispondeva alla 
sommità della massa fuoriuscita, una necrosi di 
mucosa della grossezza di una moneta da 10 cent, 
nuovo conio, alla quale seguì completa riepite- 
lizzazione, in circa 20 giorni. 

L’esplorazione combinata vaginale e rettale pra¬ 
ticata sia in posizione orizzontale che eretta, e, 
sotto l’impulso di notevoli sforzi, escluse nel modo 
più assoluto, che la donna fosse apportatrice di 
un edrocele 

Invece furono osservate notevoli varici, occu¬ 
panti tutta la vagina, specie nella parete poste¬ 
riore. La donna dopo congruo periodo di osser¬ 
vazione, uscì dall’Ospedale in via di guarigione. 

Osservata dopo un breve periodo di tempo, mo¬ 
stra la vagina occupata da numerose grosse va¬ 
rici, alcune peduncolate, massime nelle pareti 
anteriori e laterali. 

Da ulteriori informazioni assunte, si sa che la 
donna al termine della gravidanza, partorì feli¬ 
cemente un feto assai sviluppato. 

Ultimata l'esposizione del caso, certamente 
non frequente, desidero aggiungere alcune 
considerazioni. 

Tre fattori sono da esaminare, volendo in¬ 
dagarne la patogenesi: gravidanza; prolasso; 
alterato circolo locale : fattori che si associano 
e si sommano, nel provocare, lentamente pro¬ 
gredendo, l’insorgemza di un fatto acuto; lo 
strozzamento di una porzione di mucosa pro¬ 
lassata. 

Osservandosi il prolasso genitale in donne 
che hanno avuto molti parti, possiamo a buon 
diritto ritenerlo come una conseguenza delle 
modificazioni che gravidanza e parto impri¬ 
mono agli organi genitali, ai loro mezzi di 
sostegno, e al pavimento pelvico, sopratutto 
in donne predisposte e specialmente nelle neu¬ 
ro-artritiche. 

Mi baso su questo concetto generalmente 
ammesso per venire ad una prima conclusione 
relativa al mio caso. Non esistendo nell’anarn- 



[Anno XXXIX, Num. 16] 


SEZIONE PRATICA 


625 


nesi familiare e personale della paziente al¬ 
cuna tara, o forma morbosa degna di nota, 
dobbiamo considerare le precedenti e l’attuale 
gravidanza come fisiologiche, e quindi ricer¬ 
care ragioni anatomo-fisiologiche alla forma 
insorta attualmente. 

Questo mi porta ad esaminare le modifiche 
di circolo venoso in gravidanza, basandomi 
sulle nozioni più autorevoli e generalmente 
accolte. 

La gravidanza spiega azione manifesta sulle 
vene, dando luogo a formazioni di varici, che 
possono aver sede in modo superficiale o pro¬ 
fondo, agli arti inferiori, ai genitali esterni 
ed interni, all’ano, retto, uretra, vescica e 
tronco (natiche, inguini, reg. sottoombelli- 
cale). 

Le varici insorgono generalmente dal V-VI 
mese di gravidanza, in poi, ma sono parecchi 
i casi in cui la loro comparsa si aveva fin dai 
primi giorni -di gestazione. Escluse le forme 
di malattie generali, molte di queste ectasie 
venose ripetono la loro origine da azione mec¬ 
canica di compressione sui vasi pelvici, e di 
replezione vasale di ritorno, causata dall’utero 
gravido, e favorita da condizioni particolari 
del soggetto. 

Ma non tutte le varici sono da imputarsi a 
questa causa, massime quelle che insorgono 
nei primi mesi. È da ritenere pertanto che 
il fattore meccanico sia uno solo degli ele¬ 
menti causali delle varici, e che gli altri siano 
di natura biologica, e riposti essenzialmente 
nella iponutrizione della parete vasale. 

Riportate queste considerazioni generali, 
vengo all’esame particolare del circolo venoso 
nelle basse vie genitali. 

Tralascio le modalità di sbocco delle vene 
iliache comuni , nella cava ascendente, e con¬ 
sidero l'ipogastrica, breve e voluminosa, la 
quale riceve le vene pelviche, che possiamo di¬ 
videre in extrapelviche ed intrapelviche, e 
queste ultime in parietali e viscerali. Delle 
intrapelviche viscerali, oltre alle vescicali ed 
emorroidali medie, a noi interessano le vene 
uterine e le vene vaginali. I & vene uterine na¬ 
scono dalla parte inferiore del plesso uterino, 
contraggono all’inizio connessioni con le vene 
utero-ovariche e col plesso vaginale, ed im¬ 
mettono nel l'ipogastrica. 

Le vene vaginali notevoli per numero e vo¬ 
lume, nascono dalle reti della mucosa e della 
tunica muscolare, quindi si dirigono verso i 
lati dell’organo, formando da ciascun lato un 
plesso importante, il plesso vaginale, rete va¬ 
scolare che abbraccia tutta la vagina, e che è 
in particolar modo sviluppata alla sua estre¬ 


mità inferiore. Esso comunica con tutte le reti 
vicine; in alto col plesso uterino, in basso con 
le vene del bulbo, in avanti col plesso vesci- 
cale, in dietro col sistema delle vene emor¬ 
roidali. I tronchi che ne derivano, sboccano a 
destra e a sinistra nella vena ipogastrica. 

Dobbiamo considerare infine, per comple¬ 
tare questo quadro sintetico le vene utero-ovar 
riche, originate dall’utero, dal leg. largo, dal 
leg. rotondo, dalle tube, dall’ovaia, le quali . 
nell'utero contraggono anastomosi con le vene 
uterine, e terminano: la sinistra nella vena re¬ 
nale sinistra, la destra nella vena cava infe¬ 
riore. 

Dai questo sguardo al circolo venoso genitale, 
siamo portati a due constatazioni: 1) il circolo 
venoso utero-ovarieo, perviene alla cava infe¬ 
riore, non solo attraverso Vipogastrica, ma an¬ 
che attraverso un tronco venoso autonomo, che 
nella cava immette, o direttamente, o per il 
tramite della vena renale; 2) i tronchi vagi¬ 
nali collettori, sboccano sia a destra che a si¬ 
nistra nella vena ipogastrica. 

Ho consideralo minutamente questi fattori 
perchè appare da essi a sufficienza chiarito il 
fatto dello strozzamento acuto. 

Il 'circolo venoso vaginale, è maggiormente 
difficoltato nel suo refluire, dalla presenza di 
una sola grande via di sbocco: l’ ipogastrica. 

Il prolasso mucoso già esistente ed ora ag¬ 
gravatosi, ha reso vieppiù tortuose e a circolo 
più lento le vene vaginali. Il refluire sarà poi 
ancora difficoltato dalla maggiore stasi in 
corrispondenza alla parte bassa delle pareti 
vaginali, e dalla posizione eretta tenuta per 
gran parte del giorno dalla donna. Questo sta¬ 
to di cose fa comprendere, come uno sforzo 
non notevole, possa determinare la sintomato¬ 
logia attuale. Infatti l’azione della gravità da 
un lato, e la reazione della forchetta e delle 
grandi labbra dall’altro agendo su una por¬ 
zione di mucosa prolassata, provocheranno 
una rapida stasi di circolo con le conseguen¬ 
ze notate. 

RIASSUNTO. 

L’A. illustra un caso di rettocele strozzato 
in gravidanza di 7 mesi, la patogenesi del qua¬ 
le deve riportarsi a voluminose varicosità del¬ 
la vagina, alcune peduncolate, che fuoriusci¬ 
rono improvvisamente in seguito ad uno sfor¬ 
zo, istando la donna in posizione accoccolata. 

La parete anteriore del retto prese diretta- 
mente parte alla costituzione della massa pro¬ 
lassata e il tutto rimase compresso tra le 
grandi labbra e la forchetta. Ridotta la massa 
seguì in breve guarigione. 





626 


(( IT. POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 16] 


CASISTICA E TERAPIA. 

Occlusione gastrica intermittente da causa mecca¬ 
nica. 

K. Meyer e H. Singer ( Snrg . Gyn. e Obst., 
die. 1931) riportano tre casi dovuti alla loro 
personale operazione e riassumono quelli ri¬ 
portati dagli altri AA. La sindrome clinica 
consiste in dolore all addome alto, vomito del 
contenuto gastrico, dilatazione dello stomaco 
e ostruzione pilorica che radiologicamente si 
può stabilire da causa gastrica. Gli A A. di¬ 
stinguono quattro fattori eziologici. Il più co¬ 
mune è il tumore benigno peduncolato della 
parete gastrica che agisce da valvola e può de¬ 
stare movimenti peristaltici così violenti da 
causare un'intossicazione della porzione pi- 
lorica dello stomaco nel duodeno. Secondo 
fattore è costituito da epiteliomi a cavolfiore 
peduncolati. Il terzo sono le concrezioni cal¬ 
caree (gastroliti) usate sopratutto come cura 
in talune affezioni gastriche. Il quarto è più 
raro (vi sono solo due casi nella letteratura 
di cui uno degli AA.) è dato dalla presenza 
di una plica della mucosa gastrica funzionan¬ 
te da valvola. V. Ghiron. 

Dilatazione acuta del colon. 

Analoga alla dilatazione acuta dello stoma¬ 
co è quella del colon con la differenza che 
la seconda insorge indipendentemente da ogni 
atto operativo. 

Secondo Schoemaker ( Arch. Klin. Chir., 
voi. 167, pag. 184, 1932) la sindrome è quel¬ 
la di una occlusione. Pazienti di 40-60 anni 
sono colpiti da dolore addominale diffuso con 
distensione deH’addome, vomito, stimolo im¬ 
perioso alla defecazione senza che sia possibile 
remissione di feci e di gas. La diagnosi è sem¬ 
pre quella di una occlusione del colon da neo¬ 
plasma. Nonostante la solita cura di lavaggi, 
di fisostigmina, pituitrina, ecc., la sindrome 
persiste immutata. L'indicazione all’interven¬ 
to sembra urgente, ma aH’intervento non è 
dato rinvenire alcim ostacolo meccanico, il 
colon è disteso e più notevolmente il trasverso. 

Quando la diagnosi viene fatta esattamen¬ 
te all’atto operativo si applichi una . piaccia fi¬ 
stola nel cieco. Rapidamente il circolo nor¬ 
male si ristabilisce, il malato emette gas e feci 
dall’ano e in pochi giorni la fistola cecale è 
chiusa. 

Tutti gli altri tipi di intervento, quando la 
diagnosi sia, stata fatta esattamente sono da 
rigettare e per tale ragione è di importanza 
pratica la conoscenza della sindrome. 

L’A. ha osservato personalmente 7 casi di 
cui riferisce le storie cliniche. P. Valdoni. 

Pneumaturìa in tubercolosi intestinale. 

La pneumaturia sta a rappresentare la pre¬ 
senza di una comunicazione tra tratto intesti¬ 
nale e vie urinarie, per lo più vescica. Più 


raramente si tratta di fermentazione dell'urina 
da batteri. 1 

Le cause della comparsa di fistole sono in 
genere perforazioni di tumori maligni inte¬ 
stinali o di perisigmoiditi. 

Il caso osservato da S. Perlmann ( Zeitschr . 

/. Urol., voi. 25, pag. 450, 1931) riguarda una 
donna di 32 anni nella quale alcune settimane 
dopo un'esplorazione laparatomica per tuber¬ 
colosi dell’intestino e del peritoneo comparve 
una pneumaturia; la cistoscopla dimostrò una 
zona di edema bolloso della parete posteriore 
da cui, con la pressione dall’addome, usciva¬ 
no bollicine di gas. La fistola era certamente 
dovuta alla tbc. intestinale. 

Casi di tal genere sono descritti raramente. 

P. Stefanini. 

Ulcera duodenale ed ematuria. 

P. Herszky (Medizinische Klinik, 6 febbraio 
1932) rileva che dopo i recenti contributi al¬ 
lo studio degli intimi rapporti e delle corre¬ 
lazioni funzionali fra stomaco e rene (elimi¬ 
nazione gastrica di glucosio, acido salicilico e 
ioduro; aumento compensatorio dell’azoto non 
proteico nel succo gastrico in casi di riten¬ 
zione azotata da insufficienza renale) è lecito 
chiedersi se lesioni del tubo digerente non 
possano avere ripercussioni renali. Sotto que¬ 
sto punto di vista può essere interessante il 
caso di un uomo di 40 anni che, dopo essersi 
sottoposto nel marzo 1930 a un accurato esa¬ 
me miedico per cefalee, svenimenti e vertigini 
ed essere stato giudicato esente da lesioni or¬ 
ganiche, venne colto nel settembre dello stesso 
anno da dolori epigastrici e fu riconosciuto 
portatore di un’ulcera iuxtapilorica. 

A un esame delle orine fu riscontrata una 
notevole ematuria microscopica, reperto poi non 
più presentatosi in altre successive ripetute ri¬ 
cerche; non albuminuria, non cilindrarla, non 
disturbi della minzione, non reperti patologici 
alla cistoscopia. 

Si può escludere che l’ulcera sia di natura 
uremica, nè si può pensare essere 'Stato il 
processo ulcerativo favorito — come si avreb¬ 
be in alcuni casi secondo autori americani 
(Perry e Shaw) — da una nefrite -cronica. È 
invece noto che frequentemente si hanno alte¬ 
razioni renali, e principalmente ematuria, nel¬ 
l’appendicite; è ancora discusso se si tratti di 
una diffusione del processo infiammatorio al 
rene per via ematica o linfatica oppure se si 
tratti unicamente di un riflesso nervoso. 

Per quest'ultima ipotesi propende l’A. nel 
suo caso, dato che si trattava di un soggetto 
con spiccata neurosi vasomotoria e data l’uni¬ 
cità del reperto ematurico; egli pensa ad un ri¬ 
flesso partente dal duodeno e trasmesso, at¬ 
traverso il plesso solare e le successive vie 
simpatiche e vasali, fino al rene dove sareb¬ 
be in grado di produrre alterazioni secreto¬ 
rie e circolatorie. M. Pisa. 




[Anno XXXIX, Num. 16J 


SEZIONE PRATICA 


627 


Il trattamento con la pepsina dell’ulcera gastrica 

e duodenale. 

K. Glaessner ( The Lancet, 9 gennaio 1932), 
dopo aver sperimentalmente provato la possi¬ 
bilità di provocare delle ulcere nel sottocuta¬ 
neo ed in. altri tessuti mediante iniezione lo¬ 
cale di «succo gastrico e particolarmente di suc¬ 
co gastrico proveniente ìda individui porta¬ 
tori di ulcera gastrica, potè stabilire che un 
contemporaneo trattamento con pepsina per 
via sottocutanea abbreviava (notevolmente il 
tempo di guarigione (Spontanea delle ulcera¬ 
zioni sperimentalmente provocate nel modo 
suddetto. Partì da queste constatazioni per in¬ 
trodurre anche in patologia umana il tratta¬ 
mento pepsinico dell’ulcera gastrica, per il 
quale occorre usare materiale opportunamente 
preparato, filtrato per candele di porcellana 
che trattengono le comuni albumine e con¬ 
sentono il passaggio del fermento, e accura¬ 
tissimamente neutralizzato. L A. in questa no¬ 
ta riferisce particolareggiatamente' le modali¬ 
tà del trattamento, che consiste essenzialmen¬ 
te in due serie annuali di una trentina di inie¬ 
zioni a dosi crescenti e decrescenti, e che è 
privo di pericoli o noie se si toglie qualche 
raro caso in cui comparvero disturbi ritenuti 
dall’A. anafilattici. Vennero trattati circa 600 
casi di ulcere gastriche e duodenali, di cui 
94 completamente studiati mediante indagini 
cliniche e ricerche di laboratorio. Notevole 
valore hanno le indagini radiologiche: nel 
72 % dei casi fu possibile constatare un mi¬ 
glioramento e cioè : scomparsa della sensibi¬ 
lità alla pressione, scomparsa di nicchie, mi¬ 
gliore svuotamento. Anche clinicamente si eb¬ 
be una notevolissima remissione e a volte 
scomparsa dei sintomi. Col metodo suddetto, 
vennero trattate anche altre forme ulcerative 
con buoni risultati. Ch. 

Cura dell’appendicite perforata e gangrenosa con il 

siero antigangrenoso. 

In un anno, in tutti i casi di appendicite 
gangrenosa e perforata Henschen (Arch. Miri. 
Chir. } voi. 167, pag. 220, 1932) ha impiegato 
largamente il siero polivalente per i germi 
della grangrena gassosa. Subito dopo l’opera¬ 
zione, il siero viene somministrato per via in¬ 
tramuscolare o endovenosa. I risultati clinici 
sono brillanti. Il decorso postoperatorio è più 
regolare, meno frequenti le complicazioni sup¬ 
purative, più rapida la disintossicazione del 
malato. Su 21 casi si sono avuti altrettante 
guarigioni. 

L’impiego del siero è giustificato dalle re¬ 
centi ricerche negli anaerobi nelle appendiciti 
acute. Si è visto come parallelamente alla gra¬ 
vità dell’affezione aumenti il numero dei ger¬ 
mi anaerobi e diminuisca quello dei germi ae¬ 
robi. Nelle forme gravissime la flora micro¬ 
bica è rappresentata quasi esclusivamente da¬ 
gli anaerobi della gangrena gassosa. 

P. Valdoni. 


Il tetracloretilene come antielmintico. 

Ch. Garine, J. Rousset e B. Gonthier (Soc. 
méd. hóptaux Paris , 5 giugno 1931), hanno 
usato il tetracloretilene in capsule da 1 gram¬ 
mo, di cui ne somministrano tre al giorno 
per 3 giorni consecutivi, negli individui debo¬ 
li; negli altri, se ne danno 3 il primo giorno, 
4 il secondo e 5 il terzo, tenendo sempre un’o¬ 
ra di intervallo fra Luna e l’altra. A] terzo 
giorno e-3 ore dopo l’ingestione dell’ultima 
capsula, si dà un purgante salino (40 grammi 
di solfato di sodio). Gli AA. hanno tenuto i 
loro malati con le .stesse prescrizioni dieteti¬ 
che consigliate per il timol (astinenza rigoro¬ 
sa di ogni bevanda alcoolica, ingestione di 
molto latte). 

Non hanno notato nessun inconveniente, 
salvo in qualcuno, un certo senso di ebbrez¬ 
za. Nelle urine, non si è mai osservata albu¬ 
mina; il medicamento si elimina con. le uri¬ 
ne, in cui si può svelare per il colore rosa- 
arancio che prendono con l’acido nitrico. 

Il medicamento si è mostrato efficacissimo 
contro l’Anchilostoma nonché contro altri 
vermi (Tenie inermi, Ascaridi, Tricocefalo). 

fiL 

La cura delle emorroidi colle iniezioni sclerosanti* 

Su questo argomento si è svolta un’ampia 
discussione alla Royal Society of Medecine 
nel maggio 1931. ( Proceedings of thè Royal 
Soc. of Medec., Sezione Chirurg ., Sottosezio¬ 
ne di proctologia , agosto 1931). 

W. S. Perrin ha usato una mistura di acido 
fenico in liquido composto a parti uguali di 
acqua ed estratto liquido di hamamelis in 
modo da dare concentrazione di acido fenico 
al 10 %, successivamente modificò la solu¬ 
zione portando la concentrazione a 20 % in 
soluzione di acqua e glicerina. L’uso dello 
speculum tubulare per mettere bene in evi¬ 
denza le emorroidi ha l’inconveniente di non 
mettere in evidenza tutti i noduli emorroida- 
ri, lascia scivolare la superficie delle emor¬ 
roidi al momento dell’iniezione e non permet¬ 
te di giudicare esattamente della grandezza 
delle emorroidi. Per questo egli adopera lo 
speculum di Allingham. I risultati della cura 
possono durare al massimo 10 anni. Il meto¬ 
do non ha inconvenienti seri (egli ha curato 
in 8 anni 820 malati). 

W. B.'Gabriel ritiene che la cura delle inie- 
• zioni sclerosanti è controindicata .quando c’è 
prolasso dei noduli emorroidari, o polipi, 
mentre l’indicazione migliore è quella delle 
emorroidi semplici, facilmente riducibili, sen¬ 
za proctite (in caso di proctite è bene interve¬ 
nire solo dopo guarita questa). Egli adopera 
però soluzione oleosa di acido fenico al 5 % 
con buoni risultati : ha curato oltre 500 ma¬ 
lati senza aver avuto incidenti. I risultali sono 
ottimi immediatamente e sono duraturi. 

E. T. C. Milligan si è fermato a discutere 
delle modificazioni anatomiche provocate dal- 











« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 16] 


628 


le iniezioni sclerosanti. Anche egli adopera 
soluzione fenica oleosa al 5 %. Invece Sir C. 
Gordon-Watson adopera la soluzione al 15 %. 

Alla discussione hanno partecipato anche 
K. Murphy e T. Warwick dando i risultati 
della propria esperienza che sostanzialmente 
non differisce dalle precedenti. R. Lusena. 

SEMEIOTICA. 

Iniezione endovenosa di morfina come ausilio dia¬ 
gnostico. 

In casi di peritonite acuta di origine poco 
chiara, quando l’addome è dolente in totalità 
senza che in alcun punto esista una particolare 
sensibilità alla pressione, Hildebrandt ( Zen- 
tralblatt /. Chir., n. 39, 1931) pratica una 
iniezione endovenosa di morfina (g. 0,0075), 
lentamente, in una vena del bràccio. Il dolore 
scompare immediatamente e la palpazione ac¬ 
curata del l’addome, con speciale riguardo a 
quegli organi che comunemente sogliono da¬ 
re la peritonite, permette di individuare sicu¬ 
ramente una zona di speciale sensibilità alla 
pressione (nella quale si trova il focolaio mor¬ 
boso originario. G. Pacetto. 

MEDICINA SCIENTIFICA. 

A proposito delle proprietà citotossiche del sali¬ 
cilato di sodio. 

H. Vincent ( Comptes Rendus de la Soc. de 
Biol., n. 34, 1931) rivendica giustamente la 
priorità delle sue ricerche sull’argomento: fu 
egli infatti che sin dal 1907-1908, in un insie¬ 
me di ricerche sistematiche sulle criptotossi¬ 
ne, fece conoscere l’esistenza di corpi non so¬ 
lamente colloidali (saponi), ma anche cristal¬ 
loidi i quali possiedono la proprietà di neu¬ 
tralizzare le tossine microbiche e di combinar¬ 
si con esse per formare dei complessi che, 
iniettati agli animali, si mostrano immuni- 
geni. 

Fra i corpi numerosissimi che l’A. ha stu¬ 
diato, sono da segnalare specialmente i sali so¬ 
dici di alcuni acidi della serie ciclica, parti¬ 
colarmente il salicilato di sodio ed il benzoato 
di sodio. G. La Cava. 


VARIA 

La denutrizione volontaria 
della donna moderna. 

Su questai tendenza della donna moderna a 
mantenere « la linea », richiama 1 attenzione 
j. A. Beruti (El Dia medico, 30 novembre 
1931) rilevando che tale denutrizione intenzio¬ 
nale assume dei caratteri allarmanti per la 
grande diffusione che ha preso e per le conse¬ 
guenze patologiche che ne possono derivare. 

Per questa vera malattia collettiva, che ha 
già fornito argomento a tanti caricaturisti, 1 A. 
propone il nome di « Leptolatria ». 


La denutrizione volontaria che la donna pra¬ 
tica con l’intento di perdere del peso si fa ge¬ 
neralmente con metodi di ipoalimentazione. 
La maggior parte delle donine che la praticano 
non sono nè grasse, nè obese, nè grosse, ma 
hanno le riserve di grasso in quantità stret¬ 
tamente igiusta, sicché la denutrizione così 
raggiunta provoca un complesso di fenomeni 
plastici e patologici. 

La deformazione plastica ottenuta col dima¬ 
gramento intenzionale contribuisce in gran 
parte a sviluppare quel prototipo morfologico 
attuale, che tende alla figura magra, masco¬ 
linizzata ed antimateria. 

Le conseguenze patologiche della denutri¬ 
zione comprendono una serie di fenomeni in¬ 
timamente connessi, per cui ne viene modifi¬ 
cato il triplice meccanismo ormonico, neura- 
vegetativo e chimico interno. Ne deriva una se¬ 
rie di disturbi, quali: 

Disturbi dinamici : stanchezza, facile affati¬ 
camento, capacità lavorativa ridotta. 

Disturbi digestivi : diminuzione della capa¬ 
cità digestiva, mancanza di appetito, sensazio¬ 
ne falsa; di sazietà. 

Disturbi della statica viscerale : rilasciamen¬ 
to delle pareti addominali, ptosi renale ed 
epatica, dolicogastria, ptosi intestinale, uteri¬ 
na, prolassi vaginali. 

Disturbi delle ghiandole : riferentisi special- 
mente alla funzione ovajica (dismenorree, ame¬ 
norree, meno- e metrorragie). 

Disturbi cardiovascolari : soffi anorganici, 
eccitabilità cardiaca, tachicardia, palpitazioni, 
ipotensione cuore pendulo con mobilità ecces¬ 
siva. 

Disturbi del sistema nervoso : nevralgie, ce¬ 
falea, nervosismo, insonnia, eccitabilità psichi¬ 
ca, cambiamento di carattere, neurosi, fra cui 
l’A. ammette la « lipofobia ». 

Disturbi diversi della gravidanza, del parto 
e del puerperio. La denutrizione volontaria, in 
rapporto con la vita endouterina e la prole co¬ 
stituisce però un tema non ancora chiarito e 
che abbisogna di ulteriori investigazioni. 

La resistenza vitale della digiunatrice volon¬ 
taria è (notevolmente diminuita, diventando 
essa assai predisposta allo sviluppo di alcune 
infezioni specialmente della tubercolosi pol¬ 
monare e genitale. 

In linea generale, si può dire che l’ingras¬ 
samento è nocivo e che il dimagramento è sa¬ 
lutare. Ma quando il dimagramento si fa 
a spese delle riserve indispensabili dell’organi- 
smo, come lo pratica la digiunatrice moderna 
e la lipofobica, allora esso costituisce un atto 
che merita la massima riprovazione medica e 

sociale. 

Contro questa pubblica calamità, il rimedio 
è costituito da una propaganda preventiva e 
dalla rialimentazione. J l 






[Anno XXXIX, Num. 16J 


SEZIONE PRATICA 


629“ 

NELLA VITA PROFESSIONALE. 


SERVIZI IGIENICO-SANITARI 

Il bilancio «teli 9 Interno alla Camera. 

Mentre questo numero va in macchina, si svol¬ 
ge alla Camera dei Deputati la discussione sul 
bilancio del Ministero dell’Interno; ne riferiremo 
nel prossimo numero per quanto riguarda i ser¬ 
vizi igienico-sanitari. 

CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Benevento. R. Prefettura. — Posto di Ufficiale 
Sanitario. Stipendio L. 16.000 più quattro au¬ 
menti quadriennali del decimo. Età non supe¬ 
riore ai 45 anni dalla data di pubblicazione del 
bando (29 marzo c. a.) salvo le eccezioni di legge. 
Divieto del libero esercizio professionale. Docu¬ 
menti di rito. Tassa L. 50. Scadenza del termine 
utile per la presentazione dei titoli alla R. Pre¬ 
fettura di Benevento ore dicianove del 29 giugno. 

Bitonto (Bari). Ospedale Civile. — La scadenza 
del concorso ai posti di due Sanitari presso il sud¬ 
detto ospedale, di cui al bando di concorso del 
9 marzo, è stato prorogalo a tutto il 25 aprile 
corrente. 

Busto Arsizio (Varese). — Per titoli; stipendio 
L. 8000 decurtabile del 12%, con cinque aumenti 
quadriennali del decimo; L. 3 per ogni povero in 
più dei mille; limite età anni 40, salvo eccezioni 
di legge. Scadenza 21 maggio. 

Carpi (Modena). Ospedale « B. Ramazzini ». — 
Scad. 30 giu.; assistente; laurea da non oltre 3 
anni; L. 5000 ridotte i2 %; quota integrativa 10 % 
dello slip.; 5% atti operativi abbienti; alloggio, 
se celibe; età mass. 35 a.; tassa L. 50,10. 

Castelbuono (Palermo). — Scad. 15 giu.; lire 
7700 e 5 quadrienni dee. 

Codigoro (Ferrara). — Scad. 15 mag.; 3 a cond.; 
L. 11.500 oltre L. 3000 assegno complement. rive¬ 
dibile, L. 920 c.-v. pei coniugati, L. 200 per i ce¬ 
libi, 5 quadrienni dee.; ritenute di legge; età lim. 
40 a.; tassa L. 50,10. 

Firenze. R. Arcispedale di S. Maria Nuova e Sta¬ 
bilimenti Riuniti — Al 30 apr., ore 17, due assi¬ 
stenti med.-chir.; età lim. 30 a.; L. 6400 da de¬ 
curtarsi del 12 %, c.-v. e altre inden. regolamen¬ 
tari; titoli ed esami; doc. a 3 mesi dal 26 mar.; 
tassa L. 50. 

Flumeri (Avellino). — Scad. 30 apr.; L. 5461,50 
nette del 12 % e 3 quadrienni dee., oltre L. 1760 
nette per uff. san. (temporanee); età lim. 35 a.; 
tassa L. 50,10. 

Guardia Lombardi (Avellino). — Scad. 19 giu.; 
L. 6484 e 5 quadrienni dee.; riduz. 12%; età lim. 
25-40 a. 

Jacurso (Catanzaro). — Scad. 30 apr.; L. 7500; 
ritenute di legge; età lim. 40 a.; tassa L. 50. 

Mestre. Ospedale Civile Umberto I. — Scad. 15 
mag.; ore ]7; chirurgo primario; età lim. 40 a. 


al 21 mar.; doc. poster, al 31 gen.; tassa L. 50,10; 
slip. L. 7000 e quattro quadrienni di L. 500, oltre 
L. 1000 serv. alt.; riduz. 12%; compartecipaz. 

Montecerignone (Pesaro). — Scad. 30 apr.; lire 
9000 e 4 quadrienni del quinto, oltre L. 600 c.-v., 
L. 2000 cavale., L. 400 uff. san.; riduz. 12 %; età 
lim. 25-40 a.; tassa L, 50,10. 

Parma. Consorzio Provine. Antitubercolare. — 
Scad. 15 giu.; direttore del consorzio (dispensario 
provine.); L. 21.500 ridotte 12 %; indennità mis¬ 
sione e trasferte; età lim. 45 a.; è inibito il libero 
esercizio professionale. 

Re (Novara). — Scad. 15 giu.; L. 7920 e 5 quin¬ 
quenni dee., oltre L. 440 uff. san., L. 132 ambulat., 
L. 880 alloggio, L. 880 trasp.; età lim. 25-45 a.; 
tassa L. 50. 

Rossana (Cuneo). — Scad. 20 apr.; L. 8340 ol¬ 
tre L. 500 uff. san., L. 1000 trasp.; ridotto 12%. 

Rovigo. Amministrazione Provinciale. — Diret¬ 
tore della Sezione Medico-Microgralica del Labo¬ 
ratorio Provinciale di Igiene e Profilassi. Per ti¬ 
toli ed esami. Stipendio iniziale L. 16.000. In¬ 
dennità di carica L. 1500 annue; cinque aumenti 
periodici del decimo; ricostruzione parziale della 
carriera; indennità di caro-viveri; stipendi e in¬ 
dennità sono passibili della riduzione del 12%. 
Età massima anni 45, salvo le eccezioni di legge. 
Scadenza del concorso ore diciasette del 20 mag¬ 
gio 1932. 

S. Severino Marche (Macerata). — Scad. 30 apr.; 
campagna; L. 7000 e 3 quadrienni dee., oltre c.-v. 
e L. 2400 cavale.; riduz. 12%; età lim. 24-40 a. 

S. Margherita Belice (Agrigento). — Scad. 30 
apr.; L. 9000 e 4 quadrienni dee.; età lim. 45 a.; 
tassa L. 50. 

Savignano di Romagna (Forlì). — Scad. 30 mag.; 
2° reparto; L. 9000 e 10 bienni ventes., oltre lire 
3000 trasp., c.-v.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; tas¬ 
sa L. 50,10; doc. a 3 mesi dalli apr. 

Sciacca (Agrigento). — Scad. 25 apr.; L. 850 Qj 
e 4 quadrienni dee.; età lim. 35 a.; tassa L. 50. 

Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬ 
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche» 
i compensi allo stipendio base. 

NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

Il prof. Tommaso Carpentieri è stato incaricato 
dell’insegnamento di semeiotica medica nel’a 
R. Università di Bari. 

Il prof. Giulio Alessandrini, direttore dell’Isti¬ 
tuto di Parassitologia Medica della R. Università 
di Roma e professore nella Scuola Superiore di 
Malariologia è stato nominato socio della Ponti¬ 
ficia Accademia delle Scienze « I Nuovi Lincei ». 

La « Société nationale de chirurgie » di Parigi 
ha assegnalo la medaglia d’oro Lannelongue al 
prof. Leriche di Lione. Alla medaglia va unito un 
premio di 5000 franchi. L’assegnazione ha luogo 
ogni 5 anni; le precedenti assegnazioni furono 
fatte a: Victor Horsley (Inghilterra), Henry Gau- 
dier (Francia), G. W. Orile (Stati Ubiti).. 


630 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 16] 


Il dott. H. S. Cumming, medico generale (di¬ 
rettore) del Servizio di Sanità Pubblica degli Stati 
Uniti, è confermato nella carica per un nuovo 
•q uadriennio. 

L’Accademia Medica di Spagna ha assegnato un 
premio a due scrittori medici: il dott. F. Nogue- 
ra, redattore-capo della « Gaceta Mèdica Espaiio- 
la », e il dott. F. Perez, collaboratore di varie ri¬ 
viste mediche e redattore ordinario della rivista 
•eli cultura «ABC ». 


I proff. L. Morquio e N. Navarro, di Montevideo, 
sono stati nominati membri onorari dell’Accade¬ 
mia di Medicina di Buenos Aires. 

II dott. Miguel Susini è nominato presidente 
del Dipartimento Nazionale d’igiene della Repub¬ 
blica Argentina (posto che corrisponde a diret¬ 
tore generale della Sanità Pubblica). 


Il dott. Coracesco, chirurgo degli ospedali e do¬ 
cente all’Università di Bucarest, segretario di re¬ 
dazione della «Revista de Chirurgie» edita dallo 
« Spitalul de Copii » della stessa città, è nomi¬ 
nato professore di patologia chirurgica all’Uni¬ 
versità di Jassy. 

Il prof. Lenormant, di patologia chirurgica a*- 
l’Università di Parigi, è trasferito alla cattedra di 
clinica chirurgica Cochin, in sostituzione del prof. 
Delbet, che va in riposo per limiti d’età. 

Il dott. V. Sanchis Bayarri è nominato profes¬ 
sore d’igiene nella Facoltà medica di Madrid. 



Ricordiamo Vinteressante pubblicazione : 


□ ott. ORESTE BELLUCCI 


la medicina preventiva e la selezione professionale 
in rapporto alle assicurazioni sociali 

Prefazione del Prof. CARLO FOA 

DIRETTORE DELL’ISTITUTO DI FISIOLOGIA 
DELLA R. UNIVERSITÀ DI MILANO. 


“ Nel quadro delle misure pre¬ 
ventive entrano non poche delle 
misure curative ; giacché anche cu¬ 
rando la malattia in atto, si pre¬ 
viene l’invalidità q, pisenti. 


(Lavoro premiato al Concorso Nazionale indetto dalla 
■Società Italiana di Medicina Sociale, con L. 10.000 di 
premi della « Riv. di Ter. Moderna e di Med. Pratica »). 


Riportiamo Vindice-Sommario del Volume. — Prefa¬ 
zione. - PARTE PRIMA (A). - La medicina preven¬ 
tiva e rassicurazione malattia- — PARTE PRIMA ( B ). 
- Orientamento, selezione professionale ed assjcura- 
zione malattie. — CAPITOLO UNICO. — P-ARJE 
CONDA. - L’assicurazione infortuni nei suoi rapporti 
colla medicina preventiva e colla selezione professio¬ 
nale degli operai. — PARTE TERZA. - Le assicurazio¬ 
ni contro la disoccupazione, invalidità e vecchiaia nei 
loro rapporti colla medicina preventiva e colla sele¬ 
zione professionale. — CAPITOLO UNICO. — conclu¬ 
sioni. 


Voi. iri-8°, di pagg. VIII-168, nitidamente stam¬ 
pato. Prezzo L. 18, più le spese postali di spe¬ 
dizione. Per i nostri abbonati sole L. 15, jn 


porto franco. 


Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI - Ufficio 
Poetale Succursale diciotto - ROMA. 


NOSTRE CORRISPONDENZE. 

Da Trieste. 

Conferenza del prof. Fischer. 

Il 31 marzo ospite dell’Associazione Medica di 
Trieste ha tenuto una conferenza il ,prof. Wal¬ 
ther Fischer dell’Università di Rostock sui « Tu¬ 
mori maligni dei polmoni » che fino al princi¬ 
pio del secolo attuale pare costituissero una ra¬ 
rità. I casi denunciati nel 1912 a New-York erano 
350. Un aumento notevole si ebbe all’epoca bel¬ 
lica e post-bellica; ciò molto probabilmente in 
rapporto allaffinamento della diagnosi e dei mezzi 
diagnostici. 

La loro frequenza è piuttosto rilevante se a 
Mosca (ove come è uoto il 50% dei molti ven¬ 
gono sottoposti ad autopsia) sul materiale anato- 
mo-patologico di tumori, la frequenza dei tumori 

dei polmoni è del 13 %. j 

L’età più frequentemente interessata è tra i 50 
anni. La preferenza pare per i maschi e per il pol¬ 
mone destro rispetto al sinistro in ragione di 3:1. 

Si possono con difficoltà fare delle distinzioni 
di ordine anatomo-patologico p. es. in tipo nodoso 
(di aspetto massivo); tipo diffuso (infiltrante); tipo 

miliare. 

L’accrescimento può essere interstiziale o in- 
traalveolare e verso il mediastino, il pericardio e 
la pleura. 

Essi possono dar luogo alla formazione di vere 
e proprie caverne con erosione dell'arteria pol¬ 
monare. 

La sintomatologia clinica è molto varia, la dia¬ 
gnosi sempre difficile. 

Nel 10% dei casi i fatti clinici predominanti 

sono a carico delle metastasi. 

Si hanno raccolte .pleuriche di varia specie e la 
diagnosi microscopica nei riguardi della presenza 
o meno di elementi neoplaslici nell’essudato o 
nello sputo non è sempre facile e sicura. 

La istologia di questi tumori è molto varia nello 
stesso tumore. Si possono avere le complicazioni 
più strane, come il caso di un adenocarcinoma 
del polmone penetrato nel tessuto di una mam¬ 
mella e diagnosticato come esclusivo di quest'ul¬ 
tima. . . . . 

Si distinguono: carcinomi parvicellulari, clas¬ 
sificati in passato come sarcomi, e carcinomi po¬ 
limorfi con formazione di cellule giganti e fre¬ 
quenti elementi in via di corneificazione. 

Nei riguardi della eziologia essi possono deri¬ 
vare dall’epitelio bronchiale (ipotesi più accet¬ 
tata) e dall’epitelio alveolare. Parrebbe doversi va¬ 
lutare quale fattore eziologico l’influenza che 
predisporrebbe l’epitelio bronchiale alle meta- 

plasie. , . 

Una ipotesi più recente sarebbe che 1 aumento 

post-bellico sia in un qualche rapporto coll’uso 

dei gas venefici, ma ciò non è dimostrato dai 

fatti. , 

Cosi pure si è voluto vederne una causa nel¬ 
l’ampio sviluppo dell’automobile e conseguente 
prolungata respirazione di gas di combustione. A 
ciò però si può obiettare che a Mosca ì tumori 
maligni dei polmoni sono frequenti pur essendo 
ancora limitato l’uso delle automobili Nè può 
trattarsi del catrame delle strade asfaltate perche 
Parigi conta una bassa cifra di neoplasie di que¬ 
sto genere. Poca importanza possiede pure 1 inie¬ 
zione sifilitica e tubercolare. , 

Importante fattore eziologico e invece la poi- 



Anno XXXIX, Num. 16] 


SEZIONE PRATICA 


631 


vere, specie poi in determinate condizioni di am¬ 
biente, nei cavatori, minatori, ecc. 

t degna del più grande interesse l’osservazione 
che una particolare frequenza di cancri dei pol¬ 
moni viene constatata nei lavoratori di materiale 
radifero. 

Conferenza del prof. Rondoni. 

Il 1° aprile nella Sede dell’Associazione Medica 
Triestina il chiar. prof. P Rondoni della R. Uni¬ 
versità di Milano, reduce da un ciclo di conferenze 
presso l’università di Praga, ha tenuto di fronte 
ad un numerosissimo uditorio di medici una con¬ 
ferenza sulla: « Biologia della cellula del cancro ». 

Premesso che il noto paragone della cellula 
cancerigna alla cellula embrionale sia di scarso 
valore, perchè la cellula cancerigna è priva del 
determinismo finalistico della cellula embrionale. 
Analizzando l’istologia fine della cellula tumorale 
I O. passa in rassegna critica le varie inclusioni 
descritte da diversi autori come caratteristiche per 
queste cellule. 

Una grande importanza riveste la questione dei 
cromosomi che nelle cellule cancerigne si trovano 
in numero molto maggiore a quello delle altre 
cellule del corpo. Su questi reperti si basano le 
concezioni del Boveri che considera la cellula tu¬ 
morale come il prodotto di un fenomeno di unir 
tazione nel senso di De Vries. Sempre in questo 
ordine di idee Iakoby ritiene che la cellula neo- 
plastica abbia una specilicità cromosomica. 

Le caratteristiche biochimiche della cellula tu¬ 
morale si possono riassumere come segue: il con¬ 
tenuto idrico è aumentato, la resistenza elettrica 
è diminuita, il potassio è aumentato (come in 
genere in tutti i tessuti in via di attiva moltipli¬ 
cazione), come relativa diminuzione del calcio. 

I/O. rileva la grande importanza del metaboli¬ 
smo dei carboidrati nelle cellule tumorali la cui 
conoscenza è dovuta principalmente agli studi di 
Otto Warburg. Questo autore potè dimostrare co¬ 
me le cellule neoplastiche vivano principalmente 
a spese di processi di scissione, di glieosi. All’op¬ 
posto di quanto succede nelle cellule normali in 
cui prevalgono i processi ossidativi. Questo fe¬ 
nomeno deve essere considerato come d’indole ge¬ 
nerativa e adattiva che però non spiega la mali¬ 
gnità della cellula. 

Passando poi al metabolismo dei grassi e dei li- 
poidi l’O. rileva come la colesterina aumenta la 
crescita dei tumori, mentre la lecitina ne frena 
lo sviluppo. L’oratore potè però dimostrare come 
altri estratti d’organi presentano un comporta¬ 
mento analogo. 

Sempre secondo ricerche condotte nel labora¬ 
torio dell’O., nell’Istituto del Cancro di Milano, 
la concentrazione lipoidale assume nel corpo del¬ 
l’animale portatore di tumori maligni una fiso- 
nomia speciale. 

Le cellule cancerigne condividono la specificità 
di gruppo dell’individuo a cui appartengono. Esse 
hanno anche una specificità sierologica che fa 
sorgere la speranza di poter un giorno trovare 
una sierodiagnosi della malattia. Nelle culture in 
vitro la cellula neoplaslica rivela una grande la¬ 
bilità: essa si comporta come una cellula malata 
e muore precocemente. 

L’oratore ha studiato il rapporto fra comporta¬ 
mento fermentativo e comportamento lipoidale 
nella cellula cancerigna ed ha potuto constatare 
che i lipoidi attivano i fermenti cellulari. 


La scoperta più importante degli ultimi anni, 
dovuta ad Alberto Fischer, è che le cellule col¬ 
tivate in vitro anche per anni, riportate nell’or¬ 
ganismo riproducono il tumore. Queste ricerche 
dimostrano come influenze organistiche siano 
d’importanza nella perpetuazione della malignità 
di queste cellule. Invece non è riuscita sicura¬ 
mente la trasformazione in vitro di cellule nor¬ 
mali in cellule tumorali. Revoltella. 


NOTIZIE DIVERSE. 

Il problema edilizio dell’Ateneo romano. 

Alla presenza del Capo del Governo, si è costi¬ 
tuito a Palazzo Venezia il Consorzio per la si¬ 
stemazione edilizia della R. Università di Roma. 
Erano presenti i ministri Giuliano, Mosconi, Bot¬ 
tai, Di Crollalanza, il principe Boncompagni Lu- 
dovisi, il principe Piero Colonna, il sen. Bevione, 
il prof. on. Piero De Francisci, il gr. uff. Paolo 
Meldolaghi, il gr. uff. Frasclierelli ed altre auto¬ 
rità e competenze. Il Consorzio è stato costituito 
fra lo Stato e vari Enti ed Istituii, per un totale 
di 70 milioni di lire, con cui si provvederà a co¬ 
struire 11 grandiosi edifizi ed a sistemarne defi¬ 
nitivamente altri. La spesa è ripartita in dieci 
esercizi. 

La previdente iniziativa del Duce fa sì che 
l’Università romana abbia sede ampia e degna per 
i suoi bisogni attuali e per gli sviluppi avvenire. 

I lavori avranno inizio nel prossimo ottobre e 
saranno attivamente proseguili in modo da inau¬ 
gurare tutti gli undici nuovi edifici universitari 
il 21 aprile del 1935 - Anno XIII. 

I lavori del nuovo Istituto di Sanità Pubblica. 

II Capo del Governo si è recato a visitare i la¬ 
vori dell’Istituto di .Sanità Pubblica, che funzio¬ 
nerà alla diretta dipendenza del Ministero del¬ 
l’Interno (Direzione Generale della Sanità Pub¬ 
blica) e che ha essenzialmente due scopi: quello 
di concentrare in ambienti adatti sotto ogni ri¬ 
guardo e modernamente attrezzati per impianti 
e mezzi strumentali, i laboratori scientifici di¬ 
pendenti dalla Direzione Generale di Sanità; e 
quello di specializzare il personale già addetto o 
che vuole dedicarsi ai servizi di sanità e di igie¬ 
ne alla dipendenza dello Stato, delle Provincie, 
dei Comuni e delle pubbliche amministrazioni in 
genere. 

Il compito di provvedere alla costruzione ed 
all’arredamento dell’Istituto, con mezzi assegnati 
dalla Fondazione Rockefeller, è stato demandato 
ad una speciale Commissione. 

L’edificio è composto di un corpo di fabbrica 
principale lungo m. 155, prospiciente sul viale 
Regina Margherita, e di tre corpi retrostanti al 
primo. 

La distribuzione dei servizi è stata compiuta con 
senso di armonia e di organicità. 

L’Istituto sarà inaugurato il 28 ottobre del¬ 
l’anno XI. 

Congresso internazionale di anatomia. 

L’Associazione degli anatomici ha tenuto la sua 
riunione annuale a Nancy dal 20 al 24 marzo, 
sotto la presidenza del prof. J. Jolly. Vi erano 
rappresentate 14 Nazioni, tra cui l’Italia. Hanno 
avuto luogo interessanti comunicazioni. Al con¬ 
gresso è stata unita una mostra (di preparati ana- 







632 


« li. POLICLINICO » 


\NNO XXXIX, Num. 16] 


tornici, preparati -microscopici, radiografie, mo¬ 
delli, ecc.). 

Un sontuoso ricevimento è stato offerto dal mu¬ 
nicipio ai congressisti. 

Questi si sono recati a Verdun e ai campi di 
battaglia prossimi ed hanno deposto delle corone 
di fiori nell’ossario nazionale di Donaumont. 

1° Congresso internazionale sull’asma. 

Come abbiamo annunziato, si terrà a Mont-Dore 
(Francia) nei giorni 4 e 5 giugno. A rappresen¬ 
tare malia è stato designato il prof Frugoni. 
Per informazioni rivolgersi al Dr. J. Galup, se¬ 
crétaire général du Congrès international sur 
l’Asthme, rue Auber 19, Paris (IXe). 

7® Congresso internazionale (li protezione dell’in¬ 
fanzia. 

Questo congresso, di cui abbiamo già dato no¬ 
tizia, si adunerà a Parigi dal 5 al 9 luglio 1933. 

Per informazioni rivolgersi alla segreteria, che 
ha sede presso il’« Comité National de l’Enfance », 
boulevard de Vaugirard 26, Paris (XVe). 

Il Congresso di psicotecnica applicata alla preven¬ 
zione degli infortuni stradali. 

Dovuto alla fervida iniziativa del prof. Carlo 
Foà e sotto gli auspici e nella sede della Confe¬ 
derazione nazionale dei trasporti, si è svolto in 
Roma — dal 5 al 7 aprile — il II Congresso della 
Società italiana di medicina sociale che ha trat¬ 
tato i problemi della psicotecnica in rapporto' cori 
gli infortuni stradali. I temi svolti erano tutti 
intonati alla soluzione dei problemi pratici diretti 
ad evitare gli infortuni stradali, che dànno una 
gran falange di vittime, in continuo aumento. 

Ne sono stati relatori: C. Gini e L. De Berar 
dinis, A. Gemelli e M. Ponzo, C. Ottolenghi, P. 
Boveri e A. Ciampolini, A. Cazzaniga, G. Corberi 
e V. Massarotti, A. Filippini, G. Bergami. I lavori 
del Congresso, che è stato inaugurato da S. E. Bot¬ 
tai e chiuso da S. E. Alfieri, si sono svolti in un 
ambiente di serene ed elevate discussioni e sono 
poi stati riassunti in un’ampia ed eccellente re¬ 
lazione del sen. R. De Vito e sintetizzati in ordini 
del giorno, di cui si spera una non lontana at¬ 
tuazione pratica. 

9° Congresso medico siciliano. 

Ricordiamo che avrà luogo a Catania durante 
i giorni 6-9 maggio. Saranno svolte le seguenti re¬ 
lazioni: « Addome acuto », proff. Moscatello e Zin¬ 
na; « La lotta antimalarica in Sicilia», prof. E. Di 
Mattei; « La cura immunitaria della tubercolosi », 
prof. L. Ferrannini; « L’importanza sociale della 
cura immunitaria nella tubercolosi », prof. L. Sa- 
gona; « L’alimentazione lattea nei piccoli e gran¬ 
di centri », dott. G. La Rosa; « Spunti di patolo¬ 
gia regionale », prof. M. Ascoli; « Patologia delle 
zolfare in Sicilia », dottori Di Giovanni e Di Mat¬ 
tei; « Cassa di previdenza per medici », dottori 
Salpietra e Palermo. 

Durante il congresso si terranno: la riunione 
della sezione siciliana medici condotti, il radu¬ 
no nazionale dei medici che ricoprono cariche 
pubbliche ed amministrative, la riunione della 
sezione siciliana della Società di idrologia e cli¬ 
matologia, la l a Mostra nazionale del farmaco e 


del libro italiano. Saranno pure organizzate va¬ 
rie gite nei dintorni di Catania. 

Rivolgersi al Comitato, palazzo della Provincia. 

Catania. 

22° Congresso francese di medicina. 

Avrà luogo a Parigi dal 10 al 12 ottobre, sotto 
la presidenza del prof. Bezan^on. Temi: «La lin- 
fogranulomatosi maligna »; « Le acrocianosi »; « II 
trattamento me<Jico-chirurgico degli ascessi del 
polmone ». Per informazioni rivolgersi al segre¬ 
tario generale, Dr. Abrami, rue de Lille 9, Paris. 

17® Congresso francese di medicina legale. 

Si svolgerà a Parigi durante i giorni 23-25 mag¬ 
gio, nell'Istituto di Medicina legale e nell’Asilo 
S. Anna. Temi di relazione: «Le lesioni del fe¬ 
gato nella sommersione », prof. ,S. Martin di Lio¬ 
ne; « Traumatismi e sindrome parkinsoniana », 
proff. Naville e De Morsier di Ginevra; «. La psi¬ 
canalisi in medicina legale », prof. Genil-Perrin 
di Parigi. 

La quota d’iscrizione è di franchi 60; per gli 
abbonati agli « Annales de Médecine legale » e 
per i membri della Società dei medici legali di 
lingua francese è di franchi 30. 

Rivolgersi al dott. Vernis, quai de l’Horloge 29, 
Paris (IVe). 

Corsi accelerati per medici condotti a Roma. 

Ricordiamo che un corso di malariologia avrà 
luogo dal 9 al 31 maggio ed uno sulla clinica 
della tubercolosi dal 20 aprile al 20 maggio; sono 
in preparazione corsi di puericoltura e sulla lotta 
contro il cancro. Per ogni corso non si ammet¬ 
tono più di 50 iscritti; ma questi non devono 
essere meno di 25 perchè il corso abbia luogo. 
Rivolgersi al dott. gr. uff. Arnaldo Lusignoli, via 
Francesco Crispi 10, Roma. 

Corso accelerato di tisiologia. 

Dal 1° al 31 maggio p. v. nella Clinica Medica 
di Bari, diretta dal prof. Luigi Ferrannini, si 
terrà per laureali in Medicina un corso accele¬ 
rato eminentemente pratico sulla diagnosi e 
cura della tubercolosi. A fine del corso sarà rila¬ 
sciato apposito certificato a coloro che 1 avranno 
assiduamente frequentato. Per iscriversi occorre 
farne domanda legale al Rettore dell’Università, 
unendo il certificato di laurea e la ricevuta della 
ta^sa di lire duecento che va versata all economo 
dell’Università degli Studi «Benito Mussolini» 
di Bari. 

Corso di patologia esotica e di parassitologia medica. 

Nell'Istituto per le malattie nautiche e tropi¬ 
cali di Amburgo sarà tenuto quest’anno un cor¬ 
so dal 3 ottobre al 17 dicembre. 

Il corso comprenderà conferenze, dimostrazioni 
ed esercizi pratici sui seguenti soggetti: clinica, 
etiologia, anatomia patologica, trasmissione delle 
malattie esotiche e lotta contro di esse; intro¬ 
duzione allo studio dei protozoi patogeni, del¬ 
l’elmintologia e dell’entomologia medica, delle 
epizoonosi e dell’ispezione delle carni, dell igiene 
nautica e tropicale. Prospetti particolareggia 1 
dietro richiesta. 





(Anno \\\I\, Num. 16J 


SEZIONE PRATICA 


633 


il corso sarà tenuto dai signori: Fiilleborn, 
Giemsa, Glage, Hecht, Martini, Mayer,. Muhlens, 
Nauck, Paschen, Itegendanz, lteichenow, Sanne- 
mann, Sonnenscliein, Vogel, Weise. 

I partecipanti al corso, purché siano medici ap¬ 
provati, potranno a richiesta sotlomellersi ad un 
esame finale; e se lo sosterranno con successo, sarà 
rimesso loro un diploma. 

Si prega d’iscriversi al più tardi una settimana 
prima dell’apertura del corso e d’inviare ogni 
corrispondenza allo: Institut fùr Schiffs- und 
Tropenkrankheiten, Bernhard Nocht-Strasse 74. 
Hamburg 4 (Germania). 

Corso (li perfezionamento in pediatria. 

Sarà tenuto presso la Clinica Infantile della 
Facoltà di Medicina di Strasburgo dal 10 al 22 
ottobre, sotto la direzione del prof. Hohmer. 

Saranno svolle le questioni pediatriche d’at¬ 
tualità; speciali lezioni saranno dedicate alla pa¬ 
tologia e all’igiene alimentare del lattante. 

Per l’Università di Bari. 

II Capo dei Governo, accogliendo analoga ri¬ 
chiesta del sen. prof. Alessandro Guaccero, com¬ 
missario prefettizio dell’Ospedale Consorziale di 
Bari, ove hanno sede le Cliniche universitarie, ha 
concesso una sovvenzione di centomila lire al¬ 
l’Ente medesimo. 

La Fondazione Carlo Forbì nini. 

La «< Fondazione Carlo Forlanini », che ha sede 
presso la Clinica medica della K. Università di 
Milano, ha testé assegnato L. 12.000 all’Istituto 
di Igiene della R. Università di Siena diretto dal 
prof. Gianni Petragnani per la continuazione delle 
ricerche sul virus tubercolare e L. 8000 al prof. 
Luigi Villa direttore dell'Istituto di Patologia spe¬ 
ciale medica della R. Università di Pavia per la 
continuazione di ricerche sulle tubercoline. 

La Fondazione stessa si propone di costituire 
una biblioteca della tubercolosi, dove gli studiosi 
della patologia e della clinica della tubercolosi 
possano trovare i giornali e i libri che ne trat¬ 
tano. 

Per promuovere le ricerche scientifiche in America. 

La « Rockefeller Foundation » ha elargito 250 
mila dollari alla Scuola medica dell’Università 
Vanderbilt, a condizione che le autorità ammini¬ 
strative della Scuola assicurino una somma com¬ 
plementare. Questo denaro dovrà essere consu¬ 
mato nello spazio di otto anni, per ricerche scien¬ 
tifiche. 

Il « General Education Board » ha elargito alla 
biblioteca medica della stessa Università, 50 mila 
dollari, da consumare in un periodo di 4 anni. 

All’Istituto Ravaschieri. 

I Principi di Piemonte hanno visitato l’Istituto 
ortopedico Ravaschieri, fondato a Napoli nel 1900 
dalla pietà della duchessa Teresa Ravaschieri. Fu¬ 
rono ricevuti dall’Alto Commissario Baratono e 
dal Corpo sanitario al completo, con a capo il 
prof. Edoardo Salvia. S’intrattennero nei vari re¬ 
parli: di chirurgia ortopedica, kinesiterapia, idre 
terapia, elettroterapia, officina ortopedica; s’inte¬ 
ressarono alle condizioni dei piccoli ricoverati. 

Museo di anatomia patologica in Germania. 

R stato fondato nell’Ospedale municipale di 
Friedriclishain a Berlino e la direzione ne è stata 


affidala al prof. Ludwig Pick, eminente scienziato 
ed insegnante. Il museo intende giovare non solo 
alla cultura medica, ma anche alla cultura popo¬ 
lare. La perfetta installazione per le necroscopie, 
della quale dispone l’ospedale, ha consentito 
la raccolta di un materiale straordinariamente co¬ 
pioso. 

Il prof. Pick è stato invitato dalla Società Har- 
vcy eli New York a tenere una conferenza. 

11 bilancio dell’assistenza pubblica a Parigi. 

Il Consiglio municipale di Parigi ha approvato 
per il 1932 un sussidio all’Assistenza pubblica in 
321.500.000 franchi circa, di cui solo 3.500.000 
destinati ad opere caritatevoli. L'approvazione si 
è avuta dopo lunghe trattative, intercorse tra il 
direi loie del Servizio di assistenza pubblica, Louis 
Mourier, e il ministro delle assicurazioni sociali, 
impegnatosi a sostenere le spese per l’ospedalizza- 
zione degli assicurali. 

L’Unione Medica del Canada. 

Ricorrendo il 60° anniversario di fondazione del 
periodico « L'Union Medicale du Canada », ò stalo 
pubblicato un volume giubilare contenente arti¬ 
coli di eminenti medici canadesi e amici della 
Francia : ricordi storici, la necrologia di Albert 
Lassalle, valente maestro della medicina, una se¬ 
rie di memorie pregevoli. La sede del periodico è: 
rue St.-André 3705, Montreal. 

Nella stampa medica. 

Ila iniziato le pubblicazioni la « Revista Brasi- 
leira de Cirurgia », che risponde allo s\iluppo e ai 
progressi considerevoli della chirurgia nel Bra¬ 
sile. Tratto caratteristico: il periodico tende ad 
avvalorare i rapporti della chirurgia con tutte le 
altre discipline mediche; pubblicherà, al riguar¬ 
do, una serie di articoli, affidati a personalità 
di alta competenza, come Fontes per la micro¬ 
biologia, Auslregcsilo per la neurologia, Gampos 
per la psichiatria, Legòne per la medicina lega¬ 
le, ecc. 

Il primo fascicolo, in bella veste tipografica, 
contiene 5 pregevoli lavori originali, corredati di 
tavole e figure; reca anche recensioni di libri e di 
periodici, ma questa parte è debole: alle riviste 
non sono riservate che due pagine. Non manca 
una rubrica di notizie. 

Il periodico è diretto dal dott. R. Freire; la re¬ 
dazione e l’amministrazione hanno sede in Rio 
de Janeiro, rua Chile 15. 

Auguri. 

Propaganda antitubercolare. 

La « Federazione Italiana Nazionale Fascista per 
la lotta contro la tubercolosi » ha diffuso un ot¬ 
timo « decalogo » per la campagna antituberco¬ 
lare. 

Onoranze al prof. Simonini. 

Il 3 aprile, all’Università di Modena, si sono 
svolte le onoranze al gr. uff. prof. Riccardo Si¬ 
monini, in occasione del venticinquesimo anno 
del suo insegnamento di clinica pediatrica. Il ret¬ 
tore, prof. gr. uff. Colombini, ha portato l’adesio¬ 
ne del ministro dell’Educazione nazionale; hanno 
poi parlato il preside della Facoltà di medicina 
prof. Donaggio, il prof. Allaria dell’Università di 
Torino, il prefetto comm. Perez, il segretario fe- 








C.34 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 1(5] 


derale comm. Manni, ii R. commissario del Co¬ 
mune di Castelvetro, paese nativo del festeggiato, 
il prof. Spinelli per gli studenti universitari. Ha 
ringraziato commosso il prof. Simonini, al quale 
è stato offerta una medaglia d’oro. 

Nel pomeriggio ha avuto luogo un Congresso 
pediatrico regionale, presieduto per acclamazione 
dal .prof. Simonini. 

Una medaglia d’oro. 

Il Pio Istituto Santo Spirito ed Ospedali Riuniti 
di Roma in riconoscimento delle benemerenze 
acquistate dal prof. Uberto Arcangeli durante il 
suo lungo servizio negli Ospedali Riuniti di Ro¬ 
ma, ha voluto decorare l’insigne medico di una 
grande medaglia d’oro, nella circostanza del com¬ 
pimento del suo 70° anno di età, 40° di prima¬ 
riato, 35° di insegnamento clinico. Ne riportiamo 

il fac simile. 



il 77 * Al PR.OF. 

Z' VBEfcTO ARCAHGEU\ 

’M CLINICO INSIGNE \ 
2 CHE DVRANTEXLVI ANNI 
1 PRESIDENZA INTERRVEIONE 

Doperà wa agli ospedali rivniti 

DI ROMA . J 

$1N ATTESTAZIONE DEILE ALTE 5Y* 

benemerenze zj 

E DELLA GRATITVDIHE M 
DEL PIO ISTITVTO 


Per l’occasione si è costituito un Comitato d ono¬ 
re formato da clinici e patologi di varie Univer¬ 
sità italiane, nonché da primari ospitalieri ed 
alte autorità della scienza, il quale ha voluto che 
fossero raccolti e ristampati in elegante volume 
gli scritti medici scelti, del festeggiato. 

La cerimonia della consegna della medaglia e 
del volume, avrà luogo giovedì 21 aprile alle ore 
10,30 nell’Aula dell’Accademia Medica di Roma 

al Policlinico Umberto I. 

Il nostro giornale, che fu spesso onorato dei con¬ 
tributi scientifici del prof. Arcangeli, esprime al 
festeggiato il più cordiale compiacimento e fa voti 
che fa di lui opera sia ancora lungamente conser¬ 
vata alla scienza ed all’umanità. L- P- 


Crociere mediche. 

Il periodico « Bruxelles-Médical » pel 1932 orga¬ 
nizza due crociere: una alla banchisa polare ed 

una alle « isole del sole » . 

Questa seconda avrà per meta le Canarie, le Ba- 
leari, le Azorre e la Sardegna; si toccheranno an¬ 
che il Portogallo, la Spagna, il Marocco e 1 Italia 
peninsulare (Livorno); sono previste varie escur¬ 
sioni; partenza da Bordeaux, ritorno a Marsiglia; 
prezzo per la l a classe da fr. francesi 4975 m 
sopra; per la 2 a classe da fr. fr. 2335 in sopra 
(i prezzi variano con le cabine). 

Rivolgersi a « Bruxelles-Médical », Section des 
Voyages, boulevard Adolphe Max 29, Bruxelles, 

Belgio. 

Il periodico suddetto, allo scopo di dare incre¬ 
mento alle crociere da esso organizzate, si è col¬ 


legato al periodico francese « Concours Médical ». 

La nuova organizzazione comincerà a funziona¬ 
re nel prossimo anno e recherà il nome di « Cro¬ 
ciere mediche franco-belghe ». Il centro d’orga¬ 
nizzazione pratica rimarrà a Bruxelles. È in pro¬ 
gramma una prima grandiosa crociera nell’Adria¬ 
tico, a Creta ed alle isole Egee. 

Viaggio in comitiva a Parigi. 

Avrà luogo, dal 6 al 15 maggio, a cura del « Co¬ 
mitato promotore d’osservazioni mediche a Pa¬ 
rigi » e per invito dell’« Associatimi pour le dé- 
veloppement des Relations Médicales entre la 
France et les Pays amis » unitamente all’« Asso¬ 
ciatimi Générale des Médecins de France ». Prezzo 
L. 1200 da Modano a Modane; riduz. del 30% sulle 
ferrovie italiane, in occasione della Fiera cam¬ 
pionaria internazionale. Si avverte che basta il 
passaporto temporaneo per uso turistico. Le iscri¬ 
zioni si ricevono fino al 25 aprile; vanno accom¬ 
pagnate da un anticipo di L. 300. Rivolgersi al 
Comitato, via S. Gallo 17, Firenze. 

Scambio di ospitalità. 

Il segretario del P. N. F., segretario dei G. U. F., 
on. Starace, ha dato disposizioni per promuovere 
e disciplinare gli scambi di ospitalità Ira studenti 
italiani e stranieri, sia in forma isolata che per 
gruppi di studenti (cioè tra Istituti di studio). 

* * * 

L’Associazione professionale internazionale dei 
medici ha approvato un progetto del dott. .Schaeft- 
gen, perchè avvengano scambi tra figli di medici 
di diverse nazioni. Le modalità concrete verranno 
fissate in occasione del 7° convegno dell’Associa¬ 
zione, indetto a Ginevra pel prossimo settembre 
e di cui daremo ulteriori notizie. 

Morte di un filantropo. 

È morto a Madrid il sig. Ramón Pelayo, mar¬ 
chese di Valdecilla, noto per numerose opere fi¬ 
lantropiche, di alcune delle quali abbiamo dato 
notizia. Vi ha profuso molti milioni. La sua per¬ 
dita è stata considerata in Spagna come un lutto 
nazionale. 



È morto a 72 anni il prof. EDWARD KAU1- 
MANN, ordinario di anatomia patologica a Got¬ 
tinga.’ Il suo trattato di anatomia patologica spe¬ 
ciale è passato per 10 edizioni ed è stato tradotto 
in 5 lingue, compresa la lingua italiana. Egli 
stava ora allestendone una rielaborazione. Note¬ 
voli sono i suoi studi sui tumori: genesi delle 
cellule giganti dagli endoteli dei vasi, genesi delle 
cellule interstiziali ecc.; sollevarono speciale inte¬ 
resse i suoi studi sui tumori della prostata. 

A. P. 


È morto il prof. JOSEPH DENYS, dell’Università 
di Lovanio, valente batteriologo, noto per i suoi 
studi sull’immunità e sulla tubercolosi. 


Si annunzia da New York la morte del chirurgo 
EVAN O’ NEIL RANE, che nel febbraio 1921 si era 
praticato da sé un’appendicectomia e pochi mesi 
or sono si era operato di un ernia inguinale. 


[Anno XXXIX, Num. 16j 


SEZIONE PRATICA 


635 


AASSEGNA 


STAMPA MEDICA. 


Journal A. M. .4., 9 gen. — G. K. Fenn e N. G. 
Gilbert. Dolori anginoidi da somniinistraz. di di¬ 
gitale. — G. Wilson e S. B. Halden. Neuriti con¬ 
secutive a sieroterapia. 

Gioia. It. di Dermat. e Sifilol., die. — G. Chia- 
le. Pemfigo e ghiandole a secrez. ini. — M. Ar- 
tom. Sarcoidi ipodermici. — F. Bernucci. Azione 
patogena del tabacco. 

Surg., Gyn. a. Obsl., gen. — J. M. Marshall. 
Tumori dei dotti biliar. — C. F. Dixon e G. T. 
Murphy. Ascessi idiopatici primari del fegato. 

Presse Mcd., 20 gen. — M. Garnier. Utero. 

Pathologica, 15 gen. — E. Marchesini. Pielone- 
lriti da Bacterium coli. — A. Agneci. Colecistiti 
tifose. 

Jornal dos Clinicos, 30 die. — A. Cerqueiba Luz. 
Ossalorachia. 

Gl. Mcd. It., die. — L. Pontoni e B. Belli. 
Ematologia nella tbc. polm. — G. Boattini e G. 
Salarne Chelonemia. 

Sang , 1. — F. Bamaiter. Utero emolit. costituz. 
lamiliare. 

Bril. Med. Journ., 23 gen. — K. Shirley Smith. 
Simulaz. delle malattie cardiache. — R. D. Gil- 
lespie. Lavoro e neurosi. 

Arch. It. di Urol., IV. — E. Sacco. Riflesso ve- 
scico-renale. — L. Torchiana. Idronefrosi conge¬ 
nita. 

Quart. Journ. Med., gen. — P. M. Tookey Ker- 
kidge. Osservazioni quantitative sulla proteinuria 
nelle nefriti. — P. D’Arcy Hart. Reazioni cutanee 
nella tbc. — B. Schlesinger. Frequenza del polso 
durante il sonno nei bambini reumatici. 

Chir. d. Org. di Movim., die. — S. Ciaccia. Gib- 


bus da tetano. — G. Mezza cova. Esostosi sotto- 
calcaneari. — F. Rebaudi. Tbc. ossea a sede dia- 
fisaria. 

Rif. Med., 23 gen. — N. Pende. Tonicità e con¬ 
trattilità nei cuori malati. 

Studium, 1 gen. — C. Colucci. Psicologia spe¬ 
rimentale applicala. 

Revue Sud-Amér. ile Méd. et de Chir., die. — • 
.1. L. Pavia. Fotografia a colori del fondo dell’oc¬ 
chio. — A. Dias. Meteorologia clinica. 

Presse Méd., 27 gen. — A. Lumière. Immunità 
e tlocculazione. — P.-E. Morhardt. Il compito dei 
freddo in patologia. 

Zbl. /. Chir., 30 gen. — G. Lotheissen. L’ap¬ 
pendicite nel piccolo bambino. — E. Bors. Diagn. 
della tbc. renale, 

Klin. Woch., 30 gen. — 0-. Porges. Calila hy- 
pocbloraemicum. — Seifert. Ricerche sulia disso¬ 
ciazione del B. C. G. 

Spitalul, gen. — G. Bacalogh. Sindromi ema¬ 
tologiche da infezioni. 

Wien. Kl. Woch., 29 gen. — Zmjrmai. Trattam. 
della difterite. 

Med. Klinik, 29 gen. — E. Lesc.hke. Diabete e 
consumo di zucchero. — E. Hess e R. Nagel. Gli 
espettoranti. — A. Pfleinderer. Esame funz. del 
cuore. 

Bull. Méd., 30 gen. — Num. sulla sifilide. 

Paris Méd., 30 gen. — H. De Lavergue. Gli 
orientamenti della batteriologia medica. 

Presse Méd., 30 gen. — A. Netter. I ratti nella 
diffus. del tifo esantem. 

Practilioner, feb. — Discuss. sulle malattie ad¬ 
dominali. — R. O. Moon. Prognosi delle malattie 
cardiache. — G. M. Murray Levigk. Proprietà 
mediche dei vini. 


Indice alfabetico per materie. 


Angina pectoris: indicazioni e risultati 

del trattam. chirurg. .. Pag. 617 


Anofelismo senza malaria .. 

Appendicite perforata e gangrenosa: 

sieroterapia . 

Ascite: omentopessia. 

Bibliografia .. 

Cancro: biologia della cellula . • • • • 
Cardialgie: iniezioni paravertebrali di 

alcool .. 

Cardiopatie: prognosi . 

Cistifellea a fragola ... 

Coledoco-epaticoscopia . 

Colon:, dilatazione acuta. 

Donna moderna: denutrizione volon¬ 
taria . 

Elmintiasi: trattam. con tetracloroetilene 
Emorroidi: cura con le iniezioni scle¬ 
rosanti . 

Uteri: prova della galattosuria . • • • 
Liliasi biliari false: stati epato-biliari . 

Malattia scafoidea di Kohler . 

Mammella: esame radiologico nella ga- 
lattoforite . 


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623 


Mediastini te tubercolare o neoplastica ? 
Morfina per iniezione endovenosa, come 

ausilio diagnostico. 

Pellagra ed eritemi pellagrosi . • • 
Poliartrite cronica nell'infanzia . • • 

Polmoni: tumori maligni. 

Puerperio : galattoforite e sue conse 

guenze sull’allattamento .. 

Rettocele strozzato in gravidanza . • 
Salicilato di sodio: proprietà criptotos 

siche .. 

Stomaco: occlusione intermittente da 

causa meccanica .. 

Thorotrast per l’epato-splenografia . 

Trombosi : cura .. 

Tubercolosi intestinale: pneumaturia 

Tubercolosi polmon. : la febbre mestrua 

le nella — .. 


Ulcera duodenale ed ematuria .... 
Ulcera gastrica e duodenale: trattam 

con pepsina .. 

Vasellinomi : clinica ed anatomopato- 
logia . 


Pag. 597 


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Diritti ai proprietà riservati. - Non è consentita la ristampa di laveri pubblicati nel Policlinico se non in 
seguito od autorizzazione scritta dalla redazione, fi vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte. 

C. Frugoni, Red. capo. P° ZZI > res P- 


Rortia - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier. 




























(( IL POLICLINICO )> 


[Anno XXXIX, Num. 16] 


*336 


Sommari dei Numeri usciti nell’Aprile 1932 di nostri Periodici e Riviste : 


Il Numero 4 (1° Aprile 1932) della I 

Sezione Medica del “Policlinico,, 

contiene i seguenti lavori : j 

J. PLESCH — Atonia delle arterie e arterioscle¬ 

rosi. 

E. PESER1CO e — La curva emodinamica nelle arte- 
P. FRUGONI rie centrali e nelle arterie distali. 

V. SCIAI ONE e — Dermaiomi J c ite. (Osservazioni clini- 
E. ANTONIAZZI che ed anatomo-patologiche). 

D. LONGO — Intradermoreazioni specitiche e 

as H e.incile nell’echinococcosi. 

39* Prezzo del Numero L. O 

L’abbonamento pel 1932 alla sola Sezione Aledica (do¬ 
dici numeri) costa L. 5 0 per l’Italia e L. 60 per 
l’Estero. 

CUORE E CIKEOLAZIO.NL 

Periodico mensile direno dal prof. CESARE FRUGONI 

Capo Redattori : 

Prof. C. PEZZI, Milano - Prof. G. AIELDOLESI, Roma 
Il Numero 4 (Aprile 1932) contiene: 

Lavori originali : 1. - L. ALZONA : Rapporti Ira pres¬ 
sione venosa e flebogramma giugulare raccolto col 
metodo fotografico. — II. - M. CALABRESI : Extra- 
sisioli a copula periodicamente variabile ed extrasi¬ 
stoli a copula fissa di forma variabile (con 2 tav. 
fuori testo). ^ . . 

Tra le n./i:ie ed i Congressi: EB. VE1EL: La clinica 
del cuore giovanile. — 1. A. CAEIRO : Aneurisma 
dell'arteria femorale. — W. STROUND, LAPÌACE, 
RE.iSi.NGER : Eziologia, prognosi e cura della fibril¬ 
lazione auricolare. — M. POUMAILLOUX: Le teorie 
del polso alternante. . 

Noti-ie bibliografiche: P. NOBÉCOURT: Climque me¬ 
dicale de.s enfants. Affections dea organes hemopoie- 
tique® et du sang. 

Abbonamento annuo; Italia L. 40 ! Estero L- 6 0. 

Per gii accodati al “ Policlinico Italia L. «3 6 ì 
Estero L. 5 0. Un numero separato L. 6. 

LA CLINICA OSTETRICA 

Rivista mensile diretta da Paolo Gaifami 

Il Numero 4 (Aprile 1932) contiene: 

Lavori originali: M. TRETTENERO e L. GIPPERICH : 
Ricerche sulla reazione di Aschheim e Zondek fatta , 

sul coniglio. „ ., . . 

Fatti e documenti : G. LACOYARA : Considerazioni pa- 
togenetiche sopra 54 oasi di lacerazioni vaginali da 

La rubrica degli errori : E. FRONTICELLI : Cistoma 
ovarico complicante una gravidanza quinquemestre 
scambiato per gravidanza plurima poliamniotica. 

La rubrica medico-legale: E. COVA: Perizia medico- 
legale per rottura traumatica della sinfisi pubica; 

G. DELLEPIANE : Studio radiografico della sinfisi 

,nteressi ^“«tonali: E. COVA, C. DECIO, S. CAP- 
PEfyLi V iN I. L. BACIAGLI. P. VALTORTA : Per mieli» 
rare l’assistenza ostetrica. — In margine al refe¬ 
rendum. „ , ... ,, 

Problemi sociali: A. BERTINO : Le insidie alla ma¬ 
ternità. , ,, ., 

La nota storica: L’urina della gravida. 

Dalle riviste: Ostetricia: Gravidanza e influenza. — 
Eclampsia e sistema vasale. — Diagnosi radiologica 
di morte endouterina del feto. — Il significato della 
pelvimetria esterna per la diagnosi di bacino vi¬ 
ziato. (Ha qualche importanza diagnostica la coei- 
detta coniugata laterale?). — La provocazione del 
parto con la puntura delle membrane. — li parto 
con la tecnica di Potter. - Il parto nelle Primipare 
con estremo cefalico ancora mobile «opra «tietto 
superiore all’inizio del travaglio. — Ginecologia. La 
radiodiagnostica in ginecologia. — Trattamento de - 
le metrorragie ginecologuhe col rosso Con S;- . vV 
trattamento della dismenorrea. - La profiìassi del¬ 
le polmoniti postoperatorie. — Pediatria: La^Pro¬ 
tezione dell'orecchio alla nascita. — Nuovi Profu¬ 
si di tecnica nell’allattamento artificiale. — Note 
di biologia : Sulla chimica colloidale della vernice 
caseosa. — La funzione dei eurreni fetali. 

Varietà. — I libri. 

Abbonamento annuo: Italia L. 40i Estero L. 60. 

Per gli associati al « Policlinico . ; Italia L. 3bi 
Estero L. 5 0. U n numero separato L 6. _ 

-Fer abbonarsi ad una o più 


Il Numero 4 (15 Aprile 1932) della 

Sezione Chirurgica del “ Policlinico „ 

contiene i seguenti lavori : 

A. CAUCCI — La torsione degli annessi uterini nor¬ 
mali. (Sei osservazioni personali). 

V. LOZZI — Anastomosi uretero-venosa e sue conse¬ 
guenze. 

V. LOZZI — Tumori flogistici endoaddominali da cor- 

po estraneo. 

Rivista sintetica : 

G. RIZZO — Trattamento chirurgico della tubercolo¬ 
si polmonare. 

99“ Prezzo del Numero L. 6 

L'abbonamento pel 1932 alla sola Sezione Chirurgica 

(dodici numeri) costa L. 5 0 per l’Italia e L. 60 per 

l'Estero. 

IL VALSALVA 

RIVISTA MENSILE DI OTO-RINO-LARINGOJATRIA 
diretta da CUCLIELMO BILANCIONI 

Il Numero 4 (Aprile 1932) contiene : 

Rariora artis: I. - G. CHIZZOLA : Seno frontale acces¬ 
sorio o sopranumerario. — II. - G. MASSIONE: Raro 
caso di tubercolosi ostec-cartilaginea delle fosse na¬ 
sali associata a tubercolosi del palato duro e a oto- 
mastoidite specifica bilaterale. 

Raccolta di fatti : A. LASKIEWTCZ : Corpi estranei del 
seno mascellare. 

Osservazioni di clinica: I. - R. GIOACCHINI : Contri¬ 
buto allo studio dei traumatismi dei seni della fac¬ 
cia. — II. - M. FABRONI: Lo studio radiografico dei 
seni della faccia in rapporto alle alterazioni del na¬ 
so-faringe. 

Pratica ospedaliera: P. CACCIALUPI : Lesioni del se¬ 
no laterale, da otite media purulenta acuta, senza 
mast»-idite. contemporaneamente in fratello e sorella. 

Fonetica biologica: A. JELL1NEK : La Società inter¬ 
nazionale di logopedia e foniatria. Quinto Congresso 
della Società nel luglio 1932 a Budapest. 

Corrispondenze : Coltura otologica 6vedese. 

Recensioni : Indicazioni e risultati della terapia au¬ 
rica nella tubercolosi polmonare. — Deiremilarin- 
gectomia economica secondo Hautant. — Terapia 
climatologica della tubercolosi laringea. — Gli epi- 
telnani a cellule piatte dell’ipofisi (tumori di Erd- 
hein). — Considerazioni sopra un caso di tumore 
della fossa cranica anteriore in frenastenica cere- 
bropatica acromegalica con integrità dell’ipofisi. — 
Roentgenterapia del morbo di Basedow. — Ipctiroi- 
di6mc-gozzismo. — Contributo allo studio dello stro¬ 
ma linguale. — Sul comportamento delle agglutine 
e del potere fagocitarlo del siero di sangue di ani¬ 
mali tiroidectomizzati. — Funzione tiroidea e ri¬ 
cambio iodico nelle scoliosi; — Gozzo endotoracico 
con grave stenosi esofago-tracheale curato coi rag¬ 
gi X. — I piccoli segni dell’ipotiroidismo del neonato 
e del lattante. — Reumatismo articolare e tiroide. 

— Gli increti dell'ipofisi. — Sull’adiposità e caches¬ 
sia ipofisarie. — Contnputo all’anatcmia patologica 
dell’ipofisi umana. — §fruma del lobo destro tiroi¬ 
deo autonomo ed ectopjpo con inclusione di una del¬ 
le paratiroidi relative pure ectopiche, ma normali. 

— Effetti della somministrazione di ormope follico¬ 
lare sulla tiroide e surrenale. — Sulla etiologia, pa¬ 
togenesi e cura del gozzo parenchimatoso. — La 
lotta sociale contro l’endemia gozzo-cretinica. — Sul¬ 
la regolazione idrica 6 salina nell’uomo in rapporto 
al diabete insipido da trauma cranico. — Sul valore 
della reazione di Kottmann (Foto-Siero-Cromatica) 
in Clinica. — Studio del metabolismo basale nelle 
disfunzioni tiroidee da causa idrica. — Gozzo endo¬ 
toracico con grave stenosi esofago-tracheale. — Con¬ 
tributo allo studio dei tumori della ipofisi cèrebrale- 

— Stato timo-linfatico e morte rapida. — Conside¬ 
razioni su un caso di inerte improvvisa in un lat¬ 
tante con stato timolinfatico — Su due casi di pro¬ 
babile cuore da grosso timo. — Di un caso di can¬ 
cro del timo con metastasi. — Disfunzione tunica e 
rachitismo. — Sul comportamento dei corpuscoli di 
Hassal del timo in varie condizioni patologiche. 

La nota storica : La semeiotica della lingua, secondo 
il Giacomini. 

Notizie e questioni. 

Auuanameiuo annuo: Italia L. 45; Estero L. 65. 
Per gli associati al « Policlinico » : Italia L. 40* 
Estero L. 5 5. Un numero separato L. 6. 


inviare Vaglia o Chèque Bancario riscuotale in Roma 

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Roma, 25 Aprile 1932 - X 


Num. 17 


ANNO XXXIX 




“IL POLICLINICO,, 


fondato nel 1893 dai professori: 


GUIDO BACCELLI 


FRANCESCO DURANTE 



D 


Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 


SOMMARIO. 


Lavori originali: F. Oraziani: Sulla eierodiagnosi del 
cancro e eulla reazione di Botelho. 

Osservazioni cliniche: C. Coetanzi : Setticemia coliba¬ 
cillare a forma tifoide, con roseola addominale. 
Note di tecnica: L. Della Valle: Liquido modificatore 
delle fistole tubercolari. ... 

Riviste sintetiche : G. Dragoni : I riflessi di difesa. 
Sunti e rassegne: Semeiotica: Kandelaki: Splenografia 
e eplenometria. — Tisiologia: P. D’Arcy Hart : La 
specificità delle reazioni cutanee nell’uomo in rap¬ 
porto coll’infezione tubercolare. — R- Josetti : Il 
trattamento chirurgico della tubercolosi polmonare. 

— Dermatologia : A. Kaktin • Sulla vaccinoterapia 
nell’acne vulgaris. — G. B. Dowling: L'eczema. 

E. Graham-Little : 11 prurito. 

Cenni bibliografici. _ . .. 

Accademie. Società Mediche, Congressi: Società Medi- 
co-Chirurgica di Pavia. — Società, di Coltura Medica 
della Spezia e Lunigiana. — Società Medico-Chirur¬ 
gica Bellunese. — Società Italiana Fascista per gli 
Studi Scientifici sulla tubercolosi (Sezione di Roma). 

— Società Piemontese di Chirurgia. 


Appunti per il medico pratico; Dalla pratica corrente: 
M. Solito: Nevralgia essenziale del trigemino e no- 
varsenobenzolo. — Casistica e terapia : Un caso di 
kala-azar autocti no dell'adulto. — A tassia acuta di 
origine malarica. — Considerazioni sulle complican¬ 
ze della parotite epidemica. — Sull’origine tonsillare 
di alcune infezioni. — Sul trattamento profilattico 
del raffreddore. — La narcosi avertinica nel tetano. 
— Medicina scientifica: Enervazione del rene ed in¬ 
fezione renale ematogena. — La funzionalità renale 
nei lattanti sani. — La diuresi da ingestione di 
acqua. — Posta degli abbonati. — Varia : La feconda¬ 
zione artificiale. 

Politica sanitaria e giurisprudenza: G. Selvaggi : Ri¬ 
sposta ai quesiti per questioni di massima. 

Nella vita professionale : Servizi igienico-sanitari. — 
Concorsi. — Nomine, promozioni ed onorificenze. 

Notizie diverse. 

Rassegna della stampa medica. 

Indice alfabetico per materie. 



LAVORI ORIGINALI. 

Gspedale Provinciale di Zara - Sezione Chirurgica. 

Sulla sierodiagnosi del cancro e sulla rea¬ 
zione di Botelho 

per il dott. iF. Graziani, primario. 

La sierodiagnosi del cancro sorse nel con¬ 
cetto di trovare mi metodo specifico por ri¬ 
conoscere un siero-tumore per analisi di¬ 
retta senzo- l’aiuto di qualsiasi elemento cli¬ 
nico. 

Considerata da questo punto di vista e 
controllata sulla base strettamente statistica, 
la sierodiagnosi del cancro fallì al suo scopo. 

Dal punto di vista, pratico però, conside¬ 
rando la sierodiagnosi del cancro come ele¬ 
mento ausiliario della clinica, la sierodiagno¬ 
si stessa è degna di sempre nuove valutazio¬ 
ni che possono specialmente essere dedotte 
dalla investigazione metodica delle diverse rea¬ 
zioni e dai risultati ottenuti con le singole e 
con gruppi di esse, messe in raffronto e a con¬ 
valida dei risultati delle investigazioni clini¬ 
che, anatomopatologiche e istopatologiche. 


Forse per questa via sarà facilitato lo svi¬ 
luppo ulteriore dello studio sulle sieroreazio- 
ni tumorali e il perfezionamento di esse nella 
speranza di giungere alla reazione assoluta e 
specifica, cosa che non può a priori essere 
-esclusa. D’altronde lo studio metodico di que¬ 
ste reazioni ci conduce alla possibilità di giun¬ 
gere alla loro genesi permettendoci, come eb¬ 
be a dire il Prof. M. Ascoli, di comprenderne 
il significato e di risalire alla loro origine, il 
che equivarrebbe all’essenziale nel nostro caso. 

Partendo da queste considerazioni, ho volu¬ 
to sperimentare la reazione di Botelho quale 
quella che pare 'abbia minore probabilità di 
comportamento positivo di fronte a malattie 
correattive il cui siero quindi può dare tal¬ 
volta risultato positivo di fronte a‘ reazioni 
per il cancro. 

Brancati fin dal 1925 comunicava alla R. 
Accademia Medica di Roma, i risultati delle 
sue esperienze al riguardo, concludendo che la 
reazione di Botelho mostra nelle percentuali, 
una frequenza massima di positività fra tutte 
le reazioni praticate per la diagnosi del can¬ 
cro. 

A queste conclusioni giunsero altri autori. 


638 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 17] 


Veramente la reazione mejostagminica dii 
Ascoli M. e la mejostagminica precipitante di 
Izar, secondo Bozzolo e Watermann, Miche¬ 
li e Cattoretti, Kohler, Luger, Uirizio, Ro- 
semberg, Ischikawa e Nakahata, Messina, dan¬ 
no più del 70 % di esiti positivi nel cancro e 
una piccola percentuale di esiti positivi in 
assenza del cancro. Ma ad onta della sempli¬ 
ficazione apportata: al metodo da Izar, la rea¬ 
zione non è così semplice da potere essere al¬ 
la portata di tutti e in qualsiasi ambiente. 

Similmente si oppongono le difficoltà di e- 
secuzione corrente alla reazione citolitica di 
Freun d-Kam in er, lai quale peraltro ha fornito 
risultati soddisfacenti a diversi autori, qiiali 
Fichera, Lotti, Watermann e De Kromm. 

Fu visto però che il siero dei cancerosi non 
solamente non scioglie le cellule canoerigne, 
ma non scioglie egualmente le cellule di or¬ 
gani embrionali. Mentre d’altronde il siero di 
gravida è anche privo di proprietà carcinoli- 
tiche ed embriolitiche. 

Lo stesso dicasi per la reazione di Abder- 
halden con la quale si ricercano nel siero i 
fenomeni proteolitici antineoplastici e che, 
studiata specialmente dal Micheli, egualmen¬ 
te non risultò specifica. Per quanto meno com¬ 
plessa, non può ritenersi semplice, nè speci¬ 
fica secondo gli studi di Menniti, Balbi, Mes¬ 
sina, Oliverio, Frola, la enzimoreazione pro¬ 
posta da Sivori e Rebaudi, basata sulla ricerca 
di fermenti attivi sugli ultimi prodotti di 
scissione delle proteine, quale l’ultrapeptone. 

La reazione di Kahn. della flocculazione nel 
siero dei cancerosi di fronte all’oleato di so¬ 
dio, per l’albumina che trovasi diminuita nel 
siero di questi malati, si presenta positiva in 
molti altri ammalati, specie negli stati infet¬ 
tivi e nella tubercolosi e anche nella gravi¬ 
danza. 

Non hanno ancora avuto controllo suffi¬ 
ciente la reazione di 'Fuchs secondo la quale 
il siero dei cancerosi si differenzierebbe per 
la capacità di digerire la fibrina del sangue 
normale, nè quella di Gry che secondo Cer¬ 
niti e Biancalana darebbe risultati poco buo¬ 
ni, nè quella di Brossa-Bozzolo e Lombardi 
che non dà risultati costanti, ma appartiene 
solo alle reazioni di labilità colloidali. 

A fianco delle reazioni sierologiche furono 
proposte delle reazioni ematologiche, ma con 
risultati poco soddisfacenti. 

La reazione di Rock e Rauske basata sulla 
coagulazione del sangue in vitro, secondo An- 
tonioli non ha alcun valore per la diagnosi del 
cancro e risultati deficienti secondo Cioffari 
e Akkerstein, danno la reazione di Pignotti 
per la quale le emazie dei cancerosi sarebbero 


scolorate dal gruppo aldeidico dell’alcool eti¬ 
lico e la reazione di Davis sulla ricerca del- 
l’urocromogeno proveniente dalla dissoluzio¬ 
ne delle emazie cancerigne e riscontrabile nel- 
l’urina. 

La reazione sierologica di Botelho è carat¬ 
terizzata dall’intorbidamento che si verifica nel 
siero dei cancerosi in presenza di un partico¬ 
lare reagente. È stata controllata da nume¬ 
rosi autori ed è stato ritenuto eh'essa può. es¬ 
sere negativa in caso di cancro e positiva d’al¬ 
tronde in diverse condizioni fisiologiche e pa¬ 
tologiche come dimostrarono Guériin, Palmie¬ 
ri, Rivolta, Messina, Lipkni, Violato, Mae- 
stranzi. 

Però il Brancati, come dicemmo, affermò 
essere questa la reazione che presenta il mas¬ 
simo di positività fra tutte le reazioni. 

Il Wibbancheritch la presentò come speci¬ 
fica del cancro e di prezioso aiuto alla dia¬ 
gnosi precoce di esso. 

Blouquier de Clairete, A. Burgarolle pro¬ 
vando su 110 sieri, conclusero di avere avuto 
risultati ottimi. Itchik'ava e Baumj la prova¬ 
rono sul siero dei conigli cancerizzati colla 
pennellatura di catrame e affermarono di ave¬ 
re avuto risultati positivi nel 75 % dei casi 
iniziali di cancro e 100 % nei casi avanzati. 

Sul cancro debuterò Rossi la trovò posi¬ 
tiva nel 75 % dei casi e negativa nel 10 %, 
dubbia nel 15 %. Lo stesso autore eseguì la 
prova su 15 sieri di ammalati vari con depe¬ 
rimento più o meno notevole e ottènne rea¬ 
zione positiva nel 30 % dei casi. Le sue con¬ 
clusioni pertanto sono anch’eisse favorevoli al¬ 
la reazione di Botelho. 

Comunque dal complesso delle ricerche di 
questi ed altri autori risulta che mentre per 
le ricerche sierologiche in genere si può fis¬ 
sare una media di positività del 70 % nei casi 
di tumori maligni, per quella di Botelho la 
percentuale di positività si aggira sull’80 %. 

La reazione di Botelho come le altre, non 
si è dimostrata specifica per i tumori mali¬ 
gni, nè capace di svelarli precocemente. Ma 
qualcuno — Calzolari ed altri — ha osservato 
che è illogico pensare ad una precocità in 
senso assoluto, essendo quasi impossibile sve¬ 
lare una forma morbosa allo stato latente, pri¬ 
ma cioè che si siano stabilite alterazioni istio- 
gene ed umorali che caratterizzano un dato 
processo affettivo. 

Tutte le reazioni sierologiche proposte ri¬ 
spondono infatti alle modificazioni del meta¬ 
bolismo organico che il neoplasma determina 
e precisamente: la reazione di Freund-Ka- 
miner è basata sull’aumento nel siero dei ma¬ 
lati di tumori maligni, delle sostanze anti- 


[Anno XXXIX, Num. 17] 


SEZIONE PRATICA 


639 


triptiche per cui la capacità del siero stesso 
di sciogliere le cellule del tumore è attenuata 
in confronto del siero normale. La reazione 
di Ascoli è basata sull’alterazione dei rapporti 
fisico-chimici fra sostanze lipoidi e sostanze 
proteiche nel siero. La reazione di Kahn è ba¬ 
sata sulla diminuzione notevole del contenuto 
in sieroalbumima nel .sangue del malato per 
cui all’esame si riscontra un eccesso relativo 
di sieroglobulina. La reazione di Botelho è 
basata sull’alterazione della struttura delle sie- 
roglobuline nel senso di una maggiore loro 
labilità che le rende precipitabili di fronte ai 
reagenti proposti; un’accentuata labilità colloi¬ 
dale dunque con relativo aumento di fibrino¬ 
geno e di globuline di fronte alle sieroalbu- 
mine. 

Ma la reazione di Botelho, oltre ad avere 
dimostrato il massimo di percentuali di posi¬ 
tività, è quella che si presenta di più facile 
attuazione nella pratica corrente ed è quella 
perciò che più comunemente viene usata per 
un'armonica collaborazione tra clinica e labo¬ 
ratorio. 

Da questo punto di vista, pratico ho usato 
anche io tale reazione da anni. Ma poiché oggi 
mi accorgo di avere estese le mie ricerche ad 
un numero piuttosto rilevante di casi, con¬ 
trollando sistematicamente la reazione col re¬ 
perto operatorio, anatomopatologico o istopa- 
tologico; poiché inoltre vedo che altre rea¬ 
zioni non sono fino ad oggi, venute a portare 
contributi superiori 'alla Botelho nel problema 
diagnostico del cancro, così credo utile di 
pubblicare le mie constatazioni e le dedu¬ 
zioni. 

Per avere un termine di controllo ai casi 
di tumori, sui quali ho provato la reazione, 
ho aggiunto un certo numero di altre affe¬ 
zioni sulle quali ho anche provato la rea¬ 
zione stessa. 

In complesso, i casi sui quali ho sperimen¬ 
tato sono in numero di novanta. 

I tumori maligni sono sessanta, avendo vo¬ 
luto escludere tutti quegli altri casi sui quali 
ho provato pure la reazione, ma per i quali 
non ho potuto poi accertare la diagnosi o 
meno con sussidi diagnostici di controllo. 

Lo affezioni diverse sono trenta, scelte non 
a caso, ma tra due categorie: luna di affe¬ 
zioni che danno poco risentimento della eco¬ 
nomia generale e l’altra di affezioni che in¬ 
ducono veri stali discrasici equivalenti a quel¬ 
li prodotti dalle neoplasie maligne. 

Similmente per le neoplasie da segnare nel 
presente lavoro, ho scelto due categorie: l’una 
di neoplasie esterne nelle quali meno o quasi 
nullo era lo squilibrio metabolico dell’orga¬ 


nismo e l’altra di tumori interni con risenti¬ 
mento generale. 

Per la tecnica, abbiamo continuato ad usa¬ 
re quella originale del Botelho senza tener 
conto della modificazione apportata dallo stes¬ 
so autore, per la quale all’acido citrico o al¬ 
l’acido lattico è stato sostituito l’acido nitri¬ 
co. Già Roffo e Correa e altri autori hanno 
pubblicato le loro ricerche sulle varianti del¬ 
la reazione, ma noi non abbiamo voluto va¬ 
riare anche per non avere dal punto di vista 
sperimentale, risultati eventualmente discor¬ 
di dai primi. 

Ci serviamo sempre perciò di soluzione fi¬ 
siologica al 7.5 %o con la quale diluiamo per 
metà il siero di sangue prelevato dal soggetto 
a digiuno. In un tubo da saggio versiamo due 
cmc. di una soluzione di acido citrico for¬ 
mulata — acido citrico al 5 % addizionato con 

1 % di formolo — e vi aggiungiamo cmc. 0.5 
di siero diluito come sopra. Subito dopo u- 
niamo ancora cmc. 0.7 di una soluzione io¬ 
doiodurata — iodio bisublimato gr. 1, ioduro 
di potassio gr. 2, acqua distillata cmc. 210. 
— Agitando si osserva un precipitato che si 
dissolve rapidamente nel siero normale men¬ 
tre persiste nel siero dei cancerosi anche con¬ 
tinuando ad agitare. Nel caso che il siero si 
chiarifichi, si tornano ad aggiungere cmc. 0.2 
di soluzione iodoiodurata ottenendo la forma¬ 
zione di un nuovo precipitato che persiste nei 
casi di cancro e si dissolve ancora rapida¬ 
mente nei sieri normali. Nei sieri normali 
infatti per ottenere un precipitato costante oc¬ 
corre impiegare almeno 1 cmc. della soluzio¬ 
ne iodoiodurata. 

Così lavorando abbiamo ottenuto i risul¬ 
tati esposti qui appresso : 

Tumori maligni: della faccia 16 con 9 r. + 

7 —; della parotide 2 con 2 r. +; del mascel¬ 
lare 2 con 2 r. + ; della mammella 13 con 
12 r. lei-; del dorso, del mediastino, del 
triang. di Scarpa -l con 4 r. + ; del rene, della 
prostata 3 con 2 r. + e 1 —; dell’utero 9 con 

8 r. -f e 1 —; dello stomaco, dell’intestino, 
del peritoneo 7 con 7 r. + ; recidivanti in di¬ 
verse sedi 4 con 4 r. +. 

Affezioni diverse: tumori benigni esterni o 
interni 11 con 3 r. + e 8—; mola i da ti dea 

2 con Ir. + e 1 —; affezioni suppurative di¬ 
verse (pleuriche, renali, intracraniche) 5 con 

1 r. + e 4 —; t.b.c. ossifluente 2 con 1 r, + 
e 1 —; echinococco o cisti sierose al fegato 
o alla milza 4 con. Ir. + e 3 —; splenome- 
galia malarica o tubercolare 2 con 1 r. + 
e 1 —; peritoniti t.b.c. o polisierositi 4 con 

2 r. + e 2 —. 

é 

Complessivamente: tumori maligni 60 con 









640 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 17] 




49 r. + eli r. —; 82 % di positività; affe¬ 
zioni diverse 30 con 10 r. + e 20 r. ; 33 % 
di positività. 

In linea generale i risultati da noi ottenuti 
concordano con quelli della maggioranza de¬ 
gli autori. Infatti per i casi nei quali si trat¬ 
tava sicuramente di tumori maligni abbiamo 
avuto sopra un totale di sessanta reazioni, so¬ 
lamente undici reazioni negative e quaranta- 
nove positive; un percento quindi di poco più 

dell’80 %. 

Nei casi nei quali sicuramente non si trat¬ 
tava di tumori maligni abbiamo avuto su un 
totale di trenta reazioni, dieci reazioni posi¬ 
tive e venti negative; un percento quindi di 
poco più del 30 %. 

Qualche deduzione: alcuni autori hanno a- 
vuto percentuali superiori alle mie, fino ad¬ 
dirittura a parlare del 100 per 100 di positi¬ 
vità nei tumori maligni. Altri autori hanno 
avuto percentuali molto basse di positività. 

Similmente per affezioni diverse alcuni han¬ 
no avuto percentuali di positività molto su¬ 
periori al 30 % e altri molto inferiori. 

Non ho la pretesa di dire cose nuove, ma 
la discordanza è spiegabilissima e, secondo 
me, non infirma affatto il valore della rea¬ 
zione: basta studiare le cause della discor¬ 
danza. 

Alcuni autori infatti hanno studiato la rea¬ 
zione su di un numero rilevante di casi e 
spesso di casi gravi, prevalentemente di tu¬ 
mori maligni interni; altri hanno sperimenta¬ 
to su pochi casi e. prevalentemente di tumori 
esterni di lieve entità nei riguardi delle con¬ 
seguenze generali sull’organismo. Similmente 
per le affezioni diverse, alcuni hanno provato 
su molti casi di affezioni gravi, altri su un 
piccolo gruppo di affezioni più o meno ba¬ 
nali. 

Naturalmente il risultato dei diversi autori 
doveva essere discorde e talora molto discor¬ 
de, poiché bisogna sempre riportarsi al con¬ 
cetto essenziale che la reazione di Botelho 
come tutte le altre del genere, essendo una 
reazione che svela un disordine generale del 
metabolismo ha bisogno per essere positiva, 
che questo disordine esista. Fra tutte le rea¬ 
zioni del genere però è quella che, stando 
alle percentuali, svela prima delle altre e più 

delle altre tale disordine. 

Poiché però nei tumori maligni lo squili¬ 
brio umorale appare molto più precocemen¬ 
te e gravemente che in altre malattie nelle 
quali appare poco o tardi o nullo, così la 
reazione di Botelho é più propria dei tumori 
maligni che di altre malattie. 


Stando sempre perciò ai fini pratici, non 
può interessare al ricercatore che la Botelho 
sia negativa in tutti i piccoli epiteliomi e- 
sterni dove è facile la diagnosi clinica. Ma 
quando il dubbio assale l’osservatore per una 
affezione interna, è quivi che abbiamo biso¬ 
gno di un responso sicuro o quasi e qui ap¬ 
punto possiamo dire che la Botelho nella mia 
casistica come in quelle di altri, è positiva 
quasi al 100 per cento. È negativa nella mia 
come in altre statistiche, in molti epiteliomi 
esterni specie in giovani soggetti o in sogget¬ 
ti anziani senza alcun risentimento generale. 
Ma quando, anche in questi casi lievi, avviene 
una recidiva che parla quindi di un aggra¬ 
vamento della lesione iniziale e della parte¬ 
cipazione dell’organismo, allora la Botelho di¬ 
venta positiva se prima non lo era. 

Similmente possiamo dire di un caso nel 
quale un tumore della mammella maligno al 
reperto clinico e operatorio, dava la Botelho 
negativa quando le condizioni generali della 
paziente erano quasi ancora fiorenti. Ma dopo 
quattro anni, nella recidivai dava reazione po¬ 
sitiva. Così anche in un caso di cancro della 
prostata e in uno di cancro dell’utero avemmo 
reazione negativa in soggetti che capitarono 
alla nostra osservazione quasi per combina¬ 
zione. tale era il loro stato <ii benessere e nei 
quali la malignità della loro affezione per es¬ 
sere accertata ebbe bisogno dell’esame istolo¬ 
gico. Dopo l’operazione non potemmo più se¬ 
guirli. Ma io ritengo che se potessimo se¬ 
guire tutti i nostri casi diagnosticati per tu¬ 
mori maligni con Botelho negativa in un se¬ 
condo tempo in molti di essi troveremmo rea¬ 
zione positiva. 

Nei casi di recidiva e di neoplasie interne 
avemmo sempre reazione positiva anche quan¬ 
do in queste ultime, l’esame clinico era dub¬ 
bio. Ed il reperto operatorio o istologico con¬ 
fermò la reazione. Nelle affezioni diverse a- 
vemmo reazione negativa tutte le volte o qua¬ 
si, nelle quali corrispondentemente, lo stato 
generale partecipava poco o affatto all affezio¬ 
ne stessa. Avemmo invece reazione positiva 
nei casi nei quali o per suppurazione prolun¬ 
gata o per affezione concomitante grave spe¬ 
cie a carattere infettivo, l’organismo parteci¬ 
pava al processo e si trovava in uno stato di- 

scrasico. 

A parte questi casi, avemmo reazione posi¬ 
tiva in un caso di mola idatidea come fu ri¬ 
scontrato da altri, mentre in un identico caso 
avemmo reazione negativa. Similmente avem¬ 
mo reazione positiva in un echinococco epa¬ 
tico in gravidanza e il reperto deve attribuirsi 




[Anno XXXIX, Num. 17] 


SEZIONE PRATICA 


641 


N. 

progr. 

1 

2 

3 

4 

5 

6 

7 

8 
9 

10 

11 

12 

13 

14 

15 

16 

17 

18 

19 

20 
21 

22 

23 

24 

25 

26 

27 

28 

29 

30 

31 

32 

33 

34 

35 

36 

37 

38 

39 


Reazione di Rotolilo nei tumori maligni. 


Cognome - Nome - Età 


Diagnosi clinica 


Esito 

della reazione 


posit. 


negat. 


Osservazioni 


M. Maria, a. 38 . . 
M. Anna, a. 29 . . 
F. Giuseppe, a. 60 
P. Martini, a. 86 . 

B. Caterina, a. 52 
S. Stefano, a. 49 . 

K. Simeone, a. 74 

L. Gregorio, a. 47 
L. Simeone, a. 67 

C. Giacomo, a. 60 
F. Tommaso, a. 50 


Epitelioma sopraorbitario sin. 

Epitelioma tempia sin. 

Epitelioma tempia d. 

Epitelioma temporo-palpebra- 
le sin. 

Epitelioma tempia d. 
Epitelioma faccia 
Epitelioma guancia 
Cancro naso 

Id. 

Cancro labbro inferiore 
Cancro angolo d. bocca 



+ 

4- 

+ 

+ 


F. Tommaso, a. 51 


Cancro ang. d. bocca (recid.) 


+ 


K. Maria, a. 45 . • 
M. Giovanni, a. 63 
P. Joso, a. 55 . . • 
D. Matteo, a. 60 . 
D. Yasilia, a. 41 . 
R. Giuseppe, a. 60 
V. Anna, a. 56 . • 
K. Paolo, a. 75 . • 
Y. Perka, a. 42 . . 


Cancro labbroi inferiore 

Id. 

Id. 

Id. 

Cistosarcoma parotide d. 
Tumore misto parotide sin. 
Cancro mascellare sin. 

Id. 

Cancro mammella sin. 


+ 

4- 

+ 

4- 

+ 

4- 

4- 

+ 


R. Antonietta, a. 50 

B. Caterina, a. 32 
M. Anna, a. 53 . • 

L. Rosmunda, a. 52 

K. Domenica, a. 75 
P. Anna, a. 66 . • 

P. Anna, a. 68 . • 

L. Rosmunda, a. 56 

V. Perka, a. 46 . • 
V. Magda, a. 72 . 

F. Filomena, a. 74 
P. Giovanna, a. 34 

C. Maria, a. 42 . . 
K. Anna, a. 46 . . 

P. Antonietta, a. 50 
K. Anna, a. 49 . • . 
U. Giovanna, a. 85 
K. Jako, a. 18 . • 


Id. 

Cancro mammella d. - 

Cancro ulcerato mamm. sin. 

Cancro mammella sin. 

Cancro 1 mammella d. 

Cancro mammella sin. 

Cancro ascell. sin. (recid.) 

Cancro disseminalo cutaneo e 
ginocchio d. (recid.) 

Cancro ascellare sin. (recid.) 

Cancro mammella sin. 

Scirro mamm. d. 

Cancro mammella d. 

Cancro mammella sin. 

Id. 

Id. 

Cancro ascellare sin. (recid.) 
Lipocarcinoma dorso 
Sarcoma mediastino sin. 


4- 

4- 

+ 

+ 

4- 

+ 

+ 

4- 

4 - 

4- 

4- 

*4- 

4- 

4- 

4- 

4- 


Rep. operat. 

Id. 

Id. 

Id. 

Id. 

Id. 

Id. 

Id. 

Id. 

Id. 

Rep. operat.; condizioni 
generali buone 

Rep. operat.; condizioni 
generali peggiorate 

Rep. operat. 

Id. 

Id. 

Id. 

Rep. operat. e an. islol. 
Id. 

Rep. operat. 

Id. 

Rep. operat. e conferma¬ 
to dalla recidiva 

Rep. operat. e recid. 

Rep. operat. 

Id. 

Rep. operat. e recid. 
Rep. operat. 

Id. 


Rep. operat. 

Id. 

Id. 

Id. 

Rep. operai, e recid. 


Rei), operat. 


















642 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 17] 


Segue : Reazione di Botelho nei tumori maligni. 





Esito 


N. 

Cognome - Nome - Età 

Diagnosi clinica 

della reazione 

Osservazioni 

progr. 


poeit. 

negat. 

40 

R. Domenico, a. 80 . . 

Cancro dorso 

+ 


Rep. operat. 

41 

J. Maria, a. 40 . • • • 

Miosarcoma triang. Scarpa 

+ 


Rep. operat. e recid. 

42 

M. Vincenzo, a. 72 . . 

Cancro rene sin. 

+ 


Rep. operat. e istol. 

43 

M. Pietro, a. 64 ... 

Cancro prostata 

+ 


Id. 

44 

R. Martino, a. 58 . • • 

Id. 


— 

Id. 

45 

S. Maria, a. 44 ... • 

Epitelioma portio 

+ 


— 

46 

N. Anastasia, a. 48 . • 

Cancro utero 


— 

Rep. operat. e istol. 

47 

D. Paola, a. 43 ... • 

Id. 

+ 


Rep. operat. 

48 

C. Caterina, a. 50 . • 

Id. 

+ 


Id. 

49 

R. Mattea, a. 45 . • • 

Id. 

+ 


Id. 

50 

F. Simeona, a. 41 . • 

Id. 

+ 


Id. 

51 

S. Maria, a. 39 ... • 

Id. 

+ 


Id. 

52 

C. Giovanna, a. 40 . • 

Id. 

+ 


Id. 

53 

R. Gisella, a. 38 ... 

Id. 

+ 


Rep. operat. e recid. 

54 

M. Natalia, a. 39 . • • 

Cancro pilorico 

+ 


Rep. operat. 

55 

F. Maria, a. 67 ... • 

Cancro stomaco 

+ 


Id. 

56 

B. Maria, a. 48 ... • 

Cancro pilorico 

4- 


Id. 

57 

R. Natalia, a. 60 ... 

Id. 

+ 


Id. 

58 

V. Emilia, a. 65 ... 

Cancro gastro-epatico-perito- 



Rep. operat. e istol. 


neale 

+ 


59 

S. Vanda . 

Cancro ceco 

+ 


Rep. operat. 

60 

P. Fortunata, a. 52 . • 

Cancro peritoneale diffuso 

+ 


Rep. operat. e istol. 


Reazioni di Botelho in affezioni diverse. 


N. 

progr 


] 

2 

3 

4 

5 

6 

7 


9 


IO 


11 


Cognome - Nome - Età 


M. Maria, a. 34 . • 
V. Maria, a. 32 . • 
V. Cecilia, a. 38 . 
P. Lugli, a. 42 . . 

F. Lucia. 

C Vladimiro, a. 69 

I. Elvira, a. 66 . • 

M. Darinca, a. 29 . 

P. Fortunata, a. 49 

D. Maria, a. 50 . • 

| C. Marta, a. 35 . • 


Diagnosi clinica 


Esito 

della reazione 



Osservazioni 


Adenoma bilater. mamm. 

Adcnocistoma mamm. sin. 

Adenoma mamm. sin. 

Lipoma supp. emitorace sin. 

Lipoma deltoide d. 

Calcoli ureterovescicali e ade¬ 
noma prostatico 

Cistoma parovarico d. supp. 

Cistoma multiloculare paro- 
yarico d. 

Cistoma ovarico bilaterale e 
pleurite tbc. 

Voluminoso fibroma annessi 
destra 

Cistoma ovaio d. 


+ 


+ 


+ 


Rep. operat. 

Id. 

Id. 

Id. 

Id. 

Rep. operat. e istol. per 
l’aden. 

Rep. operat.; condizioni 
generali gravi 

Rep. operat. 

Rep. operat.; condizioni 
generali gravissime 

Rep. operat.; condizioni 
generali buone 

Rep. operai.; teratoma 

















[Anno XXXIX, Num. 17] 


SEZIONE PRATICA 


643 


✓ 


Segue: Reazioni di Botelho in affezioni diverse. 


N. 

progr. 

Cognome - Nome - Età 

Diagnosi clinica 

Ee 

della r 

poeit. 

ito 

eazione 

megat. 

Osservazioni 

12 

M. Maria, a. 32 ... . 

Mola idatidea 



Rep. operat. 

13 

P. Maria, a. 40 ... . 

Id. 

+ 


Id. 

14 

D. Giacomo, a. 56 . . 

Empiema pleurico d. 

+ 


Id. 

lo 1 

G. Maria, a. 5 X A . • • 

Id. 


— 

Id. 

16 

M. Antonio, a. 32 . . . 

Empiema pleurico sin. 


— 

Id. 

17 

R. Pietro, a. 21 ... . 

Pott dorsale supp. vastamente 

+ 


Rep. rad. e oper.; .con- 






dizioni gravi 

18 

V. Fustina, a. 50 . • • 

Pionefrosi sin. 









Rep. operat. 

19 

P. Zorka, a. 8 .... 

Artrite fungosa gin. sin. e 






tbc. polm. 


— 

Id. 

20 

G. Antonia, a. 21 . . . 

Echinococco feg. supp. 



Rep. operat.; condizioni 






generali gravi 

21 

L. Simeona. 

Echinococco ep. e gravidanza 

+ 


Id. 

22 

B. Maria, a. 55 ... • 

Echinococco milza 


— 

Id. 

23 

P. Natalia, a. 38 ... 

Splenomegalia malarica 


— 

Rep. operat. 

24 

I. Giuseppe . 

Splenomegalia tbc. e tbc. poi- 



Rep. oper. e istol.; con- 



inoliare 

+ 


dizioni gravi 

25 

D. Maria, a. 40 ... • 

(listi splenica soitocapsulare e 



Rep. operat. 



peritonite sierosa 



Id. 

26 

S. Mattea, a. 28 ... 

Peritonite tbc. 



Rep. operat. per la pe- 

27 

P. Danica, a. 31 ... 

Polisierosite 

+ 


ritonite 

28 

R. Giorgio, a. 29 . . • 

Peritonite tbc. 


— 

Rep. operat. 

29 

M. Antonio, a. 7 ... 

Id. 

+ 


Id. 

30 

L. Gaetano, a. 45 . • • 

Ascesso intracranico 


— 

Rep. oper.; cond. gravi 


alla gravidanza, mentre in altro echinococco 
epatico infatti la reazione fu negativa. 

Nei due casi di gravidanza molare da noi 
sperimentati, la reazione fu negativa nel sog¬ 
getto più giovane e che meno aveva sofferto, 
fu positiva nella donna di anni 40 e che aveva 
avuto ripetute notevoli emorragie a causai del¬ 
l’affezione stessa. 

Caratteristico è infine il seguente caso: 

Alla età di 49 anni, la paziente era stata vi¬ 
sitata da vari sanitari e giudicata inoperabile 
per tumore maligno degli annessi con pro¬ 
babile metastasi toracica. Forse non fu estra¬ 
nea alla diagnosi la reazione di Botelho posi¬ 
tiva, sia a noi sia agli altri chirurghi che l’ave¬ 
vano precedentemente visitata. Tuttavia per 
alcuni dati anamnestici e per quel senso d’im¬ 
pressionismo che talora prescinde da ogni ra¬ 
gionamento clinico e ch’è frutto solamente 
della pratica, io posi subito il dubbio che ad 
onta di ogni contraria apparenza, non si trat¬ 
tasse di tumore maligno, ma di formazione 
benigna con pleurite tubercolare concomitan¬ 
te. All’operazione infatti rinvenni due volu¬ 


minosi cistomi ovarici che asportai e la pa>- 
ziente guarì dall'operazione e anche in se¬ 
guito della pleurite. Stette benissimo per lun¬ 
go tempo, ma dopo tre anni si riammalò con 
una sindrome addominale che subito mi ap¬ 
parve dovuta a neoplasia maligna. La reazione 
di Botelho fu ancora positiva e il reperto ope¬ 
ratorio e istologico confermò trattarsi di un 
carcinoma peritoneale diffuso. 

Non possiamo ammettere che la Botelho 
positiva la prima volta fosse svelatrice preco¬ 
cissima del cancro, ma è certo che già tre 
anni prima in quell’organismo esistevano 
quelle condizioni di rilevante squilibrio umo¬ 
rale che sono da noi considerate come con¬ 
seguenza del cancro, mia che nessuno ancora 
può negare in modo assoluto che possano es¬ 
sere substrato preparatorio e incentivo allo 
sviluppo del canoro. 

E qui ci fermiamo per non fuorviare dalle 
nostre premesse d’indole specialmente prati¬ 
ca e per stringere le conclusioni del nostro 
contributo casistico alle seguenti proporzioni, 
dedotte dalle nostre osservazioni: 










644 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 17] 


La R. Botelho se risponde globalmente con 
una positività dell’80 % paratamente rispon¬ 
de in misura minore nei tumori maligni e- 
sterni con caratteri locali e circoscritti é in 
misura maggiore in quelli interni. 

La R. Botelho non è specifica del cancro, 
perchè risponde positivamente in malattie 
correattive che allo stato attuale delle cono¬ 
scenze, nessuna attinenza hanno col cancro. 

La R. Botelho però talora è positiva in af¬ 
fezioni che precedono o che possono prece¬ 
dere lo sviluppo del cancro. 

Questa terza nostra osservazione se appro¬ 
fondita e sostenuta da ulteriori sperimenti, 
potrebbe portare a tutto un nuovo campo di 
vedute sul problema della origine del cancro 
e della diagnosi precoce. 

RIASSUNTO. 

In 60 casi di oncomi maligni la r. di Bo¬ 
telho dette 80 % di positività; in 30 casi di al¬ 
tre affezioni dette 33 % di positività. Si è di¬ 
mostrata talvolta positiva in affezioni che pre¬ 
cedono o possono precedere lo sviluppo del 
cancro e questo rilievo è suscettibile di ulteriori 

sviluppi. 

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1928. 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Ospedale S. Giovanni in Laterano di Roma 

Sala Mazzoni 

diretta dal Prof. Paolo Alessandrini. 

Setticemia colibacillare a forma tifoide, 

con roseola addominale 

per il dott. Carlo Costanzi, 

aiuto medico degli Ospedali Riuniti. 

Il Bacterium coli (colibacillo), ospite abituale 
di alcune parti delLorganismo, può in determi¬ 
nate circostanze acquistare azione patogena sul¬ 
l’organismo stesso, determinando una serie di 
stati morbosi (colibacillosi) d’aspetto vario e di¬ 
versamente localizzati. 

Allo stato saprofitico, il colibacillo vive prin¬ 
cipalmente nell’intestino dell’uomo sano insie¬ 
me ad altri microbi, sui quali predomina. Si 
trova anche normalmente nell’uretra dell’uomo 
e della donna, nella vagina, sui genitali esterni, 
sulla cute delle regioni anale e perineale, nella 
bocca e nello stomaco, Assai discussa è la fun¬ 
zione biologica del colibacillo neH’intestino. 
Mentre è generalmente ammessa la sua impor¬ 
tanza insieme ad altri microbi nella elaborazio¬ 
ne delle sostanze alimentari, le esperienze di 
Nuttal, Thierfelder, Cohendy, Kuster e Woll- 
mann non solo negano questa importanza, ma 
stabiliscono che la digestione intestinale possa 
svolgersi meglio senza l’intervento dei microbi 
abituali. Certo è che il colibacillo partecipa con 
altri germi aerobi ed anaerobi, benché in mi¬ 
nor grado, ai processi della digestione batterica 
intestinale, determinando, oltre la fermentazio¬ 
ne degli zuccheri, la scomposizione delle pro¬ 
teine con formazione di prodotti della putrefa¬ 
zione, tossici (indolo, scatolo, fenolo, idrogeno 
solforato, ecc. ; amine) : questi per Metchnikoff 
sarebbero responsabili della senilità precoce, 
per un vero avvelenamento cronico. La possi¬ 
bilità che il colibacillo, albergato neHorgani- 
smo allo stato saprofitico acquisti azione pato¬ 
gena , è um fatto oramai concreto e indiscusso, 
ma purtroppo poco frequentemente è ricono¬ 
sciuta! in pratica la entità della sua virulenza 
nei processi morbosi, nè in genere si cerca di 
indagare sufficientemente se il colibacillo m 
questi processi ha azione primitiva oppure do¬ 
po che altri germi gli hanno preparato il ter¬ 
reno. Ad ogni modo è dimostrato che 1 azione 
patogena del colibacillo si può svolgeie in ma¬ 
niera diversa : può restare localizzata sia negli 
organi in cui esso vive normalmente sia in 
quelli nei quali penetra secondariamente fin- 





[Anno XXXIX, Num. 17] 


SEZIONE PRATICA 


645 


fezioni intestimeli, biliari, urinarie, genitali), 
oppure può essere generalizzata per il suo pas¬ 
saggio nel circolo sanguigno (setticemie), dan¬ 
do luogo a manifestazioni cliniche varie. 

Il meccanismo di produzione di queste setti¬ 
cemie è di facile interpretazione quando si pen¬ 
si che in seguito ad alterazioni anatomiche o a 
disturbi funzionali degli organi, dove ordina¬ 
riamente il colibacillo vive, si produce una esal¬ 
tazione della sua virulenza, cosicché localmen¬ 
te o emigrando in altri organi porta alla costi¬ 
tuzione di un focolaio isettico, che sarà il pun¬ 
to di partenza della successiva colibacillemia. 

Accanto alla maggioranza d'infezioni coliba¬ 
cillari di origine endogena, esistono, benché in 
piccolo numero, infezioni di origine esogena : 
sono quelle dovute al bacterium coli virulento 
penetrato nell’organismo dal resterno. Sono sta¬ 
ti descritti casi di infezione colibacillare da sal¬ 
sicce (Fischer), da ostriche (Lemoine et Sacqué- 
pée; Netter e Ribadeau-Dumas). 

Dopo questi cenni preliminari sulla patolo¬ 
gia del colibacillo, riferisco un caso clinico da 
me studiato, per illustrarlo nei particolari, di¬ 
scutendo gli argomenti che vi si connettono. 

t namnesi. B. N., di anni 40, donna di casa, 
coniugata. Padre morto a 52 anni, dopo pleurite. 
Madre morta a 73 anni per bronco-polmonite : ebbe 
due aborti e cinque figli sani. Mestruala a 14 
anni: mestruazioni sempre anticipanti e dolorose. 
Maritata da 20 anni: non aborti; ha un figlio sano. 
Nell’infanzia ha sofferto di morbillo; 13 giorni 
prima dell’ingresso in ospedale (5-10-1929) è co¬ 
minciata la malattia attuale con dolori addomi 
nali diffusi, più intensi verso il fianco sinistro, 
bruciore nella minzione, artralgie, inappetenza 
e febbre, che nei primi giorni a tipo remittente 
è poco elevata, in seguito è divenuta continua sui 
39°. Suda abbondantemente, specie durante la 
notte. Si è dimagrita. Non ha appetito. Le min¬ 
zioni sono dolorose. L’alvo, prima della malattia 
ostinatamente stitico, ora è diarroico. 

Esame obiettivo. Condizioni generali gravi. .Stato 
di nutrizione scadente. Decubito indifferente. Sen¬ 
sorio integro. Polso 96. Respiri 22. Temperatura 
39°,3. Erpete all’angolo labiale sinistro. Lingua' 
impatinata alla base, arrossala alla punta e ai 
margini; poco umida. Cute di colorito pallido. 
Sulla porzione inferiore del petto e sull’addome si 
osserva un’eruzione cutanea costituita da elementi 
eritematosi, poco rilevati, della grandezza massi¬ 
ma li una lenticchia, in buon numero, non con¬ 
fluenti. Sottocutaneo scarso, senza edema. Appa¬ 
rato linfoghiandolare normale. Muscolatura flac¬ 
cida. Scheletro a conformazione e sviluppo rego¬ 
lari. Articolazioni normali. 

Apparato respiratorio : torace scarno, regolare, 
simmetrico, bene mobile. Polmoni: scarsi rumori 
bronchiali secchi sparsi su tutto l’ambito. Appa¬ 
rato circolatorio : cuore nei limiti normali; toni 
chiari, non rinforzati; leggero rumore di soffio 
sistolico alla punta, non trasmesso all’ascella, udi¬ 
bile anche alla base. Vasi : polso radiale uguale 


ritmico', molle, dicroto. Addome: di forma e vo¬ 
lume normali. Cicatrice ombeilicale infossata- Non 
reticolo venoso. Pareti addominali flaccide. Do- 
lenzia alla palpazione profonda su tutti i qua¬ 
dranti, specie al fianco sinistro. Non tumefazioni 
abnormi. Assenza di segni di versamento peri¬ 
toneale. Fegato : limite superiore alla sesta costa, 
sulla linea emiclaveare destra; margine inferiori 
palpabile a 2 cm. sotto l’arcata costale, liscio, 
duro, non dolente. Milza : limite superiore all’ot¬ 
tava costa sull’ascellare media; il margine inferio¬ 
re si palpa a livello dell’arcata costale, molle, ta¬ 
gliente, liscio, non dolente. 

Apparato genitale: nulla di notevole. Apparato 
urinario : regioni lombari di forma normale. A li¬ 
vello del fianco sinistro si palpa, durante le pro¬ 
fonde inspirazioni, una tumefazione rotondeg¬ 
giante, del volume di un pugno, a superficie li¬ 
scia, poco dolente, che si può trattenere sotto le 
dita durante l'espirazioni, nettamente ballottabile. 
Sistema nervoso : nulla di notevole. 

Ricerche di laboratorio. — Esame delle urine: 
presenza di albumina in quantità non dosabile. 
Sedimento al microscopio: numerosi leucociti in 
gran parte disfatti e aggruppati. Rare emazie. Cel¬ 
lule di sfaldamento piccole, ovoidali. Non cilin¬ 
dri. Abbondanti germi a forma di bastoncello, 
mobili. Esame del sangue: leucociti 5000. Formu¬ 
la leucocitaria: polinucleati neutrofili 66%, eosi- 
nofili e basofili assenti, linfociti 20%, monociti 
14%. Sierodiagnosi di Widal: negativa per tifo, 
paratifi e melitense. R. Wassermann sul sangue 
negativa. Emocoltura: il brodo è uniformemente 
intorbidalo ed acquista odore fecaloide; l’esame 
diretto di esso dimostra la presenza di bacilli 
corti, poco mobili. Seminando il brodo su piastra 
con agar laltosato e tornasolato (terreno di DrL 
galscki-Conradi) si ha lo sviluppo di colonie di 
colorilo rossastro. Si procede quindi all’identifica- 
zione del colibacillo con esito positivo, avendosi 
coagulazione del latte nel quale è seminato il ger¬ 
me in precedenza isolato. 

Esame cistoscopico: vescica bene continente. 
Mucosa vescicale scarsamente arrossata, senza ul¬ 
cerazioni. Sbocchi ureterali normali: da quello 
sinistro fuoriesce urina torbida. L’eliminazione 
deH’indaco-carminio, introdotto per via endoveno¬ 
sa, avviene dopo cinque minuti bilateralmente. 
Gol cateterismo degli ureteri si raccoglie a destra 
urina normale; a sinistra urina torbida, il cui 
esame diretto dimostra presenza di pus, assenza 
di bacilli di Koch e l’esame culturale permette 
l’isolamento del bacterium coli. 

Radiografia delle regioni lombari: rene sinistro 
di volume aumentato, e situato più in basso. As¬ 
senza di ombre da calcoli. 

Pielografia sinistra: inginocchiamento dell’estre¬ 
mità superiore dell’uretere. Bacinetto aumentato 
di volume. 

Decorso della malattia: la febbre si mantiene 
elevata a tipo leggermente remittente: più volte 
nella stessa giornata la p. ha brivido. Durante tale 
periodo l’eruzione di roseola si rinnova, sempre 
limitata alla cute dell’addome c delle porzioni in¬ 
feriori del petto. Dopo sei giorni di permanenza 
in ospedale (19 giorni di malattia) si inizia la 
cura con aulovaccino colibacillare preparato co! 
microbio isolato dal sangue: le reazioni vaccinali 
sono sempre discrete. Al 28° giorno di malattia, 
la febbre, dopo progressiva diminuzione, cessa 
completamente. 




646 


« IL POLICLINICO » 


L’esame dell’inferma all’ingresso in ospeda¬ 
le, per il decorso della temperatura, il dicroti¬ 
smo del polso, la bradicardia relativa, la leu- 
copenia, i caratteri della lingua, la presenza di 
tumore di milza e l’eruzione cutanea roseolica, 
doveva indirizzarci verso la possibilità di una 
affezione tifosa : senonchè i sudori specialmen¬ 
te notturni ed i brividi, di cui si lamentava la 
paziente, resistenza di erpete labiale e di qual¬ 
che segno obbiettivo di alterazione dell’appa¬ 
rato urinario sinistro, ci lasciavano in dubbio 
sulla vera etiologia dell’affezione. 

Data l’incertezza dell’interpretazione del 
quadro clinico, bisognava dare massimo svi¬ 
luppo alle ricerche di laboratorio per avere il 
maggior numero possibile di dati positivi per 
l’orientamento del quesito diagnostico. Ed in¬ 
fatti in base agli esami di sangue, alle ricerche 
sull’apparato urinario, in connessione con il 
reperto clinico, abbiamo potuto formulare la 
diagnosi di : « setticemia coli bacii lare a forma 
tifoide, con pielite sinistra ». 

Per il meccanismo patogenetico del quadro 
clinico sopra descritto, dobbiamo ammettere la 
coesistenza di due entità morbose intimamente 
legate tra loro, perchè prodotte dallo stesso 
agente patogeno: il bacterium coli. Sorge ora 
un quesito : la pielite sinistra è stata la causa 
della setticemia colibacillare, oppure questa, 
insorta per prima, ha determinato la localizza¬ 
zione secondaria, sulla pelvi del bacterium coli 
o infine tutti e due i processi si sono iniziati 
contemporaneamente? I dati anamnestici, per 
il dolore al fianco sinistro nei primi giorni di 
malattia e per la febbre a tipo remittente al¬ 
l’inizio, continua ed elevata in seguito, ci por¬ 
tano ad ammettere con ogni probabilità la pri¬ 
ma sequela morbosa. Vedremo del resto come 
sia frequente l’origine urinaria della settice¬ 
mia colibacillare. Ma per quale causa e con 
quale meccanismo il colibacillo ha potuto de¬ 
terminare nella nostra paziente la pielite sini¬ 
stra? Sappiamo che per lungo tempo in pato¬ 
logia renale ha dominato il concetto che le 
pieliti e le pielonefriti fossero sempre dovute 
a un’infezione ascendente, propagata dall’ure¬ 
tra, alla vescica, aH’uretere e al rene; e quan¬ 
do tale tesi sembrava ormai del tutto tramon¬ 
tata, se ne è fatto sostenitore accanito Siitter, 
nella sua Relazione al terzo Congresso della 
Società Internazionale d’Urologia a Berlino 
(1914), cercando di spiegare la predisposizione 
del sesso femminile alla pielonefrite colla bre¬ 
vità dell’uretra, per cui più facile sarebbe l’in¬ 
vasione della vescica da parte del colibacillo, 
che pullula sulla regione ano-vulvare: si avreb¬ 
be così l’infezione ascendente dell’uretere e del¬ 


Anno XXXIX, Num. 17 

la pelvi. Orbene è chiaro che questo meccani¬ 
smo, escluse le infezioni per cateterismo, può 
avere importanza solo in quei casi nei quali 
si ha ristagno di urina nella vescica e seconda¬ 
riamente negli ureteri, per distensione pro¬ 
gressiva degli sbocchi di questi condotti e in¬ 
sufficienza della muscolatura della loro parete. 
È possibile, invece, nella cistite l’infezione 
ascendente, non attraverso il lume ureterale, 
ma lungo i vasi linfatici periureterali, con tra¬ 
sporto dei germi dalla vescica aU’interno del 
bacinetto od anche nel parenchima renale 
(Barlocco). D’altra parte isi deve ritenere una 
rara eventualità la migrazione dei germi attra¬ 
verso i linfatici, che, secondo la dimostrazio¬ 
ne fatta da Franke, connettono l’intestino cras¬ 
so al rene; mentre è più comprensibile l’infe¬ 
zione diretta per contiguità daU’intestino o 
da altri organi vicini alle vie urinarie. Ma non 
c'è dubbio che la maggioranza delle infezioni 
delle vie urinarie avvengano per via discenden¬ 
te o ematogena : numerose ne sono state le di¬ 
mostrazioni anatomiche, cliniche e sperimenta¬ 
li, per cui questo concetto si può dire oggi uni¬ 
versalmente accettato in patologia renale. Si 
sa infatti che i germi, da- qualunque punto 
deH organismo penetrino nel torrente circola¬ 
torio, vengono per via ematica trasportati al 
rene ed eliminati coll’urina. 

Questa batteriuria non produce sempre al¬ 
terazioni dei reni e delle vie urinarie : perchè i 
germi si localizzino lungo le vie attraversate, 
occorre, oltre alla loro virulenza, uno stato di 
predisposizione degli organi. Così la pelvi re¬ 
nale, data la sua scarsa capacità e il lavaggio 
continuo delle pareti per il rapido svuotamen¬ 
to dell’urina, si trova ordinariamente protetta 
contro l’attecchimento dei germi patogeni eli¬ 
minati per il rene; se invece si modifica qual¬ 
cuna delle condizioni normali di difesa, viene 
a crearsi il terreno favorevole per la localizza¬ 
zione dei germi. Da ciò l’importanza delle cau¬ 
se predisponenti (calcoli, gravidanza, ptosi re¬ 
nale, stenosi ureterali, ecc.) allo sviluppo delle 
flogosi delle vie urinarie. Nel caso da noi illu¬ 
strato si deve attribuire importanza alla ptosi 
renale sinistra, con inginocchiamento dell’ure¬ 
tere, che, ostacolando il normale deflusso del- 
l’urina, ha creato la predisposizione per lo sta¬ 
bilirsi della- pielite sinistra. 

Che questa affezione sia stata prodotta nel¬ 
la nostra p. dal bacterium coli, per quanto si 
può desumere dalla positività dell’esame batte¬ 
riologico dell’urina cateterizzata e maggior¬ 
mente da quello del sangue, non può destare 
meraviglia essendo riconosciuto detto germe 
come causa determinante della maggioranza 


[Anno XXXIX, Num. 17) 


SEZIONE PRATICA 


647 


delle pieliti : cioè nel 90 % dei casi (Renault,* 
Widal et Benard). Solamente la statistica di 
Brunnich che ha studiato la flora batterica 
delle pieliti in Australia, non è concorde colle 
constatazioni fatte dagli altri AA. : egli infatti 
su 70 campioni d’urina ha trovato 20 volte il 
colibacillo, in 16 casi il bacillo lattico e 7 volte 
il bacillus lactis aerogenes. Ma in verità il coli¬ 
bacillo, trasportato al rene colla corrente san¬ 
guigna, sembra che abbia un attitudine parti¬ 
colare ad attraversare l’organo senza lederlo 
gravemente, mentre si localizza facilmente sul 
bacinetto (fenomeno di tropismo?). D’altra 
parte è ormai sufficientemente dimostrato che 
il punto di partenza delle pieliti discendenti 
è in genere un disturbo intestinale: e non oc¬ 
corre che vi sia una malattia grave dell’intesti¬ 
no (Jakob), ma basta una semplice crisi di 
diarrea oppure, come avviene più frequente¬ 
mente, la stitichezza cronica, perchè il coli¬ 
bacillo passando nel circolo sanguigno vada 
secondariamente nelle vie urinarie (Brewer; 
Cabot). Ileitz-Boyer, assertore di questa inti¬ 
ma connessione patologica ha riunito in un 
unico quadro clinico, denominato sindrome 
entero-renale, i disturbi intestinali e le flogosi 
consecutive delle vie urinarie. Posner d’altra 
parte è riuscito a dare la dimostrazione speri¬ 
mentale di tali fatti sia isolando il bacterium 
coli dal sangue di animali ai quali era stato oc¬ 
cluso l’orifizio anale, sia mettendo in evidenza 
la coli-bacilluria e cilindruria in altri animali 
sottoposti a somministrazione prolungata di 
oppio e di tannalbina. 

È bene ricordare che nella colibacillemia di 
origine intestinale, l’eliminazione del bacte¬ 
rium coli avviene non soltanto per le vie uri¬ 
narie, ma per le vie biliari, cagionando pro¬ 
cessi flogistici e costituendo per Desgeorges 
la causa abituale della colelitiasi (sindrome en- 
tero-epatica), ed anche per le vie polmonari, 
dando luogo, per Andreoli, a processi polmo¬ 
nari infettivi (sindrome entero-polmonare). 

In conseguenza delle concezioni esposte, ri¬ 
portandoci al caso concreto da noi studiato, 
possiamo affermare che, esistendo nella pazien¬ 
te la stitichezza cronica, il colibacillo dall’in¬ 
testino ha potuto invadere il circolo sangui¬ 
gno, determinando una batteriuria ben tollera¬ 
ta per vario tempo; finché, sopraggiunta la 
causa predisponente de] ristagno d’urina nella 
pelvi sinistra, a cagione della ptosi renale ed 
inginocchiamento dell’uretere, ha dato origine 
alle lesioni infiammatorie delle vie urinarie 
colle manifestazioni cliniche riferite. Resta 
ora da considerare più profondamente la pato¬ 
genesi della setticemia colibacillare dimostrata 
batteriologicamente nella nostra p. Come ab¬ 


biamo già accennalo, benché non possa esclu¬ 
dersi 1 insorgenza primitiva (origine intestina¬ 
le) della sepsi colibacillare, con secondaria infe¬ 
zione delle vie urinarie, tuttavia nel caso in 
esame, per il decorso dei fenomeni clinici, sia¬ 
mo propensi ad ammettere che la malattia ab¬ 
bia avuto inizio con la localizzazione nel baci¬ 
netto renale sinistro della preesistente coliba- 
cilluria cronica: costituitosi così il focolaio 
settico, si è avuto immissione in circolo di co¬ 
libacilli tanto virulenti da dare origine alla 
sepsi. Del resto casi di setticemia colibacillare, 
aventi origine da infezioni delle vie urinarie, 
sono stati descritti da altri AA. : Krencker e 
Lenhartz, un caso da pielite; Jakob, uno da 
pielonefrite; inoltre Panton e Tidy un caso, 
Brion, 4 casi, tFejes 2 casi, tutti da cistopielone- 
frite; ecc. Il quadro clinico della sepsi coliba¬ 
cillare può assumere aspetto vario: tuttavia gli 
AA. mettono in rilievo la costanza di brividi 
ripetuti nella stessa giornata e la frequenza 
dell’erpete labiale. 

Talvolta lo stato setticemico può avere, co¬ 
me nella nostra p., decorso simile alla febbre 
tifoide. Lemierre e Brodin ne hanno riferito un 
caso durato più di tre settimane; Wiens un 
caso durato più di 15 giorni; Buxton un altro 
a forma di typhus levis guarito in 12 giorni. 
Schottmiiller afferma di avere osservato nume¬ 
rosi casi di setticemia colibacillare con curva 
termica simile a quella del tifo; tuttavia in nes¬ 
sun caso ha riscontrato la roseola: perciò egli 
pensa che il colibacillo non produce malattie 
tifose con sede nell’apparecchio linfatico inte¬ 
stinale. Sotto questo riguardo il caso da noi il¬ 
lustralo è interessante, perchè non sembra 
confermare il concetto ammesso dal prece¬ 
dente A. : credo quindi opportuno di esprime¬ 
re qualche chiarimento. Schottmiiller per spie¬ 
gare la localizzazione quasi esclusiva della ro¬ 
seola tifosa sulla cute del petto e dell’addome, 
nega l’opinione ammessa in passato della lo¬ 
calizzazione cutanea dei bacilli del tifo per via 
sanguigna, e, basandosi sulle ricerche istologi¬ 
che di Fraenkel, il quale ha riscontrato i bacil¬ 
li solo nei canalicoli linfatici cutanei, mai nei 
capillari sanguigni, ammette che l’invasione 
avvenga per via linfatica. E più precisamente 
egli sostiene che il tifo addominale sia una ma¬ 
lattia del sistema linfatico, con prevalenza del¬ 
la sezione addominale, cosicché la localizzazio¬ 
ne primitiva dei germi avviene nell’apparato 
linfatico dell’intestino e del mesentere: suc¬ 
cessivamente la loro diffusione si ha in senso 
centripeto verso il sangue e in senso centrifu¬ 
go, per via linfatica retrograda, fino a rag¬ 
giungere le diramazioni dei canalicoli linfati¬ 
ci della cute dell’addome, provocandovi la for- 



048 


<C IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 17] 


inazione di roseole. Partendo da questa idea 
patog-enetica l’Autore stabilisce un limite del 
valore clinico della roseola addominale, facen¬ 
done un segno tipico ed esclusivo della loca¬ 
lizzazione dei germi del gruppo tifo-coli sul¬ 
l’apparato linfatico addominale, e nega la pos¬ 
sibilità di eruzione roseolica sull’addome, 
quando detti germi producano stali setticemi¬ 
ci. È evidente come, nonostante la personalità 
dell’A., tale affermazione sia troppo assoluta; e 
per questo sono state mosse da più parti criti¬ 
che fondate su di un dato di fatto bene accer¬ 
tato : cioè la precedenza della bacillemia ti¬ 
fosa alla comparsa della roseola addominale. 
Credo che a tale riguardo occorra modificare 
il concetto del meccanismo della localizzazio¬ 
ne della roseola tifosa sui segmenti cutanei 
torà co-addominali, mettendo in campo l’inter¬ 
vento del sistema neurovegetativo per mezzo 
di riflessi viscero-cutanei. Infatti è compren¬ 
sibile che dall’intestino malato o altro viscere 
addominale (fegato, pancreas, rene) possano 
partire eccitamenti, i quali, attraverso il si¬ 
stema simpatico (plesso solare, nervi splan¬ 
cnici), vanno ai gruppi cellulari del midollo 
toracico (tratto intermedio laterale di Clarke) 
e da qui si riflettono sui metameri cutanei 
corrispondenti, determinandovi disturbi vaso¬ 
motori o altri, che facilitano la localizzazio¬ 
ne dei bacilli del tifo circolanti nel sangue. 
In tal modo bene si comprende come la com¬ 
parsa della roseola avvenga quando la bacil¬ 
lemia tifosa è già costituita e quando le lesioni 
linfatiche intestinali sono in piena evoluzione 
anatomica. Il meccanismo di produzione del¬ 
la roseola nel nostro caso di setticemia coli- 
bacillare può riportarsi a quest’ultima conce¬ 
zione, ammettendo .che il riflesso viscero-cu- 
taneo può essere partito dairiapparato urinario 
sinistro leso. Ci è noto infatti che questo ap¬ 
parato, come l’intestino, riceve l’innervazio¬ 
ne simpatica dal plesso solare. Ad ogni modo, 
pure accettando il concetto di Schottmiiller, 
la patogenesi della roseola addominale a tipo 
tifoso, riscontrata nel caso nostro, non è in 
contraddizione con le idee propugnate dall’À. 
anzi trova la sua spiegazione nell’esistenza del 
focolaio pielitico sinistro colla possibilità del¬ 
la localizzazione del bacterium coli virulento 
su di un tratto del sistema linfatico addomi¬ 
nale. 

RIASSUNTO. 

L’A., illustrando un caso clinico da lui stu¬ 
diato, riferisce i concetti attuali sulla patologia 
della colibacillosi, e prendendo in esame la 
roseola addominale presentata dal caso illu¬ 
strato, ne discute il meccanismo patogeneti- 


co, mettendo in rilievo l’importanza da attri¬ 
buire al sistema neuro-vegetativo nella localiz¬ 
zazione della roseola a tipo tifoso sulla cute del 
torace e dell’addome, per mezzo di riflessi vi¬ 
scero-cutanei. 

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[Anno XXXIX, Num. 17] 


SEZIONE PRATICA 


649 


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Wert der histologischen roseolauntersuchung 
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Mingazzini. Le pielonefriti in genere. IV Congresso 
di urologia, 1925. Riforma Medica, n. 50, 1925. 

NOTE DI TECNICA. 

Liquido modificatore delle fistole tuber- 
colari. 

Prof. Luigi Della Valle, 

Primario Chirurgo Pediatra all’Ospedale 
Duchessa di Galliera in Genova. 

È ben nota Fazione della miscela, di clori- 
drato di chinino e iodoformio a parti uguali, 
già proposta dal Marx di Lubecca (XXI Congr. 
Soc. Ted. di Chinurgia, 1902), al fine di di¬ 
struggere le granulazioni tubercolari; il che. 
mentre è di facile attuazione per le granula¬ 
zioni superficiali, affioranti dalle boccucce fi¬ 
stolose o per fistole di breve tragitto, diventa 
problema assai più arduo ove occorra dominare 
tragitti a decorso lungo, anfrattuoso, irrego¬ 
lare. Poiché se è possibile, distrutta la prima 
porzione di granulazioni, procedere poi in se¬ 
condo tempo a nettare una zona immediata¬ 
mente posteriore, questa manovra non è più 
fattibile appena il dotto fistoloso si perda; in un 
meandro più profondo e con direzione non defi¬ 
nibile. Nella parte casuistica di tubercolosi chi¬ 
rurgica che da anni sto trattando, sempre mi 
ha appassionato la ricerca del come attuare 
una tale completa medicazione, così da po¬ 
ter riuscire, — nettando tutto il tragitto fi¬ 
stoloso mediante l’azione della polvere chini- 
no-jodoformio, — a dominare il focolaio tu¬ 
bercolare. A tale uopo mi rivolsi al clorofor¬ 
mio come al veicolo che mi portasse in pro¬ 
fondila e rapidamente la miscela chinino-jo- 
doformiio. Difatti essendo nota la solubilità 
del chinino in cloroformio (57:100 p. di clo¬ 
roformio, Pettenkoffer) mentre tale solubili¬ 
tà è nulla per l’etere, ed essendo ugualmente 
nota la solubilità dell’jodoformio nel clorofor¬ 
mio (1:14 p.) ritenni esperimentare il cloro- 


1 ormio d^le veicolo per raggiungere Io scopo. 
1 risultali sono ormai numerosi e felici. 

La formula che io adopero è la seguente: 
Cloroformio grammi 100, Cloridrato di chinino 
grammi 10. Sciogli ed aggiungi : .Iodoformio 
grammi 10. In boccetta colorata sterile a tap¬ 
po smerigliato. Agita fortemente prima del¬ 
l’uso. 

Il meccanismo di azione è quello dell’etere 
che trasporta l’jodoformio; qui il cloroformio 
li asporta iodoformio e chinino, ed evaporan¬ 
do assai rapidamente al calore del corpo, dc- 
/]X)sita su tutta la superficie di granulazione, 
anche la più ascosa, i due elementi perchè vi 
compiano la loro azione ben nota. La tecnica 
è semplicissima : ben disinfettata la boccuccia 
listolosa con tintura jodica vi immetto me¬ 
diante una siringa.- di vetro previamente, steri- 
lizzata circa 5-10 cc. di detto liquido che chia¬ 
meremo modificatore. La quantità del liqui¬ 
do è naturalmente proporzionata airestensione 
della fistola. Dopo di che occludo temporanea¬ 
mente per pochi minuti lapertura con un ba¬ 
tuffolo di cotone sterile, perchè il cloroformio 
possa più facilmente penetrare in profondità 
e quivi permanga. Tolto il tampone appare 
già quasi subito un gemizio di pus asportato 
dal clorotormio, mentre la pelle attorno rea¬ 
gisce con un più o meno esteso alone di ar¬ 
rossamento. Faccio seguire un impacco di so¬ 
luzione di allume acetico al 3 % a scopo an¬ 
tiflogistico. Il giorno dopo si osserva un ab¬ 
bondante scolo giallo-bruno rossastro, dovu¬ 
to ad abbondante distruzione cancrenosa-e- 
morragica delle granulazioni tubercolari, men¬ 
tre Io alone di reazione infiammatoria descrit¬ 
to il giorno dianzi è pressoché scomparso. 
Per circa altri cinque giorni faccio semplici 
impacchi di allume acetico, dopo di che rin¬ 
novo altra iniezione endofistolosa di liquido, e 
così per altri periodi di cinque in cinque giorni, 
osservando ogni voltai una sempre più mar¬ 
cata diminuzione di secrezione che va di pari 
passo con una maggiore nettezza del tragitto 
fistoloso. 

Nelle secrezioni oltre il tessuto di sfacimen¬ 
to necrotico e pus osservai taluna volta pur 
asportati piccoli sequestri ossei. Generalmente 
mi occorsero da 3 a 6 applicazioni per ottene¬ 
re il risultato desiderato; ma ciò, ben si capi¬ 
sce, sta in rapporto alla entità della superfi¬ 
cie su cui si deve agire. 

Lirca la tolleranza del rimedio esso non dà 
reazioni eccessive tanto che mai ebbi ad os¬ 
servare inconveniente alcuno, ed il dolore che 
provoca è passeggero subentrando anzi presto 
l’azione analgesica. 



650 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 17] 


Ritengo pertanto che la soluzione in cloro¬ 
formio di muriato di chinino e di jodoformio 
colla formula da me proposta e largamente 
sperimentata con costante vantaggio riesca, 
con una pratica di cui è facile la dosatura, a 
soddisfare completamente al compito segna¬ 
lato dal Marx, di distruggere cioè tutte le gra¬ 
nulazioni tubercolari anche e specialmente nel¬ 
le tortuose anfrattuosi di fistole altrimenti 
non dominabili. Ritengo egualmente superfluo 
l’osservare che con ciò non si ha preventiva¬ 
mente la pretesai di voler guarire senz’altro 
il processo specifico causale della fistola stes¬ 
sa, — ciò che per altro con l’eliminazione 
spontanea di sequestri in certi determinati casi 

10 ottenni, come pure in casi di ascessi freddi 
o di adeniti fuse fistolizziate, — ma di aspor¬ 
tare tessuto di granulazione da cui gemono i 
prodotti del -ricambio materiale dei germi spe¬ 
cifici e permettere in secondo tempo quella 
classica medicazione jodoformica (tintura di 
Esmarch) che potrà più direttamente porta¬ 
re la sua azione elettiva sulla lesione tuber¬ 
colare. E mi fu possibile così osservare che, 
mentre quest’ultimo trattamento pur seguito 
per lunghi mesi mi dava scarsi o lentissimi 
vantaggi, se invece applicato a completa toe¬ 
letta della fistola rapidamente migliorava o 
portava a guarigione il focolaio stesso inizia¬ 
le bacillare. 

Tale trattamento, — da me già proposto 
nella tornata del 31 marzo 1922 del Congresso 
Sanitario dell’Ospedale Duchessa di Galliera, 
e che contai pertanto già una pratica decen¬ 
nale, — io ritengo debba essere divulgato con 
i benefici risultati suesposti, sempre però ove 

11 caso clinico ne offra una precisa indicazio¬ 
ne, nè si trascuri tutto il complesso classico 
della terapia speciale di cui esso ha solo la pre¬ 
tesa di essere un efficace coadiutore. Per il che 
mi riferisco jad altri miei lavori isull’argo- 
mento. 

Ritengo infine aitile ancora una osservazio¬ 
ne, e che cioè la formula suesposta non sem¬ 
pre viene messa in opera ugualmente ed accu¬ 
ratamente bene da tutte le farmacie, e pertan¬ 
to ove essa non venga eseguita con esattezza 
può anche non rispondere all’ufficio voluto. 

RIASSUNTO. 

L’A. presenta ed illustra una sua formula 
basata salivazione del chinino e dell’jodoformio 
per distruggere le granulazioni tubercolari del¬ 
le fistole specifiche e permettendo in secondo 
tempo la classica medicazione jodoformica 
con tintura di Esmarch. La sua decennale 
esperienza clinica conforta la bontà del me¬ 
todo. 


RIVISTE SINTETICHE 

I riflessi di difesa. 

Le nozioni su i riflessi di difesa hanno il 
loro punto di origine nelle esperienze fatte 
nel 1784 da Prochaska, ripetute e confermate 
successivamente da altri fisiologi, da Brown- 
Sequard, Sciff, Yulpian, Marshall-Hall Muller. 

lina rana alla quale sia stato sezionato il 
midollo spinale, ritira bruscamente la zampa 
flettendo le varie sezioni dell’arto l una sull’al¬ 
tra, se se ne punge l’estremità. 

Questo movimento è la riproduzione esatta 
di quello che si verifica in seguito alla me¬ 
desima eccitazione in una rana a midollo spi¬ 
nale intatto e che cerca di districarsi dall’ingiu¬ 
ria esterna, di difendersi. 

Il fenomeno pertanto fu detto riflesso di di¬ 
fesa. j 

Si tentò di adoperarlo in clinica ma fu su¬ 
bito abbandonato perchè sopraffatto dai ri¬ 
flessi tendinei più facilmente rilevabili e di 
significato semeiologico più evidente. 

La possibilità di sfruttare il riflesso di di¬ 
fesa a scopi diagnostici fu rimessa all’ordine 
del giorno al principio di questo secolo da 
Schiaeffer, da Yan Gehuchten, Babinski e Jar- 
kowski, Pierre Marie e Foix, Froment, Clau¬ 
de, Head e Riddoch, Bernheim, Yelitch ed 
altri. 

Latenti allo stato normale i riflessi di difesa 
si esaltano e diventano apparenti in tutti gli 
stati patologici nei quali sono compromesse le 
vie motorie cerebro-spinali. 

Si possono provocare in tutti e quattro gli 
arti ma sono più frequenti e più marcati agli 
arti inferiori. 

Agli arti inferiori il riflesso di difesa può 
assumere tre forme: accorciamento, allunga¬ 
mento, allungamento crociato. 

Il più frequente ed il più importante è il 
riflesso di accorciamento, che nella sua for¬ 
ma più semplice consiste essenzialmente in un 
movimento di triplice ritirata del piede sulla 
gamba, della gamba sulla coscia, della coscia 
sul bacino. 

Il riflesso -può essere provocato da eccitazio¬ 
ni superficiali e profonde. 

Come eccitazioni superficiali si adoperano 
la puntura, il pizzico, l’applicazione di oggetti 
freddi. 

L’eccitazione profonda .si pratica con la pres¬ 
sione del tendine di Achille (Schaeffer), la 
pressione energica sul polpaccio (Gordon), la 
frizione della faccia anteriore della tibia (Op¬ 
penheim), la pressione trasversale del tarso, o 
la flessione forzata passiva delle dita del pie¬ 
de (P. Marie e Foix). 

Il raccorciarci ento dell’arto varia nella sua 
forma nei diversi malati e secondo il punto 
eccitato. Talvolta si ha un po’ d’adduzione o 
dì abduzione. Ordinariamente si ha estensione 
degli alluci che è più marcata quando l’ecci¬ 
tazione è fatta sulle parti distali dell’arto. 


[Anno XXXIX, Num. 17] 


SEZIONE PRATICA 


651 


Le parti che bisogna eccilare per ottenere il 
riflesso di difesa di accorciamento si trovano 
dall’estremità dell’arto fino ai due terzi in¬ 
feriori della coscia in avanti e fino alla re¬ 
gione glutea posteriormente. 

Comunque bisogna tener presente che la ri¬ 
tirata dell’arto con flessione dorsale del piede 
provocata da un’eccitazione plantare può es¬ 
sere considerata come un riflesso di difesa 
normale. Il riflesso patologico si distingue per 
l’estensione della zona la cui eccitazione do¬ 
lorosa provoca il movimento di ritirata;, per 
l’intensità della reazione muscolare, per il suo 
carattere sostenuto, per la sua tendenza alla 
diffusione. Solo quando esistono tutti questi 
elementi si può parlare di esagerazione del 
riflesso. 

Quando l’eccitazione viene applicata sulle 
parti prossimali dell’arto, al disopra dei pun¬ 
ti su indicati, di solito invece dell’accorcia¬ 
mento si può avere il riflesso di allungamento. 

Talvolta si hai un breve movimento di al¬ 
lungamento dell’arto con flessione plantare 
delle dita del piede, quindi triplice ritirata 
con estensione dell’alluce. In altri casi l’ordi¬ 
ne dei movimenti è inverso, e una sola ecci¬ 
tazione può provocare una scossa di triplice 
ritirata interrotta da un riflesso di allunga¬ 
mento. 

Quando questa alternativa si verifica più 
volte si può avere un ritmo, si ha un riflesso 
di difesa ritmico. Questo è raro nell’uomo. 
P. Marie e Foix ne hanno ottenuto uno omo¬ 
laterale ed un altro contro laterale. 

Il riflesso d’allungamento crociato si riesce 
a provocare molto raramente. Consiste nell’al- 
lungamento di uno degli arti inferiori provo¬ 
cato dall’eocitazione dell'arto inferiore del lato 
opposto, mentre quest’ultimo fa un movimen¬ 
to di accorciamento. Ne segue che i due arti 
inferiori eseguono un, movimento asimmetri¬ 
co ma sinergico: raccorciamento del lato ec¬ 
citato ed allungamento del lato opposto, una 
specie di pedalaggio come si riscontra nel 
cammino. • 

Per provocare questo fenomeno occorre met¬ 
tere una delle gambe in semi flessione e d ec¬ 
citare l’altra distesa: la prima si estende, la 
seconda si accorcia. 

I riflessi di difesa possono provocarsi an¬ 
che negli arti superiori. Consistono in movi¬ 
menti di flessione del l’ava mbraocio sul brac¬ 
cio con o senza pronazione e adduzione o ab¬ 
duzione dell’arto ed estensione della mano e 
flessione delle dita;. Si determina con l’esten¬ 
sione forzata della mano, la pressione dei me¬ 
tacarpi, la frizione energica e centripeta del 
bordo interno dell’avambraccio e del braccio, 
il pizzico superficiale o profondo, la puntura. 

Per comprendere il meccanismo di produ¬ 
zione dei riflessi di difesa bisogna riportarsi 
alle classiche esperienze fisiologiche di Phi- 
lipson e Sherrington. 

Nei cani e gatti ai quali fu praticata la de¬ 


cerebrazione o la sezione alta del midollo, si 
possono ottenere mediante leggere eccitazioni 
cutanee, muscolari, articolari, tendinee ed os¬ 
see, movimenti analoghi a quelli che si rile¬ 
vano clinicamente nell’uomo, ed ai quali gli 
autori Inglesi dettero i nomi di flexion reflex , 
extension reflex, crossed reflex. 

Quando il riflesso si svolge completamente 
e ritmicamente in tutti e quattro gli arti si 
riproduce l’attitudine ed il ritmo del cammi¬ 
no ( walking reflex e running reflex ). 

P. Marie e Foix ritengono che i riflessi di 
difesa* della clinica corrispondono esattamen¬ 
te a questi riflessi forniti dall’esperimentazio- 
ne fisiologica. Per i detti autori i movimenti 
di ritirata e di estensione, omolaterali e cro¬ 
ciati, non hanno nulla che possa farli inter¬ 
pretare come atti intesi ad allontanare un pe¬ 
ricolo. Ritengono invece che si tratti di mo¬ 
vimenti i quali essendo divenuti automatici 
in seguito alla loro incessante ripetizione, si 
ripetono automaticamente ad ogni eccitazio¬ 
ne esterna ogni qual volta il midollo è libe¬ 
rato, è sottratto dall’azione inibitoria dei cen¬ 
tri superiori. E se i movimenti del cammino, 
o per lo meno una parte dei movimenti del 
cammino, sono riprodotti più frequentemen¬ 
te, gli è perchè essi rappresentano la più im¬ 
portante delle funzioni abituali dei centri mi¬ 
dollari inferiori. È perciò che P. Marie e Foix 
danno ai riflessi di difesa il nome di riflessi 
di automatismo. 

Per altri autori invece, e particolarmente 
per Froment, i riflessi di difesa rappresentano 
l’azione simultanea, disordinata e caotica di 
una serie di meccanismi elementari corrispon¬ 
denti all’attività del midollo liberato. Questa 
opinione si fonda sul fatto che il riflesso di 
difesa oltre all’arto del lato opposto si può 
irradiare ai muscoli dell’addome e del tron¬ 
co, al diaframma, ai muscoli lisci dell'intesti¬ 
no e della vescica. 

* 

* ± 

L’esagerazione dei riflessi di difesa si ri¬ 
scontra in tutti i casi d’interruzione delle vie 
motorie cerebro-midollari. 

Nelle lesioni cerebrali l’esagerazione dei ri¬ 
flessi di difesa si presenta immediatamente do¬ 
po l’ictus. È particolarmente marcata nel co¬ 
ma da emorragia meningea e più ancora in 
quello da emorragia cerebrale con inondazione 
ventricolare. Allora i riflessi di difesa sono 
esagerati non solo ai quattro arti ma si irra¬ 
diano al tronco. 

Nelle forme emiplegiche al momento del- 
l’ictus hanno una grande prevalenza dal lato 
paralizzato, ma non mancano all’altro lato, 
predominano all’arto inferiore, ma possono os¬ 
servarsi anche all’arto superiore. Claude attri¬ 
buisce all’esagerazione del riflesso all’arto su¬ 
periore (iperkineisia riflessa) un significato fa¬ 
vorevole in quanto indicherebbe una lesione 
poco profonda. 




« IL POLICLINICO )» 


[Anno XXXIX, Num. 17, 



Nelle emiplegie di antica data sono semi- 
pre localizzati al lato offeso e sono sempre 
proporzionali all'intensità della paralisi. Quan¬ 
do l’emiplegia si accompagna a contrattura in 
flessione o ha tendenzai a questa con trattura, 
i riflessi di difesa sono molto 1 esagerati al con¬ 
trario di quel che avviene per i riflessi tendi¬ 
nei la cui esagerazione è debole o nulla. Lo 
stesso avviene in alcune paraplegie di origine 
cerebrale, nelle quali i riflessi di difesa cro¬ 
ciati sono molto netti. 

P. Marie e Foix hanno trovato che nelle 
sindromi paraplegiche il comportamento dei 
riflessi di difesa è diverso a seconda che si 
tratti di lesioni più o meno sistematizzate del 
fascio piramidale (sclerosi laterale, paraplegia 
sifilitica tipo Erb) o di lesioni equivalenti ad 
un’interruzione più o meno completa di tutto 
l’asse midollare e liberante così l’attività au¬ 
tonoma del segmento al di sotto della lesione 
(compressione midollare, mieliti trasverse, al¬ 
cune sclerosi a placche, siringomielie a cavità 
molto distruttive). 

Nel primo gruppo l’esagerazione dei riflessi 
di difesa- è meno marcata di quella dei tendi¬ 
nei, mentre nel secondo gruppo si hanno tutte 
le varietà dei riflessi di difesa con intensità 
proporzionale a quella dei tendinei. 

In linea generale si può affermare che quan¬ 
to più la lesione è profonda tanto più i riflessi 
di difesa sono intensi, e nelle affezioni gravi 
e j>rogressive i riflessi stessi continuano ad ac¬ 
centuarsi mentre i tendinei s’indeboliscono. La 
sindrome evolutiva con accentuazione progres¬ 
siva dei riflessi di difesa e indebolimento dei 
tendinei ha cattivo significato prognostico. 
Quando però la sezione midollare diventa to¬ 
tale i riflessi di difesa ritornano moderati. 

Nelle paraplegie da compressione assumono 
una notevole intensità e sono accompagnati 
da crampi a volte dolorosi anche se esiste 
un’anestesia quasi assoluta. 

Nelle forme combinate, tabe ed emiplegia, 
si può avere abolizione dei tendinei e dei cu¬ 
tanei, e persistenza dei riflessi di difesa non¬ 
ché riflesso dell’alluce in estensione. 

Nel morbo di Friedredch i riflessi di difesa 
sono vivaci e meglio provocabili con l’eccita¬ 
zione superficiale. 

I riflessi di difesa hanno un altro interesse 
pratico, quello 1 di concorrere alla localizzazio¬ 
ne della lesione midollare. 

È noto come la topografia dell’anestesia con¬ 
sente generalmente di determinare la sede di 
una compressione, il che ha molto valore spe¬ 
cie quando si tratta di un tumore operabile. 
Ma l’anestesia dà solo il mezzo di conoscere 
il posto occupato dalla parte superiore del neo¬ 
plasma e non dà alcuna indicazione circa la 
sua parte inferiore. Babinski e Jarkowski han¬ 
no trovato che questo dato può essere fornito 
dai riflessi di difesa, i quali sono esagerati in 
rapporto all’eccitazione di tutto il territorio 
cutaneo che è in relazione con la parte del 


midollo sottostante alla lesione. P. Marie e 
Foix a loro volta- hanno dimostrato che l’as¬ 
senza dei riflessi di difesa in seguito all’ecci¬ 
tazione di un dato territorio consente, quando 
la serie dei riflessi è bene sviluppata, di con¬ 
cludere per l’esistenza di una lesione midol¬ 
lare o radicolare di altezza corrispondente. 

In linea generale si può affermare che il li¬ 
mite dell’anestesia precisa la parte superiore 
della lesione; la scomparsa ed il limite di ar¬ 
resto dei riflessi di difesa ne precisa la parte 
inferiore. 

Tuttavia nell'apprezzamento della lunghez¬ 
za di una compressione midollare è consiglia¬ 
bile di tener conto di altri elementi clinici, 
sopra tutto in rapporto alla precocità, all’im¬ 
portanza ed all’estensione dei sintomi radi- 
colari. Quanto più questi sintomi sono mar¬ 
cati ed estesi, tanto più lunga sarà la com¬ 
pressione. 

Va infine accennato che nelle lesioni midol¬ 
lari l’esagerazione dei riflessi di difesa com¬ 
pare più tardivamente che nelle lesioni cere¬ 
brali. Per lo più si ha quando è scomparso il 
periodo di shock. 

Mentre l’esagerazione dei riflessi tendinei 
corrisponde sopra tutto a lesioni o degenera¬ 
zioni delle vie piramidali, l’esagerazione dei 
riflessi di difesa corrisponde per lo più -ai le¬ 
sioni diffuse, non sistematizzate. 

La rassegna dei fatti finora raccolti in ordi¬ 
ne ai riflessi di difesa consente di rilevare la 
loro importanza teorica, in quanto concorrono 
a far conoscere la funzione del midollo spi¬ 
nale, ed anche pratica in quanto hanno un ef¬ 
fettivo significato diagnostico e prognostico. 

G. Dragotti. 


BBP* Ricordiamo Vinteressante monografìa : 

P*-of. GAETANO BOSCHI e DOtt.Ssa MARIA CORI 

dell’Osp. Prov. di Ferrara; del Reparto Neurologico 
Doc. di Neuropatologia della Poliambul. Med.-Chir. 
nella R. Univ. di Padova di Ferrara 

COMPRESSIONI MIDOLLARI 

Rilievi clinici e guida diagnostica 

SOMMARIO. — Prefazione. — Definizione di « compres- 
sione midollare ». — Richiami anatomici. — Anatomia 
patologica. — Sintomatologia: Sintomi della com¬ 
pressione extramidoUare. Posizione della compressio¬ 
ne rispetto al piano orizzontale. Compressioni extra- 
midollari a sede intra- o extradurale. Compressioni 
da cause intramidollari. Differente sintomatologia a 
norma dell’altezza. — Esami sussidiari : Studio ma¬ 
nometrico della tensione del « liquor ». Puntura lom¬ 
bare Segno di Queckenetaedt. Prove di Queckenstaedt- 
Stookey. Indice di pressione. Prova di Ayer (e di 
Boschi). Esame del « liquor ». Esame del « liquor » : 
doppia puntura. Prove radiologiche dirette. Prova 
del lipiodol di Sicard e Forestier. — Casi personali. 

— indirizzamento diagnostico: Diagnostica differen¬ 
ziale. Diagnostica di natura. — Decorso e prognosi. 

— Cura. — Conclusioni. — Bibliografia. 

Volume di pagg. VIII-128, nitidamente stampato, con 
28 figure in nero e 2 a colori intercalate nel testo. 
Prezzo L. 18, più le spese postali di spedizione. Per 
gli abbonati al «Policlinico» sole L. 1 6,5 0 in porto 
franco. • 

Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
etale Succursale diciotto. ROMA. 






[Anno XXXIX, Num. 17] 


SEZIONE PRATICA 


653 


SUNTI E RASSEGNE. 

SEMEIOTICA. 

Splenografia e splenometria. 

(Kandelaki. Archiv. /. Schi]fs il. Tropea Hy- 

giene , febbraio 1932). 

Da qualche tempo vi è la tendenza ad espri¬ 
mere con diati numerici gli ingrandimenti del¬ 
la milza rilevabili con la palpazione poiché i 
valori quantitativi ottenuti colla misura delle 
dimensioni ci danno una maggiore esattezza 
per la valutazione delle splenoniegalie. 

A questo scopo sono noti i metodi di Chri- 
stophers, di Schìiffner e di Frollano de Mello. 

L’A. propone un metodo col quale si ot¬ 
tiene la misura deH’ingrandimento della milza 
non soltanto nel senso della lunghezza come 
avviene col metodo di Schìiffner, ma anche 
nel senso della larghezza. 

Egli si serve delle linee topografiche comu¬ 
nemente adoperate in semeiotica: la linea me¬ 
diali nel tratto dall’apofisi xifoidea attraverso 
l’ombelico fino alla sinfisi pubica, le due linee 
ascellari anteriori nel loro prolungamento fino 
alle spine iliache e le linee al di sopra lungo 
l’arcata costale ed inferiormente lungo il le¬ 
gamento di Pouparl fino al loro congiungi¬ 
mento con liai linea medialis. Viene tirata una 
linea orizzontale attraverso l’ombelico, norma¬ 
le alla linea mediali,s ed alle due ascellari. 

Ne deriva così una figura esagonale divisa 
in quattro quadrilateri. 

Si divide la linea medialis dall’ipofisi xifoi¬ 
dea all'ombelico in cinque parti eguali, cesi 
anche il trailo dall’ombelico alla sinfisi. La 
liner* orizzontale che congiunge la linea me¬ 
dialis con ambedue le linee ascellari viene di¬ 
visa sia a destra che a sinistra in cinque parti 
eguali. 

In questo modo tutta la superficie dell’ad¬ 
dome viene compresa in una figura esago¬ 
nale diviso, in 10 x 10 = 100 « piccoli qua¬ 
drali » (fig. 1). 



Fig. 1. — Milza 3x2. Fig. 2. — Milza 4x3. 


Dopo aver determinato i confini della milza 
colla palpazione tiriamo lungo il limite destro 
della milza una parallela alla linea medialis e 
lungo il limite inferiore una seconda parallela 


alla linea ombelicale orizzontale. Nella linea 
medialis contiamo i tratti divisori dall’apofisi 
xifoidea fino all’incrocio della tangente oriz¬ 
zontale e scriviamo il numero trovato come 
moltiplicando (nella fig. 2 =4). Nella linea 



Fig. 3. — Milza 7x3. Fic. 4. — Milza 5 x 5. 


ombelicale orizzontale contiamo i tratti divi¬ 
sori dalla linea ascellare sinistra fino all incro¬ 
cio della tangente verticale e scriviamo questo 
numero come moltiplicatore (nella, fig. 2 = 3). 
Il prodotto ottenuto (12) con la moltiplicazio¬ 
ne di ambedue i numeri (4 x 3 = 12) espri¬ 
me il percento, supponendo lo spazio di tutta 
la cavità addominale occupalo dalla milza in¬ 
grandita come 100 %. 



Fio. 5 . _ Milza 10 x 5. Fig. 6 . — Milza 5x8. 


Questo metodo permette inoltre di determi¬ 
nare abbastanza esattamente 1 indice splenico 
nelle popolazioni di regioni malariche, mentre 
fin ora l’indice di Ross con la divisione in 
piccole, medie e grosse milze si è dimostrato 
alquanto grossolano. 

La determinazione dell’indice splenico è mol¬ 
to semplice: si addizionano separatamente tut¬ 
te le cifre dei moltiplicandi e dei moltiplica- 
lori e da ogni somma isi ottiene un numero 
medio aritmetico, che si divide per il numero 
dei casi osservati. 

Esempio: Sono esaminati 10 uomini (figg- _1 
p segg.) : 1, 3x2: 2, 4 x 3 ; 3, 7x3; 4, 5x5; 5, 10x5, 
6 , 5x8; i rimanenti hanno milze normali. Som¬ 
miamo i moltiplicandi: 3 + 4+7 + 5+10+5+0+0+ 
+0+0 = 34; dividendo il numero ottenuto (34) 
per 10 = 3,4. Quindi sommiamo i moltiplicatori 
2 + 3 + 3 + 5 + 5 + 8 + 0 + 0 + 0 + 0=26 e dividiamo per 
10 = 2,6. Per determinare la grandezza media della 
milza basta moltiplicare l’un con l’altro i mol- 













« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 1 7 ] 


054 


Uplicandi e i moltiplicatori: 3,4x2,6 = 8,84. L’in¬ 
tensità media della milza malarica di questa po¬ 
polazione è così eguale ad 8,84 (%). 

! L A. infine raggruppa gli indici splenome- 
galici nel seguente modo: 


I Gruppo: non vi è ingrandimento, milza nor¬ 
male; 

II Gruppo: indice splenico fino a 6, milze pic¬ 
cole; 

III Gruppo: indice splenico sopra 6-12, milze 
medie; 

IV Gruppo: indice splenico sopra 12-25, milze 
grandi; 

V Gruppo: indice splenico sopra 25-50, milze 
molto grandi; 

VI Gruppo : indice splenico sopra 50, milze 
enormi. 

D. Longo. 


TISIOLOGIA. 

La specificità delle reazioni cutanee nel- 
Puomo in rapporto coll’infezione tuber¬ 
colare. 

(P. D'Arcy Hart. The Quarterly Journ. of Me- 
dec., genniaio 1932). 

Molti hanno studiato le reazioni cutanee al¬ 
la tubercolina e contemporaneamente ad altre 
sostanze, ma i risultati non sono stati con¬ 
cordanti. 

Alcuni autori (Èntz, Sorgo, Rolly, Tezner) 
hanno osservato cutireazioni positive tanto per 
tubercolina che per derivati batterici della 
difterite, dissenteria, colera, tifo, coli, soltan¬ 
to in individui che per intensità della cutirea¬ 
zione alla tubercolina dovevano considerarsi 
non immuni da tubercolosi. Invece altri au¬ 
tori (Zieler e Markert) hanno sostenuto che la 
reazione ai prodotti batterici non tubercolari 
è diversa da quella alla tubercolina. Altri stu¬ 
diosi sostengono che la reazione a prodotti bat¬ 
terici non tubercolari dipende parzialmente 
dall’allergia alla tubercolina e parzialmente da 
altri fattori. 

Per quel che riguarda le proteine non bat¬ 
teriche fu notato -che alle proteine del latte e 
della carne reagiscono positivamente nei ma¬ 
lati di tubercolosi solo se provenienti da ani¬ 
mali con tubercolinoreazione positiva. Alcune 
osservazioni non concordano perfettamente con 
quest’opinione. 

L'A. ha notato che si hanno reazioni cuta¬ 
nee ritardate tanto alla tubercolina che alla 
iniezione intracutanea di brodo peptone glice- 
rinato di vitello in proporzione identica alla 
cutireazione alla tubercolina, che le reazioni 
sono più evidenti nei pazienti affé!ti da le¬ 
sioni tubercolari manifeste. 

Da ricerche fatte in 400 casi, l’A. ritiene 
che la cutireazione alla tubercolina dipenda 
principalmente dai prodotti dello sviluppo dei 


bacilli e non dal mezzo in cui si diluisce la 
tubercolina. Inoltre vari campioni di brodo- 
peptone glicerinato mostrano differente « po¬ 
tenza tubercolinica » e la capacità di produrre 
reazione cutanea simile a quella tubercolinica 
esiste nel brodopeptone gliceriniato di vitello 
tanto nella frazione peptone che in quella e- 
stratto di vitello. R. Lusena. 


Il trattamento chirurgico della tuberco¬ 
losi polmonare. 


(R. Josetti. Resoc. 2 Congr. Pan-Americano 

della Tubercolosi, 1931). 

Se esiste un problema scientifico che deve 
sempre destare la massima curiosità e inte¬ 
resse, è precisamente il trattamento della tu¬ 
bercolosi. 

Dopo gli esperimenti del vaccino «specifico 
di Koch (tubencoline), si cominciò a volgere 
lo sguardo ai benefici effetti che la tuberco¬ 
losi avrebbe potuto trarre dalla chirurgia. La 
collassoterapia proposta da Forlanini, come il 
pneumotorace artificiale, rischiararono nuovi 
orizzonti ed in tal modo il problema da me¬ 
ramente clinico che era, passò nel campo dei 
problemi medico-chirurgici. 

Alcuni chirurghi proposero nuovi e usati 
metodi del trattamento della tubercolosi, sen¬ 
za scostarsi gran che dall’idea centrale di For¬ 
lanini. In tal modo si assistè all’operazione di 
Brauer e Sauerbruch, ed oltre alla intercosta- 
tectomia, la frenicoexeresi e la toracoplastica 
extrapleurica, si ebbero altri tentativi audaci 
come le operazioni sperimentali di Schaepfer 
e Tigel, riesumate recentemente in Germania 
da Edner e Kerchner. 

Si può dire che tutta la terapeutica moder¬ 
na della tubercolosi polmonare è una réprise 
della grande scoperta di Forlanini, e che gli 
unici processi chirurgici che riusciranno ad 
imporsi, per la loro provata efficienza, saran¬ 
no la toracoplastica di Sauerbruch e la freni- 
cectomia. I processi del Sauerbruch comple¬ 
tano l’idea di Forlanini, e costituiscono una 
delle conquiste più notevoli della chirurgia mo¬ 
derna. Tale processo è adottato oggi, si può 
dire, in tutto il mondo: in Germania, in Ita¬ 
lia, Danimarca, Svizzera, Stati Uniti d’Ame¬ 
rica. Nel Brasile, FA. può essere ritenuto un 
pioniere di tale metodo chirurgico, avendo 
dal 1923 ad oggi potuto realizzare, a Rio de 
Janeiro, numerose torace plastiche. 

In questa comunicazione FA. appunto dopo 
avere riassunto sinteticamente quanto fino ad 
ora è stato detto e .scritto a proposito del trat¬ 
tamento chirurgico della tbc. polmonare, espo¬ 
ne i risultati del contributo brasiliano in fatto 
di toracoplastica. Si tratta di 21 osservazioni 
delle quali 17 appartenenti alI’À. tutte corre¬ 
date dai radiografie, diagrammi, curve di peso 
e di temperatura, esami di espettorato, esami 


{Anno \\\I\, Num. 17] 


SEZIONE PRATICA 


batteriologici, ecc., ed in, base ad esse l’A. non 
esita a concludere che la collassoterapia, aven¬ 
do al suo servizio il pneumotorace artificiale, 
la frenicectomia, ma sopratutto la toracopla- 
stica, è capace di risolvere e di curare la mag¬ 
gior parte» dei casi di tbc. polmonare, una 
volta/ ritenuti incurabili. 

Che la toracoplastica d’altra parte sia stata 
oggetto <di particolare attenzione dagli stu¬ 
diosi, lo si rileva dall’ultimo Congresso Inter¬ 
nazionale tenutosi a Oslo, dove fu votato al¬ 
l’umanità che tutti i medici e tutti i prati¬ 
canti dovrebbero conoscere le indicazioni e i 
risultati della toracoplastica extrapleurica, non 
avendo nessuno diritto di privare i malati di 
questo beneficio. A. P. 

DERMATOLOGIA. 

Sulla yaccinoterapia nell’acne yulgaris. 

(A. Kakti.n. Wiener Klin. Woch ., 5 febbraio 

1932). 

L’opinione che la pelle sia soltanto una 
membrana di difesa per l'organismo appartie¬ 
ne già al passato. Oggi sappiamo che ad essa 
spetta una gran parte nel meccanismo del ri¬ 
cambio, della regolazione termica e dei feno¬ 
meni immunbiologici : onde si può veramente 
parlare di organo cutaneo, la cui funzione è in 
direttisi/ dipendenza con l’intero organismo. 
Esperienze su animali dimostrano chiaramente 
l’influenza che si può esercitare sulla cute per 
mezzo della nutrizione o con avvelenamenti 
mentre è comune osservazione pratica che al¬ 
cuni tipi di vittitazione producono anche nel¬ 
l'uomo una speciale tendenza alle malattie cu¬ 
tanee. 

L'acne vulgaris è notoriamente una malattia 
delle ghiandole sebacee provocata dallo staphy- 
lococcus albus; questo germe, che è un ospi¬ 
te abituale ed innocuo della cute, sotto par¬ 
ticolari condizioni di diminuita resistenza del¬ 
la cute stessa (anemia, pubertà, disturbi inte¬ 
stinali) si virulenta e produce l’acne. Una te¬ 
rapia razionale dell’acne dovrebbe quindi al¬ 
lontanare la malattia/ causale: ma ciò non sem¬ 
pre è .possibile giacché spesso questa non è 
in luce o più spesso ancora si lascia influenzare 
difficilmente. Onde non rimane che cercare di 
aumentare la resistenza! della cute verso lo sta¬ 
filococco e ciò attraverso l’immunizzazione del¬ 
l’organismo e quindi della cute contro il ger¬ 
me. È questo il concetto che ha spinto LA. 
a curare l’acne con l’autovaccinazione : egli 
ha usalo due specie di vaccini, uno per via in¬ 
tra e sottocutanea/ e l’altro preparato come An¬ 
tivirus A secondo Besredka. Si incomincia la 
cura con l’iniezione di vaccino, metà dose sot¬ 
tocutanea e metà dose percutanea : in tutto non 
più di 0,2 cmc. (come dose di attacco) perchè 
potrebbero aversi delle necrosi locali. L’inie¬ 
zione deve essere fatta in regioni vicine alla se- 


655 

de dell’acne e cercando di non iniettare il vac¬ 
cino sempre nello stesso punto. Si aumenta 
man mano la dose fino ad arrivare a 2 o 3 cmc. 

Intervallo fra le iniezioni : 4 o 6 giorni. Non 
si notano reazioni accentuate. 

Il numero totale delle iniezioni varia: tal¬ 
volta bastano da 10 a 15 iniezioni, talvolta ne 
sono necessarie 30 o 40. Dopo 12-15 giorni 
dalla prima iniezione di vaccino si inizia la 
cura con l’antivirus che si può usare in com¬ 
presse o a forma di pomata, (con lanolina o 
vaselina) a seconda la regione :su cui deve es¬ 
sere applicato. 

I risultati della cura sono brillanti: un gran¬ 
de errore sarebbe il sospenderla dopo le prime 
iniezioni non notando un miglioramento trop¬ 
po precocemente atteso. Gli 11 casi curati dallo 
A. con la vaccinoterapia e solo con questa, 
casi già sottoposti alle cure più svariate, tutti 
guarirono completamente e non ebbero più re¬ 
cidive. G. La Cava. 

m 

L’eczema. 

(G. B. Bowling. The Practitioner , marzo 1932). 

L’eczema non è una malattia, ma è una spe¬ 
ciale reazione della pelle che può essere pro¬ 
dotta da svariate cause. C’è una predisposizio¬ 
ne acquisita o congenita. 

L’eczema può associarsi ad eritema, edema, 
•croste, desquamazione e lichenificazione. 

Aniatomica mente è una spongiosi (infiltra¬ 
zione intercellulare di plasma nel corpo di Mal- 
pighi) a cui possono aggiungersi acantosi (mol¬ 
tiplicazione delle cellule malpighiane), e pa- 
racheratosi. 

Clinicamente nell eczema acuto si ha vesci¬ 
cola su base edematosa ed eritema tosa. Nelle 
forme croniche l’aspetto è così vario da giusti¬ 
ficare le numerose denominazioni: vescicola¬ 
re, eritematoso, impetiginoso, crostoso, chera- 
tolico, papuloso, papulovescicoloso, lichen i fi - 
cato. Le varietà cliniche si possono suddivide¬ 
re anche secondo le regioni colpite e questa 
distinzione ha valore anche etiologico; p. e. 
l’eczema delle mani è spesso di natura profes¬ 
sionale, quello intertriginoso degli obesi è in 
rapporto collo sfregamento e l’iperidrosi a cui 
si aggiunge un processo infettivo batterico o 
micotico. La lichenificia/zione si osserva spesso 
nel gruppo dell asma-eczema.. L’eczema del 
cuoio capelluto è quasi sempre infettivo. Quel¬ 
lo della faccia nei bambini può essere prodot¬ 
to da sole cause irritanti esterne. 

Per Vetiologia ci sono cause predisponenti 
(eredità) ed eccitanti. Le eccitanti sono ester¬ 
ne (luce solare, vento freddo, infezioni locali, 
medicamenti come lisolo, fenolo, acido picri¬ 
co, formalina, iodoformio, iodio, solfo, mer¬ 
curio, canfora, aniline, inoltre emanazioni di 
piante) e interne (da medicamenti come chini¬ 
no, neosalvarsan, sali d oro, latte, e anche da 
sostanze di origine autolitica). 


656 


c< IL POLICLINICO 1) 


[Anno XXXIX, Num. 17] 


Per la patogenesi Peczema si ritiene oggi 
una manifestazione di allergia, ma non è faci¬ 
le dimostrarlo in tutti i casi. 

Nella cura è bene considerare l’eczema con 
eclettismo e quindi fare cura locale (con varie 
pomate all’ossido di zinco, o all’ittiolo, o al¬ 
l’olio di cade o allo zolfo) e la cura generale. 
Per questa dieta senza spezie, a volte dieta lat- 
teovegetariana e con idrati di carbonio; nei 
bambini spesso è utile abolire i grassi; può 
essere utile il digiuno ogni tanto e l’uso di 
purganti. L’elioterapia è utile nelle forme mi¬ 
crobiche e in quelle del gruppo asma-eczema. 
Ma l’elioterapia come pure la proteinoterapia 
aspecifica non sempre dà buoni risultati. Da 
qualche caso si è dimostrata utile l’autoemote- 
rapia. Negli eczematosi bisogna spesso curare 
il sistema nervoso che può essere particolar¬ 
mente irritabile. R. Lusena. 


• Il prurito. 

(E. Graham-Little. Praetitioner, marzo 1932). 

L’A. rileva che il prurito come manifestazio¬ 
ne patologica unica, non preceduta da alterazio¬ 
ni cutanee, può avere cause interne ed esterne. 

Pruriti da cause interne sono il prurito iste¬ 
rico, quello da neurodermite, quello tossico. 
Nell’isterico si hanno altri sintomi della ma¬ 
lattia fondamentale. In quello da neurodermi¬ 
te si ha miglioramento colla roentgen terapia. 
Il prurito tossico isi può avere nel diabete, 
nella gotta, nelle malattie epatiche, nel m. di 
Basedow, nell’asma prurigo, nella fermenta¬ 
zione intestinale, nella inalarmi, nella nefrite, 
nel cancro viscerale, nella gravidanza, nelle 
sepsi fecali, nella linfogranulomatosi. 

Nel gruppo del prurito di origine esterna ci 
sono quel i da pediculosi, da scabbia, da an- 
chilostoma. Il prurito anale può dipendere da 
elmintiasi, da tumori pelvici, da stipsi croni¬ 
ca, da ragadi. Quello vulvare può dipendere 
dalle secrezioni vaginale e uterina. 

La cura del prurito deve cercare di elimi¬ 
nare la causa. 

In tutti i casi è utile evitare l'irritazione dei 
vestiti pesanti, come pure evitare il grattamen¬ 
to. In alcuni casi isono utili i sedativi del si¬ 
stema nervoso. Nelle donne con disturbi da 
menopausa giova accelerare la cessazione delle 
mestruazioni con applicazioni di raggi X. Le 
purghe» e i digiuni possono essere utili in al¬ 
cune forme (p. es., da diabete). In alcuni casi 
si può trovare un’idiosincrasia alimentare e 
allora basta evitare la sostanza dannosa. 

Come terapia locale sintomatica spesso gio¬ 
va applicare delle compresse caldissime segui¬ 
te da polvere inerte oppure unguento all’1-2 % 
di acido fenico, oppure pomate alla canfora, 
al mentolo, alla cocaina. 


CENNI BIBLIOGRAFICI. O 

G. Viale. Compendio di fisiologia umana. 2 a 
ed. Un voi. in-16°, di 559 pag. con 88 fig., 
rilegato. V. Idelson, Napoli, 1931. Prez¬ 
zo L. 35. 

Osserva giustamente l’A. che i progressi 
della fisiologia sono tali che un trattato co¬ 
stituisce un organismo troppo lento e com¬ 
plesso per poter seguii li ed essere bene aggior¬ 
nato. D’altra parte, per i bisogni della mag¬ 
gior parte degli studiosi — studenti e medici 
— è spesso sufficiente il conoscere gli argo¬ 
menti nei tratti essenziali e secondo le con¬ 
cezioni più recenti, salvo poi ad approfondire 
quelli che maggiormente interessano. 

Risponde bene a tale scopo questo « Com¬ 
pendio » che è un rinnovamento dei « Quesiti 
di fisiologia » pubblicati antecedentemente 
dallo stesso A. e rapidamente esauriti. Il va¬ 
sto campo della fisio ogia vi è trattato in modo 
sintetico e chiaro, dalle nozioni della fisiologia 
generale alle diverse funzioni (respirazione, ali¬ 
mentazione, digestione, circolazione, ecc.), con 
lo studio delle secrezioni interne, dei sistemi 
nervoso e muscolare, della cute e del ricam¬ 
bio. 

Allo studente che ha bisogno di chiarire ed 
ordinare le nozioni della scuola, al medico 
pratico che desidera rinfrescare le proprie no¬ 
zioni in materia, il libro del Prof. Viale sarà 
molto utile. fil- 

G. Crestani. Climatologia. Voi. 17° del Trat¬ 
tato italiano di igiene diretto dal Prof. 0. 
Casagrandi. Un voi. in-8° di 359 pag., con 
96 fig. Unione tip. ed. torinese, Torino, 
1931. Prezzo L. 45. 

Molto opportunamente, la trattazione della 
climatologia è s t a Bai affidata ad un cultore 
specialista nel campo della meteorologia e geo¬ 
fisica. Di fatto, ciò che maggiormente impor¬ 
ta in questo campo è di valutare esattamente 
le variazioni delle singole grandezze se si vuo¬ 
le risalire alla causa principale delle varia¬ 
zioni ed identificare quei rapporti fra organi¬ 
smo ed ambiente fisico che il medico' cerca 
di conoscere e precisare. Studio che hai as¬ 
sunto una grande importanza oggi che tali 
rapporti sono più conosciuti e meglio evidenti. 

Il Prof. Crestani dà, al principio delle no¬ 
zioni generali sugli elementi meteorologici, 
sulle osservazioni e sulla elaborazione del ma¬ 
teriale. Tratta poi l’atmosfera, le radiazioni, 
la temperatura, l’umidità e le precipitazioni 
atmosferiche, la pressione, il vento, 1 elettri¬ 
cità e la previsione del tempo. 

Passai quindi alla climatologia vera e pro- 

(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui 
si desidera la recensione. 


R. Lusena. 


[Anno XXXIX, Num. 17] 


SEZIONE PRATICA 


G57 


pria, esaminando il clima in rapporto con l'uo¬ 
mo, la classificazione dei climi, la climatolo¬ 
gia dell’Italia in generale e quella particolare 
delle varie regioni climatiche, aggiungendo 
anche lo studio climatologico delle -nostre co¬ 
lonie. Studio sistematico, chiaro e completo 
deirinte'ressahte argomento. 

fil. 

C. Midulla. Antropologia fisica. Editore Cre¬ 
monese, Roma. L. 40. 

Il libro vuole avere uno scopo prevalente¬ 
mente pratico e didattico: fornire agli inse¬ 
gnanti di educazione fisica le nozioni di an¬ 
tropologia e fisiologia indispensabili all'ade¬ 
guato assolvimento della loro missione. 

E il fine è perfettamente e compiutamente 
raggiunto. 

tua buona parte del volume è dedicata al¬ 
l’esposizione della dottrina -costituzionale ed 
alla sua importanza nei riguardi non solo del¬ 
l’educazione fisica, ma anche della patologia. 
Il libro pertanto è molto utile anche ai me¬ 
dici. Dr. 

A. Fischel. Grundriss der Entwicklung des 
Menschen. Voi. in-8° di pagg. 134. I. Sprin- 
ger, Berlino 1931. RM. 11. 

Trattasi di un manuale in cui sono sinteti¬ 
camente raccolte tutte le nozioni fondamentali 
di embriologia umana: precedono alcune no¬ 
zioni assai chiare e -che tengono conto delle 
osservazioni recenti, relative alla progenesi e 
alla blastogenesi generale, e pertanto uni intero 
capitolo è dedicato alla ovogenesi e alla sper- 
miogenesi e allo sviluppo iniziale dell’ovo fe¬ 
condalo nelle varie classi animali e- infine nel¬ 
l’uomo: la formazione dei foglietti embriona¬ 
li \i è fatta minutamente e con particolare 
semplicità e chiarezza, l’esposizione del testo 
essendo completata e corredata da numerose 
figure schematiche e semi-schematiche tratte 
in parte dai principali trattati di Embriologia, 
in parte dalla raccolta personale del E A. La se¬ 
conda parte del libro è dedicata allo sviluppo 
morfologico dei singoli apparati ed organi 
suddivisi a seconda della loro derivazione em¬ 
briologica dai tre foglietti embrionali. 

Il libro per le sue doti meriterebbe certa¬ 
mente anche una traduzione nella nostra lin¬ 
gua e varrebbe a completare le nozioni em¬ 
briologiche che cia-scun medico dovrebbe a- 
vere senza dover ricorrere a trattati (anche tra 
noi eccellenti, quale quello recente del Chia- 
rugi) in genere troppo vasti e trop>o specia¬ 
lizzati. E questo è stato lo scopo c ìe ha vo¬ 
luto perseguire E A., facendo una specie di 
riassunto del suo recente trattato sullo svi¬ 
luppo dell’uomo ( Lehrbuch der Entwicklung 
des Menschen , Springer, 1929). 

Ch. 


W. Brandt. Grundzuge einer Konstitution-A- 
natomie. Editore Springer, Berlino. Mar¬ 
chi 28. 

In questo interessante volume il Brandt e- 
spone una sua teoria sulla morfologia vege¬ 
tale ed animale riferita ai fenomeni di svilup¬ 
po, di accrescimento e differenziazione. 

G. D. 

A. Lipschutz. La, autorregulación organica. E- 
ditore Morata, Madrid. 

L'A. raccoglie in questo volume una serie di 
conferenze che riassumono i lavori eseguiti 
nell’Istituto di Fisiologia di Goncepcion su ar¬ 
gomenti di endocrinologia. G. D. 


ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI 

Società Medico-Chirurgica di Pavia. 

.Seduta dell’ll marzo 1932 
Presidenza: «prof. A. Ferrata, presidente. 

G. B. Maffei. — Funghi mangerecci c velenosi 
osservati alla luce di Woód: 

D. Viola. — Esperienze circa l'uso dell'asto- 
scopio nell'identificazione dei proiettili. 

D. G. Moschetta. — Contributo casistico allo 
studio delle ; invaginazioni del colon. 

Atrofia mieloide acuta globale. 

A. Fiaschi e A. Baccaredda. — Gaso di aleucia 
acuta con diatesi emorragica, angina necrotica e 
sepsi pneumococcica in una giovane trattata con 
arsenobenzolo per via orale. Riscontro clinico di 
una erilro-leuco-tromhopenia gravissima, con for¬ 
te iperemolisi relativa. Reperto anatomico di ne¬ 
crosi miliari in milza e fegato, aplasia globale 
del midollo osseo con modica reazione istioide, 
senza alcun reperto di leucemia acuta. Gli 00. 
dopo una breve discussione della posizione no- 
sologira di questa forma fra le mielosi aplastiche, 
concludono per una aplasia vera preparata dalla 
intossicazione arsenicale (fu ritrovata forte quan¬ 
tità di arsenico nel fegato) scatenata dalla sepsi 
Queste torme acute tossi-infettive vengono netta¬ 
mente separale dalle aplasie lente con o senza 
ipersplenisino dimostralo. 

I polipi dello stomaco. 

Dott. Luigi Niccoli. — I/O., dall'osservazione 
macro- e microscopica di 15 casi di polipi dello sto¬ 
maco, trae queste conclusioni: formazioni piut¬ 
tosto rare (0:22% su 5730 autopsie) — il concetto 
di polipo è puramente morfologico — vi si rag¬ 
gruppano: formazioni iperplasiche ghiandolari in 
gastrili croniche (gastrili polipose), vere neo-for¬ 
mazioni fibro-epiteiiali benigne (adenomatose e 
papillomatose) o adenomiomatose su gastriti cro¬ 
niche. 

Per l’origine si può invocare una predisposizio¬ 
ne individuale congenita o una infiammazione 
cronica della mucosa gastrica o tutti e due questi 
fattori. 





<358 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 17] 


L’O. nota pure la possibilità della coesistenza 
-con tumori maligni o della trasformazione mali¬ 
gna dei polipi. 

Sulle occlusioni delle vie pancreatiche e biliari di ori¬ 
gine duodenale. 

Dott. Franz Cortese. — Tratta dell’esistenza di 
occlusioni del coledoco e del dotto di Wirsung 
consecutive a duodenite cronica sclero-stenostante. 
Un caso dimostra che anche nell’uomo, dopo 
l’occlusione dei canali pancreatici, canali rigene¬ 
rati possono giungere a versare la secrezione 
ghiandolare esterna nel duodeno. I fibropapillo- 
mi sottomucosi del duodeno, osservati in questi 
-casi, debbono essere interpretati come di origine 
pancreatica e cioè consecutivi all’arrivo nella sot¬ 
tomucosa di canali pancreatici rigenerati. 

M. Rusconi. — Osservazioni morfologiche sui 
plessi coroidei di « Delphinus delphis ». 

Il Segretario : Introzzi. 

Società di Coltura Medica della Spezia 

e Lunigiana. 

Seduta del 26 febbraio 1932. 

Presiede il prof. dott. Rinaldo Cassanello. 

Trattamento chirurgico dell’ozena. 

Prof. dott. A. Bronzini. — L'O. tratta gli oze- 
natosi con la auto-vacci noterà pia locale. Quando 
le cavità nasali sono eccessivamente ampie fa se¬ 
guire, in determinati casi, un trattamento chi¬ 
rurgico. Preleva pezzi di cartilagine costale a se¬ 
zione rettangolare con sgorbie apposite (metodo 
:Sanvenero-Rosselli), scolla ampiamente il perio¬ 
stio del pavimento ed il pericondrio della parete 
mediale delle cavità nasali sin quasi alle coane 
•e vi pone i pezzi di cartilagine sino ad ottenere 
il restringimento desiderato. 

Su di una singolare localizzazione di un corpo estraneo 

in faringe. 

Prof. dott. A. Luzzatti. — Signora 85enne, por¬ 
tatrice di una protesi dentaria completa articolata; 
ingoia un pezzetto ad uncino dell’apparecchio rot¬ 
tosi in uno sforzo di masticazione. 

Il pezzo inferiore della protesi, spostatosi all'in¬ 
dietro, andò ad afferrare bugola, staccandosi dal 
resto dell’apparecchio e rimanendo nascosta nello 
^spessore dell’ugola stessa. 

Prof. dott.. L. Sestine — Sul significato del B. 
coli nell'acqua potabile delle navi. 

Come si possono iniettare fortissime dosi ravvicinate di 

arsenobenzoli. 

Dott. A. Cameo. — L O. presenta un caso di 
lue tardiva, ignorata, arseno-bismuto-mercurio 
resistente, in cui è stalo praticato, per la prima 
volta in Italia, il trattamento alla Savulescu (di 
Bucarest), consistente in iniezioni endovenose di 
salvarsanici, praticate ogni due o tre giorni, alla 
dose da 0,75 a 0,90 e disciolti in soluzione di dei- 
drocolato di soda al 20 %. 

Si tratta di un uomo robusto di 58 anni, in 
-cui da cinque anni, ad onta di tutte le cure arse- 
nobenzoliche, bismutiche, mercuriali e iodiche 


fatte, non si era mai riusciti a modificare la R. W. 
sempre intensamente positiva 

In 15 giorni, col trattamento Savulescu, si sono 
iniettati gr. 5 di novarsenohenzolo e per la prima 
volta, doipo 5 anni e dopo il controllo di ben 22 
R. W. praticate, si è vista la W. stessa ridursi 
quasi negativa (ritardo delì'emolisi con un anti¬ 
gene, negatività assoluta con altri due). 

L’O- non ha mai riscontrato la minima intol¬ 
leranza o il minimo disturbo, durante il tratta¬ 
mento. 

L’O. dopo avere accennato come si può spiegare 
questa eccezionale tolleranza. a tali inconsuete 
dosi del pericoloso medicamento, propone di stu¬ 
diare e sperimentare ancora e a lungo il metodo 
— finora poco conosciuto — perchè se i resultati 
ottenuti, fin qui concordi, potessero venir con¬ 
fermati, a nessuno potrebbe sfuggire l’importanza 
pratica del metodo descritto, sopratutto applican¬ 
dolo nella fase sieronegativa primaria: si ritor¬ 
nerebbe così alla primitiva concezione dell’Ehr- 
lic.h, della Therapia sterilisans magna, con serio 
fondamento di piena realizzazione e con inesti¬ 
mabile vantaggio per l’individuo e per la collet¬ 
tività. 

Su di un caso di tubercolosi della milza. 

Dott. G. Campodonico. — Descrive un caso di 
tubercolosi della milza a grossi nodi caseosi; espo¬ 
ne le cause della rarità di tale forma morbosa 
e le teorie sulla .patogenesi. 

Il Segretai'io : Dott. Domenico Rolland. 

Società Medico-Chirurgica Bellunese. 

Seduta del 3 febbraio 1932. 

Presidenza : prof. G. Pieri, presidente. 

I! Presidente commemora brevemente il dott. 
Giovanni Gaggia, vice-presidente, deceduto il 30 
gennaio u. s. 

Osservazioni sull’epidemia difterica. 

Prof. R. Dardani. — L’O. riferisce di avere 
avuto in cura, in ospedale, 22 casi di difterite. 
È della opinione che se si riuscisse sempre a 
intervenire con la sieroterapia in prima o seconda 
giornata di malattia, la mortalità per difterite 
potrebbe ridursi praticamente a zero. 

Rileva l’utilità della profilassi a mezzo dell’ana¬ 
tossina di Ramon. 

Discussione : Bertolotti, Tanferna, Pagani, Gel- 
letti, Colle. 

Contributo alla cura del morbo di Basedow colla lega¬ 
tura arteriosa. 

Prof. G. Colle. — Riferisce su 4 casi di morbo 
di Basedow, nei quali per la gravità dei sintomi 
cardiaci e per le condizioni generali essendo con¬ 
troindicata la enucleoresezione della tumefazione 
tiroidea, procedette in anestesia locale alla lega¬ 
tura uni- o bilaterale (a seconda della uni- o bi¬ 
lateralità della neoformazione) della arteria tiroi¬ 
dea superiore, conseguendo uri insperato miglio¬ 
ramento e, in tre casi, addirittura la guarigione. 

In uno dei quattro casi poi, coesistendo una 
forma morbosa gastroduodenale (ulcera) che ave¬ 
va suggerito il ricovero, le condizioni basedowiane 




[Anno XXXIX, Num. 17J 


SEZIONE PRATICA 


659 


erano tali da rendere l’intervento laparatomico 
molto pericoloso; fatta precedere la allacciatura 
bilaterale dell’arteria tiroidea superiore, si potè 
già poco dopo ,più di un mese (tanto era stato il 
vantaggio conseguito) sottoporre con animo tran¬ 
quillo la paziente alla operazione per ulcera duo¬ 
denale. 

Sulla diagnosi radiologica delle affezioni del faringe. 

Dott. L. Celletti. — Richiama l’attenzione sul¬ 
l’importanza di un sintomo radiologico per la 
diagnosi di affezioni faringee e tipicamente del¬ 
l’epitelioma: il bolo del pasto opaco in questi 
casi invece di assumere nell’atto della degluti¬ 
zione una figura ellittica regolare, assume una 
forma assai irregolare e quando viene deglutito 
in luogo di scivolare sul piano inclinato lingua- 
epiglottide-laringe, scende (a causa dello stato di 
paresi) di lato alla base della lingua e rimanendo 
quasi immobile, riempie le vallecole. 

Un caso di ittero letale “ex emotione,,. 

Dott. Bertolotti. — Un giovane di 19 anni 
sdrucciolando in montagna cadde in un crepac¬ 
cio, provando un grande spavento. La sera del 
giorno successivo fu colto da allucinazioni, e al 
terzo giorno inappetenza e ittero; le condizioni 
si aggravarono rapidamente senza che si consta¬ 
tassero fatti obbiettivi, tranne la oliguria con 
orine cariche di pigmenti biliari, e al 6° giorno 
dal trauma sopraggiunse la morte.' Non fu pos¬ 
sibile praticare l’autopsia. 

L’O. pensa che non possa essersi trattato che 
di un caso di ittero « ex emotione » e discute le 
varie teorie addotte a spiegare la patogenesi di 
questo singolare e grave fatto clinico. Pensa che 
la sola ipotesi dello spasmo delle vie biliari non 
sia sufficiente; forse si aggiunge una intossica¬ 
zione batterica enterogena, i cui danni si fanno 
sentire, oltreché sul fegato, anche sui reni. 

Esiti di un omotrapianto nervoso alla Nageotte. 

Prof. G. Pieri. — L’O. presenta un uomo di 35 
anni il quale nella primavera del 1928 fu colpito 
da una fucilata al braccio destro, con larga aspor¬ 
tazione di parti molli. Residuò una paralisi del 
mediano e dell’ulnare che rendeva la mano pres¬ 
soché inservibile. 

Nel novembre 1929 fu praticata la escissione 
della cicatrice; risultò una perdita di sostanza, 
a livello dei nervi mediano e ulnare, della lun¬ 
ghezza di circa 10 centimetri che fu colmata con 
un trapianto alla Nageotte (nervi prelevati da 
arti amputati e conservati in alcool) per ognuno 
dei due nervi. Il trapianto fu circondato con un 
manicotto dì fascia lata fino a livello della parte 
sana del nervo. Uno dei due trapianti si eliminò 
dopo circa tre settimane. 

Attualmente, a distanza di circa 16 mesi, si 
constata il ripristino clinico del nervo ulnare; ri¬ 
comparsa della sensibilità cutanea nel suo terri¬ 
torio, del movimento di flessione delle ultime 
dita, e di quello di adduzione del pollice. 

Dott. V. Tanferna. — Actinomicosi cervicofac¬ 
cidie di origine auricolare. 

Il Segretario : Dott. G. Locatelli. 


Società Italiana Fascista 
per gli Studi Scientifici sulla Tubercolosi* 

Sezione di Roma. 

Seduta del 16 febbraio 1932. 

Presidente: on. prof. Eugenio Morelli. 

Il Presidente legge una circolare del Con¬ 
siglio Direttivo della Federazione Nazionale fasci¬ 
sta per la lotta contro la tubercolosi che ordina 
e regola la trasformazione delle sezioni della .So¬ 
cietà per gli studi scientifici sulla tubercolosi in 
sezioni regionali della Federazione Nazionale Fa¬ 
scista per la lotta contro la tubercolosi, provve¬ 
dimento reso necessario dalla fusione dei due 
Enti. Tali sezioni dovranno estendere le loro at¬ 
tività a un’intera regione e interessarsi non solo 
di problemi scientifici, ma anche di questioni so¬ 
ciali, entrando a far parte della Federazione Na¬ 
zionale. La Sezione di Roma viene quindi costi¬ 
tuita in Sezione del Lazio, nel mentre vengono 
confermate le cariche dell’on. prof. Morelli a pre¬ 
sidente e del prof. Omodei-Zorini a delegato re¬ 
gionale. 

Vengono poi svolte le seguenti comunicazioni 
scientifiche : 

Ulteriori considerazioni sulla genesi del pnx opaco. 

Torelli Gastone. — Dopo aver ricordato il 
comportamento paradosso del pnx opaco (rac¬ 
colta aerea meno trasparente del polmone colla- 
bito) ne riporta la genesi ad una sinfisi margi¬ 
nale del polmone che in gran .parte è collabito al 
mediastino ed in parte disteso sotto forma di 
lembo aderente alla parete costale: in tal modo 
la pleura parietale viene divisa in due campì 
dei quali quello libero che guarda la cavità pneu- 
inotoracica, va incontro ad una pachi-pleurite. 
A conferma di tale spiegazione presenta dei ra¬ 
diogrammi ottenuti prima e dopo lo stabilirsi 
della inversione dei rapporti di trasparenza: sì 
osserva infatti lo svilupparsi di una banderella 
opaca lungo il margine di ripiegatura costale, 
espressione di pachi-pleurite pai ietale mentre la 
pleura viscerale non incontra alcuna variazione: 
la pachi-pleurite inoltre si arresta esattamente 
laddove il lembo polmonare è aderente alla parete 
toracica. 

L’O. dopo aver ricordato che questa genesi non 
è sempre costante, poiché nel caso che presen¬ 
terà il prof. Omodei-Zorini l’origine del pnx opa¬ 
co è diversa, si intrattiene sulla terminologia adot¬ 
tata. 

Su di un eccezionale reperto anatomico-patologico cor¬ 
rispondente ad un caso di pneumotorace opaco. “Pneu¬ 
motorace extrapleurico parietale o ernia pleurica in¬ 
tratoracica ?. 

A. Omodei-Zorini. — Descrive un caso eccezio¬ 
nale di pneumotorace radiologicamente opaco» 
controllato al tavolo anatomico. Si trattava di una 
sacca pneumotoracica grossa come un pugno di 
adulto situata al di fuori della grande cavità pleu¬ 
rica in una regione corrispondente alla parte la¬ 
terale e anteriore del lobo superiore destro, do¬ 
vuta al probabile scollamento del foglietto pleu¬ 
rico parietale dalla fascia endotoracica. Esisteva 
sinfisi marginale colla pleura viscerale anteriore 
secondo una linea obliqua corrispondente al li- 


660 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 17] 


mite mediale dell’ombra radiologica paradossa, 
staccata la quale i due foglietti sierosi apparivano 
del tutto integri e indipendenti dalla bolla gas¬ 
sosa. 

Analoga sinfisi si osservava al limite laterale e 
posteriore del processo stesso estendendosi poi su 
tutta quanta la superficie posteriore del polmone. 

Il lobo superiore nella sua metà laterale apparirà 
schiacciato in senso antero-posteriore e addos¬ 
sato a guisa di lembo alelettasico alla parete po¬ 
steriore del torace e alla cupola apicale, contri¬ 
buendo in questo modo a rendere opaca l’imma¬ 
gine radiologica corrispondente alla proiezione 
sagittale della bolla pneumotoracica, mentre nel¬ 
la sua metà mediale anteriore era notevolmente 
eniisematoso e libero da aderenze. 

Istologicamente le pareti della sacca pneumo¬ 
toracica erano costituite da lamelle di tessuto 
connettivale fibroso-ialino non rivestito in nes¬ 
sun .punto della cavità da endotelio, mentre que¬ 
sti era conservato abbastanza bene nei 2 foglietti 
pleurici affacciati sia nel parietale che nel visce¬ 
rale anteriore. 

Il caso veramente singolare può essere inter¬ 
pretato in un duplice senso, o come un pneu¬ 
motorace extrapleurico intraparietale o come 
un’ernia pleurica endotoracica da piccola sacca 
situata in sede normale. L’O. illustra le diverse 
modalità di costituzione nell’un caso e nell’altro 
a mezzo di vari disegni semischematici che proiet¬ 
ta allo schermo. A favore della prima ipotesi sta 
la mancanza di endotelio sulla faccia interna della 
sacca pneumotoracica, a favore della seconda l’as¬ 
senza anamnestica di dolori da rifornimento, di 
enfisema sottopleurico e mediastinico, l'aspira¬ 
zione spontanea del gas da ventosazione pleurica 
nella prima introduzione. 

Da notare che il pnx già iniziato nel maggio 
del 1930 .per tubercolosi micronodulare del lobo 
superiore destro venne continuato fino al gen¬ 
naio 1931, dopo di che fu sospeso ,per bilatera- 
lizzazione e ripreso il 16 luglio 1931 con pressione 
iniziale di —10 —lo e finali di 0-8, introduzione di 
200 cc. di gas. Dopo l’intervento il paziente non 
accusò dolori, ne enfisema sottocutaneo. Negli 
interventi successivi le pressioni iniziali si man¬ 
tennero negative e raggiunsero un valore posi¬ 
tivo solo al 10° rifornimento, mentre le finali 
divennero positive fin dal secondo (0+5) progre¬ 
dendo leggermente in valore assoluto nelle in¬ 
troduzioni susseguenti. 

L interessante il fatto che mentre nel primo pe¬ 
riodo di terapia pneumotoracica che va dal mag¬ 
gio 1930 al gennaio 1931 l’ombra radiologica era 
normale e il gas disposto a tutta altezza, con 
pressioni manometriche leggermente negative, 
nel periodo di ripresa che va dal luglio 1931 al 
gennaio 1932, epoca del decesso, l’ombra divenne 
paradossa, il pnx molto più circoscritto, le pres¬ 
sioni più fortemente positive, ciò che fa sup¬ 
porre che il primo pnx sia riuscito in sede nor¬ 
male intrapleurica e il secondo tra la pleura pa¬ 
rietale e la fascia endotoracica. 

Per ciò che riguarda la genesi dell’ombra ra¬ 
diologica opaca nel caso in questione, si deve ri¬ 
levare che lo strano fenomeno fisico è giustificato 
non solo daH’ispessimento dei foglietti pleurici 
delle pareti della sacca dovuto a un processo di 
pleurite iperplastica, ma anche dall’esistenza del 
lembo polmonare ateletlasico disposto a forma 
di foglia su tutta quanta la parete posteriore e la¬ 


terale, sicché la bolla di gas non occupava a 
tutto spessore sagittalmente l’emitorace, ma solo 
i 3/4 anteriori. 

Il contrasto con l’iperchiarezza del 1/3 me¬ 
diale e anteriore del parenchima polmonare era 
dato dall’enfisema bolloso marginale del lobo su¬ 
periore e medio. 

Il reperto anatomico è venuto quindi a con¬ 
fermare i presupposti teorici dell’O. nei riguardi 
della modalità di formazione del pnx opaco. Egli 
aveva infatti da tempo osservato che in diversi casi 
di pnx opaco l’ascoltazione posteriore dell’emito- 
race dimostrava la trasmissione del respiro e dei 
fenomeni acustici patologici, mentre^ anterior¬ 
mente si aveva apnea, come se la bolla fosse 
localizzata anteriormente. Tale fenomeno si ve¬ 
rifica per lo più in seguito a reazioni pleuriche 
lievi essudative o plastiche limitate al campo 
pneumotoracico ed in coincidenza con la trasfor¬ 
mazione radiografica di un’ombra pnx normale 
in ombra paradossa. In tal caso succede che 
mettendosi il malato a letto e diradandosi i rifor¬ 
nimenti, la bolla gassosa emigra e si raccoglie an¬ 
teriormente permettendo al polmone di espan¬ 
dersi e quasi di scivolare posteriormente aderen¬ 
do alla parete toracica. Quando la reazione pleu¬ 
rica è cessata e si riprendono sistematicamente i 
rifornimenti di gas, non si fa che provocare Date¬ 
le! tasia del lembo .polmonare posteriore ormai 
aderente, che si svuota del suo contenuto aereo 
diventando opaco, nel mentre il resto del lobo 
si sposta verso il mediastino e va incontro ad 
enfisema vicario marginale. Il contrasto parados¬ 
sale è dato essenzialmente da un lato dalle pareti 
ispessite del pnx e dal lembo polmonare analet¬ 
tico adeso posteriormente e dall’altro dall’enfi¬ 
sema bolloso marginale anteriore del parenchima. 

L’esposizione è completata dalla dimostrazione 
di radiogrammi, di preparati istologici e di dise¬ 
gni che illustrano le varie ipolesi patogenetiche. 

Discussione. 

a * • 

Spineto : richiamando i dati della costituzione 
anatomica normale della parete toracica, degli 
strati e dei piani di clivaggio di essa nota come 
l'ipotesi del pnx extrapleurico dovrebbe esclu¬ 
dersi .per il fatto che asportandosi con il polmone 
la pleura parietale la sacca pneumotoracica non 
venne aperta, ma rimase addossata al polmone. 
Dovrebbe da ciò concludersi che il pnx era ex- 
trapleurico costituitosi in uno spazio limitato da 
aderenze e poi ingrandito con il meccanismo del¬ 
la distensione della sacca che si ha nelle comuni 
ernie chirurgiche e che pertanto dovrebbe nel 
caso trattarsi di ernia pleurica intratoracica. 

Luzzatto Fegiz : La lucida esposizione del prof. 
Omodei-Zorini e l’esame del preparato non la¬ 
sciano dubbio sulla sede intraparietale del pnx. 
Crede però che in un primo tempo deve essere 
stata costituita una bolla pneumotoracica in una 
zona di cavo pleurico libera di aderenze. Di qui 
l’aria introdotta con ogni probabilità a forte pres¬ 
sione si è forse infiltrata attraverso il tragitto 
dell’ago, determinando lo scollamento lamellare 
della pleura parietale. Negli ulteriori rifornimenti 
l’ago è penetrato in questa saccoccia intrapleuri¬ 
ca, determinando un ulteriore scollamento ed un 
ingrandimento del pnx intraparietale. 

On. Morelli. — Si avvicina al concetto di pnx 
intraparietale sopratutto in base al preparato isto¬ 
logico. Ritiene però indispensabile aver maggiori 



[Anno XXXIX, Num. 17] 


SEZIONE PRATICA 


G6I 


dati anamnestici riguardanti il periodo di soggior¬ 
no del malato fuori della Clinica. L'idea di un 
pnx extrapleurico di notevole volume e discreta¬ 
mente efficiente gli convalida la possibilità di 
agire terapeuticamente con tale mezzo dopo api- 
colisi e scollamento delle regioni apicali per man¬ 
tenere un certo collasso della zona: collasso ela¬ 
stico e non rigido come questo ottenuto mediante 
immissione di una massa di paraffina. Invita a 
studiare sperimentalmente l’argomento. 

Omodei-Zorini. — Risponde a Spinedi ricordan¬ 
do che all’atto della autopsia venne sezionata sul 
piano costale e scollata completamente anche la 
fascia endotoracica per evitare l’apertura artifi¬ 
ciale della sacca, per cui non basta la sua obbie¬ 
zione a negare la sede extrapleurica del ,pnx. Ri¬ 
conosce tuttavia la difficoltà di una esatta inter¬ 
pretazione, senza esami sistematici delle modifi¬ 
cazioni dell’endotelio pleurico nelle comuni bolle 
pneumotoraciche di antica data. 

L verosimile anche l’ipotesi del collega Luzzatto 
per quanto non dimostrabile allo stato attuale 
delle cose. Ritiene necessario estendere ulterior¬ 
mente e completare le indagini patogenetiche. 

Su di un caso di urto toraco-polmonare (nota clinica). 

Renato Fritzsche. —» Reperto semeiotico di urto 
toraco-polmonare rilevabile in un malato di tbc. 
polmonare in cura di pnx terapeutico durante gli 
spostamenti bruschi antero-posteriori sia sulla pa¬ 
rete anteriore che posteriore deH’emitoraee. Il re¬ 
perto è analogo a quello già descritto da Rist e da 
Trepiccioni, ma più importante perchè situato a 
destra e senza che concomitassero lesioni di pneu- 
monile caseosa. 

A proposito della nuova classificazione delle forme tuber¬ 
colari del polmone adottata dal prof. Micheli. 

Camillo Spinedi. — L’O. espone in sintesi la 
trattazione che dalla tbc. polmonare ha fatto re¬ 
centemente il Micheli (trattato di medicina in¬ 
terna diretto dal Ceconi) considerando in modo 
particolare quanto si riferisce alla sistemazione 
delle forme cliniche. 

Rileva come la distinzione abbozzata dal Micheli 
in forme miliariche e forme essudative sia su¬ 
scettibile di ulteriore sviluppo nel senso che al 
primo gruppo possono essere annesse delle forme 
che lo Schùrmann definisce secondarie e il Neu- 
mann riporta allo schema III di Ranke, venen¬ 
dosi così a costituire un netto raggruppamento 
di forme cliniche che potrebbe definirsi « tbc. di 
disseminazione ematogena di tipo miliare » e del 
quale farebbero parte oltre quelle descritte dal 
Micheli, anche altre che il Micheli accenna ap¬ 
pena o non ricorda (fibrosa diffusa, fibro-ulcero- 
sa da fibrosa diffusa). La esposizione viene com¬ 
pletata dalla dimostrazione di radiogrammi. 

Il Segretario : Omodei-Zorini. 

Società Piemontese di Chirurgia. 

Seduta del 20 febbraio 1932. 

Presidente: prof. M. Donati. 

Prof. Debernardi. — Sul trattamento delle lus¬ 
sazioni con frattura dell’estremità superiore del¬ 
l’omero. 

Contributo alla clinica delle coste cervicali. 

Doti. Borrio A. — L’O. ha raccolto quattro os¬ 
servazioni: in Ire casi era insorta una sindro¬ 


me nevralgica, nel quarto invece si presentava 
una sindrome vascolare; l’arteria erasi ridotta ad 
un cordone duro, rigido, non pulsante. Venne 
praticata l’asportazione della costa e la simpati- 
cectomia periarteriosa dopo di che ricomparve la 
pulsazione abbastanza evidente; il polso arterioso* 
non è ricomparso. 

Coste cervicali e scoliosi congenita. 

Dott. Fusari A. — Ha raccolto 11 osservazioni 
di scoliosi congenita; tra queste, sei erano do¬ 
vute ad alterazioni morfologiche o numeriche de! 
tratto cervico dorsale e in ciascuno di essi si no¬ 
tava la presenza di coste cervicali per cui il re¬ 
perto di coste supplementari in questi casi è* 
sempre stato legato a gravissime anomalie mor¬ 
fologiche e di differenzazione metamerica delle 
vertebre cervicali e dorsali. 

Prof. Camera A. — L'accorciamenlo a scopo or¬ 
topedico dell'arto sano nei postumi della coxite. 

Prof. Bianchetti C. Fr. — Contributo clinico 
operativo alla chirurgia dei corpi estranei (aghi) 
inghiottiti. . . 

Seduta del 5 marzo 1932. 

Presidente: prof. M. Donati. 

Dott. Pachner L. e L. Bracco. — Variazione in 
lunghezza delle fibre di un muscolo deteso col 
trapianto dell’inserzione, senza immobilizzazione 
dell’arto. 

Interventi per ulcera peptica ed emorragica post-opera- 

toria. 

Prof. E. Polacco. — Riferisce cinque casi di 
reintervento sullo stomaco in a. precedentemente 
operali per ulceri duodenali, per dimostrare Fin- 
sufficienza delle operazioni cosidette palliative a* 
guarire definitivamente certi ulcerosi e ad evi¬ 
tare le complicazioni più frequenti dell’ulcera 
gastro-duodenale. 

Prof. li. Camera. — Sull’artrodesi exlrarticolare 
dell’anca nella coxite e presentazione di operati. 

Prof. J aciiia A. — Artrodesi exarticolare nella 
coxite. 

Sul trattamento delle varici con metodo originale combi¬ 
nato medico-chirurgico. 

Prof. Mairano M. — Isola, in anestesia locale,, 
la safena al 3° super, o medio della coscia e la 
circonda con un’ansa di catgut; solleva l’arto dal 
piano del letto per svuotare le varici e lega la 
vena con il catgut. Pone l’arto sul piano del 
del letto e inietta con una siringa a perfetta te¬ 
nuta la soluz. di salicilato di sodio al 30 % nella 
misura media di 12-14 cc. (minimo sei, massimo* 
18 cc.). 

Dott. Talarico A. — Il dolore controlaterale- 
nelle affezioni chirurgiche del rene , essendo sicu¬ 
ramente sano il rene opposto alla lesione è sialo 
rinvenuto in 45 casi su circa 1200 ammalati di 
affezioni reno-ureterali. La maggior frequenza del 
dolore controlaterale è stato osservato nella tu¬ 
bercolosi. 

Dott. Cucco G. — Dolore controlaterale sili, in 
un caso di calcolosi renale destra. 

V illata. 


662 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 17] 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


DALLA PRATICA CORRENTE. 


Nevralgia essenziale del trige 
e novarsenobenzolo. 


ii 


ino 


Dott. Mario Solito. 


Nel 1927 Fumo riferiva i brillanti risultati 
da Lui ottenuti nella terapia delle nevralgie 
essenziali del trigemino con arsenobenzolo e 
chinino. E precisamente il suddetto autore 
riportava 19 casi di nevralgie essenziali del 
trigemino dei quali una parte furono curati 
con arsenobenzolo endovena nelle dosi pro¬ 
gressive come per la lue, e un’altra parte con 
arsenobenzolo endomuscolare pure nelle solite 
dosi progressive. 

Alla cura arsenobenzolica per iniezioni fu in 
tutti i casi associata la somministrazione per 
os di bicloridrato di chinino in ragione di 
gr. 2 giornalieri in 4 volte con cartine da gram¬ 
mi 0,50 ciascuna volta. 

La guarigione fu ottenuta nella totalità dei 

casi. 

L’esito veramente suggestivo e la scarsezza 
delle risorse terapeutiche contro detta forma 
invogliavano a tentare la cura proposta dal 
Fumo. 

La mia casistica è veramente assai modesta : 
tre casi in tutto. Ma per certe particolarità mi 
pare meritevole di venir riferita. 

In un caso usai la via endovenosa con cin¬ 
que dosi di novarsenobenzolo da 0,15, 0,30, 
0,45, 0,60, 0,75; negli altri due la via intra 
muscolare con sei dosi di novarsenobenzolo 
da 0,10, 0,15, 0,15, 0,30, 0,30, 0,45. . 

In un solo caso venne usato il chinino in 
dosi però modeste di gr. 0.90 al giorno con. tre 
cartine da gr. 0,30 ciascuna. Negli altri due 
casi il chinino non fu usato, ma solamente il 
novarsenobenzolo. 

1 tre ammalati erano sicuramente immuni 
da lues, con nevralgia essenziale del trigemino 
di media gravità in due, di notevole gravità 
nel terzo il quale ripetutamente doveva ricor¬ 
rere alla morfina e con lenimento talora scar¬ 
so delle proprie sofferenze. 

Una unica serie novarsenobenzolica nelle 
dosi soprariportate e con i noti giorni di in¬ 
tervallo tra una iniezione e l’altra mi hanno 
dato in tutti e tre i casi la guarigione perfet¬ 
ta a cui oggi posso aggiungere duratura trat¬ 
tandosi ormai di guarigione che nel più re¬ 
cente dei casi si mantiene da quasi due anni. 


Il miglioramento si andava progressivamen¬ 
te affermando col progredire della cura e alla 
fine di questa si assisteva alla scomparsa com¬ 
pleta di ogni sintoma. 

La mia modesta esperienza conferma quindi 
a pieno i risultati di Fumo ma dice anche 
qualche cosa di più. 

Dice cioè che il merito di questo brillante 
risultato spetta esclusivamente al novarseno¬ 
benzolo perchè nei due casi in cui fu soppres¬ 
so il chinino il decorso è stato egualmente fa¬ 
vorevole ed i risultati felici. 

Fatto nuovo questo di una importanza non 
trascurabile perchè se ne avvantaggia la pra¬ 
tica terapeutica in argomento, non solo, ma 
permette di chiederci, con qualche possibilità 
di risposta, quale possa essere il meccanismo 
dell’azione curativa. 

Dei duo farmaci è stato soppresso quello ad 
azione antinevralgica senza per nulla turbare 
l’effetto analgesico della cura. Se questo effet¬ 
to deve imputarsi quindi totalmente al novar¬ 
senobenzolo è sospettabile in esso una azione 
specifica. 

L’eziologia della nevralgia del trigemino è 
ignota; quindi manca per ora ogni possibilità 
di prova per una simile ipotesi. Ma meditan¬ 
do il risultato terapeutico, che con la soppres¬ 
sione del chinino si presenta di una precisa¬ 
zione assoluta, la possibilità di una azione di¬ 
retta del novarsenobenzolo su un ancora igno¬ 
to agente ecologico della nevralgia è per lo 
meno prospettabile. 

Tra la sciando però le ipotesi si può sulla real¬ 
tà dei fatti concludere che il novarsenoben¬ 
zolo anche senza associarlo al chinino si è di¬ 
mostrato capace di guarire definitivamente ne¬ 
vralgie del trigemino. 

RIASSUNTO. 

L’A. riporta tre casi di nevralgia essenziale 
del trigemino curati uno con novarsenoben¬ 
zolo e chinino e due solamente con novarseno¬ 
benzolo e completamente e stabilmente guariti. 

Castions di Zopipola, 20 febbraio 1932-X. 

CASISTICA E TERAPIA. 

Un caso di kala-azar autoctono nelPadnlto. 

P. Abrami, Grégoire e R. Wallich (Soc. 
méd. hópitaux, 20 nov. 1931) hanno osservato 
un caso di kala-azar contratto in Francia, di 
una diagnosi tanto più difficile in quanto che 
si trattava di un vecchio malarico. 



Anno XXXIX, Num. 17J 


SEZIONE PRATICA 


6G3 


Gli AA. hanno trovato in questo caso, da un 
lato una reazione formo-leucogel positiva e del¬ 
le modificazioni umorali riguardanti le albu¬ 
mine sanguigne ed i lipidi. D’altra parte, han¬ 
no osservato l’integrità del sistema reticolo- 
endoteliale, tutti fenomeni che non sono stati 
modificati dalla splenectomia. 

Questo intervento, seguito da iniezioni endo¬ 
venose di sali d’antimonio organici ha portato 
urna vera risurrezione della malata che era in 
stato di cachessia a causa del lungo tempo tra¬ 
scorso prima che la malattia venisse ricono¬ 
sciuta. L’asportazione della milza sarebbe, per 
gli AA., il -complemento logico della cura me¬ 
dicamentosa, nei casi inveterati in cui la milza 
infarcita di Leishmanie, senza costituire l’u¬ 
nico serbatoio di parassiti, ne rappresenta quel¬ 
lo principale. fil- 

Atassia acuta di origine malarica. 

G. Sykiotis (Paris medicai, 14 nov. 1931) ha 
osservato un giovane di 1G anni che, nel de¬ 
corso di febbri malariche, ebbe, durante un 
accesso di febbre con temperatura a 41°, una 
sindrome di atassia tale che, dopo 24 ore era 
diventato quasi imipossibile il cammino. Asi- 
nergia, ipermetria, tremore intenzionale d’am¬ 
bo i lati, impossibilità della stazione eretta 
sopra un solo piede od a talloni uniti. Ni- 
stagmo permanente, molto accentuato latera¬ 
le, meno evidente il verticale; parola scandita. 
Iperreflettività osteo-tendinea agli arti inferio¬ 
ri, specialmente per il riflesso rotuleo. Nessun 
disturbo di sensibilità nè dei riflessi mesoce- 
falici e velo-palatino; assenza di reazioni me¬ 
ningee. Presenza di Plasmodium vivai nel 
sangue. 

Dopo una settimana di intensa cura chini- 
nica, si è iniziato il miglioramento che è pro¬ 
gredito rapidamente, tanto che alla fine della 
seconda settimana, il cammino era quasi nor¬ 
male pure essendo un ipo’ esitante; asimme¬ 
tria ed asinergia attenuate e così pure l’ipoto¬ 
nia muscolare; i movimenti mancavamo però 
ancora di precisione. Tn seguito, il malato con¬ 
tinuò a migliorare, tanto da poter riprendere 
bene il suo mestiere di contadino. 

In considerazione dell’eziologia malarica e 
dell’evoluzione, l’A. elimina la diagnosi di 
sclerosi ia, placche e di encefalite epidemica, 
per ammettere invece che si trattasse di atas¬ 
sia acuta malarica. Casi di tal genere sono 
stati descritti specialmente da autori italiani 
(per il primo, Pam sini — donde il nome di 
« Sindrome di Pansini » —, nel 1901). 

La sindrome cerebellare si spiega median¬ 
te le embolie capillari in alcune regioni del 
sistemai nervoso centrale, pur senza negare la 
possibile importanza di altri fattori. 

Tali casi indicano che va considerata come 
una forma autonoma l’atassia acuta primitiva, 


quando non si abbiano sintomi dipendenti da 
malattie infettive note e manchi l’evoluzione 
ulteriore verso la sclerosi a placche. fil. 

Considerazioni sulle complicanze della parotite epi¬ 
demica. 

L. Salghini (Giornale del Medico Pratico, 
gennaio 1932) richiama l’attenzione sulla me¬ 
ningite che spesso complica la parotite epi¬ 
demica e di cui ha osservato tre casi. La fre¬ 
quenza delle meningiti è -secondo Dopter del 

10 % mentre Mas san. in una serie di 243 casi 
la riscontrò nel 23 % dei pazienti. È quindi, 
specie nell’infanzia, molto più frequente del¬ 
l’orchite, mentre lo è meno negli adulti. Nei 
pochi casi venuti a morte sono state messe in 
evidenza solo le lesioni che per solito si ri¬ 
scontrano nella meningite sierosa. 

Le forme acute della meningite da orecchio¬ 
ni'compaiono per solito dopo pochi giorni dal¬ 
la lumcfazione parotidca; a volte solo dopo la 
comparsa dell’orchite, in qualche caso solo 
dopo 8-13 giorni dalla guarigione; molto più 
raramente prima della comparsa della pa¬ 
rotite. 

L’inizio della meningite è violento, con feb¬ 
bre alta, vomito e sintomatologia tumultuosa. 
Di rado si hanno convulsioni, ma nelle forme 
gravi si può avere un coma vero e proprio. 
Data la gravità delle condizioni generali, si 
ha rimpressione che il malato debba venire 
rapidamente a morte, mentre dopo 3-4 gior¬ 
ni i fenomeni a carico del sistema nervoso 
cominciano a diminuire, per scomparire per 
solito al massimo dopo 10-12 giorni, lascian¬ 
do il paziente in uno stato di profonda pro¬ 
strazione e di stupore. Si possono avere rica¬ 
dute. 

Le forme croniche della meningite paroti- 
lica sono più frequenti nel l’infanzia. Per so¬ 
lito lo stato generale non è eccessivamente 
compromesso. La cefalalgia è sempre intensa, 

11 vomito frequente e saltuario, il polso per lo 
più bradicardico. La durata di questa forma è 
di qualche settimana e anche di mesi. 

Tanto le forme acute che le croniche non 
lasciano in genere postumi. 

La diagnosi è generalmente facile, anche se 
le manifestazioni parotitiche sono blande. Se 
si ha meningite come unica manifestazione 
dell’infezione parotitica, la diagnosi con la 
meningite tubercolare si impone, mia la pun¬ 
tura lombare non è sempre risolutiva, perchè 
il liquido cefalo-rachidiano presenta quasi 
gli stessi caratteri che nella meningite tu¬ 
bercolare. 

La prognosi è buona. C. Toscano. 

Sull’origine tonsillare di alcune infezioni. 

V. Gigli ucci (Il Morgagni, 31 gennaio 1932) 
osserva che oggi si attribuisce alle tonsille la 


[Anno XXXIX, Num. 17] 


SEZIONE PRATICA 



responsabilità di ogni setticemia ad etiologia 
oscura e la tonsillectomiiai è stata elevata a si¬ 
stema. Ma, per essere inficiate, le tonsille deb¬ 
bono presentare sempre alcuni segni obiettivi. 
Saranno dunque sospette le tonsille: 

1) quando da esse si veda fuoruscire del 
pus sia spontaneamente che mediante pressio¬ 
ne isui pilastri anteriori; 

2) quando l’inizio di un’affezione seconda¬ 
ria coincida con l’inizio di una amigdalite; 

3) quando si presentano piccole, appena vi¬ 
sibili, sclerotiche, incastrate, dure, essendo 
più pericolose di quelle ingrandite 1 ; 

4) quando si rileva la presenza di gangli 
al collo e specialmente la presenza del ganglio 
sub-mascellare o tonsillare. 

Ma per meglio stabilire la responsabilità del¬ 
le tonsille nelle infezioni a distanza si ricorre 
alla prova amigdalica. Essa consiste nel pra¬ 
ticare un massaggio digitale di tre minuti per 
ciascuna tonsilla e nell'osservare le variazioni 
ematiche che si verificano una quarto d’ora, 
un’ora e mezzo e due ore dopo il massaggio 
rispetto al sangue prelevato prima. In condi¬ 
zioni normali si manifesta una leucopenia 
transitoria con Iinfocitosi e la prova è nega¬ 
tiva; nei casi positivi invece si verifica una 
leucocitosi con polinucleosi. C. Toscano. 

Sul trattamento profilattico del raffreddore. 

F. Pancrazio (Gazzella degli Ospedali e del¬ 
le Cliniche , 1931, n. 48) presenta un accurato 
studio sulla patogenesi, sull© manifestazioni, 
sulla profilassi, sulla terapia di questa affezio¬ 
ne che, se non ha gravità clinica, è però assai 
molesta, specialmente in certe persone che per 
la corizza presentano una particolare predi¬ 
sposizione. 

L’A., dopo aver presi in considerazione se¬ 
condo il loro valore i fattori eziologici batte¬ 
ri ed ultravirus, divide i raffreddori in tre 
tipi : reumatico, influenzale, pertossioo, e ne 
delinea la cura dando nettamente la preferen¬ 
za alle terapie immunitarie. Sono poi inte¬ 
ressanti i risultati che FA. ottenne nella pro¬ 
filassi, per la quale pure gli diedero ottime 
prove i preparati immunitari i(sierovaccini) 
che sperimentò su numerosi individui, i qua¬ 
li in seguito al trattamento poterono affron¬ 
tare squilibri termici e fonti di contagio sen¬ 
za ammalarsi di corizza. (Vengono usati sie¬ 
rovaccini polivalenti). A. S. 

La narcosi avertinica nel tetano. 

T. Teichmann (il lunch, Med. Woch., 4, 
1932) consiglia nella cura del tetano tre melo¬ 
di curativi da eseguirsi parallelamente: lo sbri¬ 
gliamento ampio della ferita, la somministra¬ 
zione di antitossina per via intramuscolare, 
endovenosa (la migliore!) ed endorachidea, e 
la narcosi protratta con 1 averi ina (da g. 0,05 
a g. 0,1 per Kg. di peso), in modo da combat¬ 


tere gli stati tonici e clonici; durante il perio¬ 
do delle ripetute narcosi si procede comoda¬ 
mente all’esecuzione delle altre due terapie, 
prima indicate. V. Serra. 

MEDICINA SCIENTIFICA 

Enervazione del rene ed infezione renale ematogena. 

Dopo una breve premessa sull'oscura pa¬ 
togenesi delle suppurazioni renali ematogene, 
G. Bragagnolo (Accademia Medica, 15 genn. 
1932) richiamai l’attenzione sulle alterazioni 
dell’innervazione renale quali fattori di loca¬ 
lizzazioni d’infezioni ematogene. In mia pri¬ 
ma serie di ricerche condotte sulla guida dei 
lavori di Andler, Blatt, Caporale, Pmffo, ecc. 
FA. all’enervazione del rene associa l'immis¬ 
sione in circolo di sospensioni batteriche. 

La tecnica di queste ricerche fu sempre di¬ 
retta ad evitare quanto più possibile di trau¬ 
matizzare il rene onde gli effetti del trauma¬ 
tismo non si sommassero o si sovrapponesse¬ 
ro a quelli dell’enervazione. 

li© esperienze furono condotte su dieci cani, 
di questi due morirono per fenomeni tossie- 
mici, il terzo morì per broncopolmonite. Nel 
quarto si determinò una cospicua idronefrosi 
per stenosi cicatriziale dell’uretere. 

Dei rimanenti sei cani, in due non furono 
osservate alterazioni spiccate; in altri quattro 
invece si verificarono gravi lesioni a focolaio, 
esclusivamente a carico del rene enervato. 

In ambedue i reni a seconda del periodo in¬ 
tercorso dall’ultima iniezione, si osservano fat¬ 
ti congestizi diffusi, alterazioni degenerative 
degli epiteli dei tuboli, emorragie glomerula- 
ri, piccole zone di infarto, proliferazione de¬ 
gli elementi connettivali, fatti di sclerosi. 

Dette alterazioni istologiche pur essendo più 
spiccate e rilevanti nel rene enervato, non dif¬ 
ferenziano da quelle che si osservano nello 
altro rene: talché è da ritenersi non siano in 
massima parte imputabili alla enervazione, 
bensì alla eliminazione dei microrganismi o 
alle loro tossine. 

Le prove colturali di controllo con mate¬ 
riale prelevato dai focolai renali, permisero 
di riottenere pure lo stafilococco piogeno au¬ 
reo, che era stato immesso in circolo in so¬ 
spensione di patina -colturale diluita in solu¬ 
zione fisiologica. 

Secondo FA. questa prima serie di esperien¬ 
ze cui presto faranno seguito altre e numero¬ 
se, dimostrano che le alterazioni dell’inner- 
\ azione reno-ureterale favoriscono la localiz¬ 
zazione nel rene di germi circolanti nel san¬ 
gue. R. Gabbine 

La funzionalità renale nei lattanti sani. 

Non essendo stata ancora studiata la fun¬ 
zionalità renale nei lattanti sani G. Di Mag¬ 
gio (Medicina Infantile , seti. 1931), ha ere- 



[Anno XXXIX, Num. 17] 


SEZIONE PRATICA 


665 


duto opportuno istituire una serie di ricerche 
allo scopo di saggiare il grado di adattabilità 
dei reni di questi lattanti di fronte all’intro¬ 
duzione di una certa quantità di acqua, e, fa¬ 
cendo seguire poscia un breve periodo di di¬ 
giuno, valutare anche il potere di concentra¬ 
zione dei reni stessi. L’A. dopo aver parlato 
dei vari metodi usati comunemente per la 
prova della funzionalità renale, riporta i suoi 
risultati, ottenuti con la prova della concen¬ 
trazione e diluizione in 9 lattanti dai 40 gior¬ 
ni ai 12 mesi, di cui uno alimentato con pap¬ 
pine, 3 alimentati con latte di balie esclusi¬ 
vamente e gli altri ad allattamento misto. 

Dall'insieme dei risultati avuti si possono 
trarre le seguenti conclusioni: 1) nei lattanti 
normali il peso specifico delle urine oscilla at¬ 
torno a 1002-1006; 2) la funzionalità renale an¬ 
che nell’età più piccola è bene sviluppata, ed i 
reni quindi posseggono tutti i poteri di rego¬ 
lazione relativi ai bisogni dell’organismo, a- 
nalogamente a ciò che avviene nell’età adul¬ 
ta; 3) la eliminazione di tutta l’acqua ingerita 
avviene in un periodo di tempo relativamen¬ 
te breve e spesso anche tale da superare la 
capacità funzionale dei reni dell’adulto. 

C. Nervi. 

La diuresi da ingestione di acqua. 

fc nota la prova della diuresi, per studiare 
il funzionamento del rene e che si esegue fa¬ 
cendo ingerire, a digiuno, una certa quantità 
di acqua e sorvegliando l’eliminazione urina¬ 
ria. L’assenza di poliuria starebbe ad indicare 
che il rene non reagisce. 

L. Ambard ( Journ . méd. frangati, sett. 1030) 
ha potuto isolare un ormone intestinale ad 
azione diuretica e si domanda se l’assenza di 
xdiuria non possa attribuirsi a mancanza del- 
’ormone intestinale. 

La questione si presenta interessante dal la¬ 
to teorico come da quello pratico e merita di 
essere approfondita. fil . 


POSTA DEGL! ABBONATI. 

Profilassi individuale della malaria. - All’abb. 
n. 5551-1: 

Alla profilassi medicamentosa è da preferire 
quella meccanica. Può bastare, all’uopo, una 
buona zanzariera; meglio ancora se si proteg¬ 
ge anche la camera da letto. a. I. 

Prestazioni a infortunati. — All’abb. n. 3552-1 : 

La riduzione d’una frattura e l’applicazio¬ 
ne d’.un apparecchio non sono prestazioni me¬ 
diche clic rientrano fra le prime ed imme¬ 
diate cure poste, dall’art. 15 del Reg. Infor¬ 
tuni, a carico deH’imprenditore, anche se dette 
prestazioni siano date nella prima visita pra¬ 
ticata all’infortunato. 


È jas receptum, ormai, che per prime ed 
immediate cure si devono intendere soltanto 
i soccorsi di assoluta urgenza praticati dal 
medico sul luogo dell’infortunio, per scongiu¬ 
rare un pericolo immediato, o per rendere 
possibile il trasporto dell’operaio in luogo ove 
egli possa tovarsi in condizioni normali di cu¬ 
ra (ospedale od- abitazione). S. Diez. 

Al Doti. F. P., abbon. n. 501-4: 

In questa r[ibridai .non si danno risposte su 
casi clinici particolari. Rispondiamo in via del 
lutto eccezionale. La fenomenologia clinica del 
caso esposto risponde esattamente a quella del¬ 
la trombosi cerebrale, come da lei è stato dia¬ 
gnosticato. Dr. 

Concorsi per i Laboratori Prov. d'igiene e Pro. 

filassi. — Al dott. 0. D. P. da È. L. : 

I programmi per gli esami di concorso ai 
posti di assistente, e ai posti di coadiutore e 
direttore nella sezione medico-micrografica dei 
laboratori provinciali d igiene furono appro¬ 
vati con D. M. 9 maggio 1927, pubblicato nel 
Bollettino legislativo del Ministero dell’Interno 
a pag. 450 del medesimo anno. 

Gli esami di concorso ai posti di assistente 
constano di una prova scritta riguardante la 
epidemiologia e la profilassi delle malattie in¬ 
fettive, di quelle parassitane e di quelle di o- 
rigine alimentare; di tre prove pratiche riguar¬ 
danti una la microscopia, la batteriologia e la 
parassitologia applicate all’igiene, la seconda 
l’istologia normale e patologica, l’ultima la 
fisica tecnica e la chimica applicate all’igiene; 
infine di una prova orale. 

Negli esami per coadiutore e direttore vi è 
anche una prò via scritta di igiene con speciale 
riguardo alla sanità pubblica e alla legisla¬ 
zione; .e una autopsia di un cadavere umano 
e relativo referto. M. C. 

Al dott. P. C. da A. : 

Non è stabilito per legge un limite di età 
pel collocamento a riposo degli ufficiali sa¬ 
nitari. M. C. 


VARIA 

La fecoudazione artificiale. 

La pratica della fecondazione artificiale va 
assumendo in alcuni ambienti una diffusione 
relativamente larga, certo superiore a quella 
che farebbe supporre la tendenza alla limita¬ 
zione della prole mollo accentuata presso alcu¬ 
ni popoli. 

Il desiderio prepotente della maternità con¬ 
giunto al desiderio di mantenersi caste o fe¬ 
deli ai proprii mariti fa ricorrere alcune don¬ 
ne a questa pratica d’eccezione. 

Dal punto di vista medico la fecondazione 


« il. POLICLINICO » 


Anno XXXIX, Num. 17] 


artificiale potrebbe essere giustificata solo al¬ 
lo scopo di evitare i disturbi fisiologici e psi¬ 
chici che in alcune donne determina la steri¬ 
lità. 

Dal punto di vista sociale e morale la qui- 
stione offre per varie ragioni motivi a discus¬ 
sioni. 

L’argomento è stato (ampiamente trattato 
alla Società 'Francese di ginecologia. 

Il relatore, R. Jeudon, ha ricordato che la 
prima fecondazione artificiale fu praticata nel 
1782 da Spallanzani sui cani e sui bovini. Più 
coraggioso e più fortunato fu il suo contempo¬ 
raneo Rossi che la 'praticò sulla donna. 

Molto più tardi Lutaud e Gigoiii la ripete¬ 
rono ancora sulla donna con tecnica precisa e 
scopi determinati. 

Da allora la fecondazione artificiale fu pra¬ 
ticata esclusivamente su gli animali per ragio¬ 
ni commerciali. 

Solo verso la fine del secolo XIX fu ritentata 
nella donna. 

Marion Sims la praticò in un caso di retro- 
versione con stenosi e conicità del collo e pro¬ 
vocò subito lai gravidanza. Il figlio nato a ter¬ 
mine rassomigliava al padre. 

Nel 18G9 Girault praticò la fecondazione ar¬ 
tificiale su 12 multipare. Ottenne 10 gravidan¬ 
ze di cali 8 con parto a termine ed uno ge¬ 
mellare. 

Nel 1897 Borral su 30 tentativi ottenne 25 ge¬ 
stazioni. 

Intorno a quest’epoca la fecondazione arti¬ 
ficiale si diffuse tanto in Francia che se ne oc¬ 
cuparono le cronache giudiziarie. Il tribuna¬ 
le di Bordeaux condannò il dottor Lajartre ad 
una forte ammenda per aver praticato fecon¬ 
dazioni artificiali ritenute « pratiche amorali 
che minacciano la stabilità delle famiglie ». 

Nel 1897 il Papa intervenne inibendo ai 
cattolici di praticare o di subire la feconda¬ 
zione artificiale, pratica contraria alla volontà 
divina che aveva condannato alcune donne 
alla sterilità. 

Negli ultimi quaranta anni la fecondazione 
artificiale è stata praticata sopra tutto in Ger¬ 
mania ed in Russia. 1 

Un ginecologo russo, Ivanoff, che pratica 
largamente la medicina sperimentale in vivo 
ha rimessa all’ordine del giorno la quistione 
che pareva sopita in seguito ad alcuni insuc¬ 
cessi ed a scrupoli di natura morale e con¬ 
fessionale. 

Si è venuto così delineando un movimen¬ 
to scientifico inteso a precisare i casi nei 
quali la fecondazione è indicata e praticabile 
ed i metodi più adatti per raggiungere lo 
scopo. 

A coloro che si sono interessati dell’argo¬ 
mento è sembrato ragionevole limitarlo ai 


casi di sterilità dipendenti da cause mecca¬ 
niche ossia anatomiche, sopra tutto alle de¬ 
viazioni, malformazioni e del collo, al vagi- 
nismo, alla sproporzione tra l’organo ma¬ 
schile e quello femminile, ed anche all'as¬ 
senza o insufficienza dell’erezione dell'organo 
maschile. 

È ovvio che è inutile tentarla quando la ste¬ 
rilità è dovuta a cause biologiche (insuffi¬ 
cienza ovarica) o patologiche (infezioni della 
mucosa uterina, otturamento delle trom¬ 
be ecc.). 

La tecnica è molto delicata in quanto i due 
elementi in causa, lo sperma e l’utero, sono 
per ragioni differenti mollo fragili e vulne¬ 
rabili. 

Occorre innanzi tutto assicurarsi del valo¬ 
re biologico dello sperma eventualmente con 
un esame ultramicroscopico. 

Il prelevamento più pratico è quello fatto 
a mezzo del preservativo, dal quale si ritira 
lo sperma a mezzo di una siringa preceden¬ 
temente riscaldata a 40°, che è la temperatura 
della vagina al momento del coito. La semina 
deve essere fatta al più presto, e se l’opera¬ 
zione deve essere rimandata (mai dopo i tren¬ 
ta minuti) il preservativo con il suo contenu¬ 
to deve essere tenuto a bagno maria a 40°. 

La siringa e la sonda devono essere secche 
e privo di aria. Una sola goccia di acqua o un 
po’ d aria può essere causa d’insuccesso, per¬ 
chè l’utero reagisce con violente contrazioni 
verso ogni corpo estraneo che non siano lo 
sperma o l’uovo. 

La sonda deve essere introdotta nel collo 
senza sforzo e con la maggiore delicatezza. 

Quando ci sia stenosi del collo occorre pri¬ 
ma curare questa per qualche tempo. 

È sufficiente raggiungere l’istmo e quindi 
iniettare non più di tre cmc. di sperma. 

La semina deve essere praticata la vigilia 
del giorno dell’ovulazione che nella maggio¬ 
ranza dei casi si produce al 12° o 13° giorno 
dopo l’inizio delle mestruazioni. 

L’operazione si praticherà sulla donna in 
posizione d’esame ginecologico leggermente 
inclinata. La donna dovrà in seguito rimane¬ 
re sei ore coricata. 

Ma oltre queste precauzioni di tecnica il me¬ 
dico che si accinge a praticare la fecondazione 
artificiale deve osservare altre cautele d’ordi¬ 
ne morale e sociale. 

L ovvio che una tale pratica non si deve ese¬ 
guire se non quando la esigono pressanti ra¬ 
gioni mediche, che in pratica sono del tutto 
eccezionali. 

È altresì ovvio che la semiina non possa es¬ 
sere fatta se non con lo sperma del marito del¬ 
la donna che si deve fecondare. 

arg o . 


Anno \X\IX, Num. 17] 


SEZIONE PRATICA 


667 

POLITICA SANITARIA E GIURISPRUDENZA . 0 


Risposte ai quesiti per questioui di massima. 

33" Doli. G. N. — Lo stato economico dei me¬ 
dici interini non è regolato da norme generali. 
Generalmente le condizioni sono stabilite nell’atto 
di nomina. 

Trasformata la condotta, e limitata la presta¬ 
zione ai soli poveri, lo stipendio deve essere ri¬ 
dotto di quella parte che corrisponde alla cura 
degli abbienti. Se è già distinto il compenso do¬ 
vuto per l’uno e per l’altro titolo, la limitazione 
non può dar motivo a contestazioni, se lo sti¬ 
pendio è complessivo, la riduzione deve essere 
stabilita equamente, con approvazione dell’auto¬ 
rità tutoria, salvo in ogni caso il trattamento 
economico minimo già fissato dalla G. P. A. a 
norma dell’art. 34 del R. D. 30 dicembre 1923, 
n. 2889. 

Lo stipendio risultante dal capitolato è dovuto 
all’interino perchè a questo trattamento si rife¬ 
risce genericamente l’atto di nomina. 

34° Dottor P. B. — L’assistente effettivo eser¬ 
cita attività professionale: è quindi necessario 
che abbia superato gli esami di Stato. 

Al medico condotto interino licenziato per sca¬ 
denza del termine o per il verificarsi della condi¬ 
zione alla quale la durata del rapporto provviso¬ 
rio era subordinata non è dovuta indennità, per 
qualsiasi titolo. 

35° Dottor G. V. — L’onorario è dovuto dal 
marito, Lei potrebbe agire contro i parenti della 
donna assistita se potesse provare essere stata 
richiesta da essi l’opera professionale. Dovreb¬ 
be dimostrare l’obbligazione assunta. Certamen¬ 
te è rilevante il fatto che i parenti stessi han¬ 
no pagato il conto dei medicinali. Ma ciò non 
basta. Deve essere provata con altri elementi di 
presunzione e con testimoni la richiesta fatta in 
proprio, nell’interesse della paziente e non per 
la esecuzione di un semplice incarico. 

36° Dottor D. A. — Il medico condotto non è 
certamente obbligato ad esercitare funzioni che 
sono proprie della levatrice. Ciò è ovvio. Se egli 
presta un servizio che non è compreso tra i suoi 
obblighi normali, ha diritto a compenso straor¬ 
dinario, in rapporto alla prestazione. Anche ciò 
è ovvio e giusto. 

Praticamente bisogna applicare con prudente 
criterio queste regole. Se, per impedimento mo¬ 
mentaneo della levatrice, il medico condotto pre¬ 
sta assistenza urgente ad una partoriente iscritta 
nell’elenco dei poveri, non chiederà certamente 
incarico preventivo al fine di domandare poi 
un compenso straordinario al Comune. Ma se 
non si tratta di casi isolati e, il medico condotto 
deve sostituire la levatrice o perchè sia assente o 
perchè la condotta sia vacante, in tal caso, chie¬ 


derà preventivamente al Podestà invito scritto 
alla prestazione straordinaria, in modoi da acqui¬ 
sire così un titolo che riconosca la straordina¬ 
rietà del servizio e accerti l’incaricò. Tanto me¬ 
glio se il Podestà stabilisca contemporaneamente 
di corrispondere un compenso; ma in ipotesi, è 
sufficiente ed è anche necessario ed opportuno 
l’incarico formale del servizio che deve essere 
prestato fuori dei doveri normali. Il medico con¬ 
dotto avrà così diritto di chiedere una remunera¬ 
zione. 

In nessun caso sono obbligati a remunerare 
l’assistenza coloro che sono iscritti nell’elenco 
dei poveri. 

37° Dottor G. M. — Eccettuata la esclusione dal 
concorso deliberata dalla Commissione e notifi¬ 
cata dal Comune, tutti gli altri atti del procedi¬ 
mento del concorso, compresa la graduatoria, 
sono preparatori. Contro di essi non è ammesso 
ricorso diretto e immediato. Definitivo è il prov¬ 
vedimento di nomina che conclude il concorso. 
Contro di esso, è ammesso ricorso al Consiglio di 
Stato in sede giurisdizionale nel termine di gior¬ 
ni 60 dalla comunicazione o dalla data della co¬ 
noscenza positivamente accertata mediante atti 
formali dello stesso interessato. La deliberazione 
deve essere notificata dal Comune. Nel caso di ri¬ 
tardo o di inadempimento, l’interessato' può far¬ 
ne richiesta. 11 ricorso è diretto contro l’atto con¬ 
clusivo e, se del caso, anche contro quelli prepa¬ 
ratori: dato, per es., che sia illegittimo il proce¬ 
dimento o il giudizio della Commissione. 

Non è invece ammesso ricorso al Ministero del¬ 
l'Interno nè questo deve fare comunicazione di 
qualsiasi provvedimento. 

Il concorrente chiederà copia degli atti della 
Commissione facendone istanza al Comune. 

38° Dottor M. G. — La legge non stabilisce 
incompatibilità per causa di parentela, nè sono, 
senz’altro, applicabili le norme concernenti la 
ricusazione dei giudici e dei periti. Però, dovendo 
la Commissione corrispondere ad esigenze di giu¬ 
stizia e di imparzialità, ed essendo condizione ele¬ 
mentare ed ovvia la serenità del giudicante, la 
quale può essere turbata da rapporti di interesse 
o da vincoli di parentela, è da ritenere che non 
sia legittima la costituzione della Commissione se 
uno dei componenti di essa sia legato da rapporti 
intimi di parentela con uno dei concorrenti. 


N. B. — Ai quesiti degli abbonati si risponde, 
in ogni caso, direttamente, per lettera. I quesiti 
devono essere inviati, in busta, accompagnati dal 
francobollo per la l'isposta e sempre indirizzati im¬ 
personalmente alla Redazione del « Policlinico », 
via Sistina 14, Roma. 

Le risposte ai quesiti che non richiedono esame 
di alti o speciali indagini } sono gratuite. 


(*)La presente rubrica è affidata all’aw. Giovanni Selvaggi esercente in Cassazione, cone. legale del nostro periodico. 



« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 17] 


*668 


VITA PROFESSIONALE. 


NELLA 

SERVIZI IGIENICO-SANITARI. 

In sede di bilancio. 

Si è svolta alla Camera dei deputati la discus¬ 
sione intorno al bilancio del Ministero dell’inter- 
-iio, su relazione dell’on. De Martino. 

Uiportiarno un sunto della .parte che concerne 
i servizi igienico-sanilari, riservandosi di tornare, 
-eventualmente, su di alcuni rilievi e di commen¬ 
darli. 

L’on. Giardina si occupa, in primo luogo, della 
tutela della maternità e infanzia. Egli rileva 
la grande importanza della riforma fascista e 
si compiace che l’Opera Nazionale si rivolga alla 
tutela dell’infanzia senza guardare se si tratti di 
figli legittimi o illegittimi. Osserva che la spesa 
relativa è andata aumentando sempre più fino a 
far prevedere per il prossimo anno una ulteriore 
impostazione di 33 milioni. Nè una tale previsione 
jpuò considerarsi eccessiva dati i complessi com¬ 
piti che l’Opera deve adempiere sino a dover essa 
integrare alcuni servizi spettanti alle provincie. 
Lumeggia l’attività dell’O. N. maternità e infanzia 
e stima indispensabile che questa venga rafforzata. 

Passa, quindi, a trattare dell’assistenza ospita¬ 
liera. Rileva la necessità di un regolamento ge¬ 
nerale che disciplini la materia ospitaliera sia dal 
lato tecnico che amministrativo; ma specialmente 
per quanto riguarda la direzione medica, nel sen¬ 
so di conferire ad essa gli stessi poteri di quella 
dei manicomi. Invoca, poi, una maggior discipli¬ 
na delle case di salute private. 

Rileva l’insufficienza dell’assistenza ospedaliera 
in molte città del Mezzogiorno e delle isole. Quanto 
alla questione manicomiale, osserva che la cifra 
-delle spese è diventala mollo grave per le pro¬ 
vincie e ciò non perchè sia aumentato il numero 
dei folli, ma quello dei ricoverati. Ora, molti di 
questi ultimi potrebbero trovar posto in istitu¬ 
zioni sussidiarie, mentre i direttori dovrebbero 
assumersi più ampiamente la responsabilità della 
•dimissione dei degenti migliorati. 

Vorrebbe che l’inizio della pratica professionale 
fosse circondato da maggiori garanzie. 

Concludendo, confida che le questioni cui ha 
accennato troveranno quella soluzione definitiva 
che il Fascismo indubbiamente saprà adottare, an¬ 
dando sempre più verso il popolo, secondo l'alto 
mònito del Capo del Governo. 

L’on. Serono elogia la costituzione ormai quasi 
completa dei laboratori provinciali di chimica e 
batteriologia e l’attiva vigilanza sugli stupefacenti, 
augurandosi che uguale controllo sia istituito sui 
•cosiddetti calmanti che sono spesso stupefacenti 
larvati. Raccomanda la sorveglianza sulle specia¬ 
lità medicinali. Conclude affermando che l’Italia, 
la quale ha avuto per tanto tempo il primato nella 
medicina, saprà avere lo stesso primato anche nel 
•campo della fabbricazione dei medicinali. 


L’on. Spinelli osserva che il problema sanitario 
è stalo sempre discusso dal punto di vista tecni¬ 
co e assai poco da quello amministrativo. Il servi¬ 
zio di condotta piena, in seguito ad una vera agi¬ 
tazione svolta dalla classe dei medici condotti, fu 
limitato dai Governi del dopoguerra, con la con¬ 
dotta residenziale, solo a favore dei poveri iscritti 
negli elenchi comunali. Ciò arrecò grande danno, 
in quanto che al medico attualmente si fa ricorso 
solo quando si è presi dal male e che in questa 
circostanza ogni aggravio di spese rappresenta il 
più vivo disagio per gli ammalati, privi anche dei 
proventi del lavoro. Il Fascismo trovò tale stato 
di cose e non fu più possibile modilicarlo. 

L’oratore rileva come non sia stato ancora ema- 
nato il regolamento per l’applicazione del decreto 
sul -doppio elenco dei poveri. Intanto è assicu¬ 
rata ai medici una condizione di privilegio. Così 
gli stipendi dei medici condotti sono fissati dalla 
Giunta Amministrativa; i medici condotti han¬ 
no un regime di pensione più vantaggioso che 
altri impiegati; per essi non funzionano limiti 
di età, poiché possono essere collocati a riposo 
solo per motivi fisici riconosciuti dagli altri col¬ 
leglli; ecc. L’O. fa, poi, alcuni rilievi sul modo 
col quale si svolge il servizio e osserva che non 
sono stati raggiunti gli scopi che si volevano 
ottenere. Molti malati s’inviano agli ospedali. La 
media delle visite gratuite che ora i medici eseguo¬ 
no è addirittura insignificante. Crede che la con¬ 
dotta piena sia quella che meglio possa rispecchiare 
le necessità reali delle nostre popolazioni. L’esperi¬ 
mento della condotta residenziale, invece, gli sem¬ 
bra da considerarsi fallito. L’onere che i Comuni 
sopportano è eccessivo in confronto dell’opera ef¬ 
fettiva che i medici esplicano; tale onere è ancora 
di più aggravato dalle spese farmaceutiche, le 
(piali sono aumentate in confronto di quelle che 
i Comuni incontravano con la condotta piena. Af¬ 
ferma che questa non solo rispecchiava reali ne¬ 
cessità delle nostre popolazioni circa l’assistenza 
medica, ma rappresentava anche per il Comune 
una notevole economia: la condotta residenziale 
invece, oltre ad avere aumentato le spese, ha reso 
meno efficiente il servizio medico. Altrettanto è 
avvenuto per il servizio ostetrico. Risogna, dun¬ 
que, abolirla e sostituirla con un sistema che non 
faccia più distinzioni fra quelli che pagano e quelli 
che non possono pagare. Prospetta alcune solu¬ 
zioni, tra le quali quella di estendere le mutue. 

La caratteristica di queste associazioni dovreb¬ 
be consistere nel fatto che i Comuni vi parteci¬ 
pino con tante quote quanti sono gli iscritti ne¬ 
gli elenchi. Inoltre esse dovrebbero avere un ca¬ 
rattere obbligatorio per quelle persone che, pur 
non figurando nell’elenco dei poveri, tuttavia de¬ 
vono considerarsi tali appena cadono ammalati. 

Conclude riaffermando la necessità dell’aboli¬ 
zione della condotta residenziale se si vuole che 
anche in questo importantissimo campo si vada 



‘Anno XXXIX, Num. 17] 


SEZIONE PRATICA 


G69 


verso il popolo secondo il comando del Duce e la 
nostra razza immortale si fortifichi sempre più 
pel raggiungimento delle mète più alte. 

L’on. Marghinotti vorrebbe che gli oneri delle 
Province nel campo assistenziale fossero alleviati, 
ponendo i malati di mente innocui a carico dei 
comuni, e regolando la questione degli esposti e 
degli illegittimi riconosciuti dalla madre. Propone 
che l’opera dei consorzi antitubercolari, antima¬ 
larici, antitracomatosi, sia assunta dalle Province. 

L’on. Fabbrici preconizza di federare gli enti 
ospedalieri di una stessa provincia ed eventual¬ 
mente di province vicine; prospetta la grave si¬ 
tuazione delle Congregazioni di Carità. 

L’on. Sertoli si occupa del problema dello spo¬ 
polamento della montagna. 

L’on. E. Morelli, sente il dovere di intervenire 
soprattutto .per porre nel dovuto rilievo l’opera 
che la classe medica nell’attuale momento svolge 
entusiasticamente per coordinare l’azione del Re¬ 
gime nel campo sanitario. 

Circa le specialità mediche dilaganti, afferma 
che ciascuna dovrebbe essere studiata e control¬ 
lata da apposito organo da istituirsi presso la Di¬ 
rezione generale di sanità, mentre dovrebbe da¬ 
gli interessati essere depositata una somma per 
l’esecuzione dei dovuti esami farmaceutici e chi¬ 
mici. Per la vendita delle specialità converrebbe 
rendere obbligatoria la prescrizione medica. Il com¬ 
paraggio è rarissimo e, se scoperto, colpito. 

Passando al problema manicomiale, invoca una 
sollecita riforma della legislazione vigente : il pro¬ 
getto che rimonta a circa sette anni or sono, deve 
subire un ulteriore riesame per la soluzione inte¬ 
grale in armonia alle moderne necessità dell as¬ 
sistenza psichiatrica. 

Quanto alla condotta residenziale, alle pensioni 
dei medici condotti e alle mutue, afferma che il 
camerata on. Spinelli è incorso in alcune contrad¬ 
dizioni ed ha offeso ingenerosamente la classe ed 
ha avuto il torto di risalire da fatti locali a fatti 
generali. 

Nella condotta residenziale lo stipendio compen¬ 
sa l’obbligo della presenza; è stabilita una tariffa 
speciale per gli abbienti; ecc. Fu proprio il Go¬ 
verno Fascista a volerla, contrariamente a quanto 
ha affermato Fon. Spinelli, di cui ribatte altre 
asserzioni. 

Accenna agli inconvenienti della supplenza a 
scavalco per le condotte mediche. 

Circa le mutue rileva la convenienza di esten¬ 
dere l’assicurazione obbligatoria contro la tuber¬ 
colosi a tutte le forme di malattie. Le statistiche 
infatti dimostrano come questo sistema sia il più 
adatto per la diminuzione della mortalità. 

Concludendo, riafferma tutta la nobiltà dell’o¬ 
pera che i medici condotti compiono in ogni par¬ 
te d’Italia, veri, umili e silenziosi eroi del dovere, 
in pace e in guerra, ai quali è già andato dal Cam¬ 
pidoglio l’alto elogio del Duce. 

Il sottosegretario all’interno on. Arpinati rin¬ 
grazia Fon. De Martino che ha fatto su questo bi¬ 


lancio una relazione ampia, coscienziosa, esau¬ 
riente. L’oratore si trova in gran parte consen¬ 
ziente col discorso generoso e appassionalo dell’on. 
Morelli. Dove dissente è in quella parte del 
discorso dell’on. Morelli nella quale questi si stu¬ 
dia di dimostrare i vantaggi che deriverebbero alla 
classe medica qualora fosse vietata la così detta 
supplenza a scavalco. L’oratore ha l'impressione 
che questo modo di ragionare possa indurre a 
considerare la condotta a servizio del medico di¬ 
soccupato e a riguardare il medico non come un 
missionario, ma come un professionista comune. 

Altro punto di dissenso è là dove il Morelli do¬ 
manda che per la vendita delle specialità sia resa 
obbligatoria la ricetta. Egli sa che per quelle con¬ 
tenenti stupefacenti o veleni l’obbligo della ricet¬ 
ta esiste già ed è fatto rigorosamente osservare. 

Per tutti gli altri casi un simile obbligo re¬ 
cherebbe un’evidente molestia ed una spesa in¬ 
giustificata al pubblico, che non potrebbe più 
acquistare prodotti, sia pure di uso più comune, 
senza pagare un onorario al medico. 

Non pare all’oratore che tutto ciò possa confe* 
rire prestigio ad una categoria che deve restare 
altissima nella nostra estimazione. 

Circa il rilievo dell’on. Spinelli che la spesa 
sopportata dai comuni per i medici condotti è 
sproporzionata alla loro effettiva prestazione, pur 
compiacendosi dello zelo con cui il camerata Spi¬ 
nelli difende l’interesse del suo comune, ritiene 
che lo stesso onorevole Spinelli debba essere con¬ 
vinto che i medici sono molto migliori di come 
egli li ha descritti. 

La grande maggioranza dei medici condotti in¬ 
vero è perfettamente consapevole dei propri do¬ 
veri, e si ispira ad un elevato senso morale e alla 
massima probità. Essi hanno fatto disinteressata¬ 
mente molto spesso più di quanto costituisce il 
loro dovere e non di rado hanno dato all’opera 
loro un vero carattere di carità cristiana. 

Per ciò poterono essere definiti dal Duce pre¬ 
ziosi collaboratori dell’epoca del Fascismo per 
l’elevazione del popolo italiano. 

Quanto ai rimedi suggeriti dall’on. Spinelli, af¬ 
ferma che l’enorme maggioranza dei comuni non 
sarebbe in grado di impostare le somme neces¬ 
sarie per le condotte piene da lui vagheggiate. 

Nè è vero che la condotta piena eliminerebbe 
gli inconvenienti lamentati, perchè il medico che 
sia privo di dignità, troverà sempre il modo di 
curare il proprio tornaconto più della salute dei 
malati. 

Neppure è esatto che il frequente invio di ma¬ 
lati agli ospedali sia sempre indizio di scarsa di¬ 
ligenza dei medici, poiché esso dipende dalla con¬ 
venienza di allontanare i malati da un ambiente 
inadatto e malsano. 

Tanto ciò è vero che il camerata onorevole Giar- 
dina ha lamentato proprio il contrario. 

Con questo, però non esclude la possibilità di 
utili interventi e riforme, specialmente per la di¬ 
sciplina delle mutue che, organizzate con criteri 
territoriali, potrebbero portare ad una soluzione 








€70 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 17] 


felice tenendo conto delle esigenze dei servizi e 
delle necessità della popolazione. 

E la direzione di sanità nel compilare il testo 
unico delle leggi sanitarie terrà nel massimo con¬ 
to le soluzioni prospettate in questa importante 
discussione. 

Si unisce al camerata on. Giardina nell’elogio 
fatto all’Opera nazionale maternità e infanzia e 
nella richiesta di un aumento di dotazione di tale 
Opera, ciò che anch'egli ritiene possibile mediante 
una maggior partecipazione ai proventi della im¬ 
posta sui celibi. 

Non crede invece opportuna una imposta sui 
matrimoni infecondi, perchè anzi spesso si col¬ 
pirebbe in lai modo l’infelicità anziché una de¬ 
viazione morale. 

Assicura poi che il disciplinamento della fab- 
biicazione e commercio delle specialità medicinali 
sarà tale da assicurare buoni prodotti a prezzi 
giusti. 

Circa l’assistenza ospedaliera manicomiale, di¬ 
chiara che la Commissione per la compilazione 
del nuovo testo unico presto avrà terminato i 
suoi lavori. 

Le condizioni sanitarie dei Regno presentano 
un quadro pienamente soddisfacente; e l’incre¬ 
mento demografico è tale da dimostrare la fon¬ 
damentale sanità del popolo italiano. 

La lotta contro le malattie sociali è uno degli 
obbiettivi fondamentali del Governo Fascista, spe¬ 
cialmente per quanto riguarda la tubercolosi; se¬ 
gnala a questo proposito l’opera dei Consorzi pro¬ 
vinciali coadiuvati dalle provincie, dai comuni 
e dalla Cassa nazionale per le assicurazioni so¬ 
ciali. 

Si tratta di una vasta e complessa azione, che 
si manifesta attraverso opere di bonifica, demo¬ 
lizione di quartieri malsani, costruzione di case e 
strade, diffusione di norme igieniche. 

Essa si svolge intensamente, secondo i criteri 
dettati dal Duce fin dal memorabile discorso del¬ 
l’Ascensione. 

Attivissima è la lotta contro la malaria, ad onta 
della recrudescenza manifestatasi in alcune zone 
durante gli ultimi anni, a causa dei vasti agglome¬ 
rameli di operai nelle terre in corso di bonifica. 

A questi lavoratori, che spesso cadono vittime 
del dovere, veri pionieri di civiltà, invia un sa¬ 
luto, sicuro di interpretare il sentimento dell’as¬ 
semblea. 

Anche contro il cancro intensa è la lotta, come 
pure contro il gozzismo. 

Circa l’attribuzione alle provincie delle funzioni 
ora affidate ai Consorzi antitubercolari, il Mini¬ 
stero cercherà di evitare che in tali servizi si ve¬ 
rifichino dannose interferenze. 

Circa i mentecatti innocui non crede che essi 
possano essere considerati, come vorrebbe l’ono¬ 
revole Marghinotti, inabili al lavoro ed essere per¬ 
ciò posti a carico dei comuni. È preferibile che 
tali dementi siano, come ora, ricoverati in reparti 
speciali nei manicomi ove spesso vengono adibiti 
a lavori utili. 


Circa l’assistenza dei figli illegittimi- ricono¬ 
sciuti dalla sola madre, per cui l’on. Marghinotti 
vorrebbe che tutte le provincie fossero sollevate di 
questo carico dall’Opera nazionale maternità e in¬ 
fanzia, osserva che la legge fa obbligo all’Opera 
nazionale di integrare le deficenze dell’assistenza 
provinciale, non di sostituirsi ad essa. 

La beneficenza presenta un dato particolarmen¬ 
te confortante: negli ultimi nove anni il patri¬ 
monio dei poveri si è accresciuto di un miliardo. 
Questa cifra si spiega con due ragioni: prima di 
tutto con la fiducia che il popolo italiano ha nel 
regime, fiducia che ha avuto una luminosa ricon¬ 
ferma in questi giorni, in occasione del Prestito 
coperto quattro volte in un sol giorno; si spiega, 
in secondo luogo, coi severi criteri di probità se¬ 
gnati dal Duce per la gestione delle opere pie, che 
non deve in nessun caso tradire quella che fu 
la volontà dei testatori. 

I vari capitoli del bilancio sono poi stati ap¬ 
provati. 

Sul processo verbale ha preso la parola Fon. Spi¬ 
nelli, per chiarire di non aver inteso assoluta- 
mente di diminuire, nel suo discorso in sede di 
discussione del bilancio dell’Interno, i meriti dei 
medici condotti. 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Bagni di Cascivna (Pisa). — Scad. 30 mag., ore 
18; L. 9500 oltre L. 4000 trasp.; età lim. 35 a. 

Benevento. R. Prefettura. — Posto di Ufficiale 
Sanitario. Stipendio L. 16.000 più quattro au¬ 
menti quadriennali del decimo. Età non supe¬ 
riore ai 45 anni dalla data di pubblicazione del 
bando (29 marzo c. a.) salvo le eccezioni di legge. 
Divieto del libero esercizio professionale. Docu¬ 
menti di rito. Tassa L. 50. Scadenza del termine 
utile per la presentazione dei titoli alla R. Pre¬ 
fettura di Benevento: ore dicianove del 29 giugno. 

Brunico (Bolzano). — Scad. 30 apr.;. capoluogo 
e fraz. Stegono; L. 6800 oltre L. 2000 abitaz., c.-v., 
4 quinquenni dee.; deduz. 12%; età lim. 40 a.; 
tassa L. 50,10. 

Bulzi (Sassari). — Scad. 30 apr.; L. 9240 oltre 
L. 704 uff. san., L. 440 ambulat.; 4 sessenni dee.; 
età lim. 45 a. 

Busto Arsizio (Farese). — Per titoli; stipendio 
L. 8000 decurtarle del 12 %, con cinque aumenti 
quadriennali del decimo; L. 3 per ogni povero in 
più dei mille; limite età anni 40, salvo eccezioni 
di legge. Scadenza 21 maggio. 

Camaiore (Lucca). — Scad. 90 giorni dall’8 apr.; 
l a cond.; ab. 5000 circa; L. 8000 e 5 quadrienni 
dee., oltre quota mobile L. 840 per i coniugati: 
deduz. 12%; addizionale L. 4 oltre i 600 pov.; età 
lim. 40 a.; tassa L. 50,10; doc. non anter. all’8 apr. 

Campoformio (Udine). — A tutto il 30 giu.; 
rivolgersi Segreteria. 

(Mareggine (Lucca). — Scad. 30 giu.; L. 10.000 
oltre L. 3000 cavale., L. 800 arili, farm., lorde 
12 %; tassa L. 50. 




Anno XXXIX, Num. 17] 


SEZIONE PRATICA 


671 


Castelluccio ( Mantova). — A tutto il lo mag.; 
capoluogo; età lini. 35 a. all 8 apr.; tassa L. 50; 
stip. L. 9000 e 5 quadrienni dee., oltre L. 3500 
trasp., L. 500 ambulat., L. 900 uff. san., c.-v.; 
deduz. 12 %; doc. a 3 mesi. 

Codigoro {Ferrara). — Scad. 15 mag.; 3 a cond.; 
L. 11.500 oltre L. 3000 assegno complement. rive¬ 
dibile, L. 920 c.-v. pei coniugati, L. 200 per i ce¬ 
libi, 5 quadrienni dee.; ritenute di legge; età lim. 
40 a-; tassa L. 50,10. 

Dov adola (Forlì). — A tutto 10 maggio; 2° re¬ 
parto; ab. 2500 c.; L. 11.000 e 10 bienni ventes., 
oltre L. 3000 trasp., c.-v., L. 1000 serv. Ospedale 
Zauli, L. 800 se uff. san.; tassa L. 50,10; doc. a 
3 mesi dal 10 apr. 

Fiume. Consorzio Prov. Antitubercolare. — Me¬ 
dico direttore del consorzio e del dispensario prov., 
due medici direttori di Sezioni; scad. 31 mag. Ri¬ 
volgersi segreteria (Palazzo del Governo). 

Jacurso ( Catanzaro ). — Scad. 30 apr.; L. 7500; 
ritenute di legge; età lim. 40 a.; tassa L. 50. 

Mezzani (Panna). -— Scad. 31 mag.; L. 10.000 
e 5 quadrienni dee., oltre L. 4000 trasp., L. 750 
uff. san., c.-v., L. 300 ambulat.; riduz. 12%; età 
lim. 40 a.; tassa L. 50. 

Moresco (Ascoli Pie.). — Scad. 3 mag.; L. 7920 
e 5 quadrienni dee., oltre L. 440 indenn. laurea, 
L. 880 indenn. forese, L. 327,30 arm. farm., L. 440 
uff. san., già depurati 12%; età lim. 40 a.; tas¬ 
sa L. 50. 

Nuoro. Amministrazione Provinciale. — Assi¬ 
stente 'della Sezione Medico-Micrografica dei La¬ 
boratori Provinciali di Igiene e Profilassi. Stipen¬ 
dio L. 12.000; indennità di servizio attivo L. 2000, 
soggetti alle riduzioni ed alle ritenute di legge. 
Termine per la presentazione delle domande e 
dei documenti ore diciotto del 10 giugno. Per 
schiarimenti rivolgersi alla Segreteria Provinciale 
di Nuoro. 

Ostrigno (Trento). — Scad. 4 mag.; ab. 2812 
in 3 frazioni, compresa Ospedaletto (coni, di Gri¬ 
glio); L. 8500 e 4 quadrienni dee., oltre L. 3600 
cavale, e via; riduz. 12 %; età lim. 35 a.; tassa 
L. 50,10. 

Prato allo Stelvio (Bolzano). — Al 30 apr.; 
L. 7480 e 5 quadrienni dee., oltre L. 1232 allog¬ 
gio. L. 748 uff. san., L. 1128 ambulai.; deduz. 12%. 

P4ROLISF. (Avellino). — Scad. 8 mag.; L. 6000 
oltre L. 600 se uff. san.; età lim. 50 a. 

Perugia. Amministrazione Provinciale. — Assi¬ 
stente per la Sezione Chimica del Laboratorio pro¬ 
vinciale di igiene e profilassi. Per titoli ed esami. 
Al posto è annesso lo stipendio annuo lordo di 
L. 10.000. aumentabili a I,. 15.000 per 5 quadrien¬ 
ni di 1/10 e la indennità di attività di servizio di 
annue L. 2800 lorde. Saranno corrisposte le in¬ 
dennità di caro-viveri come e fin quando ne go¬ 
dranno gli impiegati della Provincia. Tutti gli 
assegni sono ridotti del 12 %. Scadenza ore 18 del 
31 maggio 1932. Per chiarimenti e per avere l'av¬ 
viso integrale del concorso, rivolgersi alla Segre¬ 
teria Generale della Provincia. 

Plesio (Cuneo). — Scad. 30 apr.; L. 9000 oltre 
L. 500 ambulat. 

Pontelongo (Padova). — Scad. 30 apr.; L. 8500 
e addizionale L. 5 sui 1000 pov., trasp. L. 3000, 
ambulat. L. 600, se uff. san. L. 300; alloggio su 
corrispettivo di L. 1200; età lim. 40 a. 


Provaglio d'Iseo ( Brescia i. — Scad. 15 giu. lire 
9000 e 6 quadrienni dee., oltre L. 3000 automob., 
L. 600 uff san., c.-v.; riduz. 12%; ab. 3182 di 
cui 300 iscritti. 

Rodi Garganic.o (Foggia). — Scad. 30 apr.; lire 
7920; età lim. 35 a. 

Roma. Pio Istituto di S. Spirito ed Ospedali Riu¬ 
niti. — Scad. 31 mag., ore 16; 3 primari di Isti¬ 
tuto Radiologico ed Elettroterapico; età lim. 45 a. 
alili apr.; tassa L. 50 al Tesoriere; esami e titoli; 
stip. L. 7800 e c.-v. 

Roma. R. Prefettura. — Fino al 10 luglio è aper¬ 
to un concorso, per titoli ed esami, a quattro po¬ 
sti di ufficiale sanitario dei Consorzi di Frascati, 
Marino, Palestrina e del Comune di Gaeta. I con¬ 
correnti dovranno far pervenire alla R. Prefettu¬ 
ra, nel termine predetto, la domanda corredata 
da lutti i documenti (nessuno escluso) indicati 
nel bando di concorso pubblicato nel Foglio An¬ 
nunzi Legali della Provincia di Roma n. 28 del 
6 aprile 1932 e potranno rivolgersi per informa¬ 
zioni e chiarimenti alla Segreteria dell’Ufficio del 
Medico Provinciale, piazza Foro Traiano 84. 

Roma. Direzione Generale della Sanità Pubblica. 
— Concorso a 24 posti di medico provinciale ag¬ 
giunto di 2 a classe neH’Amministraz. della Sanità 
Pubbl.; età lim. 35 a.; prove scritte, pratiche ed 
orali; conoscenza di lingua francese, inglese o te¬ 
desca. Chiedere bando. Scad. 90 giorni dal 9 aprile. 

S. Angelo a Scala (Avellino). — Scad. 15 mag.; 
L. 5280 già ridotte 12%; 5 quadrienni dee.; età 
lim. 40 a.; tassa L. 50,10. 

Zerbo (Pavia). — Scad. 45 giorni dal 12 apr.; 
L. 10.000 e c.-v., decurtati del 12%; ab. 811; età 
lim. 40 a.; tassa L. 50; chiedere annunzio. _ 

NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

Il magg. gener. medico gr. uff. dott. V incenzo 
Perego è stato promosso tenente generale medico, 
a scelta. 

La Commissione per l’assegnamento dei premi 
biennali della « Fondazione Pagliani », istituita 
dall’« Associazione Nazionale Fascista per l’Igie- 
ne » e presieduta dal prof. Luigi Pagliani, com¬ 
posta dal prol. Canalis per il Ministero dell’In¬ 
terno, dal ,prof. Maggiora-Vergano per la Facoltà 
medica dell’Università di Torino, dal medico pro¬ 
vinciale comm. Sacelli, dall’ufficiale sanitario e 
capo dell’Ufficio di igiene di Torino prof Trama- 
rossa, ha destinato il primo premio, consistente 
in tre assegni di lire 5000 ciascuno, al dott. Ste¬ 
fano Balp, docente d’igiene, già medico provin¬ 
ciale di Torino, Bergamo e Novara; al dott. Fran¬ 
cesco Abba, docente d’igiene, già ufficiale sanita¬ 
rio di Torino; al doti. Raffaele Vivante, docente 
d’igiene, ufficiale sanitario di Venezia. Il secondo 
premio di lire 2000 fu assegnato al dott. Del Bono, 
già ufficiale sanitario di Novara. Inoltre la Com¬ 
missione ha concesso due diplomi di medaglia 
d’oro; l’uno al dott. Alfonso Bormans, libero do¬ 
cente, direttore del Laboratorio batteriologico del¬ 
l’Ufficio d’igiene di Torino; l’altro al dott. Edoar¬ 
do Testerà, capo divisione dello stesso Ufficio. 

Nel 1924 ,per la prima volta i! premio fu con¬ 
ferito a Bartolomeo Gosio, direttore del Labora¬ 
torio batteriologico della Direzione di Sanità. 

La seconda volta il premio fu deliberato al prof. 
Giuseppe Sangiorgi. attualmente professore d’igie¬ 
ne all’Università di Bari. 



672 


« ir, policlinico » 


[Anno X\\I\, Num. 17’ 


NOTIZIE DIVERSE. 

La lotta contro la tubercolosi in Italia giudicata 
all’Estero. 

In una relazione al Dipartimento della Sanità 
Pubblica del Brasile, redatta dal dott. A. Fontes 
(cui si deve la scoperta del virus liltrabile della 
tubercolosi), in collaborazione del dott. I. Placido, 
è contenuto il seguente apprezzamento: 

« Quell’uomo di genio che è Mussolini adottò 
in Italia, nella sua politica di previdenza, nel cam¬ 
po delle assicurazioni contro le malattie, un piano 
alquanto diverso da quello di altri Paesi, istituen¬ 
do per primo un’assicurazione obbligatoria contro 
la tubercolosi, quale preparazione ed avviamento 
all’assicurazione generale contro le malattie e allo 
scopo di concentrare gli sforzi su questo fenomeno 
morboso che, nei riguardi dell’interesse pubblico, 
domina su tutti gli altri per la natura, per la 
preoccupante diffusione che ha raggiunto, per la 
indiscutibile gravità e per la necessità di un’orga¬ 
nizzazione particolare, intesa a ridurre in propor¬ 
zioni meno allarmanti il triste dominio di soffe¬ 
renze che tale flagello sparge in seno alle fami¬ 
glie, diminuendo l’efficienza della razza ed accu¬ 
mulando ingentissimi danni materiali e morali 
per la Nazione. 

« Tale è anche la nostra situazione. E poiché a 
noi pare che non si debba inventare nulla di nuo¬ 
vo dal momento che esistono già modelli basati 
sull’esperienza anteriore, è il modello di politica 
di previdenza italiano quello a cui dobbiamo av¬ 
vicinarci ». 

La Casa (lei Medico a Roma. 

Il 15 aprile furono inaugurati a Roma la nuova 
sede del Sindacato Nazionale dei Medici e la Casa 
del Medico. 

Alla inaugurazione sono intervenuti l’on. Bot¬ 
tai, Ministro delle Corporazioni, Fon. Starace, Se¬ 
gretario del Partito, 1 on. leruzzi, Capo di S. M. 
della Milizia, Fon. Di Marzo, Sottosegretario al¬ 
l'Educazione Nazionale, Fon. Bodrero, Presidente 
della Confederazione Nazionale professionisti ed 
artisti, il Prefetto di Roma, l’Accademico d’Italia 
De Blasi, i senatori Simonetta, Peslalozza, Bastia- 
nelli; gli onorevoli Perna, Castellino, Serono, il 
Segretario federale dell’Urbe, il generale medico 
Riva, direttore generale della Sanità militare, il 
gen. medico della Marina Falso, il gen. medico 
della Milizia De Plato, il prof. Ilvento, in rappre¬ 
sentanza della Direzione generale della Sanità 
Pubblica, il prof. Pecori, direttore dell’Ufficio 
d’igiene del Governatorato, il prof. F. Bocchetti, 
in rappresentanza della F. I. N. F. per la lotta 
contro la lubercolosi, tutti i direttori delle clini¬ 
che della R. Università eli Roma, i direttori, e i 
primari degli Ospedali riuniti, molti ufficiali del¬ 
l’esercito e una densa folla di altri medici. 

La sede ampia e luminosa è stata mostrata agli 
ospiti dal Segretario del Sindacato on. prof. Mo¬ 
relli che ha illustrato le funzioni di questa sede 
sindacale, che tende sopratutto ad armonizzare la 
classe medica nell’ambito delle finalità del Regi¬ 
me. Tutti hanno ammirato il decoro della sede e 
specialmente i locali della biblioteca, della sala 
delle riviste, della rivista « Le forze sanitarie », 
del Sindacato provinciale e dell’Ordine dei medici. 

La nuova sede è aperta a tutti i medici d’Italia 
e può considerarsi come una loro seconda casa. 


Sezione laziale della Federazione contro la tuber¬ 
colosi. 

Il J2 marzo venne costituita a Roma la Sezione 
laziale della Federazione Nazionale Fascista per la 
Lotta contro la Tubercolosi. La seduta ebbe luogo 
nel teatro dell’Istituto Benito Mussolini a Porta 
Furba. Il Consiglio direttivo venne così formato: 
presidente on. prof. Eugenio Morelli; vice-presi¬ 
dente prof. Guido Mendes; delegato regionale prof. 
Attilio Omodei-Zorini; fiduciari provinciali: prof. 
Carlo Benedetti (Roma), dott. Vittorio Lamina 
(Frosinone), dott. Renato Meri ani (Viterbo), dott. 
Nicola De Maria (Rieti). Il prof. Cesare Frugoni 
venne proclamato presidente onorario. 

Seguì la benedizione del gagliardetto, dono gen¬ 
tile della sig.ra Pinetta Morelli. Pronunziarono poi 
elevate parole la sig.ra Morelli e il prof. Mendes. 

Accademia Lancisiana di Roma. 

L Accademia Lancisiana di Roma ha tenuto una 
seduta amministrativa con l’intervento di nume¬ 
rosi accademici e soci. 

Il presidente, on. prof. Ermanno Fioretti, parlò 
del lavoro compiuto durante il biennio 1930-1931, 
mettendo in evidenza lo sviluppo crescente del¬ 
l’Accademia, che tende ad agevolare la continua¬ 
zione dello studio e delle osservazioni ai giovani 
medici, e ad altivare un'intima collaborazione fra 
questi e i loro Maestri. Affermò che l’Accademia 
aumenterà sempre più i mezzi di studio con libri 
e giornali scientifici. 

Il segretario, prof. Alfredo D’Avack, riassunse 
il lavoro scientifico compiuto e comunicò le risul¬ 
tanze amministrative dell’Accademia, la di cui 
gestione biennale, chiusa il 1° novembre 1931-X, 
con un notevole avanzo di cassa, ha consentito 
una decorosa sistemazione e addobbo dei nuovi 
locali. 

Tanto il presidente, quanto il segretario ebbero 
parole di viva riconoscenza per il presidente de¬ 
gli Ospedali Riuniti di Roma, gr. uff. Cotta, che 
ha sempre dimostrato il massimo interessamento 
per l'istituzione. 

L’opera del Direttorio, sintetizzata nelle due re¬ 
lazioni del presidente e del segretario, fu molto 
applaudita; e l’accademico prof. Baglioni, cui si 
associò anche l’accademico prof. Bastianelli Raf¬ 
faele, interpretando gli unanimi applausi come 
manifestazione certa del pensiero dell’assemblea, 
propose, e questa all’unanimità approvò, la ricon¬ 
ferma in carica del Direttorio, sotto la presidenza 
dell’on. prof. Ermanno Fioretti. 

Associazione Medica Britannica. 

Terrà il congresso annuale durante la terza 
decade di luglio. Il 21 si terrà un convegno di 
rappresentanti, per commemorare il centenario 
di fondazione del sodalizio. Il 24 si svolgerà un 
pellegrinaggio a Worcester, ove sarà scoperto un 
monumento al fondatore, Charles Hastings. Il 26 
avrà luogo la conferenza inaugurale del nuovo 
presidente, Lord Davvson of Penn, che succede 
al dott. W. G. Willonghby. I lavori scientifici 
prenderanno i giorni 27-29. Il 28 si terrà un 
banchetto commemorativo del centenario. 

“Le voci latine,, 

Il prof. Léon Bernard ha annunziato una con¬ 
ferenza, presso l’« Unione Medica Latina », sul 
tema: «Ciò che la medicina deve all’Italia». 


SEZIONE PRATICA 


673 


Anno \\\T\, Aitisi. 17] 

Questa conferenza la parie di un ciclo desti¬ 
nalo ad illustrare i contributi recali alla medi¬ 
cina dalle varie Nazioni latine. Così il prof. For- 
gue ha già tenuto una interessante conferenza su 
« La medicina spagnola: sua storia e sua evolu¬ 
zione)); il prof. Bordel .parlerà sul Belgio; il prof. 
Lépine sull’Uruguay; il dott. Daniel sulla Roma¬ 
nia; il prof. Em. Sergenl sul Canadà; il prof. 
Roule sulla biologia dei mari latini. 

Nella stampa medica. 

Ha iniziato le pubblicazioni la « Rivista Ita¬ 
liana di Psicoanalisi », diretta dal prof. E. Weiss, 
edita da A. Stock (piazza Cavour 19, Roma); è 
organo della Società Psicoanalitica Italiana; l’ab¬ 
bonamento annuo importa L. 30. Auguri. 

Corsi complementari e di perfezionamento a Padova. 

Presso l'Istituto d’igiene della R. Università di 
Padova, diretto dal prof. Oddo Casagrandi, si ter¬ 
ranno i seguenti corsi per medici: 1° di prepa¬ 
razione alla carriera di medico di bordo, dal 1° 
maggio al 30 giugno (la seconda parte del corso 
si svolgerà a Venezia), tasse L. 566,30; 2° comple¬ 
mentare d’igiene pratica per aspiranti ufficiali sa¬ 
nitari, dal 15 maggio al 14 luglio, tassa L. 500,50; 
3° un breve corso di cultura in malariologia, dal¬ 
li al 30 giugno (integrato dall’opera dell’Istituto 
autonomo per la lotta contro la malaria nelle tre 
Venezie). Rivolgersi alla segreteria universitaria. 

Corsi accelerati per medici condotti a Roma. 

L annunziato corso di puericoltura si svolgerà 
dal 2 al 31 maggio, sotto la direzione del prol. F. 
Yalagussa. Il corso di tisiologia è in via di svol¬ 
gimento. Il corso di malariologia e le conferenze 
sul cancro, dato l’esiguo numero degli iscritti, 
non avranno più luogo. 

Una conferenza scicntiflea. 

Il dott. Maurizio Tusseau, presidente dell’Asso¬ 
ciazione internazionale per le ricerche sperimen¬ 
tali di chirurgia, ha tenuto nel Policlinico Um¬ 
berto I di Roma una conferenza sulle applicazioni 
del « novozono », gas che rappresenta un nuovo 
stato allotropico dell’ossigeno; ne ha fatto valere 
l’efficacia curativa e ne ha dato la dimostrazione, 
su alcuni pazienti. 

Propaganda antitubercolare in Italia. 

La mobilitazione civile contro la tubercolosi è 
stata avviata nei più importanti centri urbani 
da alte personalità. Ne daremo ulteriori notizie; 
ma non possiamo esimerci dal segnalare la ma¬ 
gnifica conferenza tenuta dall’on. prof. Eugenio 
Morelli a Milano; quella tenuta dal sen. prof. Gio¬ 
vanni Pascale a Napoli; ecc. 

Il prof. Oddo Casagrandi ha iniziato a Padova 
una serie di conferenze di propaganda antituber¬ 
colare. 

Il prof. Rocco Jenuna ha tenuto a Napoli una 
conferenza di propaganda antitubercolare agli in¬ 
segnanti delle scuole elementari. 

I medici italiani per il riso. 

La campagna per la valorizzazione del riso, di¬ 
retta ad attivarne il consumo, ha avuto vari cam¬ 
pioni nella classe medica; segnaliamo i proff. L. 
Devoto e F. Micheli, il dott. G. Perilli (abbiamo 


dato notizia di una sua conferenza), il dott. R. 
Camelli ed altri. 

Informazioni possono attingersi presso l‘« Ente 
Nazionale Risi », via dei Bossi 3, Milano (101). 

Per il disarmo chimico e batteriologico. 

Il piano del Governo italiano per il disarmo, 
nel lesto del memoriale presentato alla Società 
delle Nazioni, contempla ampiamente le armi chi¬ 
miche c batteriologiche, con lo scopo di elimi¬ 
narle in modo totalitario. 

Per la denuncia delle deformità e delle lesioni in¬ 
validanti. 

Il Capo del Governo ha presentato al Senato un 
disegno di legge per l'obbligo della denunzia delle 
nascile di infanti deformi, nonché dei casi di le¬ 
sioni che abbiano prodotto inabilità al lavoro, di 
carattere permanente. 

In base a tale progetto è fatto obbligo agli eser¬ 
centi la professione di medico-chirurgo e alle lé- 
vatrici, che abbiano prestato assistenza durante il 
parto, di denunciare al Podestà ed all'Ufficiale sa¬ 
nitario la nascita di ogni infante deforme. 

I medici chirurgi, inoltre, hanno l’obbligo di 
denunciare alle autorità indicale i casi di lesioni, 
da essi osservati, da cui sia derivata o possa de¬ 
rivare una inabilità al lavoro, anche parziale, di 
carattere permanente I contravventori sono puniti 
con rammenda da L. 100 a L. 500. 

Negli Ospedali di Roma. 

II gr. uff. dott. Adolfo Colta, presidente del- 
l’Amministrazione dei Pio Istituto di S. Spirito 
e Ospedali Riuniti di Roma, ha rassegnato le di¬ 
missioni dall’alta carica per motivi di salute. 

Egli ha fatto notevolmente progredire i servizi 
di assistenza sanitaria nella città, la quale deve a 
lui il grandioso ospedale del Littorio nonché i 
nuovi reparti dell’Ospedale di S. Spirito. Per le 
sue qualità, egli si é acquistata una larga estima¬ 
zione nell'ambiente ospedaliero e nell’intera fa¬ 
miglia sanitaria cittadina. A lui va un memore 
ed augurale saluto. 

In sua vece, è stato nominato il gr. uff. dott. 
Giuseppe Spano, prefetto del Regno. 

Elargizioni e legati. 

Nel trigesimo dalla morte del suo compianto 
consorte sen. Ettore Bocconi, donna Javotte Boc¬ 
coni Manca di Villahermosa ha destinato, a ri¬ 
cordo di lui, cinque milioni di lire, di cui uno 
per costituire due borse di studio intitolate al 
nome di Ettore Bocconi le quali, a cura della Reale 
Accademia dei Lincei, saranno attribuite, l una 
ad italiani, l’altra ad italiani o stranieri, per ri¬ 
cerche scientifiche di carattere medico. 

Il bilancio dei servizi sanitari nel Giappone. 

Nel Giappone sono stati ridotti, pel 1932, i bilan¬ 
ci di tutti i Ministeri. ,Si è fatta eccezione solo per 
i servizi della sanità pubblica, considerati d’im¬ 
portanza fondamentale per la Nazione e quindi 
irriducibili. Anzi, sono state fatte generose asse¬ 
gnazioni per alcune attività ed istituzioni; ad 
esempio, si sono stanziati 170.000 yen per in¬ 
grandire due leprosari; 5000 yen per il Congresso 
internazionale d’igiene; 10.000 yen per campagne 
antiparassitarie; ecc. 



674 


« IL POLICLINICO » 


Anno XXXIX, Ntjm. 17] 


Istituto radiologico a St. Louis. 

È quasi ultimato il nuovo istituto radiologico 
della Scuola medica dell’Università Washington 
a St. Louis; l’edifizio comprende 8 piani ed è 
costato 1.220.000 dollari, legati, allo scopo, dal sig. 
Edward Mallinkroft, col concorso del figlio, che 
ha lo stesso nome. All’arredamento hanno con¬ 
tribuito vari enti e filantropi, in particolare la 
Fondazione Rockefeller, che ha elargito 750.000 
dollari. 

Colonia di malati di mente nel Belgio. 

Questa colonia, sorta nel villaggio di Lierneux, 
che è lontano da ogni centro abitato di qualche 
importanza, conta ora 567 malati, di cui 267 allo¬ 
gati in famiglie private e 300 in un asilo. Il fun¬ 
zionamento ne è ottimo, come ha riferito alla 
« Société de médecine mentale de Belgique », il 
dott. Massaut, in occasione di un recente con¬ 
gresso. 

Chiusura di un sanatorio negli Stati Uniti. 

É stato chiuso, a Denver, lo « Agnes Memorial 
Sanatorium », istituito nel 1902 dal filantropo 
sen. Laurcnce L. Phipps, in memoria della ma¬ 
dre Agnese, allo scopo di ricoverare e curare i 
tubercolotici polmonari di classi medie. 

Il sanatorio era capace di 150 posti; ma all’atto 
della chiusura i ricoverati erano ridotti a 45 (in 
seguito alla istituzione di altri sanatori conge¬ 
neri). Il personale addetto comprendeva da 50 
a 60 persone, di modo che superava il numero 
dei ricoverati ! 

Il sanatorio era costato circa 14 milioni di lire 
it. e risultava di 12 padiglioni. Non si ha inten¬ 
zione di abbandonarlo, ma di destinarlo ad altri 
scopi che permettano di utilizzarlo meglio. 

Fallimento di uua mutua malattie in Spagna. 

Il Ministero del lavoro della Spagna ha dichia¬ 
rato in liquidazione forzosa « La Esperanza », so¬ 
cietà di assicurazione contro le malattie, con sede 
a Madrid (plaza del Progreso 16) e, di conseguenza, 
lo scioglimento di essa; ha ordinato che, per l’in¬ 
tervento dello Stato, si proceda all’immediato se¬ 
questro di tutti i documenti dell’Ente ed all’at¬ 
tuazione delle norme procedurali stimate idonee 
ad espletare la liquidazione. 

Incendio di un ospedale. 

È stato completamente distrutto dal fuoco, a 
Union (Carolina meridionale), un ospedale per i 
negri, il « Majority Hospital ». Si è subito prov¬ 
veduto alla raccolta di fondi per la ricostruzione, 
auspice un giornale locale. 

Onoranze al prof. Aràoz Alfaro. 

La Società di pediatria dell’Uruguay, ad inizia¬ 
tiva del suo fondatore e socio onorario prof. Luis 
Morquio, ha tenuto una seduta solenne per ren¬ 
dere omaggio al pediatra argentino prof. Grego¬ 
rio Aràoz Alfaro, in occasione del ritiro dall’in¬ 
segnamento per limiti d’età. Pronunziò un’allo¬ 
cuzione il dott. Julio A. Brauzà, presidente della 
Società; poi il prof. Morquio illustrò le beneme¬ 
renze del suo illustre collega. Il prof. Aràoz Ai- 
faro, dopo aver ringraziato, tenne una conferenza 
sul tema « La tubercolosi infantile ». 


Il prof. Friedrich Moritz. 

Ha celebrato il suo 70° compleanno. Egli ha 
insegnato a lungo medicina interna all’Università 
di Colonia dopo essere passato per Monaco, Greifs- 
wald, Giessen e Strasburgo. Ha ideato l’ortodia- 
grafia, che abolisce gli errori prospettici nella ra¬ 
diologia e che è stata il punto di partenza di 
molte ricerche sulla diagnosi delle cardiopatie. 
Con Tabora ha posto in piena evidenza l’impor¬ 
tanza della determinazione della pressione venosa. 
Ha compiuto pregevoli studi sulla fisiologia degli 
esercizi fisici. 

Destò interesse una sua campagna contro gli 
eccessi della specializzazione medica. 

Viaggio di studi medici. 

È stato organizzato un viaggio per medici ita¬ 
liani a Parigi e Londra, dal 5 al 13 maggio. I me¬ 
dici saranno guidati da un collega degli Ospedali 
di Roma, visiteranno l’Istituto del Radio, l’Isti¬ 
tuto del Cancro e l’Istituto Pasteur a Parigi, 
l’Istituto Ross (malattie tropicali), l’Istituto del 
Cancro e l'Ospedale S. Thomas a Londra, oltre a 
compiere una visita turistica delle due metropoli. 
Il prezzo di tale viaggio è di L. 1350 comprensivo 
di alberghi, escursioni, ecc. 

Per programmi e prenotazioni indirizzarsi al- 
l’« Ameritalia S. A. I. », Roma, Largo Tritone 161, 
come pure agli uffici della stessa Società in Mi¬ 
lano, Genova, Venezia, Firenze e Napoli. Le iscri¬ 
zioni si chiudono il 28 aprile. 

Sciopero di medici. 

Nell’ospedale israelita di Budapest 70 medici as¬ 
sistenti e giovani interni addetti agli ambulatori 
hanno dichiarato lo sciopero, perchè l’ammini- 
slrazione ospedaliera ricusava di accogliere la loro 
richiesta di onorario. L’amministrazione ha di¬ 
chiarato di riconoscere legittima la richiesta ma 
di trovarsi nell’assoluta impossibilità di accordare 
qualsiasi onorario, anche modesto, data la situa¬ 
zione odierna dell’ospedale; d’altronde, nel bando 
di concorso era nettamente precisato che il ser¬ 
vizio sarebbe stato gratuito. 

Gli ambulatori hanno, dunque, quasi cessato di 
funzionare. 

Intossicazione letale (la acqua radioattiva. 

Un grande industriale americano, Eben M. Byers, 
è morto vittima di un’acqua minerale artificiale 
resa radioattiva, della quale prendeva due botti¬ 
glie al giorno da un paio d’anni. Quest’acqua, 
che il fabbricante proclamava una panacea, se¬ 
condo una perizia contiene tracce apprezzabili di 
radium. La natura dell’intossicazione venne rico¬ 
nosciuta dal dott. Steiner, il quale aveva già avuto 
in esame gli operai di una fabbrica di orologi a 
quadrante radifero. Erano presenti lesioni gravi 
delle ossa, delle gengive, ecc. Non si è potuto più 
fermare il decorso della malattia. È stata aperta 
un’inchiesta giudiziaria per accertare le respon¬ 
sabilità. 

Pubblicazioni falsificate. 

IT prof. Maranón, della Facoltà medica di Ma¬ 
drid, ha presentato denunzia all’autorità giudi¬ 
ziaria contro un’agenzia libraria che mette in ven¬ 
dita dei libri di cui egli figura l’autore, mentre 
non lo è. Recano i titoli: « L’educazione sessuale », 
« Libertà sessuale della donna », <c Iniziazione alla 
vita sessuale (igiene segreta del matrimonio) » ecc. 




Anno XXXIX, Num. 17] 


SEZIONE PRATICA 


675 


RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA. 

Sernana Méd., 14 gen. — J. G. Montanaro. Mor¬ 
bo di Oppenheim. — R. RodrIguez Villegas. La 
chirurgia del diabetico. 

Wien. Klifi. Woch ., 5 feb. — Weibel. La gine¬ 
cologia e le conoscenze ausiliarie. — Strausky. 
La psichiatria nella pratica generale. 

Gazz. d. Osp. e d■ Clin., 24 gen. — G. Stradiot- 
ti. Semiotica della sinfisi pericardica. 

Anales Fac. de Med., Montevideo. — D. Prat. 
Occlusione e ostruzione intestinali. — J. Mix y 
Silva e al. Febbre ondulante d’orig. bovina nel¬ 
l’Uruguay. — E. Bozzolo. La microglia. 

Lancet , 30 gen. — J. J. M. Shaw. Eziologia del 
carcinoma. — C- G. Ungley. Alimentazione con 
cervello nella degeneraz. del midollo spin. 

Ann. Ital. di Chi*., 31 gen. — R. Alessandri. 
Emostasi e piombaggio in chirurgia cerebrale. — 
D. Taddei. Sindrome pseudo-colecistica in donne 
con affezioni dei genitali. 

Revue de Chir ., die. — G. Clavelin e J. Naul- 
leau. Artriti infettive subacute dell’anca nell’a¬ 
dulto. — J. Baranger. Il bistori elettrico. 

Rev. Espan. de Med. y Chir., gen. — F. Gon- 
zalez Deleito. Caratterologia degli epilettici. — 

J. M. de Barcena Verde. Il pane dal «punto di 
vista medico. 

Journ. .4. M. A., 16 gen. — R. C. Reed e al. 
Garbarsone. — O. B. Nugent. Le ulcere corneali. 

Deut. Med. Woch., 29 gen. — Ròssle. Influen¬ 
za reciproca delle malattie. — Rau. Trattam. del 
diabete infant. 

Brit. Med. Journ., 30 gen. — H. Wade. Signi¬ 
ficato dell’ematuria. — R. R. Armstrong. Accer¬ 
tamento immediato dei tipi di pneumococchi. 


Bordeaux Chirurg., gen. — E. Moniz e al. Epi¬ 
lessia jacksoniana nei tumori del lobo front. — 
A. Ghauvenet. Eviscerazioni post-operatorie. 

Ann. de Méd., gen. — Numero di neurologia. 

Gaz. d. Osp. e d. Clin., 31 gen. — R. Paolucci. 
Diagn. precoce del cancro dello stoni. 

Minerva Med., 4 feb. — F. Galdi. Genesi ed 
evoluz. dell’orientam. clinico moderno. 

Journ. d. Prat., 6 feb. — F. Terrien. Irite e 
diabete. 

Paris Méd., 6 feb. — Numero di radiologia. 

Riv. San. Sicil., 16 gen. — L. Antognetti. Il 
rene nella regolaz. dell'equilibrio chimico del 
sangue. 

Sang, 2. — W. Bensis e A. Gouttas. Anemia 
gravidica grave guarita col met. di Whipple. — 
I. V. Grott. Diagnosi di diabete. — L. Lenzi e 
Mongelu. Stato asfittico. 

Mediz. Weìt, 6 feb. — H. Gerbis. Pericoli di 
avvelenam. nella vita quotidiana. — H. Sclecht 
e P Hess. Trattam. interno delle ipertireosi. 

Med. Klinik, 5 feb. —» W. Henck e J. Vonken- 
nel. A uro terapia della lue. 

Rev. de Cir. de Barcel., nov. — E. Lluesma 
Franga. La costituz. neurovegetativa nel prono¬ 
stico chirurgico. — J. Erneta Raspall. L’ossificaz. 
traumatica interna del femore o affezione di Pel¬ 
legrini. 

Riv. di Patol. nerv. e ment., nov.-die. — Alte¬ 
razione del tenue e del fegato nelle sindromi 
amenziali. — A. van Braunmuhl. Morfogenesi 
delle placche senili. — C. Ugurgieri. Meningite 
tbc. subacuta e cronica dell’adulto. 

Riv di Pai. e CI. d. Tubero., 31 gen. — A. Omo- 
dei Zorjni. Infiltrati tbc. precoci. — M. Morelli. 
l’bc. del pancreas. 


Indice alfabetico per materie. 


Acne vulgaris: vaccinoterapia. Pag. 655 

Arsenobenzoli in dosi fortissime ravvi¬ 
ate . » 658 

Atassia acuta d’origine malarica .... » 663 

Bibliografia . >> 656 

Cancro: sierodiagnosi; reazione di Bo- 

, . e,ho . » 637 

Chinirgia: comunicazioni varie .... » 661 

Difterite: epidemia. ,, 658 

Diuresi da ingestione di acqua. » 665 

Eczema . „ 655 

laringe: diagn. radiolog. delle affezioni » 659 

Fecondazione artificiale. » 665 

Fistole tubercolari: liquido modificatore » 649 

Giurisprudenza sanitaria: quesiti ... » 667 

Utero letale « ex emotione ». » 659 

Kala-azar nell’adulto. » 662 

Laboratori prov. d'igiene e profilassi- 

_ incorsi . » 665 

Laringe: corpo estraneo. » 658 

Malaria: profilassi individuale. » 665 

Mielosi aplastica. » 657 

Milza: tubercolosi .. „ 658 

Morbo di Basedovv : legatura arteriosa . » 658 

Nervi: trapianto alla Nageotte. » 659 


Nevralgia essenziale del trigemino: trat¬ 


tamento arsenobenzolico. Pag. 662 

Ozena: trattam. chirurgico. » 658 

Parotite epidemica: complicanze .... » 663 

Prurito . M 656 

Raffreddore: profilassi .. » 664 

Rene: enervandone ed infezione renale 

ematogena . „ 664 

Reni: funzionalità nei lattanti sani . . » 664 

Riflessi di difesa. „ 650 

Servizi igienico-sanitari alla Camera dei 

Deputati . . „ 668 

Setticemia colibacillare a forma tifoide, 

con roseola addominale. » 664 

Splenografia e splenometria. » 651 

Stomaco: polipi. „ 557 

Tetano: terapia avertinica. » 664 

Tonsille nell’origine di alcune infezioni » 663 

Tubercolosi: comunicazioni varie ... » 659 

Tubercolosi polmonare: trattam. chi- 

rurg' 1 co . >> 654 

tubercolosi: specificità delle cutirea¬ 
zioni . » 654 

\ie pancreatiche e biliari: occlusioni di 
origine duodenale. » 658 


dl . pr °P rietà riservati. - Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in 
equità ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte. 


G. Frugoni, Red. capo. 




































« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 17. 


676 



Recentissime Monografie della nostra Casa Editrice : 


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e delle Malattie dell’apparato respiratorio 


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LE MODALITÀ DI ORIGINE DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE 

SOMMARIO — Prefazione, — Cap. I. Importanza dei vari ceppi di bacilli per la tubercolosi polmonare 
umana. Virus granulare (Mircoli-Much). Virus tub. filtrabile e suo valore patogenetico. Trasmissione 
transplacentare e tubercolosi congenita da u. v. — Gap. II. Vie e porte di entrata della tubercolosi 
polmonare primaria. Infezione bacillare congenita: sua frequenza e modalità. Infezione post-natale. 
Sorgenti e condizioni di contagio. Via inalatoria. Via aero-linfatica. Via digerente-linfatica. Latenza 
del bacillo di Koch. Vie di secondaria importanza (tonsille, congiuntiva, orecchio medio, cute, organi 
zenitali). — Gap. III. Sul valore del « terreno » per l’origine della tubercolosi primaria. Eredodistrofia 
e predisposizione. Eredo-immunità. Fattori condizionali. — Gap. IV. Risposta del polmone alla infe¬ 
zione primaria (prime manifestazioni cliniche, morfologiche e immunitarie). 

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LE MODALITÀ DI ORIGINE E DI EVOLUZIONE CLINICA DELLA TUBERCOLOSI.POLMONARE 

SOMMARIO. I. Forme di sviluppo della tubercolosi polmonare nell’infezione primaria. — II. Le 

prime lesioni polmonari post-prjmarie. Reinfezione e superinfezione dal punto di vista clinico. — 
III. Le manifestazioni cliniche post-primarie. Modalità della loro evoluzione : A ) Tubercolosi apicale 
cronica circoscritta; B) Forme croniche circoscritte non apicali; C) Infiltrati polmonari tisiogeni (in¬ 
filtrato precoce di Assmann e Redeker): Clinica degli inflitrati tisiogeni; Fasi ulteriori di sviluppo; 
Origine e significato patologico; Significato clinico; D) Altre modalità di evoluzione cronica .progres¬ 
siva _ IV. Il decorso a fasi della tubercolosi polmonare cronica. Modalità della diffusione intrapol¬ 

monare e sua distribuzione. Genesi della tisi. — V. Forme ilari e parailari. — V. Forme ematogene 

ACUTE E CRONICHE. — VII. Le PRINCIPALI FIGURE NOSOLOGICHE NELL’EVOLUZIONE DELLA TUBERCOLOSI POL¬ 
MONARE. — Vili. I PROCESSI PLEURICI NEL CORSO DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE. — IX. MODALITÀ E FORME 
•CLINICHE DI GUARIGIONE DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE. - X. CONDIZIONI E FATTORI CHE INFLUENZANO L EVO¬ 

LUZIONE DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE. 

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statistici nelle popolazioni e negli eserciti. - Cap. III. Significative interferenze fra la malaria, la 
tubercolosi ed altre malattie. - Cap. IV. Le ricerche finora eseguite nella coincidenza o nei rappo 
delle due infezioni. - Cap. V. Nostre ricerche sui rapporti tra i dissesti ematologici e umorali indott 
dalla malaria e dalla tubercolosi. - Cap. VI. La nostra casistica e . rapporti fra malaria e ‘uberai 
nella medicina legale militare. — Cap. VII. Alcuni punti d incidenza dei due morbi. La malano 
terapia nella tubercolosi polmonare. — Riepilogo e conclusioni. — Bibliogratia. 

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ANNO XXXIX 


Roma, 2 Maggio 1932 - X 


Nuni. 18 


IL POLICLINICO., 


fondato nel 1893 dai professori: 


GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 



Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 


SOMMARIO. 


Note e contributi: C. Rosai: L'importanza della costi¬ 
tuzione nelle Sindromi associate dell'addome destro. 

Osservazioni cliniche : A. AecarelLi : Intorno a un ca6o 
di ectasia aneurismatica dell’arteria polmonale. 

Epidemiologia : L. Verney : I cicli secolari della mala¬ 
ria e l’anofolismo senza malaria. 

Questioni d'attualità: A. Ascoli: Il metodo sperimen¬ 
tale nella vaccinazione antitubercolare. 

Sunti e rassegne : Patologia generale : P. E. Morhardt : 
L'influenza del freddo in patologia. — Sistema ner¬ 
voso: De Mattel e Guillaume: Diagnosi dei tumori 
temporali. — De Martel, Guillaume e Laseery : La 
diagnosi precoce dei tumori della regione frontale. 
— K. Wegscheider : Amiotrofie sifilitiche. — E. Ru- 
baltelli : Meningite basilare otogena asintomatica. — 
Reni e vie urinarie : A. Seili : La refrattometria ap¬ 
plicata allo studio della funzione renale. — Becher- 
Hamann e Doenecke : Sulla presenza di acido solfo- 
cianico nel sangue in condizioni normali e patologi¬ 
che. specie nell’insufficienza renale. — M. Loeper, 
P. Soulié e J. Tonnet: La formazione dell’acido ossa¬ 
lico e la sua precipitazione renale. — Begg-Campbell : 
L'adenocarcinoma calloideo della cupola vescicale 
insorgente dall’epitelio del canale dell’uraco. — G- 


Bodon : Un caso di metastasi carcinomatosa nella 
vescica. 

Notizia bibliografica. — Cenni bibliografici. 

Accademie, Società Mediche, Congressi : Società Pie¬ 
montese di Chirurgia. — Società Medico-Chirurgica 
della Romagna. — Centro per lo studio del cancro 
in Torino. 

Appunti per il medico pratico: Casistica e terapia: Le 
pleuriti da pneumotorace artificiale. — Sul pneumo¬ 
torace artificiale-bilaterale. — La pressione intra- 
pleurica nel pneumo spontaneo. — La resezione delle 
apofisi trasveree nel coreo della toracoplastica e del- 
l’apicolisi. — Nelle emottisi leggere e persistenti. — 
Effetti della lunga permanenza dei corpi estranei 
nei bronchi. — Semeiotica : Ricerca della bilirubina 
nella pelle degli itterici. — Note di tecnica : Contri¬ 
buto all’elettro-chirurgia. — Medicina scientifica : Re¬ 
perti chimici del sangue nella pellagra. — Posta 
degli abbonati. — Varia : Aneddoti su Virchow. 

Nella vita professionale: Servizi igienico-eanitari. — 
Cultura superiore. — Concorsi. — Nomine, promo¬ 
zioni ed onorificenze. 

Notizie diverse. 

Rassegna della stampa medica. 

Indice alfabetico per materie. 


NOTE E CONTRIBUTI. 

Istituto di Clinica Chirurgica Gener. della R. Univer. di Palermo 
diretto dal Prof. N. Leotta. 

L’importanza della costituzione nelle Sin¬ 
dromi associate dell’addome destro. 

Dott. C. Rossi, aiuto. 

L'interesse che ha destato lo studio della 
costituzione nella etiologia e patogenesi del- 
l’ulcera gastrica e duodenale, dell'appendicite 
e della colecistite, non è stato altrettanto se¬ 
guito per le Sindromi associate dell’addome 
destro. 

I pochi autori che se ne sono occupati si 
sono limitati ad enunciarne l’importanza sot¬ 
to forma di ipotesi e di supposizioni, senza 
affermarne francamente il valore. Tra questi 
sono da citare fra i primi Solieri e Ròssle, che 
se ne sono occupati entrambi nel 1912, e men¬ 
tre Solieri, a proposito della sua sintonia pa¬ 
tologica dello addome destro, che egli conce¬ 
pisce su base nervosa, ha da quel tempo ac¬ 
cennato assai vagamente, in varie pubblica¬ 


zioni, alla vagotonia di origine appendicolare, 
Ròssle, sostenendo l’origine dell'ulcera gastri¬ 
ca da un altro processo patologico addominale 
(dall’appendicite nel 15 %), per riflessi ner¬ 
vosi, accenna, senza darne alcuna dimostrazio¬ 
ne, al fattore costituzionale della vagotonia 
comune alle due malattie. 

Hinrichsen, dopo avere accennato, in un la¬ 
voro clinico e statistico recente, alla possibile 
associazione patologica delle tre principali af¬ 
fezioni dell addome destro (ulcera, appendici¬ 
te, colecistite), si pone il quesito se esista una 
particolare disposizione di individui o tipi ver¬ 
so tale complesso patologico, quesito che non 
risolve, rilevando solo che la ricerca anaimne- 
stica nei casi da lui osservati non ha dato a 
tale argomento valido appoggio. 

Westphal, Kristcller e Meyer credono all’i¬ 
potesi costituzionale di Ròssle per ciò che ri¬ 
guarda l’appendicite e l’ulcera, non ritengono 
invece che essa possa invocarsi per la tria¬ 
de patologica. 

Ma tutti questi Autori hanno giudicato e 
classificato i vari tipi costituzionali solo in 
base alla sintomatologia clinica, per ciò che 










678 


CC IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. I8j 


riguarda la costituzione neuro-vegetativa, e ad 
un esame sommario esterno, per quello che 
riguarda la costituzione morfologica. 

Ora noi sappiamo che, per quanto su basi 
ancora un po' oscillanti, lo studio costituzio¬ 
nale ha la sua metodologia, vanto della scuo¬ 
la costituzionalistica italiana, dalla quale non 
è possibile più derogare se si vuole eseguire 
un'indagine costituzionale di un relativo va¬ 
lore. Per ciò che riguarda il tipo morfologico, 
essa è fissata in modo preciso nelle opere di 
Viola, Pende, Pici, Barbara, ecc. Per ciò che 
riguarda la costituzione neuro-vegetativa, ol¬ 
tre che aH’iiidagine clinico-anamnestica, è al¬ 
le prove farmacologiche, allo studio del ri¬ 
flesso oculo-cardiaco e del dermografismo, che 
bisogna ricorrere, come ai metodi che me¬ 
glio possono darci una certa idea dello stato 
del tono del sistema nervoso vegetativo, consi¬ 
derato in senso lato e senza polarizzarsi alle 
idee, ormai sorpassate, di Heppinger ed Hesse. 

In base a tali considerazioni, già fin dal 
1930, ho intrapreso lo studio costituzionale di 
numerosi casi (oltre 150) di sindromi asso¬ 
ciate dell’addome destro, applicando per pri¬ 
mo i metodi di indagine sopradetti. 

Dalle mie lunghe e pazienti ricerche, sono 
emerse delle conclusioni abbastanza precise, 
che il mio maestro, Prof. Leotta, accolse nel¬ 
la sua Relazione sulle Sindromi associate del¬ 
l'addome destro, distribuita ai soci della Soc. 
di Chir., nell’ottobre 1931 e che nello stesso 
Congresso io poi riassunsi (Bari, ottobre 1931). 

È risultato: 1) che le Sindromi associate 
dell’addome destro prediligono, nei due sessi, 
le individuabilità ìongitipe, di grado lieve e 
discreto, con spiccati caratteri di impurità 
morfologica (caratteri di brachitipia) dell'ad¬ 
dome; 

2) die la costituzione neuro-vegetativa è dif¬ 
ferente nelle varie forme nelle quali si pos¬ 
sono, per comodità, suddividere queste com¬ 
plesse Sindromi addominali destre: 

a) è prevalentemente vagotonica (75-80 %) 
nelle forme che si associano all’ulcera gastri¬ 
ca e duodenale; 

b) è prevalentemente vagotonica nelle for¬ 
me che si associano a colecistite, calcolosa o 
no, ma- con minore prevalenza che nelle for¬ 
me con ulcera (50 % vagotonici, 37,5 % sim¬ 
paticotonici, 12,5 % normotonici); 

c) è quasi in pari percentuale fra simpa¬ 
ticotonici e vagotonici con una certa preva¬ 
lenza per i primi (60 %), nelle forme sem¬ 
plici, cioè in quelle che non si associano al¬ 
l'ulcera o alla colecistite. 


Queste mie conclusioni sono quindi diverse 
dalle affermazioni del Solieri che cioè gli in¬ 
dividui affetti da Sindromi associate dell'ad¬ 
dome destro sarebbero in massima parte « lon¬ 
gilinei vagolabili ipertonici (vagotonici) », e 
quindi non mi sembra esatto quanto il So¬ 
lieri ha affermato recentemente (Solieri : Co¬ 
stituzione, vagotonismo e, sintonia patologica 
delladd. destro. Policl., Sez. Med., 1932, 
n. Il) che i suoi dati abbiano avuto conferma 
dalle mie sistematiche ricerche. 

Quale contributo poi questi fatti da me o- 
biettivamente constatati possano portare alla 
migliore conoscenza della etiologia e patoge¬ 
nesi delle Sindromi associate dell’addome de¬ 
stro, non è facile dire per il momento; e più 
particolarmente non è possibile precisare se 
la prevalenza di un dato tipo morfologico e 
sopra tutto la prevalenza di uno dei segmenti 
del S. N. vegetativo abbiano l’importanza di 
un fattore patogenetico o se invece siano con¬ 
seguenza delle lesioni anatomiche. 

Lai questione si chiarirà quando si avranno 
più numerose ricerche sull'argomento e quan¬ 
do il concetto di costituzione vagotonica sarà 
chiaramente distinto e delineato dai quadri 
sin tomatologici che ad esso si sovrappongono e 
con esso si confondono e che in, realtà sono so¬ 
stenuti da manifeste lesioni anatoino-patologi- 
che. Tale confusione può commettersi quan¬ 
do non ci si attiene ai moderni concetti che 
si hanno sulla costituzione, la quale non si 
identifica mai con la malattia e prescinde da 
tutto ciò che nell’individuo riveste carattere 
patologico, basandosi solo su quegli elementi 
che sicuramente preesistono al processo pato¬ 
logico. 

È evidente però che, a testimonianza della 
importanza che la costituzione ha come fat¬ 
tore patogenetico nel determinismo delle Sin¬ 
dromi addominali associate dell’addome de¬ 
stro, si possono portare i dati ricavati dallo 
studio della costituzione morfologica indivi¬ 
duale, la quale rappresenta sicuramente qual¬ 
che cosa di fatale (« fato somatico individua¬ 
le ») e di presistente alla malattia, e che io- 
ho avuto modo di rilevare nello studio clinico 
di questi ammalati, come sopra ho riferito. 

La esatta conoscenza dei fattori costituzio¬ 
nali può avere larga ripercussione sulla cli¬ 
nica di queste Sindromi associate dell’addome 
destro, se si considerano le medesime, se¬ 
guendo la ben nota concezione di Leotta lar¬ 
gamente documentata con ricerche cliniche, 
anatomo-patologiche e batteriologiche, come 
un processo infettivo peritoneale cronico d’o- 




[Anno XXXIX, Num. I8J 


SEZIONE PRATICA 


(579 


rigine quasi sempre appendicolare, diffuso per 
varie vie, specialmente linfatica e sanguigna 
(mai però attraverso le membrane o aderenze 
come gli attribuisce il Solieri). / 

Su tale processo flogistico si comprende a- 
gevolmente come la costituzione individuale 
possa incidere i suoi caratteri, determinando 
una diversa reazione degli organi addominali 
al processo infiammatorio appendicolare, per 
i molteplici rapporti che intercorrono fra co¬ 
stituzione e infiammazione, immunità, rige¬ 
nerazione connetti va le : tutti processi intima¬ 
mente collegati fra loro e capaci di determi¬ 
nare una particolare evoluzione clinica di quel¬ 
la che Leotta ha chiamato Sindrome addomi¬ 
nale destra, ciò che in pratica si traduce nella 
predilezione di alcune varietà di Sindromi as¬ 
sociate per certi tipi costituzionali. 

Ricordo al proposito l’esempio di due cu¬ 
gini consanguinei, ambedue sofferenti di sin¬ 
drome addominale destra, con lesioni grosso¬ 
lane di appendicite, somaticamente ambedue 
longilinei, dei quali uno, nettamente simpati¬ 
co-tonico, aveva una sindrome addominali de¬ 
stra semplice, l’altro, nettamente vagotonico, 
aveva una Sindrome addominale destra con ul¬ 
cera duodenale. 

Tale concetto, che io chiaramente espressi 
al Congresso di Bari, sembra che venga oggi 
accettato anche da Solieri, il quale fin qui a- 
veva sempre ammesso dei rapporti esclusiva- 
mente nervosi, fra i vari organi affetti nelle 
sindromi associate dell’addome destro, men¬ 
tre nellai pubblicazione su citata, pur non en¬ 
trando nella questione etiologica, ammette che 
agenti infettivi che partano dall’appendice flo- 
gosata, |>ossano trovare nella predisposizióne 
f i si o-pato logica, il terreno preparato per la ge¬ 
nesi delle malattie consociate. 

RIASSUNTO. 

L A. ha eseguito uno studio su la costitu¬ 
zione morfologica e n euro-vegetati va di circa 
150 casi affetti diai Sindromi associate del l’ad¬ 
dome destro, seguendo, per lo studio morfo¬ 
logico, i metodi della Scuola costituzionalisti¬ 
ca italiana, per lo studio del S. N. vegetativo, 
le comuni prove. 

Ha trovato che le Sindromi associate dell’ad¬ 
dome destro prediligono i longilinei; le Sin¬ 
dromi addominali destre con ulcera i vago¬ 
tonici (80 7 Ó); quelle con colecistite i vagoto¬ 
nici (50 % contro 37,5 % di simpaticotonici 
e 12,5 % di normotonici); quelle semplici (cioè 
senza ulcera o colecistite) con pari percentuale 
i vagotoniri e simpaticotonici. 


BIBLIOGRAFIA. 

Soi. ieri. XJeber dcn enigastrichen Sclnnerz bei Ap¬ 
pendicitis. Mitteilungen aus den Grenz. der 
Mecl. und phir., voi. 25, 1912. 

Io. Sintonia patologica dell'addome destro. Poli¬ 
clinico, Sez. Pratica, 1925, n. 52. 

Id. Ancora sulla sintonia patologica dell'addome 
destro. Ibid., 1930. 

In. Pathologische SynIonie des rcchten Abdomens. 

Mitt. a. d. Grenz. d. Med., voi. 40, n. 3. 
Ròssle. Beitrag zur Kennlnis der Pathologie des 
motorischen Apparates der Wurmjortzatzes. 
Ibid., 42, n. 2. 

Id. Das rande Geschwiir des Magens und des 
Zivolffingerdarmes als « Zweite Krankheit ». 
Ibid., voi. 25. fase. 4. 

Hinrichsen. Klinische Beobachlungen iiber die 
Zusammenhiinge zwischen Appendicite, Cho- 
lezislis und Ulcus. Bruii s Beitriige zur Klin. 
Olir., voi. 140. 

WkstphAl. Bewegungsmckanismus Resorption uiuL 
Pathologie des Wurmfortsatzes. Mitt. a. d. 
Grenz. d. Med. u. Olir., voi. 42, f. 1. 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Ospedale di S. Spirito in Sassià - Roma. 

Sala S. Carlo Bacci 

Medico primario e prosettore: Prof. A. Nazari. 

Intorno a un caso di ectasia aneurismatica 

dell’arteria polmonale 

per il doti. Adriano Ascarelli, assistente. 

I casi finora pubblicati di aneurisma della 
polmonale sono poco frequenti : rarissimi quel¬ 
li di cui fu possibile fare la diagnosi in vita. 
I dati (Statistici su questa alterazione sono 
abbastanza varii. Il Crisp su circa 551 pezzi 
anatomici (1840) ile cita solo due; si basa 
però su una raccolta di preparati conservati, 
e certo non può avere avuto una visione esat¬ 
ta della frequenza di questa forma. 

In un quadro statistico di Emmerich sul 
materiale dello Istituto di Patologia di Monaco 
durante un periodo di 18 anni e su 8669 se¬ 
zioni si trovarono 58 aneurismi e nessuno del¬ 
la polmonale. Bosdorf dell’Istituto di Patolo¬ 
gia di Kiel durante 16 anni su 3108 casi e 
93 aneurismi ne vide uno solo della polmo¬ 
nale. Il Muller sulle sezioni eseguite nell’Isti¬ 
tuto di Jennens dal 1865 al 1900 su 205 aneu¬ 
rismi ne trovò 22 della polmonale. Su questo 
numero piuttosto rilevante bisogna notare che 
20 di questi si riscontrarono in individui con 
tbc. polmonale ulcerosa e perciò rientrano nel 
gruppo degli aneurismi da arrosione di cui si 
parlerà in seguito. Solo un caso appartiene 
alla categoria che a noi interessa: nn aneu¬ 
risma della grandezza di una noce del ramo 






680 


« IL POLICLINICO '»> 


[Anno XXXIX, Num. 18] 


» 


inferiore della poimonale destra e contenente 
trombi. Si ritorna così alla percentuale del 
0,41 % di aneurismi. 

Sull’etiologia e sulla patogenesi di questa 
forma gli autori non sono concordi. Non si 
conosce la ragione per cui così raramente si 
formiino aneurismi nel lai polmonale. Poiché le 
pareti dei vasi sono proporzionate alla pres¬ 
sione che sopportano, la grande frequenza di 
aneurismi nell’aorta si può spiegare con il 
fatto che in essa la pressione è molto elevata, 
e per il suo decorso inizialmente curvo la co¬ 
lonna liquida sanguigna urta direttamente 
contro la parete. La polmonale invece ordina¬ 
riamente è risparmiata per la pressione bassa 
del sangue che contiene e per il suo decorso 
quasi rettilineo. 

Henschen in una monografia pubblicata nel 
1906, in cui ha raccolto 40 casi di aneurismi 
•della polmonale, trova questa alterazione in 
18 uomini ~ed in 16 donne ed in sei casi non 
parla del sesso. Tenendo conto dell’età i casi 
si possono ripartire così: il 18% si riscontra 
prima di 20 anni (ed è composto quasi tutto 
di donne), il 39 % prima dei 30, gli uomini 
danno il maggior contributo dopo il quarante¬ 
simo anno. Secondo questi dati si possono 
formare due gruppi degli aneurismi della pol¬ 
monale. Il primo si presenta in età giovanile e 
nella donna, il secondo in età più adulta e ne¬ 
gli uomini. In una gran parte dei casi del 
primo gruppo isi ha una genesi chiara poiché 
coesiste una persistenza del dotto di Botallo. 
Data la differenza di pressione fra aorta e pol¬ 
monale il sangue passa dalla aorta attraverso 
il dotto nella polmonale la cui parete non è in 
grado di sopportare tale pressione notevolmen¬ 
te più elevata e isi forma perciò l’aneurisma. 
Questa teoria è stata enunciata prima da Bu- 
chwald e poi da Kryszkowsky. In sette casi 
di Henschen si trova il dotto di Botallo aperto: 
di questi sei erano sotto i 24 anni e 4 donne. In 
tre di questi casi isi trovarono alterazioni ate- 
romatose ed ispessimenti dell’intima. 

Come avviene la formazione dell’aneurisma? 
Il Ploegert spiega il processo in questo modo : 
per la pressione esercitata sulla parete della 
polmonale dall’urto della colonna liquida pro¬ 
veniente dal dotto si hanno in questa difetti di 
nutrizione; la corrente umorale che nutre la 
intima e la media viene ad essere ostacolata 
dalla pressione esterna, si ha perciò un di¬ 
sturbo di nutrizione continuo che porta a de¬ 
generazione della parete vasale che tende alla 
sclerosi. Se non si produce 1*aneurisma* tutte 
le volte che il dotto di Botallo é pervio ciò è 
dovuto all’ampiezza del lume del dotto stesso. 


In molti casi oltre a questa anomalia si tro¬ 
vano anche altre alterazioni del sistema va¬ 
sale come stenosi dell'aorta, valvole polmo- 
nali mancanti o in soprannumero. 

Si può ritenere che questo gruppo di aneu¬ 
rismi della polmonale abbia come base altera¬ 
zioni congenite del sistema vasale. 

Il secondo gruppo è dato da uomini di età 
media e nei quali la causa della alterazione è 
da attribuire all’infezione luetica. 5 casi del 
genere sono citati da Wagner e da Quiatkow- 
skv, ed i preparati istologici della parete dello 
aneurisma confermarono la diagnosi: Hens¬ 
chen ne spiega la ragione in questo modo: 
l’infezione prende i più piccoli rami della pol¬ 
monale e produce in essi come nella parete 
del tronco alterazioni ateromatose (?). Per 
l’ateromasia dei piccoli vasi si ha aumento 
della pressione nella polmonale, per l'altera¬ 
zione della parete del tronco si ha l'aneuri¬ 
sma. Al quesito perchè l'alterazione luetica 
non si localizzi come al solito nell’aorta si ri¬ 
sponde : il processo si localizza di solito nel- 
l’aorta perchè qui si trova la pressione più 
elevata e la parete è esposta ad un trauma più 
forte; nei casi citati esisteva una stenosi dei 
rami della polmonale che portava ad un au¬ 
mento della pressione intraarteriosa : da ciò la 
localizzazione dell’aneurisma. Il movente più 
importante sarebbe la stenosi nel circolo del¬ 
la polmonale specie nei rami più piccoli. 

Vi sono anche dei casi di sclerosi primitiva 
della polmonale citati da Moncheberg e da 
Aust e Romberg. Secondo il Ploegert anche in 
casi di semplice sclerosi secondaria della pol¬ 
monale si può arrivare all’aneurisma specie 
quando per una alterazione polmonale si sia 
prodotto un, restringimento del territorio va¬ 
sale e si abbia perciò aumento della pressione 
intraarteriosa. 

Non è dimostrato che si possono avere aneu¬ 
rismi della polmonale su base infettiva; in al¬ 
cuni casi furono trovate efflorescenze sulle 
valvole della polmonale; però, secondo l’opi¬ 
nione dei più, le alterazioni endocarditiche 
sarebbero state secondarie. 

Nel caso di Ploegert bisogna pensare ad una 
alterazione su base luetica. 

Altra forma morbosa da ricordare è la tu¬ 
bercolosi dell’arteria polmonale che può ori¬ 
ginare dal lume in seguito a thc. miliare come 
piccoli noduli sull’intima, o si diffonde per 
continuità da organi vicini alla parete del¬ 
l’arteria. Gli strati esterni sono alterati, la 
parete vasale perde la sua capacità di resi¬ 
stenza alla pressione sanguigna, l’intima pro¬ 
tende a guisa di ernia. Aneurismi del genere 


Anno XXXIX, Num. 18] 


SEZIONE PRATICA 


681 


si trovano abbastanza di frequente in vecchie 
caverne a pareti liscie che essi riempiono qua¬ 
si completamente. Caratteristico è che l'altera¬ 
zione interessa solo un tratto della parete vasa- 
le non tutto il lume poiché la parte del vaso 
circondata da tessuto polmonale sano è da que¬ 
sto protetta. 

Questi aneurismi detti da arrosione sono 
spesso la causa delle profuse emorragie dai 
polmoni. 

A proposito degli aneurismi dell'arteria pol¬ 
monale riferisco ora di un caso giunto alla no¬ 
stra osservazione all’Ospedale di S. Spirito nel¬ 
la corsia S. Carlo Bacci diretta dal Prof. Na¬ 
zari dove prestavo servizio in qualità di as¬ 
sistente. 

Il inalato F. F., di anni 70, cocchiere, da circa 
due anni ricoverato all'Ospizio dei vecchi di S. Co- 
simato entra in Ospedale il 19 agosto 1929. .Non 
precedenti familiari. In gioventù blenorragia. Non 
bevitore. Da circa cinque anni progressivo indebo¬ 
limento della vista in ambedue gli occhi fino a 
cecità. A sinistra fu operato di iridectomia anti- 
glaucomatosa. 

Nell'eslate del 1928 dolore vivo localizzato al¬ 
l’ipocondrio destro con irradiazione al dorso. Ebbe 
lieve ittero che scomparve in poco tempo, non 
lebbre. Fu ricoverato nella corsia di S. Carlo Gen- 
ga dello stesso Ospedale ed eseguita una radiogra¬ 
fia del torace si riscontrò un’alterazione interpre¬ 
tata come aneurisma dell'aorta discendente. La 
Reazione di Wassermann fu debolmente positiva. 
Furono praticate iniezioni di bijoduro di mercu¬ 
rio. L’infermo fu dimesso quando Pitterò era 
scomparso ma persistevano ancora dolori addomi¬ 
nali. In seguito stette bene, solo presentava crisi 
dolorose periodiche. Rientrò in Ospedale il 19 ago¬ 
sto 1929 accusando dolori vivi all’ipocondrio destro. 

Esame obiettivo. — Scheletro regolare, condi¬ 
zioni generali di nutrizione discrete, colorito pal¬ 
lido della cute e delle mucose. Polso uguale a me¬ 
dia frequenza a pressione modicamente elevata, 
respiro regolare, lingua detersa. Nulla di notevole 
all’osservazione dell’apparato linfoghiandolare. 

Torace: nulla di anormale all'esame obiettivo. 
Cuore: punta dietro la sesta costola, un centime¬ 
tro all'esterno dalPemiclaveare, a destra non si 
nota debordamento. Primo tono parafonico, soffio 
diastolico su tutti i focolai, più accentuato su 
quello aorlico. L’addome è dolente, poco tratta¬ 
bile: nella regione ipocondriaca destra si apprezza 
una grossa tumefazione la quale pare faccia corpo 
col fegato; dolente ed a superficie irregolarmente 
bernoccoluta. La tumefazione occupa anche la re¬ 
gione epigastrica. La resistenza della parete non 
permette una palpazione più profonda. Il margi¬ 
ne superiore del fegato è alla quinta costola sul- 
l’emiclaveare; la milza è nei limiti. 

Pupille non reagenti alla luce, patellari non 
provocabili. 

Fu eseguita il 22 agosto una radioscopia del to¬ 
race che confermò resistenza di un aneurisma del¬ 
la porzione discendente dell'arco aortico e dimo¬ 
strò un cuore ingrandito in toto; ed una radio¬ 
grafia dello stomaco che dimostrò il ventricolo 
ipertonico a contorni regolari, e l'ombra epatica 
ingrandita. 


Esame delle urine normali. La reazione di Was¬ 
sermann fu negativa. 

Fu praticato l’esame dell’apparato visivo: occhio 
sinistro: iridectomia antiglaucomatosa; escavazione 
glaucomatosa della papilla. Occhio destro : atrofia 
postglaucomatosa della papilla. 


In data 22 ottobre all’esame del cuore si ascol¬ 
tava ancora il primo tono fortissimo ed intenso 



Radiografia N. 1. 


rumore di soffio diastolico su tutti i focolai. Al¬ 
l’esame dell’addome si percepiva una tumefazione 
dura all’epigastrio ed all'ipocondrio di destra a 
limiti non definiti. 

Il 24 ottobre si eseguì una nuova radiografia 
del torace che dimostrò cuore ingrandito, aorta 
ectasica con aneurisma della porzione discenden- 



Radiogru-'ia N. 2. 


le. Nel campo polmonale sinistro della zona me¬ 
diana si osservò un'ombra di forte intensità irre¬ 
golare a margini policiclici. 

In tutto questo periodo l’ammalato ha sempre 
sofferto di crisi dolorose all’ipocondrio di destra, 
di alternative di stipsi e di diarrea e di temperature 
subfebbrili. Non ha avuto tosse, non espettora¬ 
zione, non affanno. Nell’ottobre pesava Kg. 59. 

Una conta di globuli bianchi eseguita nel gen- 






082 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 18} 


naio 1930 dimostrò una leucocitosi di 10.400. L’e¬ 
same morfologico con preparati colorati non di¬ 
mostrò modificazioni a carico della serie bianca 
e rossa. 

Il polso divenne aritmico. 

Durante tutta la degenza l'infermo fu sempre 
apiretico salvo qualche lieve elevazione di tempe¬ 
ratura episodica, per pochissimi giorni non supe¬ 
riore a 37°.6. L’ammalato si andò lentamente ca¬ 
chet izzando. Nel febbraio pesava Kg. 53. Persisteva 
diarrea e stipsi alternata. Nel marzo si notarono 
emorragie petecchiali sul dorso delle mani. 

Il 29 aprile 1930 la radiografia del torace diede: 
notevole aumento lei disegno polmonale in cor¬ 
rispondenza dei lobi superiori del campo polmo¬ 
nale destro. Il cuore appariva aumentato in toto. 
Il fascio vascolare era aumentato di volume ed i 
suoi contorni a sinistra non erano visibili perchè 
si continuavano con una zona di opacità intensa 
la quale occupava i due terzi superiori del cernìpo 
polmonale sinistro. All'esame del torace si notava 
riduzione intensa di suono nella fossa sopra- e 
sotto-spinosa destra. All'ascoltazione rari rantoli 
di delta zona. 

Il malato peggiorò notevolmente specie nello 
stato generale e divenne sempre più cachettico. 
Presentò polso ritmico, alternative di stipsi e di 
diarrea. Non ebbe tosse; e persisteva la tumefa¬ 
zione all’ipocondrio destro. La morte avvenne il 
1°. giugno 1930. 

La diagnosi clinica fu rii: Arteriosclerosi cen¬ 
trale .periferica. -Vneurisma dell'aorta discenden¬ 
te, probabile tumore maligno addominale; ca¬ 
chessia. 

* L’autopsia ha dato il seguente risultalo: 

Marasma. Esiti di irideclomia a sinistra. Glau¬ 
coma bilaterale. Arteriosclerosi cerebrale e peri¬ 
ferica. Cervello e midollo spinale normali. Ade¬ 
renze pleuriche fibrose totali a sinistra. Polmo¬ 
nite tbc. caseosa ulcerosa con piccole caverne del 
lobo superiore del polmone sinistro che circonda 
un’ampia dilatazione dell'arteria polmonale e del 
suo ramo sinistro nella sua porzione intrapolmo- 
nale. 

Il cuore leggermente aumentato di volume del 
peso di gr. 380 è di forma alquanto globosa con 
la punta ottusa formata da ambedue i ventricoli. 
Notevole dilatazione dei ventricoli. Grasso sotto- 
epicardico normale. Arterie coronarie serpiginose 
sclerotiche e calcifiche. Spessore del ventricolo si¬ 
nistro, mm. 12. Ispessimento diffuso dell’endocar¬ 
dio parietale e della mitrale il cui velo anteriore 
presenta verso la base estese chiazze arterioscle- 
rotiche che si diffondono tino alle semilunari aor¬ 
tiche. Semilunari aortiche ispessite con piccole 
vegetazioni papillari fibrose endocarditiche in cor¬ 
rispondenza dei noduli d Acanzio. Orifici dell’ar- 
terie coronarie più ampi del normale. Circonfe¬ 
renza dell'aorta i/nmediulamente al disopra della 
inserzione delle semilunari aortiche cui. 7,5. La 
porzione iniziale dell’aorta presenta chiazza di ar¬ 
teriosclerosi iperplastica e degenerativa che si dif¬ 
fondono in grado lieve in tutta l’aorta. Discreta 
dilatazione dell'atrio sinistro con ispessimento 
diffuso dell’endocardio. 

Ventricolo destro': spessore del miocardio, mil¬ 
limetri 8, ispessimento diffuso dell’endocardio pa¬ 
rietale e dei veli della tricuspide. Le valvole se¬ 
milunari della polmonare appaiono ispessite e 
fuse per un certo tratto dei loro margini liberi 


lasciando nel centro un’apertura rigida di figura 
triangolare irregolare, del calibro di una ordinaria 
matita, ad angoli ottusi, in corrispondenza dei 
quali si vedono vegetazioni verrucose antiche en¬ 
docarditiche. Le valvole semilunari appaiono no¬ 
tevolmente ispessite e calcificate. Mentre la semi- 
lunare destra dell’arteria polmonale si presenta 
di forma normale a nido di rondine, con la con¬ 
cavità normalmente rivolta verso il tronco della 
polmonale, la semilunare anteriore e la semilunare 
sinistra appaiono eslroflesse verso il lume dell’ar¬ 
teria facendovi sporgenza, onde le concavità dei 



| 

J 


Fig* 1. — Nella figura si nota bene l’arrotonda¬ 
mento della punta del cuore: l’ostio polmonale 
stenosato con i due nidi di rondine eversi e co¬ 
perti di vegetazioni e l’inizio della dilatazione 
aneurismatica. 

due nidi di rondine appaiono rivolte verso il sot¬ 
tostante ventricolo destro. La porzione iniziale del¬ 
l’arteria polmonale si dilata immediatamente al 
disopra dell’ostio perfettamente rotondo e ristret¬ 
to e tale dilatazione si continua verso l’ilo e nello 
spessore del polmone sinistro al disopra del bron¬ 
co e delle vene, colla forma e dimensioni di una 
pera di media grandezza la cui parte assottigliata 
si approfonda nel tessuto polmonale. Dalla por¬ 
zione ectasica partono nello spessore del polmone 
le ramificazioni dell’arteria polmonale (fig. 1). 
Mentre l’arteria polmonale non presenta alla sua 
porzione iniziale alterazioni della sua parete al- 
l’infuori di un leggero ispessimento diffuso, dal¬ 
l’ilo del polmone in poi l’intima che rivesta la 
superficie interna della polmonale dilatata pre¬ 
senta alcune chiazze arteriosclerotiche degenerati¬ 
ve, delle quali una, notevolmente più estesa delle 
altre e calcifica, sulla superficie anteriore del vaso 
in corrispondenza del suo ingresso nell'ilo del poi- 





[Anno XXXIX, Num. 18] 


SEZIONE PRATICA 


683 


mone (fig. 2). Il ramo rleslro dell'arteria polmo- 
nale si presenta di volume e di aspetto normale. 
Discreta ipertrofia e dilatazione dell atrio destro. 

Fegato di aspetto normale. Colecistite cronica. 
Atrofia della cistifellea con retrazione delle pareti 
e pericolecistite cronica fibrosa adesiva. 

Ileite e colite tubercolare ulcerosa con ulcera 
del colon trasverso perforata in corrispondenza del 
margine epatico con consecutiva formazione di una 
raccolta purulenta saccata pericolica e periepatica. 
Nulla di notevole negli altri organi. 



Fig. 2. — Si vede chiaramente la cavità della di¬ 
latazione aneurismatica che si approfonda a for¬ 
ma di pera nel tessuto polmonale. All’inizio del¬ 
la sua faccia mediale si nota una chiazza di 
calcificazione. 

Dunque il reperto anatomo-patologico ha 
dimostrato sostanzialmente errata la diagnosi 
clinica cosi riguardo alla sede che alle cause 
delle alterazioni morbose riscontrate nel ca¬ 
davere. 

La diagnosi clinica, che la morte dell’in¬ 
fermo ci costrinse a formulare, fu formulata 
con grande esitazione, e quasi colla certez¬ 
za che non sarebbe stata confermata all’au¬ 
topsia, per le difficoltà che avevamo incontrate 
nell’interpretazione del quadro clinico, e che 
avevamo la convinzione di non essere riusciti a 
superare in modo soddisfacente, nonostante 
il prolungato ed insistente studio della sin¬ 
tomatologia clinica presentata diali'in fermo. 
Riguardo alla etiologia dei sintomi a carico 


dell’apparato circolatorio fu scritto nella dia¬ 
gnosi clinica in modo generico arterioscle¬ 
rosi piuttosto che arterite luetica perchè i 
dati anamnesi ici e la debole transitoria rea¬ 
zione di Wassermann ileggermente positiva 
non ci avevano completamente convinti del¬ 
l’esistenza neH'infermo di un’infezione lueti¬ 
ca, che d’altra parte, per criterio di frequen¬ 
za, l’esistenza dell’aneurisma, che ritenevamo 
avesse sede nell'aorta, ci spingeva ad ammet¬ 
tere. Ad una sede dell’aneurisma nella arte¬ 
ria polmonale non si poteva in alcun modo 
pensare. La esistenza dell’aneurisma fu rile¬ 
vata soltanto dall’esame radiologico e i radio¬ 
grammi ripetuti e ripetutamente studiati pri¬ 
ma e dopo l’exitus, da noi e da radiologi spe¬ 
rimentati non permettevano altra diagnosi che 
di aneurisma aortico. Sempre riguardo all'ap¬ 
parecchio circolatorio non ci siamo creduti 
autorizzati a diagnosticare una insufficienza 
aortica soltanto per la costante presenza di un 
rumore diastolico, che, oltre a rilevarsi su tut¬ 
ti i focolai, non era accompagnato dalla sin¬ 
tomatologia secondaria a carico del cuore e 
delle arterie periferiche. L’affezione tuberco¬ 
lare nello appaiato respiratorio passò comple¬ 
tamente indiagnosticata all esame clinico, na 
assenza completa di tosse e di espettorazione, 
l’andamento della temperatura, che non aveva 
nulla di caratteristico, e che poteva esser messo 
in relazione con i fenomeni addominali, l’uni¬ 
lateralità del processo e la fusione radiologi¬ 
ca dell’ombra gradualmente crescente con la 
ombra dellaneurisma ci aveva fatto attribuire 
all’aumento di questo, ed a fatti polmonali 
secondari, piuttosto che ad un processo pol¬ 
monale di altra natura, il referto radiografi¬ 
co ed anche quello ascoi tatorio dell’ultimo 
periodo. 

Anche l’interpretazione della sindrome ad¬ 
dominale presentata dall’infermo risultò alla 
autopsia completamente errata. 

Questa sindrome che ebbe inizio improvvi¬ 
samente due anni prima della morte dell’in¬ 
fermo con dolore vivo dello ipocondrio de¬ 
stro e lieve ittero di breve durata e che con¬ 
tinuò dominando la scena, con crisi dolorose 
nella stessa regione a intervalli di tempo varii, 
lo svilupparsi di una tumefazione che faceva 
corpo col fegato in corrispondenza della regio¬ 
ne della cistifellea con andamento febbrile e 
con discreta leucocitosi ci aveva fatto pensare 
in un primo periodo ad una calcolosi con cole¬ 
cistite e pericolecistite. La cachessia progres¬ 
siva con rapide e notevoli perdite di peso ci in¬ 
dussero nell’ultimo tempo a pensare alla possi- 
bililà di un tumore maligno, che, essendo ri- 



684 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 18] 


sultato all'esame radiologico normale lo stoma¬ 
co, si fosse sviluppato nella cistifellea e diffu¬ 
so agli organi vicini; anche questo processo 
è risultato all’esame anatomopatologico di na¬ 
tura tubercolare. Se l’interpretazione del qua¬ 
dro clinico ha presentato difficoltà che non 
siamo riusciti a superare, il reperto anato¬ 
mopatologico, che ha corretto la nostra dia¬ 
gnosi, ha dimostrato specialmente riguardo 
alle alterazioni dell’apparecchio circolatorio 
particolarità tali da rendere il caso degno di 
nota e veramente singolare. La principale di 
questa alterazione è la grande dilatazione del 
tratto iniziale dell’arteria polmonale che si e- 
stendeva al ramo sinistro di questa nell'inter¬ 
no del polmone corrispondente. L’eguaglianza 
di spessore delle pareti uniformemente assotti¬ 
gliate di tutta la porzione dilatata e l’inte¬ 
grità anatomica di queste, che presentavano 
soltanto lievi e localizzate alterazioni arterio- 
sclerotiche, non permettono di considerare la 
dilatazione del vaso come un aneurisma, ben¬ 
sì come un’arteriaectasia. Colla grande dila¬ 
tazione della porzione iniziale dell’arteria pol¬ 
monale facevano contrasto la relativa stenosi 
dell’ostio e le alterazioni del tipo dell’endo¬ 
cardite cronica deformante calcifica con ste¬ 
nosi da parziale Sfaldamento delle valvole se¬ 
milunari e colla singolarissima extroflessione 
verso il lume vasale di due di queste valvole. 
Le alterazioni anatomiche delle valvole semi¬ 
lunari erano tali da fare ritenere che queste 
non potessero chiudere bene durante la dia¬ 
stole del ventricolo destro, e che assieme alla 
stenosi esistesse un certo grado di insufficien¬ 
za delle valvole stesse, alla quale potrebbe for¬ 
se essere attribuito il rumore diastolico rile¬ 
vato durante la vita. Devono essere interpre¬ 
tate come alterazioni secondarie al vizio val¬ 
volare della polmonale l’ipertrofia del ventri¬ 
colo destro, e l’ispessimento cronico fibroso 
dell’endocardio parietale del ventricolo stesso. 
Invece la stenosi dell’ostio e la grande ecta¬ 
sia dell’arteria polmonale e del suo ramo si¬ 
nistro non ci sembra possano essere altrimenti 
interpretate che come anomalia congenita. La 
mancante pervietà del dotto di Botallo fa esclrn 
dere la natura aneurismatica della dilatazione 
dell’arteria polmonare, dovuta a questa causa. 

RIASSUNTO. 

L A riferisce un caso giunto alla sua os¬ 
servazione e non diagnosticato in vita, di dila¬ 
tazione aneurismatica della polmonale, con ste¬ 
nosi dell’ostio della polmonale stessa. Le alte¬ 
razioni principali sono interpretate come ano¬ 
malie congenite. 


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Bd. 38, S.‘ 1, 1918. 







; Anno XXXIX, Num. 18] 


SEZIONE PRATICA 


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EPIDEMIOLOGIA 

I cicli secolari della malaria 
e l’anofelismo senza malaria. 

È noto che nei territori malarici l’endemia 
è passata attraverso lunghissimi periodi di e- 
sacerbazioni e di attenuazioni. Questi « cicli 
secolari » richiamarono l’attenzione del Celli, 
che li studiò nella Campagna Romana. L’in¬ 
signe malariologo li interpretava come dovuti 
a proprietà biologiche dei parassiti malarici. 
Nella sua concezione, questi parassiti percor¬ 
rono parecchi cicli : uno ha per base un pe¬ 
riodo di 24 ore (in rapporto con i parossismi 
febbrili), uno è annuale (epidemie stagionali), 
uno è pluriannuale (annate dì esacerbazioni e 
attenuazioni), infine ve n’è uno di molto più 
lunga portata, che da lui è stato detto « se¬ 
colare ». 

Tutti questi cicli, così dissimili per lun¬ 
ghezza e significato, sarebbero inerenti alla 
vita dell’ematozoo, influenzata, nell’uomo e 
nelle zanzare, da fattori fisiologici e geofisici. 

Siffatta interpretazione era perfettamente in¬ 
telligibile per quanto riguarda i cicli minori; 
ma non eia convincente per quelli secolari, 
che rimanevano abbastanza enigmatici. 

Ora è venuta una spiegazione che sembra 
molto attendibile. Ila il punto di partenza in 
un’ipotesi avanzata qualche anno addietro da 
un valente entomologo francese, Roubaud. 
Questa ipotesi tendeva a spiegare il compilo 
protettore del bestiame nei riguardi della ma¬ 
laria. Comi’è noto, il bestiame svia le zanzare 
malarigene dall'uomo: si tratta di una sco¬ 
perta importante, fatta in Italia dal Bon,servizi 
ed illustrata in Francia dal Roubaud e poi 
generalmente convalidata. Il Roubaud suppose 
che le zanzare appartenenti alla specie Anophe- 
les rnaculipennis , alle quali abitualmente spet- 
la il compilo di trasmettere la malaria in Eu¬ 
ropa avessero differenziato una rat*.a o sotto¬ 
specie caratterizzata da mascelle robuste e 
<on numerosi dentelli, particolarmente atta a 
pungere il bestiame e poco propensa a pun¬ 
gere ì’uomo, quindi poco o niente pericolosa. 
Questa razza « zoofila » sarebbe, propria delle 
zone con agricoltura molto sviluppata e ric¬ 
che di bestiame stabulato. L’ipotesi, nella for¬ 
ma avanzata dal Roubaud, non è oggi più am¬ 
messa, in quanto si è riconosciuto che al nu¬ 
mero dei dentelli mascellari delle zanzare non 
spetta il valore che questo autore vi attribuiva. 

Essa ha, però, avuto il merito di provocare 
ulteriori e feconde ricerche. Così Grassi, in 
base ad osservazioni diligenti, fu portato a ri¬ 
conoscere che nell'Italia centrale esiste, eftel- 


tivamente, una razza la quale per solito 
non punge l’uomo. Non la credette differen¬ 
ziabile per i caratteri morfologici; cioè si sa¬ 
rebbe trattato di una razza cosidetta « biologi¬ 
ca » G. Alessandrini sostenne poi che gli ano¬ 
feli piccoli e deboli sviluppatisi dalle paludi, 
fossero, per questo solo fatto, meno resistenti 
alla malaria e, quindi, più pericolosi di quelli 
grandi e robusti sviluppatisi dalle.risaie e, ge¬ 
neralmente, di quelli appartenenti a località 
senza malaria. Questa seducente ipotesi contra¬ 
stava) con alcune antiche esperienze di Celli e 
di Grassi, i quali avevano infettato le zanzare 
di zone «risicole indenni da malaria; ulteriori 
ricerche Filammo dimostrata non rispondente 
alla realtà, in quanto si è accertato che gli 
anofeli di regioni indenni, come l’Inghilterra 
ed alcune zone della Tosdama e dell’Abruzzo, 
si mostrano oltremodo recettivi alla malaria. 

Un passo decisivo in tale campo venne 
realizzato in, Italia dal Falleroni, il quale, de¬ 
dicatosi in età avanzata a tali studi, ha avuto 
il merito di portarvi dei contributi di grande 
pregio. In base prevalentemente ai caratteri 
delle uova, egli differenziò nettamente due va¬ 
rietà de\V Anopheles rnaculipennis e le chiamò 
messene e labranchiue, in omaggio a due di¬ 
stinti funzionari della Direzione di Sanità, i 
quali hanno promosso la lotta contro la ma¬ 
laria: Messea e Labranca. Accennò anche alla 
probabile esistenza di una terza varietà. 

Poco dopo, in Olanda, un giovane entomo¬ 
logo, van Thiel, ammise che dal maculipen- 
nis comune si fosse differenziata una varietà 
piccola e di colore oscuro, che perciò disse 
atroparvus : sarebbe stata la vettrice abituale 
di malaria in quella zona. Ma i caratteri ne 
erano molto mal definiti; tentativi recenti del¬ 
lo stesso autore non hanno portato a bene 
individuarla. 

Pure in Olanda, tre valenti malariologi, De 
Buck, Schoute e Swellengrebel, hanno diffe¬ 
renziato molto meglio due varietà, in base ai 
caratteri morfologici, come la lunghezza rela¬ 
tiva dello ali ed alcune correlazioni, e così 
pure in base alla biologia (formazione del cor¬ 
po grasso, ibernami emto, zoofilia). 

Fon temporaneamente, in, varie zone d Ita¬ 
lia e fuori d’Italia Hackett e Missiroli hanno 
accertato il diverso comportamento dellMno- 
pheles rnaculipennis di località malariche ed 
indenni. Di recente, in collaborazione con Mar¬ 
tini, gli stessi autori hanno scoperto che le 
varietà del rnaculipennis differenziate da Falle- 
ioni (due e forse più) esistono in altre parti 
d’Europa. Le hanno meglio definite e ne han¬ 
no fatto valere, per la prima volta, tutta Firn- 






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« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Nim. 18] 


# 


portanza epidemiologica. Ultimamente una re¬ 
putala entomologa, allieva del Grassi, Lidia La 
Face, ha precisato meglio le varietà predet¬ 
te, in base ai caratteri morfologici delle larve 
e delLipopigio maschile. Esse, ormai, tendono 
ad assumere il valore di specie. Lo strano è 
che la varietà supposta in primo tempo dal 
Fallerò ni innocua, risulta essere, invece, quella 
vettrice : è la labranchiale; poi lo stesso autore 
aveva creduto che tutt’e due le varietà da lui 
create fossero veti rici abituali di malaria. 

È probabile che, d’ora in poi, per tutta l’Eu¬ 
ropa, il solo anofelino responsabile di comu¬ 
nicare abitualmente la malaria debba essere 
considerato YAnopheles macvdipennis var. W- 
branchiae Faller., cui sembra competere di¬ 
gnità di specie, di modo che dovrebbe essere 
designato più semplicemente A. labranchiae. 

11 grandioso fenomeno dei cicli epidemici 
secolari della malaria viene ad essere, ora, 
chiarito : si tratta della sostituzione di una 
varietà o di una specie di anofeli con un’al¬ 
tra, ben definita e bene individuabile, affine 
ma di abitudini diverse. La sostituzione ver¬ 
rebbe condizionata da fattori locali : durante 
i periodi di coltura intensiva del suolo e cor¬ 
relativo sviluppo del patrimonio zootecnico, è 
divenuta prevalente la specie o la varietà in¬ 
nocua, che predilige il bestiame; e viceversa. 

Allo stesso modo, risulta spiegata la produ¬ 
zione dell’anofelismo senza o con poca mala¬ 
ria : questo benefico fenomeno, cbe aveva sfi¬ 
dato la sagacia dei malariologi, risulta ora in¬ 
dubbiamente dovuto alla sostituzione di una 
specie o di una varietà con, un’altra. Feno¬ 
meni simili sono frequenti nel mondo degli 
insetti. 

La coltura intensiva del suolo e l’incremen¬ 
to correlativo del patrimonio zootecnico var¬ 
rebbero a fugare la malaria sovratutto in quan¬ 
to che determinano questa sostituzione gra¬ 
duale; solo in parte per il richiamo (tropi¬ 
smo positivo) esercitato dal bestiame sugli a- 
nofelini. 

Varie ipotesi che si erano avvicinate a que¬ 
sta, ne rimanevano più o meno lontane. Così 
Bonservizi e Falleroni avevano supposto che 
bastasse la presenza di bestiame ad attrarre le 
zanzare malarigene ed a sviarle dall’uomo (a- 
zione accresciuta interponendo i ricoveri di 
bestiame tra le acque anofeligene e le abita¬ 
zioni umane); Hackett e Missiroli avevano, in 
primo tempo, supposto' che avvenisse un gra¬ 
duale cambiamento dei gusti negli anofeli; ecc. 

I dubbi che ancora oscuravano l’epidemio¬ 
logia della malaria vengono, gradatamente, di¬ 
radati. Dott. L. Verney. 


QUESTIONI D’ATTUALITÀ 

Il metodo sperimentale 
nella vaccinazione antitubercolare (*). 

Alberto Ascoli 

Direlt. dell'Istituto Vaccinogeno Antitubercolare. 


Eccellenza, 

colleghi medici e veterinari, agricoltori, 

Se noi ci chièdiamo come fu avviata quella vac¬ 
cinazione preventiva contro il carbonchio ematico 
che in medicina veterinaria è a ragione conside¬ 
rata come la base granitica sulla quale poggia il 
mezzo /profilattico poi universalmente adottato 
contro un flagello, che per i suoi caratteri clas¬ 
sici costituisce come il paradigma di un’infezione 
a carattere epizootico negli animali domestici — 
la risposta non può esser che una sola: che que¬ 
sta grande conquista della medicina preventiva 
ha le sue salde e veraci radici nell'esperimento 
eseguito a Pouillv Le Fort sulle pecore. 

L però anche vero che la vaccinazione jenneria- 
na trae invece le sue origini dalla* sperimenta¬ 
zione diretta sull’uomo e che dell’efficacia della 
linfa di Jenner la dimostrazione fu fornita con¬ 
statando su soggetti umani esposti all’infezione 
vaiolosa gli effetti preservativi dell'innesto. 

E a rinsaldare il convincimento che la certezza 
degli effetti della medicina preventiva, se per le 
epizoozie può essere data dalle prove sugli ani¬ 
mali, che sogliono esserne colpiti, per le epidemie 
invece richiede la prova diretta sull’uomo, si può 
addurre l’esempio della cura antirabica, la quale 
ha avuto il suo suggello soltanto quando sul gio¬ 
vane alsaziano Meister fu saggiata per la specie 
umana che importava proteggere, la piena ri¬ 
spondenza di un procedimento che gli studi me¬ 
lodici sugli animali avevano permesso di elabo¬ 
rare pazientemente. 

Non si può negare infatti che è stata appena 
l’applicazione del metodo pasleuriano alla cura di 
una malattia che come la rabbia impressiona for¬ 
temente il grande pubblico, l’incentivo a quella 
raccolta di fondi che dette vita all’Istituto Pasteur 
di Parigi. 

Ma se noi rifacciamo a ritroso il cammino per 
il quale la medicina preventiva è giunta ai fasti 
che ci consentono oggi di affrontare con le ana¬ 
tossine quella terribile malattia che sotto il nome 
di croup e difterite faceva tremare le madri quan¬ 
do ancora non era stato scoperto il siero antidifte¬ 
rico, non lardiamo a persuaderci che, se pure il 
Jenner potò empiricamente strappare la vittoria 
contro una malattia esantematica, con manifesta¬ 
zioni morbose e rilevabili sulla cute, oggi grazie 
alla sua scoperta virtualmente scomparsa dove vige 
l’obbligo della vaccinazione, la strada maestra per 
le conquiste dell’immunità è. tracciata dalla spe¬ 
rimentazione sugli animali. 

Non è forse dal metodo sperimentale della spe¬ 
rimentazione sugli animali che è zampillata la 
scoperta della sieroterapia per opera di Emilio von 
Behring ? Occorre forse ricordare che l’èra pasteu- 
riana ha inaugurato appunto quella palestra nella 
quale si cimentano prima sugli animali di labo- 


(*) Conferenza tenuta, per invito della Società 
medico-chirurgica bellunese, il 5 marzo 1932 nel¬ 
l'aula dell’Istituto Salesiano Sporti in Belluno, alla 
presenza di S. E. il Prefetto. . 




r \NNC XWIX, Nl’M. 18] 


SEZIONE PRATICA 


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nitorio i nuovi melodi, si affilano saggiandole in 
torpore vili le armi, che superala la prova aspi¬ 
rano a essere adibite alla difesa degli animali 
domestici e dell’uomo? Il siero anlidifterico, l’an¬ 
titetanico, che hanno inaugurata l’óra sierotera¬ 
pica non hanno prima superato vittoriosamente il 
cimento delle prove di laboratorio sulle cavie, sui 
conigli, sui topolini ? 

E i tentativi di estendere la sieroterapia a quan¬ 
te più malattie possibile non hanno dovuto avan¬ 
zare sempre su questo binario della sperimenta¬ 
zione sugli animali, se hanno voluto approdare 
a risultati concreti ? 

Quando, come ad es. nella profilassi e cura del¬ 
la tubercolosi si è voluto saltare a piè pari questa 
lase preliminare che deve precedere la sperimen¬ 
tazione sull'uomo, sempre quando sia possibile 
farlo, si è andati incontro alle più amare de¬ 
lusioni. 


La sorte toccata alla tubercoluta di Koch e 
alla sieroterapia antitubercolare stà a dimostrare 
come là dove l’agente eziologico è un microbio 
suscettibile di isolamento e di crescita su terreni 
di cultura e di attecchimento negli animali di 
laboratorio e domestici, il soprassedere al postu¬ 
lato del metodo sperimentale che fa obbligo di 
procedere anzitutto ai saggi su di questi ultimi, 
costituisce un errore che poi si sconta. La scien¬ 
za è evoluzionista per eccellenza e non ammette 
i salti, osserva giustamente Pio Foà, essa si affa¬ 
tica a trovare un metodo e quando lo ha trovato, 
non lo si può violare impunemente. Quale mo¬ 
nito non è contenuto appunto sul tema della tu¬ 
bercolosi, nelle parole che in sede di discussione 
sulla sieroterapia antitubercolare ebbe a pronun¬ 
ciare nel 1895 al Congresso di Medicina Interna 
a Napoli il compianto senatore professore Pio Foà? 

(i Forse che non è il titolo di gloria del nostro 
secolo — diceva allora il sommo anatomo patologo 
dell’Ateneo Torinese — quello di aver dato alla 
medicina la base sperimentale, a segno che si 
procede insensibilmente dal laboratorio alla cli¬ 
nica, dagli animali inferiori all’uomo?)). 

Per il caso particolare della tubercolosi il Foà 
cosi suffragava la propria tesi che alle prove sul¬ 
l’azione del siero antitubercolare nell’uomo 1 si 
dovessero fare procedere quelle sugli animali. 

« Non prendono forse spontaneamente la tuber¬ 
colosi alcuni mammiferi, ad es. la cavia, il coni¬ 
glio, la vacca, la scimmia ? Non è forse causata 
dallo stesso bacillo ? Non si diedero casi di in¬ 
nesto della tubercolosi dall’animale all’uomo, e 
dall’uomo all’animale?... Dato ciò non è illo¬ 
gico, non è unilaterale e non è troppo pretenzioso 
il domandare che la questione venga totalmente 
esaurita nel laboratorio, così come non è esage¬ 
rato il ritenere che, ove questo siasi ottenuto ef¬ 
fettivamente, anche il problema clinico sarà risol¬ 
to, malgrado la complessità che presenta in sin¬ 
goli casi ». 

Questo l'atteggiamento di uno dei maggiori 
anatomo-patologi nostrani di fronte al problema 
della sieroterapia antitubercolare, ora universal¬ 
mente risolta in senso negativo, ma che egli con 
felice intuito biologico fin dal 1895 poneva in 
questi precisi termini: «essere la questione non 
peranco risolta, le prove sperimentali essere di¬ 
fettose, le prove cliniche non abbastanza pro¬ 
bative ». 

Come si devono dunque impostare, viene fatto 
di chiedersi, le prove sperimentali se si vuole 


che non sieno difettose come quelle contro le 
quali allora insorse il Foà ? 

Eccoci dunque condotti a porci il quesito che 
mi sono proposto di trattare, se pur non oso dire 
di risolvere, nella odierna riunione alla quale ho 
tanto più \olentieri aderito di intervenire, per¬ 
chè il direttore del vostro Consorzio Antituberco¬ 
lare, l’egregio collega doti. Emilio Pontiggia per 
essere stalo, prescindendo da un esperimento to¬ 
sto arenatosi, il primo in Italia a vaccinare dei 
neonati col B.C.G. me ne offre lo spunto. 

Era giustificata la premunizione vaccinale per 
os. che il dott. Pontiggia ha praticato come un: 
pioniere a Vittorio Veneto, facendola poi seguire 
da altre vaccinazioni che risalgono in parte, come 
anche quelle del collega dott. Marcer al 1925 e 
al 1926, ma di cui qualcuna è del 1931 ? 

Inizieremo pertanto il nostro dire col passare 
sommariamente in rivista il corredo sperimentale 
del B.C.G. che fin d allora era così ricco da au¬ 
torizzare senz'altro i primi tentativi di premuni¬ 
zione dei neonati intrapresi appunto dal dott. 
Pontiggia coadiuvato dal dott. Marcer, 

* * * 

Donde è venuta la spinta, chiediamoci anzi¬ 
tutto, a sottoporre al cimento sperimentale il 
B. C. G. ? 

Dal convincimento ben saldo tratto dal clas¬ 
sico esperimento di Calmette e Guérin su venti 
giovenche, nel quale le dodici vaccinate col 
B.C.G. mostrarono di fronte all’inoculazione vi¬ 
rulenta, letale per cinque controlli e tubercolosi- 
gena per altri due, una resistenza verso l’infe¬ 
zione tubercolare, del tutto analoga a quella re¬ 
frattarietà verso l’infezione carbonchiosa, che 
a Poulley Le Fort era stata riscontrata nelle pe¬ 
core vaccinate col metodo pasteuriano fornendo 
la base sperimentale alla pratica delle vaccina¬ 
zioni contro il carbonchio ematico. 

E quell esperimento che ripetuto poi a sa¬ 
zietà in Italia, in Inghilterra, in Germania, in 
America, ecc., forma la ossatura, la spina dor¬ 
sale del metodo di Calmette, fondato sull’im¬ 
piego di bacilli attenuati ma vivi. E la mancanza 
di una prova sperimentale paragonabile a que¬ 
sta, suscettibile di conferme e controlli univoci, 
la ragione per cui non hanno trovato altrettanta 
eco nel mondo le proposte e i tentativi di vac¬ 
cinazione antitubercolare con bacilli morti sulla 
quale oggi lo Spahlinger cerca indarno di far 
convergere ia simpatia del pubblico. Per quest‘ul¬ 
tima valgono quelle stesse obbiezioni di princi¬ 
pio che il senatore Pio Foà muoveva alla sierote¬ 
rapia della tubercolosi « perchè tenendo in non 
cale le .prove sperimentali, si diede d’un salto alla 
cura dell’uomo ». 

Se al rinnovato tentativo di violare il metodo 
sperimentale il biologo ha il dovere di sbarrare il 
passo, ispirandosi alle auree massime così bene 
sintetizzate dal Foà, egli deve però anche far te¬ 
soro di un altro monito che questi ci rivolge: 
ben diversa — rileva il Foà sempre durante la di¬ 
scussione sul siero antitubercolare — è la storia- 
sperimentale della tubercolosi, da quella del tifo’ 
e del colera; l'infezione sperimentale sopra ani¬ 
mali che non prendono spontone amen te nè il tifo* 
nè il colera, non rappresenta esattamente l’in¬ 
fezione dell’uomo. 

Il ricercatore di laboratorio deve infatti tenere 
presente, che nonostante la sua forza suggestiva 
il succitato esperimento sulle manzette non può 











(( IL POLICLINICI) )> 


[Anno XXXIX, INuM. 18] 



essere raffrontato con quello di Poulley Le Fori 
perché l'infezione tubercolare, a differenza della 
carbonchiosa, rappresenta un’insidia che non dà 
inai tregua e che si insinua non solo in seguito 
alla inoculazione virulenta, bensì anche quando 
un’animale recettivo quale il vitello viene esposto 
al contagio naturale dato ad es. dalla coabita¬ 
zione con vacche tubercolotiche. 

Nel caso della tubercolosi, dal 1895 ad oggi si 
è imparato a distinguere nella tubercolosi dei 
mammiferi il bacillo di tipo bovino da quello 
umano, e a stabilire che la tubercolosi nella spe¬ 
cie bovina è di regola (salvo qualche caso dovuto 
al tipo aviare) determinata dal primo, mentre 
nell’uomo prevale l'infezione interumana dovuta 
al secondo, ma nella giovane età si riscontra il 
'contagio dato dal tipo bovino specialmente per 
al tramite del latte. Ecco dunque che si impon¬ 
gono allo sperimentatore alcune altre tappe che 
■era necessario percorrere ! 

La prima è quella che si riconnette colla ubi¬ 
quità del bacillo tubercolare nelle zone dove la 
lotta contro di esso si impone. Così anzitutto si 
è dovuto dimostrare con le prove di coabitazione 
<clie la maggiore resistenza conferita dalla vacci¬ 
nazione è in grado di difendere il vitello anche 
contro il contagio naturale. Non si sono, è vero, 
ottenuti risultati così travolgenti come nel col¬ 
laudo artificiale endovenoso, ma tuttavia, quan¬ 
tunque più modesti, essi sono di un’evidenza 
incontestabile. Bisogna tener presente che, quan¬ 
do si ricorre alla prova virulenta, si suole lasciare 
trascorrere l’intervallo di tempo necessario pei- 
chè possa entrare in piena efficienza il meccani¬ 
smo sul quale si basa la maggiore resistenza 
mentre nella coabitazione tale regola non si os¬ 
serva sempre rigorosamente. Un’altro fattore che 
menoma il successo, secondo gli studi della no¬ 
stra Scuola, sarebbe rappresentato dalle associa¬ 
zioni microbiche, tra le quali ad una, l’actinotu- 
bercolare, parrebbe spettare un’importanza tanto 
più notevole in quanto l’actinomyces è pure un 
germe che nelle nostre stalle è sparso largamente 
nei foraggi, nella paglia, ecc. 

Tuttavia, nonostante queste interferenze, di 
regola dei giovani vitelli almeno un capo su due 
rimane indenne. Solo in condizioni particolari, 
quando l’ambiente è così fortemente contagiante 
da fare ammalare di tubercolosi tutti i non vac¬ 
cinati senza distinzione, può accadere che appe¬ 
na un capo su tre rimanga indenne, come è av¬ 
venuto nelle esperienze di coabitazione dell’Uh- 
lenhuth: vale a dire che su tre vitelli è rispar¬ 
miato uno persino quando essi sono esposti a 
un martellameli lo che in pratica non suole veri¬ 
ficarsi — quando mai si è visto la tubercolosi 
negli allevamenti, colpire il 100 % non già delle 
vacche lattifeie, ma dei giovani vitelli ? Grazie 
alla ormai netta prevalenza dei risultati proba¬ 
tivi ottenuti dai ricercatori nei vari paesi (Fran¬ 
cia. Italia, Germania, America, Gran Bretagna) 
che sono ricorsi al metodo sperimentale, si può 
ritenere come dimostrata per il vaccino di Cal- 
mette l’efficienza, beninteso non assoluta, ma 
soltanto relativa, anche di fronte al contagio na¬ 
turale costituito dalla coabitazione: su questo 
punto si può dire raggiunta, se non proprio una 
' unità «li vedute perfetta, almeno un accordo di 
massima in questo senso che la maggior parte 
degli sperimentatori conserva in seguito alla ve¬ 
rifica fatta sui vitelli, un atteggiamento di bene¬ 


vole attesa, e solo qualcuno invece più scettico, 
come l’Uhlenhuth, preconizza il fallimento ulte¬ 
riore del metodo di fronte alla prova del fuoco 
cioè al suo compito pratico di infrenare la tu¬ 
bercolosi nei bovini, nelle vacche soprututto, du¬ 
rante tutto il restante corso del loro sfruttamen¬ 
to economico, che va dal 3° all’8° anno di vita. 

Su questo punto, sulla rispondenza o meno del 
B.C.G. nel periodo dello sfruttamento dei capi 
lattiferi nemmeno noi allo stato attuale delle 
nostre prove, siamo in grado di dare, una rispo¬ 
sta esauriente. Tuttavia qualche indizio ottimi¬ 
stico sembrerebbe profilarsi nella complessità del¬ 
l'intricato problema, <.lie abbiamo messo a fuoco. 
Non è ancora abbastanza per essere designato co¬ 
me elemento chiarificatore ma è qualche cosa 
come un avviamento verso la chiarificazione. 

La chiarificazione verrà gradatamente man ma¬ 
no che i nostri capi vaccinati, i più anziani dei 
quali hanno or ora compiuto il settimo anno di 
età, finito il loro compito economico, verranno 
abbattuti e saranno sottoposti ad accurata necro- 
scopia. Nell’attesa non vi è altro mezzo di orien¬ 
tamento che cercare di spigolare un po’ tra i re¬ 
ferti necroscopici degli animali che per una ra¬ 
gione o per l’altra sono abbattuti anzitempo. 

Perchè — è bene ripeterlo a sazietà — l’altro 
mezzo sovrano per svelare la tubercolosi, cioè la 
prova della tubercolina, non è applicabile ai vac¬ 
cinati in quanto che questi reagiscono positiva¬ 
mente ad essa già per il fatto stesso di ospitare 
i bacilli bovini attenuati loro inoculati con la 
vaccinazione, mentre i non vaccinati danno in¬ 
vece reazione positiva in ragione dell’attecchi¬ 
mento in essi dei bacilli bovini virulenti pene¬ 
trati dalFarnbiente. 

Nella nostra spigolatura dobbiamo pertanto o 
rinunciare «alla prova della tubercolina o accon¬ 
ciarci a stabilire un raffronto tra i risultati della 
tubercolitia sui non vaccinali e i referti necrosco¬ 
pici raccolti sui vaccinali. Oltre a questa irrego¬ 
larità di servirci di due diversi mezzi di valuta¬ 
zione, siamo obbligati a commetterne un’altra, 
di paragonare cioè i risultati della tubercolina 
desunti da migliaia di prove con quelli delle 
nostre necroscopie che sono invece appena cen¬ 
tinaia. , 

Con tutte le riserve imposteci da questi arbitri 
tuttavia non può non colpirci il divario nelle per¬ 
centuali degli esiti positivi, che corre tra i vac¬ 
cinati e i non vaccinati, non solo per i vitelli 
ma anche per le manzette di 2 o 3 anni d’età. 
Nelle stalle della provincia di Brescia, colpite dal¬ 
la tubercolosi in proporzione certo non maggiore 
delle zone dove l’Istituto Vaccinogeno Antituber¬ 
colare esplica la sua maggiore attività, un vasto 
esperimento di lubercolinizzazione compiuto dal 
prof. Cominotti e dal dott. Ubertini di quella 
stazione sperimentale ha permesso di stabilire le 
seguenti percentuali di reazioni positive: 24% a 
un anno, 25% a 2 anni, 44,93 % a 3 anni, 52,38 % 
negli anni successivi e oltre il 10° anno. 

Di fronte a queste cifre di morbilità tubercolare 
rivelatici dalla tubercolina le nostre necroscopie 
sui vaccinati segnalano invece il rilievo di lesioni 
tubercolari in una percentuale del! 1,4 nel pri¬ 
mo anno di vita, del 7,0 nel secondo e del 22,7 % 
nel terzo anno di vita. 

Le prove tub ere olimeli e segnalano dunque nei 
non vaccinati risultati positivi che vanno dal dop¬ 
pio a multipli di quelli riscontrati per l’età cor- 





[Anno XXXIX, Num. 18] sezione 

rispondente nelle necroscopie dei nostri vaccinati : 
indizio, indizio soltanto di una probabile persi¬ 
stenza della refrattarietà alla tubercolosi Ira que¬ 
sti ultimi anche quando si inizia per loro la fase 
dello sfruttamento economico contrassegnato an¬ 
ello in essi come nei non vaccinati da un balzo 
nella diffusione della tubercolosi, il quale tutta¬ 
la rimane a metà costa (22,7 %) in confronto dei 
non vaccinati (44,9%). Questo distacco, quando 
fosse mondato dal suo difetto di origine della in¬ 
sufficienza cioè del numero di autopsie, difficil¬ 
mente potrebbe trovare la sua spiegazione unica¬ 
mente nella maggiore sensibilità della prova tu- 
bercolinica sottocutanea impiegata, perchè sareb¬ 
be azzardata la tesi che quest ultima segnali mul- 
•tipli sia pure soltanto il doppio, di risultati po¬ 
sitivi rispetto alla necroscopia; e dovrebbe piut¬ 
tosto essere attribuito, in parte almeno, al rifor¬ 
nimento della refrattarietà vaccinale grazie alle 

rivaccinazioni. 

Dalle nostre spigolature parrebbe anche emer¬ 
gere un altro elemento che, se confermato, po¬ 
trà forse servire come pezza d’appoggio della mi¬ 
nore facilità da parte dei vaccinati a contrarre 
l'infezione tubercolare: vale a dire il riscontro 
del focolaio primario, che di solito è appannag¬ 
gio dei giovani animali, in un'età ])iù avanzata. 

La navicella della vaccinazione antitubercolare 
con bacilli vivi nei bovini, varata da Angiolo 
Maffucci, punta dunque la sua prora intrepida 
verso il porto, dove sorretta dalle poderose fonda- 
menta sperimentali potrà finalmente gettare l’àn¬ 
cora. 

Non è pileggio da picciola barca 

Quel che fendendo va l’ardila prora 

Se da nocchier ch'a sè medesmo parca 

• # « 

Infatti sul problema della vaccinazione dei bo¬ 
vini si innesta l’altro di ancor più difficile solu¬ 
zione, della premunizione dei neonati per bocca. 
Le difficoltà ripetono la loro origine anzitutto 
dalla somministrazione orale che viene a pren¬ 
dere il |K>slo della iniezione sottocutanea quale si 
pratica nei vitelli, e dalla diversità dell’elemento 
contagiai!te contro il quale in primo luogo pre¬ 
me di difendere il neonato, dato che il bacillo tu¬ 
bercolare infettante per il bambino è in preva¬ 
lenza il tipo umano mentre il B.C.G è sempre 
lo stesso, cioè un bacillo di tipo bovino attenuato. 

Per quanto concerne il valore protettivo del 
B.C.G. somministrato per bocca, siamo stati noi 
i primi a fornire la prova che facendolo ingerire 
ai vitelli nei primi giorni di vita si può confe¬ 
rire loro, a seconda della dose, una maggiore re¬ 
sistenza e anche la refrattarietà assoluta saggiata 
con la prova della coabitazione con vacche a tu¬ 
bercolosi aperta, nella quale i non vaccinati in¬ 
vece contraevano regolarmente l’infezione. I no¬ 
stri esperimenti sono stati poi confermati cosi 
che si può dire che il metodo sperimentale fa ap¬ 
parire infondato il dubbio avanzato da alcuni 
pediatri che nell’organismo dei neonati il vac¬ 
cino di Calmette non riesca ad attraversare la 
mucosa gastro intestinale. Manca invece un bel 
esperimento ineccepibile dirimente circa l’atti¬ 
tudine del B.C.G. somministrato per bocca a di¬ 
fendere contro il bacillo della tubercolosi lunana, 
perchè la dimostrazione non può esserne fornita 
sul vitello data la refrattarietà naturale di questo 


pratica 689 

al tipo umano. Fra gli esperimenti sugli animali 
che parlano in favore dell'immunità cosi detta 
crociala, a seguito della iniezione sottocutanea 
del B.C.G., mi piace ricordare quelli del mio as¬ 
sistente prof. Nai, il quale nel cane vaccinato ha 
potuto effettivamente osservare la refrattarietà 
saggiandolo con una prova virulenta, che nel 
cane non vaccinato determinava una tubercolosi 
generalizzata. • 

Il metodo sperimentale con le prove di labo¬ 
ratorio ha dunque cercato ed è riuscito a ottem¬ 
perare alle premesse preliminari che autorizzano 
il suo impiego per la premunizione dei neonati. 

Il tentativo fatto per primo in Italia dal dott. 
Pontiggia di far beneficiare i neonati umani del 
presidio vaccinale come pure l’opera di sondag¬ 
gio prima, di propaganda poi, svolta dall’Istituto 
Vaccinogeno Antitubercolare appaiono dunque 
oggi più che mai pienamente giustificali, perchè 
le obbiezioni mosse al metodo sono state man 
mano che venivano formulate ribattute soUojdix— 
nendole al vaglio sperimentale. 

Perchè mai allora, vi sento mormorare, le vac¬ 
cinazioni nel campo umano iniziate sotto cosi 
lieli auspici a Vittorio Veneto, se non si sono»' 
proprio arenale, hanno certo subito in questo? 
come negli altri centri di vaccinazione, un vero 
ristagno ? 

Egregi colleghi, se io ho accettalo l’invito a ver 
nire a parlare delle vaccinazioni antitubercolari 
qui dove sei anni or sono esse parvero iniziare 
la loro marcia vittoriosa, io ho obbedito al do¬ 
vere di mettere bene in chiaro che. del ristagno 
non è responsabile il metodo, il quale nei sei 
anni trascorsi dalle prime vaccinazioni qui rea¬ 
lizzate dai colleglli Pontiggia e Marcer ha dimo¬ 
strato anzi vieppiù di .poggiare su basi sperimen¬ 
tali granitiche. 

* * * 

Esaminiamo 1 dunque pacatamente le ragioni 
per le quali esso non si è fatto largo nel campo 
umano, mentre nel campo zootecnico la sua mar¬ 
cia ascensionale non ha subito arresti, come è 
dimostrato luminosamente dalle cifre crescenti 
anno per anno delle dosi di B.C.G. distribuite 
per uso veterinario cioè per le vaccinazioni e ri¬ 
vaccinazioni dei bovini. 

Anno 1925 208 

» 1926 1.353 

» 1927 2.909 

1928 2.934 

>, 1929 4.509 

» 1930 10.228 

» 1931 14.535 

Egli è che gli agricoltori, specie nella bassa 
Lombardia, dove esistono allevamenti di bovini 
in grande stile per l’annuale rimonta delle ber- 
gamine, hanno potuto constatare coi propri oc¬ 
chi i benefici effe11 i della vaccinazione. Mentre 
l’Istituto Vaccinogeno- An li tubercolare deve al¬ 
manaccare per fornire la documentazione precisa 
numerica della minore diffusione della tuberco¬ 
losi tra i vaccinati, gli agricoltori che li segui¬ 
vano si può dire giorno per giorno, andavano for¬ 
mandosi una convinzione propria sull’attività 
della pratica vaccinale vedendone, anche nel con¬ 
fronto coi non vaccinati, l’influenza favorevole 
sullo sviluppo e la maggiore resistenza di fronte 
alle morìe. 




G90 


<( IL POLICLINICO » 


I giudizi degli agricoltori sulle vaccinazioni 
sono consacrali nelle loro risposte alle domande 
rivolle ad essi in un'inchiesta promossa dal pre¬ 
sidente fieli Istituto Vaccinogeno Antitubercolare, 
Sileno Fabbri. 

Orbene le nostre ricerche di laboratorio hanno 
messo in luce che il B.C.G. agisce esercitando 
prima come un richiamo sui microbi patogeni 
e scatenendo poi contro di essi, agendo come sti¬ 
molo flogogeno, le riserve difensive dell’organi¬ 
smo: fenomeno che noi abbiamo designato col 
nome di anacòresi e che oggi anche in Francia 
è riconosciuto come il fattore determinante la 
maggiore resistenza generica dei vaccinati contro 
le insidie dell’ambiente. 

Per noi l'aver messo in luce l’intimo meccani¬ 
smo dell’azione del B.C.G. è ragione di partico¬ 
lare soddisfazione, perchè i nostri rilievi vanno 
gradatamente inquadrando nell anacòresi anche 
la presunta azione specifica del vaccino di Cal¬ 
mene riferendola ad un richiamo da lui eserci¬ 
tato sui bacilli tubercolari e alla successiva di¬ 
struzione loro, alle due fasi cioè dell’anacòresi 
che si esplicano di fronte a tutte le micelle elet¬ 
tronegative: di modo che gli effetti vaccinali 
sono venuti poco a .poco a far parte del novero 
degli attributi biologici del processo infiamma¬ 
torio attizzato dall’introduzione del B.C.G. 

Da un punto di vista pratico però gli effetti 
Tangibili del vaccino ci hanno propiziato l’animo 
«degli agricoltori, i quali vanno sempre più fami- 
gliarizzandosi con la pratica vaccinale il che spie¬ 
ga la crescente richiesta di vaccino per uso ve¬ 
terinario. Questo stalo d’animo favorevole degli 
agricoltori si è manifestato in tanti modi: col 
.mettere a nostra disposizione animali, locali, fo- 
raggi, personale, insomma tutto quanto ci oc¬ 
correva per poter saggiare sia con la prova viru¬ 
lenta che con la coabitazione l’efficacia del B.C.G. 
tanto per via sottocutanea che per bocca nei tre 
esperimenti di Cascinazza; col cederci gratuita¬ 
mente i ca,pi per le necroscopie che da principio 
si erano rese necessarie per respingere l’accusa 
che il B.C.G., anziché premunire, desse addirit¬ 
tura la tubercolosi. Questi sentimenti dei primi 
vaccinatori, il cav. Vllevi e il sig. Adolfo Forni 
che si sono comunicati, — nei raduni di agri¬ 
coltori e veterinari organizzali per visitare le loro 
aziende e constatare i risultati delle vaccinazioni 
— agli allevatori delle zone confinanti del Pa¬ 
vese che detiene il primato e a quelli delle pro- 
vincie virine, hanno poi trovato altre due espres¬ 
sioni assai simpatiche una il 13 gennaio u. s. 
nella assegnazione fattaci dalla Federazione degli 
agricoltori della provincia di Pavia di una meda¬ 
glia d’oro, un’altra il 25 gennaio nel gesto vera¬ 
mente commovente dei predetti signori Allevi e 
Forni di lasciarci abbattere due lattifere vacci¬ 
nate e una non vaccinata, — tutte e tre di sei 
anni, vicine dunque al termine della loro vita 
economica — nell’esame necroscopico delle quali 
l'efficienza del B.C.G. lia trovato un nuovo bat¬ 
tesimo. in presenza delle superiori gerarchie 
tecniche nonché dei rappresentanti (in seno al 
nostro Consiglio d’amministrazione) del Ministe¬ 
ro dell’Interno e dell’Agricoltura, del Comune di 
Milano e di altre autorità. I vincoli che ci affra¬ 
tellano agli agricoltori e ai veterinari nella cam¬ 
pagna contro la tubercolosi bovina si sono rin¬ 
saldati, olire che coi raduni, con la solenne ce¬ 
rimonia di consegna ad agricoltori e veterinari, 
di medaglie d’oro, d’argento, di bronzo e di di¬ 
plomi di benemerenza, fatta il 1° novembre u. s. 


[Anno XXXIX, Nim. l^j 

did nostro presidente in presenza del Prefetto di 
Milano, del Viceprefetto di Pavia e delle altre 
superiori gerarchie. 

Premio ben meritato questo, perchè senza la 
volonterosa collaborazione itegli agricoltori e dei 
veterani, il metodo sperimentale non avrebbe po¬ 
tuto raccogliere, sul tema del B.C.G. la larga 
messe di dati sperimentali, quale ve l’ho pro¬ 
spettata. A ragione infatti è stato detto che gli 
sforzi per arginare la tubercolosi bovina sono 
coronati da successo o cadono nel vuoto a seconda 
che sono o meno secondati dagli agricoltori. 

Grazie alla \olonlerosa collaborazione loro, 
fiancheggiata dall'opera fattiva dei veterinari pro¬ 
vinciali mobilitati dalla Direzione della Sanità 
.pubblica e di quelli comunali e consorziali che 
hanno nella grande maggioranza mostrato di in¬ 
tendere l'importanza eeonomica-soeiale dell’azione 
avviata dal nostro Istituto si è potuto dimostrare 
che la vaccinazione an ti tubercolare con bacilli 
vivi risponde, non solo al postulato dell’innocuità, 
ma anche agli altri requisiti richiesti dal me¬ 
todo sperimentale. 

Ricapitoliamo brevemente: in un primo espe¬ 
rimento a Cascinazza in Lomellina e in un altro 
condotto parallelamente al mercato bestiame di 
Milano è stalo dimostrato che i \ iteiIi vaccinati 
resistono alla prova virulenta dell’iniezione en¬ 
dovenosa di bacilli tubercolari bovini, ai quali 
nello spazio di un mese sono soccombuti presen¬ 
tando un classico quadro di tubercolosi genera¬ 
lizzata i non vaccinati. In un secondo e terzo 
esperimento istituito ancora a Cascinazzo i vitelli 
vaccinati nei primi giorni di vita hanno mostrato 
una resistenza non assoluta ma relativa — cioè 
dipendente dal grado di associazione con altre in¬ 
fezioni concomitanti, l’actinomicosi, e dal quan¬ 
titativo di vaccino introdotto, sia che questo fosse 
iniettato sottocule alla giogaia sia che fosse som- 
ministrato per bocca col latte — nella coabita- 
zione con \acche colpite da tubercolosi aperta 
infettante al punto che i controlli non. vaccinali 
erano più o meno rutti contagiati. Nel grande 
esperimento vertente su migliaia di capi sono 
state poi messe in luce: 

1) la resistenza generica dei vitelli alle ma¬ 
lattie spiegata dal fenomeno dell’anacòresi; 

2ì la riduzione della morbilità alla tuberco¬ 
losi desunta dal raffronto fatto non solo nei \i- 
telli ma anche sulle manzette di tre anni tra 
l’alta percentuale di reazioni positive alla tuber- 
colina riscontrate nei non vaccinati e la percen¬ 
tuale molto più bassa di lesioni tubercolari con¬ 
statabili alla necroscopia dei vaccinati, divario 
che, a giudicare dagli abbattimenti delle vacche 
di 4, 5 e G anni, più scarsi finora di numero, 
sembra persista anche durante il periodo ulte¬ 
riore di sfruttamento delle lattifere. 

* * * 

Così, pur essendo assai di\erso Cambiente e 
.più delicate le responsabilità, ravviamento della 
premunizione dei neonati, dipende in ultima 
analisi dell’atteggiamento dei clinici, dei medici, 
delle opere assistenziali, dei consorzi antituber¬ 
colari e dell’opera nazionale per la protezione 
della maternità e dell’infanzia in prima linea, 
ai quali spetta la sua inserzione nell’armamen¬ 
tario della crociata m li tubercolare bandita dal 
Duce. 

Finora, forse perchè non pienamente a giorno 
del corredo sperimentale di cui dispone il B.C.G.. 
i sanitari non hanno superato peranco una certa 





[Anno \\\I\, Num. 18] 


SEZIONE PRATICA 


691 


perplessità e co noe n Ira lo sulla premunizione I at- 
lenzione che essa inerita: nelle loro riunioni 
quando sono stali formulali dei voli e organiz¬ 
zale delle conferenze, erano immancabilmente in 
iavore di \ acci ni anlilubercolari, che, giudicali 
coi criteri della medicina biologica ed alla stre¬ 
gua delle prove prodotte col metodo sperimentale 
non appaiono meritevoli delle simpatie che sem¬ 
brano godere in seno a quei consessi. 

Non occorre avere una particolare competenza 
in materia vaccinale per comprendere come il 
privilegio concesso così ad un determinato me¬ 
todo, in contrasto colle risultanze sperimentali, 
non giovi al prestigio della causa vaccinale e si 
risolva in un danno per il B.G.G., che viene a 
trovarsi in una posizione falsa. Più giustificati ci 
sarebbero parsi: o una linea di condotta, di ri¬ 
serbo assoluto finché fosse chiuso il ciclo delle 
prove sperimentali sugli animali, o un intervento 
di altro genere rivolto a vagliare i metodi prima 
di formulare dei voli partigiani. 

Si è venuto così creando uno stato di cose in¬ 
sostenibile: che cioè in base a quei voti viene 
reclamata l’adozione del metodo vaccinale, in fa¬ 
vore del quale si sono avuti quei pronunciamenti 
mentre d'altra parte non si vede come se ne pos¬ 
sano poi valutare i risultati. 

Quali sono infatti, oltre a quelli desunti dal 
cimento sperimentale sugli animali, i criteri in 
base ai quali si può giudicare del valore di un 
metodo di vaccinazione antitubercolare applicato 
alla specie umana ? È questo il nocciolo della que¬ 
stione, è qui che si cela l’insidia maggiore, ò qui 
che l'oltraggio inflitto al metodo sperimentale, 
che si è creduto di poter saltare a piò pari, trova 
il suo giusto vindice. 

Necessariamente, sgombralo il terreno dall’in¬ 
ciampo del cimento sperimentale, arbitri nella 
valutazione del valore del vaccino, rimangono i 
criteri desumibili dalla clinica e dalla statistica. 

Come possa essere fallace in tema di cura e 
prevenzione della tubercolosi il giudizio esclusi¬ 
vamente clinico si è visto a .proposito del siero 
antitubercolare che applicato immediatamente al- 

Pmincipali Esperimenti di Premunizione 


l'uomo, senza essersi preoccupali della ricerca su¬ 
gli animali nò averne in essi studiata prima ra¬ 
zioni', ò stalo dal clinico proclamato efficace in 
base al li* sole prove sul l'uomo, mentre poi le ri¬ 
serve avanzate tosto dal patologo, vigile asser¬ 
tore del metodo sperimentale, — come le avete 
pollile desumere dai brani del discorso del se¬ 
natore l’io l'oà, — hanno trovato non solo il sug¬ 
gello sperimentale nelle ricerche di Angiolo Maf- 
fucci e Alfonso Di Vestea ma anche il generale 
consenso, tanto che la sieroterapia della tuberco¬ 
losi ha dovuto essere abbandonata. 

Ma, mi si potrebbe osservare, i mezzi più per¬ 
fezionali in confronto /l'allora di diagnosi pre¬ 
coce della tubercolosi quali l’esame radiologico, 
le prove lubercoliniche, ecc., non hanno forse 
realizzato tali progressi da consentire al clinico 
una più esalta valutazione? 

Quale sia nella risoluzione del problema vac¬ 
cinale, la .potenzialità dei vari metodi, lo si può 
desumere dagli esperimenti di vaccinazione dei 
neonati compiuti da dispensari antitubercolari 
come a Trieste, a Vicenza, a Fiume e a Milano, 
dalle cliniche e scuole ostetriche a Firenze, a 
Bari, a Verona, dai brefotrofi a Firenze, a Milano, 
a Pistoia e da parte delle cliniche pediatriche a 
Bologna, a Torino e a Milano. 

Le esperienze che contano solo qualche decina di 
vaccinati o hanno superato appena la cinquan¬ 
tina sono parecchie e messe insieme si riferiscono 
a molle centinaia di vaccinati, ma tuttavia da 
esse non si ò potuto trarre altra conclusione se 
non che il vaccino è innocuo e che gli inconve¬ 
nienti che ebbero a lamentare con B.G.G. pre¬ 
parato a Bologna, il Magni nel brefotrofio di 
Pistoia o Io Scarzella, non sono da imputarsi al 
vaccino, ma alla irrazionale impostazione delle 
prove. 

Gli esperimenti di vaccinazione col B.G.G. che 
vertono su poco meno di cento o su parecchie 
centinaia di neonati controllati, sono in tutta 
Italia sei, comprendendovi l’esperimento fatto nel 
brefotrofio di Milano sui prematuri, come risulta 
dallo specchietto seguente: 

di.i Neonati compiuti in Italia 




Neonati 

vaccinati 


Neonati vacci- 



Esami necro- 

nati alla nasci- 

Istituto Vaccinatore 

Vaccino preparato da 

per os. 

per Iniezio¬ 
ne POttOCU- 

SCOp’Cl, isto¬ 
logici e bioio- 

ta e rivaccinati 
all’età di anni 




tanea 

gici fatti 

1 1/2 circa 


Clinica Pediatrica di Bologna 


Istituto di Igiene della 
R. Università di Bo¬ 
logna 


I 

Dispensario Antitubercolare di 
Fiume 

Clinica Pediatrica di Torino 

Dispensario Antituberc. del¬ 
l’Ufficio d'igiene di Vicenza 

Dispensario Antituberc. del la Msli luto Vaccinogeno Vii- 
Società contro la tubercolosi I lilubercolare di Milano 
a Trieste 

Brefotrofio - Istituto Provin¬ 
ciale di Protezione e di Assi¬ 
stenza dell’Infanzia di Milano 


SOI 


o i b 


177 

226 

97 


+ 125 


16 -f 40 


21 


40 


3 


22 


9 


18 



















G92 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, _\um. 1S' 


Dei due esperimenti compiuti da parte delle 
cliniche pediatriche quello di Torino ha dimo¬ 
strato che la vaccinazione dei neonati con ba¬ 
cilli vivi cosi nella somministrazione per os co¬ 
me nell’iniezione sottocutanea ha per elicilo di 
rendere di regola allergico l’organismo, laddove 
la vaccinazione con nacilli uccisi non provoca lo 
stato allergico, cioè non è in grado di mettere i 
vaccinati nelle condizioni di reagire alla prova 
tubercolinica. 

Orbene allergia e immunità antitubercolare — 
secondo la dottrina di Calmette e quella della mia 
scuola la quale fa rientrare nell’anacòresi la mag¬ 
gior resistenza dei vaccinati di fronte alle infe¬ 
zioni in genere e al contagio tubercolare in ispe- 
cie — non sono che due espressioni della slessa 
reazione dell 1 organismo all’introduzione dei ba¬ 
cilli vivi: allergia e immunità nell’organismo vac¬ 
cinato stanno a dimostrare la proprietà da lui 
acquisita di rispondere con maggiore prontezza 
e intensità a due stimoli diversi, cioè tubercolina 
e bacillo tubercolare: il processo infiammatorio 
acceso dalla tubercolina prende il nome di rea¬ 
zione allergica quello che si scatena al tentativo 
di attecchimento di un germe virulento è stato 
designato come immunità (resistenza) antituber¬ 
colare. 

La positività della reazione allergica riscon¬ 
trata a Torino nei vaccinati col B.C.G. da noi 
fornito starebbe adunque a significare anche la 
loro capacità di arginare l’infezione tubercolare; 
la negatività osservata nei vaccinati con bacilli 
uccisi (o quanto meno la minima percentuale di 
reazioni positive non superiore a quella riscon¬ 
trata nei non vaccinati della stessa età) sarebbe 
invece un indizio che essi, di fronte sia alla tu¬ 
bercolina che all’infezione tubercolare, si compor¬ 
tano come soggetti normali. Stando ai criteri dot¬ 
trinali suaccennati i bacilli uccisi non conferireb¬ 
bero dunque contro la tubercolosi alcuna im¬ 
munità o maggiore resistenza che dir si voglia. 

La questione invece lasciata impregiudicata a 
Torino se l'immunità conferita dal B.C.G. sia 
stata sufficiente per proteggere i vaccinati dal 
contagio tubercolare, non è stata risolta radical¬ 
mente nemmeno con le prove compiute dalla Cli¬ 
nica Pediatrica di Bologna, perchè, essendo stata 
prodigata una particolare assistenza ai vaccinati, 
non si. è potuto decidere se il lieve beneficio rea¬ 
lizzato sia dovuto a quella, anziché all’azione del 
vaccino; tuttavia la percentuale più bassa di rea¬ 
zioni alla tubercolina, riscontrata nei bambini 
vaccinati a Bologna con B.C.G. preparato sul po¬ 
sto, la quale a parer nostro è suscettibile di al¬ 
tre spiegazioni (diversità del saggio tubercolinico, 
della tubercolina, del vaccino adoperato, ecc.) è 
stata interpretata come segno di scarsa efficienza 
del loro B.C.G. somministrato per os, il che è in 
contrasto con le prove nostre e di B. Lange, dalle 
quali risulterebbe che ai vitelli, con dosi ade¬ 
guate si può conferire una protezione ben salda 
contro il contagio offerto nella coabitazione e ca¬ 
pace di infettare i non vaccinati. 

Le prove istituite dal brefotrofio di Milano ci 
hanno offerta l’occasione di verificare sui pre¬ 
maturi il passaggio del B.C.G. nei gangli mesen¬ 
terici e insieme con quelle fatte a Firenze ci han¬ 
no convinto che anche nei brefotrofi si può vac¬ 
cinare senza incorrere in guai, come quelli di 
Pistoia suaccennati dovuti unicamente all’epide- 
mia di peni figo che vi infieriva. L’esperimento di 


Milano ha poi al proprio attivo, come le prove 
fatte da parte dei dispensari antitubercolari, di 
poter verificare gli effetti delle vaccinazioni, con 
un numero non indifferente di necroscopie. Sotto 
questo punto di vista il dispensario antituberco¬ 
lare di Fiume detiene il primato assoluto con 40 
autopsie su 576 vaccinati, seguito da quello di 
Trieste con 22 autopsie su 97 vaccinati e dalla 
clinica pediatrica di Bologna la quale su 801 vac¬ 
cinati ha soltanto 21 autopsie. 

Più che per il numero considerevole di prove 
fatte per l’accuratezza con cui furono seguiti i 
vaccinati tutti reclutati tra neonati nati da ge¬ 
nitori tubercolotici e con essi conviventi, tra gli 
esperimenti avviati dai dispensari antitubercolari 
va menzionato quello della Società contro la tu¬ 
bercolosi a Trieste. Il doti. Israeli ha il merito 
incontestabile di avere organizzato il servizio di 
controllo dei vaccinati in un modo veramente 
esemplare fornendoci mensilmente relazioni sul¬ 
l’andamento dei vaccinati in vita e i referti delle 
necroscopie di quelli venuti a morte per altre cau¬ 
se salvo uno che non vaccinato in tempo utile 
cioè appena al 13° giorno di convivenza con la ma¬ 
dre all’ultimo stadio contrasse la tubercolosi; di 
questi soltanto 5 sfuggirono ad un dettagliato 
esame necroscopico, mentre ben 22 furono sot¬ 
toposti dal dott. Lang. ad accurate autopsie cor¬ 
redate da esami istopatologici e biologici. Ael- 
l’esemplare servizio vaccinale creato dal dottor 
Israeli, che è stato lodato anche dalla direzione 
della Sanità Pubblica nella relazione per il 1929, 
sono contemplate anche le rivaccinazioni sottocu¬ 
tanee, previo saggio con la tubercolina, così che 
Trieste ha, per l’opera infaticabile del dott. Israe¬ 
li, il vanto di avere xaccolto dati veramente pre¬ 
ziosi per la pratica vaccinale. 

Ora, se io fossi invitato a pronunciarmi a quale 
delle diverse modalità sepraelencate, con le quali 
è stata affrontata la valutazione del B. G. G.. sia 
da dare la preferenza, io francamente dovrei ad¬ 
ditare come modelli quelle sorte a Trieste e a Fiu¬ 
me per opera di due modesti, ma valorosi e co¬ 
scienziosi apostoli della lotta antitubercolare pre¬ 
ferendole persino alla attrazzatura clinicamente 
perfetta di cui hanno potuto valersi gli esperi¬ 
menti di Bologna e Torino. 

L’encomio tributato all’opera dell'Israeli dalla 
direzione generale della Sanità Pubblica va in¬ 
teso, .penso, appunto nel senso che le modalità 
cioè appena al 13° giorno di convivenza con la ma¬ 
glio rispondono allo scopo. Certo i frutti da loro 
maturati sono tangibili; le necroscopie negative 
per la tubercolosi dei neonati venuti a morte non 
sono state forse il mezzo migliore per tagliar cor¬ 
to al dubbio sollevalo che il B. C. G. potesse dare 
la tubercolosi ? E non è forse col provvedere alla 
rivaccinazione sottocutanea dei bambini vaccinati 
per bocca, alla nascita, clic si vanno preparando 
di lunga mano i soggetti dai quali ci deve venire 
il responso se anche nell’uomo le periodiche ri¬ 
vaccinazioni sieno in grado di prolungare come 
nei bovini lo stato di refrattarie!à per tutto il 
tempo occorrente ? 

Infatti in ultima istanza anche per l’uomo la 
prova del fuoco per la vaccinazione si potrà rite¬ 
nere superata soltanto quando risulterà che i vac¬ 
cinati resistono al contagio maggiormente dei 
non vaccinati ma, se per i bovini, la cui vita 
economica è relativamente breve, dopo sette anni 
non possiamo ancora cantare vittoria, è facile pre- 



[Anno XXXIX, Num. 18] 


SEZIONE PRATICA 


693 


vedere che per la specie umana, se i clinici vor¬ 
ranno impegnarsi fin da oggi a fondo, il responso 
definitivo non potrà essere dato che dalla pros¬ 
sima generazione. 

Ai posteri l'ardua sentenza, a noi il compito 
non tacile di predisporre ogni cosa perchè essa 
sia fondata su elementi di giudizio il ,più pos¬ 
sibile completi e rispondenti allo scopo. Riservare 
dunque, come l'Istituto Vaccinogeno ha sempre 
sostenuto, le vaccinazioni ai soggetti particolar¬ 
mente esposti al contagio cioè alla prole dei tu¬ 
bercolotici esposta al contagio con forme aperte 
in prima linea degli affiliati alla cassa delle As¬ 
sicurazioni sociali, come già abbiamo avuto oc¬ 
casione di proporre, perchè essi meno facilmente 
si sottrarranno alla vigilanza dei vaccinatori; se¬ 
guirli per rivaccinare previo saggio con la tuher- 
colina, quelli che sono in vita e per sottoporre, 
sempre che sia possibile i morti ad una accurata 
necroscopia. Ecco i punti cardinali che non de¬ 
vono mai esser persi di vista! Fuorché a Trieste 
e a Fiume queste direttive non sono state adot¬ 
tate nè tenute presenti in nessuno degli esperi¬ 
menti finora istituiti in Italia, dove a parer no¬ 
stro si è incominciato a perdere la bussola incor¬ 
rendo in un primo errore coll ammettere alla spe¬ 
rimentazione sul l 'uomo i metodi di vaccinazione 
senza averli vagliati prima tutti col metodo spe¬ 
rimentale sugli animali. Bisogna perciò tornare 
sui propri passi sottoponendo, non alla sola prova 
dell’innocuità, ma anche ad un saggio della sua 
attitudine ad arginare la tubercolosi il materiale 
vaccinante che vuole affrontare il cimento più 
delicato cioè essere adottato per la difesa del¬ 
l'uomo. Si tratta di esperimenti che non saranno 
espletati prima del termine di un quarto di se¬ 
colo almeno e sarebbe perciò leggerezza sobbar¬ 
carsi ad essi senza avere chiesto al materiale vac¬ 
cinante tutte le garanzie preliminari che il me¬ 
todo sperimentale è in grado di «lare. .Sarebbe 
errore che tosto o lardi dovremmo scontare se c> 
cullassimo nella speranza che la statistica desunta 
da una applicazione totalitaria della pratica vac¬ 
cinale possa sostituirsi ai responsi che ci verranno 
gradatamente solo con una metodica e paziente 
investigazione condotta mettendo in opera tutto 
l'armamentario della medicina biologica e clinica. 

Vero è che le statistiche sono spesso in medi¬ 
cina quello che vi è di pi Ci elastico, di più in¬ 
fido, di più suscettibile a traviamenti ed a tra¬ 
visamenti. Perché rinnegare le possibilità della 
medicina biologica e fare luce meridiana in una 
'ausa riconosciuta buona dal metodo sperimen¬ 
tale ? 

Ciò non significa già rinuncia completa a un 
metodo, quale è quello statistico, ma soltanto a 
cifre raccolte senza ia scrupolosa meticolosità, che 
è appunto la forza propulsiva caratteristica del¬ 
l'arte di sperimentare che ha per divisa il motto 
« provando e riprovando ». 

Lasciate che sia quest’arte a pronunciare la pa¬ 
rola decisiva su questo tema così delicato, che po¬ 
trà essere risolto soltanto dall'armonica fusione 
dal perfetto ingranaggio della biologia e della 
clinica. «Forse che non è titolo di gloria del 
nostro secolo — lasciate che io attinga la chiusa 
del mio dire ancora alle alate parole pronunciate 
allora dal senatore Pio Foà, che deve la sua rino¬ 
manza non solo alla sua ingente produzione ana- 
tomo-patologica, ma anche al suo apostolato nella 
lotta contro la tubercolosi — forse che non è il 


titolo di gloria del nostro secolo quello di avere 
dato alla medicina la base sperimentale, a segno 
che si procede insensibilmente dal laboratorio alla 
clinica, dagli animali inferiori all’uomo?». « Ma 
perchè la clinica svolga in pieno questa sua me¬ 
ravigliosa missione — lo ha riconosciuto ed am¬ 
messo nella sua prolusione quello che fino a ieri 
era il Clinico del vostro Ateneo ed oggi è il Cli¬ 
nico di Roma — occorre che tra essa e i cultori 
delle branche di biologia siano gettati sempre più 
numerosi i ponti di collegamento ». 

Anche nella profilassi antitubercolare intesa 
come compito economico o sociale « Una stessa 
fiamma ci accenda, una stessa luce ci guida, una 
stessa aspirazione ci tormenta, che tutti fa vi¬ 
vere della stessa passione — facciamo qui nostre 
le parole del Frugoni — e mirare a vette sempre 
più alte e ad orizzonti sempre ,più vasti, perchè 
dall’individuo idea e sentimento dilagano e si 
espandono nell’amore di patria e di stirpe, che 
noi tutti, sotto l’impulso del Capo del Governo, 
sentiamo e viviamo con concentrata passione e 
ferrea volontà di alto destino ». 

Anche per la crociata antitubercolare bandita 
dal Duce le campane tue, o Cadore, suonano a 
stormo, perchè di biondi parvoli fioriscano a te le 
contrade : 

Udite. Un suoli lontano discende , approssima, sale, 
corre , cresce , propagasi; 

un suon che piange e chiama, che grida, che 

[prega, che infuria 

insistente terribile. 


SUNTI E RASSEGNE. 

PATOLOGIA GENERALE. 

L’influenza del freddo in patologia. 

(P. E. Morhardt. La Presse Medicale, 27 gemi. 

1932). 

1/A. si è proposto di esaminare in che cosa 
consista l’influenza del freddo che, mentre da 
una parte è responsabile in un gran numero 
di affezioni, rappresenta dall’altra un valido 
ausilio terapeutico in molle 'malattie febbrili, 
abbassando la temperatura'. Egli ha preso così 
a considerare: 

1) l’azione del freddo sulla pelle e special- 
mente Ta quistione degli effetti cronici del 
freddo, vale a dire dei geloni e dell’eritema 
pervio. Riconosce una certa relazione fra que¬ 
sta affezione e i tubercolosi. Il freddo agireb¬ 
be rallentando la circolazione in certe regioni 
particolarmente esposte, facendo quivi arresta¬ 
re i bacilli circolanti nel sangue: favorireb¬ 
be così una localizzazione ma non creerebbe una 
malattia. Secondo altri (D’Avanzo) il freddo in¬ 
vece agirebbe sui fermenti cutanei attivando 
I’amàlolisina e inibendo la catalasi, determinan¬ 
do così una variazione della resistenza della 
pelle all’infezione. D’altra parte però anche 
il lupus, i sarcoidi, 1 ’angiooheratosi ed altre 
affezioni, tutte in rap|x>rto con il bacillo di 
Kocli, sono più frequenti nei paesi freddi. Così 





■694 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 18] 


anche la cianosi, l'acroasfissiai, il morbo di Rey- 
naud isono egualmente favoriti dal freddo. In¬ 
fine l’A. prende in considerazione le orticarie 
a frigore successive a bagni freddi o all’esposi¬ 
zione al vento freddo che, come tutte le orti¬ 
carie, dovendosi ridurre a un fenomeno di ana- 
filassi, si spiegherebbe con la formazione col 
freddo di una dermolisina analoga all’emolisi- 
na dell’emoglobinuria; 

2) il freddo e le infezioni. Basandosi su sta¬ 
tistiche danesi l’A. nota come l’aumento della 
morbilità non isia nettamente stagionale nè per 
la. pertosse nè per il morbillo e mentre la scar¬ 
lattina, la difterite, le angine sono in, aumento 
verso la fine dell’autunno e nelle prime setti¬ 
mane dell’anno, solo le affezioni dell© vie del 
respiro presentano un netto carattere stagiona¬ 
le, essendo comprese neH’inverno fino all’inizio 
della primavera. Ciroai l’interpretazione di que¬ 
ste coincidenze, l’A. prende a considerare le 
variazioni stagionali nella composizione degli 
umori. Secondo Gesler il metabolismo basale 
sarebbe diminuito nell’estate rispetto all’inver¬ 
no e questo non per un’azione diretta del fred¬ 
do, ma con l’intermezzo della tiroide meno rio 
ca di iodio e tiroxina d’inverno che d’estate. Da 
altra parte secondo Beckmann il sangue è più 
acido di primavera che d’autunno. Ma d’altra 
parte l’A. considera come i risultati dell’osser¬ 
vazione e dell’esperimento siano spesso con¬ 
tradditori e come nelle genesi dei fatti con¬ 
corrano probabilmente molti fattori e non il 
solo fattore freddo, che, secondo alcuni agi¬ 
rebbe diminuendo l'indice opsonico, secondo 
altri diminuendo l'immunità e secondo altri 
infine la formazione di anticorpi. 

Del resto tutte queste interpretazioni sareb¬ 
bero secondo l’A. insufficientemente stabilite, 
data Tesistenzai di altrettante dimostrazioni 
contradditorie. Per questo l’A. conviene che 
altri fattori oltre il freddo intervengano per 
favorire la recrudescenza di alcune malattie in¬ 
fettive nei meisi freddi. Fra questi in primo 
piano l’assenza di radiazioni luminose, che agi¬ 
rebbero sul metabolismo degli idrati di carbo¬ 
nio e su quello dei pigmenti, cui Rollier attri¬ 
buisce il potere di rinforzare le difese dello 
organismo. Cosi pure le radiazioni ultravio¬ 
lette attivano l’ergosterina associata alla cole¬ 
sterina della pelle e contribuiscono alla produ¬ 
zione della vitamina D. Del resto anche la vi¬ 
tamina A. che gioca un ufficio importante nel¬ 
la recettività, presenta marcate variazioni sta¬ 
gionali. Lo stesso si può dir© per la vitamina 
C. Per questo si arriverebbe alla teoria di Stud 
Christiensen, per cui il dimagrimento dei tu¬ 
bercolosi in inverno non sarebbe che un’avi¬ 
taminosi. Infine secondo altri l’inverno agireb¬ 
be sull’organismo attraverso l’umidità dell’a¬ 
ria, mediante fenomeni elettrici ed esercitando 
un’azione depressiva sulla psiche, forse (capace 
di diminuire le nostre forze di difesa. Così l’A. 
conclude che a lato del freddo, l’insufficienza 


di radiazioni, una certa avitaminosi e probabili 
fattori atmosferici e psichici intervengono per 
spiegare le variazioni stagionali di certe malat¬ 
tie; 

3) il freddo nelle malattie dell’apparato 
respiratorio. — È in queste malattie in cui il 
freddo sembra avere un’influenza veramente 
decisiva ed anche qui per quei meccanismi 
che già sono stati invocati per le infezioni. Si 
è parlato così di una vasodilatazione profonda 
con iperemia viscerale, consecutiva alla vaso- 
costrizione superficiale prodotta dal freddo. 
Si è addotta un’esaltazione invernale della 
virulenza microbica. Quindi l’A. prende a con¬ 
siderare la quistione delle pleuriti a frigore e 
riconosce come oggi ne sia comunemente ab¬ 
bandonato il concetto. Mentre la polmonite 
secondo lui merita un esame speciale anche 
pér la mancanza di un vero e proprio conta¬ 
gio. Cerca di spiegarne il suo rapporto col 
freddo ammettendo un fenomeno di choc, un 
disturbo umorale messo del resto in evidenza 
da numerose ricerche che dimostrano col fred¬ 
do azioni simpaticotoniche, abbassamenti del¬ 
la riserva alcalina, albuminuria, ecc., feno¬ 
meni biologici tutti del resto molto generali 
che sopravvengono in ogni fatica ed eccesso; 

4) nefrite ed emoglobinuria a frigore. — 
L’A. constata la contrariata quistione delle ne¬ 
friti a frigore e cita anche per queste i mecca¬ 
nismi dello choc, della congestione viscera¬ 
le, ecc. Ricorda anche l’ipotesi antica, di San¬ 
toro per cui vi sarebbe ritenzione dei prodotti 
tossici normalmente eliminati attraverso la 
pelle e la dichiara di un certo interesse specie 
quando, dopo, un notevole sforzo fisico, la pel¬ 
le ha una cospicua funzione escretrice. Del 
resto il freddo può produrre veleni per altre 
vie. Il sangue circolando nei vasi superficiali 
nei quali la temperatura è assai bassa subisce 
una modificazione fisico-chimica che fa ap¬ 
parire delle emolisine. D’altra parte la resi- 
ìStenza globulare sarebbe diminuita dal fred¬ 
do. Si formerebbero così delle sostanze capa¬ 
ci di rappresentare per il rene un sovrappiù 
di fatica. Del resto già da tempo è ammessa la 
albuminuria a frigore, talora accompagnata a 
cilindruria ed anche ad ematuria. In quanto 
all’emoglobinuria parossistica da freddo FA. 
non si dilunga ricordando solo la sua mani¬ 
festazione quasi esclusiva in soggetti luetici. 
D’altra parte FA. riconosce come il freddo di¬ 
sturbi la circolazione renale e come si tenda 
a ritornare alla teoria della congestione o del¬ 
la flussione renale e ciò in base ad esperimenti 
praticati in giovani dai 12 ai 30 a., dei quali 
si immergevano le gambe in acqua a tempe¬ 
ratura fra 0° e 6°. Tuttavia, pur riconoscendo 
questi risultati sperimentali, FA. non vede net¬ 
ta l’analogia fra questi e ciò che sì constata 
in Clinica; 

5) l’influenza del freddo nelle algie e nei 
reumatismi. — Innanzi tutto FA. prende in 



(Anno XXXIX, Num. 18] 


SEZIONE PRATICA 


695 


esame il fatto psichico, già che è fuori dub¬ 
bio che il freddo abbia isu certi caratteri una 
azione depressiva, che può far attribuire una 
importanza esagerata alla minima sensazione 
dolorosa. Per quello che riguarda il reumati¬ 
smo articolare acuto, i reumatismi cronici, 
l’artrite deformante FA. è d’accordo coi più 
nel non attribuire al freddo un qualche uffi¬ 
cio 'eziologico. Riporta Ile idee di (Feige e 
Fround per cui i dolori dei reumatici sarebbero 
l’espressione di una impotenza dell’organi¬ 
smo ad adattarsi alle modificazioni dell’am¬ 
biente. Riassumendo l’A. constajta come la 
azione patogenetica del freddo, ammessa in 
Clinica, non sia stata confermata per oggi in 
maniera soddisfacente dall’esperimento, tran¬ 
ne che per alcune affezioni cutanee e si di¬ 
mostra proclive ad attribuire alla carenza di 
sole ed alla avitaminosi un’azione netta sulle 
malattie della cattiva stagione. 

Rubegni. 

SISTEMA NERVOSO. 

Diagnosi dei tumori temporali. 

(De Martel e Guillaume. Le Journal. Medi¬ 
cai frangati, n. 10, 1931). 

Gli AA. fanno rilevare, anzitutto, come l’e¬ 
same neurologico senza l’aiuto della radiolo¬ 
gia! e della oftalmologia non riesca a localiz¬ 
zare più del 25 % dei tumori e come la regione 
temporale destra, essendo la più povera in se¬ 
gni neurologici, possa considerarsi come una 
zona muta. 

Tuttavia in questa regione si riscontrano 
spesso voluminosi tumori che la trapanazione 
decompressiva alle volte fa riscontrare. De 
Martel nel solo mese di luglio del 1914 ricor¬ 
da come abbia asportato 2 grandi tumori tem¬ 
porali a destra scoperti, per caso, nel corso 
di una trapanazione decompressiva. 

L’emianopsia omonima a quadranti studia¬ 
ta principaIrniente dall’oculista Meyer nelle 
lesioni del lobo temporale al quale si deve tale 
conoscenza è stala applicata e volgarizzata dal 
Cushing e dall’oculista Valcker. Il volume del 
tumore aumentando finirà per comprimere e 
allora non si potrà più distinguere un tumore 
temporale che determina l’emianopsia omo¬ 
nima completa da un tumore occipitale che 
produce gli stessi disturbi visivi. Dopo la clas¬ 
sica memoria del Cushing si sa che l’emia¬ 
nopsia al quadrante superiore o un semplice 
restringimento omonimo della parte superio¬ 
re del campo visivo permette di localizzare la 
lesione nella parte più anteriore e bassa del 
lobo temporale del lato opposto mentre che 
una emianopsia omonima al quadrante infe¬ 
riore o un restringimento omonimo della par¬ 
te inferiore del campo visivo indica una lesio¬ 
ne della parte alta e posteriore del lobo tenv 
porale. La perimetria dunque è di valido aiu¬ 


to per localizzare un tumore temporale al suo 
inizio ma non è sempre applicabile. 

Le convulsioni generalizzate non sono rare 
ma sono poco numerose e non hanno nessun 
valore per la localizzazione. 

La crisi unciforme, descritta 45 anni or sono 
da Jackson, ha un grande valore per il crite¬ 
rio di localizzazione. 

Essa consiste in una sensazione olfattiva o 
gustativa quasi sempre disgustosa accompa¬ 
gnata a delle assenze e ad allucinazioni visive. 

Le allucinazioni visive sono molto frequenti 
e hanno quasi sempre gli stessi caratteri. Le 
allucinazioni complesse' sono più caratteristi¬ 
che dei tumori del lobo temporale mentre nelle 
lesioni occipitali hanno carattere di semplicità. 

L’afasia di Wernicke si riscontra nei tumori 
temporali sin. e si accompagna all'emianopsia. 
Il malato quantunque possa facilmente arti¬ 
colare le sillabe non può dire ciò che vuole, 
comprende male e non eseguisce gli ordini che 
gli si danno. Dal punto di vista diagnostico 
si può confondere un tumore temporale affet¬ 
to da emianopsia omonima completa con un 
tumore occipitale. Nei malati in cui la perime¬ 
tria è impossibile si può alle volte fare diagnosi 
di tumore cerebellare considerando che spes¬ 
so tale sindrome si riscontra nei tumori del 
lobo temporo-occipitale (nistagmo, andatura 
titubante, vertigini, atassia). Occorre sempre, 
per distinguer^ un tumore temporo-occipitale 
da un tumore cerebellare, praticare la ventri- 
colografia. T. Laurenti. 

La diagnosi precoce dei tumori della re¬ 
gione frontale. 

(De Martel, Guillaume e Lassery. Le Journ . 

Medicai frangati, n. 10, 1931). 

Gli AA. fanno rilevare come tra i tumori de¬ 
gli emisferi cerebrali quelli del lobo frontale 
presentino una diagnosi difficile e spesso ri¬ 
mangono sconosciuti. Si sviluppano, infatti, 
in una zona muta a grande distanza dalle vie 
sensitive-motorie, dalle vie ottiche, non deter¬ 
minando, per lungo tempo, che una leggera 
ipertensione intracranica. I tumori del lobo 
frontale si classificano ini due grandi catego¬ 
rie: gli uni si sviluppano in piena sostanza ce¬ 
rebrale (gliomi), gli altri non agiscono che 
per compressione, essendo situati nelle vici¬ 
nanze (meningiomi). 

I gliomi sono tumori molli, infiltranti, non 
asportabili completamente. Il loro decorso e 
la loro radio-sensibilità varia a seconda della 
natura istologica. 

I meningiomi sono lesioni circoscritte, a de¬ 
corso lento, e con sintomi di non Forte iperten¬ 
sione. Tutti questi tumori sia che agiscono di¬ 
rettamente per compressione o indirettamen¬ 
te per infiltrazione e distruzione presentano 
una sindrome speciale caratterizzata da sinto¬ 
mi di ordine neurologico e psichiatrico. Dal 





G96 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 18] 


punto di vista psichico si rilevano disturbi 
della memoria, dell'orientamento e dell 'affet¬ 
tività. 

L’amnesia si riferisce a fatti recenti o anti¬ 
chi, sono frequenti i disturbi di orientamento 
nel tempo & nello spazio. Si riscontra spesso 
euforia singolare alternata con crisi di depres¬ 
sione. Notevole è lo stato di indifferenza nel¬ 
la eventualità di un intervento. Spesso si ri¬ 
scontrano crisi epilettiche. I segni neurologi¬ 
ci, alle volte, sono non molto accentuati. Si è 
riscontrata una paresi del facciale, a tipo cen¬ 
trale, dal lato opposto della lesione. I riflessi 
osseo-tendinei sono diminuiti. Si rileva spes¬ 
so deficit motorio negli arti inferiori. 

I gliomi hanno un decorso rapido, la cefa¬ 
lea è di intensità media, il vomito è raro e 
tardivo, la stasi papillare si riscontra per lun¬ 
go tempo discreta e predomina frequentemen¬ 
te dal ato della Iasione. I meningiomi, inve¬ 
ce presentano un decorso lento, alla sindrome 
frontale si aggiungono le manifestazioni che 
permettono di localizzare generalmente la le¬ 
sione. 

1 meningiomi sopra-sei lari rientrano nel 
gruppo dei tumori della regione 1 ipofisaria; si 
riscontra atrofia ottica, stasi papillare, dila¬ 
tazione dei ventricoli laterali con bloccaggio 
del terzo ventricolo. 

All’esamie radiologico la sella turcica si pre¬ 
senta svasata nella sua parte anteriore. 1 me¬ 
ningiomi della zona olfattiva presentano, per 
lungo tempo, alterazione unilaterale deU’olfat- 
to che, spesso diviene bilaterale. La sindrome 
frontale e l’ipertensione intracranica e special- 
mente, la stasi papillare si manifestano con ri¬ 
tardo. Questi tumori hanno un decorso latente 
iper lungo tempo. Occorre pensare alla even¬ 
tualità di tale affezione quando ci troviamo 
in presenza di anosmia unilaterale e progres¬ 
siva. 

1 meningiomi che si sviluppano a livello 
della piccola ala dello sfenoide hanno delle 
caratteristiche speciali per cui è facile dia¬ 
gnosticarli. Essi comprimono il lobo frontale, 
il forame ottico, il seno cavernoso. Determi¬ 
nano una sindrome frontale di una certa en¬ 
tità: (atrofia ottica primitiva, disturbi della 
motilità oculare dal lato della lesione, asso¬ 
ciati a exoftalmia diretta. La radiografia fa 
rilevare che la piccola ala dello sfenoide si 
presenta ispessita. 

Alcuni tumori frontali, poi, possono deter¬ 
minare una sindrome analoga a quella delle 
neoplasie della fossa cerebrale posteriore. Al¬ 
lora isolo la ventricolografia ci potrà essere di 
valido aiuto. In alcuni casi le lurbe mentali 
rappresentano il sintomo fondamentale. La 
diagnosi differenziale è ancora difficile quan¬ 
do si tratta di disturbi vascolari cerebrali in 
un nefritico. Solo la puntura ventricolare e la 
ventricolografia ci daranno dei dati esatti sul¬ 
la distensione delle cavità ventricolari. 

T. Iaurenti. 


Amiotrofie sifilitiche. 

(K. Wegscheider. Deutsche Medizinische Wo- 

chenschrift, 6 novembre 1931). 

Molte manifestazioni cliniche della sifilide 
del sistema nervoso centrale possono essere del 
tutto simili ai quadri clinici delle neuropatie 
organiche la cui etiologia è generalmente non 
sifilitica. 

La diagnosi etiologica di tali affezioni è 
naturalmente di grande importanza per l'in¬ 
dirizzo terapeutico. 

I no dei casi più significativi di questa e- 
venienza è quello della sifilide amiotrofica 
che può assumere il quadro caratteristico del¬ 
la sclerosi laterale amiotrofica o di una atro¬ 
fia muscolare progressiva. 

È ovvio che in tali forme l’accertamento 
della origine sifilitica muta radicalmente la 
prognosi. 

Al riguardo l’A. riferisce un caso capitato 
alla sua osservazione. 

I n individuo quarantenne presentava segni 
evidenti di atrofia dei piccoli muscoli delle 
mani con preponderanza a destra e corrispon¬ 
dentemente diminuzione notevole della forza 
delle mani. Contemporaneamente si rilevava 
esagerazione dei riflessi tendinei (più accen¬ 
tuata dei patellari e degli achillei e meno di 
quelli degli arti superiori), clono della rotula 
bilaterale e riflessi di Oppenheim e ltossolino 
positivi a destra. Mancavano del tutto sintomi 
bui bari. Degni di rilievo erano inoltre lievi 
disturbi pupillari ed una diminuzione della 
potenza sessuale denunziata dal paziente. 

L’esame del sangue e del liquor dette re¬ 
ferto nettamente positivo per la sifilide. 

Dopo un’energica cura di neo- e miosalvai- 
san, di faradizzazione; massaggi e ginnastica 
l’atrofia dei muscoli .rimase inalterata, ina si 
ebbe un sensibile miglioramento della mobi¬ 
lità e della forza delle mani. 

Senza il reperto positivo del sangue e del li¬ 
quor ed i dati anamnestici forniti dal paziente 
che dichiarò aver contratta la sifilide 12 anni 
prima, si sarebbe dovuta fare la diagnosi di 
atrofia muscolare spinale progressiva. 

I casi del genere ossia di sindromi nette di 
sclerosi laterale amiotrofica e di atrofia mu¬ 
scolare progressiva di natura sifilitica sono 

rari. . 

La sifilide spinale amiotrofica generalmente 

si accompagna ad altri sintomi sensithi, bui- 
bari, ecc. 

Dalla casistica fornita dalla letteratura si 
desume che l’affezione può assumere tre dif¬ 
ferenti tipi: 1) Tipo tabelico, nel quale oltre 
all’atrofia muscolare esistono disturbi ipo- ed 
iperestesici, atassia, abolizione dei riflessi ten¬ 
dinei delle estremità inferiori, altri sintomi 
variabili, come i disturbi pupillari; 2) tipo 
spastico, con fenomeni spastici più o meno 
accentuati; 3) Tipo poliomielitico nel quale il 
sintonia essenziale è l’atrofia muscolare, a 





[Anno XXXIX, Num. 18] 


SEZIONE PRATICA 



combinazione degli ultimi due tipi costituisce 
la sifilide spinale amiotrofica spastica, la cui 
sintomatologia si avvicina a quella della scle¬ 
rosi laterale amiolrofica. 

La sifilide spinale amiiotrofica colpisce pre¬ 
valentemente il sesso maschile e senza prefe¬ 
renza per l’età del soggetto. 

Spesso tra il contagio sifilitico e le prime 
manifestazioni della malattia decorre un lun¬ 
go intervallo. Di regola ha un decorso cro¬ 
nico-progressivo. L’eccitabilità galvanica e fa¬ 
radica dei nervi e dei muscoli è diminuita. 
Per lo più si hanno fibrillazioni dei muscoli 

colpiti. . * . . 

L’atrofia può cominciare, invece clic ai pic¬ 
coli muscoli della mano, a quelli della spalla 
o ai peronieri, o anche essere diffusa a tutte 
le estremità, o al tronco. Spesso le atrolie so¬ 
no precedute da dolori. Mancano per lo più 1 
sintomi bulbari, che però possono comparire 
tardivamente, e i disturbi vescicali e rettali. 

La malattia può essere rilevata dai traumi 
e dagli eccessi di lavoro muscolare. 

L’esame serologico del sangue e del liquor 
è essenziale per la diagnosi. 

Accertata la diagnosi devesi procedere ad 
un intenso trattamento a-ntiluetico, dal quale 
però non deve attendersi la guarigione com¬ 
pleta del male. Trattandosi di alterazioni me* 
ningo-mielitiche prevalentemente irreparabili 
la cura può tutt’al piu dare un lieve miglio¬ 
ramento dei sintomi in atto e un arresto del 
progresso del male. D R - 

Meningite basilare otogena asintoinatica. 

(E. Rubaltelli. Il V disalvei, febbraio 1032). 

L’A. ha studiato 14 casi di meningite basi¬ 
lare otogena asintomatica, complicazione di 
fatti suppurativi auricolari ed illustra ampia¬ 
mente questa sindrome molto importante a 

conoscersi. . 

La forma è caratterizzata dalla assenza di sin¬ 
tomi ben definiti e dal decorso subdolo: essa 
decorre silenziosa per parecchio tempo e poi 
esplode nell’episodio liliale rapidamente fatalo. 
In tutti i soggetti osservati dall’A. mancavano 
fino a poche ore; prima della morte tutti i sin¬ 
tomi di un ai meningite. La temperatura era ir¬ 
regolare nel decorso od anche assente. Il polso 
era però sia pure leggermente, rallentato. 

La secrezione urinaria era normale tranne 
una frequente albuminuria; la pressione del li¬ 
quido cefalo-rachidiano era aumentata, ma il 
liquor era limpido e spesso asettico. 

L’A. passa quindi ad esaminare i sintomi lo¬ 
cali >e generali di questi malati per vedere se ve 
ne siano che permettono di sospettare 1 esi¬ 
stenza di meningite basilare. 

L’esame oloscopico è mollo importante : es¬ 
so permette di rendersi conto della qualità e 
quantità della suppurazione, della sede della 


perforazione, dell’entità del focolaio aurico¬ 
lare. 

La suppurazione è scarsa, densa, legger¬ 
mente ematica; talvolta essa cessa all'improv¬ 
viso perchè il deflusso ha preso altre vie e non 
per miglioramenti della affezione. 

Prezioso riesce talvolta l'esame vestibolare 
perchè ogni fattore irritativo o reattivo endo¬ 
cranico produce spesso fenomeni a carico dei 
nervi cocleare e vestibolare. 

Nei malati studiati dall’A. alla eccitazione 
calorica e rotatoria del sistema vestibolare fu 
riscontrato quasi sempre un certo grado di 
ipo-eccitabilità specialmente dei canali semi¬ 
cola ri posteriori. 

Sintomi generali: la cefalea in questi ma¬ 
lati è costituita da un dolore fronto-temporale 
sordo, profondo, ma vivo, insistente, conti¬ 
nuo e che non cede all’azione di nessun cal- 

nTainte. 

Il pallore che spesso si verifica in otopazien¬ 
ti è sintonia importante, perchè rivela l’esi¬ 
stenza di uno stato torpido generale. 

Incostante ed irregolare è l’andamento del¬ 
la temperatura: in alcuni casi elevata, in al¬ 
tri lieve fino a poche ore prima della morte. 

Quasi costante è l’alterazione del polso, con¬ 
sistei! Te in lieve rallentamento. 

Di notevole importanza sono le caratteristi¬ 
che del liquor: la pressione è sempre altissima 
e non diminuisce facilmente anche dopo ab¬ 
bondanti e ripetute sottrazioni. 

Nei primi periodi della malattia e talora an¬ 
che quasi per tutta la durata d’essa, il liquor 
appare chiaro, ma contro luce non è perfet¬ 
tamente trasparente. 

L’albumina contenuta in esso è aumentata 
e oscilla tra il 0,40 e l’I °/oo e si nota spesso 
anche la presenza di globuline. Caratteristico è 
il comportamento del glucosio: esso da prin¬ 
cipio aumenta, poi diviene normale e infine di¬ 


minuisce assai. 

Le ricerche citologiche danno una costante 
linfocilosi con qualche polinucleato integro. 

L’esame batteriologico, nel primo e secondo 
periodo della malattia, è quasi sempre negati¬ 
vo. Anche le ricerche culturali praticate in tali 
periodi dellai affezione per i germi aerobi ed 
anaerobi riescono per lo più negative, menti e 
nel (periodo terminale 1 esame culturale del 
liquor è costantemente positivo. 

T reperti analomo-palologici di questa sin¬ 
drome contrastano notevo mente col quadro 
clinico. In sette casi seguiti dall'A. in tutto il 
loro decorso fino al tavolo anatomico vi era co¬ 
stantemente una raccolta siero-fibrinosa, su 
tutta la base del cranio e sui lobi temporo- 
frontali, senza segni di localizzazione primiti¬ 
va, nè meningea, nè cerebrale e senza usure os¬ 
see o deiscenze congenite delle superfici cra¬ 
niche. 

L’esame batteriologico e culturale di que- 



698 


« IL POLICLINICO )> 


[Anno XXXIX, Num. 18] 


sti focolai meningei mise in evidenza una flora 
batterica multipla e varia. 

Il trattamento di queste meningiti è medi¬ 
co e chirurgico. 

La cura medica è sintomatica se non è stato 
possibile individuare il germe che ha dato 
origine al quadro morboso e consiste in inie¬ 
zioni endovenose o endorachidee di urotropi- 
<nia, sieri polivalenti, rachicentesi ripetute per 
decomprimere; specifica se fu (possibile isolare 
il germe e consiste in siero del germe isolato 
o auto-vaccino. 

Ma è la cura chirurgica la sola che possa 
far sperare di arrestare o dominare la compli¬ 
cazione meningea. 

Nelle otiti acute si aprirà la maistoide e si 
metterà l’aditus ad antrum in ampia comuni¬ 
cazione colla breccia ossea onde ottenere un 
ampio drenaggio dell'orecchio medio. Nelle 
otorree croniche si praticherà la radicale se¬ 
condo Stacke. 

In tutti i casi si esplorerà la cavità endo-tim- 
panica per ricercare la eventuale esistenza di 
deiscenze congenite, usure ossee o fistole. 

Nella cura di queste forme di meningite il 
■segreto del successo sta solo nella precocità 
della diagnosi seguita da adatto intervento. 
Purtroppo mancano spesso i dati per farla od 
anche semplicemente per sospettare che si è di 
fronte ad una sindrome così grave. 

Vicentini. 

RENI E VIE URINARIE. 

La refrattometria applicata allo studio 
della funzione renale. 

(A. Seili. Z. urol. Chir., voi. 30, f. 5-6). 

Della lunga teoria di prove funzionali del 
rene non ne esiste alcuna che sia universal¬ 
mente accettata: ogni tentativo dunque di por¬ 
tare un contributo alla importante questio¬ 
ne appare giustificato : per questo LA. ha 
cercato di determinare il valore della refratto¬ 
metria, applicata allo studio della funzione 
renale. L’indice di refrazione sta in rapporto, 
oltre che con la temperatura e la specie dei 
raggi, soprattutto con la natura delle sostanze 
solute: a differenza del peso specifico di una 
soluzione, nel quale predomina l’importan¬ 
za del peso della molecola soluta e a dif¬ 
ferenza del valore crioscopico, in cui sono di 
importanza fondamentale il numero delle mo¬ 
lecole disciolte. 

Dunque non esiste un rapporto tra queste 
•varie indagini che si riferiscono a 3 coeffi¬ 
cienti diversi. 

Ma anche la refrattometria soffre di alcu¬ 
ne limitazioni. Così ad esempio i suoi valori 
non possono riguardare che oscillazioni di 
una sola sostanza, o per lo meno di una predo¬ 
minante in una soluzione: altrimenti eguali 


valori possono esser forniti da oscillazioni in¬ 
verse di sostanze differenti. La refrattometria 
quindi è applicabile alle urine ricavate col ca¬ 
teterismo bilaterale ureterale, premesso come 
nell’unità di tempo la secrezione renale sia 
eguale d’ambo i lati. Bisogna tener conto del¬ 
la temperatura ambiente e orientiarsi sulla 
presenza o quantità di albumina nelle urine: è 
sempre bene dealburninizzare le urine, per 
quanto una dose mite di albumina non influi¬ 
sca sensibilmente sui risultati. La presenza 
di indago carminio, invece disturba assai la 
lettura dei risultati. Dopo queste premesse è 
possibile sulla scorta di alcuni casi riferiti 
per accenni giungere alle seguenti conclu¬ 
sioni: 1) La RM. (refrattometria) limitata al¬ 
le urine ricavate col cateterismo* ureterale bi¬ 
laterale e associata alle altre prove funziona¬ 
li del rene rappresenta nelle affezioni rena¬ 
li chirurgiche una prova attendibile e fe¬ 
dele; 2) il dato da prendersi in considerazione 
è solo la differenza degli indici; 3) esiste un 
evidente parallelismo tra i valori della crio¬ 
scopia e RM : 4) ma dalla differenza dei valori 
della RM, non si può dedurre siffatto valore 
crioscopico; 5) solo ad una differenza RM di 
0,0022 e più, si può dare un valore clinico; 
6) il valore RM dei 2 reni nell’unità di tem¬ 
po è costante: quindi compete alla loro diffe¬ 
renza un reale valore; 7) inadatte alle Rm, o 
per lo meno da circoscrivere nel loro valore, 
sono le urine vescicali, i residui, le ritenzioni, 
le urine diabetiche, le poliuriche; 8) i risultati 
della RM vengono influenzati anche dalla pre¬ 
senza di albumina, quando essa sia presente 
in una certa quantità; 9) la ricerca dei valo¬ 
ri della RM va eseguita dopo aver messo il 
paziente a dieta secca; 10) il metodo — e que¬ 
sta è la considerazione più importante — si 
può eseguire anche con poche gocce di urina. 

E. Mingazzini. 

Sulla presenza di acido solfocianico nel 
sangue in condizioni normali e patolo¬ 
giche, specie nell’insufiìcienza renale. 

(Becher-Hamann e Doenecke. Miinch. med. 

Wochs., n. 1, gennaio 1932). 

Beclier aveva già osservato che durante la 
distillazione di sangue di uremici e per ag¬ 
giunta di mi acido forte si aveva sviluppo di 
idrogeno solforato; aveva in seguito dimo¬ 
strato che tale idrogeno solforato non era 
preformato, ma si sviluppava solo succes¬ 
sivamente all’aggiunta di acidi a caldo. Dato 
che riscaldando l’acido solfocianico con un 
acido minerale si ha sviluppo di idrogeno sol¬ 
forato, concludeva per un’abnorme presenza 
di acido solfocianico nel sangue di individui 
in uremia. Ricerche sistematiche sul sangue 
di individui normaili e di ammalati «con in¬ 
sufficienza renale, condotte con apposita me- 



[Anno XXXIX, Num. 18] 


SEZIONE PRATICA 


699 


todica (dealbuminizzazione secondo Folin e 
Wu, titolazione iodometrica secondo Rupp e 
Schied), dimostrarono sempre la presenza di 
acido solfocianico. 

L’acido solfocianico è contenuto sia nei 
globuli rossi che nel plasma e nel siero. Solo 
i valori nel plasma o nel siero dimostrarono 
un comportamento caratteristico per alcune 
malattie: in condizioni normali tali valori 
stanno fra 1 ed 1,8 mmg. per 100 cc. di pla¬ 
sma; in condizioni patologiche possono sali¬ 
re fino a 5-7 mmg. per cento. Non è mai sta¬ 
to notato un aumento dell’acido solfocianico 
in assenza di insufficienza renale: nell’insuf¬ 
ficienza renale specie nella uremia vera l’au¬ 
mento può essere di 3-5 volte la norma. Nes¬ 
sun aumento nell’ipertonia essenziale e nelle 
malattie renali senza fenomeni di insufficien¬ 
za renale. In altre gravi malattie interne con 
iperazotemia si possono avere aumenti della- 
cido solfocianico, non però così forti come 
nella insufficienza renale. 

Il sangue ha il potere di scindere l’acido 
solfocianico; pare che questa sia una proprie¬ 
tà dei globuli rossi e non del plasma. Pare 
che il sangue abbia anche la possibilità di for¬ 
mare acido solfocianico. P. Steffanutti. 

La formazione dell’acido ossalico e la sua 
precipitazione renale. 

(M. Loeper, P. Soulié e J. Tonnet. Acta med. 

latina, sett.-ott. 1931). 

Gli AA., esaminate le condizioni in cui può 
prodursi l’acido ossalico, riconoscono che la 
sua origine, nell’uomo, può essere attribuita 
ai fattori seguenti: 

1) Introduzione eccessiva od assimilazio¬ 
ne rallentata degli zuccheri; 

2) Metabolismo difettoso e rallentato dei 
glucidi nei tessuti e Specialmente del glico¬ 
geno; 

3) 'Formazione endointestinale di acido os¬ 
salico a spese di certi grossi parassiti, come 
la tenia. 

Da queste considerazioni, ne vengono i prin¬ 
cipi direttivi del trattamento e cioè: 

a) Evitare gli alimenti ossalofori, come 
l’acetosella, il rabarbaro, i fagiolini, il ciocco¬ 
lato e sopprimere quelli ossaligeni, come gli 
zuccheri e non abusare degli alimenti musco¬ 
lari, che non sono esclusivamente azotati; sot¬ 
to tale riguardo, il pesce è preferibile alla 
carne; 

b ) Stimolare il fegato, quasi sempre de¬ 
ficiente e spesso capace di fabbricare l’acido 
ossalico ed incapace di distruggerlo. 

c) Asettizzare l’intestino e sbarazzarlo dai 
parassiti se se ne trovano; 

d ) Accelerare la nutrizione mediante l’eser¬ 
cizio, i movimenti respiratori, l’introduzione 
di ossigeno, i medicamenti ossidanti, i raggi 


ultravioletti, ecc. Fra questi ultimi mezzi, il 
migliore è dato dall’insulina, su cui esistono 
significative esperienze di G. Viale ed a pro¬ 
posito della quale gli AA. hanno osservato un 
notevole abbassamento dell’ossalemia nei dia¬ 
betici e nei non diabetici. L’insulina costitui¬ 
sce uno dei migliori medicamenti attuali del- 
Fossalemia, poiché essa attacca direttamente 
la causa, la combustione normale e regolare 
dello zucchero. 

L'ossalemia è una malattia precipitante e si 
manifesta come una vera gotta, idrocarbo¬ 
nata, invece che urica; la precipitazione av¬ 
viene spesso nel rene e probabilmente la li¬ 
tiasi ossalica è frequente quanto quella urica. 

Dalle considerazioni esposte, derivano del¬ 
le conclusioni pratiche di igiene e terapia. 

L'individuo ossalemico, per evitare le pre¬ 
cipitazioni renali, deve anzitutto evitare le for¬ 
ti dosi di alcalini, i quali precipitano o favo¬ 
riscono la precipitazione dell’ossalato di calce 
nei reni. Esso deve soprattutto utilizzare le 
medicazioni acide, quali l’acido fosforico ed 
il fosfato disodico che, modificando l’acidità 
del mezzo, diminuiscono la precipitazione. 

Sebbene l’ossalemia sia una malattia decal¬ 
cificante, ogni medicazione calcare è contro- 
indicata; per impedire la decalcificazione, è 
utile il fosforo; consigliabile è il magnesio. 

Per quanto riguarda i diuretici, sono da 
proscriversi la litina e la piperazina che sono 
alcalini, mentre è da somministrarsi l’uro for¬ 
ni ina, che dà delle combinazioni acide. 

Fra gli alimenti, evitare un’eccessiva quan¬ 
tità di vegetali che alcalinizzano troppo le uri¬ 
ne; purtroppo, le carni e gli zuccheri che sono 
acidificanti sono altresì ossaligeni; ad ogni 
modo, le piccole quantità di carne non sono 
nocive; il riso ed i cereali danno minor quan¬ 
tità di acido ossalico che non gli zuccheri e 
le pasticcerie. fil. 

L’adenocarcinoma colloideo della cupola ve- 
scicale insorgente dall’epitelio del canale 
dell’iiraco. 

(Begg-Campbell. Brit. J. Surg., 18-422, 1931). 

È un esauriente studio sulla fisiologia e sul¬ 
la patologia dell’uraco con speciale riguardo 
ai tumori in occasione del caso seguente : 

Donna di 54 anni in buone condizioni ge¬ 
nerali. Tenesmo, dolori, ematurie. Stafilococcì 
e coli nelle urine. Cistoscopicamente ulcera 
sanguinante con necrosi centrale e bordi pro¬ 
minenti. Biopsia: diagnosi istologica : adeno- 
carcinoma. 

Atto operatorio: si trova un tumore del polo 
superiore della vescica, in continuazione del¬ 
l’uraco. L’uraco viene isolato ed escisso insie¬ 
me con la volta della vescica infiltrata dal 
neoplasma. 

Tre anni dopo: exitus per recidive prevesci- 



700 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Nim. 18] 


cali a vescica integra. Istologicamente si di¬ 
mostra trattarsi di tessuto ghiandolare mali¬ 
gno atipico con secrezione mucosa degli acini. 

Normalmente Turaco giace nel cavo di Ret- 
zius incluso Ira fascia trasversale, peritoneo e 
vescica; esso forma con le 2 arterie ombelicali 
obliterate, un triangolo la cui punta nel bam¬ 
bino giunge aH oinibelico, nedl’adulto al liga- 
mento di Peremeschko. Tumori di questa .re¬ 
gione non è detto che debbano obbligatoria¬ 
mente originarsi dall’uiraico. Tra le alterazioni 
che possiamo trovare in conrispondenza dello 
Sp. di Retzius, possono trovarsi: variazioni 
nella distribuzione delle arterie ombelicali, 
malformazioni delTuraco. 

L’uraco si divide in tre porzioni: sopravesci- 
cale, in tra murale (intramuscolare) e intramu- 
cosa, con, (in 1/3 dei casi), continuità del lu¬ 
me. Questa apertura, quando esista, può es¬ 
sere a forma di diverticolo, può giacere sulla 
punta di una ampia (papilla. Una rara varietà 
è rappresentata dalla assenza dell'uraco. In 
questo caso la vescica raggiunge col suo ca¬ 
vo Tombe!ico. Fra il normale e questo estre¬ 
mo, sono naturalmente rappresentati tutti gli 
stadi interme dii. 

I tumori delTuraco si possono classificare 
anatomicamente a seconda della porzione di 
uraco da cui si originamo, oppure istologica¬ 
mente. 

Su 44 casi raccolti dall’autore nella lettera¬ 
tura, 3 sono fibroadenomi, 4 semplici adeno¬ 
mi, 19 adenocarcinomi colloidi, 8 tumori mi¬ 
sti, 4 fibromi e miomi, 6 sarcomi. Se si con¬ 
sidera l’origine topografica,, si vede che su 29 
tumori intramurali, 19 sono adenocarcinomi 
colloidi. 

I tumori della parte intramurale dell’uraco 
si differenziano da quelli della vescica perchè 
gli adenocarcinomi della vescica si originano 
dall’epitelio ghiandolare della mucosa, sono 
generalmente peduncolati e solo in uno sta¬ 
dio avanzato infiltrano lo strato muscolare. 

Gli adenocarcinomi della porzione intramu¬ 
rale delTuraco si dividono in due gruppi: 1) 
Tumori la cui porzione più elevata che dalla 
parte superiore della vescica si spinge nell u- 
raco, è incapsulata mentre la parte vescicale 
è non incapsulata ed in immediato contatto 
con gli strati della parete vescicale. Tali tu¬ 
mori rimangono lungo tempo soprapubici, e 
solo in un secondo tempo invadono la vesci¬ 
ca. Al 2° gruppo appartengono le forme più 
maligne ma più rare che si trovano quasi e- 
scl usi va mente nella parete della vescica senza 
delimitazione. È da notare come anche in 
queste forme il tessuto atipico non è a con¬ 
tatto con l’epitelio vescicale. La grossezza di 
tali tumori è varia, da una noce fino a una 
testa di bambino. La consistenza è cistica. La 
parte periferica è a contatto con il peritoneo 
che qualche volta invadono. Nel corso dell’e¬ 
voluzione, la parte superiore, uracale del tu¬ 
more, si sclerosizza e giunge talvolta fino alla 


calcificazione. Lo stroma invece mostra un 
sempre maggiore contenuto mucoso. La mu- 
scolaris, della vescica si trasforma, nel corso 
dello sviluppo del tumore, in tessuto fibroso. 
L’epitelio del neoplasma consta di cellule ca- 
licilormi cilindric ìe che contengono muco in 
diversi stadi di formazione. Spesso l'epitelio 
è polistratificaio. Manca una membrana ba¬ 
sale. Abbondanti sono le emorragie. Pure as¬ 
somigliando il quadro istologico con quello 
del carcinoma del retto, è possibile una diffe¬ 
renziazione. Mentre nel carcinoma del retto le 
formazioni cellulari mantengono lungo tempo 
il loro aspetto originario, nel nostro tumo¬ 
re, gli elementi epiteliali vengono assai per 
tenq>o compressi e alterati dalla ricca se¬ 
crezione colloide. Una gran parte delle cellule 
vengono compresse ed alterate, prima che ab¬ 
biano raggiunto la loro differenziazione in cel¬ 
lule calici formi. L’assenza di una membrana 
propria è già stata menzionata. 

I tumori delTuraco danno luogo a sintomi 
molto tempo dopo dei veri tumori della vesci¬ 
ca. Solo negli stadi avanzati perforano la pa¬ 
rete vescicale dando luogo all’insorgenza di 
una sindrome urinaria. Molti casi sono venuti 
all’autopsia in uno stadio di notevole gros¬ 
sezza, mentre i sintomi clinici non datavano 
che da poco tempo. Il quadro cistoscopico è 
vario. 

Nella letteratura si trovano descritte tume¬ 
fazioni e incavature della parete, ulcerazioni 
a bordo stringente, formazioni papillomatose, 
aperture della volta della vescica con secre¬ 
zione mucosa. In ogni caso è consigliabile 
una biopsia. 

Per la diagnosi differenziale vengono in ar¬ 
gomento: tumori veri della vescica, tumori 
del dotto onfalomesenterico, cisti da echino¬ 
cocco, ascessi para vescica li, teratomi e cisti 
del cavo addominale, endometriomi. 

Per lo più sono colpiti uomini al di sopra 
dei 40 anni, e più frequentemente uomini che 
donne. 

Terapia: escissione del tumore. Esito post¬ 
operatorio cattivo. Una sopravvivenza di 2 % 
anni è già da considerare come eccezionale. 

I tumori epiteliali giacciono più vicino alla 
vescica, invece quelli connettivi prediligono i 

tratti più alti delTuraco. 

La 2 a parte del lavoro si occupa dell'epitelio 
delTuraco, e sulla sua trasformazione in ade- 
nocarcinoma. 

L’uraco, la volta vescicale, e il retto deri¬ 
vano emivriologicamente dalla cloaca -comune. 

Dopo l’insorgenza del setto urogenitale, l’e¬ 
pitelio che riveste la vescica si trasforma in 
epitelio piatto. Quello del retto in epitelio ci¬ 
lindrico. Quello delTuraco mantiene il suo ca¬ 
rattere indifferenziato. Tuttavia prevale l’im¬ 
pulso endodermale nelle sue possibilità di cvi- 
luppo, cosicché nei casi di crescita blastoma- 
tosa, prevale l’indirizzo adenomatoso con for¬ 
mazione di colloide, come nel (.a. del retto. 


[Anno \\\1\, Num. 18] 


SEZIONE PRATICA 


701 


Ciò avviene, come si è visto, assai rara¬ 
mente, mentre relativamente frequenti sono 
nell’uraco delle piccoli cisti riconoscibili solo 
microscopicamente e a contenuto colloide. 

Il lavoro chiude con una dissertazione sullo 
sviluppo e istogenesi dell’epitelio delTuraco ed 
è accompagnato da numerose figure. 

A. Calò. 

Un caso di metastasi carcinomatosa nella 

vescica. 

(G. Bodon. Z. Urol. Chir., voi. 31, fase. 1-2). 

Le metastasi carcinomatose nella vescica 
rappresentano certo una delle più grandi ra¬ 
rità se non si rinvengono neanche ricordate 
nelle grandi statistiche sui canori e sono appe¬ 
na menzionate in alcuni libri di testo. Nel caso 
in questione si trattava di una donna di 48 
anni, nella quale, 5 anni dopo un intervento 
per un carcinoma solido della mammella sini¬ 
strai, si era presentata una modesta recidiva 
regionale, e i segni di una emorragia cerebrale 
associata ad una progressiva debolezza car¬ 
diaca. Alla morte, avvenuta dopo poco, oltre 
riproduzioni trovate nel fegato, nella surrenale 
sinistra, sul cranio, nel femore destro, prescin¬ 
dendo da un focolaio emorragico cerebrale, e 
una degenerazione grassa del cuore, furono 
trovate: infiltrate neoplasticamente le glan- 
dole peritracheali : quelle del polmone e tutte 
le altre disseminate sul decorso dell’aorta. Le 
glandole ipogastriche, apparentemente norma¬ 
li, furono trovate aneli'esse, microscopica¬ 
mente, infiltrate dal carcinoma. Ma il reporto 
più interessante fu quello della vescica, nella 
quale, oltre la presenza di una cistite ci¬ 
stica, furono ossen^ati numerosi nodi meta¬ 
statici, senza che, al di fuori di essa, nel ba¬ 
cino, vi fosse traccia di altre metastasi. Esi¬ 
stono, come è noto, 3 vie per la riproduzione 
della metastasi nella vescica, e cioè: 1) la via 
ematogena; 2) la linfatica; 3) quella per con¬ 
tiguità del peritoneo. 

Nel caso attuale potevano venir tratte in 
campo le prime due vie, e la decisione fu per¬ 
ciò lasciata all’indagine istologica*. In vicinan¬ 
za delle metastasi vescicali, dunque, i capil¬ 
lari sanguigni furono trovati pieni di sangue, 
i linfatici, invece, infarciti di cellule neopla¬ 
stiche: le metastasi vescicali rivestivano il 
tipo di un carcinoma alveolare. 

Dunque la via seguita dal carcinoma fu una 
linfatica retrograda: ed il caso è tanto più 
interessante, in quanto che le ovaie furono tro¬ 
vate libere dalle metastasi di Krukenberg, le 
quali, come è noto, possono spesso accompa¬ 
gnarsi a disturbi vescicali: pollachiuria, urine 
torbide, tenesmo, incontinenza. Tutti questi 
sintomi nel caso presente erano mancati, e ciò 
deve indurre per l’avvenire a ricercarli, anche 
in assenza di qualsiasi fenomenologia. 

E. Mingazzint. 


NOTIZIA BIBLIOGRAFICA. 

Alban Kòhler. Ròntgénologie: les limites de 
l'image normale et les débuts de limage 
pathologique (trad. francese G. Mayer). Voi. 
in-4°. Delachaux et Nestlé, Neuchàtel. Fran¬ 
chi svizzeri 50. 

Presentiamo con vero piacere questa tradu¬ 
zione! in francese del classico trattato di 
Kòhler, pur avvertendo che tra giorni uscirà 
una traduzione italiana del prof. Alberti. 

11 libro di Kòhler, infatti, si può conside¬ 
rare come indispensabile nella biblioteca del 
radiologo specialista, di grande utilità per il 
medico generale. È il frutto d'un lungo ei co¬ 
stante lavoro d’un osservatore di larghissima 
esperienza, in un campo fra i più indaginosi 
della diagnostica radiologica. 

È specialmente nella radiologia dello sche- 
lelro che noi riscontriamo in numero vera¬ 
mente notevole immagini di pure varietà, 
o dovute al solo gioco delle sovrapposizioni 
che a prima vista — ad un esame non del 
lutto approfondito — possono essere scambia¬ 
le per vere e proprie lesioni. Ed esistono poi 
nella zona intermedia fra il normale e il pa¬ 
tologico altre immagini (dissimili da quelle 
dei quadri normali che l’anatomia radiogra¬ 
fica c’insegna a conoscere) di fronte alle qua¬ 
li anche il più sperimentalo esita, trova dif¬ 
ficoltà. deve riflettere per non incorrere in 
gravi errori. Basti por mente, ad esempio, 
alle anomalie di sviluppo per rilardo, difetto, 
arresto, alle modificazioni permanenti che 
r ueste generano, le quali tutte possono a volte 
dare una sintomatologia radiologica simile a 
quella di lesioni anche gravi, d’origine infet¬ 
tiva, neoiplastica, tossica, ecc. 

Tutti questi casi FA. ha esaminato, appro¬ 
fondito, sviscerato, risolto, ampliando il suo 
campo d'indagine via via che si moltiplica¬ 
vano le conoscenze della* radiodiagnostica (poi 
che, è bene rammentarlo, la I a edizione di 
questo trattato risale al 1910, agli inizi cioè, 
o quasi, della radiologia), e contribuendo con 
la sua opera veramente .preziosa e del massi¬ 
mo interesse, all'educazione di numerose ge¬ 
nerazioni di radiologi. 

Un solo appunto si può fare. Le odierne 
traduzioni sono state fatte dalla V a edizione¬ 
tedesca del 1928. Ora in 4 anni la radiologia 
ha raggiunto ancora notevoli conquiste, ha 
moltiplicato le sue possibilità d’indagine. Per¬ 
ciò chi scorre il nostro libro trova in nume¬ 
rosi capitoli gravi manchevolezze. 

La colecistografia e la pirografia (sia ascen¬ 
dente clic discendente) non vi sono, ad esem¬ 
pio, trattate affatto; e oltre a queste che or¬ 
mai hanno acquistato un’importanza di pri¬ 
mo ordine, manca ogni trattazione della bron- 
cografia, d e 11’u t e rosa 1 p i n gog rafia, della ventri¬ 
colo e mielografia, del pneumoperitoneo, del- 


















702 


:< IT POLICLINICO » 


[Anno X\\I\, Num. 18] 


l’arteriografia, della pneumoartografia, dell’e¬ 
pa lo e della splenografia, ecc. 

Così pure il capitolo riguardante il cranio 
Irascura quasi completamente di considerare 
le immagini, che si ottengono mediante la 
iroiezione assiale, che in questi ultimi anni 
la fornito sempre più dati preziosi alle in¬ 
dagini. 

E nel capitolo dello stomaco e del colon 
non si accenna quasi neppure ai metodi con 
piccolo riempimento per l'indagine delle pli¬ 
che. Così vediamo la trattazione del tenue ri¬ 
dotta a poco più di 10 pagine e quella di 
lutto l'apparato genito-urinario a meno di 15. 

Tutto questo però non infirma la poderosa 
opera di Kòhler: basterebbero sempre a farla 
rimaner viva i soli capitoli riguardanti l'ap¬ 
parato ^scheletrico (267 pagine) che rimarran¬ 
no sempre della maggiore utilità, anche se 
gli altri, che pur contengono notevole ric¬ 
chezza di notizie, dovessero via via dai nuovi 
perfezionamenti di tecnica e di istrumenta- 
rio venir superati. 

11 volume, nella veste attuale, consta di 590 
pagine, con 324 figure fra schizzi e radio¬ 
grammi. 

La traduzione è ben curata, e molto fedele 
al lesto originale. Cast. Meldolesi. 


CENNI BIBLIOGRAFICI .(*) 

Malattie infettive batteriche. Un voi. del Trat¬ 
tato italiano di igiene diretto dal Prof. 0. Ca- 
s agran di. In -8° di 840 pag. con 9 tav. e 41 
fig. anche a colori. I nione tip. ed. torinese, 
Torino, 1931. Prezzo L. 100. 


K. Novoa Santos. Documenta pathologica. Mo- 
dernos estudios sobre patologia interna. Un 
voi. in-8°, di 344 pag. con 97 fig. J. Mo¬ 
rata ed. Madrid, 1931. 

L A., che è titolare della .cattedra di pato¬ 
logia generale di Madrid, raccoglie in questo 
volume alcuni dei più importanti lavori com¬ 
piuti nel biennio 1929-1930 da lui stesso e dai 
suoi allievi. Vi troviamo studi dell’A. sull’aor- 
tite addominale, sulla sistematica delle epato¬ 
patie, sulla tubercolosi e sistema nervoso ve¬ 
getativo, sulla febbre ondulante di Bang. Fra 
quelli di altri, ve nei sono di L. Pesador su 
argomenti di cardiologia, di P. Carrasco Mar- 
tinez (evoluzione clinica del processo tuber¬ 
colare, malaria e neurosifilide, sindrome post¬ 
encefalitica unilaterale), di S. Puente Veloso 
sul reumatismo endocrino, ecc., un comples¬ 
so di 33 lavori che testimoniano' la notevole 
attività scientifica dell'A. e della sua scuola. 

fil. 

Medizinisches Seminar. Voi. IV, in-8°, di 317 
pag., rilegato. J. Springer, ed. Wien, 1932. 
Prezzo RM. 12. 

Abbiamo già dato notizia, nella recensione 
dei piecedenti volumi, di questa buona isti¬ 
tuzione del Collegio medico di Vienna. I par¬ 
tecipanti alle sedute rivolgono delle questio¬ 
ni a cui rispondono gli specialisti delle re¬ 
lative materie; si ha così il vantaggio che gli 
argomenti sono proprio' quelli che interessa¬ 
no più da vicino il medico pratico e che la 
risposta, contenuta in limiti abbastanza brevi 
(da mezza a due pagine) è data da chi del- 
l’argomento ha una conoscenza specifica. 

Nel libro, tali risposte sono poi raggruppa¬ 
te per argomenti disposti in ordine alfabetico. 
Eccone alcuni esempi: Distorsioni (trattamen¬ 
to delle D. del piede, del gomito, della spalla, 
della mano); Malattie cardiache (diagnosi dei 
dolori alla regione cardiaca, significato del 
fenomeno della compressione del vago; signi¬ 
ficato e trattamento della fibrillazione aurico¬ 
lare; la dieta nelle malattie cardiache; la- mor¬ 
fina nei cardiaci). 

Si viene così a formare un insieme di no¬ 
zioni della massima importanza per l’esercizio 
pratico della 'medicina. Un ricco indice alfa¬ 
betico facilita poi le ricerche. fil. 

L. Maranelli. Neozolfot erapia. Voi. V. Istitu¬ 
to Editoriale Cisalpino, Milano. 


Questo eccellente volume del noto « Tratta¬ 
to » è dovuto alla collaborazione di diversi au¬ 
tori la massima parte dei quali ha studiato 
con particolare interesse la questione che trat¬ 
ta. Vi troviamo considerate le seguenti ma¬ 
lattie. Meniingococoemia, febbre ondulante, 
piogeni (A. Alessandrini); Infezione dia, pneu- 
m.ococco (F. Pepeu); Influenza (G. Dessy); 
Pertosse (F. Valagussa); Carbonchio ematico, 
tifi e paratifi, botulismo (G. Sampietro); Dis¬ 
senteria bacillare, proteobacillosi (M. Giosef- 
fi); Colera asiatico (G. Sanarelli); Peste (P. 
Canalis); Actinomicosi, morva (F. Sainfelice); 
Tubercolosi (A. Il vento). 

Non è possibile dire particolarmente di o- 
gnuno di questi capitoli, alcuni dei quali co¬ 
stituiscono delle vere e complete monografie 
sull’argomento, che è trattato essenzialmente 
dal punto di vista della batteriologia, epide¬ 
miologia ed igiene, con sobri accenni alla 
parte clinica. 

fil. 


(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui 
•si desidera la recensione. 


Questo V volume di studi sulla terapia si 
divide in tre parti. La prima comprende lavori 
scientifici sull’azione dello zolfo in vari stati 
psicologici e sul metabolismo generale. La se¬ 
conda comprende lavori d’interesse pratico 
sulle indicazioni terapeutiche dello zolfo. La 
terza è dedicala alla zolfopiretoterapia. 

Dr. 



[Anno XXXIX, Nùm. 18] 


703 


v 

SEZIONE 

L. Maranelli. Snlforpiretoterapia. Istituto E- 
ditoriale Cisalpino, Milano. L. 10. 

Interessante raccolta di studi ed esperienze 
cliniche eseguite da vari autori tendenti a di¬ 
mostrare il vantaggio della piretoterapia con 
lo zollo in confronto di quella ottenuta con 
gli agenti infettivi. Dr. 

M. Loeper e L. Bory. Le soufre en biologie et 
en thérapeatique. Edit. Doin, Parigi. Fr. 65. 

Trattazione completa dell’importanza biolo¬ 
gica dello zolfo, della sua azione farmacolo¬ 
gica e delle sue indicazioni terapeutiche. 

G. D. 

Romano. Cura naturale. Editori Sperliing e 
kupler, Milano. L. 15. 

Questo libro è un’esposizione delle norme 
<■ dei precetti del naturismo, un movimento 
che va assumendo larghe proporzioni sopra 
lutto all'estero. 

Esso tende a liberare l’uomo da tutto ciò che 
le esigenze o le aberrazioni della civiltà gli 
hanno imposto, riportandolo il più che sia 
possibile verso Io stalo naturale, che, secondo 
i propugnatori del metodo, è il più confacen¬ 
te ad irrobustire l’uomo ed a preservarlo dal¬ 
le influenze .nocive. G. D. 

Giovanni e Walter Galli. Vivere... Edizione 
Iloepli, Milano. Prezzo L. 20. 

! libri di istruzione ed educazione igienica 
sono molti, ma pochi sono quelli che raggiun¬ 
gono lo scopo. Tra questi pochi è il volume 
compilato dal Prof. Giovanni Galli in colla¬ 
borazione con il figlio dottor Walter. 

Le indicazioni dottrinali sono esposte con 
chiarezza e sufficienza, ma con la sobrietà in¬ 
dispensabile per non appesantire il volume. 

La parte pratica è ravvivata da esempi an- 
nedotici che rendono più chiara l'Intelligenza 
del testo ed incitano alla lettura del libro. 

Tutta la trattazione è intonata alla prati¬ 
cità ed all’equilibrio, scevra d’ogni pedante¬ 
ria, d’ogni esagerazione. 

Tutti possono trarre profitto da questo li¬ 
bro davvero eccellente. Anche i medici vi 
possono trovare notizie e suggerimenti utili. 

Dr. 

II. J. Laennec. La guerre des Vénèles. Editore 
Masson, Parigi. Fr. 20 

L’autore dell’ascoltazione mediala era an¬ 
che poeta. 

La guerre des Vénètes è un poema eroico¬ 
mico < he prende lo spunto da episodi dell’in¬ 
surrezione vandeana. 

• II poema non era stato mai pubblicato in 
stampa. Questa ne è la prima edizione curata 
e commentata dal dottor Paul Bousquet. 

G. D. 


PRATICA 

ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI 

Società Medico-Chirurgica della Romagna. 

.Seduta del 3 aprile 1932. 

Presidenza: Prof. F. Giugni. 

Sopra un errore di diagnosi. 

Squeri (Forlì). — L’O. .presenta un operato in 
cui per le risultanze: dell’anamnesi (negativa pri¬ 
ma, poi sofferenze gastriche da 6 anni con ma¬ 
nifestazione ed accrescimento graduale di una 
massa all'ipocondrio destro), dell'esame ob. (enor¬ 
me tumore più che altro sviluppato al quadrante 
superiore destro, continuità dell’ottusità con l’aia 
epatica, tremito idalideo nettissimo in due punti, 
urine det tutto normali, leggero movimento feb¬ 
brile), del l’esame radiografico (spostamento dello 
stomaco a sinistra e dell’angolo epatico del colon 
in basso ed a sinistra, ombre opache informi giu¬ 
dicale incrostazioni della parete cistica), si fu por¬ 
tati ad emettere diagnosi di cisti da echinococco 
degenerata, sviluppata dalla superficie inferiore 
del fegato. L’urgenza dell’intervento per le gravi 
difficoltà del respiro e del circolo per lo sposta¬ 
mento in allo del diaframma, tolse possibilità di 
altri esami (eosinofilia, int.radcrmoreazione ecc.) 
forse nel caso specifico non probativi. 

La biopsia mostrò trattarsi di una emato-idro¬ 
nefrosi destra a sacche multiple, non comunican¬ 
ti, capaci di 10 litri ili liquido con diverse con¬ 
crezioni uralo-fosfaticlie. 

L’intervento fu praticato con taglio paramedia¬ 
no sopraombelicale destro: nefrectomia transad¬ 
dominale, previo svuotamento, sutura della inci¬ 
sione posteriore del peritoneo, chiusura totale del 
ventre: seduta stante, taglio lombare per drenare 
lo spazio retroperitoneale; drenaggio riuscito vano 
per la sede troppo alta del tumore. Guarigione 
per prima. Se per diagnosi esatta si fosse seguita, 
per l’intervento, come indicata, la via lombare, 
si sarebbero incontrate difficoltà tecniche gravi. 

Ulteriori rilievi su di un caso di cirrosi di Cruveilhier- 

Baumgarten. 

Giugni (Lugo). — L’infermo fu presentato un 
anno fa alla Società Medico-Chirurgica ili Bolo¬ 
gna, e si identificava allora in lui il tipico quadro 
morboso che i due AA. hanno descritto, e che si 
intitola al loro nome. 

Il quadro è assai raro e non ben definito nella 
sua eliologia e patogenesi, per quanto risulta dal¬ 
la scarsa letteratura, specialmente francese. 

Come appare dalla fotografia pubblicala nel 
« Bollettino delle Scienze Mediche », voi. I, mag¬ 
gio-giugno 1931, il malato, notevolmente deperito 
e anemizzato, presentava allora il quadro della 
cirrosi epatica in uno stadio ipertrofico, col fe¬ 
gato leggermente ingrandito, di consistenza al¬ 
quanto aumentata, con versamento ascitico note¬ 
vole. Coesisteva un ingrandimento motto più spic¬ 
calo della milza che era di consistenza molto più 
dura. Disotto l’arcata costale, a destra dell’apofisi 
xiloide scendeva verso l'ombellico una grossa vena 
tortuosa, con diversi bozzi e ramificazioni, ed 
un’altra grossa vena, partendo dall’ombellico, si 
infossava sotto l’arcala inguinale sinistra. A li¬ 
vello dell’arco costale dove questa vena portale 
accessoria (probabilmente la vena ombellicale ri- 





704 


<( IL POLICLINICO » 


Anno XXXIX, Num. 18] 


inasta perv ia) aveva origine, si apprezzava un ru¬ 
more venoso intenso, continuo, che si traduceva 
anche in una nelta percezione tattile. 

Risultava nell'anamnesi che il paziente aveva 
contratto l’infezione celtica una diecina di anni 
prima. La R. di Wassermann era decisamente po¬ 
sitiva. 

Una cura intensa antiluetica ha portato un mi¬ 
glioramento notevole nella circolazione epatica, 
con la scomparsa totale dell’ascite, la diminuzio¬ 
ne di volume e di consistenza del fegato che ora 
è appena debordante, e un notevole miglioramen¬ 
to nelle condizioni generali. Permangono immu¬ 
tali il volume e la consistenza della milza, e 
permane, benché meno spiccata, la circolazione 
portale accessoria addominale col caratteristico 
fenomeno acustico. 

Il paziente però può al tendere ora alle sue oc¬ 
cupazioni ed è abbastanza ben portante. 

L’O. oltre a far notare la rarità dell’esito in 
guarigione di questa forma, riafferma l’ipotesi 
che l’origine del processo fosse dovuta ad una fle¬ 
bite di natura luetica interessante il tronco por¬ 
tale all’unione delle meseraiche con la vena sple- 
nica. In via di ipotesi illustra la ragione del 
permanere della splenomegalia e della circolazione 
portale accessoria a contrasto della scomparsa del 
processo cirrotico interessante il fegato. 

Emiliani (Forlì). — Su due casi di torsione spon¬ 
tanea del testicolo. 

Ulteriore contributo alla conoscenza del linfogranuloma 
inguinale venereo. 

Civalleri (Faenza). — Sulla scorta di numerosi 
casi capitati recentemente alla sua osservazione, 

I O. traccia brevemente il quadro clinico ed ana- 
tomo-istologico della linfogranulomatosi inguinale 
benigna (IV malattia venerea) su cui già ebbe ad 
intrattenersi Ire anni or sono, allorché ne segnalò 
per primo la comparsa in Romagna, sotto forma 
di un piccolo focolaio epidemico verificatosi nel 
1928 a Faenza, e propagatosi poi in regioni limi¬ 
trofe (Lugo, Forlì, ecc.). 

Passa in breve rassegna l’ampia letteratura e i 
principali argomenti in base ai quali si può af¬ 
fermare l’autonomia, nonché la natura infettiva 
e contagiosa di questa affezione di cui però l’ezio¬ 
logia rimane ancora sconosciuta. 

Mette in rilievo la grande importanza diagno¬ 
stica della intradermo-reazione proposta da Frey, 
la cui sensibilità e specificità rende notevoli ser¬ 
vizi nella pratica per individuare sicuramente e 
abbastanza precocemente la malattia in atto, 
permettendone anche la diagnosi retrospettiva. 

Si sofferma sull’interessante questione attual¬ 
mente dibattuta circa i rapporti intercorrenti fra 
linfogranuloma venereo e stenosi cicatriziale del 
retto, ed accenna agli argomenti e ai dati di fatto 
accertati a sostegno dell’eziologia linfogranuloma- 
tosa di certe forme di stenosi anulare del retto 

Passa infine a trattare della terapia, ed esamina 
le indicazioni al trattamento medico (iodo, arse¬ 
nico, antimonio, autovaccini, ecc.), radiologico, e 
chirurgico fieli affezione. 

Capecchi (Cesenatico). — Raro reperto di cisti 
da echinococco del fegato calcificata. 

Il Segretario : Doti. Paolo Galli. 


Società Piemontese di Chirurgia. 

Seduta del 19 marzo 1932. 

Presidente: prof. M. Donati. 

• 

Blavet Di Briga. — Un caso di tricobezoar. — 
Tratta dell’estrazione di una cospicua massa di 
capelli femminili rinvenuta nello stomaco di un 
individuo, che li aveva ingeriti dieci mesi prima, 
con intendimento suicida. 

Prof. Davanzo I. — Gravidanza in corso uterino 
rudimentario ed atresico. 

Prof. Anton ioli G. M. — Sopra un caso di mam¬ 
mella sanguinante bilaterale. 

Prof Camera U. — Presentazione di un caso di 
piede equino varo-cavo-paraliiico post-poliomeli- 
tico. — Illustrazione critica della tecnica usata 
dall’O. nel trattamento chirurgico di questa de¬ 
formità. 

Seduta del 2 aprile 1932. 

Presidente: prof. M. Donati. 

Un caso raro di distensione vescicale. 

Prof. Xegro M. — La vescica conteneva 12 litri 
di urina residua; LO. rileva il discreto benessere 
del p. e la mancata ripre-p.'della minzione anche 
dopo l’asportazione dell’adenoma prostatico. 

Esiti lontani di resezione intertrocanterica. 

Dott. Ferraris V. — L’intervento fu praticato 
per ottenere la riduzione di una lussazione con¬ 
genita dell’anca irreducibile per una abnorme 
lunghezza del tratto intertrocanterico. Dopo otto 
anni presenta attualmente coxa valga subluxans 
e sarà necessario pra’icare la ricostruzione del tetto 
coliloideo. 

Dott. Sacchi M. — A proposito di un raro caso 
di calcolosi vescicale e uretro-prostatico. 

Prof. Donati M. — Modello semplificato detto 
strumento per sezione e chiusura del moncone 
duodenale nella resezione gastrica. 

VlLLATA. 

Centro per lo Studio del cancro in Torino. 

Seduta del 27 febbraio 1932. 

La seduta riguardò specialmente comunicazioni 
di carattere istologico sui neoplasmi multipli in 
uno stesso soggetto (prof. F. Ferrerò) e sul dimor¬ 
fismo dei tumori (prof. G. Villata), su un caso di 
rabdomioma maligno e di fibromi invadenti del 
rene (prof. S. Colombino). Seguì poi una relazione 
del dott. A. Borbio sull’associazione della tuber¬ 
colosi col cancro, riguardante anche il materiale 
del Centro di Torino, confermando la rarità del¬ 
l’associazione pur riconoscendo la possibilità del¬ 
l’associazione anche nella stessa ghiandola. Il prof. 
Malan ha infine comunicato sul particolare inizio 
della sintomatologia clinica di casi di carcinoma 
della laringe con emorragie e fenomeni infiam¬ 
matori. C. Cipri ani. 



Anno XXXIX, Num. 18] 


SEZIONE PRATICA 


705 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO 


CASISTICA E TERAPIA. 

Le pleuriti da pneumotorace artificiale. 

Uopo l'introduzione del pnx terapeutico di 
Forlanini e Dumarest, la prognosi di molte for¬ 
me di t. b. c. polmonare è diventata migliore; 
questa pratica terapeutica è frequentemente 
però causa di versamenti pleurici secondari 
(nel 50-70 % dei casi). 

Ch. Toinon (Gazette des Hópitaux, n. 3-5 9 
e 1G gemi. 1931) si occupa diffusamente di 
queste complicanze del pnx. 

Esse compaiono preferibilmente dal 2° allo 
8° mese dall’inizio del pneumotorace; possono 
essere di natura benigna, tubercolare, o setti¬ 
ca; le prime hanno decorso quasi silenzioso, e, 
dopo poco tempo si riassorbono spontanea¬ 
mente; le seconde, o hanno andamento torpi¬ 
do, con .scarsi sintomi fisici e scarsa tempera- 
lura febbrile, e tendono al riassorbimento, o 
presentano una sintomatologia più imponente, 
con essudato abbondante, che dev’essere ripe¬ 
tutamente evacuato, e che tende, o ad aggre¬ 
dire la pleura viscerale, o ad organizzarsi; le 
ultime, le più gravi, richiedono quasi sempre 
interventi chirurgici. 

Altro incidente grave del pnx, è la perfora¬ 
zione polmonare, dovuta, o a diffusione alla 
pleura del processo specifico, o a lesione della 

pleura stessa procurata con l’ago. 

Le pleuriti da pneumotorace possono dare 
come esito ispessimenti della pleura, o ade¬ 
renze, fino ad una sineohia totale. 

Le pleuriti benigne avranno prognosi favo¬ 
revole, riservata le t. b. c., infauste le settiche 
e le perforazioni polmonari. 

In quanto alla patogenesi si ritiene siano 
dovute, o a infezione settica diretta, o per via 
sanguigna o linfatica, oppure ai ripetuti trau¬ 
mi apportati alla pleura. 

I rifornimenti del pnx. nelle forme benigne 
vanno fatti secondo le indicazioni usuali, quan¬ 
do il polmone accenna ad espandersi, senza 
evacuare il liquido, se questo è scarso, estraen- 
dolo invece quando è abbondante, o purulento. 

In quest’ultimo caso, oltre alla puntura eva¬ 
cuatrice, può essere consigliabile l’iniezione 
in tra pleurica di sostanze modificatrici, o il 
riempimento della cavità pleurica con olio an¬ 
tisettico, ovvero ancora, se questo si rivela in¬ 
sufficiente, un intervento chirurgico, sia esso 
pleurotomia, o frenicectomia, o toracoplasti- 

ca, a seconda dei casi. 

Se si è in presenza di un essudato t. b. c. 
che non tenda a riassorbirsi, il trattamento di 
elezione sarà l’oleotorace, che è anche indi¬ 
spensabile nei casi in cui si abbia tendenza al¬ 
la sinfisi pleurica, che, se non verrà impedita, 
si produrrà però solo mollo lentamente. 

Inutile aggiungere che la più rigorosa asepsi 


e una tecnica delicata varranno ad evitare il 
formarsi in molli casi di un versamento in 
corso di pnx. M. Pons. 

Sul pneumotorace artificiale bilaterale. 

Harms e Grùnewald (Deut. Med. Woch., 1, 
1932) osservano che, mentre l’applicazione del 
pneumotorace bilaterale è da tempo entrata 
nella pratica all’estero (per merito di Forla¬ 
nini) in Germania la prima applicazione è sta¬ 
ta fatta nel 1923 da Harms. 

Da allora anche tra i medici tedeschi si è 
diffusa la pratica di questo intervento che in¬ 
contra però ancora dei nemici o, per lo meno, 
dei diffidenti. 

Gli AA. esaminano il problema riferendo¬ 
si sopratutlo all’ultimo libro di Liebermeister 
e Schoop su questo argomento. 

Nei casi in cui la malattia colpisce prima 
un polmone e poi l’altro, l’ordine delle appli¬ 
cazioni è ovvia; nei casi in cui ambedue i 
polmoni sono, contemporaneamente, colpiti, 
ma l’uno più c l’altro meno, adorai si pratica 
il pneuma dal lato più colpito, giacché è no¬ 
lo che anche l’altro polmone può avere gio¬ 
vamento. 

Nei casi infine in cui entrambi i polmoni 
sono gravemente ammalati, è necessario pra¬ 
ticare il pneuma bilateralmente, a distanza di 
2-3 mesi da un lato all’altro, purché non si 
tratti di processi puramente essudativo-easeo- 
si; dei due lati va per il primo aggredito quel¬ 
lo più gravemente colpito. 

Gli AA. portano l’esempio di umai breve ca¬ 
sistica e concludono che l’applicazione bila¬ 
terale del pneumotorace rappresenta un reale 

progresso nella cura della tubercolosi. 

V. Serra. 

La pressione intrapleurica nel pneurno spontaneo. 

Sette casi di pneumotorace spontaneo of¬ 
frono allo Stoiehitza e Dinischiotu (Archiv. 
méd. chirurg. de Vappar. respirator ., 1931, 
n. 4), l’occasione per una serie di osservazioni 
che in sintesi, sboccano nelle due nozioni se¬ 
guenti : 

1) Esistono relazioni fra la pressione intra¬ 
pleurica e le variazioni del timbro e l’intensità 
dei fenomeni anforo metallici. 

2) La pressione endopleurica subisce caratte¬ 
ristiche variazioni ne le varie posizioni del 
malato. 

Il primo punto è importante perché inve¬ 
ste la questione dell’origine dei rumori anforo- 
metallici (e di questi ci limitiamo al soffio an- 
forico ed al tintinnio metallico). Orai gli AA. 
dimostrano che il soffio anforico dipende anzi 
lutto dalla pressione dell’aria che si trova nel¬ 
la anormale cavità pleurica. Nella maggior 
parte dei casi è necessario per avere un soffio 






70G 


« IL POLICLINICO » 


[Anno \\\I\, \Ym. Es¬ 


ulilo ideo, una pressione positiva: ma, contra¬ 
riamente alle idee corriun«mente .ammesse, 
questa sovrapressione non deve raggiungere 
una cifra troppo elevata, poiché, in questo ca¬ 
so, il soffio anforico scompare. È perciò ine¬ 
satto credere che il soffio anforico sia tanto 
più intenso quanto più la pressione intrapleu- 
rica è positiva. Si può ascoltare un soffio an¬ 
forico anche con pressione negativa e non ascol¬ 
tarlo più allorché la pressione diventai posi¬ 
tiva. 

Il tintinnio metallico, mostrano le osserva¬ 
zioni degli AA., non è altro che un rantolo 
bolloso che assume un timbro metallico grazie 
all’aria che invade la cavità pleurica: anche 
in questi casi occorre una certa pressione ge¬ 
nerale; il tintinnio metallico segue le variazio¬ 
ni del soffio anforico come, del resto, tutti 
gli altri rumori anforo-metallici che possono 
simultaneamente od isolatamente essere per¬ 
cepiti. 

Per quel che riguarda la seconda questione, 
la pressione intrapleurica dell’aria, in rappor¬ 
to alla posizione del malato, varia nei termini 
seguenti: si riscontra la più elevata pressione 
allorché il malato è sdraiato sul lato del pneu¬ 
motorace, la più debole allorché il p. è sdra¬ 
ialo sul lato sano. Fatto questo da tener pre¬ 
sente in quanto la ordinaria posizione del ma¬ 
lato in corso di insufflazione, è sdraiata sul la¬ 
to sano. Fra queste posizioni estreme si tro¬ 
va la pressione in decubito dorsale, più però 
vicina alla pressione massima, e la pressione os¬ 
servata in decubito seduto più vicina alla pres¬ 
sione minima. Queste nozioni hanno una cer¬ 
ta importanza nella pratica del pneumo-arti- 
ficiale. Monteleone. 

La resezione delle apofisi trasverse nel corso della 

toracoplastica e delPapieolisi. 

Nel 1929 Maurer pubblicò l’osservazione di 
un’ammalata con caverna tubercolare iuxtame- 
diastinica non guarita dopo toracoplastica ma 
guarita dopo avere resecate anche le apofisi 
trasverse corrispondenti. 

Proust e Maurer (Bull. Mém. Soc. Nat. 
Chir., n. 28, 7 novembre 1931) fanno presente 
che la resezione delle apofisi trasverse presen¬ 
ta un’importanza notevole anche per la esecu¬ 
zione della apicolisi, permettendo di scoprire 
il collo delle 3 prime costole, fino a livello 
della colonna vertebrale. 

Inoltre la resezione dell'apofisi liasversa se¬ 
guila dalla sezione iuxtavertebrale delle costole 
permette di ottenere, quando è necessario, un 
collasso marcato. Le indicazioni di ordine ge¬ 
nerale che impongono la resezione delle apo¬ 
fisi trasverse è la presenza di caverne iuxta- 
mediastiniche o iuxtailari. 

Riportano cinque casi così trattati: 

1) Caverna trattata con toracoplastica par¬ 
ziale e guarita con una operazione secondaria 


di resezione delle apofisi trasverse e e dei seg¬ 
menti iuxta vertebra li delle costole; 2) rese¬ 
zione primitiva delle apofisi trasverse per ca¬ 
vità iuxtailari; 3) apicolisi con resezione pri¬ 
mitiva delle apofisi trasverse eseguita 2 mesi 
dopo una toracoplastica; 4) apicolisi primitiva. 
Resezione larga delle 2 prime costole con le 
apofisi trasverse, seguita dodici giorni dopo una 
toracoplastica con resezione delle apofisi tra¬ 
scese; 5) apicolisi primitiva, resezione larga 
delle 3 prime costole con le apofisi trasverso, 
completata 3 settimane dopo l’ablazione dei 
segmenti anteriori della 2 a e 3 a costola per 
via ascellare e nove giorni dopo con una to¬ 
racoplastica posteriore e resezione delle apofisi 
trasverse. Jura. 

Nelle emottisi leggere e persistenti. 

G. Caussade e A. Tardieu ( Joum. des prati¬ 
ci ens, 23 gennaio 1932), oltre al riposo in letto 
in posizione seduta ed all’assunzione frequen¬ 
te di piccole quantità di bibite calde, consi¬ 
gliano la somministrazione di : 

Estratto tebaico cg. venti 

Sol. alcoolica di trinitri- 
na al 1 % gocce XXX 

Acqua distillata g. 10 

S. XV gocce in un cucchiaio di acqua tie¬ 
pida. Ripetere eventualmente dopo due ore. 

jil. 

Effetti della lunga permanenza dei corpi estranei 

nei bronchi. 

A. Laskievicz (Il Valsalva, die. 1932) osser¬ 
va che il fenomeno principale determinato 
dal corpo estraneo che permane a lungo nei 
bronchi è la stenosi di questi. All’osserva- 
zione del torace, si rileva: scarsa mobilità di 
questo, un certo allargamento degli spazi in¬ 
tercostali, il che determina un tipo di respi¬ 
ro breve e superficiale ed, in conseguenza, un 
considerevole ritardo nei movimenti della me¬ 
tà affetta del torace, in confronto con la par¬ 
te sana. 

All’esame) fisico si nota una certa divergen¬ 
za fra i sintomi ascoltatori e plessimetrici : 
indebolimento dei rumori respiratori e dimi¬ 
nuzione del fremito dalla parte lesa; respiro 
stenotico e bronchiale. Si ha inoltre dimi¬ 
nuzione dei riflessi delle vie respiratorie in¬ 
feriori; l’infermo si lagna di dolori tenaci al 
torace, di tosse affaticante, di senso di man¬ 
canza di aria nei respiri profondi e nel cam¬ 
mino rapido. 

In conseguenza della lunga inattività dei 
bronchi, si hanno traisformiazioni fibrose del¬ 
le pareti di questi e dei tessuti peribronchiali, 
bron obiettasi e, fenomeni reattivi da parte del 
tessuto polmonare, necrosi di questo. 

I fenomeni variano a seconda che si tratta 
di corpi estranei duri o lisci (metallici) od 




Anno XXXIX, Nl ni. 18] 


SEZIONE PRATICA 


707 


invece scabri e porosi; sono -appunto questi 
ultimi che più facilmente provocano le com¬ 
plicazioni, come: brondiieltasie, bronchite pu¬ 
rulenta, ascesso polmonare. 

I/A. .riporta con molli particolari 6 casi di 
sua osservazione, in 5 dei quali si ebbe la 
guarigione mediante l’estrazione broncoscopi- 
ca dopo accertamento radiografico; in uno di 
questi, il corpo estraneo (monete) era -rima¬ 
sto per quattro anni; nel caso letale (pezzo di 
osso) si ebbe consecutiva bronco-polmonite- 
pleurite purulenta. fil. 

SEMEIOTICA. 

Ricerca della bilirubina nella pelle degli itterici. 

G. D,addi (Riv. di clinica medica, 30 giu¬ 
gno 1931) usa, a tale scopo il sale sodico o 
potassico deH’iso-para-nitro-diazobenzolo. Lo 
si scioglie, nella proporzione di 1 a 200 in 
acqua distillata e sterilizzata, a cui si aggiun¬ 
ge poi una piccola quantità di acido acetico in 
modo da avere urna soluzione leggermente aci¬ 
da. Appena fatta la soluzione, si procede su¬ 
bito all'inoculazione, introducendo l’ago in 
direzione parallela alla superficie della pelle 
dentro la pelle stessa e spingendo con debolis¬ 
sima pressione e molto lentamente 2-4 gocce 
di liquido. 

Nel punto di inoculazione, si produce, nel 
massimo inumerò dei ca-si, un leggero ponfo di 
forma circolare, pallido al centro, arrossato 
alla periferia. 

In caso di reazione positiva, compare dopo 
qualche tempo (variabile da pochi minuti a 
qualche ora) una macchia di bel colore rosa 
di forma circolare, in corrispondenza del pun¬ 
to di introduzione del reattivo. Il colore si 
mette bene in evidenza comprimendo la pelle 
con un vetro incoloro (un portaoggetti). 

Dalle ricerche fatte, LA. conclude che il 
reattivo da lui proposto svela la bilirubina 
nella cute degli itterici qualunque sia l’ori¬ 
gine dell’ittero e ciò anche negli itterici as¬ 
sai lievi. 

La ricerca, non soltanto non è dannosa, ma 
non reca nemmeno molestia tal paziente; essa 
riesce positiva in un numero assai maggiore 
di casi di quella di Hijmans van den Bergh 
ed è meno dolorosa di questa. 

La ricerca col metodo dell’A. serve bene 
per la dimostrazione della trasformazione del 
pigmento ematico in pigmento biliare, essen¬ 
do positiva nella cute di individui con ecchi¬ 
mosi. fil. 

NOTE DI TECNICA. 

Contributo alPelettro-ehirurgia. 

Kirsehner (Arch. Klin. Chir., voi. 167, pa¬ 
gine 761, 1931) ha fatto costruire un ago per 
elettrocoagulazione che, rivestito da una sostan¬ 
za isolante, è capace di portare in profondità 


nei tessuti e in un punto soltanto, la sua azione 
coagulante. Con questo mezzo ha ottenuto risul¬ 
tali brillanti nella cura delle nevralgie del tri¬ 
gemino. La punta dell’ago a iene introdotta sino 
al ganglio come per una iniezione di alcool. 
Controllata la posizione si chiude per pochi se¬ 
condi la corrente. Subentra subito una anestesia 
nel territorio corrispondente di innervazione. 

La distruzione del ganglio è completa e du¬ 
ratura e mancano le recidive che sono lai rego¬ 
la dopo le comuni iniezioni di alcool. 

Con lo stesso istrumento si possono ottene¬ 
re risullal i favore\oli nella cura della iper¬ 
trofia prostatica e specialmente del morbo di 
Basedow quando il grado dell’ipertireoisi è 
mollo elevato. In questi casi si provocano del¬ 
le zone di necrosi neirinterno dei lobi tiroi¬ 
dei in modo da ridurre il metabolismo basale 
e tutti gli altri sintomi di ti reotossico si : ot¬ 
tenuto il miglioramento l’applicazione della 
cuna radicale è di prognosi di gran lunga più 
favorevole. P. Valdoni. 

MEDICINA SCIENTIFICA. 

Reperti chimici del sangue nella pellagra. 

IL Tscherkes ( Archiv . Schiffs.- a. Tropen-Hy- 
(jiene, febbr. 1932) ha studiato nel sangue di 16 
malati di pellagra osservati in Ucrainiai, il com¬ 
portamento dello zucchero, del calcio, del po¬ 
tassio, dell’azoto residuo e della colesterina. 

Lo zucchero, l’azoto residuo e il potassio 
erano nei limiti normali; soltanto in un ma¬ 
lato che presentava un quadro combinato di 
pellagra, scorbuto e carcinoma si .constatò ipo- 
glicemia. Il calcio si avvicinò ai limiti supe¬ 
riori delle normali oscillazioni. 

Il tasso di colesterina fu trovato costante¬ 
mente abbassato: si ebbe in complesso una 
inedia di 108 mg. % di colesterina. Siccome 
l’alimentazione unilaterale con granoturco di 
questi malati era caloricamente insufficiente 
e straordinariamente povera di colesterina, non 
è esclusa la possibilità che l’ipocolesterinemia 
costatata fosse una conseguenza non soltanto 
della dieta, generatrice della pellagra, ma an¬ 
che di una dieta insufficiente di potere calo¬ 
rico e contenente poca colesterina ad un tem¬ 
po. Per questa ragione 1A. non si sente in 
grado di esprimere un preciso giudizio sulla 
genesi deH'ipooolesterinemia. D. Longo. 


POSTA DEGLI ABBONATI. 

Al doti. B. Morello, da Savona: 

Oltre al Trattato del Baglioni ancora incom¬ 
pleto, consulti quello di Tigerstedt (Unione 
tipografica editrice torinese), di A. Pugliese 
(U. Hoepli, Milano). Un compendio recente è 
quello di G. Viale, Compendio di fisiologia 
umana, (V. Tdelson, ed. Napoli). 

in. 




708 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 18] 


VARIA 

Aneddoti su Virchow. 

Li togliamo in parte dalle memorie di un suo 
allievo, il .prof. Carlo Ludwig .Schleich, che fu 
jier molto tempo settore nell’Istituto di Anatomia 
Patologica diretto dal grande Maestro. 

Il ritratto. — Virchow era piccolo e di pelle gial¬ 
lastra, con occhi di gufo, penetranti, leggermente 
velati dagli occhiali; ciglia rade e palpebre sottili 
come carta pergamena. Il naso di taglio fine e le 
due narici mobili, quando Virchow parlava, espri¬ 
mevano l’orgoglio ironico del loro possessore. Le 
labbra sottili, pallide; barba intera grigia, piuttosto 
rada. 

• » * 

Agli esami. — Un candidato infila un sacco di 
spropositi e continua imperterrito, senza scom¬ 
porsi ai visacci del professore. Questi lo lascia 
tranquillamente seguitare; poi di botto gli do¬ 
manda: Lei assomiglia più a sua madre o a suo 
padre ? Il candidato sorpreso e titubante, rispon¬ 
de balbettando : Credo più a mia madre. E il pro¬ 
fessore: Povera donna! Vi passo per pietà di vo¬ 
stra madre. 

Entra un altro candidato maturo di età, il quale 
risponde abbastanza bene a tutte le domande e 
dimostra di essere discretamente preparalo. Alla 
line, Virchow gli domanda l’origine etimologica 
della parola serum. Il candidato rimane muto; 
e sollecitato più volte resta ostinatamente a bocca 
chiusa. Virchow indispettito lo rimanda : Ritor¬ 
nate, quando avrete ripreso la parola ! 

E poiché gli altri membri della commissione 
esaminairice sembravano dubbiosi della interpre¬ 
tazione, Virchow con fare ironico, disse: Serum, 
deriva dal latino serus, sera, serum, è chiaro!' 
Ma il suo primo assistente, un testone sempre 
in dissidio col maestro, va a prendere una enci¬ 
clopedia, e ribatte: Scusi, professore, ciò non è 
giusto: serum è di origine greca e significa la 
parie liquida-del sangue. 

Allora con meraviglia di tutti Virchow, preso 
nella trappola biologica, si alza, scampanella fu¬ 
riosamente e all’inserviente che si affaccia, dice: 
Riportate qui subito il candidato ora uscito, an¬ 
che se doveste rincorrerlo per la strada. E cosi 
avvenne: il candidato rientra. Virchow lo fa se¬ 
dere, strappa la pagella precedente, lo interroga 
di nuovo e lo approva col massimo dei punti; poi 
gli dice: Mai come ora ho avuto la prova che 
la parola è d'argento e il silenzio è d'oro. Lei oggi 
col suo mutismo ha dato a me una lezione e io 
ho imparato da lei: di ciò la ringrazio. 

Il candidato stupefatto fa un profondo inchino 
ed esce dall’aula, accolto da fragorosi applausi 
dei compagni, informati dell’accaduto dall’inser¬ 
viente che aveva origliato dal buco della serra¬ 
tura. 

* * * 

Diplomazia del maestro. — Un giorno Schleich 
sentì bussare all’uscio del laboratorio, e vide en¬ 
trare in frak, con decorazioni e cilindro alla ma¬ 
no, un signore grassotto acceso in viso, che ge¬ 
sticolava violentemente, agitando le mani dalle 
grosse dita da macellaio; e gridava: Quale disor¬ 
dine esiste qua dentro nella stanza deposito dei 
cadaveri ? Dove c’è qui qualcuno al quale possa 
parlare? È .proprio troppo. Io vengo qui per pren¬ 
dere la mia buona vecchia compagna defunta per 
il funerale, e mi mandano in cantina: là c’è la 


cassa, ma che cosa vedo dentro? Non mia moglie, 
no; un inserviente ubbriaco, giace in mezzo ai 
merletti di seta, e lussa; mentre la mia buona 
e povera compagna è lì fuori della cassa e pei 
terra ! Accidenti a tutti ! 

Avvertito dello scandalo, interviene Virchow che 
dice allo sventurato marito: io sono Virchow; Lei 
avrà tutte le soddisfazioni! E l’altro si presenta: 
Macellaio Mtiller, della Kòpenickerstrasse. Ho già 
l'onore di conoscerla, professore, lei è sempre li¬ 
berale, sempre per il progresso, e ho avuto spes¬ 
so l’onore di sedere con lei alla tavola della pre¬ 
sidenza alle riunioni del partito liberale. 

Virchow gli dà cordialmente la mano e scen¬ 
de con lui nel sotterraneo. Scena indescrivibile I 
L’inserviente che si era ubbriacato coll’alcool de¬ 
stinato alle preparazioni anatomiche, russa anco¬ 
ra saporitamente. Coll'aiuto del dott. Schleich 
gettano l’ubbriaco come un sacco di patate in un 
angolo della camera, accomodano di nuovo la bara 
e vi tìepongono pietosamente la salma; poi il mae¬ 
stro dice: 

— Signor Macellaio, la prego di rimandare di 
un’ora il funerale, perchè io devo uscire e al ri¬ 
torno avrò l’onore di accompagnare la defunta 
alla sua ultima dimora. 

Virchow rii ritorno prese, ciò che di rado acca¬ 
deva, una vettura, e si unì al corteo accanto al 
macellaio, il quale fiero di poter figurare a lato 
del celebre uomo, perdonò l’affronto fattogli. 

La geniale diplomazia di Virchow evitò un ben 
grave scandalo pubblico. 

* * * 

Il busto del maestro. — Un giorno viene in la¬ 
boratorio Giulio Cohnheim, il celebre istologo, che 
era in grave rottura con Virchow. Timidamente 
domandò al dott. Schleich di permettergli di ve¬ 
dere il busto di Virchow dello scultore Schaper, 
giudicato una vera opera d’arte. 11 busto si tro¬ 
vava nell’aula delle lezioni al lato destro della 
cattedra. In quel momento interviene anche il 
vecchio inserviente Hiibner che era il factotum 
di Virchow. Egli riconosce subito il visitatore as¬ 
sente da 14 anni, e rimpiange la rottura dei rap¬ 
porti fra il più eletto degli scolari e il maestro. 
Scopre il busto e gli mette anche sul naso un paio 
d’occhiali per completarne di più la somiglianza 
e aggiunge: il busto è sempre coperto, perchè 
Virchow non vuol vedere il suo cadavere durante 
le lezioni, come egli dice: è lo specchio della 
morte. Ciò lo disturba. Vuole che dica a Rudolf 
(nome di Virchow) che Lei si è compiaciuto di 
visitarlo in effigie ? Glielo dirò in modo confiden¬ 
ziale s’intende, non ufficioso! 

Cohnheim non rispose, e se ne andò lasciando 
deluso il vecchio Hiibner, smanioso di far da pa¬ 
ciere fra i due. 

* * » 

L’humor di Virchow. — Virchow non eserci¬ 
tava la professione, ma qualche volta assediato 
da amici o conoscenti dava qualche consiglio. Si 
racconta che il suo avversario politico, il ben noto 
Windliorst del Centro Cattolico del Reichstag, ac¬ 
canito oppositore di Bismarck per le leggi del Kul- 
turkampf in difesa della potestà civile contro la 
Chiesa, incontrando Virchow nei corridoi, gli gri¬ 
dò scherzosamente: Collega, mi avete consigliato 
una medicina troppo costosa: non è lecito scia¬ 
lacquare in questi tempi, e non 1 ho presa. L A ir- 
rhow di rimando: Avete sbagliato il vostro conto: 
il funerale costa più del doppio, regolatevi ! 

(Da « L’Igiene e la Vita », febbr. 1932). 


[Anno XXXIX. Num. 18] 


SEZIONE PRATICA 


709 


VITA PROFESSIONALE. 


NELLA 

SERVIZI IGIENICO-SANITARI 

Igiene del suolo e dell’abitato. 

Profilassi della febbre tifoide. 

11 Ministero dell’Interno (^Direzione Generale 
della Sanità Pubblica) ha diramato ai signori Pre¬ 
fetti e autorità assimilate la seguente circolare 
(n. di ,prot 20.3000/2, in data 8 aprile 1932-X): 

Prima dell’inizio della stagione calda si ritiene 

opportuno richiamare l’attenzione delle EE. LL. 
sulla necessità di intensificare i servizi di vigilan¬ 
za igienica e particolarmente quelli per l’igiene 
del suolo e dell’abitato, sopratutto in rapporto 
colla profilassi della febbre tifoide, e delle altre 
infezioni intestinali. 

All'uopo si ricordano le precedenti circolari 27 
marzo 1931 (provvedimenti per la nettezza urba¬ 
na e per la lotta contro le mosche) e 28 luglio 1926 
(profilassi della febbre tifoide) e si fanno nuova¬ 
mente presenti i punti fondamentali sui quali 
maggiormente occorre richiamare l'attenzione del¬ 
le dipendenti autorità sanitarie. 

1 Mettere in piena efficienza i servizi di net¬ 
tezza del suolo e dell’abitato, nei luoghi pubblici 
e privati, colla razionale raccolta e smaltimento 
delle immondezze sia stradali che domestiche, e 
provvedere all'esecuzione di eventuali lavori di¬ 
retti al risanamento del suolo negli aggregati ur¬ 
bani e rurali, impedendo lo spandimento delle 
acque domestiche di rifiuto, e vigilando sullo sta¬ 
to di manutenzione dei canali rii fognatura e dei 
pozzi neri. 

2) Intensificare l'applicazione dei vari sistemi 
di difesa contro le mosche, sia mediante oppor¬ 
tuno trattamento con mezzi di demuscazione delle 
immondezze stesse, sia con la sistematica nettezza 
e la razionale difesa dalle mosche degli ambienti 
di produzione e di smercio dei generi alimentari, 
dei generi stessi esposti per la vendita, e dei luo¬ 
ghi di ricovero di malati di forme infettive. 

3' Intensificare la vigilanza annonaria, con spe¬ 
ciale riguardo agli alimenti che si consumano cru¬ 
di. alle bibite, gelati, ghiaccio e sopratutto al latte. 

4 Intensificare la sorveglianza sanitaria sugli 
impianti di approvvigionamento idrico (opere di 
presa, condutture, reti di distribuzione) e parti¬ 
colarmente su quelli dei minori aggregati rurali 
(piccole sorgenti, pozzi, cisterne) ed eliminarne le 
eventuali cause d'insalubrità. 

5) Individuare i focolai nei quali la febbre ti¬ 
foide è endemica e presenta ricorrenze epidemiche 
periodiche e curare di accertare le cause che man¬ 
tengono il contagio o ne agevolano la diffusione, 
sia in rapporto all'eventuale inquinamento del 
suolo e delle acque, sia in dipendenza di speciali 
condizioni di ambiente. 

6i Curare il pronto accertamento diagnostico 
dei casi sospetti e, quando sia possibile, la ricerca 
dei portatori fra i famigliari dei malati, valendosi 
dell’opera del Laboratorio Provinciale d’igiene e 
profilassi. 


7) Favorire il più largamente possibile l’ospe- 
dalizzazione dei colpiti per diminuire le sorgenti 
d’infezione. 

8) Curare la sistematica disinfezione al letto 
degli ammalati (biancheria, stoviglie, deiezioni) e 
quella degli ambienti e delle latrine, e la igienica 
manutenzione dei lavatoi pubblici e privati. 

9) Esigere l’applicazione di norme di profi¬ 
lassi individuale nei famigliari dei malati. 

10) Dare larga applicazione alla vaccinazione 
antitifica, specialmente negli abitati sede di perio¬ 
diche riaccensioni epidemiche. 

11) Richiamare l’osservanza dell’obbligo della 
denuncia dei casi anche sospetti d’infezione tifica 
e paratifica 

Questo Ministero confida nell’alacre interessa¬ 
mento delle EE. LL. e dei medici provinciali, per 
la diligente attuazione di quanto sopra, con par¬ 
ticolare riguardo ai comuni sedi di stazioni clima¬ 
tiche o luoghi di cura, e attende speciale segna¬ 
lazione delle eventuali manifestazioni di febbre 
tifoide e dei provvedimenti profilattici adottati. 

Pel Ministro : G. Basile. 

Per la vaccinazione antidifterica. 

Sotto l’egida del Gomitato della Società delle Na¬ 
zioni, si è riunita a Londra una Commissione per 
studiare il problema della vaccinazione antidifte¬ 
rica. 

La Commissione, presieduta dal prof. Madsen, 
presidente del Comitato d’igiene della Società del¬ 
le Nazioni, riuniva igienisti ed esperti di 14 na¬ 
zioni. Essa ha esaminato i risultati provenienti da 
esperimenti comparativi di vaccinazione, effettuati 
secondo il programma, stabilito nella riunione del 
luglio 1929 di Parigi e i numerosi documenti rac¬ 
colti nel corso degli ultimi anni. Sono state adot¬ 
tate le seguenti conclusioni: 

— La vaccinazione antidifterica è da praticarsi 
ai fanciulli durante il periodo prescolare, inco¬ 
minciando dall’età di un anno compiuto. 

— I bambini non vaccinati nella prima infanzia 
lo saranno nei primi mesi di scuola. 

— Si raccomanda vivamente agli asili, istituti, 
colonie di vacanza, preventori, sanatori, di esi¬ 
gere dai fanciulli e dal personale il certificato di 
vaccinazione antidifterica e il certificato dichia¬ 
rante che la reazione di Schick è negativa. 

—r La vaccinazione è raccomandabile alle infer¬ 
miere di ospedali, asili, dispensari, sanatori, 
scuole. 

— La vaccinazione è raccomandabile nei periodi 
di epidemia ai bambini in età prescolare e post¬ 
scolare, che hanno avuto contatto con ammalati 
di difterite, poiché finora nessun documento te¬ 
stimonia Desistenza di una fase negativa. 

— La vaccinazione antidifterica dev’essere og¬ 
getto d una propaganda attiva da parte del Ser¬ 
vizio d’igiene di tutte le nazioni onde far cono¬ 
scere al popolo di tutti i paesi i vantaggi di questo 
metodo di protezione della salute pubblica. 


71» 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Xum. IH] 


CULTURA SUPERIORE. 

In sede di bilancio. 

Alla Camera dei Deputati si è svolta un’ampia 
«discussione sul bilancio del Ministero dell’E. N. 

Ci limitiamo a riportarne qualche cenno, per 
quanto riguarda l’insegnamento superiore. 

L’on. Bruni rileva che la distinzione delle Uni¬ 
versità in tipi diversi non ha fatto raggiungere lo 
scopo che la riforma si proponeva, di ridurre cioè 
le Facoltà, che anzi sono aumentate. 

Vorrebbe che gli esami di Stato per l’eser¬ 
cizio professionale avessero luogo a una maggiore 
distanza di tempo dagli esami di laurea. 

L’on. Vinci si occupa dell’ordinamento degli 
studi universitari, per cui la riforma Gentile attuò 
la divisione nei due tipi A e B, soprattutto nel¬ 
l'intento di interessare le città alla sorte dei loro 
gloriosi Atenei. 

A otto anni dalla riforma, può dirsi che questa 
ha avuto il più felice successo. Vorrebbe che si 
procedesse senza ulteriori indugi a bandire i con¬ 
corsi per le cattedre universitarie vacanti. 

Occupandosi dell’insegnamento delle materie 
farmacèutiche, osserva che la riforma di esso è 
chiesta da tempo da tutti coloro che ne riconosco¬ 
no l’importanza. 

In un discorso interessante, il ministro on. Giu¬ 
liano ha preso in esame numerosi problemi. Si è 
soffermato sull’edilizia universitaria, cui il Regi¬ 
me ha dato un poderoso incremento. Ha rilevato 
il prestigio acquistato dall’Accademia d’Italia, 
creata dal Regime. Ha lumeggiato l’originalità 
della cultura fascista. 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Ampezzo (Belluno). — Scad. 20 lug. ; chiedere 
annunzio; L. 9000 e 6 quadrienni dee., oltre L. 500 
serv. att., c.-v., L. 1000-1500-3000 trasp., L. 1000 
se uff. san. diminuz. 12 %; addizionale L. 500 ogni 
150 pov. in più di 420; punti riportati negli esami. 

Arezzo. Amministrazione Provinciale. — Coadiu¬ 
tore della Sezione Medico-Micrografica del Labora¬ 
torio Provinciale di Igiene e Profilassi. Per titoli 
ed esami. Stipendio annuo iniziale L. 11.000, al 
lordo delle ritenute di legge, aumentabile di un 
decimo per ogni quadriennio e per cinque qua¬ 
drienni. Indennità caro-viveri nella misura e per 
la durata stabiliti per gli altri dipendenti del- 
l’Amm. Provinciale. Tutti gli assegni sono sog¬ 
getti alla riduzione del 12 % di cui il R. D. L. 
N. 1491 del 20-12-1930. La domanda ed i docu¬ 
menti, l’elenco dei quali con tutte le altre moda¬ 
lità possono desumersi dal bando di concorso, da 
richiedersi alla Segreteria dell’Amministrazione 
Provinciale, 'debbono .pervenire all’Amministra¬ 
zione stessa non più tardi delle ore diciotto dell 8 
luglio 1932. 

Bagni di Casciyna (Pisa). — Scad. 30 mag., ore 
18; L. 9500 oltre L. 4000 trasp.; età lini. 35 a. 

Bologna. Istituto Ortopedico Rizzoli. — Medico 
assistente presso il dipendente Istituto Elioterapi¬ 
co Codivilla in Cortina d’Ampezzo; L. 3840, vitto, 


alloggio, partecipaz.; età lim. 30 a.; prova clinica 
sul malato ed eventualm. esercitaz. pratica sul 
cadavere; scad. ore 17 del 25 mag.; conferme an¬ 
nue non oltre il 40° anno d’età. Rivolgersi Segre¬ 
teria. Tassa L. 25. 

Camaiore (Lucca). — Scad. 90 giorni dall’8 apr.; 
l a cond.; ab. 5000 circa; L. 8000 e 5 quadrienni 
dee., oltre quota mobile L. 840 per i coniugati; 
deduz. 12%; addizionale L. 4 oltre i 600 pov.; età 
lim. 40 a.; tassa L. 50,10; doc. non anter.,all’8 apr. 

Campoformio (Udine). — A tutto il 30 giu.; 
rivolgersi Segreteria. 

Careggine (Lucca). — Scad. 30 giu.; L. 10.000 
oltre L. 3000 cavale., L. 800 ami. farm., lorde 
12 %; tassa L. 50. 

Castelluccio (Mantova). — A tutto il 15 mag.; 
capoluogo; età lim. 35 a. all’8 apr.; tassa L. 50; 
stip. L. 9000 e 5 quadrienni dee., oltre L. 3500 
trasp., L. 500 ambulat., L. 900 uff. san., c.-v.; 
deduz. 12 %; doc. a 3 mesi. 

Cengio ( Novara ) — Scad. 15 lug.; L. 8400 e 10 
bienni ventes., oltre L. 500 uff. san.; età lim. 35 a. 

Cesenatico (Forlì). — Scad. 22 mag.; 3 a cond.; 
L. 9000 e 10 bienni ventes. per il 18% della po¬ 
polazione; addizionali di L. 3, L. 4 e L. 5; ricostru¬ 
zione carriera; c.-v.; L 2000 cavale.; riduz. 12%; 
età lini. 40 a.; tassa L. 50; doc. a 6 mesi dal 12 apr. 

Dovadola (Forlì). — A tutto 10 maggio; 2° re¬ 
parto; ab. 2500 c.; L. 11.000 e 10 bienni ventes., 
oltre L. 3000 trasp., c.-v., L. 1000 serv. Ospedale 
Zauli, L. 800 se uff. san.; tassa L. 50,10; doc. a 
3 mesi dal 10 apr. 

Fiume. Consorzio Prov. Antitubercolare. — Me¬ 
dico direttore del consorzio e del dispensario prov., 
due medici direttori di Sezioni; scad. 31 mag. Ri¬ 
volgersi segreteria (Palazzo del Governo). 

Mantova. Amministrazione Provinciale. — Coa¬ 
diutore della Sezione Medico-Micrografica del La¬ 
boratorio Provinciale di Igiene e Profilassi. Per 
litoli ed esami. Stipendio annuo iniziale L. 16.000 
aumentabile fino ad un massimo di L. 17.800 me¬ 
diante due scatti quadriennali rispettivamente di 
L. 800 e di L. 1000, più un supplemento di ser¬ 
vizio attivo di L. 4000. L’intera retribuzione è 
soggetta alle trattenute di legge nonché alla ridu¬ 
zione di cui il R. D. L. N. 1491 del 20-11-1930. La 
domanda ed i documenti, l’elenco dei quali con 
le altre modalità possono desumersi dal bando di 
concorso da richiedersi alla Segreteria dell’Ammi- 
nistrazione Provinciale, via Principe Amedeo 30, 
Mantova, debbono pervenire all’Amministrazione 
slessa non oltre le ore diciolto del 6 luglio. 

Mezzani (Parma). — Scad. 31 mag.; L. 10.000 
c 5 quadrienni dee., oltre L. 4000 trasp., L. 750 
uff. san., c.-v., L. 300 ambulat.; riduz. 12%; età 
lim. 40 a.; tassa L. 50. 

Nuoro. Amministrazione Provinciale. — Assi¬ 
stente della Sezione Medico-Micrografica dei La¬ 
boratori Provinciali di Igiene e Profilassi. Stipen¬ 
dio L. 12.000; indennità di servizio attivo L. 2000, 
soggetti alle riduzioni ed alle ritenute di legge. 
Termine per la presentazione delle domande e 
dei documenti ore diciotto del 10 giugno. Per 
schiarimenti rivolgersi alla Segreteria Provinciale 
di Nuoro. 

Or ani (Nuoro). — Scad. 31 mag.; L. 9500 da 
ridurre del 12%' 6 quadrienni dee.; addizion. L. 5 
oltre i 1000 pov.; L. 360 Carcere mandament.; 
tassa L. 50. 



[Anno XXXIX, Num. 18] 


SEZIONE PRATICA 


711 


Parolise (Avellino). — Scad. 8 mag.; L. 6000 
oltre L. 600 se uff. san.; età lini. 50 a. 

Perugia. Amministrazione Proviìiciale. — Assi¬ 
stente per la Sezione Chimica del Laboratorio pro¬ 
vinciale di igiene e profilassi. Per titoli ed esami. 
Al posto è annesso lo stipendio annuo lordo di 
L. 10.000, aumentabili a L. 15.000 per 5 quadrien¬ 
ni di 1/10 e la indennità di attività di servizio di 
annue L. 2800 lorde. Saranno corrisposte le in¬ 
dennità di caro-viveri come e fin quando ne go¬ 
dranno gli impiegati della Provincia. Tutti gli 
assegni sono ridotti del 12 %. Scadenza ore 18 del 
31 maggio 1932. Per chiarimenti e per avere l’av¬ 
viso integrale del concorso, rivolgersi alla Segre¬ 
teria Generale della Provincia. 

Pozzomaggiore ( Sassari i. — Scafi. 12 lug.; L. 9500 
da ridurre del 12%; 5 quadrienni; addizion. L. 5 
oltre i 1000 pov.; tassa L. 50,10. 

Provaglio d’Iseo (Brescia^. — Scad. 15 giu. lire 
9000 e 6 quadrienni dee., oltre L. 3000 automob., 
L. 600 uff san., c.-v.; riduz. 12%; ab. 3182 di 
cui 300 iscritti. 

Racalmuto (Agrigento). — Ufficiale Sanitario. 
Per titoli ed esami. Stipendio iniziale L. 7000, 
con quattro aumenti quadriennali del decimo, al 
lordo delle ritenute di legge e della riduzione del 
12%. La domanda ed i documenti, l'elenco ‘lei 
quali con tutte le altre modalità, possono desu¬ 
mersi da bando di concorso da richiedersi alla 
R. Prefettura di Agrigento, debbono pervenire alla 
predetta Prefettura non più tardi delle ore di¬ 
ciotto del 31 maggio 1932. 

Roma. Pio Istituto di S. Spirito ed Ospedali Riu¬ 
niti. — Scad. 31 mag., ore 16; 3 primari di Isti¬ 
tuto Radiologico ed Elettroterapico; età lini. 45 a. 
ali li apr.; tassa L. 50 al Tesoriere; esami e titoli; 
stip. L. 7800 e c.-v. 

Roma. R. Prefettura. — Fino al 10 luglio è aper¬ 
to un concorso, per titoli ed esami, a quattro po¬ 
sti di ufficiale sanitario dei Consorzi di Frascati, 
Marino, Pulestrina e del Comune di Gaeta. I con¬ 
correnti dovranno far pervenire alla R. Prefettu¬ 
ra, nel termine predetto, la domanda corredata 
da lutti i documenti (nessuno escluso) indicati 
nel bando di concorso pubblicato nel Foglio An¬ 
nunzi Legali della Provincia di Roma n. 28 del 
6 aprile 1932 e potranno rivolgersi per informa¬ 
zioni e chiarimenti alla Segreteria dell’Ufficio del 
Medico Provinciale, piazza Foro Traiano 84. 

Roma. Direzione Generale della Sanità Pubblica. 
— Concorso a 24 posti di medico provinciale ag¬ 
giunto di 2 a classe neU’Amministraz. della Sanità 
Pufabl.; età lim. 35 a.; prove scritte, pratiche ed 
orali; conoscenza di lingua francese, inglese o te¬ 
desca. Chiedere bando. Scad. 90 giorni dal 9 aprile. 

Ronco Canavese (Aosta). — Scad. 12 lug., ore 12; 
con Valprato Soana; L. 10.000 e 10 bienni ventes., 
oltre L. 1800-3500 trasp. 

Salerno. R. Prefettura. — Posti di Ufficiale Sa¬ 
nitario. Per titoli ed esami. Stipendio, oltre quat¬ 
tro aumenti quadriennali del decimo, come segue: 
Comuni di: S. Marzano sul Sarno L. 4000; Agro¬ 
poli L. 6000; Cava dei Tirreni L. 7000, oltre L. 1500 
indennità di cavalcatura; Piagine L. 5(500; Con¬ 
sorzio comuni di Maiori e Minori L. 6000, oltre 
L. 3000 indennità cavalcatura; Consorzio comuni 
Laviano, Castelnuovo di Coriza, Santomenna e Val¬ 


va L. 7000, oltre L. 3000 indennità cavalcatura. 
Età non superiore anni 45, salvo eccezioni di leg¬ 
ge. Domanda e documenti di rito. Termine utile 
ore dodici del quindici giugno 1932. Per chiari¬ 
menti rivolgersi Ufficio Sanitario Provinciale di 
Salerno. 

S. Angelo a Scala (Avellino). —* Scad. 15 mag.; 
L. 5280 già ridotte 12%; 5 quadrienni dee.; età 
lim. 40 a.; tassa L. 50,10. 

San Giovanni in Persiceto. Ospedale Civile. — 
A tutto 31 mag., assistente; titoli; età lini. 30 a.; 
L. 6500, diritto d’alloggio, vitto dietro corrispet¬ 
tivo di L. 7 giornaliere; noni, biennale, conferme 
annuali; serv. entro 15 gg.; tassa L. 50; doc. a 3 
mesi dal 21 apr. 

Sassari. Ospedale Civile. — Scad. 20 mag.; pri¬ 
mario radiologo; L. 12.000 e compartecipaz. 45 %; 
età lim. 40 a.; diploma di specializzaz. o docenza 
e biennio di esercizio consecutivo; eventualm. esa¬ 
mi: tassa L. 50. 


Ufficio di collocamento di Milano. 

Sono aperte le iscrizioni per il 1932. Rivolgersi 
al Sindacato Medico Provinciale Fascista, indicando 
il proprio esatto recapito. Si rammenta che, qua¬ 
lora il richiedente trovi occupazione, deve darne 
immediata comunicazione all'Ufficio. 

Concorsi a premi. 

Consiglio Nazionale delle Ricerche. 

(Comitato Nazionale per la Medicina). 

La Lepetit S. A. istituisce 10 premi da L. 1500 
e 5 da L. 1000, da assegnarsi ai laureandi italiani 
autori delle migliori lesi di laurea in Medicina e 
Chirurgia, eseguite nelle Università italiane. 

A titolo di parziale rimborso delle spese soste¬ 
nute per le ricerche sperimentali dagli Istituti 
presso i quali verranno eseguile le tesi di laurea, 
la Lepetit S. A. istituisce un contributo di L. 500 
per ciascun Istituto nel quale sia stata eseguita 
una lesi premiala. 

Le lesi premiate saranno pubblicate in un vo¬ 
lume a cura della Lepetit S. A., che curerà inoltre 
di dare adeguata diffusione alla pubblicazione. 
Dal volume sarà esclusa ogni forma di « réclame », 
sia di altre Ditte, sia dalla Ditta Lepetit. 

Scad. 31 gennaio 1933. 

Chiedere il regolamento per i premi 1931-32-X 
all’Ufficio scientifico della Ditta, via Mauro Mac¬ 
chi 7, Milano. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

11 Senato della Università di Glasgow ha deciso 
di nominare il prof. Roberto Alessandri — diret¬ 
tore della Clinica chirurgica della R. Università di 
Roma — dottore honoris causa di quella antica 
e rinomata Università. La cerimonia di gradua¬ 
zione avrà luogo nel prossimo mese di giugno. 

All'illustre clinico e studioso, il quale dirige la 
Sezione Chirurgica del nostro periodico, esprimia¬ 
mo il più vivo e cordiale compiacimento per l'al¬ 
tissima distinzione, che ne consacra il valore e la 
fama internazionale. 

La Facoltà medica di Palermo ha conferito l'in¬ 
carico dell'insegnamento di anatomia patologica 
al prof. L. Ajello, aiuto del compianto prof. Soli. 





U IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 181 


NOTIZIE DIVERSE. 

Alla Reale Accademia d’Italia. 

Nella ricorrenza del Natale di Roma, si è tenuta 
al Campidoglio un’adunaiTza generale della Reale 
Accademia d'Italia. L'adunanza è stata onorala 
dall'augusta presenza del Re, della Regina e della 
Principessa Maria; erano anche presenti altissime 
personalità delle scienze, delle arti, della .politica, 
deU’amministrazione. Parlarono il presidente sen. 
Marconi, il segretario generale Volpe ed i quattro 
accademici relatori per l'assegnazione dei premi, 
tra cui il prof. De Blasi per le scienze fisiche, ma¬ 
tematiche e naturali. 

Il premio Mussolini del « Corriere della Sera » 
è stato assegnato al prof. sen. Aldo Castellani, per 
le sue scoperte ed i suoi "stridi nel campo della 
medicina tropicale e della microbiologia. Sono 
stati conferiti anche numerosi premi d'incorag¬ 
giamento; nella classe di scienze fisiche, matema¬ 
tiche e naturali hanno ricevuto premi d'incorag¬ 
giamento alcuni periodici di medicina e di bio¬ 
logia. 

1° Congresso internazionale sulla litiasi biliare. 

Dal 19 al 22 settembre si terrà a Vichy questo 
Congresso, con l'alto patronato del Ministro della 
Salute Pubblica, sotto la presidenza effettiva del 
prof. Carnot, membro dell’Accademia di Medicina, 
e la presidenza onoraria dei proff. von Bergmann 
(Berlino), J. Cantacuzène (Bucarest), Chas. Cordon 
Heyd (New York), Hijmans vari den Bergh 
(Utrecht), Maranon (Madrid), Lord Moynihan ol 
Leeds (Londra), A. Navarro (Montevideo), Rous¬ 
seau (Quebec), Sanarelli (Roma), R. Verhoogen 
(Bruxelles), Achard, d’ Arsonval, Balthazard, 
Chauffard, Desgrez, Dopter, Gosset, Hartmann, 
Quenu, Roger, Vincent (Francia), membri del- 
l’Accademia di Medicina. 

Le comunicazioni presentate dai membri del 
Congresso saranno divise in quattro sezioni : 1° Me¬ 
dicina, 2° Chirurgia. 3° Terapia e idrologia, 4° Elet¬ 
troradiologia e fisioterapia. 

Dato il numero rilevante di comunicazioni già 
annunziate, ogni congressista non potrà avere di¬ 
ritto che ad una sola comunicazione (di tre pa¬ 
gine di quaranta righe di cinquantaquattro let¬ 
tere). I congressisti possono fare la loro comuni¬ 
cazione in una lingua di loro scelta; quelle che 
non saranno presentate in francese dovranno es¬ 
sere accompagnate da un breve riassunto in questa 
lingua. Il titolo delle comunicazioni dovrà essere 
inviato alla segreteria generale non più tardi 
del 1° luglio. 

Sono ammessi quali membri titolari i medici 
francesi e stranieri. La quota di iscrizione è sta¬ 
bilita nella somma di 50 fr. francesi per i titolari 
e di 25 per gli associati (persone di famiglia), 
come anche per gli interni degli Ospedali e per 
gli studenti in medicina, francesi e stranieri. 

Condizioni particolari di soggiorno sono previ¬ 
ste per i congressisti in un certo numero di al¬ 
berghi. 

Le grandi reti francesi accordano una riduzio¬ 
ne del 50 %, sotto forma di buoni individuali. 
Questi buoni saranno valevoli per l’andata, dal 
punto di ingresso in Francia a Vichy, e al ritor¬ 
no, da Vichy al punto di uscita dalla Francia, 
con passaggio facoltativo per Parigi. 

Le domande di informazioni, adesione, iscrizio¬ 
ne, devono essere indirizzate al dott. J. Aimard, 


segretario generale, 24 boulevard des Capucines, 
Paris (IXe). 

Ad iniziativa del prof. Carnot e a cura del prof. 
Sanarelli di Roma, presidente d’onore del Con¬ 
gresso, è stato costituito un comitato italiano di 
cui è segretario il dott. G. Labranca, assistente 
nell'Istituto d'igiene di Roma, cui potranno esse¬ 
re dirette le richieste di programmi e di informa¬ 
zioni relative al Congresso (piazza Viminale 7, 
Roma 5). 

8° Congresso italiano d’igiene. 

Come avevamo annunziato, l'Associazione Nazio¬ 
nale Fascista per l'Igiene aveva convocato il pros¬ 
simo congresso a Bari dal 10 al 15 maggio. Con¬ 
siderazioni di carattere generale hanno perù 
indotto il Direttorio Nazionale a deliberare di te¬ 
nere il Congresso del 1932 in autunno, nella Capi¬ 
tale. ove si concentrano i più importanti Congressi 
Nazionali, nella ricorrenza del decennale della 
Marcia su Roma. Nel 1933 il Congresso si terrà 
a Bari. 

Nel Congresso di Roma saranno svolte quelle 
tra le relazioni preparate pel Congresso di Bari 
che non hanno speciale riferimento alle applica¬ 
zioni pratiche realizzate nella regione pugliese. 

Sarà fatta nel Congresso di Roma la comme¬ 
morazione del compianto fondatore e primo pre¬ 
sidente dell’Associazione, prof. Achille Sciavo e, 
pel maggiore tempo disponibile, sarà più comple¬ 
tamente sviluppata la relativa sottoscrizione, che 
tuttavia già procede alacremente. 

Il Congresso di Bari acquisterà, pel rinvio di 
un anno, ancor maggiore prestigio per la più ma¬ 
tura preparazione. Il programma di visita alle 
principali istituzioni igienico-sanitarie della regio¬ 
ne pugliese, che ne costituirà la nota caratteristi¬ 
ca, si arricchirà e perfezionerà vieppiù, in modo 
da riuscire di grande e sicura attuazione rispetto 
a tutti gli studiosi e cultori d'igiene delle varie 
parti d’Italia. 

Fervono intanto, presso le varie Sezioni provin¬ 
ciali dell’Associazione, le attività specialmente ma¬ 
nifeste nel campo della propaganda igienica e nel¬ 
lo studio delle condizioni ambientali locali e dei 
loro riferimenti allo stato sanitario delle popola¬ 
zioni. Di tutta questa massa di lavoro si avrà una 
dimostrazione sintetica ed armonica così nel pros¬ 
simo Congresso di Roma, come in quello-di Bari 
e nei venturi. 

1° Congresso nazionale di medicina dello sport. 

Come ne avevamo dato l’annunzio, si è svolto 
a Roma dal 19 al 21 aprile. L’inaugurazione ebbe 
luogo nell'Aula Magna del Palazzo della Provin¬ 
cia. con l’intervento del Sottosegretario di Stato 
on. Arpinati, il quale pronunziò il discorso inau¬ 
gurale; parlarono anche il prof. Ugo Cassinis, 
commissario della Federazione medici sportivi, il 
prof. E. Morelli, per il Sindacato nazionale medico 

fascista, e il prof. S. Baglioni. 

Furono fatte interessanti relazioni e comunica¬ 
zioni. 

Il Congresso attesta l’importanza oggi attribuita 
all’attività fisica e alla sua razionalizzazione scien¬ 
tifica 

10° Congresso italiano di medicina del lavoro. 

Si è tenuto a Milano, dal 23 al 25 aprile, sotto 
la presidenza del prof. Luigi Devoto, con 1 inter¬ 
vento di molti studiosi, nonché di insegnanti del- 


I 





SEZIONE PRATICA 


713 


{Anno XXMX, Nlm. 18] 


le scuole medie ed elementari, invitati allo scopo 
di favorire la diffusione delle nozioni più impor¬ 
tanti relative ai problemi di medicina del lavoro. 

Ne daremo un breve resoconto. 

Convegno italiano di pediatria. 

Il direttorio della Società Italiana di Pediatria 
organizza un convegno nazionale a Perugia, nella 
seconda metà di settembre, per discutere il tema: 
« Sieroterapia e vaccinazione antidifterica ». Ri¬ 
volgersi al presidente, prof. G. B. Allaria. corso 
Bramante 29, Torino. 

Raduni medici culturali. 

Per iniziativa del Consultorio clinico « Gaetano 
Rumino » di Benevento, diretto dal prof. Andrea 
Ferrannini, si sono iniziati dei raduni medici a 
scopo dimostrativo e per discutere problemi d'at¬ 
tualità. Il primo raduno si è tenuto il 6 aprile a 
Piedimonte d’Alife ed è stato organizzato dall uf¬ 
ficiale sanitario dott. E. Di Nardo; sono stati presi 
in esame numerosi argomenti. 

83° Congresso delPAssociazione Medica Americana. 

Ouesto grandioso congresso si terrà a New Or¬ 
leans durante i giorni 9-13 maggio, sotto la pre¬ 
sidenza del dott. Edward H. Cary; comprenderà 
12 Sezioni; vi sarà unita una Esposizione divisa 
in 11 Sezioni e 3 Mostre speciali. 

Congresso francese di radiologia. 

Si è costituito a Parigi un comitato per l'or¬ 
ganizzazione annuale dei congressi dei medici ra¬ 
diologi di lingua francese, sotto gli auspici della 
<« Société de radiologie médicale de France », del¬ 
la « Société frangaise d electrothérapie » e della 
« Société belge de radiologie ». Il comitato è pre¬ 
sieduto dal dott. Belot. I congressi sostituiranno 
la 13 a Sezione della Società francese per il pro¬ 
gresso delle scienze, poiché tale Sezione è stata 
soippressa. Di regola si aduneranno in ottobre, 
durante i congressi francesi di chirurgia e di uro¬ 
logia. La prima riunione avrà luogo nell'otto¬ 
bre 1933. 

Per un’assemblea generale dei medici spagnoli. 

Un gruppo di medici spagnoli ha deciso di con¬ 
volare i colleghi a una grande assemblea generale. 
I na circolare rileva che le organizzazioni mediche 
già costituite, malgrado i 52 deputali medici eletti 
alle Cortes, non sono riuscite, nell’attuale perio¬ 
do di rinnovamento nazionale, a far dare alla sa¬ 
lute pubblica il posto che le compete nella costi¬ 
tuzione della repubblica. Si vuol rimediare a tale 
manchevolezza; inoltre tendere a far coordinare 
le disposizioni vigenti — spesso vaghe e contradit- 
torie e caotiche — in materia di legislazione sani¬ 
taria; infine a valorizzare le classi sanitarie e far¬ 
ne accogliere le aspirazioni. 

Corso accelerato di tisiologia. 

£ stato organizzato per iniziativa del Sindacato 
Provinciale Medico Fascista di Parma, presso quel¬ 
la Facoltà Medica; avrà luogo tra il lo maggio e 
il 28 giugno, ,per 3 giorni di ogni settimana (lu¬ 
nedì, mercoledì e sabato), nelle ore pomeridiane 
(dalle lo alle 18). Tassa L. 50,10 da versare al- 
l'Economato* della R. Università; domanda in car¬ 
ta legale al Rettore; richiedere programma al Sin¬ 
dacato (piazza Garibaldi, palazzo del Governatore. 
2 ° PO- 


UlTìcio interuaziouale di documentazione di medicina 

militare. 

Come abbiamo annunzialo, il Comitato perma¬ 
nente dei Congressi internazionali di medicina e 
di farmacia militari ha indetto la 2 a sessione del¬ 
l’Ufficio internazionale di documentazione di me¬ 
dicina militare a Liegi, dal 22 al 25 giugno. In tale 
occasione verrà inaugurato il locale dell'ufficio, 
offerto dalla città. Durante la sessione si terranno 
numerose conferenze e lezioni (in lingua francese); 
i convenuti prenderanno parte all’inaugurazione 
delle « Giornate mediche belghe ». È autorizzato 
l'uso deH'uniforme. Per le iscrizioni rivolgersi al: 
Lieut.-Col. Méd. Voncken, Hòpital Militarne, Liége; 
per informazioni sui viaggi (riduzioni, di tarif¬ 
fe, ecc.) rivolgersi alle succursali dell’Agenzia Th. 
Cook A’ C. e della Compagnia internazionale delle 
carrozze letti. 

L’Istituto Neurologico di Milano. 

In occasione della visita alla Fiera internazionale 
campionaria di Milano, S. M. il Re ha inaugurato 
l'Istituto Neurologico Vittorio Emanuele III (Cli¬ 
nica Neurologica della R. Università), che occupa 
un nuovo e grandioso edilizio. Accolto da nume¬ 
rose personalità e vivamente acclamato, il Sovra¬ 
no ha visitato tutti- i reparti dell'Istituto, interes¬ 
sandosi agli apparecchi scientifici ed ai ricove¬ 
rati, tra i quali parecchi grandi invalidi di guerra 
per ferite cerebrali; venne guidato dal direttore, 
prof. Besta. 

li Sovrano ha anche visitato il nuovo Ospedale 
Militare, ammirandone l’organizzazione e il fun¬ 
zionamento, guidato dal direttore ten. col. Jeniz- 
zotti. 

Agli Ospedali Riuniti di Roma. 

Il gr. uff. avv. Giuseppe Spano, prefetto del 
Regno, ha in questi giorni preso possesso del suo 
nuovo ufficio di presidente del Pio Istituto di 
S. Spirito ed Ospedali Riuniti di Roma. 

In tale circostanza gli è stato reso omaggio da 
tutto il .personale amministrativo, sanitario e su¬ 
balterno ospedaliero, dal quale è stato fatto og¬ 
getto di calorosa ed entusiastica acclamazione. 

Il prefetto Spano ha messo in luce quanto il 
Regime ha fatto pel rinnovamento degli Ospedali 
dell’Urbe ed ha rivolto caldo incitamento al per¬ 
sonale tutto, perchè — ciascuno nella propria 
sfera — svolga azione attiva e fattiva allo scopo 
di collaborare alla magnifica opera fascista, in¬ 
neggiando, infine, al Re, al Duce ed al Fascismo. 

Istituto di ricerche mediche a Filadelfia. 

È ora in via d organizzazione presso l’Ospedale 
Generale della città e sarà in rapporto con tutte 
le altre istituzioni scientifiche locali; comincerà 
a funzionare nel prossimo autunno; la direzione 
ne è stata affidata al dott. Léonard G. Rowntree, 
attualmente direttore del reparto di ricerche cli¬ 
niche alla Clinica Mayo in Rochester e professore 
di clinica medica all’Università di Minnesota. 
Temporaneamente l’Istituto occuperà un edifizio 
in via di costruzione sul terreno annesso all’ospe¬ 
dale; quando saranno disponibili fondi bastevoli, 
si provvederà a costruire un nuovo edifizio, sem¬ 
pre in rapporto con l’Ospedale. La fondazione 
venne decisa nel 1922. a titolo di commemorazio¬ 
ne del centenario della nascita di Pasteur. 


714 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 1S}. 


Per la città universitaria di Bordeaux. 

La Commissione per l'attribuzione di prestiti 
presso il Ministero della sanità pubblica della 
Francia ha accordato all'Ufficio pubblico per le 
abitazioni economiche della città di Bordeaux, la 
somma di 8.444.200 franchi, per la costruzione di 
una « città universitaria ». Questa fronteggerà la 
rue de Ségur; comprenderà 260 camere, un risto¬ 
rante ecc. Il terreno, dell'estensione di 10.000 mq., 
è stato donato all’Ufficio predetto dal Municipio 
di Bordeaux; è stimato 1.250.000 franchi. Le spese 
di arredamento e funzionamento verranno soste¬ 
nute dall’Università, che a tale scopo ha ricevuto 
un milione di franchi dal Consiglio Generale della 
Gironda e una prima sovvenzione di 700.000 fran¬ 
chi dal Governo. La città universitaria ha lo scopo 
di ospitare gli studenti d’università. 

La “ bomba (li radio ,, in Inghilterra. 

La « Commissione Nazionale per il radio » del¬ 
l’Inghilterra ha deciso di far discontinuare l'im¬ 
piego della « bomba di radio » di 4 grammi, poi¬ 
ché i risultati non sono stati soddisfacenti. Que¬ 
sta decisione ha sollevato vivaci proteste da parte 
dei radiologi e dei chirurgi. Si fa notare che al¬ 
trove s’impiegano « bombe di radio » con successi 
ottimi, quantunque non certo assoluti; così a Pa¬ 
rigi l’Istituto del Radio dispone di una bomba 
di 4 grammi; a Stoccolma da tempo s’impiega 
una bomba di 3 grammi; a New York il « Me- 
morial Hospital » vanta un quantitativo di 4 gram¬ 
mi; a Bruxelles, ove si è sperimentato con 4 
grammi e con quantitativi minori, è ora in pro¬ 
getto la costruzione di una bomba di 12 grammi. 
S’impongono delle cautele nell'usare questi quan¬ 
titativi indenti di una sostanza tanto attiva; a 
volte si richiede anche il concorso di altri lattori, 
dai semi di radon ai raggi X ultra-duri; non 
tutti i tumori maligni rispondono ugualmente; 
ma è anche certo che si contano risultati sempre 
più impressionanti nella cura del cancro. 

L’ispezione generale della sanità pubblica al Perù. 

Il direttore generale della sanità pubblica del 
Perù ha nominato ispettore generale dei servizi 
sanitari della Repubblica un funzionario sprov¬ 
visto del titolo di dottore in medicina. L’Associa¬ 
zione medica peruviana gli ha indirizzato una let¬ 
tera di protesta. Il direttore generale ha replicato 
sostenendo la tesi che il posto è puramente am¬ 
ministrativo e che il titolare può non essere un 
medico. L’Associazione ha contro-replicato richia¬ 
mandosi al testo del decreto (23 giugno 1922; che 
istituisce la carica (l’art. 14 dichiara trattarsi di 
un posto di medico ispettore). Il direttore gene¬ 
rale ha ribattuto sostenendo il carattere ammini¬ 
strativo della funzione e considera la questione 
come regolata. 

Aiuto ai reumatici. 

Si è costituita a Parigi un'associazione dal titolo 
» L’entr’aide aux rhumatisants » sul tipo del- 
l’« Aide aux cardiaques »; ha sede presso la Cli¬ 
nica medica del prof. Carnot (Hótel-Dieu) e fa 
parte del Servizio di fisioterapia, affidato al dott. 
Dausset; offre consultazioni gratuite, nell’ambu- 
lalorio fisioterapico; inoltre procura l invio nelle 
stazioni termali e la concessione di tariffe ridotte 
di cura; s’interessa a cercare occupazioni adatte 
ai semi-invalidi e al ricovero degli invalidi, a for¬ 
nire aiuti economici ecc. La quota d’iscrizione per 


i soci ordinari è minima, di 5 franchi l’anno; per 
gli « aderenti » è di 50 franchi. Segretario del¬ 
l'opera è il sig. Goumy (rue Belgrad 32); tesoriere 
il dott. Chenilleau (IIótel-Dieu, Service du Dr. 
Dausset). ; 

I periodici medici dell’Australia. 

A quanto risulta dal « Journ. A. M. A. » (19 mar¬ 
zo 1932), l'Australia è un paese fortunato, dacché, 
malgrado la sua immensa estensione (di poco 
inferiore a tutta l’Europa), sia pure pochissi¬ 
mo popolata (comunque raggiunge circa 10 mi¬ 
lioni di abitanti), conta pochissimi periodici di 
medicina e cioè: uno di medicina generale, il « Me¬ 
dicai Journal of Australia », settimanale, organo 
ufficiale dell'Associazione Medica Britannica, se¬ 
zione australiana; uno di medicina pratica, «G. P.» 
(General Practitionen, mensile: esso esclude i con¬ 
tributi scientilici ed i resoconti di società e si limi¬ 
ta a contributi clinici: sorto da poco, ha ottenuto 
un successo rapidissimo; uno di clinica -ospeda¬ 
liera, i « Melbourne Hospital Clinical Reports »,. 
trimestrali; uno di chirurgia, l’« Australian and 
New Zealand Journal of Surgery »; uno specializ¬ 
zalo. sul cancro, il «Journal of thè Cancer Re¬ 
search Commettee », uno di sanità pubblica, 
organo dell’ufficio sanitario della repubblica. 

« Health »; ed infine uno di propaganda igienica, 

« Health Bulletin », pubblicato dalla Sezione di 
Vittoria dell Ufficio di Sanità: 7 periodici appena’ 

Viaggio medico belga in Svizzera. 

Verrà compiuto sotto gli auspici dell'Associazione 
della stampa medica belga e della Federazione dei 
medici svizzeri, dal 17 luglio al 5 agosto; inizio e 
fine del viaggio a Bruxelles; prezzo complessivo 
5430 franchi belgi, tutto compreso, 'escluse le be¬ 
vande alcooliche. Eventuali informazioni presso 
l’« Association de la Presse Médicale Belge», rue 
Archimède 36, Bruxelles. 

In onore dei medici lombardi caduti in guerra. 

Per iniziativa del dott. cav. Albertini, direttore 
del Servizio Sanitario nelle Scuole del Comune di 
Milano e direttore della Scuola Zaccaria Treves, 
nonché della « Gazzetta Medica Lombarda », nel 
prossimo giugno le aule scolastiche della nuovis¬ 
sima Scuola « Zaccaria Treves» in via Gol leoni sa¬ 
ranno consacrate ai medici lombardi caduti in 
guerra. 

Gli ebrei nella medicina inglese. 

Al simposio annuale della « London Jewish 
Hospital Medicai Society » furono discussi i con¬ 
tributi scientifici portati alla medicina dagli israe¬ 
liti nell'Inghilterra. Ospite d’onore fu lord Moy- 
nihan, il quale rilevò di essersi sempre interessato 
all'attività svolta dagli ebrei nelle scienze e di aver 
dovuto ammirare la loro integrità intellettuale 
e professionale. Parlò poi il Dr. A. Goodman Levy, 
il quale osservò che in Inghilterra gli ebrei non 
hanno attinto, nelle scienze mediche, i posti ele¬ 
vati che possono vantare i loro confratelli del con¬ 
tinente, come Cohnheim, Ehrlich, Wassermann, 
Freud, Schiff, Widal, Besredka, Baginky, ecc. Vor¬ 
remmo aggiungere Lombroso. 

Nove generazioni di medici. 

In una cittadina del Massachusetts (Stati Uniti), 
North Andover, si è scoperta una serie di otto ge¬ 
nerazioni di medici, che recano il nome di Kit- 


SEZIONE PRATICA 


715 


Anno \\\1\, Num. 18] 


teredge. Ad iniziativa di una persona della fa¬ 
miglia, è stata eretta una fontana nella piazza 
.principale, a ricordo di questo fatto insueto. La 
fontana reca una fascia in bronzo, con i nomi dei 
medici succedutisi nella stessa famiglia; il più an¬ 
tico, il sestavolo, Giovanni, era nato nel 1830; la 
dedica prevede ancora dei discendenti, e non a 
torto: già il medico attuale, Giuseppe, ha una fi¬ 
glia laureata in medicina, Ed\ina, che però non 
esercita più nella località: è andata a stabilirsi 
nello stato di New York (a Yonkers). 

Un processo giudiziario contro l’Associazione Me¬ 
dica Americana. 

Il « Journal of thè American Medicai Associa- 
tion » e la « Hygeia » (che n’è una emanazione), 
avevano denunziato, come fraudolente, le presunte 
cure del cancro patrocinate con molta pubblicità 
dal sig. Normar Baker, di Muscatine (stato di 
Iowa). Il Baker è alla testa di numerose e varie 
intraprese industriali, tra cui una stazione di ra¬ 
diodiffusione. 

Ne è derivata una querela, con richiesta di dan¬ 
ni all’Associazione, per l’importo di mezzo milio¬ 
ne di dollari, ossia circa 10 milioni di lire it. Il 
processo si è svolto dal 9 febbraio al 3 marzo, e si 
è chiuso con l'assoluzione piena dei due periodici. 

Per la chiusura domenicale di una farmacia in Fran¬ 
cia. 

11 Tribunale penale d una città della Francia, su 
denuncia del Sindacato dei Farmacisti, condannò 
un farmacista per contravvenzione al disposto pre¬ 
fettizio che dispone la chiusura delle farmacie 
nelle giornate di domenica. In appello il farma¬ 
cista ebbe cassata la sentenza, essendo intervenuta 
un’amnistia. Fu tuttavia assegnata a titolo di in¬ 
dennizzo la somma di cento franchi al Sindacato, 
che si era costituito parte civile pei danni recati 
ai confratelli. 

Una scuola di caccia e tiro per medici. 

Esiste in Francia sotto il titolo di « Saint-Hu- 
bert Medicai ». Col 1° maggio ha organizzato un 
concorso a Issv-les-Moulines; vi furono invitate le 
signore dei medici, per le quali si è organizzata 
una gara speciale. Presidente è il L)r. Maurice, di 
Sèvres (Seine-et-Oise). 

Falsa medichessa. 

È stata arrestata a Torino certa Caterina Pero- 
sino in Cantoria, di anni 48, la quale esercitava 
abusivamente la medicina: si era formata una 
clientela molto numerosa. 



Si è spento a Milano, di leucemia, il prof. sen. 
BALDO ROSSI, illustrazione della chirurgia ita¬ 
liana. 

Ce ne occuperemo prossimamente. 


È morto il doti. JEAN-FRANgOIS HEYMANS, 
professore emerito dell’Università di Gand, ove, 
per 40 anni, ha insegnato terapia e farmacologia. 
Ha compiuto una serie di lavori di aitò pregio. 
Con il prof. Gley ebbe a fondare, trenta anni or 
sono, gli <( Archives internationales de Pharmaco- 
dynamie et de Thérapie ». A. P. 


RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA. 

Amer. Jl. Obst. a. Gyn., gen. — C. Jeff Mil¬ 
ler. Trattam. delle emorragie uter. — B. A. Lif- 
vendahl. Ascesso uterino. — W. Shuman. Frattu¬ 
ra pelvica in ostetricia. 

Journ. A. M. A., 23 gen. — C. S. 0’ Brien. 
Iperglicemia nella cataratta senile avanzata. — D. 
Macomber. Pseudogravidanza. 

Bull. Ac. de Méd., 2 feb. — F. Bezan^on e F. 
Etchegojn. Dimostraz. della spirocheta nella gan- 
grena polm. — Pi.azy e Germain. Trattam. della 
febbre esantem. con sangue di tifosi esantemat. 

Archives Internai Med., gen. — P. ,S. Hench. 
Proteinoterapia. — A. P. Briggs. L’acidosi nella 
nefrite. — W. C. Hueper e al. Aspetti immuno¬ 
logia della leucemia. — H. Milton Conner e al. 
Agranulocitosi e ipogranulocitosi. 

Amer. Journ. Med. Se., feb. — E. V. Allen e 
G. E. Brown. Morbo di Raynaud. — J. 0. Wauger 
e S. N. Blackrerg. Reviviscenza 

Prensa Méd. Arg., 20 gen. — G. Bosch e al. 
Allucinazione e percezione. — C. L. Ducco. Me¬ 
todo spettrometrico per determinare il pH. 

Presse Méd., 10 feb. — R. Sarouraud. L’eczema. 

Indiati Journ. Med Res., gen. — L. E. Napler. 
Trattam. del kala-azar. — R. C. Wats e W. I. 
Witte. Il pigmento malarico. — S. R. Christo- 
phers e A. C. Craigiiead. Determinaz. del diametro, 
medio delle emazie. 

Surg., Gyn. a. Obst., feb. — H. C. Stander. 
Retinite emorragica nell’iperemesi gravidica. — 
M. Jansen. Aspetti scientifici e sociali dell’ortope¬ 
dia. — W. M. Millar. La gangrena gassosa. 

Arch. di Antrop. Crini, eco., seti.-die. — O. An¬ 
drei. Determinaz. dell'età di una frattura. — D. 
Galausino. Impalamento addominale accidentale.. 

Munck. Med. Woch., 12 feb. — Borst. Infiam¬ 
mazione. — Cramer. Pletora abdominis (dyspepsia, 
intestinalis flatulenta). 

Mediz. Welt, 13 feb. — E. Schmitz. Ricambio 
minerale e nutrizione. — H. Gerbis. Pericoli d’av- 
velehamento nella vita quotidiana. — B. Thom. 
Diagnosi radiologica di appendicite. — O. Bieling 
Trattam. interno dell’urolitiasi. 

Revue Neurol., gen. — G. Marinesco. Encefa- 
lomieliti da ultravirus. 

Presse Méd., 13 feb. — Lapointe e al. Bronco- 
polmoniti postoperatorie e loro profilassi coi vac¬ 
cini Usati. — P.-L. Violle. Litiasi fosfatica urina¬ 
ria. — S. Dejust-Defiolle e M. Romme. Opote- 
rapia renale. 

Deut. Med. Woch., 12 feb. — Umber. Il destino 
dei diabetici. — Lorentz. Sport e veleni voluttuari. 

Klin. Woch., 13 feb. — A. Buschke e al. Epi¬ 
demiologia delle malattie cutanee e sessuali. — 
G. Goldgrubes. Trattam. diatermico delle malat¬ 
tie epatiche. 

Arch. per le Se. Med., die. — D. Barbieri. In¬ 
nesti di midollo osseo. 

Radiol. Med., feb. — M. Accor imbonì. Radiologia 
del pneumotorace. — R. Rossoni. Radioterapia del 
m. di Vaquez 

South Afr. Med. Journ., 25 gen. — W. 0. Fi¬ 
scher Diagn. precoce di tbc. colla reaz. di Vernes. 

Accad. Med., 25 gen. — A. Masazza. Dietotera¬ 
pia della epilessia. — F. Geriola. La massa sang. 
nelle costituzioni e nelle malattie. 

Semana Méd., 28 gen. — R. Cibilo Aguirre o- 
D. Brachetto-Brion. Anat. patol. dell’eritema no¬ 
doso. — R. Morea Ventricolografia. 


716 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 18] 




Morgagni, 10 gerì. — M. Mattioli. Variazioni 
elettrocardiografiche sul tabagismo e sul nicoti¬ 
nismo. 

Rass. Clin.-Scient., lo feb. — J. Laumonier. 
L'emozione normale e patologica. — B. Boldrini. 
Gli accidenti da elettricità. 

Amer. Journ. of Cancer, gen. — H. Burrovvs 
e al. Produz. speriment. di tumori del tessuto 
connettivo — L. H. Jokstad. Terapia dei tumori 
cutanei. 

Zbl. /. Chir., 20 feb. — J. Vorschutz. Uretero- 
cele. — M J. Lorin-Epstein. Intestino crasso a 
spirale, coliti croniche zonarie e retrazioni dia¬ 
frammatiche. 

Riv Oto-Neuro-Oftalmologica, nov.-dic. — Bu¬ 
secca. Flemmone orbitario. 

Wien. Klin. Woch., 19 feb. — Jagic. Clinica e 
terapia dell’ipertensione. — Hess. L'Utero secon¬ 
dario. 

Rij. Med., 6 feb. — A. Campani. Segni iniziali 
della tbc. polm. 

Folia Med., 30 gen. — U. E. Fittipaldi. Genesi 
dell’ossaluria. 

Mediz. Welt, 29 feb. — W. Berghaus. Il siero 
antidifterico alla luce della statistica. — D. Roth- 
schild. Asma bronch. 

Paris Méd., 20 feb. — Numero sulle malattie 
respirat. 

Arch. Mal. App. Dig. ecc., gen. — P. Duval 
•e al. Le pieghe della mucosa gastrica. — I. Daniel. 
Patogenesi dell’orticaria. 

Bruxelles-Méd., 21 feb. — A. Govaerts. I reu¬ 
matismi cronici. 

Journ. d. Prat., 20 feb. — C. Achard. Peritoniti 
<la pneumococchi. 

Journ. A. M. A., 6 feb. — J. H. Prath e al. 
Psicoalgie. — G. L. Waldbott. Prevenzione dello 
shock anafilattico. — C. B. Morton e V. N. Ar¬ 


cher. Ascariasi: roentgenologia e chirurgia. — M. 
S. Wien e M. O. Perlstein. Icus vulvae acutum. 

Journ. de Méd. Frang., gen. — Numero sulle 
paratiroidosi. 

Laneet , 20 feb. — Plesch. Atonia arteriosa 
e arteriosclerosi. 

Presse Méd., 20 feb. —- E. .Sergent. Broncliiet- 
tasie e ascessi. — P. Carnot e al. Basedow galop¬ 
pante. 

Rif. Med., 13 feb. — H. Yignes. Compressioni 
del cordone ombell. 

Morgagni, 17 gen — M. Sindoni. Flebosclerosi. 

Federaz. Med., 31 gen. -v- F. Macheli. Tbc. mi¬ 
liare del polmone. — D. Cattaneo. Etiologia del 
tracoma. — V. Monaldi. Il miele. 

Ann. di Ost. e Gin., 31 die. — F. Vozza. Dia¬ 
gnosi rapida del corioepitelioma ad insorgenza 
precoce. — M. Vitali. Nefropatia gTavidica e ne¬ 
frite complicante la gravidanza. — P. Natale. 
Reaz. Citelli-Piazza nei tumori. 

Riv. di Cl. Pediatr.. 1. — A. Martinetti. Ma¬ 
laria e sviluppo somatico del bambino. — C. Cur¬ 
rado. Eliminaz. del bacillo di Koch per le vie bi¬ 
liari. 'i . 

Journal dos Clin., 30 gen. — N. P. Fróes. àn¬ 
ce toma pedis. 

Biochem. Zeitschr , 12 feb. — E. Freud e R. 
Katz. Biochimica delle agglutinine. — S. Herz- 
feld. Glicosuria e maltosuria. — G. Bostròm. 
Azione attivatrice degli estratti tumorali sulle fer¬ 
mentazioni. 

Riv. Ospedal., gen. — G. Scagliosi. Tumori ga¬ 
strici benigni. 

Cl. Med. Ilal., gen. — L. Pontoni. M. Belli. 
Ematologia qualitativa nella tbc. polm. — M. Ca¬ 
labresi. Disturbi di conduzione atrio-ventricolari. 

Pathologica , lo feb. — P. Bezza. I miomi del¬ 
l'esofago. — V. Tramontano. Etiologia del granu¬ 
loma maligno. 


Indice alfabetico per materie. 


Acido ossalico: formazione; precipitazio- 

zione renale . P a g. 699 

Acido solfocianico nel sangue. » 690 

Amiotrofie sifilitiche. » 696 

Arteria polmonare: ectasia aneurisma¬ 
tica .. » 679 

Bibliografia ..701, 702 

-Cervello: tumori. » 695 

Chirurgia: comunicazioni varie. » 704 

Cirrosi di Cruveilhier-Baumgarten; gua¬ 
rigione . » 705 

Corpi estranei nei bronchi : effetti di 

di lunga permanenza. » 706 

Elettrochirurgia : applicazioni. » 707 

Emottisi leggere e persistenti: prescri¬ 
zione . M 706 

Freddo: influenza in patologia. » 693 

Insegnamento superiore . » 710 

Itterici: ricerca della bilirubina nella 
pelle .. w 707 

Linfogranuloma inguinale venereo . • • » 704 


Malaria: cicli secolari; nnofelismo sen¬ 
za— . Pag. 685 

Meningite basilare ologena sintomatica » 697 

Pellagra : reperti chimici del sangue . • » 707 

Pneumotorace artificiale . » 705 

Rene : emato-idro-nelrosi . »> 703 

Reni : insufficienza. » 698 

Reni: refratlometria per lo studio fun¬ 
zionale . » 698 

Servizi igienico-sanifari . » 709 

Sindromi associate dell’addome destro: 

importanza della costituzione .... » 677 

Toracoplastica e apicolisi : resezione delle 

apofisi trasverse. » 706 

Tumori della regione frontale: diagnosi 

precoce . » 695 

Tumori temporali: diagnosi. » 695 

Vaccinazione antitubercolare: metodo 

sperimentale .. » 686 

Vescica: adenocarcinoma della cupola . » 699 

Vescica : metastasi carcinomatosa .... » 701 

Virchow aneddotico. » 708 


iritti ai proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di laveri pubblicati nel Policlinico se non in 
ignito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte. 


C. Frugoni, Red. capo. 


A. Pozzi, resp. 


Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier. 































ANNO XXXIX 


Nuiii. 19 


Roma, 9 Maggio 1932 - X 

“IL POLICLINICO,, 

fondato nel 1893 dai professori: 

GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 



Redattore Capo.- Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 


SOMMARIO. 


Lezioni : E. Cova : La febbre in travaglio di parto. 

Note e contributi: R. Manata i : Coneiderazioni sulle 
mammellettomie parziali per cancro. 

Osservazioni cliniche: G. Conte: Ileo complicante un 
tifo ambulatorio diagnosticato ileo verminoso. 

Tecnica: F. Leti: Reattivo per la ricerca a'freddo del 
glucosio. Metodo facile per ottenerlo. 

Sunti e rassegne: Psichiatria: E. Stransky : La psichia¬ 
tria nella pratica generale. — R. Riggall : Un caco 
di personalità multipla. — Organi digerenti : G. Luc¬ 
chese : Dilatazione idiopatica dell’eeofago o megae¬ 
sofago. — P. Carnot e E. Libert : La prova clinica 
deH’iotamina in patologia gastrica. — BartheLe : 
Nuove vedute sulla etiologia e patogenesi della ste¬ 
nosi infiammatoria del retto. — G. Figurelli : Ipoclg- 
ruremia e terapia cloruro-6CJdica nelle occlusioni in¬ 
testinali acute alte (duodenali). — N. Henhing : La 
gaetrite dello stomaco operato. — Reni e vie urinarie: 
E. Papin, Bernasconi e Bernard : Contributo allo 
studio del rene soprannumerario. — H. Wade: Il si¬ 
gnificato dell’ematuria. — Voelcker: Esperienza nel¬ 
la resezione della vescica. — W7 Walters: Trapianto 
degli ureteri nel rettosigma ed estirpazione della ve¬ 
scica nella cura della ectopia della vescica. 

Notizia bibliografica. — Cenni bibliografici. 


LEZIONI. 

La febbre in travaglio di parto. 

Lezione clinica. 

Prof. Ercole Cova, 

Direttore della Clinica Ostetrico-Ginecologica 
della R. Università di Palermo. 

La storia clinica della paziente che presen¬ 
tiamo oggi nella scuola è abbastanza sempli¬ 
ce. Si tratta di una giovane primipara., sana, 
che non ha mai avuto malattie degne di nota, 
regolarmente conformata, che ha partorito 
quattro giorni or sono. Al principio del tra¬ 
vaglio si ruppe spontaneamente il sacco delle 
acque e in queste condizioni la paziente fu ac¬ 
colta nella Clinica. Le contrazioni si presen¬ 
tarono deboli e suiccedentisi a lunghi interval¬ 
li, tanto che dopo dodici ore la dilatazione 
della bocca uterina era appena di quattro cen¬ 
timetri. Si notò che in quel momento la tem¬ 
peratura era salita a 38°; quattro ore più tardi 
era a 39° e il feto dava segni di sofferenza. La 
dilatazione era presso che invariata ed allora 
si procedette alla dilatazione artificiale con un 


Accademie, Società Mediche, congressi : R. Accademia 
Medica di Roma. — Società Medico-Chirurgica di Pa¬ 
dova. — Accademia Medico-Fisica Fiorentina. — So¬ 
cietà Medico-Chirurgica della Romagna. — Società 
Medico-Chirurgica Veronese. — Società Medico-Scien¬ 
tifica del Centro Sanatoriale di Arco. 

Appunti per il medico pratico: Casistica e terapia: 
L’infezione focale e la sua importanza per la pato¬ 
genesi delle malattie nervose organiche. — Pseudo¬ 
tabe di origine tifica. — Poliomielite abortiva. — 
Prognosi e terapia della mielite funicolare nell’ane¬ 
mia perniciosa. — Sclere blu e difetti associati. — 
Neurorecidive dell’acustico. — La frenico-exeresi nel 
trattamento del tic diaframmatico. — Semeiotica : Un 
nuovo eintoma della nefrolitiasi. — Medicina scien¬ 
tifica : Tubercolosi ed alimentazione. — Le modifica¬ 
zioni del polmone in seguito alla frenico-exeresi stu¬ 
diate col metodo della colorazione vitale. — Resisten¬ 
za ed immunità nello studio sulla tubercolosi. — 
Varia: «Caro dottore, avete da mangiare?». 

Nella vita professionale: Medicina sociale: A. Fran- 
chetti : L’endemia gozzo-cretinica. — Concorsi. — No¬ 
mine, promozioni ed onorificenze. 

Nostre corrispondenze : Da Padova. 

Notizie diverse. 

Indice alfabetico per materie. 


dilatatore metallico, poi alla estrazione col for¬ 
cipe. Il feto venne alla luce gravemente sof¬ 
ferente e non fu possibile rianimarlo. Il gior¬ 
no dopo il parto la febbre accennò ad abbas¬ 
sarsi, ma ieri ed oggi si sono toccati di nuo¬ 
vo i 39°. 

Questa la storia clinica nelle sue linee fon¬ 
damentali; più tardi ci sarà necessario soffer¬ 
marci con maggiore ampiezza sopra qualche 
altro particolare. 

Il fatto che domina nel decorso del parto 
di questa paziente è il rialzo di temperatura 
abbastanza elevato. Dobbiamo subito chieder¬ 
ci se questo rialzo termico, fino a 39°, debba 
interpretarsi come un fenomeno fisiologico, 
legato alle modificazioni determinate nell’or¬ 
ganismo dal parto, o debba invece conside¬ 
rarsi come un fatto patologico. 

Con altre parole e più semplicemente dob¬ 
biamo domandarci se il parto per sè stesso ca¬ 
gioni un rialzo della temperatura. Rispondia¬ 
mo che, entro certi limiti, questo può avve¬ 
nire. Alla fine di un parto lungo e laborioso 
troviamo di .solito la temperatura aumentata 
e si potrà arrivare ad un massimo di 38" an¬ 
che in assenza di fatti patologici veri e propri, 
ma di solito il rialzo termico fisiologico del 


718 


<( TL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 19] 


parto è meno elevato e difficilmente si supe¬ 
rano temperature di 37°,6, 37",7. 

Questo aumento fisiologico della tempera¬ 
tura è variamente interpretato. I più lo consi¬ 
derano semplicemente -come la conseguenza 
dell’esagerato lavoro muscolare, paragonabile 
quindi al rialzo termico che si ha dopo un la¬ 
voro molto faticoso, dopo una marcia prolun¬ 
gata, e così via. Ma probabilmente intervengo¬ 
no anche altri fattori : abitualmente durante 
la gravidanza ristagna nelle vene dell’utero 
una certa quantità di sangue refluo dalla pla¬ 
centa, carico dei prodotti del ricambio fetale 
e placentare, prodotti tossici che hanno una 
certa azione anche sui centri termoregolatori. 

Tale azione è provata dai rialzi di tempe¬ 
ratura non indifferenti che si hanno nella 
eclampsia, malattia da tipica intossicazione o- 
vulare. 

Durante il parto le contrazioni spremono ed 
avviano nel circolo generale questo sangue ca¬ 
rico di prodotti tossici: da ciò anche il per¬ 
turbamento dei centri termoregolatori. 

Ma in ogni modo il rialzo termico fisiologi¬ 
co del travaglio è molto limitato e non arriva 
mai a 39° come nella paziente che abbiamo 
dinanzi. In casi simili dobbiamo cercarne la 
ragione ini fatti patologici. 

Questi possono essere costituiti da malattie 
mediche di qualunque natura che per caso 
insorgano proprio durante il parto: per esem¬ 
pio si potrebbe avere in queste condizioni un 
accesso malarico, naturalmente in donne già 
affette da malaria, anche se apparentemente 
spenta da lungo tempo. Come la malaria, mol¬ 
te altre malattie febbrili possono manifestar¬ 
si in travaglio, quindi in ogni caso sarà ne¬ 
cessario raccogliere minutamente l’anamne¬ 
si e fare un completo esame medico, al fine 
di stabilire se la febbre derivi da cause estra¬ 
nee al ;parto. Ove tale esame riesca negativo, 
come nel caso presente, rivolgeremo la nostra 
attenzione all’apparato genitale e particolar¬ 
mente all’utero. 

Qualche volta la febbre può essere la e- 
spressione di alterazioni settiche del collo ute¬ 
rino, in pazienti che già da alcuni giorni siano 
state ripetutamente esplorate o sottoposte ad 
altre manualità, come il tamponamento vagi¬ 
nale. Ciò avviene specialmente nei casi di pla¬ 
centa previa. In queste condizioni, già prima 
che la. paziente partorisca, si possono formare 
essudati nella porzione vaginale del collo : si 
avrà allora una vera e propria infezione puer- 
perale colle classiche alterazioni anatomiche, 
ma che si inizia già intra partum. Questi casi 
però non sono affatto comuni. 

È assai più facile invece, come è avvenuto 
nel caso presente, che la febbre insorga per 
altro motivo, e cioè sia dovuta alla penetrazio¬ 
ne di germi nella cavità amniotica in seguito 
alla rottura delle membrane, e quindi all’in- 
quinamento del fioco liquido amniotico ri¬ 
masto nell’utero. 


A membrane integre la penetrazione di ger¬ 
mi nel sacco non è ammissibile, e se qualche 
caso è stato descritto, si tratta di eventualità 
così rara, che praticamente si può non tenerne 
conto. Invece l’inquinamento amniotico dopo 
la rottura delle membrane è una complicazio¬ 
ne del parto abbastanza comune. 

Condizione quasi indispensabile per la pe¬ 
netrazione dei germi nel sacco delle acque è lo 
stato di travaglio. Moltissime volte osserviamo 
rottura prematura della borsa amniotica in 
gravidanza, e la gestazione prosegue per gior¬ 
ni e settimane indisturbata: fino a che non 
si abbia dilatazione della bocca uterina, i ger¬ 
mi non penetrano dentro la cavità dell’utero. 

Forse, a collo conservato, la presenza di 
muco cervicale, dotato di un certo potere bat¬ 
tericida, impedisce l’ascesa dei germi; forse 
in travaglio di parto, oltre 1 all’appianamen¬ 
to del collo e alla dilatazione si hanno feno¬ 
meni nuovi, e cioè le alternative di contra¬ 
zione e rilasciamento che ‘corrispondono in 
certo modo ad una sistole e ad una diastole 
uterina, e forse nel periodo di pausa o diastole 
si determinai una pressione negativa con aspi¬ 
razione dei liquidi vaginali entro l’utero. Que¬ 
sto concetto della diastole uterina, al quale 
io accennai fino dal 1905, è attualmente ri¬ 
preso e largamente svolto da Sfameni e dalla 
sua scuola: esso spiegherebbe agevolmente la 
ascesa dei germi nell’utero durante il trava¬ 
glio del parto. 

Si capisce come predispongano alla penetra¬ 
zione dei germi tutte quelle condizioni che 
allontanino dall’abituale adattamento tra par¬ 
te presentata e contorno pelvico o segmento 
inferiore dell’utero-: quindi più facile l’inqui¬ 
namento nelle presentazioni anormali o nelle 
viziature pelviche; l’incidente però, come nel 
caso presente, si può anche verificare con pre¬ 
sentazione di vertice e con un bacino normale. 
Altre condizioni predisponenti dello stesso ti¬ 
po si hanno nel prolasso del funicolo o di 
arti; con altro meccanismo agiscono le esplo¬ 
razioni ripetute o i tentativi di operazioni che 
importano direttamente nell’utero i liquidi e 
i germi vaginali. Anzi, le esplorazioni o i ten¬ 
tativi di operazioni possono importare germi 
anche dall’esterno. 

Quali sono i microrganismi che più comune¬ 
mente provocano l’inquinamento amniotico? 
Troviamo germi di varia natura, e più co¬ 
lutine mente quelli che] sono ospiti abituali 
della vagina. Tra questi molto frequente il 
Bacterium coli, saprofili vaginali di vario ti¬ 
po, germi gasogeni e tra questi il Bacillus 
aerogenes capsulatus; streptococchi per lo più 
del tipo rnucosus o viridam, ma anche strepto¬ 
cocchi piogeni, stafilococchi, gonococchi. 

Può destare sorpresa il fatto che germi ba¬ 
nali della vagina considerati abitualmente co¬ 
me innocui 'possano, trasportati nell’utero, 
esplicare durante il parto e più tardi azione 
patogena. 


[Anno XXXIX, Num. 19] 


SEZIONE PRATICA 


719 


Ma dobbiamo pensare che la innocuità dei 
germi è relativa e qualche volta subordinata 
alla sede. Non vediamo forse il Bacterium 
coli , ospite abituale, indifferente e forse uti¬ 
le nell'intestino, assumere alto valore patoge¬ 
no quando arrivi alle vie biliari o a quelle uri¬ 
narie, o al peritoneo? Qualche cosa di si¬ 
mile avviene anche per taluni germi vaginali 
una volta dislocati e trasportati nell’utero: 
spelcialmente streptococchi saprofiti [possono 
diventare patogeni. 

Tutti i germi dei quali poco innanzi ho par¬ 
lato si possono sviluppare nello scarso liquido 
amniotico che rimane nell’utero dopo la rot¬ 
tura delle membrane : tale liquido pel suo mi¬ 
nimo contenuto di albumina e di sali va con¬ 
siderato come un terreno di coltura povero, 
ma nondimeno abbastanza idoneo alla coltiva¬ 
zione di molteplici specie batteriche. La tem¬ 
peratura interna dell’utero rappresenta poi 
Voptimum per il loro sviluppo, onde la ripro¬ 
duzione dei microrganismi è rapida, e non 
tardano ad apparire i segni dell’awenuto in¬ 
quinamento. 

Questi anche nella nostra paziente, come 
del resto abitualmente, sono stati caratteristi¬ 
ci. Il primo indizio è dato di solito da aumen¬ 
to nella) frequenza del polso; segno questo un 
po’ vago in travaglio di parto, quando spesso 
si hanno variazioni del polso anche per altre 
ragioni, per lo stato di stanchezza, pel dolore, 
per la facile emotività. 

Più sicuro e più suggestivo è il rialzo di 
temperatura, quando si escludano altre cause 
di febbre. Nel caso nostro la febbre si manife¬ 
stò dodici ore dopo la rottura delle membrane : 
essa non appare mai prima di 7-8 ore, in quan¬ 
to è necessaria non solo la penetrazione ma 
anche una notevole moltiplicazione dei ger¬ 
mi prima che si abbia la febbre. 

Un altro segno è dato dal chiaro odore di 
putrefazione del liquido amniotico che ogni 
tanto cola all’esterno, liquido che quasi sem¬ 
pre è tinto di meconio. L’odore di putrefa¬ 
zione è l’indizio più sicuro di inquinamento; 
a feto espulso lo rileveremo anche sul corpo 
del feto, sia in caso di morte come in caso di 
vita; di solito si avverte anche sulla placenta. 

Qualche volta in travaglio di parto si può 
avere timpanismo uterino, e cioè alla percus¬ 
sione il suono dell’utero, che normalmente è 
ottuso, può diventare timpanico. Questo av¬ 
viene quando l’inquinamento è prodotto da 
germi gasogeni e si ha produzione di gas 
nell’utero. In queste condizioni si può osser¬ 
vare anche emissione di gas dalla vagina; 
qualche volta è stato notato enfisema» sottocu¬ 
taneo nelle pareli addominali. 

Abbiamo visto che nella nostra paziente la 
febbre è andata progressivamente aumentando. 
Ciò è abituale ed è in rapporto col moltiplicar¬ 
si dei germi: così nel volgere di poche ore si 
può giungere a temperature molto elevate e 


la febbre non cede se la donna non partori¬ 
sce. Quindi i vari sintomi che abbiamo enu¬ 
merato, nell'ulteriore decorso tendono sem¬ 
pre più ad accentuarsi. 

Abbiamo accennato alle sofferenze del feto, 
che sono facilmente spiegabili quando si pen¬ 
si che si trova immerso in un liquido putri¬ 
do e si tenga conto dell'assorbimento cutaneo. 
Per di più il feto compie metodicamente nel¬ 
l'utero atti di deglutizione, e se di regola in¬ 
ghiotte liquido amniotico normale, nei casi 
di inquiniaimento introdurrà nel canale gastro¬ 
intestinale matteria le putrefatto. Iniziatosi lo 
stato di sofferenza e diminuita la attività car¬ 
diaca, il feto compie automaticamente nell'u¬ 
tero qualche atto di inspirazione, e da ciò in¬ 
troduzione di materiale inquinato anche nella 
trachea e nei bronchi. 

Appena si accentua nel feto lo stato di in¬ 
tossicazione, col rilasciamento dei diversi mu¬ 
scoli si ha pure rilasciamento degli sfinteri, 
e da ciò la emissione di meconio. Con questo 
aumenta notevolmente il materiale putresci¬ 
bile, che prima era limitato agli scarsi resi¬ 
dui di liquido amniotico. 

Abbiamo visto che nei nostro caso il feto 
fu estratto gravemente sofferente e morì su¬ 
bito dopo: altre volte si ha la morte intraute¬ 
rina, ed è questa una complicazione molto 
sfavorevole per la madre in quanto allora su¬ 
bito inizia la putrefazione del corpo fetale, 
onde per l'aumentato assorbimento le condi¬ 
zioni materne si aggravano, il polso peggiora, 
si ha facilmente cianosi e dispnea. 

La diagnosi nel nostro caso è stata facile, e 
così lo è in generale : un rialzo cospicuo di 
temperatura in travaglio di parto alcune ore 
dopo la rottura delle membrane, quando si 
escludano altre cause di febbre, ci porta su¬ 
bito a pensare all’inquinamento amniotico, 
anche ove non si abbiano sintomi patogno- 
monici, come la emissione dalla vagina» di li¬ 
quido putrido o il timpanismo uterino. 

La prognosi è molto seria per il feto, ma 
riservata anche per la madre. Oggi che la fre¬ 
quenza ed i pericoli di questa complicazione 
del parto sono ben noti, si suole intervenire 
attivamente e la mortalità e la morbosità puer- 
perale materna sono meno elevate. Ora nei 
nostri istituti non; si hanno più le cifre di mor¬ 
talità di trentanni addietro, quali io riscon¬ 
trai fra il 1900 e il 1905 nella Clinica di 'Fi¬ 
renze, quando sopra 27 casi di manifesto in¬ 
quinamento, 5 pazienti vennero a soccombere 
(mortalità materna 18,5 %); ma nondimeno i 
pericoli per le pazienti sono sempre abbastan¬ 
za seri. 

Qualche volta, nelle forme gravi, se non si 
interviene con una certa sollecitudine si può 
avere la morte della paziente già intra partum 
o a parto appena espletato, per la sapremia e la 
conseguente rapida degenerazione del miocar¬ 
dio. Questo esito però non è comune; di solito 





.720 


(( ÌL POLICLINICO » 


[Anno XXX.IX, Nlm. 19 


si supera il parto e l’immediato post partimi , 
mentre si stabilisce poi una infezione puer¬ 
pera Le, spesso grave, talora mortale. I germi 
che si trovavano nel sacco ovulare, dopo il se¬ 
condamento iniettano la parete uterina; così 
si comprende come all inquinamento amnio¬ 
tico seguano puerperi febbrili almeno in tre 
quarti dei casi. Anche la paziente che oggi 
presentiamo, a quattro giorni dal parto ha feb¬ 
bre elevata che non ci consente di essere tran¬ 
quilli. 

I pericoli di questa complicazione del parto, 
e quindi la prognosi dipendono da diversi fat¬ 
tori. Innanzi tutto dalle condizioni generali 
della partoriente, dallo stato del cuore, dei 
reni, degli altri organi. Ha pure grande va¬ 
lore lo stato di vita o di morte del feto. Se il 
feto si mantiene vivo, si può arguire che l'in¬ 
quinamento non è grave; se muore, oltre ad 
aversi l’indizio di un processo più serio, si ha 
raggravante dell’aumento .cospicuo del ma¬ 
teriale putrescibile, costituito dall’intero cor¬ 
po del feto che va incontro a rapida putrefa¬ 
zione. Quindi il peggioramento nella prognosi. 

Ha molta importanza prognostica anche la 
rapidità maggiore o minore con la quale può 
essere espletato il parto. E cioè se l’inquina¬ 
mento si manifesta a travaglio avanzato, a di¬ 
latazione completa, quando la liberazione è 
possibile con operazione semplice e poco lesi¬ 
va, si può sperare in esito favorevole; mentre 
quando si richiedono complesse operazioni, 
sopra tutto se n e derivano lacerazioni un po’ 
estese del collo dell’utero, della vagina, della 
vulva, vengono ad aprirsi altrettante porte al¬ 
la penetrazione dei germi, ed i pericoli di in¬ 
fezione puerperale sono evidentemente mag¬ 
giori. 

Una operazione riesce poi particolarmente 
pericolosa in queste condizioni, ed è il distac¬ 
co manuale della placenta. Questo perchè se 
anche la mano operante è stata accuratamente 
disinfettata, una volta introdotta nell’utero su¬ 
bito si inquina per l'abbondante contenuto di 
germi, e trasporta i microrganismi proprio 
nel punto più delicato di tutta la cavità uteri¬ 
na, cioè nella zona di inserzione della placen¬ 
ta, dove esistono lacinie di tessuto, piccoli 
trombi che sono ottimo terreno di coltura. 
Per di più nella operazione la mano infetta apre 
dei vasi, e quindi con tutta facilità i germi pos¬ 
sono penetrare subito in circolo. Così ci spie¬ 
ghiamo come il secondamento artificiale nei 
casi di inquinamento amniotico sia seguito fa¬ 
talmente da puerperio febbrile. 

Disgraziatamente proprio in tali casi di 
inquinamento si hanno ispesso difficoltà che 
impongono la estrazione manuale della pla¬ 
centa: questo perchè la rottura precoce delle 
membrane è sovente dovuta a particolari ade¬ 
renze dell’uovo alla parete uterina, e queste 
stesse aderenze più tardi ostacolano il distac¬ 
co spontaneo della placenta. 


I na operazione in tali condizioni pure 
molto grave ed a prognosi riservatissima è il 
taglio cesareo, che qualche volta si è costretti 
ad eseguire per viziature pelviche di grado 
estremo, per tumori, e così via. È prudente al¬ 
lora fare un taglio cesareo demolitore. 

Ai fini di precisare la prognosi avrebbe la 
più grande importanza la pronta e precisa iden¬ 
tificazione dei germi che sono causa, dell’in- 
quinamento, ma la tecnica batteriologica non 
ci consente di arrivare in pochi minuti a que¬ 
sto risultato; perciò la prognosi viene basa¬ 
ta solo su criteri clinici. Si può ricordare pe¬ 
rò che gli inquinamenti da germi gasogeni 
sono particolarmente gravi, e quindi che la 
mortalità in seguito a timpanismo uterino è 
molto più elevata. 

Merita particolari considerazioni anche la 
prognosi fetale, tanto più che nel caso nostro 
il feto fu estratto gravemente sofferente e non 
sopravvisse. Questo esito non ci meraviglia : 
anche nei casi apparentemente lievi, il feto 
corre costantemente pericolo estremo. Per ri¬ 
cordare anche a questo proposito la statisti¬ 
ca che io raccolsi circa un trentennio addietro, 
posso dire che nei casi allora da me osservati 
su 27 bambini solo cinque vissero; cioè la mor¬ 
talità fetale fu dell’81,5 %. Anche oggi non 
siamo lontani da queste cifre così elevate. 

La morte del feto è dovuta alle cause poco 
innanzi indicate, e cioè all’assorbimento di 
materiale putrido da parte della pelle, della 
mucosa gastro-intestinale, o di quella dell’al¬ 
bero respiratorio. Il feto può morire durante 
il parto o nascere così sofferente, come nel ca¬ 
so nostro, da non potersi rianimare. 

Ma anche quando, al momento della nascita, 
le condizioni del neonato sono apparentemen¬ 
te buone, non possiamo essere del tutto tran¬ 
quilli. Spesso materiale inquinato è già pene¬ 
trato nei bronchi ed allora dopo uno o due 
giorni questi neonati presentano segni di bron- 
copolmonite, quasi sempre mortale. Altre vol¬ 
te si hanno infezioni generali, di origine om¬ 
belicale. Altre volte ancora congiuntiviti o an¬ 
che suppurazioni cutanee consecutive ad abra¬ 
sioni di origine operatoria. Onde soltanto quat¬ 
tro o cinque giorni dopo la nascita, quando si 
constati che tutto decorre in modo regolare, si 
può essere sicuri circa il destino del neonato. 

Ci sbrigheremo con poche parole a propo¬ 
sito della profilassi di questa complicazione 
del parto. Dal momento che si presenta solo 
a membrane rotte, ne emerge la opportunità 
di evitare, nei limiti del possibile, la rottura 
delle membrane a dilatazione poco avanzata. 
Se le membrane sono rotte, sarà prudente aste¬ 
nersi da esplorazioni vaginali, che inevitabil¬ 
mente trasportano meccanicamente germi nel¬ 
l’utero. Sarà anche opportuno tenere la parto¬ 
riente a letto, coi genitali esterni protetti da 
ma t eria 1 e steri li zzato. 


Anno XXXIX, Num. 19] 


SEZIONE PRATICA 


721 


£ sopra tutto, nelle partorienti a membrane 
rotte, converrà sorvegliare attentamente il pol¬ 
so e la temperatura. Appena questa oltrepassi 
i 38°, se vi sono ragioni per dubitare dell'in- 
quinametnto amniotico, è interesse per la ma¬ 
dre e per il feto che il parto venga terminato 
sollecitamente. Quindi, come nel caso oggi il¬ 
lustrato, si ricorre volentieri alla dilatazione 
artificiale del collo uterino, poi all’estrazione. 
È prudente ridurre al minimo le lesioni del 
canale genitale onde evitare l’apertura di al¬ 
tre porte di ingresso ai microrganismi; quin¬ 
di specialmente la dilatazione del collo uterino 
dovrà essere cauta. Per questo stesso motivo, 
a feto morto, si largheggierà nelle operazioni 
embriotomiche. 

Gli studenti di turno hanno osservato come 
subito dopo estratto il feto sia stata fatta nel 
nostro caso una (abbondante lavanda endo- 
amniotica. Questo perchè, uscito appena il fe¬ 
to, la superficie dell’utero rimane pel momento 
rivestita dalle membrane ovulari : il processo 
putrido o settico si è svolto in una cavità che, 
a rigore di termini, non è delimitata dalle pa¬ 
reti uterine, ma soltanto dalle membrane ovu¬ 
lari. I germi fino a questo momento non sono 
venuti a contatto colla parete dell’utero, men¬ 
tre poco più tardi, durante il secondamento, 
le membrane facilmente si lacerano e solo al¬ 
lora si ha la disseminazione lungo la parete 
uterina. Per allontanare, o almeno per dimi¬ 
nuire questo pericolo, si suole, dopo estratto 
il feto, fare una abbondante lavanda deter¬ 
siva nella cavità ovulare con liquido antiset¬ 
tico e non tossico (soluzioni di permanganato, 
di lisoformio, ecc.). 

Poi si attende il secondamento, e qui è par¬ 
ticolarmente raccomandabile l’attesa paziente 
e la corretta assistenza, onde evitare distacchi 
parziali della placenta che poi ne impongano 
la estrazione manuale. Quando la placenta sia 
stata espulsa, eseguiamo di solito una pennel¬ 
latine della cavità uterina con tintura di iodio. 

In ogni caso di inquinamento amniotico in 
travaglio la paziente va attentamente sorve¬ 
gliata nei giorni successivi; in via preventiva 
possiamo fare iniezioni di vaccini o di protei¬ 
ne. Se la febbre continua o si ripresenta dopo 
qualche giorno, ricorreremo subito, come in 
questa paziente, alla medicatura locale, endo- 
uterina. 

Anche il neonato abbisogna di particolare 
trattamento; è doverosa in questi casi la cau- 
sticazione delle congiuntive alla Credè, come 
anche la disinfezione dell'ombelico mediante 
impacchi di alcool. Si medicheranno attenta¬ 
mente eventuali abrasioni cutanee e si sorve¬ 
glierà la funzione dell’apparato respiratorio, 
sebbene nella eventualità di una broncopolmo¬ 
nite scarso utile possiamo attenderci dalla te¬ 
rapia. 


NOTE E CONTRIBUTI. 

R. Arcispedale di S. Maria Nuova e Stab. Riun. di Firenze. 

Turno Chirurgico 
Direttore: prof. Oscar Marchetti 

Considerazioni sulle inainmellettomie par¬ 
ziali per cancro. 

Dott. Romanello Mannini, assistente. 

i 

Il cancro della mammella, per la sua fre¬ 
quenza e soprattutto per la sua estrinsecazione 
essenzialmente esterna, figura nella letteratura 
fra i tumori più estesamente studiati. Ciò è da 
spiegarsi anche per il fatto che le varie que¬ 
stioni che su di esso vengono poste, riflettono 
questioni d’ordine generale che si presentano 
nella chirurgia cancerosa. Quindi si compren¬ 
de facilmente come in ogni epoca sia stata af¬ 
fannosa la ricerca delle cause per migliorare 
il pronostico di questa forma morbosa e come 
dai vari AA. sia stato soprattutto preso di mira 
il comportamento dei casi operati nei riguardi 
della recidiva. Si comprende parimenti come 
primo orientamento dei chirurghi sia stato 
quello di ricercare sempre più nelle cause l’in¬ 
dirizzo giusto per una completa asportazione 
del tumore. Su due di queste cause fu il ge¬ 
nerale orientamento ed esse del resto restano 
fino ad oggi i punti di mira della moderna 
pratica chirurgica nel trattamento dei tumori 
e cioè alla precocità dell’intervento ed all’am¬ 
piezza dell’eseresi. 

Precocità dell'intervento intesa non nel sen¬ 
so del tempo trascorso fra l’inizio del tumore 
ed il momento in cui si opera, periodo questo 
di approssimativa e difficile giudicabilità; ma 
sibbene per i caratteri presentati dal tumore 
e dall’adenopatia secondaria, elementi questi 
di possibile riferimento sebbene di valore as¬ 
sai relativo. Del resto osservando le varie sta¬ 
tistiche riferite troviamo come tutti siano or¬ 
mai d’accordo sull'efficacia deH’intervento 
precoce. Infatti nei casi in cui non si hanno 
gangli clinicamente apprezzabili, le guarigio¬ 
ni al di là dei tre anni arrivano al 68 % (Lin- 
denberg); 69 % (Steinthal); 70 % (Halsted); 
71 % (Vi Hard e Mouriquand); 76 % (Hòring); 
80 % (Deaver); 85 % (Salomon). 

Se vi sono dei gangli infiltrati, qualunque 
sia l’estensione dell’eseresi, tutti i chirurgi ri¬ 
feriscono note\ole diminuzione delle guarigio¬ 
ni ; 29% (Hòring); 27% (Linderberg); 26% 
(Steinthal); 24 % (Halstede); 21 °/ 0 (Villard e 
Mouriquand). 



722 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 19; 


Se si tratta invece di casi in cui il tumore 
prende larga aderenza alla pelle ed ai piani 
profondi la percentuale di guarigioni si fa 
ancora più bassa: 9 % (Hòring); 7 % (Linden- 
berg) tanto da avvicinarsi a zero in quei casi 
in cui la diffusione neoplastica ha raggiunto 
i gangli sopraclaveari. 

Non uguale armonia d’intendimenti si ri¬ 
scontra per quello che riguarda la tecnica da 
seguirsi nell’eseresi di questi tumori. Così a 
Ch. Moore precursore di una tecnica ampia¬ 
mente demolitiva, seguono i nomi di Trélat, 
di Le Dentu ed infine quello di Halsted al 
quale spetta il marito di avere accuratamente 
descritta e curata 1 applicazione di una tecnica 
ampiamente demolitiva, consistente nell’ampu¬ 
tazione larga della mammella con la pelle so¬ 
vrapposta, i due muscoli pettorali e risalendo 
nell’asportazione dei gangli e del cellulare 
non solo nella loggia sopraclavicolare, ma 
fino alla biforcazione della carotide. Ricolma 
poi la grande breccia che rimane, malgrado 
l'avvicinamento dei lembi cutanei, con in¬ 
nesti dermoepidermici assai vasti prelevati 
contemporaneamente dalla coscia del paziente. 
E Io stesso Autore che più tardi, nel 1907 
(Annales of Surgery), sempre più convinto di 
dominare il tumore mammario con l’ampia 
eseresi, e sicuro della sua diffusione per via 
linfatica, non terne di affermare che si può 
estendere la resezione alla gabbia toracica, 
si può amputare il braccio e disarticolare la 
coscia quando il processo ha interessato l’o¬ 
mero ed il femore. 

Altri processi ampiamente demolitivi si se¬ 
guirono a quello originale di Halsted e furono 
legati al nome di Depage, di Kocher. Dal 
primo di questi possiamo rilevare come le re¬ 
cidive al di là dei tre anni nel decennio che 
va dal 1865 al 1875 fossero del 9,1 ;6, mentre 
dopo l’applicazione degli ampi interventi le 
non recidive al di là dei tre anni salissero 
al 46,5 % nel decennio che va dal 1895 al 
1905. Le Dentu, pur non seguendo la tecnica 
del precursore, tuttavia si dichiara partigiano 
degli interventi estesi, mantenendosi un po’ 
riservato sull’efficacia radicale di questi mezzi 
di cura. Ad ogni modo una statistica perso¬ 
nale su 51 casi trattati da questo Autore con 
sistemi varii, tutti però ampiamente demo¬ 
litivi, ci dice la confortante percentuale dei 
sopravvissuti : 


al di là di 4 anni .. 28 = 47,45 % 

» » » » 5 » 19 = 32,20 % 

» » » » 6 » 17 = 28,81 % 

»»)))) G » . 12 = 20,33 % 

>> » » » 8 » 11 = 18,64 % 


al 

di 

là 

di 

9 ? 

inni . . . 

... 10 = 

16,94 

% 

)) 

)) 

)) 

» 

13 

» ... 

... 5 = 

8,47 

% 

)) 

)) 

)) 

)) 

lo 

» ... 

... 4 = 

6,77 

% 

)) 

)) 

)) 

)) 

16 

» ... 

... 3 = 

5,18 

% 

)) 

)) 

)) 

)) 

18 

» ... 

... 2 = 

3,39 

% 

)) 

)) 

)) 

)) 

19 

» ... 

... 1 = 

1,69 

% 


Pertanto se da altre statistiche riferite: M. 
Boreliut 35 % di non recidive dopo i tre anni, 
M. Ribera v Sans (de Madrid) 44 % di non 
recidive dopo i tre anni, Fiorani 54,8 %, da 
M. Dollinger che ne riferisce il 24 %, è di¬ 
mostrato come con la sola espressione cifrata 
sia oltremodo difficile interpretare una que¬ 
stione così complessa nella quale devono es¬ 
sere presi in attento esame molteplici fattori, 
tuttavia essa è sufficiente a mostrarci, sia pure 
molto genericamente, i reali miglioramenti dei 
risultati post-operatori ottenuti con l’applica¬ 
zione di interventi estesi. 

Ciò risultava confermato anche nelle altre 
numerose statistiche riferite dai varii chirur¬ 
ghi al Congresso di Bruxelles del 1908, la 
cui media si aggirava a circa il 50 % di non 
recidive nei primi tre anni. 

Sono di questo tempo gli importanti studi 
sul cancro della mammella riferiti dall'Han- 
dlev il quale seguì gli elementi cancerosi at¬ 
torno al tumore nei linfatici della fascia tra¬ 
sversale venendo nella conclusione che du¬ 
rante l'intervento questa bisognava esciderla 
tra clavicola ed una linea orizzontale che passa 
due dita sotto la xifoide e tra l’ascella e la 
linea mediana del torace. Poiché attraverso i 
linfatici di questa fascia gli elementi tumo¬ 
rali si portano a distanza, tanto che in alcuni 
casi il tumore pur non essendosi approfondito 
nel torace, già ha attaccato il miairgine ante¬ 
riore del fegato in vicinanza del ligamento fal¬ 
ciforme ove giunsero attraverso i linfatici del¬ 
la linea alba per un processo di « permeazione 
linfatica ». Fatti questi però, come giusta¬ 
mente rileva il Giordano, già osservati 162 
anni prima dal nostro Nannoni, il quale aven¬ 
do osservato in un caso di cancro della mam¬ 
mella l’ala anteriore del fegato scirrosa men¬ 
tre erano indenni tutti gli altri organi del to¬ 
race, ammise « esser cosa prudente e non te¬ 
meraria se un chirurgo vede ben fatto in un 
caso disperato, tentare quel rimedio che possa 
avere qualche grado di casualità favorevole ». 

Tuttavia grande fu l’importanza attribuita 
alle osservazioni dell’Handley in quanto che 
con esse oltre ad adottare una nuova tecnica 
operatoria per l'estirpazione dei tumori mam¬ 
mari, rigettava il meccanismo embolico delle 
metastasi neoplastiche, sostenendo la progres- 













[Anno XXXIX, Num. 19] 


* 


SEZIONE PRATICA 


723 


sione centrifuga degli elementi cancerosi lungo 
i linfatici della fascia fibrosa superficiale. 

Non posso fare a meno di rilevare, senza 
approfondirmi sull’argomento, come i dati 
statistici surriferiti si siano ancor più miglio¬ 
rati in seguito all’applicazione della cura irra- . 
diante quale mezzo sussidiario nella chirur¬ 
gia di queste forme. 

Infatti anche recenti statistiche (Kroenig e 
Friederich) riferiscono il 77 % di non recidive 
dopo i tre anni; cifra che ben presto raggiun¬ 
geva 1 ’85 % in quei casi in cui con speciale 
tecnica l’azione irradiante veniva applicata 
dopo l’asportazione dei tumori che seppure 
grossi non aderivano alla pelle nè al muscolo 
pettorale (Perthes). 

Così posta la questione chirurgica del can¬ 
cro mammario, quali assicurazioni per l'avve¬ 
nire potevano trarsi in seguito ai buoni risul¬ 
tati- statistici ottenuti per l’applicazione di 
così estesi interventi, sia pure coadiuvati dal¬ 
l’azione irradiante a complemento dell’atto 
operatorio? 

Varie considerazioni sono da farsi in propo¬ 
sito e per prima è bene rilevare che se con le 
ablazioni larghe le recidive locali, cicatriziali 
e ganglionari, sono divenute di frequenza re¬ 
lativamente minore, le recidive a distanza, dette 
metastatiche, si sono accresciute proporzional¬ 
mente; ne sono prova i casi citati da Mau- 
claire ove si parla di recidive gastriche, ute¬ 
rine, tibiali, vertebrali, ecc. nonché i dati sta¬ 
tistici riferiti da Depage che dal 7,3 % di re¬ 
cidive profonde si giunge al 23 %; fatti que¬ 
sti che se ci dimostrano l’efficacità maggiore 
dei nostri mezzi d'aggressione locale del can¬ 
cro, però ci lasciano assai dubbiosi sul reale 
miglioramento del pronostico operatorio a di¬ 
stanza. Come pure la recidiva al di là dei tre 
anni, dei cinque anni oltre a dimostrarci l’in¬ 
sufficienza assai frequente dei nostri mezzi 
operatori, ci dice anche con quanta riserva 
debba pronunziarsi la parola guarigione, sia 
pure dopo l’adozione di atti operatori appa¬ 
rentemente i più completi, senza dire per al¬ 
tro che le operazioni su queste recidive sono 
di un pronostico assai peggiore a quello fatto 
su tumori primitivi. 

Dunque, se pur con l’applicazione di tecni¬ 
che ampiamente demolitive non si fanno in 
sostanza che delle resezioni di tumore, viene 
fatto di pensare quale valore debba attribuirsi 
all’appellativo di completo od incompleto dato 
comunemente a questi interventi messi in atto 
allo scopo di sradicare il cancro della mam¬ 
mella. Poiché affermiamo subito che una tale 


denominazione non può riferirsi che solo al¬ 
l’estensione da darsi all atto operatorio, men¬ 
tre non è nè può dimostrarsi per ogni singolo 
caso quale possa ritenersi operazione completa 
e quale incompleta. Infatti ad un paziente si 
può demolire tutti i tessuti e tutti i sistemi 
linfatici e sanguigni che sappiamo battuti dal¬ 
le cellule migranti e che si riferiscono alle 
ghiandole mammarie, ed esservi già una me¬ 
tastasi ossea, che, sebbene non palesi alcun 
sintomo, può rendere incompleta un’opera¬ 
zione giudicata completa. Ricordo a tal pro¬ 
posito un caso, capitato all’osservazione del 
prof. Marchetti, di una signora che da qual¬ 
che tempo aveva notato una tumefazione della 
grossezza di una nocciola in corrispondenza 
della mammella sinistra e che consigliatale 
l’operazione essa vi si sottopose e l’esame isto¬ 
logico del pezzo asportato, nella maniera che 
giustamente può dirsi la più completa, con¬ 
fermò il sospetto diagnostico e giustificò l'o¬ 
perazione intrapresa. Senonchè la malignità 
del tumore si manifestava in capo a poco tem¬ 
po con una metastasi alla colonna vertebrale 
nel tratto dorsale. Ciò che dimostra che per 
essere 'sicuri sulla recidività o no di un tu¬ 
more maligno, bisognerebbe aver modo di 
diagnosticare le metastasi e questo è impossi¬ 
bile perchè le metastasi si manifestano attra¬ 
verso ad una sintomatologia che si fa palese 
solo quando esse, con il loro volume, interes¬ 
sano qualche organo capace di manifestarsi. 
Ad onta di ciò, per interventi completi sono 
considerati quelli che oltre a demolire il tu¬ 
more con le ghiandole e gran parte della 
pelle della regione pettorale, i suoi muscoli 
e tavolta anche quella della regione opposta, 
le ghiandole ascellari, le sottoclaveari, le sot¬ 
toscapolari con i linfatici, arriva fino allo 
svuotamento del triangolo sopraclaveare (Hal- 
sted, Pilcher, ecc.). Mentre per operazioni in¬ 
complete sono invece ritenute quelle per le 
quali viene tolta la ghiandola con il tumore, 
le metastasi dell'ascella e le ghiandole che si 
mostrano ingrossate o che comunque si sco¬ 
prono durante l’atto operativo mentre si ri¬ 
spettano i muscoli pettorali. Pertanto è molto 
interessante rilevare come molti chirurgi han¬ 
no ottenuto ed ottengono ancora, seguendo 
quest'ultima tecnica operatoria, risultati buo¬ 
nissimi e non inferiori a quelli ottenuti da 
chirurghi che operarono con più estensione. 
Ed è curioso leggere a questo proposito il re¬ 
soconto di un congresso di chirurghi ameri¬ 
cani del 1907 nel quale dai chirurghi del 
c( Massachusett General Hospital » con l’appli- 



724 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 191 


cazione delle operazioni dette incomplete, han¬ 
no avuto il 25 % di guarigioni mentrechè la 
statistica globale dell’Ospedale non ha fornito 
che una percentuale del 20,9 %. Oliver con le 
operazioni incomplete accusa il 57,15 % di 
guarigioni e con le complete il 33 %. Cabot 
su 9 guarigioni contava il 23 % di operazioni 
mentre su 33 recidive o decessi per recidive, 
aveva il 50 % di operazioni complete. TI Prim- 
rose di Toranto « The Ann. Journ. of thè Me¬ 
dicai Science », genn. 1913, riferendosi a 216 
tumori maligni operati, ha detto di avere 
avute recidive più rapide dopo le grandi ope¬ 
razioni, conformemente all’idee del Murphy, 
il quale affermava che i risultati attuali della 
cura del cancro della mammella non erano 
migliori di quelli ottenuti in passato con le 
piccole operazioni. 

Si volle obiettare che l’inferiorità dei risul¬ 
tati riferiti nel Congresso Americano sull’ope¬ 
razione completa del cancro della mammella, 
era da spiegarsi nel fatto che questa aveva 
allargato i limiti dell'operabilità. Tale afferma- 
mazione però è contraddetta dalla statistica 
del « Massachusett General Hospital » poiché 
nella prima metà del periodo decennale della 
statistica si hanno operazioni presso a poco 
come nella seconda. 

Il prof. Marchetti, primario chirurgo di 
questo Arcispedale nel 1913, in una comuni¬ 
cazione fatta alla Società Filoiatrica Fiorentina 
« sulle cosidette cure complete del cancro della 
mammella », in base a considerazioni perso¬ 
nali tratte da una larga esperienza fatta nella 
Clinica Chirurgica di Firenze, si dichiara sod¬ 
disfatto dei risultati ottenuti dalle operazioni 
cosidette incomplete praticate su ammalati ca¬ 
pitati alla sua osservazione. Così egli nel ban¬ 
dire le grandi operazioni si dichiara fatalista 
in quanto egli dimostra ed afferma che « se il 
cancro vuol ripetersi si ripete in tutti i modi 
e se è così è meglio non straziare le malate, 
ma dare loro una guarigione operatoria rapida 
senza quei postumi operatori che dalla pa¬ 
ziente sono assai meno patiti che il tumore 
stesso ». 

Nè pertanto possiamo fare a meno di ri¬ 
cordare come Greenought riferisse di avere 
ottenuto migliori risultati dall’applicazione di 
operazioni limitate in casi di tumori non mol¬ 
to estesi, mentre dalla statistica di Ileurtaux 
si rileva pure come su 284 operati per sem¬ 
plice resezione del seno e del contenuto ascel¬ 
lare, 123 sopravvissero dopo quattro anni sen¬ 
za recidive. Di particolare interesse appare la 
esperienza di Warren il quale operando due 


serie di 50 malati, in cui i primi venivano 
sottoposti ad interventi limitati (resezioni) 
mentre i secondi venivano trattati con ampie 
eseresi del tipo di quelle dell’Halsted, otte¬ 
neva 14 guarigioni definitive nei primi e do¬ 
dici nei secondi. 

F.d ora che siamo giunti al termine di que¬ 
sta lunga rassegna, ora che abbiamo ascoltati 
tutti questi fatti e tutte queste statistiche a 
quali conclusioni pratiche possiamo giunge¬ 
re? Certo le cifre surriferite assai diverse fra 
loro e perfino contradittorie, non avviano a 
risultati conclusivi, nè l’esposizione delle di¬ 
verse tecniche operatorie conduce a risultati 
stabili nè a dimostrazioni certe. Dunque, sep¬ 
pur dobbiamo riconoscere che , pel momento 
nulla sappiamo di preciso, nè possediamo al¬ 
cun mezzo curativo d’azione costante e real¬ 
mente efficace, come possiamo risolvere il 
dilemma chirurgico concernente il trattamen¬ 
to operatorio del cancro mammario, sul quale 
molto discordi sono tutt’oggi i pareri dei va- 
rii AA., dilemma che può riassumersi nella 
facoltà di contrapporre alle ampie eseresi in¬ 
terventi assai più economici? 

Non si può disconoscere che un largo con¬ 
tributo alla risoluzione del presente quesito 
potrà essere dato dall’istologia patologica. 
Con essa infatti sono state già rilevate le di¬ 
verse varietà d’epitelioma mammario ed in 
parte, dalla valutazione del loro potere di ma¬ 
lignità è stato possibile trarre giudizi per pro¬ 
porzionare l’ampiezza dell'intervento all’esten¬ 
sione del neoplasma. 

È utile tuttavia rilevare come la gravità di 
molti cancri del seno, sia dovuta a due cause 
principali : « la disseminazione delle cellule 
cancerose e la molteplicità dei focolai cance¬ 
rosi ». Si sa infatti come caratteristica delle 
cellule maligne sia l’invasione dei tessuti nor¬ 
mali, invasione che avviene attraverso gli in¬ 
terstizi dei fascicoli connettivali o delle cel¬ 
lule adipose, da parte di cellule neoplastiche 
isolate o riunite a gruppi. Tale disposizione 
è ben riconoscibile all’esame istologico, tanto 
da poterne stabilire dei gradi fra i varii tipi 
di tumori del seno in cui tale proprietà è 
spinta all’estremo. 

la molteplicità dei focolai neoplastici nella 
ghiandola mammaria, è un’altra particola¬ 
rità frequente nella trasformazione cancerosa 
di questa ghiandola. È stata descritta e con¬ 
siderata come mammite cronica un’affezione 
della ghiandola mammaria caratterizzata da 
malformazioni multiple della ghiandola con 
iperplasia epiteliale di cui molte sono degli 


SEZIONE PRATICA 


725 


Anno Num. 19] 

stati precancerosi. Ora l'ablazione parziale di 
una tale ghiandola, sia pure che si asporti un 
nodulo in via di cancerizzazione, non potrà 
garantirci da un ulteriore trasformazione car- 

•O *• 

■cinomatosa dei noduli iperplaslici del resto 
della ghiandola. È facile comprendere come 
in tali casi sia logico asportare tutta la ghian¬ 
dola .anche se il nodulo epiteliomatoso sia 
piccolo e di scarsa malignità, come pure è 
logico sorvegliare l’altra mammella perchè 
spesso l’affezione è bilaterale. 

L'istologia però spesso ci informa come 
certe deformità mammarie siano dovute a 
semplici iperplasie sospette od ad un epite¬ 
lioma poco esteso, poco infiltrato; in questi 
casi di mammellettomia parziale può essere 
sufficiente senza l'asportazione sistematica dei 
gangli ascellari. Sempre attraverso l'indagine 
istologica sappiamo pure come certi epitelio¬ 
mi a secrezione albuminosa, albumino-mucoi- 
de, a sede nell’interno dei condotti galattofori, 
dall’apparenza quasi incistata, possono guari¬ 
re perfettamente con un ablazione parziale 
della mammella. Lo studio clinico di questi 
epiteliomi, dimostra come sebbene apparen¬ 
temente maligni siano relativamente benigni 
in quanto che abbandonati a sè invadono poco 
e tardivamente i gangli linfatici, i quali a lo¬ 
ro volta operati possono guarire definitiva¬ 
mente. Si comprende così come la collabora¬ 
zione fra l'istologia ed il chirurgo possa es¬ 
sere quanto mai utile pel trattamento chirur¬ 
gico di queste forme. È necessario però che 
l'istologo in caso di mammellettomia parziale 
per tumore del seno relativamente ben limi¬ 
tato non aderente alla pelle esente d’adenopa- 
tia clinicamente percepibile, porti la sua os¬ 
servazione non solamente sui caratteri del tu¬ 
more e sulla reazione dello stroma ma bensì 
sullo stato della ghiandola mammaria circo¬ 
stante, per escludere la possibilità di una in¬ 
filtrazione a distanza, ciò che richiederebbe in 
un secondo tempo un’asportazione completa 
della ghiandola. Per queste considerazioni si 
comprende ancor più facilmente come un tale 
esame istologico non possa esser fatto così e- 
slemporaneamente come si vuole da alcuni 
chirurghi americani, i quali dall’esame dei 
jiezzi asportati, durante il corso di un inter¬ 
vento, stabiliscono seduta stante l’ampiezza da 
darsi all'eseresi. Un tale metodo per quello 
che abbiamo sopra detto non può offrire che 
scarsa garanzia. 

Dal lato clinico è pure interessante osser¬ 
vare come la letteratura di questi ultimi tem¬ 
pi richiami l’attenzione dei chirurghi sopra 
i buoni risultali ottenuti dall’esecuzione di 


mammellettomie parziali in casi di neoplasma 
mammario confermati istologicamente. Infatti 
Brodier descrive un caso di tumore del seno 
di apparenza benigna e che dopo l'asporta¬ 
zione, all’esame istologico fu rilevato trattarsi 
di un cancro in evoluzione. Consigliato alla 
paziente un intervento più radicale questa lo 
rifiuta. L'avvenire dette ragione aH’ammalata 
poiché essa è vissuta per lunghi anni ed è 
morta di tutt’altra malattia. 

Un caso descritto da Dartigues trattavasi di 
una donna di 65 anni che operala di mammel¬ 
lettomia parziale per un epitelioma conferma¬ 
lo istologicamente, infiltrante in maniera dif¬ 
fusa il derma e l’epidermide, a 12 mesi di 
distanza dall’operazione, non presentava nè 
recidiva nè adenite ascellare. Un altro caso 
riferito da Luquet in cui si trattava di un e- 
pitelioma del seno sinistro e che alla distanza 
di tre anni e mezzo dall’asportazione non pre¬ 
sentava nè recidive locali nè infiltrazioni gan- 
glionari a distanza. Non privi di significato 
sono i casi operati nel Turno del prof. Mar¬ 
chetti in cui in uno trattavasi di una giovane 
donna, certa A. M. di Firenze, che sottoposta 
a mammellettomia parziale per adeno-carci- 
noma della mammella sinistra, confermato i- 
stologicamente, circa dieci anni fa, gode tut¬ 
tora buona salute non presentando nè recidive 
locali nè a distanza. L’altra, certa R. A. di 
Firenze, operata d’amputazione parziale della 
mammella destra per carcinoma midollare i- 
niziale, alla distanza di più di due anni non 
presenta nè recidive locali nè metastasi. 

A questo primo gruppo di casi credo op¬ 
portuno aggiungerne degli altri non meno in¬ 
teressanti citati nel 1930 alla Société des Chi- 
rurgieus de Paris de Bonneau, da Luquet e 
da M. Jean Lanoi nei quali all’asportazione di 
un nodulo neoplastico mammario, conferma¬ 
to tale istologicamente, seguiva alla distanza 
di qualche giorno l’amputazione del seno e lo 
svuotamento del cavo ascellare, mentre l’e¬ 
same istologico ottenuto dai varii pezzi ana¬ 
tomici asportati non svelava tracce di infiltra¬ 
zioni neoplasliche. Osservazioni queste, che 
sebbene abbiano in apparenza un valore assai 
relativo, tuttavia, specie se messe in rapporto 
con i casi sopra descritti, possono farci pen¬ 
sare alla possibilità che il primo intervento 
potesse essere stato sufficiente all’estirpazione 
completa del tumore. 

Pertanto pur essendo ben lungi dall affer¬ 
marmi con ciò partigiano assoluto della mam¬ 
mellettomia parziale, tuttavia tengo nel fal¬ 
li levare come non scarsi sieno i casi in cui 



726 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 191 


un l'ale intervento economico è stato sufficien¬ 
te a garantire la guarigione definitiva del 
male. 

D’altra parte le nozioni che noi abbiamo in 
fatto di cancro sia sull’eziologia, sul suo svi¬ 
luppo e sul modo di recidivare, come pure sul 
suo trattamento particolare, essendo così o- 
scure e limitate, non possiamo con sicurezza 
dettare sistemi di cura fissi, ma sibbene, dal 
rilievo dei fatti osservati possiamo contribuire 
sempre più ad ammaestrarci per risolvere il 
problema chirurgico del trattamento operato¬ 
rio di queste forme. Infatti è bene ricordare 
che se vi sono casi d’epitelioma mammario 
in cui il trattamento con mammellettomia 
parziale fu sufficiente ad assicurarne la gua¬ 
rigione, ve ne sono altri che sebbene operati 
all’inizio con operazioni che a buon diritto 
potrebbero chiamarsi radicali, ablazione della 
mammella con asportazione dei pettorali e 
toilette completa del cavo ascellare, dopo un 
lasso più o meno lungo di tempo, hanno dato 
una recidiva locale ed una metastasi polmo¬ 
nare o vertebrale. 

Al contrario casi clinicamente gravi, dalla 
cute già infiltrata con evidente adenopatia a- 
scellare, trattati col medesimo sistema am¬ 
piamente demolitivo dare guarigioni defini¬ 
tive. In base a queste osservazioni assai con- 
tradittorie che cosa dunque noi possiamo con¬ 
cludere? Dobbiamo purtroppo confessare che 
la concezione attuale della chirurgia del can¬ 
cro mammario non può essere una questione 
completamente definita. I vari fatti constatati 
in mezzo alla deficienza clinica e sintomato- 
logica dei singoli casi, l’istologia che non è 
ancora giunta al punto di stabilire esatte dif¬ 
ferenziazioni fra i vari tipi istologici di tumori 
da poterne lumeggiare il loro peculiare com¬ 
portamento, permettono solo di potere affer¬ 
mare che nella cura del cancro vi sono casi 
che chirurgicamente si vincono e casi che 
non si vincono e che noi non sappiamo di¬ 
stinguere gli uni dagli altri. Mentre dobbiamo 
sicuramente ammettere che esistono delle for¬ 
me istologiche e cliniche di tumori assai dif¬ 
ferenti fra loro e che, una volta meglio cono¬ 
sciute e differenziate, potranno apportare in¬ 
dicazioni operatorie pure differenti. Attual¬ 
mente le condizioni permittenti una guarigio¬ 
ne chirurgica del cancro sono ancora un 
mistero e giudicando dalle operazioni incom¬ 
plete che si facevano circa 40 anni fa e che 
pur davano delle guarigioni, è logico dedurre 
che l’atto operativo soltanto non è l’unico fat¬ 
tore da prendersi in considerazione. Quindi 


altre condizioni certamente d’ordine morfolo¬ 
gico istologico intervengono per influenzare il 
pronostico, poiché altrimenti non sarebbero 
spiegabili le guarigioni permanenti ottenute 
in passato, come pure ai giorni nostri, con 
semplici resezioni. 

Certamente l’essenza del fatto dovrà ricer¬ 
carsi nel saper valutare esattamente l’energia 
di sviluppo delle cellule neoplastiche, vale a 
dire dallo studio fine ed accurato della ca¬ 
riocinesi nucleare noi potremmo trovare la 
base di questo citoprognostico. Così lo studio 
istologico attento del tumore è indispensabile, 
esso oltre a legittimare l’intervento può ser¬ 
vire di base alle ricerche per lo studio della 
malignità relativa nelle differenti varietà di 
cancro. 

Il tipo istologico dunque speciale a ciascun 
tumore ed a ciascun individuo sembra avere 
sul pronostico una influenza più grande che 
un'operazione sia pure apparentemente la più 
radicale. Infatti l’estensione dell’atto opera¬ 
torio è ormai dai più riconosciuto essere ele¬ 
mento incapace ad assicurare il buon esito, 
data l’impossibilità di stabilire clinicamente 
i limiti di diffusione del tumore esistenti in 
ogni singolo caso. Quindi per concludere sul " 
presente argomento in base alle considerazio¬ 
ni fatte, seguendo il concetto generale di pro¬ 
porzionare l’ampiezza dell’intervento all’esten¬ 
sione delle lesioni, credo giusto potere affer¬ 
mare, anche per i casi in cui in passato e 
presentemente mammellettomie parziali fu¬ 
rono sufficienti ad indurre una guarigione 
definitiva della lesione neoplastica, che, allor¬ 
quando ci troviamo davanti ad un tumore del 
seno circoscritto sospetto di malignità ma che 
clinicamente non presenta nè retrazione della, 
mammella nè aderenze con la pelle, mobile 
sui piani profondi e privo di metastasi ascel¬ 
lari, sia opportuno praticare una resezione 
ampia che oltre a servire allo studio completo 
del tumore e delle zone prossimiori, può es¬ 
sere sufficiente all’asportazione completa di 
ogni punto invaso dal neoplasma, riservando - 
ci l’amputazione della mammella qualora in 
seguito, sorvegliando l’ammalato, si constati 
il formarsi di una ripetizione locale, mentre 
praticheremo la toilette del cavo ascellare solo 
in quei casi in cui i gangli risultino clinica- 
mente invasi dal tumore, confortati in ciò an¬ 
che dal fatto che da osservazioni recenti ri¬ 
sulta come l’ablazione dei gangli non alterati 
e la toilette sotto-clavicolare preventiva non 
sembra aver aumentata la quantità delle, gua¬ 
rigioni definitive. 

w 


Anno XXXIX, Num. 19] 


SEZIONE PRATICA 


727 


RIASSUNTO. 

L'Autore dopo aver esposto sinteticamente i 
dati storici riguardanti la chirurgia del can¬ 
cro del seno, in base a considerazioni cliniche 
ed istologiche, sostiene, come in molti casi di 
neoplasma mammario con particolari caratteri 
clinici, la mammellettomia parziale in sosti¬ 
tuzione d'interventi più estesi può essere suf¬ 
ficiente alla guarigione definitiva del tumore. 

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L. Dahl-Iversen. Lyon Chirurgical, t. XXIV, n. 6, 
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melle. Bull. Acad. de méd., 1920, 1, XXX, 326. 
Villata G. Il carcinoma della mammella. Consi¬ 
derazioni cliniche statistiche. Ardi. Ital. di Chi¬ 
rurgia, 20, 586-605, 1928. 


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stale Succursale diciotto, ROMA. 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Ileo complicante un tifo ambnlatorio, dia¬ 
gnosticato ileo verminoso. 

Dott. G iannino Conte. 

N. N., di anni 6, da Bottriglie, prov. di Rovigo. 
11 piccolo malato fu veduto da me per la prima 
volta il giorno 10 agosto 1928. 

Anamnesi famigliare : negativa sia in linea di¬ 
retta come in linea collaterale. 

Anamnesi personale: è raccolta in base ai dati 
fornitici dalla madre, quindi è inevitabilmente 
deficiente in qualche sua parte. 

Il bambino ha goduto ottima salute fino al gior¬ 
no 8 agosto; non ha sofferto neppure i comuni 
esantemi dell’infanzia; è cresciuto robusto e re¬ 
golarmente sviluppato. 

L’unico fatto anormale, verificatosi nei giorni 
5 e 6, iu dato dalla defecazione di alcuni ascaridi, 
tanto che la madre aveva pensato di sommini¬ 
strare un vermifugo. 

Stando questo stato regolare di salute, improv¬ 
visamente, senza nessuna causa evidente, il gior¬ 
no 8 agosto alle ore 16. il bambino, mentre stava 
giocando in cortile, fu preso da violentissimi do¬ 
lori addominali: la madre, richiamata dalle dr 
lui grida, andò a prenderlo e lo mise a letto. 

Dopo la somministrazione d una purga e d’un 
vermifugo il bambino non solo ebbe il beneficio 
del corpo, emettendo ascaridi in grande quantità, 
ma anche i dolori scemarono notevolmente, tanto 
che il bimbo riposò bene tutta la notte. Il giorno 
dopo, 9 agosto, il piccolo sembrò notevolmente 
migliorato: aveva desiderio di giocare e lasciare 
il letto. Persisteva ancora una certa dolenzia dif¬ 
fusa, che scomparve quasi del tutto dopo un paio 
di scariche accompagnate anche queste da emis¬ 
sione di elminti. La madre attese tranquillamente 
la guarigione, come se tutto avesse da concludersi 
in una banale colica verminosa. 

Ma nella notte dal 9 al 10 agosto il piccolo si 
aggravò improvvisamente. La colica addominale si 
ripetè di nuovo violentissima, questa volta ac¬ 
compagnata da vomiti e da un fatto osservalo 
dalla madre stessa: durante gli accessi dolorosi, 
che si manifestavano a poussée, si disegnavano 
lutto attorno aH’ombellico delle gobbe e sinuo¬ 
sità in continua evoluzione e maggiormente evi¬ 
denti quando i dolori erano più forti. 

Contrariamente ai giorni precedenti il bambino 
questa volta scottava; infatti quando interrogai 
la madre circa la febbre, essa la escluse fino alla 
notte dal 9 al 10, asserendo clic il figlio era stato 
sempre fresco fino a questo momento. La som¬ 
ministrazione di una purga e d’un vermifugo fu 
senza effetto. Al mattino fu praticato un clistere 
di acqua e sapone che uscì tale e quale. 

Al mattino del giorno 10, verso le ore 9, la ma¬ 
dre ricorse alla mia opera. 

E. O. Temp. 38°; polso 160. 

L’aspetto denota molta sofferenza. I tratti del 
viso si delineano periodicamente in una smorfia 
di dolore, mentre il piccolo emette un continuo 
flebile lamento. 

Facies abdominalis. Stato di nutrizione discre¬ 
tamente conservato. Il bambino giace immobile, 
quasi del tutto incosciente, in decubito supino. 

La lingua è secca e rossa. 


728 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 19] 


Cuore e polmoni-, nulla di patologico. 

Addome : l’addome si presenta tumefatto in to¬ 
talità a forma globosa, con maggiore accentua¬ 
zione al di sotto e a destra dell'ombellico. Perio¬ 
dicamente si designano sulla parete addominale 
i movimenti peristaltici intestinali, per un’area 
attorno all'oinbellico in forma di superficie cir¬ 
colare, maggiormente estesa a destra che non a 
sinistra, cioè mentre a sinistra sorpassa di circa 
quattro dita l’ombellico, a destra tocca invece la 
linea di proiezione cutanea del colon ascendente, 
ili lato, e sotto raggiunge la fossa ileo-cecale. 

Alla palpazione non si rileva granché di note¬ 
vole. La percussione dà un’area di subottusità 
timpanica, che si estende tra l’ombellico, la fossa 
ileo-cecale e la metà inferiore del colon ascen¬ 
dente. 

Nulla si rileva all'ascollazione. 

Diagnosi : ileo acuto con sede dell’occlusione ne- 
r-di ultimi settori deli bi testino tenue verso la vai- 
vola ileo-cecale. 

Diagnosi di causa: in base alla sintomatologia 
ed ai fenomeni verificatisi nei giorni precedenti 
penso che un gomitolo di ascaridi abbia ostruito 
il lume intestinale. 

Questa diagnosi è approvata da due consulenti; 
il medico condotto del paese di Boi triglie ed il 
primario medico dell’Ospitale di Adria. 

Viene proposto l’intervento: la famiglia si de¬ 
ride il giorno dopo, 11 agosto. 

11 bambino decede durante l'intervento, come 
si era temuto, prospettandone la triste possibilità 
alla famiglia. 

Quadro anatomo-patologico rilevato dall'alto ope¬ 
rativo (Operatore: dott. Ricci, dell Ospitale di 
Adria). — Aperto l’addome ed entrati nel cavo 
peritoneale non si percepisce nessun odore anor¬ 
male, nè si vede liquido libero; solo le anse si¬ 
tuate immediatamente sotto la ferita operatoria 
sono meteoriche e sgusciano fuori. Dopo un pri¬ 
mo sommario esame vengono trovate gran parte 
delle anse del tenue meteoriche mentre parec¬ 
chie altre sono afflosciate con le pareli comba¬ 
danti. 

Cercato il punto occluso, nelle vicinanze della 
valvola ileo-cecale si trova ben presto un gomitolo 
aggroviglialo in cui i tratti dell intestino sono 
saldati fra loro con produzioni infiammatorie di 
fibrina e stretti e stirati da briglie fibrose di 
data non tanto recente. In questo gomitolo la 
sierosa è iniettata. 

Si dipania la matassa per cercarne il focolaio, 
e si giunge ad una specie di borsa formata da 
tiatti°intestinali saldati fra loro; da questa borsa 
esce un liquido icoroso-purulento che puzza mol¬ 
to. Uno di questi tratti porta un’apertura rotonda 
lar<r a come un’attuale moneta da dieci centesimi: 
questa porzione d’intestino appartiene all’ultimo 
settore, nelle vicinanze della valvola ileo-cecale 
ed è parzialmente stenosato per processo cicatri¬ 
ziale dell’ulcera. Risulta evidente che la periora- 
zione non è altro che un’ulcera perforata. Per i 
caratteri intrinseci di questa e per l’avere trovato 
lun^o il medesimo tratto d’intestino altre ulcere 
.con C i caratteri anatomo-patologici delle tifose di¬ 
viene logico il decidere che la perforazione si è 
prodo.lta su di un’ulcera da tilo. 

Ultima cosa da dire sul reperto è che, palpando 
qualche tratto intestinale, si percepirono taluni 
ascaridi. In conclusione, dopo il reperto a tavolo 
operatorio la diagnosi rimase cosi definita: ileo 


da stenosi intestinale per cicatrici e aderenze in 
terreno infiammatorio da peritonite per ulcera 
perforata. 

Analisi del caso. 

1) Il primo punto che merita d’essere spie¬ 
gato è il parziale errore di diagnosi : parziale 
perchè in realtà si trattava di ileo, ma si sba¬ 
gliò la causa. Prima di tutto bisogna dire che 
tanto io, come i consulenti siamo stati costret¬ 
ti a servirci dei dati anamnestici forniti dalla 
madre, i quali erano fino al giorno 8 assolu¬ 
tamente muti ai fini della diagnosi; ma che 
non potevano essere frutto d'una osservazione 
scrupolosa, guidala da lume clinico, perchè la 
persona, che li raccolse, non era certo atta a 
fare una indagine precisa e scientifica. Questa 
deficienza nell’anamnesi costituì una impor¬ 
tante lacuna clinica nella sintomatologia e 
quindi noi, per forza di cose, non potendo ave¬ 
re di meglio, guidali da queU’apparente silen¬ 
zio storico, siamo stati portati all ’errore di dia¬ 
gnosi. 

A causa dell’errore non resterebbe più nulla 
da dire; ma ogni medico al letto d’un malato, 
che non dice i propri disturbi passati e presen¬ 
ti, deve sempre diffidare delle informazioni 
spesso in buona fede fallaci dei parenti e deve 
invece affilare maggiormente le proprie armi 
diagnostiche in base ai dati obbiettivi esistenti. 
Dunque, considerate malfidate le informazioni 
materne, è necessario rivedere se potevamo 
pensare ad una complicazione nel corso d’una 
infezione eberthiana. Del senno del poi sono 
piene le fosse : veduto il caso al tavolo opera¬ 
torio è facile formulare la diagnosi e dare ad 
ogni sintomo il suo momento anatomico, ma 
nella discussione presente bisogna prescindere 
dai fatti considerati de visii e de tactu. 

Il caso è nato e si è risolto in due giorni, 
dall’8 al 10 agosto: devo quindi necessaria¬ 
mente riferirmi ai fenomeni sofferti dal bam¬ 
bino in questo periodo. Pure pensando a fal- 
lacità nel racconto materno trovo tre dati che 
stanno contro alla diagnosi rilevata dal reper¬ 
to operatorio, e precisamente: 

a) la mancanza d’un periodo peritonitico; 

b) l’acutezza con cui si sono manifestati i 

fenomeni occlusivi; 

c) 1’emissione di vermi. 

Analizzo singolarmente questi punti. 

Il primo : è evidente 1 assenza di un periodo 
peritonitico, perchè dalla colica del giorno 8 a 
quella dal 9 al 10 il bambino ha goduto d’una 
salute pressoché normale. Secondo il reperto 
operatorio il primo fatto doloroso dovrebbe es¬ 
sere interpretato come un fenomeno acuto da 
perforazione, ma allora sarebbe incompatibile 


Anno \\\T\, Num. 19] 


SEZIONE PRATICA 


729 


il benessere dopo la prima scarica e la quasi 
scomparsa del sintomo dolore dopo le due de¬ 
fecazioni del giorno 10, tutte accompagnate 
da abbondante emissione di vermi. Credo 
quindi che la diminuzione dei dolori prima e 
la quasi assoluta loro cessazione poi depon¬ 
gono molto decisamente contro una perfora¬ 
zione intestinale seguita da peritonite; penso 
invece che è stato assai più naturale e logico 
pensare allora ad una colica addominale cau¬ 
sala da vermi, servendoci quasi d’un criterio 
ex acliuvuntibus , perchè l’evacuazione degli el- • 
minti ha fatto prima diminuire e poi quasi 
cessare le sofferenze. Precisamente questi do¬ 
lori addominali possono essere provocali in 
due modi: mediante un'azione meccanica, e 
cioè come risultato d una esagerata peristalsi 
promossa per espellere un gomitolo di vermi; 
secondo, per effetto di contrazioni spastiche 
prodotte dalle tossine elmintichc (Strumpell, 
Feer, Lujan). 

TI secondo: l'acutezza dei fenomeni occlu¬ 
sivi. Al tavolo operatorio fu dimostrato che 
trattavasi d una stenosi cicatriziale coadiuvata 
da stiramenti e striliure prodotti da briglie 
fibrose. Ma al letto del malato non si aveva il 
tesoro clinico di questi «lati, quindi, pure pen¬ 
sando ad una stenosi di natura cicatriziale, la 
si doveva scartare, perchè l’occlusione defini¬ 
tiva avrebbe dovuto essere preceduta da una 
serie di fatti premonitori. Infatti (Forgile) ci 
vuole del tempo prima che una cicatrice e 
aderenze intestinali diano luogo ad una occlu¬ 
sione definitiva, ed è troppo breve il tempo in¬ 
tercorso tra i sintomi del giorno 8 c quelli de¬ 
finitivi nella notte dal 9 al 10 per ammettere 
che nello spazio di neppure 48 ore si siano 
stabilite cicatrici così tenaci e aderenze così 
numerose da determinare una occlusione per¬ 
fetta. 

Il terzo: ma il fatto che più d’ogni altro 
servì a condurre ad una diagnosi errata fu 
l'abbondante emissione di ascaridi. Il Kauf- 
mann, parlando dell’ascaride, descrive un tipo 
di ileo dovuto alla presenza di vermi nell’in¬ 
testino, e precisamente promosso con due 
meccanismi: un primo causato dalla presenza 
di gomitoli di vermi che occludono il lume in¬ 
testinale, un secondo dovuto a spasmi di ori¬ 
gine tossica capaci di diffondersi a lutto l’in¬ 
testino. 

Yttratto dalla citazione autorevole del Kauf- 
mann, ha inoltre contribuito, per formulare la 
diagnosi di ileo da elminti, anche la suggesti¬ 
va rarità del caso, distraendo l’attenzione da 
altri tipi di ileo acuto; come, per esempio, da 
diverticolo di Meckel e da volvulo. 


2) È utile ora rifare il caso clinico in base 
ai dati anatomici rilevati dal reperto operato¬ 
rio: questo ci dimostra ad un primo esame 
superficiale che trattasi di un caso di ileotifo, 
il cui processo peritonitico nato da un’ulcera 
e prontamente circoscritto ha dato luogo a tali 
aderenze e formazioni cicatriziali da produrre 
una stenosi intestinale completa. 

fi evidente che trattasi di un caso di tifo 
ambulatorio. Escludo prima di tutto che il ca¬ 
so si sia sviluppato sul terreno di un’ulcera 
perforata. 

Gli AA. (Strumpell, Fargue, Kaufmaun) 
sono d’accordo nell'•ammettere la gravità mor¬ 
tale della peritonite da perforazione dell’inte¬ 
stino o dello stomaco, perchè in questi casi 
insieme ai germi avviene nel caso peritoneale 
uno spandimento di liquido già per se stesso- 
inquinante, il quale favorisce ed accresce 
l’azione virulenta dei microbi. In ogni moda 
un caso di perforazione intestinale non può* 
mai mancare d’un periodo più o meno lungo di 
peritonite generalizzata; questa nel mio malato 
è essenzialmente inesistita. Infatti, se si avesse 
avuto il quadro peritonitico, certamente ancor 
prima della notte dal 9 al 10 l’attenzione della 
madre sarebbe stata senza indugi allarmata. 

Elencando i sintomi delle due giornate, solo 
la colica del giorno 8 può fare pensare a fatti 
addominali d una certa importanza; ma non 
tali però da assumere valore patognomonico 
per una perforazione e consecutiva peritonite, 
perchè la sintomatologia si è troppo pronta¬ 
mente sedata dopo un’unica defecazione ver¬ 
minosa. Si aggiunge inoltre, per quanto poco 
probativo, un dato anamnestico contro la pe¬ 
ritonite: la mancanza della febbre ed il benes¬ 
sere del bambino. La colica- addominale del 
giorno 8 sta a dimostrare solo che c era un 
gomitolo di vermi, per espellere i quali l’inte¬ 
stino compiva sforzi spasmodici accresciuti 
dal fatto che sul passaggio degli elminti esi¬ 
steva una stenosi già iniziata, ma ancora di 
tanto parziale da permettere la evacuazione: 
altrettanto può essere detto per i dolori del 
giorno 9. 

L’è un altro fatto anatomico che depone 
contro una perforazione e peritonite consecuti¬ 
va; quel grande- groviglio di aderenze e di brì¬ 
glie cicatriziali. L’epiploon, i meso (Forgue) 
sono strenui e velocissimi nell’opporre una 
barriera al propagarsi dell’infezione, ma lo 
spazio di tempo dal giorno 8 alla notte dal 9 
al 10 è troppo breve per spiegare tanta esube¬ 
ranza attorno all’ulcera ed un così perfetto e 
ristretto isolamento. Bisogna dunque ammette¬ 
re che i fatti neoformativi siano cominciati in 





730 


(( IL POLICLINICO )> 


[Anno XXXIX, Num. 19; 


data più remota ed attorno ad un focolaio con 
andamento cronico, che per merito della sua 
relativa benignità abbia permesso il formarsi 
graduale delle aderenze e delle cicatrici. Quin¬ 
di non certamente un’ulcera perforata. Rimane 
solo un fatto allora: un’ulcera non perforata 
che dette luogo ad un processo peritonitico 
lento per contiguità. 

C’è però un fatto, il quale a prima vista può 
sembrare contro la mia affermazione. Al tavolo 
operatorio si trovò un’ulcera perforata. Prima 
di tutto devo dire che la perforazione fu invo¬ 
lontariamente ingrandita dall’operatore, per¬ 
chè questi dovette molto tirare per sbrigliare 
le anse saldate tra loro. Allo stesso modo 
quindi si potrebbe dire che la parete intestinale 
corrosa dall’ulcera, divenuta assai fragile, si 
aprì all’istante dello sbrigliamento, lasciando 
fuoriuscire quel po’ di liquido icoroso-purulen- 
to trovato nella sacca, analogamente a quanto 
succede negli esami necroscopici (Kaufmann); 
però la mia tesi può essere ugualmente soste¬ 
nuta anche ammettendo Resistenza d’una per¬ 
forazione patologica e non artificiale. Credo 
cioè che, se c’è stata una perforazione, come 
molto probabilmente, questa fu durante l’ul¬ 
tima serie dei fenomeni, nella notte dal 9 al 
10 ed i suoi sintomi si sono accavallati con 
•quelli dell’ileo, coadiuvandoli. La violenta pe¬ 
ristalsi, accresciuta anche dalla stenosi, ha 
agito sulla parete intestinale assottigliata dal¬ 
l’ulcera: così avvenne la rottura patologica; il 
chirurgo, dipaniando la matassa, ha fatto il re¬ 
sto, e così è spiegata l’esistenza d una sì am¬ 
pia perforazione. 

Sono così giunto all’ultima parte della sinto¬ 
matologia, cioè ai fatti della notte dal 9 al 10, 
i quali, sulla guida del reperto anatomo-pato- 
logico e secondo quanto ho detto finora, sono 
spiegati in questo modo o, meglio, in questi 
due : 

a) la stenosi, fino allora parziale, si è com¬ 
pletata con rattorcigliamento di un tratto in¬ 
testinale attorno ad una/ briglia, come avviene 
da parte del diverticolo di Meckel; 

b) la fenomenologia d’un ileo subacuto si 
è integrata e completata con quella d’una per¬ 
forazione avvenuta all’ultimo momento, come 
nel modo detto sopra. 

Credo che con ogni probabilità ambedue 
questi fatti siano intervenuti a determinare la 
definitiva conclusione del quadro sintomatico, 
perchè anche ammettendoli tutti e due, me¬ 
glio ci si accorda con quanto si constatò al 
tavolo operatorio. 

Concludendo: secondo la discussione fin qui 


condolta, il caso si può riassumere brevemente 
così : 

Tifo ambulatorio in bambino di sei anni, 
complicato da peritonite per contiguità da 
un’ulcera, sul cui terreno si stabilì una tale 
reazione infiammatoria di difesa, da dare luo¬ 
go ad una stenosi del lume intestinale, la 
quale si è conclusa e completata con peritonite 
da perforazione. 

3) Particolarità d’un certo interesse rileva¬ 
bili in questo caso : 

a) si tratta d’un tifo ambulatorio, che per 
la complicazione insorta riuscì mortale. Nulla 
di nuovo per quanto può interessare gli adulti, 
perchè la letteratura è ricca di questi casi; 
però, per quanto si concerne alla patologia in¬ 
fantile, esso può presentare un certo interesse. 
Gli AA. (Strumpell, Feer, Stranski, Vala- 
gussa) sono infatti d’accordo nel l’ammettere 
la relativa benignità del tifo nei bambini e, 
viceversa, la rarità d’un decorso grave, ma so¬ 
pratutto la difficoltà d’osservare complicazioni 
importanti. Questo caso, unito a molti altri, 
per una percentuale del 50 % di quelli da me 
osservati nei bambini, sta a dimostrare che 
deve essere sfatata l’idea che il tifo decorra 
benignamente nell’infanzia. Forse fu anche la 
convinzione in questa benignità che ha contri¬ 
buito al mio errore di diagnosi. Ho potuto os¬ 
servare nella mia carriera che il tifo nei bam¬ 
bini ha un decorso identico a quello degli 
adulti e che come in questi vi sono dei casi 
di tiphus laevis , laevissimus, così è per quelli. 
Si può al massimo dire che nei bambini, quan¬ 
do più sono giovani, c’è una percentuale al¬ 
quanto più grande, che negli adulti, di casi 
leggeri e di casi a decorso non tipico; ma, 
come regola, questa malattia, anche nell’in¬ 
fanzia presenta tutte le particolarità negli adul¬ 
ti : e questo ordine di idee salverà certamente 
da molti errori; 

b) il reperto operatorio ha mostrato che 
esisteva una stenosi della parete intestinale 
dove era l’ulcera. Kaufmann dice che è rara 
una stenosi cicatriziale nata sul terreno dì 
un’ulcera tifica, e Strumpell afferma d’avere 
osservato un solo caso di questo genere. Sebbe¬ 
ne l’occlusione sia stata molto di più dovuta 
agli stiramenti ed alle stritture delle aderenze 
e delle briglie che non alla stenosi cicatriziale 
in se stessa, credo tuttavia che la citazione an¬ 
che di questo particolare non perda il suo in¬ 
teresse. 

RIASSUNTO. 

Stenosi intestinale che complica il decorso 
di un tifo ambulatorio. La stenosi è causata in 


[Anno WXIX, Num. 19] 


SEZIONE PRATICA 


731 


parte da reazione cicatriziale avvenuta sul ter¬ 
reno di un'ulcera, in parte da reazione infiam¬ 
matoria all’esterno della parete intestinale per 
difesa contro un (processo peritonitico nato 
per contiguità e continuità. Era stata fatta dia¬ 
gnosi di occlusione intestinale da elminti. 

San Bellino (Rovigo), 12 seti. 1931 - X. 

BIBLIOGRAFIA. 

Kaufmann. Anatomia patologica. 

Feer. Trattato di pediatria. 

Lujan. Su nove casi di enterocolite provocati da 
ascaridi. Rivista di Clinica pediatrica. Rubrica 
« Periodici diversi », estratto da Revista Mèdica 
Latino-Americana, n. 172, gennaio 1930. 
Strumpell. Trattato di patologia medica * Voi. I. 
p.Ie p. II. 

Forche. Trattato di patologia chirurgica. Voi. II. 
Valagussa. Consultazioni di clinica e terapia in- 
fantile. 

F. Stranski. Compendio di pediatria. 


TECNICA. 

Reattivo per la ricerca a freddo del glucosio. 
Metodo facile per ottenerlo. 

Dott. Francesco Leti - Roma. 

In altro articolo comparso sul Policlinico 
(Sez. Pratica, n. 2, 12 genn. 1931) io parlava 
di un mio reattivo per la ricerca a freddo del 
glucosio nelle urine, fornito dalle due seguen¬ 
ti fondamentali peculiarità : 

1) agisce a freddo, senza che sia necessa¬ 
rio alcun riscaldamento esterno, per cui si dif¬ 
ferisce da tutti i reattivi noti, quali il Trom- 
mer, il Fehling, il Nylànder, ecc., che sono 
attivi soltanto in funzione di una sorgente ca¬ 
lorifera, mentre se sprovvisti di fiamma re¬ 
stano inerti, e sono quindi inutilizzabili a 
freddo; 

2) permette la ricerca del glucosio anche 
<piando la quantità di urina sia difettosissima, 
ossia quando si disponga di una quantità pres¬ 
so che infinitesima di materiale, per esempio, 
di una goccia soltanto di urina; peculiarità 
■che può essere sfruttata dal medico analista, 
quando le urine da esaminare siano in così 
scarsa quantità da non permettere un esame 
generale e completo, per cui anche un rispar¬ 
mio sia pure modesto di materiale, sia pure 
di poche gocce soltanto, può significare nella 
pratica la possibilità per l’analista di eseguire 
altre ricerche, e anche di condurre a termine 
un esame generale. 

Però il modo da me indicato per ottenere 
questo reattivo era poco facile, e richiedeva 
una certa competenza tecnica di laboratorio, 
specie per la fusione dell’idrato sodico in un 
■crogiuolo di argento; richiedeva un cerio al- 


Irezzamento, ed era inoltre abbastanza dispen¬ 
dioso, sia per il consumo del gas, sia per il 
pericolo, sempre possibile, che in conseguen¬ 
za della temperatura troppo elevata della soda 
fusa, venissero a formarsi gli ossidi colorati 
di bismuto, ciò che portava di conseguenza 
uno sciupio del prodotto (formazione di pol- 
verella colorata poco sensibile, invece che di 
polverella bianca assai più sensibile e pronta). 

Avendo ora escogitato un metodo migliore 
per ottenere il suddetto reattivo termogenico, 
metodo che non richiede da parte di chi opera 
nè speciali abilità, nè speciali attrezzature, nè 
crogiuoli d’argento, ecc. e che non presenta 
il pericolo della formazione degli ossidi colo¬ 
rati, credo utile di riferirne. 

Il metodo è ora semplicissimo : consiste nel 
polverizzare la soda caustica dentro un mortaio 
di porcellana, preferibilmente il tipo di soda 
caustica a scaglie, la cui polverizzazione è as¬ 
sai più facile. Esistono commercialmente vari 
modi di presentare l’idrato sodico; v’è il tipo 
a cannelli che è il più comune; v’è il tipo a 
gocce; infine v’è il tipo a scaglie, più difficile 
a trovarsi in commercio. Per i nostri scopi è 
da preferirsi questo ultimo tipo, ossia il tipo 
a scaglie, per l’evidente motivo che mentre la 
polverizzazione della soda in cannelli è cosa 
piuttosto difficile e richiede tempo e pazienza 
e anche un certo dispendio di forza (sotto l’a¬ 
zione del pestello la soda in cannelli salta in 
frantumi, e questi tendono a saltar fuori dal 
mortaio) la polverizzazione della soda in sca¬ 
glie è invece estremamente facile, di corta du¬ 
rata, e si fa senza dispendio di forze. 

Ottenuta la soda in polvere, si mescola con 
sottonitrato di bismuto; la mescolanza si fa 
nel mortaio stesso; e col pestello si agita fin 
quando si è sicuri di avere ottenuto una me¬ 
scolanza omogenea. 

Raggiungo attualmente un reattivo di buo¬ 
na sensibilità, operando nei seguenti rappor¬ 
ti di peso: 

Soda caustica: circa 10 grammi; 

Sottonitrato di bismuto: circa 1 grammo. 

Il reattivo è così pronto. A causa della sua 
glande igroscopicità va conservato in recipien¬ 
te di vetro chiuso a tappo di sughero paraffina¬ 
lo. Se è mal conservato il reattivo, a causa del¬ 
l’azione deill’umidità atmosferica, perde in po¬ 
tere termogenico, e conseguentemente in sen¬ 
sibilità. 

E dal momento che mi trovo in argomento 
mi sia consentito di chiudere questa nota con 
un breve spunto polemico. Ad alcuni è parso 
che questo nuovo reattivo che opera a freddo, 
sia nuovo solo per modo di dire, ma che non 





732 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Ntjm. 191 


presenti effettivamente nulla di nuovo e che 
altro non sia che un Nylànder modificato. 

A mio avviso fra i due reattivi esistono in¬ 
vece sostanziali differenze. 

È pur vero che ambedue i reattivi hanno 
in comune il sottonitrato di bismuto, ed è pur 
vero che hanno in comune la colorazione nera 
in caso di reazione positiva. 

Mi sia lecito però di obbiettare che l'avere 
in comune un qualche cosa, non significa che 
si abbia a che fare con la stessa cosa : due 
edifici possono essere stali costruiti con, lo 
stesso materiale edilizio, ed avere tuttavia due 
stili architettonici differenti, e anche essere 
adibiti a due differenti usi. 

A mio avviso fra i due reattivi esistono so¬ 
stanziali differenze di composizione, di stato, 
e di uso, sia nel modo di adoperarsi sia in se 
stessi. 

Di composizione in quanto mentre nel Ny¬ 
lànder è presente il sale di Seignette, questo 
sale manca nel nostro reattivo termogenico. 

Di stato in quanto uno è solido e l’altro li¬ 
quido. 

Infine di uso, e questo sopra tutto importa, 
in quanto mentre con uno dei due reattivi, 
il Nylànder, la reazione avviene dopo prolun¬ 
gala ebollizione, e si verifica soltanto quan¬ 
do il materiale in, esame è in quantità suffi¬ 
ciente, almeno 15-20 gocce circa, col nostro 
reattivo termogenico : 

1) la reazione si determina senza sommi¬ 
nistrazione. di calore esterno; 

2) la reazione può verificarsi anche quan¬ 
do il materiale in esame sia in forte difetto, 
anche quando questo materiale consista sol¬ 
tanto in una o due gocce di urina. 

RIASSUNTO. 

L’Autore propone un altro procedimento 
per ottenere il reattivo termogenico per la ri¬ 
cerca microchimica del glucosio, più facile e 
più pratico di quello esposto precedentemente 
nel Policlinico. 

Consiste nella polverizzazione dell’idrato so¬ 
dico (piuttosto che la soda in cannelli o a goc¬ 
ce, è da preferirsi la soda a scaglie, perchè 
di più facile polverizzazione) dentro un comu¬ 
ne mortaio; e nel mescolare in determinati 
rapporti di peso, con sottonitrato di bismu¬ 
to, l’idrato sodico così polverizzato: 

Soda caustica = circa 10 gr. 

Sottonitrato di Bi. = circa 1 gr. 

Il reattivo, essendo assai igroscopico, va pre¬ 
servato dall’umidità atmosferica, e va conser¬ 
vato in recipienti chiusi a tappo di sughero 
paraffinato. 


SUNTI E RASSEGNE. 

PSICHIATRIA. 

La psichiatria nella pratica generale. 

(E. Stransky. Wiener Woch., 5 febbraio 1932). 

Molta maggiore importanza, di quanto co¬ 
munemente non si creda ha per il medico pra¬ 
tico lo studio e la conoscenza di alcuni par¬ 
ticolari argomenti pertinenti alla psichiatria. 
Infatti non è affatto infrequente che stati psi¬ 
cotici di depressione o di eccitazione o nette 
sindromi amenziali aprano la scena sintomato- 
logica di molte malattie infettive acute. Que¬ 
ste psicosi, che non sono altro che la reazione 
della psiche alle alterazioni morbose acute so¬ 
matiche (che sono ubiquitarie e quindi non 
specifiche) possono non solo (precedere ma an¬ 
che seguire il fatto infettivo: ed in tal caso la 
sindrome psicotica acuta può anche rappresen¬ 
tare la faise primitiva di una psicosi cronica o 
eventualmente periodica. 

Il pratico inoltre non deve dimenticare che 
dietro molli quadri neurotici o organoneuroti- 
ei possono nascondersi degli stati morbosi psi¬ 
copatici lievi, ma talora anche gravi. E ciò è 
frequentissimo per le ciclotimie, per le schi¬ 
zofrenie che spesso si mostrano quali neurosi 
periodiche o permanenti. 

Ciò è molto importante dal punto di vista 
della terapia, anzi della psicolerapia, la quale 
deve agire per la psicosi in maniera del tutto 
differente che per la neurosi : senza parlare de¬ 
gli altri mezzi profilattici e curativi. 

Altro capitolo interessante è quello riguar¬ 
dante la fase iniziale di alcune affezioni cere¬ 
brali croniche che s’iniziano con disturbi psi¬ 
chici, come avviene nell’arteiriosclerosi cere¬ 
brale e nei prodromi di alcune malattie cere¬ 
brali senili e presenili. v 

La diagnosi differenziale con disturbi pura¬ 
mente neuraistenici è all’inizio non del tutto 
facile: una volta il medico pratico in tali casi 
aveva sempre davanti a sè lo spettro della pa¬ 
ralisi progressiva; oggi che i risultati ottenuti 
dalla mal crioterapia hanno spinto a ricercare i 
segni prodromici di essa nello stato di lues 
latente del liquor questa preoccupazione è in 
parte sparita. 

Il compito principale del pratico è in ogni 
caso quello di prevedere e quindi cercare di 
. prevenire psicoterapeuticamente : molli candi¬ 
dati alla schizofrenia capitano in mano al pra¬ 
tico quando il male è all’inizio e se riconosciuto 
e opportunamente curato, può essere bloccato' 
in principio. Molti casi di melanconia anche 
lievi, che prontamente curati sarebbero fa¬ 
cilmente guariti, portano invece improvvisa¬ 
mente al suicidio: il medico deve, appena in 
presenza di stali psicotici anche lievi ed episo¬ 
dici consultarsi con lo specialista, il quale può 


[Anno XXXIX, Num. 19] 


SEZIONE PRATICA 


733 


col suo aiuto più facilmente instradarsi sulla 
via della giusta diagnosi. 

Altro compito importante del pratico è quel¬ 
lo della cura delle tossimanie : gli alcoolisti 
possono anche essere trattati ambulatoriamen- 
te, ma i morfinisti e cocainisti necessitano lo 
internamento: il medico deve prodigarsi onde 
riuscire ad ottenere ciò nell'interesse del ma¬ 
lato. 

Da quanto si è detto balza evidente l'impor¬ 
tanza che ha per il pratico Tessere a conoscen¬ 
za dei principali capitoli riguardanti la psichia¬ 
tria specialmente in questi anni in, cui si nota 
tale un risveglio di opere e di interesse nel cam¬ 
po della psicoterapia. G. La Cava. 

Un caso di personalità multipla. 

(R. Riggall. The Lancet, 17 ottobre 1931). 

Un vero caso di scissione della personalità 
è abbastanza raro per giustificare la lunga 
descrizione che di esso ne fa Tautore. 

Si tratta di una donna di 36 anni, nubile, 
il cui padre è morto di paralisi progressiva 
e che sin dal 1915, ricoverata in un manico¬ 
mio fu classificata come affetta da melanco¬ 
nia con tendenza al suicidio, avendo tentato 
di ingoiare un pacchetto di spilli: fu in que¬ 
sta occasione che essa incominciò a dire di 
possedere due personalità una durante il gior¬ 
no e una durante la notte: in questo periodo 
essa scriveva lettere offensive verso se stessa 
e accusava un'altra persona di averle scritte. 

Passata nel 1916 in altro manicomio fu¬ 
rono per mezzo della ipnosi scoperte in lei 
varie personalità, differenti l una dall’altra, 
ciascuna delle quali poteva in ogni momen¬ 
to essere richiamata alla coscienza: ma nella 
conversazione ordinaria si era quasi sempre 
in contatto con una sola di esse, con Mabel 
che probabilmente era la vera sua persona¬ 
lità. La differenza fra queste varie persona¬ 
lità era evidente; per esempio: « Mabel » è 
una anima buona, paziente, morale, ma gene^ 
Talmente infelice; « Miss Dignità » è invece 
una persona che considera come suo preci¬ 
puo dovere di fare del male e del dispetto a 
Mabel. 

A queste due personalità principali che più 
spesso si aveva occasione di incontrare nella 
paziente, si sostituivano talvolta ma raramen¬ 
te altre sei personalità meno forti e meno 
disegnate nei loro caratteri seppure ben dif¬ 
ferenziabili Luna dia! Tal tra*, ma dopo avere 
spiegato ad esse, per mezzo dell’ipnosi la lo¬ 
ro posizione rispetto a Mabel, la vera perso¬ 
nalità, esse accettarono di identificarsi con 
Mabel e furono scacciate dalla coscienza. Non 
così per « Miss Dignità » la quale resistette 
allora ad ogni tentativo di fusione con la 
personalità di Mabel. Questa Miss Dignità è 
veramente cattiva: essa regolarmente straccia 
gli abiti di Mabel, butta via i suoi gioielli, 


brucia il suo danaro e tutto ciò senza pietà: 
una volta Mabel restò senza vestiti in pieno 
inverno e dovette mantenersi per parecchi 
giorni a solo pane con una tazza di tè. Le 
lettere di queste diverse personalità hanno 
persino diversa la calligrafia : ve ne è una di 
« Miss Dignità » per Mabel che la incita a 
suicidarsi e acclude all’uopo una cartina di 
veleno. 

Questo stato di cose durò dieci anni, dopo 
i quali la p. fu visitata dall’A., il quale la 
conobbe sotto la personalità di « Miss Digni¬ 
tà ». Per ben 5 volte essa entrò nello studio 
dell’A. sotto questa personalità e ne riuscì, 
in seguito, sotto la personalità di Mabel, la 
vera sè stessa. 

I concetti religiosi, sociali, sessuali delle 
due personalità sono nettamente contrastan¬ 
ti: un giorno, jn ipnosi, «Miss Dignità» 
confessò di aver introdotto un piccolo bic¬ 
chiere nella vagina di Mabel : controllato il 
fatto e rimosso il bicchiere, « Miss Dignità » 
confessò di aver commesso questo fatto per 
provare una sensazione erotica nel sentirselo 
togliere. 

Con un forte trattamento di ipnosi, TA. 
riuscì finalmente a fondere le due persona¬ 
lità contrastanti, ma non riuscì, come sem¬ 
pre accade in questi casi, a modificare la 
neurosi che era servita di base al disturbò 
psichico. 

Molto giustamente TA. considera questa 
scissione della personalità come l’esagerazio¬ 
ne delle tendenze ambivalenti che si trovano 
nelle neurosi anche le più comuni : vi è una 
vera e propria personificazione dell’incoscien- 
te in questi casi di sdoppiamento della per¬ 
sonalità e il trattamento psicoanalitico è forse 
l'unico che può avere ragione di essi. Freud 
difficilmente potrà trovare un caso più bril¬ 
lante e più convincente per la dimostrazione 
delle asserzioni sue e dei suoi seguaci. 

G. La Cava. 

ORGANI DIGERENTI. 

Dilatazione idiopatica dell’esofago o me¬ 
gaesofago. 

(G. Lucchese. Il Vaisalva, novembre 1931). 

Si chiamano « dilatazioni idiopatiche del¬ 
l’esofago » quelle non giustificate da ostacoli 
organici. 

La dilatazione interessa l’esofago dalla fa¬ 
ringe al diaframma e si compie a carico di 
tutta la circonferenza dell’organo. La dilatazio¬ 
ne può assumere dimensioni straordinarie ed è 
di forma varia: fusiforme, cilindrica, a pera, 
ere. Oltre all’aumento del diametro si nota an¬ 
che allungamento talora considerevole che 
produce ostacolo al passaggio del cibo a causa 
della inflessione dell’organo sopra al dia¬ 
framma. 


734 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXLX, Num. 19] 


La capacità dell'esofago è aumentata e nella 
sua cavità si trova abbondante liquido filante 
mucoso mescolato a detriti di sostanze alimen¬ 
tari decomposte. 

La mucosa può essere normale oppure con i 
segni di lesioni infiammatorie, desquamazio¬ 
ni, ulcerazioni. 

La muscolare è ipertrofica quasi esclusiva- 
mente nelle sue fibre circolari. 

Importante è il fatto che mancano costante- 
mente alterazioni in corrispondenza del car¬ 
dias. 

La malattia colpisce persone di media età, 
prevalentemente di sesso femminile. 

In un primo periodo si hanno disturbi su¬ 
biettivi poco accennati : disfagia, oppressione 
retrosternale, nodo alla gola; frequenti erutta¬ 
zioni, alito fetido. Dopo qualche tempo, tal¬ 
volta lungo, compare il rigurgito esofageo: 
nella posizione orizzontale il paziente emette 
dalla bocca senza alcuno sforzo una quantità 
variabile di liquido mucoso mescolato a so¬ 
stanze alimentari. Tale fenomeno molesto 
scompare se il paziente assume la posizione se¬ 
duta. A poco a poco la deglutizione diviene 
sempre più difficile: in un primo momento i 
malati riescono ancora con speciali artifici ad 
inoltrare a traverso il cardias gli alimenti, ma 
alla fine ogni manovra resta infruttuosa. Si 
verifica allora un ristagno esofageo grave ed 
ostinato con ripercussione sullo stato generale 
dei malati, che dimagrano e si cachettizzano. 

Il decorso della affezione è molto lento, ma 
progressivo e di prognosi per lo più infausta. 

Sintomi non costanti sono i dolori retroster¬ 
nali violenti e quelli dell’epigastrio; la bradi¬ 
cardia; una sindrome mediastinica, ecc. 

Obiettivamente l’affezione non presenta dati 
sicuri su cui fondare la diagnosi. 

Mezzi d’indagine più sicuri sono: il sondag- 
gio.-Tesame esofagoscopico e l’esame radiolo- 
gico. 

Il sondaggio eseguito prudentemente oltre 
ad informare sulle condizioni dell’esofago e 
del cardias, riesce utile per Tesarne del conte¬ 
nuto ristagnante che è privo di acido cloridri¬ 
co libero, di pepsina, e lab-fermento, ma con¬ 
tiene acido lattico e acidi grassi. 

L’esofagoscopia mostra l’ampiezza e la for¬ 
ma dell’esofago e le alterazioni della mucosa; 
l’esame radiologico mette in evidenza anche 
le condizioni delle pareli e lo stato di permea¬ 
bilità del cardias. Nella dilatazione idiopatica 
dell’esofago l’immagine radiologica assume 
un aspetto caratteristico: si vede una dilatazio¬ 
ne molto ampia a forma di pera o di bottiglia 
del tratto sopradiaframmatico, con l’estremità 
più larga in basso. Le dilatazioni invece che si 
osservano sopra le stenosi cicatriziali, canceri- 
gne, organiche sono limitate ed hanno forma 
longitudinale cilindrica. 

Parecchie ipotesi sono state fatte sulla patoge¬ 
nesi della dilatazione idiopatica dell’esofago. 


L’A. propende per la origine- congenita della» 
affezione. 

La cura della dilatazione idiopatica dell’esor 
fago può essere medica e chirurgica.. 

La prima sarà applicata all’inizio della ma^- 
lattia e consisterà in una, dieta facilmente tol¬ 
lerabile dai pazienti. Se si suppone uno stato 
di spasmo del cardias si praticheranno inie¬ 
zioni di atropina o papaverina. Se v’è ristagno 
si adoprerà la sonda ed i lavaggi ripetuti. 

La. cura chirurgica viene riservata, agli» stadi 
inoltrati del morbo: la gastrostomia che viene 
fatta allo, scopo di nutrire i pazienti cachetti¬ 
ci, è un rimedio palliativo. 

Alcuni l’hanno utilizzata per dilatare il car¬ 
dias per via retrograda. 

Si è tentato di rimuovere l’ostacolò median¬ 
te una cardioplastica: i risultati di tale opera¬ 
zione sono stati buoni in alcuni casi, ma in 
altri si sono avute recidive. 

Si è resecata parzialmente la sacca esofagea 
con discreto risultato (Resininger). 

Si è praticato l’abbassamento dell’esofago' 
per via addominale, per correggere la defor¬ 
mità (Sencert, Taddei). 

Sono questi interventi di una certa gravità- e 
di esito definitivo incerto. 

Conviene quindi iniziare senza indugio la 
cura medica nei casi precocemente diagnosti¬ 
cati nella speranza di ottenere così qualche 
giovamento e ritardare la progressione del 
male. Vicentini. 

La prova clinica dell’] stamina in patologia. 

gastrica. 

(P. Carnot e E. Libert. Paris Méd., 1932,. 

n. 4). 

In occasione di onoranze tributate in Po¬ 
lonia allo scienziato polacco Popielski, gli AA.„ 
rifacendosi alle prime esperienze di questo ri¬ 
cercatore suU’islamina come agente gastro- 
secretore, sintetizzano le applicazioni che per 
merito loro e di Koskowski sono state fatte in 
clinica delle proprietà di questa sostanza a 
scopo diagnostico nel campo della patologia 
gastrica. 

L’iniezione sotto-cutanea o intra-muscolare- 
di 1 mmgr. di bicloridrato dh stamina provo¬ 
ca nell’uomo normale costantemente la se¬ 
crezione abbondante di un succo gastrico 
molto acido, dotato di potere peptico eleva¬ 
to (per contro il lab-fermento appare poco 
abbondante), senza arrecare danno all’indi¬ 
viduo, su cui s'esperimenta: 

L’importanza di questa prova clinica sta 
innanzi tutto nella possibilità di avere a dis¬ 
posizione per i vari esami un succo gastrico 
puro, privo di particelle alimentari, privo di 
acido cloridrico combinato; in secondò luo¬ 
go nella possibilità, ormai dimostrata, di co¬ 
struire delle curve ih base alla risposta gastri- 


[Anno XXXIX, N-um. I9j 


SEZIONE PRATICA 


735 


ca allo stilinolo istaminico in funzione -del 
tempo, le quali non solo si dimostrano co¬ 
stanti nei singoli individui, tali da costituire 
una caratteristica antropometrica, molto per¬ 
sonale, deliba capacità gastro-secretoria, ma 
anche appaiono in relazione abbastanza stret¬ 
ta con va rii tipi clinici, sì da fornire dati uti¬ 
li al medico per la diagnosi. 

Le dette curve si possono costruire sia coi 
dati del volume di succo gastrico secreto in 
un dato tempo, sia con quelli dell’acido clo¬ 
ridrico libero, .sia con quelli del potere pepti¬ 
co, misurato nei diversi campioni successiva¬ 
mente prelevati. 

Dall andamento di queste curve possiamo 
giudicare se nel caso singolo la risposta secre¬ 
toria è normale o se presenta i caratteri della 
dispepsia iper- *o ipo-secretoria. 

Normalmente la secrezione inizia una deci¬ 
na di minuti dopo l’iniezione, raggiunge il 
massimo dopo una mezz’ora e si prolunga 
per circa un’ora e mezza; la quantità secreta 
in un 1/4 d’ora può sorpassare 100 cc. e la 
quantità totale può essere di 200-300 cc. 

L’ipersecrezione (soprattutto nell’ulcera ga¬ 
stro-duodenale) è caratterizzata da una rispo¬ 
sta immediata, intensa, prolungata: la quan¬ 
tità è più che raddoppiata; l’acido cloridrico 
libero sorpassa spesso il 4 %o. 

Negli stati d’iposecrezione (soprattutto 
nel cancro gastrico) si ha generalmente una 
risposta tardiva, debole e breve, talvolta nul¬ 
la; la quantità del succo è minima, l’acidità 
molto piccola o nulla. 

La risposta gastrica allo stimolo istaminico 
appare, da numerosi studii comparativi ese¬ 
guiti, esagerata rispetto a quella conseguente 
a pasto di prova; e questa esagerazione può 
valere a far meglio risaltare i disturbi della 
secrezione eventualmente presenti, amplifican¬ 
doli, per così dire, senza cambiarne il senso. 

Specialmente nella diagnosi dell’ulcera ga¬ 
stro-duodenale e del cancro gastrico questa 
prova mostra il suo valore. 

Essendo Inoltre l’istamina una sostanza va¬ 
sodilatatrice, o meglio capillaro-dilatatrice, 
spesso provoca in sede di tessuto neoplastico 
piccole emorragie, le quali, accanto agli al¬ 
tri diati desunti dall’analisi chimica del suc¬ 
co e dall’andamento della curva secretoria, 
valgono a orientare la diagnosi verso la for¬ 
ma eterologa. 

Nel campo delle achilie gastriche partico¬ 
lare interesse ha assunto la prova dell’istami- 
na : esistono, lad esempio, casi ove non è pos¬ 
sibile dimostrare coi mezzi soliti nè acido nè 
fermenti, nei quali è però dimostrabile una 
risposta secretoria aH’istam-ina. Grande im¬ 
portanza quindi la prova istamimica riveste 
nella diagnosi differenziale fra achilie orga¬ 
niche e funzionali. 

Nell’anemia perniciosa 1’eslstenza di una 


anacloridria, che tale si dimostra anche di 
fronte allo stimolo istaminico, è, si può dire, 
la regola; e da ciò traggono argomento in 
favore della loro tesi coloro che ammettono 
l’origine digestiva di questa malattia. 

Molinari-Tosatti. 


Nuove vedute sulla etiologia e patogenesi 
della stenosi in fi a ni ma tori a del retto. 


(Barthels. Arch. Klin,. Chir., voi. 167, pa¬ 
gine 189, 1931). 

In un caso che sembrava tipico di stenosi 
luetica del retto, la reazione di Frei venne po¬ 
sitiva. (La positività della reazione di iFrei è 
decisiva per la diagnosi di linfogranuloma in¬ 
guinale). La stessa indagine ripetuta in altri 
nove casi di stenosi rettale ha dato lo stesso 
risultato. Ciò significa, sec. Barthels, che oc¬ 
corro rivedere il concetto ecologico delle ste¬ 
nosi infiammatorie del retto fino ad oggi at¬ 
tribuite alla infezione gonococcica o luetica 
anche in assenza di una reazione di Wasser¬ 
mann positiva. 

Il linfogranuloma inguinale è una malattia 
di origine venerea, certamente infettiva. Il 
virus <si propaga per le vie linfatiche e porta 
alla formazione di pacchetti ghiandolari ingui¬ 
nali che spesso finiscono col fistolizzarsi. 

Nell’uomo le vie linfatiche del pene porta¬ 
no alle linfoghiandole inguinali che vengono 
colpite dal processo. Nella donna raramente 
la malattia determina la tumefazione inguina¬ 
le perchè l’infezione avviene nella parte alta 
della vagina e quindi fuori del territorio lin¬ 
fatico delle ghiandole inguinali. Vengono col¬ 
pite invece le ghiandole anorettali, iliache e 
ipogastriche. Queste rappresentano anche le 
stazioni di deflusso linfatico dell’ultima por¬ 
zione del retto. 

Si spiega così perchè la stenosi infiamma¬ 
toria del retto sia posta nel 90 % dei casi a 
questo livello e perchè ne siano colpite quasi 
esclusivamente donne. 

Le lesioni tipiche del linfogranuloma ingui¬ 
nale inon si arrestano soltanto alle linfoghian¬ 
dole ma si propagamo lungo i linfatici. Micro¬ 
scopicamente la lesione è caratterizzata da in¬ 
filtrati a cellule giganti con tendenza specifica 
alla formazione di connettivo sclerotico e al¬ 
terazioni vasali emdoarteritiche. 

L’edema, la produzione di connettivo cica¬ 
triziale, la retrazione dei tessuti colpiti spie¬ 
gano agevolmente la formazione della stenosi. 

Anche l’indicazione terapeutica deve essere 
quindi riveduta : le derivazioni del contenuto 
intestinale non influenzano quasi affatto la le¬ 
sione. Si possono ottenere miglioramenti con 
la diatermia. Nei casi più gravi è indicato 
l'intervento radicale. 

P. Valdoni. 





736 


a IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 19] 


Ipocloruremia e terapia cloruro-sodica nelle 
occlusioni intestinali acute alte (duodenali), 

(G. Figurelli. Ann. lt. di Chir., 30 sett. 1930). 

L’A. in serie diverse di animali ha pratica¬ 
to occlusioni intestinali alte (duodenali) sia 
strozzando l’intestino mediante una bandellet- 
ta di garza, sia sezionandolo e suturando e in¬ 
fossando i capi. Nelle occlusioni da strozza¬ 
mento si è avuta una iipocloruremiai poco note¬ 
vole ed il beneficio della terapia cloruro-sodica 
è stato minimo; nelle occlusioni ottenute me¬ 
diante sezione dell’intestino l’ipocloruremia è 
stata più rilevante, e notevole il vantaggio del¬ 
la terapia cloruro-sodica, e questo perchè, se¬ 
condo l’A., nei casi di strozzamento prevalgo¬ 
no i fenomeni tossiemici su quelli ipoclorure- 
mici. 

Tali ricerche confermano il risultato delle 
esperienze praticate da Giacobbe nel R. Istitu¬ 
to di Clinica Chirurgica della Università di Pio- 
ma (v. Giornale Medico dell'Alto Adige, fasci¬ 
colo 2, 1930). Giacobbe infatti, dopo aver de¬ 
terminalo nel cane il comportamento della 
cloruremia neH’occlusione acuta del digiuno 
(nella sua porzione più alta), rilevando che 
nelle forme di ileo semplice la caduta dei clo¬ 
ruri è abbastanza notevole e minima nelle for¬ 
me con strozzamento (necrosi e gangrcna), ha 
studiato l’azione del cloruro di sodio sull'evo¬ 
luzione del quadro morboso che sussegue alla 
ostruzione e le modalità con le quali il tratta¬ 
mento esplica maggiore efficacia. Il cloruro di 
sodio, somministrato ad alte dosi ed in solu¬ 
zioni ipert omelie per via endovenosa, ha de¬ 
terminato lieve miglioramento ed ha prolun¬ 
gato di poco la sopravvivenza negli animali 
con occlusione semplice; il suo effetto è stato 
di trascurabile importanza nelle forme di stroz¬ 
zamento. 

L’abbondante somministrazione (ipodermo¬ 
clisi) di soluzione clorurata isotonica ha eser¬ 
citato una notevole efficacia determinando 
maggiore sopravvivenza negli animali con oc¬ 
clusione semplice; la sua azione è stala mini¬ 
ma nell’ileo con strozzamento. 

Giacobbe conclude pertanto che V ipocloru¬ 
remia e la disidratazione hanno una notevole 
importanza nel determinismo della morte nel¬ 
l’ileo semplice; nello strozzamento tali fattori 
sono presenti, ma è la tossiemia che assume 
il sopravvento. G. Matronola. 

La gastrite dello stomaco operato. 

(Henhing N. Miti. a. d. Grenz. d. Med. u. Ch., 
voi. 42, fase. 4). 

L’A. riferisce i risultati della gastroscopia 
eseguita in 35 malati che accusavamo disturbi 
gastrici dopo operazioni varie praticate sullo 
stomaco (15 g. e. e 20 resezioni). Nella mag¬ 
gior parte dei casi furono rinvenute gravi al¬ 


terazioni della mucosa, che permisero all'A. 
di distinguere tre forme di gastrite: 

1) una forma ipertrofica; 

2) una con tumefazione edematosa e ca¬ 
tarro della mucosa; 

3) una forma atrofica. 

La gastrite ipertrofica è caratterizzata dalla 
tendenza alla formazione di piccole rilevatez- 
ze rotondeggianti per lo più sessili, insorgenti 
in genere su tutto lo stomaco nei solchi fra 
le pieghe rigide, ispessite. Le pieghe rigide 
possono essere qua e là rigonfie e attraversate 
da solchi in modo da perdere completamente 
l’andamento caratteristico. 

La superficie della mucosa può essere luci¬ 
da o opaca; di colorito rosso vivo o del solito 
colore rosso aranciato; erosioni della mucosa 
si vedono di rado. Questa forma di gastrite 
è la più frequente : è stata trovata in 10 g. e. 
e in 16 resezioni. 

La seconda forma è caratterizzata dalla tu¬ 
mefazione o rigidità delle pliche gastriche che 
però hanno ovunque lo stesso calibro e con¬ 
servano per lo più la direzione. 

La superficie è liscia, opaca, di colorito ros¬ 
so cupo; talora ricoperta in tutta l’estensione 
di un essudato di colorito grigio bluastro o 
biancastro come se fosse verniciata di latte. 
Questa forma di gastrite è stata trovata in 5 
ga st roe n terost orni z za t i. 

La gastrite atrofica è stala osservata 4 vol¬ 
te. Domina una diffusa atrofia della mucosa. 
Si nota un tono di colore tra il grigio e il 
verde. Già a piccola distensione appare evi¬ 
dente il disegno vasale fino quasi ai capillari. 

È caratteristica la sensibilità ai piccoli trau¬ 
mi: si notano suffusioni emorragiche e difetti 
dell’epitelio. 

Si possono mettere in rapporto a questa for¬ 
ma di gastrite atrofica le anemie a tipo secon¬ 
dario descritte dopo resezioni gastriche non 
legate ad emorragie; in due dei casi descritti 
dall’A. era appunto presente lina grave anemia 
che migliorò con somministrazione di fegato 
e di ferro. 

Secondo l’A. allo stato attuale delle cono¬ 
scenze non è possibile dire se si tratti di ga¬ 
striti preesistenti all'operazione o insorte in 
seguito. (Sono riportati interessanti gastrofo¬ 
togrammi). P. Stefanini. 

RENI E VIE URINARIE. 

Contributo allo studio del rene soprannu¬ 
merario. 

(E. Papin, Bernasconi e Bernard. Arch. mal. 

ren. e degli organi gen.-urin ., t. VI, n. 1, 

giugno 1931, pag. 1). 

Gli AA. rilevano la equivocità della nomen¬ 
clatura e sostengono che quali casi di rene so¬ 
prannumerario debbano intendersi quelli in 


[Anno \\\IX, jNum. 19] 


SEZIONE PRATICA 


737 


cui esiste una terza massa parenchimatosa, con 
uretere e peduncolo vasai e a sè, non saldata 
con l'altro rene dello stesso lato. Dopo d'aver 
elencato con tale criterio tutti i casi pubbli¬ 
cati, ne riferiscono uno inedito. 

Uomo di 33 a. in cui una nefrostomia sini¬ 
stra — eseguita per vuotare del pus formatosi 
nell'organo — aveva lasciato una fistola lom¬ 
bare. Questa, dopo 5 mesi, segregava abbon¬ 
dante urina purulenta per cui fu decisa una 
nefrectomia. Al tavolo operatorio si rinvenne: 
marcata perinefrite scierò-lipomatosa e note¬ 
vole ispessimento di periureterite. Reciso l’u¬ 
retere, sulla superficie di sezione del moncone, 
apparvero due ureteri accollati, in uno dei 
quali, nella sua parte superiore, venne rinve¬ 
nuto un calcolo. 11 malato guarì presto. 

L’esame del pezzo dimostrò la presenza di 
due reni sovrapposti, di cui il superiore era 
sano é terminante in. basso con una superficie 
concava, esattamente modellata sul polo su¬ 
periore dell’altro rene su cui si adagiava. Ogni 
rene aveva un uretere proprio. A parte un’ar¬ 
teria polare inferiore del rene inferiore e 
un’altra che penetrava nel rene superiore, il 
resto della circolazione non si potè mettere in 
evidenza. 

Dallo studio di tutti i casi pubblicati (27 in 
tutto) gli AA. concludono che il rene sopran¬ 
numerario: rappresenta la più rara tra le ano¬ 
malie renali; è stato 12 volte a destra, 14 a 
sinistra, 1 volta imprecisato; 9 volte in donne, 
1G in uomini, 2 senza indicazioni; per lo più 
mediano e spesso separato dal l’altro; dal volu¬ 
me d’un uovo d’oca a quello d’un fagiolo; con 
ureteri 11 volte totalmente doppi, 10 riuniti 
verso l'alto, 7 senza indicazioni; con vascola¬ 
rizzazione indipendente sebbene non sempre 
specificata; in molti casi causa di disturbi, in 
parecchi rilevato solo all’autopsia; 20 volte ra¬ 
gione di intervento, talora ripetuto. 

ScANDURRA. 

Il significato dell’ematuria. 

(H. Wade. British .Medicai Journal, 30 gen¬ 
naio 1932). 

L’accertamento dell’origine di un’ematuria 
importa sempre uri esame accurato, anamne- 
stico e obiettivo. 

Il modo con il quale si presenta l’ematuria 
ed i sintomi che l’accompagnano costituiscono 
utili elementi di orientamento diagnostico. 

Un’ematuria improvvisa, profusa, indolente 
in un individuo che ha sempre goduto buona 
salute è per lo più dovuta ad un papilloma 
della vescica'. Ma se l’ematuria si presenta con 
gli stessi caratteri in un individuo anziano, 
arteriosclero'tico, iperteso si può pensare alla 
rottura spontanea di un vaso della vescica. 

Se l’emorragia si verifica indipendentemen¬ 
te dalla minzione o al principio di questa si può 
pensare che essa sia dovuta ad una lesione 
dell’uretra. 


L'ematuria al termine della minzione si ha 
nelle affezioni della base della vescica o nelle 
ulcerazioni della prostata che forma ernia en- 
dovescicale. 

L’ematuria delle affezioni maligne della ve¬ 
scica è accompagnata da dolore soprapubico 
e perineale. È scarsa, persistente, intermitten¬ 
te, accompagnata da minzione frequente. 

L’ematuriai da calcolosi vescicale si verifica 
quasi sempre dopo sforzi, e per lo più di sera. 

Se l'emorragia diventa profusa dopo un esa¬ 
me bimanuale si può sospettare un tumore 
maligno ovarico aderente alla vescica. 

La tubercolosi renale di solito dà segni di 
sè solo quando s’inizia la compartecipazione 
della vescica. Nel 75 % dei casi il primo di¬ 
sturbo è la frequenza della minzione. Solo ec¬ 
cezionalmente il primo sintonia è l'ematuria. 

L’associazione di colica renale ed ematu¬ 
ria indica la presenza di un calcolo renale mo¬ 
bile. Quanto più grande è il calcolo, tanto più 
scarsi sono i sintomi. Il calcolo arborescente 
può causare «meuralgia renale ma non coliche, 
ed essere accompagnata da ematuria solo in 
seguito a sforzi violenti. 

L’idronefrosi intermittente può dare ema¬ 
turie anche gravi. 

Se il sangue appare nelle urine dapprima 
senza dolori e poi con colica renale di media 
intensità si può sospettare la presenza di un 
coagulo di sangue nella pelvi renale dovuto 
ad un tumore o più probabilmente ad iperne- 
frorna. 

L’ematuria può essere anche prodotta da un 
papilloma villoso della pelvi, da cisti multiple 
congenite, da tumori dell'uretra ed infine es¬ 
sere essenziale. 

L’accertamento della causa dell’ematuria im¬ 
porta l'esame diretto del malato, l’esame ra¬ 
diografico, l’esame cistoscopio, l'esame del¬ 
le urine. 

L'esame fisico potrà fare apprezzare l'in¬ 
grossamento di uno o di ambo i reni che deve 
fan* pensare ad un tumore o ad una cisti mul¬ 
tipla congenita. 

Per quel che riguarda le affezioni della ve¬ 
scica l’esame cistoscopico farà rilevare la pre¬ 
senza di papi Homi villosi, tumori maligni, le¬ 
sioni tubercolari, cistite, trigonite e calcoli 
vescicali, ingrossamenti ed ernie prostatiche 
endovescicali, ed eventualmente delle caratte¬ 
ristiche alterazioni prodotte dalla bilarziosi. 

In quest ultima affezione nell’urina possono 
trovarsi le uova del parassita. 

L’ematuria dovuta a tubercolosi del tratto 
urinario ordinariamente è di origine vescicale 
ed è dovuta ad emorragie da ulceri tubercolari 
attive. Di solito è preceduta o accompagnata 
da piuria, disuria e pollakuria. 

L'ematuria proveniente dagli ureteri può di¬ 
pendere da papillomi e da calcoli. 

Talvolta è possibile l’errore di diagnosi tra 
calcolo ureterale destro ed appendicite. Al ri- 





738 


<c IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 19] 


guardo è a notare che nell'appendicite acuta 
può aversi ematuria e pollakuria. Tali distur¬ 
bi sono dovuti al fatto che l’appendice re- 
trocecale infiammata è aderente all’uretere 
provocando l’infiammazione di questo condot¬ 
to. In tali casi il passaggio del catetere urete¬ 
re lé è arrestato in un certo punto e la sua in¬ 
troduzione provoca una lieve emorragia. 

L’ematuria di origine pelvica può dipendere 
da varie cause, la cui diagnosi differenziale 
può essere fatta in base ad accurato esame pie- 
lografioo. 

Quando il catetere e penetrato per trenta 
cm. entra nella pelvi renale. Occorre allora 
esaminare il liquido che fuoriesce. Se si ha 
emissione di sangue per pochi secondi e quin¬ 
di arresto per la presenza di un coagulo nel 
catetere, vuol dire che Forificio del catetere 
è venuto a contatto con un tumore vascolare 
•o che è presente un ipernefroma invadente la 
pelvi renale. Se fuoriesce un liquido color bru¬ 
no per. sangue alterato vuol dire che la le¬ 
sione patologica è situata nell interno dellla 
cavità. La presenza di traccie di sangue dopo 
che il catetere è stato in situ per qualche mi¬ 
nuto non ha significato clinico; esse sono do¬ 
lute a piccole lesioni della mucosa. 

L’esame batteriologico e citologico del li¬ 
quido proveniente da ciascuno dei reni fara 
rilevare l’eventuale esistenza di infezioni. 

L’esame del contorno e della capacità della 
pelvi renale fatto a mezzo della pielografia 
spesso consente di fare un’esatta diagnosi an¬ 
che nei primi stadi dell’affezione. 

Le affezioni croniche che sogliono dare e- 
maturia di origine renale sono 1 ipernefroma. 
gli adenocarcinomi, i papillomi villosi, la tu¬ 
bercolosi renale, la calcolosi. 

L’ematuria essenziale o idiopatica è una for¬ 
ma di emorragia renale, la cui diagnosi si fa 
per esclusione. D R - 

Esperienza nella resezione della vescica. 

(Voelcker. Arch. Klin. Chir ., voi. 167, pagi¬ 
ne 616, 1931). 

L A. si occupa della resezione della parete e 
'dell’estirpazione totale. 

Nella resezione dall’esterno è importante di 
far precedere una mobilizzazione accurata; per 
le pareti laterali è facile di scollare il perito¬ 
neo, per la parete posteriore ciò non è possi¬ 
bile; conviene incidere francamente il perito¬ 
neo nell’apice dove aderisce e suturarlo nel 
punto di riflessione sulla vescica. Così la mo¬ 
bilizzazione riesce molto bene fino alle vesci- 
-chette seminali e l’operazione potrà farsi tutta 
per via extra peritoneale. 

Nella resezione dall’interno tanto la rese¬ 
zione che la successiva sutura è più facile se 
•si tratta della parete posteriore. Nella sutura 
‘della breccia è molto importante che i margi¬ 


ni siano messi esattamente a contatto specie 
per quanto riguarda lo strato muscolare. So¬ 
no da evitarsi suture introflettenti che rendo¬ 
no più difficile la cicatrizzazione. 

Per quanto riguarda il drenaggio della ve¬ 
scica dopo resezione, l’ideale è di chiudere 
completamente e di drenare a permanenza dal¬ 
l'uretra. 

Maggiore sicurezza di buona tenuta delle 
suture si ha con un drenaggio sopra pubico; la 
sonda in tale caso deve essere introdotta at¬ 
traverso la parete in un punto lontano dalla 
sutura, mai attraverso la ferita operatoria ve- 
scicale. 

Per la cura dei diverticoli nella maggior par¬ 
te dei casi si potrà farne agevolmente 1 ’exeresi 
mobilizzandoli dall’estermo; se per le aderenze 
tenaci a organi vicini l’exeresi diventa peri¬ 
colosa va] meglio chiudere l’orifizio vescicale 
e drenare a parte il diverticolo. In tutti i casi 
occorre rimuovere l’ostacolo alla minzione che 
ha determinato la formazione del diverticolo; 
se non c’è una ipertrofia della prostata l’in¬ 
tervento più indicato è la sfinterotomia. 

La resezione dei tumori maligni va fatta con 
il cauterio o meglio con l’ansa diatermica. 

In casi di tumori maligni della cupola e 
delle pareti si sono ottenuti buoni risultati 
con la causticazione completa del tumore; ca¬ 
duta l’escara si ebbe una restitutio ad inte¬ 
grimi. 

L’estirpazione totale della vescica è un in¬ 
tervento molto grave ed è indicato nei tumo¬ 
ri della base. 

In un caso il Voelcker ha sezionato orizzon¬ 
talmente la vescica mantenendo per la metà 
superiore le connessioni vasali, impiantando 
in essa gli ureteri e suturandola in modo da 
formarne una nuova vescica. In un secondo 
tempo asportò la mietà inferiore con il tumore. 

P. Valdoni. 

Trapianto degli ureteri nel rettosigraa ed 

estirpazione della vescica nella cura della 

ectopia della vescica. 

(W. Walters. Arch. Klin. Med., Voi. 167, 

pag. 589, 1931). 

In 17 anini nella Clinica di Mayo vennero 
operati 76 casi di trapianto ureterale con il 
metodo di Mayo. La mortalità è stata del 
3,5 %, ottimi risultati si ottennero nel 81 % 
dei casi, solo in 3 casi non si ottenne nessun 

miglioramento. 

L’operazione viene eseguita in tre tempi: 
V trapianto dell’uretere destro nel rettosigma; 
2° dopo 2 settimane trapianto dell’uretere si¬ 
nistro e 3° dopo 10 giorni estirpatone della 
vescica ectopica. I risultati lontani sono buo¬ 
ni. Nel 50 % degli operati non esiste alcuna 
affezione renale. L’esame co n Idrografia en¬ 
dovenosa ha dimostrato che in questi casi 


[Anno XXXIX, Num. 19] 


SEZIONE PRATICA 


739’ 


non esiste alcuna alterazione morfologica e 
funzionale dei reni e delle vie di eliminazione. 

Il metodo di Mayo nel trapianto degli ure¬ 
teri deriva da quello di Coffey. 

In corrispondenza di una tenia del sigma, 
l’incisione interessa per 4-5 citi, lo strato mu¬ 
scolare fino alla sottomucosa, all'angolo in¬ 
feriore si apre la mucosa e attraverso l’orifi¬ 
zio si introduce nel lume dell’intestino il mon¬ 
cone ureterale che viene fissato con un- pun¬ 
to in catgut. 

Al disopra dell’uretere si suturano a doppio 
strato i margini dell’incisione. In questa ma¬ 
niera si ottiene il dispositivo valvolare atto a 
impedire il reflusso. A ovviare alla ostru¬ 
zione del lume ureterale per edema della mu¬ 
cosa, il capo del filo che fissa l’estremo ure¬ 
terale all’intestino viene introdotto nel lume 
ureterale. 

Se gli ureteri sono ectasici rimpianto vie¬ 
ne fatto per via extraperitoneale estrinsecando 
attraverso una breccia del peritoneo parietale 
un tratto della parete del sigma sul quale vien 
suturato accuratamente il peritoneo. 

P. Vai.doni. 


NOTIZIA BIBLIOGRAFICA. 

A. Ciampolini. Il trauma nella etiogenesi delle 
malattie. (Rapporti clinici e medico-legali). 

Voi. in-8°, di pagg. xn-550. Editore Luigi 
Pozzi, Roma. Prezzo, L. 58 rilegato; L. 50 
in brochure. 

Ci è grato di riportare la significativa Pre¬ 
fazione che, per questo libro del prof. Ciam¬ 
polini, si è compiaciuto di scrivere l'illustre 
Clinico Medico di Roma: 

« Presento ben volentieri il libro del prof. 
« Ciampolini benché di materia apparentemen- 
« te non di stretta competenza del clinico ge¬ 
li neraie, appunto per il senso clinico ond’è 
« permeato e perchè fin dalle prime pagine 
« Ì’A. chiaramente pone il principio fonda¬ 
ti mentale tutto dovere dalla clinica procedere 
« e alla 1 clinica ispirarsi. 

ti Vi possono essere forse forme e finalità 
« diverse di procedimento logico, ma le fonda¬ 
ti menta sulle quali tutto l’edificio logico ragio- 
i< nativo e deduttivo si basa non possono es- 
« sere diverse. Clinici devono essere lo spirito 
« e il metodo di indagine, e il bisogno di im- 
« maginare ipotesi logiche ma concatenate e 
« subordinate ai fatti nella loro vera essenza 
<t e realtà, non nella voluta deformazione delle 
« dottrine e tanto meno di preordinati punti 
« di arrivo. 

« Il punto focale di ogni questione essendo 
« sempre l’intelligente osservazione e infer¬ 
ii prelazione dell’ammalato, ne viene che il 
« prof. Ciampolini, — perfettamente aggiorna¬ 
ti to anche bibliograficamente — ogni questio- 
« ne vivifica con una ricchissima casistica e 


u in molti problemi porta- originale contributo- 
« di personali osservazioni e convincimenti che 
« nascono da largo e sperimentato- attrito con 
« la pratica clinica e medico forense e le sue 
« insidie, le sue ombre, le sue difficoltà, le 
a sue responsabilità. 

« Per questo il bel libro del prof. Ciampo- 
« lini, non interesserà soltanto quanti della 
« speciale materia si occupano come di loro 
« particolare settore di studio, ma quanti sen- 
« tono nella clinica generale sempre lia domi¬ 
ti-natrice di tutti i problemi ». 

Roma, Aprile 1932-X. 

Prof. Cesare Frugoni. 


CENNI BIBLIOGRAFICI. 

R. Goiffon. Les colibacilloses en pratique mé- 
dicale. Voi. in-16" di pag. 128. Masson e C., 
Paris, 1932. Frs. 20.. 

Per colibacillosi il Goiffon vuol intendere 
quello che alla lettera dovrebbe dirsi l'infezio¬ 
ne delle vie orinarie da parte di germi di pro¬ 
venienza intestinale e veicolati dal sangue. E 
si parla di colibacillosi in quanto per lo più, 
ma: non sempre, si tratta di baeterium coli. 
Gualche volta, di altri germi e specialmente 
Fenterococco di Thiercelin e gli ‘Streptococchi. 

Per il Goiffon l’evenienza per cui i germi 
intestinali passano nel sangue e vengono poi 
eliminati per le vie orinarie determinando un 
doppio ordine di disturbi generali e locali è 
straordinariamente comune e responsabile di 
stali morbosi e sintomi tra i più svariati e 
lontani da quanto comunemente si immagina. 
Non solo, ma non di rado i germi stessi emi¬ 
grerebbero dall’intestino per localizzarsi anche 
in altri sistemi o apparati oltre quello ori¬ 
nario. 

Così l'intestino spesso sofferente per diar¬ 
rea, stitichezza, coliti ecc., diventerebbe pun¬ 
to di partenza non solo di setticemie acute, 
ma anche di croniche, non solo dalle forme 
suppurative orinarie, ben note e facilmente ri- 
conoscibili, ma anche di forme latenti, saltua¬ 
rie, spesso dal punto di vista batteriologico 
anche lievi e non accompagnatei da fatti sup¬ 
purativi e tuttavia provocatrici di rialzi ter¬ 
mici e sofferenze molteplici. Donde la oppor¬ 
tunità di esaminare le orine anche batteriolo¬ 
gicamente ogni volta che ci si trova dinanzi a 
una sindrome poco chiaria. 

La lettura del libro del Goiffon persuade fa¬ 
cilmente sulFopportunità di attribuire una par¬ 
te più larga di quanto abitualmente non si 
faccia in medicina interna a ricerche accurate 
sulle localizzazioni nell’apparato orinario e sul¬ 
le batteri urie anche lievi. 

Non altrettanto si può dire per quanto l’A. 
afferma; o riporla da altri ÀA. francesi circa 
forme respiratorie tra cui crisi di asma (!), 
flebiti e perfino forme nervose segnalate dal • 


740 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 19] 


Vincent, come certe psicopatie e certe sindro¬ 
mi con delirio .e melanconia la cui origine in¬ 
testinale è provata dal fatto che « possono 
guarire sotto l'influenza del siero anlicoliba- 
cillare ». 

La diagnostica differenziale colle varie forme 
morbose con le quali l'infezione colibacillare 
può essere scambiata, lo studio dei disturbi 
dell'apparato digerente i quali possono far 
nascere e sostenere tale infezione, la loro te¬ 
rapia e quella delle localizzazioni orinarie so¬ 
no trattate in modo chiaro ed adeguato alla 
competenza ben nota dell’A. su questi argo¬ 
menti. 

Perciò il libro, facendo astrazione di qual¬ 
che arditezza che la maggior parte dei lettori 
non si sentirà di condividere, è tanto piacevo¬ 
le, quanto utile e istruttivo. M. Lusena. 

Hoffmann Wolfgang. Die Róntgendiagnostik 

inni Theraipie in der Augenheilkunde. Voi. 

di pag. 72 con 20 fig. intercalate. George 

Thiemel, Leipzig, 1932. 

Con esposizione chiara e completa si tratta 
in questo libro di tutto ciò che oggi si cono¬ 
sce in fatto di Rontgendiagnostica e Rontgen- 
terapia. Come dal titolo si deduce, l’opera è 
divisa in due parti: nella prima, dopo un rias¬ 
sunto storico, sono indicati i metodi di esame 
dell’occhio, coi vari mezzi dei punti e segni di 
riferimento, cogli artifici (iniezioni di lipio- 
dol, applicazioni dei diaframmi di Bucky e di 
Duken) per rendere visibile il bulbo. Sono par¬ 
ticolarmente descritti parecchi metodi di esa¬ 
me : il metodo geometrico di Stumpf dell'om¬ 
bra proiettata, il metodo stereometrico di En- 
gelbrecht, per il quale è utilizzato lo stereosco¬ 
pio di Wheatstone, il metodo fisiologico di 
Altschul che prende per punto di riferimento 
it centro di rotazione dell’occhio giovandosi 
dei vetro di contatto, proposto da Combcrg. 

Nella seconda parte comincia pure con un 
riassunto storico, a partire dalle esperienze 
di Mayou del 1903, e di Stephenson sulle alte¬ 
razioni superficiali dell’occhio, arrivando a 
quelle di Axenfeld sulle alterazioni profonde. 
Indica in un capitolo speciale i danni imme¬ 
diati (alterazioni dei tessuti, dei vasi, degli 
endoteli, di sensibilità, in tutte le parti del¬ 
l'occhio) e i danni tardivi (cataratta, glauco¬ 
ma), che si possono avere per improvvida ap¬ 
plicazione dei raggi. Indicati poi i mezzi di 
protezione dell’occhio, passa alle applicazioni 
terapeutiche, dimostrando come queste non si 
fanno più come « extrema ratio» in casi di¬ 
sperati, ma addirittura sono divenute un ap¬ 
plicazione terapeutica preferita. 

Indica tutto il cammino che è stato fatto 
fino ad oggi contro le varie forme tubercolari 
dell’occhio, contro le infiammazioni croniche 
e acute delle varie membrane, contro i tumo¬ 
ri, ecc., additando per ciascun caso i metodi 
più opportuni di applicazione. G. 0. 


ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI 


R. Accademia Medica di Ro 


11 



Seduta del 27 febbraio 1932. 


Presiede il prof. S. Baglioni, presidente. 

Presentazione di un malato con trombo-angioite oblite¬ 
rante di tutti e quattro gli arti, operato da due anni. 

Prof. R. Alessandri. — Trattasi di un soggetto, 
che l’O. ha avuto già occasione di presentare al- 
EAccademia nella seduta del maggio 1930, e che, 
affetto da gangrena giovanile simmetrica degli 
arti inferiori e superiori, era stato operato nel 
gennaio-marzo 1930 di ganglionectomia del I e II 
ganglio toracico e III cervicale a D. e a S. Sono 
dunque ormai due anni dalla ganglionectomia, 
e il malato si trova in ottime condizioni generali, 
non ha avuto più alcun accenno di dolori, e lo 
stato di nutrizione e di circolazione dei due arti 
superiori non ha subito alterazioni ulteriori. La 
gangrena che è in questi casi fatalmente pro¬ 
gressiva si è arrestata. Poiché il periodo trascorso 
è di due anni, se non si può ancora parlare di 
risultalo definitivo, certamente si può pensare 
ad una azione favorevole duratura dell’interven¬ 
to, da far sperare un arresto stabile. 

Ulteriori osservazioni sulla cosidetta vitamina della fe¬ 
condità (Fattore E). 

Prof. V. ZagAxMi. — L’O. espone i risultati di 
nuove esperienze che, come quelle già riferite, 
sono state condotte con lo scopo di portare con¬ 
tributi sperimentali alla conoscenza del fattore o 
vitamina E. Ha sperimentato su ratti nati da 
madre tenuta a dieta priva di fattore E durante 
tutto il periodo di gravidanza e di allattamento, 
ed ha potuto rilevare che i piccoli messi all’epoca 
dello slattamento ad alimentazione ordinaria com¬ 
pleta non hanno presentalo lesioni irreparabili 
della funzione riproduttiva; quelli invece mante¬ 
nuti anche dopo lo slattamento alla stessa dieta 
deficiente in fattore E hanno offerto nuovi dati 
per riconfermare la differenza di turbe che si 
hanno nei due sessi : alterazioni della sperma- 
togenesi nei maschi, e normale ovulazione, ma 
morte dell’embrione in via di sviluppo nelle fem¬ 
mine. Dal raffronto coi risultati delle esperienze 
precedenti conclude in favore di una riserva in 
fattore E, che gli animali possono portare nei 
propri tessuti alla nascita. 

Sopra un particolare meccanismo di sviluppo della “ La- 

verania malariae „ e sulla genesi delle perniciose. 

Prof. G. Alessandrini. — L’O. descrive un nuo¬ 
vo meccanismo di sviluppo della Laverania mala¬ 
riae: Tamitosi, da lui osservata studiando a fre¬ 
sco, in cellula di Koch, goccie di sangue parassi¬ 
tato tolte a individui affetti da perniciosa. 

Lo sviluppo per aulitosi, della quale l’O. dà 
e descrive tutte le modalità, illustrando il suo 
dire con numerose tavole e proiezioni originali, 
si compie nello spazio di otto ore, il che porta 
l’O. ad ammettere, che in base a calcoli mate¬ 
matici, se un solo sporozoìta va ad infestare 
un uomo, sporozoita che si moltiplichi per ami- 
tosi, nell’individuo infestato si avranno al 15° 
giorno ben 35.184.372.088.832 parassiti nel tor¬ 
rente circolatorio contro 6.103.515.625 parassiti 
che si avrebbero come conseguenza della molti¬ 
plicazione per sporogonia. 


Anno XXXIX, Num. 19] 


SEZIONI-: PRATICA 


741 


L 0. attribuisce all’enorme numero di parassiti, 
che si hanno nei casi di moltiplicazione per ami- 
tosi, la genesi delle perniciose. 

L O., infine, spiega, basando il suo dire su dati 
di fatto, osservazioni personali e argomentazioni 
biologiche, come, quando e .perche si abbia la 
moltiplicazione per aulitosi anziché quella per 
sporogonia e quindi quali siano le condizioni spe¬ 
cifiche nelle quali si può \criticare la pernicio¬ 
sità della malaria. 

Prof. G. Meldolesi e Doti. M. Pons. .— Consi¬ 
derazioni cliniche sul contenulo in CO 2 del san¬ 
gue arterioso. 

Sistema reticolo-endoteliale e sviluppo di tumori da tra¬ 
pianto. 

Dott. A. Calò. — Le alterazioni a focolaio e dif¬ 
fuse, già descritte nel fegato e in vari organi nel 
corso dello sviluppo di tumori da trapianto, si 
dimostrano constatare prevalentemente di istio- 
citi e reticoli-endoteli Tali reazioni raggiungono 
il loro massimo sviluppo in corrispondenza del 
probabile periodo della più intensa difesa anti¬ 
neoplastica. 

La milza reagisce al trapianto del tumore con 
una iperplasia linfatica passeggera, a cui fa se¬ 
guito, nello stesso periodo della maggiore alte¬ 
razione del fegato, una reazione a carattere pre¬ 
valentemente monocitario e reticolare. 

Altri organi reagiscono con la più grande irre¬ 
golarità ed incostanza. Il fegato è l’organo più 
fidato per seguire tali processi, la milza reagisce 
con eccessiva facilità ai più diversi stimoli, così 
da rendere una schematizzazione dei processi in 
essa svolgentisi, in ogni caso arbitraria. 

Si conclude attribuendo all’apparato reticolo- 
endoteliale la più grande importanza nelle alte¬ 
razioni indotte da tumori ria trapianto. 

Sistema reticolo-endoteliale e irradiazioni di tumori spe¬ 
rimentali. 

Dott. A. Calò. — Leggere irradiazioni totali nei 
topi bianchi, hanno elevalo la resistenza di questi 
rispetto al successivo trapianto di un adenocarci- 
noina di Ehrlich. Tale aumento di resistenza è 
legato alla dose impiegata e all’intervallo di tem¬ 
po intercedente fra irradiazione e trapianto. In 
questo caso si rilevavano alterazioni proliferative 
a carico del sistema reticolo-endoteliale la cui en¬ 
tità era direttamente proporzionale al grado di 
aumento di resistenza ottenuto. 

Invece forti irradiazioni locali ili tumori già svi¬ 
luppati, non aventi avuto azione terapeutica, mo¬ 
stravano una azione deprimente sul sistema reti¬ 
colo-endoteliale. 

Partecipa alla discussione il prof. Arcangeli. 

Il Segretario : G. Amantea. 

Società Medico-Chirurgica di Padova. 

Seduta deil’8 aprile 1932. 

Secrezione lattea eterocrona nelle strume ipofisarie. 

Prof. G. Gagnetto. — Dal 1916 ad oggi l’O. ha 
raccolto quattro casi di funzione mammaria in 
atto nel corso di strume dell’ipofisi in donne 
acromegaìiche (due) e non acromegaliche (due). 
In uno di essi trattavasi ili una « virgo intacta » 
di 22 anni; in un’altra di una quarantatreenne 
isterectomizzata da sette anni; in un terzo di una 
vecchia di ottantaquattro anni. Non vide finora 


reviviscenza mammaria nei maschi con strinila 
della preipofisi. Egli propende a credere, sulla 
fede di ricerche di fisiopatologia sperimentale, che 
non la sede del tumore, sibbene la presenza di 
una disfunzione della ghiandola pituitaria, rap¬ 
presenti il movente di questa singolare manife¬ 
stazione clinico-anatomica. 

Discussione: dissi, Frontali, M. Truffi, G. 

IllUFFI, \ ALTORTA, PeSEIUCO, CagNETTO. 

Su di un caso di neoformazione psammomatosa del me¬ 
sencefalo. 

Prol. G. Zanetti. — L O. illustra il caso di una 
giovane donna di 25 anni venuta a morte con dia¬ 
gnosi clinica di tumore cerebrale. All’esame isto¬ 
logico si potè constatare la scomparsa delle tele 
e plessi coroidei dei ventricoli laterali e del ter¬ 
zo, iperplasia capillare congenita in sede di qua¬ 
dri-gemelli eslendentesi ai nuclei basali con spic¬ 
cali Jenomeni di regressione dati da incrostazione 
calcare dei tubi capillari e corpi psammomatosi 
nei tronchi maggiori. In dipendenza di questa 
calcificazione una reazione limitata di nevrogtia 
gliosomica in fase di ipertrofia con sclerosi. 

Discussione: Belloni. Zanetti. 

Fosforo inorganico secondo Samson nel siero di sangue 

irradiato fuori dell’organismo. 

Dott. A. Mi stretta. — LO. ha studiato il com¬ 
portamento del P. inorganico nel siero di sangue 
irradiato fuori dell'organismo, mediante il nuovo 
metodo tiloiimetrico proposto dal Samson, ed è 
venuto alle seguenti conclusioni: 1) il metodo di 
.Samson per la determinazione del P. inorganico 
contenuto nel siero di sangue dà dei risultati co¬ 
stanti e fra loro confrontabili; 2) il siero di san- 
gnie sottoposto all’azione dei R. li. ha presentato 
un aumento del suo contenuto di P. inorganico 
dosato col metodo di Samson nell’85% dei casi 
variabili da 5,9 a 50%; 3) tale proprietà del siero 
di presentare un aumento del suo contenuto di 
P. inorganico sotto l’azione dei R. L. va perduta 
quando il siero stesso viene preventivamente ri¬ 
scaldato per un'ora alla temperatura di 60°-G5°. 

Discussione: Frontali, Denes, Mi stretta. 

Contributo allo studio della mastite sifilitica. 

Dott. M. Bortolozzi. — Constatata la rarità del¬ 
la localizzazione mammaria nel periodo terziario 
della lue. LO. illustra dal punto di vista anatomo- 
polologico un caso di tale affezione constatato in 
donna di 54 anni. Fa notare la diflicoltà di una 
diagnosi differenziale colla neoplasia della ghian¬ 
dola mammaria, concludendo che grande impor¬ 
tanza fteve essere data all’anamnesi ed alle rea¬ 
zioni sierologiche in tutti i casi sospetti. 

Dott. A. Cestaio. — Il contegno istologico della 
parete uterina nei voluminosi jibro-lciomiomi ca¬ 
vitari. Il !'. Segretario : A. Cestaio. 

Accademia Medico-Fisica Fiorentina. 

Seduta del 7 aprile 1932. 

Prof. A. Montanari e Prof. E. Bracaloni. — Luo¬ 
go di formazione della bilirubina. 

La ricerca dei tipi di diplococco nella polmonite lobare. 

Dott. Michele Levi. — Dalle osservazioni dell’O. 
condotte su 80 casi di polmonite lobare risulta 
una chiara corrispondenza tra il tipo del diplo¬ 
cocco e il decorso, la sintomatologia, la gravità 




742 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 19] 


della polmonite. Sopralutto interessanti sono le 
osservazioni sulla frequenza dei tipi di diplococco 
nei vari periodi dell’anno; loro importanza epi¬ 
demiologica. Ricerche sul fondamento dei tipi: 
varietà o aspetti diversi di un solo germe ? 

Discussione: proff. Gobi, .Stoppato, Terzani, 
Picchi. 

Caso comune di linfangioma iperplastico del naso, gua¬ 
rito col radium. 

Prof. V. Palvmbo. — L O. presenta un caso di 
pregressa lesione neoplastica del naso sottoposta 
a vari tentativi terapeutici con esito negativo, da 
lui guarito col radium. Da notarsi che il pazien¬ 
te per complicanze locali a carattere gangrenoso 
era in stato febbrile, con alvo diarroico e in con¬ 
dizioni generali scadenti. Oggi è in pieno benes¬ 
sere; il risultato della cura è veramente notevole, 
anche dal lato cosmetico. 

Prof. V. Palumbo. — Carcinoma primitivo della 
regione cervicale destra di origine branchiogena 
con metastasi ghiandolari alla regione cervicale 
sinistra, curato col radium. 

Mega-dolico sigma-colon contenente un voluminoso co- 
proma. 

V. Gonnelli. — L’O. riferisce di un caso di 
mega-colon segmentano congenito in un giovane 
di 19 anni ricoveralo nello Spedale di S. Giovan¬ 
ni di Dio nel luglio 1931 con fatti di grave ster- 
coremia e ostruzione intestinale. 

Resezione del sigma in due tempi. Guarigione. 
NeUliiterno del sigma un coproma del peso di 
Kg. 1,500. 

L’O. fa rilevare i vantaggi degli interventi in due 
tempi per le operazioni sul sigma e sul grosso 
intestino in generale. Il Segretario. 

Società Medico-Chirurgica della Romagna. 

Seduta del 3 aprile 1932. 

Presidenza : Prof. F. Giugni. 

Emiliani (Forlì). — Sopra un’osservazione di as¬ 
senza congenita dell'appendice vermiforme. 

Su un caso di diabete bronzino. 

Brvvetti (Forlì). — L’O., studiato ed illustrato 
dal lato clinico, etiopatogenetico ed isto-patologico 
un caso di diabete bronzino, suffraga l’ipotesi che 
tale forma morbosa derivi fondamentalmente da 
un processo di cirrosi epato-pancreatica. 

Esprime l’opinione che non convenga per ra¬ 
gioni di chiarezza e di proprietà sostituire la de¬ 
nominazione « diabete bronzino » con quella di 
« cirrosi pigmentaria » come è stato proposto da 
alcuni AA.; poichè_ nella sindrome clinica carat¬ 
terizzata dalla triade sintomatica : cirrosi epatica, 
melanodermia e diabete, quest’ultimo sintomo vie¬ 
ne ad assumere un così forte rilievo e un così 
grande valore anche dal lato diagnostico, da giu¬ 
stificare l’importanza cui assurge nel titolo di 
questa rara forma morbosa. 

Emiliani (Forlì). — Appendicite acuta con pe¬ 
ritonite in individuo con « situs viscerum in¬ 
versus ». 

Diffusione miliarica acuta polmonare da tubercolosi pri¬ 
maria addominale. 

Giugni e Sella (Lugo). — Gli 00. riportano la 
storia di una giovane di 19 anni, immune da 


precedenti familiari e personali, che veniva rico¬ 
verata in Ospedale per uno stato febbrile iniziato 
due mesi avanti e ritenuto di origine infettiva 
intestinale. L’osservazione protratta del caso por¬ 
tava al rilievo di modiche elevazioni termiche ir¬ 
regolari associantisi ad uno stato generale discre¬ 
to, all’assenza totale di fatti soggettivi ed obbiet¬ 
tivi a carico dell’apparato respiratorio, che aveva 
conferma dalle indagini radioscopiche. Unici dati 
erano: soggettivamente dei dolori riferiti alla metà 
destra dell’addome in vicinanza all’ombellico dove 
si palpava una resistenza profonda e dolente; il 
fegato aumentato in toto nel suo volume, dolente 
e di consistenza superiore alla norma, e una stipsi 
accentuata. La milza era appena palpabile. Nes¬ 
suna reazione delle glandole superficiali. Negative 
riuscirono ripetutamente le agglutinazioni per i 
germi tifici e per il melitense, come pure le prove 
culturali del sangue. Negativa pure in un primo 
tempo la cutireazione T. B. G. 

Dopo circa due mesi di questo andamento omo¬ 
geneo e benigno le condizioni rapidamente si ag¬ 
gravarono per l’accentuarsi dei rialzi febbrili so¬ 
pravenienti con brividi, seguiti da sudorazioni 
profonde, e accompagnati da leggera cianosi. 

Gli 00. presentano alcune films radiografiche 
fatte in questo periodo, che dimostrano una dis¬ 
seminazione diffusa a tutto l’ambito polmonare 
di piccoli noduli ad aspetto tipicamente miliarico, 
e richiamano l’attenzione sul fatto che in questo 
periodo l’assenza della tosse e di qualsiasi dato 
soggettivo ed obbiettivo a carico dell’apparato re¬ 
spiratorio non portavano ad ammettere nemmeno 
in via di sospetto una così vasta compartecipa¬ 
zione dei polmoni. Le stesse radioscopie praticate 
anche alcuni giorni prima non avevano rivelata 
alcuna lesione, e soltanto le radiografie con pose 
brevissime, 1/20° di secondo, davano un reperto 
così evidente. 

Al Ire films nei successivi giorni rivelarono una 
ulteriore e più intensa disseminazione di noduli 
che si fecero confluenti, e la malata morì attra¬ 
verso una gravissima forma asfittica. La cutirea¬ 
zione era diventata in quest’ultimo periodo leg¬ 
germente positiva. 

Gli 00., pur non avendo potuto praticare il 
controllo necroscopico, sono portati a ritenere : 
1) che la intensa e rapida diffusione miliarica 
polmonare non fosse secondaria a focolai pregres¬ 
si dell’apparato respiratorio, e per l’assenza di 
qualsiasi dato soggettivo od obbiettivo durante il 
lungo periodo febbrile, e per la negatività dei ri¬ 
petuti controlli radioscopici, e per quella postuma 
dei films presentati che, pur attraverso la note¬ 
volissima disseminazione miliarica, non rivelava¬ 
no segni del complesso primario, o comunque 
di forme pregresse infillrative, cicatriziali o cal¬ 
cificate; 2) che l’esistenza della sintomatologia do¬ 
lorosa addominale durante il lungo periodo feb¬ 
brile, con reazione delle glandole profonde e sen¬ 
sibile reazione epatica, rappresenti la localizzazione 
tubercolare primitiva, che ebbe come porta d en¬ 
trata l’intestino, con successiva reazione delle 
glandole addominali profonde e risentimento epa¬ 
tico, probabilmente per un vero processo di epa¬ 
tite tubercolare. Di qui, ad un dato momento, si 
ebbe la diffusione rapida per via ematica (vena 
cava e cuore destro) all’apparato respiratorio, 
3) che l’assenza di precedenti familiari e perso¬ 
nali, ma sopratutto lo stato di anergia T. B. C. 
(cutireazione negativa^, confortino l'ipotesi che 


Anno XXXIX, Num. 19] 


SEZIONE PRATICA 


743 


l’infezione tubercolare abbia colpito un soggetto 
fino allora immune, e che il focolaio addominale 
rappresenti il complesso primario verificatosi in 
questa ragazza di 19 anni, con successiva rapida 
diffusione miliarica per via ematica ai polmoni. 

Il Segretario : Doli. Paolo Galli. 

Società Medico-Chirurgica Veronese. 

Seduta del 4 aprile 1932. 

Presidente: Dott. F. Delaini. 

Dilatazione gastrica post-operativa tardiva. 

Dott. Fiorini. — I/O. illustra due casi di dila¬ 
tazione gastrica acuta insorti l’uno dopo 45 gior¬ 
ni da una colecistotomia per colecistite calcolosa, 
l’altro dopo 36 giorni da una appendicectomia a 
caldo. Nel primo caso si potè mettere in evidenza 
uno spasmo intenso detta pars pilorica. Entrambi 
cedettero alla somministrazione di forti dosi di 
antispasmodici. 

Discussione : proff. Piazza, Zorzi, Artom, Nicoli s. 

Angina di petto, diabete e terapia insulinica. 

Prof. Rossi. — I/O. si richiama alla questione 
deduzione dannosa dell’insulina nell’angina di 
petto e prospetta quindi il problema dell'uso di 
tale medicamento (piando all’angina di petto si 
associ il diabete. Crede si debba fare, partendo 
dalla patogenesi dell'angina, una distinzione tra 
i casi nei quali si tratta di fattori cardiaci veri 
e propri (per esempio coronante o miocardite) nei 
quali l'insulina aggrava i fenomeni morbosi ed i 
casi nei quali agiscono fattori extra-cardiaci (es. 
aortite, sclerosi renale) nei quali invece l’uso del¬ 
l'insulina riesce vantaggioso. L’O. crede che l’in¬ 
sulina aggravi la sindrome cardiaca quando essa 
è prevalentemente legata a fattori cardiaci intrin 
seci per il diminuito apporto di zucchero al cuore 
Il tal caso anche una debole ischemia del miocar¬ 
dio. dà sola insufficiente, può determinare l'attac¬ 
co stenocardico. * 

Discussione: prof. Piazza, dott. Mendini, prof. 
Artom. 

Sulle febbricole tiroidee. 

Doti. E. Secco. — L’O. presenta due casi di 
febbricola datanti da più mesi nei quali in as¬ 
senza di ogni altro dato, qualche disturbo sog¬ 
gettivo vago (cardiopalmo, deperimento, turbe va¬ 
somotorie) portò a pensare ad una eventuale ori¬ 
gine tiroidea della febbricola, ipotesi confortata 
dalla rapida scomparsa di ogni disturbo in se¬ 
guito ad un trattamento antitiroideo. Passa in 
rassegna le varie cause morbose capaci di dare 
una sintomatologia del genere, soffermandosi so¬ 
pratutto sulle incipienti localizzazioni tubercolari, 
essendo noto come le due forme, tubercolosi ed 
ipertiroidismo, possano sussistere concomitanti 
nello stesso individuo. Mette in evidenza come 
la sola cura causale diretta ariti tiroidea possa in 
quegli pazienti portare a quella guarigione per 
la quale falliscono le comuni cure ricostituenti 
e climatiche. 

Discussione: Prof. Rossi: chiede se abbia ri¬ 
scontrato differenze esistenti tra la temperatura 
esterna e temperatura interna nei casi riferiti. 

Prof. Piazza: illustra le .particolarità cliniche 
dei casi di distiroidismi minimi. 

Prof. Artom: è contrario al criterio diagnostico 
tratto dalla terapia antitiroidinica di cui nega la 
specificità. 


Prof. Artom. — II valore e la specificità della 
reazione di Wassermann. 

Discussione: proff. Viana, Rossi, Zanni. 

Dott. Fiocco. — Segni di sofferenza meningea 
nelle sifilidi recenti. Il Segretario. 

Società Medico-Scientifica 
del Centro Sanatoriale di Arco. 

Seduta del 20 marzo 1932. 

Presidente: Prof. C. Arrigoni. 

Contributo alla collassoterapia polmonare bilaterale. 

Prof. E. Gurti. — L’O. dopo aver passato in 
rassegna le indicazioni, controindicazioni e rego¬ 
lazione terapeutica del pnx hil. simultaneo, espo¬ 
ne una casistica personale di 16 casi, nei quali il 
pnx bil. è stato istituito in 6 contemporaneamen¬ 
te, in 10 a distanza di pochi mesi dal pnx mono- 
laterale. I risultati immediati sono stati in tutti 
i casi ottimi: diminuzione della temperatura, di¬ 
minuzione della tosse e deH’espetlorato, scompar¬ 
sa del bac. di Koch in certi casi (pnx tot. bil.), ecc. 
I risultati a distanza sono stati meno confortanti: 
dei 16 casi 8 seguono la cura, di questi 4 danno 
affidamento di buon esito, in quanto il miglio¬ 
ramento generale continua, negli altri 4, nei quali 
la compressione riuscì solo parziale, le lesioni 
sono tuttora attive e la prognosi è infausta. Due 
hanno abbandonato la cura : uno da un anno, 
l’altro da 3; si trovano tuttora in buone con¬ 
dizioni. In 6 casi ha avuto esito letale. 

Secondo l’O. tali risultati sarebbero incoraggian¬ 
ti dato che i casi trattati erano tutti gravi e con¬ 
clude che la percentuale dei risultati buoni sa¬ 
rebbe stata maggiore se fossero stati presi in cura 
malati con lesioni meno gravi. 

Dott. I. Kuciukian. — Su due casi di lobulo 
polmonare della vena azigos. 

Dott. D. Sartori. — Su un caso di echinococco 
del polmone. 

Discussione: ,prof. Gurti, dott. Martinelli, doti. 
Weiss. 

Dott. G. Berger. — Alterazioni morfologiche dei 
leucociti nella tbc. polmonare. 

Sulla diagnosi di pervietà del cavo pieurico. 

Doti. F. Enrico. — L’O. dopo aver discusso sui 
vari metodi clinici e radiologici proposti per la 
diagnosi di probabile pervietà del cavo pleurico, 
presenta numerosi casi nei quali questi si son 
mostrati del tutto insufficienti. 

Discussione: dott. Sartori. 

Seduta del 17 aprile 1932. 

Presidente: Prof. G. Arrigoni. 

L’operazione di Jacobaeus. 

Dott. F. Cova (Milano). — L’O. — esposte bre¬ 
vemente le indicazioni e la tecnica della resezio¬ 
ne delle aderenze pleuriche col metodo di !aco- 
baeus — presenta numerosi reperti radiografici e 
toracoscopici in cui l’intervento è stato praticato 
e ne illustra gli ottimi risultati ottenuti. Si sof¬ 
ferma maggiormente su alcuni casi in cui l’inter- 
venlo è stato eseguito bilateralmente in pnx bil. 
con esito brillante. 

Il Segretario : Doti. G. Decleva. 




744 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 19; 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


CASISTICA E TERAPIA. 

L’infezione focale e la sua importanza per la pa¬ 
togenesi delle malattie nervose organiche. 

La questione della dipendenza causale di una 
flogosi del sistema nervoso da una infezione a 
focolaio presuppone la dimostrazione dell’a¬ 
gente morboso o delle tossine da esso prodotte. 

Tale dimostrazione è facile allorquando l’a¬ 
gente è di natura batterica, come accade nei 
processi purulenti, e cioè meli ascesso e nella 
meningite purulenta. 

La connessione causale è allora così stretta, 
che diviene superflua qualsiasi discussione sul¬ 
la possibilità di una diffusione di processo me- 
iastasizzante, per quanto si sappia che qual¬ 
siasi focolaio purulento in altre parti del cor¬ 
po può in secondo tempo metaslasizzarsi nella 
sostanza nervosa. 

Complicazioni notevoli sopravvengono in- 
\ece a lorquando non è possibile dimostrare 
così «nettamente un simile nesso causale, come 
nel caso della poliomielite, encefalite epidemi¬ 
ca, sclerosi multipla, encefalomielite diffusa, 
nonché dei processi neuritici. Lo studio clini- 
co, sierologico ed anatomico dimostra infatti 
che qui non si tratta di processi batterici, ed 
in nessuna marniera possono essere sostenute 
le vedute di Rosenow in proposito. 

Resta invece, per ora, indiscutibile il fatto 
che molto spesso il processo flogistico del si¬ 
stema nervoso è stato preceduto da infezione 
di altri territori, come ad esempio un’angina, 
un catarro delle vie aeree superiori, ecc. 

L’importanza del processo d’infezione fo¬ 
cale nelle flogosi non purulente del sistema 
nervoso si riannoda in tal modo ai problemi 
deiLimmunobiologia, sorgendo le questioni di 
come la prima infezione si comporta dal pun¬ 
to di vista immumobiologico, di quali conse¬ 
guenze è capace lo stato allergico acuto pro¬ 
dottosi, e di come si comporta in tale evenien¬ 
za un determinato agente morboso già presen¬ 
te nelForganismo in istato di non virulenza. 

Si tratta dunque, come sostiene il Pette 
( Miinch . Med. Woch ., n. 47, novembre 1931), 
di tutto un complesso di questioni che offre 
un vasto campo di studio alle ricerche degli 
studiosi. M. Fabbri. 

Pseudotabe di origine tifica. 

Ne hanno comunicato un caso P. Abrami, 
M.rne Bertrand-Fontaine, Roberi Wallich e J. 
Fouquet (Bulletin et Mémoires de la Soc. Mè¬ 
die. des Hópitaux de Paris, 25 gennaio 1932). 

Si trattava di un uomo di 43 anni che fu 
ricoverato in ospedale per due mesi per un 
tifo grave con sierodiagnosi positiva. Egli uscì 
dall’ospedale non guarito ancora. Nella conva¬ 
lescenza ebbe un'emozione violenta, dopo la 


quale ha difficoltà a camminare. Già prima 
aveva incontinenza di feci e di urine, che pe¬ 
rò scomparirono rapidamente, mentre persi¬ 
stevano la difficoltà alla deambulazione e pa¬ 
restesie agli arti inferiori. Successivamente 
comparvero parestesie anche agli arti superio¬ 
ri e difficoltà a servirsene persino per vestirsi 
e mangiare. 

Obbiettivamente si presentava come un ta- 
betico: aveva 1',’andatura atossica, Romberg 
positivo, atassia anche degli arti superiori, 
abolizione dei riflessi tendinei, riflessi cutanei 
cremasi erici e ad domi mali deboli, non Babin- 
ski. Forza muscolare diminuita. Paresi dello 
estensore dell’alluce. 

Sensibilità tattile e dolorifica normale ovun¬ 
que meno che alla faccia dorsale del collo del 
piede e all’estremità delle dita dei piedi dove 
c’è ipoestesia. Sensibilità termica normale. 
Sensibilità al diapson diminuita. Senso di po¬ 
sizione alterato. Stereognosia normale. Ylro- 
fia muscolare agli arti inferiori. 

Wassermann negativa nel liquor in cui c’era 
albumina 2 %o- 

Furono fatte 3 iniezioni di veleno di Crota- 
lus ter ri ficus preparato colla tecnica dei Phi- 
salix. Subito ci fu migliora mento. Dopo 3 
mesi la guarigione erta completa. 

L’atassia acuta non tabetica è stata descrit¬ 
ta da altri nella difterite, influenza, scarlat¬ 
tina, morbillo, eresipela, vaiolo, tifo, malaria, 
ma per lo più si tratta di sindromi cerebello- 
spasmodiche tipo Leyden, mentre in questo ca¬ 
so la sindrome enai atossica pura. 

R. Lusenv. 

Poliomielite abortiva. 

Da quando Wickmann ha sostenuto resi¬ 
stenza di forme abortive di poliomielite si ri¬ 
tiene da alcuni che l’iimmunità degli adulti 
dipenda da forme non diagnosticate della ma¬ 
lattia avute nell’infanzia. Secondo altri inve¬ 
ce si tratta di una « maturazione sierologica » 
che procede di pari passo colla maturità ses¬ 
suale e che non ha rapporti con un’infezione 
pregressa. 

La poliomielite abortiva fu studiato in un 
piccolo centro di 1.700 abitanti, e precisamen¬ 
te a Bedford, dove ci fu un caso di poliomie¬ 
lite. Furono studiati 50 casi di malattia lieve 
che precedettero il caso di poliomielite netta. 
Si trattava di pazienti con cefalea, febbre e 
vomito per 24 o 48 ore. 33 casi furono osser¬ 
vati in ragazzi al disotto di 15 anni in una 
scuola in cui poi ci furono casi di poliomielite. 

Dopo 5 mesi furono fatli prelevamenti di 
sangue e si trovò che nel 40 % dei casi il sie¬ 
ro neutralizzava in vitro il virus della polio¬ 
mielite e press’a poco la stessa percentuale si 
aveva con siero di sangue di controllo. 




Anno XXXIX, Num. 19J 


SEZIONE PRATICA 


745 


Cìli osservatori della Scuola di Harvard (The 
Jolirti, of thè Americ. Medie, /lssoc., 30 gen¬ 
naio 1932) hanno concluso perciò che l’immu¬ 
nizzazione alla poliomielite non avviene solo in 
periodo epidemico, ma anche nel periodo inte- 
repidemico e che non avviene necessariamen¬ 
te per contatto con malati di poliomielite. Lo 
argomento però merita ulteriori ricerche. 

II. Lusena. 

Prognosi e terapia della mielite funicolare nell’a¬ 
nemia perniciosa. 

IL Riima ( Wien . Klin. Woch., 43, 1931) ri¬ 
corda che non tutti i sintomi dell’anemia 
perniciosa migliorano ugualmente sotto l’a¬ 
zione della cura epatica. 

Ora è stato notato che, da quando si pra¬ 
tica la cura di Whipple, i sintomi a carico del 
midollo spinale sono divenuti )iù frequenti: 
forse perchè la cura stessa ia aumentato 
la durata della vita di questi malati e ha per¬ 
messo che avessero il tempo di comparire 
i fenomeni nervosi, la cui insorgenza è lenta 
e insidiosa; inoltre la mielite funicolare ap¬ 
pare favorita dalle ricadute dell’anemia per¬ 
niciosa che seguono alla insufficiente cura e- 
patica (intolleranza dei malati, incostanza di 
somminiistrazione, ecc.). 

L'esperienza finora dimostra, che la epalole- 
rapia non ha alcun risultato benefico sull'e¬ 
voluzione di questi processi nervosi; invece 
la somministrazione del ventroemon, prepa¬ 
ralo di mucosa di stomaco, si è dimostrato 
assai efficace; tre casi sono riferiti dall'au¬ 
tore. 

Nel primo i sintomi spinali peggiorarono 
dopo l’inizio della cura, mentre il quadro san¬ 
guigno migliorava: ma già un mese dopo i 
sintomi miglioravano con notevole rapidità, 
e i riflessi tornavano ad essere presenti. 

Nel secondo caso il miglioramento fu lento 
e progressivo; esso si manifestò con evidenza 
solo a un anno di distanza dall’inizio della 
cura. 

Anche nel terzo, infine, si ebbe un analogo 
miglioramento. 

l.a terapia gastrica sembra dunque più ef¬ 
ficace di quella epatica nel combattere i sinto¬ 
mi nervosi. V. Serra. 

Sclere blu e difetti associati. 

G. H. Stevenson e D. P. Cuthbertson (The 
Lancat , 10 ottobre 1931) hanno studiato il 
metabolismo minerale e dei grassi in 4 fa¬ 
miglie con sclere blu. 

In questi individui si sa, fin dalle osserva¬ 
zioni di Henzschel (1831), che esiste fragili¬ 
tà delle ossa, mentre la fragilità delle ossa 
familiare era già nota dal 1788. L’associazio¬ 
ne delle sclere blu e della fragilità ossea fu 
osservata in modo chiaro però solo nel 1848 
da Lobstein e Cornaz. 


Alle sclere blu e alla fragilità ossea si as¬ 
socia spesso sordità. 

In una famiglia gli AA. videro 13 persone 
con queste anomalie : in esse esisteva anche 
un rilasciamento dei legamenti articolari ta¬ 
le da dare esagerazione in taluni movimenti, 
(p. es. notevolissima flessione dorsale delle 
dita). Nel più vecchio della famiglia non ci 
furono mai fratture, che invece furono os¬ 
servate negli altri, compreso un bambino di 
4 anni. 

In un’altra famiglia, su 55 persone esami¬ 
nale in 3 generazioni un solo individuo pre¬ 
sentava sclere blu, fragilità ossea e rilascia¬ 
mento dei legamenti articolari. Altri casi iso¬ 
lali sono già stati descritti nella letteratura; 
uno particolarmente importante fu visto da 
Bolten in una famiglia in cui c’erano 11 cre¬ 
tini. 

Gli AA. dopo aver ricordato le osservazio¬ 
ni sui metabolismo fatte precedentemente da 
altri, espongono i risultati delle loro osser¬ 
vazioni. In due bambini affetti dall'anomalia 
suindicata essi notarono una deficiente uti¬ 
lizzazione del calcio, fosforo e magnesio. Pro¬ 
babilmente si tratta di diminuita capacità di 
assorbimento da parte delle ossa. Ad ogni 
modo il contenuto in calcio, fosforo e ma¬ 
gnesio del sangue era normale. 

In quanto alla terapia, l’uso di ergosterolo 
irradiato e di olio di fegato di merluzzo è 
stato inefficace. IL Lusena. 

NeurorecidiTe dell’acustico. 

V. Aprile (Il Vcilsalva , n. 7, 1931) ha stu¬ 
diato due soggetti affetti da lue, i quali in 
seguito a cure arsenobenzoliche e mercuriali, 
sono andati incontro a disturbi auricolari, 
consistenti in rumori, vertigini e sordità pro¬ 
gressiva. 

Gli esami eseguiti in tali malati, portano 
l’A. alla deduzione che non è l’effetto tos¬ 
sico del farmaco adoperalo a promuovere la 
forma morbosa, ma uno stato particolare 
dell’organismo. 

Continuando la somministrazione degli an¬ 
tiluetici stessi, la sindrome labirintica scom¬ 
pare. E. Borghesyn. 

La frenico-exeresi nel trattamento del tic diafram¬ 
matico. 

P. G. Skillarn (Joarn. Amer. Med. Ass., 20 
giugno 1931) riporta il caso di una donna che 
aveva avuto, per un periodo di qualche setti¬ 
mana uno stato di intontimento generale se¬ 
guito da disturbi mentali, specialmente lacune 
della memoria, gradatamente poi scomparsi 
dopo otto mesi. In seguito, si ebbero attacchi 
di palpitazione e poi un respiro assai frequen¬ 
te, di «circa 200 al minuto, dapprima ad acces¬ 
si e poi durante tutto il giorno. Vi erano di 
tanto in tanto delle crisi oculogire, spasmi dei 



746 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, .Nim. 19j: 


muscoli della faccia e degli arti ed attacchi sin¬ 
copali. All’osservazione, si notava che la respi¬ 
razione normale era sostituita da contrazioni 
spasmodiche del diaframma; pulsazioni non 
molspiri scese a 38 e poi a 20, scomparvero gli 
atto frequenti, non vi era cianosi. 

Sotto anestesia etilenica, si asportarono 2 
cm. dei frenici d’ambo i lati. Il numero dei re¬ 
tacchi di sincope. 

Ma dopo circa 9 mesi, ritornò il respiro fre¬ 
quente o si ripresentarono gli attacchi di sin¬ 
cope: si procedette ad un nuovo intervento 
asportando 30 cm. del frenico sinistro, che fu 
trovato rigenerato e molto più piccolo che dap¬ 
prima. Nuovo miglioramento ma anche que¬ 
sta volta transitorio; l’asportazione di un lungo 
tratto del frenico di destra portò la guarigione. 

L’A. riporta altri 3 casi di tic del diafram¬ 
ma successivo ad encefalite e ritiene che esso 
debba attribuirsi a stimolo (tossico?) del ner¬ 
vo frenico. L’ampia asportazione di questo può 
guarire la condizione. fil. 

SEMEIOTICA. 

Un nuovo sintonia della nefrolitiasi. 

D. Szenkier ( Zeit . /. UroL, Voi. 25, 1931) 
ricorda che, come in altre malattie degli or¬ 
gani interni, dopo una colica da calcoli si 
trova spesso una iperestesia della cute del 
fianco analogo (zona di Head: dalla D.X alla 
LI). Questo sin toma compare durante e su¬ 
bito dopo le coliche. Trscorso qualche tempo 
dalla colica, il sintonia, ossia l’iperestesia 
della cute del fianco, scompare, secondo LA., 
dal lato malato e compare sul lato sano. 

L’A. insiste che si tratta proprio di una 
iperestesia del lato sano e non di una ipoe- 
stesia di quello malato, il che si può vedere 
paragonando la sensibilità del fianco del la¬ 
to sano con quella di altri distretti del corpo. 
Il sintonia di Szenkier consiste dunque nella 
comparsa di una zona di iperestesia cutanea 
sul fianco del lato sano, a qualche distanza 
dalla colica. Questo sintonia non si trova 
nelle altre malattie renali nè in altre affezio¬ 
ni addominali. 

Per spiegare la comparsa di questo feno¬ 
meno LA. pensa che « il dolore originato nel 
rene contenente il calcolo va centralmente at¬ 
traverso il simpatico, arriva nel ganglio me¬ 
senterico inferiore sulle fibre simpatiche del¬ 
l’altro rene, per eccitare, p. via centripeta 
grazie alle cellule di percezione, i nervi sen¬ 
sitivi del segmento corrispondente nella me¬ 
tà sana del corpo, e per determinare l’ipere¬ 
stesia cutanea nel fianco del lato sano ». 

L’A. insiste sul fatto che il sintoma da lui 
descritto non deve in alcun caso essere con¬ 
siderato come decisivo; soltanto, poiché fi¬ 
nora mancano segni isicuri patognomonici del¬ 
la nefrolitiasi, può dimostrarsi utile fra tutti 
gli altri sintomi. P. Stefanini. 


MEDICINA SCIENTIFICA 

Tubercolosi ed alimentazione. 

W. Blumenberg ( Zeitschr . /. Tuberkulose , 
n. 5, 1931) riferisce che vari gruppi di cavie 
vennero alimentate, alcune normalmente, al¬ 
tre a dieta acidogena, altre a dieta alcaliniz¬ 
zante. La dieta normale consisteva in patate 
lesse, carote gialle e foglie verdi; la dieta acida 
in avena macinata con aggiunta, ogni secondo 
giorno, di patate e foglie verdi; la dieta alca¬ 
linizzante in foglie verdi e carote gialle, tal¬ 
volta con piccole aggiunte di patate lesse. L'au¬ 
mento di peso era inferiore nelle cavie a dieta 
acida. Dopo 9 mesi di tale dieta le cavie ven¬ 
nero infettate per via sottocutanea, ciascuna 
con un milionesimo di milligr. di sospensione 
in ossalato di sodio, di bacilli tubercolari uma¬ 
ni di media virulenza. Nessuna differenza nei 
vari gruppi di cavie, nè nell’epoca di forma¬ 
zione della lesione primaria, della fistolizza- 
zione, dell’ulcerazione, nè nell’estensione e gra¬ 
vità di queste lesioni. La durata di vita era 
maggiore nelle cavie alimentate con dieta al¬ 
calina, minima in quelle a dieta acida (105 
giorni nelle prime, 64 nelle seconde). Un al¬ 
leo gruppo di esperienze in cui l’infezione av¬ 
venne subito dopo l’inizio dell’alimentazione 
speciale, diede risultati uguali. L’autopsia di¬ 
mostrò eguale estensione e gravità di lesioni 
nelle cavie dei diversi gruppi; le cavie ad ali¬ 
mentazione acida muoiono quindi prima per¬ 
chè questa dieta è meno adatta al loro organi¬ 
smo, indipendentemente dalla infezione tu¬ 
bercolare. R. Pollitzer. 

Le modificazioni del polmone in seguito alla freni- 
coexeresi studiate col metodo della colorazione 
▼itale. 

Sulle ,modificazioni che intervengono nel 
polmone in seguito alla frenicectomia le opi¬ 
nioni e le risultanze sperimentali sono discor¬ 
di Vallone (Rivista di Patologia sperimentale, 
voi. VI, n. 2-3) pertanto ha istituito delle ri¬ 
cerche allo scopo di chiarire l’importante pro¬ 
blema . 

La frenicoexeresi non determina nel coni¬ 
glio un costante collasso della base del pol¬ 
mone. Costantemente invece si riscontra ipe¬ 
remia più o meno marcata- in tutto l’organo 
(talora anche in quello opposto), la quale è 
dovuta più che a stasi dei vasi bronchiali e 
dei grossi vasi polmonari a dilatazione dei ca¬ 
pillari e si riscontra anche quando non esi¬ 
ste nel polmone traccia di atelettasia. 

Nel polmone sottoposto a frenico-exeresi la 
disposizione del trypanblau. introdotto per via 
endovenosa e vitalmente, si verifica limitata- 
mente in confronto del polmone dell’animale 
normale; ciò è indizio di alterato trofismo 
cellulare. 

Giacobbe. 



[Anno XXXIX, Num. 19] 


SEZIONE PRATICA 


747 


Resistenza ed immunità nello studio sulla tuber¬ 
colosi. 

La resistenza contro la tubercolosi, dice J. 
Magat (Medizinische Welt, n. 42, 1931), è in 
parte determinata da fattori costituzionali, in 
parte essa viene influenzata da svariati fattori 
endogeni ed esogeni. Così si riesce p. es. ad 
aumentare nelle cavie la resistenza contro la 
tubercolosi somministrando per via parenterale 
alte dosi di lecitina. Negli animali così trattati 
non si riesce ad impedire l’infezione, si ottiene 
però una malattia attenuata. La lecitina, viene 
accumulata nelle cellule reticolari della milza, 
nelle cellule epatiche, e nelle cellule alveolari 
del polmone. R. Pollitzer. 


VARIA 

“Caro dottore, avete da mangiare?,, 

È questo il titolo di una commedia di Karl 
Schonherr, rappresentata per la prima volta al 
Burgtheater di Viemna. Commedia di stile ul¬ 
tramoderno, non recentissima perchè ne ha già 
parlato fra l’altro anche E. Klauber in Munck, 
med. Wochens., del 1° agosto 1930; ma tema 
di sempre viva attualità questo delle pietose 
condizioni economiche di gran parte dei lau¬ 
reati. 

Le scene si susseguono rapide, illuminate da 
sprazzi di luce che si spostano nei vari settori, 
disposti anche in piani diversi, in cui è di¬ 
viso il palcoscenico. 

Vediamo dapprima la stanza di visita del 
Dr. Heilmuller, il quale attende inutilmente 
lino a tarda sera i clienti che non vengono. 
La luce illumina poi la stanza da lavoro di 
una calzettaia, la Signora Huber: movimento 
incessante di gente di ogni strato sociale, una 
baronessa, un generale. Non già che questi si 
interessino delle calze ma è che la Signora 
Huber gode fama di avere virtù magnetiche 
curative. Per la scienza e per i suoi affamati 
apostoli, essa non ha che un sorriso fra il 
sardonico ed il compassionevole. E come trat¬ 
ta i suoi clienti! La baronessa per la quale il 
tocco magnetico era stato disposto per le due 
prega di anticipare perchè a quell’ora deve 
andare a pranzo. « Mai prima debbo pranzare 
io! » risponde la brava Frau Huber, a vada 
da un dottore se crede! ». Proposta che atter¬ 
risce la baronessa, la quale attende paziente¬ 
mente Torà che le viene imposta. 

Ma la luce si sposta e vediamo successiva¬ 
mente degli avvocati, pronti a qualunque la¬ 
voro per un pezzo di pane, un vecchio medico 
di campagna che si è rotta una gamba nel far 
delle visite in montagna e che non ha pensione 
nè per l inforlumo, nè per la vecchiaia. Spin¬ 
to dalla fame, accetta di fare « l’uomo di pa- 
glia » per coprire l’attività magnetica della 
calzettaia. E passiamo ad un’altra scena: il 
concorso per un posto a cui accorrono più di 


cento dottori che sparano tutte le cartucce per 
poterlo ottenere; riesce naturalmente non il 
migliore, ma il più protetto. 

Ecco poi un altro medico — quello della 
Cassa malati — a cui non mancano certamente 
clienti; ma in conseguenza di quel lavoro sfac¬ 
chinante e mal pagato, muore per un insulto 
cardiaco. 

Il raggio illumina altre scene, fra cui an¬ 
che l'aula universitaria al momento delle lau¬ 
ree. « Oggi lavora la fabbrica dei dottori » os¬ 
serva con sarcasmo il bidello. Vengono in lun¬ 
ghe file candidati e candidate e ricevono l’a¬ 
gognato diploma. Ed i dottori di fresco sco¬ 
dellati fanno, per il futuro, progetti di ric¬ 
chezze, di fama & sognano di metter su casa, 
di possedere un’automobile... 

Ma la luce ritorna nella prima stanza senza 
clienti del Dr. Heilmuller al quale la moglie 
annunzia che ha deciso di divorziare; ella pre¬ 
ferisce il benestante fornaio all’onore di essere 
la moglie del dottore. 

In un’altra stanza vediamo un altro medico 
che studia giorno e notte per un esame di 
abilitazione... in cui viene bocciato perchè 
non ha dato prova di conoscere abbastanza 
profondamente la microscopia del pelo. Adi¬ 
rato, getta i libri per terra, riscuotendo così 
gli applausi della Signora Huber, e cerca di 
ottenere un impiego alle Poste. Ma ben pre¬ 
sto l’ira svanisce ed egli riprende i libri e lo 
studio, a Vi deve pure essere qualche cosa nel¬ 
la scienza » commenta scrollando il capo la 
Signora Huber che ha osservato la scena. Pa¬ 
iole con cui finisce la commedia e che voglio¬ 
no esprimere una conclusione conciliativa: al¬ 
lo scienziato la scienza e la. fame, alla magne- 
tizzatrice la cassetta ricolma di danaro. 

I rapporti fra le condizioni sociali e le cor¬ 
renti spirituali e maleriali nell’ora che corre 
sono così espressi chiaramente nelle loro an¬ 
titesi e lasciano qualche cosa di profondamen¬ 
te amaro, non solo per il presente ma per la 
piega che potranno prendere nel futuro. 

__;_ in • 

PUBBLICAZIONI PERVENUTECI. 

K. Scuneider. Problemi > der Klinischen Psychial rie. 
— Editore Thieme, Lipsia. 

IL Kienbòck e H. Ròsler. Neu.rofibromalose. — 
Editore Thieme, Lipsia. 

F. Colloridi. Macrosomia fetale e, sifilide. — Tip. 
G. Ferrari, Milano, 1931. 

F. Coli.oiudi. Contributo clinico al sonno crepu¬ 
scolare in travaglio di, parto mediante il Per- 
iiocton. — Tip. Cogliali, Milano, 1931. 

S. Solieri. Pubblicazioni scientifiche. — Stali. Tip. 
Romagnolo, Forlì, 1931. 

L. Magni. La vita al mare ed il meccanismo <l’a¬ 
zione della talassoterapia nei soggetti affetti da 
tubercolosi ex Irapolmonare. — Tip. Cooperati¬ 
va, Parma, 1931. 

G. Arnone. Polmone da sforzo. — L. Cappelli, Bo¬ 
logna, 1932. 





748 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 19] 


NELLA VITA PROFESSIONALE. 


MEDICINA SOCIALE 

L’endemia gozzo-cretinica. 

Fra le malattie) sociali merita di essere ricor¬ 
dato il gozzo endemico. Si intende volgar¬ 
mente per gozzo t ualsiasi ingrossamento cro¬ 
mico della ghiando a tiroide, ma fra i vari tipi 
di gozzo ne esiste uno che, potendo colpire 
anche interi gruppi di popolazione, assume il 
carattere di malattia endemica. 

Il gozzo dipende da una modificazione pa¬ 
tologica della ghiandola tiroide, la cui alte¬ 
rata funzione si manifesta anche con altri sin¬ 
tomi fisici e mentali, di varia intensità, come 
la bassa statura (nanismo), il naso depresso, 
la grossezza delle labbra e della lingua, la ru¬ 
gosità della pelle, l'aspetto senile, i disturbi 
uditivi fino alla sordità, Finceppamento della 
parola fino al mutismo, la difficoltà di respi¬ 
ro, i disturbi di .circolazione (palpitazioni), 
l’andatura goffa e lenta, il torpore psichico, 
ecc. Quando questa sintomatologia è profon¬ 
damente accentuala, si ha il quadro del ere- ' 
iinismo endemico, che rappresenta la estre¬ 
ma manifestazione dell ’ipotiroidismo endemi¬ 
co , progressivamente aggravatosi attraverso nu¬ 
merose generazioni. 

Si comprende come una popolazione dove 
questa malattia sia notevolmente diffusa (goz¬ 
zo e cretinismo endemico) si trovi in condi¬ 
zioni di decisa inferiorità psichica e fisica, e 
perciò anche economica e sociale; tale feno¬ 
meno si verifica purtroppo in molte delle no¬ 
stre valli alpine, dove interi Comuni sono col¬ 
piti dal flagello, ed in minore grado anche in 
altre regioni. 

Il gozzo predilige le popolazioni delle zone 
montane e si presenta in generale tanto più 
grave e diffuso quanto più sono elevati i nodi 
montuosi dai quali discendono le valli, perciò 
in Italia il gozzo è più diffuso nelle valli al¬ 
pine che nelle appenniniche. 

La malattia è piu grave in Svizzera od in 
regioni anche maggiormente elevate come nel- 
l lmalaia, ma può dirsi che nessun continente 
ne è risparmiato. 

Il gozzo è stato riscontrato anche in Sicilia, 
ed in Sardegna, più rari sono i focolai di pia¬ 
nura, come quelli di alcune zone della vallata 
del Po. Le provinole ove l’endemia gozzo-creti- 
nica è più manifesta sono quelle di Aosta, Cu¬ 
neo, Sondrio (Valtellina) e Bergamo; ma. inda¬ 
gini recenti hanno dimostrato la sua presenza 
anche in altre vallate alpine (Brescia, Como, 
Vairese), in Liguria ed in alcune località del- 
V Appennino. 

Osservazioni latte nelle scuole hanno mes¬ 
so in rilievo che in Valtellina l’ipertrofia dello 
tiroide (segno più appariscente del l'endemia) 
si trova in media nel 64 % degli alunni, ed 


in molti Comuni fino nel 70 e nell’80 %; nelle 
provincie confinanti di Brescia, Bergamo, Co¬ 
mo e Varese il fenomeno esiste egualmente, 
per quanto in grado minore. 

Se l'endemia del gozzo non sempre dà luo¬ 
go alle gravi forme di cretinismo, non v’è 
dubbio, però, che le sue manifestazioni dif¬ 
fuse, anche se lievi, si accompagnano in ge¬ 
nerale ad una intelligenza al disotto del nor¬ 
male, ed a quella certa ottusità mentale che, 
per alcune popolazioni, è diventata quasi pro¬ 
verbiale. 

Un indice della importanza della malattia 
è dato dalle statistiche dei riformati aliai leva 
militare. Per esempio, per la classe 1900 il nu¬ 
mero dei riformali in tutto il Regno e nelle* 
varie- zone per cretinismo e alterazioni della 
tiroide (ipertrofia e gozzo voluminoso) risulta 
dalla seguente tabella : 



per cre¬ 
tinismo 

pergoz- 

/,o volu¬ 
minoso 

per 

ipertro¬ 
fìa della 
tiroide 

Italia Settentrionale 

151 

325 

145 

» Centrale 

44 

21 

22 

» Meridionale 

38 

8 

18 

» insulare 

31 

16 

14 

Regno 

264 

370 

199 


Appare evidente la grandissima prevalenza 
di queste tre forme morbose nell’Italia set¬ 
tentrionale, dove sono i più importanti nodi 
montuosi, in confronto alle altre parti della 
penisola. 

Analogamente per il decennio 1912-22 la 
percentuale dei riformati per deficienze dovu¬ 
te ad ipotiroidismo nei Comuni della valle di 
Aosta andò da un minimo di 8,50 % ad un 
massimo di 26,08 %. 

Se dunque il gozzo endemico ed il creti¬ 
nismo non hanno fra noi l'importanza che 
assumono in altri paesi (Svizzera)-Baviera), ciò 
nondimeno rappresentano per alcune delle no¬ 
stre provincie una grave piaga demografica e 
sociale, che non solo sottrae al servizio mili¬ 
tale una quota notevole della popolazione al¬ 
pina maschile, ma che incide anche fortemen¬ 
te sulle condizioni fisiche e psichiche della 
popolazione ed è causa di degenerazione della 
razza. 

Necessario presupposto per poter organizza¬ 
re una lotta razionale, contro una malattia so¬ 
ciale come l’endemia gozzo-cnetinica, dovreb¬ 
be essere l’esatta conoscenza delle sue cause; 
tale conoscenza offrirebbe la possibilità di col¬ 
pire il male alla radice cercando di eliminare 
i fattori che lo producono. Disgraziatamente 


Anno XX.XIX, Ni m. 19] 


SEZIONE PRATICA 


749 


però, allo stato attuale della scienza, dobbia¬ 
mo confessare di non conoscere la causa del 
gozzo. Per quanto sia ben noto che esso è in 
rapporto con un'alterata funzione della ghian¬ 
dola tiroide non sappiamo per quale, o per 
quali ragioni, detta funzione si alteri. Lo stu¬ 
dio epidemiologico della malattia ha dimo¬ 
strato con sicurezza che essa è legata allam- 
bienite, e che, nelle zone di endemia, anche le 
tiroidi ritenute normali superano sensibilmen¬ 
te in volume quelle degli individui che vivono 
ili regioni immuni. 

Svariate teorie sono state formulate per spie¬ 
gare il comportamento regionale dell’endemia 
sozzo-cretinica; le più note sono: 

La teoria idrogeologica: , che attribuisce la 
causa del gozzo all’acqua che si beve in al¬ 
cune località, e più particolarmente alla pre¬ 
senza in essa di speciali sostanze gozzigene de¬ 
rivate dalle rocce o dal terreno da cui l’acqua 
proviene; 

La teoria infettiva per cui l’acqua, od al¬ 
tri veicoli (insetti?) trasporterebbero un germe 
causa della malattia; 

La teoria della insufficienza di iodio suf¬ 
fragata dal fatto che' il ricambio dell’iodio nel¬ 
l’organismo è strettamente legato alla funzio¬ 
ne della tiroide e che l’iodio possiede una in¬ 
discutibile azione terapeutica, sulle manifesta¬ 
zioni di ipotiroidismo; nonché sulla variabile 
quantità di iodio, che, secondo le ricerche di 
alcuni autori, è dimostrabile nelPairia, nell’ac¬ 
qua, nel terreno ed anche negli alimenti delle 
località gozzigene. 

Altre ipotesi danno importanza alla qualità 
dell’ailimientazione, alle condizioni igieniche di 
vita e di ambiente delle popolazioni di mon¬ 
tagna e sopratutto al fenomeno della nuzialità 
fra consanguinei, molto frequente nelle val¬ 
late alpine e nei montanari in genere. 

Si ammette, altresì, che il gozzo endemico 
possa essere dovuto non ad una causa unica, 
ma all’assoriaziome di più fattori patogenetici, 
sopratutto in riguardo alle popolazioni che 
presentano anche normalmente (forse per le 
condizioni dell’ambiente in cui vivono) uno 
stato di ipotiroidismo, o di speciale sensibili¬ 
tà della tiroide. 

Le nostre conoscenze eziologiche sono dun¬ 
que ancora troppo oscure ed incerte per po¬ 
ter fornire le direttive ad una lotta contro il 
stozzo; fortunatamente però esistono due prin¬ 
cipi fondamentali sui rimali. sin da ora, ed 
in attesa di chiarire il difficile problema, pos¬ 
siamo imperniare la lotta, e questi sono: 1) la 
indiscussa azione terapeutica e profilattica del¬ 
l’iodio; 2) l’importanza di quei complesso di 
condizioni di ambiente che è particolarmente 
legato alla montagna, e che si riassume nella 
vita in abitazioni antigieniche, umide, poco 
aereate e illuminate, in intimo contatto con 
gli animiaili domestici, nella alimentazione po¬ 
co variata e scarda di carne, nei frequenti ma¬ 
trimoni tra consanguinei. 


L azione profilattica e curativa dell’iodio, ol¬ 
tre che dalle esperienze di clinica e di labo¬ 
ratorio, è stata dimostrata da prove eseguite 
su. larga scala sulla popolazione, specialmente 
scolastica, di paesi fortemente colpiti dall’en- 
demia. Tali prove sono state ampiamente at¬ 
tuate anche in Italia nelle scuole della Valle 
di Aosta, ed in quelle della Valtellina: in que¬ 
st ultima legione si è fatta anche la sommini¬ 
strazione di sale iodato all’intera popolazione. 
Accurate ispezioni e rilievi sul volume della 
tiroide nelle scuole, hanno sicuramente dimo¬ 
strato che la somministrazione continuata di 
piccola dosi di iodio, meglio se associate a 
piccole dosi di endotiroidina (cioccolatini jo- 
dati) oppure quella di sale jodato (profilassi 
mutai) portano ad una notevole diminuzione 
del volume della tiroide e della percentuale 
dei bamibimi colpiti, e ad un miglioramento 
delle condizioni fisiche e psichiche di coloro 
che presentavano segni di ipotiroidismo. Il 
Muggia, dopo accuratissime indagini sulla po¬ 
polazione scolastica, ha potuto affermare che 
dopo 5 anni di somministrazione di sale jodato 
i risultati sono sono stati tali che la, Valtellina 
non è più la provincia più gozzigena d’Italia, 
come era prima; le tiroidi ipertrofiche, che 
erano 1 ’84 %, sono discese; al disotto del 50 %. 

Di fronte a questi risultati, dovuti all’opera 
fattiva di pochi pionieri prima, e poi dei Co¬ 
mitati appositamente costituitisi nella Provin¬ 
cia di Sondrio e di Aosta, coll’aiuto del Go¬ 
verno e col concorso delle Autorità locali, si 
impone la necessità di intensificare la lotta e 
di estenderlai a tutte le regioni colpite dal ma¬ 
le, non solo, ma di identificare tutti i possi¬ 
bili focolai di gozzismo esistenti nel Regno 
ner poterli efficacemente circoscrivere e com¬ 
battere. 

Un altro mezzo di lotta è costituito dalle 
provvidenze dirette a migliorare le condizioni 
di vita degli abitanti delle zone montagnose 
attraverso la creazione di strade, di industrie, 
di scuole, col perfezionamento dell’assistenza 
sanitaria, colla costruzione di case igieniche, 
col buon approvvigionamento idrico e col ra¬ 
zionale smaltimento dei rifiuti e sopratutto fa¬ 
vorendo ogni forma di attività agricola, in¬ 
dustriale e commerciale, per modo che la 
maggiore agiatezza ed il benessere economico, 
la facilità di viaggi e di comunicazioni, lo 
scambio di lavoratori da regione a regione, 
rendano possibile elevare il tenore di vita abi¬ 
tuale delle popolazioni, arricchirne in quan¬ 
tità e qualità l’alimiennazione e diminuire il 
numero dei matrimoni fra consanguinei. 

11 Governo Nazionale non ha tralasciato di 
istituire indagini per accertare sempre meglio 
l’entità del gozzismo nelle varie regioni d’T- 
talia, sia con un’inchiesta preliminare, affi¬ 
data agli uffici sanitari provinciiaili, sia dele¬ 
gando al Prof. Muggia l’incarico di una spe¬ 
ciale indagine nelle quattro provincie di Ber¬ 
gamo, Brescia, Como e Varese 1 confinanti con 





750 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 19i 


quella di Sondrio, alle quali, a seguito del 
risultato delle sue ricerche, lo stesso Prof. Mug- 
gia ha proposto di estendere la, som mi nitra¬ 
zione del sale iodato. 

Di fronte però alla moltiplicità dei problemi 
che ancora presenta lo studio del gozzo, alle 
diversità delle condizioni locali delle zone nel¬ 
le quali le prime indagini hanno rivelato re¬ 
sistenza di focolai della malattia, alla varietà 
delle dottrine eziologiche e patogenetiche non 
solo, ma persino dei criteri e dei metodi pro¬ 
posti per compiere gli accertamenti destinati 
a misurare l’intensità dell endemia, il Mini¬ 
stero dell’Interno, prima di adottare ulteriori 
provvedimenti, ha ritenuto opportuno nomi¬ 
nare una Commissione di competenti in ma¬ 
teria, col mandato di completare le indagini 
per la delimitazione delle zone di endemia e 
di proporre i provvedimenti per una efficace 

lotta contro la medesima. 

Auguriamoci che i resultati dei lavori della 
Commissione, unitamente a quelli delle ricer¬ 
che degli scienziati che studiano l’oscuro pro¬ 
blema, porteranno all’applicazione di utili 
provvedimenti i quali, insieme con quelli che 
il Governo Nazionale sta attuando per la va¬ 
lorizzazione economica e sociale della monta¬ 
gna, potranno in un avvenire non lontano de¬ 
bellare la triste piaga dell’endemia gozzo-cre- 
tinica, come è stata recentemente debellata 
quella della pellagra. A. Franchetti. 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Acquanegra sul Chiese (Mantova,). Scad. lo 
lug.j per Mosio; L. 10.000 da ridurre del 12 A, 5 
quadrienni dee.; c.-v.; trasp. L. 600; età lim. 40 a. 

Ampezzo (Belluno). — Scad. 20 lug.; chiedere 
annunzio; L. 9000 e 6 quadrienni dee., oltre L. 500 
serv. att., c.-v., L. 1000-1500-3000 trasp., L. 1000 
se uff. san.; diminuz. 12 %; addizionale L. 500 ogni 
150 pov. in più di 420; punti riportati negli esami. 

Andorno Micca. — (Vedi \ercelli). 

Arezzo. Amministrazione Provinciale. — Coadiu¬ 
tore della Sezione Medico-Micrografica del Labora¬ 
torio Provinciale di Igiene e Profilassi. Per titoli 
ed esami. Stipendio annuo iniziale L. 11.000, al 
lordo delle ritenute di legge, aumentabile di un 
decimo per ogni quadriennio e per cinque qua¬ 
drienni Indennità caro-viveri nella misura e per 
la durata stabiliti per gli altri dipendenti del- 
l’Amm. Provinciale. Tutti gli assegni sono sog¬ 
getti alla riduzione del 12 % di cui il R. D. L. 
N. 1491 del 20-12-1930. La domanda ed i docu¬ 
menti, l’elenco dei quali con tutte le altre moda¬ 
lità possono desumersi dal bando di concorso, da 
richiedersi alla Segreteria dell’Amministrazione 
Provinciale, 'debbono .pervenire allAmministra- 
zione stessa non più tardi delle ore diciotto dell’8 
luglio 1932. 

Bologna. Istituto Ortopedico Rizzoli. — Medico 
assistente presso il dipendente Istituto Elioterapi¬ 
co Codivilla in Cortina d’Ampezzo; L. 3840, vitto, 
alloggio, partecipaz.; età lim. 30 a.; prova clinica 
sul malato ed eventualm. esercitaz. pratica sul 


cadavere; scad. ore 17 del 25 mag.; conferme an¬ 
nue non oltre il 40° anno d’età. Rivolgersi Segre¬ 
teria. Tassa L. 25. 3 

Brindisi. Consorzio Prov. Antituberc. — Scad. 

15 giu.; direttore; L. 16.000 e 2 quadrienni di 
L. 1000, oltre serv. att. L. 4200; riduz. 12%; età 
lim 45 a.; rivolgersi al Presidente. 

Cassino (Frosinone). — Scad. 15 mag.; ( per S. 
Angelo in Theodice; L. 8500 lorde 12 %, più lire 
1400 cav., 5 quadrienni ventes. 

Castelnuovo Magra (La Spezia). — Scad. 30 giu., 
L. 8200 oltre L. 800 uff. san., L. 3000 cav., 10 
bienni ventes. 

Gengio (Novara). — Scad. 15 lug.; L. 8400 e 10 
bienni ventes., oltre L. 500 ufi. san.; età lim. 35 a. 

Cesenatico (Forlì). — Scad. 22 mag.; 3 a cond.; 
L. 9000 e 10 bienni ventes. per il 18 % della po¬ 
polazione; addizionali di L. 3, L. 4 e L. 5; ricostru¬ 
zione carriera; c.-v.; L 2000 cavale.; riduz. 12%; 
età lim. 40 a.; tassa L. 50; doc. a 6 mesi dal 12 apr. 

Farra di Soligo (Treviso). — Scad. 31 mag.; 
2 a cond.; L. 7480 e c.-v. 

Firenze. R. Arcispedale di S. Maria Nuova e Sta¬ 
bilimenti Riuniti. — Al 10 giu., ore 16; direttore 
generale sanitario; età lim. 45 a. alla scad.; doc. 
a 3 mesi dal 26 apr.; tassa L. 50; stip. L. 20.000 
aumentab. a L. 24.000, oltre L. 10.000 indenn. ca¬ 
rica; c.-v.; deduz. 12%; alloggio; eventuali com¬ 
pensi extra; divieto eserc. profess. — Direttore 
con residenza a Careggi; stip. L. 15.400 aumentab. 
a L. 19.400, oltre L. 4000 indenn. carica. Le altre 
condizioni come sopra. Chiedere annunzi. 

Fiuggi (Frosinone). — Scad. 5 giu.; L. 9500 ol¬ 
tre 5 quadrienni dee., c.-v., L. 500 se uff. san.; 
età lim 35 a.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 27 
apr.; stazione idroclimatica. 

Lentini ( Siracusaj. Ospedale Civile. — Scad. 31 
mag.; rivolgersi Segreteria. 

Manfredonia (Foggia). — Scad. 30 mag.; per 
Zapponeta; L. 10.000 oltre L. 1000 uff. san. e 
L. 500 arai, farai.; ab. 1000 circa. 

Mantova. Amministrazione Provinciale. — Coa¬ 
diutore della Sezione Medico-Micrografica del La¬ 
boratorio Provinciale di Igiene e Profilassi. Per 
titoli ed esami. Stipendio annuo iniziale L. 16.000 
aumentabile fino ad un massimo di L. 17.800 me¬ 
diante due scatti quadriennali rispettivamente di 
L. 800 e di L. 1000, più un supplemento di ser¬ 
vizio attivo di L. 4000. L’intera retribuzione è 
soggetta alle trattenute di legge nonché alla ridu¬ 
zione di cui il R. D. L. N. 1491 del 20-11-1930. La 
domanda ed i documenti, l’elenco dei quali con 
le altre modalità possono desumersi dal bando di 
concorso da richiedersi alla Segreteria dell’Ammi- 
nistrazione Provinciale, via Principe Amedeo 30, 
Mantova, debbono pervenire all’Amministrazione 
stessa non oltre le ore diciotto del 6 luglio. 

Orani (Nuoro). — Scad. 31 mag.; L. 9500 da 
ridurre del 12%; 6 quadrienni dee.; addizion. L. 5 
oltre i 1000 pov.; L. 360 Carcere mandamene; 

tassa L. 50. 

Otricoli (Terni). — Scad. 21 lug.; L. 7000 oltre 
serv- att., c.-v., trasp.; riduz. 12%. 

Pozzomaggiore (Sassari). — Scad. 12 lug.; L. 9500 
da ridurre del 12%; 5 quadrienni; addizion. L. 5 
oltre i 1000 pov.; tassa L. 50,10. 








[Anno XXXIX, Num. 19] 


SEZIONE PRATICA 


751 


Racalmuto ( Agrigento). — Ufficiale Sanitario. 
Per titoli ed esami. Stipendio iniziale L. 7000, 
con quattro aumenti quadriennali del decimo, al 
lordo delle ritenute di legge e della riduzione del 
12%. La domanda ed i documenti, l’elenco dei 
quali con tutte le altre modalità, possono desu¬ 
mersi da bando di concorso da richiedersi alla 
R. Prefettura di Agrigento, debbono pervenire alla 
predetta Prefettura non più tardi delle ore di¬ 
ciotto del 31 maggio 1932. 

Roma. Ministero dell’E. N. — Sono aperti i se¬ 
guenti concorsi per le Facoltà di Medicina e Chi¬ 
rurgia: in Clinica neuropatica e psichiatrica, per 
la R. Università di Cagliari; in Clinica oculistica, 
per la R. Università di Modena; in Clinica oste¬ 
trica e ginecologica, per la R. Università di Peru¬ 
gia. in Igiene, per la R. Università di Modena; in 
Istologia ed Embriologia generale, per la R. Uni¬ 
versità di Bologna; in Medicina del lavoro, per la 
R. Università di Napoli. 

Ronco Canavese (Aosta). — Scad. 12 lug., ore 12; 
con Valprato Soana; L. 10.000 e 10 bienni ventes., 
oltre L. 1800-3500 trasp. 

Salerno. R. Prefettura. — Posti di Ufficiale Sa¬ 
nitario. Per titoli ed esami. Stipendio, oltre quat¬ 
tro aumenti quadriennali del decimo, come segue: 
Comuni di: S. Marzano sul Sarno L. 4000: Agro- 
poli L. 6000; Cava dei Tirreni L. 7000, oltre L. 1500 
indennità di cavalcatura; Piagine L. 50Ù0; Con¬ 
sorzio comuni di Maiori e Minori L. 6000, oltre 
L. 3000 indennità cavalcatura; Consorzio comuni 
Laviano, Castelnuovo di Conza, Santomenna e Val¬ 
va L. 7000, oltre L. 3000 indennità cavalcatura. 
Età non superiore anni 45, salvo eccezioni di leg¬ 
ge. Domanda e documenti di rito. Termine utile 
ore dodici del quindici giugno 1932. Per chiari¬ 
menti rivolgersi Ufficio Sanitario Provinciale di 
Salerno. 

San Giovanni in Persiceto (Bologna). Ospedale 
Civile. — Al 31 mag., assistente; titoli; età lim. 
30 a.; L. 6500, diritto d’alloggio, vitto dietro corri¬ 
spettivo di L. 7 giornaliere; nom. biennale, con¬ 
ferme annuali; serv. entro 15 gg.; tassa L. 50; 
doc. a 3 mesi dal 21 apr. 

Sassari. Ospedale Civile. — Scad. 20 mag.; pri¬ 
mario radiologo; L. 12.000 e compartecipaz. 45 %; 
età lim. 40 a.; diploma di specializzaz. o docenza 
e biennio di esercizio consecutivo; eventualm. esa¬ 
mi; tassa L. 50. 

Tarquinia (Viterbo). — Condotta per il 2° rione 
Tarquinia e Mare. Per titoli. Stipendio iniziale 
L. 9500, suscettibile di cinque aumenti quadrien¬ 
nali in L. 1000 ciascuno; indennità caro-viveri 
nella stessa misura stabilita per il personale dello 
Stato, se e fino a quando verrà corrisposta agli 
altri dipendenti. Stipendio e indennità caro-viveri 
soggetti alle ritenute di legge ed alla riduzione 
di cui il R. D. L. 20-XI-1930, n. 1491. Tassa con¬ 
corso L. 50,10. Per notizie sui documenti da esi¬ 
bire ed altri schiarimenti rivolgersi alla Segrete¬ 
ria Comunale. Scadenza 20 luglio p. v. 

Teramo. Congregaz. di Carità. — Scad. 15 giu., 
ore 12; aiuto di medicina nell’Ospedale Civile 
« Vitt. Em. Ili »; L. 5000 oltre c.-v.; ritenuta 12 %; 
15% proventi tasse di degenza; tassa L. 50; età 
lim. 35 a.; doc. a 2 mesi dal 16 apr. Chiedere an¬ 
nunzio. 

Traona (Sondrio) — Per titoli ed esami. Con¬ 
sorzio Traona, Mello, Cercino, con residenza 


in Traona. Stipendio annuo al lordo ritenute 
Cassa Pensioni e Ricchezza Mobile L. 8500, con 
aumento di un decimo al compimento di cia¬ 
scun quinquennio a partire dal termine del 
biennio di prova. Indennità per mezzo di tra¬ 
sporto : L. 3500 se automobile, L. 2000 se moto¬ 
cicletta, L. 800 se bicicletta; indennità di trasferta 
L. 1400; id. di Ufficiale Sanitario L. 500; id. di 
caro viveri (eventuali). Tutti i suddetti assegni 
sono soggetti alla riduzione del 12 % come da R. 
D. L. del 20-11-1930, n. 1491. .Scadenza ore di- 

ciotto del 31 maggio. Per chiarimenti, notizie sui 
documenti ecc., rivolgersi al Presidente del Con¬ 
sorzio Medico in Traona. 

Varese. Amministrazione Provinciale. — Diret¬ 
tore della Sezione medico-micrografica del Labo¬ 
ratorio Provinciale di Igiene e Profilassi. La sca¬ 
denza di questo concorso è stata prorogata alle 
ore diciotto del prossimo 30 giugno. 

Vercelli. R. Prefettura. — Posto di Ufficiale 
Sanitario pel comune di Andorno Micca. Stipendio 
L. 7000, più dieci aumenti biennali. Viene inol¬ 
tre data un’indennità di L. 3500. È ammesso 
l’esercizio della libera professione. Domande alla 
Prefettura corredate dai prescritti documenti en¬ 
tro il 15 giugno p. v. Per chiarimenti rivolgersi 
Prefettura Vercelli, Ufficio Sanitario. 

Vietri di Potenza (Potenza). — Scad. 20 mag.; 
L. 7000; da dedurre 12 %; 6 quadrienni dee.; età 
lim. 40 a.; tassa L. 50,10. 

Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬ 
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche- 
chirurgiche, i compensi allo stipendio base. 

Concorsi a premi. 

Accademia di Medicina di Barcellona. 

L'Accademia ha indetto vari concorsi, tra cui 
i seguenti : 

Premio in onore del dott. Salva y Campillo 
(consistente in medaglia d’oro, 1000 pesetas ecc.j, 
sul tema « Investigazioni cliniche o sperimentali 
relative aH’infczione tubercolare »; 

Premio del dott. Gari pel 1932 (consistente in 
4000 pesetas) sull'anatomia, fisiologia o patologia 
dell’apparato urinario; 

le memorie concorrenti a questi due premi 
possono essere scritte in catalano, castigliano, la¬ 
tino, francese o italiano; scad. 30 settembre 1932; 

Premio Miguel Visa y Tu bau (consistente in 
15.000 pesetas) sul tema: « Investigazioni sui pro¬ 
blemi recenti relativi alla eziologia o alla pato¬ 
genesi del cancro »; i lavori potranno essere scritti 
in castigliano (spagnolo) od in latino; scad. 31 
maggio 1934. 

Rivolgersi alla: Secretoria de la Academia de 
Medicina, Carmen 47, Barcelona, Spagna. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

Il presidente generale della Croce Rossa, Filippo 
Cremonesi, in virtù dei poteri concessigli dallo 
statuto, ha conferito la medaglia d’oro dei bene¬ 
meriti al dott. Venceslao Fraschetti, in segno di 
gratitudine per la disinteressata efficace collabo- 
razione data alla organizzazione infermieristica 
della Croce Rossa, in occasione della settima edi¬ 
zione del Manuale degli Infermieri della C. R., 
la cui prima edizione vide la luce nel 1898. 

All'egregio collega giungano le nostre più vive 
congratulazioni. 


752 


« IL POLICLINICO » 


Anno XXXIX, Num. 19} 


f■: stato riammesso in servizio quale straordina¬ 
rio per un triennio solare dal 16' novembre, il 
prof. Carlo Verdozzi, di patologia generale, dimis¬ 
sionario volontario dal 2 dicembre 1927. 

Sono nominati professori straordinari in seguito 
a concorsi i proff. : Filippo Battaglia, di anatomia 
e istologia patologica, a Messina; Pietro Verga, 
di anatomia e istologia patologica, a Perugia. 

Sono abilitati alla libera docenza i dottori : Ago¬ 
stino Porsio. in anatomia umana normale; Ugo 
Camera, in clinica chirurgica infantile; Ennio Kiz- 
zatti, in clinica malattie nervose; Francesco Ales¬ 
sio, Gino Meldolesi, in clinica medica; Luigi Bai, 
in clinica ortopedica; Salvatore Ciaccia, in clinica 
ortopedica e traumatologica; Ottavio Larini, Giu¬ 
seppe Mello, in clinica ostetrica ginecologica; Fran¬ 
cesco Pendolini, Gaspare Cusenza, in clinica oto- 
rinolaringoiatrica; Crispino Calteruccia, Alfredo 
Lucca, Luciano Zaccaria Magni, Dino Moggi, in 
clinica pediatrica; Giuseppe Carbonaro, Giuseppe 
Sanfilippo, in farmacologia sperimentale e terapia; 
Enrico Calisti, Carmelita Casagrande-Rossi, Matteo 
Ciaccia, Carlo Francesco Cerniti, Melchiorre Dechi- 
gi, Giuseppe Mirone, Alessandro Seppilli, in igiene; 
Antonio Risi, in materia medica e terapia; Paolo 
Rosolino Babini, Mario Bergamini, Camillo Ra- 
morino, Bernardo Roccia, in odontoiatria e protesi 
dentaria; Valentino Carminati, Antonio Gualdi, 
Virgilio Chini, Giulio Dolfini, Enrico Piccinelli, 
in patologia generale; Osvaldo Amorosi, Gauden¬ 
zio Antonioli, Corradino Giacobbe, Arrigo Miani. 
Renzo Pecco, Giuseppe Perotti, Mario Prati, Mario 
Romeo, Mario Ronzini, Pietro Sannazzari, Carmelo 
Trincherà, in patologia speciale chirurgica; Plinio 
Atzeni, Giacomo Bagnaresi, Matteo Antonio Bo¬ 
nanno, Enrico Bracaloni, Michele Bufano, Rocco 
Capo, Modesto Dalla Palma, Silvio De Candia, Ugo 
De Castro, Zaccaria Francesco Fanelli, Cesare 
Giordano, Girolamo Pansini, Renzo Pecco, Giu¬ 
seppe Pellegrini, Giuseppe Perotti, Giovanni Pic¬ 
coli, Mario Prati, Leopoldo Rossi, Pietro Sannaz¬ 
zari, Carlo Semenza, Carmelo Trincherà, in pato¬ 
logia speciale medica; Antonio Marras, in patolo¬ 
gia e dinica dermosifilopatica; Carlo Goria, Carlo 
Emanuele Roberti, Giovanni Sai, in psichiatria, 
Gioacchino Arnone, Luigi Asti, Gino Laschi,. Ar¬ 
duino Ratti, Pietro Sighinolfi, Rodolfo Viviani, in 
radiologia medica; Giorgio Del Guerra, Federico 
Orlando, Francesco Pellegrini, in storia della me¬ 
dicina; Cesare Coruzzi, Furio Travagli, in medi¬ 
cina sociale. 

Ai neo-professori, non pochi dei quali sono no¬ 
stri collaboratori ed amici, i nostri rallegramenti. 

La medaglia Kober pel 1932 è stata assegnata, 
dall’Associazione dei Medici Americani, al dott. 
E. P. Joslin, professore di clinica medica all’Uni¬ 
versità Harvard di Boston, per i suoi studi sul 
diabete mellito. 

Il premio del Circolo Medico di Rosario (Argen¬ 
tina) è stato conferito al dott. Publo Borràs per 
il suo lavoro : « Corio-epitelioma e reazione di 

Aschheim e Zondek ». Il premio viene assegnato 
ogni anno all’autore del lavoro giudicato migliore 
tra quelli comunicati al circolo da autori laureati 
da non più di 10 anni. 


NOSTRE CORRISPONDENZE. 

Da Padova 

In memoria del prof. Salvloll. 

Nel pomeriggio del 23 aprile all’Istituto di Pa¬ 
tologia Generale di questo Ateneo vennero sco¬ 
perti una lapide ed un medaglione a memoria 
del compianto prof. Ignazio Salvioli che tenne la 
cattedra di quell'insegnamento per quasi qua- 
rant’anni. Alla cerimonia, oltre il Rettore Ma¬ 
gnifico e numerosi professori, presenziava una 
folla di studenti. 

Il prof. Cagnetto, che per affinità di studi ave¬ 
va temporaneamente sostituito il Maestro -scom¬ 
parso, fu l’iniziatore delle onoranze al Saivioli, 
tesse l’elogio del collega in questa adunanza com¬ 
memorato. Prende quindi la parola il prof. Guer- 
rini che dirige ora l’Istituto di Patologia, e scopre 
il medaglione (bella opera d’arte dello scultore 
Corsini di Siena) sotto al quale è posta la seguente 
leggenda: « Ad Ignazio Saivioli maestro insigne 
di Patologia generale, la Facoltà e gli allievi 1893- 
1931 ». Parla infine a nome degli ex allievi il prof. 
Spangaro primario alUOspedalo di Verona. 

PLF. 


W Utilissimo ad ogni Medico : 

Il Diritto Pubblico Sanitario 

Periodico mensile di legislazione e giurisprudenza 

Direttori : 

On. dott. Aristide Carapelle, Consigliere di Stato. 
Avv. Giovanni Selvaggi, Esercente in Cassazione. 

Editori: Fratelli Pozzi — Roma 

Il Numero 4 (Aprile) 1932 contiene: 

A. CARAPELLE : La condotta medica nella discus¬ 
sione alla Camera dei Deputati sul bilancio del 
Ministero delPinterno. 

RASSEGNA DI GIORISPRUDENZA : Concorso ; regola¬ 
rizzazione di documenti; ufficiale sanitario i efficacia della 
graduatoria, Concorso; — Atti della Commissione ; controllo 
dell’autorità deliberante: ricorso; termine; limifidi età,— 
Concorsi; nomina per libera scelta, — Concorso; conflitto 
tra più concorrenti invalidi di guerra; preferenza, — Re¬ 
voca del concorso in seguito ad annullamento della nomina; 
illegittimità; ricorso; intervento del medico condotto suc¬ 
cessivamente nominato, — Concorso; giudizio della Com¬ 
missione; procedimento, — Concorso; giudizio della Com¬ 
missione ; legittimità, — Sanitari condotti; nomina non 
ratificata; ricorso; procedimento; facoltà di scelta, — Sop¬ 
pressione di posto in fatto non eseguita; miglioramenti 
economici; applicabilità, — Servizio interinale; effetti nel 
caso di nuova nomina, — Infermieri dei manicomi; orario 
di lavoro; competenza, — Aspettativa: motivi di salute, 

— Pensione privilegiata; eccesso di fatiche intellettuali, 

— Medico fiduciario di un albergo in stazione termale; 
non è impiegato, — Contratto di impiego; persona addotta 
ad un magazzino di medicinali, — Abuso di titolo; buona 
fede, — Ricovero d’urgenza; spedalità, — Igiene delle abi¬ 
tazioni; autorizzazione : inosservanza, — Farmacia di un 
ente pubblico: locazione; rapporto civile. 

LEGGI E ATTI DEL GOVERNO : Norme integrative per 
le assicurazioni obbligatorie, — Concorsi per conferimento 
di farmacie e per Tassun^ione di personale abilitato all’e¬ 
sercizio farmaceutico, — Produzione e commercio del bor¬ 
ro e della margarina. — Controllo preventivo obbligatorio 
di taluni sieri e vaccini — Farmacisti; nomina dell’ufficio 
di podestà, — Laboratorio provinciale di igiene. 

Prezzo di ogni numero separato, L. 5 . 

L'abbonamento ai dodici Numeri del 1932 coeta 
L. 3 6 « ma agli associati al « Policlinico » è concesso 
per sole L. 30 . che vanno inviate, mediante Vaglia 
Postale o Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬ 
na 14, Roma. 



[Anno XXXIX, Num. 19j 


SEZIONE PRATICA 


753 


NOTIZIE DIVERSE . 

2° Congresso stomatologico internazionale. 

Avrà luogo nel settembre 1934 a Bologna, sede 
designala dall’Associazione stomatologica interna¬ 
zionale allo scopo di dare una dimostrazione della 
considerazione nella quale è tenuta l’Italia, quale 
Nazione all'avanguardia del .progresso stomatolo¬ 
gico, consolidato dalla legislazione fascista. Il Co¬ 
mitato organizzatore, di cui è presidente il prof. 
Arturo Beretta di Bologna, ottenuta da S. E. il 
Capo del Governo l'autorizzazione, ha invitato le 
Società stomatologiche estere ad iniziare i lavori 
preparatori, in modo che questo Congresso riesca 
degno dello tradizioni dell’Ateneo bolognese e 
della stomatologia italiana. 

2° Congresso internazionale di chirurgia ortopedica. 

La Società internazionale di chirurgia ortopedica 
terrà il suo prossimo congresso dal 19 al 22 lu¬ 
glio 1933 in Londra, presso la Reale Società di 
Medicina, sotto la presidenza del dott. Nové-Jos- 
serand di Lione (Francia). 

12» Sessione delle “Giornate Mediche di Bruxelles,,. 

Avrà luogo dal 25 al 28 giugno, sotto l’Alto Pa¬ 
tronato delle LL. MM. il Re e la Regina del Bel¬ 
gio e sotto la presidenza del prof. Fernand Héger. 

Le Giornate Mediche, fedeli alla loro formula 
d’insegnamento post-universitario, la quale ha ot¬ 
tenuto così largo successo in tutti i Paesi ove è 
stata applicata, comprenderanno una parte pra¬ 
tica ed una teorica; quest’ultima aggrupperà, in 
un fascio di conferenze, i nomi di personalità par¬ 
ticolarmente quotate nel mondo medico interna¬ 
zionale. Sono in programma anche numerosi fe¬ 
steggiamenti. Le adesioni devono inviarsi al segre¬ 
tario, Dr. R. Beckers, rue Belliard 141, Bruxelles. 
Le quote restano fissate in 75 franchi per i me¬ 
dici e 50 per le signore e le persone che li ac¬ 
compagnano. 

9° Congresso medico siciliano. 

La Presidenza del Comitato Esecutivo ha delibe¬ 
rato di rimandare questo congresso ai giorni 16- 
19 maggio, onde evitare la coincidenza con le ma¬ 
nifestazioni « Littoriati » di Bologna (1-8 ottobre), 
alle quali sono stati chiamati tutti i Rettori delle 
Università. Il programma prestabilito rimane in¬ 
variato. 

2 a Riunione latino-americana di oftalmologia. 

In conformità ad una decisione presa dalla l a 
Riunione, tenutasi a Santiago de Chile nel feb¬ 
braio 1931, la prossima riunione avrà luogo nel 
settembre 1932 a Buenos Aires. La Commissione 
organizzatrice ha per segretario il Dr. Carlos S. 
Damel. Rivolgersi a « La Prensa Medica Argen¬ 
tina », Junin 848, Buenos Aires. 

Lega francese contro il cancro. 

Ha tenuto l’assemblea generale il 26 aprile, 
sotto la presidenza dell’on. Blaisot, ministro della 
Sanità pubblica. Alla fine della adunanza il dott. 
J. Colt Bloodgood, della « Johns Hopkins Uni¬ 
versity » di Baltimora, ha pronunziato una con¬ 
ferenza sulla lotta contro il cancro negli Stati 
Uniti. 


Corso internazionale di tecnica ospedaliera. 

Si terrà, a cura dell’Associazione internazionale 
ospedaliera, dal 29 settembre all*8 ottobre, in 
Francoforte sul Meno, presso l’Ospedale munici¬ 
pale e universitario. Tassa: 30 marchi per l’in¬ 
tero corso, 5 per le singole giornate. L’ospedale 
procurerà l’alloggio. Iscrizioni presso il Gehein- 
vrat Dr. Aller, Moorenstrasse 5, Dusseldorf. Ger¬ 
mania. 

Corso di perfezionamento sulle malattie della cir¬ 
colazione sanguigna. 

Si terrà a Parigi, nell'Ospedale Tenon, a cura 
del 1 ’<c Association d'Enseignement Médical des 
Hòpitaux de Paris », sotto la direzione del prof. 
Camille Lian, agrégé alla Facoltà medica, dal 23 
al 28 maggio. 

Concernerà le arterie, le vene ed i capillari. Nel 
prossimo novembre si terrà un altro corso, che 
riguarderà il miocardio, l’endocardio, il pericar¬ 
dio, l'aorta e l’arteria polmonare. Tassa d’iscri¬ 
zione 250 franchi, più 100 franchi per un viaggio 
a Bagnoles sur l’Òrne. Iscrizioni .presso la Facoltà 
di Medicina; si ricevono anche dal dott. Blondel, 
assistente, Hópitai Tenon, rue de la Chine 4, Paris. 

Corso di perfezionamento sulle malattie renali. 

Avrà luogo a Parigi, nella Clinica di terapia 
medica della Pitie, sotto la direzione del prof. F. 
Rathery, dal 31 maggio all 11 giugno. Tassa d'iscri¬ 
zione 250 franchi. Per le iscrizioni rivolgersi alla 
Facoltà di medicina (Segreteria, oppure « Associa¬ 
tion des Relations Médicales », Salle Béclard); per 
informazioni al Dr. Maurice Rudolf, Clinique Thé- 
rapeutique Médicale de la Pilié, boulevard de 
l’Hópital 83, Paris. 

Una conferenza. 

Nell aula di Clinica Medica Generale della Uni¬ 
versità di Milano Fon. prof. Eugenio Morelli, del¬ 
la R. Università di Roma, ha tenuto una brillante 
lezione sulla loracentesi e sul pneumotorace 
artificiale nella tubercolosi polmonare. 

L'aula era gremita d'uno scelto uditorio. Assi¬ 
steva il prof. Zoia, direttore della Clinica, con 
la facoltà di medicina quasi al completo; nume¬ 
rosi i pratici e gli studiosi. 

L'oratore ha illustrato il concetto della collas- 
soterapia nel pensiero di Forlanini, lia trattato 
delle indicazioni e controindicazioni del pneumo¬ 
torace, ha riferito sulla toracentesi e sulla sus¬ 
seguente sostituzione di aria nei casi di versa¬ 
mento traumatico, ricordando le applicazioni e 
i successi da lui conseguiti al fronte, in sol¬ 
dati con ferite al polmone. Presenta ed illustra 
il funzionamento di un nuovo apparecchio, de¬ 
stinato a sostituire i vecchi aspiratori impiegati 
nella toracentesi. 

« Cinquantanni or sono — dice Fon. Morelli — 
Roberto Koch, alla Società di fisiologia di Berlino, 
comunicava la scoperta dell'agente specifico della 
tubercolosi, confermando le teorie di Villemin. 
La tossinoterapia, la sieroterapia, *la vaccinotera¬ 
pia, la terapia mista sono state preconizzate, stu¬ 
diate ed esperimentate in questo mezzo secolo. 
Pei- interessanti che siano i risultati ottenuti si 
tratta di metodi ancora allo studio e di applica¬ 
zioni veramente limitate. Cinquant anni or sono, 
Carlo Forlanini, della Clinica pavese, iniziò la 


754 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 19) 


cura della tisi con il pneumotorace terapeutico, 
frutto di una profonda conoscenza della fisiopa¬ 
tologia dell'apparecchio respiratorio. Oggi le di¬ 
verse scuole italiane e straniere riconoscono al 
grande Maestro, il merito di aver dato alla medi¬ 
cina il mezzo terapeutico più indicato e .più si¬ 
curo per vincere e dominare la tubercolosi pol¬ 
monare. Per volontà del Duce, conclude 1 ora¬ 
tore, a Roma sorgerà, per sottoscrizione interna¬ 
zionale, un monumento a Carlo Forlanini. Fate sì 
che l’Italia, per questo insigne Maestro, esprima 
tutto il palpito della sua generosità». 

L'oratore fu applauditissimo da tutti e viva¬ 
mente felicitato da molti fra gli studiosi presenti. 

Agli Istituti ospitalieri (li Milano. 

È stato pubblicato di questi giorni il bilancio 
consuntivo 1930 degli Istituti Ospitalieri di Mi¬ 
lano; il ritardo col quale la pubblicazione stes¬ 
sa è avvenuta è dovuto alla necessità di raccoglie¬ 
re da tutti gli uffici competenti gli elementi 
interessanti ìa gestione ed indispensabili per 
rispecchiare nel conto finale le reali e precise 
competenze dell’esercizio. 

Circa l’esercizio 1930, in quanto si riferisce al 
patrimonio al 31 dicembre 1927, le rendite dimi¬ 
nuirono di fronte al preventivo, di L. 1.552.538; 
diminuirono pure le spese nella misura di lire 
395.099; il reddito netto del patrimonio risultò 
così di L. 5.410.230. L'erogazione statutaria a fa¬ 
vore del Comune di Milano fu di sole^L. 5.283.388 
perchè, a termine di statuto, L. 126.931 compen¬ 
sano la perdita subita nel gettito « spedalità » 
esclusa dalla beneficenza. 

La diminuzione delle entrate alla quale si è 
^accennato più sopra derivò in gran parte dalla 
riduzione del gettito per affittanze di fondi ru¬ 
stici e dalla diminuzione degli affitti urbani. 

La riduzione delle spese nella misura alla quale 
pure s’è accennato non poteva essere maggiore. 

Nella sostanza il totale delle entrate ascende a 
L. 22.617.175 e, poiché il totale delle spese di be¬ 
neficenza è di L. 22.586.656. ne risulta un avanzo 
economico di L. 30.518. 

La situazione amministrativa, tenuto conto di 
questo avanzo economico e del saldo attivo nella 
gestione residui, riduce il disavanzo amministra¬ 
tivo a L. 532.499 e chiude il bilancio con una 
attività netta di L. 97.612.031. 

Nuova facoltà medica nel Giappone. 

È stata ultimata la costruzione del nuovo 
« Shorva Medicai College », con annesso ospedale, 
a Nakanobu, presso Tokio; ne è stato nominato 
decano il prof. Okada, emerito dell’Università Im¬ 
periale di Tokio. 

Vi si sono già iscritti circa 700 studenti. 

Norme per i sanatori in Francia. 

La Camera dei Deputati della Francia ha vo¬ 
tato una legge, in virtù della quale i sanatori 
per tubércolotici vengono sottoposti alla legisla¬ 
zione degli stabilimenti insalubri. In conformità 
a queste disposizioni, l’apertura dei sanatori non 
sarà più permessa senza previa approvazione della 
Commissione tecnica del Ministero della Salute 
Pubblica. Resta vietata L’istituzione di sanatori nei 
Comuni dichiarati stazioni idrominerali, clima¬ 
tiche o turistiche. Ogni sanatorio dovrà essere at¬ 
torniato da un’estensione di terreno bastevole 
per il passeggio dei ricoverati, ai quali non sarà 
consentito di uscire da tale zona. Un regolamento 


sanitario tipo, stabilito dal Consiglio Superiore 
dell’Igiene, disporrà le norme per la disciplina 
sanitaria degli alberghi e delle pensioni e per 
le eventuali disinfezioni dopo decesso o partenza 
di pensionati, nelle località che abitualmente ac¬ 
colgono malati di tubercolosi. 4 

Per i prodotti farmaceutici nazionali in Austria. 

A causa delle gravi difficoltà economiche in cui 
si dibatte l’Austria, il ministro del commercio e 
delle finanze ha limitato l’introduzione dei pro¬ 
dotti farmaceutici. In media essa era prima di 
4 milioni di scellini austriaci al mese (12 milioni 
di lire it.). In primo tempo si stabilì di ridurla 
a un milione e mezzo di scellini, poi a 250.000 
scellini. Data questa forte limitazione, soltanto le 
droghe che non possono prodursi o non sono 
prodotte in Austria (chinina, morfina, cocaina, 
arsenobenzoli, ecc.) sono importate dall’Estero. 
Le difficoltà vengono accresciute in quanto i pa¬ 
gamenti all’Estero possono effettuarsi solo attra¬ 
verso la « Nationalbank ». 

I produttori proclamano il successo di queste 
misure restrittive; ma i medici incontrano gravi 
difficoltà nella cura dei pazienti. 

L’Austria importava quasi tutti i suoi medici¬ 
nali dalla Germania, dall'Inghilterra e dall’Ame¬ 
rica. 

La “ bomba (li radio ,, in Inghilterra. 

A complemento della notizia pubblicata nel fa¬ 
scicolo scorso, aggiungiamo che la « Commissione 
Nazionale, pel Radium » dell Inghilterra ha co¬ 
municato alla stampa di non avere inteso dene¬ 
gare l’efficacia della bomba di radio, ma di aveie 
soltanto voluto affermare che l’uso di essa non 
è economico e non offre sufficienti garanzie : 
molto più vantaggioso risulta dividere lo stesso 
quantitativo di radium, moltiplicandone così le 
applicazioni. 

Se il radium disponibile in Inghilterra dovesse 
utilizzarsi tutto in forma di « bombe », si avreb¬ 
bero soltanto sei di tali unità, insufficienti per 
i bisogni attuali. 

Nella stampa medica. 

La « Rassegna internazionale di Oto-rino-larin- 
gologia » ha uno scopo definito: elencare e re¬ 
censire tutti i lavori della specialità e, per tal 
modo, far conoscere in Italia i lavori pubblicati 
all’Estero e all’Estero quelli pubblicati in Italia. 
Si onora della collaborazione di molti studiosi di 
valore di varie nazionalità. È diretta dal prof. Gui¬ 
do Guida e presentata dal prof. Guglielmo Bilan- 
cioni; sarà a periodicità quadrimestrale; il primo 
fascicolo, che reca la data di aprile, comprende 
incirca 200 recensioni ordinate per argomenti, 
un copioso indice bibliografico, pure ordinato, no¬ 
tizie. La redazione e l’amministrazione hanno sede 
in Roma, via Nomentana 41. L’abbonamento im¬ 
porta L. 30 per l'Italia, L. 60 per l’Estero. Auguri. 

Lingue classiche e insegnamento della medicina in 

Francia. 

Un progetto di legge presentato, in Francia, 
dall’on. Armbruster, ha lo scopo di ripristinare 
la conoscenza del greco e del latino come condi¬ 
zione sine qua non per l’iscrizione nelle Facoltà 
di medicina. Ciò in seguito a proteste di alcuni 
corpi scientifici e di alcuni professori, i quali, da 
quando è stata permessa l’iscrizione ai giovani 


Anno XXXIX, Num. 19] 


SEZIONE PRATICA 


755 


provenienti dalle scuole medie tecniche, hanno 
deplorato l’abbassamento culturale della profes¬ 
sione e l’incapacità di molti medici della nuova 
generazione ad esprimersi chiaramente e corretta- 
mente in lingua francese. 

Il progetto venne approvato dal Senato. Prima 
ancora che fosse approvato anche dalla Camera, 
il ministro della P. I. emanò un decreto, in data 
25 gennaio u. s., col quale metteva praticamente 
in esecuzione il progetto stesso. Ne sono derivati 
vivaci comizi e dimostrazioni di studenti secon¬ 
dari, fino a rendere necessario l'intervento della 
Polizia. Lo strano è che il corpo accademico della 
Facoltà medica di Montpellier (la più antica Fa¬ 
coltà medica francese, ove, sino alla fine del se- 
secolo xviii, gl'insegnamenti erano impartiti in la¬ 
tino), ha emanato una protesta contro la nuova 
legge, dichiarando che le direttive scientifiche 
odierne della medicina portano a considerare la 
preparazione umanitaria di scarsa importanza per 
gli studi medici. 



Il sen. prof. Baldo Rossi. 

una grave perdita ha recato alla Chirurgia Ita¬ 
liana la morte del prof. sen. Baldo Rossi, avvenuta 
a Milano il 20 aprile u. s. 



Nato nel 1868 a Limito (Milano), e laureato a 
Pavia ne! 1893, si sentì attratto alla carriera chi¬ 
rurgica, che intraprese e compì presso l'Ospedale 
Maggiore di Milano conquistando successivamente, 
per concorso, tutti i gradi della gerarchia: assi¬ 
stente. aiuto, dirigente della sezione di traumato¬ 
logia e meccanoterapia Ponti (1902/, e infine chi¬ 
rurgo primario (1906). 

Libero docente di medicina operativa prima, poi 
di clinica traumatologica, ricevette nel 1908 l’in¬ 
carico dell’insegnamento della traumatologia negli 
Istituti clinici di perfezionamento di Milano e, di¬ 
venuto in seguito a concorso professore di ruolo, 
tale cattedra tenne fino a che, .nel 1924, fu chia¬ 


mato alla direzione della Clinica chirurgica gene¬ 
rale della R. Università di Milano, allora istituita. 

Furono trent’anni di ascesa continua, fino al- 
1 apogeo : l’insegnamento clinico universitario che 
a Lui, non proveniente da Cliniche, e quindi sen¬ 
za l’appoggio di alcuna di queste, fu dato di rag¬ 
giungere soltanto grazie all’eccezionale Suo valore. 
Oltre alle Sue doti intellettuali, è alla indefessa 
laboriosità e alla grande forza di volontà che Egli 
dovette la riuscita, la quale fu tanto più meritoria 
in quanto tutta la Sua preparazione si compì sen¬ 
za la guida o l’aiuto di un maestro. 

Fin dall'inizio della Sua carriera Egli ebbe la 
percezione che tempi nuovi maturavano per la 
chirurgia con i progressi della istopatologia e dei 
mezzi di investigazione diagnostica e, giunto a 
posti direttivi, volle che i reparti a Lui affidati 
fossero dotati di tutti i moderni mezzi di indagine 
sussidiari alla clinica. Le innovazioni da Lui in¬ 
trodotte ebbero nell’ambiente « routinier » del vec¬ 
chio ospedale l’effetto di una vivida fiaccola che, 
diradate le tenebre, illumini una nuova via: tale 
fu infatti l'indirizzo scientifico al quale Egli volle 
fossero informati così lo studio e il trattamento 
degli ammalati nelle corsie ospedaliere, come tut¬ 
ta la preparazione culturale e pratica dei giovani 
medici. Di questi che, attratti dal ,Suo esempio 
e dalla Sua fede, in buon numero presero a se¬ 
guirlo, Egli si trovò ben presto ad essere il na¬ 
turale .Maestro, costituendo così il primo nucleo 
di quella Sua Scuola che doveva rinnovare nello 
spirito e nell’azione l’ambiente ospedaliero e che, 
man mano più forte e perfezionata, sotto la Sua 
saggia guida, avrebbe un giorno avuto per sede 
l’aula universitaria. 

Conscio della nobiltà e della responsabilità della 
missione di Maestro, Egli fu non soltanto l’inse¬ 
gnante che largisce conoscenze scientifiche e tec¬ 
niche, ma l'educatore. Le qualità morali pesano 
infatti, secondo Lui, non meno della intelligenza 
e della cultura nella determinazione del valore di 
un chirurgo, e, nel plasmare l’anima dei giovani 
per suscitarvi una retta coscienza professionale, 
Egli ammoniva di informare sempre la condotta 
prima di tutto all’evangelico precetto: fare agli 
altri quello che vorresti fatto a te stesso, non fare 
agli altri quello che non vorresti fatto a te. 

Imponente per mole e per valore fu la produ¬ 
zione scientifica Sua personale e quella degli al¬ 
lievi, di cui Egli era un assiduo animatore. In 
periodici Rendiconti usò rendere di pubblica ra¬ 
gione l'attività dei reparti da Lui diretti, mettendo 
a profitto del pratico i frutti della Sua esperienza, 
e in numerose pubblicazioni Sue e della Scuola 
i più diversi ed importanti argomenti di chirurgia 
furono oggetto di studio e di contributi originali. 
Partecipò con assiduità e attivamente ai Congressi 
scientifici, e più volte vi fu relatore. Al Congresso 
della Società Internazionale di Chirurgia tenuto 
a Varsavia nel 1929 presentò una relazione molto 
apprezzata sul trattamento chirurgico dell’ulcera 
gastrica, e per il Congresso della Società Italiana 
di Chirurgia, che avrà luogo a Roma nel prossimo 
ottobre, era incaricato di una relazione sul tema 
delle peritoniti acute, alla quale attese fino a pochi 
giorni prima della Sua fine. Dirigeva dal 1924 la 
Rivista *« La Clinica Chirurgica ».• 

Rettore Magnifico della Università dal 1926 al 
1930, risolse molti importanti problemi, tra cui 
l'apprestamento dei mezzi finanziari occorrenti 
per il prospero avvenire dell’Istituto. 





« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX., Num. 19j 


r- 

I OD 


In periodo particolarmente luminoso della vita 
del prof. Rossi fu quello corrispondente al con¬ 
flitto mondiale, allo scoppio del quale Egli si recò 
prima .presso le armale tedesche e poi presso quelle 
francesi a studiare i servizi sanitari, ritornandone 
colla convinzione che i concetti allora ufficialmen¬ 
te vigenti riguardo all'assistenza dei feriti gravi, 
in specie degli addominali, al campo, fossero da 
riformare radicalmente. 

Tale convinzione propagandò con fede e con te¬ 
nacia in scritti, in pubbliche conferenze, in col¬ 
loqui con autorità responsabili e, non pago di 
suggerire idee e progetti, provvide addirittura alla 
loro attuazione creando, con mezzi procuratisi .per¬ 
sonalmente dalla beneficenza pubblica e privata, 
grazie all’autorità e alla fiducia di cui godeva, 
quelle originali unità che, in numero di tre, col 
nome di Ospedali chirurgici della Città di Milano 
e sotto le insegne della Croce Rossa Italiana, nei 
diversi settori della fronte, tanto benefica attività 
dovevano esplicare nella cura dei nostri valorosi 
feriti. Iniziativa la Sua che fu ben presto seguita 
dalla Sanità militare coll’apprestamento di proprie 
Unità similari : le Ambulanze chirurgiche. 

Volle altresì, ed ottenne, che il corpo sanitario 
dei Suoi Ospedali fosse un complesso organico ar¬ 
monico, quale poteva risultare dalla mobilitazione 
pressoché integrale del personale di singoli Ospe¬ 
dali o Cliniche e, poiché era stato fervido fautore 
dell’intervento contro l’Austria, pagò di persona 


dapprima prodigando la ,Sua opera al Padiglione 
Zonda trasformato in Ospedale militare territo¬ 
riale, poi, non appena furono pronti ad entrare 
in campagna gli Ospedali mobili, partendo volon¬ 
tario al comando di uno di essi, col quale rimase 
alla fronte dal maggio 1916 al dicembre 1918, me¬ 
ritandosi la promozione a colonnello medico per 
meriti eccezionali e una medaglia d’argento al 
valor militare. Anche dell’imponente lavoro chi¬ 
rurgico compiuto nell’l nità da Lui diretta, diede 
contezza in una estesa e molto lodata Relazione, 
densa di osservazioni, di statistiche e di deduzioni 
pratiche. 

Nel torbido immediato dopoguerra, tra i primi 
fervidamente aderì al movimento Fascista, nelle 
cui file, con salda fede e con assoluta dedizione 
militò disciplinatamente e fu autorevole gerarca. 
Senatore dal 1923, trattò nell'alto Consesso, colla 
Sua grande competenza, importanti questioni 
come la riforma della legge sugli infortuni del 
lavoro e la organizzazione dei servizi chirurgici 
in guerra. 

Le doti della mente andavano nel prof. Rossi 
congiunte ad un animo pieno di sentimento e di 
bontà: lavoratore instancabile, Egli non conobbe 
mai il peso nè il sacrificio del Suo generoso pro¬ 
digarsi per gli ammalali, nè più alte soddisfazioni 
che quelle del bene compiuto. Alla memoria del¬ 
l’eletto Chirurgo e Maestro insigne, vada il più 
commosso omaggio. G. Solaro. 


Indice alfabetico per materie. 


Angina di petto, diabete e terapia in- 

sulinica' .. Pp>g. 743 

Arti: tromboangioite obliterante nei 

quattro —; intervento . » 740 

Bibliografia . » 739 

Colon (mega-) con voluminoso coproma » 742 

Diabete bronzino. » 742 

Ematuria: significato. » 737 

Endemia gozzo-cretinica . » 748 

Esofago: dilatazione idiopatica (mega¬ 
esofago) » 733 

Febbre in travaglio di parto. » 717 

Febbricole tiroidee. » 743 

Fosforo inorganico nel siero di sangue 

irradiato .. » 741 

Glucosio: ricerca a freddo: metodo fa¬ 
cile per preparare il reattivo .... » 731 

Ileo complicante un tifo ambulatorio, 


diagnosticato come ileo verminoso . . » 727 

Latte: secrez. eterocrona nelle strume 


ipofisarie . » 741 

Litiasi renale: nuovo segno. » 746 

Malaria: particolare sviluppo della « La- 

verania malariae ».. » 740 

Mammillectomie parziali per cancro . • » 721 

Malattie nervose organiche: infezione fo¬ 
cale . » 744 

Mastite sifilitica .. » 741 

Medici: disagio professionale . » 747 

Mielite nell'anemia pernio : prognosi 

e terapia . » 745 

Naso: linfangioma iper.plastico guarito 
col radium •. » 742 


Neurorecidive dell’acustico. Pag. 745 

Occlusioni intestinali acute alte (duo¬ 
denali): ipocloruremia e terapia clo- 

ruro-sodica . » 736 

Personalità multipla. » 733 

Pleure: resezione delle aderenze .... » 743 

Pleure: diagnosi di perveità del cavo . » 743 

Pneumotorace bilaterale. » 743 

Poliomielite abortiva .. » 744 

Polmone: modificazioni dopo frenico- 

exeiesi ... • • » 746 

Polmonite lobare: ricerca dei tipi di 

diploccco .. » 741 

Psichiatria nella pratica generale ... » 732 

Rene soprannumerario. » 736 

Retto: stenosi infiammatoria: etiologia 

e .patogenesi . » 735 

Rossi B. » 755 

Sclere blu e difetti associati .. » 745 

Stomaco: dilataz. post-operativa tardiva » 743 

Stomaco operato: gastrite .. » 736 

Stomaco: prova clinica dell’istamina . » 734 

Tabe: pseudo- di origine tifica .... » 744 

Tic diaframmatico: frenico-exeresi . . » 745 

Tubercolosi addominali: diffusione mi- 

liarica . » 742 

Tumore (psommatoma) del mesencefalo » 741 

Tumori sperimentali e sistema r.-e. . . » 741 

Tubercolosi eri alimentazione. » 746 

Tubercolosi : resistenza ed immunità . . » 747 

Vescica ectopica : intervento. » 738 

Vescica: resezione . » 738 

Vitamina della fecondità (E) » 740 


Diritti di proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in 
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte. 

G. Frugoni, Red. capo. A. Pozzi, resp. 


Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier. 









































ANNO XXXIX 


Roma, 10 Maggio 1932 • X 


Num. 20 


“IL POLICLINICO,, 

fondato nel 1893 dai professori: 

GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 




Redattore Capo.- Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 


SOMMARIO. 


Noie e contributi: G. Baggio: La soppressione com¬ 
pleta e prolungata degli elementi «per oo » come 
trattamento preparatorio alla cura radicale delle ul¬ 
cere gastriche e duodenali sanguinanti. 

Osservazioni cliniche: E. Jacarelli : A proposito del¬ 
l’efficacia curativa del siero antidifterico. Associa¬ 
zione morbosa polmonite crupale-difterite laringea 
con narcolessia. 

Rariora Artis: G. Muzzarelli : Su di un caso di lipoma 
del canale inguinale simulante un’ernia diretta. 

Sunti e rassegne: Malattie infettive: H. Roger e Y. 
Poursines : Le forme lente dell’infezione meningo- 
coccica. — A. Foà : Considerazioni sul trattamento 
specifico della poliomielite a. a. — Synn Suvansa : 
La cura del tetano coll'iniezione endorachidea di aci¬ 
do fenico. — P. Giraud e Coulange : 11 trattamento 
del kala-azar nel bambino. — E. Dondi : Sulla pa¬ 
togenesi delle emorragie nella lebbre tifoide. — On¬ 
cologia : F. P. Tinozzi : Il metodo di deviazione del 
complemento di Hirafeld per la diagnosi dei tumori 
maligni. — F. Peruesia : Il riconoscimento radiolo¬ 
gico precoce delle metastasi neoplastiche dello sche¬ 
letro. — L. Minucci Del Rosso: Metastasi multiple al 
fegato da carcinoma mammario primitivo per via 
linfatica retrograda. — Morelli : Tumori della mam¬ 
mella maschile. — Bremond : Le forme cliniche del 
cancro dell’esofago. — A. Gómez y Gómez: Sarcoma 
primitivo dello stomaco. — Novi : Diagnosi, cura, re¬ 
perto anatomo-patologico ed esiti del cancro rettale 
desunti dallo studio di 57 casi. 

Storia della medicina: P. L. Papanti : Francesco Puc- 
cinotti e la « medicina civile ». 


Cenni bibliografici. 

Accademie, Società Mediche, Congressi : R. Accademia 
Medica di Roma. — Accademia Lancieiana di Roma. 

— R. Accademia delle Scienze Medico-Chirurgiche di 
Napoli. — Federazione Nazionale Italiana Fascista 
per la lotto, contro la tubercolosi. Sez. Reg. Siciliana. 

— Accademia delle Scienze Mediche e Naturali di 
Ferrara. 

Appunti per il medico pratico: Casistica e terapia: Sul¬ 
l’endocardite da enterococco. — La puntura lombare 
nel trattamento dell’ipertensione arteriosa. — Due 
casi di morbo di Vaquez (policitemia rubra vera) trat¬ 
tati con la roentgonterapia del midollo osseo. — Con¬ 
tributo alla radioterapia del morbo di Vaquez. — 
Tecnica radiologica : Contributo alla tecnica della ci¬ 
stografia. — Dell’urùgrafia al di-iodo-metano sulfona- 
to di sodio. — Valore comparativo dei diversi metodi 
di colecistografia. — Un particolare quadro radiolo¬ 
gico del pneumotorace : il pnx opaco. — Medicina Scien¬ 
tifica : Sulla questione dell’infezione secondaria da 
piogeni dei reni tubercolari. — Contributo allo studio 
delle associazioni batteriche nelle lesioni tubercolari 
del rene. — Ricerche sulla flora batterica delle cistiti 
residue a nefrectomia per tubercolosi renale. — Posta 
degli abbonati. — Varia: I medici e l’aviazione. 

Nella vita professionale: Panglose:Il pei*feziunamento 
della condotta medica. — Concorsi. — Nomine, pro¬ 
mozioni ed onorificenze. 

Notizie diverse. 

Indice alfabetico per materie. 


NOTE E CONTRIBUTI. 

Clinica Chirurgica della R. Università di Cagliari. 

La soppressione completa e prolungata de¬ 
gli alimenti “ per os „ come trattamento 
preparatorio alla cura radicale delle ul¬ 
cere gastriche e duodenali sanguinanti. 

Prof. G. Baggio. 

Per quanto si legga frequentemente die, 
a proposito di ulceri gastriche o duodenali 
sanguinanti, il dibattito fra cura medica e 
cura chirurgica non è sanato, bisogna rico¬ 
noscere che nella grande maggioranza dei ca¬ 
si, arbitro della situazione in materia suddetta 
è il chirurgo. Nell’ematemesi o nella melena 
da ulcera, specie se ripetuta, il medico rico¬ 
nosce volentieri gli estremi complicativi per 
cui trova opportuno che la responsabilità del¬ 
la cura sia assunta da chi, oltre ai mezzi in¬ 


cruenti, può sfruttare le risorse manuali di¬ 
rette sulla sorgente emorragica. Ed è giusto. 
Soltanto che, questo riconoscimento di com¬ 
petenza chirurgica, spesso avviene tardi, 
quando l’emorragia si è ripetuta abbondan¬ 
temente; chè se poi il chirurgo avesse po¬ 
tuto trattare quest’ulcera che sanguina, pri¬ 
ma che avesse sanguinato, le difficoltà egli 
le avrebbe prevenute: il che è assai più age¬ 
vole che affrontarle quando già si sono co¬ 
stituite. 

Dibattilo, se mai, a proposito della cura 
dell’ulcera gastrica o duodenale sanguinante, 
si trova nel campo degli stessi chirurgi, per¬ 
chè, ad una tendenza d’altesa prudenziale, 
delincatasi nel primo tempo della chirurgia 
gastrica, è seguita l’opinione (di cui fu bandi¬ 
tore specialmente Finsterer) d’operare d'ur¬ 
genza, mentre ora tornano da capo ad esse¬ 
re non più isolate le voci che raccomandano 
l’astensione finché l’emorragia non sia ces- 






758 


<t IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 20? 


sala stabilmente. Nel complesso, prevale fra i 
chirurgi, il criterio di operare: ma ecco che di 
tale criterio si possono distinguere già tre gra¬ 
dazioni: l’una, di operare* tout court, come se 
si trattasse di una gravidanza tubarica rotta o 
di un’appendicite in primo stadio, un’altra (al¬ 
la quale aderisce la maggior parte dei chirurgi) 
di operare in periodo di tregua, appena il 
malato si sia ripreso, specialmente a seguito 
di trasfusioni, ed una terza, che di solito 
viene riferita a Balfour, di astenersi di fronte 
alle emorragie isolate, ma di operare se l’e¬ 
morragia ;si ripete. Aggiungansi la varietà di 
misura nella quale viene inteso l’intervento: 
dall’allacciatura dei vasi extraviscerali alla 
circumfissione dell’ulcera, all’allacciatura del¬ 
la boccuccia sanguinante nel fondo dell’ul¬ 
cera, all’escissione dell’ulcera, alla gastro-en- 
terostomia, alla resezione estesa; e ci si do¬ 
vrà convincere che è tutt'altro che raggiunta 
una norma che equivalga a quello che si deve 
fare. 

Di tale criterio indeterminato sentivo an¬ 
ch’io l’influenza, quando il caso mi indusse 
a cercare nel mio giudizio quelle risorse che 
mi vedevo sfuggire dall’applicazione del giu¬ 
dizio altrui. 

Il 3-VI-1928 fui invitato da un medico a vedere 
un malato il quale tre giorni prima aveva avuto 
una ematemesi cospicua e in quel giorno ne ave¬ 
va avuta un’altra, di maggiore intensità. Per i pre¬ 
cedenti, era stato facile al curante far diagnosi di 
ematemesi da ulcera, ed io non potevo che con¬ 
fermarla. Quanto alla cura, mi parve di dover 
provvedere a che l’emorragia non si ripetesse una 
terza volta. D’altra parte, temendo che essa, ar¬ 
restata di recente, dovesse ripetersi per il di¬ 
sagio del trasporto, decisi di attendere ancora una 
giornata, sospendendo nel frattempo ogni inge¬ 
stione, anche di sola acqua e — se non si fossero 
verificate altre emissioni di sangue — far traspor¬ 
tare poi il malato per l’operazione. Difatti l’indo¬ 
mani, a sera, egli entrò all’Istituto di Patologia 
Chirurgica e la mattina appresso fu operato. 

Un’ulcera callosa della piccola curvatura, parte 
alta, penetrata nel piccolo omento, aveva infil¬ 
trato e retratto quest’ultimo fino a farlo quasi 
scomparire ed aveva trasformato la piccola curva 
dello stomaco in un piastrone diffuso che dal pic¬ 
colo omento non si distingueva piu e i cui limiti 
cardiali non si raggiungevano. 

Se non si fosse trattato di riparare all'emorra¬ 
gia, sarebbe parso conveniente di limitare l’inter¬ 
vento a quel mezzo sussidiario della cura me¬ 
dica che è la gastro-enterostomia. 

Ma, davanti ad un’ulcera di quelle proporzioni, 
che aveva dato emorragie imponenti, attribuibili, 
per la sede dell’ulcera, a lesione dei vasi corona- 
rii, mi pareva che ogni intervento sullo stomaco 
al di fuori del campo ulceroso non potesse avere 
altro effetto immediato che quello di favorire il 
ripetersi dell’emorragia. Provvedere ai vasi senza 
interessarsi dell’ulcera, cioè con allacciatura a 
monte ed a valle o pensare alla circumfissione del¬ 
l’ulcera, era assurdo. Aprire lo stomaco voleva dire 


trovarsi davanti ad una superficie ulcerosa certa¬ 
mente estesa, sulla quale, non era prevedibile se 
si sarebbe venuti a capo della sorgente emorragica 
senza far guasti maggiori. Perciò tentai l’estrema 
misura: della resezione, nella forma piloro-gastri¬ 
ca, che, oltre ad essere la più radicale, mi appariva 
anche la più agevole. E la condussi a termine, 
spingendomi verso il cardias fin dove potevo e 
dove mi pareva che l 'ulcera fosse sorpassata, quan¬ 
tunque il piccolo omento fosse ancora più spesso 
del normale. Riconobbi nel moncone residuo l’a¬ 
pertura di sezione dei vasi coronarii, che mi fu fa¬ 
cile pinzettare e allacciare separatamente, mentre 
non era stato possibile individualizzarli a stomaco' 
intero; non riconobbi invece sulla linea di sezione, 
mucosa normale, ma mi parve di essere ai limiti 
dell’ulcera e mi accontentai di ricanalizzare bene 
piuttosto che esporre il maialo a pericoli immi¬ 
nenti fino allora scongiurati. Se non che, già du¬ 
rante il trasporto dalla camera operatoria si 
verificò una emissione di contenuto gastrico a 
tinta di fondo di caffè, e ciò mi preoccupò, quan¬ 
tunque il sangue potesse essere attribuito a gemi¬ 
zio della linea di sezione. Nella giornata il polso 
si mantenne buono e lasciava sperare che le cose 
sarebbero andate per il meglio. Ma durante la notte 
precipitò all'improvviso. La lavanda gastrica vuotò 
del liquido emorragico e al mattino il paziente 
mori coi segni dell'anemia acuta, non ostante i 
sussidii di emostatici e di trasfusione che furono 
usati largamente. 

Il pezzo resecato portava un'ulcera oblunga, 
di più di due centimetri, alla quale mancava 
l’estremo prossimale. Era soltanto il margine 
che mancava? o l'ulcera, nel suo decorso a 
gronda, era assai più lunga di quello che appa¬ 
riva ed io ne avevo lasciato buona parte? La 
mancanza d’autopsia mi impedì di risolvere il 
dubbio, ma non mi impedì di ritrarre dal caso 
questa precisa sensazione: se, invece che in pe¬ 
riodo emorragico, avessi operato in periodo 
di tregua, con tutta probabilità quella gio¬ 
vane vita si sarebbe salvata. E accanto a que¬ 
sta, che pure era una semplice sensazione 
vaga, anche una dimostrazione obiettiva mi 
fornì quel caso: che, cioè, un grosso vaso del 
fondo ulceroso asportato, il quale mostrava e- 
vidente l’ampia usura della sua parete, era 
pure occluso da un trombo tenace. 

Non avrebbe potuto resistere a lungo, quel 
trombo, se rispettato nella sua compagine? 
Lasciato il malato a sè stesso, la minaccia 
dell’integrità del trombo era costituita dal¬ 
l’azione del succo gastrico. Ridurre e, se fos¬ 
se stato possibile, eliminare quest’azione, sa¬ 
rebbe equivalso a dare al malato la possibi¬ 
lità dell’intervento in condizioni di favore. 

Al Congresso di Medicina e Chirurgia del 
1922 , discutendo la relazione sull'ulcera duo¬ 
denale, Queirolo aveva chiesto al relatore chi¬ 
rurgo quali vantaggi avesse la semplice ga- 
stro-enterostomia sulla pratica della soppres¬ 
sione completa dell’alimentazione per via ga- 


[Anno \\\I\, Num. 20.1 


SEZIONE PRATICA 



strica che egli praticava con tanto successo 
da moltissimi anni, sostituendovi l’alimenta- 
zione rettale che « è sufficiente per mesi a 
mantenere in vita gli ammalati in condizioni 
buonissime ». 

Fin da allora — assistendo a quella discus¬ 
sione — avevo rimarcato per mia dottrina, 
che, pur lasciata da parie Fopportunità della 
G. E., Queirolo aveva tenuto a digiuno orale 
i suoi malati per mesi. Se egli aveva fatto ciò 
per mesi, io potevo pur tentare di fare altret¬ 
tanto per una quindicina di giorni, tempo 
che mi pareva sufficiente alla organizzazione 
di un trombo. E se la organizzazione del trom¬ 
bo era minacciata dal succo gastrico, nessun 
mezzo avrebbe potuto eleminare o ridurre 
quest’azione più che il riposo funzionale com¬ 
pleto dello stomaco. 

Dico completo, perchè tale non mi pare as¬ 
solutamente che sia quello che si ottiene con 
1 ’artifizio di Einhorn di nutrire i malati me¬ 
diante la sua sonda duodenale o con la digiu- 
nostomia. Indubbiamente l'uno e l’altra sot¬ 
traggono lo stomaco allo stimolo funziona¬ 
le diretto (sebbene la sonda come corpo e- 
straneo, agisca stimolando) ma non gli ri¬ 
sparmiano lo stimolo indiretto, riflesso, co¬ 
stituito dalla presenza di alimenti nel digiu¬ 
no, che, anche all’esperimento si rivelano ca¬ 
pati di provocare secrezione gastrica. E com¬ 
pleto mi pareva che dovesse essere invece il 
riposo funzionale gastrico da ottenersi, se do¬ 
veva servire al trattamento, non di un’ulcera 
gastrica, ma di un’ulcera gastrica emorragica. 

Così andò maturandosi nella mia mente — 
per riflessione sulla triste esperienza occor¬ 
sami — l’opportunità di quella linea di con¬ 
dotta che già altri s erano tracciata, probabil¬ 
mente per considerazioni analoghe alle mie. 

Perchè il riposo funzionale dello stomaco 
sia completo, è necessario eliminare anche 
l’acqua: e chi non ne è persuaso ricordi che 
neH’esame del chimismo gastrico l’acqua può 
essere usata da sola come sostanza da ingerire 
per provocare la secrezione di succo gastrico. 
Ma l’acqua -non può essere sottratta all’orga¬ 
nismo. Perciò, alla sua soppressione per os 
sopperisco con somministrazione per retto* 
che faccio praticare ordinariamente sotto for¬ 
ma di perette da 100 cc. ciascuna, ogni 4 ore. 

Per introdurre poi anche una sostanza e- 
«ergetica, all’acqua aggiungo del glucosio, in 
proporzione del 5 % : ma anche con esso vado 
adagio se il rene non è integro o, comun¬ 
que dimostra di risentirsene, e non esito a 
sopprimerlo pure del tutto. Ogni altro ali¬ 
mento, come brodo, latte, uova, per via ret¬ 


tale, più che inutile, perchè non assorbibile, 
si dimostra spesso dannoso, perchè irritante. 
Invece: da quando comincia l’emissione .di 
feci, al posto di una peretta nutritiva facòiò 
praticare al mattino una peretta evacuativa', 
di acqua e glicerina. •(! 

Il trattamento è completato poi da iniezioni 
di olio canforato con 1-2 decimi di centi-* 
grammo di eroina, ogni 4 ore,; in coincidenza 
delle perette rettali, da borsa, di ghiaccio al¬ 
l'epigastrio e, nei primi giorni, da iniezioni 
coagulanti. *. • • . 

A questa restrizione, che ha deH’angheriee 
so, i malati si adattano con una facilità in¬ 
credibile. Incredibile anche a loro malati^ i 
quali, non solo si meravigliano di non-sof- 
Ilire, ma constatano il beneficio che ne ri¬ 
traggono. • < !/\ •’ • !•; 

I n collega, assai diffidente quando seppe 
che dieta gli era prescritta, mi decantava, 
sorpreso, il benessere che andava acquistan¬ 
do dopo un giorno o due: »•». '• 

: Ed è anche facile comprendere questo fi&ì 
nessere quando si pensi che il sangue che Si 
raccoglie nell'intestino di un gastroemorra¬ 
gico diventa un tossico notevole. Pauchet sen¬ 
te il bisogno di aggiungere all’operazione'ga¬ 
strica la cecostomia per eliminarlo cori 1 ab¬ 
bondanti lavaggi. Se, lasciato l'organismo ai 
sè stesso, e non potendo ricorrere ai disti¬ 
ci, sopprimiamo l’ingestione, di ogni sostan¬ 
za, al tubo gastroenterico non chiediimió 
altro compito che quello di eliminare il suo 
contenuto; e la liberazione ’ dal tossico,-Cfoé 
si compie in tal caso con favore, ridona a ! l- 
1 organismo l’energia. Non mi sono mai seni 
lito così forte come ora che non'prendo'nul¬ 
la, dichiarava quel medico di cui ho' citata 
l’esempio. Egli riferiva il confronto al lun¬ 
go tempo della sua malattia, che durava da< 
23 anni, e misurava le energie; al fabbisogno 
minimo della vita a letto. 

I . i . . . • • 

Altra prova della considerevole disintossi¬ 
cazione portata dal digiuno ih condizioni a : 
naloghe, mi venne da un altro collega, di 
GB anni, che durante i primi giorni di rico¬ 
vero alitava un fetore diffondentesi nella stan¬ 
za. Col proseguire del digiuno il fetore scom¬ 
parve. Questo, per quanto potesse e)ssere , . fa¬ 
vorito dal ristagno di sangue versatoci, a- 
vrebbe trovato la spiegazione .più facile in un 
cancro: e l’età del malato appoggiava tale in¬ 
terpretazione. Ma esami adeguati e la prolun¬ 
gata sopravvivenza, anzi, il riacquistato benes¬ 
sere, senza operazione, lo esclusero; nè fu pos¬ 
sibile diagnosticare l’ulcera, per cui pare giu¬ 
stificata la diagnosi allora posta di gas trite 
emorragica. . 


760 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 20] 


Naturalmente, il benessere dei primi gior¬ 
ni cede poi posto a sensazioni di debolezza, 
ma questa non turba affatto la prosecuzione 
del trattamento fino al termine della quin¬ 
dicina. 

Dopo quindici giorni di digiuno faccio ini¬ 
ziare la ripresa dell'ingestione, con acqua, in 
misura di un cucchiaino da caffè : da prima o- 
gni ora, poi ogni .mezz’ora, per due giorni; 
poi passo adacqua e latte per altri due giorni 
e poi a latte solo, pure in misura di cucchiai¬ 
ni prima, e poi di cucchiai e di sorsi. Alla 
quarta settimana di trattamento il malato 
prende un litro e anche un litro e mezzo di 
latte al giorno. Durante la terza settimana le 
perette rettali vengono continuate ma dira¬ 
date fino ad essere soppresse; e da quando si 
riprende l'ingestione, la borsa di ghiaccio 
viene sostituita dalla borsa d’acqua tiepida e 
poi calda. 

A questo modo ho trattato già 8 malati. E, 
se, fino a questo punto della mia esposizione 
mi sono limitato a dire come il trattamento 
sia tollerato bene, ora voglio dire quali van¬ 
taggi esso .realizzi nei riguardi deH’emorragia 
e dell’ulcera. 

Premetto che non tutti i pazienti erano de¬ 
gli ulcerosi : e ciò mi ha dimostrato che il 
trattamento ha pure un valore diagnostico. 

In 6 degli 8, l’emorragia cessò entro po¬ 
chi giorni fino a far scomparire la reazione 
chimica del sangue nelle feci. Di questi G: 
4 erano ulcerosi : 3 controllati alla resezione 
piloro-gastrica, 1 diagnosticabile facilmente 
al reperto radiologico e alla chiara storia del¬ 
la lunga malattia; 2 erano dei gastritici: uno 
controllato pure alla resezione, l’altro diagno¬ 
sticato dal decorso, come accennai più su. 

Negli altri 2 degli 8, 1’emissione di sangue 
; tale continuò a lungo. 

In uno — una donna di 52 anni — intervenni 
per tale continuazione di emorragia e trovai che la 
sorgente di questa non era nello stomaco, ma dif¬ 
fusa su tutto rimestino ed era costituita da focolai 
petecchiali, a partire dalla prima ansa del digiuno, 
giù giù fino a tutto il-colon. La diagnosi di ul¬ 
cera era stata posta, dai medici curanti, special¬ 
mente in base a un periodo di dolori gastrici e 
di ematemesi sofferti alcuni anni avanti, per cui 
parve allora che l’ulcera fosse certa. 

■ Dopo l’intervento — che si limitò, naturalmen¬ 
te, ad essere esplorativo — fu ripresa la nutrizione 
orale, e a poco a poco l’emorragia cessò. 

L’altra malata, pure donna, di 41 anni, e man¬ 
data egualmente con la diagnosi di ulcera, ebbe 
ematemesi che si ripeterono sotto la nostra osserva¬ 
zione, dopo altre intervenute più volte a casa nello 
spazio di 15 giorni. Questa maiala presentava an¬ 
cora la reazione chimica del sangue nelle feci al 
diciottesimo giorno di digiuno, mentre erano ces¬ 
sato le ematemesi. Qui l’operazione era sconsiglia¬ 


bile in ogni momento, per le gravi condizioni ge¬ 
nerali. Poiché volle ritornare a casa, fu affidata 
nuovamente al medico di famiglia, il quale riprese 
a nutrirla per bocca secondo i nostri suggeri¬ 
menti: cioè nel modo già detto. Ora, l’anamnesi 
prossima di questa paziente consisteva in emate- 
mesi molto abbondanti, improvvise, senza prece¬ 
denti dolori, insorte una prima volta 6 anni e mez¬ 
zo avanti, con 3 ripetizioni in 36 ore, una seconda 
volta a distanza di due anni dalla prima senza ripe¬ 
tizione immediata, la terza volta dopo quattro anni 
e più, poco prima di essere ricoverata da noi e 
con le ripetizioni che abbiamo detto. Di fenomeni 
dolorosi non accusava che un senso di stiramento 
alla regione gastrica, insorto con la prima ema- 
lemesi e durato allora pochi giorni, ma ricom¬ 
parso e mantenutosi poi costante con diversa in¬ 
tensità dopo l’ematemesi della seconda volta. 

Il decorso che seguì al nostro trattamento mi 
fu comunicato gentilmente a questo modo dal 
medico curante: « Circa due mesi dopo l’uscita si 
è manifestata ascite e, a breve distanza da que¬ 
sta, versamento pleurico bilaterale. L’ascite è stata 
vuotata ripetutamente arrivando fino a 12 litri in 
una sola volta. Dei versamenti pleurici: a destra 
abbondante e sieroso: a sinistra nettamente emor¬ 
ragico. Dopo mesi e mesi i due versamenti pleu¬ 
rici si sono riassorbiti lasciando delle aderenze 
ed ispessimenti. La ascite persiste invece copio¬ 
sissima. Durante uno degli svuotamenti, palpando 
profondamente nella regione epigastrica si è ap¬ 
prezzata la presenza di una massa dura, alquanto 
più sviluppata verso destra, del volume di circa 
un pugno. Milza ingrandita. Temperatura: per 
dei mesi 37,8-38, Attualmente pochi decimi. Nien¬ 
te più emorragia. Digestione buona. Di tanto in 
tanto lamenta lievi dolori in sede epigastrica ». 
Il referto è di quasi due anni, cioè 22 mesi, dopo 
il trattamento. 

Stando cosi le cose, sebbene non siano stati ese¬ 
guili gli esami diretti per l’ulcera, perchè la gra¬ 
vità delle condizioni della malata non lo permet¬ 
tevano, la diagnosi che torna più razionale in 
questo caso è quella di ematemesi da cirrosi epa¬ 
tica. 

Certo, non eravamo di fronte al quadro più ve¬ 
ritiero dell’ulcera gastrica. Ghè, se pure un’ulcera 
ci fosse stata, il risultato della cura per quanto si 
riferisce allo stomaco, non potrebbe dirsi infelice. 

Dopo ciò, la conclusione che mi sembra 
di poter trarre dal confronto di questo e del 
precedente caso con gli altri sei, nei riguar¬ 
di del valore diagnostico e terapeutico del 
trattamento che esaminiamo, è questo: in ca¬ 
si di ulcere o di altre affezioni emorragiche 
benigne dello stomaco il digiuno per os si è 
dimostrato capace di arrestare l’emorragia in 
breve tempo. Dove questo arresto non fu rag¬ 
giunto, non si trattava nè di ulcera nè di al¬ 
tra affezione intragastrica. 

Azione egualmente benefica ed efficace il 
trattamento ha spiegato sulla lesione anato¬ 
mica complessiva dell’ulcera. Il desiderio di 
non perdermi in dettagli a danno del con¬ 
cetto che queste pagine vorrebbero fermare, 
mi trattiene dal riportare le singole storie; ma 
non posso tacere il particolare di un caso di 


[Anno XXXIX, Num.*20] 


SEZIONE PRATICA 


761 


ulcera sanguinante del duodeno, complicata 
da sintomi di perforazione coperta. La modi¬ 
ficazione portata dal trattamento su quest’ul¬ 
cera fu tale che, poiché all’operazione non 
apparivano segni palesi di essa, nè sulla pa¬ 
rete duodenale nè su quella gastrica, apersi 
il piloro per esaminare dall'interno, e con 
tutto ciò non riconobbi l’affezione. Avevo 
già richiuso il viscere, quando il richiamo 
della imponenza e della chiarezza della sin¬ 
tomatologia svoltasi sotto i nostri occhi du¬ 
rante il lungo periodo di malattia mi indus¬ 
se a resecare: e nel pezzo asportato riconobbi 
i residui dell’ulcera sotto forma di cicatrice 
lineare nel fondo del solco piloro-duodenale, 
ricoperta da mucosa d’aspetto normale e ri- 
conoscibile soltanto in trasparenza, per la sot¬ 
tigliezza della parete. 

Sotto questo punto di vista vorrei permet¬ 
termi il paradosso: che il trattamento sud¬ 
detto è tanto benefico all’ulcera, da arrivare 
all’inconveniente di farne perdere operatoria¬ 
mente le tracce. Il che non è una novità dopo 
i molteplici reperti di ulcere apparentemente 
guarite, se pure non vogliamo dire senz’altro, 
guarite, che ci vennero forniti da interventi 
ripetuti. 

E sarebbe ancora un inconveniente rela¬ 
tivo se alle migliorate condizioni anatomiche 
dell’ulcera non corrispondessero le condizio¬ 
ni cliniche, per cui il malato si ritiene vera¬ 
mente guarito. 

Questo è, senza dubbio, un rimarco che me¬ 
rita considerazione dal punto di vista chi¬ 
rurgico: punto di vista, cioè, della guarigione 
radicale dell’ulcera. 

Nell’ulcera gastrica, come in certe altre ma¬ 
lattie, il chirurgo crede di poter guarire i 
suoi malati asportando l’ulcera con quella 
parte di stomaco che ne è la causa. Ma que¬ 
sta guarigione non può essere confusa con lo 
stalo di miglioramento portato dalle cure me¬ 
diche. Mentre la prima è una guarigione rea¬ 
le, la seconda è, di solito, guarigione appa¬ 
rente, analoga a qu-ella che si raggiunge in 
un’ulcera varicosa o in uni'ulcera perforante 
del piede, mediante il riposo a letto. Cessi 
il riposo e l’ulcera ricompare. Così per l’ul¬ 
cera gastrica, almeno fino a quando il mu¬ 
tato equilibrio vegetativo dell’organismo non 
abbia modificato sostanzialmente le condizio¬ 
ni organico-funzionali dello stomaco. 

Ora, sarebbe per lo meno curioso che il 
suggerimento di un tale beneficio apparente 
venisse proprio da chi mira invece alla gua¬ 
rigione radicale. 

Ma io mi richiamo al titolo della pubbli¬ 
cazione, dal quale risulta che io considero il 


trattamento in parola soltanto come mezzo 
preparatorio alla cura radicale dell’ulcera. Di¬ 
fatti, dopo 2-3 settimane, al massimo, di ri¬ 
presa della nutrizione, il malato è ordinaria¬ 
mente, senz’altro sussidio che quello della ri- 
generazione naturale delle sue energie in con¬ 
dizioni di essere operato: ed io ne profitto 
per eseguire la resezione piloro-gastrica este¬ 
sa, che uso abitualmente nella cura dell’ulce¬ 
ra gastrica o duodenale. 

Dannoso sarebbe, aH’obbiettivo radicale del¬ 
la cura, che il malato o il medico interpretas¬ 
sero il trattamento come fine a> sè stesso. E 
uno dei miei 4 ulcerosi fece appunto così: 
che preterì rimandare E operazione ad altro 
momento. 

Ma sarebbe pure altrettanto inconcepibile 
che si rinunciasse ai dettami dell’esperienza, 
solo perchè essi possono essere travisati. 

L’esperienza che ho qui esposto ha un con¬ 
tenuto personale, ma collima però con l’e¬ 
sperienza di altri. A parte la tendenza a non 
operare per sole esigenze dell’emorragia (e 
se Patersan, Med. J. a. ree., 119, n. 10, 1924, 
rif. Potici., Pr., 1925 e Zorg., 28, può scrivere 
di aver veduto fino alla fine del 1922 in tutto 
40 casi di emorragie molto gravi, nessuno dei 
quali ebbe decorso mortale, bisogna conve¬ 
nire che l’emorragia può non essere ragione 
di intervento) voglio dire che si legge già da 
più parti questo consiglio di lasciare gli ul¬ 
cerosi gastrici sanguinanti, nel più assoluto 
digiuno orale. Paterson fa pure posto alla 
abolizione completa di ingestione per 4 giorni. 

Altro fautore del digiuno nell’emorragia 
gastrica è Gibbon ( Pennsylvania med. 32, 
242, 1929, Zorg., 46, 576) al quale si associa 
Ilausmann, di Ollentow, dicendo che la as¬ 
sunzione di cibo e anche di medicinali per os 
è da proscriversi incondizionatamente. E Till- 
inann scriveva nella Munck, med. W., dql 
1927, n. 3, che nelle ulceri gastriche in e ? 
ulorragia acuta, per almeno 10 giorni, al po¬ 
sto di ogni altro nutrimento si somministri 
glucosio per via venosa. 

Questo modo di concepire il digiuno a sco¬ 
po terapeutico della emorragia da ulcera è 
alquanto diverso da quello che seguiva Quei- 
rolo per l’ulcera nel suo .complesso. Difatti 
Queirolo completava l’esposizione del metodo 
di cura che ho riportato sópra, aggiungendo 
che, mentre sostituiva l'alimentazione gastrica 
con quella rettale, neutralizzava contempora¬ 
neamente con opportune .somministrazioni dì 
alcalini l’acidità eccessiva del succo gastrico e 
detergeva l’ambiente gastro-duodenale con 
leggeri lassativi. 




7«2 


« ir, ' POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 20] 


> Io,, nella restrizione, .sono andato anche più 
in ! là dei succitati Autori, i quali, del resto* 
noni sono che degli esempi: probabilmente al¬ 
tri avranno fatto di più ancora. Ma, rife*- 
rendo il mio modo di procedere, io non ho 
inteso di dettare delle regole. Ho voluto sem¬ 
plicemente esporre il mio punto di vista su 
un argomento il quale, sia per la gravità dei- 
ile .conseguenze,. sia per la disparità delle o- 
^prnioni, mierita, mi pare, di essere considerato. 

. *Qiiaeisto mio punto di vista comprende : 

1) un’affermazione di principio: Temoi- 
ragia da ulcera gastrica o da ulcera duodenale 
può essere vinta senza bisogno di ricorrere 
ad altri mezzi che al digiuno orale assoluto; 

2) una misura di tecnica : quando que¬ 
sto digiuno sia prolungato per quindici gior¬ 
ni, sono persuaso che la sorgente emorragica 
abbia raggiunto un grado duraturo, sebbene 
non definitivo, di riparazione; 

3) un programma chirurgico: quando ab¬ 
bia ottenuto questo grado duraturo di emo¬ 
stasi, opero il malato con tutta la radicalità 
di resezione che reputo necessaria alla cura 
dell’ulcera dello stomaco o del duodeno; e 
questa radicalità di intervento è facilitata, non 
solo dalla scomparsa deH’emoiTagia, la quale 
richiede che si provveda ad essa prima che 
all’ulcera, ma anche dalle miglioratissime con¬ 
dizioni anatomiche dell’ulcera, le quali age¬ 
volano di molto le manualità operatorie. 

RIASSUNTO. 

• i ’ 

In casi di ulceri gastriche o duodenali san¬ 
guinanti, l’A. considerata l’indeterminatezza 
dei consigli chirurgici e traendo partito dalla 
sua esperienza personale, si attiene all’aboli- 
zioné completa di ingesti per 15 giorni, sop¬ 
perendo con perette rettali di soluzione ac¬ 
quosa glucosata o di sola acqua e, dopo, re¬ 
seca ampiamente. Il trattamento preparatorio 
così inteso ha pure un valore diagnostico. 
L’A. l’ha impiegato in otto casi. 

BW Ricordiamo le interessanti pubblicazioni : 

Nuove vedute sulle infezioni dell’apparato 
digerente (Prof. Giuseppe Sanarelli). 

Volume di pagg. vili-184. con 28 figure nel testo. Prezzo 
L. 25 P‘ù le spese postali di spedizione. Per i nostri abbo¬ 
nati sole L. 20,50 in porto franco. 

> 1 • , - 

Le. dolicocolie (Prof. D. Maestrini e Dott. M. 
. .Muzii). Studio Clinico e Radiologico. 

: Volume'di pagg. vm<i2o con 58 figure nel testo. Prezzo L. 20 
più le spese postali di spedizione. Per i nostri abbonati-*, sole 
li/ 1 8 in porto franco. 

Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale . Suc¬ 
cursale diciotto. ROMA. 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Ospedale Civile di Macerata. 

A proposito dell’efficacia curativa del siero 
antidifterico. Associazione morbosa pol¬ 
monite crupaledifterite faringea connar- 
colessia 

per il dott. Enrico Jacarelli, 
medico primario. 

Le associazioni di entità morbose a decorso 
abitualmente autonomo offrono un campo di 
studio oltremodo interessante, non solo a mo¬ 
tivo delle reciproche influenze riguardanti la 
patogenesi, ma soprattutto per le modificazio¬ 
ni che Tassoiciazione può determinare nel qua¬ 
dro clinico proprio a ciascuna delle entità 
morbose isolate. Tale studio, quindi, appare 
di grande importanza, non solo dal lato teo¬ 
rico, ma più ancora dal punto di vista pra¬ 
tico, quando si pensi che, se in via ordinaria 
è buona regola clinica tentare di riportare ad 
un’uniciai causa etiologiea tutte le manifesta¬ 
zioni morbose notate al letto d’un paziente 
dinante il decorso di una determinata malat¬ 
tia, conclusioni errate e talora esiziali risul¬ 
terebbero invece frequentemente da una inter¬ 
pretazione troppo assoluta di questa regola. 
Fa d’uopo perciò tenere presente la possibi¬ 
lità di associazioni morbose tutte le volte che 
nel corso di un dato processo nosologico, si¬ 
curamente individuato, insorgono manifesta¬ 
zioni ohe in nessun modo possono riportarsi, 
al vaglio di un preciso e severo controllo etio- 
patogemetico, aliai primitiva, causa morbosa. Il 
caso che riportiamo, interessante anche per 
una eccezionale manifestazione della tossiemia 
difterica, è una riprova netta di questa pos¬ 
sibilità ed un chiaro esempio delle gravi con¬ 
seguenze che una osservazione troppo sempli¬ 
cistica avrebbe potuto provocare. 

Trattasi di un uomo di 37 anni, in undecima 
giornata di malattia, già da me visitato una set¬ 
timana prima perchè affetto da polmonite cru- 
pale del lobo inferiore sinistro. Nell’anamnesi fa¬ 
migliare e personale dell’infanzia non si rilevava 
nulla d’importante: bisognava giungere all’epo¬ 
ca del suo servizio militare per trovare una in¬ 
fezione malarica, contratta dal paziente sul bas¬ 
so Piave nel 1917 e protrattasi poi con non fre¬ 
quenti attacchi febbrili sino al 1921. Da quel¬ 
l’epoca ad oggi non risultavano altre affezioni 
morbose aH’infuori di una bronco-polmonite. 
acuta sinistra, seguita da pleurite essudativa, 
sofferta nel 1924 e guarita senza lasciare .postu¬ 
mi apprezzabili. Il malato risultava discreto be¬ 
vitore e fumatore: negatava affezioni veneree. 
Dal suo matrimonio contratto nel 1920 con don¬ 
na apparentemente sana, erano nati due barn- 



[Anno XXXIX, Ni m. 20) 


SEZIONE PRATICA 


763 


Lini, attualmente viventi e sani: ina la moglie 
aveva avuto le prime tre gravidanze interrotte, 
senza cause apprezzabili, al 6°-7° mese da parto 
prematuro di feto morto, non macerato, e la 
quarta gravidanza abortiva nel terzo mese. 

Il paziente, ammalatosi in pieno benessere con 
brivido intenso, febbre elevala, tosse e sputo cro¬ 
ceo, ai quali fenomeni si era aggiunto poi, ai 
secondo giorno, dolore puntone all’emitorace si¬ 
nistro, presentava al 5° giorno di malattia, epo¬ 
ca della mia prima visita, tutti i segni classici di 
una polmonite lobare alla base dell'omitorace si¬ 
nistro. La temperatura aveva oscillato nei primi 
cinque giorni tra 39° e 40°, il polso si era mante¬ 
nuto nei limiti corrispondenti, l’orinazione era ab¬ 
bondante con scarso reperto patologico (tracce di 
albumina con qualche raro cilindro granuloso) 
sicché dall’andamento delle funzioni organiche 
più importanti si poteva trarre un giudizio pro¬ 
gnostico piuttosto favorevole sull'esito della ma¬ 
lattia: solo si nota\a nel paziente una notevole 
■dispnea e, ad intervalli, uno stato di delirio tran¬ 
quillo. 

Dal punto di vista lerapeutico il malato, olii e 
alla cura sintomatica, era stato trattato con inie¬ 
zioni giornaliere di omnadina. 

I erso la fine elei G > giorno era insorto delirio 
con eccitazione, che era durate tutta la notte: 
le condizioni generali erano peggiorate, la 
dispnea si era fatta più intensa, il polso più fre¬ 
quente, mentre la temperatura si era abbassata 
sotto i 39°. N 

Data l’abitudine del paziente di respirare a 
bocca aperta (per un vecchio difetto nasale) la 
lingua era secca, screpolata; esistevano inoltre 
i segni di una stomatite banale, mantenuta dal¬ 
le fermentazioni dei residui alimentari. Le con¬ 
dizioni si erano mantenute stazionarie durante 
il 7° giorno, con febbre piuttosto bassa (38,2- 
38-5), polso frequente, finché all"8° giorno, sen¬ 
za che si verificasse una vera crisi, si era notato 
miglioramento generale e alla base del polmone 
sinistro si erano riscontrati i segni della risolu¬ 
zione (diminuzione notevole dell’ipofonesi, com¬ 
parsa di rantoli in- ed espiratori, ecc.). 

Dal 9 U giorno, attenuatasi notevolmente la di¬ 
spnea e scomparsi quasi del tutto i segni della 
infiltrazione polmonare, si cominciò a notare una 
spiccata sonnolenza, che si mise in relazione col¬ 
l’insonnia e coll’agitazione dei giorni precedenti; 
d'altra parte, le condizioni del paziente non ap¬ 
parivano del tutto soddisfacenti, malgrado la 
scomparsa dei fenomeni respiratori, perchè esi¬ 
steva febbre che la sera raggiungeva e superava 
i 38°, il polso era relativamente frequente, la 
lingua un po’ secca, l’orinazione poco abbon¬ 
dante, l’alimentazione scarsa. Il giorno seguente 
il paziente presentava una sonnolenza ancora più 
accentuata : mentre la febbre si manteneva mo¬ 
dica (37,6-38,2), il polso raggiungeva 110, era ine¬ 
guale, aritmico. 11 respiro era calmo, regolare, 
la tosse scarsa ed appariva specialmente quando 
il paziente, scosso dal sonno, veniva stimolato ad 
ingerire qualche alimento liquido. 

La sera dell' 11° giorno, quando sono chiamato 
a rivedere il malato, la sonnolenza si è fatta an¬ 
cora più profonda, tanto che il paziente dorme 
in continuazione con la bocca semiaperta, gli 
occhi socchiusi, con respiro calmo e regolare. 
Con vivaci stimoli si riesce a scuoterlo per qual¬ 
che momento dal suo sonno invincibile. In que¬ 


sti brevi intervalli egli si mostra perfettamente 
cosciente, risponde bene alle domande, si ricor¬ 
da abbastanza esattamente, esegue gli ordini, ma 
lascialo a sè, ricade con grande facilità nel suo 
sonno, talora col bicchiere in mano o mentre 
viene esaminato - sotto questo punto di vista, 
ricorda perfettamente le condizioni di un malato 
di encefalite letargica. 

All’esanie toracico non si riscontra più alcun 
segno di infiltrazione polmonare, nè segni di 
pleurite, sicché si esclude subito che lo stato feb¬ 
brile tuttora persistente possa dipendere da una 
risoluzione ritardata del focolaio pneumonico e 
tanto meno da altre sequele (formazione di asces¬ 
so, ecc.). D’altra parte, lo condizioni del polso 
stanno ad indicare nettamente una alterazione 
del miocardio: pulsazioni 124 ineguali, aritmi¬ 
che, a pressione molto bassa. All’esame il cuore 
non appare che modicamente ingrandito: ma i 
toni sono sordi ed il ritmo è turbato da extrasi¬ 
stoli, alcune delle quali non giungono al polso. 
Nessun segno di pericardite. L’addome non pre¬ 
senta nulla di notevole alLinfuori di leggero me¬ 
teorismo: la milza non si palpa, ma il fegato ap¬ 
pare leggermente ingrandito. L’orinazione, rife¬ 
riscono i famigliar!, è notevolmente diminuita. 

lii complesso il paziente presentava una stra¬ 
na sindrome in cui i segni di una tossinfe¬ 
zione che aveva colpito il cuore (miocardite) 
si associavano ad uno stato di narcolessia o 
per meglio dire , di ipersonnia continua, molto 
accentuato. 

L’esame: delle orine, subito sollecitato, ci 
avrebbe detto se anche il rene, come era da 
supporsi, foisse stato colpito. 

Dal punto di vista neurologico, un .esame 
sommario praticato rapidamente, vincendo con 
forti stimoli la sonnolenza del paziente, non 
faceva rilevare elementi importanti: pupille , 
miotiche scarsamente reagenti alla luce, ma 
nessun segno a carico dell’oculomozione e dei 
muscoli mimici, nè rigidità della nuca od al¬ 
tri segni meningei. D’altra .parte, per quel 
che riguarda l’ipersonnia, non potevamo più 
accontentarci, come nei primi giorni dopo la 
risoluzione del processo pneumonico, della 
supposizione che il fenomeno fosse da spie¬ 
garsi come un compenso dell’insonnia e del¬ 
l’agitazione del periodo precedente: Lauda¬ 
meli lo progressivo della sonnolenza male si po¬ 
teva conciliare con questa ipotesi, che avreb¬ 
be dovuto comportare, al contrario, un de¬ 
corso regressivo. Doveva pertanto essere en¬ 
trato in causa un fattore nuovo, capace anche 
di spiegare l'offesa riportata dal cuore (mio¬ 
cardite), di cui esistevano chiari segni e che 
difficilmente appariva imputabile all’azione 
del diplococco, agente patogeno della risolta 
polmonite. 

Nella ricerca di questo fattore, fonte della 
grave tossinfezione presentata dal paziente, si 







764 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, No ài. 20 } 


rivolge l'attenzione alle fauci per i isegni già 
rilevati di stomatite, per la voce un po’ rauca 
e per una certa difficoltà nel deglutire che a- 
vevamo notato mentre il paziento beveva del 
latte, difficoltà seguita spesso dia colpi di tos¬ 
se, con qualche rigurgito nasale. Vediamo al¬ 
lora, al lumie di una candela, una estesa pa¬ 
lina biancastra che copre la superficie, dei pi¬ 
lastri, delle tonsille, dell’ugola e le arcate pa¬ 
latine, giungendo molto in alto, ove si arre¬ 
sta con limiti molto netti : le chiazze sono 
bene aderenti e non si lasciano asportare con 
lo strofinìo. 

Questo reperto, che aveva tutti i caratteri di 
un processo difterico del faringe, ci sembrò 
che costituissei rindubbia fonte della grave in¬ 
tossicazione presentata dal paziente, bene spie¬ 
gabile con l’azione elettiva sul cuore e sul si¬ 
stema nervoso, che si conosce propria della 
tossina difterica. Ritenemmo quindi che il pa¬ 
ziente fosse in preda ad una tossiemia difte¬ 
rica molto grave, con offesa manifesta del mio¬ 
cardio e del sistema nervoso ed avesse imme¬ 
diato bisogno di una cura di siero lantitossico, 
senza attendere l’accertamento batteriologico 
della lesione faringea. 

Il decorso giustificò pienamente il nostro 
concetto diagnostico e le deduzioni terapeuti¬ 
che; d’altra parte l’esame del burina, dimo¬ 
strando presenza abbondante di albumina e 
numerosi cilindri granulosi e jalino granulo¬ 
si, confermò il sospetto di una lesione renale, 
concomitante all’offesa del miocardio e del 
sistema nervoso. 

30.000 U. I. di siero iniettate nella notte 
provocarono caduta rapida della temperatura 
(che fu definitiva) ed inizio del distacco delle 
pseudomembrane che dopo ore (JfO.OOO U. 
I.) era quasi completo: contemporaneamente 
migliorarono le condizioni generali, si attenuò 
notevolmente la narcolessia, le pulsazioni sce¬ 
sero a 106, mantenendo però il ritmo irrego¬ 
lare, l’urinazione aumentò. Il miglioramento 
fu così rapido ed evidente che, ladl’infuori di 
ogni altra considerazione, sarebbe stato più 
che sufficiente a confermare la diagnosi di 
difterite, accertata d’altra parte anche con Te¬ 
sarne batteriologico dell’essudato faringeo (pre¬ 
senza di bacilli di Lòffler). 

11 decorso ulteriore della malattia in Ospe¬ 
dale, ove il paziente era stato prontamente ri¬ 
coverato, fu caratterizzato dalla graduale scom¬ 
parsi! dell’ipersonnia, dal miglioramento ab¬ 
bastanza rapido del reperto urinario, dalla per¬ 
sistenza invece dei disturbi del ritmo cardia¬ 
co. In complesso furono al paziente iniettate 
02.000 1’. 1. di siero, 40.000 nel primo giorno, 


12.000 nel secondo e terzo giorno, sommini¬ 
strando nello stesso tempo tonici cardiaci e 
via,sali (canfora, strofanto, paraganglina). I per¬ 
sistenti disturbi del cuore, accompagnati an¬ 
che da una ipotensione arteriosa che alla mi¬ 
surazione non appariva trascurabile (Mx = 110 
— Mn = 70 — (Pachon), erano caratterizzati 
da umai estrema variabilità del ritmo: da 90-80 
pulsazioni si passava a 60-50, a periodi di re¬ 
golarità seguivano extrasistoli isolate, talora 
extrasistoli ripetute con polso bigemino; spes¬ 
so si notava una bradi sfigmia extrasistolica, 
talora una bradicardia vera. Infine gradual¬ 
mente nel periodo di circa. 4 settimane, ritmo 
cardiaco, pressione arteriosa e condizioni ge¬ 
nerali ritornarono normali. 

★ 

★ ★ 

Quanto abbiamo esposto sulla complessa for¬ 
ma morbosa del nostro malato si presta ad in¬ 
tuitive conclusioni dal punto di vista pratico 
e ad alcune considerazioni di indole generale. 

Che processi flogistici polmonari si accom¬ 
pagnino spesso con La. difterite è di comune 
conoscenza : sono molto frequenti le bronco- 
polmoniti che conducono a morte i difterici 
lattanti e della prima infanzia. In questi casi 
però si tratta di complicazioni, favorite nel 
loro insorgere dal processo difterico, special- 
mente laringeo (o secondarie alla intubazione) 
e dovute, per la gran maggioranza, ad infe¬ 
zioni secondarie che seguono il primitivo pro¬ 
cesso difterico, essendo noto che il bacillo di 
Lòffler e la sua tossina esercitano, sia negli 
animali da esperimento che nell’uomo, una 
evidentissima azione disponente verso le in¬ 
fezioni da streptococco e da diplococco di 
Frànkel (Mya). Nel nostro caso, invece, il pro¬ 
cesso pneumonico ha preceduto il processo 
difterico ed anche nella fisionomia anatomo- 
clinica non ha nulla a che vedere con le for¬ 
me che comunemente complicano la difterite 
dell’infanzia. Si trattava insomma di una pol¬ 
monite crupale franca, come è dimostrato dal¬ 
l’inizio, dal decorso e dalla risoluzione, prima- 
fase della complessa forma morbosa, sofferta 
dal nostro malato. Se noi volessimo indagare 
circa eventuali influenze del processo difteri¬ 
co, insorto secondariamente, sull’andamento 
di questa polmonite diplococcica, dovremmo 
cominciare con lo stabilire, intanto, la data 
precisa in cui entrò in i scena il secondo fat¬ 
tore. Non è facile rispondere con esattezza a 
questo quesito. 

Da quanto abbiamo esposto si può rilevare 
che nelle linee generali la polmonite, dal pun¬ 
to di vista semeiologico, presentò un decorso 



[Anno XXXIX, Nu\r. 20] 


SEZIONE PRATICA 


765 


a caratteri normali, compresa la risoluzione 
rapida. Solo non si ebbe, come di norma, una 
caduta della temperatura, che persistette dopo 
la comparsa dei segni fisici della risoluzione, 
come era mancata una elevazione nei giorni 
che immediatamente la precedettero : deve an¬ 
zi notarsi che la temperatura, nei due giorni 
che precedettero la risoluzione, si mantenne 
sotto a 39°, mentre nei primi giorni aveva 
raggiunto e superato i 40°. Ciò induce a ri¬ 
tenere che, con ogni probabilità, il processo 
difterico si era già iniziato nei due giorni che 
precedettero la crisi della polmonite franaa, 
influendo sulla curva febbrile di questa, ed 
abbia poi mascherato il processo di risoluzio¬ 
ne, che suole coincidere con la caduta della 
temperatura. 

Solo nel periodo precritico e critico il «pro¬ 
cesso polmonare avrebbe subito influenze, li¬ 
mitate al decorso della temperatura, per l’in¬ 
terferenza del processo difterico. Molto più 
importanti appaiono invece le influenze della 
polmonite sulla patogenesi del processo difte¬ 
rico. 

Deve premettersi che nel periodo lainteceden- 
le alla malattia del nostro paziente nè erano 
occorsi casi di difterite più frequenti del so¬ 
lito, nè il paziente aveva avuto occasione di 
esporsi al contagio. Cori ogni verosimiglianza, 
egli doveva essere dunque un portatore sano 
di bacilli difterici. La grave malattia polmo¬ 
nare può avere influito in due modi sull’in¬ 
sorgenza del processo difterico: 1) col dimi¬ 
nuire le resistenze generali del malato ed i 
poteri difensivi dell’organismo, come talora 
accade per altri processi morbosi (scarlattina, 
morbillo); 2) col favorire l’insorgenza nel fa¬ 
ringe di un processo di congestione e di flo- 
gosi da germi banali, più che sufficiente per 
provocare la virulentazione e l’attecchimento 
dei bacilli dift erici, ivi vegetanti come ospiti 
sino allora innocui. 

Nel nostro malato tali condizioni si verifi¬ 
carono senza alcun dubbio perchè, come ri¬ 
sulta diail decorso riferito, per la abitudine di 
respirare abitualmente con la bocca, e per la 
scarsa nettezza praticata, una stomatite si era 
costituita sin dai primi giorni della malattia. 
Si comprende quindi facilmente come i bacil¬ 
li difterici, sino allora ospiti innocui, abbiano 
trovato le condizioni opportune per acquistare 
notevole virulenza e le minime lesioni della 
mucosa necessarie all'attecchimento. 

Il processo di difterite faringea, mascherato 
alla sua insorgenza dall’affezione polmonare, 
aveva iniziato, diciamo così, vita autonoma 
solo con la risoluzione di questa. Abbiamo no¬ 


tato come apparisse un po’ strano lo stato del 
paziente aH’8 u e 9° giorno di malattia. Men¬ 
tre persisteva una febbre modica con spiccata 
tendenza al sonino e polso ancora frequente, 
quale non suole osservarsi in genere dopo la 
risoluzione di un processo polmonare franco, 
l'esame del torace non faceva rilevare nessun 
elemento capace di spiegare le condizioni del 
malato. Al momento del mio esame, mentre 
la temperatura si manteneva poco elevata, i 
disturbi evidenti a carico del «cuore a tipo mio- 
carditico, l’ipersonnia accentuatissima, La di¬ 
minuzione della orinazione facevano pensare 
ad una grave tossinfezione, ma invano, come 
si è dello, se ine sarebbe cercata la causa al¬ 
l’esame del torace e degli altri organi interni 
Il processo difterico, rilevato infine all’esame 
del faringe, ci apparve come il fattore etio- 
logico capace di (spiegare adeguatamente la 
complessa sintomatologia presentata dal pa¬ 
ziente. Tuttavia, mentre sono di frequente os¬ 
servazione le alterazioni renali e miocarditi- 
che prodotte dalla tossina difterica, non sono 
in genere descritti i disturbi prodotti sul ritmo 
normale del sonno, benché sia notorio l’accen- 
tuato tropismo (Caporali, Plauner, Potescliing, 
Connio, ecc.) che la tossina del bacillo di Lòf- 
fler possiede verso il sistema nervoso centrale 
e periferico. D’altra parte ci sembra superfluo, 
dopo quanto abbiamo già detto, discutere sul 
significato da attribuirsi a questo disturbo, il 
quale per la «sua fisionomia ben netta non po¬ 
teva essere confuso col sopore o con altri stati 
d’incoscienza di origine tossica, che non han¬ 
no, come il sonno, la caratteristica della re¬ 
versibilità e del pronto ritorno della coscienza. 

Non è nastra intenzione esporre qui le mo¬ 
derne concezioni sulla genesi del sonno, molto 
interessanti senza dubbio, ma ancora mal de¬ 
finite, nonostante gl’importanti contributi ap¬ 
parsi negli ultimi 15 anni, specie per opera 
di V. Economo: l’argomento è troppo im¬ 
portante perchè si possa darne, sia pure per 
sommi capi, un cenno completo. Vogliamo 
solo ricordare come sia ormai dalla maggio¬ 
ranza degli AA. ammessa l’esistenza di un cen¬ 
tro regolatore del ritmo del sonno, localizzato 
nella sostanza grigia che circonda il terzo ven¬ 
tricolo e specialmente nella calotta del mesen¬ 
cefalo al suo passaggio nel diencefalo (V. Eco¬ 
nomo) e come tale concetto sia convalidato da 
ricerche anatomo-cliniche o da prove speri¬ 
mentali (Iless di Zurigo). È anche importan¬ 
te notare come V. Economo abbia sostenuto 
essere l’ipersonnia dell’encefalite letargica le¬ 
gata non tanto alla particolare proprietà del 
virus encefalitico, quanto alla zona nella qua- 


766 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 20; 


le si localizza con maggiore intensità il pro¬ 
cesso morboso, come verrebbe dimostrato dal¬ 
la circostanza che altri processi, (rammolli¬ 
menti, emorragie, tumori) purché localizzati 
nella stessa zona, producono egualmente di¬ 
sturbi del sonno (ipersonnia, dissociazione-in¬ 
versione del sonno-insonnia). Al qual propo¬ 
sito possiamo aggiungere un nostro caso mol¬ 
to dimostrativo : in un malato di endocardite 
maligna lenta, in cui era insorta una tipica 
ipersonnia continua icon paralisi oculari a ti¬ 
po nucleare, quadro perfettamente identico a 
quello di una classica encefalite letargica oftal- 
moiplegica, furono trovate lesioni istologiche 
evidenti del mesencefalo, interpretate da Dio- 
nisi come secondarie a piccole embolie. 

Dopo queste premesse si può supporre che 
anche la tossina difterica sia capace di provo¬ 
care una disfunzione di questo centro, agendo 
elettivamente soipra di esso, nello stesso modo 
come in altri casi attacca a preferenza altre 
parti del sistema nervoso centrale o peri¬ 
ferico. 

Per quel che riguarda il problema curativo, 
da quanto abbiamo riferito risulta evidente che 
tutti i segni generali e locali dell'infezione 
difterica subirono nelle ore seguenti alla 
sieroterapia massiva prontamente istituita un 
indiscutibile e rapido miglioramento : scom¬ 
parsa quasi immediata della febbre, migliora¬ 
mento notevole del polso, attenuazione della 
ipersonnia, distacco quasi completo delle pseu¬ 
do-membrane superficiali (crupose), parziale 
delle più profonde (difteriche), miglioramento 
dello stato generale. Persistettero, come abbia¬ 
mo riferito, disturbi del ritmo cardiaco per 
alcune settimane e l’ipotensione arteriosa, se¬ 
gni non dubbi della grave offesa subita dal 
miocardio e dalle surrenali. Questi elementi 
stanno a dimostrare la gravità della tossiemia 
difterica, quale non è oggi evenienza comune 
di osservare e la evidente efficacia della siero- 
terapia antitossica. 

Come è noto, da qualche tempo in Germa¬ 
nia e recentemente anche in Italia da Ponta- 
no, non solo è stata messa in discussione l’ef¬ 
ficacia della sieroterapia antidifterica, ma si 
è giunti a negarne recisamente, a malattia co¬ 
stituita, ogni valore curativo sulla tossiemia , 
sulle lesioni locali, sulle complicazioni. 

Tale affermazione, per quanto appaia do¬ 
cumentata da prove sperimentali e da inda¬ 
gini statistiche e fondata sopra una massa im¬ 
ponente di osservazioni cliniche, non potrà, 
come del resto l’A. prevedeva, trovare facil¬ 
mente consenziente l’opinione del pubblico me¬ 
dico. Non intendiamo, beninteso, di poter 


trarre delle conclusioni dall’osservazione di un 
caso : tuttavia a chi voglia ben considerare 
quanto abbiamo esposto, apparirà .chiaro che 
il nostro caso può permetterci qualche dedu¬ 
zione, rappresentando esso, evenienza oggi 
molto rara, una forma di tossiemia difterica 
pura (senza complicazioni d’altra natura) gra¬ 
ve e progressiva, tale imomma da acquistare 
quasi un valore sperimentale in soggetto uma¬ 
no. Si deve ricordare 1 che l’infezione erasi cer¬ 
tamente iniziata da più di tre giorni e che, 
oltre alle manifestazioni faringee quasi inav¬ 
vertite, il in ostro paziente presentava tutti i 
segni di una compromissione d’origine tossi¬ 
ca del cuore, del rene, delle surrenali e del 
sistema nervoso, il che fa escludere il nostro 
dal novero di quei casi di difterite faringea 
lieve i quali (e qui tutti son d’accordo) guari¬ 
scono col siero e senza siero. D'altra parte il 
decorso progressivo della -tossiemia difterica, 
oltre iche i segni della compromissione degli 
organi e sistemi più importanti, istava a dimo¬ 
strare che non esisteva una sufficiente resisten¬ 
za naturale, dell'organismo di fronte alla tos¬ 
siemia dilagante. Ecco perchè il nostro caiso 
deve ritenersi importante. Orbene la sierotera¬ 
pia in questo caso puro, non complicato, di 
grave e progressiva tossiemia difterica ha di¬ 
mostrato un’efficacia curativa tanto spiccata, 
che nessuno potrebbe discuterla senza essere 
accusato di voler negare l’evidenza dei fatti 
clinici, i quali noni hanno valore inferiore ai 
fiatti sperimentali. Le persistenza dei disturbi 
cardiaci è una prova di più della gravità della 
tossinfezione così rapidamente dominata dal 
siero antitossico. Pensare che il ritardo di 24 
ore nell’inizio della sieroterapia avrebbe per¬ 
messo un danno forse irreparabile, ribelle al¬ 
l’azione curativa del siero, non è affatto con¬ 
clusione arbitraria ed appare anzi giustificato 
dia! decorso della malattia. 

Conveniamo che il siero sia impotente a 
combattere una tossiemia conclamata quando, 
beninteso, la tossina fissata nei tessuti ed or¬ 
gani abbia raggiunto e superato la dose mor¬ 
tale, perchè, secondo l’immagine di M. Roux, 
il siero agisce come l’acqua in un incendio, 
impedisce cioè l’estensione del danno, ma an¬ 
che versata a torrenti non è capace di ripa¬ 
rare i guasti già avvenuti. Ma — questo è il 
punto — quali mezzi abbiamo noi per valutare 
lo stato delle lesioni già prodotte nei tessuti, 
per accertare praticamente) che la tossiemia 
ha già raggiunto un grado tale da provocare 
nei tessuti danni irreparabili? Finché ciò non 
sarà possibile (e non appare attualmente pos¬ 
sibile), astenersi dall’intervenire con la siero- 


[Anno XXXIX, Num. 20] 


SEZIONE PRATICA 


767 


terapia in casi d'infezione difterica può con¬ 
durre, come avrebbe, a mio avviso, condotto 
nel nostro caso, a perdere dei malati iche si 
sarebbero invece potuti salvare. 

Con questo non si vuole certo affermare 
che il problema terapeutico della difterite si 
possa riportare semplicemente alla sierotera¬ 
pia, così come oggi è praticata. Qualsiasi me¬ 
dico che abbia esperienza amebe modesta in 
proposito, converrà con Pontano: 1) che i casi 
semplici di difterite faringea, senza grave tos- 
siemia, guariscono col siero e senza siero; 2) 
che le laittuali forme stenosanti del laringe si 
mostrano spesso ribelli (specie nel primo an¬ 
no di vita) alla sieroterapia e che l’alta mor¬ 
talità in questi casi, più che alla tossi ernia, è 
dovuta al fattore asfittico e alle complicazioni 
bronco-polmonari; 3) che la sieroterapia, an¬ 
che a dosi enormi, è inefficace a combattere 
la tossiemia, quando la tossina già fissata nei 
tessuti, abbia provocato in essi danni irre¬ 
parabili. 

Ma la conclusione che in pratica la sierote¬ 
rapia antidifterica sia comunque inefficace, 
formulata in base alle esperienze sugli ani¬ 
mali che mostrano l’inutilità della sierotera¬ 
pia a partire dalla decima-dodicesima ora dal¬ 
l’infezione, non appare provata, giacche l’e¬ 
sperienza cimiciai, come si rileva anche dal no¬ 
stro caso, dimostra che tali esperimenti non 
possono riportarsi senza riserve alla difterite 
umana, ed anche perchè di fronte ad un ma¬ 
lato che presenti segni dell’infezione difterica 
gli elementi per stabilire la data dell’infezione 
sono sempre approssimativi e più approssima¬ 
tivi ancora sono gli elementi per stabilire se 
la dose di tossina fissata dai tessuti sia già 
mortale o meno. Solo dopo tale accertamento, 
se fosse possibile, sarebbe, a mio giudizio, 
giustificata una astensione dall'intervenire con 
la sieroterapia. La quale, se nelle recenti 
recrudescenze della malattia, dovute alle o- 
scillazioni periodiche della sua virulenza (A. 
B. Marfan, De Rudder, Bokay) non ha po¬ 
tuto impedire percentuali ancora molto eleva¬ 
te di mortalità, non dovrebbe tuttavia essere 
nè completamente svalutata nè incolpata di 
aver manicato alle primitive promesse, anche 
se la risoluzione del problema della difterite 
si va orientando oggi verso la prevenzione, 
verso l’immunizzazione attiva, in base alita co¬ 
statazione che una piccola quantità di antitos¬ 
sina presente nel siero umano al momento 
dell’infezione, oppone una barriera molto va¬ 
lida all’invasione della tossina, mentre dosi 
colossali di siero non sono capaci di neutra¬ 
lizzare il veleno già fissato dai tessuti. 


Da quanto abbiamo esposto ci sembra quin¬ 
di di poter trarre le seguenti conclusioni : 

1) i bacilli difterici innocui di un porta¬ 
tore sano possono, in seguito ad altro proces¬ 
so morboso che indebolisca le resistenze ge¬ 
nerali e locali del soggetto (scarlattina, mor¬ 
billo, anche polmonite ) violentarsi e provo¬ 
care l’insorgenza di una difterite faringeiai con 
tossiemia anche molto grave; 

2) la tossiemia difterica può provocare, ol¬ 
tre alla comune sintomatologia, una iperson¬ 
nia continua del tipo dell’encefalite letargica; 

3) la sieroterapia antitossica, adoperata a 
dosi massive, può aver ragione rapidamente, 
anche dopo qualche giorno dall’inizio dell’in¬ 
fezione, di una grave tossiemia difterica, di¬ 
mostrando la evidente e piena efficacia di un 
tale metodo di cura, a patto naturalmente che 
la tossina difterica fissata nei tessuti non ab¬ 
bia già prodotto danni irreparabili e mortali _ 

RIASSUNTO. 

L’A. ha avuto occasione di osservare un ca¬ 
so di polmonite crupale complicato, nel pe¬ 
riodo di risoluzione, da una gravissima tos¬ 
siemia difterica d’origine faringea, decorrente, 
olire ai segni di miocardite, nefrite, insuffi- 
cenza surrenale, icon uno stato di ipersonnia 
continua), del tipo dell’encefalite letargica. Do¬ 
po avere esaminato i rapporti dell’associazione 
morbosa, l’A. fa alcune considerazioni sulla 
patogenesi della ipersonnia, eccezionale mani¬ 
festazione della tossiemia difterica e sul valo¬ 
re della sieroterapia antitossica iche, nel caso 
specifico, adoperata in dose massica, dimostrò 
sulla grave sindrome una rapida efficacia cu¬ 
rativa. 

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768 


<( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 20] 


RARIORA ARTIS. 

Ospedale Maggiore di Bologna - I Sezione Chirurgica. 

Prof. U. D. Calabrese. 

Su di un caso di lipoma del canale ingui¬ 
nale simulante un’ernia diretta 

per il dott. Giuseppe Muzzarélli, assistente. 

La frequenza con cui si sviluppa il lipoma 
nelle varie parti del corpo è stata diversamente 
valutata dagli AA.; e mentre tutti sono con¬ 
cordi nel ritenere che la sede di predilezione 
sia il tessuto connettivo sottocutaneo della nu¬ 
ca e del dorso, gli accordi non si trovano più 
quando si tratta di stabilire la frequenza nelle 
altre parti del corpo. 

Tale fatto che può avere un .valore relativo se 
il lipoma trae la sua origine dai tessuti super¬ 
ficiali, viene ad acquistare un grande interesse 
se si sviluppa dai tessuti profondi, come ad 
es., dal grasso properitoneale. E ciò, perchè la 
neoformazione con il suo progressivo aumento 
di volume, se ha sede in speciali regioni, può 
favorire lo sviluppo di affezioni molto fre¬ 
quenti o simulare queste stesse affezioni e ve¬ 
nire con esse scambiato (ernie). 

Un fatto è stabilito; la relativa frequenza 
del lipoma del canale crurale; il lipoma del 
canale inguinale al contrario è così raro che 
in tutta la letteratura se ne conosce un solo 
caso descritto da Forsyth nel 1911. 

Osservazione clinica. — G. S., di anni 46, agen¬ 
te investigativo, da Terranova. 

Anamnesi : Il padre morì in tarda età di emor¬ 
ragia cerebrale, la madre mori, pure in età avan¬ 
zala, pare di un cancro della nuca. 

L’infermo, nato a termine da parto fisiologico 
ed allevato al seno materno, a 12 anni soffrì di 
malaria che gli venne curata ripetutamente, e 
guarì senza postumi. 

A 21 anni si contagiò di blenorragia che curò, 
finché non si ritenne guarito. 

Nel 1918 superò una forma influenzale molto 
gra\e, che lo tenne obbligato al letto per una ven¬ 
tina di giorni. 

Dieci anni or sono si sposò con una donna ap¬ 
parentemente sana, che ha sempre goduto buona 
salute e che non ha avuto figli. 

L’attuale affezione risale a circa 3 anni fa. L'in¬ 
fermo dice in seguito ad una caduta, ma però 
solo dopo circa 3 mesi da questa, si accorse della 
comparsa di una intumescenza del volume di cir¬ 
ca una noce, alla regione inguinale sinistra. 

Tale intumescenza andò, in seguito, lentamen¬ 
te aumentando di volume fino a raggiungere la 
grossezza attuale di circa un uovo di tacchina. La 
tumefazione in parola scompare nella posizione 
orizzontale per poi ripresentarsi nella stazione 
eretta; è causa di qualche dolore e di senso di sti¬ 
ramento se l’infermo è obbligato a stare a lungo 
in piedi. 


Fattosi visitare da più sanitari, questi furono 
sempre tutti concordi nel dire che si trattava di 
un’ernia. 

L’infermo, da circa due anni, tiene ridotta l'in¬ 
tumescenza con un cinto erniario. 

Nega la lue. Non ò bevitore, ò buon mangiatore 
e modico fumatore. Alvo regolare, minzione nor¬ 
male. 

Esame obbiettivo : Soggetto di costituzione sche¬ 
letrica regolare, stato di nutrizione ottimo, panni¬ 
colo adiposo molto sviluppato. Non si palpano 
ghiandole ingrossate nelle sedi abituali. 

Nulla alla testa. Colorito del viso roseo con 
lieve tinta cianotica. Dentatura guasta. Lingua de¬ 
tersa e umida. Fauci libere. Collo corto. Torace 



quadrato, simmetrico, con espansioni normali in 
ambo i lati. Nulla si nota alla percussione; al¬ 
l’ascoltazione, a sinistra, posteriormente, in vi¬ 
cinanza della punta della scapola, si avvertono dei 
sibili in- ed ispiratori. 

Addome globoso, con abbondante tessuto con¬ 
nettivo sottocutaneo, ben trattabile e indolente su 
tutti i quadranti. Non si palpano gli organi ipo¬ 
condriaci. 

A metà circa della regione inguinale sinistra, si 
nota una fntumescenza del volume di circa un 
uovo di tacchina, di forma rotondeggiante, di con¬ 
sistenza molle-elastica, indolente: e facilmente ri¬ 
ducibile, sia nella stazione eretta che in quella 
orizzontale. Tenendo l’intumescenza ridotta e in¬ 
vitando l’infermo a tossire, si avverte, sul dito che 
palpa, la sensazione di un urto. L’intumescenza 
stessa alla percussione dà suono ottuso. 














[Anno XXXIX, Num. 20J 


SEZIONE PRATICA 


769 


Nulla si riscontra agli arti superiori ed inferiori. 

Psiche integra. Sistema nervoso normale. 

Esame delle urine: negativo. 

Diagnosi: Ernia inguinale dirella sinistra, com¬ 
pletamente riducibile, a contenuto epipìoico. 

Intervento operatorio: 

Anestesia locale con una soluzione di tutocaina 
airi %. 

Incisione inguinale obliqua a strati fino alla 
apertura del canale inguinale. Il funicolo sperma¬ 
tico è normale. Non si rinvengono sacchi erniari. 
Incisa la trasversali che protrude leggermente si 
esteriorizza un grosso lipoma molto lobulato (vedi 
figura) che per un sottile peduncolo aderisce al 
peritoneo. Non segni di ernia diretta; però la pa¬ 
rete posteriore del canale inguinale ò assai lassa 
ed è quasi scavata a guisa di doccia entro la quale 
si adagia il tumore. Asportato il lipoma si rico¬ 
struiscono i piani con una plastica secondo il me¬ 
todo di Bassini-Postempski. Guarigione per pri- 
iii ani. 

All'esame istologico del pezzo si conferma la 
diagnosi di lipoma. L’infermo viene dimesso gua¬ 
rito dopo 9 giorni dall’intervento. 

La diagnosi giusto, nel presente caso, non 
era stata possibile, trovandoci in presenza ad 
una massa a lento sviluppo, ubicata nella se¬ 
de propria delle ernie e per la quale, a detta 
delLinfermo, non mancava neppure lo sforzo 
come causa occasionale, nè mancava la com¬ 
pleto riducibilità come sintomo importantis¬ 
simo. 

La percussione, che dava ottusità sulla intu¬ 
mescenza, non poteva fare pensare ad un’altra 
affezione che non fosse un’ernia, perchè ba¬ 
stava pensare che il sacco fosse a contenuto 
epipìoico per spiegarla; e questo fatto era con¬ 
fermato dalla mancanza del gorgoglio che è un 
sintonia patognomonico delle ernie con sacco a 
contenuto intestinale. 

Posta, quindi, la diagnosi di ernia diretta, 
rimanemmo sorpresi nel trovarci di fronte ad 
un lipoma, e cercammo di darci spiegazione 
sia dello sviluppo del lipoma stesso e sia anche 
della sintomatologia che ci aveva tratti in er¬ 
rore. 

1) Ci trovavamo in presenza di un indivi¬ 
duo con tendenza alla obesità, nel quale come 
sarebbe stato facile lo sviluppo di un lipoma 
nelle sedi abituali di queste neoformazioni 
(nuca, dorso, ecc.), così per un’anomalia di 
sede era avvenuto nel grasso properitoneale. 

2) Lo sviluppo lento e progressivo dell’af¬ 
fezione doveva essere stato favorito dalle lievi 
e ripetute irritazioni apportate sulla massa dal 
cinto erniario./ 

3) I dolori che l’infermo accusava, dopo 
esser stato a lungo in piedi, erano in gran par¬ 
te causati dal cinto erniario che manteneva ri¬ 
dotto il lipoma e di conseguenza comprimeva 
il funicolo. 


4) La compressione lenta e continua del 
cinto aveva contribuito al formarsi di una log¬ 
gia fra il peritoneo e la fascia trasversali che 
simulava la riducibilità della massa e ci dava 
spiegazione dell’errore diagnostico. 

La rarità del lipoma del canale inguinale, 
unitamente alla sintomatologia presentata dal 
nostro caso, tipica per le ernie dirette, rende 
l’osservazione particolarmente interessante, per¬ 
chè ci dimostra come anche un’affezione tanto 
comune con una sintomatologia tanto netto, 
possa essere simulata da un’altra affezione che, 
pur essendo rara, deve sempre essere tenuta 
presente nella diagnosi differenziale. 

RIASSUNTO. 

L’A., descrive un rarissimo caso di lipoma 
del canale inguinale, (il secondo in tutta la 
letteratura) il quale, sia per l’anamnesi che 
per la isint ornitologia presentata, simulava 

zin’ernia inguinale diretta. 

% 

BIBLIOGRAFIA. 

Forsyth-c* Lipoma tram thè inguinal canal. West 

London, M. J. London, 1911, XVI, 130. 


SUNTI E RASSEGNE. 

MALATTIE INFETTIVE. 

Le forme lente dell’infezione meningococ- 
cica. 

(H. Roger e Y. Poursines. Presse méd. n. 5, 
1932, pag. 81). 

Abitualmente l’infezione meningococcioa ha 
un’evoluzione molto acuta, e precisamente: 

acutissima in certe setticemie di tipo pur¬ 
pureo, che conducono a morte in meno di 
24 ore; 

acuta nella setticemia di tipo tifoideo, che 
non dura più di qualche giorno, e nella for¬ 
ma più comune, la meningite cerebro-spinale, 
che di solito ha termine in 10-15 giorni; 

subacuta nella setticemia primitiva con 
complicazioni metastatiche, nella setticemia 
secondaria a una meningite cerebro-spinale, 
e soprattutto nella setticemia a forma pseudo¬ 
malarica, che generalmente evolve in 6-8 set¬ 
timane; 

in più vanno sotto il nome di forme pro¬ 
lungate della meningite cerebro-spinale quei 
casi che, in seguito a una complicazione ven¬ 
tricolare o per altra causa, durano al massimo 
due mesi. 

Accanto a queste forme a* decorso acuto, 
per così dire classico, esistono casi in cui la 
infezione ha un andamento lento, un modo 
d’evoluzione quasi cronico. La durala della 


770 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 20] 


malattia va da tre mesi a un anno e più. 
Sono le cosiddette forme lente dell’infezione 
meningococcica. Gli AA. ne distinguono due 
gruppi : * 

1) Meningiti cerebro-spinali a decorso len¬ 
to, coi due sottogruppi : forma a ricadute, 
forma cachettizzanie; 

2ì) Setticemie meningococciche a decorso 
lento del tipo pseudo-malarico (durata supe¬ 
riore a 3 mesi : carattere differenziale nei ri¬ 
guardi della forma pseudo-malarica a decorso 
subacuto sopra descritta). 

I. Meningiti ccrebro-spinali a decorso len¬ 
to : osservate soprattutto nei fanciulli, per la 
maggior parte casi osservati anteriormente al¬ 
la applicazione della sieroterapia o casi trat¬ 
tati insufficientemente. 

A) Forma a ricadute di Bertrand. 

La malattia s’instaura coi segni di una me¬ 
ningite cerebro-spinale (febbre preceduta o non 
-da eruzione, cefalea, vomiti, rigidità della nu¬ 
ca, Kernig); dopo una diecina di giorni la 
sintomatologia regredisce, si ha un netto mi¬ 
glioramento, che fa sperare prossima la con¬ 
valescenza. Improvvisamente si manifesta un 
episodio nuovo caratterizzato da ripresa della 
temperatura, della cefalea, ricomparsa dei se¬ 
gni meningei clinici e biologici. A questo epi¬ 
sodio fa seguito una nuova remissione, inter¬ 
rotta a sua volta da una successiva esacerba- 
zione; e il numero e la gravità di queste sono 
variabili. La durata totale della malattia sor¬ 
passa i tre mesi. Fra un episodio e l’altro, nei 
periodi di calma, è dato però rilevare un in¬ 
sieme di isintqmi che denotano una certa at¬ 
tività del processo morboso: irregolarità del 
polso, leggera rigidità della nuca, elevazioni 
termiche fugaci, eritemi. Nel liquido cefalo- 
rachidiano contemporaneamente spesso è pre¬ 
sente una leggera reazione isto-chimica signi¬ 
ficativa. 

La prognosi è generalmente favorevole, tal¬ 
volta però possono^ avverarsi sequele a carico 
degli organi dei sensi, come sordità, amau- 
rosi, che pesano naturalmente sul giudizio 
prognostico. 

Forma , a ricadute tardive di Netter : allor¬ 
quando l’intervallo fra due esacerbazioni rag¬ 
giunge e sorpassa un mese. Se l’intervallo poi 
è di più mesi fino a un anno, si deve parlare 
di recidiva. In questa forma l’esame siste¬ 
matico in periodo di calma non lascia scor¬ 
gere alcun segno a carico delle meningi : lo 
stato di salute è perfetto. Quanto all’evoluzio¬ 
ne nel tempo non c’è differenza con la forma 
sopra descritta, a ricadute precoci; è pecu¬ 
liare di questa forma un carattere di maggior 
benignità. 

B) Forma cronica cachettizzanie di De- 
bré: caratterizzata dal ripetersi d’episodi acu¬ 
ti in corso d’uno stato meningeo cronico. L’i¬ 
nizio ha un andamento rapido e violento co¬ 
me quello della meningite acuta e l’esacerba - 


zioni successive hanno intensità pari o anche 
superiore a quella iniziale. Questi episodi', ca¬ 
ratterizzati dalla comparsa di tutti i segni 
classici di meningite (elevazione termica, Ker¬ 
nig, vomito, alterazioni pupillari), hanno du¬ 
rata breve (5-6 giorni fino a 12). Nei periodi 
intervallari persiste in generale rigidità della 
nuca e della colonna vertebrale, il cammino è 
difficile, l’intelligenza non si risveglia. Il ma¬ 
lato diviene sempre più adinamico e cachet¬ 
tico, a misura che si ripetono gli episodi a- 
ciiti. La morte sopravviene di rado durante 
un’esacerbazione, ma piuttosto è da porsi in 
relazione col marasma e l’ipotermia conse¬ 
guenti. Ciò che caratterizza questa forma e la 
differenzia dalla meningite a ricadute sono i 
segni intercalari, che appaiono negli inter¬ 
valli fra gli episodi evolutivi, segni che pos¬ 
sono distinguersi in cardinali e secondari'. Fra 
i primi : disturbi trofici, quali il dimagri¬ 
mento estremo e l’atrofia muscolare, le alte¬ 
razioni della cute, che diviene secca, rugosa, 
scagliosa, che si copre d’eruzioni diverse, di 
escare, complicate facilmente da linfangite e 
flemmoni a largo scollamento; disturbi psi¬ 
chici, consistenti in stupore intellettuale, che 
giunge talvolta fino alla confusione mentale, 
talvolta meno accentuati, a tipo di torpore 
intellettuale, raramente accompagnantisi a ma¬ 
nifestazioni di delirio tranquillo, con borbot¬ 
tamento intermittente di parole incoerenti; 
disturbi sfinterici con incontinenza permanen¬ 
te di feci e di orine (in relazione causale con 
lo stato psichico, secondo la maggior parte 
degli AA., oppure, almeno in certi casi, con 
lesioni del midollo o della coda equina). 

Fra i segni secondari', a carico del sistema 
nervoso centrale : contrattura in flessione del¬ 
le membra, movimenti lenti e impacciati, tre¬ 
mori segmentar'f o generalizzati, sprazzi di 
coreo-atetosi a carico degli arti superiori; i 
riflessi tendinei sono piuttosto diminuiti, il 
segno di Babinski raramente presente. Talora 
disturbi sensoriali gravi (cecità e sordità), più 
frequenti in questa che nelle altre forme di 
meningite cerebro-ispinale, e che valgono a 
distinguere una forma clinica a sè stante : for¬ 
ma con complicazioni sensoriali (accanto ad 
altre, distinte, a seconda del sintonia domi¬ 
nante, in: forme con contrattura, con con¬ 
vulsioni, con paralisi). 

La durata totale è molto lunga: fino a 
6-10 mesi. 

Esito abitualmente letale (qualche raro ca¬ 
so con esito in, guarigione). 

Dal punto di vista della patogenesi è 
d’uopo fondarsi sul reperto anatomico. L’esi¬ 
stenza di sepimentazioni meningee per. ade¬ 
renze meningo-corticali, la formazione di pic¬ 
coli ascessi inastati, più specialmente a li¬ 
vello della base, danno ragione dei numerosi 
sintomi motori o sensitivi e degli episodi' di 
reinfezione propri della meningite cerebro- 


[Anno XXXIX, Num. 20J 


SEZIONE PRATICA 


771 


spinale a ricadute. Pure frequenti sano le di¬ 
latazioni dei ventricoli per occlusione dei fo¬ 
rami di Monro o dell’acquedotto di Silvio: 
idro- o pio-cefalo, ependimite sierosa o sup¬ 
purata. 

In relazione con questa ventriculite sono i 
sintomi clinici principali della meningite ca- 
chetizzante : cachessia, torpore fisico e intel¬ 
lettuale, disturbi sfinterici. 

Lai diagnosi differenziale, specialmente con 
la meningite cerebro- spi naie a ricadute, non 
è tacile: vero è che questa il più spesso è ca¬ 
ratterizzata dall’integrità quasi completa del¬ 
le diverse funzioni nervose negli intervalli fra 
le ricadute, mentre la forma cachettizzante ha 
per caratteristica appunto la presenza di una 
sindrome intercalare fra gli episodi evolutivi, 
ma fra le due forme esistono molti gradi di 
passaggio. L’esame del liquido cefalo-rachi¬ 
diano può dare degli elementi importanti ai 
fini della diagnosi differenziale: nella menin¬ 
gite cerebro-spinale a ricadute ad ogni ri¬ 
presa febbrile corrisponde un aumento del 
numero dei meningococchi; nel caso della me- 
ningo-ependimite saccata assistiamo per così 
dire a una dissociazione fra le reazioni del 
liquido cefalo-rachidiano, prelevato per via 
lombare, e l’andamento clinico: quando questo 
è stazionario o saggiava, quelle si attenuano 
o scompaiono (così in luogo d’ipertensione 
ipotensione, non più liquido d’aspetto torbi¬ 
do, ma spesso xantocromico, non più iperci- 
tosi, ma solo iperalbuminosi); soprattutto il 
liquido cefalo-rachidiano rimane sterile. Al 
contrario la puntura dei ventricoli dà esito 
a un liquor torbido, sotto pressione aumen¬ 
tata, che dà intense reazioni isto-chimiche e 
contiene spesso meningococchi. 

In relazione con questi concetti di diagnosi 
differenziale è la cura. Nella meningite lenta 
a ricadute, come in ogni episodio acuto, si 
hanno vantaggi dalla sieroterapia endo-rachi- 
dea lombare. Nella forma cachettizzante, che 
il più spesso trae la sua origine da un pio- 
cefalo, la sedimentazione meningea impedi¬ 
sce non solo che il siero iniettato per via lom¬ 
bare pervenga fino alla localizzazione ventri¬ 
colare, ma è per di più un ostacolo al rias¬ 
sorbimento del siero stesso. Al contrario l’in¬ 
troduzione del siero nel ventricolo, talvolta 
la semplice puntura del ventricolo, portano ad 
un miglioramento e, se non è troppo tardi, 
a guarigione il processo piocefalico. La mi¬ 
glior profilassi di queste forme lente è un 
trattamento intenso e continuato per molto 
tempo, fin dall’inizio della meningite cerebro- 
spinale. 

II. Setticemie menincjococciche pseudoma¬ 
lariche a lento decorso. 

Inizio insidioso -col quadro d’un'infezione 
generale ad andamento torpido: malessere ge¬ 
nerale, inappetenza, piccoli brividi fugaci, 
senso di bastonatura, temperatura irregolare 


durante i primi 8 giorni. Poi appare un pri¬ 
mo accesso febbrile. In altri casi l’inizio è 
brusco, caratterizzato da un brivido intenso 
con vomito, mialgie, seguito a breve distanza 
da un’elevazione termica caratteristica. Nel pe¬ 
riodo di stato l'associarsi di accessi febbrili, 
di manifestazioni cutanee e di fenomeni do¬ 
lorosi costituisce una triade patognomonica. 
Gli accessi febbrili is'assomigliano da vicino a 
quelli malarici tipici con brivido intenso, ca¬ 
lore (temperatura a 40° per 4-5 ore), sudori 
profusi, talvolta accompagnantisi a vomiti ali¬ 
mentari o biliari. Questi accessi intermittenti 
sono abitualmente quotidiani, almeno all’ini¬ 
zio; in seguito rivestono l’aspetto della feb¬ 
bre terzana o quartana; talora però la curva 
termica è irregolare. Fra un accesso e l’altro, 
e questo è pure caratteristico, l’ammalato è 
in istato di quasi completa euforia. Le mani¬ 
festazioni cutanee sono precoci e d’aspetto va¬ 
riabile: il tipo abituale è un’eruzione papulo- 
nodosa, -che appare all’acme del parossismo 
febbrile o alla caduta della temperatura, più 
o meno estesa, con sede d’elezione a livello 
del ginocchio, gomito, collo del piede, polso; 
talora però assume aspetto d’eritema morbil- 
liforine, scarla-ttini forme o polimorfo. Ecce¬ 
zionalmente è dato osservare elementi purpu¬ 
rei o petecchiali, sempre circoscritti. 

I fenomeni dolorosi sono soprattutto di ti¬ 
po artralgico, interessando le grandi articola¬ 
zioni prevalentemente, passando dall’una al¬ 
l’altra, senza produrre, se non eccezionalmen¬ 
te, essudazione intraarticolare, e tanto meno 
suppurazione; talora dolori a sede muscolare 
elettiva, e talora a sede ossea, esacerbantisi in 
occasione dell’accesso febbrile. 

Raramente furono notati altri segni, quali 
splenomegalia leggera, albuminuria transitoria. 

Lo stato generale è relativamente conser¬ 
vato, le funzioni digestive buone. Raramente, 
ed allora quando gli accessi son troppo rav¬ 
vicinati o troppo intensi, si può avere aste¬ 
nia, anemia, dimagrimento fino a uno stato 
cachettico. L’emocoltura è positiva per il me- 
ningococco. Abitualmente questi ammalati 
guariscono per attenuazione e rarefazione de¬ 
gli accessi febbrili. Questi casi di meningo-coc- 
cemia di tipo pseudo-malarico, la cui durata 
sorpassa i tre mesi, sono relativamente rari. 
Gli AA. me riportano un esempio dalla loro 
casistica personale, durato un anno e conclu¬ 
sosi con guarigione completa. In questo caso, 
come in altri raccolti nella letteratura, sono 
identificabili uno o più episodi meningei, 
spesso fugaci e transitori’, talora con reazione 
eito-albuminica nel liquor, contenente germi. 
La patogenesi di questa forma, e in partico¬ 
lare degli accessi parossistici che la carette- 
rizzano, va ricercata nelle setticemie intermit¬ 
tenti, dovute a cariche microbiche successive 
versate nella corrente sanguigna da focolai 
ove i germi stanno rifugiati. Di questi focolai 


772 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 20] 


il principale è il r ino-faringe e cavità annesse, 
altri sarebbero, secondo alcuni AA-, in vi¬ 
cinanza delle meningi e del tessuto nervoso, 
le guaine linfatiche peri vascolari e perinervo¬ 
se, il tessuto cellulare perimeningeo, i plessi 
coroidei. 

La terapia di queste forme è particolarmen¬ 
te difficile; tutti i mezzi abituali debbono es¬ 
ser messi in opera precocemente: la sierote¬ 
rapia per via sotto-cutanea, intra-muscolare 
o endovenosa in primo luogo; la vaccinotera¬ 
pia o meglio l’endoproteino-terapia; ancora la 
terapia generale dell’infezione (ascesso di fis¬ 
sazione, terapia di choc, antisettici), senza 
per questo attendersi risultati brillanti. 

Molinari-Tosatti. 

Considerazioni sul trattamento specifico 

della poliomielite a, a. 

( A. FoÀ. Pediatria, 15 gennaio 1932). 

Il propagarsi irregolare, ma costante della 
poliomielite in ogni paese ha fatto sì che in 
questi ultimi anni si sieno moltiplicati gli stu¬ 
di su tale malattia, specie per la ricerca di 
mezzi di profilassi e di terapia. 

Per la profilassi i risultati sono ancora poco 
soddisfacenti. 

Per Vimmunizzazione attiva a mezzo di un 
virus-vaccino sono stati usati vari metodi di 
midolli disseccati (Landsteiner, Levaditi), vi¬ 
rus diluito o filtrato (Flexner e Lewis), virus 
sensibilizzato (Rohmer e Joseph), fenolizzato 
(Kraus), eoe. 

Qualunque sia il metodo adoperato la diffi¬ 
coltà risiede nel graduare l’attenuazione del 
virus, perchè non produca danni, e perchè 
crei una immunità, e ancora questa difficoltà 
si può dire non sia stata sorpassata. 

Per Vi minimizzazione passiva, it siero di 
convalescenti di poliomielite, che possiede pro¬ 
prietà virulicide verso il virus di tale malat¬ 
tia, costituisce un medicamento talora effica¬ 
ce, ma sempre raro e prezioso, non alla por¬ 
tata di tutti; presenta inoltre gli altri incon¬ 
venienti comuni a tutti i sieri umani (trasmis¬ 
sione di altre malattie, ecc.), che lo rendono 
di moderata utilità pratica. Il suo potere cu¬ 
rativo di recente, anche nel rapporto clinico- 
terapeutico dell’epidemia dell’Alsazia del 1930 
(Rohmer, Meyer, Tassavatz, Vallette e Niller- 
min) lascia qualcuno piuttosto scettico al ri¬ 
guardo e ultimamente anche Lechtenstein ha 
avuto risultati poco incoraggianti. 

È giustificato quindi 1 interesse verso la pro¬ 
duzione di siero antipoliomielitico per mezzo 
di animali. 

Negli Stati Uniti, Rosenow, Neustaedter, 
Baurhaftethro, Mizuni e Willy avevano prepa¬ 
rato dei sieri per inoculazione al cavallo di pro¬ 
dotti diversi, di bacteri, e specialmente di 
streptococchi isolati nei poliomielitici. Tali 


sieri si dimostrarono subito di poca efficacia 
ed il loro uso venne abbandonato. 

Risultati assai migliori si ottennero con il 
siero antipoliomielitico Pettit dell'Istituto Pa¬ 
steur, siero preparato dapprima con la inocu¬ 
lazione nel cavallo del midollo spinale di scim¬ 
mie morte di poliomielite; dal 1929 invece 
dalla scimmia stessa infettata di poliomielite. 
Naturalmente si deve sacrificare la scimmia, il 
che significa che tale siero implica spese as¬ 
sai forti. 

Il siero Pettit fino ad ora non si trova in 
commercio ed è prodotto solo in quantità mol¬ 
to limitate dall’Istituto Pasteur di Parigi. 

L’A. ha potuto trattare i-n. questi ultimi tem¬ 
pi 29 bambini con il siero suddetto. Mentre 
nei casi non trattati (10) o curati con siero 
di convalescenti (3), ha ottenuto per i primi 
in 1 caso la guarigione, e in 7 casi dei po¬ 
stumi, e 2 morti, e per i secondi in 1 caso 
guarigione in 2 oasi postumi, nei 29 trattati 
con il siero Pettit ha ottenuto guarigione com¬ 
pleta in 16 casi, postumi in 9 e morte in 4 
casi. 

L A. fa rilevare come i risultati ottenuti so¬ 
no assai confortanti, e si augura che anche da 
noi si possa presto iniziare la preparazione di 
siero antipoliomielitico, miei nostri Istituti Sie¬ 
roterapici, istituendo nelle nostre Colonie A- 
fricano allevamenti di ecenocefali, sufficienti 
almeno per le esigenze nazionali. 

C. Nervi. 

La cura del tetano coll’iniezione endora- 
ehidea di acido fenico. 

(Synn Suvansa. The Lancet, 16 maggio 1931). 

In poche malattie la prevenzione è così sem¬ 
plice e così desiderabile come nel tetano, ma 
la relativa rarità della malattia specialmen¬ 
te in alcune zone fa trascurare troppo spesso 
l’uso profilattico dell’antitossina. In Francia 
un comitato è stato incaricato di indicare qua¬ 
li sono i casi in cui si deve fare la profilassi 
specifica e si aspetta la relazione. 

Una difficoltà per la profilassi è data dal 
fatto che la maggioranza delle ferite che pro¬ 
vocano il tetano è rappresentata da piccole le¬ 
sioni per le quali non si chiama il medico. 
Inoltre ci sono casi in cui il tetano sia pure 
in forma mite, si manifesta nonostante l’uso 
profilattico dell’antitossina oppure casi in cui 
non si riesce a trovare la porta d’entrata del¬ 
l’infezione. 

La cura del tetano può essere diretta a neu¬ 
tralizzare la tossina, a evitare l’ulteriore as¬ 
sorbimento di tossina distruggendola nel fo¬ 
colaio d’infezione e a vincere gli spasmi. L’an¬ 
titossina si può introdurre tanto per la via 
endorachidea che per quella endomuscolare 
ed endovenosa. Nel 1917 Sherrington ha dimo¬ 
strato che una quantità adatta di antitossina 


[Anno XXXIX, Num. 20] 


SEZIONE PRATICA 


I 


773 


può impedire nella scimmia inoculata con ger¬ 
mi del tetano lo sviluppo della malattia e Pat- 
terson ha applicato questo principio all’uomo 
ottenendo 19 guarigioni su 26 casi di tetano 
già dichiarato. Egli iniettò aH’iiiizio della ma¬ 
lattia 100.000 unità per via endovenosa e 
40.000 per vie endomuscolare ripetendo l’inie¬ 
zione endovenosa ogni 12 ore e quella intra¬ 
muscolare ogni 4 ore fino a miglioramento 
del malato. In qualche caso è giunto a iniet¬ 
tare più di 2 milioni di unità. Secondo Man- 
son l’insuccesso della cura è dovuto quasi 
sempre all'inizio tardivo della cura specifica 
e all’insufficienza delle dosi. 

L’Autore riferisce su 14 casi di tetano cu¬ 
rati coll’iniezione endorachidea di acido feni¬ 
co. Egli si servì di soluzione di acido fenico 
1:400, che è la più forte che non altera i leu¬ 
cociti e la diluizione era fatta con soluzione 
fisiologica. La quantità da adoperarsi è idi 
30-40 cc. negli adulti e da 12-20 cc. nei bam¬ 
bini attorno ai 12 anni. In un caso ebbe una 
nefrite tossica da acido fenico, in vari casi eb¬ 
be eruzione cutanea comparsa a distanza varia 
dall’impiego e della durata di pochi giorni. 
Ebbe 10 casi di guarigione (e fra questi un 
caso di tetano dei neonati) e 4 casi di morte. 

R. Lusena. 

Il trattamento del kala-azar nel bambino. 

(P. Giraud e Coulange. Presse Méd. 3 febbraio 

1932). 

Fino a qualche anno fa si poteva dire che non 
esisteva alcun trattamento efficace del kala- 
azar e che tutti i bambini affetti da questa ma¬ 
lattia erano votati, almeno in gran parte, alla 
morte. Oggi, grazie all’introduzione dei sali di 
antimonio, la guarigione della leishmaniosi in¬ 
terna si ottiene in un gran numero di casi. 

Gli A A. hanno esperimentato i composti mi¬ 
nerali dell’antimonio e due composti organici, 
lo stibenvl ed il neostibosan. 

I .composti minerali vanno usati per via en¬ 
dovenosa in soluzione diluita 1-2 %. L’iniezio¬ 
ne deve essere rigorosamente endovenosa e 
sarà fatta più lentamente che siairà possibile, 
condizioni queste spesso difficili a realizzare 
in tutti i bambini. Si impiegherà per comin¬ 
ciare le dosi di 2-3 centigrammi. Queste dosi 
saranno progressivamente elevate fino a 4-5 
centigr., al di sotto di 3 anni, 6-7 centigr. 
fino a 10 anni, 8-10 centigr., al di sopra di 
10 anni. 

Per evitare l’accumulo del medicamento, le 
iniezioni saranno ripetute ogni 2-3 giorni nei 
bambini in buone condizioni, ogni 3-4 giorni 
nei bambini deboli o cachettici. 

TI numero delle iniezioni è assai variabile se¬ 
condo i malati. Bisogna evitare ad ogni costo 
ogni interruzione durevole del trattamento. Bi¬ 
sogna procedere in una sola serie di iniezioni 
continuando fino alla guarigione, per lenta che 


essa sia; ogni interruzione del trattamento pro¬ 
vocando in genere una ricaduta] e costituendo 
una causa di produzione della stibio-resistenza. 

Il grande inconveniente pratico del tratta¬ 
mento con i sali minerali di antimonio è dato 
dalla necessità di utilizzare la via endovenosa 
sempre delicata nei bambini troppo piccoli. 
In questi una tecnica comoda è quella di iniet¬ 
tare il prodotto nelle vene jugulari, rese tur¬ 
gide dal pianto del piccolo malato. 

Bisogna però riconoscere che la via intramu¬ 
scolare è molto più comoda, e gli AA. hanno a 
tale scopo utilizzato lo stibenvl e il neostibosan. 
Il primo non è più fabbricato. Il secondo si 
presenta come una polvere gialla che viene di¬ 
luita estemporaneamente, poiché le sue solu¬ 
zioni non si conservano a lungo. È ben tolle¬ 
rato dai tessuti e gli ascessi .consecutivi al suo 
uso sono molto rari. Nei bambini fino a 4 anni 
gli AA. consigliano di fare 8 iniezioni, di cui la 
prima di 5 centigr. le altre di 10 centgr., a 
giorni alterni. Terminata questa prima serie 
bisogna attendere 3 settimane o un mese per 
cominciare un nuovo trattamento, per evitare 
gravi fatti tossici. Nell’intervallo si metterà in 
opera la terapia adiuvante per migliorare lo 
stato generale. 

Per gli AA. l’iniezione endovenosa di com¬ 
posti minerali in una sola serie fino alla guari¬ 
gione completa è la terapia di scelta tutte le 
volte che sarà possibile farla. La terapia intra¬ 
muscolare, più comoda, si potrà tentarla in 
principio, sostituendola, con quella endovenosa 
in caso di insuccesso. 

Gli incidenti e gli accidenti della cura anti¬ 
moniale sono particolarmente numerosi e me¬ 
ritano di essere studiati, perchè spesso molto 
gravi. Si è già accennato agli ascessi. Nel corso 
della iniezione endovenosa possono insorgere 
degli accessi di tosse di estrema violenza con 
arrossamento della faccia e vomito, che però 
spariscono rapidamente. Si potranno evitare 
questi incidenti non forzando le dosi ed ese¬ 
guendo l’iniezione con molta lentezza. 

Ma, accanto a questi incidenti senza gravità 
esistono 3 sorta di accidenti gravi, l’intolle¬ 
ranza, l’intossicazione propriamente detta e 
la resistenza ai medicamenti. 

La stibio-intolleranza, accidente difficile a 
prevedere, può comparire alle prime iniezioni, 
anche se fatte a dosi minime, o ai trattamento 
avanzato. La temperatura si eleva bruscamente, 
si ha vomito, arrossamento, poi cianosi della 
faccia, tachicardia, dispnea, tosse intensa e 
spesso interviene la morte in qualche ora o in 
qualche giunto. Tali accidenti possono produr¬ 
si, in verità, nei bambini cachettici, anche sen¬ 
za alcuna terapia. Comunque, nei ‘soggetti 
molto defedati, specie con. album inuria, biso¬ 
gnerà usare) dosi iniziali molto deboli e distan¬ 
ziate; bisognerà sorvegliare il malato e inter¬ 
rompere la terapia in caso di reazione iperter- 
mica. Una volta comparsi gli accidenti, i ba- 



774 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Ntjm. 20! 


gni tiepidi, ripetuti ogni 3 ore, sembrano agli 
AA. il mezzo più efficace per lottare contro 
l’ipertermia. 

L’intossicazione per antimonio sopravviene 
al contrario progressivamente nel corso del 
trattamento, quando le dosi somministrate rag¬ 
giungono già una cifra importante. È più fre¬ 
quente durante la terapia intramuscolare ed è 
caratterizzata da febbre irregolare con grandi 
accessi febbrili pseudo-malarici, stato generale 
grave, pallore impressionante, caduta brusca 
del numero delle emazie, fenomeni emorra¬ 
gici, eruzioni cutanee di tipo diverso, gangre- 
ne buccali e tosse. Continuando in questi casi 
la terapia si arriva spesso alla morte. Cessando 
invece immediatamente il trattamento antimo¬ 
niale e mettendo in opera la terapia adiuvante, 
si ha presto un progressivo miglioramento e 
la guarigione può intervenire senza bisogno 
di riprendere il trattamento specifico. Gli A A. 
hanno anzi osservato che in certi casi partico¬ 
larmente ribelli bisogna arrivare fino alla pro¬ 
duzione di questo stato di intossicazione per 
ottenere la guarigione. 

La stibio-resistenza è il più spesso seconda¬ 
ria ad un trattamento mal regolato, troppo 
frequentemente interrotto o a dosi troppo de¬ 
boli, ed è più frequente quando si ricorre alla 
via intramuscolare. 

Basta in questi -casi cessare immediatamen¬ 
te le iniezioni e riprenderle poi a dosi suffi¬ 
cienti e per via endovenosa. Esiste poi una 
stibio-resistenza primitiva che si riscontra par¬ 
ticolarmente nei casi molto avanzati. In que¬ 
sti casi bisognerà ricorrere alle terapie stimo¬ 
lanti. Forse potrà essere utile anche la sple- 
nectomia per sopprimere il focolaio infettivo 
principale. Poi si riprende il trattamento an¬ 
timoniale a forti dosi, fino ai limiti dell’intos- 
sicazione. 

La terapia adiuvante, se non ha l importanza 
del trattamento antimoniale, non deve essere 
però dimenticata. I bambini affetti da kala- 
azar sono soggetti molto fragili, facile preda 
dei raffreddamenti, dei disturbi digestivi, del¬ 
le infezioni banali. È dunque preferibile evi¬ 
tare lai loro ospitalizzazione, causa di infezio¬ 
ni secondarie, quasi sempre fatali. Un tratta¬ 
mento con sangue totale, siero di cavallo, e- 
stratti di fegato ei di milza, raggi ultravioletti, 
sarà molto utile. 

Quanto ai risultati della cura antimoniale 
essi sono estremamente variabili, dai casi cui 
si ha una rapida guarigione fino a quelli in 
cui la terapia non. arriva ad evitare la morte. 

Nel più dei casi, al trattamento segue una 
prima fase negativa, durante la quale si ha 
un peggioramento. Dopo una o due settimane 
questa fase <si attenua progressivamente, la 
febbre diminuisce, il quadro morboso miglio¬ 
ra. La guarigione definitiva si annuncia con 


la caduta della temperatura, che. costituisce la 
guida più sicura per seguire l’evoluzione del 
kala-azar. Quando questa caduta della tempe¬ 
ratura è completa e regolare da 2-3 settimane, 
si è autorizzati a interrompere il trattamento. 
Bisogna però continuare a sorvegliare il ma¬ 
lato per evitare le ricadute, che oppongono 
alla terapia una resistenza molto maggiore 
dell’affezione primitiva. La milza può rimane¬ 
re ancora a lungo voluminosa. La mononu- 
cleosi persiste per molto tempo, come una ve¬ 
ra stimolata della malattia, che per altro, una 
volta guarita, non lascia alcuna traccia ulte¬ 
riore nell’organismo. 

Quanto alla percentuale di guarigione essa 
si può ritenere oscillante sul 71 % dei casi. 

C. Toscano. 

Sulla patogenesi delle emorragie nella feb¬ 
bre tifoide. 

(R. Dondi. Giornale del Medico Pralico , gen¬ 
naio 1932). 

È noto come spesso la nota emorragica do¬ 
mini la scena morbosa nella febbre tifoide: al¬ 
l'inizio con epistassi, a volte infrenabili, suc¬ 
cessivamente con emorragie gengivali, polmo¬ 
nari, intestinali, sottocutanee. Già la clinica 
antica aveva messo in evidenza che il sangue 
nella febbre tifoide appare poco coagulabile 
e Trousseau insisteva sul significato grave che 
assumevano le enterorragie allorché coincide¬ 
vano con emorragie nasali, polmonari, sotto- 
cutanee, essendo allora espressione di una di¬ 
scrasia emorragica contro la quale naufraga¬ 
vano interamente le risorse dell’arte medica. 

Nella febbre tifoide esistono insieme alte¬ 
razioni della crasi sanguigna e offesa anatomi¬ 
ca delle pareti vasali. Infatti il tasso emo- 
globinico, il numero degli eritrociti, il conte¬ 
nuto di fibrina, le sostanze albuminoidi del 
sangue diminuiscono; i leucociti neutrofili, che 
nei primi giorni di piressia aumentano leg¬ 
germente, diminuiscono progressivamente fi¬ 
no allo sfebbramento; le piastrine ed i lin¬ 
fociti diminuiscono anch’essi, gli eosinofili 
scompaiono completamente o quasi fin dal¬ 
l’inizio della malattia. Una inibizione tossica 
incombe sulla leucogenesi midollare. 

D’altra parte, nell’acme della malattia esi¬ 
stono, secondo Weisel, alterazioni della tu¬ 
nica media dei vasi, sopra tutto una grave 
offesa del tessuto elastico. 

Il meccanismo patogenetico delle enterorra¬ 
gie non, consiste sempre nel distacco dell’esca¬ 
ra e nella erosione di un vaso intestinale, nè 
tali fatti si possono invocare quando si tratta 
di spiegare le emorragie intestinali precoci. 
P. Emile-Weil e Robert Levy hanno potuto 
stabilire che la febbre tifoide, come può de¬ 
terminare una manifestazione emorragica in 


[Anno XXXIX, Num. 20J 


SUZIONE PRATICA 


775 


un emogenico costituzionale, può anche crea¬ 
re ex novo una sindrome emogenica transi¬ 
toria . 

Mikulowski impernia la patogenesi delle e- 
morragie tifose sullo stato di patimento del 
fegato con conseguente diminuzione del fibri¬ 
nogeno. Altri fatti delineano nettamente l’in- 
. fluenza della milza sull’arresto delle emor¬ 
ragie. 

Concludendo vari fattori concorrono a de¬ 
terminare i fenomeni emorragici nel corso 
della febbre tifoide. È pertanto utile ricercare 
sin dallo inizio della febbre tifoide gli ele¬ 
menti della sindrome emogenica per tentare 
la correzione del « suolo ematico ». 

C. Toscano. 

ONCOLOGIA. 

Il metodo di deviazione del complemento 
di Hirzfeld per la diagnosi dei tumori 
maligni. 

<F. P. Tinozzi. Diagnostica e Tecnica di La¬ 
boratorio, 25 gennaio 1932). 

Numerose sono le reazioni proposte per la 
diagnosi dei tumori maligni, che si basano 
sulla eventuale presenza nel siero neoplastico 
di anticorpi specifici, la cui produzione nel¬ 
l’organismo sarebbe dovuta non al fattore e- 
tiologico del cancro, ma alle cellule tumorali 
stesse che agirebbero da materiale eterogeneo 
e da antigeni : queste reazioni si eseguono 
specialmente col metodo della deviazione del 
complemento dopo il tentativo infruttuoso di 
Pfeiffer e Fin ster er di mettere in evidenza il 
neoplasma, iniettando alle cavie siero di can¬ 
ceroso, in cui si pretendeva la esistenza di an- 
ticorpi anafilattici. La prima idea di utilizzare 
la deviazione del complemento per la diagno¬ 
si dei tumori maligni devesi ai von Bergmann 
e Keuthe che sin dal 1906 proposero una rea¬ 
zione, la quale ebbe il più completo insuc¬ 
cesso; dopo di essi una schiera di ricercatori 
proposero altre reazioni, basate tutte sullo 
stesso principio ma in cui variava la qualità 
dell’antigene. In complesso nessuna di queste 
reazioni ha resistito al controllo della critica 
sperimentale che ha dimostrato essere mol¬ 
lo dubbia la loro specificità. Una nuova rea¬ 
zione di deviazione del complemento è stata 
di recente proposta dall’llirzfeld : questo au¬ 
tore, in base ai suoi lavori compiuti in col¬ 
laborazione con Halber e Laskowski afferma 
che la possibilità sia di influire per via siero- 
terapica sulle cellule cancerigne, sia di sta¬ 
bilire la presenza di esse nell’organismo con 
l’aiuto di metodi immunbiologici, deve avere 
la sua base nella, specificità sierologica di 
esse cellule. Ammesso il fatto che le cellule 
cancerigne si possono sierologicamente diffe¬ 
renziare dalle cellule normali, viene sponta¬ 


nea la domanda se sia possibile di trovare 
anche nel siero di ammalati di cancro pro¬ 
prietà che si possano mettere in evidenza col 
metodo della deviazione del complemento. Ed 
infatti in. un primo tempo Hirzfeld e la sua 
scuola tentarono di eseguire la ricerca facen¬ 
do uso di quegli estratti cancerigni, che rea¬ 
givano fortemente con gli immunsieri dei co¬ 
nigli; senonchè i risultati furono compieta- 
mente negativi; in un secondo tempo però ag¬ 
giungendo all’estratto una soluzione di cole¬ 
sterina, la sensibilità degli estratti si accreb¬ 
be da 10 a 100 volte e fu possibile mettere in 
evidenza nel siero di cancerosi degli anticorpi 
verso gli antigeni cancerosi alcool-solubili. 

L’anligene è preparato in modo semplice: 
al tessuto cancerigno, tagliuzzato finemente, 
si aggiunge alcool a 96° in quantità di 1 su 
10 e la sospensione si agita bene in un reci¬ 
piente contenente delle perline di vetro. Per 
nove giorni si tiene il recipiente in stufa a 
37", avendo cura di agitarlo di tanto in tanto, 
dopo di che si filtra la miscela in carta- bi¬ 
bula. Per la preparazione della diluizione an- 
ligene si mescolano rapidamente cmc. 0,30 di 
estratto alcoolico tumorale con cmc. 0,20 di 
sol. ale. di colesterina all’ 1 % e poi con 
3 cmc. di sol. fisiologica. 

La reazione si fa con quattro provette: 
Hirzfeld considera come positivi quei sieri, nei 
quali già nella prima provetta vi sia una for- 
le inibizione della emolisi, mentre una scarsa 
inibizione è da considerarsi come dubbia. 

L’A. ha voluto controllar© il valore clinico 
e pratico delta nuova reazione. Riassumendo 
i risultati ottenuti eseguendo la reazione sul 
siero di 50 infermi di carcinoma, 2 di sarco¬ 
ma, 30 individui normali e su 5 sieri di si¬ 
filitici con reazione di Wassermann fortemen¬ 
te positiva, l’A. rileva come nei cancerosi la 
reazione abbia dato risultato positivo nel 76 % 
dei casi e negativo nel 10 %. 

Negli individui normali però la reazione è 
risultata decisamente negativa solo nel 40 % 
dei casi e positiva in olire il 36 % dei casi. 
T sieri con W. R. fortemente positiva hanno 
dato tutti risultato positivo. I carcinomi a lo¬ 
calizzazione superficiale sono quelli che più 
facilmente hanno dato risultati negativi e 
così pure tutti i Carcinomi iniziali. Vi è indi- 
pendenza, in generale, per il risultalo della 
reazione, fra la provenienza dell’estratto tu¬ 
morale e la localizzazione del tumore che si 
vuol diagnosticare. 

Per quanto sia alla la percentuale di risul¬ 
tali positivi ottenuta nel cancro, l’essere la 
reazione positiva con alta percentuale nei sie¬ 
ri normali, nei sieri con W. R. positiva e 
nella gravidanza, fa pensare che, oltre a fat¬ 
tori specifici, altri fattori debbano entrare in 
giuoco nella reazione e forse anche la ele¬ 
vata labilità nel siero delle globuline. D’altra 



770 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 20] 


parte la reazione non può considerarsi come 
reazione diagnostica precoce e per la sua 
tecnica complicata, in rapporto ai risultati ot¬ 
tenuti non può essere considerata come un 
metodo capace di poter entrare, per ora, nel¬ 
la pratica clinica e diagnostica. 

G. La Cava. 


Il riconoscimento radiologico precoce delie 
metastasi neoplastiche dello scheletro. 


(F. Perussia. La Radiologia Medica, novem¬ 
bre 1931). 

Il riconoscimento radiologico precoce delle 
metastasi cancerigne dello scheletro è molto 
difficile, in quanto mancano caratteristiche 
specifiche dell’alterazione elementare, sia essa 
a carattere osteolitico od osteoplastico. Quan¬ 
do è nota 1’esistenza di un tumore primitivo 
dell’organismo e l'attenzione è richiamata dal¬ 
l’insorgenza di dolori, specialmente alla co¬ 
lonna vertebrale ed al bacino, allora le mag¬ 
giori difficoltà risiedono nell'eliminare le cau¬ 
se di errore dovute ai confini mal netti fra il 
normale ed il patologico ed alla sovrapposi¬ 
zione di immagini fallaci, estranee allo sche¬ 
letro. Quando manchi la conoscenza del tu¬ 
more primitivo extraosseo, le difficoltà sono 
molto aumentate in quanto la stessa alterazio¬ 
ne morfologica elementare può derivare da un 
tumore primitivo dello scheletro, peggio an¬ 
cora se diffuso, come il mieloma multiplo, e 
da osteopatie a carattere distrofico od infiam¬ 
matorio cronico, non esclusa la linfogranulo- 
matosi. 

Lo studio sistematico di tutto lo scheletro, 
e sopratutto la ripetizione in serie di radio¬ 
grafie tecnicamente perfette, ad intervalli di 
tempo, valgono il più spesso a conferire cer¬ 
tezza a segni inizialmente solo sospetti o per¬ 
fino misconosciuti. C. Toscano. 


Metastasi multiple al fegato da carcinoma 
mammario primitivo per via linfatica 
retrograda. 


(L. Minucci Del Rosso. Minerva Medica, 18 
febbraio 1932). 

L’A. espone il caso di una donna di 42 anni 
che 7 mesi dopo l'insorgenza di un cancro 
della mammella destra, presenta i primi se¬ 
gni della ripetizione metastatica al fegato. 

Dopo qualche tempo la sintomatologia epa¬ 
tica predomina nel quadro: compare Utero, 
versamento addominale, il fegato acquista un 
volume notevole e infine la paz. muore. L’au¬ 
topsia oltre al tumore mammario -e ad un e- 
norme fegato neoplastico, mette in evidenza 
due ghiandole ingrossate dietro il margine de¬ 
stro dello sterno, lungo la mammaria interna, 


e che esaminate al microscopio si dimostrano 
anch’esse sede di neoplasma. 

Quale via ha seguito il cancro del seno per 
giungere al fegato? Due sono le teorie avan¬ 
zale a spiegare simili evenienze : la teoria em- 
bolica per penetrazione nei linfatici regionali 
e quindi nel dotto toracico, nel circolo veno¬ 
so ecc., ovvero per penetrazione diretta del 
neoplasma in un vaso sanguigno e la teoria 
della permeazione linfatica di Handley. Ma 
contro la prima vi sono molte obbiezioni fra 
cui principalmente quella che se il neoplasma 
seguisse tali vie i nodi secondari dovrebbero 
essere ripartiti ugualmente in tutti gli organi 
o per lo meno nei polmoni. 

Più verosimile invece è l’ipotesi di Ilandley 
secondo cui la propagazione avviene lungo le 
vie linfatiche per accrescimento attivo delle 
cellule neoplastiche, indipendentemente quin¬ 
di dalla direzione della corrente linfatica. Sia 
la mammella come il fegato posseggono lin¬ 
fatici tributari delle linfoghiaodole sternali. 
Per il tramite di questa via di connessione 
tra i due organi, per un processo di linfangite 
cancerosa, e facendo tappa ai gangli sternali, 
il tumore ha potuto diffondersi in via retro¬ 
grada dalla mammella al fegato. 

Anton iazzi. 

Tumori della mammella maschile. 

(Morelli. Giornale di Medicina Militare, fa¬ 
scicolo IV, 1931). 

I tumori della mammella maschile sono, 
com’è noto, piuttosto rari; quelli maligni pre¬ 
dominano sui benigni. In genere si afferma 
che il carcinoma mammario maschile ha un 
decorso più lungo, perchè l’aumento di volu¬ 
me è più lento, anche perchè si manifestereb¬ 
be prevalentemente in forma scirrosa : che le 
recidive sono più rare e più tardive che nella 
donna. 

Sono pertanto particolarmente interessanti i 
due casi illustrati dall’A. 

II primo, un mixoadenoma, insorto in un 
individuo sessantenne; il tumore aveva rag¬ 
giunto un volume enorme ed un peso di ol¬ 
tre due chilogrammi, determinando anche un 
certo grado di marasma. Il tessuto mixoma- 
toso preponderava sugli altri. 

Il secondo, un carcinoma, a decorso rapi¬ 
dissimo e di estrema malignità in un uomo 
sessantaduenne; dopo ampia ablazione si ebbe 
recidiva e metastasi pleuro-polmonari alla di¬ 
stanza di un mese circa dall’intervento. La 
costituzione morfologica di quest’ultimo tu¬ 
more s’identifica con quella forma che Delbet 
descrive come « carcinoma a cellule indipen¬ 
denti », raro a riscontrarsi nell’uomo e non 
molto frequente nemmeno nella donna. A que¬ 
sta forma è attribuita la massima malignità. 

Giacobbe. 



[Anno XXXIX, Num. 20J 


SEZIONE PRATICA 


777 


Le forme cliniche del cancro dell’esofago. 

(Bremond. Marseille méd ., a. 37°, n. 9). 

Noi possediamo nozioni esatte sul cancro 
dell'esofago soltanto dall’èra esol’agoscopica : 
prima della scoperta dell’esofagoscopio la dia¬ 
gnosi di cancro dell'esofago veniva posta in 
due casi o quando la neoplasia ulcerando la 
cartilagine laringea sporgeva nella regione cer¬ 
vicale, ovvero quando, avendo invaso l’epi¬ 
glottide permetteva in alcuni soggetti con la 
semplice depressione della lingua di far scor¬ 
gere il tumore. Fino a 30 anni fa insomma il 
cancro dell’esofago più che affermato era sup¬ 
posto e confuso con i restringimenti sifilitici, 
le lesioni tubercolari, ecc. Ora possiamo dire 
che le stenosi sifilitiche dell’esofago sono ra¬ 
re, che le stenosi tubercolari non esistono, 
che il ganglio di Troisier dato caratteristico 
dei cancri, ed ai quali si faceva ricorso, è di 
comparsa tardiva e rara ed è testimone di 
un'affezione cancerosa che può esistere oltre 
che nello esofago in alti* organo. Oggi possia¬ 
mo svelare fin dall’inizio le manifestazioni 
cancerose esofagee. 

Le manifestazioni in verità non sono molte: 
il sintonia unico, rivelatore è la disfagia. Que¬ 
sta ha inizio brusco con sensazione di arresto 
nella discesa dei bolo alimentare. L’arresto 
dopo qualche minuto, grazie al peristaltismo 
esofageo od all’ingestione di un sorso di ac¬ 
qua, cede, e molti giorni possono anche pas¬ 
sare prima che si ripresenti il disturbo il 
quale pel progredire dell’affezione diviene sem¬ 
pre più frequente : il malato spontaneamente 
mastica maggiormente i cibi, mangia più len¬ 
tamente, deglutisce a piccoli bocconi, di poi 
spontaneamente modifica il suo regime la¬ 
sciando il pane, la carne, ricorrendo a cibi 
liquidi o semiliquidi. Ma in seguito l’arresto 
si produce lo stesso, si accompagna a senso 
di peso, sopra viene vomito, senza nausea di 
contenuto talora appartenente ai giorni pre¬ 
cedenti. L’odore svela la fermentazione di es¬ 
si. Da quel momento l’ammalato dimagra, 
compare la cachessia. È nei neoplasmi dell’e¬ 
sofago che l’intossicazione cancerosa raggiun¬ 
ge il massimo. Sopravviene una vera disidra¬ 
tazione, con sete e così si giunge alla morte. 

In un certo numero di casi si aggiungono 
dolori toracici, però raramente. 

Le complicazioni evolutive di questa malattia 
descritte nei trattati classici sono teorie più 
che realtà. La malattia in genere non fa vi¬ 
vere al di là dei sei mesi, dieci mesi. È più 
rapida nei giovani, più rapida nelle donne. 

L’A. nell'Hotel Dieu ha notato dal 1922 
al 1929, 86 casi di cancri dell’esofago, cifra 
vicina a quella dei cancri della lingua. In essi 
nota una sola donna di 41 anni; negli uomini 
il più giovane aveva 48 anni, il più anziano 


78. Dunque è un tumore eccezionale nella 
donna, frequente negli uomini anziani. 

L’esofagoscopia ci ha permesso sempre più 
di precisare la sede di tali tumori : nei casi 
osservati dall’A. due avevano sede al cardias, 
due All’imbocco esofageo, cioè nell’unico pun¬ 
to aggredibile dalla chirurgia, tre nel limite . 
fra le porzioni cervicale e toracica, 79 nei due 
terzi inferiori dell’esofago con una maggior 
frequenza a 32 cm. dalle arcate dentarie. 

L’aspetto può essere vegetante, od ulceroso, 
od infiltro stenosante. La più frequente è la 
forma ulcerosa. 

Le cause di errore nella diagnosi di cancro 
dell’esofago, sono rappresentate dallo spasmo 
esofageo, dall’esofagite infiammatoria, dal me¬ 
gaesofago, dai diverticoli. 

La prognosi del cancro esofageo è assolu¬ 
tamente letale ; sono rimedi palliativi la ra¬ 
dioterapia, la telecurieterapia (quando non ac¬ 
celera la evoluzione!) la gastrostomia. 

Monteleone. 


Sarcoma primitivo dello sto 


n 


aco. 


(A. Gómez y Gómez. Rev. de Cinigia de Bar¬ 
celona , settembre 1931). 


L’A. riporta un caso di sarcoma primitivo 
dello stomaco. 

Si trattava di una donna di 67 anni in con¬ 
dizioni generali assai scadenti che da circa tre 
mesi aveva notato la presenza di una tumefa¬ 
zione al mesogastrio con dolori generalizzati 
a tutto l’addome con predominio di intensità 
all’epigastrio. Tali dolori aumentavano di in¬ 
tensità con l’ingestione di cibi e si alleviavano 
col vomito. La tumefazione andò rapidamente 
aumentando di volume nei giorni successivi. 
Obbiettivamente si apprezzava* una tumefazione 
in corrispondenza del mesogastrio mobile coi 
movimenti respiratori e spostabile con i movi¬ 
menti che le si imprimevano arrivando fino al 
pube quando l’ammalata assumeva la posizione 
eretta. 

Radiologicamente si notava clic la conves¬ 
sità normale del fondo dello stomaco era sosti¬ 
tuita da una convessità a margini però ben 
delimitati e mobili durante i movimenti peri¬ 
staltici e con la pressione manuale. 11 chimi¬ 
smo frazionalo dava un’ipocloridria. 

Data la rapida evoluzione della malattia, la 
grande mobilità della tumefazione che faceva 
pensare a una sede extragastrica si fece diagno¬ 
si di sarcoma dell’epiploon gastro-colico. 

All’atto operativo si rinvenne una tumefa¬ 
zione grande, bilobata, impiantata sulla: faccia 
posteriore dello stomaco per un grosso pedun¬ 
colo. Fu praticata la resezione con anastomosi 
termino-laterale alla Polya. L’inferma morì in 
3 a giornalai per peritonite. 

L’A. si ferma a parlare dell’errore di loca¬ 
lizzazione diagnostica. Fa una rapida rassegna 



778 


cc IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num 20] 


dei casi simili pubblicati e dice che su un to¬ 
tale di 335 casi di sarcoma- gastrico primitivo 
controllati all’atto operativo o all’autopsia, solo 
nel caso di Escudero la -diagnosi fu esatta per 
natura e per sede della neoplasia. 

Poiché se il tumore ha sede gastrica diffi¬ 
cilmente si pensa al sarcoma e la diagnosi più 
comune è quella di cancro. 

Nel caso invece di sede extragaslrica è fa¬ 
cile la diagnosi di natura ma diviene difficile 
la localizzazione esatta. Infatti esistono nella 
letteratura casi in cui un sarcoma gastrico fu 
confuso con cisti dell’ovaio, del mesentere, tu¬ 
mori del pancreas, del fegato, deh'utero, del¬ 
l’epiploon. 

Per tali ragioni l’A. conclude dicendo che 
la diagnosi esatta per sede e per natura di sar¬ 
coma gastrico non è possibile prima dell’inter¬ 
vento o dell’autopsia. A. Calcagni. 

Diagnosi, cura, reperto anatomopatologico 
ed esiti del cancro rettale desunti dallo 
studio di 57 casi. 

(Novi. Annali Italiani di chirurgia, nov.-dic., 

1931). 

L’A. fa uno studio completo e dettagliato sui 
cancri del retto desunto dagli interventi pra¬ 
ticati nella Clinica Chirurgica di Bologna nel 
decennio 1920-1930. Su più di 1100 individui 
affetti da tumori maligni in genere, nel sud¬ 
detto periodo, vi furono 57 neoplasie rettali e 
cioè il 5,4 %. 

In rapporto agli altri tumori del tratto in¬ 
testinale il cancro del retto ha una frequen¬ 
za assai elevata che secondo la statistica di Tut- 
tle del 1905 arriva fino al 70-80 %. 

I 57 casi dell’A. furono riscontrati fra 135 
tumori del tubo intestinale e cioè in una per¬ 
centuale abbastanza elevata del 43 %. Riguar¬ 
do all’età vi furono 6 casi fra i 21 e i 30 anni 
e fra questi uno di 21 e due di 23 anni; 7 fra 
31 e i 40 anni; 18 fra i 41 e i 50; 14 fra i 51 
e i 60; 11 fra i 61 e i 70; ed uno di 71 anni. 

II sesso più frequentemente colpito è quel¬ 
lo maschile nella percentuale del 58 %. 

Riguardo all’eredità diretta- nel cancro del 
retto l’A. ha osservato nei suoi 57 casi che in 
12 di essi esistevano congiunti prossimi con 
carcinomi, in qualche caso anche dello stesso 
organo, e cioè nel 20 %. Fra le cause predi¬ 
sponenti FA. rileverebbe la presenza di emor¬ 
roidi o anche di un semplice prurito anale, che 
egli avrebbe trovato presente 9 volte. 

Riguardo alla operabilità di questi tumori 
FA. non dà delle regole fisse poiché ogni chi¬ 
rurgo è guidato dalla propria esperienza e dal 
tipo di operazione che usa o che intende ap¬ 
plicare. Tutto ciò dipende dalla estensione del 
tumore, dalle aderenze da esso contratte, dal¬ 
le eventuali metastasi, e principalmente dalla 
età e dalle condizioni generali del malato. 


Il trattamento chirurgico si distingue in pal¬ 
liativo e radicale. Il primo cioè la formazione 
di un ano contro matura va applicato a quei 
casi in cui vi sono già in atto complicazioni 
o metastasi. 

L'intervento radicale nei casi operati è stato 
praticato costantemente per via cocciperineale. 

Fra i 57 casi ne furono dichiarati assoluta- 
mente inoperabili 12. 

Fra i rimanenti fu praticata una operazione 
palliativa (ano-contro-natura, sigmoideo), in al¬ 
tri 12 e di questi in 3 casi si ebbe la morte do¬ 
po poco tempo, in altri 3 dopo pochi mesi, in 
5 casi dopo 7-8 mesi ed in 1 dopo 2 anni. 

Erano però tutti casi assai gravi con fatti 
di occlusione o stenosi notevole, che lasciati a 
sè sarebbero morti a brevissima scadenza. 

Nei rimanenti 33 casi fu eseguita l’amputa¬ 
zione per via cocci perineale, provvedendo in 25 
casi anche alla resezione del coccige ed in 6 
di parte del sacro. Solo in 3 casi l’operazione 
radicale fu preceduta dalla formazione di un 
ano contro natura sigmoideo e fra questi uno 
sopravvisse oltre 5 anni, un secondo solo po¬ 
chi mesi ed un terzo un mese soltanto. In que¬ 
sti soggetti non si è mai provveduto a rista¬ 
bilire la via normale alle feci. 

• Riguardo agli esiti lontani fra i 33 operati 
radicalmente si ebbero 3 decessi immediati o 
quasi; 12 sopravvissuti per quasi un anno; 11 
per oltre un anno; 5 oltre 2 anni; 1 oltre cin¬ 
que anni ed 1 per 6 anni. 

Dal punto di vista istologico furono rinve¬ 
nuti 17 volte un cancro cilindro-cellulare; 9 
volte c. gelatinoso o colloide; 3 volte can¬ 
cro midollare; 3 volte c. fibroso ed 1 volta un 
ep-it. malpighiano. A. Calcagni. 


EW* Si è in questi giorni pubblicato : 

Dott. Guido Egidi 

• Docente di Clinica Chirurgica nella R. Università 
Chirurgo Primario nell’Ospedale di S. Spirito di Roma 

Trattamento delle lesioni cranio-cerebrali 

traumatiche (escluse quelle da arma da fuoco). 

Atlante dimostrativo 

Si compone di 12 pagine di Premessa e di 62 niti- 
dissime figure, tutte con relativa spiegazione, stam¬ 
pate su 30 tavole racchiuse, ma snodate e collegate con 
due perni d’ottone, in elegante Album rilegato alla 
bodoniana. 

Prezzo L. 30 più le spese postali di spedizione. Per i no¬ 
stri abbonati sole L. 25,90 in porto franco. 


Avvertenza . — Le figure del suddetto Atlante dimostrativo 
vengono illustrate in modo esauriente dalla Relazione, fatta 
dal predetto Prof. Egidi, al XXXVII Congresso della Società 
Italiana di Chirurgia, volume di 156 pagine, che è ceduto ai 
nostri abbonati per sole L. 1 O96O m porto franco. Co¬ 
loro che già posseggono questo volume possono richiedere il 
solo Atlante, inviando relativo Vaglia all’Editore LUIGI POZZI, 
Ufficio Postale succursale diciotto, Roma. 

N.B. — Inviando L. 3 5 Sl riceverà l’Atlante ed il volume. 


[Anno XXXIX, Num. 20] 


sezioni: pratica 


779 


STORIA DELLA MEDICINA 


Francesco Pucci notti e la “ 


ii 


edicina civile,,. 


P. L. Papanli (I) irievoca la figura dell’urbi- 
iniaito Francesco Puccinotti che fu assunto nel 
1838 alla cattedra di medicina civile (.com¬ 
prendente l'igiene pubblica e la medicina le¬ 
gale) nell’Università di Pisa. 

Oratore di non comune facondia egli seppe 
fin dalla prolusione attrarre a se larga schie¬ 
ra di uditori. Grande clinico e scienziato, fu 
nei primi anni della carriera medico condot- 
lo_ e legato di amicizia a Giacomo Leopardi. 
Il suo nome è soprattutto noto per la gran¬ 
diosa opera di storia della medicina, che non 
a torto fu definita un vero monumento di glo¬ 
ria nazionale. Filosofo, letterato, umanista, 
presentò in sè armonicamente congiunte ad 
un carattere adamantino le più grandi virtù 
della mente e del cuore. 

Il Prof. Papanti illustra in questo suo lavoro 
il geniale contributo che il Puccinotti ha por¬ 
tato nella medicina sociale e più specialmente 
nella medicina del lavoro. Ne diamo qui qual¬ 
che accenno, rimandando per più ampie no¬ 
tizie al lavoro originale. 

Intravide il Puccinotti, fin d allora un vasto 
campo di applicazione della medicina, non 
più racchiusa in sè stessa per limitare i suoi 
benefici alla cura delle malattie, ma che « con 
una mano esplora la vita dell’individuo, men¬ 
tre distende l’altra sul cuore della Società e 
ne misura le forze ed i salutevoli fonda¬ 
menti ». 


Ed ecco il Puccinotti interessarsi all’edu¬ 
cazione fisica della gioventù, alle costruzioni 
carcerarie e prefiggersi come obbiettivo prin¬ 
cipale della medicina rispetto all’economia 
pubblica, la conservazione della vita al lavo¬ 
ro, il modo di rendere il lavoro innocuo alla 
vita, la cooperazione con la scienza politica 
per l’assistenza sociale. 

L’A. entra nella disamina di questi concet¬ 
ti, che il Puccinotti ha svolto nelle sue opere 
e ne tratteggia le idee principali. Egli aveva 
osservalo i perniciosi abusi che allora si com¬ 
pievano specialmente sfruttando a sangue i 
fanciulli con orari e lavori estenuanti ed in¬ 
voca la voce autorevole delle Commissioni sa¬ 
nitarie per ridurre il lavoro a condizioni uma¬ 
ne, facendo notare come toccasse ai medici 
l’investigazione degli elementi sociali del la¬ 
voro per proporre i convenienti rimedi. 

Anche del problema delle risaie in rapporto 
con la salute pubblica si occupò il Puccinotti, 
con osservazioni e rilievi che anche oggi non 
hanno perduto di attualità. 


(1) Il contributo di Medicina del Lavoro nella 
Medicina Civile di Francesco Puccinotti. Casa ed. 
Cav. F. Luchetti, Cingoli (Marche). 


Figura complessa e vasta mente lungimi¬ 
rante a proposito della quale, giustamente l’A. 
si augura che debba venire una completa ed 
esauriente biografia che mette bene in luce 
E òpera di questo nostro grande. 

fil. 


CENNI BIBLIOGRAFICI.( l ) 

Schmitt Willy. Kolloidreaktioncn dcr Rucken- 
markflussigkeit (Technik, Klinik u. Theo- 
rie). T. Steinkopff, Lipsia 1932. RM. 12,50. 

È un volume di oltre 150 pagine che tratta 
esclusivamente delle reazioni colloidali sul li¬ 
quido cefalo-rachidiano. Esso si presenta par¬ 
ticolarmente utile per il medico pratico e per 
chi si dedica a ricerche di laboratorio poiché 
accanto alla descrizione esatta e particolareg¬ 
giata della tecnica espone i risultati che si 
presentano nelle varie affezioni del sistema 
nervoso ed indica la varia importanza delle di¬ 
verse reazioni colloidali nelle diverse malat¬ 
tie nervose. Inoltre indica quali possano essere 
le diverse cause di errore che si verificano 
nella esecuzione delle varie reazioni e nella lo¬ 
ro interpretazione. Da ultimo espone un raf¬ 
fronto fra i risultati ottenuti con le varie rea¬ 
zioni colloidali e .con le altre indagini che 
abitualmente si compiono sul liquido cefalo- 
rachidiano. ir. 

P. Gius. Anatomie élémentaire des centres 
nervenx et da sytnpatique. Edilore Masson, 
Parigi. Fr. 24. 

La seconda edizione di questo libro com¬ 
pare a breve distanza dalla prima. 

È un’esposizione chiara e succinta dell’ana¬ 
tomia del sistema' nervoso centrale e vegeta¬ 
tivo con gli opportuni riferimenti fisiologici, 
che mettono in grado il lettore di orientarsi 
in problemi clinici. 

La parte riguardante il simpatico ed il pa¬ 
rasimpatico è adeguatamente aggiornata. 

Dr. 

II. Roger. Les troubles dii sommcil. Masson 
et C., Paris, 1932. 

11 piccolo volume dell’illustre neurologo di 
Marsiglia non ha la pretesa di dire cose nuo¬ 
ve e di colmare una lacuna di un argomento 
sul quale, anche in Italia, non mancano delle 
buone monografie; basti ricordare quelle ec¬ 
cellenti del Salmon e quella del Romagna-Mai- 
noja. Ma ha il grande merito di presentare in 
forma piana, lucida, brillante, le varie com- 
>1 realissime questioni, che si riconnettono al- 
a fisiologia ed alla patologia del sonno, aven- 


(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui 
si desidera la recensione. 



780 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 20] 


do di mira di mettere alla portata anche dei 
colleglli non specialisti quanto su questo ar¬ 
gomento loro può riuscire utile nel a pratica 
giornaliera. 

L’A. dedica il primo capitolo allo studio del 
meccanismo del sonno normale, del quale 
studia i tre elementi costitutivi (sonno vege¬ 
tativo, sonno cerebro-spinale, sonno psichico), 
ognuno dei quali può essere perturbato in mo¬ 
do differente nelle sindromi insonniche, iper- 
somniche e parasomniche. A ciascuna di que¬ 
ste specie di sindromi sono dedicali gli altri 
capitolo dell'opera; così nel secondo sono trat¬ 
tate le iposomnic o insonnie ed è sviluppata 
specialmente la parte riguardante la cura di 
questi disturbi. Le ipersomnie sono distinte 
in continue della durata di parecchi giorni e 
più settimane e in parossistiche della durata 
di qualche minuto o di qualche ora (narcolep- 
sia). Infine l’A. tratta brevemente di alcuni 
disturbi non molto frequenti, che raggruppa 
sotto il nome di parasomnie, fra i quali com¬ 
prende: i sogni, gli incubi, il sonnambuli¬ 
smo, i sobbalzi preipnici, la cataplexia del ri¬ 
sveglio, lo stridore dei denti, i movimenti rit¬ 
mici del capo e degli arti durante il sonno, 
ecc. Di ognuno dei disturbi insomnici o para- 
somnici è detta la possibile cura più appro¬ 
priata. G. Ayala. 

A. Austregesilo. Consejos praticos a los ner- 

viosos. Editore Morata, Madrid. Pesetas 5. 

In questo piccolo volume sono indicate le 
norme che medici e malati devono seguire per 
la cura degli stati di nervosismo. 

Sono consigli pratici, dettati dal buon sen¬ 
so ed esposii in forma semplice ed accessibile 
a tutti. G. D. 

A. Austregesilo. FI mal del la vida. Pesetas 5. 

La vita è un bene o un male? Ecco il pro¬ 
blema. 

L’A. discute della felicità e della infelicità, 
termini relativi dipendenti più dalle nostre 
condizioni interne che da quelle esterne, del- 
l’ottimismo e del pessimismo, concezioni fi¬ 
losofiche suggerite più dagli stati sentimen¬ 
tali chet da fredde considerazioni. 

La sintesi del libro ad intonazione ottimista 
è che il miglior vivere è determinato dal sa¬ 
per pensare, dal sapere sentire, dal sapere a- 
gire. Dr. 

P. Plaut. Dei' Zeage and scine anssQge in 

Strafprozess. Editore Thieme, Lipsia, Mar¬ 
chi 20. 

È una trattazione sulla psicologia dei testi¬ 
moni in processi penali a seconda del loro 
temperamento, della loro costituzione, della 
loro cultura, della loro posizione sociale. 

Uno speciale capitolo è dedicato alla men¬ 
zogna. 


È un libro molto interessante e utile per i 
medici per i suoi riferimenti psicopatologici e 
medico-legali. Dr. 

R. Kell. Pedagogia sexuual. Editore Morata, 
Madrid. Pesetas 12. 

È un ottimo manuale di eugenica pratica. 
Son passati in rassegna i fattori della dege¬ 
nerazione della specie ed i loro meccanismi 
di azione. 

Quindi sono esposti i fondamenti dell’eu¬ 
genica ed indicati i suoi metodi medici, poli¬ 
tici ed educativi. Dr. 

R. Tòtoro. La personalità delVuomo mediter¬ 
raneo. Editore Idejlson, Napoli. Prezzo 
L. 12. 

Con voli piuttosto pindarici LA. passa in 
rassegna le fasi dell’umanità mediterranea dal¬ 
l’epoca micenea a quella moderna. 

Un libro più di poesia, che di scienza. 

G. D. 


ACCADEMIE, SOCIETÀ 5 MEDICHE, CONGRESSI 

R. Accademia Medica di Roma. 

Seduta ordinaria del 30 marzo 1932. 

Presiede il prof. S. Baglioni, presidente. 

Della resezione di segmenti delle catene laterali del sim¬ 
patico per disturbi trofico-vascolari degli arti. 

Prof. A. Chiasserini. — L’O. riferisce circa 
quanto concerne la propria esperienza sulla 
resezione di segmenti delle catene laterali del 
simpatico cervico-toracico o lombare. Fino ad oggi 
egli ha eseguito 32 di tali interventi su 30 pa¬ 
zienti. Si intrattiene sulle indicazioni e controin¬ 
dicazioni, sulla tecnica operatoria, e sui risultati. 
Presupposto dell’intervento è la dimostrazione (a 
mezzo di iniezioni di .proteine eterogenee, o della 
rachianestesia, ecc.), che la sindrome morbosa è 
determinata, almeno parzialmente, dalla esisten¬ 
za di un angiospasmo. 

Il prof. Alessandri si rallegra per i brillanti ri¬ 
sultati ottenuti dal prof. Chiasserini e dichiara 
di essere del lutto d’accordo con lui nel ritenere, 
che le operazioni sulle catene del simpatico siano 
le sole che possano dare risultati efficaci e dura¬ 
turi nelle affezioni degli arti, che egli ha elen¬ 
cato, e specialmente nei casi gravi di morbo di 
Reynaud e in quelli di gangrena giovanile in cui 
il quadro clinico non è sempre facile distinguere 
nettamente. Ritiene assai abile la pratica di de¬ 
terminare se tutta o parte della sindrome è do¬ 
vuta ad angiospasmo e ciò per l’indicazione al¬ 
l’intervento. Ricorda il caso da lui presentato nel¬ 
l’ultima seduta dell’Accademia, in cui risultato 
ottimo si è ottenuto dopo ganglionectomia bilate¬ 
rale del 3° cervicale e dei due primi toracici, man¬ 
tenuto inalterato dopo due anni, in un indivi¬ 
duo con trombo-angioite obliterante di tutti e 
quattro gli arti. Per la tecnica crede la ganglio¬ 
nectomia lombare per via extraperitoneale rap- 


[Anno XXXIX, Num. 20] 


SEZIONE PRATICA 


781 


presenti un progresso su quelle generalmente usa¬ 
te per via laparatomica; egli in un caso recente 
l’ha eseguita con pieno successo. Aggiunge che 
la ganglionectomia può essere utile anche per al¬ 
tre indicazioni, ed accenna ad un caso recente 
operato per stitichezza ostinata da dolieosigma, 
con risultato soddisfacente. 

Il prof. Bagljoni, rellagrandosi col prof. Chias- 
serini, fa rilevare tutto l’interesse che l'impor¬ 
tante argomento ha pure ,per i vantaggi che pos¬ 
sono derivarne alla fisiologia. 

Sindromi linfemiche in soggetti luetici. 

Prof. V. Giudiceandrea. — L’O. mette in rilievo 
la possibilità che in soggetti luetici, come risulta 
da una serie di casi da lui osservati, si mani¬ 
festino sindromi linfemiche, talvolta col quadro 
completo di una linfemia cronica, altre volte in 
forma più attenuata, e inoltre con gravi altera¬ 
zioni ematiche riproducenti la forma di una agra- 
nulocitosi. 

Richiama l’attenzione su queste reazioni linfe- 
moidi possibili nella lues insuflicientemente cu¬ 
rata, rilevando l’analogia tra queste gravi emo¬ 
patie secondarie a tipo linfemico con quelle, già 
note, a tipo di anemia perniciosa. 

Un caso di infestazione da “ Entamoeba vesicalis 

Prof. V. Giudiceandrea. — L’O. espone la dop¬ 
pia sindrome: locale (cistite) e generale (grave 
anemizzazione con notevole monocitosi relativa e 
lieve eosinofilia, lieve Utero, fegato grande e do¬ 
loroso, lieve splenomegalia, febbre, lieve albumi- 
nuria, disturbi nervosi in forma astenica) verifi¬ 
catisi in una inferma, sofferente per tali condi¬ 
zioni da circa 4 anni; e descrive il reperto paras¬ 
sitario rilevato all’esame delle urine e caratteriz¬ 
zato dalla presenza dell 'entamoeba vesicalis de¬ 
scritto da G. Penso. 

La cura emetinica agì con molto vantaggio per 
la sindrome generale, ma non si ottenne la com¬ 
pleta scomparsa delle amebe, per cui l’O. ritiene 
che la presenza del parassita provochi nell’orga¬ 
nismo qualche cosa di più di una semplice cistite. 

Partecipa alla discussione il dott. Penso. 

Sul contenuto in alcool e glicosio del liquido cerebro- 

spinale in condizioni normali e in varie condizioni pa¬ 
tologiche. 

Dott. Astorre Baglioni. — Con il metodo del 
Widmarck, modificato da Baglioni, Galamini e 
Bracaloni, e con il metodo del Bang, l’O. ha stu¬ 
diato il contenuto dell’alcool e del glicosio nel li¬ 
quido cerebro-spinale, in condizioni normali e in 
varie condizioni morbose; ha confermato i valori 
normali forniti dagli altri AA.; ha osservato che, 
in condizioni patologiche, il tasso dell’alcool ri¬ 
sulta aumentato in tutte le lesioni organiche del 
sistema nervoso, in tutti gli stati irritativi (senza 
flogosi) delle meningi e in stati di intossicazione 
e di infezioni generali, mentre è diminuito negli 
stati infiammatori acuti delle meningi ed è nor¬ 
male nelle affezioni funzionali del sistema ner¬ 
voso. Per il glicosio ha osservato, nelle stesse con¬ 
dizioni morbose, un andamento parallelo, nel 
senso che, ad un aumento del tasso dell’alcool, 
corrisponde un aumento del glicosio e viceversa. 


Anemia grave ipocromica. 

Prof. G. Antonelli. — L’O. illustra una forma 
di anemia grave ipocromica, in parte a mecca¬ 
nismo emolitico, in parte di presumibile origine 
mielotossica, a decorso subacuto-cronico, a mani¬ 
festazioni febbrili, criptogenetica per la mancan¬ 
za di sicuri elementi etiologici, quasi del tipo 
pseudoaplastico per quanto riguarda gli elementi 
della serie rossa, e ad esito letale. 

Dal punto di vista istologico questa forma mor¬ 
bosa presenta, oltre che le note, di un’emosiderosi 
evidente a carico del fegato, della milza, del mi¬ 
dollo delle ossa e parzialmente dei reni, anche una 
cospicua iperplasia del tessuto reticolo-endoteliale 
nei tre primi, nel senso tanto degli elementi istioi- 
di quanto delle fibre « a graticcio », una notevole 
sclerosi spleno-midollare, nonché un certo grado 
di osteosclerosi, forse non del tutto estranea alla 
genesi dell’ipocromia nel grave stato anemico. 

Nel vasto campo delle anemie gravi questa for¬ 
ma, che trova per ora soltanto vaglie e parziali 
analogie con altri tipi morbosi riportati nella let¬ 
teratura, e in ogni modo non tali da dimostrarne 
l’identità, merita di essere particolarmente segna¬ 
lala, anche in attesa di ulteriori eventuali confer¬ 
me, atte a convalidarne l’autonomia clinica, ema¬ 
tologica ed anatomo-istologica. 

Osservazioni sullo sviluppo degli ossiuridi. 

Dott. G. Penso. — L’O., ricordato come fino ad 
oggi si credeva che gli ossiuridi compissero il loro 
ciclo esclusivamente fra l’intestino e l’ambiente 
esterno, fa notare, invece, come gli ossiuridi ab¬ 
biano un ciclo monogeno, vale a dire come essi 
siano capaci di compiere tutto il loro ciclo (adul¬ 
to — uovo-adultoì nello stesso individuo. L’Ò. in¬ 
fatti, ha potuto osservare come le femmine pre¬ 
gne di Ossiuride forino la mucosa intestinale e va¬ 
dano a deporre le loro uova nello spessore della 
parete intestinale stessa, nella quale l’O. ha po¬ 
tuto più volte osservarle e microfotografarle. 

Il ciclo si compirebbe così: nel lume intesti¬ 
nale dell’ospite avviene la capsula, successivamente 
le femmine pregne forano la mucosa intestinale 
— nella quale si rinvengono facilmente nelle se¬ 
zioni — e vanno a partorire nello spessore della 
parete intestinale stessa, nella quale si rinvengono 
ammassi di uova. Gli embrioni nati da quelle 
uova, emigrano poi nell’intestino dove divengono 
adulti. 

Per la perpetuazione della specie e per la sua 
propagazione da individuo a individuo, le fem¬ 
mine pregne compiono di tempo in tempo emi¬ 
grazioni anali per deporre le uova o per essere 
trasportate aH’esterno onde, più facilmente e in 
maggior misura, propagare la razza. 

La conoscenza di questo ciclo serve a spiegare 
le difficoltà che si incontrano nella terapia della 
ossiuriosi; gli antielmintici, infatti, se agiscono 
sui vermi adulti presenti nell’intestino, poco o 
nulla possono sulle uova rannicchiate nella mu¬ 
cosa. 

L’O. ha potuto dimostrare questo ciclo mono¬ 
geno degli ossiuridi, sia per 1 ’Oxyurus ambigua 
della lepre, che per ì'Oxyurus vermiculai'is del¬ 
l’uomo. 

La comunicazione è stata illustrata colla proie¬ 
zione di una numerosa serie di microfotografie. 

Il Segretario : G. Amantea. 




782 


« IL POLICLINICO )> 


Accademia Lancisiana di Roma. 

Seduta scientifica del 14 aprile 1932. 

Complicazione non comune in seguito a drenaggio del¬ 
l’epatico. 

Prof. O. Margarucci. — L O. presenta una pa¬ 
ziente di calcolosi biliare la cui storia clinica è 
interessante anche per le complicazioni che ven¬ 
nero osservate. Dopo cinque anni di manifesta¬ 
zioni accessionali dolorose (coliche epatiche) si 
sviluppò un’angiocolite febbrile, con Utero ed 
acolia, che reclamò un intervento di urgenza (co- 
ledocotomia, drenaggio dell’epatico). 

Dopo una breve tregua si verificarono una pleu¬ 
rite essudativa, una cisto pielite ed un’artrite pu¬ 
rulenta del ginocchio sinistro. 

L’esame batteriologico della bile e dell’essudato 
articolare rilevò presenza del paratifo B in cultura 
«pura e le ricerche sierologiche confermarono l’ef- 
ficienza patogena del germe isolato. 

L’inferma rimessa dalle varie successioni mor¬ 
bose della infezione paratifica di origine biliare, 
fu sottoposta adì un nuovo atto operatorio, che 
consistè nell'asportazione della vescichetta biliare 
calcolosa e nel drenaggio dell’epatico. 

In questa occasione venne osservato nel decorso 
post-operatorio il reflusso attraverso il tubo di 
drenaggio del contenuto gastro-duodenale, che 
cessò dopo alcuni giorni. 

L’O., nel cercare la spiegazione del fenomeno, 
ritiene necessarie due condizioni : a) rapporto di¬ 
retto del tubo di drenaggio (branca corta del tubo 
a T di Kehr) col lume duodenale e quindi col 
suo contenuto, ovvero stato di ampiezza e per¬ 
meabilità massima della papilla; b) esistenza di 
disposizioni locali capaci di ostacolare la corrente 
gastro-duodenale nel suo cammino naturale 
(compressioni dall’esterno, deformazioni del lu¬ 
me per adesioni, spasmi, ecc.). 

In condizioni simili può il contenuto gastro- 
duodenale farsi strada per la nuova via costituita 
dal drenaggio epato-coledocale. 

Casistica radiologica. 

Prof. A. Busi. — L’O. presenta ed illustra mol¬ 
te radiografie, eseguite per cisti dermoide, fle- 
boliti, spasmo dell’esofago, ernia inguinale, di¬ 
verticoli del colon, appendicite, calcolosi biliare. 

Riflessioni sulla natura del cancro. 

Prof. U. Arcangeli. — L’O. crede il cancro una 
malattia infettiva e contagiosa: il cui virus sia 
ultravisibile, e viva nei nuclei delle cellule epite¬ 
liali ed abbia bisogno di un lunghissimo periodo 
di incubazione. Questa parte dell’ipotesi è avva¬ 
lorata dal lungo periodo necessario perchè un’ir¬ 
ritazione cronica provochi il cancro, dalla lunga 
durata delle lesioni precancerose, per il tempo ta¬ 
lora lungo che passa tra l’exeresi del tumore e 
le metastasi. Crede i fatti dimostrativi del con¬ 
tagio più frequenti di quello che si sospetti: ha 
visti più casi di cancro coniugale che di tuber¬ 
colosi coniugale, più casi di cancro coniugale che 
di demenza paralitica, tabe ed aneurismi del¬ 
l’aorta coniugali; ciò perchè queste manifesta¬ 
zioni della sifilide hanno bisogno di un lungo 
periodo di incubazione, come per la sua ipotesi il 
cancro. 


[Anno XXXIX, Num. 20] 

t 

Crede necessario isolare i cancerosi e prendere 
tutte le precauzioni adottate per altre malattie 
infettive. Ricerche appropriate potranno dimo¬ 
strare l’ipotesi. 

Presero parte alle discussioni i proff. Pestaloz- 
za, Busi, Antonelli, Arcangeli, Biasiotti, Scollo. 

Il Segretario : D’Avack. 

R. Accademia delle Scienze 
Medico-Chirurgiche di Napoli. 

Seduta del 9 aprile 1932. 

Presidente: Prof. G. Boeri. 

Morbo di Duroziez e morbo di Rummo. 

Prof. M. Landolfi. — Casi di associazione nel 
medesimo individuo della cardioptosi e della ste¬ 
nosi mitralica pura, per quanto rari, sono stati 
descritti da diversi autori. Ora PO. ha avuto occa¬ 
sione di osservare, in due gemelli, diciottenni, ere- 
doluetici, della III combinazione del De Giovanni, 
siffatta associazione, nella forma più genuina, sen¬ 
za alcuna nota cioè del cuore migrante. Nel mo¬ 
mento dell’osservazione la cardiopatia era in am¬ 
bedue perfettamente compensata, ma occorre av¬ 
vertire che, all’opposto delle altre forme di ste¬ 
nosi mitralica pura congenita o di stenosi mi¬ 
tralica, associata ad altri vizi valvolari, la stenosi 
mitralica, associata a cardioptosi, facilmente va 
soggetta ad iposistolia, quando non si usino gran¬ 
di riguardi igienico-dietetici. La cura antiluetica 
s’impone nei due infermi. 

Meno interessante, ma pure sotto alcuni aspetti 
egualmente degno di menzione, sembra all ’O. il 
caso di una giovanetta, inferma sin dalla nascita 
di cardioptosi e di stenosi mitralica pura, che 
presenta stigmate di paramalaria. 

L’interesse dell’osservazione sta sopra tutto nel 
fatto che questo è il primo caso di osservazione 
di stenosi mitralica pura e morbo di Rummo as¬ 
sociati di origine paramalarica. Le ricerche em¬ 
briologiche, daH’O. istituite circa venti anni fa, 
su feti appartenenti a genitori malarici, ricerche 
rimaste inedite, e che confermarono le vedute del 
Rummo, sulla deficienza del tessuto elastico (ugro- 
patia), confermerebbero le sue vedute attuali sulla 
paramalaria. Il Segretario. 

Federazione Nazionale Italiana Fascista 
per la lotta contro la tubercolosi. 

Sezione Regionale Siciliana. 

Seduta del 10 marzo 1932. 

Presidente: Prof. Luigi Manfredi. 

Il prof. Manfredi commemora il socio defunto 
prof. Ugo Soli. 

L’alcoolizzazione dei nervi intercostali nelle tubercolosi 

polmonari bilaterali con vaste caverne. 

Prof. Nicola Leotta. — Dopo avere ricordato i 
princìpi dottrinali del suo metodo di alcoolizza- 
zione dei nervi intercostali, che adopera dall’epo¬ 
ca della sua comunicazione fatta alla stessa Sezio¬ 
ne nel 1930, sempre bilateralmente, anche per le 
forme prevalentemente monolaterali, ed i risulta¬ 
ti curativi che da tale metodo si sono ottenuti 



[Anno XXXIX, Num. 20] 


SEZIONE PRATICA 


783 


nelle più svariale forme di tubercolosi polmonare, 
anche gravissime, bilaterali, nelle quali non era 
possibile ricorrere ad alcun altro mezzo collasso- 
terapico, l’O. pone il quesito se lo stesso mezzo 
curativo sia applicabile anche nelle forme di tu¬ 
bercolosi con grandi caverne. Ricorda come oggi 
sia ritenuta indispensabile la compressibilità del¬ 
le caverne perchè possa avvenire la guarigione di 
esse; mentre le grandi caverne sono a parete ri¬ 
gida, per lo più superficiali, quasi sempre sotto¬ 
sierose ed aderenti alla parete toracica, dalla quale 
non riesce possibile distaccarle, per la vasta sin¬ 
fisi pleurica coesistente; cosicché esse, per una¬ 
nime consenso dei tisiologi, non possono usufrui¬ 
re del pneumotorace mono- o bilaterale, che, in 
simili circostanze, non solo non è utile, ma è 
ritenuto dannoso e spesso disastroso. E poiché il 
metodo dell’alcoolizzazione dei nervi intercostali 
mette in un relativo riposo il polmone senza de- 
terminarvi alcuna compressione, dottrinalmente 
queste gravi forme di tubercolosi bilaterali cavi¬ 
tarie dovrebbero considerarsi al di là anche delle 
risorse curative di questo metodo. 

Viceversa l’O. comunica di avere ottenuto ma¬ 
gnifici risultati dall’alcoolizzazione bilaterale an¬ 
che nelle più gravi forme bilaterali, con vaste 
caverne. Riferisce su 11 di questi casi, fra gli ul¬ 
timi trattati, tutti con lesioni gravissime bilaterali 
e vaste caverne, nei quali non era stato possibile 
il pneumotorace, mostrando le relative radiogra¬ 
fie e presentando i malati, che dalla alcoolizza- 
zione bilaterale hanno ottenuto un tale miglio¬ 
ramento da permettere il ritorno al lavoro, con 
aumento di peso fino a 10 Kg., diminuzione no¬ 
tevole e scomparsa dell’espettorato e della tosse. 

Da tali risultati l’O. deduce: che la compres¬ 
sione non è indispensabile, ma che curativamen¬ 
te basti solo un relativo riposo del polmone anche 
per la gravi forme bilaterali, con vaste caverne, 
e che queste forme, universalmente considerate 
oltre il limite di ogni possibilità collassoterapica, 
possono, mercè l’alcoolizzazione bilaterale dei ner¬ 
vi intercostali, riportarsi fra quelle beneficagli 
della collassoterapia. 

Discussione: G. Arnone, L. Giuffrè, L. Man¬ 
fredi, N. Leotta. 

Prof. Lodovico Tommasi. — Risaltati clinici ed 
applicazioni pratiche della dieta « tipo Gerson » 
nella cura della tubercolosi cutanea. 

L’effetto biologico della dieta di Gerson. 

Prof. Leopoldo BeretvXs. — L’O. facendo se¬ 
guito a quanto fu già oggetto di nota e, recente¬ 
mente, di comunicazione alla Sezione della Sicilia 
occidentale della Società Italiana di Dermatologia 
e Sifilografia, riferisce su 25 casi di lupus vulga- 
ris, trattati con la dieta tipo Gerson. Riporta i 
dati relativi agli effetti terapeutici, riferendosi a 
quanto già il Direttore della R. Clinica Dermo¬ 
sifilopatica, e suo Maestro, ha esposto nella pre¬ 
cedente comunicazione. 

Passa poi a parlare più diffusamente delle ri¬ 
cerche di indole clinica, chimica, dermatoscopica 
ed istologica regolarmente eseguile. Risulta da 
esse, concordemente a quanto altri AA. hanno 
già avuto modo di constatare, che, sotto l’azione 
della dieta tipo Gerson, diminuisce il contenuto 
idrico della cute Riposa e non luposa; che avviene 
una diminuzione di Na e Ca ed un aumento 
del K: che, mentre all’inizio del trattamento si 


osserva, dermatoscopicamente, il tubercolo lupo- 
so completamente al suo contorno, successiva¬ 
mente e parallelamente con il mutare dei reperti 
clinici, si osserva un miglioramento della irro¬ 
razione, in quanto la rete capillare tende ad in¬ 
vadere la zona di tessuto già interessata dal lu- 
poma; che, poco dopo l’inizio della dieta, si os¬ 
serva una fase reattiva infiammatoria, in sede di 
focolaio, alla quale segue, con il suo dileguare, 
la riduzione ed anche la scomparsa del tessuto 
luposo; che, fin dai primi tempi, si ha una di¬ 
simbibizione del tessuto luposo ben percettibile 
non solo con determinazioni di laboratorio ma 
anche clinicamente; che i germi associati o so¬ 
vrapposti al lupus vulgaris subiscono, per effetto 
della dieta, delle riprese di attività anche vio¬ 
lenta; che quando non si può raggiungere la gua¬ 
rigione completa con il solo uso della dieta tipo 
Gerson, l’associazione di mezzi collaterali (raggi 
ultravioletti generali o locali, Finsen-terapia, dia- 
lermo-coagulazione, ecc.), riesce a domare rapida¬ 
mente la forma luposa. 

L’O. ritiene che tale associazione o successione 
di terapia possa- condurre a grandi risultati. La 
dieta usata e consigliata è sempre bene tollerata 
dai pazienti, i quali, anzi trovano spiacevole un 
ritorno alla vittitazione abituale con aggiunta di 
sale. Non è stato associato alcun medicamento 
alla dieta ipoclorurata vitaminica salvo, in molti 
casi, la somministrazione di olio di fegato di mer¬ 
luzzo. 

Pleuriti mediastiniche nell’età infantile. 

Prof. Salvatore Maggiore. — L’O. dichiara che 
l’argomento è poco conosciuto e merita di essere 
attentamente considerato, data la relativa fre¬ 
quenza dell’affezione e la grande difficoltà dia¬ 
gnostica che, fino a poco tempo fa, rivestiva, pri¬ 
ma dell’applicazione dell’indagine radiologica in 
Clinica. Prende in esame esclusivamente le forme 
tubercolari, delle quali più direttamente si è po¬ 
tuto occupare — trascurando quelle legate ad al¬ 
tri fattori et iologici — del resto più rare. Le pleu¬ 
riti mediastiniche tubercolari sono riscontrabili in 
ogni periodo dell’età infantile, ma più special- 
mente preferite sono la seconda o la terza infan¬ 
zia. Ora si presentano come manifestazione pri¬ 
mitiva, ora costituiscono un epifenomeno di al¬ 
tre affezioni (morbillo, influenza, pertosse). 

Dal punto di vista sintomatologico non offrono 
segni speciali per la diagnosi. Spesso la febbre 
è l’unico sintonia che richiama l’attenzione; feb¬ 
bre, in generale, non elevata, a tipo irregolare, 
accompagnata o no da sudore. Lo stato della nu¬ 
trizione generale appare sempre più o meno com¬ 
promesso. Può esistere tosse, la quale abitualmen¬ 
te è secca, stizzosa, qualche volta accessionale. 
Dispnea è stata rilevata, specie in seguito a sfor¬ 
zi di tosse, ed a cambiamento di posizione (de¬ 
cubito orizzontale). Allesame del torace, nelle 
forme anteriori, si possono rilevare ipofonesi pa¬ 
rasternali, mentre, nelle posteriori, la modifica¬ 
zione di suono risiede nelle regioni infrascapola- 
ri. Queste modificazioni plessimetriche spesso 
vengono attribuite ad adenopatia tracheo-bron- 
chiale. All’ascoltazione nulla di rilevante: talora 
sfregamenti, e accenno a respiro bronchiale. Un 
fenomeno, spesso rilevato dall’O., è la tendenza 
dell’infermo alla posizione semieretta e col tron¬ 
co appoggiato sui cuscini. 

Sono stati distinti due tipi di pleuriti media- 




784 


« ir. POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 20] 


sliniche: a) forme secche o plastiche; b) essuda¬ 
tive: Le «prime sono caratterizzate da cotenne co- 
sto-diaframmatiche e da sinfisi (e, fra queste, deb¬ 
bono principalmente classificarsi le tubercolari), 
le seconde sono siero-fibrinose e purulente. Esse 
spesso vengono scambiate con pericarditi e comu¬ 
ni pleuriti. Le forme essudative tubercolari sono 
siero-fibrinose; le purulente sono legate ad altre 
infezioni. 

Sia quelle del primo tipo (plastiche), sia quelle 
del secondo (essudative), presentano ora localizza¬ 
zione anteriore ed ora posteriore. Nelle forme es¬ 
sudative, la puntura esploratrice (come ha potu¬ 
to rilevare Barberi, praticandola sotto la guida del 
reperto radiologico), può dare luogo ad emissioni 
di liquido. 

Circa la diagnosi, la temperatura subfebbrile, il 
decorso subcronico, la compromissione dello stato 
della nutrizione generale, la mancanza di feno¬ 
meni dolorosi, la reazione positiva alla tubercoli- 
na, non accompagnata da leucocitosi neutrolila 
all’esame ematologico, possono fare «pensare alla 
infezione tubercolare. L’unico mezzo di diagnosi 
sicuro ò dato dalla esplorazione radiologica, Que¬ 
sta deve essere fatta in diverse pose. Nelle forme 
plastiche anteriori si può rilevare un’ombra trian¬ 
golare, che si confonde con l’aia cardiaca, contor¬ 
nando il margine con un lato, mentre, con l’al¬ 
tro, ne contorna il diaframma. Delle forme pla¬ 
stiche posteriori è caratteristica un’ombra a stri¬ 
scia, che costeggia la colonna vertebrale. Nelle 
forme essudative anteriori (con versamento modi¬ 
co), l’ombra si addossa a quella del cuore e si 
porta in basso come una striscia fino al diafram¬ 
ma (Dostot). 

Nelle forme essudative (con versamento note¬ 
vole), la distinzione da un versamento pericardio 
non sempre è possibile. Nelle forme essudative 
posteriori si hanno ombre di forma e sede diverse 
a seconda dell’estensione del processo. 

Circa la terapia valgono le cure solile, che si 
fanno per l’infezione tubercolare attiva. L’attino¬ 
terapia dà risultati veramente soddisfacenti. Nelle 
forme con versamento, l’estrazione del liquido 
ed il procedimento dell’autosieroterapia hanno 
buona applicazione. 

Prof. Vincenzo Fici e doti. Vincenzo Agnello 
— Velocità di sedimentazione dei globuli rossi e 
pneumotorace terapeutico mono- e bilaterale (re¬ 
latore il «prof. V. Fici). 

Prof. Giuseppe Verrotti [per il Doti. G. Guar¬ 
iva! i]. — Ricerche isto-biologiche e terapeutiche su 
di un caso strano di lupus volgare ad aspetto pso- 
riasiforme. 

Prof. Giuseppe Verrotti [per il dott. G. Guar¬ 
dali]. — Neoplasia sarcomatosa su lupus volgare 

Il Segretario : Prof. Vincenzo Fici. 

Accademia delle Scienze Mediche 
e Naturali di Ferrara. 

Seduta del 7 aprile 1932. 

Presidenza: R. Tambroni. 

La Rtintgenterapia nelle suppurazioni pelviche, settiche, 

gonococciche' e tubercolari. 

Prof. Cesare Merletti. — L’O. riferisce i risul¬ 
tati della sua esperienza sulla rontgenterapia nel¬ 


le flogosi genito-pelviche di natura tubercolare, 
gonococcica e settica. Espone i personali criteri 
che lo hanno, volta a volta, indotto a preferire la 
irradiazione al trattamento chirurgico. Afferma 
che la terapia conservatila è ancora troppo scar¬ 
samente sfruttata dalla maggioranza degli opera¬ 
tori. Nega ai raggi X una proprietà bactericida 
diretta, pur riconoscendone la capacità.di steri¬ 
lizzare focolai infettivi. 

Sulla comunicazione del socio Merletti prendo¬ 
no la parola Minerbi, Tambroni, Malagodi. 

Contro l’opinione di Metchinikoff che l’imene rappresenti 

una disarmonia della natura. 

Prof. Cesare Merletti. — L’O. contraddice alle 
argomentazioni addotte da Metchinikoff per so¬ 
stenere che l’imene è organo inutile e dannoso; 
sostiene, per contro, con argomenti tratti dalla 
anatomia comparata e dalla clinica, che la mem¬ 
brana virginale va considerata come un diafram¬ 
ma protettore dei genitali interni e che il suo sa¬ 
crificio, compiuto nell’interesse della specie è 
dannoso all’individuo. 5 

Sulla comunicazione del prof. Merletti prende 1 
la parola il prof. Minerbi. 

Prof. Filippo Calzolari. — Sui composti di al¬ 
cuni sali metallici idrati con la teobromina. 

I reperti istopatologici delPergosterismo negli animali da 

esperimento. 

Dott. Marino Ortolani. — L’animale prescelto 1 
lu il ratto bianco, di età varia da uno a quattro 
mesi; i preparati ergosterinici, usati, furono quelli 
comuni del commercio (Sterogyl, Vitadol, Yrra- 
sterine, \igantolo, Oleosterolo, Radiosterina). 

Per mezzo di numerose grafiche, foto- e micro- 
folografie, e disegni, l’O. illustra i risultati otte¬ 
nuti, rappresentati da una gamma di alterazioni,, 
che vanno dai più semplici e lievi fatti degenera¬ 
tivi, alle più gravi lesioni necrotiche, con abbon¬ 
danti calcificazioni eterotopiche viscerali, e che 
si prestano a spiegare e conciliare molti dati, ap¬ 
parentemente contraddittori, riferiti dai diversi 
autori in questo campo. Sull’andamento di tali 
esperimenti, hanno dimostrato infatti di avere 
importanza capitale diversi fattori: grado di atti¬ 
vila del preparato usato, età dell’animale, durata 
dell’esperienza, modo di somministrazione del 
preparato stesso, fattori i quali devono essere te¬ 
nuti nel debito conto. 

Il Segretario : Dott. E. Chiappini. 


SW* Interessante.: 

ha condotta medica nella discussione 
alla Camera dei Deputati sul Rilancio 
del Ministero dell’Interno. (On. Dott. A. 
Cara pelle). 

Leggere nel Numero 4 (aprile 1932) del periodico 

« IL DIRITTO PUBBLICO SANITARIO ». 

Prezzo di ogni numero separato, L. 5. 

L'abbonamento ai dodici Numeri del 1932 costa 
L. 3 6 « ma agli associati al « Policlinico » è concesso 
per 6ole L. 30. che vanno inviate, mediante Vaglia 
Postale o Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬ 
na 14, Roma. 


[Anno XXXIX, Num. 20] 


SEZIONE PRATICA 


785 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


CASISTICA E TERAPIA. 

Sull’endocardite da entcrococco. 

• 

G. Kosenberg riporta nella Klinische Wo- 
chenschrift, febbraio 1932, n. 9, pag. 359, un 
caso di endocardite maligna lenta comparsa 
in individuo clic non aveva sofferto preceden¬ 
temente di reumatismo articolare acuto e che 
dal riama mnesi risultava indenne da pregresso 
vizio di cuore. La malattia iniziatasi il 1-1-1931 
terminò il 22-11-1931. La diagnosi clinica fu 
di endocardite lenta della valvola mitrale e 
delle valvole aortiche, embolia cerebrale, ne¬ 
frite a focolai, broncopolmonite. Le indagini 
bacteriologiche permisero di isolare dal san¬ 
gue più volte un germe che venne identifi¬ 
cato per un enterococco. L autopsia confermò 
la diagnosi clinica in ogni parte. Le ricerche 
bacteriologiche eseguite sul materiale dell’au- 
toipsia fecero isolare pure l’enterococco, ma 
mentre il germe isolato dal sangue in vita si 
dimostrava termolabile, quello isolato post- 
mortem risultò termostabile. Dalle ricerche se- 
rologiche si potè stabilire che l’enterococco 
isolato in vita apparteneva al tipo A e quello 
isolato post-mortem al tipo B. 

L’A. pensa che possa trattarsi di una infe¬ 
zione mista da enterococco del tipo A e del 
tipo B quantunque non si possa escludere la 
possibilità di un passaggio dello stesso germe 
da un tipo all’altro. 

Dall’esame anatomo-patologico dimostrante 
numerosi infarti settici LA. pensai non si pos¬ 
sa parlare di endocardite maligna lenta nel 
senso di Schottmuller e che quindi il caso da 
lui riportato non debba infirmare il concetto 
che l’endocardite maligna lenta è dovuta sol¬ 
tanto allo streptococco viridans. E. T. 

La puntura lombare nel trattamento dell’iperten¬ 
sione arteriosa. 

M. Hamburger, Jame e Couger (Paris mè¬ 
dica!, 5 diic. 1931) precisano le condizioni in 
cui la puntura lombare può essere efficace e 
cioè: 1) per alleviare dei disturbi nervosi ed 
anche la dispnea parossistica; 2) nei periodi 
parossistici della tensione arteriosa. 

Nel primo caso, tale terapia è stata per un 
certo tempo classica ed ha dato buoni effetti 
nella cefalea, nelle vertigini, nella dispnea pa¬ 
rossistica, ecc. 

Nella seconda condizione, si possono otte¬ 
nere buoni risultati quando si vogliono avere 
delle rapide cadute della tensione rachidea ed 
arteriosa, in modo da allontanare un pericolo 
imminente. Gli AA. riportano, in proposito, 
un 'caso di un cardiorenale, iperteso perma¬ 
nente il quale aveva presentato una brusca e- 
sacerbazione di ipertensione lairteriosa, contro 


la quale è stata praticata la puntura lombare. 
Questa dimostrò 1’esistenza di ipertensione ra¬ 
chidea e, per tre volte, potè provocare una 
rapida caduta della tensione arteriosa metten¬ 
do il malato al riparo da accidenti temibili, 
quali sono quelli che possono aversi nelle cri¬ 
si parossistiche dell’ipertensione permanente. 

tenuto conto dell’innocuità della procedu¬ 
ra, la puntura lombare può costituire in que¬ 
sti casi un miezzo terapeutico d'urgenza e si¬ 
curo. fu. 

Due casi di morbo di Yaquez (policitemia rubra 

vera) trattati con la roentgenterapia del midollo 

osseo. 

De Meyer e Sluys (Le Scalpel , 27 febbraio 
1932) riferiscono due casi di poliglobulia trat¬ 
tati con successo con la radioterapia del mi¬ 
dollo osseo. 

Nel primo caso si trattava di un. medico di 
52 a., che presentava un dimagramento pro¬ 
gressivo (25 Kgr.), astenia, eritrosi spiccata, 
cefalee specie notturne, dolori alle estremità, 
turbe visive dellequilibrio, e ronzìi agli orec¬ 
chi. La pressione arteriosa era 18 Mx e 11 Mn, 
albuminuria 3,3 % 0 . 

Aveva presentato anche delle crisi cardiache 
a lipo lievemente anginoso. I glob. rossi era¬ 
no 10 milioni ed i bianchi 20.000. Il fegato e 
la milza erano normali. Stabilita la diagnosi 
(sindrome di Vaquez-Gaisbok) cioè forma inter¬ 
media fra la malattia di Yaquez pr. d. (con 
splenomegalia) e la sindrome di Gaisbock (con 
ipertensione e senza splenomegalia) si trattò 
con la radioterapia semi penetrante sulle ossa. 
In 81 giorni; 33 sedute, irradiando a tempi di¬ 
stanziati 13 campi e cioè scapole, sterno, co¬ 
lonna vertebrale (cervicale, dorsale, lombare) 
epifisi omerali, cubitali e radiali, il bacino, 
epifisi femorali, tibiali e peroneali. 

Si ottenne una netta diminuzione del nu¬ 
mero dei glob. rossi, sia durante che dopo il 
trattamento, ed attualmente, due anni dopo 
l’inizio della cura, ha 3,6 milioni di glob. ros¬ 
si, è cresciuto di 18 Kg. ed ebbe un notevole 
mfigliaramento dello stato generale potendo 
riprendere le sue occupazioni. 

Il II caso era pure un uomo di 52 a., aveva 
12 milioni di gl. rossi e 170 di Hb, con note¬ 
vole ipertensione, splenomegalia, lieve albu¬ 
minuria ed eritrosi spiccata. Trattato nello 
slesso modo del primo, ebbe una riduzione del 
volume del fegato e della milza (senza che que¬ 
sti organi fossero irradiati), ed ebbe come il 
primo malato, dopo circa due mesi dalla radio¬ 
terapia, una crisi brusca, con febbre, astenia e 
rapida discesa del numero dei gl. rossi. A po¬ 
co a poco più tardi si ristabilì ed attualmente 
ha 6,1 milioni di gl. rossi, 6.000 gl. bianchi, 
e 110 di Ilb. 



786 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 20) 


Nel trattamento della poliglobulia vera fu 
proposta anche la radioterapia della milza ma 
con risultati poco incoraggianti e si spiega : 
la splenomegalia non ò in questi casi primi¬ 
tiva, ma secondaria, dovuta all’esagerata fun¬ 
zione eritrolilicai della milza stessa, conseguen¬ 
za della poliglobulia, la poliglobulia poi non 
sarebbe neppure dovuta alla sopravvivenza esa¬ 
gerala dei gl. rossi. Per queste ragioni gli in¬ 
terventi sulla milza (splenectomia) darebbero 
risultati deplorevoli e la splenectomia deve 
essere iscartata così come la radioterapia sple- 
nica. Invece considerando il morbo di Yaquez 
dovuto ad una iperfunzione emopoietica del 
midollo osseo, è logico agire direttamente su 
esso cercando di diminuire la sua attività, ir¬ 
radiandolo in totalità ed irradiandolo senza di¬ 
struggere la sua attività leucopoietica. 

Le crisi presentate dagli ammalati verso il 
G0°-70° giorno, sono spiegate dagli AA. pensan¬ 
do che l'irradiazione del midollo osseo deter¬ 
mini una notevole riduzione dell’eritropoiesi, 
ma non diminuisca però il numero dei glob. 
rossi, già circolanti : è invece dopo 60-80 gior¬ 
ni, tempo medio di sopravvivenza dei gl. ros¬ 
si, che si manifesta una rapida diminuzione 
delle emazie, a tipo di crisi, quando ridu¬ 
cendosi i gl. rossi circolanti, si dovrebbe avere 
il rifornimento da parte del midollo osseo, ri- 
fornimento che invece viene a mancare a cau¬ 
sa della roentgen terapia. 

Secondo i 2 AA. la ròentgenterapia del mi¬ 
dollo osseo applicata rigorosamente e su diver¬ 
se porte d’entrata e condotta per 2-3 mesi, 
costituisce il metodo di scelta nel trattamento 
della poliglobulia vera. Corelli. 

Contributo alla radioterapia del morbo di Yaquez. 

R. Rossoni ( Radiologia Medica, febbr. 1932) 
riferisce di un caso di morbo di Yaquez trat¬ 
tato con la cura radioterapica, nell’Istituto di 
Radiologia della R. Università di Roma ed at¬ 
tentamente seguito' nel suo decorso per cin¬ 
que anni. Tre serie di irradiazioni con raggi 
duri sulle epifisi delle ossa lunghe, praticate a 
un mese di distanza Luna dall’altra, hanno por¬ 
tato nel caso riferito i globuli rossi stabilmente 
da 12 milioni per mm. 3 ad un tasso pressoché 
nonnaie con scomparsa di tutti i fenomeni 
morbosi. Da notare che questo ammalalo era 
stato precedentemente irradiato direttamente 
sugli organi ipocondrici senza alcun, risultato. 
Il lavoro è bene curato e contiene un’ampia 
documentazione bibliografica. Liverani. 

TECNICA RADIOLOGICA. 

Contributo alla tecnica della cistografia. 

J. Simon e J. Bedana ( Zeit . /. Urol., voi. 25, 
1931) propongono un mezzo di contrasto co¬ 
stituito da una sospensione di solfato di ba¬ 
rio ottenuto per via acquosa da precipitazione 


del cloruro di bario solubile a mezzo di sol¬ 
furo di sodio, con aggiunta di gelatina. 

La sospensione, secondo le norme del prof. 
Becka si prepara così : 50 g. di cloruro di ba¬ 
rio cristallino vengono disciolti in 500 cc. di 
acqua bollita e filtrati, 40 g. .di solfuro di so¬ 
dio anidro 0,60 g. dello stesso cristallizzato ven¬ 
gono disciolti in 500 cc. di acqua bollita e fil¬ 
trati. Alla soluzione di cloruro di bario a caldo 
si aggiunge in piccole quantità di 20 cc. la 
soluzione di solfuro di sodio e si agita. 

Si ottengono 1000 cc. di un’emulsione bian¬ 
ca di solfuro di bario, che dopo poche ore per 
sedimeli fazione si riduce a 500 cc. Si aggiun¬ 
gono allora, agitando a bagno maria, 25-50 g. 
di gelatina. L’emulsione può essere chiusa in 
un vaso e sterilizzato con l’ebollizione; si può 
aggiungere prima 0,1 g. di ossida nato di mer¬ 
curio. 

Questa emulsione si adopera per cistografie 
dopo averla riscaldata alla temperatura del 
corpo. 

In confronto di altre sostanze adoperate (sol¬ 
fato di bario del commercio, gelobarina) è e- 
mulsione, usata dagli AA. in 150 casi senza 
inconvenienti, presenta il vantaggio che la so¬ 
spensione è molto fine ed uniforme ed è molto 
più stabile di quelle comunemente usate. Per¬ 
tanto non lascia in vescica alcuna incrosta¬ 
zione e può essere usata anche per pielografie. 

P. Stefanini. 

DelPurografia al di-iodo-metaiio sultanato di sodio. 

Secondo Le Fur et Lamiaud ( Bulletins et 
mémoires de la Société des chirurgiens de Pa¬ 
ris, tome XXIII, n. 17. Seduta del 18-12-1931) 
il di-iodo-metano sulfonato di sodio, nuovi» 
prodotto francese a base di iodio (nella mi¬ 
sura del 68,6 %, mentre l’uroselectan ne con¬ 
tiene il 51,5 %), dà degli ottimi risultati nella 
diagnosi delle affezioni urologiche. Di questo 
prodotto ne vengono sciolti 15 gr. in 75 gr. 
d’acqua distillata e si può adoperare sia per 
via endovenosa che per via locale. In genere 
bastano 3 radiografie prese dopo 5, 15, 30 mi¬ 
nuti. 

Il suo impiego ha una sola controindica¬ 
zione, quando esiste grave insufficienza re¬ 
nale. 

I risultati sarebbero migliori dello urose- 
lectan e dell’abrodil. Yitale. 

Valore comparativo dei diversi metodi di colecisto¬ 
grafia. 

A. Grebe ( Mitt. a. d. Grenzgeb. d. Med. u. 
Ch., voi. 43, 1931) esamina i risultati ottenuti, 
in una pratica di 5 anni e mezzo, dai vari 
metodi di colecistografia più usati. Tra i me¬ 
todi orali egli prende in considerazione l’in¬ 
troduzione della sostanza disciolta in mezzo 
alcalino (metodo di Sandstròm) o raccolta in 




[Anno XXXIX, Num. 20] 


SEZIONE PRATICA 


787 


capsule con vari preparati. Poi parla del me¬ 
todo endovenoso che è il più usato. 

Dopo una lunga disamina delle varie tecni¬ 
che, dei fenomeni di intolleranza e dei risul¬ 
tati, conclude che il metodo migliore sia nei 
riguardi dei disturbi provocati, sia nei riguar¬ 
di dei risultati (percentuale di reperti positivi 
e intensità delle ombre) è il metodo endove¬ 
noso. P. Stefanini. 

Un particolare quadro radiologico del pneumotora¬ 
ce: il pnx opaco. 

G. Torelli ( Radiologia Medica , febbr. 1932) 
descrive dodici casi di pnx in cui i normali 
rapporti di opacità e trasparenza tra polmone 
collassato e cavo pneumotoracico sono inver¬ 
titi, in cui cioè, la sacca pneumotoracica è 
meno trasparente della zona corrispondente del 
polmone. Egli chiama con felice espressione 
questo particolare quadro radiologico del pneu¬ 
motorace : pnx opaco; e lo spiega ammetten¬ 
do una sinfisi marginale del polmone collas¬ 
sato, tale da dividere il campo pleurico in due 
parti, di cui, quella corrispondente alla zona 
libera dal polmone con un processo di pleu¬ 
rite fibrinosa e a volte con deposito di sali di 
calcio, l’altra senza pleurite. 

Liverani. 

MEDICINA SCIENTIFICA. 

Sulla questione dell’infezione secondaria da piogeni 

dei reni tubercolari. 

K. Yago The Tohoku Jolimi exper. Med., 
voi. XVII, maggio 1931) fa rilevare che la 
maggior parte delle ricerche fatte per identi¬ 
ficare i germi piogeni associati alla tbc. renale 
sono state condotte sullurina vescicale e qual¬ 
che volta sull’urina renale raccolta col cate¬ 
terismo. Scarsi sono gli esami batteriologici 
praticati direttamente sul rene asportato. L’A. 
avendo praticati esami diretti su 100 casi di 
tbc. renale e del bacinetto operati nella cli¬ 
nica del Prof. Sugimura, riporta la percentua¬ 
le delle associazioni batteriche riscontrate. 

Dei cento casi studiati solo su 13 ha riscon¬ 
trato un’infezione secondaria e di questi 10 ap¬ 
partenevano al sesso femminile e 3 erano uo¬ 
mini. 

Microbi riscontrati: 3 volte il piocianeo, e le 
altre lo streptococco, la streptococco Viridans, 
lo stafilococco aureo, il pneumococco, il pro- 
teus, il bacillo faecalis, dei bacilli del gruppo 
coli, ecc. 

L’infez. secondaria del rene t.b.c. può veri¬ 
ficarsi tanto per la via ascendente che per quel¬ 
la sanguigna. 

È più frequente nelle donne perchè le infe¬ 
zioni surricordate sono più frequenti nelle 
donne. 


In 5 casi su 13 l’A. ha notato degli accessi 
febbrili (39°-40°) accompagnati da disturbi ge¬ 
nerali; detti sintomi sono scomparsi dopo la 
nefrectomia. 

Questi casi di reni t.b.c., infettati seconda¬ 
riamente, devono essere nominati: t.b.c. rena¬ 
le infettata o pionefrosi tubercolare infettata. 

SCANDURRA. 

Contributo allo studio delle associazioni batteriche 

nelle lesioni tubercolari del rene. 

A. Velo ( Archivio Italiano di Urologia, vo¬ 
lume Vili, fase. II, ottobre 1931) ha eseguito 
delle ricerche batteriologiche rigorose sul li¬ 
quido presente nel bacinetto e nelle lesioni 
ulcerative in 15 reni tubercolari asportati chi¬ 
rurgicamente. 

In 9 casi ha potuto dimostrare la presenza 
di germi non tubercolari e precisamente 5 
volte lo stafilococco piogeno' albo, 1 volta il 
baci, vulgare Hauser, 1 volta associati lo sta¬ 
filococco albo ed il bacterium vulgare Hauser, 
1 volta lo stafilococco piogeno aureo, ed una 
volta il piocianeo. 

L’infezione mista avverrebbe per via endo¬ 
gena o per via ascendente, da reflusso. 

Vitale. 

Ricerche sulla flora bacterica delle cistiti residue 

a nefrectomia per tubercolosi renale. 

È noto che la nefrectomia per tubercolosi 
renale non è seguita sempre in tutti gli amma¬ 
lati dalla scomparsa dei fenomeni cistitici; in 
alcuni operati infatti essa non apporta alcun 
beneficio, mentre in altri — dopo un periodo 
iniziale più o meno lungo di attenuazione o di 
scomparsa dei disturbi — si verifica il loro 
ritorno graduale o improvviso. 

Velo ( Minerva Medica, n. 41, 1931) ha per¬ 
tanto istituito ricerche batteriologiche sulle 
urine di 52 nefrectomizzati per tubercolosi re¬ 
nale. In 28 di essi — nella percentuale del 
53,84 % — ha riscontrato una guarigione com¬ 
pleta. Negli altri 24 è riuscito a dimostrare la 
• presenza nelle urine vescicali di germi banali, 
cinque volte associati a bacilli di Koch. Il fo¬ 
colaio tubercolare venne in questi casi atten¬ 
tamente ricercato ed individuato in due casi 
nei genitali, in nin caso net rene superstite 
e in due casi in lesioni della vescica. 

Nei casi di cistite banale sono stati messi 
in evidenza prevalentemente stafilococchi. Non 
sono stati mai riscontrati anaerobi. 

In conclusione tali ricerche confermano i 
risultati ottenuti da altri AA. e cioè che molte 
cistiti persistenti dopo la nefrectomia per tu¬ 
bercolosi renale sono semplicemente delle ci¬ 
stiti banali e che pertanto come tali possono 
esser curate con successo con congruo tratta¬ 
mento. 

Giacobbe. 




788 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 20] 


VARIA 

I medici e l’aviazione. 

Lo sviluppo attuale deH’aviazione è uno dei 
fenomeni più caratteristici della nostra epoca : 
ieri ancora in fasce, essa afferma oggi tutte 
le sue formidabili possibilità. L’aviazione rivo¬ 
luzionerà il mondo : che possa farlo in un sen¬ 
so pacifico è la nostra aspirazione. 

A questo sviluppo dell’aviazione il medico 
deve accordare più che uno sguardo di mera¬ 
viglia: in primo luogo perchè tutti i mezzi di 
trasporto devono interessarlo; in secondo luo¬ 
go perchè l’aviazione, per la sua essenza, per 
le sue possibilità, per la sua i portata sociale 
spesso invade, con i suoi speciali problemi, il 
campo medico. 

Il dott. Gleize-Rambal, pilota egli stesso e 
appassionato alle cose dell’aria descrive nel 
num. di febbraio del « Marseille Medicai » la 
bellezza del volo e delle sensazioni che esso 
procura. 

Ciò che caratterizza il volo normale è l’as¬ 
soluta mancanza di impressioni paurose. È ge¬ 
neralmente con apprensione che il neofita 
prende posto a bordo: il motore è messo a 
pieno regime, l’apparecchio corre e decolla: 
da questo momento più nessuna scossa si av¬ 
verte e, allontanandosi col suolo anche i vari 
punti di confronto non si ha più l’impressio¬ 
ne della velocità. L’apparecchio, che vola sem¬ 
pre a più di 100 all’ora, sembra sospeso nel 
cielo e i nostri occhi notano con sorpresa li¬ 
na prospettiva nuova, che quasi non fa rico¬ 
noscere persino i paesaggi più familiari. La 
discesa non porta, se eseguita conveniente¬ 
mente, altra sensazione che la curiosa visione 
del suolo che si avvicina e sembra risalga 
velocemente verso l'osservatore. 

Interessante è conoscere gli effetti prodotti 
sull’organismo dal volo acrobatico. La disce¬ 
sa rapida provoca una spiacevole sensazione 
di costrizione a livello del cavo epigastrico 
mentre la candela, ascesa brutale, appoggia 
fortemente il corpo del volatore sul sedile e 
dà un senso di costrizione retrosternale. I vi¬ 
raggi sull'ala , il rivolgim.enio , la spirale che 
comportano una brusca variazione di direzio¬ 
ne, provocano invece una particolare sensazio¬ 
ne spiacevole, d’origine visiva, dovuta all’im¬ 
pressione di -rotazione del suolo. 

Quanto al looping , contrariamente a quan¬ 
to potrebbe sembrare a prima vista, esso non 
produce quasi nessuna impressione. Ci si sen¬ 
te leggermente respinti sul sedile e siccome 
la forza centrifuga rimpiazza il peso, la sensa¬ 
zione di « testa in basso » non è percepita : 
solo è curiosa la successione delle immagini 
di cielo e terra. Le sensazioni suddescritte sono 
dovute o all’inerzia oppure a stiramento del 
flesso solare oppure sono di origine visiva o 
abirintica. 


La discesa rapida di qualche centinaio di 
metri provoca una durezza passeggera dell’u¬ 
dito, fenomeno già conosciuto e che sparisce 
con qualche movimento di deglutizione che 
ristabilisce l’equilibrio di pressione fra il con¬ 
dotto uditivo esterno e la cassa del timpano. 

Il male d'aria è eccezionale e non si vede 
quasi mai durante un volo normale. In una 
cabina, durante un viaggio prolungato per cat¬ 
tivo tempo, si produce, in qualche soggetto 
predisposto, qualche cosa che assomiglia al 
mal di mare, ma è di questo assai più beni¬ 
gno. In sostanza il volo normale non produce 
alcun disturbo, mentre le sensazioni provocate 
dal volo acrobatico spariscono con una assue¬ 
fazione che è estremamente rapida. 

Il pilotaggio degli areoplani moderni è di 
una facilità estrema; oggi gli areoplani vola¬ 
no da soli: basta non contriariarli. Le soddi¬ 
sfazioni che il volo e il pilotaggio danno sono 
enormi: il turismo più bello e interessante è 
indubbiamente quello aereo. Il corpo medico, 
avido di progresso per necessità professionale 
e il di cui pensiero ha un così grande prestigio 
nella società attuale, non può che apportare la 
sua valorosa collaborazione alla causa delle ali. 

« E, — conclude l’entusiasta medico-aviatore 
marsigliese — se qualche collega vuole farmi 
l’onore di essere mio passeggero, io avrò pia¬ 
cere di aggiungere alla mia comunicazione, 
ciò che nei congressi noi siamo soliti chia¬ 
mare uniai dimostrazione : gli passerò le leve 
di comando e, a mono di una speciale immu¬ 
nità, un po’ di virus aereo ». 

G. La Cava 


POSTA DEGLI ABBONATI. 

Terapia sclerosante, delle emorroidi. — All’abb. 
il. 8631: 

Nella comunicazione di Sir C. Gordon-Walson 
non è indicata la quantità massima di soluzio¬ 
ne fenica oleosa al 15 % adoperata da lui. Egli 
dice soltanto che raramente sono state necessa¬ 
rie più di 3 iniezioni per sbarazzarsi delle emor¬ 
roidi. R. Lusena. 

Azione dei preparati barbiturici sui reni. — 
All’abb. n. 8631: 

I preparati barbiturici nelle dosi terapeuti¬ 
che non hanno influenza lesiva sui reni. Sono 
leggermente diuretici. 

Dr. 

Al dott. I D. B., da Lanciano: 

Bordier: Diathermie et diatermothérapie. 
Baillière, editore, Paris. — Kowarschik: edi¬ 
zione tedesca arrivata alla 6 a in pochi anni; 
traduzione italiana di Ghiozzi e Vidale sulla l a 
tedesca. Trovasi anche presso l’editore Luigi 
Pozzi, Roma. E. M. 






[Anno XXXIX, Num. 20] sezione pratica 789* 

NELLA VITA PROFESSIONALE. 


Il perfezionamento della condotta medica. 

I medici condotti devono essere profonda¬ 
mente riconoscenti al Podestà di Spoleto. 

Le sue critiche infondate, le sue affermazio¬ 
ni gratuite, le sue parole offensive hanno pro¬ 
vocato una giusta reazione: una reazione che 
non è stata una ritorsione, ma una netta chia¬ 
rificazione dello stato di fatto. 

II discorso preciso, esauriente dell’On. Prof. 
Morelli, le dichiarazioni del Sotto-Segretario 
agli Interni On. Arpinati hanno fatto giustizia 
di ogni esagerazione, di ogni insinuazione, di 
ogni calunnia. 

Ma si deve essere grati al Podestà di Spo¬ 
leto non isolo perchè egli ha consentito che si 
facesse ancora una volta l’elogio della con¬ 
dotta e del medico condotto, ma perchè ha 
suscitata una discussione che ha portato in 
più ampia sfera e nella sede adatta, fatti, pro¬ 
blemi e programmi che fino ad ora erano og¬ 
getto di sterili recriminazioni e di vaglie aspi¬ 
razioni. 

Sta di fatto che il Prof. Morelli, con il suo 
discorso denso di idee e nobilmente misurato 
nella forma, ha esposto un ponderato program¬ 
ma di ritocco dell’istituto della condotta. 

11 programma esposto all’assemblea legisla¬ 
tiva non è una difesa incondizionata, vecchio 
stile, di interessi particolari, ma un insieme 
di provvidenze intese a conciliare le pressan¬ 
ti esigenze dei assistenza sanitaria con quelle 
dei medici. 

La condotta medica va perfezionata, ma non 
ra d iea 1 mente t rasformata. 

Sopra tutto indietro non si torna. 

Riparlare di condotta piena è un non senso, 
un anacronismo. 

Essa è morta e sia ben sepolta. 

Il tentativo di elogio funebre è stato effica¬ 
cemente sventato dal Prof. Morelli che ha ben 
ricordato agli ismemorati, quali erano le con¬ 
dizioni morali e materiali dei medici condotti 
prima del 1923. 

Certo l’istituzione della condotta residen¬ 
ziale deve essere considerata come una prima 
tappa verso ulteriori perfezionamenti. 

L’On. Morelli ha incidentalmente nel suo 
discorso espresso l’augurio che « i medici fos¬ 
sero totalmente provincializzati o regionalizza¬ 
ti, perchè si possa con trasloco, proporzionato 
al loro merito, migliorarne la carriera ». 

Riteniamo che tale augurio debba essere 
trasformato in una richiesta) concreta. 

TI provvedimento è consigliato da ragioni di 
equità e di disciplina. Esso costituirebbe uno 
stimolo potente per attivare lo zelo dei medi¬ 
ci, per invogliarli ad incrementare la loro cul¬ 
tura. 

A differenza degli altri impiegati i medici 


condotti non possono aspirare a promozioni. 
La loro attività è spronata quasi esclusivamen¬ 
te dal senso del dovere. 

Quale stimolo alla diligenza ed al miglio¬ 
ramento culturale sarebbe il desiderio di ri¬ 
manere in una residenza gradita o Lambire ad 
altra più redditizia o più conveniente alle pro¬ 
prie condizioni? 

Purtroppo esiste un’enorme disuguaglianza 
fra condotta e condotta, disuguaglianza deri¬ 
vante dalle diversità di prestazioni, di disagi, 
di ambiente topografico e sociale e di com¬ 
pensi. 

La provincializzazione o meglio la regiona¬ 
lizzazione delle condotte potrebbe più equa¬ 
mente proporzionare tra loro questi elementi, 
ma sopra tutto rendere possibili spostamenti 
in relazione al merito ed alle esigenze dei me¬ 
dici, alle necessità dei comuni. 

Un’altra quistione di vasta portata e che ri¬ 
chiede sollecita soluzione è quella riguardante 
le pensioni. 

Il Prof. Morelli l’ha tratteggiata magistral¬ 
mente mettendo in pieno rilievo i suoi rifles¬ 
si sull’efficacia dell'assistenza sanitaria. 

La quistione ha assunto così un interesse 
sociale. 

Malgrado le temerarie affermazioni in con¬ 
ira rio, l’ammontare medio delle pensioni è 
scarso, certo tutt’altro che allettante. 

I medici condotti rimangono perciò sulla 
breccia fino a tarda età, anche quando le loro 
condizioni fisiche consiglierebbero il riposo, 
(piando la stanchezza e la stasi culturale ren¬ 
dono la loro opera meno pronta ed efficiente. 

L’equo trattamento di pensione, senza dan¬ 
no finanziario per i comuni anzi con vantag¬ 
gio, inietterebbe, continuamente linfa sempre 
fresca e vitale nell’organismo dell’assistenza 
sanitaria. 

Rendendo vacanti periodicamente numerosi 
posti darebbe occupazione ai giovani medici 
che le Università gettano sul mercato profes¬ 
sionale in quantità eccessiva. 

La congestione medica potrebbe in parte es¬ 
sere allentata. 

II Sottosegretario On. Arpinati nel suo di¬ 
scorso conclusivo alla discussione sul bilan¬ 
cio degli interni ha avuto parole di vivo elo¬ 
gio per i medici condotti. 

« Il disinteresse dei medici condotti e la lo¬ 
ro probità — egli ha detto — sono tradizio¬ 
nali, di facile e universale constatazione. L’a¬ 
zione classista del [lassato può avere deformato 
talvolta il carattere di qualcuno di loro, su¬ 
scitate speranze non conformi alla modestia 
della vita comunale; ma chi non sa che nella 
loro grandissima maggioranza, essi hanno fat¬ 
to, assai spesso, più di quanto era loro pre¬ 
scritto dal dovere e sono stati, oltre che me- 




790 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXI\, Num. 20 


dici del corpo, medici dell’anima, consiglieri, 
confessori e confortatori e che, non di rado, 
hanno dato all’esercizio della loro professione 
un vero senso di carità cristiana? » 

Per quel che riguarda la riforma della con¬ 
dona egli ha dichiarato che con il Prof. Mo¬ 
relli sta studiando il modo di conciliare le e- 
sigenze dei servizi con i molteplici interessi 
della popolazione ed in modo tale da non nuo¬ 
cere allo studio, alla Scienza, alla libera pro¬ 
fessione. 

Dalla collaborazione di chi ha espresso con 
parole così entusiastiche il proprio parere su 
i medici e di chi con tanto ardore studia i 
problemi della classe medica, non si può at¬ 
tendere che il bene ed il giusto. 

Pangloss. 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Acquanegra sul Chiese {Mantova). — Scad. 15 
lug.; per Mosio; L. 10.000 da ridurre del 12%; 5 
quadrienni dee.; c.-v.; trasp. L. 600; età lim. 40 a. 

Andorno Micca. — (Vedi Vercelli). 

Bunnrso (Sassari). — Scad. 20 lug.; per Giosso; 
L. 10.500 e 4 quadrienni dee., oltre L. 2500 cavale., 
L. 1000 arm. farm.; riduz. 12%. 

Gairate (Varese). — Scad. 27 mag.; L. 9000 de¬ 
dotte 12 %, oltre L. 200 trasp. 

Cadmiano (Lecce). — Scad. 15 giu., ore 12; ca¬ 
poluogo; L. 3500 e 5 quadrienni dee., addizion. 
L. 3 e L. 5, ritenute 12 ?&; età lim. 40 a. al 25 apr. ; 
tassa L. 50; doc. a 3 mesi. 

Castelnuovo Magra (La Spezia). — Scad. 30 giu., 
L. 8200 oltre L. 800 uff. san., L. 3000 cav., 10 
bienni ventes. 

Farra di Soligo (Treviso). — Scad. 31 mag.; 
2 a cond.; L. 7480 e c.-v. 

Firenze. R. Arcispedale di S. Maria Nuova e Sta¬ 
bilimenti Riuniti. — Al 10 giu., ore 16; direttore 
generale sanitario; età lim. 45 a. alla scad.; doc. 
a 3 mesi dal 26 apr.; tassa L. 50; stip. L. 20.000 
aumentab. a L. 24.000, oltre L. 10.000 indenn. ca¬ 
rica; c.-v.; deduz. 12%; alloggio; eventuali com¬ 
pensi extra; divieto eserc. profess. — Direttore 
con residenza a Careggi; stip. L. 15.400 aumentab. 
a L. 19.400, oltre L. 4000 indenn. carica. Le altre 
condizioni come sopra. Chiedere annunzi. 

Firenze. R. Arcispedale di S. Maria Nuova e Sta¬ 
bilimenti Riuniti. — Scad. 31 mag.; aiuto chirur¬ 
go; titoli ed esami; età lim. 35 a.; L. 7050 da 
decurtarsi del 12 %; c.-v.; indennità e proventi re¬ 
golamentari; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 1° mag¬ 
gio. Chiedere annunzio. 

Fiuggi (Frosinone). — Scad. 5 giu.; L. 9500 ol¬ 
tre 5 quadrienni dee., c.-v., L. 500 se uff. san.; 
età lim 35 a.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 27 
apr.; stazione idroclimalica. 

Gerocarne (Catanzaro). — Scad. 15 lug.; 1° re¬ 
parto; L. 7500 e 5 quadrienni dee.; cavale. L. 3000; 
riduz. 12 %; età lim. 45 a.; tassa L. 50,10. 

Gessopalena (Chieti). — Al 6 giu.; età lim. 40 a. 
al 28 apr.; doc. a 3 mesi; L. 9000 e 5 quadrienni 


dee., oltre L. 500 uff. san.; riduz. 12 %; tassa L. 50. 
Serv. entro 20 gg. I lavori scientifici dovranno 
essere regolarmente pubblicati su riviste. 

Lentini (Siracusa). Ospedale Civile. — Scad. 31 
mag.; rivolgersi Segreteria. 

Manfredonia (Foggia). — Scad. 30 mag.; per 
Zapponeta; L. 10.000 oltre L. 1000 uff. san. e 
L. 500 arm. farm.; ab. 1000 circa. 

Otricoli (Terni). — Al 21 lug., ore 17; L. 7000 
e 5 quinquenni dee., oltre L. 600 serv. att., c.-v., 
eventualm. indenn. uff. san., L. 2000 motocicletta 
o L. 4000 automob.; tassa L. 50 all’Esattoria con¬ 
sorziale di Narni; doc. a 3 mesi dal 22 apr. Chie¬ 
dere annunzio. 

Palazzolo Vercellese (Vercelli). — Per titoli. 
Condotta medico-chirurgica. Stipendio iniziale lor¬ 
do L. 7000, aumentabile di dieci ventesimi bien¬ 
nali. Indennità di caro-viveri, di trasporto e di 
ambulatorio. Il tutto soggetto a riduzione del 12 %. 
Scadenza ore diciasette del 10 giugno p. v. Richie¬ 
dere avviso alla Segreteria Comunale. 

Rocca Piktrore (Belluno). — Scad. 15 lug.; lire 
9000 e 5 quadrienni dee., oltre L. 1000-2000-3500 
trasp., L. 500 uff. san., L. 540 ambulat.; riduz. 
12 %; tassa L. 50,10. 

Roma. Ministero dell'E. N. — Sono aperti i se¬ 
guenti concorsi per le Facoltà di Medicina e Chi¬ 
rurgia: in Clinica neuropatica e psichiatrica, per 
la R. Università di Cagliari; in Clinica oculistica, 
per la R. Università di Modena; in Clinica oste¬ 
trica e ginecologica, per la R. Università di Peru¬ 
gia, in Igiene, per la R. Università di Modena; in 
Istologia ed Embriologia generale, per la R. Uni¬ 
versità di Bologna; in Medicina del lavoro, per la 
R. Università di Napoli. 

Tarquinia (Viterbo). — Condotta per il 2° rione 
Tarquinia e Mare. Scadenza 20 luglio. (Vedi prec. 
n. 18). 

Tavernola e Predore (Bergamo). — Posto di me¬ 
dico e ufficiale sanitario. Per titoli. Condotta con¬ 
sorziale con residenza in Tavernola. Stipendio re¬ 
sidenziale L. 8000, con 5 aumenti quinquennali 
del decimo. Agli effetti di detti aumenti, il pe¬ 
riodo di prova (anni due) non è computabile. In¬ 
dennità per obbligo automezzo: L. 2000; id. di 
ufficiale sanitario L. 500; id. caro-viveri, di legge. 
Quote capitarie per i poveri, come da capitolato. 
Gli emolumenti suddetti sono al netto della ri¬ 
duzione del 12 %, ma sono invece al lordo delle 
trattenute di ricch. mob.; Cassa Pensioni e Con¬ 
tributo a favore dell T.N.I.E.L. Età massima anni 
40 salvo eccezioni di legge. Domanda e documenti, 
in bollo competente; e, debitamente legalizzati, 
quelli rilasciati fuori della Prov. di Bergamo, deb¬ 
bono pervenire entro il 21 luglio al Podestà di 
Tavernola. 

Teramo. Congregaz. di Carità. — Scad. 15 giu., 
ore 12; aiuto di medicina nell’Ospedale Civile 
« Vitt. Em. Ili »; L. 5000 oltre c.-v.; ritenuta 12 %; 
15 % proventi tasse di degenza; tassa L. 50; età 
lim. 35 a.; doc. a 2 mesi dal 16 apr. Chiedere an¬ 
nunzio. 

Traona (Sondrio). — Per titoli ed esami. Con¬ 
sorzio Traona, Mello, Cercino, con residenza 
in Traona. Stipendio annuo al lordo ritenute 
Cassa Pensioni e Ricchezza Mobile L. 8500, con 
aumento di un decimo al compimento di eia- 



£Anno XXXIX, Ni m. 20] 


SEZIONE PRATICA 


791 


semi quinquennio a partire dal termine del 
biennio di prova. Indennità per mezzo di tra¬ 
sporlo: L. 3500 se automobile, L. 2000 se moto¬ 
cicletta. L. 800 se bicicletta; indennità di trasferta 
L. 1400; id. di Ufficiale Sanitario L. 500; id. di 
caro viveri (eventuali). Tutti i suddetti assegni 
sono soggetti alla riduzione del 12 % come da R. 
D. L. del 20-11-1930, n. 1491; Scadenza ore di¬ 
ciotto del 31 maggio. Per chiarimenti, notizie sui 
documenti ecc., rivolgersi al Presidente del Con¬ 
sorzio Medico in Traona. 

Varese. Amministrazione Provinciale. — Diret¬ 
tore della Sezione medico-micrografica del Labo¬ 
ratorio Provinciale di Igiene e Profilassi. La sca¬ 
denza di questo concorso è stata prorogata alle 
ore diciotto del prossimo 30 giugno. 

Vercelli. R. Prefettura. — Posto di Ufficiale 
Sanitario pel connine di Andorno Micca. Stipendio 
L. 7000, più dieci aumenti biennali. Viene inol¬ 
tre data un’indennità di L. 3500. È ammesso 
l’esercizio della libera professione. Domande alla 
Prefettura corredate dai prescritti documenti en¬ 
tro il 15 giugno p. v. Per chiarimenti rivolgersi 
Prefettura Vercelli, Ufficio Sanitario. 

Vicenza. Consorzio antitubercolare Provinciale. 
— Per titoli. Posti di Direttore delle Sezioni di¬ 
spensariali antitubercolari della provincia di Vi¬ 
cenza, alle dipendenze del Consorzio Provinciale 
Antitubercolare. Classe T, posti 3, stipendio annuo 
L. 8000; Classe II, posii 4, stipendio annuo L. 6000; 
Classe III, posti 1, stipendio annuo L. 4000. Sca¬ 
denza 30 giugno 1932-X. Documenti di rito; chia¬ 
rimenti alla Segreteria del Consorzio Provinciale 
Antitubercolare di Vicenza (presso l’Amministra¬ 
zione Provinciale). 

Vietri di Potenza (Potenza). — Scad. 20 mag.; 
L. 7000; da dedurre 12%: 6 quadrienni dee.; età 
lim. 40 a.; tassa L. 50,10. 

Villano va Monteleone (Sassari). — Scad. 30 
m»g.; per Putifigari; L. 10.500; deduz. 12 %; età 
lim. 35 a.; tassa L. 50,10. 

Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬ 
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche- 
chirurgiche, i compensi allo stipendio base. 


Importantissima Casa di specialità medicinali di 
assoluto valore scientilico assumerebbe laureato in 
medicina disposto a dedicarsi in modo esclusivo 
alla propaganda presso i medici di una regione 
dell’alta Italia, a mezzo visite personali, dei pro¬ 
dotti affidatigli. 

Si tratta di un posto importante e di fiducia, 
stabile, adeguatamente retribuito (stipendio e 
cointeressenze;. Scrivere unendo curriculum vitac 
all’indirizzo. Campanelli E., via Sistina, n. 20, 
Roma. 

Concorsi a premi. 

Premio Sangalli. 

È aperto il concorso fra i medici aiutanti, assi¬ 
stenti, supplenti e praticanti dell’Ospedale Mag¬ 
giore e degli Ospedali Fate-bene-fratelli di Mila¬ 
no, all’assegno di L. 8000, di Fondazione Sangalli, 
per recarsi in istituti superiori del Regno o del¬ 
l’estero, per il .periodo di un anno, a perfezionarsi 
nello studio dell’anatomia patologica. Rivolgersi 
al Protocollo del Consiglio degli Istituti Ospitalie¬ 
ri. Scad. ore 16 del 6 giugno. 


Borse di studio. 

Fondazione « Alessandro Lustig ». 

È istituita presso la Facoltà di Medicina e Chi¬ 
rurgia della R. Università di Firenze la Fonda¬ 
zione « Alessandro Lustig » allo scopo di conferire 
ogni triennio una borsa di studio a favore di un 
giovane laureato in medicina e chirurgia presso 
una Università del Regno da non meno di un anno 
e da non .più di quattro anni, che intenda com¬ 
piere un intero anno di studi in un Istituto di 
patologia generale o di fisio-patologia sperimen¬ 
tale o di* immunologia sia in Italia che all ’Estero. 

Potranno prender parte al concorso tutti i cit¬ 
tadini regnicoli e non regnicoli, ma la Commis¬ 
sione, a parità di meriti, darà la preferenza in 
ordine successivo: li ai figli dei volontari della 
Grande Guerra (1915-18) della Venezia Giulia; 
2) ai giovani delle famiglie originarie della Vene¬ 
zia Giulia; 3) agli orfani di guerra; 4) a coloro 
o ai loro figli che combattendo in qualunque modo 
per la difesa della Patria rimasero invalidi o mu¬ 
tilati. 

La borsa di studio sarà conferita per titoli ed 
eventualmente per esami. 

I concorrenti dovranno presentare alla Segrete¬ 
ria della R. Università, piazza S. Marco 2, doman¬ 
da in carta legale da L. 3 entro le ore 24 del 20 
maggio 1933. Alla domanda debbono essere alle¬ 
gati: a) certificato di laurea; b) certificato di cit¬ 
tadinanza italiana; c) certificato di nascita; d) la¬ 
vori manoscritti o stampati coi quali intendono 
prendere parte al concorso. Sono dispensati dal 
presentare il certificato di cui alla lettera bi gli 
aspiranti italiani non regnicoli. 

La Commissione giudicatrice, nell’assegnazione 
del premio, darà valore sopraltutto alla prepara¬ 
zione del candidato nel campo della Istologia nor¬ 
male e Patologica e della Immunologia. 

II premio unico ed indivisibile, ammontante a 
L. 12.000, verrà conferito non oltre il 1° novem¬ 
bre 1933. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

Associazione Nazionale Dottoresse in Medicina. 

La Commissione giudicatrice per l’assegnazione 
della borsa di perfezionamento Wassermann (lire 
cinque mila offerte annualmente, composta della 
dott.a prof, a Myra Carco pi no Ferrari, docente di 
ostetricia e ginecologia nella R. Università di Par¬ 
ma, presidente dell’Assoc. Naz. Dottoresse in Me¬ 
dicina e Chirurgia, della dott.a Maria Malagoli, 
specialista in pediatria, medico scolastico del Co¬ 
mune ili Milano, della dott.a .prof.a Giuseppina 
Pastori, professore incaricato di biologia generale 
nell’Università Cattolica S. C. di Milano, esaurito 
il completo esame dei titoli di studio e delle pub¬ 
blicazioni scientifiche presentate dalle sette con¬ 
correnti; dichiara che ciascuna di esse ha dimo¬ 
strato capacità, serietà, operosità degne di encomio 
e di incoraggiamento (tutte le lauree sono state 
conseguite a pieni voti e quasi tutte con lode; 
tutte le concorrenti hanno diplomi di specialità 
o di perfezionamento e buone pubblicazioni scien¬ 
tifiche); costata con piacere che quasi tutte le con¬ 
correnti occupano posti effettivi in istituti clinici 
o assistenziali, il che dimostra nel modo più og¬ 
gettivo quanto sia apprezzata specialmente in tali 
istituti l’opera della dottoressa in medicina; e de- 




792 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 20*' 


libera ili assegnare la borsa di perfezionamento 
Wassermann per l’anno 1932 alla concorrente riu¬ 
scita prima nella graduatoria dei titoli, dott.a Li¬ 
dia PinLo, per un anno di .perfezionamento in 
neuropsichiatria infantile nella R. Clinica Neu¬ 
ropsichiatrica dell’Università di Roma. 

Ordine della Corona d'Italia. 

Commendatori: dott. Alfredo V. Neri, direttore 
delle Terme di Castrocaro; dott. Enrico Varola. 

Uffiziale: avv. Domenico .Santo, presidente della 
Federazione Nazionale Fascista degli Istituti Nazio¬ 
nali di Cura. 

Cavalieri: dott. Mario Negri, dott. Edmondo 
Ciccimarra. 


NOTIZIE DIVERSE. 

Pel nuovo testo unico delle leggi sanitarie. 

Su proposta del Capo del Governo, Ministro del¬ 
l’Interno, è stato dal Consiglio dei Ministri del 16 
marzo u. s. approvato un disegno di legge col 
quale si conferiscono al Governo del Re speciali 
poteri per l’emanazione del nuovo Testo Unico 
delle leggi sanitarie. 

Già con alcuni dei vari provvedimenti per la 
riforma del T. U. delle leggi sanitarie 1° agosto 
1907, n. 636, era stato autorizzato il Governo a 
coordinare e riunire in testo unico tutte le dispo¬ 
sizioni vigenti in materia. Senonchè, in sede di 
elaborazione di nuovo lesto, ormai quasi ultimato, 
si è ravvisata l'opportunità rii introdurvi anche 
disposizioni nuove, sia per dare una trattazione 
più organica alla materia, sia per colmare alcune 
lacune riscontrate nella pratica, sia infine per 
mettere in armonia le leggi sanitarie con le ri¬ 
forme introdotte nell’ordinamento degli enti lo¬ 
cali e con le disposizioni del nuovo codice penale. 

Era quindi necessario accordare al Governo una 
nuova e più ampia delega legislativa; al che mira 
appunto il disegno di legge suaccennato. 

Riordinamento nell’Opera Nazionale Maternità e In¬ 
fanzia. 

Il R. Commissario dell’O. N. M. I., gr. uff. Si¬ 
leno Fabbri, ha diramato una circolare con cui, 
allo scopo di avviare gradualmente l’organizzazio¬ 
ne e il funzionamento dell'opera verso la definiti¬ 
va sistemazione in conformità alle riforme della 
legge in corso di elaborazione, si dispone che le 
Giunte e i Consigli ancora in funzione presso ta¬ 
lune Federazioni sono sciolti. I presidenti restano 
in carica per il disbrigo delle pratiche di ordina¬ 
ria amministrazione fino alla nomina dei Delegati 
straordinari, ^cadono anche di carica i delegati 
straordinari attualmente in funzione, i quali prov¬ 
vederanno alla ordinaria amministrazione sino alla 
loro conferma o sostituzione che avverrà entro il 
mese di giugno p. v. 

Per l’igiene oculare nelle scuole. 

il Bollettino Ufficiale del Ministero dell’Educa¬ 
zione Nazionale nel n. 12 del 22 marzo 1932 pub¬ 
blica una chiara circolare ai maestri circa l'igie¬ 
ne degli occhi nelle scuole elementari, dimostrante 
che la vigilanza igienica degli occhi deve essere 
indirizzata per due punti principali: 1° assicu¬ 
rare la sanità deU'organo per garantire la inte¬ 


grità della funzione visiva; 2° prevenire le ma¬ 
lattie contagiose e impedirne la diffusione. 

Detta chiare norme per la segnalazione delle im¬ 
perfezioni visive e delle imperlezioni esterne. 

Cinematografia per la propaganda antitubercolare. 

La Federazione italiana nazionale fascista per 
la lotta contro la tubercolosi comunica: 

« GTà durante la campagna dello scorso anno 
per il francobollo antitubercolare era stata diffu¬ 
samente avvertita la necessità di un film breve,, 
vario e di facile interesse che chiarisse alle masse 
popolari il problema della tubercolosi e, con la 
suggestione delle immagini vive, incitasse all’of¬ 
ferta fraterna. 

La Federazione ha quest’anno, attraverso diffi¬ 
coltà non lievi, realizzato anche questo potente 
strumento di propaganda per metterlo a disposi¬ 
zione dei Consorzi provinciali antitubercolari e di 
tutte quelle istituzioni che attivamente .partecipa¬ 
no alla lotta antitubercolare. Il film, « Campane 
a stormo », in edizione sonora e in edizione muta, 
sulla traccia di una tenue, commovente trama, 
guida lo spettatore attraverso l’imponente proble¬ 
ma della tubercolosi, sotto i molti suoi aspetti, 
economico, sociale, politico, sobriamente scienti¬ 
fico, mostrando come il morbo possa fronteggiarsi 
e vincersi è con quale sforzo gigantesco tenda a 
tal fine l’illuminata opera del Governo Fascista. 

Un commento di musica classica rende il film 
quanto mai commovente e suggestivo. « Campane 
a stormo » nei prossimi giorni apparirà sugli 
schermi di tutta Italia ». 

Per le stazioni (li cura e colonie climatiche. 

Il giornale « Le Forze Civili », organo delle As¬ 
sociazioni fasciste del pubblico impiego, dei fer¬ 
rovieri, dei postelegrafonici, degli addetti alle 
aziende industriali dello Stato, pubblica due cir¬ 
colari del Segretario del Partito. L’una riguarda 
le agevolazioni per le stazioni di cura a favore 
degli inscritti alle Associazioni dei dipendenti sta¬ 
tali; l’altra precisa le norme per l’ammissione dei 
figli degli associati alle colonie climatiche, marine 
e montane. 

Sulla riforma penitenziaria. 

Nella seduta del 2 maggio, discutendosi alla Ca¬ 
mera il progetto di legge riguardante le disposi¬ 
zioni sulla riforma penitenziaria. Fon. Rocco, mi¬ 
nistro della Giustizia, ha dimostralo che il progetto 
mira a risolvere il problema della rieducazione dei 
condannati, ricordando che il Governo attua ora, 
dopo quella penale, la riforma penitenziaria, sen¬ 
za chiedere sacrifici all’Erario. Ha specificato che 
le attuali disposizioni mantengono la pena afflit¬ 
tiva, ma hanno anche intento di rieducazione e 
di emenda, che si raggiungono mediante l’istru¬ 
zione, il lavoro e le pratiche religiose. Il ministro 
aggiunse spiegazioni sulla parte che si riferisce 
all’assistenza ai liberati dal carcere, la quale di¬ 
venta strumento efficace contro la recidiva. Op¬ 
portunamente il Codice Penale ha istituito i Con¬ 
sigli di Patronato e la Cassa delle ammende. 

1° Congresso internazionale sull’asma. 

Ricordiamo che è indetto a Mont-Dore (Francia), 
per i giorni 4 e 5 giugno, sotto la presidenza del 
prof. Fernand Bezan^on. Sono stati fissati 17 




« 




IAnno XXXIX, Num. 20J sezione pratica 793 


temi. Per adesioni e informazioni rivolgersi al se¬ 
gretario generale, doti. J. Galop, me Auber 19, 
Paris (IXe). 

22° Congresso di idrologia e climatologia. 5° Radu¬ 
no talassoterapico nazionale. 

Come abbiamo annunziato, si svolgeranno a Via¬ 
reggio e Montecatini dal 25 al 30 maggio. S. E. 
Benito Mussolini, capo del Governo, si è compia¬ 
ciuto di assumerne l’Alto Patronato. Relatori sa¬ 
ranno: i proff. Camillo Porlezza, Silvestro Baglio- 
ili, Giulio Ceresole, Ezio Luisada, C. V. Amoretti, 
Donato di Vestea, Arnaldo Trambusti, Adriano Va¬ 
lenti, Edoardo Audenino, F. Paolo Sgobbo, ring. 
Torquato Cristofori, l’avv. doti. Naldo Calassi (Mi¬ 
lano), il comm. Ernesto Saccani. 

Sono accordate molte facilitazioni e sono in pro¬ 
gramma gite, feste e ricevimenti. La tassa di iscri¬ 
zione è fissata in L. 50; per i membri della fa¬ 
miglia del congressista in L. 25 a testa (non più 
di due persone). Rivolgersi al segretario generale 
prof. Francesco Lenci, via Roma 20, Pisa. 

Corso di perfezionamento in ortopedia. 

Sarà impartito dal prof. H. L. Rocher, di Bor¬ 
deaux, dal 20 al 25 giugno. Tassa fr. 200. Per le 
iscrizioni rivolgersi, non oltre il 1° giugno, al : 
secrétariat de la Faculté de Médecine, Bordeaux. 

Corsi di perfezionamento in oto-rino-laringologia. 

Il prof. Portmann, direttore della Clinica oto- 
rino-1 aringologica di Bordeaux, terrà un corso di 
perfezionamento sulla O.-R.-L. in lingua francese 
dal 4 al 16 luglio ed uno in lingua inglese dal 21 
luglio al 25 agosto. 

Corso elementare di puericoltura a Foggia. 

Per iniziativa del Comitato provinciale dell’Ope¬ 
ra Balilla si è iniziato un Corso domenicale di 
puericoltura per giovani italiane. Svolge interes¬ 
santi lezioni il doti. Filippo Di Capua, direttore 
titolare del Brefotrofio provinciale, il quale ha già 
diretto Corsi del genere. 

Federazione della stampa medica latina. 

Ha tenuto a Parigi una riunione, in cui è stato 
deciso che il 3° Congresso si terrà nel 1933, du¬ 
rante le vacanze pasquali, e che gli « Acta Medica 
Latina >: assumano carattere più professionale. Il 
segretario generale L.-M. Pierra è stato felicitato 
per Fattività svolta attraverso gravi difficoltà d’or¬ 
dine economico e fiolitico. 

Mostra della stampa medica italiana. 

La Stampa Medica Italiana ha avuto largo suc¬ 
cesso alla XIII Fiera Campionaria di Milano, dove 
figurò brillantemente nello stand dell’U. S. M. I., 
fondata e diretta dal prof. P. Piccinini. 

Sanatorio nel Trentino. 

Il Governo fascista che ha già attuato magnifi¬ 
che iniziative per la protezione e l’integrità della 
stirpe, sia nel campo legislativo, sia nella proli¬ 
lassi, sia nella lotta contro le malattie, ha ora 
approvato e sta realizzando la costruzione ili un 
grandioso sanatorio antitubercolare che sorge a 
poca distanza da Trento, in una località ridente 
e pittoresca. I lavori importeranno complessiva¬ 
mente una somma di oltre sei milioni di lire. 


11 vastissimo fabbricato è diviso in due corpi: 
quello d’ingresso per i servizi ilei sanatorio e quel¬ 
lo per le sale ospedaliere vere e proprie. I due corpi 
sono collegati da un'ala centrale in cui avranno 
sede i refettori e le sale per altri servizi. Nell’ala 
a nord del fabbricato avranno sede le sale di ac¬ 
cettazione degli ammalali e quelle di visita; alla 
sinistra gli uffici di direzione e di amministra¬ 
zione; al centro la portineria, i parlatori, una scala 
e le camere di sosta per gli ammalati in arrivo. 
Naturalmente le sale per le visite avranno gli spo¬ 
gliatoi, un gabinetto per le ricerche mediche, una 
sala per le radiografie e una per la terapia fisica. 

Dopo di essere passati nelle menzionate camere 
di sosta i malati verranno inviati, secondo il sesso, 
nelle sale dell’ala ospedaliera loro riservata. Dal 
pianterreno si accederà a quelli superiori con al¬ 
cune scale comode e ben disposte; inoltre funzio¬ 
neranno due grandi ascensori, adatti anche per il 
trasporto in barelle. I malati verranno alloggiati 
in massima parte in camerate con sei letti cia¬ 
scuna, munite di enormi finestroni che daranno 
accesso sull’attigua veranda. 

Preventorio antitubercolare di Carraria. 

Sulla sinistra del Natisone, a Carraria, in una 
pittoresca zona collinare, sorge un moderno pre¬ 
ventorio antitubercolare, ricavato da un edificio 
ceduto nel 1927 dalla Società Umanitaria di Mila¬ 
no al Consorzio antitubercolare provinciale di 
Udine. Nell’immediato dopo-guerra l’edificio era 
adibito a ricovero di minori malarici; ora i locali 
sono stati ampliati con servizi adatti ad un asilo 
profilattico, mercè il cospicuo lascito d’un bene¬ 
fattore, Natale Frova, e i contributi del Comune 
e della Provincia di Udine. 

Attualmente il Preventorio di Carraria è di pro¬ 
prietà della Società udinese protettrice dell’infan¬ 
zia, che lo ebbe in dono dal predetto Consorzio 
dopo un anno di sua gestione. Nell’Istituto pos¬ 
sono avere comodo ricovero oltre duecento bimbi 
d’ambo i sessi da 1 a 14 anni d’età, predisposti, 
per cause ambientali, alla tubercolosi od affetti 
dal morbo allo stato latente. 

11 preventorio consta di tre piani con diciotto 
dormitori ben arieggiati, uno spazioso refettorio, 
palestra, bagni, infermeria, sala di medicazione, 
lavanderia e servizi. L’Istituto è inoltre dotato di 
aule scolastiche, asilo, reparto rustico. 

Adiacenti all’Istituto si stendono sei ettari di 
terreno coltivati. Il preventorio di Carraria è un- 
vero modello del genere ed esplica con cura amo¬ 
revole il suo benefico mandato in perfetta rispon¬ 
denza con le direttive del Regime. 

Nuove stazioni sanitarie nell’Agro Romano. 

Per il Natale di Roma sono state inaugurate nel¬ 
l’Agro Romano due nuove stazioni sanitarie, a Car- 
roceto e a Lunghezza, le quali attestano la ferma 
volontà del Governatorato intesa a dotare tutti i 
più importanti centri dell’Agro Romano di stru¬ 
menti validamente atti ad arrecare il conforto alle 
laboriose popolazioni dell’Agro stesso e a presi¬ 
diarle efficacemente dal pericolo della malaria. La 
stazione di Carroceto, sorta sulla Via Nettunense 
nell’estremo limite del territorio dell’Agro, prov¬ 
vista di abbondante acqua, costituirà in quella 
zona un importantissimo ed efficace centro di pro¬ 
filassi antimalarica. Quella di Lunghezza, edificata 
in prossimità della scuola che due anni or sono 
v enne inaugurata, era vivamente desiderata dagli 



791 


« IL POLICLINICO » 


[Anno \\\I\. Ni m. 20] 


abitanti della fiorente borgata, che è destinata ad 
ulteriori, progressivi sviluppi, dovuti in parte a 
generose iniziative privale. 

11 risanamento igienico, che in obbedienza alle 
direttive del capo del (inverno si va tenacemente 
ed operosamente compiendo nel territorio vasto 
dell’Agro per opera del Governatorato, costituisce 
senza dubbio un giusto titolo di vanto per la ci¬ 
vica amministrazione. 

Alle Terme di Viterbo. 

11 Segretario del P. F. e Commissario straordi¬ 
nario dell’O. N. D., on. Achille Starace, si è recato 
a visitare i lavori in corso alle Terme di Viterbo. 
Tali lavori, che consistono nella costruzione di 
un’ala nuova al fabbricato già esistente, di un am¬ 
pio garage per il ricovero delle macchine, di una 
superba piscina natatoria con annesse comode ed 
eleganti cabine, della copertura del torrente che 
passa a nord dello stabilimento, oltre a numerose 
opere interne di abbellimento e perfezionamento, 
sono ormai ultimati. 

Le Terme di Agnano per i sanitari. 

La direzione delle Terme di Agnano comunica 
di avere elevato dal 25 al 50 per cento la riduzione 
dell'importo d’abbonamento alle cure per i me¬ 
dici, farmacisti, veterinari e loro famiglie. 

Viaggio d’istruzione per medici alle Stazioni di cura. 

Nel corrente anno vengono ripresi dall’ENIT i 
viaggi d’istruzione per medici alle Stazioni di 
Cura, allo scopo di contribure a diffonderne nella 
classe medica italiana la conoscenza pratica e di¬ 
retta. 

Il 5° V. I. M. avrà luogo dal 6 al 12 giugno 1932, 
seguendo l'itinerario Porretta Terme-Salsomaggio- 
re-Sirmione-Roncegno'-Levico-Veli'iolo-Merano; e sa¬ 
rà diretto, come i precedenti, dal prof. gr. uff. 
Guido Ruata. 

Il viaggio si svolgerà in treno speciale: i parte¬ 
cipanti saranno alloggiati nei migliori alberghi 
delle località visitate. Sono ammessi al viaggio i 
. soli medici. « 

La quota d’iscrizione è di L. 475. Per l’andata 
a Porretta Terme i partecipanti usufruiranno di 
un biglietto a metà prezzo della tariffa differen¬ 
ziale, valido dal 1° al G giugno, e per il ritorno 
da Merano alla ,propria residenza d’un biglietto 
consimile, valido dal 12 al 20 giugno. 

Il numero massimo dei partecipanti è fissato 
in 150, raggiunto il quale le iscrizioni verranno 
chiuse, in ogni caso non oltre il 20 maggio. Il 
viaggio non sarà effettuato se le iscrizioni saranno 
inferiori a 100. 

Entro il 30 maggio i partecipanti riceveranno al 
loro indirizzo i documenti di viaggio. 

Nel treno speciale è ammessa una sola valigia 
per persona. 

Rivolgersi all’Ente Nazionale Industrie Turisti¬ 
che, via Marghera 2, Roma. 

Regolamento professionale nella Cecoslovacchia. 

La Camera dei rappresentanti della Cecoslovac¬ 
chia lia preparato un nuovo regolamento profes¬ 
sionale, che dovrà essere sanzionato dal Ministro 
della Sanità Pubblica. Concerne principalmente gli 
onorari, la pubblicità e il segreto professionale. 


Per il numerus clausus a Erlangen. 

Il Consiglio dei clinici della Facoltà medica di 
Erlangen, di fronte alla pletora e alla proletariz¬ 
zazione della classe medica, ha proposto la limita¬ 
zione delle ammissioni agli studi, poiché la mag¬ 
giore difficoltà degli esami si é dimostrato rimedio 
inefficace. 

Scarsità di giovani medici in Inghilterra. 

AlLassemblea annua dei governatori del « Ro- 
therham Hospital » venne rilevata la scarsità di 
medici neo-laureati. Venne deciso che l’ospedale 
avrebbe stanziato 70 sterline per annunzi e per 
la ricerca di nuove reclute. (« Lancet », 23 apr. 
1932). r 

Una 46 casa dello scienziato „ a Parigi. 

Una « casa dello scienziato » in cui sono siate 
allestite una sala di riunione, un ristorante e un 
centro di informazioni e di studi a uso degli 
scienziati francesi ed esteri, è stata inaugurata alla 
Avenue de l’Opéra, in presenza di numerose per¬ 
sonalità ufficiali francesi e straniere e di molti 
rappresentanti del mondo degli studi. 

Ronald Ross in Italia. 

Il prof, sir Ronald Ross —^ il quale ha avuto 
tanta parte nella scoperta della trasmissione della 
malaria — è venuto a Roma per ragioni di salute. 
Egli ha visitato la Clinica delle malattie tropicali 
e subtropicali diretta dal prof. sen. sir Aldo Ca¬ 
stellani, in segno di estimazione e di compiaci¬ 
mento verso l’illustre scienziato: è stato oggetto 
di cordiali attenzioni ed ha espresso il suo plauso 
per l’organizzazione dell'Istituto. 

Il Ross, paralitico, è costretto a muoversi in una 
apposita carrozzetta. 

Associazione chirurgica cubana. 

I membri dell’Associazione nazionale di Chirur¬ 
gia di Cuba hanno offerto al dott. prof. José A. 
Presno il di lui busto in marmo, quale attesta¬ 
zione di gratitudine. Nel ricevere l’omaggio, il 
prof. Presno dichiarò che in tutta la sua vita si è 
ispirato al molto latino: « labora sine spes »; dac¬ 
ché il vero studioso non deve mirare alla gloria. 
Disse che l’omaggio fattogli doveva andare anche 
alla compagna della sua vita, la quale lo aveva 
sempre assistito e sostenuto: la signora Presno, 
che é nipote del compianto urologo Albarran. 

I medici cacciatori della Frauda. 

I medici appassionati della caccia formano in 
Francia una società, che ha indetto una riunione 
in giugno. Presidente ne è il dott. Maurice, rue 
de Bellefond 1, Parigi; segretario generale il dott. 
Davesne, rue de la Pompe 125, Parigi. 

Concerto A. M. M. I. a Milano. 

Preceduto da un vivacissimo raduno in cui furo¬ 
no discussi vari problemi organizzativi e al quale 
parteciparono i dottori prof. Berri, Piccinini, Si- 
gurini, Bennati, Sacconaghi, Andreoni ecc., si è 
svolto il 24 aprile il secondo concerto della Asso¬ 
ciazione Medici Musicisti Italiani. 

Scuola di arte medica a Filadelfia. 

Presso l’Università Tempie di Filadelfia, in di¬ 
pendenza della Scuola di medicina, si è fondato 




[Anno XXXIX, Num. 20] 


SEZIONE PRATICA 


795 


un Istituto di arte medica, in cui s’insegna ad 
eseguire le rappresentazioni grafiche (ligure, fo¬ 
tografie, grafici lineari, ecc.); è diretto dal sig. 
W. Brown Me Nett. 

Vi sono stati organizzati due corsi: uno per 
medici, studenti in medicina, insegnanti univer¬ 
sitari e studiosi che intendano acquistare abilità 
tecnica nelle rappresentazioni grafiche; l'altro per 
artisti e studenti di belle arti che intendano spe¬ 
cializzarsi nelle re,ppresentazioni grafiche inte¬ 
ressanti la medicina. 

Medici assassinati. 

11 prof. Gustavo Alexander, repulatissimo oto¬ 
rino-laringologo a Vienna, è stato ucciso, a colpi 
di rivoltella, da uno squilibrato, il quale ha in¬ 
teso vendicarsi di un’operazione al naso, compiuta 
molti anni or sono e che egli giudicava mal riu¬ 
scita, mentre non aveva lasciato che una lieve ci¬ 
catrice sopraorbitaria. 

• # * 

Il doti. Szekely, primario nell’Ospedale israelita 
di Sebenico (Jugoslavia), è stato ucciso da un 
cliente cieco, il quale dubitava che la propria mo¬ 
glie lo tradisse col medico; il cieco era accompa¬ 
gnato da un amante della signora, il quale ne 
guidò la mano. 


Il delitto politico di Parigi. 

Esprimiamo la nostra dolorosa indignazione, in 
nome dei medici italiani, per l’odioso delitto di 
cui è rimasto vittima il Presidente della Repub¬ 
blica Francese, Paul Doumer, da parte di un paz¬ 
zoide russo il quale, purtroppo, appartiene alla 
nostra classe. 


La morte ha sottratto alla Facoltà medica del- 
1 Università di Parigi uno dei più eminenti mae¬ 
stri: PIERRE TEISSIER, titolare di clinica delle 
malattie infettive. 


Notevoli sono stati i suoi lavori sulla scarlattina, 
sulla parotite, sulla meningite c.-s., sull’eresipela, 
sul vaiolo, sull 'immunità, sulla pressione arterio¬ 
sa ed in specie sulla semeiologia cardiaca. Era se¬ 
gretario generale del « Journal de Physiologie ». 
La Facoltà gli aveva affidato nel 1906 la relazione 
sulla riforma degli studi medici e poi quella sui 
concorsi ospedalieri; di quest’ullima il ministero 
della Pubblica istruzione ebbe ad accogliere tutte 
le conclusioni. 

Durante la guerra la salute del Teissier rimase 
fortemente alterata, a causa di esperienze sui gas 
tossici: egli non si è più riavuto. 


A. P. 



Indice alfabetico per materie. 


Anemia grave ipocromica. Pag. 781 

Arti: disturbi trofici; resezione di seg¬ 
menti delle catene laterali del sim¬ 
patico . » 780 

Bibliografia . » 779 

Cancro: natura . » 782 

Cistografia: tecnica .. » 786 

Colecistografia: tecnica. » 786 

Dotto epatico: drenaggio: complica/.. 

non comune. » 782 

Endocardite da enterococco .. » 785 

« Entamoeba vesicalis»: infestazione 

da — „ 781 

Ergosterismo: ricerche. » 784 

Esofago: forme cliniche del cancro . • » 777 

Febbre tifoide: patogenesi delle emor¬ 
ragie . „ 774 

Fegato: metastasi multiple di carcino¬ 
ma mammario. » 776 

Imene: se rappresenti una disannonia 
della natura. » 784 

Infezione meningococcica : forme lente » 769 

Ipertensione arteriosa: trattalo, con la 

puntura lombare .. » 785 

Kala-azar: trattam. » 773 

Lipoma del canale inguinale simulante 

un’ernia diretta. » 768 

Liquido cef.-rach. : contenuto in alcool 

e glucosio .. » 781 

Mammella maschile: tumori. » 776 


Medici condotti : discussione paiiarnen 
tare . 

Medici e I aviazione. 

Morbo di Duroziez e morbo di Rumino 
Morbo di Vaquez: radioterapia . . . 

Ossiuridi: sviluppo. 

Pneumotorace opaco: particolare qua 

dio radiologico. 

Poliomielite a. a. : trattam. specifico 

Radiologia: casistica . 

Reni tubercolari: flora batterica . . . 

Retto : cancro. 

Scheletro: metastasi di neoplasie: rico 
noscimento radiologico precoce . . 
Siero antidifterico: efficacia curativa 
associazione morbosa di polmonite 
crupale - difterite faringea con narco- 

lessia .. 

Sifilide: sindromi Eufemiche. 

Stomaco: sarcoma primitivo. 

Storia della medicina: F. Puccinolti e 

la a medicina civile »... . 

Suppurazioni pelviche: roentgenterapia 
Telano: trattam. con iniez. endorachi- 

dea di ac. fenico. 

Tubercolosi : comunicazioni varie . . . 
Tumori maligni: deviazione del com¬ 
plemento .. 

Ulcere gastriche e duodenali sanguinan¬ 
ti: trattam. preparatorio. 

Urografia : tecnica. 


Pag. 789 
» 788 

» '782 

785, 786 
» 781 

» 787 

» 772 

» 782 

» 787 

» 778 

» 776 


» 762 

» 781 

» 777 

» 779 

» 784 

» 772 

» 782 

» 775 

» 757 

» 786 


Diritti ai proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in 
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte. 


G. Frugoni, Red. capo. 


A. Pozzi, resp. 


Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier. 




































796 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 20] 


Ricordiamo ai lettori del “ Policlinico ,, l’importante libro del 
Prof. ARNOLFO C1AMPOLIN1 : Docente nella R. Università di Milano 

La Traumatologia del Lavoro nei rapporti con la legge 

Seconda edizione completamente rifatta e ampliata 

Indice sistematico sommario del volume. 

Parte I. Le cause lesive; la inabilità al lavoro. — Cap. I. La lesione da infortunio e la ma¬ 
lattia professionale. — Cap. II, III, IV, V, VI. Energie lesive d'crdine fisico: L'energia mecca¬ 
nica - L’energia termica (in difetto) - L’energia termica (in eccesso) - L’energia elettrica - 
Energia barica. — Cap. VII, Vili, IX, X. Energie lesive d’ordine chimico - Le malattie infet¬ 
tive e parassitarne nei rapporti con la Legge Infortuni - La malaria infortunio . La sifilide 
infortunio. Cap. XI, XII, XIII, XIV. Energie lesive d’ordine psichico - La nevrosi dei trauma¬ 
tizzati. — Cap. XV, XVI. La capacità al lavoro e le sue minorazioni nella pratica infortu¬ 
nistica. — Cap. XVII. L’inabilità al lavoro e le possibilità di riadattamento degli operai 
traumatizzati. — Cap. XVIII. L’inabilità lavorativa e la chirurgia riparatrice. E obbligato 
un operaio a sottoporsi agli interventi chirurgici riparatori di una inabilità lavoYativa? — 

Cap. XIX, XX, XXI, XXII, XXIII, XXIV, XXV. Concause di lesioni e concause di inabilità - 
La tubercolosi e i traumi - Il diabete traumatico - Traumi e tumori - L'azione rivelatrice 
dei traumi nella malaria e nella sifilide. — Cap. XXVI. La procedura per la liquidazione 
dei danni da infortunio in Italia e aH’estero. — Cap. XXVII. La perizia e l’arbitrato me¬ 
dico. — Cap. XXVIII. La simulazione nella pratica degli infortuni. — Cap. XXIX. Le prete- 
stazioni di lesione e d’inabilità nell’ambito della legge infortuni. — Cap. XXX. Le autole¬ 
sioni nella pratica infortunistica. — Cap. XXXI. La necrcscopia. 

Parte II. — I traumi del capo e della faccia. — Cap. XXXII. I traumi del capellizio. — 

Cap. XXXIII. Le lesioni traumatiche delle ossa craniche. — Cap. XXXIV. Le lesioni trauma¬ 
tiche dei nervi cranici. — Cap XXXV. La commozione, la contusione e la compressione ce¬ 
rebrale nei traumi del capo. — Cap. XXXVI. Le emorragie intracraniche. — Cap. XXXVII. 

Ernie cerebrali, meningiti e ascessi endocranici da causa traumatica. — Cap. XXXVIII. La 
valutazione del danno lavorativo nei postumi dei traumi del capo. — Cap. XXXIX. L’epiles¬ 
sia traumatica. — Cap. XL. L’influenza dei traumi nella genesi dei morbi di Parkinson e 
di Basedow. — Cap. XLI. Traumi e malattie mentali. — Cap. XLII. Lo stato postraumatico 
della faccia. — Cap. XLIII, XLIV, XLV. XLVI, XLVII, XLVIII. Le lesioni traumatiche del¬ 
l’occhio. L’orbita e i muscoli oeulomotori - I tegumenti dell’occhio - La cornea - La sclero¬ 
tica e l'iride - Cristallino, Vitreo, Coroide - La percezione visiva. — Cap. XLIX. L’acutezza 
visiva e il lavoro. — Cap. L. I postumi dei traumi nasali. — Cap. LI. La fisiopatologia del 
rinofaringe e le funzioni Operaie. — Cap. LII. I criteri clinici e medico-legali per la valu¬ 
tazione del danno lavorativo nei ipostumi dei traumi nasali. — Cap. LIII. I tassi d’inden¬ 
nità per i postumi dei traumi nasali. — Cap. LIV. I traumi dell’orecchio. — Cap. LV. La 
valutazione del danno lavorativo nei traumi dell’orecchio. — Cap. LVI. I traumi della 
mandibola e le loro conseguenze per l’organo masticatorio. — Cap. LVII. Agli effetti della 
legge infortuni esiste danno lavorativo per la perdita di denti? — Cap. LVIII. I disturbi 
della fonazione, della deglutizione e della respirazione come esiti di traumi faringo-laringei. 

Parte III. — I traumi del torace, dell’arto superiore e della colonna vertebrale. — Cap. 

LIX. I postumi dei traumi della parete toracica. — Cap. LX. La pleurite traumatica. — 

Cap. LXI. Le bronchiti da inalazione massiva di gas tossici. — Cap. LXII. Le lesioni trau¬ 
matiche del polmone. — Cap. LXI1I. Traumi e tubercolosi polmonare. — Cap. LXIV. La tu¬ 
bercolosi polmonare e i traumi. — Cap. LXV. Le lesioni traumatiche del diaframma. -- 
Cap. LXVI, LXVII. Traumi e cardiopatie. — Càp. LXVIII. L’aneurisma aortico e i traumi. 

— Cap. LXIX. L'arto superiore come organo di lavoro. — Cap. LXX, LXXI. I traumi dello 
parti mòlli delTarto superiore. — Cap. LXXII, LXXIII, LXXIV, LXXV. Le lesioni nervose 
traumatiche dell’arto superiore. — Cap. LXXVI. LXXV T T. LXXVIII. L lesioni articolari 
della mano. — Cap. LXXIX, LXXX. Le fratture delle ossa della mano. — Cap. LXXXI, LXXXII, 

LXXXIII. Le mutilazioni della mano. — Cap. LXXXIV. Le lesioni traumatiche del polso. — 

Cap. LXXXV. Le fratture diafisarie dell’ulna e del radio. — Cap. LXXXVI. Le lesioni trau¬ 
matiche del gemito. — Cap. LXXXVII. Le fratture della .dialisi omerale. — Cap. LXXXV11I. 

LXXXIX, XC, XCI, XCII. Le lesioni traumatiche della spalla. — Cap. XC1II. La lombaggine 
traumatica. — Cap. XCIV, XCV. I traumi della colonna vertebrale — Cap. XCVI. La spon- 
dilite tubercolare e i traumi. — Cap. XCVII. Le spondiliti postraumatiche. — Cap. XCVIII. 

I traumi del midollo spinale. — Cap. XCIX, C. Mielopatie e traumi. 

Parte IV. — I traumi dell'addome, del bacino e dell’arto inferiore. — Cap. CI. I traumi 
delle pareti addominali. — Cap. CII. Le lesioni traumatiche del peritoneo. — Cap. CHI. I 
traumi dello stomaco. — Cap. CIV. Epatopatie e traumi. — Cap. CV. Le lesioni traumatiche 
della milza. — Cap. CVI. Le lesioni traumatiche del pancreas. — Cap. CVII. Le lesioni 
traumatiche dell’intestino. — Cap. CVIII. L’appendicite traumatica. — Cap. CIX. L’ernia- 
infortunio. — Cap. CX, CXI. CXII. Le lesioni traumatiche dell’apparato uropoietico. — 

Cap. CXIII. Le lesioni traumatiche degli organi genitali maschili. — Cap. CXIV. Le lesioni 
traumatiche degli organi genitali femminili. — Cap. CXV, OXVI, CXVII. Le lesioni trau¬ 
matiche delle ossa pelviche. — Cap. OXVIII. La funzione dell’arto inferiore in rapporto al 
lavoro. — Cap. GXIX. Le turbe statico-dinamiche nei traumatizzati degli arti inferiori. — 

Cap. CXX. Le lesioni traumatiche della cute e dei vasi sanguigni dell’arto inferiore. - 
Cap. CXXI. Le lesioni tendineo-muscolari dell’arto inferiore. — Cap. CXXII. Le lesioni trau¬ 
matiche dei nervi dell’arto inferiore. — Cap. CXXIII. Le lesioni traumatiche dell'anca. — 

Cap. CXXIV. Le fratture diafisarie del femore. — Cap. CXXV, CXXVI, CXXVII, CXXVIII. I 
traumi del ginocchio. — Cap. CXXIX. Le fratture diafisarie delle ossa della gamba. — 

Cap. CXXX. I traumi del collo del piede. — Cap. CXXXI, CXXXII. I traumi delle ossa del 
piede. — Cap. CXXXIII. Le lesioni csteo-articolarj del piede. — Cap. CXXXIV. Il piede piatto 
traumatico. — Cap. CXXXV. Le mutilazioni delTarto inferiore 

Volume di pagine XXIV-1004, nitidamente stampato rilegato in piena tela, con iscrizioni sul piano e sul dorso. 

Prezzo L. 80. ipiù L. 3 per le 6pese pestali di spedizione. Agli abbonati è concesso pagare tale importo in due 
rate di L. 41 «5 0 ciascuna, la prima, subito e la seconda a distanza di tre mesi. Al ricevimento della prima rata 
di L. 41.50 si spedisce il volume in pacco postale. 

Coloro che desiderano ottenere il volume per sole L. 7 5 e risparmiare anche la spesa del pacco postale debbono 
inviare subito Vaglia Postale o Bancario da L. 7 5 all’editore LUIGI POZZI - Via Sistina» 14 - Roma e lo riceve¬ 
ranno immediatamente franco di porto. 







ANNO XXXIX 


Num. 21 


Roma, 23 Maggio 1932 -» X 


“IL POLICLINICO» 

fondato nel 1893 dai professori: 

GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 



Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 


Clinico Medico di Roma 



SOMMARIO. 


Lavori originali : M. Tripodi: L’ipotensione arteriosa or¬ 
tostatica. 

Note e contributi: M. Margotti ni : Contributo alla pato¬ 
genesi e alla cura dei diverticoli esofagei. 

Osservazioni cliniche: A. Brugi : Su di un caso di mielosi 
eritremica acuta. (Da una lezione clinica). 

Sunti e rassegne : Sistema nervoso: H. Roger: La 6irin- 
gomielia. — J. Collier : Emorragie cerebrali non dipen¬ 
denti da, arteriosclerosi. — Kiilbe : Emiplegie transito¬ 
rie da nicotina. — A. Salmon : Esiste un centro vegeta¬ 
tivo epilettogeno nella regione diencefalica? — G. Kerr 
Cross : Disturbi del sonno nell’infanzia e nella fanciul¬ 
lezza.— R. Leriche et R. Fontaine : La chirurgia del 
ganglio stellato e le su8 basi sperimentali. — Organi 
digerenti: A. Pellé et A. Folli aeson : Appendicite e ti- 
flite. — L. Cerf et N. Pauly : L’iperglicemia reazione 
costante consecutiva agli interventi eul tubo digerente. 
— J. Rachet: Le emorragie ano-rettali. — Helge Lu- 
blin : Sui sintomi lontani, dopo gastrocnterostomia e 
resezione gastrica (Billroth II) per ulcera gastrica e 
duodenale. — P. Faucher : La legatura delle branche 
della coronaria stomacica e della pilorica nel corso di 
un’emateniesi grave. 


Cenni bibliografici. 

Accademie, Società Mediche, Congressi : Società Medico- 
Chirurgica di Padova. — Accademia Medico-Fisica 
Fiorentina. — Società Medico-Chirurgica Bellunese. — 
Società Medico-Chirurgica Bresciana. 

Appunti per il medico pratico : Semeiotica : Semeiotica 
pupillare. — Casistica e terapia : Le convulsioni essen¬ 
ziali del lattante e la loro prognosi. — Il vomito nel 
lattante e la terapia alimentare. — Sulla encefalite 
posMraccinica. — Le mastiti acute dell’allattamento. 

Tecnica radiologica : Riempimento di contrasto del¬ 
l’articolazione del ginocchio. — Medicina scientifica : 
Tentativi di una valutazione biologica degli espetto¬ 
ranti. — Caloioterapia e tossdemie gravidiche. — Po¬ 
sta degli abbonati. — Varia : A. Filippini : Goethe e la 
scienza. 

Nella vita professionale: Concorsi. — Nomine, promo¬ 
zioni ed onorificenze. 

Nostre corrispondenze : Da Milano. 

Notizie diverse. 

Rassegna della stampa medica. 

Indice alfabetico per materie. 


LAVORI ORIGINALI. 

Policlinico Umberto I - Roma 
IV Padiglione 
Primario: Prof. A. Milani. 

L’ipotensione arteriosa ortostatica 

per il dott. Mario Tripodi, aiuto. 

Col nome di ipotensione ortostatica Ch. Lau- 
bry e Doumer hanno, affatto recentemente, 
descritta una sindrome caratterizzata da una 
caduta brusca della pressione arteriosa che in 
alcuni individui si determina quando dalla 
posizione in decubito dorsale essi passano a 
quella di ortostatismo. La sindrome ha dirit¬ 
to a questo nome solo nei casi in cui la ca¬ 
duta della pressione è profonda e durevole e 
quando si accompagna a sensazione penosa di 
barcollamento e di vertigine. 

La curiosa sindrome descritta da Laubry e 
Doumer ci dà ragione di quanto constatammo 
in un caso caduto lo scorso anno sotto la no¬ 
stra osservazione e che allora accettammo con 


molta riserva, nell’attesa di meglio chiarire 
il nuovo «problema di fisiopatologia vascolare 
che il caso, per incidente, veniva a prospet¬ 
tarci. 

Si trattava di un giovane di 22 anni, giornali¬ 
sta, dall’aspetto sano e piuttosto vigoroso. Modi¬ 
co bevitore, discreto ma inveterato fumatore, non 
aveva mai sofferto malattie tranne che una leg¬ 
gera scarlattina nell’infanzia, superata senza stra¬ 
scichi. Da due anni circa aveva dovuto abbando¬ 
nare la sua professione per una continua sensa¬ 
zione di molestia al capo ch’egli paragonava a 
quel particolare stato di confusione e di stordi¬ 
mento mentale che suole accompagnare ogni vio¬ 
lento raffreddore. 

Su questo stato di continuo malessere, di tanto 
in tanto, specie dopo prolungata stazione in pie¬ 
di, s’impiantavano turbe più gravi costituite da 
ronzio alle orecchie, vertigini e barcollamento, di¬ 
sturbo quest’ultimo che spesso gli procurava da¬ 
gli amici l’accusa di bere. 

Fatto essenziale è che questi disturbi cessavano 
nel decubito supino e riapparivano più gravi al 
mattino, appena dopo il suo levarsi da letto. 
Così che egli aveva preso l’abitudine di leggere 
soltanto in posizione sdraiata e di riposare senza 
far uso di cuscino. 

Il suo malessere, che non trovava spiegazioni nel 
quasi perfetto equilibrio funzionale dei suoi or- 


« 






798 


<( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 21] 


gani, constatato in ripetuti esami, anche da cli¬ 
nici stranieri, riconosceva solo motivo di palese 
aggravamento nell’abuso che spesso egli faceva 
del fumo. 

L’aria satura di tabacco degli ambienti affollati 
gli diveniva pure molesta, ma l’astinenza dal fu¬ 
mo, varie volte tentata, non gli si rivelò vera¬ 
mente efficace che in una occasione soltanto, 
quando contemporaneamente, per due mesi, con¬ 
dusse vita al mare, come era solito di fare ogni 
estate. 

Chiamati per procedere ad una puntura lom¬ 
bare, per l’esame del liquor, fu con una certa 
sorpresa che costatammo come le cifre della pres¬ 
sione arteriosa da noi prese (in posizione seduta) 
non corrispondevano affatto a quelle registrate in 
due altre precedenti osservazioni. Tanto più che 
il divario era forte, gli apparecchi identici e per¬ 
fetta la funzione del cuore. 

Il fatto ci sarebbe rimasto inspiegato se, dopo 
la puntura lombare ed una certa sottrazione di 
liquor, non avessimo proceduto ad una nuova mi¬ 
surazione della pressione arteriosa in decubito 
supino. 

Questa volta l|e pressioni clprrispondevano a 
quelle precedentemente registrate. Messi in so¬ 
spetto, procedemmo allora ad una nuova misura¬ 
zione in posizione seduta e per eliminare le pos¬ 
sibili influenze della sottrazione di liquor, ripe¬ 
temmo le misurazioni dopo circa dieci giorni 
dalla puntura lombare. 

Le cifre della pressione arteriosa, pressoché 
identiche a quelle della precedente misurazione, 
furono le seguenti (al Vaquez-Laubry). 
in decubito dorsale: Mx 140, Mn 70; 
in posizione seduta: Mx 110, Mn 50. 

Il polso della frequenza media di 65 pulsazioni 
in posizione coricata, passava a quella di 70-75 in 
posizione eretta. 

Di particolare, all’esame somatico, poteva solo 
rilevarsi una leggera secchezza con sottigliez¬ 
za della cute del dorso e del palmo delle mani 
ed alcune piccole macchie biancastre sullo smalto 
degli incisivi mediani superiori che, in associa¬ 
zione ad una certa lucentezza dello sguardo e ad 
una spiccata emotività, giustificata d’altra parte 
dallo stato di apprensione del soggetto, deponeva¬ 
no in favore di una leggera disfunzione tiroidea. 

Aggiungiamo, a complemento della storia, che 
nulla di particolarmente interessante ci fu dato 
rilevare nei dati familiari dell’infermo e che l’esa¬ 
me funzionale dei suoi organi, minuziosamente 
eseguito in laboratori specializzati (dal metaboli¬ 
smo basale al pH e alle prove farmacodinamiche), 
forni dati assolutamente oscillanti intorno a va¬ 
lori medi normali. 

Consapevoli altresì dell’importanza che in 
fisiopatologia vascolare è da attribuirsi, per gli 
studi di Hering e di Heymans, alla zona vaso- 
sensibile del seno carotideo, saggiammo nel 
nostro soggetto la risposta vasomotoria! conse¬ 
cutiva all’eccitazione meccanica portata bila¬ 
teralmente sul seno e alla compressione delle 
due carotidi primitive. Nessun cambiamento 
pressorio, di grado rilevabile, potemmo, dopo 
le suddette manovre, constatare nei distretti 
arteriosi periferici. 


Arguimmo mondimene, Idato che l’esame 
del liquor si era mostrato negativo e che la 
sua pressione al Claude era risultata normale, 
che i disturbi Lamentati dall’infermo doveva¬ 
no porsi in relazione alla speciale forma di 
ipotonia arteriosa da noi messa in evidenza e 
pertanto consigliammo all’infermo l’astensione 
completa dal fumo, l’uso di preparati opote- 
rapici, a base di surrene e cure toniche gene¬ 
rali. Sapemmo più tardi che i suoi disturbi, 
per quanto non completamente scomparsi, si 
erano emendati tanto da consentirgli una certa 
attività lavorativa. 

Il caso che per molti punti ci apparve inte¬ 
ressante, rimase impresso nella nostra memo¬ 
ria tanto più che potemmo metterlo in con¬ 
fronto con altro analogo, ma ancora più carat¬ 
teristico, citato da Laubrv nelle sue lezioni di 
semiologia cardio-vascolare. Ma non credem¬ 
mo allora di farne oggetto di studio, nella idea 
di seguire l’amimalato e di poter meglio con¬ 
trollare il fenomeno in ulteriori osservazioni. 
Oggi però che appare sull’argomento l’inte¬ 
ressante memoria di Laubry e Doumier, cre¬ 
diamo utile non porre altro indugio aliai sua 
pubblicazione. 

E infatti il caso nostro ha punti di perfet¬ 
ta analogia con i cinque riportati da Laubry 
e Doumer. Identica caduta brusca della pres¬ 
sione arteriosa nel passaggio dalla posizione 
coricata a quella- seduta, identici segni fun¬ 
zionali caratterizzati da una sensazione peno¬ 
sa e durevole di confusione e di stordimento 
mentale, intramezzati da crisi di leggera ver¬ 
tigine e di vaga lipotimiia. 

Se non che il nostro caso ha questo di carat¬ 
teristico: la giovane età del soggetto, la quasi 
perfetta armonia funzionale dei suoi organi e 
la presenza di un non dubbio fattore eziologi¬ 
co, rappresentato dall’intossicazione nicoti- 
niciai. 

Sull’individualità della sindrome clinica 
•non sembra ci possano essere dubbi; nel no¬ 
stro caso, come nei cinque illustrati da Lau¬ 
bry e Doumer la successione e la concatena¬ 
zione dei fenomeni è talmente lucida da non 
lasciar adito a discussioni diagnostiche. 

Se un raffronto deve esser fatto lo si può 
solo con quei particolari stati di vertigine e 
di vaga lipotimia cui spesso vanno incontro al¬ 
cuni giovani soggetti, ad abito astenico, nel 
levarsi dal letto al mattino o dopo prolunga¬ 
ta stazione in piedi. 

Ma in questi casi il disturbo è fugace e la 
caduta della pressione arteriosa, come in due 
volte abbiamo potuto constatare, poco rile¬ 
vante ed assolutamente transitoria. Questi sog- 


[Anno XXXIX, Num. 21] 


SEZIONE PRATICA 


799 


getti sono inoltre degli ptosici e degli ipotesi 
costituzionali e il disturbo si rende general¬ 
mente manifesto nel periodo dell’adolescenza 
o dopo lunghe malattie febbrili. 

È tuttavia probabile che un comune sub¬ 
strato fisiopatologico apparenti questi istati al¬ 
la sindrome descritta e che tra i due estremi 
della scala esista tutta una serie di stati di 
passaggio che rimasti oscuri, finora o tutt’al 
più classificati come isterici, troveranno spie¬ 
gazione in una ulteriore e più accurata indagi¬ 
ne clinica. 

* 

* * 

Premesso che allo stato normale deve esi¬ 
stere un meccanismo regolatore per cui si ren¬ 
da impossibile la caduta della pressione arte¬ 
riosa nel passaggio dalla posizione coricata a 
quella eretta nelle parti superiori del corpo, 
anche quando il livello della, tensione arterio¬ 
sa sia regolato al di sopra o al di sotto di quel¬ 
lo normale (ipertensione o ipotensione perma¬ 
nente), Laubry e Doumer spiegano il mecca¬ 
nismo dell’ipotensione statica ammettendo che 
codesto apparato regolatore, preposto al con¬ 
trollo della tensione vasale, sia divenuto du¬ 
revolmente o transitoriamente insensibile alle 
modificazioni tensionali derivanti dai cambia¬ 
menti di posizione. 

Gli AA. localizzano questo apparato regola¬ 
tore nel seno carotideo ed ammettono ancora, 
in linea di ipotesi, che questo centro sia di¬ 
venuto, per neurotonia costituzionale o per 
lesioni passeggere in esse localizzate, ipoec¬ 
citabile agli stimoli tensori che normalmente 
lo sollecitano; donde una caduta brusca della 
tensione arteriosa ogni volta che per il pas¬ 
saggio dalla posizione coricata a quella eretta 
si determina nell’interno delle carotidi uno 
stato di ipotensione. 

Ipotesi questa che però non trova facile spie¬ 
gazione in quello che noi sappiamo della fi¬ 
siologia del seno carotideo e della zona vaso¬ 
sensibile cuore-aorta. 

Il nervo di Hering che ha origine dal seno 
carotideo è essenzialmente, come quello di 
Cyon, un nervo depressore. L’azione presso- 
ria, talvolta constatata nei cani curatizzati e a 
vaghi sezionati, non può essere interpretata 
che come una semplice manifestazione dolo¬ 
rosa, e non come la reazione propria del nervo 
carotideo, il quale ad ogni stimolo che sia so¬ 
lamente fisiologico si dimostra sempre dota¬ 
to di proprietà puramente depressone. 

Questi dati fisiologici contraddicono l’ipo¬ 
tesi di Laubry e Doumer, per la quale una di¬ 
minuzione dell’eccitabilità del seno determi¬ 


nerebbe come risposta ad uno stimolo ipoten¬ 
sore (quale si verifica nel sistema delle due 
carotidi primitive nel passaggio della posizio¬ 
ne coricata a quella eretta) una ipotensione 
periferica. Una diminuita eccitabilità del seno 
dovrebbe al contrario portare, in armonia con 
quanto si verifica con l’esperimento negli ani¬ 
mali, ad una ipertensione periferica riflessa, 
per il prevalere, come sembra, di impulsi co¬ 
strittori partenti dal territorio vasale bulboen¬ 
cefalico. 

Per spiegare l’ipotensione ortostatica è ne¬ 
cessario allocai invocare altro meccanismo. 

Dalle esperienze di Tournade, che son venu¬ 
te a completare le ricerche classiche di Fr. 
Franck, Hallion e Delezenne,' si sa che allor¬ 
quando ad un cane si tagliano i due nervi di 
Cyon e un nervo carotideo la pressione arte¬ 
riosa viene istantaneamente e brutalmente ad 
elevarsi. Ciò che dimostra come esista una 
tendenza permanente alla ipertensione, ten¬ 
denza costantemente frenata dal sistema de¬ 
pressore aortico-carotideo. 

Le esperienze di Heger, Kauffmann, Spal¬ 
luta, Frey, ecc. hanno d’altra parte stabilito 
che delle eccitazioni agenti sui nervi sensibili 
delle arterie, delle arteriole e dei capillari, pos¬ 
sono essere il punto di partenza di influssi 
pressori efficaci li quali costituirebbero, in 
qualche modo, gli antagonisti dei riflessi de¬ 
pressori usciti dalle zone vasosensibili del bul¬ 
bo aortico e del seno carotideo. 

Allora è possibile, dato che la pressione, 
secondo queste teorie, è in definitiva la risul¬ 
tante del giuoco alternato di influssi pressori 
ed inibitori, che essa possa risultare alterata 
per un doppio ordine di cause. Cause che agi¬ 
scono sulle zone vasocostrittorie, sia bulbo-en¬ 
cefaliche che periferiche, rendendondole iper 
o ipoeocitabili e cause che agiscono sulle zone 
depressone, esaltandone o diminuendone la 
loro eccitabilità. 

Ora nel nostro caso, come nei cinque de¬ 
scritti da Laubry e Doumer, dato che è impos¬ 
sibile per le ragioni anzidette pensare ad una 
ipoeccitabilità del seno, come la sua iperecci¬ 
tabilità essendo inammissibile poiché non spie¬ 
ga il meccanismo ortostatico del disturbo, è 
forza ammettere, sempre, restando nel campo 
delle ipotesi, che alla genesi del fenomeno sia 
di base una ipoeccitabilità dei nervi sensibili 
dei vasi cerebrali, per cui essi più non rispon¬ 
derebbero con un adeguato riflesso ipertenso- 
re alla ipotensione determinatasi per il passag¬ 
gio dalla posizione coricata a quella eretta. 

Che questa ipotesi si avvicini più al vero 
ce lo dimostra anche il fatto che la pressione 



800 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 21] 


sulle carotidi, nel nostro ammalato, non ha 
provocato una caduta della pressione arteriosa, 
come la/vrebbe dovuto, sia pure in forma appe¬ 
na evidente, se il disturbo avesse risieduto 
nel «eno. Essendo invece la pressione nel cir¬ 
colo cerebrale assicurata oltre che dalle caro¬ 
tidi dal sistema delle vertebrali, si spiega co¬ 
me la manovra della compressione delle caro¬ 
tidi primitive, nella posizione coricata, non 
abbila) potuto riprodurre il fenomeno della ca¬ 
duta ortostatica della pressione. 

Un altro fatto è ancora da mettere in rilievo: 
la dipendenza, nel nostro ammlaato, dei di¬ 
sturbi e della sindrome vascolare dalla intos¬ 
sicazione nicotinica. 

Se una serie di ricerche, in parti-colar modo 
quelle di Heger e Kauffmann, hanno messo in 


stetizzanti, lasciano adito ad ammettere che 
anche in patologia umana possano avverarsi 
fatti consimili. 

E poiché è dimostrato- che la nicotina è un 
veleno d^i vasi e che nell’intossicatone cro¬ 
nica da tabacco si ha spesso ipertensione arte¬ 
riosa (Iluchard) e talvolta ipotensione (Laun- 
der Branton), nulla ci vieta di pensare, seb¬ 
bene manchino esperienze decisive in propo¬ 
sito, che questa azione della nicotina possa 
esplicarsi direttamente sulla parete dei vasi 
eccitando o inibendo a seconda dei casi, per 
quel meccanismo ad azione doppia propria a 
gran numero di veleni, l’estremità sensitiva dei 
nervi simpatici contenuti nello spessore di es¬ 
si. Confortano tale ipotesi gli studi di Nicolai 
e Stahelin i quali, per mezzo di ricerche so- 



1) Grafica del polso arterioso in posizione coricata 



2 ) Id. in posizione seduta. 


evidenza come un certo numero di sostanze 
chimiche (nitrato di argento, aciido prussi¬ 
co, ecc.) determinano, se iniettate nelle arte¬ 
rie, una vasocostrizione .riflessa con iperten¬ 
sione, per l’irritazione dei nervi vasosensibili, 
altre ricerche più recenti (M. Villaret, Justin, 
Besan^on e De Sèze) dimostrano che l’aneste¬ 
sia dei vasi cerebrali, attuata mediante inie¬ 
zioni di olocaina previa legatura delle giugu¬ 
lari, ha una certa azione di arresto sull’iper¬ 
tensione embolica normalmente realizzata nei 
cani in seguito ad iniezioni di un miscuglio 
di polvere di minio e di licopodio in sospen¬ 
sione in olio cloretone. 

Queste esperienze, dimostrando come un di¬ 
sturbo della eccitabilità dei nervi vasosensi¬ 
bili possa essere sperimentalmente realizzato 
attraverso iniezioni di sostanze irritanti o ane- 


prattutto elettrocardiografiche, hanno consta¬ 
tato che alle forti dosi di tabacco segue, dopo 
pochi mesi, una diminuzione dell’adattamento 
dei vasi agli stimoli riflessi; il cuore soffrireb¬ 
be assai più tardi e probabilmente in via se¬ 
condaria. 

Ora, poiché nel nostro ammalato la dipen¬ 
denza dei disturbi subiettivi ed obiettivi dal¬ 
l’abuso del tabacco risulta troppo evidente per 
esser poista in discussione, bisogna ammettere 
che la nicotina abbia in questo caso agito da 
tossico dei vasi, sulla base di una speciale e 
individuale intolleranza-. 

Intolleranza tanto spiccata da risentire, co¬ 
me dalla istoria appare probabile, l’influenza 
del fumo di tabacco di cui sono normalmente 
impregnati alcuni ambienti cittadini. 

Lungi da noi l’idea tuttavia di voler gene- 




















[Anno XXXIX, Num. 21] 


SEZIONE PRATICA 


801 


ra lizzare e di volere, sulla fede di un singolo 
caso, rompere una lancia in favore delle teorie 
che fanno della ipertensione o ipotensione ar¬ 
teriosa idiopatica un disturbo primitivamente 
riflesso di origine vasale. 

È però intuitivo che, ove si possa attribuire 
ad un fenomeno un determinato meccanismo, 
questo debba pure riconoscersi efficiente per 
quei casi dal cui fondo generalmente il feno¬ 
meno si distacca e che hanno del fenomeno 
le caratteristiche essenziali. 

Addendum. 

Dopo circa un anno dalla primitiva osser¬ 
vazione, abbiamo ancora potuta rivedere l’in¬ 
fermo. Diamo i tracciati grafici della sua pres¬ 
sione arteriosa, nelle due posizioni coricata e 
seduta (v. grafiche). 

Gli sbalzi della pressione non sono oggi 
molto alti, ma sono tali tuttavia da risultare 
ancora caratteristici. 

L’infermo non ha mai smesso di fumare 
tranne che per periodi mollo brevi. Ma per la 
minore caduta della pressione e forse per un 
provvido e individuale adattamento tollera og¬ 
gi, meglio che per il passato, i suoi disturbi. 

RIASSUNTO. 

L’A. studia un caso di ipotensione arteriosa 
ortostatica, di cui riporta le grafiche. Ne di¬ 
scute il meccanismo, alla stregua delle mo¬ 
derne vedute sulla fisiopatologia del seno ca¬ 
rotideo e dei nervi vaso-sensibili bulbo-encefa¬ 
lici, e fa risalire la genesi del disturbo al fat¬ 
tore nicotinico, verso cui l’infermo si mostra¬ 
va particolarmente sensibile. 

Conclude che in un campo cosi recente di 
studi è prudente affacciar solo delle ipotesi. 
È già molto tuttavia che a fenomeni così oscu¬ 
ri si possa dare oggi una base fisiologica, resa 
plausibile dall 'esperimento. 

BIBLIOGRAFIA. 

Ch. Laubry. Legóns de sémiologie cardio-vascu- 
laire. C. Doin, édit., Paris, 1924, p. 339. 

Gh. Laubry et Ed. Doumer. L'hypotemion ortho- 
statique. La Presse Médicale, è janvier 1932. 

H. E. IIering. Die Karotissinus. Reflexe ciuf lieve 
und G.efdsse . Steinhopff. Dresde et Leipzig, 
1927. 

IL E. Heymans. Le sinus caroiidicn el le nerj de 
IIering. Lyon Mèdie, 27 juil, 1930. 

M. Villaret, L. Justin, BESANgoN et St. De Skze. 
Sur les effeets cardiovasculaires des embolies 
cérébrales expérimentales. La Presse Méd., 30 
septembre 1931. 


NOTE E CONTRIBUTI. 

Ospedale del Littorio in Roma 
Padiglione Flaiani 
Primario: L. Urbani. 

Contributo alla patogenesi 
e alla cura dei diverticoli esofagei. 

Doti. M. Margottini. 

Intendo parlare soltanto dei diverticoli fa- 
ringo esofagei, da Zenker chiamati diverticoli 
da propulsione, ed i soli che abbiano impor¬ 
tanza chirurgica. 

La loro sede abituale è la porzione iniziale 
dell’esofago cervicale, al confine tra questo e 
il faringe. Questa regione è debole e per la 
sua ristrettezza, e per la presenza sulla sua 
parete posteriore di una zona triangolare dove 
la muscolatura è rappresentata soltanto da fi¬ 
bre circolari. Essa comincia al margine in¬ 
feriore della cartilagine cricoide. 

Moslier però, con Ho studio radiografico 
comparativo di due diverticoli e di pezzi ana¬ 
tomici freschi comprendenti faringe e laringe 
riempiti di bario, potè accertare che il loro 
orificio di comunicazione con l’esofago era si¬ 
tuato in corrispondenza del bordo superiore 
della cricoide. 

In questi due casi l’ernia era avvenuta al di 
sopra della zona debole, tra le fibre più basse 
del costrittore inferiore del faringe. 

La patogenesi dei diverticoli è molto di¬ 
scussa. 

Tutte le teorie enunciate in proposito pos¬ 
sono ridursi fondamentalmente a due. Una 
che ritiene il diverticolo una affezione acquisi¬ 
ta, un’ernia della mucosa e sottomucosa attra¬ 
verso le fibre muscolari assottigliate e disso¬ 
ciate. 

11 reperto di lipomi in corrispondenza di 
questa regione (Aschoff) renderebbe ancora più 
suggestivo il paragone con le porte erniarie 
addominali ed i lipomi perisacculari. 

L’altra teoria fa del diverticolo una lpsione 
congenita, basandosi sul reperto istologico che 
in alcuni casi ha mostrato presenza di fibre 
muscolari su tutta la parete della sacca: si 
tratterebbe di una faringectasia il cui primo 
abbozzo è da ricercarsi in un disturbo di svi¬ 
luppo. Per quanto secondo Kraas, sia la teo¬ 
ria congenita che sta guadagnando terreno, 
non è men vero che neanche nei sette casi di 
Schmiieden da lui comunicali fu trovato un ri- 
vestimento muscolare continuo della parete, e 
che il reperto di diverticoli ritenuti congeniti 






802 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 21] 




è raro all’autopsia. (Gianni 2 casi su 29 diver¬ 
ticoli trovati in più di 26.000 autopsie). 

Inoltre, sembra strano che un’aflezione con¬ 
genita si manifesti e dia disturbi soltanto nel¬ 
la tarda età, tanto più trattandosi di lesioni 
che per la loro sede non (potrebbero restare a 
lungo latenti. Gianni fa rilevare giustamente 
che la preponderanza dei diverticoli nel sesso 
maschile (8Ò % dei casi) è un altro argomen¬ 
to in favore di un’affezione acquisita. Il fat¬ 
tore meccanico della pulsione è ammesso da 
ambedue, ma considerato fondamentalmente 
nella teoria della lesione acquisita, ha impor¬ 
tanza soltanto per l’ulteriore sviluppo della 
sacca della teoria congenita. Nel cadavere, se¬ 
condo Mosher, è facile creare un diverticolo 
artificiale : spingendo con la punta del dito si 
riesc-e a invaginare la mucosa e sotto-mucosa 
del triangolo di Laimer. 

Io ho ripetuto l’esperimento, ma due volte 
su tre ho ottenuto l’ernia della mucosa e sot¬ 
to-mucosa soltanto quando la pressione aveva 
lacerato per distensione alcune fibre musco¬ 
lari. 

Per spiegare come questo avvenga nel vivo 
però, è necessario trovare qualche causa che 
determini tale estroflessione, dato che la zona 
debole triangolare rappresenta una disposizio¬ 
ne anatomica normale, e non un’anomalia. 

La cricoide in avanti, e la colonna verte¬ 
brale indietro, permettono una espansione 
pronta della bocca esofagea soltanto ai lati, 
così che una asimmetria dell’imbuto faringeo 
inferiore spostando dal suo centro lo sforzo 
muscolare delta deglutizione potrebbe ripar¬ 
tire in modo ineguale la spinta del bolo ali- 
. mentare proiettato contro la zona debole della 
parete esofagea. 

Ma l’asimmetria della bocca esofagea e an¬ 
che della cartilagine tiroide e dei seni pirifor¬ 
mi è un reperto frequente nel cadavere (Mo¬ 
sher), onde non è probabile che essa sia dovu¬ 
ta a trauma, nè che abbia importanza nello 
sviluppo dei diverticoli. D’altra parte non è 
l’ingresso esofageo che sostiene l’urto del bolo 
alimentare, bensì il mesofaringe, di dove poi 
il cibo scivola verso l’esofago. Bocca esofagea 
ed ipofaringe sono sottoposti quindi soltanto 
alla ipressione che si determina al loro livello 
durante la deglutizione, e che in certe circo¬ 
stanze può aumentare in modo eccessivo. 

I fattori meccanici ai quali si è data impor- 
tanzia nella formazione dei diverticoli posso¬ 
no riunirsi in due gruppi. Il primo compren¬ 
de gli ostacoli alla regolare discesa del cibo: 
stretture acquisite e congenite del lume eso¬ 
fageo; esofagospasmo da corpo estraneo (Lu- 


dlow), da incarceramento di frammenti volu¬ 
minosi di cibo che nella deglutizione affret¬ 
tata non riuscirebbero ad entrare nella bocca 
esofagea (Kilian, Kloiber); alterazione di uno 
dei semi piriformi per ulcerazioni traumati¬ 
che o infettive locali che alterando la meccani¬ 
ca della deglutizione porterebbero ad una di¬ 
latazione sacciforme del recesso (Mosher). 

Il secondo gruppo riunisce quelle condizio¬ 
ni che aumentano la pressione dell’aria espi¬ 
rata : il tossire, il suonare strumenti a fiato 
(Rosenbeim). 

Tutte queste cause agiscono dissociando, e 
in parte anche lacerando le fibre muscolari, 
della zona debole. Affinchè questi fattori pres¬ 
sori possano portare alla formazione di un 
diverticolo, debbono di necessità agire ripe¬ 
tutamente. 

Particolarmente dubbia mi sembra l’imipor- 
tanza dell’esofagospasmo da arresto di boli 
voluminosi, giacché per la sua produzione in 
modo continuativo, dovrebbe invocarsi una le¬ 
sione nervosa centrale che alterasse la deglu¬ 
tizione, lesione riscontrata così eccezionalmen¬ 
te da non poter avere valore nel maggior nu¬ 
mero dei casi. Lo stesso può dirsi di quasi tut¬ 
te le altre cause invocate se si considerano iso¬ 
latamente, ad eccezione delle lesioni traumati¬ 
che o infettive locali che alterano la struttu¬ 
ra anatomica della parete del faringe esofago. 
Negli altri casi, probabilmente concorrono più 
fattori alla formazione del diverticolo. 

Uno dei più comuni e perciò dei più impor¬ 
tanti mi sembra la (stenosi della bocca esofagea 
da ingrossamento della cricoide. Il diverticolo 
da pulsione è un’affezione dell’età avanzata 
— in maggior numero dei casi riguarda indi¬ 
vidui dai 55 anni in su — epoca in cui la cri¬ 
coide sta completando il suo normale proces¬ 
so di ossificazione. Questa stenosi porta già 
da sè a una minore resistenza della parete eso¬ 
fagea a sua volta infiacchita dall’età. Se ad 
essa si somma l’azione di un fattore presso- 
rio, ad esempio, che agisca ripetutamente, la 
ernia della mucosa esofagea potrà avvenire 
con facilità. 

Questo credo sia accaduto in un caso occor¬ 
so alla mia osservazione del quale riassumo 

brevemente la storia. 

» 

Il paziente C. G., uomo robusto, di 56 anni, 
possidente, soffre di faringite e otite cronica da 
circa 30 anni. 

Da quasi otto anni disfagia, e senso di titilla¬ 
mento al faringe per cui esplodevano colpi di tos¬ 
se stizzosa, seguiti spesso da emissioni di residui 
alimentari. 

Questi disturbi si sono accentuati a mano a 
mano. Non vomito. Nega lues. 



(Anno XXXIX, Num. 21] 


SEZIONE PRATICA 


803 


Entra in ospedale il 25 giugno 1931, viene ope¬ 
rato il giorno 30 e dimesso il 10 luglio seguente. 

L'esame radiogralieo eseguito prima dell’opera¬ 
zione dimostra una grossa immagine diverticola¬ 
re, poco al di sopra del punto di passaggio tra 
esofago cervicale e quello toracico. 

La cricoide è completamente ossificata. 

Il diverticolo asportato, grande quanto un’aran¬ 
cia, ha una capacità di circa 100 cc.; il suo ori¬ 


studiate da punti di vista unilaterali, prevalente¬ 
mente di tecnica operativa, e non servono di ap¬ 
poggio, nè all’una nè all’altra delle teorie pato- 
genetiche. 

Soltanto con lo studio completo dei casi, corre¬ 
dato dall’esame istologico sistematico dei diverti¬ 
coli che si asportano, sarà possibile decidere quale 
delle due teorie debba essere giudicata esatta, o se 
a seconda dei casi, ambedue siano vere. 



Fio. 1. 


ficio di comunicazione ha le dimensioni di una 
moneta da mezza lira. L’esame istologico (prof. 
Nazari) — colorazione con ematossilina-eosina, e 
con il van Gieson — mostra presenza di fibre mu¬ 
scolari striale in corrispondenza del colletto della 
sacca. Esse mancano nelle sezioni del fondo e del 
resto della parete. 

Questo caso sembra dunque portare un nuovo 
contributo alla teoria della origine acquisita dei 
diverticoli da pulsione. 

Si trattava di un laringocele, come dimostrò 
l’esame istologico e l’ernia della mucosa esofagea 
fu probabilmente il risultato del fattore pressorio 
tosse, causato dalla faringite che durava da anni, 
al quale si sommò la stenosi della bocca esofagea 
da ossificazione precoce della cricoide. Se si ec¬ 
cettuano i casi di Schmieden, quasi tutte le os¬ 
servazioni più recenti di diverticoli esofagei, sono 


La cura dei diverticoli esofagei da propul¬ 
sione è chirurgica. Il trattamento medico di 
aspirazione del contenuto della sacca, e di la¬ 
vaggi disinfettanti ha isoltanto valore di pre- 
piarazione all’intervento. 

Per questo scopo la sonda esofagea va usata 
cautamente per evitare perforazioni, special¬ 
mente nei diverticoli a pareti sottili o infiam¬ 
mate. Più sicuro è l’uiso deH’esofagoscopio. I 
metodi operatori per la cura dei Diverticoli so¬ 
no principalmente cinque: 

1) Abboccamento alla pelle: il D. isolato 
fino alla base viene suturato ai margini della 
ferita cutanea, senza interessare con i punti 









804 


(C IL POLICLINICO )> 


[Anno XXXIX, Num. 21] 


Ita- mucosa diverticolare. Dopo dieci, dodici 
giorni si apre il D., se ne asporta la mucosa 
fino all’imbocco esofageo che si lascia obli¬ 
terare la sacca per 2 a intenzione. 

Lahey avrebbe così avuto buoni risultati in 
vari casi. 

2) Diverticulopessia : Il D. viene isolato e 
obliterato dal fondo, poi fissato alle parti vi¬ 
cine, (periosto dello joide, Kònig). Coquelet 
lega il colletto della sacca che viene attirata 
verticalmente in alto e suturata ai muscoli vi¬ 
cini. Il fondo è portato alla cute e esterioriz¬ 
zato lievemente in modo da poterlo drenare 
se necessario. La ferita cervicale viene sutura¬ 
ta a piani su un drenaggio di garza. Questo 
metodo che potrebbe chiamarsi di pessia ver¬ 
ticale retrograda obliterebbe completamente il 
diverticolo e impedirebbe l’ingresso di cibo 
in 'esso. 

3) Invaginamene del diverticolo dopo 
preparazione di esso, affondandolo con sutura 
a duplice strato. Il diverticolo invaginato si 
atrofizza. 

4) Introflessione a mezzo dell’esofagosco- 
pio: metodo usato da qualche specialista negli 
S. U. A. ma oltremodo pericoloso, come di¬ 
mostrano le perforazioni che ha provocato, e 
tutt'altro che radicale essendo ovvia la proba¬ 
bilità di una recidiva. 

5) Estirpazione del diverticolo. 

Operazione in due tempi. 

Isolamento e legatura, del colletto della sacca 
che viene circondata con garza o con sottili 
fogli di gomma. Sutura parziale della ferita. 
Il diverticolo si stacca poi spontaneamente per 
necrosi delle sue pareti. (Goldmann, Bobbio, 
Me. Quillan). 

Heyd, de Witt Stclten isolano il diverticolo, 

10 esteriorizzano quanto più è possibile, e lo 
suturano, ai margini della ferita. (Secondo Li- 
lierrthal, in pazienti in condizioni gravi, l’in¬ 
tervento può limitarsi a questo primo tempo 
che ha dato buoni risultati in qualche caso). 
Dopo sette giorni riaprono l’incisione, isolano 

11 sacco e lo sezionano in vicinanza dell’esofa¬ 
go, dopo legatura del colletto che introflet¬ 
tono affondandolo con duplice sutura. Chiu¬ 
sura dell’incisione cervicale senza drenaggio. 

Estirpazione in un tempo : Dopo isolamento 
del diverticolo si seziona il colletto fra due le¬ 
gature: si può in vaginarei il moncone nell’e¬ 
sofago (Nicoladoni). Sutura a più strati della 
muscolatura esofagea. (Wheeler 1886; Kocher; 
v. Bergmann). 

L’incisione cutanea eseguita dalla maggio¬ 
ranza dei chirurgi è quella verticale prester¬ 
nocleidomastoidea. Grignani, ritiene meno le¬ 


siva per i vasi, l’incisione dietro il muscolo. 
Schmieden ha usato il taglio a collare di Ro¬ 
cker dal lato ove sporge il diverticolo. L’ac¬ 
cordo è unanime nell’impiego della aneste¬ 
sia locale che mette più sicuramente al ri¬ 
paro dalla polmonite da aspirazione. 

La gastrostomia preventiva per sollevare le 
condizioni del paziente, praticare l’anti¬ 
sepsi preventiva del diverticolo e tenere l’e¬ 
sofago a riposo durante la guarigione della 
ferita, sembra un intervento sproporzio¬ 
nato allo scopo, giacché si può raggiungere 
lo .stesso fine con l’uso della sonda di Ein ; 
horn, con i lavaggi della sacca e la scrupo¬ 
losa antisepsi della bocca. Non è stata usata 
che da pochi chirurgi: la sua unica indica¬ 
zione è uno stato grave cachettico del pa¬ 
ziente. 

La molteplicità dei metodi operatori segui¬ 
ti nella cura dei diverticoli esofagei trova la 
sua ragione nell’intento di evitare la com¬ 
plicanza post-operatoria più temibile dopo in¬ 
terventi sull’esofago: la mediastinite così spes¬ 
so letale. 

Ma tutti questi metodi, eccetto l’estirpazio¬ 
ne, non mettono sicuramente al riparo da re¬ 
cidive e stenosi — special mente la pessia e 
l’introflessione — (le quali poi sono possibili, 
soltanto in caso di diverticolo poco volumi¬ 
noso). 

Coquelet eseguì la pessia retrograda in un 
diverticolo lungo circa 12 cm. ma fu costret¬ 
to, a riaprire l’incisione cervicale, e ad aspor¬ 
tare ia pezzi il diverticolo che si era necrosa- 
to. L’estirpazione in due tempi crea delle a- 
derenze che mettono certamente al riparo da 
una mediastinite, ma prolunga di molto il 
periodo di cura e dà luogo quasi sempre ad 
una fistola che impiega dalle due alle dieci 
settimane per chiudersi. La fistola si è avuta 
anche in seguito a semiplice, introflessione del 
diverticolo (Matthcws). • 

L’estirpazione in un tempo conta già molli 
successi per dover essere considerata metodo 
di scelta. I casi trattati in questo modo pub¬ 
blicati negli ultimi anni, dimostrano che il 
pericolo della mediastinite, per quanto pos¬ 
sibile, non è tanto da temere. 

Per prevenire l’infezione e la fistola Trot¬ 
ter conserva nella dissezione tutti gli elemen¬ 
ti muscolari della sacca, che addossa poi alla 
sutura mucosa dell’orificio. 

Grignani scolla un tratto di mucosa diver¬ 
ticolare e lo introflette nell’esofago. 

Schmieden fa una sutura continua della 
mucosa, seguita da doppia sutura ribattuta 
della muscolare sulla quale addossa poi la 




[Anno XXXIX, Num. 21] 


SEZIONE PRATICA 


805 


capsula del diverticolo. In circa la metà dei 
casi ebbe fistola elio si chiuse in meno di 
15 giorni. L’estirpazione in un tempo dà luo¬ 
go in quasi 50 % dei casi ad una fistola, la 
quale per altro sembra guarire più rapida¬ 
mente di quella che segue alle operazioni in 
due tempi. 

L. Urbani ha trattato il suo caso con l'o¬ 
perazione in un tempo, usando la tecnica se¬ 
guente : 


basso: questa è repertata con pinze di Péan. 

Legatura della vena tiroidea media. 

11 diverticolo grande quanto un’arancio pre¬ 
senta spesse aderenze della sua capsula alla 
tiroide e alla fascia cervicale media e profon¬ 
da: si sezionano e si isola il diverticolo dalla 
sua capsula. 

Spostando medialmente il lobo sinistro del¬ 
la tiroide e la trachea si vede il N. ricorrente. 
Si continua cautamente la dissezione del col- 



Fig. 2. 


Anestesia locale novocainica. 

Incisione lungo il margine anteriore dello 
sterno-cleido-miastoideo dall’altezza dello joide 
allo sterno, arcuandone lo estremo inferiore 
in fuori e in dietro sì da scoprire l’inserzione 
inferiore del muscolo. Incisione della guaina 
del muscolo, e spostamento di questo aire- 
sterno, insieme al fascio nerveo-vascolare del 
collo. 

Isolamento del bordo superiore del m. o- 
moioideo e sezione di esso tra due legature 
i capi delle quali si lasciano lunghi. Sezione 
dell’aponeurosi cervicale media dall'alto in 


letto del diverticolo fino al suo impianto, si¬ 
tuato posteriormente e a sinistra sulla parte 
terminale dell’esofago cervicale. Verso l’ango¬ 
lo inferiore della ferita, è visibile l’ingresso 
al mediastino posteriore, che /si chiude ad¬ 
dossando con punti staccati l’aponeurosi cer¬ 
vicale media e il ventre anteriore dell’omoioi- 
deo alla fascia prevertebrale. Si circoscrive il 
diverticolo con pezze sterili: se ne schiaccia 
il peduncolo, con lo schiacciatone di Payr e 
si seziona tra due legature : si asporta la sac¬ 
ca. Si introflette il monconcino nell’esofago e 
si sutura a due piani la muscolatura esofagea 










806 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 21] 


addossandovi sopra la capsula del diverticolo. 
Sutura della ferita a strati drenando con un 
piccolo zaffo di garza iodoformica. 

Decorso postoperatorio normale: lieve rial¬ 
zo termico il primo' giorno. Il paziente venne 
nutrito, a mezzo della sonda di Einhorn per 
i primi quattro giorni. 

Tolta questa, fu tenuto a dieta liquida per 
altri dieci giorni. Lo zaffo venne tolto, in 
quinta giornata. Il paziente lasciò l’ospedale in 
10" giornata, senza che si fosse mai osservato 
uscita di liquido dalla ferita che cicatrizzò 
completamente in lo giorni. 

Molto utile si è dimostrato l’uso della son¬ 
da di Einhorn a permanenza introdotta nello 
stomaco 24 ore prima dell’operazione per dar 
tempo al p. di abituarvisi. Essa ha permesso 
l’alimentazione del p. nei primi giorni dopo 
l’intervento senza timore d’inquinare la su¬ 
tura con gli alimenti, e senza dar luogo a ul¬ 
cerazioni da decubito dato il suo piccolo cali¬ 
bro. La disinfezione del diverticolo prima del¬ 
l’operazione fu praticata mediante lavaggi con 
acqua salicilica 1 %; venne praticata disinfe¬ 
zione della bocca che fu continuata anche do¬ 
po l’intervento. 

Ripetendo l’operazione sul cadavere ho stu¬ 
diato una piccola modificazione alla tecnica 
suesposta per rinforzare ancora di più la su¬ 
tura esofagea. 

Sezionata l’aponeurosi cervicale media ver¬ 
ticalmente, essa viene incisa anche lungo il 
margine del ventre anteriore del m. omojoi- 
deo. Il muscolo, così liberato acquista una 
grande mobilità. I fili dell’ultimo piano della 
sutura esofagea lasciati lunghi, vengono pas¬ 
sati attraverso l’estremo libero del ventre mu¬ 
scolare che viene così fissato a ridosso di essa. 

RIASSUNTO. 

L’A. porta un contributo alla patogenesi e 
alla cura dei diverticoli da propulsione del¬ 
l’esofago, di cui riferisce un caso. 

Per la patogenesi: l’assenza di fibre mu¬ 
scolari striate sul fondo e sulla parte inter¬ 
media della sacca ha dimostrato trattarsi di 
un faringocele, cioè di un’ernia della mucosa 
e sottomucosia che nel caso in esame, era av¬ 
venuta attraverso le fibre circolari del trian¬ 
golo di Laimer. 

La causa determinante la formazione del 
diverticolo è probabilmente da ricercarsi, in 
questo caso, nel progressivo afflosciamelo 
della muscolatura esofagea in seguito all’au- 
mentata pressione dell’aria espirata e all’os¬ 
sificazione precoce della cricoide. 

Per la cura chirurgica : è un altro successo 


della estirpazione in un tempo. La tecnica se¬ 
guita sembra mettere al riparo, con maggior 
sicurezza dal pericolo della mediastinite e del¬ 
la fistola. I suoi tempi fondamentali sono la 
sutura dell’aponeurosi cervicale media a quel¬ 
la profonda, che sbarra il passo al liquido 
che potrebbe eventualmente filtrare attraver¬ 
so una fistola esofagea e farsi strada nel me¬ 
diastino posteriore seguendo la fascia prever¬ 
tebrale. Lo schiacciamento del colletto del di¬ 
verticolo e la sutura dell’esofago a più piani. 

Ma poiché la possibilità di una fistola, sia 
pure di breve durata, sembra sussistire in 
un discreto numero di casi anche dopo una 
sutura esofagea corretta, la proposta di rinfor¬ 
zarla con Raddossarvi sopra il muscolo omojoi- 
deo sembrai una modificazione utile. 

BIBLIOGRAFIA. 

Mohr e Staelin. Trattato di Medicina Interna. 
v. Bergmann. Trattato di Chirurgia. 

Kauimann. Anatomia Patologica. 

Aschoff. Ibid. 

Mosher. The Laringoscope, 1924. 

0. Gianni. Archivi It. di Oiol., 1929. 

Grignani. Il Policlinico, 1931, pag. 455. 

Pozzi. Ibid., 1931, n. 40 

Bensaude Gregoire Gueneaux. Ibid., 1922, p. 1276. 
Gaucci e Montanari. Ibid., 1922, pag. 1050. 

Bobbio. Ibid., 1922, pag. 1403. 

Hevi)., Annals of Surgery, 1929. 

De Witt Stetten. Ibid., 1929. 

S. Me. Quillan. Ibid., 1930 
Coquelet. Journal de Chirurgie, marzo 1931. 
Gordon Taylor. Procedings of Ihe R. Soc. of Me¬ 
dicine, voi. XXIV, n. 4, aprii 1931. 

Kraas. Klinische Woch., IX, n. 31, agosto 1930. 


PV* Ricordiamo Vinteressante pubblicazione : 

Dott. Prof. GUIDO ECIDI 

Libero doc. di Patologia Chirurgica nella R. Università. 

Chirurgo Primario negli Ospedali Riuniti di Roma. 

Atlante schematico di 
punti e nodi chirurgici 

Riportiamo Quanto, sul predetto Atlante, è stato 
scritto nel n. 2 del XXVIII volume dell’« Archivio Ita¬ 
liano di Chirurgia dall’Illustre prof. MARIO DONATI: 

« In ricca veste editoriale, l’A. espone con disegni schemu- 
« ti ci e brevi spiegazioni il modo di eseguire i vari nodi e punti 
« che più interessano il chirurgo. Data l’importanza fonda¬ 
li mentale di questi atti elementari della tecnica operatoria, 
« e la necessità per i giovani chirurghi di contrarre esatte 
« consuetudini al riguardo, il volumetto potrà riuscire di 
« prezioso aiuto. 

« Molta parte l'A. ha dato alla descrizione del punto in- 
« crociato, per i vantaggi che esso ha rii dubbi amente in molte 
« circostanze, nè ha trascurato i punti e nodi più ordinari. 

« La chiarezza e il numero delle figure sono poi tali da dare 
« impronta di originalità all’atlante, anche se tratta di ar- 
« gomento indubbiamente tutt’altro che nuovo ». 

L'Atlante si compone di 25 Tavole, contenenti 66 ni¬ 
tidissime figure, racchiuse, ma snodate e tenute ferme 
con due perni d’ottone, in elegante album rilegato 
alla bodoniana. 

Prezzo L. 30, più le spese postali di spedizione 
Per i nostri abbonati sole L. 2 5*90 in porto franco. 

Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
etale Succursale diciotto. ROMA. 




[Anno XXXIX, Num. 21] 


SEZIONE PRATICA 


807 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Ospedale di Circolo di Desio 

Su di un caso di mielosi eritremica acuta. 

(Da una lezione clinica). 

Prof. Antonio Bruci, primario medico. 

In questi ultimi tempi la diagnostica diffe¬ 
renziale delle emopatie ha fatto tali e tanti 
progressi che sarebbe quasi del tutto inutile 
la pubblicazione di un singolo caso, se questo 
non presentasse invero peculiarità speciali, che 

10 rendono degno di una breve nota illustra¬ 
tiva. 

E ne dirò subito il perchè: perchè esso deve 
ascriversi ad un gruppo di forme molto rare ad 
osservarsi, al gruppo cioè delle mielosi parziali 
iperplastiche. In altri termini, la descrizio¬ 
ne di esso viene ad accrescere il numero dei 
pochi «casi ifinora [apparsi neljla letteratura; 
donde rimportanza pratica e l’interesse cli¬ 
nico della sua descrizione. Purtroppo, per con¬ 
dizioni indipendenti dalla mia volontà, è ve¬ 
nuto a mancare lo studio delle alterazioni ana- 
tomopatologiche presenti negli organi emato¬ 
poietici centrali (biopsia); ad ogni modo, sic¬ 
come il quadro emiatologico periferico è già 
di per sè più che sufficiente per poter formola- 
re una diagnosi della forma morbosa, mi sono 
deciso di prendere egualmente in considerazio¬ 
ne questa rara entità nosografica. 

Però, prima di entrare nella trattazione del 
caso clinico, dirò due parole in generale sulle 
mielosi, tracciandone un quadro riassuntivo 
basato sulle ultime vedute apparse in proposito 
(Ferrata, Di Guglielmo, Esposito, eoe.). 

Il Capitolo delle Emopatie che passa sotto 

11 nome di Mielosi comprende numerose e 
svariate malattie degli organi ematopoietici 
midollari. Dirò subito come la denominazione 
di Mielosi è poco appropriata in quanto le le¬ 
sioni del midollo spinale non sono soltanto 
limitate ad esso; ma si estendono anche al si¬ 
stema ematopoietico diffuso, o emoistioblasti- 
co. Senonchè il quadro ematologico delle sin¬ 
gole forme sta a rilevare essenzialmente le le¬ 
sioni midollari, mentre la partecipazione del 
tessuto istioide è l’espressione della natura si¬ 
stematica di tali emopatie. 

È noto come il midollo spinale consta di 
tre sistemi ben distinti : 

1) leucoblastico, 2) eritroblastico, 3) mega- 
cariocitico o piastrinopoietico, i quali, poten¬ 


do ammalare isolatamente o no, danno luogo 
a tre tipi ben definiti di mielosi : 

1) mielosi parziali; 

2) mielosi miste; 

3) mielosi globali. 

Non solo; miai poiché le lesioni del midollo 
possono manifestarsi o con un aumento o con 
una diminuzione o con una abolizione della 
attività citoemogenerativa, ne scaturiscono i 
tipi iperplastici o ipoplastici o aplastici delle 
mielosi. Sicché in definitiva avremo: 

1) mielosi parziali iper, ipo, aplastiche; 

2) mielosi miste iper, ipo, aplastiche; 

3) mielosi globali, iper, ipo, aplastiche. 

Le mielosi iperplastiche parziali possono de¬ 
correre in modo acuto e in modo cronico. 

I^a forma acuta, -come la definisce la paro¬ 
la stessa, ha un andamento acuto, simile adì 
una affezione morboisa infettiva acuta, caratte¬ 
rizzata da fenomeni generali molto gravi del 
tipo diatesico-emorragico e da certe particola¬ 
rità ematologiche. La malattia esordisce in 
modo brusco e violento con brivido intenso di 
freddo, seguito da febbre elevata; questa ha 
poi un andamento remittente con brusche ele¬ 
vazioni serali. Si associano a tali sintomi ge¬ 
nerali : st-ato generale grave; profonda anemia; 
emorragie cutanee, delle mucose, degli organi; 
angina necrotica; lesioni pseudoscorbutiche al 
palato e alle gengive; modica splenomegQlia. 

II reperto ematologico fa distinguere i tre 
tipi delle mielosi parziali iperplastiche e cioè: 

1) la mielosi eritremica acuta; 

2) la mielosi leucemica acuta; 

3) la ?nielosi aleucemica acuta. 

Spenderò urla parola per ognuna di queste 
forme: 

1) La mielosi eritremica acuta può presen¬ 
tarsi o con, reperto di eritroblasti basofili, orto¬ 
cromatici, policromatofili, come nel sottotipo 
della eritremia acuta normoeritroblastica o con 
reperto di megaìoblasti ortocromatici, basofi¬ 
li, policromatici, come nel sottotipo della eri¬ 
tremia acuta megaloblastica o perniciosa. 

2) La mielosi leucemica acuta è caratterizza¬ 
ta, dopo un breve periodo aleu.cemico del san¬ 
gue circolante, da un notevole aumento dei 
leucociti della serie granulocitica immatura 
(mieloblasti e promielociti), da un aumento 
delle piastrine, da un numero pressoché nor¬ 
male o fortemente in diminuzione dei globuli 
rossi. Passano in circolo promieloblasti e si 
osservano tutte le fasi di maturazione verso 
reritroblaslo. Dal punto di vista istologico si 
ha iperplasia del tessuto leucoblastico midol- 


808 


« IL POLICLINICO » 


lare: e nella milzia, nel fegato, nelle ghiandole 
linfatiche si riscontrano infiltrazioni mieloidi, 
caratterizzate da presenza di cellule fortemen¬ 
te immature. 

3) La mielosi aleucemica acuta è simile alla 
forma leucemica precedentemente descritta, 
con quadro ematologico aleucennico. 

La forma cronica è caratterizzata da una le¬ 
sione del tessuto mieloide leucoblastico, ad 
andamento iperplastko, a decorso cronico, con 
alterazioni centrali identiche per tutte le di¬ 
verse forme, con quadro ematologico però dif¬ 
ferente; onde tipo leucemico e tipo aleuce¬ 
mico. 

Il tipo leucemico non è altro che la leuce¬ 
mia granulocitica cronica, i cui sintomi sono 
rappresentati : da moderata splenomegalia; mo¬ 
dica epatomegalia; modica poliadenia; da do¬ 
lori ossei assai vivi, specialmente in corrispon¬ 
denza dello sterno; da fenomeni emorragici 
cutanei e mucosi; da anemia; da grave depe¬ 
rimento progressivo; da disturbi nervosi va¬ 
ghi; da -senso di viva astenia, ecc. 

Nel quadro ematologico si osservano ele¬ 
menti della serie parenchimale od emocito- 
blaslica : onde emocitoblasti; mieloblasti pro- 
neutrofili e proeosinofili; promielociti neutro- 
fili ed eosinofili; mielociti e metamielociti 
neutrofili, eosinofili; granulociti, neutrofili, 
basofili, eosinofili (per maggiore attività del 
tessuto gnanulocitogeno parenchimale); eritro¬ 
blasti, ipolicromiatofili ed ortocromatici; eritro¬ 
citi con segni giovanili: corpi di Jolly, rea¬ 
zione granulo-filamentosa; (per alterazione del 
tessuto eritroblastieo); miegacariociti in fun¬ 
zione piastrinopoietica e nuclei di megacario- 
citi (per alterazioni del sistema piastrinobla- 
stico); emoistioblaisti tipici (con granuli e fi¬ 
lamenti azzurratili) e loro derivati (riconosci¬ 
bili per la loro struttura piasmatica e per quel¬ 
la nucleare); granulociti neutrofili ed eosino¬ 
fili, cioè promielociti e mielociti (serie emoi- 
stioblastica od istioide). Le lesioni istologiche 
sono rappresentate da notevole grado di iper- 
plasia del tessuto leucoblastico, con elementi 
sia della serie parenchimale, sia della serie 
emoistioblastica, e cioè emocitoblasti e loro de¬ 
rivati gramulocitici, emoistioblasti tipici e lo¬ 
ro derivati; megacariociti in numero aumen¬ 
tato, (per piastrinemia periferica). Tutto il 
tessuto connettivo è trasformato in organo e- 
mopoietico attivo, in quanto il tessuto granu- 
locitogeno invade anche gli spazi normalmen¬ 
te occupati da connettivo o da elementi gras¬ 
sosi. Il numero dei leucociti è notevolmente 
aumentato da 100.000 a 1.000.000 — i glo¬ 
buli rossi non presentano nulla di caratteri- 


[Anno XXXIX, Num. 21] 

stico — le piastrine sono aumentate di nu¬ 
mero. 

Il tipo aleucemico è invece caratterizzato da 
uno stato aleucemico del sangue circolante: 
si osserva o leucocitosi o leucopenia, con rari 
mielociti circolanti. Lai diagnosi di tale forma 
è sopratutto basata sulla biopsia, dando luo¬ 
go il suo quadro nosologico a facile confusio¬ 
ne con altre entità morbose. 

Facile infatti a prima vista è la confusione 
specialmente con la forma leucemica, con i 
tumori del midollo osseo (malattia di Kahler, 
cloroma), con il morbo di Banti : dalle quali 
però, ben considerando, non è difficile la dif¬ 
ferenziazione tenendo presente la sintomatolo¬ 
gia di dette affezioni morbose e prospettandosi 
la diagnosi differenziale ogni qual volta ci si 
trovi davanti a simili malattie. 

Le mielosi iperplastiche miste sono carat¬ 
terizzate per lo più da lesioni del tessuto leu¬ 
coblastico ed eritroblastieo, a decorso acuto, 
subacuto, cronico. Si ha un quadro leucemico 
ed eritremico del sangue -circolante. In una 
parola, sono forme eritroleucemiche associate 
e la diagnosi si fonda sul reperto del san¬ 
gue, che partecipa e del tipo leucemia granu¬ 
locitica cronica e del tipo eritremico, più so¬ 
pra descritti. 

Le mielosi ipoplastiche e aplastiche parziali 
miste e totali comprendono tutte quelle emo¬ 
patie, determinate da paresi o paralisi, mi sia 
permessa la parola, della attività citoematoge- 
na delle sezioni del tessuto eritrogranulopia- 
strinopoietico, sia isolatamente, sia complessi¬ 
vamente, o neH’una o nell’altra associazione. 
Per cui si hanno mielosi ipoplastiche ed apla- 
sliche eritremiche, leucemiche globali o totali o 
eritroleucopiastrinemiche. La diagnosi di tali 
forme morbose si basa sul reperto ematologi- 
co; non sempre però essa è effettuabile con il 
solo esame del sangue. È necessario perciò ri¬ 
correre ad un accurato esame degli organi cen¬ 
trali mediante la biopsia, del resto anche fat¬ 
tibile in vita, come è noto a chi di ricerche 
di tale genere si occupa. iNon mi sembra fuor 
di luogo osservare come è ben difficile poter 
riscontrare in pratica quadri netti e chiari di 
tali mielosi. Due tipi isono stati studiati di 
tale forma: le mielosi globali aplastiche e le 
mielosi eritroblastiche ipoplastiche. 

Le mielosi globali laplastiche sono caratte¬ 
rizzate da una diminuzione di tutte le cellule 
sanguigne, diminuzione che è progressiva. È 
da notare come isia necessario l’esame del mi¬ 
dollo spinale per stabilire una diagnosi esatta 
tra forma aplastica e forma pseudoaplastica; 
nella prima si constata una distruzione vera 








[Anno XXXIX, Num. 21] 


SEZIONE PRATICA 


809 


e propria del tessuto midollare. Clinicamente 
il quadro è quello di una anemia grave a de¬ 
corso rapido, dopo un inizio subdolo, senza 
possa stabilirsi una ciaiusa apprezzabile. Il pa¬ 
ziente diventa pallido, marmoreo in altri ter¬ 
mini, perde le sue forze, ha affanno intenso, 
vertigini, disturbi visivi: si aggiungono poi 
segni di diatesi emorragica. È una forma mor¬ 
bosa che somiglia molto all'anemia pernicio¬ 
sa progressiva, alla, mielosi aplastica, alla dia¬ 
tesi emorragica, dalle quali però si differen¬ 
zia per quadro clinico ed ematologico. 

Le mielosi eritremiche ; ipoplastiche presen¬ 
tano una forte diminuzione dei globuli rossi 
con presenza di anisocitosi e poichilocitosi; 
gli eritroblasti sono ortocromatici e policro- 
matofili; gli eritrociti sono ipolicromatofili e 
con granulazioni basofili e con corpi dj Jolly. 
Nel midollo spinale, parziale iperplasia del 
tessuto eritroblastico: si constatano nidi eri- 
troblastici fra le aree di stroma midollare, con 
scarsissimi elementi cellulari della serie bian¬ 
ca e rossa. Nella milza poi si possono osser¬ 
vare nidi cellulari di tessuto eritroblastico, si¬ 
mili in tutto a quelli del midollo spinale. 

Le mielosi globali pseudo-aplastiche sono 
forme di mielosi che clinicamente si differen¬ 
ziano assai male da quelle aplastiche; se mai 
il colorito della cute del paziente non è pal¬ 
lido giallastro, la milza non è così grossa; il 
quadro ematico fa rilevare notevole diminu¬ 
zione di tutti gli elementi del sangue; notasi 
anisocitosi e poichilocitosi degli eritrociti, con 
presenza di eritrociti policromatofili, rari eri¬ 
troblasti. Il ricambio emoglobinico si compor¬ 
ta diversamente nelle due forme e vale a dif¬ 
ferenziarle; ma sopratutto l’esame degli organi 
ematopoietici centrali è quello che può dare 
un indirizzo certo e sicuro. 

Nella mielosi aplastica il tessuto midollare 
è scomparso, cosicché il midollo rosso è so¬ 
stituito dal midollo giallo grassoso; microsco¬ 
picamente si osservano qua e là pochi nidi 
cellulari di eritro e di leucopoiesi : emoistio- 
blasti e megacariociti. Nella mielosi psenido- 
aplastica si osservano nel midollo osseo e- 
moistioblasti tipici, con abbondante protopla¬ 
sma ricco di granuli e filamenti azzurrofìli, 
nucleo di tinta rosso-violacea e reticolo cro- 
matinico assai grossolano e nucleoli; primi¬ 
tive .cellule migranti, caratteristiche del pe¬ 
riodo preepatico della vita embrionale; prepo- 
licariocili; megacariociti giovani; elementi im¬ 
maturi della serie rossa e bianca, in tuttai la 
loro fase di evoluzione. È un quadro in altre 


parole di iperfunzione in netto contrasto con 
il quadro opposto della forma aplastica. 

Si osservano lesioni analoghe anche nella 
milza, nelle ghiandole linfatiche, nel fegato. 

La storia .clinica del caso osservato era la 
seguente: 

Ambrogio A., di anni 11, da Cesano Moderno, 
scolaro. 

Genitori vivi e sani: null’altro da segnalare nel 
gentilizio collaterale. Nato da parto normale, ha 
subito allattamento fino a 12 mesi. Dentizione e 
deambulazione all’epoca normale. 

Non ha mai sofferto malattie degne di nota. 

Nei primi di gennaio di quest’anno in pieno 
stato di benessere cominciò ad avvertire males¬ 
sere generale, accompagnato da senso di viva aste¬ 
nia. A tali sintomi generali si aggiunsero nei 
giorni seguenti dolori al sacro, alle regioni lom¬ 
bari , agli arti inferiori. Il 10 gennaio comparve 
febbre elevata, preceduta da brividi di freddo: il 
termometro segnava 39°,5. La febbre si mantenne 
sui 39°-40° con tipo pressoché continuo. Il 15 gen¬ 
naio l’anemia andò accentuandosi e si presenta¬ 
rono emorragie cutanee e mucose e degli organi 
interni (emorragie gengivali, congiuntivali, ema¬ 
turia, melena, ecc.); inoltre si manifestarono le¬ 
sioni pseudo-scorbutiche alle gengive e al palato. 

Il 16 gennaio il paziente accusava un violento 
dolore alla regione ipocondriaca di sinistra, esten- 
denlesi dall’alto al basso e dall’indietro allevanti. 

Il giorno 17 dello stesso mese i famigliali face¬ 
vano ricoverare il loro piccolo all’Ospedale; esso 
veniva accolto nel mio reparto. 

Il paziente versava in condizioni piuttosto gravi. 
Era in uno stato di subdelirio con febbre a 40°, 1. 
Il polso era sulle 130 battute con intermittenze 
ed aritmie. Il respiro oscillava intorno a 30 re¬ 
spirazioni. Spiccava il colorito pallidissimo del 
volto. La congiuntiva di destra presentava una 
emorragia intensa nel quadrante interno. Le lab¬ 
bra erano screpolate e sanguinanti: le gengive 
sanguinavano; si notava angina necrotica diffusa; 
sul palato e nelle gengive si rilevavano lesioni 
pseudoscorbutiche. Sulla cute piccole e sparse suf- 
fusioni emorragiche di colorito bluastro. La cute 
del volto era tumida, pastosa. Non cianosi, non 
dispnea intensa, non edemi. I gangli linfatici 
erano poco tumefatti. Nel cavo ascellare, all’in¬ 
guine, nella regione sotlomascellare e retroauri¬ 
colare piccoli e numerosi noduletti (micropolia- 
denia). 

All'esame dell'apparato respiratorio-, torace al¬ 
lungato, scapole alate, spazi intercostali avvici¬ 
nati, coslole spioventi. Nulla alla ispezione ed alla 
palpazione. Alla percussione suono chiaro polmo¬ 
nare. All’ascoltazione qualche ronco e qualche 
rantolo sparso, specie alle due basi. Non espet¬ 
torato. 

Cuore : Ictus cordis al V spazio intercostale sul¬ 
la emiclaveare; limite superiore dell’area di ot¬ 
tusità del cuore alla I-V costa; limite interno alla 
parasternale. 

Toni deboli, poco chiari, oscuri. Frequenza del 
polso 130; aritmie, intermittenze. Px 100, Pm 50. 

Addome a barca, infossato al centro, legger¬ 
mente prominente nella metà di sinistra, ove ,è 
dolente e presenta dolorabilità alla pressione. 


810 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 21J 


Fegato : leggermente debordante. 

Milza : polo superiore alla VI costa. Polo infe¬ 
riore a due dita dell’arcata costale. La consistenza 
è dura. 

Negativo è l’esame del sistema nervoso. 

Urine : quantità normale: albumina: lieve opa¬ 
camente; zucchero: assente; sangue: presente; se¬ 
dimento: normale, salvo presenza di globuli rossi. 

Esame radiologico del torace: negativo, salvo 
lieve ingrossamento ghiandolare ilare. 

L’esame del sangue dimostra: Gl. R. 2.700.000; 
Gl. B. 75.074; Hb. G0; V. G. 0,83. 

Formula leucocitaria : polinucleati neutr. 21 %; 
polinucleati eosinofili 2%; linfociti 26%; moni- 
citi 26%; promegaloblasti 3%; megaloblasti ba- 
sofili 5 %, policromatici 7 %, ortocromatici 11 %; 
eritroblasti (ipercromi e a nucleo picnotico) 4 %. 

Reazione di Wassermann : negativa. 

Emocultura e sierodiagnosi : negative. 

Diario riassuntivo : Nella giornata del 17 e del 
18 gennaio le condizioni del paziente andarono 
sempre più peggiorando, tanto che i genitori nel¬ 
la notte del 18 al 19 vollero, ad ogni costo, por¬ 
tare a casa il .piccolo liglio. Egli decedeva nel suo 
letto a Cesano Maderno due ore dopo l’arrivo in 
paese con una violenta emissione di sangue dalla 
bocca. 

In qual tipo di mielosi si può inquadrare il 
caso sopraesposto? 

Si è descritto invero un tipo di mielosi iper- 
plaslica parziale, al quale mi sembra si possa 
facilmente ricondurre il quadro clinico del 
malato oggetto di tale nota illustrativa. 

In tale fanciullo i caratteri clinici più spic¬ 
cati erano rappresentati da a) inizio e decorso 
acuto della forma morbosa, b) anemia profon¬ 
da, c) stato generale grave, d) emorragie cu¬ 
tanee, delle mucose, di organi interni, e) le¬ 
sioni pseudo-scorbutiche alle gengive e al pa¬ 
lato, f) angina necrotica f g) febbre a tipo re¬ 
mittente, h) modica splenomegalia ed epato¬ 
megalia. I caratteri ematologici erano offerti 
da presenza in circolo: di promegaloblasti; di 
megaloblasti, basofili, policromatici, ortocro¬ 
matici; di eritroblasti, come dalla formula 
ematologica, più sopra esposta, si può dedurre. 

Ma questi non sono altro che i caratteri pa- 
tognomonici della mielosi eritremica acuta, 
megaloblcistica o perniciosa, tipo di mielosi 
iperplastica parziale, alla quale mi sembra do¬ 
ver ascrivere il caso clinico osservato in Ospe¬ 
dale: caso che viene ad accrescere i pochi con¬ 
simili osservati finora. 

RIASSUNTO. 

L’autore descrive un caso di mielosi eritre¬ 
mica acuta megaloblaistica o perniciosa, dopo 
aver riassuntivamente esposto il quadro delle 
mielosi in generale. 


SUNTI E RASSEGNE. 

SISTEMA NERVOSO. 

La siriogomielia. 

(H. Roger. Marseille-Médical, 15 agosto 1931). 

La siringomielia è anatomicamente caratte¬ 
rizzata dalla formazione di una cavità nella 
sostanza grigia centro-posteriore del midollo 
cervico-dorsale e clinicamente da disturbi sen¬ 
sitivi (dissociazione siringomielica della sen¬ 
sibilità), disturbi trofici delle estremità supe¬ 
riori e delle articolazioni, o da disturbi pare¬ 
tici a tipo spastico. 

a) Disturbi sensitivi : 

Possono essere subiettivi ed obiettivi. 

I primi, meno importanti, possono prece¬ 
dere quelli obiettivi, e sono costituiti da for¬ 
micolìi, dolori profondi, sordi, spesso risve¬ 
gliati dal freddo, raramente violenti, pseudo- 
tabetici. 

Più significativi sono i disturbi obiettivi 
della sensibilità costituenti la caratteristica 
dissociazione siringomielica : termoanalgesia 
contrastante con la integrità del tatto. 

La sensibilità termica è profondamente com¬ 
promessa : si ha prima un difetto della per¬ 
cezione del caldo e del freddo, e poi la scom¬ 
parsa completa della percezione del caldo (don¬ 
de scottature da contatto inavvertito di og¬ 
getti scottanti). Talora si ha inversione del 
senso termico o parestesie al caldo e al freddo. 

La sensibilità dolorifica è alterata in secon¬ 
do tempo. Però l’analgesia raramente è com¬ 
pleta; talvolta si ha ritardo della percezione 
dolorosa o necessità di una serie di eccitazio¬ 
ni successive (somma delle eccitazioni). 

La sensibilità tattile invece non è affatto o 
poco alterata: lieve ingrandimento dei cerchi 
di Weber, diminuzione della sensibilità elet¬ 
trica e barica. 

Le sensibilità profonde (ossea, muscolare, 
delle attitudini, etc.), sono indenni. 

Raramente questa dissociazione sensitiva 
manca o è limitata ad una zona ristretta. Può 
essere anche sostituita da un’anestesia totale. 

I disturbi sensitivi sono localizzati al prin¬ 
cipio al tronco, si diffondono poi agli arti su¬ 
periori e molto tardi ia quelli inferiori, se¬ 
guendo una topografia radi colare. 

b) Disturbi trofici : 

L’atrofia muscolare costituisce spesso il pri¬ 
mo sintoma avvertito dal paziente. Colpisce i 
muscoli della mano dando il tipo Aran-Du- 
chenne (C 8 -D,). S’inizia aireminenza tenare, 
colpisce poi gli interossei e l’em,inenza ipote- 
nare. La mano assume alla fine l’aspetto di 
mano ad artiglio o di mano di scimmia, con 
pollice in abduzione non opponibile. Più rara¬ 
mente si ha ipertonia dei radiali (mano di pre¬ 
dicatore). 



/.Anno XXXIX, Num. 21] 


SEZIONE PRATICA 


811 


L'atrofia risale lentamente fino ialla spalla, e 
può diffondersi anche agli arti inferiori sopra 
tutto a carico dei peronei, dei quadricipeti, 
-degli estensori del piede. 

Le distrofie cutanee colpiscono mani e pie¬ 
di. La pelle è callosa talvolta a scaglie, le un¬ 
ghie incrinate e fragili. La pelle può divenire 
sottile e accollata all'osso (sclerodattilia) o an¬ 
che spessa, liscia, imbevuta di liquido (mano 
succulenta). 

Alle estremità delle dita si possono avere ul¬ 
cerazioni torpide, indolenti, che recidivano in¬ 
cessantemente e finiscono per provocare mu¬ 
tilazioni di una o più dita con amputazioni 
spontanee delle estremità falangee. 

Molto frequenti sono le artropatie della spal¬ 
la, del gomito e del polso, che possono essere 
dolenti al principio. 

Le distrofie ossee , sopra tutto dell’omero, 
si estrinsecano con fratture spontanee, in se¬ 
guito a lieve trauma o a minimo sforzo. 

I disturbi vasomotori e simpatici più co¬ 
muni sono: iperpulsatilità ed esagerazione 
dell’indice oscillometrico, iperidrosi, iperre- 
flettività pilomotrice, o disturbi inversi, con 
sede al lato dell’arto o della faccia più lesa, 
ga la t torma. 

Talvolta invece che fatti atrofici si ha iper¬ 
trofia muscolare con ispessimento del sottocu¬ 
taneo e delle ossa, che possono dare alla ma¬ 
no un aspetto pseudo-acromegalico. 

c) Cifoscoliosi : 

Spesso è un sintonia precoce. Nella fase tar¬ 
diva il torso è raccorciato, il collo incurvato, 
la testa pendente, il mento inclinato verso il 
petto, donde un ostacolo alla respirazione ed 
alla circolazione. 

Spesso il rachide è sede di artropatie sirin- 
gomieliche simili a quelle che si hanno nella 
tabe. 

La radiografia spesso rivela malformazioni 
cervicali (spina bifida, costolai cervicale, assia- 
lizzazione della terza cervicale). 

d) Paresi spastica : 

Agli arti superiori l’amiotrofia è accompa¬ 
gnata da paresi con contratture : pugno stret¬ 
to, spalle ributtate in avanti, avambracci se¬ 
miflessi, e mani crociate sul pube. Tutto ciò 
con abolizione dei riflessi tendinei. 

All’arto inferiore invece l’eventuale leggera 
contrattura è accompagnata da esagerazione 
dei riflessi, clono e Babinski. 

I disturbi sfinterici non sono precoci. 

Talvolta si ha impotenza sessuale. 

La sintomatologia su descritta corrisponde 
alla siringomielia cervico-dorsale : 

Ma come diffusione di questa o indipenden¬ 
temente da essa si può avere la localizzazione 
bulbare, la siringobulbia che è generalmente 
unilaterale. I nervi cranici più frequentemente 
compromessi sono: il XII (emiatrofia lingua¬ 
le), i TX, X, XI (paralisi della faringe e della 
laringe, isolate o associate sotto forma di sin¬ 
dromi di Avellis, di Jackson o di Schmidt, ta¬ 


lora accelerazione del polso e sincope bulba¬ 
re), l’VIII (nistagmo, vertigini e disturbi la¬ 
birintici). Più raramente si nota paralisi fac¬ 
ciale, trisma, algia facciale, e anche -paralisi 
oculare. 

La siringomielia lombo-sacrale, molto più 
rara di quella cervicale, si manifesta con pa¬ 
raplegia spastica e atrofia, o con disturbi tro¬ 
fici deiralluoe o del piede di difficile diagno¬ 
si. Si può avere anche semplice mal perforan- 
te, piaghe torpide con eliminazione di seque¬ 
stri che conducono a vere mutilazioni. Si pos¬ 
sono avere artropatie del collo del piede pseu- 
dotabetiche e anche podomegalia pseudo-acro- 
megalica. In tutte queste forme la diagnosi 
differenziale poggia esclusivamente suJJ’accer- 
tamento di zone di dissociazione sensitiva. 

La siringomielia ha generalmente un decor¬ 
so lento. L’inizio è insidioso, progressivo. 
Quando il malato consulta il medico per l’a¬ 
trofia musculare delle mani, per Le distrofie 
ungueali, la malattia si è già iniziata da pa¬ 
recchi anni. La morte, esito fatale, si ha dopo 
10, 15, 30 anni o per fatti bulbari, o per pa¬ 
ralisi vescicale ed infezione urinaria, più spes¬ 
so per infezioni pulmonari intercorrenti (pul- 
monite, tubercolosi). 

In qualche caso il decorso può essere sub¬ 
acuto : due o tre anni. 

Guillain, Schmit e Bertrand hanno descrit¬ 
ta una forma a decorso acuto : inizio con sin¬ 
drome meningea verisimilmente legata ad e- 
morragie intrarachidee, poi paraplegia spasti¬ 
ca con dolori lombo-sacrali, ed in capo a due 
mesi paraplegia flaccida con escare; all’au¬ 
topsia si ha gliomatosi con cavità siringomie- 
lica diffusa a tutto il midollo. 

La sede della cavità cistica in corrisponden¬ 
za della sostanza grigia centro-posteriore, del¬ 
la connessura posteriore e della base delle cor¬ 
na posteriori spiega la dissociazione della- sen¬ 
sibilità, in quanto le fibre corte delle radici 
posteriori che conducono verisimilmente la 
sensibilità termica e dolorosa s’incrociano ap¬ 
punto nella commessura posteriore, mentre le 
fibre medie che conducono la sensibilità tat¬ 
tile sono situate più indietro e sono più spar¬ 
se. L’estensione della cavità in avanti verso la 
base delle corna anteriori e verso il cordone 
antero-lalerale spiega l’atrofia muscolare e la 
paresi spastica. 

La cavità ha sede nella regione cervicale e 
dorsale superiore ed invia prolungamenti in 
alto verso il bulbo ed in basso verso la regio¬ 
ne dorso-lombare. Ila pareti infìrattuose e con¬ 
tiene un liquido roseo e vischioso^ 

In corrispondenza il midollo appare atrofiz¬ 
zalo, appiattito. Talvolta le meningi sono iper¬ 
trofiche. 

La cavità è indipendente dal canale ependi- 
male -che è più o meno spostato in avanti. La 
sua parete è costituita da uno strato interno 
di tessuto in via (fi disintegrazione e da uno e- 
sterno di tessuto nevroglico. I vasi sono con- 


812 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 21] 


gestionati, dilatati, degenerati, contornali da 
tessuto connettivo spesso, talora separati da 
piccole emorragie. 

Per quel che riguarda la patogenesi della 
malattia sono state avanzate tre teorie: quella 
della malformazione congenita, la neoplasli- 
ca, l’infettiva. 

Secondo la prima la cavità è dovuta ad una 
anomalia di sviluppo del canale centrale, ad 
una dilatazione o ad un diverticolo, ad un’oc¬ 
clusione anormale del canale centrale con per¬ 
sistenza d un’inclusione epiteliale nella con- 
nessura posteriore. Questa opinione si ap rog¬ 
gia sulla coesistenza di anomalie del rac ìicìe 
(spina bifida, ecc.), e d’idrocefalia. 

Secondo la teoria «neoplastica la siringomie- 
lia è dovuta al rammollimento d’un glioma 
centrale del midollo. 

I.a teoria infettiva si appoggia su osserva¬ 
zioni di Guillain che avrebbe osservato il pro¬ 
dursi di cavità .siringomieliche per diffusione 
di ne uriti infettive ascendenti. Levadili, Lepine 
e Schoem hanno recentemente provocato in al¬ 
cuni animali una mielite infettiva con for¬ 
mazione di cavità siringomieliche mediante la 
inoculazione intracerebrale di virus deH’ence- 
falomielite epizootica della volpe. 

Meritano di essere segnalati i casi nei quali 
l«a siringomielia è stata attribuita ad un’emor¬ 
ragia midollare disintegrata: spesso si consta¬ 
ta la dissociazione siringomielica della sensi¬ 
bilità neH’ematomielia, e sono state segnalate 
siringomiielie consecutive a trauma del ra¬ 
chide. 

La malattia è più frequente nel sesso ma¬ 
schile e s’inizia tra i dieci ed i trentanni di 
età. 

Può dipendere, come si è detto, da trau¬ 
ma midollare, o da trauma periferico in con¬ 
seguenza di diffusione di neurite ascendente. 

La siringomielia si avvantaggia effettivamen¬ 
te della cura con i raggi X. Le parestesie do¬ 
lorose, i disturbi paretici migliorano di più 
che quelli trofici, ossei e cutanei. I disturbi 
della sensibilità obiettiva e l’atrofia musco¬ 
lare sono .poco modificati. L’irradiazione de¬ 
ve essere fatta non solo sul midollo cervicale 
ma anche su quello dorsale. 

In qualche caso, nel quale si è intervenuto 
chirurgicamente nella credenza che si trattas¬ 
se di un tumore midollare, la puntura e l’in¬ 
cisione della cavità, sembra abbia determina¬ 
to un arresto nello sviluppo della malattia. 

Dr. 

Emorragie cerebrali non dipendenti da ar¬ 
teriosclerosi. 

(J. Collier. Brilish Medicai Journal, 19 set¬ 
tembre 1931). 

Le cause ben note o ipotetiche dell'emorra¬ 
gia cerebrale sono le seguenti : 

Traumi durante i] parto; traumi ordinari: 
pachimeli i«ngite emorragica; filtrazione attra¬ 


verso i vasi sanguigni da aumento della loro 
permeabilità; diapedesi; encefalite; poliomieli¬ 
te; encefalite letargica; meningite tubercola¬ 
re; trombosi dei seni; emorragie venose; di¬ 
scrasie sanguigne; leucemia; porpora; car¬ 
bonchio; insolazione; neoplasmi; aneurismi; 
endocardite ulcerativa; infezione puerperale; 
gonorrea, ed altre infezioni; poliarterite acuta 
nodosa di Kussmaul e Dickson; aneurisma 
nodulare e spesso aneurisma multiplo di na¬ 
tura conge«nita. 

L’emorragia meningea o intracerebrale da 
trauma cefalico durante il parto è un’eve¬ 
nienza molto frequente. Quando l’emorragia 
è lieve si ha il riassorbimento senza manife¬ 
stazioni cliniche, quando invece è abbondan¬ 
te può essere causa di morte del feto o di 
convulsioni, ma non sicuramente di diplegia 
cerebrale. 

La filtrazione del sangue attraverso i vasi 
dovuta ad aumento della loro permeabilità 
che è stata ammessa da Cbder e da altri au¬ 
tori per spiegare versamenti subaracnoidei o 
subdurali non sembra un fatto sicuro. 

Maggiore interesse hanno le varie forme di 
encefalite. 

La poliomielite, quantunque sia una malat¬ 
tia caratterizzata da emorragie microscopiche, 
non sembra sia causa frequente di emorragie 
abbondanti meningee o cerebrali. 

Per quel che riguarda l’encefalite letargi¬ 
ca conviene notare che è possibile attribuire 
a questa malattia sintomatologie cliniche che 
invece sono dovute ad emorragie aneurisma¬ 
tiche «subdurali, subaracnoidee e cerebrali. Re¬ 
ciprocamente è da tener presente che in mol¬ 
ti casi di encefalite letargica si .verificano e- 
miorragie subdurali e cerebrali. 

I neoplasmi possono essere cause di emor¬ 
ragie cerebrali rilevanti anche prima della 
comparsa dei segni locali e generali del tu¬ 
more. Spesso è stata constatata un Apoplessia 
mortale in giovani soggetti, la quale al tavo¬ 
lo anatomico è risultata dovuta ad emorragia 
nell’interno di un glioma clinicamente silen¬ 
zioso. Più frequentemente accade che nella 
sostanza del tumore cerebrale si verificano 
piccole emorragie le quali determinano un 
improvviso aumento della gravità dei sintomi. 

Gli aneurismi delle arterie cerebrali «costitui¬ 
scono una causa frequentissima di emorragie 
intra era ni eh e. 

Questi aneurismi, che non sono di origine 
sifilitica, spesso non producono alcun distur¬ 
bo, non danno alcun segno della loro pre¬ 
senza. 

In alcuni casi .possono attribuirsi ad infe¬ 
zioni batteriche (endocardite, blenorragia, in¬ 
fezione puerperale), ma rella grande maggio¬ 
ranza dei casi la loro etiologia rimane oscura. 

Eppinger li ritiene congeniti attribuendoli 
a difetti della parete arteriosa che cede agli 
impulsi continui della pressione sanguigna. 

Murray Drennan notò che questi aneurismi 



Anno \\\I\, Ni m. 21J 


SEZIONE PRATICA 


813 


spesso si trovano nella biforcazione dei vasi 
e rilevò nell’angolo acuto formato dall'unio¬ 
ne dei vasi una rottura della tunica musco¬ 
lare ed elastica. Willey-Forbus con indagini 
;>iù recenti ha invece dimostrato mancanti ta- 
i tuniche nei punti di congiunzione delle pic¬ 
cole arterie, e perciò egli ritiene che gli aneu¬ 
rismi si producano con un meccanismo an¬ 
cora ignoto. 

Si tratta di aneurismi attaccati ai vasi co¬ 
me bacche. 

Per la loro localizzazione e per il loro a- 
spetto sono simili agli aneurismi infettivi, 
die si trovano anche nella milza, nel me¬ 
sentere ed in altre arterie del corpo. 

È probabile che essi siano provocali da in¬ 
fezioni decorse senza altre manifestazioni cli¬ 
niche. 

Questi aneurismi possono anche essere pre¬ 
senti senza dare alcun disturbo o segno cli¬ 
nico. Ma non è così quando sono molto gran¬ 
di, si calcificano o diventano aderenti a strut¬ 
ture vicine. 

Ma il fatto più importante è d ito dalla loro 
rottura. Questa può provocare un'emorragia 
rapida ed abbondante dando il quadro clini- 
co dell’apoplessia con o senza presenza di 
sangue nel liquor. 

Ma di solito questi aneurismi hanno ten¬ 
denza a produrre piccole e lente effusioni di 
sangue, che spesso si arrestano, per ripetersi 
poi di nuovo in analoghe condizioni. Gli span- 
dimenti possono organizzarsi negli spazi du¬ 
rali assumendo aspetto epatico e dando ma¬ 
nifestazioni cliniche che somigliano molto 
all’encefalite letargica. 

Quando il versamento avviene negli spazi 
subaracnoidei si ha di solito una sindrome 
rassomigliante alla meningite, con cefalea, pi¬ 
ressia, rigidità nucale, e spesso anche diplo¬ 
pia, vomito e convulsioni. La distinzione dal¬ 
la meningite è costituita dalla presenza di 
sangue nel liquor e dal miglioramento dato 
dal drenaggio lombare. 

1 fenomeni transitori che possono essere 
dati da una emorragia non troppo rapida nè 
troppo abbondante sul o dentro il cervello so¬ 
no molto interessanti e di difficile interpre¬ 
tazione. 

I più comuni fra questi fenomeni transitorii 
sono gli aitacelii d'incoscienza durante poche 
ore o molti giorni, di cefalea rassomiglianti 
all’emicrania, di emiplegia, di afasia, di con¬ 
vulsioni locali o generali, di delirio con ce¬ 
falea, di piressia con cefalea, di cefalea o 
di incoscienza con album inuria o glicosuria 
ad alta concentrazione. 

TI delirio e le convulsioni possono essere 
prodotti da stravasi di sangue sulla superficie 
del cervello anche senza gravi lesioni di que¬ 
sto; la piressia, l'albuininuria e la glicosuria 
sono in rapporto a stravasi verificatisi in vici¬ 
nanza o dentro il cervello medio. 


L’espansione del sangue può essere trans¬ 
durale, subdurale, subaracnoidea, endocere- 
brale (da rottura di aneurisma nell'interno 
del tessuto cerebrale o aderente a questo), en- 
doventricolare, o nell - interno del seno caver¬ 
noso. 

Negli aneurismi nei quali la rottura è pic¬ 
cola e si verifica con lentezza più che a scop¬ 
pio, si ha tendenza a una nuova rottura del 
sacco specie dopo che questo è divenuto ade¬ 
rente al tessuto cerebrale. 

Così si spiega come le emorragie subarac- 
noidee si ripetono ad intervalli più o meno 
lunghi e non di rado terminano con uno stra¬ 
vaso endocerebrale fatale. 

Molti degli aneurismi non si rompono e 
non danno mai segno della loro presenza. 
Alcuni provocano sintomi di compressione so¬ 
lo quando si coagulano o si calcificano. 

G i aneurismi delle regioni prossime al 
chiasma ottico provocano una sindrome indi¬ 
stinguibile da quella del tumore ipofisario. 

Le emorragie subaracnoidee si curano con 
il drenaggio mediante la puntura lombare, 
che provoca un alleviamento di tutti i sinto¬ 
mi. TI drenaggio deve essere libero e ripetu¬ 
to fino a scomparsa dei sintomi di aumento 
della pressione cranica. 

I casi nei quali il drenaggio non produce 
alcun miglioramento sono quelli in cui si 
ha un diffuso coagulo dello stravaso che im¬ 
pedisce il deflusso del sangue, la cui raccolta 
per altro continua ad aumentare. 

Tali casi di solito terminano con la espan¬ 
sione del sacco emorragico nella sostanza ce¬ 
rebrale; si ha la emorragia meningo-cerebra- 
le di Froin. 

Altri casi che non sono trattabili con il 
drenaggio sono quelli nei quali l’emorragia 
è abbondante o non è subdurale. 

La causa della morte nelle emorragie ce¬ 
rebrali è sempre l’aumento della pressione 
endocranica, e perciò il drenaggio median¬ 
te la puntura lombare deve essere sempre 
tentato. Da. 

Emiplegie transitorie da nicotina. 

(Ivulbs. Klinische Woch., 21 nov. 1931). 

Non pochi medici sono ancora scettici ri¬ 
spetto ai danni che può provocare il fumare, 
specie se giunto al grado di vizio smodato; 
pure vanno sempre facendosi più numerosi i 
casi clinici, a parte le ricerche sperimentali 
sui danni prodotti dalla nicotina, in cui la 
relazione causale fra abuso di fumo e quadro 
clinico anche grave si presenta sicura. 

Se infatti gli effetti nocivi del tabacco col¬ 
piscono il sistema vasaio si può osservare il 
quad|ro de\V angina. pectoris, della claudica¬ 
zione intermittente, la ipertonia, la tachicardia, 
le neurosi vasomotorie ; e che la nicotina sia 
la causa del quadro morboso risulta chiaro 


814 


<( IL POLICLINICO » 


[Anno \\\I\, Num. 211 


dal fallo che la sintomatologia scompare dopo 
una astinenza più o meno lunga dal tabacco. 
Osi, in rapporto con l'abuso del tabacco sono 
i disturbi gastro-intestinali che si riscontra¬ 
no nei fumatori inveterati, disturbi che, se¬ 
condo alcuni AA., hanno una grande impor¬ 
tanza nella patogenesi dell’ulcera gastrica e 
duodenale. Più certi sono i rapporti fra taba¬ 
gismo e ghiandole a secrezione interna e si¬ 
stema nervoso in generale: specialmente la ti¬ 
roide e gli organi sessuali subiscono la danno¬ 
sa influenza della nicotina e presentano distur¬ 
bi funzionali che si manifestano con libido 
diminuita negli uomini e disordini mestruali 
nelle donne. 

I sintomi a carico del sistema nervoso sono 
generalmente le cefalee, la vertigine, la de¬ 
bolezza di memoria eec., fenomeni che scom¬ 
paiono rapidamente con la sospensione del 
fumare. L A. richiama l'attenzione su una par¬ 
ticolare manifestazione cerebrale, costituita da 
fenomeni paralitici transitori provocali dal¬ 
l'abuso del fumo. 

(die possano esistere emiplegie senza reperto 
anatomico era già ammesso da Charcot e fu 
poi confermato da una lunga schiera di AA. 
per quanto il Monakow sostenga che le altera¬ 
zioni esistano anche in questi casi ma siano ri¬ 
levabili con un accuratissimo esame microsco¬ 
pico: certo che casi di emiplegie transitorie 
clinicamente esistono e fra questi rientrano i 
quattro casi descritti dall ’A. ; in tre dei quali 
si trattava di tre uomini fra i 21 e i 38 anni, 
forti fumatori in cui si manifestò emiplegia 
completa con disturbi della loquela; il quarto 
caso riguardava una donna fumatrice accanita 
da molti anni in cui si manifestò una afasia 
motoria. In tutti i casi questa sintomatologia 
fu preceduta da disturbi nervosi generali co¬ 
me cefalea, parestesie, vertigini. All’esame di 
questi malati si riscontrava, oltre al reperto a 
carico del sistema nervoso una notevole lin- 
focitosi, un metabolismo basale più alto del 
normale ed una spiccata eccitabilità nervosa 
e vasomotoria. 

La sintomatologia si dileguò dopo breve tem¬ 
po essendo i pazienti in riposo con astensione 
completa dal fumo. 

II lato comune di queste osservazioni è co¬ 
stituito dai. fenomeni cerebrali, mancando 
ogni segno di una cardiopatia organica ed 
essendo stata esclusa la lues con l’esame del 
liquor. ÌRigjuardo alla patogenesi di queste 
emiplegie il Kiilbs pensa a. spasimi dei vasi ce¬ 
rebrali, analoghi a quelli che l’abuso del ta¬ 
bacco può provocare nei vasi coronari dando 
la sintomatologia deWangina pectoris, e nei 
vasi delle estremità inferiori dove provoca la 
claudicatio intermittem : e i dati sperimentali 
•confermano l’ipotesi. 

Resta a dimostrare se sia necessario un certo 
grado di arteriosclerosi perchè la nicotina pos¬ 
sa esercitare la sua azione vasocostrittrice, op¬ 


pure se essa sia in grado di farlo anche su un 
apparato \asale in condizioni normali. 

Le osservazioni dell'A., riguardanti soggetti 
giovani, confermerebbero quest’ultima ipotesi. 

G. La Cava. 

Esiste un centro vegetativo epilettogeno 
nella regione diencefalica? 

(A. Salmon. Pi esse Méd., 6 gennaio, 1932). 

La patogenesi dell’epilessia è ben lungi dal¬ 
l’esse rei delucidata. 

Le teorie corticali non spiegano la presenza 
delle crisi convulsive negli animali descere- 
brati e nei neonati; non spiegamo perchè le 
crisi epilettiche .compaiono ordinariamente al¬ 
l’età della pubertà, si accentuano nei periodi 
mestruali o con la sospensione delle regole e 
spariscono molto spesso durante la gravidan¬ 
za o dopo la castrazione. Esse non spiegano 
inoltre i numerosi casi di epilessia di origine 
endocrina. Si fa notare inoltre che, se le le¬ 
sioni meningo-corticali costituiscono l’origine 
più frequente dell’epilessia, i casi di epilessia 
di origine striata., talamica o bulbare non so¬ 
no rari. Si osserva infine che le teorie corti¬ 
cali, benché chiariscano perfettamente il - mec¬ 
canismo delle «crisi epilettiche jacksoniane, 
sono affatto insufficienti a spiegare la diffu¬ 
sione degli stimoli convulsivi a tutti i centri 
«cerebro-spinali, in una parola la crisi convul¬ 
siva generalizzata. 

Molti AA. per rendersi conto della diffusi¬ 
bilità degli stimoli convulsivi invocano il si¬ 
stema simpatico, ed invero le crisi si manife¬ 
stano con una sindrome vegetativa simpatico¬ 
tonica (tachicardia, pulsazioni epigastriche, 
midriasi, esoftalmo, pallore cutaneo) seguita 
poi dai una sindrome vagotonica (disturbi vaso- 
dilatatori, rallentamento del polso, accentua¬ 
zione del riflesso oculo-cardiaco, dermografi¬ 
smo rosso, ipersecrezione salivare e sudorale). 

Questi dati giustificano non solamente l i- 
dea che il simpatico costituisca il legame che 
unisce tutte le manifestazioni epilettiche, ima 
anche l’ipotesi che il principale centro epilet- 
logeno possieda secondo ogni probabilità una 
natura vegetativa. 

Ora, fra i centri vegetativi più importanti 
si devono comprendere i nuclei infundibulo- 
tuberini. È noto che fa loro eccitazione spe¬ 
rimentale provoca midriasi, sudorazione, po- 
liuria, ipertermia, cioè i sintomi che si osser¬ 
vano di solito nelle crisi epilettiche. I loro 
estratti hanno proprietà vaso-costrittrici ed es¬ 
si hanno rapporti funzionali con i centri va¬ 
somotori sub-talamici e bulbari. 

Si pone dunque la questione di sapere se 
questi centri simpatici diencefalici non costi¬ 
tuiscano uno degli elementi patogenici degli 
accessi epilettici, che si possono classificare 
fra le crisi vegetative più violenle del nostro 
organismo. 





i \nno \\\I\, Num. 21] 


SKZIONE PRATICA 


815 


L’A. passa in rivista i dati speri incula li e 
<liuici favorevoli a questa idea. Sperimental¬ 
mente è stata provata l'azione convulsivante 
della stimolazione dei centri diencefalici. L’i¬ 
pertermia che accompagna le crisi epilettiche 
è un sintomo diencefalico. I n dato molto im¬ 
portante è anche il fatto che le crisi epiletti¬ 
che terminano generalmente con un sonno 
molto piofondo, che, secondo gli studi attuali 
sul sonno, è attribuito dalla maggior parte 
degli A A. alla depressione funzionale della re¬ 
gione infundibulare, dove si invoca un centro 
vegetativo regolatore della veglia e del sonno. 
È poi da notare che i migliori sedativi delle 
crisi epilettiche sono gli ipnotici (luminal, 
gardenal, somnifen) che, secondo le osserva¬ 
zioni di von Economo e di Demole avrebbero 
un’azione elettiva sul centro diencefalico re¬ 
golatore del sonno. 

Notevoli sono anche i rapporti fra l’epiles¬ 
sia e i disturbi funzionali dell’ipofisi, tanto che 
alcuni VA. hanno sostenuto la patogenesi ipo- 
fisaria dell’epilessia. Tali rapporti sono con¬ 
fermali dagli esami analomo-patologici e par¬ 
lano in favore dell’idea che Einsufficienza del¬ 
la, funzione ipofisaria costituisca una delle 
condizioni patogene!iche fondamentali dell’e¬ 
pilessia, una causa sicuramente predisponente 
alla crisi. Ora, questi .rapporti si accordano 
perfettamente con l’ammissione di un centro 
epilettogeno diencefalico, se si pensa alle con¬ 
nessioni anatomiche e fisiologiche assai stret¬ 
te dell 'ipofisi con i centri ìnfundibulo-tube- 
rini. Si ammette che l’ipofisi con la sua se¬ 
crezione determinii un’azione moderatrice su 
questi centri; si comprende così come l’in¬ 
sufficienza della sua attività secretoria possa 
determinare ipereccitabilità del centro epilet- 
logeno diencefalico e predisposizione alle crisi 
convulsive. 

La sospensione spontanea delle crisi epilet¬ 
tiche durante la gravidanza può spiegarsi con 
un meccanismo opposto, poiché la gravidanza 
determina un aumento molto considerevole 
degli ormoni del lobo anteriore dell’ipofisi. 
I.o stesso si può dire per i miglioramenti che 
si osservano dopo ovariectomia, dopo tiroi- 
dectomia e capsulectomia. 

I rapporti funzionali mollo stretti dell’ipo¬ 
fisi con le ghiandole genitali, la tiroide, le 
capsule surrenali, ecc., spiegano la frequen¬ 
za con la quale le crisi si osservano in rappor¬ 
to con modificazioni fisiologiche, per esempio 
all'età della pubertà, durante le regole o la 
menopausa, spiegano i numerosi casi di epi¬ 
lessia di origine tiroidea, i rapporti dell’epi¬ 
lessia con le alterazioni delle ghiandole sur¬ 
renali, l’accentuazione delle crisi con le inie¬ 
zioni di adrenalina, le proprietà convulsivanti 
dell'insulina. 

L’affermazione di un centro epilettogeno 
diencefalico, che per la sua sede ventricolare 
è molto sensìbile alle modificazioni quantita¬ 


tive e qualitative del liquido cefalo-rachidiano, 
si accorda perfettamente con l'importanza che 
si attribuisce giustamente a questo modifica¬ 
zioni sul meccanismo dell’epilessia. 

Le crisi convulsive che si osservano nei tu¬ 
mori cerebrali e nella meningite sierosa, le 
crisi convulsive frequenti nelle alterazioni dei 
plessi coroidei, le modificazioni dei plessi co¬ 
roidei che si osservano negli chocs emotivi di 
cui sono note le >roprietà convulsivanti, le 
alterazioni flogistic ìe del liquor nell'encefa¬ 
lite epidemica convulsivante, le modificazioni 
quantitative e qualitative del liquor nelle le¬ 
sioni meningo-corticali che costituiscono la 
causa principale dell'epilessia, sono tutti fatti 
che permettono di affermare che l’aumento 
della secrezione cefalo-rachidiana e sopratutto 
le sue modificazioni flogistiche possono deter¬ 
minare uno stato irritativo del nucleo dien¬ 


cefalico epilettogeno e costituire così uno dei 
fattori patogenetici più importanti delle crisi 
epilettiche. 

Come si vede, l’etiologia molto complessa 
dell’epilessia si «li unifica considerevolmente 
se si ammette nella regione diencefalica resi¬ 
stenza di un centio vegetativo mollo sensibile 
alle modificazioni quantitative e qualitative 
della secrezione cefalo-rachidiana, agli sti¬ 
moli tossici, ri flessi emotivi, endocrini e agl i 
ipnotici. Questi centri diencefalici vegetativi 
costituiscono, secondo LA., la miccia che de¬ 
termina l’esplosione dell’accesso convulsivo. 

C. Toscano. 


Disturbi del sonno uellTnfanzia e nella 
fanciullezza. 

(G. Kerh Cross. South Africa Med. Jotirn., 

9 gennaio 1932). 

Ancora non si conosce perieli aulente la fi¬ 
siologia del sonno. Le teorie che cercano di 
spiegarlo sono molteplici: l’anemia dei cen¬ 
tri nervosi, l’accumulo di ipnotossina, le mo¬ 
dificazioni chimiche delle cellule nervose, la 
teoria fantasticai della bilancia endocrina. 

Certamente il sonno è indispensabile e la 
sua privazione è più dannosa della denutri¬ 
zione. 

L’insonnia è frequente negli adulti, molto 
meno nei bambini. 

Nei lattanti l’insonnia può essere di origine 
locale ed avere valore sintomatico. Così si 
vede nei lattanti che hanno fame o dolori co¬ 
lici o nasofarimgite, o otite, o irritazione cu¬ 
tanee da lana o anche malessere per eccessivo 
calore nelle case molto riscaldate. 

A volle i lattanti dormono male per cattive 
abitudini; essi non devono subire eccitamenti 
nelle ore che precedono immediatamente il 
sonno, devono esser messi a letto alla stessa 
ora Sempre. Queste norme saranno rigorosis¬ 
sime! pei lattanti figli di neuropatici. 

Nei bambini più grandicelli le cause ester- 






816 


« IL POLICLINICO )» 


[Anno XXXIX, Nlm. 21] 


ne e (psichiche sono più Irequenti nella de¬ 
terminazione dei disturbi del sonno. La son¬ 
nolenza può avere origine da malattie intra- 
craniche, come pure cìa uremia, da malaria, 
da disturbi intestinali, epatici, da sostanze me¬ 
dicamentose. 

L’encefalite dà un’inversione del ritmo del 
sonno, spesso. 

TI sonno agitato si può avere nei bambini 
con focolai tubercolari, con malattie cardia¬ 
che o con asma. 

I caisi più importanti di insonnia nei bam¬ 
bini si hanno nei bambini ipoglicemici. Ca- 
meron ha posto l'ipotesi che esistano rappor¬ 
ti fra lo stato mentale del bambino ed il me¬ 
tabolismo. I bambini con vomito ciclico mi¬ 
gliorano con somministrazione di zucchero; 
l acetonemia è probabilmente legata ad una 
scarsa riserva di glicogeno. L’A. consiglia di 
dare zucchero ai bambini nervosi, i quali so¬ 
no tali per la loro ipoglicemia. 

Tra le cause esterne e psichiche di insonnia 
bisogna mettere le cattive abitudini di rac¬ 
contare ai bambini storie paurose perchè si 
addormentino. In questi casi basta non ecci¬ 
tare in questo modo la loro mente e far pren¬ 
der un bagno tiepido prima di metterli a Iet¬ 
to perchè scompaia l’insonnia. 

Altre cause di insonnia sono l’eccessiva fa¬ 
tica dellai scuola, o la mancanza di esercizio 
tisico sul fidente, o anche' la mestruazione pre¬ 
coce. 

Incubi e strilli durante il sonno possono es¬ 
sere prodotti da naso faringi te, otite. 

Altre manifestazioni patologiche nel sonno 
sono il sonnambulismo, l'enuresi, gli attac¬ 
chi epilettici, Tirrequietezza continua, Fipnal- 
gia. R. Lusena. 

La chirurgia del ganglio stellato e le sue 

basi sperimentali. 

(K. Leriche et R. Fontaine. Bull. Mém. Soc. 

Nat. Chir., n. 21, 28 giugno 1930, p. 861). 

La chirurgia del ganglio stellato e delle sue 
branche è indicata nelle sindromi dolorose 
dell’arto sup. intatto (tipo antico di nevrite 
ascendente) o amputato (grandi nevralgie dei 
monconi), nelle sindromi vasomotorie, dal 
morbo di Raynaud vero a quello falso, nella 
sclerodemia ed atrofia cutanea, nell’asma es¬ 
senziale, in certe osteoporosi diffuse, proba¬ 
bilmente nelle artriti deformanti giovani¬ 
li, ecc. 

Ma i disturbi di innervazione e di nutri¬ 
zione del miocardio (tachicardia parossistica, 
angina pectoris ecc.), rappresentano un cam¬ 
po di nuova applicazione della chirurgia del 
ganglio stellalo. Questo è un punto di incro¬ 
cio dei nervi cardio-acceleratori, dei vasomo¬ 
tori coronarii, dei vaso-motori polmonari e 


di un gran numero di fibre sensitive, che ven¬ 
gono dalla regione cardioaortica. 

Fu dimostrato che nei conigli la resezione 
della guaina cervicale e del ganglio stellato è 
seguita dalla impossibilità dell’accelerazione 
del cuore negli sforzi; ma col passare del tem¬ 
po si ha un ritorno al normale (Hening, Frie- 
denthal). Inoltre il cuore perderebbe la forza 
di contrazione, ma non subirebbe modificazio¬ 
ni e lei I. r oc a r d i ogra f i c li e. 

Danielopolu (1922), prendendo in esame i 
casi nei quali Jonnesco aveva praticata l’a¬ 
sportazione del ganglio stellato, ha illustrato 
i rischi di morte rapida, consecutiva a tale 
operazione. 

Fontaine (1924) con la ramisezione otteneva 
nei conigli rallentamento del cuore, il quale 
non varia nè si adatta più allo sforzo. Sembra 
perciò che l’asportazione del ganglio stellato 
non apporti disturbi gravi alla funzione car¬ 
diaca, producendo soltanto una inadattabilità 
temporanea del cuore ad accelerarsi durante 

10 sforzo; essa si attenua poco a poco ed è ef¬ 
fetto della prevalenza dell’azione vagale. Ciò 
pare essere confermato dai risultati operatorii 
nell’uomo. 

Successivamente è stato dimostralo che se 
nel cuore si creano sperimentalmente delle 
condizioni abnormi, quali la legatura di alcu¬ 
ne piccole branche coronarie abnormi, quali 
la legatura di alcune piccole branche coro¬ 
narie del ventricolo sin. ecc., con la estirpa¬ 
zione del 1° ganglio toracico si producono pro¬ 
fonde alterazioni della funzione cardiaca. Inol¬ 
tre gli esiti postoperatorii di 9 anginosi trat¬ 
tati da Jonnesco dimostrano che 6 sarebbero 
morti rapidamente. Casi analoghi sono occor¬ 
si ad altri chirurgi, per cui Danielopolu pen¬ 
sa che l’estirpazione del ganglio stellato deb¬ 
ba essere condannata. 

Tali conclusioni sono contestate da Leriche, 

11 quale sperimentalmente prova come se si 
frazionano i tempi operatorii nel creare le 
condizioni patologiche cardiache degli anima¬ 
li, la mortalità cessa col perfezionarsi della 
tecnica. 

Con dati clinici Leriche dimostra come con 
opportune cautele di tecnica operatoria non ha’ 
avuto alcun decesso postoperatorio. Infatti dal 
1924 ha praticato 64 operazioni sul ganglio 
stellato: 33 per asportazione del ganglio (com¬ 
preso l’intermediario) e 31 sulle ramisezioni. 
Tutti i malati guarirono operatoriamente. Dei 
33 operali del 1° gruppo in 6 fu praticata l'a¬ 
sportazione bilaterale, 1 per tachicardia paros¬ 
sistica, 1 per angina pectoris, 1 per artrite de¬ 
formante dell’arto sup., .2 per sclerodermia, 1 
per disturbi vasomotori gravi. 

Fra questi fa notare che nei malati affetti 
da tachicardia e da angina si ebbe una guari¬ 
gione duratura, a distanza di tempo notevoli 
(4 anni). Così pure quelli operati da un sol" 



[Anno Num. 21] 


SEZIONE PRATICA 


817 


lato non hanno mai avuto Fenomeni di scom¬ 
penso cardiaco. 

Di tali risultati egli attribuisce il merito alla 
tecnica usata, con la quale si evitano trau¬ 
matismi eccessivi ai nervi del simpatico, sui 
quali si opera. V. Jura. 

ORGANI DIGERENTI. 

Appendicite e tiflite. 

(A. Pelle et A. Folliasson. lìcvue de Chinir¬ 
gie, 1931, n. 9). 

Gli AA. riportano tre casi di individui ope¬ 
rati con diagnosi di appendicite nei quali il 
reperto operatorio si caratterizzava per gravi 
lesioni del ceco e scarse o nessuna lesione ap¬ 
pendicolare. 

Tutti e tre i casi si presentarono con una 
sindrome clinica di peritonite generalizzata di 
origine appendicolare. 

Nel I caso il reperto operatorio fu di una 
placca di necrosi delle dimensioni di una mo¬ 
neta di nikel da 50 cent, situata sulla faccia 
antero esterna del ceco. L’appendice che si e- 
s Ir in secò facilmente 1 era appena arrossata; fu 
fatta una resezione parziale del ceco e una ap¬ 
pendicectomia. L’inferma guarì. 

L'esame istologico della placcai di necrosi 
mostrò tessuto in parte neerosato in parte in¬ 
fiammatorio, le lesioni erano a carico delle 
tuniche esterne, la mucosa era intatta. A ca¬ 
rico dell’appendice fu constatato follicolite e 
ispessimento e flogosi del peritoneo appendi¬ 
colare. 

Nel II caso si trovò un ceco intensamente 
arrossato con parete ispessita, cartonacea che 
aveva perduta ogni elasticità. Le lesioni si 
estendevano fino all'angolo epatico. L’appendi¬ 
ce era libera e non mostrava alcuna lesione; 
fu fatta una appendicectomia e l’inferma gua¬ 
rì. All'esame istologico l’appendice dimostrò 
lesioni infiammatorie banali. 

Nel III caso, si trovò liquido torbido. Ap¬ 
pendice apparente mente sana. Placca di ne¬ 
crosi grande come una moneta da 20 lire nel¬ 
la faccia postero esterna del ceco, tamponata 
da omento. Appendicectomia e affondamento 
della zona necrotica. L’appendice sezionata in 
lunghezza aveva una mucosa apparentemente 
sana. 

Facendo alcune considerazioni patogenetiche 
gli autori dicono che delle due vie che l'infe¬ 
zione può seguire» per giungere alle pareti del 
ceco, e cioè quella della mucosa c quella va¬ 
scolare essi credono molto più importante la 
seconda. Infatti nella prima e nella terza os¬ 
servazione la mucosa del ceco era intatta. 

Lungi inoltre dal voler risuscitare l’antico 
concetto di tiflite, basandosi sulla coesisten¬ 
za ben accertata nel I e nel II caso di lesioni 


appendicolari essi propendono con la maggioi 
parte degli autori per la primitività delle le¬ 
sioni appendicitiche e per una diffusione se¬ 
condaria alle pareti del ceco che avverrebbe 
lungo i vasi sanguigni e lifantici del meso- 
appendice. B. Paggi. 

L’iperglicemia, reazione costante consecu¬ 
tiva agli interventi sul tubo digerente. 

(L. Cere et N. Pauly. Presse Médicale, 1931). 

Gli AA. hanno preso in considerazione alcu¬ 
ne evenienze post operatorie consecutive spe¬ 
cialmente ad interventi sul tubo digerente. 

La loro attenzione» si è soffermata sulla co¬ 
stanza della' sete ardente di questi operali, sul¬ 
la frequenza dell’acidosi, con acetone nelle uri¬ 
ne e vomiti, sindrome di cui l’espressione 
estrema realizza secondo loro ciò che è impro¬ 
priamente chiamata dilatazione acuta dello 
stomaco, infine sulla precocità e sulla gravità 
delle complicazioni polmonari. 

Essi sono indotti a vedere in questi fatti non 
delle evenienze disparate e senza nesso sibbene 
a riconoscervi come loro si esprimono le ma¬ 
glie di una stessa catena. E li ha colpiti la 
grande simiglianza di alcuni di questi fatti 
con alcuni segni cardinali del diabete. 

Allora essi hanno studialo il comportamento 
della glicemia pre e postoperatoria in 26 casi 
operati per affezioni del tubo digerente. In tut¬ 
ti hanno constatato un aumento della glicemia 
dopo l'intervento, aumento che dalle loro ri¬ 
cerche risulta indipendente dalla qualità della 
anestesia, e proporzionale alla gravità dell’in¬ 
tervento eseguito. 

In due casi in cui la glicemia post-operato¬ 
ria raggiunse rispettivamente le cifre di 1,80, 
rispettivamente 2 %o, essi ebbero il quadro 
della dilatazione acuta dello stomaco. In que¬ 
sti due ammalati essi dicono di avere assistito 
ad una vera resurrezione dopo iniezione di 40 
unità d’insulina. 

Essi lasciano ai fisiologi il compito di inda¬ 
gare sulla patogenesi di questa iperglicemia 
post operatoria limitandosi a constatare il fat¬ 
to ed a consigliare praticamente di tenerne 
conto alla scopo di evitare le solite iniezioni 
di adrenalina, ipofisina, che sono gli antago¬ 
nisti dell’ormone pancreatico, a evitare le inie¬ 
zioni di siero glucosato, ed a trattare « siste¬ 
maticamente » coll’insulina a ( dosi medie que¬ 
ste complicanze. B. Paggi. 

Le emorragie ano-rettali. 

(J. Racket. Revue de Médecine, gemi. 1932). 

Le emorragie di origine ano-rettale possono 
dipendere da tre gruppi di cause: le emorroi¬ 
di, i tumoii, le lesioni infiammatorie ed ulce¬ 
rative. 




« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Ni m. 21 


81 * 


Le emorroidi sono le cause più frequenti di 
emorragia ano-rettale. 

L’emorragia può provenire da emorroidi 
esterne ed interne. 

Quando proviene da emorroidi esterne la fuo¬ 
riuscita di sangue non è abbondante. Si ha 
tutta] più remissione di un coagulo nerastro 
dipendente dalla rottura spontanea di una va¬ 
rice esterna trombosata, precedentemente do¬ 
lorosa, e che è tacile verificare con il sempli¬ 
ce esame direi lo della l egione anale. 

I>e emorragie provenienti da emorroidi in¬ 
terne sono le più abituali e costituiscono un 
elemento importante del quadro sintomatico 
delle emorroidi. 

Di solito il sangue è rosso, rutilante, è emes¬ 
so a pioggia in quantità moderata dopo l’eva¬ 
cuazione delle feci che esso arrossa e ricopre. 
Le emorragie si verificano per lo più in seguito 
a crisi di congestione delle emorroidi, che sono 
accompagnate talvolta da prolasso e da dolore 
renale. La defecazione diventa penosa: le feci 
irritano ed escoriano al loro passaggio la zona 
trombosata e provocano l'emorragia. In segui¬ 
to a questa il malato prova un senso di euforia, 
perchè il dolore ed il tenesmo scompaiono. Tal¬ 
volta Temer ragia si provoca indipendentemen¬ 
te dalla defecazione in seguilo ad uno sforzo, 
ad una marcia lunga, ad un viaggio in vettu¬ 
ra, dopo aver tenuta lungamente la posizione 
a sedere. 

Quando sì fatte emorragie si ripetono a bre¬ 
vi scadenze e per lungo tempo possono pro¬ 
vocare uno stato anemico anche grave. 

Il semplice carattere delle emorragie e la 
sola ispezione anale non sono sufficienti a 
precisarne la natura emorroidaria. 

Ogni qual volta le emorragie si presentano 
insistenti o particolarmente profuse occorre 
procedere all’anoscopia per esplorare tutta la 
zona ed accertare l’esistenza delle emorroidi 
ed eventualmente localizzare il punto sangui¬ 
nante. 

Le emorroidi possono presentarsi come un 
risalto a corona regolare inserito nel canale 
anale o come sporgenze isolate a ino’ di tu¬ 
mori sessi li o peduncolati. 

La prima forma sanguina più facilmente. E 
la fuoriuscita del sangue avviene da tutta la su¬ 
perficie senza che possa precisarsi il punto dal 
quale avviene l'emorragia. In effetti per lo 
più non è Lemorroide che sanguina, miai la 
sovrastante mucosa anale la quale è sede di 
infiammazione transitoria. 

Nell’emiorroide a tumore invece l'emorra¬ 
gia avviene più di frequente per la rottura im¬ 
provvisa di una varice infiammata. 

L’esame deve spingersi più in alto, nel ret¬ 
to, perchè talvolta le emorroidi non sono che 
le varici sintomatiche di una lesione situata 
più in allo, del cancro sopra tutto. 

Conviene d’altra carte accertare l’eventuale 
esistenza di ulcerazioni o ragadi anali deter¬ 


minale o cronicizzate delle emorroidi, nonché 
l’esistenza di tumori benigni di origine vari¬ 
cosa (polipi, papille ipertrofizzate) o di una 
rettile adenomatosa. 

J tumori anorettali che provocano di solito 
emorragie sono il cancro, i polipi, l’angioma 
cavernoso, le neoplasie villose. 

Nel cancro si possono verificare tutte le for¬ 
me di emorragie: sangue rosso, puro, non 
mescolato a feci; miscela di muco & sangue a 
tipo dissenterico; melena a grossi coaguli; pic¬ 
cole gocce o strie di sangue su feci normali. 

I polipi spesso si rivelano unicamente con 
emorragie ano-rettali. 

L’angioma cavernoso provoca emorragie 
ripetute ed abbondanti che quasi sempre de¬ 
terminano la morte. 

I tumori \ iliosi danno di rado vere emorra¬ 
gie. 

Le lesioni infiammatorie ed ulcerative che 
spesso si estrinsecano clinicamente con emor¬ 
ragie sono le ani ti o ano-rettiti e le rettiti o 
retto-coliti. 

Alcune aniti acute sono particolarmente 
emorragiche. Complicano mollo spesso le 
emorroidi o sono determinate da un'infezione 
locale da microbi diversi, più frequentemente 
da gonococco. Vanno nello stesso gruppo an¬ 
noverate le ulcerazioni anali sifilitiche primi¬ 
tive o secondarie, le ulceri veneree e tuberco¬ 
lari. 

Le ano-rettili croniche sono quasi sempre 
la conseguenza delle forme acute la cui sin¬ 
tomatologia si modifica e s'intorpidisce e re¬ 
cidiva spesso in conseguenza di reinfezioni. 

In tutte queste forme le emorragie sono fre¬ 
quenti. Il sangue può essere puro o misto a 
pus o muco. Possono verificarsi senza cause 
apparenti o in dipendenza degli sforzi fatti dal¬ 
la defecazione o del semplice passaggio delle 
feci. 

Le retto-coliti hanno un quadro clinico mol¬ 
to vario a seconda che si tratta di forme’ a ti¬ 
po dissenterico o schiettamente emorragico. 

Nella prima forma si ha la sintomatologia 
della dissenteiia acuta o cronica, batterica o 
amebica, con l’aspetto classico delle feci, nelle 
quali il sangue è sempre più o meno presente, 
ma associato in proporzioni varie con muco e 
pus. 

Nella forma emorragica insieme ai sintomi 
della forma precedente si hanno emorragie 
improvvise, e particolarmente abbondanti. 
Tdvolta, quando le prime emorragie non bari¬ 
no prodotto la morte, l’affezione passa allo 
stato cronico: le emissioni di sangue puro o 
diluito con siero si ripetono a crisi determi¬ 
nando uno stato anemico cachettico. 

Queste forme di rettile emorragica cronica 
oltre che essere in rapporto con la dissente¬ 
ria, possono essere prodotte dalla tubercolosi 
e dalla sifilide in testi mal e, da avvelenamenti 
(mercurio, arsenico, ecc.), dall'uremia. 


I 




[Anno \\\I\. 


Ni.m. 



SEZIONE PRATICA 


8T9» 


★ 

★ ★ 


La cura delle emorragie ano-rei tali deve es¬ 
sere sintomatica ed et iologica. 

In caso di emorragia improvvisa e di no¬ 
tevole abbondanza, in attesa di precisare la 
origine del male, occorre consigliare l'immo¬ 
bilità assoluta a letto, la dieta idrica, la vesci¬ 
ca di ghiaccio sull'addome e preparati anti¬ 
spasmodici a base di belladonna, e oppio. 

Oltre queste indicazioni generali la cura sa¬ 
rà indirizzata a due scopi: arrestare l’emor¬ 
ragia e sostenere le forze del malato. 

Gli antiemorragici si potranno sommini¬ 
strare per via rettale, per bocca o per inie¬ 
zioni. 


Per via anale si praticheranno enteroclismi 
ili non molta, quantità di acqua a 47'’-48°, al¬ 
la quale si potranno aggiungere emostatici (clo¬ 
ruro di calcio 4 %o, acqua ossigenata al 20 %, 
gelatina, antipirina, adrenalina). 

Per bocca si somministrerà cloruro di cal¬ 
cio (3-4 grammi al giorno in pozione), pre¬ 
parati a base di gelatina. 

Si potranno anche praticare iniezioni di sie¬ 
ro di sangue e di «melina ed eventualmente 
la trasfusione di sangue. 

Pome stimolanti dello stato generale si pra¬ 
ticheranno ipodermoclisi di siero fisiologico 
clorurato o glucosaito, iniezioni di canfora, di 
caffeina, di etere, ecc. 

Mentre si provvede ad arrestare l’emorragia 
ed a riparare i suoi effetti immediati si sta¬ 
bilirà la sede e la natura della lesione che 
determina il flusso di sangue e si appresteran¬ 
no i mezzi adatti a.lla cura della lesione stessa. 

Nelle emorroidi si praticherà cauterizzazione 
dei punti sanguinanti, il che offre molte dif¬ 
ficoltà perchè il più delle volle sanguina tutta 
la mucosa che ricopre le vene dilatate. Miglio¬ 
ri risultati danno le iniezioni sclerosanti (clo- 
ridrato doppio di chinina e urea al 5 %) pra¬ 
ticate una volta la settimana nella zona si¬ 
tuata immediatamente al disopra della coro¬ 
na emorroidaria, Luna vicina all’altra in mo¬ 
do da sclerosare successivamente tutto l’orlo 


varicoso. 

Contemporaneamente si faranno applicazio¬ 
ni di pomate o suppositori a base di hamame- 
lis, castagna d’india., cupreissus, adrenalina ecc. 

Si prescriverà un regime dietetico adatto, il 
moto, i lassativi oleosi in caso di stipsi, i cal¬ 
manti in caso di diarrea. S’inibiranno le be¬ 
vande aleooliche d’ogni specie, i lassativi ir¬ 
ritanti, i suppositori alla glicerina. 

Le lesioni (ulcerazioni e ragadi) d’origine 
emorroidaria vanno in genere curate chirurgi¬ 
camente. Si può tentare la cauterizzazione che 
non sempre dà vantaggi sicuri. 

Nelle ragadi si può praticare la cura sclero¬ 
sante mediante la iniezione di qualche goc¬ 
cia di soluzione al 5 % di cloridrato di chini¬ 
na ed urea al di sotto della ragade. 


I tumori rettali vanno sottoposti al tratta¬ 
mento chirurgico. Nei casi inoperabili le emor¬ 
ragie si freneranno con i miezzi adatti su in¬ 
dicati. 

Le ano-rettili acute si cureranno con gli an¬ 
tisettici locali in soluzione debole (nitrato di 
argento, ittiolo ecc.), con pomate a base di 
collargolo, con calmanti come, la belladonna, 
lo giusquiamo, ed eventualmente l’oppio. Nel¬ 
le forme gonococciche si può tentare il trat¬ 
tamento locale con il siero antigonococcico. 

n 

Nelle forme croniche stenosanli si adopere¬ 
rà la diatermia o le applicazioni di etere ben- 
zylcinnamico. 

Nelle retto-coliti amebiche si praticherà la 
cura di emetina, in quella sifilitica la cura 
arsenobenzolica. 

Nelle retto-coliti da germe ignoto si .prati¬ 
cherà la cura sintomatica, medicinale, diete¬ 
tica e fisica. 

L’vatrene (nove compresse di gr. 0.50 cia¬ 
scuna al giorno) dà talvolta brillanti risultati¬ 
li metodo di Wipple (gr. 250 di fegato fre¬ 
sco al giorno) è stalo tentato. Ma non si ha' 
ancora un'esperienza tale da potere fare con¬ 
clusioni sulla sua efficacia. 

Nelle forme particolarmente gravi e ribel¬ 
li è stato tentato l’intervento chirurgico (ano 
iliaco ed appendieoslomia) ma con risultati del 
lutto mediocri. Dr. 

Sui sintomi lontani, dopo gastrocnterosto¬ 
mia e resezione gastrica (Billroth II), 
per ulcera gastrica e duodenale. 

(Hei.ge Li ri. in. Suppl. Acta Med. Scandii! 
voi. 41, 1931). 

II materiale di studio su cui LA. si basa." 
consiste in 98 casi operati di ulcera gastrica 
e duodenale, alcuni mesi e più spesso anni e- 
diecine di .anni prima. 80 casi erano stati trat¬ 
tati con gastrocnterostomia e 11 con resezione- 
(Billroth II). L A. riunisce le varie sintomato¬ 
logie osservate in 4 gruppi, diportiamo un- 
riassunto dei primi due che ci sembrano di; 
maggiore interesse pratico. 

Nel primo gruppo (ulcere peptiche digiu¬ 
nali post-operatorie, ricadute vere e false) non 
sembra avere importanza l’età in cui la prima 
operazione venne praticata. In 4 casi soli su 
20, il reperto operatorio al primo intervento, 
era stato negativo. Per quanto riguarda l’aci¬ 
dità totale e l’HCl libero, (determinato con il 
pasto di Ewald) le cifre normali predominano 
e quelle subnormali si equilibrano con quelle- 
ipernormali. In lutti i casi si notò una au¬ 
mentata rapidità di .svuotamento che però noie 
impedì una certa ritenzione dopo le 4 ore. Su 
17 casi, 2 avevano mostrato sintomi subito* 
dopo l'operazione, f> dopo (5 mesi-un anno, 9 
dopo un anno e mezzo-quattro. La sinto¬ 
matologia fu generalmente quella tipica. La* 


820 


<< IL POLICLINICO » 


Anno XXXIX, Num. 21] 


prova di Weber nelle feci fu talora negativa, 
anche in casi di diagnosi operatoriamente con¬ 
fermata. Fu osservato qualche caso di fistola 
gastro-colica. 

Nel secondo gruppo sono compresi i pazien¬ 
ti che dopo l’operazione presentarono emato- 
mesi, imelena e una sintomatologia interpreta¬ 
bile come gastrica, senza ulcera dimostrabile 
(55 casi). 

È notevole il fatto che in questo secondo 
gruppo le donne 'sono .più numerose che nel 
primo gruppo, il che porterebbe a credere che 
esse siano meno predisposte degli uomini alle 
ricadute. Per gli uomini la curva dell’età alla 
prima operazione, è simile alla curva dell’età 
alla comparsa dei sintomi successivi. Anche in 
questo gruppo i reperti negativi all’operazione 
primitiva, furono relativamente -scarsi. I valori 
dell’acidità del succo gastrico mostrano anche 
qui una tendenza alla normalità o alla subnor¬ 
mali là; ed anche in questo gruppo vi è una 
prevalenza di stomaci a svuotamento rapido, 
senza però il ristagno dopo le 4 ore osservato 
nel gruppo precedente. Secondo FA. molti fat- 
tori concorrono alla comparsa di questa sin¬ 
tomatologia, tra cui notevolissimo quello del¬ 
la gastrite e, in minor grado, le aderenze e i 
disturbi della motilità; nè va trascurato, sem¬ 
pre secondo FA., il fattore nervoso esaltato dai 
disturbi digestivi e dallo (stesso intervento. La 
sindrome dispeptica secondaria di Denéchau, 
fu trovata in piccola percentuale nei casi con 
ematemesi e melena, mentre fu chiara e fre¬ 
quente nei casi in cui l’ulcera si poteva con 
probabilità escludere. Notevole infine il fatto 
che nei pazienti in cui la presenza di un’ul¬ 
cera post-operatoria -si potè sicuramente esclu¬ 
dere, la sintomatologia post-operatoria inco¬ 
minciò immediatamente dopo l’operazione, 
mentre iniziò tardivamente in quei casi in cui 
la presenza dell’ulcera non fu potuta escludere 
in modo assoluto. M. Torrioli. 

La legatura delle branche della coronaria 
stomacica e della pilorica nel corso di 
un'emateniesi grave. 

(P. Faucher. Ball. Mèra. Soc. Nat. Chirurgie, 

n. 27, 31 ottobre 1931, p. 1215). 

Un uomo di 33 anni in preda a sincope e 
vomito ematico abbondante ricoveratosi in o- 
spedale, fu operato dall’A. ancora in condi¬ 
zioni gravissime. Per queste ultime FA., in 
presenza di una grossa ulcera callosa della 
piccola curvatura, si limitò a legare, con varii 
punti .staccati, i rami terminali della corona¬ 
ria stomacica in alto e della pilorica in bas¬ 
so. La emorragia gastrica si arrestò, ed il de¬ 
corso operatorio fu discreto, permettendo il 
lento miglioramento delle condizioni generali. 

Dopo due mesi FA. reintervenne per ripa¬ 
rare ad un. laparocele postoperatorio e per pra¬ 


ticare la resezione gastrica come cura radi¬ 
cale di questa. 

Liberato lo stomaco delle aderenze non si 
rinvenme più traccia nè della tumefazione nè 
dell’ulcera, e la parete gastrica si presentava 
del tutto normale, meno che una nodosità in 
corrispondenza di un laccio di catgut servito 
per le allacciature. 

Chiusura della parete addominale e guari¬ 
gione. 

Anche radioscopicamente di poi non si no¬ 
tò alcuna deformità della piccola curvatura. 

D’Allaines nel riferire il caso innanzi espo¬ 
sto fa varie considerazioni, ben note, sul trat¬ 
tamento delle emorragie gastroduodenali; di 
esso il più razionale è la resezione gastrica o 
l’escissione dell’ulcera, quando lo permettono 
le condizioni generali dei pazienti. È stata 
suggerita la cauterizzazione (Balfour). Moy- 
nihan praticò una serie di punti di suture pe¬ 
netranti nello spessore delle tuniche gastriche, 
che circondano l’ulcera. Jura. 


CENNI BIBLIO GRAFICI. C) 

F. Volhard und F. Suter. Niersn unti iblei- 

tende Harnwege. J. Springer, Berlino, 1931. 

Questa seconda edizione del trattato delle 
malattie dei reni e delle vie urinarie di F. 
Volhard e F. Suter consta di due volumi di 
complessive 2117 pagine con 95 illustrazioni 
intercalate nel testo. 

L’opera .completai per quanto riguarda le 
nostre conoscenze sull’argomento mantiene 
come intelaiatura gli stessi concetti espressi 
nella precedente edizione riguardo alla patoge¬ 
nesi della nefrite acuta e della sclerosi renale. 
Sono invece mutati i concetti che riguardano 
le nefrosi e ciò in rapporto alle recenti acqui¬ 
sizioni fatte in questi ultimi anni dalla scien¬ 
za medica su questo argomento. 

Questa edizione si distingue dalla preceden¬ 
te per la diligenza, con cui tutti i lavori di 
un certo interesse che riguardano le malattie 
dei reni sono stati revisionati, commentati e 
ordinatamente disposti. 

Si potrebbe dire che da questo punto di vi¬ 
sta l’opera raggiunge la perfezione. Essa rap¬ 
presenta quindi molto più del trattato, essen¬ 
do destinata ad essere un’opera di consultazio¬ 
ne per tutti coloro che vorranno intraprendere 
ricerche sul rene. M. Ghiron. 

H. Chabanier et C. Lobo-Onell. Exploration 

fonctionelle <1es reins. Voi. in-8° di pagg. 

570. Masson et C. Paris, 1931. Fr. 70. 

L’esplorazione funzionale dei reni rappre¬ 
senta sempre un argomento di alta impor¬ 
tanza; essa riguarda infatti i problemi più 

(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui 
si desidera la recensione. 


[Anno XXXIX, Num. 21] 


SEZIONE PRATICA 


821 


ardui che si presentano ogni giorno non sola¬ 
mente in urologia e in medicina ma anche e 
particolarmente in chirurgia generale. 

Quest’opera di analisi e di sintesi, inspira¬ 
ta a criteri originali e critici, è il frullo di 
una lunga collaborazione del laboratorio e del¬ 
la Clinica Urologica dell'Ospedale Necker, e 
quindi gli studiosi ed i pratici vi troveranno 
raccolte tutte le moderne acquisizioni della 
scienza. 

Nella prima parte gli AA. fanno uno studio 
dei metodi anteriori al movimento di Ambard 
ed in particolare al metodo di Volhard; quin¬ 
di trattano deH'azotemia di Widal, deH’uri- 
oernia, della creatinemia degli AA. americani 
per poi abbordare e studiare a fondo le no¬ 
zioni costituenti il corpo della dottrina di Am¬ 
bard (nozione di concentrazione massimia, no¬ 
zione di costante, nozione di soglia). 

Dopo la funzione globale dei reni, gli AA. 
passano in rassegna la funzione serrata dei 
reni, che interessa più particolarmente gli 
urologi ed anche questa parte è condotta se¬ 
condo il solilo metodo, prima analitico e cri¬ 
tico, poi sintetico. 

L’ult irritai parte del libro è consacrata al pro¬ 
blema della prognosi, considerata dal punto 
di vista medico, poi chirurgico e comporta 
naturalmente lo studio del meccanismo del¬ 
l’uremia. 

Tutta bindolo del libro è diretta quindi alla 
soluzione di problemi pratici ed il pratico tro¬ 
verà nei capitoli di sintesi degli schemi di¬ 
rettamente applicabili ai problemi che l'inte¬ 
ressano. A. Pozzi. 

L. Blum e Van Caulaert. Le róle clu sei dans 

les néphrites. fita.de clinique , physìopatho- 

logique et thércipeutique. Masson. Pari¬ 
gi, 1931. 

La descrizione delle nefriti distinte in due 
classi: quelle con ritenzione clorurica, e quel¬ 
le con iperclorurazione, rappresenta, con un 
tentativo di classificazione delle nefriti, l’ope¬ 
ra dei due autori, nella quale sono prevalen¬ 
temente esposte le idee e i lavori di Blum e 
della sua scuola. 

Va ricordato che Blum abbia trovato co¬ 
me lo ione sodico mostra un’azione idratante 
mentre quello cloro ne abbia una disidratan¬ 
te: a seconda della prevalenza della ritenzione 
di uno dei due joni, prevarrà, nell’organismo, 
una intensa idratazione o una ritenzione sec¬ 
ca clorurica. Ecco perchè la somministrazione 
di cloro dissociato dal sodio (ad es. cloruro 
di calcio) mostra un effetto intensamente diu¬ 
retico. 

Così in base alle stesse considerazioni, le 
nefriti si possono dividere in forme idratanti, 
secche, e a idratazione normale. Secondo gli 
AA. l’uremia può essere legata anche all’im¬ 
poverimento dell’organismo in cloro, e ai di¬ 
sturbi della secrezione renale consecutivi. In 
tal modo verrebbero a stabilirsi stati uremici 


per carenza di sale. Ma il concetto di uremia 
andrebbe esteso anche a quei casi in cui l’or¬ 
ganismo, esaurite le sue difese, non si trovi in 
grado di riprendersi. Nelle nefriti andrebbero 
studiate ancora l’equilibrio acido-basico, nel- 
l’uremia lo stato della riserva alcalina, le cau¬ 
se dell’acidosi. 

Chiude questa prima parte la cura delle ne¬ 
friti idratanti, a base di un regi mie e diure¬ 
tici decloruranti. 

In contrapposizione alla precedente, gli au¬ 
tori studiano nella seconda parte le sindromi 
uremiche legate alla carenza del sale, assi¬ 
curandone 1’esistenza con casi clinici e dimo¬ 
strando che- la somministrazione di sale per 
via endovenosa e sottocutanea (eccezionalmen¬ 
te per via gastrica) possa aver ragione di tali 
sindromi. 

Infine, pur riconoscendo che una classifi¬ 
cazione definitiva delle nefriti non sarà pos¬ 
sibile prima di poter sovrapporre i quadri cli¬ 
nici alle lesioni anatomo-patologiche, gli AA. 
propongono una loro classificazione personale 
ed esclusivamente funzionale. 

E. Mingazzini. 


ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI 

Società Medico-Chirurgica di Padova. 

Seduta del 29 aprile 1932. 

Presidente : prof. G. Cagnt.tto. 

Doli. (i. Schreiber. — UrobUina e clorofilla nel 
metabolismo dei gasteropodi. 

Doti. P. Sandri. — Un metodo di colorazione 
vitale del sistema nervoso. 

Discussione: Francescon, Beli.oni, Sandri. 

Sulla biologia e classificazione delle spirochete della bocca. 

A. Bergamasco. — La classificazione attuale 
delle spirochete lascia ancora molte incertezze. 
L'O. studiando le spirochete della bocca, ha po¬ 
tuto notare come i criteri usati da alcuni Au¬ 
tori di classificare questi microrganismi in base 
alla loro morfologia, o di unilicarne la natura 
con lo studio di un’unica specie, non siano da 
considerarsi esatti. 

Mediante lo studio ad umido od a secco, dei 
materiali colturali, egli ha potuto • distinguere 
tre specie, delle quali due mostrano in vitro va¬ 
riazioni di morfologia tali da comprendere cia¬ 
scuna nel suo ciclo un intero gruppo delle spi¬ 
rochete sinora descritte dagli Autori come forme 
indipendenti ed a se. 

Il confronto di una di queste ultime ( Spiro- 
chaeta clenlium ), ottenuta in cultura pura, con 
ì'Iteliconema vincentii di Saltarelli, fa rilevare 
notevoli differenze fra le due specie, nè finora è 
riuscito all’oratore la sua trasformazione in fusi¬ 
forme. 

L’O. parla quindi della possibilità di virulen- 
tare la flora della bocca ed accenna ad interes¬ 
santi reperii da lui ottenuti nelle infezioni spe¬ 
rimentali colle associazioni spirochetoballeriche- 

Discussione : Denes, Gronchi, Bergamasco. 


322 


(C IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 21] 


Ricerche sperimentali sull’idrometra. 

Dott. E. De Marchi. — L’O. ottenuto l’idrome¬ 
tra sperimentale nelle coniglie, conferma i ri¬ 
sultati conseguiti da Shin-ich-Umeda. 

Ha protratto la durata delle esperienze sino 
-a 8 mesi ed ha esteso le ricerche anche alle co¬ 
niglie ovariectomizzate. In queste ultime ha os¬ 
servato che l’idrometra non raggiunge mai le 
proporzioni assunte nei soggetti non castrati, ma 
si stabilisce più rapidamente, perchè concorrono 
al suo determinismo i fenomeni involutivi del¬ 
l’utero dovuti alla castrazione. 

Discussione : Maurizio, Cagnetto, De Marchi. 

Su di un sintoma poco noto, pressoché costante e ca¬ 
ratteristico delle lesioni infiammatorie dei visceri ad¬ 
dominali. 

Dott. F. Stefani. — L’O. richiama l’attenzione 
sul fatto finora quasi ignoralo che nei processi 
infiammatori di vari visceri addominali i tegu¬ 
menti aumentano di spessore in zone abbastanza 
tipiche per i singoli visceri, spesso a distanza 
dalla sede di questi ultimi, in modo caratteri¬ 
stico e 'quasi costante, per effetto di un lieve 
edema dovuto a cause ancora oscure. 

Questo aumento di spessore, rilevabile colla 
palpazione, costituisce un segno capace di dare 
indicazioni utilissime per la diagnosi, e specie 
per la diagnosi differenziale; segno che l’O. de¬ 
finisce come sintoma della succulenza tegumen¬ 
taria. 

L’O. riferisce a tale proposito diversi casi, scelti 
fra quelli occorsigli in vari anni di osservazione, 
nei quali egli potè giungere a formulare diagnosi 
delicate, e talora assai brillanti, valendosi degli 
elementi di giudizio forniti dal detto sintoma. 

Discussione : Cagnetto, Ducceschi, Bombi, Ste¬ 
fani. 

Su di un caso di ernia diaframmatica dello stomaco non 
traumatica. 

Dott. E. Dotti. — L’O. illustra un caso di er¬ 
nia diaframmatica dello stomaco, acquisita lenta¬ 
mente, non traumatica, reperto accidentale di 
un esame radiologico eseguito per affezione di 
altri organi. 

Dopo aver considerato la patogenesi dell’affe¬ 
zione, mette in evidenza i reperti fondamentali 
dell’esame obbiettivo e dell’esame radiologico per 
la diagnosi differenziale con la « eventratio » 
diaframmatica. 

Il Vice-Segretario : A. Cestari. 

Accademia Medico-Fisica Fiorentina. 

Presidente: prof. Filippo Neri. 

Seduta del 14 aprile 1932. 

Prof. U. Stoppato e prof. F. Pescatori. — Con¬ 
tributo anatomo-clinico allo studio dei tumori be¬ 
nigni della mammella femminile. 

Occlusione dell’arteria mesenterica superiore in corso di 
aortite luetica. 

Prof. F. Pescatori e dott. T. Todorow. — Gli 
00. ritengono che per quanto l’obliterazione del¬ 
l’arteria mesenterica superiore sia una causa rara 
di sintomatologia acuta addominale, tuttavia pre¬ 


senta dei sintomi ben delini ti che vanno presi 
in considerazione. 

Nel caso in parola, la sintomatologia acuta ad¬ 
dominale fu interpretata nel senso di occlusione 
dell'arteria mesenterica superiore; tale processo 
di obliterazione non dovrebbe essere prodotto in 
modo acuto, ma gradatamente, richiedendo una 
.progressiva dilatazione dell’arteria mesenterica in¬ 
feriore per compire il circolo collaterale. 

Chirurgia della tubercolosi polmonare. 

Dott. R. Pazzagli e dott. G. Lucarelli. — Dopo 
avere accennato ai vari interventi che si è soliti 
praticare nella terapia chirurgica della tuberco¬ 
losi polmonare, gli 00. riferiscono la tecnica del¬ 
la scalenectomia, della neurectomia degli inter¬ 
costali e della alcoolizzazione di questi. 

Basandosi sulle proprie ricerche sperimentali e 
sui risultati clinici descritti concludono che è pos¬ 
sibile ridurre ampiamente l’espansione toracica 
con metodi applicabili ai vari segmenti polmonari 
e non molto traumatizzanti. Risultati particolar¬ 
mente importanti sono stati ottenuti con la re¬ 
sezione degli scaleni e con l’associazione di que¬ 
sta alla neurectomia intercostale multipla ed alla 
frenicectomia. 

La corteccia surrenale nell’acromegalia. 

Prof. A. Salmon. — La partecipazione della cor¬ 
teccia surrenale al processo acromegalico è avva¬ 
lorata dai seguenti dati: le esperienze praticate 
su questa glandola dimostrano che i suoi ormoni 
attivano lo sviluppo somatico e scheletrico degli 
animali. Clinicamente si osserva che l’atrofia del¬ 
la corteccia surrenale si esprime con l’infantili¬ 
smo, con la cachessia, mentre l’ipersurrenalismo 
corticale si traduce col precoce sviluppo corporeo 
e scheletrico dei pazienti. Gli stretti rapporti fra 
la preipofisi e la corteccia surrenale parlano per 
una sinergia funzionale fra le due glandolo; si¬ 
nergia che appare evidente nella gravidanza, nel¬ 
la menopausa, nella castrazione ovarica, nella ma¬ 
lattia di Simmonds, nella ancncefalia, nella ma¬ 
crogeni tosomia precoce, ecc. L’ipertrofia o l’ade- 
noina cromofilo dell’ipofisi nell’acromegalia, si 
associa di regola alla notevole ipertrofia delle 
capsule surrenali. Negli acromegalia si rilevano 
generalmente i sintomi più tipici dell’ipersurre- 
nalismo corticale e midollare: i capelli ispidi e 
abbondanti, i peli grossi e duri, l’irsutismo, ta¬ 
lora generalizzato a tutto il corpo, l’ipertensione 
arteriosa, la viva reazione dell’adrenalina, le chiaz¬ 
ze melanodermiche, ecc. Il R. ha infine citato di¬ 
versi casi di acromegalia dove si osservarono i sin¬ 
tomi più noti dell’ipersurrenalismo ed erano as¬ 
senti i sintomi ipofisari, e dove l’ipofisi risultò 
istologicamente normale all’autopsia. 

Seduta del 28 aprile 1932. 

La glucosio-insulino terapia nelle cardiopatie. 

Dott. G. Visani. — L’O., dati i risultati in com¬ 
plesso buoni ottenuti in 16 cardio-pazienti in 
scompenso relativo con la glucosio-insulino-tera- 
pia, data la innocuità e la praticità della cura, 
conclude che la glucosio-insulino-terapia senza 
che possa sostituire gli abituali medicamenti car¬ 
diaci, costituisce un importante elemento tera¬ 
peutico e ne consiglia perciò l’uso specie se com¬ 
binato ai cardiotonici abituali. 


[Anno XXXIX, Num. 21] 


SEZIONE PRATICA 


823 


Fibro-lipoma peduncolato del mesotenue. 

Dott. G. Pelliccia. — L’O., dopo un breve rias¬ 
sunto statistico-clinico sui tumori solidi primitivi 
del mesentere, espone ed illustra un caso di fibro- 
lipoma peduncolato del mesotenue osservato in 
una ragazza di 26 anni, in cui, per torsione del 
peduncolo, il tumore stesso aveva dato origine ad 
una sindrome addominale, erroneamente diagno¬ 
sticata come appendicite acuta. 

I Segretari : Prof. L. Picohi-P. Niccolini. 

Società Medico-Chirurgica Bellunese. 

Seduta del 2 marzo 1932. 

Presidenza: Prof. G. Pieri, presidente. 

Sulla cura dell'embolia arteriosa periferica. 

Prof. M. Dalla Palma. — L’O., dopo aver preso 
in considerazione i vari tentativi di cura medica 
e chirurgica della embolia nelle arterie periferi¬ 
che, illustra, sulla guida di un caso clinico, i 
notevoli e spesso immediati vantaggi che si pos¬ 
sono trarre dal massaggio della zona sede del¬ 
l’arteria embolizzata. 

Questo facile intervento, praticato nelle prime 
ore, mentre in linea di massima è scevro da pe¬ 
ricoli, può, sia nei casi rii placche ateromatose, 
sia nel caso di trombi cruoro-fibrinosi di origine 
cardiaca, permettere colla frammentazione o dis¬ 
seminazione dell’embolo, il ristabilimento più o 
meno completo del circolo evitando l’insorgenza 
di infarti e di cangrene. 

Prof. G. Pieri. — In un caso d’imminente can- 
grena della gamba per embolia dell’arteria po- 
liptea datante da 10 ore, praticò l’arteriotomia e 
l’estrazione dell’embolo; si ebbe immediato ritor¬ 
no del circolo, ma dopo circa 12 ore ricompar¬ 
vero sintomi di cangrena, che costrinsero alla 
amputazione; l’arteria si era trombizzata nel pun¬ 
to già sede dell’embolo. 

Evidentemente l’intervento era stato troppo 
tardivo. 

Dott. G. Ferrari. — Osserva che buoni risultati 
sono stati riferiti sulla cura col massaggio anche 
nell’embolia dell’arteria retinica. 

Prof. G. Pieri. — Rizolomia per dolori da mal- 
formazione vertebrale. 

Pancreatite emorragica ricorrente. 

Dott. V. Tanffrna. — L’O. illustra un caso di 
pancreatite emorragica, concernente una donna di 
67 anni che venne a morte in seguito a una vio¬ 
lenta sindrome dolorosa dell’addome destro da¬ 
tante da 3 giorni e interpretabile in apparenza 
come un’appendicite acuta. 

Attacchi dolorosi consimili, ma meno gravi, si 
erano verificati di tanto in tanto negli ultimi 
tre anni. 

L’autopsia dimostrò nel peritoneo le tipiche 
macchie di cera, un vasto focolaio emorragico di¬ 
struttivo nella testa del pancreas, e nel corpo del 
.pancreas le cicatrici di altri focolai pregressi; inol¬ 
tre grossi calcoli nella cistifellea (di pigmento 
e colesterina). 

Importante rilevare come sebbene le lesioni 
pancreatiche di antica data fossero molto estese, 


la paziente negli ultimi tre anni non ebbe mai 
ad accusare nè disturbi digestivi, nè altra sinto¬ 
matologia (iperglicemia) da far pensare a defi¬ 
ciente funzione pancreatica. 

Prof. M. Lapenna. — Ricorda che recentemente 
è stato descritto un sintomo radiologico della 
pancreatite, consistente in un abnorme meteori¬ 
smo delle anse del tenue; ma egli in due casi os¬ 
servati (uno di pancreatite acuta e uno di pan¬ 
creatite cronica recidivante terminato con la mor¬ 
te) non lo ha constatato. 

Un singolare tipo di calcificazione polmonare post-trau¬ 
matica. 

Dott. F. Gucchini. — L’O. illustra un caso di 
questa rara affezione (ne sono stati descritti fi¬ 
nora solo 3 casi). 

Si tratta di un soggetto di 39 anni che durante 
la guerra riportò una ferita trasfossa del polmo¬ 
ne sinistro, che guarì dopo qualche mese; da ul- 
cuni anni erano comparsi dolori all’emitorace si¬ 
nistro con tosse, sintomi che si sono aggravati da 
qualche mese. 

La radiografia dimostra un’ombra ovalare a 
grande asse verticale che occupa gran parte del 
polmone sinistro, a margini molto netti (eviden¬ 
temente calcificati) e con livello liquido inferiore. 

L’operazione (costotomia, apertura della cavità 
con la pinza ossivora e drenaggio) diede un mi¬ 
glioramento temporaneo; dopo due mesi il pa¬ 
ziente muore per anemia acuta da emottisi in¬ 
frenabili. 

L’autopsia (l’O. presenta il pezzo) dimostrò che 
la cavità della parete calcificata è dello spessore 
di 1-2 millimetri, occupa tutta la parte esterna 
del polmone sinistro. L’O. pensa che tale tipo di 
affezione sia secondario a una lesione vasale del 
polmone con successiva distruzione del parenchi¬ 
ma, a tipo d’infarto, e deposizione di sali calcarei 
nella zona connettiva reattiva delimitante. 

Dott. G. Lise. — Un caso di lussazione laterale 
esterna dell’avampiede. 

Il Segretario : Dott. G. Locatelli. 

Società Medico-Chirurgica Bresciana. 

Presidente: Prof. U. Baratozzi. 

Seduta scientifica del 23 febbraio 1932. 

Dott. G. M uggia. — L'endemia tiroidea nella 
provincia di Brescia. 

Il bismuto come antitetico sperimentato nell’Ospedale di 

Brescia fin dal 1798. 

Prof. M. Fiamberti. — È noto come al Balzer 
sia stata attribuita l’idea di adoperare per primo 
nel 1889 il bismuto contro la sifilide. Si riven¬ 
dicò ioslo la proprietà al Massucci che nel gen¬ 
naio dello stesso anno avrebbe avuto la medesima 
iniziativa. 

L’O. crede di poter risalire un secolo addietro, 
riportando alcuni passi di una memoria pubbli¬ 
cata nel 1798 nel « Giornale per servire alla storia 
ragionata della medicina di questo secolo », t. XII, 
parte 2 a , edito in Venezia nella stamperia di G. IL 
Pasquali, di cui egli ha potuto prendere visione 


824 


« IL POLICLINICO )) 


per la cortesia del collega doti. Guidotti, che ne 
possiede un esemplare. 

Tale memoria è stata scritta da un pavese, Fran¬ 
cesco Marabelli, che ricopriva in quel tempo la 
cattedra di chimica nel pubblico ginnasio di 
Brescia. 

L O. richiama e illustra i concetti teorici che 
servirono al Marabelli di base per tale tentativo. 

Esso potè essere eseguilo nell’Ospedale di Bre¬ 
scia su malati del reparto venerei dell’esercito fran¬ 
cese, mercè l’interessamento dell'allora celebre 
capo chirurgo Boè e si ottennero « considerevoli 
vantaggi ». 

L’O. conclude come la controversia della prio¬ 
rità dell’uso del bismuto contro la lues tra il Bal- 
zer e il Massucci possa facilmente essere compo¬ 
sta, nel senso che tale priorità sia invece attribui¬ 
ta al Marabelli, che ben 135 anni fa, un secolo 
circa cioè prima di essi, nell’Ospedale di Brescia 
compì i primi tentativi, documentati da un’am¬ 
pia memoria. 

Seduta scientifica del 22 marzo 1932. 

Prof. A. Pellegrini. — Cinemalizzazioni e ten¬ 
sori, nelle paralisi degli arti. 

Prof. A. Pellegrini. — Come Vanghelli preco¬ 
nizzata le trazioni salto scheletro mediante filo. 

A proposito della gravidanza extrauterina recidivante. 

Prof. G. Dossena. — La percentuale di recidive 
osservata dall’O. è del 4,63%. Bitiene che la so¬ 
spettata presenza rii fattori costituzionali nella ge¬ 
nesi della gravidanza extrauterina, sia sopra tutto 
da tenersi presente per i casi di recidiva. Passa 
in rassegna e discute le ipotesi emesse per spie¬ 
gare tali fattori costituzionali sulla base di un si¬ 
curo caso in cui la recidiva è stata provocata dalla 
« migrazione esterna » dell’uovo. L’O. insisle nel¬ 
la necessità, per la profilassi di tale evenienza, di 
asportare sempre l’ovaia unitamente olla tuba 
gravida. 

Seduta scientifica del o aprile 1932. 

Esperimenti malarici negli epilettici. 

Doli. U. Spagnoli. — L O. ha tratto le seguenti 
conclusioni : 

1) che i peggioramenti osservati in seguito 
alla infezione malarica e dopo lo sfebbramelo 
negli epilettici possono essere imputati in parte 
al chinino che, specie in soggetti con numerose 
crisi convulsive, è capace di determinare ed au¬ 
mentare in frequenza gli accessi epilettici; 

2) che in base alle controindicazioni esistenti 
per l’uso del chinino, nell’epilessia ed in altri 
processi patologici del sistema nervoso (ad esem¬ 
pio nella sifilide cronica) si deve prescrivere que¬ 
sto specifico con grande cautela, in qualche caso 
di particolare gravità dando la preferenza ad altro 
metodo di smalarizzazione (stovarsolo, bismarsolo - ) 
per non incorrere nel pericolo di fenomeni di idio¬ 
sincrasia o di aggravamento della forma morbosa; 

3) che dallo spoglio della letteratura in pro¬ 
posito e dagli esperimenti farmacologici eseguili 
può dedursi ed avvalorare il concetto di una par- 


[Anno XXXIX, Num. 21] 

tecipazione del sistema nervoso vegetativo nell’epi¬ 
lessia; 

4) che in via di ipotesi la febbre influenzereb¬ 
be il decorso dell’epilessia attraverso le variazioni 
del tono vegetativo e le modificazioni del ricam¬ 
bio da essa indotte nell’organismo dell’epilettico; 

5) che il rapporto del tono vegetativo colla 
febbre e cogli accessi convulsivi, sia in un senso 
effettuale sia in un senso causale, non si può sta¬ 
bile coi dati attualmente acquisiti. 

Diabete insipido e poli uria clinostatica. 

Prof. R. Carusi. — Vien riferito un interessante 
caso di diabete insipido, senza una evidente causa 
etiologica. Se ne discute la patogenesi alla stregua 
delle attuali conoscenze, e in rapporto alle condi¬ 
zioni cliniche presentate dal paziente. 

Si richiama l’attenzione su di un fatto caratte¬ 
ristico presentato dalla .poliuria, la quale ha mo¬ 
strato un evidente clinostatismo, nel senso che la 
posizione coricala aumentava, e talora raddoppia¬ 
va la quantità delle urine emesse. Si discutono ì 
fattori che possono aver influito su tale speciale 
comportamento della secrezione renale, e si attri¬ 
buisce in via d’ipotesi tale condizione alla modi¬ 
ficata pressione endocranica, messa in rapporto 
con la lesione .patogenetica, situata nel mesence¬ 
falo, ed a carico dell’infundibolo o del « tuber 
cinereum ». 

Seduta scientifica del 19 aprile 1932. 

Dott. E. Pancotto. — Pluralità di neoplasie nello • 
stesso soggetto. 

Corionepitelioma con degenerazione cistica delle ovaie,. 

consecutivo a mola vescicolare. 

Prof. G. Dossena. — L'O. dopo di aver riven¬ 
dicali i meriti del Pestalozza nello studio del co¬ 
rionepitelioma passa alla descrizione del caso cli¬ 
nico riferentesi ad una donna di 30 anni. Illustra 
le evenienze cliniche ed analoino-palologiche ca¬ 
ratteristiche della neoplasia e richiama l’attenzio¬ 
ne sulla importanza della reazione di Aschheim- 
Zondek per la diagnosi precoce. 

La crenoterapia di Sirmione negli adolescenti cardiopa¬ 
tici reumatismali. 

Doli. M. Migliorati. — L’O. illustra l’efficacia 
delle cure termali di Sirmione nelle endocarditi 
reumatiche recenti .specie nei bambini e negli 
adolescenti riportando osservazioni personali con¬ 
trollate anche dal direttore di quelle terme prof. 
Pinali. Ricorda gli studi precedenti sull’argomen¬ 
to del dott. Lombardi, del prof. Devoto, del dott. 
Ferreria e del prof. Pinali stesso, dai quali risulta 
ormai chiaramente provala l’importanza delle 
cure termali di Sirmione nei cardiopazienti, non 
inferiore a quella già universalmente riconosciuta 
ad alcune stazioni estere come Nanchein, Bourbon- 
Lancy, ed altre. Termina augurandosi che anche 
in Italia, dove pur ferve la lotta contro il reuma¬ 
tismo, si organizzino su vasta scala le cure ter¬ 
mali per fanciulli cardiaci postraumatici, valoriz¬ 
zando quelle stazioni che, come Sirmione, si pre¬ 
stano eccellentemente allo scopo. 

Il Segretario : Prof. Pi etrAntoni. 


[Anno XXXIX, Num. 21J 


SEZIONE PRATICA 


825 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


SEMEIOTICA. 

Semeiotica pupillare. 

M. Marin Amiat, La Medicina Ibera , 26 set¬ 
tembre 1931, rileva che l’orificio pupillare ha 
l’ufficio di dosare la quantità di luce che deve 
entrare nell’interno dell’occhio, perchè la vi¬ 
sione si verifichi nelle migliori condizioni ot¬ 
tiche possibili. I movimenti della pupilla 
sono di ingrandimento e di i rii piccoli mento ed 
a tale missione sono devoluti due muscoli, il 
costrittore o sfintere della pupilla e il dila¬ 
tatore, forniti ciascuno di innervazione auto¬ 
noma. 

Il sistema dilatatore dipende dal simpatico 
cervicale, il costrittore e dal n. oculomotore 
comune e dal parasimpatico. 

Le fibre nervose che portano all’iride gli 
impulsi di contrazione e di dilatazione della 
pupilla derivano da cellule simpatiche ag¬ 
gruppate in due gangli periferici: il ganglio 
ciliare per la irido-costrizione e il ganglio cer¬ 
vicale superiore per la irido-dilatazione. Ma 
i veri centri riflessi dei movimenti dell’iride 
sono situati più lontano: quello della contra¬ 
zione pupillare nel peduncolo cerebrale; quel¬ 
lo della dilatazione nel bulbo e nella porzione 
cervicale della midolla spinale. Inoltre nella 
corteccia cerebrale esistono centri dei movi¬ 
menti di contrazione e di dilatazione della 
pupilla non ancora esattamente localizzati. In¬ 
fine la fisiologia e la clinica hanno indicato 
la presenza di centri sopranucleari per i mo¬ 
vimenti pupillari di associazione. 

I movimenti fisiologici della pupilla sono 
dunque di ordine riflesso, psichico o volon¬ 
tario e di associazione. 

La pupilla può subire alterazioni e nella 
statica e nella dinamica. 

Le alterazioni della statica pupillare si ri¬ 
feriscono alla sede, alla forma ed alle dimen¬ 
sioni di questo orificio. 

Normalmente l’orificio pupillare occupa il 
centro dell’iride nel 90 % dei casi; le devia¬ 
zioni accentuate dipendono quasi sempre da 
uno stato locale. 

La forma della pupilla, in condizioni fisio¬ 
logiche rotonda, può essere irregolare nella 
sifilide cerebrale, tabe ecc. 

Vienei considerata di dimensioni normali u- 
na pupilla che ha tra 2 e 6 mm. di diametro; 
al di sotto e al di sopra di questa misura si 
parla di miosi e midriasi. Quando le pu¬ 
pille hanno entramibi le .stesse dimensioni, 
normali o patologiche, si parla d’isocoria, al 
contrario quando le dimensioni sono diffe¬ 
renti di anisocoria. La anisocoria è un sin¬ 
tonia* frequente: la si incontra in alcune af¬ 
fezioni del sistema nervoso centrale, dell’or¬ 
bita e in quelle di organi toracici e addomi¬ 
nali. In caso d'anisocoria è importante stabili¬ 
re quale delle due pupille è la normale. La pu¬ 


pilla anormale presenta sempre una reazione 
meno viva alla luce; i sintomi concomitanti 
poi aiutano quasi sempre a risolvere il pro¬ 
blema. 

Tuttavia in molti casi si resta perplessi di 
fronte al problema se la miosi o la midriasi 
è di natura paralitica o spasmodica. Utile sa¬ 
rà in questi casi la prova dei collirii, tenen¬ 
do presente la azione dei principali nella mio¬ 
si e nella midriasi paralitica e spasmodica. 

Fisiologicamente le pupille sono con tratte 
durante il sonno, nella anestesia generale, nel 
coma, in alcune intossicazioni (oppio) e nel¬ 
la agonia; si vedono dilatate, nella sincope, 
in alcune intossicazioni (belladonna) e nella 
morte. 

Le alterazioni dinamiche delle pupille con¬ 
sistono nella scomparsa o nella alterazione in 
uno o entrambi gli occhi di tutti o alcuni dei 
movimenti pupillari fisiologici. 

L’A. riunisce in un quadro lutti i movi¬ 
menti normali e patologici della pupilla e de¬ 
scrive sommariamente i più importanti : 

1) Riflesso pupillo-palpebrale: quando si 
apre l’occhio, si apre la pupilla e viceversa; 

2) Segno di Argyll Robertson: la pupil¬ 
la non reagisce alla luce, mentre reagisce al¬ 
la accomodazione; 

3) Segno di Argyll Robertson invertito: 
la pupilla reagisce alla luce, ma non alla ac¬ 
comodazione: 

4) Reazione emiopica di Wernicke : le 
pupille reagiscono quando si illuminano 
due emiretine e non quando si illuminano 
quelle di nome contrario; 

5) Reazione paradossale di Piltz e West- 
phal : la pupilla si dilata quando si illumina 
l’occhio invece di contrarsi. Si riscontra nel¬ 
la paralisi progressiva e in alcune forme di 
vesania; 

6) Reazione miotonica della pupilla: si 
tratta di una straordinaria lentezza della pu¬ 
pilla a contrarsi e a dilatarsi nella accomo¬ 
dazione (gravi affezioni del sistema nervoso); 

7) Nistagmo pupillare: alternativa costan¬ 
te di contrazione e dilatazione della pupilla 
sincronica con i movimenti dei globi oculari. 

Vicentini. 

CASISTICA E TERAPIA. 

Le convulsioni essenziali del lattante e la loro pro¬ 
gnosi. 

Un tem vo gli autori vedevano nelle convul¬ 
sioni del aitante la prima manifestazione del¬ 
l’epilessia; più recentemente si sono riferite 
ad una etiologia eredoluetica, o alla spasmo- 
filia; R. Debré e F. Levy (Gaz. des Hópitaux, 
n. 22, 16 marzo 1932), dopo u*no studio di 70 
casi, le dividono in 4 grandi gruppi: 

1) Convulsioni spasmofiliche. Sono circa il 
25 % dei casi studiati; insorgono in lattanti, 


826 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 21] 


di solito verso il 6° mese, che presentano note 
rachitiche spiccate. Le crisi, improvvise, han¬ 
no. più o meno completo il quadro classico 
della tetania. 

Con la terapia calcica e vitaminica le crisi 
rapidamente scompaiono. 

2) Convulsioni iperpiretiche. Circa il 20 % 
dei casi. Si manifestano, nel corso di infezio¬ 
ni febbrili acute, di solito verso l’acme del¬ 
l’accesso febbrile, e rapidamente scompaiono 
col cadere della febbre, senza veruna terapia. 

3) Spasmo da singhiozzo. In bambini par- 
ticolarmemte nervosi, durante una crisi di 
pianto, insorge un laringospasmo cui segue 
un accesso convulsivo, di breve durata, che 
scompare rapidamente. 

4) Epilessia essenziale dei lattanti. È la più 
frequente, presentandosi nel 35 % circa dei 
casi studiati. Il suo insorgere è di solito im¬ 
provviso, senza che nulla di patologico si sia 
riscontrato precedentemente nel lattante. A 
differenza dei 3 gruppi precedenti, solo rara¬ 
mente le crisi scompaiono nella seconda in¬ 
fanzia. 

In quanto alla prognosi, assolutamente fa¬ 
vorevole è quella delle convulsioni iperpireti- 
che e dello spasmo da singhiozzo, riservata la 
prognosi immediata di un accesso convulsivo 
spasmofilico, per il pericolo di uno spasmo 
della glottide, del tutto sfavorevole infine la 
prognosi dell’epilessia essenziale. M. Pons. 

II Tornito nel lattante e la terapia alimentare. 

Il vomito nel lattante è un fenomeno assai 
frequente: ancora incompletamente chiarito 
nelle sue varie forme esso costituisce sempre 
un interessante tema di studi ed osservazioni. 

L’argomento è stato recentemente ripreso 
dal Prof. Muggia (Il lattante, marzo 1932) e 
studiato nei suoi diversi momenti etiologici, 
nelle diverse interpretazioni date dagli AA. e 
nei diversi trattamenti fino ad ora, seguiti. 

11 Macciotta riporta anchei l'osservazione cli¬ 
nica di una bambina di 5 mesi, nella quale 
il vomito avveniva per dilatazione del cardias, 
il quale si rendeva insufficiente, ma dietro 
spasmo dell’esofago e questo spasmo a sua 
volta succedeva solo quando in esso vi era 
una pressione discreta di liquidi. Non avveni¬ 
va nè spasmo esofageo, nè dilatazione perma¬ 
nente del cardias se la pressione endoesofagea 
era minima e solo di 10 cc. di liquido. Dopo 
alcuni tentativi LA. riuscì a far ingerire alla 
bambina una razione di 150 gr. ogni 3 ore (di 
polvere di latte e Mellin’s Food) peTÒ detta ra¬ 
zione veniva 1 somministrata alla dose di 10- 
15 gr. ogni 10 minuti. 

L’effetto fu meraviglioso, in breve il vomito 
cessò, l’alvo divenne regolare, e il peso che 
al 5° mese era di 4.710 a 12 mesi arrivò a 
9.200. L’A. insiste sull’importanza di stabilire 
in ogni caso la natura del vomito, per una op¬ 
portuna cura, la quale più die medicamentosa 
dovrà essere alimentare. C. Nervi. 


Sulla encefalite post-vaccinica. 

Il direttore dell’Istituto Bacteriologico di 
Stato, Dott. Kling riferì al Comitato Perma¬ 
nente dell’Ufficio Internazionale d’igiene Pub¬ 
blica nella sessione dell’ottobre 1931, una .in¬ 
teressante relazione sulla encefalite post-vacci¬ 
nica in Svezia. In detta relazione pubblicata 
da\l Office International d’Ilygiene Poblique 
del gennaio 1931, LA. ricorda come in Isvezia 
fin dalla primavera del 1929, fosse stata resa 
obbligatoria la denunzia di ogni caso di 
complicazioni nervose consecutive alla vacci¬ 
nazione. 

Nell’anno 1931 furono denunziati 10 casi, e 
questi vennero minuziosamente studiati dal 
medico curante, e da esperti appositamente 
incaricati. Di questi 10 casi, 7 che vennero si¬ 
curamente riconosciuti come casi di encefalite 
post-vaccinica, riguardavano bambini dai 2 
anni e mezzo agli 8 anni. In detti casi non 
potè essere stabilito uni rapporto tra il grado 
d’intensità della reazione vaccinale e l’insor¬ 
genza dell’encefalite. Il periodo d’incubazione 
variò dai 7 ai 12 giorni: i sintomi osservati 
furono quelli già descritti nei casi presenta¬ 
tisi negli altri paesi e cioè : febbre, sonnolen¬ 
za, mioclonia, convulsioni generali, rigidità 
nucale, fenomeno di Babinski. 

La durata della malattia fu per lo più assai 
breve, dai 2 ai 4 giorni; solo in qualche caso 
raggiunse i 30 giorni. 

In un caso si ebbe morte al 4° giorno. Dal 
punto di vista epidemiologico, in Isvezia, l’en- 
cefalite post-vaccinica non pare dunque molto 
frequente, poiché sopra 600.000 vaccinazioni, 
(dal 1924 al 1931, si ebbero solo 30 casi di 
detta forma morbosa, vale a dire il 5 per cen¬ 
tomila). 

Dei 30 casi 5 furono mortali, ed essi furono 
confermali dagli esami istologici. Dalla prima¬ 
vera del 1929 furono intraprese dal Laborato¬ 
rio Bacteriologico di Stato, ricerche speri¬ 
mentali, bacteriologiche e istologiche intorno 
a dette malattie. 

In nessun caso fu notata la presenza del vi¬ 
rus vaccinale nella sostanza cerebrale dei bam¬ 
bini morti di encefalite, e mai si è potuto ri¬ 
produrre il quadro dell’encefalite post-vacci- 
nale, in animali d’esperimento (scimmie, chim- 
panzè, coniglio, ratto bianco). 

In due casi di encefalite post-vaccinale fu¬ 
rono messi in evidenza, nella sostanza cere¬ 
brale dei corpuscoli rotondi od ovoidi proba¬ 
bilmente di natura protozoaria, che furono 
messi in rapporto con le lesioni del nevrasse. 
A questo proposito sono anzi in corso speciali 
ricerche i risultati delle quali verranno riferiti 
nella prossima riunione del Comitato. 

C. Nervi. 

Le mastiti acute dell’allattamento. 

La causa principale è costituita dall’infezio¬ 
ne del capezzolo; le lesioni compaiono dal 3® 
al 5° giorno deirallattamento ed, insensibili 



[Anno XXXIX, Num. 21] 


SEZIONE PRATICA 


nell'intervallo delle poppate, provocano vivi 
dolori durante queste. 

Vi possono però contribuire anche la riten¬ 
zione lattea (per evitarla, sostenere la mam¬ 
mella con una fascia iche, comprimendola ener¬ 
gica mietn te, ne favorisce l’evacuazione) ed j 
traumatismi ripetuti. 

Se non si sospende l’allattamento, la malat¬ 
tia procede verso la fase suppurativa, con bri¬ 
vidi e febbre elevata (40°) verso il 6°-9° giorno. 

La mammella si presenta dolente, con una 
placca rossa e> coi gangli ascellari tumefatti; si 
viene poi costituendo l'ascesso. 

Come profilassi, Hébert e Nicoglou (Rev. 
frang. de gyn. et obst., ott. 1931) consiglia¬ 
no di passare sul capezzolo un po’ di cotone 
imbevuto di olio commestibile, e ciò tutti i 
giorni durante la gravidanza. Evitare, in que¬ 
sto periodo l’alcool, che si userà invece dopo 
il parto, prima e dopo ogni poppata; finita 
questa, applicare una compressa sterile man¬ 
tenuta con una fascia di tela un po’ stretta; 
dopo il 15° giorno, basta la lavatura con sem¬ 
plice acqua bollita. 

Se la lavatura icon alcool diventa dolorosa 
(formazione di ragadi), lavare il capezzolo con 
acqua bollita ed applicare mattina e sera una 
pomata di carbonato di bismuto (g. 8) in g. 
100 di vaselina oppure un filtrato antistafilo¬ 
coccico. Pulizia accurata delle mani ed un¬ 
ghie. Nel periodo piesuppurativo, medicature ti¬ 
mide e calde ogni 2 ore; applicazioni locali di 
ghiaccio, se vi è vivo dolore. Iniezioni sotto- 
cutanee di vaccino a dosi crescenti, incomin¬ 
ciando con dosi deboli (talvolta si hanno for¬ 
ti febbri) oppure iniezioni locali di batterio- 
fago. In qualche caso, l’ascesso abortisce. 

Una volta costituitosi l’ascesso, se è super¬ 
ficiale, puntura col vaccinostile o drenaggio 
continuo mediante un fascio di crini; la lava¬ 
tura col filtrato o col batteriofago affretta la 
guarigione. 

Se si tratta di ascesso ghiandolare vero, pun¬ 
tura profonda col bistori; lavatura col filtrato 
litico ed introduzione di uno stuello imbevuto 
con lo stesso; ripetere 2-3 volte al giorno; la 
guarigione si ha spesso in 5-6 giorni. 

Se gli ascessi sono multiloculari, piccola in¬ 
cisione in corrispondenza dell’areola, nel pun¬ 
to più fluttuante (liairga 3 cm.); con l’indice 
che esplora la cavità, .si sfondano, i tramezzi e 
si assicura un largo drenaggio. Lavatura come 
sopra; la guarigione si ha in 10-15 giorni. 

fil 

TECNICA RADIOLOGICA. 

Riempimento (li contrasto dell’articolazione del gi¬ 
nocchio. 

Epstein ( Zbl . /. Chir., n. 40 1931), nello 
eseguire la radiografia in casi di versamenti 
articolari traumatici del ginocchio, ricorre al¬ 
l’iniezione endoarticolare di una soluzione al 
40 % di Abrodil iniettandone circa la metà 
della quantità di liquido estratto con la pun¬ 
tura evacuatrice. Con l’anestesia locale il do¬ 


lore è ridotto al minimo e nei casi dell’A. non 
è stato mai così forte da richiedere l’estra¬ 
zione de 11’Abrodil. Quand’è possibile, dopo la 
iniezione è utile fare qualche movimento pas¬ 
sivo per far distribuire meglio il liquido ( }/2 ). 
I risultati dal punto di vista diagnostico sono 
stati assai soddisfacenti specialmente in un ca- 
iso in cui fu potuta diagnosticare con tale me¬ 
todo la lesione di un menisco.(yT)La radio¬ 
grafia si può eseguire fino a 1-1% ora dopo 
l’iniezione. Trascorso tale tempo non si ha 
più alcuna immagine di contrasto. 

( V 3 ) In nessun caso, dei sette trattati in tal 
modo, l’A. ha osservato danni prodotti dal- 
l’Abrodil; che anzi in alcuni casi il versamen¬ 
to articolare, che si era riformalo malgrado 
ripetute punture evacuatrici, non si riformò 
più dopo l’iniezione di Abrodil. 

L’A. perciò raccomanda il metodo come un 
valido ausilio diagnostico privo di pericoli. 

G. P AGETTO. 

MEDICINA SCIENTIFICA 

Tentativi di una valutazione biologica degli espet¬ 
toranti. 

E. Hesse, H. Miiller e R. Nagel (Med . Klin., 
5, 1932) hanno saggiato isul cane — il coniglio 
prestandosi poco — l’azione dei varii espetto¬ 
ranti. Empiendo i bronchi di un ciane con pa¬ 
sta al solfato di bario, l’animale sotto l’azio¬ 
ne di espettoranti efficaci, espelle una parte 
del materiale. 

Saggiate con questa tecnica si sono dimo¬ 
strate particolarmente efficaci quelle sostan¬ 
ze che contengono sali, saponine, ammonio, 
acido cloridrico, guaiacolsolforico, potassio e 
creosoto. 

Secondo gli AA. queste loro ricerche potreb¬ 
bero rappresentare il puntò di partenza per 
una valutazione biologica dei varii espetto¬ 
ranti. V. Serra. 

Calcioterapia e tossioemie gravidiche. 

Negli ultimi mesi della gravidanza c’è di¬ 
minuzione del calcio del sangue. W. C. W. 
Nixon ( Lancet , 8 agosto 1931), studiò 2 casi 
di eclampsia, 8 di preeclampsia e uno di ipe- 
remesi della gravidanza e trovò una sola 
volta (in un caso di eclampsia) una calcemia 
inferiore al normale. L’uso del gluconato di 
calcio endovenoso (10 cc. di soluzione al 
10 %) non ha dato risultati soddisfacenti. 

R. Lusena. 


POSTA DEGLI ABBONATI. 

Al doti. V. C. Napoli: 

Il giornale medico «Le Concours Medicai)) 
nel quale è comparso l’articolo sulle crisi ga¬ 
striche si pubblica a Parigi (Redazione ed Am¬ 
ministrazione: Rue de Bellefond 37, Paris 9e). 
L’articolo è stato largamente riassunto nel 
« Policlinico ». Nell’originale non troverebbe 
maggiori dettagli. Dr. 


•'828 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 21] 


VARIA 

Goethe e la scienza. 

La ricorrenza centenaria della morte di 
Wol fango Goethe (avvenuta come è noto il 22 
marzo 1832) è stata commemorata dovunque 
con ceirimonie, conferenze, pubblicazioni. 
Citiamo, fra labro, le belle traduzioni italiane 
del Faust e del Viaggio in Italia e, tra le pub¬ 
blicazioni francesi i due grossi fascicoli della 
No uve 11 e Revue Frani <~ai se e di Europe, inte¬ 
ramente dedicati a Goethe. 

Omaggio universale che indica l’universalità 
della mente di Goethe, genio tedesco profon¬ 
damente imbevuto di classicismo. Non è qui 
il luogo di accennare alla sua prodigiosa produ¬ 
zione letteraria, in cui essenzialmente rifulse 
la sua genialità. Ma lai sua mente vasta ed 
aperta ha trovato le sue gioie, forse più intime, 
nel gran libro della Natura; egli si appassionò, 
di fatto, vivamente a problemi di lotanica, 
di geologia, di meteorologia (curiosissime 
alcune osservazioni sulle forme delle nubi), 
di morfologia, ecc. 

Per lui, lo studio' della natura era un bisogno, 
un'esigenza del suo spirito, che ha sempre 
stimolato il suo lavoro, la sua passione. Fin 
da giovane, mentre faceva i corsi di Diritto, 
si occupava di scienze maturali, facendo col¬ 
lezioni di piante, di conchiglie, di pietre e 
coglieva ogni occasione per approfondire le 
sue conoscenze in materia. 

Questo suo amore per la natura esercitò 
un’influenza benefica sulla sua mente portan¬ 
dola a quella aderenza ai fatti che informa 
tutta la sua opera e la fa più viva ed umana. 
Per questo, lo studio di Goethe come natu¬ 
ralista è essenziale per ben comprendere le sue 
opere. Per questo, egli si stacca dal pensiero 
tedesco, specialmente di quei tempi, nebuloso 
e teorizzante é più di una volta egli esprime la 
sua' ostilità contro le pure teorie che sono, egli 
dice, l’opera precipitosa di uno spirito impa¬ 
ziente, che vorrebbe sbarazzarsi dai fenomeni 
per sostituirvi delle immagini, dei concetti, 
spesso muli'altro che delle parole. «Grigia», 
egli fa dire a Mefistofele, «è ogni teoria e 
verdeggiante l’aureo albero della vita». 

Trascinato dal bisogno di commettere fra 
loro i diversi fenomeni naturali e convinto del¬ 
l’esistenza di principii semplici ed uniformi, 
egli andò sempre alla ricerca dei fenomeni pri¬ 
mordiali che stessero alla base dei fatti osserva¬ 
li, il che lo condusse a considerare il cranio co¬ 
me il prodotto della trasformazione delle ver¬ 
tebre ed a vedere nelle diverse parti delle 
piante la trasformazione della foglia primiti¬ 
va, principio mantenuto fino ai nostri giorni 
quale fondamento dell’organologia vegetale. 

Ma, oltre alla teoria vertebrale del cranio, 
in cui Goethe ha preceduto di molli anni Oken 


e che, sebbene parzialmente modificata, vige 
tuttora, egli si occupò di altri problemi osteo- 
logici, che lo portarono a dimostrare resi¬ 
stenza dell’osso intermascellare dell’uomo, «ria 
ammesso da Nesbit e da Vie d’Azyr, ma di cui 
l’esistenza venne contestata da altri. 

Tale osso, libero nelle scimmie, è quasi sem¬ 
pre saldato nell’uomo e perciò non agevolmen¬ 
te riconoscibile. Dallo studio dell’analomia 
comparata e dei cranii di bambini e di em¬ 
brioni, Goethe conclude per l’esistenza di tale 
osso, che viene dimostrata anche dalla defor¬ 
mità nota sotto il nome di labbro leporino, do¬ 
vuta a difetto di sutura, mentre la mancanza 
costituisce la così detta « gola di lupo ». 

Di tale sua scoperta, per cui ebbe vivaci po¬ 
lemiche con gli scienziati dell’epoca, Goethe 
fu giustamente orgoglioso, anche perchè la 
presenza di questo osso costituiva per lui la 
conferma di un rapporto ideale fra il tipo dcl- 
1 uomo e quello dei mammiferi. Concetto che 
unito a quello delle metamorfosi di formazio¬ 
ni primordiali fa di Goethe un precursore del¬ 
le vedute di Darwin e lo porta a trovare l'e¬ 
terna unità nella natura, che cg]i esprime nei 
mirabili versi che precedono i suoi lavori di 
osteologia. 

Si occupò anche ampiamente della teoria dei 
colori (in un volume di circa 700 pagine fitte), 
polemizzando specialmente con Newton ed am¬ 
mettendo che i colori fossero dovuti ad intera¬ 
zioni diverse di luce e di oscurità. Interessan¬ 
te è il vedere come egli intravede ed -nterpe- 
tra i rapporti fisiologici esistenti fra i colori 
e la loro percezione da parte dell’uomo. 

Spunti riguardanti la medicina si trovano 
qua e là nelle opere di Goethe. Citiamo, fra 
gli altri, i consigli di indole naturista di Me¬ 
fistofele e Faust per ringiovanire e quelli ma- 
liziosetti, pure di Mefistofele 1 , allo scolaro, per 
cattivarsi le donne; l’osservazione, sempre di 
Mefistofele, che il medico sa giovare con un 
pizzico di ciarlataneria. Non parliamo poi dei 
consigli... cosmetici di Mefistofele, alla corte 
dell'Imperatore, che risentono del resto dei 
vecchi intrugli prescritti un tempo. Nella se¬ 
conda parte vediamo pure il grande rispetto 
di Faust per le virtù mediche di Chi rene, che 
conosce le proprietà delle piante e sa guarire 
il male e lenire le ferite. 

Passano così nell’opera di Goethe-i riflessi 
della sua vita e delle sue tendenze e soprattut¬ 
to della bramosia di sapere che egli dà come 
caratteristica del suo Faust, anelante sempre 
verso la luce. E, « luce, più luce » sono state 
le sue ultime parole. Forse egli (hiedeva sol¬ 
tanto che si aprissero le finestre per vederci un 
po’ meglio in quel grigio e piovoso mattino di 
marzo. Ma, nelle parole si è voluto trovare un 
simbolo profondo di una luce a cui egli ane¬ 
lava nel passaggio alle tenebre della morte. 

\. Filippini. 



[Anno XXXIX, Num. 21] 


SEZIONE PRATICA 


829 


NELLA VITA PROFESSIONALE. 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Ardara (Sassari). — Scad. 31 lug.; L. 9500 per 
500 pov., addizion. L. 5, ami. fami. L. 1000, uff. 
sari. L. 800; riduz. 12%; 4 quadrienni dee.; rico¬ 
noscimento serv. anter.; età lim. 45 a.; tassa li¬ 
re 50,10. 

Brindisi. Consorzio Prov. Antiluberc. — Scad. 
15 giu.; direttore; L. 16.000 e 2 quadrienni di 
L. 1000, oltre serv. att. L. 4200; riduz. 12 %; età 
lim 45 a.; rivolgersi al Presidente. 

Buddusò (Sassari). — Scad. 20 lug. ; per Giosso; 
L. 10.500 e 4 quadrienni dee., oltre L. 2500 cavale., 
L. 1000 arrn. farm.; riduz. 12%. 

Gairate (Varese). — Scad. 27 mag.; L. 9000 de¬ 
dotte 12 %, oltre L. 200 trasp. 

Campo di Trens (Bolzano). —* Scad. 1° lug.; lire 
7500 oltre L. 750 uff. san., addizion. L. 6 sopra 
il 25% della popolaz.; 5 quadrienni dee.; 15% sti¬ 
pendio iniziale per gestione armadio farmaceut. ; 
indenn. alloggio; c.-v.; trattenute di legge; tas¬ 
sa L. 50. 

Carmiano (Lecce). — Scad. 15 giu.; ore 12; ca¬ 
poluogo; L. 8500 e 5 quadrienni dee., addizion. 
L. 3 e L. 5, ritenute 12 età lim. 40 a. al 25 apr. ; 
tassa L. 50; doc. a 3 mesi. 

Caselle Landi (Piacenza). — Scad. 31 mag.; 
L. 11.500 oltre L. 3500 automob., L. 700 uff. san., 
L. 500 ambulat.; riduz. 12%. 

Firenze. B. Arcispedale di S. Maria Nuova e Sta¬ 
bilimenti Riuniti. — Scad. 31 mag.; aiuto chirur¬ 
go; titoli ed esami; età lim. 35 a.; L. 7050 da 
decurtarsi del 12%; c.-v.; indennità e proventi re¬ 
golamentari; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 1° mag¬ 
gio. Chiedere annunzio. 

Fratta Polesine (Rovigo). — Scad. 31 mag.; 
L. 8000 per 1000 pov. e L. 800 serv. att., 5 qua¬ 
drienni dee., c.-v., L. 3000 trasp., eventualm. in¬ 
dennità ambulatorio; riduz. 12%; età lim. 40 a.; 
tassa L. 50,10. 

Gerocarne (Catanzaro). — Scad. 15 lug.; 1° re¬ 
parto; L. 7500 e 5 quadrienni dee.; cavale. L. 3000; 
riduz. 12%; età lim. 45 a.; tassa L. 50,10. 

Gessopalena (Chieti). — Al 6 giu.; età lim. 40 a. 
al 28 apr.; doc. a 3 mesi; L. 9000 e 5 quadrienni 
dee., oltre L. 500 uff. san.; riduz. 12 %; tassa L. 50. 
Serv. entro 20 gg. I lavori scientifici dovranno 
essere regolarmente pubblicati su riviste. 

La Spezia. Spedale Civile Vitt. Em. II. — Scad. 
30 giu.; medico specialista di pediatria; titoli ed 
eventualm. esami; L. 6000 e 5 quinquenni di lire 
500; riduz. 12%; età lim. 45 a.; tassa L. 50,10. 
Domanda e docum. al Presidente. 

Melle (Cuneo). — .Scacl. 31 mag.; con Frassino; 
rivolgersi segreteria comun. 

Messina. Amministraz. Prov. — Scad. 15 giu., 
ore 18; assistente presso l i ,Sez. med.-micrograf. 
del Laborat. Prov. d’igiene e Profil.; L. 11.600 au¬ 
mentabili e L. 2800 serv. att.; ritenute prescritte. 
Assistente Sez. chim.; stesse condizioni. Chiedere 
annunzio. 


Mestre (Venezia). Ospedale Civile. — A tutto 
15 giu.; medico chirurgo assistente; assegni e com¬ 
partecipazioni regolamentari. 

Mignanego (Genova). — Scad. 30 giu., ore 17; 
L. 8400 e 10 bienni ventes., oltre L. 500 se uff. 
san., L. 300-600-1400-3000 trasp., L. 300 ambulat. 
al proprio domicilio; riduz. 12%; età lim. 35 a.; 
doc. a 3 mesi dal 25 apr.; tassa L. 50,10; serv. en¬ 
tro 15 gg. 

Palazzolo Vercellese (Vercelli). — Per titoli. 
Condotta medico-chirurgica. .Stipendio iniziale lor¬ 
do L. 7000, aumentabile di dieci ventesimi bien¬ 
nali. Indennità di caro-viveri, di trasporto e di 
ambulatorio. Il tutto soggetto a riduzione del 12 %. 
Scadenza ore diciasette del 10 giugno p. v. Richie¬ 
dere avviso alla Segreteria Comunale. 

Portomaggiore (Ferrara). — Scad. 25 giu.; 5 a 
cond.; L. 9500 e 5 quadrienni dee.; assegno com¬ 
plementare L. 2340 se celibe, L. 2700 se ammogl.; 
L. 2500 trasp.; addizion. L. 3 sopra i 1000 pov.; 
riduz. 12%; età lim. 35 a.; tassa L. 50,10. 

Reggio Calabria. Amministrazione Provinciale. 
— Per titoli scientifici e pratici. Un posto di me¬ 
dico primario e tre .posti di medico di Sezione del- 
l’Ospedale Psichiatrico Provinciale. Età richiesta: 
minima di anni 21; massima di anni 35, prorogata 
a 40 anni per gli ex combattenti; per i dipendenti 
da altre Amministrazioni Provinciali non sarà te¬ 
nuto conto dei limiti di età. Da esibire, entro il 
20 giugno p. v., i consueti documenti di rito, e la 
prova, per il concorrente al posto di medico pri¬ 
mario, di aver prestato servizio in manicomi od 
in cliniche psichiatriche per non meno di un bien¬ 
nio. Per il primario: stipendio annuo L. 16.700, 
aumentabile a L. 17.500 dopo quattro anni di ser¬ 
vizio ed a L. 18.000 dopo otto anni; L. 3700 al¬ 
l’anno per supplemento di servizio attivo. Per gli 
altri : stipendio annuo L. 14.400, aumentabile a 
L. 15.000 dopo quattro anni di servizio, a L. 15.900 
dopo olio anni ed a L. 16.700 dopo dodici anni; 
L. 3000 all’anno per supplemento di servizio at¬ 
tivo. Per maggiori chiarimenti rivolgersi aH’Am- 
minitrazione Provinciale di Reggio Calabria. 

Rocca Pietrore (Belluno). — Scad. 15 lug.; lire 
9000 e 5 quadrienni dee., oltre L. 1000-2000-3500 
trasp., L. 500 uff. san., L. 540 ambulat.; riduz. 
12 %; tassa L. 50,10. 

Roma. Ministero delle Comunicazioni (Ferrovie 
dello Stato). — Concorsi per titoli ai seguenti po¬ 
sti di Medico di riparto : Aquila I, Falconara II, 
Popoli, Vasto (Ancona); Gonzaga Reggiolo, Legna- 
go I (Bologna); Bozzolo, Legnano, Brescia I (Mi¬ 
lano'); Capua (Napoli); Bagheria, Marausa, S. Ste¬ 
fano di Camastra, Salaparuta (Palermo); S. Lucido, 
Amantea II, Nicotera I (Reggio Calabria); Tor¬ 
chiara (Salerno); Ceprano I, Arsoli (Roma); Bas- 
sano del Grappa, Carmignano di Brenta (Venezia). 
Inviarè domanda e richiedere informazioni ai ri¬ 
spettivi Ispettorati Sanitari (indicati fra parentesi). 
Scadenza ore 17 del 20 giugno 1932-X. 

Roma. Pio Istituto di S. Spirito e Ospedali Riu¬ 
niti. — Scad. 10 giu.; 6 aiuti chirurghi; L. 7300 
ridotte 12%; c.-v.; età lim. 35 a.; tassa L. 50; ri¬ 
volgersi Segreteria generale. 


830 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 21] 


Sacile (Udine). — Scad. 31 lug.; 2° reparto; li¬ 
re 8000 e 6 quadrienni dee., L. 1000-1500-3000 
trasp., L. 500 serv. att., L. 420-1200 c.-v.; riduz. 
12%; età lini. 45 a.; tassa L. 50; certificato punti 
esami speciali e di laurea. 

Salerno. Amministrazione Provinciale. — Per 
titoli ed esami. Posto di assistente presso la Se¬ 
zione Medico-M Orografica del Laboratorio Provin¬ 
ciale d’igiene e profilassi. Stipendio L. 9500, au¬ 
mentabile al massimo di L. 11.600; supplemento 
di servizio attivo L. 2100; aggiunta di famiglia se¬ 
condo le norme vigenti per gli impiegati statali: 
il tutto al netto delle ritenute di legge. Titolo di 
studio: diploma di abilitazione all’esercizio della 
professione di medico-chirurgo o diploma di lau¬ 
rea in medicina e chirurgia, conseguito entro il 
31 dicembre 1925 da coloro che si trovino nella 
condizione di cui all’art. 6 del R. D. 31 dicem¬ 
bre 1923, n. 2909. Età massima: anni 35, salvo il 
disposto dell ’art. 42 del R. D. 30 settembre 1922, 
n. 1290. Termine utile per la presentazione delle 
istanze e documenti prescritti dal R. D. 16 gen¬ 
naio 1927, n. 155: otto luglio 1932. Programmi e 
norme di esami giusta R. D. 9 maggio 1927. 

Tavernola e Predore (Bergamo). — Posto di me¬ 
dico e ufficiale sanitario. Per titoli. Condotta con¬ 
sorziale con residenza in Tavernola. Stipendio re¬ 
sidenziale L. 8000, con 5 aumenti quinquennali 
del decimo. Agli effetti di detti aumenti, il pe¬ 
riodo di prova (anni due) non è computabile. In¬ 
dennità per obbligo automezzo: L. 2000; id. di 
ufficiale sanitario L. 500; id. caro-viveri, di legge. 
Quote capitarie per i poveri, come da capitolato. 
Gli emolumenti suddetti sono al netto della ri¬ 
duzione del 12 %, ma sono invece al lordo delle 
trattenute di ricch. mob., Cassa Pensioni e Con¬ 
tributo a favore dell’I.N.I.E.L. Età massima anni 
40 salvo eccezioni di legge. Domanda e documenti, 
in bollo competente; e debitamente legalizzati 
quelli rilasciati fuori della Prov. di Bergamo; deb¬ 
bono pervenire entro il 21 luglio al Podestà di 
Tavernola. 

Venezia. Ospedali Civili Riuniti. — Scad. 31 
mag., ore 17; medici chirurgi assistenti straordi¬ 
nari; L. 3915 per i celibi e L. 4275 per i coniu¬ 
gati; diminuente del 12 %; titoli ed esami; tassa 
L. 50 al Tesoriere; età lim. 30 a.; doc. a 3 mesi dal 
10 mag.; serv. entro 15 gg. 

Vicenza. Consorzio antitubercolare Provinciale. 
— Per titoli. Posti di Direttore delle Sezioni di¬ 
spensariali antitubercolari della provincia di Vi¬ 
cenza, alle dipendenze del Consorzio Provinciale 
Antitubercolare. Classe I, posti 3, stipendio annuo 
L. 8000; Classe II, posti 4, stipendio annuo L. 6000; 
Classe III, posti 1, stipendio annuo L. 4000. Sca¬ 
denza 30 giugno 1932-X. Documenti di rito; chia¬ 
rimenti alla Segreteria del Consorzio Provinciale 
Antitubercolare di Vicenza (presso l’Amministra¬ 
zione Provinciale). 

Villanova Monteleone (Sassari). — Scad. 30 
mag.; per Putifigari; L. 10.500; deduz. 12%; età 
lim. 35 a.; tassa L. 50,10. 

Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬ 
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche- 
chirurgiche, i compensi allo stipendio base. 


Importantissima Casa di specialità medicinali di 
assoluto valore scientifico assumerebbe laureato in 
medicina disposto a dedicarsi in modo esclusivo 
alla propaganda presso i medici di una regione 
dell’alta Italia, a mezzo visite .personali, dei pro¬ 
dotti affidatigli. 

Si tratta di un posto importante e di fiducia, 
stabile, adeguatamente retribuito (stipendio é 
cointeressenze). Scrivere unendo curriculum vitae 
all’indirizzo: Campanelli E., via Sistina, n. 20, 
Roma. 

Concorsi a premi. 

Società Italiana di Psichiatria. 

La Società indice due concorsi a premio fra gli 
studiosi inscritti alla Società almeno entro il 1932. 
Essi sono i seguenti: uno di lire duemila al mi¬ 
glior lavoro di Istologia patologica del sistema 
nervoso, preferibilmente in rapporto alle malattie 
mentali; uno di lire cinquemila al miglior lavoro 
sul tema: Terapia della paralisi progressiva (of¬ 
ferto dallo Stabilimento chimico - farmaceutico 
Russi e C. di Ancona). 

I lavori debbono essere inviati in cinque copie 
alla Presidenza (Clinica Neuropsichiatrica della 
R. Università di Modena) con domanda in carta 
semplice, entro il 15 marzo 1933, e debbono 1 essere 
inediti (dattilografati o in bozze di stampa per 
pubblicazione che non deve aver luogo prima del¬ 
la scadenza del concorso). Verranno giudicati da 
una Commissione nominata dal Consiglio diret¬ 
tivo della Società; i premi verranno assegnati in 
occasione del Congresso della Società progettato 
per la primavera del 1933 in Siena. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

Il nostro redattore-capo, prof. Cesare Frugoni, 
è stato insignito della nomina di grande ufficiale 
nell’Ordine della Corona d’Italia. All’illustre cli¬ 
nico e studioso la redazione e l’amministrazione 
esprimono il compiacimento più cordiale. 

La Reale Accademia d’Italia ha assegnato uno 
dei premi della Fondazione Volta, per viaggi e 
soggiorni di studio all’Estero, al prof. Mario Ghi- 
ron, aiuto .presso la R. Clinica Medica di Roma. 
Rallegramenti. 

La medaglia Cari Ludwig recenlemente istituita 
dalla Società tedesca per gli studi sulla circola¬ 
zione è stata conferita al dott. Friedrich Moritz, 
professore di medicina interna a Colonia. 


BW* Interessante : 

La condotta medica nella discussione 
alla Camera dei Deputati sul bilancio 
del Ministero dell’interno. (On. Dott. A. 
Carapelle). 

Leggere nel Numero 4 (aprile 1932) del .periodico 

« IL DIRITTO PUBBLICO SANITARIO ». 


Prezzo di ogni numero separato, L. 5 . 

L'abbonamento ai dodici Numeri del 1932 coeta 
L. 3 6 , ma agli associati al «Policlinico» è concesso 
per sole L. 30 , che vanno inviate, mediante Vaglia 
Postale o Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬ 
na 14, Roma. 



'{Anno XXXIX, Num. 21] 


SEZIONE PRATICA 


831 


NOSTRE CORRISPONDENZE. 

Da Milano. 

Inaugurazione ufficiale dell'Istituto Neurologico. 

Il giorno 19 aprile u. s. all’augusta presenza 
•di S. M. il Ile è stato inaugurato ufficialmente 
l’Istituto Neurologico, che ospita .pure la Clinica 
per le Malattie Nervose e Mentali della R. Uni¬ 
versità. Com’è noto, l’Istituto Neurologico, sorto 
in origine con lo scopo preciso di albergare a soc¬ 
correre invalidi di guerra del sistema nervoso 
•centrale, era venuto man mano trasformandosi in 
•Clinica per ogni affezione organica del sistema 
nervoso e fin dal primo sorgere dell’Università 
Milanese ha albergato la Clinica Universitaria omo¬ 
nima diretta dal chiar.mo prof. C. Besta che ve¬ 
niva in pari tempo ad assumere le funzioni di di¬ 
rettore dell’Ente morale costituito dall’Istituto 
Neurologico stesso. Sino ad epoca del tutto recente 
sede della Clinica e dell’Istituto era il Padiglione 
•conosciuto sotto il nome di Villa Marelli che col 
tempo era venuto dimostrandosi del tutto insuffi¬ 
ciente alle necessità del momento. Per tale ragione 
e per merito precipuo dell’aiuto finanziario presta¬ 
to dal seri. Puricelli e per l’indefessa attività orga¬ 
nizzativa del prof. Besta, si è .provveduto lo scorso 
•anno alla costruzione di un nuovo imponente edi¬ 
ficio situato all’estremo limite della Città degli 
Studi. Tale edificio, costruito su progetto dell’ar¬ 
chitetto Faravelli rappresenta quanto di più mo- 
•derno .può richiedere una Clinica specializzata; 
esso copre un’area di circa 10.000 mq. ed è co¬ 
stituita da 3 piani. Nei sotterranei sono contenuti 
tutti i locali per i servizi, gli impianti di essi¬ 
ccazione, ecc., oltre alle camere oscure, le camere 
•di operazione per animali, ecc. Al piano terreno 
si trovano la direzione ed i laboratori del direttore, 
1 locali dell’amministrazione ed i laboratori ri¬ 
spettivi di Biochimica, Sierologia, Ricerche fisio¬ 
logiche, Ricerche psicologiche, Istologia; tutta 
un’aula dell’edificio è poi dedicata alla Radiologia 
che nelle realizzazioni del Direttore, sia per la dia¬ 
gnosi che .per la cura, ha assunto un valore asso¬ 
lutamente preminente. Nel primo piano sono con¬ 
tenuti i reparti dei malati solventi ed il reparto 
•chirurgico che è attrezzato con tutto quanto di 
più moderno può fornire la tecnica a quella de¬ 
licatissima branca della chirurgia che è la chi¬ 
rurgia del sistema nervoso. Al terzo piano si tro¬ 
vano il reparto degli ammalati di terza categoria 
ed una sezione speciale per gli invalidi di guerra. 

La cerimonia suddetta, alla quale oltre S. M. 
il Re, hanno assistito tutte le principali auto¬ 
rità, è stato un degno coronamento dell’inde¬ 
fessa attività scientifica del prof. C. Besta, che 
ha saputo dare un impulso tutt'affatto particolare 
alle cure chirurgiche delle malattie del sistema 
nervoso centrale, e con le sue personali vedute sul 
•criterio totalitario nello studio dell’individuo af¬ 
fetto da forme del sistema nervoso, ha contribuito 
in modo particolare al progresso della Neuropa¬ 
tologia. R. A scoli. 


Il più vivo, il più ricco, il più vario periodico italia¬ 
no d'igiene e medicina preventiva, di sanità pubblica 
•e medicina sociale, di biologia generale applicata alla 
medicina, è rappresentato dagli Annali d'igiene, lar¬ 
gamente diffusi e accreditati in Italia e all’Estero. 

Chiedetene un numero di saggio e vi sarà inviato 
gratis. 

Abbonamento annuo: Italia L. 60, Estero L. 100; per 
tgli abbonati al « Policlinico » rispettivamente L. 55 e 
.L. 95. Indirizzare le richieste all’Editore Luigi Pozzi, 
Via Si6tina, 14 - Roma. 


NOTIZIE DIVERSE. 

2° Congresso internazionale d’oto-rino-laringologia. 

Si terrà a Madrid dal 27 al 30 settembre, con 
l’alto patronato del presidente della Repubblica 
Spagnola e sotto la presidenza del prof. Tapia di 
Madrid. In onore dei congressisti si preparano 
feste, ricevimenti, tauromachie, rappresentazioni 
teatrali, escursioni, visite ecc. Inviare le iscrizioni 
quanto prima al segretario generale, Dr. Fuma- 
gallo, Hermosilla, 2 Moderno, Madrid. A rappre¬ 
sentante dell'Italia è stato delegato il prof. G. Bi¬ 
lancini. 

36° Congresso francese di neuropsichiatria. 

L’Associazione dei medici alienisti e neurologi 
della Francia e dei Paesi di lingua francese terrà 
la sua prossima riunione a Limoges, dal 25 al 30 
luglio, sotto la presidenza del prof. Euzière, de¬ 
cano della Facoltà medica di Montpellier. Temi: 
« Il compito e l’importanza della costituzione in 
psicopatologia »; « Le leucoencefaliti e altre affe¬ 
zioni diffuse della sostanza bianca del cervello »; 
« La protezione dei beni degli psicopatici ». Per 
informazioni rivolgersi al segretario annuale del¬ 
l’Associazione, dott. Galmettes, médecin-chef à 
l’Asile de Naugeat (Haute Vienne), Francia. È con¬ 
cessa la riduzione del 50 % sulle ferrovie francesi. 

Congresso francese di ginecologia. 

È indetto dal 3 al 5 ottobre, nei locali della Fa¬ 
coltà medica di Parigi. Temi: «Ipofisi ed ovaio» 
(relatori: Jayle e Bender); « La diatermia in gine¬ 
cologia » (relatore: X. Bender'); la 3 a giornata sarà 
destinata alla chirurgia ginecologica. Per informa¬ 
zioni rivolgersi al segretario generale, Dr. Maurice 
Fabre, rue du Conservatoire 6, Paris (IXe). 

Giornate mediche d’Evian. 

La Società Medica d’Évian indice, per la seconda 
volta, delle giornate mediche, le quali avranno 
luogo durante il mese di settembre del prossimo 
anno; saranno presiedute dal prof. Lemiette e de¬ 
stinate allo studio dell’insufficienza renale. 

In tale occasione la Società Anonima delle Acque 
Minerali d’Évian-les-Bains, per onorare la me¬ 
moria dell’idrologo Chiais, ha deciso di bandire 
un premio internazionale di 10.000 franchi, da 
assegnare ad un lavoro sul tema « Valore semeio- 
logico delle prove di diuresi provocata ». I mano¬ 
scritti, anonimi, vanno indirizzati alla sede so¬ 
ciale della « Société des Eaux Minérales d’Évian- 
les-Bains », rue de Londres 21, Paris (IXe). 

Giornate mediche di Lilla. 

Si terranno nei giorni 4 e 5 giugno, presso la 
Facoltà libera. Il prof. Guy-Laroche di Parigi farà 
una conferenza sul tema : « I dati recenti sugli 
ormoni ipofiso-genitali e deduzioni terapeutiche 
che comportano »; il dott. Guvier di Bordeaux par¬ 
lerà su « Il trattamento del cancro ». 

Convegno nord-americano sul reumatismo. 

L’« American Commettee for thè Control of Rheu- 
matism » ha tenuto un convegno il 9 maggio, a 
New Orleans. Tra i temi discussi sono stati: « Af¬ 
fezioni della cistifellea nell’artrite cronica infetti¬ 
va; risultati della colecistectomia » (dott. E. Starr 
Judd); « Trattamento desensibilizzante nell’artrite 
cronica » (dott. J. Craig Small); « Climatoterapia 
nell’artrite cronica » (dott. W. P. Holbrook); « Vac¬ 
cinoterapia streptococcica endovenosa nell’artrite 
cronica » (dott. M. Welherbv). 




832 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 21] 


Congressi medici tedeschi sospesi e differiti. 

A causa delle condizioni economiche generali, 
parecchi congressi medici che dovevano tenersi 
l’anno scorso in Germania, erano stati differiti a 
quest’anno; ma la persistenza della crisi ha sug¬ 
gerito nuovi provvedimenti. Così la notissima lega 
corporativa dei medici tedeschi « Deutscher Aerz- 
tevereinbund » ha deciso di non tenere, quest’an¬ 
no, 1 abituale congresso e di limitarsi alla riunione 
del Comitato esecutivo. La « Deutsche Pathologi- 
sche Gesellschaft » ha pure sospeso il congresso 
di quest’anno; nel 1933 si adunerà a Rostock. La 
« Deutsche Gesellschaft fiir Urologie », che dove¬ 
va adunarsi nello scorso aprile, ha rimandato il 
congresso al prossimo anno. 


2° Congresso nazionale del latte. 

Si è svolto a Milano ed a Lodi, con l’intervento 
di circa 200 congressisti. Ha preso in esame i vari 
problemi del latte, compresi quelli sanitari. Una 
interessante relazione è stata fatta dal prof. F. Bot- 
tazzi, sul tema « Il latte e i suoi derivati nell’ali¬ 
mentazione umana ». A complemento del Con¬ 
gresso si è tenuta, alla Fiera di Milano, la « gior¬ 
nata del latte », per propagandare il più largo 
consumo di questo alimento. 

1° Congresso medico abruzzese. 

Il Congresso indetto dalla Società medico-chi¬ 
rurgica degli Abruzzi, il quale doveva aver luogo 
in Aquila durante la prima decade di giugno, è 
stalo rinviato a settembre. 

Il 4 giugno avrà luogo in Lanciano la I a riu¬ 
nione annuale ordinaria della Società. Sarà pre¬ 
sieduta dal prof. Antonio Gasbarrini; riferiranno 
Fon. prof. Raffaele Paolucci (Bologna) e il prof. 
Aristide Busi (Roma). 

Per informazioni e per il preannunzio di comu¬ 
nicazioni rivolgersi all’Ufficio di segreteria, via 
S. Carlo 19, Teramo. 

Congresso dei medici della provincia di Frosinone. 

Con l’intervento dell’on. prof. Eugenio Morelli, 
segretario del Sindacato medico nazionale, si è 
tenuto 1 a Frosinone un Congresso medico provin¬ 
ciale, con l’intervento di 170 medici su 209 della 
provincia. Erano presenti alla seduta il prefetto 
gr. uff. Randone, il segretario federale comm. Ber¬ 
gamaschi ed altre autorità politiche e sindacali 
della provincia. Parlarono il prof. Violato, diret¬ 
tore dell’Ospedale di Frosinone e il prof. Zeri, 
docente di anatomia chirurgica all’Università di 
Roma. ,Si è proceduto alla nomina del nuovo Di¬ 
rettorio provinciale. Sono stati inviati telegrammi 
al Capo del Governo e all’on. Arpinati. 

Nelle ore pomeridiane l’on. prof. Morelli ha vi¬ 
sitato il Consorzio antitubercolare, per il quale 
ha avuto parole di vivo encomio. 

Associazione dei clinici di lingua francese. 

Venne fondata il 2 febbraio; l’ufficio di presi¬ 
denza è stato così costituito: presidente onorario 
prof. Chauffard, presidente effettivo prof. Carnot, 
vice-presidenti proff. Jules Renault e Castaigne; 
segretario doti Godlevvski; tesoriere dott. Dourv. 
Sede della segreteria: rue Théodule Ribot, Paris. 

Scuola internazionale d’igiene a Parigi. 

La Camera francese dei deputati, nella seduta 
del 30 marzo, ha approvato una legge che isti¬ 


tuisce a Parigi una Scuola internazionale di alti 
studi d’igiene, d’intesa con il Consiglio della So¬ 
cietà delle Nazioni. All’uopo si è stanziata la sov¬ 
venzione di un milione di franchi all’anno. 

Corsi dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia. 

In relazione ad una radicale riforma nell’orga¬ 
nizzazione dei servizi locali di assistenza, l’Opera 
Nazionale Maternità e Infanzia inizierà, col mese 
di giugno prossimo, due corsi accelerati per l’abi¬ 
litazione a speciali funzioni assistenziali, allo sco¬ 
po di assicurare il preciso conseguimento dei fini 
dell’Opera con un personale specializzato. 

I corsi si svolgeranno dal giugno al novembre 
ed avranno luogo parallelamente a Roma ed a 
Milano. Di essi uno servirà per l’abilitazione alla 
funzione di segretario sociale presso gli uffici pro¬ 
vinciali dell’Opera, un altro servirà per l’abilita¬ 
zione alla funzione di assistente sociale presso i 
centri di assistenza materna ed infantile, che sa¬ 
ranno prossimamente istituiti. 

Le domande ed i relativi documenti dovranno 
Pervenire entro il 31 maggio corr. alla sede cen¬ 
trale dell’Opera in Roma, per chi intende fre¬ 
quentare uno dei due corsi di Roma ed alla Fe¬ 
derazione provinciale di Milano per chi intende 
frequentare uno dei due corsi di Milano. 

* * * 

II R. Commissario dell’O. N. M. I. ha deliberato 
che in tutte le Università del Regno saranno te¬ 
nuti, durante la stagione estiva, corsi di perfezio¬ 
namento in igiene prenatale e postnatale per me¬ 
dici condotti e liberi professionisti. Tali corsi sa¬ 
ranno svolti a cura e carico dell’O. N. secondo le 
norme del Regolamento Commissariale che li isti¬ 
tuisce. Direttori dei corsi saranno i Clinici pe¬ 
diatri. 

Corsi di chirurgia infantile e ortopedia. 

Un corso di chirurgia infantile e uno di orto¬ 
pedia avranno luogo a Bordeaux, nell’« Hópital 
des Enfanls » (cours de l’Argonne 168), sotto la 
direzione del ,prof. H. L. Roclier, dal 6 al 14 giu¬ 
gno e dal 20 al 25 giugno; tassa d’iscrizione 200 
franchi per ciascun corso; per le iscrizioni rivol¬ 
gersi alla segreteria della Facoltà di medicina. 

Corso di perfezionamento in oncologia. 

Avrà luogo a Parigi dal 1° al 30 luglio, sotto la 
direzione del ,prof. Roussy; comprenderà due se¬ 
zioni: biologica (laboratorio) e clinica (esame dei 
malati e terapia); il numero degli iscritti è limi¬ 
tato a 20 per ogni sezione; tassa fr. 600. Rivolgersi 
al prof. Gustave Roussy, directeur de l’Institut 
du cancer, membre de l’Académie de Médecine, 
rue Bonaparte 16, Paris. 

Le organizzazioni antitubercolari italiane studiato 

da un delegato della S. d. N. 

Per incarico della sezione di igiene della So¬ 
cietà delle Nazioni è venuto in Italia, per studiare 
l’organizzazione della lotta contro la tubercolosi,, 
il dott. Etienne Burnet. 

Egli in un colloquio avuto col Direttore gene¬ 
rale della Sanità Pubblica ha preso notizia dei. 
criteri, che presiedono all’organizzazione suddet¬ 
ta, ed ha quindi visitato i dispensari antituber¬ 
colari della Capitale, gestiti dal Governatorato,, 
e quelli dei centri minori della provincia, gestiti 




[Anno XXXIX, Num. 21J 


SEZIONE PRATICA 


833 


/lai Consorzio Provinciale antitubercolare; l’Isti¬ 
tuto Benito Mussolini e l’annessa clinica, diretta 
dall’on. prof. Morelli; il Sanatorio Battisti e i pre¬ 
ventori della Croce Rossa Italiana, compreso quel¬ 
lo recentemente inaugurato a Pozzuoli; l’Istituto 
climatico militare di Anzio e l’Ospizio marino del 
Lido di Roma. 

Presso la Cassa Nazionale delle Assicurazioni 
Sociali ha preso cognizione dell’organizzazione 
dell’assicurazione obbligatoria contro la tuberco¬ 
losi. 

Dovunque il dott. Burnet ha espresso il suo 
vivo compiacimento. Egli proseguirà le sue visite 
ai Servizi antitubercolari nelle provincie di Ge¬ 
nova, Milano e Torino. 

Centro Emoterapico Romano. 

Il Centro emoterapico romano, sorto a somi¬ 
glianza di quanto già è stato fatto nelle maggiori 
città italiane ed estere, si propone di raccogliere, 
studiare e raggruppare i donatori del sangue, che 
volontariamente e disinteressatamente si mettono 
a disposizione degli ospedali, delle cliniche e di 
tutti coloro cui necessita la trasfusione del sangue. 

Le domande dei donatori possono essere presen¬ 
tate al segretario del Centro, 'dott. Astorre Baglio- 
ni, via dei Mille 6, Roma. 

Donazioni e lasciti all’Università di California. 

Di recente all’Università sono stati legati 580.000 
dollari dalla sig.a Cristina Breon, di San Franci¬ 
sco, per promuovere le ricerche mediche; sono stati 
assegnati 100.000 dollari dalla « Società Mutua di 
Ragazzi e Ragazze » di San Francisco, per ricerche 
sull’infanzia. Nel corso di un anno l’Università 
ha ricevuto 1.780.000 dollari, ossia circa 30 mi¬ 
lioni di lire it., da 686 benefattori: la beneficenza 
in America si dirige, ora, in gran parte verso la 
scienza e la cultura, invece che verso la carità, 
nel concetto che esse siano molto più utili ai fini 
sociali. 

Riorganizzazione del servizio degli alienati in Spa¬ 
gna. 

Presso la direzione generale della sanità pubblica 
della Spagna è stata creata una Sezione di psi¬ 
chiatria e igiene mentale che dovrà accentrare 
tutti i dati relativi agli stabilimenti pubblici o 
privati per infermi di mente. È assistita da un 
Consiglio d’igiene mentale. In ogni provincia vie¬ 
ne istituito un ufficio ispettivo, che si tiene in 
rapporto con tutti gli stabilimenti, gli enti ed i 
medici che si occupano di psichiatria e d’igiene 
mentale nella provincia; tiene un casellario ag¬ 
giornato di tutti i malati; ogni mese inoltra un 
resoconto alla Sezione centrale, che raccoglie an¬ 
che i reclami relativi agli internamenti. Così tutti 
i malati possono essere seguiti e tutti i reclami 
essere presi in esame. 

Lotta antivenerea in Spagna. 

I dispensari antivenerei si sono sviluppati no¬ 
tevolmente in Spagna, durante gli ultimi anni. 
Al mantenimento concorrevano i conduttori di 
case di tolleranza, mediante contributi mensili. 
Un decreto recente ha ora soppresso questi con¬ 
tributi ed ha stabilito che alla manutenzione dei 
. dispensari suddetti debbano provvedere le Pro¬ 
vince. 


Controllo dei medicinali in Spagna. 

L'Istituto spagnolo di farmacologia è stato inca¬ 
ricato del controllo generale dei medicamenti. 
Sono assoggettati a controllo tutti i medicamenti 
che comportano un dosaggio fisiologico della loro 
efficacia : sieri, vaccini, antivirus, prodotti opote- 
rapici, prodotti vitaminici, fermenti lattici, pro¬ 
dotti digitalici, arsenobenzoli. I controlli possono 
essere eseguiti dall’Istituto nei propri laboratori 
od affidati a farmacie. Tutte le specialità, di qua¬ 
lunque genere, preconizzate .per la tubercolosi, il 
cancro, il diabete e la lebbra, sono autorizzate solo 
se vengono fornite prove cliniche e sperimentali 
sulla loro efficacia. 

Disciplina della vendita dell’apiolo ad Amburgo. 

L'ufficio sanitario di Amburgo, d’intesa con l’uf¬ 
ficio di polizia, ha vietato la vendita delle capsule 
di apiolo, e ciò in seguito ad un caso di paralisi 
spinale occorso nel sobborgo di Altona, in una 
donna che aveva ingerito delle capsule di apiolo. 
Risultò che questo era adulterato con fosfato di 
tri-or to-cresyl. Le farmacie che tengono delle cap¬ 
sule di apiolo devono farne denunzia. 

L’apiolo, canfora dell ’Apium album, e dell’A. 
flauum s. viride, è un rimedio popolare usato 
nelle dismenorree ed anche come abortivo. ,Si co¬ 
noscevano già casi di affezioni midollari consecu¬ 
tive all’uso di questo prodotto; in tutti i casi esso 
era stato mescolato col fosfato cresilico. 

Mostra di antichi libri medici a Liegi. 

Nella sala Wittert dell’Università di Liegi è stata 
inaugurata, il 7 maggio, un’esposizione di libri 
antichi di medicina, organizzata dall’« Union lié- 
geoise du Livre et de l’Estampe», a cura del dott. 
René Ledent, dei signori de Mélotte e P. Debrée 
e della sig.na Hankar. Vi si trovano esemplari cu¬ 
riosi e rari, che presentano interesse così per i 
medici come per i bibliofili. 

Mostra letteraria medica a New York. 

Presso l’Accademia di Medicina di New York si 
è tenuta, dal 15 marzo al 1° maggio, una mostra 
di lavori letterari eseguiti da medici. È stata or¬ 
ganizzata dal bibliotecario dell’Accademia, dott. T. 
A. Malloch, col concorso del dott. D. D. Roberts, 
il quale ha messo a disposizione la sua ricca rac¬ 
colta privata. Figuravano in questa mostra più di 
200 autori, con romanzi, novelle, drammi, criti¬ 
che ecc. ; molte pubblicazioni sono ora fuori com¬ 
mercio. Tra gli autori più noti sono : Rabelais, Eu¬ 
genio Sue, Arturo Gonan Doyle, S. Weir Mitchell. 

Pro e contro il greco in medicina. 

Il 21 aprile si è tenuto a v Parigi un dibattito 
sull’utilità della conoscenza del greco per gli studi 
medici. L’adunanza venne presieduta dal prof. Lé- 
pine, decano della Facoltà medica di Lione, e dal 
sen. dott. Armbruster, promotore della riabilita¬ 
zione degli studi preparatori classici per il curri¬ 
culum medico. La discussione venne iniziata dal 
dott. Rist, medico dell’Ospedale Laennec, il quale 
si dichiarò decisamente contrario al greco. Tutti 
gli oratori successivi manifestarono parere oppo¬ 
sto al suo: il prof. Emile Sergent, della Facoltà 
medica di Parigi, il prof. Blum, reputato inse¬ 
gnante di liceo, e il prof. Lépine. 


834 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 21]t 


Viaggio medico in Francia. 

Il 25° V. E. M. avrà luogo nella prima quindi¬ 
cina di settembre, alle stazioni idrominerali e cli¬ 
matiche dell’Alvernia e del Borbonese, sotto la di¬ 
rezione scientifica dei proff. Maurice Villaret e E. 
Chabrol; si chiuderà il 19 settembre a Vichy, in 
occasione del congresso internazionale sulla litiasi 
biliare. Per informazioni rivolgersi alla sig.na Ma- 
churé, rue de Londres 21, Paris (IXe), Francia. 

Viaggio medico in Russia. 

Avrà luogo a partire dal 20 agosto per la durata 
di 18 giorni, allo scopo di far conoscere, ai me¬ 
dici stranieri, l’organizzazione della difesa della 
salute pubblica, le istituzioni mediche e le isti¬ 
tuzioni d’assistenza sociale nell’U. R. S. S. Par¬ 
tenza e ritorno: Berlino; itinerario: Leningrado, 
Mosca, Gliarcoff, Sebastopoli, Yalta, Odessa, Kieff. 
Rivolgersi al Dr. Roubakine, quai Wilson 33, Ge¬ 
nève, Svizzera, non oltre il 1° giugno. 

Commemorazione del prof. Soli. 

Il 31 marzo, secondo trigesimo della morte del 
prof. Ugo Soli, questi è stato commemorato, alla 
Biblioteca Filosofica di Palermo, dal prof. Luigi 
Ajello, incaricato della stessa disciplina che veniva 
già impartita dall'illustre scienziato e maestro. 
Parlò anche il dott. Amato. Era presente un eletto 
pubblico. 

Commemorazione del prof. Mangiagalli. 

In una adunanza straordinaria al R. Istituto 
Lombardo di Scienze e Lettere, con un discorso 
del prof. Riccardo Galeazzi, è stato solennemente 
commemorato il sen. Luigi Mangiagalli, per molti 
anni membro dell’Istituto stesso. 

Dopo brevi parole del sen. Menozzi, che ha dato 
lettura di numerosi telegrammi di adesione, il 
prof. Galeazzi ha tessuto l’elogio di Luigi Man¬ 
giagalli, scienziato, filantropo, uomo politico, ze¬ 
latore dell’alta coltura, patriota, concludendo con 
un commosso saluto all’uomo che « insegnò il 
culto sacro per gli eterni fattori spirituali di que¬ 
sta nostra stirpe superba ». 

Le condizioni fatte ai medici nelle Colonie francesi. 

A semplice titolo documentativo, rileviamo che 
il Ministero francese delle Colonie ha bandito i 
concorsi a medico principale ed a medico appren¬ 
dista nella Nuova Caledonia, alle seguenti condi¬ 
zioni: stipendi rispettivi franchi 54.000 e 34.500, 
oltre indennità di fr. 12.000 e 8400; eventuali in¬ 
dennità di famiglia; alloggio assicurato; trasporto 
gratuito per sè e la famiglia; sei mesi di congedo 
ogni sei anni; età massima per Fammissione 35 
anni. 

Processo contro l’uccisore del presidente Hamaguchi 

nel Giappone. 

L’ex presidente del Ministero giapponese, on. 
Hamaguchi, era stato vittima di un attentato : 
nella stazione ferroviaria di Tokio, durante il no¬ 
vembre 1930, gli fu esploso contro un colpo d’ar¬ 
ma da fuoco, che lo ferì gravemente all’addome. 
Trasportato all’ospedale clinico dell’Università im¬ 
periale di Tokio, egli fu curato dai proff. Manabe e 
Shioda, i quali procedettero all’asportazione di un 


segmento d’intestino e riuscirono a salvare l’illu¬ 
stre paziente. Dopo 6 mesi dalla guarigione, però, 
nell’agosto 1931, sopravveniva la morte. L’autopsiai 
ha dimostrato la presenza di un’infezione acti- 
nomicotica. Ora il processo giudiziario dovrà es¬ 
sere riaperto, poiché il criminale era stato con¬ 
dannato per tentato omicidio, mentre ora l’accu¬ 
sa viene convertita in omicidio consumato. In¬ 
tanto è in corso un’istruttoria per accertare se- 
l’actiiiomicosi può essere stata prodotta dalla fe¬ 
rita d’arma da fuoco o da quella operatoria. 

L’Uniyersitk di Valenza distrutta da un incendio. 

Un violento incendio ha distrutto compieta- 
mente questa Università. Nonostante gli sforzi, 
durati parecchie ore, dei pompieri, dell’edificio 
non sono rimaste che le mura. Collezioni, docu¬ 
menti importanti dell’epoca romana, sono andati 
perduti. La biblioteca dell’Università era una delle 
più apprezzate per i suoi libri antichi. 

La lotta contro le mosche a Roma. 

L’Ufficio d’igiene del Governatorato di Roma, 
d’intesa con l’Ufficio di Nettezza Urbana, ha ri¬ 
preso la dotta contro le mosche, la quale già tanto 
successo ha conseguito durante gli ultimi anni. 

Congresso internazionale di omeopatia. 

Il prossimo congresso quinquennale internazio¬ 
nale si terrà a Parigi, dal 25 al 29 luglio, nei lo¬ 
cali del « Cercle d’iena » (avenue d’iena 10). Per 
informazioni rivolgersi al Dr. Fortier-Bernoville, 
rue Daru 7, Paris (Ville). 

Fatale errore d’una farmacista. 

La signorina Domenica Guagenti, commessa 
nella farmacia Chiavetta di Bologna, avendo deci¬ 
frato male la prescrizione di una levatrice, ha for¬ 
nito clorato di potassio invece di estratto di ra¬ 
barbaro e cicoria; ne è derivata la morte di un 
neonato. La Guagenti è stata denunziata per omi¬ 
cidio colposo. 


Nel prossimo numero verrà prospettato il tema : 
« I medici e il codice penale ». 



È morto a Berlino in età di 80 anni il prof. 
WILHELM OSTWALD, uno dei fondatori della 
chimica fisica, autore di ricerche fondamentali 
sulla ionizzazione elettrolitica (il suo nome resta 
legato alla legge di Ostwald) e sulla catalisi; era 
insignito del premio Nobel. 


È morto in età di 80 anni sir W. W. CHEYNE, 
che fu il collaboratore principale di Lister e che 
contribuì molto a diffondere l’antisepsi, grazie al 
suo temperamento combattivo, che valeva a com¬ 
pensare l’attitudine riservata e tranquilla del Mae¬ 
stro. 11 Cheyne prese anche molta parte alla vita 
politica e raggiunse alte posizioni; fu chirurgo 
del Re, deputato, presidente delle maggiori società 
mediche inglesi. Da alcuni anni si era ritirato 
nella sua residenza di Shetland, ove si è spento. 



[Anno XXXIX, Num. 21] 


SEZIONE PRATICA 


835 


RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA. 

Surg., Gyn. a. Obst., feb. — Numero sul Con¬ 
gresso americano di chirurgia (12-16 ott. 1931). 

Arch. per le Se. Med., gen. —- A. Cionini. Con¬ 
tenuto in proteine del siero e patogenesi degli 
edemi. 

Bull. Méd ., 27 feb. — Numero sulle vie urin. 

Journ. de Méd. de Lyon, 20 feb. — Numero sul¬ 
la medicina infantile. 

Biv. It. di Ginec., gen. — R. Bolaffi. Reaz. di 
Citelli-Piazza. — N. Candela. Sostanze post-ipofi- 
sarie nel liq. cef.-rach. della gravida. 

Proc. R. Soc. Med., feb. — Discussioni su: trat¬ 
tamento dell’osteomielite acuta; immunizzazione 
attiva nelle malattie da virus; cancro dell’ipofa- 
ringe; diagn. radiologica delle mal. del torace. 
Casistica. 

Gaz. d. Hòp., 27 feb. — J. Paviot e al. Artro- 
patie proteiniche. 

Deut. Med. Woch., 26 feb. — Plesch. Arterio- 
atonia e genesi deH’arteriosclerosi. — Fehlow. 
Trattam. delle malattie reumatiche con veleno 
d’api. 

Wien. Klin. IVoch., 26 feb. — Pollar. Patoge¬ 
nesi del diabete mellito. — Julesz. Dieta cheto- 
gena nell’asma. 

Mediz. Klinik, 26 feb. — V. Schilling. Le curve 
leucocitarie quale specchio del decorso delle ma¬ 
lattie. — Referendum sulla ricerca dei bb. tuber¬ 
colari nel sangue. 


Mediz. Welt, 27 feb. — Foerster. Difficoltà del¬ 
la diagnosi serologica della sifilide e della gonor¬ 
rea. — Berghaus. Difterite e siero antidifterico. 

Ann. Jnst. Pasteur, feb. — 0. Gengou. Antigeni 
e anticorpi stafilococcici. — G. Sanarelli e A. 
Alessandrini. Ultravirus tbc. 

Rif. Med., 20 feb. — V. Zamorani. Fattori di ac¬ 
crescimento. — G. Pieri e U. Taferna. Simpatico 
e secrez. gastr. 

Edi.nb. Med. Journ., mar. — Numero sulla tu¬ 
bercolosi. 

Haematologica, 1. — G. Callerio. Rapporti tra 
leucemia acuta leucopenica, infezione streptococ- 
cica e sistema ret.-endot. 

Rev. Sud-Amer. de Méd. ecc., gen. — P. Escu- 
dero. La soppressione progressiva e graduale del 
pancreas nel cane non produce il diabete. — 0. 
Dias. Meteorologia clinica. 

Zeitsch. /. Tuberk., mar. — Numero su R. Kocln 

Clin. Chir., gen. — B. Rossi. Cura chirurg. 
dell’ulcera gastro-duoden. — Fiorentini. Osteodi- 
slrofia fibrosa localizzata del rachide. 

Ann. de Méd., feb. — M. Labbé e M. Fabrykont. 
Il metabolismo del fosforo nel diabete. — N. Fies- 
singer e al. La prova della galattosuria negli Uteri. 

Practitioner, mar. — Numero sulle malattie del¬ 
la pelle. 

Ann. Hai. di Chir., 2. - Y. Pet tinari. Antago¬ 
nismo tra neoplasie maligne e tbc. — A. Chia- 
riello. Ulcera peptica del divertic. di Meckel e ul¬ 
cera gastro-duoden. 


Indice alfabetico per materie. 


Acromegalia e corteccia surrenale . • . 
Aortite luetica: occlusione dell’arteria 

mesenterica super. 

Appendicite e tiflite. 

Bibliografia . 

Bismuto come antiluetico: storia . . . 
Cardiopatici reumatizzati: crenoterapia 

di Sirmione. 

Cardiopatie: glucosio-insulino-terapia . 
Convulsioni essenziali del lattante e loro 

prognosi . 

Corioepitelioma . 

Diabete insipido e poliuria clinostatica 
Diverticoli esofagei : patogenesi e cura 

Ematemesi grave: intervento. 

Embolia arteriosa periferica: cura . . • 
Emiplegie transitorie da nicotina . . . 

Emorragie ano-rettali. 

Emorragie cerebrali non dipendenti da 

arteriosclerosi .. 

Encefalite post-vaccinica. 

Epilessia : patogenesi. 

Epilettici: malarioterapia .. 

Espettoranti : tentativi di valutazione 

biologica . 

Ganglio stellato: chirurgia e sue basi 

sperimentali .. 

Ginocchio: radiologia. 


Pag. 

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» 

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Goethe e la scienza . Pag. 828- 

Gravidanza extra-uterina recidivante . » 824 

Idrometra: ricerche speriment. » 822: 

Iperglicemia consecutiva a operazioni 

sul tubo diger. » 817 

Ipotensione arteriosa ortostatica .... » 797 

Mastiti acute deH’allaltamento. » 826- 

Mesofenue: fibro-lipoma peduncolato . » 823; 

Mielosi eritremica acuta. » 807 

Pancreatite emorragica ricorrente ... » 823 

Pelle : succulenza nelle infiammazioni 

di visceri addom. » 822 

Polmoni: calcificazione post-traumatica » 823. 

Pupille: semiotica . » 825: 

Siringomielia . » 810» 

Sonno: disturbi nell’infanzia e nella 

fanciullezza . » 815- 

Spirochete della bocca : biologia e clas¬ 
sificazione . » 821 

Stomaco: ernia diaframmatica non trau¬ 
matica . » 822* 

Tossiemie gravidiche e calcioterapia . . » 827 

Tubercolosi polm. : chirurgia. » 822 

Ulcera gastro-duodenale : sintomi lonta¬ 
ni dopo la Billroth II. » 819 v 

Vomito nel lattante e terapia alimen¬ 
tare . » 825' 


Diritti di proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in 
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte. 


G. Frugoni, Red. capo. 


A. Pozzi, resp. 


Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier. 




































836 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 21] 


Nostra pubblicazione di questi giorni : 

Dott. Prof. UBERTO ARCANGELI 

GIÀ MEDICO PRIMARIO DEGLI OSPEDALI DI ROMA 
L. DOCENTE DI PATOLOGIA E CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI ROMA 

a x Scritti medici scelti a 

Raccolti e ristampati 

* 

per cura di un Comitato d'onore 

Prefazione del Prof. Sen. RAFFAELE BASTI ANELLI 


Riportiamo qui di seguito Vindice del Volume : 


1. Sulla patogenesi della Clorosi (da « Rivista Ospedaliera », Roma, 1915) 

2. La genesi della Cianosi nei vizi congeniti di cuore e nelle altre ma¬ 

lattie cardio-polmonari (da « Bollettino della Società Lancisiana degli 
Ospedali di Roma », anno XIX, fase. I, 1899). 

3. Sulla dottrina della Cianosi (da « Le malattie del Cuore e dei Vasi », 

Roma, 1921). 

4. Ancora sulla dottrina della Cianosi (da « Le Malattie del Cuore e dei 

Vasi », Roma, 1923). 

5. Osservazioni in una malata di vizio congenito di cuore con cianosi (da 

« Cuore e Circolazione », Roma, 1929). 

6. Etiolocia, patogenesi e cura dell’asma cardiaco (da « Cuore e Circola¬ 

zione », Roma, 1928). 


Pag. 

2-22 

24-43 

50-66 

68-76 

78-84 

86-98 


7. Indirizzo alla profilassi e cura delle malattie cardiache (da « Rivista 

Ospedaliera », Roma, 1930). 100-114 

8. Sindromi morbose da sifilide nella seconda metà della vita (da « Poli¬ 

clinico », Sezione pratica, Roma, 1925) . . 116-132 


9. La timpanite delle isteriche 
anno VII, fase. IV, 1888) 


(da « Bollettino della Società Lancisiana », 

• ••••••••• 134-142 


10. Perchè la laparotomia guarisce la peritonite tubercolare? (da « Poli- 

clinico », Sezione medica, voi. VI, Roma, 1899). 144-162 

]1. Osservazioni sulla terapia delle nefriti da infezioni (da « Policlinico », 

Sezione medica, Roma, 1909). 164-174 

12. Sulle febbri da tubercolosi occulta o criptotubercolari. (Luigi Pozzi, 

Editore, 1929) . 176-218 

13. La cura della febbre tifoide (da « Rivista Ospedaliera », Roma, 1926) . . 220-252 


14. Sulla etiolocia del gozzo endemico e del cretinismo. Ipotesi dì lavoro (da 

« Rivista Ospedaliera », Roma, anno VI, 1916 e da « Bollettino della 
R. Accademia Medica », Roma, 1916). 254-274 

15. Sulla Osteomalacia (da cc Archivio Italiano di Chirurgia », voi. XVIII, 

L. Cappelli, Editore, Bologna, 1927). 276-292 


Volume di pagg. XVI-292, nitidamente stampato in carta distinta. Prezzo L. 50, più le 
postali di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 4 5 in porto franco. 


X 


spese 


Per ottenere quanto sopra inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Succursale diciotto, ROMA. 










ANNO XXXIX 


Roma, 30 Maggio 1932 - X 


Num. 22 


IL POLICLINICO» 

fondato nel 1893 dai professori: 

GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 



Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 


SOMMARIO. 


Note e contributi : E. Trepiecioni : Il trattamento delle 
emottisi con iniezioni endo-tracheali di farmaci coa¬ 
gulanti. 

Osservazioni cliniche: V. Ghiron : Sopra un caso di 
ernia otturatoria strozzata. — G. Pupilli : Considera¬ 
zioni su di un caso di stenosi del tenue postrauma¬ 
tica. 

Sunii e rassegne: Sangue e organi emopoietici : H. Wendt : 
Linfoadencei benigne. — W. C. Hueper e M. Russell : 
Alcuni problemi di immunità nella leucemia. — 
F. Bamatter : Ricerche anatomo-cliniche sull'ittero 
emolitico costituzionale famigliare. — Organi di mo¬ 
vimento: M. C. Lasserre : La periostosi inguainante 
acromelica. — W. F. Mair : Miosite ossificante pro¬ 
gressiva. — Just: L’osteosintesi ccji infibulazione in- 
tracorticale. 

L attualità terapeutica: Kikuth : Nuovi rimedi sinte¬ 
tici ad azione antimalarica: l’atebrina. — R. Green: 
Una relazione su 50 ca6i di malaria curati coll’ate- 
brina. 


Notizia bibliografica. — Cenni bibliografici. 

Accademie, Società Mediche, Congressi : X Congresso di 
Medioina del Lavoro. —Accademia di Scienze Mediche 
di Palermo. — Società Medico-Chirurgica Veronese. 

Appunti per il medico pratico: Dalla pratica corrente: 
G. Ballati : Un caso gravissimo di acidosi postopera¬ 
toria guarito con l’insulinoterapia. — Casistica e te¬ 
rapia : Piuria abatterica. — La nefrosclerosi nell’in¬ 
fanzia. — Nella cistite tubercolare. — Semeiotica : 
Sul valore pratico delle prove con la tubercolina. — 
Tecnica : Tecnica della puntura della cisterna. — Epi¬ 
demiologia : Un’epidemia di poliomielite a tipo bui- 
bare. — Varia : Si può combattere la crisi? — Posta 
DEGLI ABBONATI. 

Politica sanitaria e giurisprudenza : G. Selvaggi: I 
medici e il codice penale. 

Nella vita professionale: Insegnamento professionale. 
— Concorsi. — Nomine, promozioni ed onorificenze. 

Nostre corrispondenze: Da La Spezia. 

Notizie diverse. 

Indice alfabetico per materie. 


NOTE E CONTRIBUTI. 

Il trattamento delle emottisi con iniezio¬ 
ni endo-traclieali di farmaci coagulanti. 

Dott. E. Trepiccioni, 

tlireit. del Servizio Accertamento Diagnostico 

del C. d’A. di Bologna. 

Con una nota preliminare (1) sono stati co¬ 
municali i primi buoni risultati terapeutici 
conseguiti, nelle emottisi, mediante la iniezio¬ 
ne endo-tracheale di sostanze ad azione coagu¬ 
lante sul sangue. In seguito abbiamo applica¬ 
to questo trattamento ad un buon numero di 
emoftoici, traendo, da una più vasta e dimo¬ 
strativa esperienza, la convinzione della effi¬ 
cacia del metodo, confermata da quegli osser¬ 
vatori che ad esso si sono interessati e che 
l’hanno sperimentato, quale è stato proposto o 
con qualche variante di ordine complementare 
ed integrativo. 

Con la pratica abbiamo, poi, potuto mettere 

(1) Prova di una nuova cura delle emottisi. 
Lotta contro la Tubercolosi, n. 5, 1931. 


a punto una procedura tecnica, semplice in¬ 
sieme e sicura e fissare, nei termini generali, 
indicazioni e controndicazioni, posologia e 
modalità d’impiego di questa nuova terapia 
delle pneumorragie. Qualche considerazione ci 
ha servito di punto di partenza. In primo luo¬ 
go la deficienza della disponibilità di rimedi 
realmente utili per arrestare le emottisi e cir¬ 
ca i quali l’insegnamento quotidiano, che dal 
loro uso si ricava, offre materia per le più 
serie riserve. 

L’effetto emostatico delle sostanze farmaco¬ 
dinamiche neuro vasomotrici (Ergotina, Hy- 
drastis, Adrenalina) che, in teoria, dovrebbero, 
somministrate per via generale, determinare 
un restringimento del calibro dei vasi polmo¬ 
nari e con osso, l’arresto della emorragia, è, 
per lo meno, dubbio, non essendo affatto com¬ 
provato (Brodie, Dixon, Cloetta, Pie, Peti- 
tjean) che alla vaso-costrizione periferica si ac¬ 
compagni quella nel territorio polmonare; 
quando non si voglia tener conto della even¬ 
tualità, non ipotetica ma di fatto constatata, 
che, per la vaso-costrizione generale e per la 
ipertensione arteriosa che ne deriva si abbia 










838 


« !L POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Nu.m. 22] 


ad aggravare la emorragia che s’intende, con 
tali mezzi, comha Itere : Gerhardt, Sergent, 
Benda, Colbert, Letulle, Guinard, Bazim, Du- 
marest, ed altri, hanno, su ciò, richiamata l’at¬ 
tenzione e messo in guardia contro gli incon¬ 
venienti ed i pericoli inerenti all’impiego — 
esclusione fatta per casi speciali — di farmaci 
vasocostrittori ed ipertensivi nelle emottisi. 
Effetti problematici o, comunque, deboli e 
lenti, danno i medicamenti dotati di proprie¬ 
tà coagulanti sul sangue (sali di calcio, gela¬ 
tina, sieri animali, normali o di secondo sa¬ 
lasso, estratti di leucociti e di piastrine) che 
dovrebbero aumentare la coagulabilità di tutto 
il sangue circolante e favorire, pertanto, la 
formazione di coaguli ed il processo di emo¬ 
stasi nel focolaio emorragiparo viscerale. In 
materia le indagini sperimentali di Home, 
Sabbatani, Paynes, Curci e le osservazioni cli¬ 
niche di Guinard, Sergent, Bezangon, Capo¬ 
caccia, ecc., sono esaurienti: risultati scarsi, 
incostanti, se introdotti per via generale, sot¬ 
tocutanea ed endo\onosa, ed ancora meno se 
per ingestione, la proprietà d’influire sul fe¬ 
nomeno della coagulazione del sangue essendo 
pressoché annullata in ragione della grande di¬ 
luizione di esse sostanze nella massa sangui¬ 
gna; l'azione ipercoagulante ed emostatica non 
potendosi svolgere, come è intuitivo, se se ne 
considera il meccanismo — (distruzione di 
piastrine e liberazione di citozima, apporto di¬ 
retto di questo fermento o di sierozima, ri¬ 
stabilimento dell’optimumi di concentrazione 
ionica di Ca. nel sangue per la regolare for¬ 
mazione di trombina e secondaria trasforma¬ 
zione di fibrinogeno in fibrina...) — se non 
in alta concentrazione quale può aversi con la 
immissione in circolo di dosi massive, enor¬ 
mi, o, più agevolmente, limitando il loro 
campo di contatto e di azione a sezioni ri¬ 
strette e determinate, vale a dire alle zone e- 
morragipare, mediante la loro applicazione to¬ 
pica in corrispondenza dei vasi sanguinanti. 

La idea di servirsi delle naturali vie respi¬ 
ratorie per far arrivare al polmone medica¬ 
menti idonei ad influenzare favorevolmente 
processi morbosi in esso esistenti, non è di 
questi tempi: Mascagni (1800) ne aveva enun¬ 
ciata la possibilità ed intravisti i vantaggi, ed 
H. Greenn, più di ottantanni fa, ne fece le 
prime attuazioni, iniettando balsamici nella 
trachea di tubercolosi. Ma solo da pochi anni 
il procedimento delle iniezioni endotraclieali 
ha avuto quella estensione e quello sviluppo 
ed ha acquistato quel favore clic i brillanti 
risultati forniti nel campo della diagnostica e 
della terapia pienamente giustificano. La ecce¬ 


zionale sopportazione della mucosa della tra¬ 
chea e dei bronchi di fronte a sostanze etero¬ 
genee, anche in copiose quantità, già speri¬ 
mentalmente constata da Collin, Gohier, Bo- 
tey e della quale i moderni metodi bronco- 
scopici e broncografici ci hanno dato la più 
ampia assicurazione, ha poi permesso di allar¬ 
gare considerevolmente i limiti delle applica¬ 
zioni terapeutiche comprendendovi, con rela¬ 
tiva garanzia di non nuocere, medicamenti 
della più differente natura e costituzione chi¬ 
mica — antisettici, balsamici, astringenti, ri¬ 
solventi e sieri e vaccini — adeguati alle ne¬ 
cessità ed alle circostanze, per la cura di gran 
parte delle affezioni bronco-polmonari, acute 
e croniche. Quanto si è fatto a riguardo è ge¬ 
neralmente nolo. 

Di questo argomento si è specialmente oc¬ 
cupala, con vari intendimenti, la scuola di M. 
Ascoli, nella quale Giuffrida (1925) pensò di 
usare nelle emottisi, la iniezione endo-trachea- 
le di soluzione di adrenalina, ricavandone, co¬ 
me egli ebbe a riferire, successi sorprendenti; 
la ulteriore estensione del metodo ne ha av¬ 
valorata la efficacia di cui fanno fede le pub¬ 
blicazioni di M. Ascoli, Lucacer, Cioffi, Da- 
maggio, Agnello. Con Galli abbiamo avuto 
occasione di adoperarlo nella scuola del Prof. 
Morelli, con risultati, di massima, soddisfa¬ 
centi. Ma qualche riflessione che la pratica ci 
lia suggerita sulle azioni farmacodinamiche 
neurovegetativotrope e (neuro-vasomotorie, ge¬ 
nerali e locali dell’adrenalina (per le quali, 
forse, questo procedimento terapeutico del¬ 
l’emottisi non si è, sin oggi generalizzato) ci 
ha indotto a rivolgerci, utilizzando la stessa 
via di introduzione, verso medicamenti do¬ 
tati della proprietà di aumentare la coagula¬ 
bilità del sangue e di accelerare la formazio¬ 
ne dei coaguli emostatici — farmaci coagu¬ 
lanti — senza la preoccupazione e di pregiudi¬ 
zievoli azioni associate e secondarie e della 
fugacità degli effetti, che si addebitano alla 
adrenalina e ne fanno sconsigliare l’impiego 
nelle emottisi : — costrizione vasale periferi¬ 
ca e splancnica, ipertensione arteriosa gene¬ 
rale e — 1 verosimilmente — aumento del li¬ 
vello tensivo e della replezione sanguigna nel 
piccolo circolo; ipotonie e dilatazioni vasali 
consecutive alla effimera costrizione; possibili 
azioni di fasiche sul sistema neurovegetativo — 
vasomotore, con effetti paradossali; occorren¬ 
za di imprevedibili ipersensibilità alla sostan¬ 
za con manifestazioni di complessi reazionali, 
anche gravi, non certo desiderabili nella spe¬ 
ciale contingenza. 

Al riguardo, Sergent si esprime così: « L’A. 




[Anno XXXIX, Num. 22J 


SEZIONE PRATICA 


839 


« è un prodotto che bisogna decisamente ab- 
« band on a re nella emottisi tanto più iche, cli- 
« nicamente, si sono osserviaiti accidenti ed ef- 
« fetti contrarii; per mio conto, rinunzio all’A. 
« qualunque sia la via di somministrazione, 
« poiché eleva la pressione e rischia di favo- 
« rire l’accidente che si vuole, con essa, trat- 
« tare ». E Benda: « sappiamo che spesso la 
a emottisi dei tubercolosi è dipendente da una 
« poussée di ipertensione per non provare una 
« ceitai apprensione all’idea di utilizzare, per 
« combatterla, un medicamento (l’Adrenalina) 
« il cui eit'etto iperteiisivo sulla pressione san¬ 
ti guigna ha potuto essere messo in evidenza in 
« buon numero di osservazioni ». 

Eveniènze, di fatto, piuttosto rare, ma non 
così da non farne conto al momento di ser¬ 
virsi dell'Adrenalina. Da notare che la som¬ 
ministrazione di questa sostanza per la via 
tracheo-bronchiale non esclude azioni gene¬ 
rali da parte di essa: la mucosa delle vie ae¬ 
ree, per tutta la sua estensione, (Hosenthal, 
Gaglio, Gohier, Welander, Traina) ha uno 
straordinario potere di assorbimento dei liqui¬ 
di che vengono, al suo contatto, i quali passa¬ 
no rapidamente nel circolo generale; se ne ha 
la dimostrazione, per esempio, dalla subifcar 
nea comparsa, nelle urine, di sostanze colo¬ 
ranti — bleu di metilene — iniettate in tra¬ 
chea. Abbiamo avuto anche la prospettiva di 
correggere, transitoriamente s’intende, le pio¬ 
mbili alterazioni cito-sierali del sangue dei 
tubercolosi^ in particolare di quelli abitual¬ 
mente emoftoici (piastrinopenia, deficienza di 
citozima e di sierozimiai, di fibrinogeno, ecc.), 
che, per le corrispondenti alterazioni dei na¬ 
turali fenomeni di coagulazione, starebbero al¬ 
la base della frequenza e della gravità degli 
avvenimenti emorragici a livello dei polmoni 
(Micheli, Sergent). 

Conviene dire che la questione della pe¬ 
netrazione dei liquidi immessi nella trachea, 
sino alle ultime diramazioni bronchiali è sta¬ 
ta favorevolmente risolta; esperienze di Guyot 
e Guieysse-Pellissier, hanno comprovato che un 
liquido oleoso iniettato nella trachea è, in bre¬ 
ve tempo, aspirato nelle più piccole divisioni 
dell’albero bronchiale e nelle cavità alveolari 
più lontane, dell’apice, della base e della cor- 
ticalità del polmone, ove si può mettere in evi¬ 
denza, con la caratteristica reazione dell’acido 
osmiico; di più, il liquido si ritrova, ed in sen¬ 
sibile quantità, anche in zone di polmone 
sede di lesioni tubercolari, in corrispondenza 
di focolai necrotici come sulla superficie in¬ 
terna di piccole caverne che, talvolta, pos¬ 
sono esserne riempite. « Ci siamo potuti con¬ 


ti vincere, hanno scritto gli autori, che una so- 
« stanza oleosa iniettata nella tracheiai... in un 
tt animale tubercoloso, arriva sino al livello 
tt delle lesioni e viene a contatto intimo con 
« esse; ciò che, in caso di una medicazione 
<i specifica a base oleosa, presenta un’interes- 
« se di prim’ordine; le constatazioni islolo- 
« giche fatte, spiegano i notevoli risultati che 
« danno le iniezioni medicamentose endotra- 
« cheali nelle malattie del polmone », 

Noi stessi abbiamo fatto, nell’uomo, alcune 
constatazioni in proposito, iniettando nella: 
trachea « Abrodil » (soluzione acquosa io¬ 
data) che per la fluidità e viscosità, molto vi¬ 
cine a quelle delle sostanze coagulanti, poteva! 
indicare, con sufficiente approssimazione, la 
misura della progressione della colonna liqui¬ 
da di queste ultime nelle vie bronchiali; ed 
abbiamo potuto vederne (l’Abrodil non si pre¬ 
sta bene per le fini indagini broncoscopiche, 
ma è sempre facilmente differenziabile dalla 
densità polmonare, per poterne seguire, sullo 
schermo, il corso nei ciamalicoli bronchiali) 
la rapida discesa nelle ultime arborizzazioni 
bronchiali. Abbiamo anche notato che, essen¬ 
do il soggetto in decubito laterale, la corrente 
liquida è deviata prevalentemente verso il 
lato più basso e che in decubito orizzontale 
ma declive in senso caudo-apicale, il liquido 
scorre di preferenza verso le sezioni superio¬ 
ri del polmone; il che è di non poco valore 
per le illazioni pratiche che se ne possono 
trarre. 

Vi è qualche punto da chiarire: si può ob¬ 
biettare che la iniezione endotracheale fat¬ 
ta nel corso di una emottisi non è, certamente, 
intervento asettico e con essa si possono rincac¬ 
ciare nei bronchi e sangue e secrezioni delle pri¬ 
me vie aeree, di regola ricche di germi, con 
facili probabilità di provocare nei polmoni, 
già abbastanza alterati, infezioni secondarie e 
pericolosissime associazioni batteriche, o pro¬ 
vocare disseminazioni di focolai bacillari in 
parti sane dello stesso polmone o in quella 
controlaterale. Ciò, invero, non è impossibile 
che avvenga e nessun ragionamento può sva¬ 
lutare del tutto la importanza di questa ar¬ 
gomentazione. Ma, in pratica, complicazioni 
di tale natura non si sono avverate, per lo- 
meno in maggior proporzione di quanto non 
succeda e con i consueti trattamenti antiemo- 
ftoici ed anche in esclusione di essi; d’altra- 
parte ben più sicuramente pericolosa per la 1 
disseminazione di germi e di lesioni specifiche, 
risulta essere la persistenza di fuoriuscita di 
sjangue, genera Indente baci Ila fero, perchè isi 
debba temere e rigettare l’adozione di un si- 





840 


« IL POLICLINICO » 


Anno XXXIX, Num. 22.1 


miile mezzo di cura. In quanto alla osserva¬ 
zione, che abbiamo sentito muovere, che il san¬ 
gue coagulato ristagnando nei bronchi possa, 
quivi, costituire un punto di richiamo ed un 
terreno adattissimo allo sviluppo di germi e 
allo stabilirsi d’infezioni secondarie, specifiche 
o non, oppure determinare occlusioni delle 
vie bronchiali e zone di atelettasia polmona¬ 
re, si può eccepire che il rimedio, in ultima 
analisi, non fa che favorire ed accelerare i fi¬ 
siologici fenomeni di coagulazione del sangue 
che, prima o poi, avverrano spontaneamente 
e che realizzeranno, per loro proprio conto, 
le stesse condizioni che con esso sono notevol¬ 
mente anticipate. 

★ 

★ ★ 

Dei vari procedimenti tecnici con i quali si 
può far giungere dei liquidi nella, trachea e 
nei bronchi, abbiamo finito per dare la pre¬ 
ferenza, dopo comparative valutazioni dei van¬ 
taggi, rispettivamente dei difetti di ognuno di 
essi, al metodo diretto transglottideo , adegua¬ 
tamente modificato e semplificato, siccome le 
circostanze del caso richiedono. 

Non v’ha dubbio che la iniezione eudotra¬ 
dicale, così come è praticata dai laringolo¬ 
gi — soggetto in corretta posizione laririgo- 
scopica, sorgente luminosa, specchio frontale e 
specchietto laringeo, in due tempi, anestesia 
preventiva — rappresenta il mezzo perfezio¬ 
nato che dà la certezza assoluta della intro¬ 
duzione della totalità del liquido nella tra¬ 
chea. Ma di fronte alla urgenza di un accidente 
emoftoico si può ben passare sopra ai mano¬ 
vre che possono apparire, se non superflue, di 
non stretta necessità, senza però che ne scapiti 
la riuscita dell’azione e ne risultino frustrati 
gli scopi che essa si propone di conseguire. 
La iniezione endo-tracheale, per via indiretta, 
sopraglottidea, proposta da Mendel e Camton- 
net (1920) ed usualmente impiegata nella scuo¬ 
la di M. Ascoli (Giuffrida, 'Fichena., Lucacer) 
è, in realtà, molto semplice e di agevolissi¬ 
ma attuazione; il paziente protunde tutta la 
lingua che è tenuta ferma dalla mano sini¬ 
stra dell’operatore, e s’introduce nella cavità 
orale e sin dietro la base della lingua la can¬ 
nula della siringa, ripiena del medicamento, 
che si svuota mentre il soggetto esegue una 
profonda e prolungata inspirazione. Si adope¬ 
ra la siringa laringea di Rosenthal, a lunga 
cannula con curvatura .speciale (Balvay) rego¬ 
lata sulla via che deve seguire. Chi ha prati¬ 
cato questo sistema assicura che la sua sem¬ 
plicità è pari alla bontà dei risultati : nove 
volte su dieci il liquido è aspirato nella tra¬ 
chea. Percentuali a parte, si riesce quasi sem¬ 


pre a far pervenire una certa quantità del far¬ 
maco nella trachea; ma non si deve discono¬ 
scere che, talvolta, questo va a finire nell’e¬ 
sofago e viene deglutito o, per lo sbarramento 
riflesso della laringe, resta nella bocca ed è 
rigettato. Inoltre il fissare la lingua fuori del¬ 
le arcate dentarie espone, nella evenienza di 
un brusco movimento di involontaria retrazio¬ 
ne, a lesioni del frenulo contro gl’incisivi in¬ 
feriori. Fatto spiacevole. 

ÀI sistema diretto, intraglottfideo, da noi 
adottato e che prende dagli altri quanto offro¬ 
no di utile, di pratico e di sicuro, non sembra 
elio si possa muovere alcun serio addebito: es¬ 
so è semplice, rapido, dà affidamento della 
buona riuscita della manovra ed c alla por¬ 
tata di qualsiasi medico, senza speciali « ap- 
prendisage». Paziente semisedulto ed anche 
sdraiato; testa iperestesa per il chè la curva del 
tragitto bucco-laringo-tracheale risulta alquan¬ 
to raddrizzato, l’esofago si chiude e la rima 
glottidea viene ad essere un po’ allargata (De- 
liers, Demme); lingua profusa, spontaneamen¬ 
te; non sorgente luminosa nè specchietto la¬ 
ringeo; introduzione nella bocca sino a raggiun 
gere la base della lingua, deH’indice sinistro 
che preme e fissa lai lingua sul pavimento ora¬ 
le; lungo il lato interno del dito, tenendosi sul¬ 
la linea mediana, si fa scorrere la cannula go¬ 
mitata, innestata ad una siringa a tre anelli, 
della capacità di almeno 10 ex.; quando il bec¬ 
co della cannula (munito di una piccola oliva 
terminale che protegge la mucosa da eventuali 
traumi da parte della estremità della cannula e 
ne agevola il passaggio laittraverso la fessura 
glottidea) ha raggiunto l’epiglottide, si solle¬ 
va il serbatoio con un rapido movimento di 
« basculle » e si spinge la cannula, dall’avan- 
ti all’indietro e dall’alto in basso verso l’ori¬ 
ficio superiore della laringe; il paziente in¬ 
spira profondamente. 

La sensazione caratteristica di aver vinto 
una resistenziai e superata una barriera e qual¬ 
che conato di tosse informano che si è a po¬ 
sto, in piena cavità laringea; in essa, quindi, 
si inietta, sotto una certa pressione, il liquido 
che è aspirato con ampi e prolungati atti di 
inspirazione; se la cannula non ha perduti i 
contatti con il dito-guida e con la superficie 
della lingua e si è tenuta a questa addossata 
per tutto il percorso la cavità in cui essa è pe¬ 
netrata non può essere che quella laringea. 

Quando si conosca il lato della provenienza 
dell’emorragia e si voglia dirigere verso que¬ 
sto la colonna liquida, il soggetto poggia sul 
fianco omologo, mentre, durante la iniezione, 
si sposta la siringa verso la commi ss orai la¬ 
biale del lato opposto. 




[Anno \\\I\, Ni m. 22] 


SEZIONE PRATICA 


841 


È sempre necessaria la anestesia preventi¬ 
va della bocca, del faringe e dell'ingresso al 
laringe? Si può dire di no. M. Ascoli ha fatto 
giustamente notare che lo stesso trauma psi¬ 
chico delle emottisi deprime, di solito, la re- 
flettività generale e quella laringea dei pazien¬ 
ti, per cui ogni anestesia è superflua. Galli è 
dello stesso avviso ed anche noi possiamo pie¬ 
namente confermare questo fatto; tanto che, 
ora, facciamo volentieri a meno dell’aneste¬ 
sia locale. Però pratichiamo, qualche minuto 
prima della iniezione endo-tracheale, quella 
sottocutanea di 1 /2 fiala di Sedol (morfina + 
scopolamina): si ottengono, così, una benefi¬ 
ca calma dell’infermo, una moderazione del 
respiro, una riduzione della sensibilità e del¬ 
l’eccitabilità delle zone tossigene ed il rila¬ 
sciamento del tono muscolare, il che facilita 
di molto la manovra; del pari utile è la som¬ 
ministrazione di 1/4 di mmgr. di atropina, 
che attenua la eccitabilità vagale ed il riflesso 
della tosse ed evita la costrizione ed il blocco 
riflesso della laringe. 

S’incontrano però dei ca-si in cui l’anestesia 
locale è indispensabile; si tratta, il più delle 
volte, di soggetti emotivi, ipereccitabili, co¬ 
stituzionalmente eretistici ed ipereflettivi, con 
iperestesia laringea, nei quali il minimo sti¬ 
molo provoca lunghi accessi di tosse stizzosa 
e persino laringospasmo: allora, se si vuol 
riuscire a qualche cosa, bisogna ricorrere al¬ 
la anestetizzazione, e la più completa possi¬ 
bile delle terminazioni nervose sensitive del¬ 
le mucose; il che si ottiene mediante abbon¬ 
danti e ripetute polverizzazioni, con adatto ap¬ 
parecchio polverizzatore a lunga cannula, di 
novocaina in soluzione al 10 %. Si può associa¬ 
re la iniezione sottocutanea di morfina e atro¬ 
pina. 

Che se le condizioni delle mucose sono, per 
qualsiasi natura, tali da rendere troppo ardua 
e non scevra di pericoli la manovra e proble¬ 
matica la sua riuscitai, non esiliamo a ricor¬ 
rere alla via transcutanea, intercrico-tiroidea. 

Ci sembra che questo metodo non meriti 
il discredito in cui è venuto, se si considerano 
i vantaggi che, in alcune contingenze, può 
offrire la facilità della esecuzione e la relativa 
innocuità di esso. Si pensa, forse, che la pun¬ 
tura della trachea sia un intervento difficile e 
che dia luogo ad inconvenienti e complica¬ 
zioni, più o meno temibili: ad esempio la 
lesione della pairte posteriore del canale o l’in¬ 
nesto d’infezioni nella isede e nel tragitto del 
piccolo trauma; ciò può essere vero quando 
la qualità delle sostanze da iniettare richieda 
l’impiego di grossi aghi ed anche di un pic¬ 
colo tre-quarti; ma nel caso speciale il liqui¬ 


do poco denso e di \iscosità quasi uguale a 
quella di siero fisiologico, scorre benissimo 
nel lume di un ago di calibro non maggiore 
di quello che serve per una iniezione endo¬ 
venosa, della quiale la puntura della trachea 
non è, certo, più difficile nò più pericolosa; e 
quando si abbia cura di adoperare, come noi 
facciamo, un ago sottile, retto o ricurvo, non 
più lungo di due centimetri e mezzo, a punta 
corta, non si corre il rischio di pungere la 
parte posteriore della trachea e di penetrare 
nell’esofago, nè di procurale traumi di apprez¬ 
zabile entità. Ad ago estratto, il fine tragitto 
da esso segnato attraverso i tegumenti e la tra¬ 
chea si oblitera subito e si cancella per la 
stessa elasticità dei tessuti, specialmente, del¬ 
la membrana tracheale. La piccola operazione, 
se così si può chiamare, è molto ben sopporta¬ 
ta e per quello che abbiamo potuto osservare 
insieme a Rabbiosi, non risulta, quando tutto* 
sia stato fatto a regola d’arte e con le debite 
cautele, che possa provocare lo insediarsi di 
processi infettivi locali, o qualsiasi altra im¬ 
portante complicazione. Una parca disinfezio¬ 
ne della cute con tintura di iodio, qualche 
goccia di novocaina all’ 1-2 % sotto di essa, e 
si può, con tutta sicurezza, affondare l’ago 
sulla linea mediana; accorti movimenti d’in¬ 
clinazione impressi al padiglione dell'ago, a 
seconda della resistenza che la punta di que¬ 
sto incontra nel suo percorso, serviranno ad 
evitare un anello cartilagineo e a condurla in 
uno spazio intermedio; il caratteristico sibilo 
dell’aria aspirata, per l’ago, nella trachea, as¬ 
sicura della giusta posizione di questo. Si può, 
prima d’innestare la siringa, iniettare qual¬ 
che icc. di novocaina (5-10 %) per insensibiliz¬ 
zare la zona lossigena della trachea ed evitare 
colpi di tosse che potrebbero portare la pare¬ 
te posteriore a ferirsi contro la punta dell’a¬ 
go. Per il resto la introduzione del medica¬ 
mento si esegue come di regola, non trascu¬ 
rando di far accompagnare ogni spinta del pi- 
stoné da una profonda inspirazione da parte 
del soggetto. 

Propriamente opportuno può, questo meto¬ 
do, essere quando la via naturale, buicco-larin- 
gea è impedita da anormali condizioni looali- 
stiche che, per ovvie ragioni, rappresentano, 
olire che -elementi di grandi difficoltà, spes¬ 
so insormontabili, per la attuazione della inie¬ 
zione endo-tracheale, una formale controindi¬ 
cazione alla applicazione di essa: vale a dire 
quando esistano lesioni, acute e croniche, in¬ 
fiammatorie, in fili rati ve, ulcerative od iperpla- 
stiche, di natura banale o specifica, tuberco¬ 
lare o luetica, o processi tumorali benigni e 
maligni, e restringimenti e spasmi e turbe di 




842 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 22] 


innervazione, del tratto palato-faringo-larin¬ 
geo. In tali occorrenze si può anche essere 
costretti a rinunziare a questo trattamento, 
rivolgendosi, piuttosto, ad altri rimedi e sistel¬ 
mi di cura delle emottisi. 

Altre controindicazioni di ordine generale o 
strettamente polmonare, al metodo della inie¬ 
zione endotracheale di farmaci coagulanti ? 
È leggittima prudenza escluderla nei sogget¬ 
ti molto deperiti, debilitati, cachettici, con ta¬ 
re' cardiache avanzate, in nefritici con edemi; 
la febbre, anche alta, inon pare possa costi¬ 
tuire un motivo in contrario. Circa lo stato del 
polmone, la forma anatomo-elinica delle le¬ 
sioni, il tipo e la entità delle emorragie, più 
che a nette controindicazioni ci isi può trovar 
di fronte a situazioni e condizioni per cui il 
trattamento riesce o poco efficace od affatto 
inutile: lesioni congestive ed essudative, bron- 
copneumoniche, diffuse a tutto un lobo o ad 
intero polmone; focolai molteplici, bilaterali, 
■rii broncoalveolite (alveolite emorragipara); 
•ampie distruzioni di tessuto con grandi esca- 
vazioni e con rottura, intracavitaria, di dila¬ 
tazioni 'vaisali aneurismatiche, ulcerazioni e 
perforazioni di grossi tronchi vascolari arte¬ 
riosi e venosi. In questo ultimo caso la emor¬ 
ragia è, come si sa, abbondantissima e di 
e-ssa, all in fuori di un provvidenziale pneu¬ 
motorace emostatico, nessun altro rimedio può 
averne ragione, tanto più quando è lesa un ar¬ 
teria bronchiale di un certo calibro al livello 
della quale la forte pressione endovasale (cir¬ 
ca 5 volle più alta che nell’arteria polmonare, 
secondo Courmont) impedisce assolutamente la 
formazione, la permanenza ed il consolida¬ 
mento del coagulo emostatico; inoltre si ricor¬ 
rerà, di preferenza, ia rimedi causali, più ra¬ 
zionalmente diretti, nelle pneumiorragie in 
cui il principale fattore determinante è co¬ 
stituito dà stasi venosa (vizi mitratici) da iper¬ 
tensione arteriosa generale, da pletora sangui¬ 
gna, da stati emofilici-emogenici, da pertur¬ 
bazioni vasomotorie. 

Per il resto, ogni altra forma di emorragia 
e di qualunque intensità, è favorevolmente 
influenzata da questo trattamento: emorragie 
provenienti da erosioni di ramuscoli vasali o 
da infiltrazione di elementi sanguigni attraver¬ 
so pareti anormalmente permeabili, in seno 
e all’intorno di focolai infiammatori, degene¬ 
rativi o neo-produttivi; da processi di conge¬ 
stione attiva, iperemica; dal cedimento delle 
fragili pareti di vasellini neoformati, ectasici, 
in corri spondenza di zone sclerotiche-cica¬ 
triziali, di corpi estranei ritenuti di produ¬ 
zioni cistiche e tumorali. Im due casi di dila¬ 
tazioni bronchiali, (debitamente controllate 


con la broncografia), cilindriche con qualche 
cavità ampollare, abitualmente secche, ma a 
tendenza emoftoica, gli episodi emorragici so¬ 
no stati rapidamente dominati dalla iniezione 
endotracheale di Coaguleno; risultati ottimi in 
una emottisi recidivante, originatesi, vero¬ 
similmente, nelle vicinanze di una palletta di 
shrapnell, ritenuta in pieno parenchima pol¬ 
monare, ed in una emottisi — caso sul quale 
ritorneremo — insorta nel corso di un rifor¬ 
nimento pneumotoracico. 

Nei primi esperimenti ci .siamo lasciati gui¬ 
dare da una ben comprensibile prudenza, li¬ 
mitando la quantità della sostanza coagulan¬ 
te iniettata, a 5, massimo 10 cc. per volta; ma, 
in prosieguo, la innocuità completa e la per¬ 
iglia tolleranza di essa, la mancanza di feno¬ 
meni accessori e secondari e di complicazio¬ 
ni di qualsiasi indole e natura, e, soprattutto, 
i buoni effetti conseguiti, ci hanno persuaso 
cho si poteva, senza rischio alcuno, accresce¬ 
re le dosi, conforme alle esigenze del caso (10- 
lò ed anche 20 oc. per volta) e ripeterle, se 
necessario, due o tre volte in un giorno: ri¬ 
chiesta, invero, eccezionale in quanto la emor¬ 
ragia si arresta, di massima, dopo la prima 
iniezione, salvo il permanere della emissione 
di blocchetti di sangue coagulato, nerastro, 
che segna la fine di ogni emottisi o il perdu¬ 
rare, per breve tempo, di espettorazione di 
mucosità lievemente striate di sangue. 

Di solito, in casi gravi e persistenti, la riu¬ 
sci la dipende dalla quantità di medicamento 
adoperato. Dei farmiaci ad azione coagulante, 
già sufficientemente sperimentati e riconosciu¬ 
ti dotati della proprietà di aumentare e di ac¬ 
celerare la coagulabilità del sangue mediante 
l’apporto di elementi che normalmente entra¬ 
no in giuoco nel meccanismo evolutivo dei fe¬ 
nomeni della coagulazione e che si sono mo¬ 
strati attivi, specialmente per applicazioni to¬ 
piche nei focolai emorragici, ci siamo serviti, 
dapprima, del Coaguleno, poi dello Zimerna e 
dell’Anthema; qualche volta della Pectina. In 
complesso, ognuno e tutti questi medicamen¬ 
ti, hanno fornito, comparativamente, risulta¬ 
ti pressoché eguali senza differenze sensibili 
negli effetti ultimi, nella regolarità, nella du¬ 
rata e nella prontezza di essi (la manifestazio¬ 
ne esterna della emorragia si presta chiara¬ 
mente alla esperienza, senza dar adito a dub¬ 
bie valutazioni del successo e del fallimento 
di un rimedio) tali da dirigere la preferenza 
verso Duna piuttosto che l’altra sostanza. Que¬ 
ste sono state adoperate integralmente, nelle 
concentrazioni originali, senza ulteriori dilui¬ 
zioni e solo scaldandole, al momento dell’u- 
so,* alla temperatura del corpo. 





[Anno XXXIX. Num. 22] 


SEZIONE PRATICA 


843 


F. Galli con il criterio che gli effetti emo¬ 
statici dei tarmaci ad dizione coagulante pos¬ 
sono essere considerovolmieinte agevolati e raf¬ 
forzati da contemporaneo restringimento del 
calibro dei vasi sanguinanti — eventualmente 
ischemia della zona emorragipara — aggiunge 
al coagulante uin, oc. di soluzione di adrenali¬ 
na al %o. ricavandone risultati soddisfacenti, 
sotto ogni punto di vista, riconfermati da 
coloro (Ascoli, Borsalino) che hanno provata 
questa associazione di medicamenti. 

Ma, nella fattispecie, è difficile dare alle due 
sostanze la parte giusta che a ciascuna spetta 
nel determinismo dell’arresto di una emot¬ 
tisi. Si può presumere che veramente l’adre¬ 
nalina per la sua azione vaso-costrittrice ed 
i schemi zzante agevoli il consolidamento del 
coagulo emostatico alla cui formazione rapi¬ 
da e precoce ha contribuito, primieramente, 
la sostanza coagulante; tuttavia per le consi¬ 
derazioni su esposte a proposito dell’impiego 
della Adrenalina nelle emottisi e per la consta¬ 
tazione che i coagulanti da soli hanno mo¬ 
strato di poter rendere effetti non meno pron¬ 
ti e completi della miscela, manteniamo im¬ 
modificato il metodo originario, al passivo del 
quale, sin'ora, non abbiamo avuta l’occasio¬ 
ne — se messo io opera a tempo ed oppor¬ 
tunamente — di segnare serii insuccessi od 
inconvenienti di qualche importanza. Vor¬ 
remmo aggiungere che non è improbabile che 
con la iniezione endotracheale, per il fatto 
delle stimolazioni apportate nelle prime vie 
aeree, si possono anche provocare azioni rifles¬ 
se neuro-vasomotrici, costrittrici, a livello dei 
polmoni; la complessità e la ricchezza dei di¬ 
spositivi vaso-regolatori delle strutture delle 
vie aeree e dei polmoni, la possibilità di fe¬ 
nomeni riflessi a sede bronchiale e polmonare 
conseguenti a stimolazioni a distanza (rifles¬ 
so naso-bronchiale di (Franck, riflesso vasoco¬ 
strittore polmonare di Livierato e Rossi, ri¬ 
flessi polmonari di Abrams, ecc.) rendono ve¬ 
rosimile una ipotesi siffatta. 

Deve essere superfluo l’avvertimento di non 
domandare al rimedio più di quanto esso può 
dare e di non aspettarsi dei miracoli; ogni te¬ 
rapia procede necessariamente allo scoperto, 
senza certezze assolute di raggiungere, in ogni 
caso, gli obbiettivi e senza pretese di non do¬ 
ver mancare alcun colpo. 

La esperienza, non mai sufficiente ma sug¬ 
gestiva e già probatoria, che si è fatta di que¬ 
sto metodo di cura consente di dargli un po¬ 
sto, e non di second'ordine, nella disponibili¬ 
tà terapeutica delle emorragie polmonari. 


RIASSUNTO. 

Per la cura delle emottisi l’A. si è valso 

deill’iniezione endotracheale di farmaci emo- 

coagulanti (coaguleno, zimema, anthema ecc.) 

associati all’adrenalina. 

BIBLIOGRAFIA. 

Sergent. Les injeclions inlra-trachéales. Journal 
de Méd. et Chir. pratique, 25 luglio 1920. 

Deheus. Journal des Praticiens, 51, 1922. 

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nal de Méd. et Chir., 1921. 

Brée. Elude critique et expérimentcde sur les 
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Giuffrida. L'Adrenalina per via endotracheale 
nella cura delle emottisi. Riforma medica, 18, 
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Lucacer. Sull'uso dell’Adrenalina per via endo- 
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Bossan et Guifysse. Recherches sur la pénétra- 
lion d'une substance médicam. dans le poumon 
sain ou tbc. par inject.. inlra-trachéales. G. R. 
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Guyot. Les injeclions intra-trachéales. Téchnique 
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Caussade. Avanlages des médications coagulan- 
tes pour combaitre les hémopiysies Tbc. Presse 
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Pf.titjean. Action de quelques médicaments vaso- 
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Levent. L'Adrenaline. Propriétés physiologiques. 
Gaz. des Hòpitaux, n. 52, 1927. 

Bf.nd\. Annales de Médecine, n. 2, 1930. 

Balvay. Paris Medicai, n. 4, 1921. 

Galli. Su una nuova terapia della emottisi. Lot¬ 
ta contro la Tubercolosi, n. 5, 1931. 

In. Una nuova cura delle emottisi. Rivista di Pat. 
e Clin. dèlia Tubercolosi, n. 2, 1932. 

M Ascoli. Sulla cura delle emottisi, con le inie¬ 
zioni cndo-tracheali di Adrenalina. Riforma Me¬ 
dica, n. 30, 1931. 

Borsalino. La cura delle emottisi per via endo¬ 
tracheale. Lotta contro la Tubercolosi, n. 11, 
1931. 


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« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 22] 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Istituto di Clinica Chirurgica della R. Università di Roma 

diretto dal prof. Roberto Alessandri. 

Sopra un caso di ernia otturatoria stroz¬ 
zata. 

Prof. dott. Vittorio Ghiron. 

% 

I casi di ernia otturatoria strozzata nella let¬ 
teratura non sono molto numerosi: una sta¬ 
tistica di Mayer del 1914 ne riuniva 56 a cui 
si può aggiungere una trentina di casi più re¬ 
centi raccolti da Bonnet nel 1926 e pochi al¬ 
tri della letteratura degli ultimissimi anni. Si 
tratta d’altra parte di affezioni di una notevole 
gravità, sia per il fatto che molto spesso la 
diagnosi non è posta dal chirurgo, sia per il 
fatto che l'intervento è molto spesso tardivo. 

È anche da notare che accanto alle forme 
più evidenti con segni clamorosi di dolori e 
tumefazione bene evidente nella regione ottu¬ 
ratoria, segno di Romberg, dolore alla pres¬ 
sione nella regione otturatoria e reperti della 
esplorazione vaginale e rettale; vi sono altri 
casi in, cui parte di questi segni mancano (es. 
la formazione di una ernia ben manifesta); ed 
altri infine cui tranne i segni di occlusione 
nulla si può rilevare dall’esame del malato. 

Questi sono i casi più insidiosi giacché il 
chirurgo è fuorviato dall’anamnesi e dall’e¬ 
same obiettivo contradditorio e nella lettera¬ 
tura l’alta mortalità dell’ernia otturatoria 
strozzata è appunto riportata varie volte ad 
interventi tardivi per diagnosi erronee, corret¬ 
te, il più dei casi, durante gli interventi. È 
dunque molto importante per il chirurgo che 
si trovi davanti ad un occluso il potere esclu¬ 
dere questa possibilità diagnostica prima di 
procedere ad interventi intempestivi. Ma an¬ 
che con la guida di una ipotesi diagnostica è 
difficile a stabilire in modo sicuro la pre¬ 
senza di ernia otturatoria strozzata. 

Kronlein diceva: «La diagnosi di ernia ot¬ 
turatoria non complicata è appena possibile, 
quella di ernia otturatoria strozzata è per lo 
meno incerta ». I segni più importanti si pos¬ 
sono riassumere : 

1° sintomi di occlusione del tenue. Per 
rilevarli bene talvolta può riuscire utile una 
anamnesi accurata, ma questa evenienza è pur 
troppo rara. 

Purtroppo' i segni di occlusione non sono 
sempre così classici e clamorosi come ci si 
può aspettare. Per il fatto che lo strozzamento 
non è completo o che l’ansa del tenue inte¬ 


ressata è piuttosto alta il malato può avere 
emissioni di feci sia pure in piccola quantità 
che ingannano il medico. 

2° segni di sede. Sono costituiti: 

a) da una tumefazione nella regione ot¬ 
turatoria. È però poco frequente la presenza 
di una tumefazione evidente, di solito si trat¬ 
ta di una semplice rilevatezza poco pronuncia¬ 
ta e non ben circoscritta, per cui sono neces¬ 
sarie manovre e ricerche onde riuscire a de¬ 
celarla. Per contro sono molto numerosi i ca¬ 
si in cui tale tumefazione rivelatrice non fu 
possibile di apprezzarla oppure fu localizzata 
in corrispondenza dell’anello crurale. Infatti 
Mever riferisce come varie volte (il 9 % nella 
sua statistica) tali malati furono operati con 
la diagnosi di ernia crurale; 

b) da una nevralgia del nervo ottura¬ 
torio conosciuta col nome di segno di Rom¬ 
berg. È dovuto alla compressione dei rami 
sensitivi del nervo otturatorio, ma appunto 
per questa etiologia nei casi in cui la com¬ 
pressione non si esercita con sufficiente inten¬ 
sità o in cui il sacco è scivolato al davanti dei 
filetti nervosi o perchè l’ernia è poco volumi¬ 
nosa, come nei casi di ernia interstiziale, la 
nevralgia manca. Scorrendo la letteratura si 
trova che il segno di Romberg è presente solo 
nella metà dei casi secondo alcuni ('Bonnet); 
nella minoranza dei casi secondo Mayer e Be- 
rard. Infine è da ricordare che questo sintomo 
si trova pure in altre entità morbose; 

c) da segni dell’esame vaginale e ret¬ 
tale; questi segni sono molto incerti e si tra¬ 
ducono nel più delle volte nella percezione di 
una massa o piastrone dolente che può essere 
bene riferita ad altre entità morbose oltre 
quella dell’ernia otturatoria; 

d) dai dati anamnestici i quali sono an¬ 
cora più incerti, e possono costituire un cri¬ 
terio di orientamento molto relativo. Appare 
dalle statistiche che la donna sia molto più 
soggetta a tale affezione dell’uomo, che que¬ 
sta colpisca a preferenza persone anziane e 
che hanno subito un forte dimagrimento. La 
anamnesi parla anche talvolta di attacchi pre¬ 
cedenti risolti spontaneamente, ma general¬ 
mente il malato giunge alla osservazione del 
chirurgo durante il primo attacco. 

Questi dati semeiologici incerti sono da una 
parte una giustificazione ai molti errori di dia¬ 
gnosi e dall’altra una indicazione per il chi¬ 
rurgo a procedere con la massima cautela nei 
casi di occlusione intestinale con localizzazio¬ 
ne dei dolori verso la regione crurale e ottu¬ 
ratoria e a preferire per questi interventi la 






[Anno XXXIX, Num. 22] 


SEZIONE PRATICA 


845 


via addominale che nelle incertezze e nella 
mancanza di orientazione precisa costituisce il 
metodo più sicuro e meno pericoloso. 

Il caso che voglio riportare è un esempio di 
quanto ho detto sopra. 

D. G., di anni 62, ammogliato, contadino. 

Non vi è nulla nell’anamnesi famigliare. Per¬ 
sonalmente egli non ha avuto nessuna malattia 
degna di nota tranne i comuni esantemi infantili. 
La presente malattia si iniziò 4 giorni prima del¬ 
l'ingresso in Clinica con dolori addominali al 
quadrante inf. destro, diffusi poi a tutto l’addo¬ 
me, specialmente alla regione periombellicale i 
quali andarono crescendo dal primo giorno per 
subire remissioni nei giorni seguenti e riacutiz¬ 
zarsi in 4 a giornata. L’alvo fu chiuso alle feci ed 
ai gas ma non completamente, giacché in seguito 
ad un enteroclisma ebbe una emissione scarsa 
di feci d’apparenza normale. Ha avuto in questo 
periodo 4 volte vomito d’aspetto biliare, singhioz¬ 
zo e lievi movimenti febbrili. 

All’esame obbiettivo si riscontrò un addome leg¬ 
germente tumido con pareti addominali tese ma 
mobili negli atti respiratori, lievemente dolenti 
alla pressione. Non si è mai potuto apprezzare una 
vera difesa muscolare nè apprezzare una zona di 
maggiore dolorabilità. Con le manovre palpatone 
si possono provocare movimenti peristaltici, in vi¬ 
cinanza del mesogastrio con borborigmi. Verso la 
regione mesogastrica si può notare una risonanza 
timpanica più spiccata. Lieve ottusità declive mo¬ 
bile al fianco destro. L'esplorazione rettale riuscì 
negativa. Lingua umida, il polso teso, ritmico, di 
media frequenza, respiro regolare. Nulla a carico 
dell’apparecchio respiratorio e circolatorio. 

All’esame radiologico si poteva rilevare meteo¬ 
rismo nelle anse del tenue. Col clisma opaco si 
riuscì a riempire tutto il colon; ma a livello del 
cieco il bario si arrestò riempiendolo incompleta¬ 
mente. 

L'esame degli orifici erniarii fu negativo. 

Fu operato il 6 giugno 1931, giorno seguente 
alla sua entrata in Clinica, con diagnosi di occlu¬ 
sione intestinale. 

Anestesia rachidea con tutocaina: si pratica una 
laparotomia pararettale destra. Aperto l’addome si 
trova che le ultime anse del tenue c del colon 
sono vuote, le superiori del tenue distese. Esiste 
una notevole quantità di liquido torbido libero. 

Seguendo le anse dell’ileo dal confluente cecale 
verso le porzioni più alte si trova un’ansa impri¬ 
gionata in un orificio che si riconosce per quello 
otturat.orio destro alquanto allargato. Si seziona 
un cercine fibroso, che stringe l’ansa e si libera 
questa che è in discrete condizioni sebbene cia¬ 
notica. Si esplora l’orificio in cui era strozzata 
l’ansa che si riconosce continuare in un canale 
lungo 4 o 5 cm. in cui può entrare il dito indice. 
Eversione del peritoneo che riveste questo canale 
e sutura a doppio strato dell’orificio di comuni¬ 
cazione. Sutura a strati delle pareti addominali. 

Il decorso post-operatorio fu regolare ed il pa¬ 
ziente uscì guarito dopo una quindicina di giorni. 

Il punto su cui desidero maggiormente in¬ 
sistere è quello del trattamento operativo e del 
metodo da seguire per queste ernie. Si legge 


in molti trattati classici, e questo concetto è 
stato realmente seguito in pratica da molti 
chirurgi, che la via più sicura e più logica 
per aggredire l’ernia otturatrice è quella che 
porta il chirurgo direttamente sulla tumefa¬ 
zione erniaria nella regione otturatoria. Ma se 
vogliamo credere ai risultati che ci fornisco¬ 
no le statistiche si deve dedurne che questa via 
non è la mgliore. E quella che ha la maggiore 
mortalità e di più in un gran numero di casi 
il chirurgo ha dovuto abbandonarla per segui¬ 
re la via addominale. La ragione di questi in¬ 
successi si può ricercare : nella angustia dello 
spazio su cui deve lavorare; nelle manovre la¬ 
boriose per liberare l’intestino e che lo espon¬ 
gono a incidenti operatori che prolungano e 
rendono più indaginosa l'operazione che per sé 
dovrebbe giungere rapidamente a termine. E 
la giustezza di questa osservazione è dimostra¬ 
ta anche da quanto è stato affermato da qual¬ 
che chirurgo : hanno avuto migliori risultati 
gli interventi condotti senza diagnosi certa, 
appunto perchè in questi si è scelta subito la 
via addominale. A questo riguardo bisogna an¬ 
che aggiungere come vi siano vari casi in cui 
l’ernia otturatoria fu diagnosticata come cru¬ 
rale e l’operazione eseguita secondo il metodo 
comune dell’ernia crurale: errore che ha na¬ 
turalmente aggravato la prognosi dell’inter¬ 
vento. Poiché non si deve dimenticare che 
questa affezione dà una mortalità piuttosto al¬ 
ta. F. Horine nel 1927 ha riunito i casi da lui 
pubblicati nell’ultimo ventennio che sommano 
a 55 compreso il proprio. Sono segnati 22 casi 
letali (il 40 %), mortalità elevata ed è cosa 
tanto più notevole perchè riguarda casi curati 
con la tecnica più recente e da mani esperte. 
Le statistiche antiche sono anche più scorag¬ 
gianti, come è naturale. English nel 1891 su 
22 interventi riportava 9 guarigioni e su 4 la¬ 
parotomie 1 sola guarigione. La statistica di 
Mayer pubblicata nel 1914 dà risultati alquan¬ 
to migliori ma la percentuale delle guarigioni 
oscilla attorno al 50 %. Si tratta dunque di un 
intervento a cui il chirurgo non può procedere 
a cuore leggero. La gravità dipende probabil¬ 
mente dal fatto che si tratta di individui oc¬ 
clusi da un tempo più o meno lungo. Infatti 
il sacco erniario generalmente ha un colletto 
abbastanza largo per cui non dà subito segni 
clamorosi per intensità di dolore e di fenome¬ 
ni riflessi addominali, cosicché molto spesso 
l’occlusione si trascina per qualche giorno, 
non conosciuta dal medico, ma producendo 
ugualmente i suoi effetti nocivi sull’orga- 
nismo. 



84(5 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 22] 


Si tratta poi di malati anziani, la media del- 
l’età essendo fra i 50 e i GO anni. Pertanto la 
resistenza è anche diminuita notevolmente. 
Ecco dunque sottolineata l’importanza che un 
intervento breve e semplice può avere sul suc¬ 
cesso finale. 

Ricorderò brevemente l’osservazione e le cri¬ 
tiche sulla letteratura riguardo all’erniotomia 
semplice. Ciò che sopratutto lamentano gli 
Autori è : che non permette di riconoscere be- 
no lo stato degli organi erniarii, anzi molto 
spesso, ed è l'incidente più grave, l'intestino 
strozzato si riduce spontaneamente prima che 
il chirurgo abbia potuto esaminarlo conve¬ 
nientemente. Buona parte della mortalità delle 
erniotomie è dovuta appunto allo sfacelo del¬ 
l’ansa erniaria avvenuto nell’addome con peri¬ 
tonite purulenta consecutiva. In alcuni casi 
(Zorn) il chirurgo dovette riintervenire. Tren- 
delenburg in un caso trovò che il sacco si era 
svuotato del contenuto e alla autopsia si vide 
che l’ansa ridottasi era cangrenata e perforata. 

È stato anche notato come sia molto diffi¬ 
cile per il breve e stretto canale otturatorio 
eseguire interventi sull’intestino nei casi in cui 
il suo stato lo richieda; come lo sbrigliamento 
dell’anello può portare facilmente a lesioni sia 
dell’intestino sia dei vasi o dei nervi otturatori 
la cui disposizione anatomica non essendo mai 
costante non può il chirurgo seguire i punti 
di repere sicuri. All’opposto tutti i chirurghi 
sono concordi nel rilevare la facilità della la¬ 
parotomia e come le manovre ad esse inerenti 
riescano rapide e senza notevoli traumatismi 
per l'intestino. Per quanto riguarda la mia 
osservazione personale debbo dire che avendo 
eseguito una incisione piuttosto ampia ed es¬ 
sendo guidato dai dati obiettivi e radiologici 
verso la fossa ileo-cecale ho potuto con rapi¬ 
dità estrinsecare le anse ileali dilatate e giun¬ 
gere sul punto strozzato senza che il malato, 
soggetto anziano e in condizioni generali me¬ 
diocri, avesse a risentirne un trauma notevo¬ 
le. Nel mio caso l’anello era abbastanza largo, 
però costituito da una briglia connettivale 
molto densa e tenace e questo è ben naturale 
quando si pensi alla costituzione anatomica 
del canale otturatorio. Dalla via addominale 
mi riuscì facile lo sbrigliamento e allora l’ansa 
potè facilmente venire ridotta. Secondo gli 
Autori sarebbero abbastanza frequenti i casi di 
strozzamento laterale di un’ansa. In questa 
evenienza è molto facile se si interviene per la 
via otturatoria che l’ansa si riduca spontanea¬ 
mente e troppo rapidamente all’inizio dell’o¬ 
perazione. Con la via addominale si può esa¬ 


minare facilmente lo stato dell’ansa e, se è 
necessario, aggiungere qualche punto sieroso 
per proteggere la parte di parete dell’ansa in 
cattive condizioni ed evitare la resezione che 
costituisce un aggravamento notevole. Infatti 
nella statistica di Wilms nel 1914 i malati di 
ernia otturatoria strozzata in cui fu eseguita 
una resezione intestinale morirono tutti. In se¬ 
guito ne sono stati pubblicati tre casi con so¬ 
pravvivenza; ad ogni modo è chiaro la gravità 
di questo intervento. 

i n'ultima parola voglio aggiungere per quel¬ 
lo che riguarda il trattamento del canale del¬ 
l’ernia. Nei casi in cui vi è una peritonite del 
sacco con formazioni di membrane o di li¬ 
quido purulento si può mettere un drenaggio 
di garza ma, tranne queste condizioni, è sem¬ 
pre preferibile richiudere. Sono stati descritti 
metodi numerosi. Trendelenburg descrisse un 
metodo osteoplastico. Altri metodi osteopla- 
stici furono usati sopratutto in Germania 
(Bardenheuer, Von Meer, Gundermann). Sem¬ 
pre in Germania sono stati descritti metodi 
di plastica muscolari più semplici ed agevoli, 
di trapianti di grasso (Gundermann, Bruning). 
A me sembra che questo costituisca una per¬ 
dita di tempo e che l’utilità ne sia discutibile. 
Personalmente ho usato del sacco stesso intro¬ 
flettendolo nell’addome ed eseguendo doppio 
strato di satura in modo da raddoppiarlo e fis¬ 
sarlo lateralmente, e con buon esito. Metodi 
analoghi sono stati usati da altri autori con 
risultato soddisfacente e credo sia la via più 
pratica per questi casi. 

RIASSUNTO. 

L’A. parla sopra un caso di ernia otturato¬ 
ria strozzata decorsa subdolamente e con pochi 
sintomi talché la diagnosi da porsi era quella 
generica di occlusione intestiinale. L’A. ricor¬ 
da come sieno stati frequenti gli errori dia¬ 
gnostici in tale affezione e per questa consi¬ 
derazione ed altre il migliore trattamento è la 
laparotomia. 

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nie obturatrice étranglée. Lyon Chirurgica!, 
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Canalis obt. Beilrage zur klinischen Chir., 1920, 
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[Anno XXXIX, Num. 22] 


SEZIONE PRATICA 


847 


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Peter s. Ernia otturatoria. Sedute della Società 
Beri, di Chirurgia, 1929; Zentralblatt f. Chirur¬ 
gie, 1929. 


Istituto di Clinica Chirurgica della R. Università di Bologna 
diretto dal Prof. Bartolo Nigrisoli. 

Considerazioni su di un caso 
di stenosi del tenue postraumatica. 

Dott. Guido Pupini. 

Lo studio delle contusioni deH’addoine e 
delle loro conseguenze interessa da secoli i 
medici e chirurghi e vi accenna anche il Mor¬ 
gagni (« De sedibus et causis morborum »). 
Spetta a Moty (1890) il merito di aver classi¬ 
ficate dette alterazioni a carico dell'intestino 
in lesioni da schiacciamento, da scoppio e per 
trazione. Esse sarebbero prodotte dal repen¬ 
tino e violento avvicinamento della parete ad¬ 
dominale anteriore allo scheletro (colonna, os¬ 
sa iliache) ed a quella posteriore (Morgagni, 
Sauerbruch, Longuet (1), Beck (1), Eichel, 
Curtis (1), Fender e Adam, Thomanm (1) eoe.) 
ed il loro tipo dipenderebbe dallo stato di 
riempimento dell’intestino così stretto nella 
morsa (Scarpa (1), Hertle, Bunge (1), Kempf 
(1) ecc.) e dalla direzione ed entità delle for¬ 
ze su di esso agenti (Sauerbruch, Neumann, 
Petri ecc.). 

Fra gli esiti poco frequenti di questi trau¬ 
matismi figurano anche stenosi intestinali di 
cui abbiamo avuto occasione di osservare un 
caso in Clinica. 

M. Tenilio, di anni 36, contadino, da Budrio. 
Entrato il 6-VII-1931. Uscito il 4-10-1931. 

I genitori sono morti a causa di malattie in¬ 
fettive di natura non meglio precisabili. Null’al- 
tro di notevole nel gentilizio. Nato a termine di 
parto fisiologico ha avuto allattamento materno. 
Non ha sofferto dei comuni esantemi dell’infan¬ 
zia, nè contratto malattie veneree. Durante la 
guerra ha avuto per due anni circa febbri mala- 


(1) v. Rost: Fisiologia patologica per chirur¬ 
ghi. Lipsia, Vogel, 1920. 


riche. Nell'immedialo dopo guerra è stato colpito 
da una forma influenzale grave (« Spagnola 

dalla quale è guarito in circa 6 settimane senza 
postumi. 

È sempre stato forte mangiatore, modico be¬ 
vitore e fumatore. 

II giorno 9-\ -1931 è caduto con violenza sul- 
1 estremità del timone di un biroccino batten¬ 
dovi l'addome poco sotto l’ombelico. Non ha per¬ 
duto la coscienza ed ha potuto rialzarsi da solo 
poco tempo dopo, nonostante accusasse dolori vi¬ 
vissimi e diffusi a tutto l’addome. È riuscito a 
recarsi senza aiuto a casa ed a coricarsi a letto. 
Nel frattempo sono cresciuti i dolori addominali 
ed hanno raggiunto tate intensità che il sani¬ 
tario chiamato ad assisterlo ha credulo opportuno 
fargli dèlie iniezioni di morfina. Ha pure avuto 
ripetutamente vomito. L’addome fu, a dire del 
curante, uniformemente ligneo c dolentissimo. 
Non sembra avere avuto nè melene, nè emate- 
mesi. Durante la prima notte a distanza di circa 
10 ore dal trauma è stato colto, stando a letto, 
da colasso e perdita dei sensi, ma s’è riavuto ab¬ 
bastanza presto. Nei giorni seguenti sono com¬ 
parsi lievi rialzi termici e l’alvo è rimasto chiuso 
anche per i gas. Dopo due giorni in seguito a 
clistere ha avuto una piccola scarica con emis¬ 
sione di poco gas. La minzione è stata sempre re¬ 
golare. I dolori addominali sono sempre persi¬ 
stiti anche nei giorni successivi, tuttavia sembra 
che l’addome sia diventato un po’ più trattabile 
eri un po' meno dolente, pur persistendo spic¬ 
cata dolorabilità e resistenza al basso ventre. In 
seguito s’è manifestata una certa distensione del- 
l’addome ed i dolori hanno assunto i caratteri di 
crampi che si presentavano ad intervalli piutto¬ 
sto brevi. L’infermo fu sempre febbrile, aveva 
ogni tanto vomito alimentare e non poteva de¬ 
fecare, nè emettere gas, se non ogni secondo-terzo 
giorno per mezzo di enteroclismi. Persistendo 
questo stato di cose, il suo stalo generale è deca¬ 
duto abbastanza presto ed è peggiorato, specie ne¬ 
gli ultimi giorni precedenti al suo ingresso in 
clinica, anche quello locale. La febbre è salita più 
di una volta ad oltre 40°, il vomito ed il singhioz¬ 
zo sono diventati quasi continui, l’alvo è rima¬ 
sto ostinatamente chiuso e l’addome s’è fatto gon¬ 
fio e resistente. 

Reperto all’ingresso, in Clinica: G-VII-1931 : 
Individuo di costituzione scheletrica regolare in 
cattivo stato di nutrizione, irrequieto. Facies pe- 
ritonealis. Estremità fredde. Temperatura 38,5. 
Micropoliadenia sott’ascellare ed inguinocrurale. 
Respiro toraco-addominale affannoso; lievi fatti 
umidi alle basi. Polso 120, poco valido, non teso, 
ritmico, regolare. Null’altro di notevole a carico 
dell’apparato respiratorio e circolatorio. Addome 
disteso forse un po’ più a carico dei quadranti 
superiori, quasi ligneo ed oltremodo dolente. La 
massima dolorabilità si riscontra nei due qua¬ 
dranti di sinistra, specie in vicinanza e sotto l’om¬ 
belico Alla percussione si ha suono timpanico su 
lutto l’ambito addominale, non sembra esistere 
versamento addominale libero. All’ascoltazione si 
avvertono ogni tanto, specialmente nella regione 
ombelicale, dei borborigmi; all’esplorazione rettale 
si riscontra accentuata dolenzia dello sfondato 
retto-vescicale. 

Date le condizioni gravissime dell’ammalato 
non fu possibile eseguire un esame più minu¬ 
zioso. 



848 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 22 . 


Esame delle urine: torbide, acide, P. S. 1018: 
traccie d’albumina, indacano e pigmenti biliari. 
Zucchero assente. Sedimento: rari globuli bian¬ 
chi, urati amorfi, cristalli di triplofosfato. 

Esame morfologico del sangue: globuli rossi 
4.100.000. Emoglobina 85, globuli bianchi 16.700: 
formula leucocitaria: linfociti 8%, mononucleari 
grandi 6 %, forme di passaggio 3,5 %, polinucleari 
neutrofili 78 %, eosinofili 2 %. Mastzellen 0,5,%. 

Sieroreazione di Wassermann: negativa. 

Esame delle feci : negativo riguardo alla ricer¬ 
ca del sangue occulto e di parassiti. 

Date le condizioni gravissime dell’infermo — te¬ 
mendosi un esito in tabula — fu decisa l’attesa. Il 
paziente fu di fatto collo poco dopo da brivido 
con successivo rialzo termico a 40°,8. Il giorno 
seguente, dopo somministrazione di cardiocine¬ 
tici e frazionata di 1500 cmc. di soluzione fisio¬ 
logica per fleboclisi si è ottenuta mediante cli¬ 
stere una scarica alvina con abbondante emissio¬ 



ne di gas. Le condizioni dell’ammalato sembra¬ 
vano migliori: temperatura massima 38,5. Addo¬ 
me un po’ meno teso e dolente e polso un po' 
più valido e meno frequente (108). Lo stato del¬ 
l’infermo è rimasto invariato per altri 4-5 giorni 
e poi si è verificato un progressivo, lento ma de¬ 
ciso miglioramento. 11 polso è ritornato normale, 
la temperatura è caduta mano a mano fino al 
valore fisiologico, l’alvo ha ripreso a funzionare 
regolarmente, i dolori addominali sono regrediti 
quasi del tutto e sono persistiti solo lievi crampi 
nella regione ombelicale che duravano però solo 
poco tempo e comparivano ad intervalli di parec¬ 
chie ore. L’addome è ridiventalo trattabile ed è 
rimasta solo una certa dolenzia poco al disotto 
dell’ombelico, forse un po’ più a sinistra. Ogni 
tanto si avvertivano borborigmi e qualche volta 
si notava in modo non molto netto il fenomeno 
della peristalsi visibile nella regione ombelicale. 
Questi fatti sembravano anzi accentuarsi mano 
a mano. ,S’è perciò sospettata una stenosi inte¬ 
stinale ed inviato l’ammalato per l’esame radio¬ 
logico. 

Esame radiologico : 31-VIII-31 (v. fig.) con som¬ 
ministrazione di un pasto opaco: lo stomaco è 


normale ed alto e nella stazione eretta mostra 
un’incisura sulla grande curva che lo divide ap¬ 
parentemente in due sacche. Tale aspetto sem¬ 
bra dovuto a causa estrinseca e scompare nella 
posizione orizzontale. Il duodeno è largo ed a de¬ 
corso arcuato ad ampio anello. Lo svuotamento 
gastrico si compie in modo normale. Dopo 8 ore 
dalla somministrazione del pasto opaco, questo 
riempie delle anse di tenue basse, di cui una 
ampia, a contorni lisci, distesa nella regione ipo¬ 
gastrica. A 24 ore dall’inizio dell’esame si ve¬ 
dono pieni di bario, oltre al colon, anse distese 
occupanti le due fosse iliache e l’ipocondrio si¬ 
nistro ove esiste pure un notevole livello idroae¬ 
reo. L’aspetto appare anche più manifesto alla 
33 a ora. Si rileva un largo livello nel quadrante 
superiore destro ed un’amplissima ansa dilatata 
da gas nel quadrante superiore sinistro. I livelli 
e le anse dilatate sono riferibili a tenue ectasico 
a monte del tratto stenotico. Dopo 48 ore è pieno 
di bario il solo colon. 

Avuta la conferma radiologica dell’esistenza di 
una stenosi del tenue fu deciso l’intervento. 

Operazione: 12-IX-1931: prof. Bartolo Nigrisoli. 
Narcosi morfio-eterea. Laparotomia pararettale de¬ 
stra sopra e sottombelicale. Enter-enterostomia 
latero-laterale, ileo-ileale. Piccolo zaffo. Sutura 
subtotale delle pareti a strati. 

Reperto: Nel tratto medio dell’ileo si nota che 
l’intestino è gravemente alterato in un segmento 
lungo 10 cm. circa. Le pareti sono uniformemente 
infiltrate, rigide, ispessite, e la sierosa è vellutata 
ed intensamente iperemica. Vi è uno strozzamen¬ 
to anulare che dà al tratto intestinale un aspetto 
di clessidra e sembra quasi occludere il lume in¬ 
testinale. Cospicua ipertrofia e dilatazione delle 
pareti a monte della stenosi; atresia dell’intestino 
a valle. Mesentere corrispondente al tratto altera¬ 
to, ispessito, retratto con essudati fibrinosi e fen¬ 
ditura completa ovoidale a maggiore asse ortogo¬ 
nale sull’inserzione enterica. 

11 decorso postoperatorio è stato regolare. Il pa¬ 
ziente viene dimesso guarito il giorno 4-10-1931. 

Il primo caso del genere sembra essere sta¬ 
to osservato da Velpeaui (2) (1883) e Schloffer 
ha compilato una statistica di 10 casi cono¬ 
sciuti fino al 1901 (Ròsei* 1844, Pouzet 1877, 
Poland, Braillet, Trcves, Stutsgaard, Schlange, 
Szokolow, v. Eiselsberg ed uno personale). 
Koltschin (1913) ha potuto raccogliere altri 
due casi (Fioravanti, Kablukoff) nella lettera¬ 
tura e portare il contributo di due osserva¬ 
zioni personali. Bartikowski (3) 1895, Longard* 
(1906), Dubs, Blanc y Fortacin, Heyrowski, 
Lejars (3) Maier, Neugebauer, Rohde, hanno 
comunicato inoltre casi consimili (4). 

(2) v. Schloffer. Stenosi postraumatiche del¬ 
l’intestino. Mitt. Grenzgeb. Med. Chir., VII, 1, 
1900. 

(3) v. Klttner. Lesioni tardive dell’intestino 
dopo contusioni addominali. Ergeb. Chir. u. 
Orthop., 1930. 

(4) Non credo che il caso di Kapesser possa rien¬ 
trare in questo gruppo trattandosi di un ileo 
acuto da gomitatura per ematoma intramesente- 
rico. Anche nei casi di Neugebauer e Rhode sem- 






[Anno XXXIX, Num. 22] 


SEZIONE PRATICA 


849 


Velpeau ha già espresso l’opinione che per 
causa del trauma si produca* una lesione ul¬ 
cerativa della mucosa con conseguente scle¬ 
rosi e retrazione cicatriziale della parete en¬ 
terica . 

Si pensava allora che avvenisse un distacco 
della mucosa con ematoma sottostante e che 
la formazione del processo ulcerativo fosse 
dovuto alla sua digestione come ha ad esem¬ 
pio cercato di dimostrare il Vanni per lo sto¬ 
maco (5). Mugnière (6) ha fatto ricerche spe¬ 
rimentali in questo senso, ma non è riuscito 
a produrre che piccolissimi stravasi emorragi¬ 
ci guariti rapidamente. A questi risultati cor¬ 
rispondono quelli del Poggi che ha potuto 
mettere in evidenza la sollecita riparazione 
della mucosa intestinale asportata cruentemen- 
te anche per tratti estesi. Le lacerazioni iso¬ 
late (senza rottura contemporanea degli altri 
strati, almeno nello stesso punto) della muco¬ 
sa, sembrano essere assai rare (casistica di Pe¬ 
lei ed altri) e non raggiungere quasi mai 
un’estensione notevole. 

Stern ha cercato di paragonare queste ste¬ 
nosi traumatiche a quelle anulari brevi con¬ 
seguenti ad incarcerazioni erniarie ed in modo 
particolare a quelle canaliformi che sono al¬ 
quanto più rare (Carré, Matas (7), Sehulz, 
Giozburg-Klein ecc.). Egli ritiene queste le¬ 
sioni riferibili ad alterazioni circolatorie in¬ 
teressanti direttamente un piccolo tratto della 
parete intestinale (stenosi anulare) od un seg¬ 
mento mesenterico (stenosi canali forme) con 
conseguente ripercussione sull’ansa 'irrorata. 
Maas ha studiato la questione anche dal pun¬ 
to di vista sperimentale ed ha potuto dimo¬ 
strare che l’interruzione temporanea (non ol¬ 
tre 3 ore) del circolo mesenterico — come av¬ 
viene ad esempio negli strozzamenti erniari — 
può determinare la comparsa di stenosi inte¬ 
stinali, ma che ogni lesione circolatoria più 
prolungata porta immancabilmente alla gan- 
grena dell’ansa. Reichel (8) ha fatto d’altron¬ 
de rilevare che la mucosa intestinale è la par- 


bra che la retrazione mesenterica consecutiva ad 
organizzazione di un’ematoma abbia avuto parte 
preponderante nel generare la stenosi (Kuttner 
li classifica come tali). Va infine ricordato che nel 
secondo caso di Koltschin non è stata fatta al¬ 
cuna biopsia nè necroscopia. 

(5) Berry-Giuskppi avrebbero osservato un gros¬ 
so ematoma sottomucoso in un caso di .perfora¬ 
zione tardiva. 

(6) Contusioni dirette sulla parete addominale 
di cani (v. Schloffer). 

(7) Deut. Med. Woch., 1895, 165, v. Schloffer. 

(8) Ricerche sulla compressione elastica dell’in¬ 
testino (v. Schloffer). 


te meno resistente a turbe -circolatorie, forse 
perchè le probabilità della formazione di un 
circolo collaterale sufficiente sembrano essere 
minori. A proposito sono stati chiamati in 
causa anche i reperti (Ponfick, Parenski, 
Nothnagel (9), Deckard ed altri) di ulcera¬ 
zioni della mucosa intestinale e stenosi (an¬ 
che coesistente) da embolie dell’arteria me¬ 
senterica. Schloffer ha perciò, nell’intento di 
chiarire le cose, affrontato il problema con 
una grande serie di ricerche sperimentali mol¬ 
to accurate. 

I risultati ottenuti da Schloffer possono 
riassumersi .all’incirca nel modo seguente: 

Gli schiacciamenti dell’intestino vuoto causano 
lesioni gravi specialmente a carico della mucosa 
(distacco delle frangie e ghiandole, ecc.) in parti¬ 
colare modo se la parte traumatizzante è molto 
estesa. Nella tunica muscolare sembrano le fibre 
circolari quelle più compromesse. La sottomucosa 
è lo strato meno alterato. Le lesioni della sierosa 
e muscolare sono assai più gravi, quando l’inte¬ 
stino è pieno. In nessun caso si formano stravasi 
molto considerevoli. Il processo riparativo avvie¬ 
ne, come già descritto dal Poggi ed altri, per eli¬ 
minazione delle parti lese, sostituzione connetti- 
vale a carico della muscolare, reintegrazione della 
mucosa dai bordi previa formazione di un tessuto 
di granulazione rivestito da uno strato di cellule 
epiteliali grandi. A cicatrizzazione avvenuta re¬ 
sidua — se la lesione fu estesa — una mucosa 
alquanto più bassa, con ghiandole irregolari per 
conformazione e disposizione e più povere di ele¬ 
menti cellulari e strato epiteliale in parte cilin¬ 
drico, in parte piatto. Dopo qualche mese non si 
riconosce più la zona colpita, non si forma nes¬ 
suna stenosi .e questo tratto rimane solo meno 
distendibile (rigidità della muscolare), quando au¬ 
menta la pressione endoinlestinale. 

L’asportazione della siero-muscolare genera in 
primo tempo un’« ernia » della mucosa ed in se¬ 
condo tempo una gomilatura dell’ansa con for¬ 
mazione di uno sperone sottostante.. Si osserva 
un’ipertrofia della muscolaris mucosa© ed un'atro¬ 
fia della mucosa. 

L’ablazione completa circolare della mucosa è 
seguita da rapida rigenerazione senza esito in ste¬ 
nosi. 

L’asportazione della siero-muscolare e della mu¬ 
cosa (in modo che rimanga la sola so t toni licosa) 
è pure riparata con sostituzione connettiva (iella 
muscolare e formazione di una mucosa alquanto 
atipica senza esito in stenosi, a irien chè non av¬ 
vengano fatti d'invaginamelito come osservati an¬ 
che dopo schiacciamenti circolari molto estesi. 

Quest’Autore non ha mai potuto vedere stra¬ 
vasi emorragici sollevanti la mucosa, come vor¬ 
rebbe Mugniere, nè nella muscolare, tali da por¬ 
tare alla necrobiosi delle pareti od insorgenza di 
processi ulcerativi cronici. Egli ha solo notato che 
la riformazione della mucosa è tanto più difficile 
quanto più estesa e profonda (muscolaris ninco¬ 
sse ecc.) è la sua distruzione. 


(9) v. Henkg Li riuscii. 


850 

Lo Schloffer conclude che anche la distru¬ 
zione di tutti gli strati deirintestino non è se¬ 
guila. da stenosi e riparata con ripristino fun¬ 
zionale, quando non esistono lesioni di una 
cella entità a carico della sottomucosa, e che 
la compromissione di quest’ultimo strato (sot¬ 
tomucosa e muscolaris mucosae) ha delle gra¬ 
vi ripercussioni sulla rigenerazione della mu¬ 
cosa stessa che o non avviene affatto od in 
modo assai lento ed incompleto (10). Questo 
concetto gli sembra confermato dall’osserva¬ 
zione clinica propria e di quella di Pouzel. 
Egli ha potuto inoltre dimostrare (11) che la 
legatura dei vasi mesenterici, se è fatta in 
modo d interrompere la circolazione per un 
tratto piuttosto esteso senza essere per questo 
così grave da. portare alla gangrena, determi¬ 
na costantemente alterazioni a carico di tutti 
gli strati della parete enterica, ma special- 
mente a carico della mucosa, e porta a stenosi 
dell’intestino. 

Le esperienze dello Schloffer riescono anche 
molto convincenti nel senso d’illustrare l’im¬ 
portanza ed il comportamento dei singoli stra¬ 
ti della parete intestinale e della componente 
vascolare in seguito a simili insulti traumatiz¬ 
zanti; credo tuttavia, doversi tener conto del 
fatto che questo Autore ha ottenuto le lesioni 
o martellando l’intestino con un peso di ferro 
o schiacciandolo fra le branche di pinzette di 
Kocher, di un angiotribo di Doven o di un 
porlaghi. Ora in realtà l’intestino non sarà 
quasi mai contuso fra due corpi assolutamen¬ 
te rigidi, ma di regola fra le pareti addomi¬ 
nali sempre fino ad un certo punto elastiche, 
specie quella anteriore. Sarà dunque quasi su¬ 
perfluo richiamare l'attenzione sul valore di 
tale differenza, specie per quanto riguarda l’e¬ 
mostasi spontanea nella parte interessata e la 
conseguente formazione di stravasi sanguigni 
ed ematomi; giacché basterà ricordare l’e- 
morragia abbondante di linai superficie di se¬ 
zione gastrica od intestinale dopo tolto un en- 
teroslato clastico e l’emostasi quasi completa 
dopo rimosso uno schiacciatore, ad esempio 
di l’avr. 

i/ « 

Kehl ed Erb (12) hanno colle loro ricerche 
sperimentali messo in evidenza l'influenza de¬ 
gli ematomi intramesenterici sulla produzione 
di stenosi postraumiotiche dell’intestino e Bra- 

(10) Schloffer ha fatto notare che la sottomu- 
cosa dell’intestino del cane è particolarmente re¬ 
sisterne e che perciò non è in linea di massima 
possibile ottenere delle stenosi in questo animale, 
ciò che riesce invece nel maiale dove la sottomu- 
cosa sembra essere più vulnerabile. 

(11) Esperienze su conigli. 

(120 Virchow. Arcb., CCXLVI, v. Neugebauer. 


[Anno XXXIX, Num. 22] 

dy (13) della trombosi dei rami terminali del¬ 
l’arteria mesenterica. 

Si può dùnque considerare come accertato 
che, sia lesioni dirette dell’intestino (special¬ 
mente se compromettenti la sottomucosa; 
Schloffer), sia alterazioni della circolazione 
mesenterica ed intestinale (Rei-chel, Brady, 
Schloffer ecc.) possono causare ulcerazioni 
della mucosa — come già preconizzato da Vel- 
pea.u — e portare così alla formazione di ste¬ 
nosi. 

\el nostro paziente credo si debba ammet¬ 
tere «che la stenosi enterica ,sia con ogni ve¬ 
rosimiglianza una conseguenza del trauma, sia 
perchè trattavasi di soggetto vigoroso esente 
da affezioni precedenti (tubercolosi, sifilide, 
dissenteria ecc.) senza il minimo disturbo a 
carico delle funzioni intestinali o d’altra na¬ 
tura preesistenti al trauma (14), sia per il tipo 
stesso dell'infortunio (15) e la continuità e 
cronologia delle manifestazioni morbose (16), 
sia per il reperto operatorio di un’alterazione 
mesenterica -corrispondente a quella intestina¬ 
le e per i caratteri di quest ultima (17). Non 

(13) v. Henke Lubarsch. Manuale anat. ed istol. 
pat. Springer, Berlino, 1925. 

(14) Le stenosi infiammatorie e neoplastiche 
hanno in genere un’evoluzione alquanto più 
lenta. 

(15) Koch, studiando 44 casi di lesioni sottocu¬ 
tanee degli organi addominali, ha fatto notare 
che di queste 12 erano dovute a calci di cavallo, 
2 a caduta sul timone di un biroccino, 17 a 
schiacciamenti dell’addome di cui 13 da ruote di 
veicoli e solo 8 a cadute varie. Rimando a propo¬ 
sito ai lavori di Pelri, Hahn, Kringer, Prutz e 
Mounier, Vauce, Kleinschmidt e Hohlbaum, ecc. 
Questi Autori hanno pure potuto stabilire che le 
lesioni di questo genere interessano di preferenza 
il tenue ed assai più di rado le altre parti dell’in¬ 
testino. Vauce ha trovato su 221 casi di contu¬ 
sioni addominali 177 lesioni del tenue e fra que¬ 
ste 3 isolale del mesentere, 29 del duodeno e 15 
del crasso. 

(16) intervallo fra trauma e manifestazione del¬ 
la stenosi II tempo trascorso fra trauma ed in¬ 
tervento per la stenosi fu nei casi comunicati nel¬ 
la letteratura variabile fra 3 settimane ed un anno. 
Di solilo «3-8 settimane circa. In alcuni casi non 
operali i pazienti sono venuti a morte per la ste¬ 
nosi a 7-8 mesi di distanza dal trauma. 

(17) Stenosi a clessidra, liscia, circolare, lunga 
10 cui., rii consistenza uniforme quasi fibrosa. 
Le stenosi dissenteriche presentano di regola un 
ispessimento grigiastro irregolare a « zig-zag » 
delle pareti; quelle tubercolari retrazioni multi¬ 
ple irregolari biancastre, quasi sempre alternate 
a zone di ispessimento proliferativo infiltrante; 
quelle luetiche di preferenza localizzazioni nella 
parte alla del tenue; quelle actinomicotiche infil¬ 
trazioni diffuse, dure con colorito tendente spesso 
al cianotico, nelle quali si trovano non di rado 
piccoli focolai di rammollimento, con forte ten¬ 
denza all’adesione alle parti circonvicine, specie 


« IL POLICLINICO » 




[Anno XXXIX, Num. 22] 


SEZIONE PRATICA 


851 


sembra neppure verosimile che la perforazio¬ 
ne mesenterica debba essere considerata come 
preesistente al trauma, perche le fenestrature 
mesenteriche, sia che si vogliano interpretare 
come dovute a mancata fissazione secondaria 
del mesentere, come vorrebbe Prutz, sia come 
processo regressivo fisiologico (Federschmidt) 
o<l atavico (Klaatsch) non hanno bordi ispes¬ 
siti o retratti. Se viceversa questi caratteri del 
bordo della soluzione di continuo del mesen- 
tere dovessero essere attribuiti solo ad un pro¬ 
cesso flogistico svoltosi in quella zona si sa¬ 
rebbero trovati simili fatti di retrazioni an¬ 
che nelle parti circonvicine del meso (18). 

Sorge ora spontanea la domanda se la ste¬ 
nosi intestinale sia dovuta a contusione diret¬ 
ta dell’ansa o sia secondaria) alla lacerazione 
del mesentere, o se tutte e due le parti, in¬ 
testino e mesentere, siano state interessate 
contemporaneamente. 

Dalla storia clinica risulta che il paziente è 
stato colpito violentemente nella regione sot¬ 
tombelicale e che la contusione fu seguita a 
circa 10 ore di distanza, mentre l’infermo era 
già da tempo fermo a letto, da una lipotimia 
che appunto per questo complesso di condi¬ 
zioni mi sembra con molta probabilità attri¬ 
buibile ad un’emorragia interna. In seguito 
sono comparsi fatti peritoneali (difesa addo¬ 
minale, dolori, temperatura, leucocitosi e po- 
linucleosi, ecc.) durati quasi 2 mesi regre¬ 
diti spontaneamente. La loro interpretazione 
non è di certo facile, dato che al l'atto opera¬ 
torio non fu trovata traccia di un processo 
adesivo nella regione colpita, ma solo qual¬ 
che « essudato fibrinoso ». Siccome inon pare 
verosimile che un emoperitoneo asettico possa 
causare una fenomenologia così grave e pro¬ 
lungata (2 mesi) e non vi è nessun indizio 
che permetta supporre un'emorragia a pous- 
seé, si potrebbe forse pensare ad un processo 
limitato al Douglas (molto dolente al momen¬ 
to dell’ingresso in clinioai) nel. quale del re¬ 
sto si accumulano di preferenza le raccolte in- 
traaddominali libere. Questi fatti depongono 
forse pure per l’avvenuta lesione traumatica 
del mesentere e dei suoi vasi, giacché non, è 


alle pareti addominali; e quelle neoplasticlie una 
infiltrazione irregolare variante a seconda dei ca¬ 
ratteri del tumore, ma certamente mai così liscia 
e regolare per un’estensione simile a quella da 
noi riscontrata. 

(18) Un certo valore in questo senso può forse 
anche avere il criterio che non sono state riscon¬ 
trate altre fenestrature e che questa era situata 
al di fuori del « campo di Treves » che è la loro 
sede più comune. 


comune che ferite superficiali della parete in¬ 
testinale non interessanti l’inserzione mesen¬ 
terica, causino una così abbondante perdita 
di sangue. D'altronde non si sono osservate 
lesioni a carico dell’ansa (aderenze, cicatri¬ 
ci, ecc.) che rendessero lecito ammettere una 
sua rottura o ferita grave consecutiva al trau¬ 
ma. Per quanto il suo aspetto ricordasse quel¬ 
lo delle stenosi secondarie ad incarcerazione 
Carré, Scliulz, ecc. con compressione del me¬ 
sentere, non credo probabile potersi invocare 
un meccanismo consimile da solo per la ge¬ 
nesi della stenosi, occorrendo allora un’inter¬ 
ruzione periferica del mesentere come dimo¬ 
strato sperimentalmente da Schloffer e confer¬ 
malo in clinica dal caso di Dubs e dalle os¬ 
servazioni di rotture basali del mesentere sen¬ 
za formazione secondaria' di restringimento 
(Saalmann, Kringer, ecc.). 

Dai fatti esposti si ricava dunque l’impres¬ 
sione che la contusione abbia interessato con¬ 
temporaneamente l'intestino ed il mesente¬ 
re (19) senza poter certo discernere quanta 
parte abbia avuto per la genesi dellai stenosi 
il fattore confusivo diretto e quello vascolare. 

Dopo la prima fase acuta si è andato stabi¬ 
lendo nel nostro paziente una sintomatologia 
tipica di stenosi intestinale (meteorismo, bor¬ 
borigmi ecc.) che si è mano a mano sempre 
più accentuata. Queste tre fasi del quadro 
morboso della stenosi del tenue postraumati¬ 
ca: — trauma; periodo con reazione peritonea¬ 
le più o meno grave e prolungata; periodo d’e¬ 
voluzione della stenosi (3 settimane fino ad un 
anno prima di costringere all’intervento) — 
sono state osservate in tutti i casi finora de¬ 
scrii li e credo possano essere considerate per¬ 
ciò come caratteristiche. Essendo ormai asso¬ 
dato dall’esperienza la rapida evoluzione pro¬ 
gressiva e la benignità anatomica di queste 
stenosi, ne risulta l’indicazione netta di rista¬ 
bilire al più presto la canalizzazione normale 
del tubo enterico. A questo scopo basterà di 
regola la semplice entero-enteroanastomosi fra 
le due anse a monte ed a valle, come eseguita 
nel nostro paziente. Essa dà senza dubbio il 
risultato desiderato od è di certo meno inda- 
ginosa e traumatizzante della resezione che 
sarà opportunamente riservata ai casi in cui 
sussistano dubbi diagnostici o condizioni ana¬ 
tomiche particolari. 


(19) Le lacerazioni del mesentere « per trazio¬ 
ne » avvengono in genere in senso trasversale 
(Rost). Sencert-Ferrv hanno raccolto i 27 casi co¬ 
nosciuti fino al 1921 e Black, Bost Creasy, Dubs 3, 
Del Campo, Kocli, Palma, Vauce 3, hanno portato 
contributi casistici ulteriori a questo argomento. 


852 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Ntjm. 22] 


RIASSUNTO. 

• LA. descrive un caso di stenosi del tenue 
con lacerazione mesenterica postraumatica o- 
perato ed accenna alla patogenesi, sintomato¬ 
logia e cura di queste forme tenendo conto 
delle osservazioni cliniche e* sperimentali fi¬ 
nora fatte. 

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[Anno XXXIX, Ni m. 22] 


SEZIONE PRATICA 


853 


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SUNTI E RASSEGNE. 

SANGUE E ORGANI EMOPOIETICI. 

Linfoadenosi benigne. 

(H. Wendt. Med. Klin., 44, 1931). 

L A. descrive il quadro delle angine decor¬ 
renti con reazione linfemica. 

Le glandolo linfatiche sono tumefatte, la 
milza è aumentata di volume; nel sangue si 
hanno leucocitosi più o meno accentuate, con 
netta prevalenza degli elementi a tipo linfoci¬ 
tario (sino al 90 %); di questi si distinguono 
linfociti grandi, linfociti piccoli e linfoblasti, 
riconoscibili per l’aumento del loro volume, il 
nucleo reniforme e vacuolato: il protoplasma 
di tutti i linfociti è intensamente basofilo: i 
monoriti crescono anch’essi leggermente, e i 
polinucleati mostrano una deviazione verso si¬ 
nistra: si ha non di rado una modica eosino¬ 
filia. 

Piastrine e globuli rossi sono normali: man¬ 
ca ogni segno di diatesi emorragica. 

La malattia si accompagna a febbri elevate 
che durano 5-10 giorni presentando forti re¬ 
missioni: ma il turgore delle glandole e il tu¬ 
more di milza restano ancora per qualche set¬ 
timana dopo la scomparsa della febbre. 

Il tipico quadro ematologico può non mani¬ 
festarsi nei primi giorni della malattia, e com¬ 
pare di solito più accentuato quando più alta è 
la febbre. 

Le glandole non vengono mai a suppura¬ 
zione. 

Tra le complicazioni più temibili, si ricor¬ 
da Pitterò e le lesioni renali: non si tratta pe¬ 
rò di fenomeni frequenti non è stato mai os¬ 
servato un passaggio di queste forme in leuce¬ 
mia. 

Assai frequente ad osservarsi, invece, è una 
angina che talora ha tipo follicolare, talora 
simula la difterite. L’angina di Plaut-Vincent, 
ritenuta un tempo come fenomeno primitivo 
della malattia, e sua causa indispensabile, og¬ 
gi viene interpretata piuttosto come una com¬ 
plicazione secondaria, per cui non è più giu¬ 
stificato parlare di « angina linfocitica ». 


Nel far la diagnosi bisogna tener conto di 
tutte quelle malattie (-morbillo, tosse convulsa, 
dengue, leishmaniosi, intossicazioni da Hg) che 
decorrono con linfocitosi notevoli (ma non ol¬ 
tre il 50 %); e della leucemia linfatica acuta 
che si accompagna però sempre ad anemia e 
manifestazioni emorragiche; importante è an¬ 
che il colore del protoplasma che, nelle lin¬ 
foadenosi benigne, assume una tonalità vio¬ 
letta intensa — quale non si osserva nelle for¬ 
me leucemiche — a meno che non si tratti 
(evenienza assai rara!) di una leucemia da pla- 
smacellule. Secondo Naegeli nella leucemia lin¬ 
fatica verrebbero a mancare le granulazioni 
azzurrofilo del protoplasma: infine, anche nel¬ 
l'acme della malattia, lo -stato generale dei 
pazienti con linfoadenosi benigna si conserva 
di solito soddisfacente, in netto contrasto con 
il deperimento grave che accompagna la leu¬ 
cemia linfatica. 

La biopsia non dà elementi sicuri di giudi¬ 
zio, rivelando in questi ca-si uno stato di iper- 
plasia diffusa, con aumento degli elementi cel¬ 
lulari della sostanza follicolare, infiammazione 
dei seni, rigonfiamento e accrescimento degli 
endoteli-eosinofili e plasmaceliule che posso¬ 
no essere cresciuti di numero. 

Il quadro della reazione linfatica diffusa, 
associata ad epato-splenomegalia e febbre, ven¬ 
ne descritto da Pfejffer nel 1889, e chiamata 
« febbre glandolare ». 

11 concetto che si trattasse di una malattia 
a sè venne poi abbandonato, finche le osserva¬ 
zioni di Tiirk e gli studii degli Americani non 
lo ebbero recentemente (1921) riportato in o- 
nore (« infectiouis mononucleose »). 

Oggi, anche in Europa, si parla di una ma¬ 
lattia a sè, dovuta ad un virus spiccatamente 
lin fotropo. 

A spiegare la caratteristica deviazione ema¬ 
tologica si è dapprima invocato lo stato costi¬ 
tuzionale (status lymphaticuis) del soggetto, e 
una particolare debilità del suo sistema linfa¬ 
tico; caduta questa ipotesi, si è pensato al¬ 
lora ad una debolezza del sistema granuloci- 
tico; ma anche questa è stata abbandonata-, 
perchè non è affatto vero che la reazione lin¬ 
fatica debba intendersi come un fenomeno di 
compenso aliai scarsa risposta granulocitica; 
quando i granulociti sono malati, si ha, pu¬ 
ramente e semplicemente, un ’agranulocitosi. 

Invece si è visto che la « febbre glandolare » 
può comparire epidemicamente, è contagiosa, 
e si diffonde dal bambino all’adulto. 

Per tutte queste ragioni bisogna concludere 
che si tratti realmente di una reazione linfai- 
tica, dovuta ad un virus lin fotropo, scono¬ 
sciuto. e rivelantesi con un caratteristico qua¬ 
dro ematologico. 

Da questa va distinta- l’angina monocitica, 
' in cui non si hanno linfociti, ma monociti in 
eccesso: anche l’agente morboso della mono- 
citosi è sconosciuto. 


854 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, N'um. 22] 


Grande rassomiglianza ha, con il quadro 
delle linfoadenosi descritte, la rosolia che de¬ 
corre in modo assai simile (tranne l’esante¬ 
ma), e con un reperto ematologico quasi iden¬ 
tico: del resto si conoscono forme di rosalia 
senza esantema e, viceversa, leggeri esantemi 
nelle febbri glandolali. 

Anche la malattia delle zecche, osservata da 
Haberfeldt, nel 1914, nel Brasile, ha un qua¬ 
dro clinico ed ematologico e un decorso, assai 
simili a quelli della febbre glandolare. 

Infine si ricordi che molte altre infezioni 
(pertosse!) possono dare simili complessi mor¬ 
bosi ma, in genere, non si raggiunge mai, nel 
sangue, l’intensità di reazione linfatica che 
abbiamo descritto nelle prime 3 malattie. 

. V. Serra. 

Alcuni problemi di immunità nella leuce¬ 
mia. 

OV L. IIueper e M. Russell. Avch. inter. 

Méd., gennaio 1932). 

Partendo dalle osservazioni di Carrel e Ebe- 
ling che dimostrarono una attività antiproli- 
ierativa rispetto allo sviluppo dei granulociti 
e dei linfociti nelle culture in vitro da parte 
del siero omologo, gli AA. pensarono che 
nella leucemia venisse ad essere deficiente 
questa particolare attività esplicata dal siero 
e che in tal modo pertanto si potesse almeno 
in parte spiegare la sfrenata moltiplicazione 
di elementi ematici granulocitici e linfocitici 
ed il loro successivo riversarsi nel circolo. 

Furono istituite al riguardo ricerche speri¬ 
mentali su culture in vitro di tessuti studian¬ 
do l’influenza esplicata nel senso detto da 
parte di sieri normali o di leucemici su ele¬ 
menti del sangue normale o leucemico. 

Le conclusioni cui giungono gli autori sono 
fondatamente contrarie al presupposto teorico 
da cui erano partiti, avendo dette ricerche di¬ 
mostrato che le proprietà antiproliferative del 
siero di sangue leucemico non sono affatto di¬ 
minuite, anzi, se mai leggermente aumentate 
rispetto a quelle possedute dal siero normale. 
Gli AA. tuttavia, hanno potuto giungere ad 
altri interessanti risultati anche se apparente¬ 
mente di non chiara interpretazione : risultò 
così che il plasma leucemico inibisce la emi¬ 
grazione e lo sviluppo periferico di una cul¬ 
tura di leucociti del sangue; e che particolar¬ 
mente i sieri anlileucocitici ottenuti mediante 
trattamento endovenoso di leucociti leucemici 
nel coniglio, esplicano azione antiprnliferativa 
e antiemigrativa di fronte a leucociti normali 
e leucemici in culture in vitro. Il metodo del¬ 
le culture in vitro si presta inoltre ad un esat¬ 
to dosaggio di tali proprietà di questi sieri 
così preparati che devono essere presi in con¬ 
siderazione anche dal punto di vista pratico 
per l’azione curativa che, almeno in alcuni 
casi, è risultato possono esplicare. Ch. 


Ricerche anatomo-cliniche sull’ittero emo¬ 
litico costituzionale famigliare. 

(F. Bamatter. Le Sang, t. VI, n. 1, 1932). 

Se molte sono le osservazioni cliniche sul- 
1 i. e. cost., poche al contrario sono le ricer¬ 
che anatomo-patologi-ohe praticate su casi del¬ 
la stessa malattia, puri, venuti a mone. Dal 
caso pubblicato nel 1900 dal Minkowski, cor¬ 
redalo da autopsia, in cui per la prima volta 
l’entità clinica della malattia venne definita 
nelle sue linee fondamentali, fino ad oggi i 
casi puri, corredati da reperto autopsico, non 
raggiungono la mezza dozzina. Vero è che l'in¬ 
troduzione della splenectomia nella terapia del- 
l’ittero emolitico per opera del Banfi ha per¬ 
messo, in seguito, Tesarne anatomo-patolo- 
gico di questo organo su più larga scala : don¬ 
de il concetto delle splenoemolisi e le discus¬ 
sioni dottrinali, che ancora sussistono, fra i 
sostenitori di una teoria splenica delTaffezione 
e i sostenitori di una teoria sanguigna, aven¬ 
te per base, a spiegare la fragilità globulare, 

1 ipotesi di una malformazione congenita ed 
ereditaria delle emazie, caratterizzate dal loro 
piccolo diametro, dalla loro forma globosa (mì- 
crociti) e dalla loro ricchezza relativa in emo¬ 
globina; ma, appunto per la complessità del 
problema patogenetico non ancora pienamente 
risolto, ricerche anatomo-patologiche su altri 
organi dell’economi a in tale malattia sono 
quanto mai opportune e, per la loro rarità, 
preziose. 

L’A. riferisce dettagliatamente, dal punto 
di vista clinico e anatomo-patologico, un caso 
d ittero emolitico congenito ereditario, appar¬ 
tenente a una famiglia in cui, su cinque ge¬ 
nerazioni, comprendenti 36 membri, esiste¬ 
vano 9 casi di ittero, di cui 4 clinicamente 
idenftificati come ittero emolitico congenito 
ereditario, trasmettendosi la forma morbosa 
quale carattere dominante indipendentemente 
dal sesso. 

I dati lamamnestici (ittero congenito, debo¬ 
lezza costituzionale, vomiti biliari periodici, 
coliche biliari con eliminazione constatata di 
calcoli, orine in genere cariche, del colore del 
rlium, feci abitualmente molto scure, dima¬ 
grimento, edemi, astenia), Tesami© obbiettivo 
(ittero, splenomegalia, epatomegalia, segni di 
antica colecistite), le ricerche collaterali (ane¬ 
mia di tipo ipercromico — V. gl. 1,17 — ; pre¬ 
senza di emazie granulose, 10%; anisocitosi, 
poichilocitosi, policromato filia; emazie con 
granulazioni basoffie, Icon residui nucleari; 
piastrine 125.000; resistenza globulare sul san¬ 
gue in foto: inizio 6 % 0t completa a 3% 0 , 
sulle emazie deplasmatizzate 6 % 0 - 2,8 % 0 ; 
pigmenti biliari nel siero (V. d. B.) 3 %; co¬ 
lesterina 1,13 % 0 ; R. W. neg.; urobilinuria) 
giustificano la diagnosi d’ittero emolitico con¬ 
genito familiare. Il paziente, mentre era in os¬ 
servazione dell’A., viene a morte (anni 56) at- 



[Anno XXXIX, Num. 22] 


SEZIONE PRATICA 


855 


traverso ematemesi e melena e progressiva in¬ 
sù fl'ieienza cardiaca. 

\ iene praticato un esame analomo-palolo- 
gico completo. Da questo risulta riassuntiva¬ 
mente: Utero, splenomegalia (gr. 1820) con 
perisplenite adesiva, tumefazione dei gangli re¬ 
troperitoneali di colore rosso carico. Masse <ft 
colore rosso carico retro-pleuriche, prouaDil- 
inente di natura gangliare: midollo osseo di 
colore rosso carico (aspetto di gelatina di lam¬ 
pone) ovunque nel femore e nella tibia, anti¬ 
ca colecistite con atrofia della vescichetta bi¬ 
liare; pleurite antica bilaterale con oblitera¬ 
zione delle cavità; antica adesione pericardica; 
episodio recente di pericardite siero-fibrinosa; 
dilatazione c ipertrofia dei ventricoli; polipo 
del laringe; due piccoli noduli sulla mucosa 
dell intestino tenue. 

L'esame microscopico dei singoli organi die¬ 
de: midollo osseo: segni di esagerala erilropo- 
iesi, numerosissimi globuli rossi nucleati con 
nucleo eccentrico in carioressi e in cariocine¬ 
si (00% degli elementi nucleati del midollo), 
aumento dei mielociti e dei polinucleali eosi- 
nifoli, diminuzione dei megacariociti; grande 
quantità di emosiderina extra, ma soprattut¬ 
to inlra-cellufare; numerose cellule globuli¬ 
fere. 

Milza: la polpa occupa la maggior parte del 
tessuto splenico, essa è uniformemente infar¬ 
cita di emazie che non danno a vedere modi¬ 
ficazioni morfologiche o t in toriati notevoli. T 
seni sono collabìtì, sinuosi, resi nettamente vi¬ 
sibili dal loro epitelio, che, facendo prominen¬ 
za nei lumi vuoti, sembra un po’ più allo del 
solito. 

Questa descrizione corrisponde al quadro, 
quasi palognomonico, della <c congestione dei 
cordoni di Billroth con anemia dei seni ». I 
follicoli appaiono per lo più di grandezza soli¬ 
ta, il sistema reticolare della polpa fine; ab¬ 
bondante pigmento ferrugginoso, soprattutto 
localizzato al bordo dei seni e vicino alle Ira- 
becole e ai follicoli o in piena polpa (quantita¬ 
tivamente ferro in loto nella milza gr. 3,976); 
assenza di cellule globuli fere. Presenza di no¬ 
duli sidero-fibrosi-pigmentarii (noduli di Gam- 
na-Gandy), in cui il pigmento ferruginoso si 
Irova sotto Torma di eniosiderina e fosfato di 
ferro, raggruppalo a formare catenelle seg¬ 
mentate o piccoli cespugli che danno, nelle 
sezioni trattate col metodo di Turnbull, l’im¬ 
magine degli « champignons fantómes » (in¬ 
crostazioni ferruginose, risultato di piccole e- 
morragie che danno luogo a una proliferazione 
periarleriosa di tessuto connettivo). 

Fegato : pigmento l)erruginoso immagazzi¬ 
nato nelle cellule degli spazi di Kiernan e nel¬ 
le cellule di Kupffcr, spesso voluminose, meno 
nel parenchima! e in questo localizzato special- 
mente attorno all’asse delle travate epatiche 
(quantitativamente in un fegato del peso di 
gr.2020, gr. 2,217 di ferro); presenza di pic¬ 


coli focolai linfocitari nel tessuto periportale 
e lievi ispessimenti del tessuto connettivo at¬ 
torno ai canalicoli biliari. 

Reni : pigmento ferruginoso in piccola quan¬ 
tità nelle cellule epiteliali del tratto discen¬ 
dente delle anse di Henle, nell’epitelio dei tu¬ 
buli contorti e in quello di un’ansa glomeru- 
lare; nessun altra modificazione patologica. 

Scarso pigmento ferruginoso nei polmoni e 
nelle surrenali. 

Oltre a questi reperti, che trovano riscon¬ 
tro in altri già descritti nella letteratura in 
casi simili, LA. espone alla fine del suo lavo¬ 
ro delle constatazioni anatomo-patologiche che 
sono peculiari del -caso da lui studiato e che 
meritano d'esser riferite. 

1) Un certo grado di oxicefalia, conseguen¬ 
te verosimilmente a una sinostosi prematura 
della sutura coronaria, oxicefalia che, a lato di 
altre anomalie, quali la strettezza dei mascel¬ 
lari, il prognatismo o il micrognatismo o la 
prodenzia, caratterizza spesso gli individui af¬ 
fetti da ittero emolitico; una asimmetria pro¬ 
nunciata della calotta cranica; l’assenza com¬ 
pleta della sutura coronaria destra. 

2) Un proliferazione del periostio a livello 
dell'osso frontale, invadente in alcuni punti 
per 4/5 lo spessore dell’osso e richiamante 
l’immagine di una fibrosi all’inizio. 

3) Un carcinoide situato nella parte supe¬ 
riore dell’ileo, che l’A. pone fra i numerosi 
segni di degenerazione noti in quest’affezione 
costituzionale. 

4) Segni manifesti di una attività mielopo- 
ielica dei gangli linfatici retroperitoneali della 
radice mesenterica (segni di eritrofagia e pre¬ 
senza di focolai ematopoietici multipli), quale 
fenomeno di compenso procedente di pari pas¬ 
so con lai forte distruzione globulare. 

5) L’esistenza di masse tumorali extra-mi¬ 
dollari, aventi sede al di sotto della pleura 
lungo la colonna toracica, di colore rosso cali¬ 
cò, di consistenza piuttosto molle, midollare, 
rivestite a tratti da una sottile capsula, aventi 
struttura macroscopica paragonabile a quella 
del midollo, caratterizzate istologicamente daj- 
l’eritrofagia, dall’abbondanza del pigmento 
sanguigno, dalla presenza di un reticolo linis¬ 
simo con cellule reticolari spesso tumefatte, 
cariche di emosiderina, alcune globulifere, 
dalla ricchezza in elementi cellulari del siste¬ 
ma eritro- e mielo-poielico, cui s’aggiungono 
in alcuni settori focolai ora arrotondati ora 
allungati e biforcati di cellule piuttosto pic¬ 
cole a carattere linfocita rio, che danno alla 
formazione l’apparenza di una struttura orga- 
noide. Tumori mieloidi prevertebrali che, e 
per l’analogia topografica e per l’analogia mor¬ 
fologica, l’A. crede di porre nella stessa cate¬ 
goria dei « mielomi » p re vertebrali osservati 
dal Werlhemann e dei nodi « linfosarcomalo- 
si » a evoluzione lenta descritti dal Guizzetti, 
rispettivamente in un caso di ittero emolitico, 


85G 


w IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 22] 


e dei nodi mieloidi extra-midollari eteroto- 
pi sottopleurici osservati dal Plonskier in una 
donna affetta da un carcinoma della piccola 
curvatura e dal Salleby in una donna morta a 
81 anni di arteriosclerosi generalizzata. Foco¬ 
lai mieloidi eterotopi prevertebrali che FA., 
seguendo Plonskier, propende a interpretare! 
fra le varie ipotesi a tal proposito emesse, 
come aventi origine verosimilmente dai gan¬ 
gli linfatici scaglionati lungo la colonna ver¬ 
tebrale al di sotto della pleura e aventi acqui¬ 
stato una funzione mielopoietica, quasi di sup¬ 
plenza, in certe malattie nelle quali l’iperat- 
tivita intramidollare è divenuta insufficiente. 

Concludendo il suo studio, FA. afferma 
che è la alterazione del midollo osseo quella 
che figura in primo piano nel quadro anato- 
mo-patologico della malattia, che si tratta di 
una malattia primaria, costituzionale del mi¬ 
dollo osseo, in particolare del globulo rosso, 
che la splenomegalia non è che un epifenome¬ 
no, corrispondente a una « ipersplenia rela¬ 
tiva » conseguente alla produzione di emazie 
anormali nel midollo osseo. Alla perdita di 
globuli rossi, forse alla esagerata funzione eri- 
troclasica della milza, il midollo osseo cerca 
di lare equilibrio aumentando considerevol¬ 
mente la sua attività e questo sforzo si mani¬ 
festa anche nella comparsa di formazioni mie- 
ioidi prevertebrali e di focolai mielopoietici 
nei gangli linfatici retroperitoneiali, quali so¬ 
no stati descritti, mentre non fu trovata nel 
caso in questione nè. nella milza nè nel fegato 
nessuna traccia di formazioni mielopoietiche, 
sebbene questi siano gli organi in cui con pre¬ 
dilezione si vede ricomparire la funzione emo¬ 
poietica in certe malattie del sangue come 
nell’anemia mielogena (per es. cancro dello 
scheletro), e nei quali la maggior quantità di 
ferro in simili casi si trova e più attivo il 
processo di distruzione delle emazie. 

Il lavoro attinge largamente alla letteratu¬ 
ra apparsa fino ad oggi sull’argomento ed è 
corredato da una ricca bibliografia. 

P. Molinari Tosatti. 

ORGANI DI MOVIMENTO. 

La periostosi inguainante acromelica. 

(M. C. Lasserre. Journal de Médecine de Bor¬ 
deaux, 10 marzo 1932). 

Con questo nome, con cui si indica la le¬ 
sione dominante, FA. vuol definire l’osteo-ar- 
tropatia ipertiofizzante pneumica di P. Marie, 
vale a dire quell'affezione caratterizzata dal- 
1 ’iperostosi simmetrica dei quattro arti, spe¬ 
cialmente localizzata alle falangi ed alle epi- 
iisi distali delie ossa dell’avambraccio e del¬ 
la gamba, talora estesa alla radice degli arti 
e alle ossa piatte del tronco, accompagnantesi 
ad una cifosi dorsale inferiore e lombare e ad 
una certa partecipazione delle articolazioni. Di 
detta sindrome clinica FA. fa un interessante 


studio anatorno radiografico, riportando la 

descrizione dei casi pubblicati dai vari autori 

nonché un. certo numero di osservazioni per¬ 
sonali. 1 

La periostosi inguainantc delle estremità è 
abitualmente una malattia dell’adulto e più 
specialmente del sesso maschile. 

1) sopravviene il più sovente in corso di 
malattie polmonari e non tanto acute quanto 
(bronchiectasie, pleuriti purulente prolunga¬ 
le, bi orchiti croniche, tubercolosi polmonare 
e più raramente, cancrene, epiteliomi, cisti 
i dati dee del polmone, tumori del mediastino); 

. 2 ) vi sono dei casi in cui la lesione deter¬ 
minante sembra localizzata nel distretto por¬ 
tale (affezioni biliari, cirrosi biliari); ma sem¬ 
bra che si tratti più di dita ippocratiche, con 
interessamento delle parti molli ma senza le¬ 
sioni ossee, che della vera malattia di P. Marie; 

3) in altri casi riconoscerebbe per causa 

una cianosi congenita per malformazione car¬ 
diaca; 

4) un tumore periferico, un focolaio d'in¬ 
fezione possono rappresentare l'origine di det¬ 
ta malattia, sopra tutto quando vi è un osta- 
< olo marcato all ematosi. A questo proposito 
FA. descrive due casi di malati di morbo di 
Pott uno di Sorrei, Sorrel-Dejérine e Viel, ed 
uno personale; 

5) alcuni casi di aneurisma dell’aorta to¬ 
racica e dei suoi rami sembrano in rapporto 
con le deformazioni ossee; 

6) infine come esempio di cause associate 
1 A. riporla un caso di Deb ré e Yogt di una 
ragazza affetta da epatomegalia e da una sin¬ 
drome basedovoide. 

Vi sono inoltre dei casi in cui l’etiologia 
resta sconosciuta, ma nella grande maggio¬ 
ranza delle osservazioni la sindrome si svilup¬ 
pa successivamente a tossinfezioni subacute o 
croniche. L’origine polmonare è spesso incon¬ 
testabile e bisogna guardarsi da casi di tuber¬ 
colosi fibrosa, decorrenti inosservati, ma ca¬ 
paci di provocare simili lesioni. 

Circa la patogenesi bisogna riconoscere che 
non ci sono osteopatie in cui si possano in¬ 
vocare in modo più dimostrativo le influenze 
vasomotorie. Già che una parte delle lesioni, 
i processi di rarefazione centrale, più partico¬ 
larmente epifisaria, quelli della sovrapposizio¬ 
ne periferica inguainante, i disordini nella de¬ 
posizione del calcio, si possono attribuire ad 
una vascolarizzazione anormale, a una stasi 
venosa. Ma tutto questo non basta per spie¬ 
gare la produzione di osso nuovo, che, in det¬ 
ta forma, a differenza delle semplici dita ip¬ 
pocratiche, si verifica. E per questo FA. in¬ 
voca, come indispensabile, l’apporto di tossi¬ 
ne metaboliche, tumorali, microbiche e forse 
di forme microbiche speciali filtranti, che lo¬ 
calizzandosi nel luogo segnato dai disordini 
vascolari completerebbero il quadro anato¬ 
mico. 

In quanto alla sintomatologia si constata 





[Anno XXXIX, Num. 22 ] 


SEZIONE PRATICA 


857 


dai numerosi quadri raccolti che i fenomeni 
dolorosi sono mollo frequentemente segnalati 
sia nettamente articolari, sia periarticolari, ta¬ 
lora folgoranti, generalmente regimato idi, pre¬ 
sentanosi a poussées e coincidenti spesso con 
fenomeni infiammatori (edema, impastamen¬ 
to, impotenza funzionale). 

Ma sono sovrattutto le deformazioni e gli in¬ 
grossamenti a carico delle estremità che costi¬ 
tuiscono la lesione dominante del periodo di 
stalo. Le mani sono enormi ma soprattutto 
colpiscono, a differenza di quanto si trova nel¬ 
l’acro megalia, per la loro deformità. Le dita 
sono un po’ allungate ma principalmente 1 mol¬ 
to larghe, hanno un aspetto a bacchetta di 
tamburo per il rigonfiamento della falangetta 
che ha tendenza a porsi in iperestensione. 
L’unghia è larga e ricurva a becco di pappa¬ 
gallo, striata e facile a spezzarsi. La regione 
carpo metacarpica appare indenne se si eccet¬ 
tua una modica ipertrofia delle teste dei me¬ 
tacarpi. 11 polso è notevolmente ingrossato in 
ogni senso e manifestamente deforme sì da 
dare a prima vista l'impressione di un’artrite 
deformante. 

L'aspetto dei piedi è analogo a quello delle 
mani: le stesse alterazioni a carico delle dita. 
E, mentre la regione tarso metatarsica appare 
poco colpita, la regione malleolare si presen¬ 
ta enorme, a zampa di elefante. 

In questi aumenti di volume la parte domi¬ 
nante è da attribuirsi all’osso. Tuttavia anche 
le parti molli presentano qualche disturbo tro¬ 
fico: ictiosi, pigmentazioni, eczema, edema 
cronico. 

L’ipertrofia ossea, abitualmente localizzata 
alle suddette regioni, colpisce talora anche al¬ 
tre ossa ma in una maniera molto manifesta. 
Così le diafisi delle ossa lunghe, ma sopra 
tutto del radio e dell’ulna, della tibia e del pe¬ 
rone, le ossa del bacino, le clavicole, lo ster¬ 
no, le coste possono essere prese dal processo. 
Le lesioni vertebrali si manifestano clinica- 
mente con una cifrai tardiva, invariabilmente 
dorsale inferiore e lombare. Per una mallea¬ 
bilità eccessiva il torace può apparire deforma¬ 
to alle basi. Le ossa del cranio e della faccia 
non si presentano almeno clinicamente colpi¬ 
te. Indipendentemente dalle lesioni ossee esi¬ 
stono anche reazioni articolari localizzate so¬ 
pra lutto al polso e ai malleoli manifestantesi 
con dolori e limitazioni funzionali. 

In quanto agli altri apparati non si nota 
nulla di caratteristico. So o l’esame dell’appa¬ 
rato respiratorio può dare risultati dimostrativi 
per l’origine dell’affezione. 

Circa il decorso si ha un’evoluzione len¬ 
tamente progressiva e procedente per pous¬ 
sées con periodi intervallari di calma. Ecce¬ 
zionale la regressione. Il prognostico è prin¬ 
cipalmente legato all’affezione iniziale, sia di 
natura infettiva, sia di origine polmonare. Co¬ 
me complicazione piuttosto rara la produzione 
di fratture spontanee. 


L’A. viene quindi a considerare il problema 
anatomo-radiografico dell’affezione in parola. 
Lo studio radiologico può essere il solo a dare 
dei dati importanti nei casi in cui non sono 
palesi alterazioni grossolane e l’affezione è fun¬ 
zionalmente latente, non accompagnandosi nè 
a dolori nò a limitazione dei movimenti. La ra¬ 
diografia infatti dimostra due serie di lesioni: 
1) la formazione di un manicotto semi opaco, 
a limiti indistinti, irregolari, osteoperiostico, 
circondante, spesso con l’intermezzo di un sot¬ 
tile stenterello chiaro, la diafisi ma anche le 
epifisi delle ossa delle estremità, escluse le os¬ 
sa del carpo, del tarso e le falangette: detta 
guina osteoperiostica è la caratteristica radio¬ 
logica della malattia di Marie; 2) l’estrema ra¬ 
refazione del tessuto osseo diffusa a tutto lo 
scheletro, ma sopratutto accentuata alle falan¬ 
gette. Così, fa notare l’A., una volta di più 
i processi di osteite rarefacente e di ipertrofia 
ossea sovrapposti, localizzati in apparenza, so¬ 
no radiograficamente rivelabili in un’estensio¬ 
ne più importante dello scheletro, se non ana¬ 
tomicamente quasi generalizzati. 

I documenti anatomici non sono molto nu¬ 
merosi. Ma aneli‘essi rivelano l’aumenlo di 
volume delle estremità ossee, la presenza sulla 
superficie di neoformazioni ossee, irregolari, 
sporgenti, formanti spesso come una guaina 
attorno all’osso primitivo, 'con quelle localiz¬ 
zazioni di scelta già altrove notale. Su di una 
sezione si vede bene che si tratta di una pe- 
riostosi : al di sotto del periostio, al di sopra 
dell’osso normale, coi suoi sistemi haversiani 
situati longitudinalmente, è disposto uno stra¬ 
to di osso nuovo a sistemi haversiani perpen¬ 
dicolari ai precedenti. In opposizione a questa 
j>eriostosi si può trovare profondamente una 
osteite rarefacente con canale midollare allar¬ 
gato. Le modificazioni articolari sono frequen¬ 
ti ma variabili. A carico delle superlici artico¬ 
lari che sono per lo più indenni sono stale no¬ 
tate semplici rugosità, ma anche erosioni sim¬ 
metriche con sinovitc evidente. Maggiormente 
notato è stalo uno sviluppo anormale per ab¬ 
bondanza del tessuto grassoso peri-articolare. 
Alcuni autori hanno anche constatato un leg¬ 
gero grado d’artrite deformante. L’esame isto¬ 
logico dimostra nello strato osseo peridiafisa- 
rio un processo di neoformazione periferica, 
dovuto ad una moltiplicazione osteoblastica, 
ed una calcificazione progressiva delle sostan¬ 
ze fibrillari, inter fibrillari ed intercellulari. Al 
di sotto si constata un riassorbimento osteo- 
elastico riguardante verso la periferia l’osso 
nuovo e verso il centro l’osso antico. 

È innegabile, conclude l’A., che questa sin¬ 
drome si sviluppi consecutivamente, a tossi- 
infezioni subacute e croniche. Le influenze va¬ 
somotrici creano un terreno favorevole, ma la 
produzione di osso nuovo esige delle condi¬ 
zioni indispensabili ma del resto eccezionali 
come l’intervento di tossine metaboliche,' tu¬ 
morali, microbiche. Rubegni. 





« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 22] 



L’osteosintesi con infìbulazione intracorti- 

cale. 

(Just. Zentrbl. /. Chir., n. 40, 1931). 

Secondo TX. i disturbi del processo di gua¬ 
rigione di una frattura trattata con osteosin- 
tesi sono dovuti alla grandezza, al peso e alla 
•composizione chimica del corpo estraneo ado¬ 
perato. 

L’infibulazione intramidollare procura una 
buona contenzione ma danneggia inevitabil¬ 
mente il midollo ed esclude la formazione del 
•callo endoslale provocando un ritardo della con¬ 
solidazione. 

L'infibulazione intracorticale evita tale incon¬ 
veniente. Il metodo consiste nel mantenere i 
frammenti in buona posizione mediante uno o 
due fili metallici posti nello spessore della cor¬ 
ticale secondo l’asse longitudinale dell’osso. Po¬ 
sti i frammenti in buona posizione si fanno 
con lo scalpello due segni: uno sopra e uno 
sotto la rima di frattura e in corrispondenza 
di questi si pratica col trapano un foro nello 
spessore della* corticale per la profondità di uno 
o più centimetri. La larghezza dei fori deve 
essere proporzionata allo spessore dell’osso 
in modo che da tutte le parti rimanga intorno 
ai fori un sufficiente strato di sostanza com¬ 
patta. Il filo metallico, di adatta lunghezza, si 
infila prima nel frammento meno mobile la cui 
•superficie così armata viene adattata alla su¬ 
perficie dell’altro frammento introducendo lo 
estremo del filo metallico nel foro corrispon¬ 
dente. Apparecchio gessato. 

Questo metodo ha il vantaggio di adoperare 
un corpo estraneo assai piccolo che, per la 
sua posizione intracorticale, non danneggia nè 
il callo end ostale nè quello peri ostai e. 

In 5 casi — di cui tre complicati — così 
trattati dall’A. i risultati sono stati soddisfa¬ 
centi. G. Pacetto. 

Miosite ossificante progressiva. 

(W. F. Mair. Edimburgh Medie. Joiirn., gen¬ 
naio 1932). 

La miosite ossificante progressiva è una ma¬ 
lattia dell'apparato locomotorio del bambino; 
essa interessa muscoli, tendini, legamenti, fa¬ 
sce ed aponeurosi nei quali compaiono zone 
di calcificazione ed è caratterizzata da esacer- 
bazioni acute fra le quali ci sono periodi di 
quiescenza. 

Il nome di miosite ossificante non è pro¬ 
prio; bisognerebbe cambiarlo con quello di 
fibrosite ossificante. 

E una malattia rara; ne sono stati descrit¬ 
ti circa 70 casi. Pare abbila una speciale pre¬ 
dilezione per la razza anglosassone, è più fre¬ 
quente nei maschi. La malattia ha inizio per 
lo più nella prima infanzia, ma in qualche caso 
era presente già alla nascita e in qualche al¬ 
tro la malattia ha avuto inizio nell’età adulta. 

Nell’etiologia il fattore ereditario è impor¬ 


tante perchè la malattia si riscontra spesso 
fra ì genitori. Alcuni dàinno importanza al¬ 
l’esistenza di reumatismo nei genitori, altri a 
disturbi nervosi (epilessia, imbecillità). Si dà 
grande valore al trauma, sia esso rappresenta¬ 
to dal trauma della nascita o posteriore. Sono 
state incriminate numerose malattie infettive 
del bambino (vaiolo, difterite, scarlattina) o 
della madre (tifo). 

Umicamente la malattia si presenta con 
tumefazioni varie, asimmetriche o simmetri¬ 
che, di consistenza varia (dura, o anche flut¬ 
tuante). Queste tumefazioni possono scompa¬ 
rire; sono ricoperte da cute non aderente, ma 
possono anche ulcerarsi. Per la sede, muscoli 
che non furono mai colpiti sono il cuore, il 
diaframma, la lingua, i muscoli laringei e gli 
sfinteri. Sede di inizio più frequente è il collo, 
poi il capo. Frequente è l’inizio allo sterno¬ 
cleidomastoideo, da un lato solo o da tutt’e 
due. Fu vista iniziare la malattia anche all’ar¬ 
ticolazione t e mpor orna n d i boia re, alla regione 
lombare, davanti o dietro l’orecchio. Rara- 
mente sono colpiti gli arti inferiori, come pu¬ 
re gli intercostali e i masseteri. Spesso sono 
colpiti i muscoli addominali. 

È frequente l’associazione di alterazioni 
congenite a carico delle dita. 

La temperatura del malato è lievemente 
febbrile, nei periodi di riacutizzazione, ma 
non sempre. La malattia) non provoca dolori 
e solo raramente danneggia sensibilmente lo 
stato generale. Le complicazioni dipendono o 
dalla notevole massa calcificata o da infezio¬ 
ne. Se sono colpiti i muscoli respiratori è 
frequente la dispnea; in questi casi complica¬ 
zioni facili a verificarsi sono la polmonite a- 
cuta e la tubercolosi polmonare. 

Due casi descrive dettagliatamente FA. Uno 
è terminato colla morte, ma non fu possibile 
praticare l’autopsia. R. Lusena. 


9^ Rammentiamo Vinteressante pubblicazione : 

Dott. Prof. ANDREA FERRANNINI 

Docente di Patologia Speciale Medica 
e di Clinica Medica nella R. Università di Napoli 

PATOLOGIA SPECIALE MEDICA 

EPITOME 

ad uso dei Medici e degli Studenti 

Prefazione del Prof. AGENORE ZERI. 
Direttore dell’Istituto di Patologia Speciale Medica 

nella R. Università di Roma 

Riportiamo l’Indice dèi capitoli : 

Cap. I. Patologia della costituzione individuale. — 
Cap. II. Patologia del ricambio materiale. — Cap. III. 
Patologia degli organi endocrini. — Cap. IV. Patolo¬ 
gia del cuore e dei vasi. — Cap. V. Patologia delle 
vie respiratorie. — Cap. VI. Patologia dello stomaco. 
— Cap. VII. Patologia dell’intestino, del pancreas, del 
peritoneo- — Cap. Vili. Patologia del fegato e delle 
vie biliari. — Cap. IX. Patologia del sangue. — 
Cap. X. Patologia dei reni, della vescica, della pelvi 
renale. — Cap. XI. Patologia del sistema nervoso. — 
Cap. XII. Patologia delle infezioni. 

Volume in-8°, di pagg. XII-524, nitidamente stampato, 
con 151 figure in nero ed a colori nel testo. Prezzo: 
in brochure L. 5 6» rilegato in tela L. 64; più le 
spese postali di spedizione. Per gli abbonati al « Po¬ 
liclinico » rispettivamente L. 50 e L. 58 in porto 

Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
stale Succursale diciotto, ROMA. 





[Anno XXXIX, Num. 22] 


SEZIONE PRATICA 


859» 


L’ATTUALITÀ TERAPEUTICA 

Nuovi rimedi sintetici ad azione antima¬ 
larica: l’atebrina. 

I chimici Mietzsch e M^uss ampliando e 
sviluppando le ricerche che avevano portalo 
alla formazione della plasmochina, hanno 
ogg 1 ottenuto per via sintetica un nuovo pro¬ 
dotto, l’atebrina : si tratta di un derivato acri- 
dhhco, una polvere gialla -che si liquefa a 245- 
255 e si scioglie in acqua a 40°, alla soluzione 
del 7 %, dando una reazione alcalina. 

Kikuth (Deut. Med. Woch ., 14, 1932) ha 
potuto stabilire che l'atebrina è un rimedio 
specifico degli schizoidi e si distingue perciò 
dalla plasmochina che è il rimedio dei gameti. 

L’uso combinato dell’atebrina e della pla¬ 
smochina tronca definitivamentp febbre e re¬ 
cidiva: l’esperienza fattane all’Istituto di Am¬ 
burgo e in zone tropicali, lo conferma. 

Di fronte alla malaria inoculata nei parali¬ 
tici e che rappresenta (Sioli, ibidem ) un mezzo 
sicuro per saggiare l’efficacia dei rimedi an¬ 
timalarici, l’atebrina si è dimostrata allivissi- 
ma e particolarmente efficace nell’impedire 
le recidive. 

La posologia indica dosi singole di g. 0,2 
da ripetersi 2-3 volte al dì per più giorni: 
dosi più alte possono dare disturbi a carico 
dell’apparato digerente. 

_ Nel campo dell'infezione spontanea Peter 
( ibidem ) ha osservato una pronta azione del- 
l’atebrina nella terzana benigna e nelle for¬ 
me giovani (anelli) della maligna: i gameti 
della ITT benigna -cedono, quelli della maligna 
invece resistono allatebrina. 

Muhlens (l\liinch. Med. Woch , 14, 1932) af¬ 
ferma che l’atebrina è ben tollerata fino alla 
dose totale di gr. 4,8, mette in guardia- contro 
la colorazione gialla- della cute, che deve at¬ 
tribuirsi all’azione dell’acridina, e non ad una 
lesione del fegato, giacché scompare 2-3 set¬ 
timane dopo: l’atebrina è ben tollerata nelle 
forine.' d’idiosincrasia & nelle emoglobinurie 
cbininiche; la cura -combinata con atebrina e 
plasmochina appare la più efficace e racco¬ 
mandabile. V. Serra. 

Una relazione su 50 casi di malaria cu¬ 
rati col l’atebrina. 

Questa relazione fu fatta da R. Green (The 
Lancet , 6 aprile 1932). L’atebrina era prima 
chiamata- erion. È un prodotto sintetico, chi¬ 
micamente molto vicino alla plasmochina. È 
confezionata in pastiglie che contengono ognu¬ 
na 10 oentigr. della sostanza; si usa a dosi di 
1/6 delle dosi di chinina. 

L’A. ha somministrato atebrina per imi a set¬ 
timana in 50 malarici facendo contemporanea¬ 
mente un controllo con 46 malarici curati col 


chinino. Nei riguardi dell’azione parassitimela- 
1 atebrina si è comportata -press’a poco come 
la chinina nella terzana benigna e nella quar¬ 
tana, mentrei nella maligna si è avuta persi¬ 
stenza maggiore di parassiti nel sangue dei 
malati curati con atebrina. L’atebrina ha avu¬ 
to efficacia di poco inferiore alla chinina nel 
riguardi della durata della febbre. Le recidive 
a breve scadenza sono state più frequenti col- 
1 uso della chinina che con quelle dell’atebrina. 

Nei riguardi dei gametociti chinina e ate¬ 
brina si sono comportate ugualmente cioè ci fu 
scomparsa completa dei gametociti della quar¬ 
tana, scomparsa in quantità scarsa di quelli 
della terzana benigna, nessuna modificazione 
nei gametociti della maligna. L’atebrina non 
modifica, come la plasmochina, l’ulteriore svi¬ 
luppo del gametocito nella zanzara. 

Dei 50 inalati curati con atebrina, 2 si la¬ 
mentarono di cefalea e di dolori addominali 
senza vomito. In 7 casi ci fu colorazione gial¬ 
la della cute e delle sclere dovuta non a iitero- 
ma all’azione colorante del medicamento; que¬ 
sta colorazione comparve per lo più il giorno- 
seguente la cessazione della cura e persistette 
per 8-15 giorni. L’atebrina non ha dato albu- 
in in uria; in due casi di quartana l’albuminu- 
ria scomparve durante la cura di atebrina. 

Questa sostanza si elimina per le urine. 

La dose di atebrina da usarsi è di 10 centigr. 
per 15 Kg. di peso corporeo al giorno, per 6-7“ 
giorni. La cura dev’essere preceduta da un pur¬ 
gante. La quantità di atebrina che si riscontra 
nelle urine indica- quando c’è accumulo del 
medicamento e quindi preannunzia la compar¬ 
sa del colore giallo delia cute. 

L’atebrina si comporta come la chinina nei 
riguardi della quantità di emoglobina del san¬ 
gue e nei riguardi del peso dei malati e dell 
volume della milza. R. Lusena. 


MF* Pubblicazione dì eccezionale interesse per tutti ì me 
dici pratici: 

Accuratamente riveduta e notevolmente ampliata è- 
uscita la Seconda Edizione dell’importante libro : 

Prof. LUIGI FERRANNINI 

DIRETTORE DELLA CLINICA MEDICA DELLA R. UNIVERSITÀ DI BARI 

La Terapìa clinica nella Medicina pratica 

Indicazioni - Prescrizioni igieniche fisiche 
DIETETICHE E FARMACEUTICHE 

Opera premiata con medaglia d’oro al merito clinico 
« Guido Baccelli ». 

Volume in- 8 " di pagg. xil- 643 , nitidamente stampato. Prezzo: 
in brochure L. 5 6 J rilegato in tela con iscrizioni sul piano e 
sul dorso, L. 64, più le spese postali di spedizione. Per i no¬ 
stri abbonati, rispettivamente, sole L. 5 O in brochure e L. 5 8 - 
rilegato in tela, con spedizione franca di porto. 


Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Suc¬ 
cursale diciotto, ROMA. 


86C 


« IL. POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 22] 


NOTIZIA BIBLIOGRAFICA. 

L. Arcangeli. Scritti medici scelti. Raccolti e 

stampati per cura- di un Comitato d’onore. 

Voi. di pagg. xvi-292. Prezzo L. 50. 

Riportiamo la Prefazione che per la raccolta 
di questi Scritti del prof. Arcangeli si è com¬ 
piaciuto scrivere il prof. Sen. R. Bastianelli : 

« I pensieri fondamentali contenuti in que- 
(( sti scritti e in altri qui non pubblicali erano 
« a me noti per averli sentiti esporre dalla 
« voce dell’Autore in Società scientifiche, e in 
a conferenze, e per averli almeno in parte letti 
« mano mano che furono pubblicati. 

« Rileggendoli oggi mi tornano alla memo- 
(< ria gli anni assai lontani nei quali furono 
«pensati e le conversazioni e discussioni col 
« prof. Arcangeli, guidate sempre da un’idea 
« chiara e originale come chiara e originale è 
« quella che domina in ognuno dei suoi scrit- 
« ti. Ma non è solo questo ricordo sentimen- 
« tale che rievoca la sua e la mia giovinezza, 
« e il nostro cammino attraverso lo studio dei 
« malati e la professione, e soprattutto rievoca. 
« coloro che ci furono cari e stimati maestri 
« e compagni, in un’epoca lontana nella qua- 
« le l’entusiasmio per il lavoro era la base del- 
« la nostra amicizia immutata fino ad oggi. 
« È veramente l’impressione che son certo 
« proveranno i lettori, di trovarsi dinanzi ad 
« una mente geniale che vede in modo chia- 
« ro il nodo di una questione, getta sui fat- 
« ti la luce che li illumina tutti insieme e li 
« spiega e li raggruppa dominandoli con un 
« pensiero fondamentale preciso. 

« Chi legge lo scritto sulla clorosi resterà 
« colpito dalla visione perfetta del problema 
« patogenetico quale lo ha risolto Arcangeli. 
« Oggi la dottrina della secrezione ovarica ha 
« avuto uno sviluppo tale che lo studioso di 
« questi giorni non potrà neppure imaginare 
« come 35 anni fa un giovane medico potesse 
« giungere a conclusioni così precise per sua 
« purai intuizione, non vagamente ipotetica ma 
« inspirata da un esame razionale dei fatti. Chi 
« getta un'ipotesi qualsiasi quale spiegazione 
« di un fatto morboso potrà anche precorrere 
« i tempi talora, ma non servirà mai a susci- 
« tare lavori e pensieri se la sua ipotesi non 
« è basata su fatti. Arcangeli non ha mai lan- 
« ciato vaghe teorie destinate a restare sterili: 
« ha osservato, veduto i fatti e ha saputo in- 
« spirarsi da essi. 

« Il suo stile è di precisione e di semplicità 
« e chi conosce l’uomo e il medico lo rivede 
« negli scritti. In questi egli non è retore, co- 
« me al letto del malato non è mai un fanta- 
« sioso ragionatore vagante sulle infide onde 
« di una logica senza sicure premesse. Egli 
« vede e parlai e illumina la diagnosi colla pa¬ 
li rola come negli se ritti illumina i fatti con 
« una sintesi e con una teoria. 


« La genesi della cianosi nei vizi congeniti 
« di cuore e nelle altre malattie cardio pol- 
« monari è stata da lui illustrata e studiata con 
« tenacia in vari scritti per 24 anni e le ri- 
« cerche successive di fisiopatologia sono d’ac- 
« cordo colla sua dottrina. 11 lettore troverà 
« nei tre scritti qui scelti un materiale di os¬ 
ti servazione fecondo d'inspirazione e d'istru¬ 
ii zione, e ancora dovrà ammirare la chiara 
« percezione dell’Autore in un argomento così 
« difficile. 

« 1 chirurghi saranno specialmente interes- 
« sati nello scritto « Perchè la laparatomia 
« guarisce la peritonite tubercolare », che data 
« dal 1899, epoca nella quale si «credè che la 
« laparatomia dovesse essere il tocca e sana 
« della tubercolosi peritoneale. Se oggi la cura¬ 
li chirurgica è limitata solo ai casi nei quali si 
« può trovare e rimuovere la causa della pe¬ 
li ritonile senza mutilazioni e rischi, ciò non 
« vuol dire nulla contro l'interpretazione di 
« Arcangeli. I chirurghi e i medici non tanto 
« hanno perduto fede nella guaribilità della tu¬ 
li bercolosi peritoneale colla laparatomia quan¬ 
ti to ne hanno acquistata una maggiore nella 
« cura medica. Arcangeli colla sua dottrina, 
« come portò allora sussidio d’interpretazione 
« all’opera chirurgica, può oggi essere richia- 
« mato come autore di una dottrina di gua- 
« rigione biologica della tubercolosi di valore 
« generale, sia la cura medica o chirurgica, 
« poiché si tratta sempre di un fatto curativo 
« che ha origine- da reazione dell’organismo di 
« fronte all’agente patogeno. 

« Altri scritti qui riprodotti riveleranno al 
« lettore vedute originali teoriche e patogene- 
« fiche: ma si resterà altrettanto colpiti dalle 
« vedute terapeutiche dell’Autore e dal suo spi¬ 
li rito di clinico che interpreta e cura. 

« Ad alcuni medici conoscitori profondi di 
« anatomia patologica e di fisio-patologia, e 
« guidati da mente clinica superiore, è la dia¬ 
li girosi e lo studio scientifico che desta il 
« massimo interesse. Ad Arcangeli, medico 
« pratico, questo studio dottrinale suggerisce 
« una cura. E per questo suo modo di pen- 
« sare terapeutico egli è vicino ai chirurghi: 
« decisione pronta, cui segue azione imme- 
« diata, mezzi energici, energicamente sona¬ 
li ministrali, pesando vantaggi e rischi colla 
« mira tàellia guarigione causale, non colla 
« blanda terapia sintomatica. Molto -c’è d’ap- 
« prendere da lui sulla terapia. Ma chi non 
« ha, avuto la fortuna di averlo compagno 
« di ansie e speranze al letto del malato non 
« potrà mai conoscere a fondo la virtù te¬ 
li rapeutica del nostro caro collega, inspira¬ 
li tore spesso al chirurgo di audacie e tentativi 
« che potrebbero ad altri sembrare disperati. 

« E forse per questa sua « parentela d’eie- 
« zione chirurgica » che fece di Arcangeli non 
« solo un amico ma un consigliere a me e a 




[Anno XXXIX, Num. 22] 


SEZIONE PRATICA 


861 


« tanti prezioso, ohe io devo l’onore di essere 
« stato scelto a scrivere questa prefazione nel- 
« la quale son certo le parole non furono det- 
« tate solo dall’affetto che ci congiunge da 
«anni, ma dall’esame ripetuto e accurato dei 
« lavori stessi che renderanno, sicuramente, 
« più apprezzato il nostro collega. Egli mode- 
« sto e sereno non ha mai strombazzato vane 
« parole, nè ha cercato rivendicazioni, onori o 
« posizioni anche quando le sue dottrine si la- 
« sciavano dimenticate in Italia e fuori e il 
« suo grande merito clinico passava inosserva- 
« to alla Scienza ufficiale ». 

Roma, Aprile 1932-X. 

Raffaele Bastianelli. 


CENNI BIBLIOGRAFICI .(*) 

W. Knote, Die Dickdarmschleimhaut , ihre 

normale und pathologische Funktion im 

Róntgenbilde. Ed. Thieme, Lipsia, 1932. 

L’A. che è discepolo del Berg, seguendo gli 
stessi criterii adottati dal maestro per lo stu¬ 
dio radiologico della funzionalità dello sto¬ 
maco e del duodeno, cioè l importanza di met¬ 
tere in evidenza con tecnica appropriata il 
gioco delle pieghe e dei rilievi della mucosa, 
ci dà in questo libro uno studio accurato della 
mucosa del colon in condizioni normali e pa¬ 
tologiche. 

La tecnica, per i cui dettagli rinviamo al la¬ 
voro del Knote, consiste nella somministra¬ 
zione di un clisma opaco di particolare consi¬ 
stenza ed aderenza, permodocchè dopo eva¬ 
cuato il clisma con i residui restino disegnati 
in tutti i dettagli le pieghe ed i rilievi della 
mucosa, ottenendo cosi delle immagini che 
meglio delle altre ottenute con la solita tec¬ 
nica sono in grado di darci un’immagine viva 
della funzionalità del colon nelle varie circo¬ 
stanze. 

Così LA. ha potuto studiare il colon in con¬ 
dizioni fisiologiche ed i varii tipi della fun¬ 
zionalità; il reperto radiologico nei disturbi 
funzionali e sovrattutto nella colica mucosa 
e nei varii tipi segmentarli da irritabilità ri¬ 
flessa. 

Ci espone poi le varie immagini dei processi 
infiammatorii, quale la colite nei varii suoi 
stadi, nella tubercolosi, nell’infiammazione 
dell’appendice. 

Con buoni radiogrammi ci dimostra anche 
l’importanza di questo metodo per lo studio 
dei diverticoli del colon e dei neoplasmi. 

Il lavoro è stato condotto con molta accura¬ 
tezza, con iconografia abbondante e nitida 
fi 13 figg.); i risultati ci sembrano interessanti 
e come tali degni per lo meno di essere presi 
in considerazione e controllati. 

Gast. Meldolesi. 

(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui 
si desidera la recensione. 


Liiarrier e Loubat. Traitement chirurgical 
de la tubercolose pulmonaire. Masson, Pa¬ 
ris 1932. 

Tutti coloro che si occupano di tisiologia 
sono oggi d’accordo nel ritenere che quando 
un caso di tubercolosi pleuro-polmonare ri¬ 
mane attivo © infettante perchè un pneumoto¬ 
race terapeutico si è mostrato inefficace o in¬ 
completo, è necessario ricorrere ad altri mezzi 
che assicurino Limmobilizzazione del polmone 
e la stabilizzazione della lesione. 

Si deve cioè ricorrere a interventi chirur¬ 
gici che 'possono andare a seconda dei casi da 
una semplice frenicectomia alla più estesa e 
complessa toracoplastica. Nel campo degli in¬ 
terventi chirurgici per tubercolosi polmonare 
è oggi più che mai tutto un fervore di studi 
sulle indicazioni, di proposte di nuovi inter¬ 
venti. Sono perciò evidenti le difficoltà che 
deve superare chi voglia fare un lavoro di sin¬ 
tesi e di critica. 

Gli autori del volume annunciato sopra, 
hanno realizzato un’opera di messa a punto 
della questione che per la sua chiarezza e or¬ 
dine dimostra la loro profonda competenza e 
esperienza. Il libro è da consigliare, a coloro 
che vogliano farsi un concetto chiaro sulla cu¬ 
ra chirurgica della tubercolosi polmonare e te¬ 
nersi al corrente sul lavoro che si va facendo 
in questo campo. Manfredo Ascolì. 

W. Lapp, v. H. Neuffer. Diiitetik bei chirur - 
gischen Erkrankungen. Voi. di pag. 152 
con 7 fig. Edit. Springer, Berlino 1932. 
R. M. 9. 

Il problema dietetico è di grande importan¬ 
za pratica per il chirurgo; si pensi soltanto ai 
malati operati sullo stomaco in cui tutta la 
cura post-operatoria si impernia quasi esclusi¬ 
vamente sulle prescrizioni dietetiche tanto nel 
periodo immediato dopo Lintervento che a di¬ 
stanza di esso. E lo stesso si potrebbe dire 
per gran parte degli operati. Dobbiamo essere 
quindi grati agli autori che hanno raccolto in 
questo volumetto una serie di prescrizioni die¬ 
tetiche esatte in cui la scelta degli alimenti è 
regolata dalla possibilità della digestione nel¬ 
l’operato e la quantità dal bisogno delle ca¬ 
lorie. 

Tutte le prescrizioni dietetiche degli AA. so¬ 
no state esperimentate in un reparto chirurgi¬ 
co annesso al reparto per le cure dietetiche di¬ 
retto dal von Noorden e poggiano su una este¬ 
sa applicazione. 

La prima parte tratta delle basi teoriche del¬ 
la dietetica nelle affezioni chirurgiche, la secon¬ 
da della applicazione pratica nelle diverse af¬ 
fezioni prima e dopo l’intervento, la. terza con¬ 
tiene un esteso ricettario e il modo di prepara¬ 
zione e somministrazione degli alimenti. 

P. Valdoni. 


862 


« IL- POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 22J 


ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI 

X Congresso di Medicina del Lavoro. 

(Milano, 23-25 aprile 1932). 

Svoltosi nella Clinica del prof. Luigi Devoto, 
la quale si può a buon diritto chiamare la culla 
della moderna medicina del lavoro in Italia, 
questo Congresso ha riunito in un simpatico e 
cordiale accordo tutti quanti si occupano da noi 
di questa disciplina. Dopo pochi e brevi discorsi 
inaugurali, si sono avute le tre relazioni, che 
presentavano grande interesse, anche perchè spe¬ 
cialmente le prime due si occupavano di argo¬ 
menti raramente trattati in questi Congressi. 

Il lavoro intellettuale. 

L. Ferrannini. — Rileva l'importanza della cir¬ 
colazione sanguigna nel cervello e da ciò la gran¬ 
de attività chimica che in esso si deve svolgere. 
Dimostra le diverse influenze del lavoro mentale 
sul circolo, sul respiro, sulle funzioni digerenti, 
accenna alla misura del metabolismo nella ca¬ 
mera calorimetrica, in cui si è visto che un la¬ 
voro cerebrale intenso di 8 ore al giorno dà solo 
una differenza di circa 9 calorie per il lavoro del 
cervello; si diffonde sulle modificazioni del ri¬ 
cambio sia gassoso che minerale consecutive al 
lavoro mentale. 

L 0. mette in guardia con un’interpetrazione 
troppo meccanica del lavoro mentale ed in ge¬ 
nere del lavoro umano, da considerarsi sempre 
come psicofisico, con prevalenza di quello fisico 
o di quello psichico a seconda del genere di la¬ 
voro. Si occupa poi della fatica, arduo argo¬ 
mento, in cui la grande varietà di opinioni mo¬ 
stra la scarsezza di conoscenze concrete in pro¬ 
posito. 

S. De Sanctis. — A proposito della produzione 
intellettuale, si preoccupa soprattutto della qua¬ 
lità del prodotto, più che della quantità. .Stabili¬ 
sce alcuni principi riguardanti il dovere del la¬ 
voro per l’utilizzazione dell’uomo al maggior 
bene ilei singoli e della comunità, l’unità del 
lavoro umano e la necessità di considerare i la¬ 
voratori intellettuali alla stregua degli altri. Ac¬ 
cenna alla indefaticabilità nervosa, nel senso di 
rapidità di restauri in sito, di facilità di compen¬ 
si collaterali, osservando che il lavoro intellet¬ 
tuale è bio-neurologico in tutto il suo decorso, ma 
che la componente sensoriale e neuromuscolare 
che vi si accompagna fin dall’inizio si rende sem¬ 
pre più perspicua e, nella fase di fatica, prende 
il primo posto. 

Interessanti sono le ricerche fatte dall’O. sulla 
curva del lavoro mentale, che egli dimostra non 
avere un decorso identico in tutti gli individui; 
le variazioni individuali possono anche avere re¬ 
lazione con la qualità del lavoro. 

Dalle premesse, l’O. arriva a deduzioni prati¬ 
che per l'individuo e per la comunità. Fissa le 
regole del lavoro intellettuale da farsi in condi¬ 
zioni di buona salute fisica e morale, evitando i 
« circoli viziosi » sullo squilibrio neuro-vegeta¬ 
tivo. L'ideale specifico dell’intellettuale, egli ag¬ 
giunge, è quello di creare prodotti del massimo 
valore rispetto alla propria capacità e lo deve 
fare con un minimo di spesa energetica ed en¬ 
tro un minimo di tempo. 

Si deve riservare lo sforzo per la preparazione 
del lavoro e si deve evitare di sciupare sè stessi 


per un lavoro intellettuale non spontaneo, for¬ 
zato. Raccogliere i materiali con sforzo, ma svol¬ 
gere il piano del lavoro nella quiete e nel silen¬ 
zio dei sensi e dei muscoli. 

L’O. tocca poi l’organizzazione del lavoro in¬ 
tellettuale ed auspica una vera coltura dell’ari¬ 
stocrazia intellettuale, osservando che il clima 
storico è incubatore fecondo di prodotti intel¬ 
lettuali, quasi quanto il clima fisico e quello bio¬ 
logico. 

Il lavoro nei campi. 

Su questo tema si sono svolle le relazioni di 
G. Caso e G. Aiello (Patologia dei lavoratori dei 
campi), di L. Noviello (Organizzazione scientifica 
del lavoro in agricoltura) e di X. Castellino (Ca- 
ratleristiche ambientali economiche, sociali ed 
igienico-sanitarie del lavoro agricolo nelle diver¬ 
se regioni italiane). Vasta relazione di oltre 180 
pagine, che esamina la questione nei suoi par¬ 
ticolari e che mal si presta ad essere riassunta. 
L’on. prof. N. Castellino ne illustrò alla fine i 
concetti generali, osservando anzitutto che non 
si deve parlare di « motore umano », espressione 
che abbassa la nobiltà del lavoro umano. Egli ed 
i suoi collaboratori hanno trattato il tema dal 
punto di vista umanitario e sociale. 

L'agricoltura è il fondamento della nostra ci¬ 
viltà, base della famiglia e della coesione na¬ 
zionale; l’O. esalta quindi le virtù del popolo 
italiano, che combatte per conservare il possesso 
della terra. 

Problema fondamentale del lavoro dei campi 
è la questione della casa. Molto si è fatto per 
l'edilizia urbana, poco o punto per quella ru¬ 
rale, anche le abitazioni costruite recentemente 
ed in serie sono strette ed insufficienti. È inu¬ 
tile il lare delle bonifiche se non si dà al con¬ 
tadino la casa che risponda ai suoi reali bisogni 
ed ai requisiti igienici. 

Altre questioni della massima importanza 
sono quelle delle comunicazioni stradali, in modo 
che il rurale possa facilmente portare ai mercati 
i suoi prodotti; quella dell’assistenza sanitaria 
e materna. Importante è il distrarre la donna 
dei campi dal lavoro delle officine e ridarle 
l’amore della famiglijì. Propugna l’unione delle 
massaie di campagna, quasi sconosciuta in Italia 
e tanto diffusa all’estero, dove vi sono 15.000 se¬ 
zioni. 

Altri problemi integrano la questione, il cre¬ 
dito alle piccole aziende, la cooperazione, le di¬ 
verse « Battaglie» (del grano, del riso, per l’olio), 
il rimboschimento, ecc. 

Patologia dei solventi, misure igieniche e profilassi. 

La trattazione è stala svolta dai proff. L. Ca- 
Rozzi, A. Xebuloni e G. Lorica. Il primo ha esa¬ 
minato con rapido sguardo la questione dei sol¬ 
venti, specialmente dal lato chimico e tecnolo¬ 
gico; la sua relazione fornisce una grande quan¬ 
tità di notizie in proposito, anche sulla compo¬ 
sizione di molti composti brevettati del commer¬ 
cio. Il prof. Xebuloni si occupa della patologia 
e clinica delle intossicazioni da solventi organici 
volatili, argomento arduo per la scarsità della 
documentazione clinica, mentre è della massima 
importanza per il sempre crescente uso di tali 
solventi nell'industria (grande e piccola). Si può 
dire che tutto quanto di essenziale si conosce su 
tale argomento è stato raccolto con grande pa¬ 
zienza e precisione dall’O. 




[Anno XXXIX, Num. 22] 


SEZIONE PRATICA 


863 


Il prof. G. Loriga si è occupato, con quella com¬ 
petenza che tutti gli conoscono, specialmente del¬ 
l’igiene del lavoro delle vernici cellulosiche. Esami¬ 
na largamente il lato tecnologico della questione, 
questione di grande importanza per riconoscere 
quali possono essere i movimenti patogeni. Mostra 
i pericoli connessi con tale lavorazione ed indica i 
rimedi e le precauzioni da adottare, nonché quel¬ 
le in uso in alcuni stati. Anche per queste rela¬ 
zioni, non è possibile dare un riassunto; esse, 
raccogliendo quanto ci è finora noto in argomento, 
forniscono una buona guida per chiunque si oc¬ 
cupi di tali questioni. fil. 


Accademia di Scienze Mediche di Palermo. 


Seduta del 26 marzo 1932. 

Presidente: L. Giuffrè. 

Il presidente ricorda la morte del socio ordinario 
prof. U. Soli; propone che la Accademia invii le 
sue condoglianze alla famiglia ed affidi la com¬ 
memorazione al suo allievo prof. Aiello. 


Sulla azione dinamica specifica degli alimenti. 

L . Lombroso e De Frisco. — Riferiscono sul ri¬ 
cambio gassoso nei colombi dopo l'ingestione di 
saccarosio. 


Esperienza di cura della paralisi progressiva e della ta¬ 
be con la vaccinazione antirabica Pasteur. 

Prof. Tommasi (direttore della R. Clinica dermo¬ 
sifilopatica). — Come è noto, il problema della 
cura della paralisi progressiva, dopo i geniali e 
fortunati esperimenti di Wagner eseguiti a mezzo 
dell’inoculazione malarica, è balzato d'un colpo a 
primo piano non soltanto per quanto ne riguarda 

10 studio del meccanismo di produzione, ma an¬ 
che .per la ricerca di altri melodi sostituitivi, ca¬ 
pace di contrastare con successo il fatale svolgi¬ 
mento della gravissima affezione. Ed è nota la 
terapia piretogena. Tuttavia può dirsi che ancora 

11 meccanismo di azione della malario-terapia nel¬ 
la paralisi progressiva non è affatto chiarito, ciò 
che sarebbe di grande interesse dottrinale e pra¬ 
tico. I/O., direttore della Clinica dermosifilopa¬ 
tica di Palermo, nel 1929 a Milano (v. Giornale It. 
Derni, e Sif., 1929, pag. 1054) ebbe a sostenere 
l’opinione che essa possa consistere nel vincere 
l'inerzia reattiva locale dei centri ammalati e cioè 
nel provocare o intensificare fatti infiammatori 
locali indispensabili a vincere il treponema e a 
delimitare i focolai degenerati. Egli traeva questa 
opinione da considerazioni ben note di anatomia 
patologica e di biologia speciale della affezione. 

La sua opinione fu condivisa dal prof. Zironi. 
Gli studi successivi (1931) di Gerstmgnn. e quelli 
di Straussler e Koskins sembrano dargli piena¬ 
mente ragione. 

Anche De Sanctis ha condiviso queste vedute 
degli AA. su citati e le ha integrate con spiega¬ 
zione del compenso da parte di centri e vie vica¬ 
rianti delle parti distrutte. 

In base al concetto del Tommasi per guarire la 
P. P. sopratutlo incipiente, occorrerebbe traini- 
tare questo processo torpido — per malaugurata 
assuefazione reciproca fra germi e tessuti —- in 
un processo flogistico più attivo e acuto, come 
in una sifilide ordinaria e specie recente. È però 
noto che non è possibile nei P. P. fare attecchire 
una superinfezione. 

La pireto-terapia dà dei risultati positivi nella 


cura della P. P. ma di gran lunga inferiore alla 
malario-terapia. 

Allo scopo di studiare il meccanismo di azione 
della malario-terapia il Tommasi ha voluto recen¬ 
temente voluto provare se un virus, non pire- 
togeno, avesse qualche influenza nella P. P. ed ha 
scello il virus rabico del vaccino Pasteur (emul¬ 
sione midolli disseccati, conigli iniettati sotto cure 
con virus fisso) perchè neurolropo e perchè senza 
danno è possibile inocularlo dapprima attenuato 
poi sempre più attivo e comunque vivente. Dato 
il concetto da cui esso è partito, ha fatto seguire 
cure specifiche arsenicali e bismutiche. 

I risultali sono stati interessanti. Mai inconve¬ 
nienti locali o generali, tolleranza perfetta. 

Ha sperimentato su 11 di cui 8 di P. P., 2 di 
tabo-paralisi, 1 di tabe pura con crisi dolorose ri¬ 
belli a cure specifiche e non specifiche. 

I casi erano tutli accertali dai reperti del liquor, 
da larga sintomatologia neuro-psichica e spesso 
dal parere del neuropsichiatra, e da esame oftal¬ 
mico completo. 

Risultati: nessuna modificazione nei due casi 
gravi di tabo-paralisi; modificazioni lievi ovvero 
nette ma transitorie in 4 casi di P. P. (casi gravi 
recidivanti o antichi). 

In 4 casi di P. P. remissioni pi ù o meno rapide 
e marcate; più o meno complete ma veramente 
sensibili e importanti con ritorno della capacità 
lavorativa. Alcuni di questi casi erano stati ri¬ 
belli a ogni altra cura precedente. 

Nel caso unico di tabe ribelle, arresto delle crisi 
e di ogni altra sintomatologia attiva in modo du¬ 
raturo. Il rapido inizio e la progressività della mi¬ 
glioria, continuata poi durante cure specifiche suc¬ 
cessive fatte (le stesse cure erano state prima 
inefficaci); la miglioria notata anche in alcuni 
degli altri casi nei quali si ebbe poi ripresa, fan¬ 
no ritenere che queste modificazioni ottenute non 
siano semplice coincidenza o soste spontanee. 
D’altro canto, lasciando a parte i paragoni sulla 
profondità e durala delle remissioni, si può dire 
che i casi influenzati corrispondano alla percen¬ 
tuale degli influenzabili con la malaria (45 %). 

Queste esperienze dimostrerebbero che il fattore 
iperpiressia non è l’unico e forse nemmeno il 
più importante nel meccanismo della cura di 
Wagner. 

L questo il primo tentativo di influenzare il de¬ 
corso della P. P. con una infezione non pireto¬ 
gena a virus neurolropo. Il vaccino Pasteur, adun¬ 
que, può agire modificando il decorso della P. P. e 
della tabe e determinare soste e remissioni. 

II breve lasso di tempo dall’inizio delle espe¬ 
rienze e quindi delle remissioni e soprattutto il 
piccolo numero di casi non permettono di trarre 
conclusioni e nemmeno prognostici sulla even¬ 
tuale importanza pratica di questa vaccinazione 
antirabica quale cura della metalue. 

Però la innocuità e comodità del metodo e i 
buoni risultati ottenuti in questa prima fase di 
prove, meritano non solo la continuazione di espe¬ 
rienze da parte del Tommasi ma anche, e soprat¬ 
tutto, dei saggi su più largo materiale da parte 
di altri studiosi. 

È naturale che quando i buoni risultali fossero 
accertati, la inoculazione del virus attenuata Pa¬ 
steur potrebbe essere potenziata dalla associazione 
di pireto-terapia ovvero si potrebbe alternare con 
la malaria o sostituirla nei casi di intolleranza o 
controindicazioni alla cura del non sempre inno¬ 
cuo plasmodium vivax. 


864 


« IL POLICLINICO )) 


Anno XXXIX, Num. 22] 


Sterilizzazione delle donne affette da tubercolosi polmo- 

nale. 

L. Giuffrè. — L O. discute le indicazioni e le 
controindicazioni della sterilizzazione temporanea 
a mezzo dell’irradiazione delle ovaie con i raggi 
Roentgen. Conclude col proporro che nei pochi 
casi, in cui essa sia fondatamente indicata, siano 
prescritte per praticarla la stesse norme e sanzio¬ 
ni, che ora sono prescritte per legge nei casi, in 
cui è indicata la pratica della interruzione della 
gravidanza. A. Cusumano. 

Società Medico-Chirurgica Veronese 

Seduta del 2 maggio 1932. 

Presidente: Dott. F. Delaini. 

Nefriti e nefrosi. 

Prof. Piazza. — Sulla base di alcuni casi cli¬ 
nici di propria osservazione l’O. tratta riassun¬ 
tivamente la questione delle nefrosi sofferman¬ 
dosi in modo speciale sui criteri di diagnosi dif¬ 
ferenziale colle nefriti e, pur ammettendo che 
nel più dei casi si ha a che fare con forme miste 
nelle quali sono frammischiate alterazioni flogi¬ 
stiche e degenerative dei vari elementi costitu¬ 
tivi del parenchima renale, tuttavia lo studio ac¬ 
curato e completo di alcune forme di nefrosi 
quasi pure, di propria osservazione, lo induce a 
ritenere che, per quanto non frequentemente, 
possano riscontrarsi nella pratica delle nefropatie 
a carattere quasi esclusivamente degenerativo da 
ascriversi al gruppo delle nefrosi. L’accertamento 
di tali forme non è destituito di importanza pra¬ 
tica dal punto di vista prognostico e curativo. 

Discussione. 

Prof. Viana. — Parla dell’importanza delle ne¬ 
fropatie in gravidanza e dei criteri per differen¬ 
ziare le forme gravidiche dalle forme nefritiche 
vere e proprie Ritiene che si possano distinguere 
in base a vari caratteri le forme semplicemente 
gravidiche ma anche per queste stima sempre dif¬ 
ficile una netta distinzione tra nefrosi e nefriti. 

Prof. Artom. — Parla della lue come causa sia 
di nefrosi sia di nefriti e cita una casistica perso¬ 
nale in proposito; si sofferma, riferendosi a quanto 
è stato detto dai precedenti 00., sulla nefrosi li- 
poidea dimostrando l’incertezza patogenetica di 
tale forma, rilevando l’importanza della luce ed in 
specie dell’eredo-lue nella genesi di tale forma. 

Prof. Rossi. — Nella questione delle nefropa¬ 
tie distingue il concetto del patologo da quello 
del medico pratico; dimostra la utilità delle di¬ 
stinzioni basate sul fondamento anatomo-patolo- 
gico pur rilevando le difficoltà dell’applicazione 
di esse nella pratica corrente. 

Artriti settiche della prima età. 

Prof. Scarlini. — Basandosi essenzialmente 
sulla personale esperienza, tratta in brevi linee 
delle artriti settiche della prima età accennando¬ 
ne alla più frequente etiologia ed alla patoge¬ 
nesi e insistendo specialmente sugli stretti lega¬ 
mi di dipendenza che esse hanno con focolai 
osteomielitici iuxta coniugali dell’epifisi ed anzi 
più frequentemente delle metafisi. Accenna ai 
tre quadri nosologici abbastanza caratteristici coi 
quali queste artriti possono presentarsi: acutis¬ 
simo con gravi fenomeni setticoemici, acuto con 


artrite e periartrite a carattere purulento, atte¬ 
nuato con scarsissimi fenomeni di flogosi arti¬ 
colare. Delinea le note cliniche di ciascheduno e 
richiama l’attenzione sui sintomi principali che 
possono condurre alla diagnosi talora non facile. 
Conclude infine parlando del trattamento ed in¬ 
sistendo molto sulla utilità massima che esso sia 
il più precoce possibile e che si preoccupi, oltre 
che della guarigione del processo morboso vero 
e proprio, anche di assicurare alla giuntura col¬ 
pita tutto il ricupero funzionale compatibile con 
le alterazioni del complesso articolare evitando 
in modo assoluto lo insorgere e lo stabilirsi di 
attitudini viziose. 

Discussione. 

Prof. Viana. — Domanda se abbia mai osser¬ 
vato forme di origine gonococcica ed accenna ai 
casi di artriti gonococciche dei neonati ricordati 
dalla letteratura. 

Prof. Artom — Accenna alle differenze clini¬ 
che esistenti tra le artriti gonococciche del neo¬ 
nato e quelle dell’adulto. 

Sinusiti fronto’etmoidali e complicazioni orbitarie. 

Prof. Zanni. — L’O. porta due osservazioni: 
riferisce prima su un caso di sinusile frontale 
con ascesso 1 orbitario in un bambino di 12 anni 
operato e guarito col metodo Agston-Luc e su 
un caso di mucocele gigante fronto-etmoidale 
con ascesso retro-bulbare, in una donna di 63 
anni operata e guarita col metodo Riedel-Killian. 
Tratta quindi delle diverse complicanze orbito- 
oculari da sinusiti frontali e fronto-etmoidali 
mettendo in rilievo la necessità di una diagnosi 
esatta e di un intervento precoce in questi casi 
che comportano spesso una prognosi infausta per 
la funzione visiva e anche per la vita. 

Discussione. 

Dott. Bergmann. — Conferma la rarità dei casi 
esposti dal prof. Zanni ed in particolare del de¬ 
corso favorevole che attribuisce alla tempestività 
dell’intervento. 

Considerazioni ematologiche in casi di pneumotorace e 

di frenico-exeresi. 

Dott. Biasi. — La frenico-exeresi e il pneumo¬ 
torace nella cura della tubercolosi polmonare de¬ 
terminano aumento della eosinofilia nei giorni 
che seguono l’intervento. 

L’azione topica di alcuni estratti di glandole endocrine. 

Dott. .Quarantotto. — L’O. riferisce esperienze 
fatte allo scopo di studiare la diversa azione che 
gli estratti di ghiandole endocrine localmente 
applicati esercitano sulla rigenerazione dell’epite¬ 
lio cutaneo. Le esperienze fatte con due gruppi 
di estratti: l’uno ad azione catabolica (tiroide e 
pancreas), l’altro ad azione anabolica (testicolo e 
surrene) confermano l’azione cheratoplastica in¬ 
tensissima esercitata da questi ultimi ed indu¬ 
cono a pensare ad una azione inversa esercitata 
dai primi. L’O. si sofferma quindi a riferire i 
risultati di indagini personali dirette a stabilire 
la ragione di tale azione topica di estratti ghian¬ 
dolari. 

Prof. Zokzi. — L’uso della sonda molle nella 
pratica gastro-enteroloyica. M. Artom. 





[Anno XXXIX, Num. 22] 


SEZIONE PRATICA 


865 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


DALLA PRATICA CORRENTE. 

Istituto Chirurgico ed Ortopedico di Caltanissetta. 

Un caso gravissimo di acidosi postopera 
tori a guarito con l’insulinoterapia. 

Dott. Giuseppe Ballati, direttore. 


Sig.ra F. Filippina, di anni 46, da Caltanis¬ 
setta. Viene ricoverata nell’Istituto il 23 novem¬ 
bre del 1927, con sintomi di cisti ovarica torta 
sul peduncolo. Avvertiva da diversi giorni dolori 
a tutto l'addome, aumentato di volume come in 
una gravidanza all’ottavo mese, ed aveva avuto 
vomito, che si era fatto ,più frequente ed incoer¬ 
cibile fino a renderle impossibile qualsiasi ali¬ 
mentazione e la ingestione anche di scarsissima 
quantità di acqua. Al suo ingresso in Clinica, nel 
liquido biliare, emesso col vomito, si notavano 
tracce evidenti di sangue ex vacuo. 

Nello stesso giorno del suo ingresso, previo un 
rapido esame somatico e funzionale, viene sotto¬ 
posta ad intervento operativo. 

Anestesia rachidea (ampolle bigemine dell 'Isti¬ 
tuto Sieroterapico Milanese). Laparotomia media¬ 
na pubio-paraombellicale; constatazione di una 
cisti dell’ovaio destro molto voluminosa, multi- 
loculare, che presenta delle bozze sotto forte ten¬ 
sione. Si infigge il trequarti da cisti in una delle 
più grosse sacche e si dà esito a del liquido vi¬ 
schioso, filante molto denso. Malgrado la ridu 
zione del volume della cisti, si è costretti a pro¬ 
lungare in alto la incisione laparotomia per po¬ 
terla eviscerare, il che riesce molto agevole. Aspor¬ 
tazione della cisti, previa sezione, col coltello di 
Paquelin, del peduncolo, torto su se stesso di un 
giro e mezzo. Legatura del moncone e ricostru¬ 
zione del legamento largo; chiusura della parete 
a quattro piani; sutura cutanea a griffe. 

La anestesia fu perfetta e l’intervento operati¬ 
vo benissimo tollerato. La inferma, dopo opera¬ 
ta, avverti senso di vero sollievo, il vomito cessò 
per incanto. Le venne praticata una ipodermo¬ 
clisi adrenalinizzata e per circa 36 ore si ebbe un 
decorso dei più ideali. Nella sera del giorno ap¬ 
presso a quello dell’operazione ricomparve il vo¬ 
mito acquoso biliare, che si fece più frequente, 
si ebbe temperatura oscillante tra i 38 e 38 e 6 
gradi, polso 134-138 con lievi oscillazioni nella 
frequenza, e dispnea (38-42 respiri al minuto). 
Nella seconda giornata cominciò ad emettere gas 
dal retto; non dolenzia addominale. Le vennero 
praticate sistematicamente iniezioni cardiotoniche 
e quotidiane ipodermoclisi di soluzione fisiologi¬ 
ca adrenalinizzata. Con questo corteo sintomatico 
si arrivò al quarto giorno, quando il vomito si 
fece più ostinato ed incoercibile (alvo sempre 
aperto ed addome sempre indolente), ed il polso 
arrivò a 150 con una temperatura di 37°,3. Con 
l’esame delle urine si rilevò una intensa aceto- 
nuria. Si pensò allora ad una gravissima acidosi 
in atto e si iniziò la somministrazione per via 
ipodermica di 20 unità al giorno di insulina in 
due volte, precedute sempre da ipodermoclisi glu- 
cosate. Tale stato di gravità perdurò per tutto il 
quinto giorno, nella notte del quale la inferma 


entrò in conia. (Polso 155 con temperatura 37°, 1, 
respiri 44;. Si persistette a somministrare per via 
ipodermica insulina e soluzione glucosata. La 
mattina del sesto giorno la malata sembrò risu¬ 
scitata, tornò la coscienza, non più vomito, rea¬ 
zione dell’acetone (Lègal) meno intensa. Si co¬ 
minciò l'alimentazione con succo di frutta e con 
un po' di latte, si continuò l’insulino-terapia 
sino all’undicesimo giorno, mentre l’acetonuria 
si faceva sempre meno marcata e lo stato gene¬ 
rale migliorava sempre più. Al nono giorno com¬ 
parve glucosio nelle urine e, malgrado ciò, si 
persistette nella cura suddetta. In quindicesima 
giornata si alzò ed in diciottesima giornata l’in¬ 
ferma venne dimessa guarita con assenza nelle 
urine sia di glucosio che di acetone. 

La ferita chirurgica guarì per prima intenzione. 

Ebbi occasione di seguire la malata, che ripre¬ 
se, dopo poco tempo, le sue ordinarie occupazioni. 

I casi di acidosi postoperatoria non presen¬ 
tano ordinariamente gravità e tale benignità 
abituale dà importanza speciale alle grandi 
acidosi, per fortuna rare, gravissime ed an¬ 
che mortali. Ed ho voluto pubblicare il mio 
caso perchè lo ho ritenuto di eccezionale gra¬ 
vità, per la grande efficacia dell’insulinotera¬ 
pia ed anche perchè in primo tempo non si 
era pensato ad inquadrare la sindrome sempre 
più allarmante (vomito, dispnea, tachicar¬ 
dia, ecc.) nell’acidosi postoperatoria. 

II Naunyn fu il primo a descriverla e fu in¬ 
terpretata come un aumento patologico del¬ 
l’acidità nel sangue e nei tessuti. Le ricerche 
e gli studi moderni hanno invece dimostrato 
che anziché di un aumento dell’acidità del san¬ 
gue, si tratta di una diminuzione della riser¬ 
va alcalina. 

Questa acidosi coincide con una elevata eli¬ 
minazione di acidi organici con le urine, in¬ 
dice isiai di una distruzione esagerata dei tes¬ 
suti, sia di un turbato metabolismo. 

Diverse sono le cause a cui si riportano le 
acidosi postoperatorie : 

1) alterazioni della cellula epatica prodot¬ 
te dagli anestetici (etere e specie il clorofor¬ 
mio), alterazioni che produrrebbero una dimi¬ 
nuzione dei poteri di ossidazione dello zuc¬ 
chero, onde iperglicemia ed insorgenza del¬ 
l’acidosi; 

2) il trauma operatorio esclusivamente, che 
agirebbe o come traumia meccanico, o psichi¬ 
camente, produce n do per via nervosa un tur¬ 
bamento degli scambi nutritivi; 

3) il digiuno eventuale preoperatorio; 

4) il sovraccarico di chetoni dovuti all’al¬ 
terata combustione dei grassi per deficienza 
di idrati di carbonio. 



86C 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 22] 


Nel caso nostro non entrano in discussione 
gli anestetici generali quali l’etere ed il clo¬ 
roformio, perché non adoperati. 

Il traumatismo operatorio non pare che deb¬ 
ba essere preso in considerazione come causa 
efficiente, sia perchè si trattò di un interven¬ 
to piuttosto rapido e per nulla indaginoso, sia 
perchè fu benissimo tollerato e perchè fu se¬ 
guito da un periodo di circa 36 ore di asso¬ 
luto benessere. Lo choc operatorio, come trau¬ 
ma meccanico, produce immediatamente i 
suoi effetti, come traumatismo psichico, non 
è stato dimostrato fino a che punto lo choc 
nervoso possa esercitare umazione sul me¬ 
tabolismo dei corpi acetonici. 

Resta nel caso in ispeoie il digiuno asso¬ 
luto, a cui l’inferma si era dovuta assogget¬ 
tare, per diversi giorni prima dell’intervento, 
per il vomito divenuto incoercibile, vomito 
causato esclusivamente dalla torsione della ci¬ 
sti, tanto che esso cessò di colpo appena tol¬ 
ta la causa. 

Il digiuno indubbiamente in questo caso ha 
avuto importanza grandissima; il trauma ope¬ 
ratorio servì a scatenare la sindrome gravis¬ 
sima descritta dell’acidosi in un organismo ad 
essa preparato dal prolungato digiuno, sindro¬ 
me clinicamente classica, che sta 'ai dimostra¬ 
re il turbato equilibrio acido-basico avvalorata 
poi dalla presenza di intensa acetonuria. 

Altre ricerche non fu possibile eseguire per 
mancanza di gabinetti attrezzati allo scopo. 

La gravità raggiunta dal caso descritto fu 
veramente impressionante; quando la malata 
entrò in coma, si disperò di salvarla ed io sono 
convinto che la risurrezione devesi esclusiva¬ 
mente all’insulina. 

In conclusione lo scopo di questa pubbli¬ 
cazione è esclusivamente quello di rendere 
noto un caso di acidosi gravissima postopera¬ 
toria, che sarebbe stata sicuramente mortale 
senza l’ausilio dell’insulina. Credo poi che il 
caso sia abbastanza dimostrativo per la gran¬ 
de importanza che ha il digiuno preoperatorio 
nella produzione dell’acidosi. 

Il chirurgo, quando vede insorgere negli o- 
perati vomito, dispnea), barre epigastrique, a- 
cetonuria, sempre che altre causei non esista¬ 
no peir spiegare tale sindrome, non deve di¬ 
menticare lai possibilità dell’acidosi, che, an¬ 
che se dovesse manifestarsi con caratteri di 
estrema gravità, può venire curata e vinta con 
l’insulina. 

RIASSUNTO. 

L’A. descrive un gravissimo caso di acidosi 
postoperatoria guarito con l’insulinoterapia. 


Dice della grandissima parte che ha nella pro¬ 
duzione dell’acidosi il digiuno preoperatorio; 
dice infine di pensare all’acidosi quando in¬ 
sorgono negli operati vomito, dispnea, barre 
epigastrique, tachicardia, sempre quando que¬ 
ste complicanze non si possono riportare ad 
altre cause. L’insulina in questi casi è rime¬ 
dio sovrano. 

BIBLIOGRAFIA. 

M. Rastouil (de la Rochelle). Presse Médicale, 
1925, n. 19. 

M. Chevki Mouzaffer. Ibid., 1925, n. 63. 
b Urrutia. Archivos de medicina, cirurgia y 
especialidades, tome XX, n. 11, settembre 1925. 
Maragliano. XXXII Congresso Società Italiana di 
Chirurgia. 

Scheider. Deut. Zeit. f. Chir., 1928. 

casistica e terapia. 

Piuria abatterica. 

P. Bazy e P. Oudard ( Journal d’urologie 
méd. et chir., apr. 1931) riferiscono sulle os¬ 
servazioni fatte in 14 pazienti che si erano 
presentati per vari disturbi dell’apparato ge¬ 
li ito-urinario e vengono alle seguenti conclu¬ 
sioni : 

1) Esistono probabilmente una leucocituria 
od una vera piuria abatteriche con passaggio 
intermittente di batteri Gpiurie abatteriche in¬ 
termittenti). La scomparsa intermittente dei 
batteri corrisponde ad un processo di auto- 
sterilizzazione, di cui il meccanismo ci è poco 
noto. 

2) Oltre a leucocituria o piuria abatteriche 
di origine chimica o meccanica, ve ne sono 
di quelle di natura batterica, di cui il germe 
non può essere dimostrato se non con ripe¬ 
tuti esami di urina, in quanto che se ne eli¬ 
mina una scarsissima quantità. 

3) Vi sono delle forme date da lesioni uni¬ 
laterali juxtarenali o forse anche parenchi- 
matose o forse a nessuna di queste. Il germe 
può essere un B. coli oppure uno stafilococ¬ 
co, ma non si deve escludere la possibilità 
che si tratti di un ascesso tubercolare o di 
una gomma. 

4) Non può ritenersi giustificata la dia¬ 

gnosi di tubercolosi renale in caso di piuria 
abatterica a mieno che si siano ottenuti risul¬ 
tati positivi mediante l’inoculazione della ca¬ 
via. Gli AA. insistono su questo punto perchè 
non poche nefrectomie sono state praticate 
inutilmente sulla semplice base di una piu¬ 
ria abatterica, con esame diretto e culturale 
negativi. fil. 

La nefrosclerosi nell’infanzia. 

Studiando l’eziologia della inefrosclerosi del¬ 
l'infanzia, A. G. Mitchell e G. M. Guest (Jour. 
amer. med. assoc., 10 ott. 1931) trovano che 
vi è una predisposizione familiare ed eredi- 




[Anno XXXIX, Num. 22] 


SEZIONE PRATICA 


867 


taria per questa malattia. Si può avere nefri¬ 
te endouterina o nei primi stadii della vita; 
la sifilide entra poco o punto in causa; le 
infezioni batteriche acute, specialmente quel¬ 
le streptocoociche, possono ledere il rene in 
modo da lasciare una malattia cronica; rara¬ 
mente agiscono come fattori eziologici i ve¬ 
leni o le tossine di natura eso- od endogena; 
le infezioni focali hanno poca o punta im¬ 
portanza; la dieta ad alto contenuto proteico 
non entra nel l ezio-logia della nefrite nella 
prima età. 

Nessun fatto giustifica la restrizione nella 
somministrazione delle proteine nei bambini 
con nefrite cronica, ai quali si dovranno dare 
le quantità normali necessarie. 

Per quanto riguarda i sintomi, gli AA. ri¬ 
chiamano soprattutto l'attenzione sulle altera¬ 
zioni caratteristiche delle ossa e sulla denutri¬ 
zione ed il nanismo che spesso accompagnano 
la nefrite cronica dell'infanzia. Le alterazioni 
ossee corrispondono in genere a quelle del ra¬ 
chitismo; tipica è l'insorgenza acuta o gradua¬ 
le del genu valgum. fil. 

Nella cistite tubercolare. 

Nelle forme secondarie a tubercolosi rena¬ 
le, Ed. e L. Miclion (Journ. des praticiens, 9 
gennaio 1931) convengono che ci si debba ac¬ 
contentare di trattamenti palliativi. 

Si faranno delle instillazioni meglio tolle¬ 
rate che le lavature), a vescica vuota (dopo la 
minzione; attenzione che vi sono delle vesci¬ 
che che si svuotano incompletamente ed in 
tal caso evacuarle!). 

Si possono usare varie sostanze : Olio gome- 
nolato (al 1/10-1 20); Blu di metilenq (1/2 %); 
Sublimato (1/10.000-1/20.000); Neol -ai parti u- 
guali con una soluzione di joduro di sodio a 
1 % preparato al momento e diluito con il 
quadruplo di acqua. 

Non usare mai il nitrato d’argento; solo in 
certi casi eccezionali, si può tentare l’argv- 
rol (2-3 %). 

Le instillazioni si faranno ogni giorno od 
ogni 2 giorni. Sorvegliare l’igiene generale, 
non ridurre ralimentazione. 

Utili sono i suppositori calmanti ed i piccoli 
clisteri laudanizzati; meno bene riescono gli 
antisettici urinari. 

Se questo trattamento ha fallito, tentare di 
cauterizzare le lesioni vescieali con la diater¬ 
mia per vie naturali. 'Nel caso di dolori molto 
intensi, si può pensare ad una cistotomia so¬ 
prapubica. fil. 

SEMEIOTICA. 

Sul valore pratico delle prove cou la tubercolina. 

A. Marmo ( Giorn. di med. mil., genn. 1932) 
ha praticato su 606 soggetti osservati in Eri¬ 
trea, ricerche comparative tra la cutireazione di 
v. Pirquet, rintraderrnoreazione di Manloux e 


rintraderrnoreazione di Trambusti. Egli descri¬ 
ve le tecniche adoperate. La Pirquet fu esegui¬ 
ta con tecnica ordinaria ma coll'apposito sca¬ 
ri ticatoTe originale. Per rintraderrnoreazione 
di Mantoux occorrono soluzioni di tuberco¬ 
lina da 1 : 5000 - 1 : 2000 a 1 : 100 - 1 : 10. 
La^ prima iniezione si pratica con la soluzione 
più diluita nella quantità di 0,10 cc. e se il ri¬ 
sultato è negativo si passa ad una diluizione più 
concentrata. La reazione positiva si manifesta 
dopo 5-6 ore sotto forma di infiltrazione visi¬ 
bile e palpabile, dopo 24 ore si forma una pa- 
pula arrossata e pruriginosa e talvolta edema¬ 
tosa che raggiunge il suo acme dopo 48 ore e 
quindi regredisce. La tecnica, della Trambusti 
è molto più semplice. Occorrono un ago del ca¬ 
libro 6/10 min. e la soluzione di tubercolina 
15 in soluzione fisiologica sterile. La prova è 
negativa (—) se dopo 24 h. non‘si ha alcun se¬ 
gno di reazione, debolmente positiva ( + ) se 
dopo 24 ore si ha arrossamento ed infiltrazione 
in un’area cutanea di circa 3 mm. di diame¬ 
tro, nettamente positiva (++) se la reazione 
va da 3 a 7 mm. di diam., fortemente posi¬ 
tiva (+ + +) se la- reazione si aggira intorno 
ai 10 mm. Trambusti misura i diametri con le 
punte di un calibratore munito di nonio. 

L’A. ottenne con la Pirquet un coefficiente 
di positività del 16,50 %, con la Trambusti del 
51,98%, con la Mantoux del 53,13 %. 1 sog¬ 
getti osservati erano di varia età, di ambedue 
i sessi, in gran parte clinicamente sani o anche 
affetti da diverse forme morbose. 

Pertanto l’A. conclude: a) che la Pirquet si 
dimostra inferiore alla Trambusti e alla Man¬ 
toux, b) che queste reazioni intradermiche pre¬ 
sentano un manifesto parallelismo, c) che la 
Trambusti dimostrando una sensibilità quasi 
eguale alla Mantoux è da preferirsi a quest'ul¬ 
tima per la semplicità de-lla tecnica e la ra¬ 
pidità del metodo. D. Longo. 

TECNICA. 

Tecnica della puntura della cisterna. 

Questo intervento, che va oggi acquistando 
sempre maggior favore, trova il suo maggior 
ostacolo nella impossibilità di stabilire con e- 
sattezza se, e quando l’ago abbia raggiunto e 
perforato lai membrana occipito-atlantoidea, 
che forma con la dura madre l’ostacolo più 
resistente da superare. 

Gans (Deut. Med'. Woch., 1, 1932) consiglia 
di usare il seguente artificio: quando si sia 
certi della posizione raggiunta dall’ago si pro¬ 
vi a retrarlo: se l’ago è ancora al di qua del¬ 
la membrana è possibile tirarlo indietro con 
facilità mentre tutti i tessuti si sollevano, for¬ 
mando come una cupola di cui l’ago è l’apice. 

Se l’ago è nella membrana o al di là, si 
ha la sensazione che esso sia infilato in qual¬ 
che cosai di duro, di resistente: e non lo si 
può retrarre. V. Serra. 


868 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 22, 


EPIDEMIOLOGIA. 

Un’epidemia di poliomielite a tipo bulbare. 

Viene descritta da W. G. Scott Brown ( The 
Lancet, n. 24, 12 dicembre 1931). Si trattò 
di 15 giovanetti frequentanti la stessa scuola, 
dell’età da 6 a 16 anni, in otto dei quali si 
ebbe una forma abortiva e negli altri 7 una 
forma a tipo bulbare. La morte sopravvenne 
in un solo caso. 

Nelle forme abortive i segni clinici furono 
rappresentati da vomito o dia nausea, che pre¬ 
cedettero la febbre, con un poco di tosse. 
Sempre si notò poi faringite, ma lo stato ge¬ 
nerale si mantenne soddisfacente e al terzo 
giorno sopravvenne la guarigione. 

La complicanza bulbare si sviluppò invece 
dal 3° al 4 U giorno del periodo prodromico, 
mentre la tosse aumentava e l’infermo era ab¬ 
battuto. Dal 4° al 5° giorno, in media, si svi¬ 
lupparono le paralisi dei nervi cranici. 

La diagnosi fu confermata con la prova del¬ 
la neutralizzazione nelle scimmie, praticando 
controlli con soluzioni saline e con siero. 

Egualmente col metodo sperimentale si 
constatò come nei casi abortivi e in parecchi 
soggetti che avevano avuto contatto coi mala¬ 
ti si era prodotto uno stato immunitario. 

Nei casi in cui si poteva giudicare che l’in¬ 
fezione fosse insorta per contatto, il periodo 
d’incubazione risultò di 7-9 giorni. 

M. 'Fabbri. 


VARIA 

Si può combattere la crisi ? 

La crisi economica, che in questo momen¬ 
to infuria sul nostro povero mondo e tra¬ 
vaglia l’ormai stanco genere umano, ha fat¬ 
to sorgere un fungaio di economisti e di stu¬ 
diosi di leggi sociali e di meccanismi econo¬ 
mici, i quali si affannano alla ricerca della 
soluzione del problema, ormai mèta agognata 
di tante menti : la risoluzione della crisi. 

C’è chi sostiene che la vera causa della crisi 
sia la macchina : questa sotto il controllo di 
un solo lavoratore, compie un lavoro per il 
quale sarebbero stati necessari parecchi uo¬ 
mini. È stato proposto quindi, se non di abo¬ 
lire le macchine e ritornare al primitivo la¬ 
voro manuale, almeno di procedere gradual¬ 
mente nella « macchinizzazione »; un giornale 
medico consigliava, forse non a torto, di ri¬ 
durre temporaneamente, tutte le vòlte che ciò 
è possibile, le ore di lavoro, in modo che ci 
sia lavoro per tutti. 

Un’altra proposta seria è relativa alla limi¬ 
tazione delle barriere doganali, che per solito 
recano benefizi illusori. 

C’è chi dice, invece, che il fondamento della 
presente crisi sia del tutto morale e manife¬ 
stazione dello scoraggiamento della massa: in 
America la chiamano infatti depressione. 


Ultimamente in un giornale medico vi era 
chi consigliava di far fronte alla crisi dedi¬ 
candosi all’allevamento di animali da pellic¬ 
cia, o, ancor meglio, alla pollicoltura... I vari 
Governi ed il Segretariato della Società delle 
Nazioni ricevono giornalmente proposte dalla 
grande massa di studiosi o pseudo-studiosi, i 
quali credono di aver trovato il mezzo più 
pratico e spicciativo per ridonare il benessere 
all’umanità sofferente. Sono proposte per la 
maggior parte strane ed inattuabili, oppure la 
cui attuazione imiportebbe un dispendio assai 
superiore al beneficio che se ne ritrarrebbe. 
Ma nessuna è forse così strana come quella 
che è stata recentemente avanzata da un eco¬ 
nomista tedesco. Questi ha proposto al suo 
Governo di stabilire un piano generale onde 
... rimuovere ufficialmente l’oro dai denti dei 
morti. Questo geniale tedesco ha calcolato che 
nel 1929 e nella sola Germania fu seppellito, 
con gli 805.973 morti di quell’anno, una quan¬ 
tità di oro del valore di 11.300.000 marchi, 
qualche cosa come 50 milioni di lire. Infatti 
la maggior parte dell’oro usato per le capsule 
è a 21 karati. Solo il 25 % della somma recu¬ 
perata verrebbe ad essere speso nei lavori di 
recupero. 

È, naturalmente, difficile prendere in seria 
considerazione la proposta; ma certo essa e- 
sprime l’idea oggi dominante in economia di 
utilizzare delle cose che finora sono andate 
perdute. 

E senza dubbio, in un giorno non lontano, 
il progresso della civilizzazione ci porterà allo 
sfruttamento effettivo ed economico di molte 
risorse sia minerali che finanziarie che finora 
sono andate disperse. G. La Cava. 


POSTA DEGLI ABBONATI. 

Al dott. F. F. da B. e dott. A. Bi, da L. di B. : 

Non esiste un testo che svolga perfettamen¬ 
te e completamente il programma d’esame per 
ufficiale sanitario. 

Per tutta la parte generale e speciale del¬ 
l’igiene, vanno bene il Celli e il Cimmiino. 

Più moderno è il grosso trattato del Casa¬ 
grandi; va. tenuto presente anche quello del 
Pagliani. È molto raccomandabile anche il 
Prontuario dell'Igienista del Filippini. 

Per la parte legislativa : il Melograni Co¬ 
dice Sanitario — ultima edizione — arriva al 
1921. Le leggi successive non si trovano rac¬ 
colte ancora; ma le più importanti sono illu¬ 
strate dal Manualetto del Franchetti Appunti 
di Legislazione per Ufficiali Sanitari e negli 
articoli successivi della rubrica dell’Lff. Sanit. 
del Policlinico. 

Il concorso testé bandito per 24 posti di Me¬ 
dico Provinciale aggiunto è accessibile a tutti 
i medici. Ai medici provineali aggiunti è vie¬ 
tato il libero esercizio professionale. L. P. 



[Anno \\\I\, Num. 22] 


SEZIONE PRATICA 


869 


POLITICA SANITARIA E GIURISPRUDENZA . 0 


I medici e il codice penale. 

S. E. Alfredo Rocco, Ministro di Grazia e Giusti¬ 
zia, ha pubblicato, con questo titolo, nella Stampa 
di Torino, l’articolo che qui riportiamo. 

« Il nuovo Codice penale ha suscitato critiche e 
polemiche nella classe medica italiana ? Neppure 
per sogno. I medici italiani hanno accolto con 
viva simpatia l’energica tutela che la legislazione 
penale fascista presta alla sanità e alle integrità 
della stirpe. Un intero titolo, che manca in tutti 
gli altri codici e anche nei progetti di altri codici, 
è dedicato a questa tutela. L’innovazione ha rac¬ 
colto il plauso dei competenti, di cui si è fatta 
interprete la Società italiana di ginecologia; spe¬ 
cialmente il suo Presidente, Senatore Pestalozza, 
non ha lesinato gli elogi alla nuova legislazione. 

Del Codice penale italiano si lamentano i me¬ 
dici... francesi. Il Siècle Medicai prende di mira 
specialmente l’articolo 365 del nuovo Codice, che 
punisce l’omissione di referto. Non si tratta di 
urta novità, e lo stesso Siècle lo ammette, perchè 
un articolo del codice abrogato, Zanardelliano e 
liberalissimo, il 439, comminava egualmente una 
pena pecuniaria, l’ammenda, contro il « medico, 
il chirurgo, la levatrice o altro ufficiale di sanità 
che, avendo prestato l’assistenza della propria pro¬ 
fessione in casi che possano presentare i caratteri 
di delitto contro la persona, omette o ritarda di 
riferirne all’Autorità giudiziaria o di Pubblica si¬ 
curezza, eccetto che il referto esponga la «persona 
assistita a un procedimento penale ». 

Che c’è di nuovo nell’art. 365 del codice fascista 
che possa meritare l’anatema dei medici... fran¬ 
cesi ? Ben poco, e basta leggere l'articolo per con¬ 
vincersene. «Chiunque, avendo nell’esercizio di 
una professione sanitaria prestato la propria assi¬ 
stenza od opera in casi che «possano presentare i 
caratteri di un delitto, per il quale si debba pro¬ 
cedere d’ufficio, omette o ritarda di riferirne al¬ 
l’Autorità indicata nell’art. 361 è punito con la 
multa fino a lire cinquemila. Questa disposizione 
non si applica quando il referto esporrebbe la 
persona assistita a procedimento penale ». 

Dunque, mentre secondo il codice del 1889 l’ob¬ 
bligo del referto riguardava i casi che «potessero 
presentare i caratteri rii un delitto contro la per¬ 
sona, il codice del 1930 prescrive il referto in 
tutti i casi che possano presentare i caratteri di 
un delitto, anche se non contro la persona. Men¬ 
tre il codice del 1889 non faceva distinzione tra de¬ 
litti perseguibili di ufficio e delitti perseguibili a 
querela di parte, il codice del 1930 limita l’obbli¬ 
go di riferire ai soli delitti perseguibili d’ufficio. 
Infine, il codice abrogato considerava il fatto co¬ 
me contravvenzione e lo .puniva con l’ammenda 
fino a lire cinquanta; il nuovo codice lo consi¬ 
dera delitto e lo punisce con la multa fino a lire 
cinquemila. 

La formula più generica del codice vigente mira 
a correggere un evidente errore in cui era caduto 
il legislatore del 1889. All'infuori dei delitti con¬ 
tro la persona, già secondo il codice abrogato ve 


ne erano altri che pur potevano concretarsi in 
danni arrecati alla persona. Basti pensare ai de¬ 
litti contro il buon costume, contro la sicurezza 
dei mezzi di trasporto e di comunicazione, contro 
la sanità e l’alimentazione pubblica. La classifica- 
. /ione dei reati si fa tenendo presente il bene giu¬ 
ridico principalmente leso. Possono pertanto es¬ 
servi delitti contro beni diversi dalla vita o dalla 
integrità della persona, che pur importano danni 
alla persona. Anche in questi casi la constatazione 
che il medico fa, di un danno recato alla per¬ 
sona, è indizio dell’esistenza di un reato. Perchè 
non dovrebbe esservi anche qui l’obbligo del re¬ 
ferto ? 

E si noti che l’inconveniente, grave nel codice 
del 1889, sarebbe stato gravissimo in quello del 
1930, che ha riunito sotto titoli diversi vari reati 
che nel vecchio codice erano considerati delitti 
contro la persona. Così l’abuso dei mezzi di corre¬ 
zione e i maltrattamenti in famiglia sono stali 
classificati tra i delitti contro l’assistenza familia¬ 
re. L’aborto è stato iscritto tra i delitti contro la 
integrità e la sanità della stirpe. Inoltre nuove 
figure di delitti sono state create, che pur si risol¬ 
vono in danni alle «persone, come la procurata im¬ 
potenza alla procreazione, il contagio doloso di 
malattie veneree. Tali delitti non sono stali clas¬ 
sificati tra quelli contro la persona, ma tra quelli 
contro la integrità e la sanità della stirpe. 

Si poteva in questi casi, esonerare il sanitario 
dall'obbligo del referto, per limitarlo ai soli delitti 
che hanno per principale, oggettività giuridica la 
persona? Si poteva abolire l’obbligo del referto 
in caso di aborto, sol perchè il delitto è, in base 
a una più precisa determinazione giuridica, clas¬ 
sificato tra quelli contro la sanità e la integrità 
della stirpe ? Sarebbe stato evidentemente assurdo. 

La limitazione dell'obbligo del referto ai soli 
delitti perseguibili d’ufficio costituisce un alleg¬ 
gerimento dell’onere imposto alla classe sanita¬ 
ria. Ma neppur questo vantaggio trova grazia pres¬ 
so i giornali medici francesi. Si tratta — si dice 
— di una discriminazione che può mettere in im¬ 
barazzo il sanitario, il quale non può sapere quan¬ 
do un delitto è .perseguibile d’ufficio e quando a 
querela di parte. Eppure nulla di più facile che 
una simile discriminazione. La regola essendo la 
perseguibilità d’ufficio, sono punibili a querela di 
parte e quindi esonerati dal referto solo i delitti 
per i quali la querela è esplicitamente richiesta 
dalla legge. Così nei delitti contro la persona solo 
la lesione guaribile nei dieci giorni è punibile a 
querela. Non par difficile che un medico possa 
apprezzare una simile circostanza. Del resto, nei 
casi dubbi, il sanitario farà sempre bene od ese¬ 
guire il referto. 

In ultimo è vero che l’omissione di referto è 
per il nuovo codice delitto e non contravvenzione. 
Ma ciò, se importa una pena pecuniaria maggio¬ 
re, vale anche a limitare la punibilità al solo caso 
di omissione dolosa, cioè intenzionalmente com¬ 
messa. Rimane così escluso il caso della omissione 


(*) La presente rubrica è affidata all’avv. Giovanni Selvaggi esercente in Cassazione, cone. legale del nostro periodico. 


870 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 22] 


colposa, cioè dipendente da negligenza o imperi¬ 
zia. La buona fede del sanitario secondo il codice 
vigente lo scusa in ogni caso; ciò che non avveni¬ 
va per il codice abrogalo, giacche nel reato con¬ 
travvenzionale rientra così l’ipotesi della omissio¬ 
ne dolosa come quella della omissione colposa. 

Concludendo, il nuovo codice è più preciso, più 
giusto e, in realtà, meno severo. 

Cerio, come già il codice abrogato, esso vuole 
che il sanitario si faccia ausiliario della Giustizia, 
quando ciò non possa nuocere al cliente. Ambe¬ 
due i codici infatti fanno venir meno l’obbligo 
del referto, tutte le volte che questo esporrebbe 
la persona assistita a un procedimento penale. 
Vengono così conciliati nel modo migliore i due 
obblighi che incombono al sanitario: quello di 
conservare il segreto professionale e quello di non 
farsi favoreggiatore di un delitto. 

Neanche a dirsi, su questo punto, la stampa me¬ 
dica francese è contraria tanto al codice liberale 
del 1889 quanto a quello fascista del 1930. Come 
può — essa dice — il sanitario giudicare se il 
referto esporrà o non il malato ad un /procedimen¬ 
to penale ? E in generale, come può un sanitario 
decidere se la malattia, che ha reclamato la sua 
assistenza, deriva da un fatto costituente delitto ? 
Si richiede così al medico, al chirurgo, alla leva¬ 
trice l’espletamento di indagini estranee alla pro¬ 
pria professione e sulle quali essi possono facil¬ 
mente ingannarsi. 

Non vedo la gravità della obiezione. Nessuno 
pretende che il sanitario conduca una istruttoria 
penale. Si tratta per lo più di ricerche che rien¬ 
trano proprio nella competenza medica: si tratta 
di decidere se la alterazione è prodotta da causa 
endogena o esogena, accidentale o volontaria, di¬ 
pendente dal malato stesso o da una persona estra¬ 
nea. Ad ogni modo è sufficiente, che l’omissione 
non abbia luogo intenzionalmente, perchè il sa¬ 
nitario sia scusato. L’errore anche grossolano, 
quando sia commesso in buona fede, esclude il 
reato. 

1 medici francesi possono dunque esser tran¬ 
quilli sulla sorte dei loro colleglli italiani. I quali 
non si scandalizzano certo affatto, come fa il 
Siècle Mèdica! di essere considerati come ausiliari 
della Giustizia. « En Italie — dice meravigliato 
il giornale francese — le médécin est obligé d’ètre 
l’ausiliaire de la Justice ». E più oltre aggiunge 
-« Se il medico riceve le confidenze del suo malato, 
egli si rende agli occhi di questo, propriamente 
■complice dell’Autorità giudiziaria». Complice! A- 
dunque il magistrato, perseguendo i reati, com¬ 
mette a sua volta, secondo l’interpretazione de¬ 
mocratica, un reato 1 Curiosa mentalità, che in 
Italia fortunatamente ignoriamo. 

I medici italiani sono ben lieti di essere gli au¬ 
siliari della Giustizia. Sopralutto quanto questa 
alta funzione è perfettamente compatibile, come 
nel caso presente, con gli altri doveri del loro 
nobile ufficio. 

Alfredo Rocco. 


Queste osservazioni, chiare ed autorevoli, richia¬ 
mano alla nostra attenzione il coordinamento 
delle norme che regolano la denunzia deqli aborti 
c il referto. 

L'art. 365 del Codice penale ha esteso l’obbligo 
elei referto a qualsiasi delitto perseguibile d’uffi¬ 


cio: c’era una lacuna nell’art. 1,39 del vecchio co¬ 
dice; la imperfezione è stata opportunamente cor¬ 
retta. L’accertamento che il sanitario deve fare è 
obbiettivo; non richiede e noji presuppone spe¬ 
ciali indagini ed investigazioni circa eventuali ag¬ 
gravanti che dipendano da rapporti di parentela 
o da altre circostanze. Il sanitario esaminerà il 
fatto a lui noto e valuterà gli elementi che ne 
risultano, al fine di stabilire se il caso, come a 
lui si presenta, abbia i caratteri di un delitto per 
il quale si debba procedere d’ufficio. 

Ma egli non è obbligato al referto se questo 
possa esporre la persona assistita a procedimento 
penale ». 

Osserva il Ministro: « Vengono così conciliali 
nel modo migliore i due obblighi che incombono 
al sanitario: quello di conservare il segreto pro¬ 
fessionale e quello di non farsi favoreggiatore di 
un delitto ». 

Questa, precisa e netta dichiarazione giova a ri¬ 
solvere il dubbio al quale vogliamo riferirci circa 
gli effetti della denunzia dei casi di aborto. 

Il Ministero dell’Interno, con. circolare 13 set¬ 
tembre 1931, ha avvertito che il medico provin¬ 
ciale si deve valere delle denunzie degli aborli 
anche « per la repressione penale nei limiti se¬ 
gnati dall’art. 5 della legge 23 giugno 1927, 
n. 1070 », la quale obbliga il medico provinciale 
a fare denunzia, mediante rapporto, quando nel¬ 
l'esercizio delle sue funzioni abbia notizia di un 
reato per il quale si debba procedere d’ufficio 
La circolare soggiunge che il medico provin¬ 
ciale si deve valere della denunzia degli aborti 
« per qualsiasi altro scopo compatibile col carat¬ 
tere segreto» di essa. Ma dell’aborto procurato, 
che è delitto procedibile d’ufficio, deve fare rap¬ 
porto ? 

Ecco il dubbio. A noi sembra che si debba ri¬ 
spondere negativamente. 

La repressione severissima dell’aborto illecito 
non si discute: è un delitto contro la integrità 
della stirpe e lo Stato deve difendersene con mez¬ 
zi efficaci. Ma, come ha ricordato il Ministro della 
Giustizia, l’art. 365 del codice penale, posteriore 
alla legge 23 giugno 1927, esenta il medico dal- 
l’obbligo del referto per alte ragioni di tutela 
della vita e della salute. 

Se la denunzia dell’aborto potesse condurre la 
persona assistita al procedimento penale, sia pure 
per via indiretta (rapporto del medico provin¬ 
ciale in base alla denunzia circostanziata) sarebbe 
vulnerata la eccezione all’obbligo del referto, che 
è invece, riaffermata dall'art. 365. 

Astrattamente si può discutere della prevalenza 
dell’uno o dell'altro dovere giuridico; ma coordi¬ 
nando le disposizioni che regolano la denunzia 
degli aborti (art. 5 e 9 della legge 1927) con 
quelle del codice penale e considerando che la 
denunzia è e deve rimanere segreta, è da ritenere 
che il medico provinciale non debba fare rap¬ 
porto al fine della repressione penale. 

Sarebbe utile che cjuesto dubbio fosse superato, 
da autorevole dichiarazione. 




:[Anno XXXIX, Num. 22] 


SEZIONE PRATICA 


871 


NELLA VITA PROFESSIONALE. 


INSEGNAMENTO SUPERIORE. 

In sede di bilancio. 

Si è svolta, al Senato del Regno, la discussione 
.sul bilancio del Ministero della Educazione Nazio¬ 
nale, su relazione dell’on. Torraca. 

Diamo un breve sunto della parie che più dav- 
vicino riguarda rinsegnamento della medicina. 

Il sen. Maragliano crede che tra l’esame di lau- 
iea e quello di abilitazione all’esercizio professio¬ 
nale debba intercedere del tempo, non di mesi, 
ma di anni. Occorre che anche nelle facoltà di 
medicina si faccia quello che è stato fatto per gli 
studi di ingegneria, cioè si divida tutto il tempo 
prescritto in una parte propedeutica e si istituisca 
la scuola di applicazione per la parte pratica. Il 
diploma di abilitazione professionale dovrebbe es¬ 
sere rilasciato, anziché dal Ministero dell’E. N., 
ria quello dell’Interno, come avviene nella maggior 
parte delle Nazioni. 

L on. Gabbi segnala che dal 1928 ad oggi il Go¬ 
verno fascista ha erogato 400 milioni per l’assetto 
edilizio delle nostre Università, mentre in passato 
non sera fatto nulla. Oggi vediamo moltissimi 
studenti stranieri frequentare i nostri istituti 
scientifici e rimanerne entusiasti. Teme che la 
specializzazione eccessiva possa essere dannosa. 
Vorrebbe ancora più curata l’educazione fisica e 
chiede al Ministro perché gl’istituti relativi non 
sono annessi alle Facoltà di medicina. 

L’on. Pus fa delle considerazioni relative alla 
Facoltà di lettere ma che hanno una portata ge¬ 
nerale. Rileva la precarietà degli incaricati e l’in¬ 
sufficienza degli stipendi agli assistenti. Crede che 
occorra stabilire un criterio unico circa le tesi di 
laurea. Loda la deliberazione del capo del Go¬ 
verno relativa all’istituzione di premi da parte del¬ 
l’Accademia d’Italia, per il progresso delle scienze; 
ma le Accademie accordano premi che a volte sono 
cospicui, a volte meschini: questa materia an¬ 
drebbe disciplinata. 

Il sen. Torraca, relatore, stima grave la situa¬ 
zione determinata da numerose cattedre senza ti¬ 
tolare: nelle Università sono ora 280, mentre si 
sono banditi concorsi soltanto per 28. Al sen. 
Maragliano, il quale vorrebbe un maggiore in¬ 
tervallo tra la laurea in medicina e l’esame di 
Stato, osserva che il Maragliano stesso ed i suoi 1 " 
colleglli hanno potuto esercitare appena laureati. 
Non è d’accordo col sen. Gabbi nel deprezzare gli 
specialisti; quanto all’educazione fisica, l’Opera 
Balilla ha dovuto adattarsi a ciò che ha trovato, 
nel terréno su cui è sorta. Si associa ad alcune 
raccomandazioni del sen. Pais, relative alla neces¬ 
sità di meglio compensare gl’incaricati e gli assi¬ 
stenti. 

Il ministro Giuliano documenta il poderoso im¬ 
pulso impresso all’assetto edilizio delle nostre 
Università. Circa le cattedre vacanti, i 28 concorsi 
ora banditi dànno modo di fare altrettante terne; 


aggiungendovi i concorsi espletati di recente, si 
.potranno già coprire circa cento cattedre. In que¬ 
sto campo si potrà avere maggiore libertà ora 
che si è giunti ad un accordo con la finanza 
circa la riduzione dei ruoli. 

Si é creduto di porre un limite alla libertà di 
scelta, da parte degli allievi, negli esami: neces¬ 
sità particolarmente sentita nelle Facoltà di me¬ 
dicina. 

Farà oggetto di riflessione le proposte del sen. 
Maragliano. 

Il ministro ha la sensazione che tutti gl’inse¬ 
gnanti sentono oggi il valore delle nuova Italia, 
sorta dal Regime fascista; sentono la nuova cul¬ 
tura e la nuova scuola che l’idea fascista ha vivi¬ 
ficato con la sua fiamma. 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Aradeo (Lecce). — Scad. ]0 giu.; 2 a cond.; lire 
7480 e 5 quadrienni dee., oltre L. 1000 cavale.; 
età lini. 35 a.; punti agli esami di laurea; tassa 
L. 50,10. 

Ardara (Sassari). — Scad. 31 lug.; L. 9500 per 
500 pov., addizion. L. 5, arm. farm. L. 1000, uff. 
san. L. 800; riduz. 12%; 4 quadrienni dee.; rico¬ 
noscimento serv. anter.; età lim. 45 a.; tassa li¬ 
re 50,10. , 

Brindisi. Consorzio Prov. Antituberc. — Scad. 
15 giu.; direttore; L. 16.000 e 2 quadrienni di 
L. 1000, oltre serv. att. L. 4200; riduz. 12 %; età 
lim 45 a.; rivolgersi al Presidente. 

Busto Arsizio (Fare.se). — Con deliberazione 
Commissariale del 18 maggio corrente, è stato pro¬ 
rogato a tutto il giorno 21 giugno 1932 il ter¬ 
mine ,per la presentazione delle domande per il 
concorso al posto di medico-chirurgo della terza 
condotta urbana di Busto Arsizio. 

Campo di Trens (Bolzano). — r Scad. 1° lug.; lire 
7500 oltre L. 750 uff. san., addizion. L. 6 sopra 
il 25% della popolaz.; 5 quadrienni dee.; 15% sti¬ 
pendio iniziale per gestione armadio farmaceut.; 
indenn. alloggio; c.-v.; trattenute di legge; tas¬ 
sa L. 50. 

Cuorgnè (Aosta). — La R. Prefettura informa 
che il concorso al posto di ufficiale sanitario del 
Consorzio di Cuorgnè è prorogato fino al 15 set¬ 
tembre p. v. sotto tutti i patti e condizioni del 
manifesto 15 febbraio 1932. 

Ferrara. Amministraz. Provinciale. — Scad. 10 
giu.; medico aiuto del brefotrofio; L. 8000 e qua¬ 
drienni dee., oltre c.-v.; età lini 35 a. 

Grosseto. Amministrazione Provinciale. — Per 
titoli ed esami; posto di assistente della Sezione 
Medico-Micrografica del Laboratorio di igiene e di 
profilassi. Stipendio iniziale L. 9500, aumentabile 
di un decimo per ogni quadriennio fino a rag¬ 
giungere il massimo di L. 14.250, più supplemen¬ 
to di servizio attivo L. 1500, indennità di alloggio 
L. 500 ed indennità di caro viveri, se ed in quan¬ 
to dovuta, nella misura e durata degli altri im¬ 
piegali della Provincia, nonché una quota di par- 


872 


« IL. POLICLINICO )> 


[Anno XXXIX, Num. 22 


tecipazione agli introiti pei contravvenzioni, ana¬ 
lisi, ricerche ecc. Le domande, corredate dei 
relativi documenti, dovranno essere inviate alla 
Segreteria della Provincia entro il lo luglio 1932. 
Richiedere avviso di concorso per conoscere le al¬ 
tre condizioni alla predetta Segreteria. 

La Spezia. Spedale Civile Vilt. Erri. II. — Scad. 
30 giu.; medico specialista di pediatria; titoli ed 
eventualm. esami; L. 6000 e 5 quinquenni di lire 
•500; riduz. 12%; età lim. 45 a.; tassa L. 50,10. 
Domanda e docum. al Presidente. 

Loazzolo ( Alessandria ). — Proroga a tutto il 

19 lug. 

Messina. Amministraz. Prov. — Scad. 15 giu., 
ore 18; assistente presso la ,Sez. med.-micrograf. 
del Laborat. Prov. d’igiene e Profil.; L. 11.600 au¬ 
mentabili e L. 2800 serv. att. ; ritenute prescritte. 
Assistente Sez. chini.; stesse condizioni. Chiedere 
annunzio. 

Mestre (Venezia). Ospedale Civile. — A tutto 
15 giu.; medico chirurgo assistente; assegni e com¬ 
partecipazioni regolamentari. 

Miggiano (Lecce). — Scad. 15 giu.; per Monte- 
sano; L. 8360 e 5 quadrienni dee.; età lim. 40 a.; 
tassa L. 50,10. 

Mign anego (Genova). — Scad. 30 giu., ore 17; 
L. 8400 e 10 bienni ventes., oltre L. 500 se uff. 
san., L. 300-600-1400-3000 trasp., L. 300 ambulat. 
al proprio domicilio; riduz. 12%; età lim. 35 a.; 
doc. a 3 mesi dal 25 apr.; tassa L. 50,10; serv. en¬ 
tro 15 gg. 

Partanna (Trapani). — Scad. 13 giu.; rivolgersi 
Segreteria coni. 

Porlezza (Como). — Scad. 15 giu., ore 18; l a 
condotta del Consorzio medico tra i Comuni del 
Circolo Ospedaliero di Valsolda; doc. a 3 mesi dal 
10 mag.; L. 9000 oltre L. 1200 trasp., L. 500 am¬ 
bulatorio, L. 1100 se uff. san.; decurtaz. 12%. 
Ghied. annunzio. 

Portomaggiore (Ferrara). — Scad. 25 giu.; 5 a 
cond.; L. 9500 e 5 quadrienni dee.; assegno com¬ 
plementare L. 2340 se celibe, L. 2700 se ammogl.; 
L. 2500 trasp.; addizion. L. 3 sopra i 1000 pov.; 
riduz. 12 %; età lim. 35 a.; tassa L. 50,10. 

Reggio Calabria. Amministrazione Provinciale. 
— Per titoli scientifici e pratici. Un posto di me¬ 
dico primario e tre posti di medico di Sezione del¬ 
l'Ospedale Psichiatrico Provinciale. Età richiesta: 
minima di anni 21; massima di anni 35, prorogata 
a 40 anni per gli ex combattenti; per i dipendenti 
da altre Amministrazioni Provinciali non sarà te¬ 
nuto conto dei limiti di età. Da esibire, entro il 

20 giugno p. v., i consueti documenti di rito, e la 
prova, per il concorrente al posto di medico pri¬ 
mario, di aver prestato servizio in manicomi od 
in cliniche psichiatriche per non meno di un bien¬ 
nio. Per il primario: stipendio annuo L. 16.700, 
aumentabile a L. 17.500 dopo quattro anni di ser¬ 
vizio ed a L. 18.000 dopo otto anni; L. 3700 al- 
l’anno per supplemento di servizio attivo. Per gli 
altri: stipendio annuo L. 14.400, aumentabile a 
L. 15.000 dopo quattro anni di servizio, a L. 15.900 
dopo otto anni ed a L. 16.700 dopo dodici anni; 
L. 3000 all’anno per supplemento di servizio at¬ 
tivo. Per maggiori chiarimenti rivolgersi all’Am¬ 
ministrazione Provinciale di Reggio Calabria. 

Roma. Ministero delle Comunicazioni (Ferrovie 
dello Stalo). — Concorsi per titoli ai seguenti po¬ 


sti di Medico di riparto: Aquila I, Falconara II. 
Popoli, \ asto (Ancona); Gonzaga lteggiolo, Legna¬ 
lo I (Bologna); Bozzolo, Legnano, Brescia I (Mi¬ 
lano); Capua (Napoli); Bagheria, Marausa, S. Ste¬ 
fano di Camastra, Salaparuta (Palermo); S. Lucido, 
Amantea II, Nicotera I (Reggio Calabria); Tor¬ 
chiara (Salerno); Ceprano I, Arsoli (Roma); Bas- 
sano del Grappa, Carmignano di Brenta (Venezia). 
Inviare domanda e richiedere informazioni ai ri¬ 
spettivi Ispettorati Sanitari (indicati fra parentesi). 
Scadenza ore 17 del 20 giugno 1932-X. 

Roma. Pio Istituto di S. Spirito e Ospedali Riu¬ 
niti. — Scad. 10 giu.; 6 aiuti chirurghi; L. 7300 
ridotte 12%; c.-v.; età lim. 35 a.; tassa L. 50; ri¬ 
volgersi Segreteria generale. 

Roma. R. Prefettura. — Al 10 lug., ufficiali sa¬ 
nitari di Gaeta e consorzi di Frascati, Montecom- 
patri, Monleporzio Catone, Marino, Grottaferrata, 
Castelgandolfo, Roccadipapa, Palestrina, Zagarolo, 
Cave, Roccadicave e Castel San Pietro Romano; 
L. 12.000 per ogni posto, oltre L. 500 indennità 
complementare per ogni Comune al Capo Con¬ 
sorzio; 5 quadrienni dee.; deduz. 12%; tassa lire 
50,10. Titoli ed esami. Divieto libero eserc. profess. 
Rimborso spese trasp oltre i 3 Km. Per concor¬ 
rere a più di un posto, presentare distinte do¬ 
mande e quitanze pagamento tassa. 

Sacile (Udine). — Scad. 31 lug.; 2° reparto; li¬ 
re 8000 e 6 quadrienni dee., L. 1000-1500-3000 
trasp., L. 500 serv. att., L. 420-1200 c.-v.; riduz. 
12%; età lim. 45 a.; tassa L. 50; certificato punti 
esami speciali e di laurea. 

Salerno. Amministrazione Provinciale. — Per 
titoli ed esami. Posto di assistente presso la Se¬ 
zione Medico-Micrografica del Laboratorio Provin¬ 
ciale d'igiene e profilassi. Stipendio L. 9500, au¬ 
mentabile al massimo di L. 11.600; supplemento- 
di servizio attivo L. 2100; aggiunta di famiglia se¬ 
condo le norme vigenti per gli impiegati statali: 
il tutto al netto delle ritenute di legge. Titolo di 
studio: diploma di abilitazione all’esercizio della 
professione di medico-chirurgo o diploma di lau¬ 
rea in medicina e chirurgia, conseguito entro il 
31 dicembre 1925 da coloro che si trovino nella 
condizione di cui all’art. 6 del R. D. 31 dicem¬ 
bre 1923, n. 2909. Età massima : anni 35, salvo iL 
disposto dell’art. 42 del R. D. 30 settembre 1922, 
n. 1290. Termine utile per la presentazione delle 
istanze e documenti prescritti dal R. D. 16 gen¬ 
naio 1927, n. 155: otto luglio 1932. Programmi e- 
norme di esami giusta R. D. 9 maggio 1927. 

S. Paolo Albanese (Potenza). — Scad. 31 lug.;. 
L. 6160 già ridotte 12 %; 6 quadrienni di L. 513,30; 
età lim. 40 a.; tassa L. 50,10. 

Scansano (Grosseto). — Direttore dell'Ospedale 
Civile. Stipendio e indennità alloggio al netto di 
ogni ritenuta L. 11.923,20. Stipendio per direzione 
Padiglione Antitubercolare, da stabilire. 50 % Ope¬ 
razioni paganti; 20 % Ambulatorio. Età massima 
40 anni. Nessun limite per direttore Ospedale in 
carica. Scadenza 30 giugno. Documenti di rito c 
vaglia di L. *50 alla Congregazione di Carità di 
Scansano. Schiarimenti messo la Congregazione 
stessa. 

Valledolmo (Palermo). — Scad. 90 giorni dal 
30 apr.; L. 9000 e 5 quinquenni dee.; ritenute e 
diminuzioni di legge; addizion. L. 3 oltre 1000> 
pov.; tassa L. 50. 



ì Anno \XXIX, Num. 22] 


SEZIONE PRATICA 


873 


Venezia. Ospedali Civili Ritmili. — Scad. 31 
mag., ore 17; medici chirurgi assistenti straordi¬ 
nari; L. 3915 per i celibi e L. 4275 per i coniu¬ 
gati; diminuente del 12%; titoli ed esami; tassa 
L. 50 al Tesoriere; età lim. 30 a.; doc. a 3 mesi dal 
10 mag.; serv. entro 15 gg. 

Zara. — Direttore della Sezione Medico-Micro- 
grafica, direttore della Sezione Chimica, coadiu¬ 
tore per tutte e due le Sezioni del Laboratorio Pro¬ 
vinciale di Igiene e Prolilassi. 11 concorso è proro¬ 
gato al 12 luglio p. v. Per informazioni rivolgersi 
alla Segreteria dell’Amministrazione Provinciale di 
Zara. 


Crociera Polare Economica Turistica. — Si fa 
noto che si sta organizzando una gita nelle re¬ 
gioni polari, per il prossimo agosto. Si visiteranno 
i fiords norvegesi e il Capo 'Nord e si raggiungerà 
lo Spitzbergen, dove alla baia della Maddalena e 
alla baia del Ite, De Pinedo, Nobile e Amudsen 
stabilirono le loro stazioni per la scoperta del Polo. 
Si raggiungerà anche la banchisa, il ghiacciaio po¬ 
lare oltre 1*81 parallelo. 

Il viaggio riuscirà quanto mai interessante per 
le particolari vedute, i paesaggi, i panorami ecc. Il 
piroscafo è un transatlantico della Amburgo-Ame- 
rica, a classe unica, senza etichetta, e presenta 
tutto il conforto di bordo. La spesa si aggira sulle 
L. 2.500, con partenza e ritorno ad Amburgo, 
escluse le escursioni facoltative che pure sono a 
molto buon prezzo. Per ulteriori informazioni 
scrivere; dott. prof. Quatlrociocchi, piazza S. Lui¬ 
gi dei Francesi 34, Roma. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

La Facoltà medica di San Paolo (Brasile), ad 
unanimità, ha confermalo a vita il prof. Alfonso 
Bovero, direttore dell'Istituto di anatomia umana 
normale in quella Università. La nomina è signi¬ 
ficativa, poiché, salvo casi d’eccezione, nel Brasile 
gl’insegnanti universitari si assumono solo con 
impegni quadriennali. L’annunzio venne recato 
dal preside, prof. Sergio Meira jun., ad una festa 
organizzata da antichi allievi in onore del Bovero. 
Questi si è formalo a Torino, presso Giacomini e 
Fusari; ò titolare della cattedra dal 1914. 

Sono stati nominati grandi ufficiali della Co¬ 
rona d'Italia: il prof. Uberto Arcangeli, già pri¬ 
mario medico nell'Ospedale Policlinico Umberto I 
di Roma; Andrea Malocchi, primario chirurgo nel¬ 
l’Ospedale Maggiore di Milano e incaricato dell’in¬ 
segnamento di semeiotica chirurgica in quell’Ate- 
neo. Sentiti rallegramenti. 

La medaglia d’oro al merito clinico della Fonda¬ 
zione Baccelli è stata conferita al prof. Tommaso 
Lucherini, primario medico negli Ospedali di 
Roma. La Commissione era composta dai proff. 
Frugoni, Zeri, Baglioni, Bonanni, Serono. Ralle¬ 
gramenti cordiali. 

Il gen. med. Giuseppe Massarotti, ispettore di 
Sanità Militare al Ministero della Guerra, è stato 
decorato della medaglia mauriziana al merito mi¬ 
litare per compiuti dieci lustri di lodevole ser¬ 
vizio. 

Il prof. Teodoro Morisani, libero docente nella 
R. Università di Napoli, è nominato preside del 
Rettorato Provinciale di Napoli, • del quale è stato 
per un biennio vice-preside. 


NOSTRE CORRISPONDENZE. 

Da La Spezia. 

Conferenza del Prof. Jader Cappelli sulla‘‘radioterapia 

del cancro ,. 

La conferenza è stala tenuta nell’Aula Magna 
dell’Ospedale Civile della Spezia per invito della 
Presidenza della locale Sezione della Lega Italiana 
contro il cancro; opera voluto e attuata dalla 
tenace e fattiva volontà del gr. uff. prof. Rinaldo 
Cassanello, chirurgo primario e direttore del no¬ 
stro ospedale. 

Erano .presenti S. E. il Prefetto, il Podestà, il 
Segretario Federale, il Direttore dell’Ospedale di 
Marina, moltissimi Sanitari della Città e Provincia 
ed un numeroso ed eletto stuolo di gentili signore 
e di cittadini. 

L’oratore ufficiale, direttore dell’Istituto Foto¬ 
radioterapico « C. Pellizzari » della R. Università di 
Firenze, era accompagnato dal dott. Mario Sco- 
pesi, suo valoroso assistente, al quale è affidato il 
trattamento dei malati cancerosi dell’Ospedale Ci¬ 
vile di La Spezia. 

• ♦ * 

I! .prof. Cassanello, presidente della .Sezione 
spezzina della Lega Italiana contro il cancro, ha 
presentato, con brevi e nobili espressioni,' il con¬ 
ferenziere. 

Il prof. Cappelli, dopo aver ringraziato il prof. 
Cassanello per il cortese invito rivoltogli, ha de¬ 
scritto a larghi tratti la figura nosologica del can¬ 
cro accennando a tutti i vari generi di ricerche 
che sono state condotte per indagarne l’intima 
natura, ricerche che lino ad oggi hanno permesso 
di conoscerne nei più fini dettagli l'individualità 
clinica ed istologica, ma non hanno consentito di 
definirne la vera causa, sempre necessaria e suf¬ 
ficiente al suo determinismo. Per questo non è 
consentito fino ad oggi una difesa preventiva spe¬ 
cifica basata su direttive sicure. Il mezzo di lotta 
è oggi imperniato sulla precocità della diagnosi 
e dell’intervento terapeutico; per ora, in attesa 
di una veramente efficace terapia biologica, è af¬ 
fidata alla chirurgia ed alla radioterapia. Dopo 
avere ricordato tutte le benemerenze dell’arte 
chirurgica, dimostra quale prezioso ausilio abbia¬ 
no portato la scoperta e le applicazioni dei raggi 
Roentgen e del « Radium », trattenendosi sulle 
proprietà fisiche di questo prezioso elemento e le 
azioni svolte «alle su<- radiazioni sui tessuti vi¬ 
venti; sulle modalità della loro azione elettiva nei 
tumori ed in particolare nel cancro. 

Accenna alle direttive tecniche e descrive i ri¬ 
sultati vari che si ottengono nelle varie localiz¬ 
zazioni. 

Completa le sue osservazioni con numerose e di¬ 
mostrative proiezioni di malati trattati. 

L’O. chiude la dotta conferenza auspicando 
la più volenterosa collaborazione tra biologi, me¬ 
dici chirurgi e radiologi, onde avvicinarsi sempre 
più alla soluzione del grande problema del can¬ 
cro e rendere così più efficaci nel presente e nel¬ 
l’avvenire le previdenze e provvidenze sanitarie 
che costituiscono uno dei titoli più alti e più no¬ 
bili del Governo Nazionale. 

A. S. 



874 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Ntjm. 22] 


NOTIZIE DIVERSE . 

Pneumothorax artificiali. 

L’Associazione Internazionale « Pneumothorax 
Artificialis » è stata fondata nel 1912 da alcuni 
discepoli di Carlo Forlanini, con lo scopo di age¬ 
volare la diffusione 'della collassoterapia e di crea¬ 
re fra i medici pratici cultori del metodo, legami 
di ordine pratico e scientifico; infine di fornire 
periodicamente agli ammalati una lista dei me¬ 
dici che praticano il pneumotorace. 

Attualmente la situazione è cambiata e il pneu¬ 
motorace è praticato in tutti i paesi del mondo 
da un grande numero di medici. Da ciò l’oppor¬ 
tunità e l’interesse di ricostituire l’Associazione 
assegnandole uno scopo un po’ differente. 

Così si troveranno nel Bollettino periodico del¬ 
l'Associazione, a fianco dell’elenco aggiornato dei 
medici e degli Isliluti specializzati per la cura della 
tubercolosi, cenni di bibliografia dei principali 
lavori consacrati alla collassoterapia di ciascun 
paese, come pure le comunicazioni inviate dagli 
aderenti sulle attualità scientifiche, l’istrumenta- 
rio, i nuovi metodi di tecnica, i Congressi e tutto 
ciò che costituisce in grandi linee l’attività col¬ 
lassoterapica mondiale. 

Contemporaneamente, l’Associazione si propone 
di collaborare alla sottoscrizione internazionale per 
l’erezione a Roma di un monumento a Carlo For¬ 
lanini. L’iniziativa di detta sottoscrizione è stata 
presa dalla VI Conferenza internazionale della tu¬ 
bercolosi, a Roma, e sanzionata dalla Conferenza 
di Oslo, nel 1930. I medici di tutto il mondo, non¬ 
ché i malati che sono stati beneficiati dalla sco¬ 
perta di Carlo Forlanini, sono in dovere di ren¬ 
dere questo omaggio in segno di riconoscenza a 
colui che fu tra i migliori benefattori dell’uma¬ 
nità. 

La quota annuale per i signori medici aderenti 
è di L. 15 da inviarsi al segretario generale prof, 
dott. Umberto Carpi, via A. da Giussano 18, Mi¬ 
lano (126). 

Le sottoscrizioni per il monumento a Carlo For¬ 
lanini possono essere inviale al segretario gene¬ 
rale della « Federazione Nazionale Fascista per la 
lotta contro la Tubercolosi », via Nazionale 172, 
Roma. 

Nell’O. N. maternità e infanzia. 

Il R. Commissario avv. Sileno Fabbri ha dispo¬ 
sto una riforma relativa all’organizzazione e al 
funzionamento degli organi locali dell’Opera. Ce 
ne occuperemo in un prossimo numero. 

All’Accademia d’Italia. 

Si sono riunite, in adunanza ordinaria, le classi 
della Reale Accademia d’Italia. 

Nella classe di scienze fisiche, matematiche e 
naturali l’accademico Bottazzi ha presentato il pri¬ 
mo volume delle opere di Lazzaro Spallanzani, 
edite sotto gli auspici dell’Accademia d’Italia e in 
cui la mole imponente dei contributi scientifici 
di questo grande fisiologo italiano viene raccolta 
e coordinata. La classe ha, poi, esaminate e di¬ 
scusse alcune proposte relative al tema per la Fon¬ 
dazione Volta e preso atto delle relazioni presen¬ 
tate da vari membri sopra memorie e proposte 
inviate in esame. 

L’Accademia, riunita in adunanza generale, ha 
espresso il suo compiacimento per la nomina del 


presidente Marconi a socio dell’Accademia nazio¬ 
nale delle scienze di Washington. Il Segretario 
generale ha presentato il primo volume della nuo¬ 
va edizione degli scritti di Lazzaro Spallanzani. 

Al Consorzio provinciale antitubercolare di Roma. 

L’Istituto « Luce » ha eseguito la cinematografia 
delle opere cui il Consorzio provinciale antituber¬ 
colare di Roma ha dato vita nel corso di un bien¬ 
nio. La visione cinematografica è stata proiettata 
nel Palazzo della Provincia; vi assistevano alte au¬ 
torità, tra cui il ministro Bottai, il sen. Cremo¬ 
nesi, l’ori. Morelli, il dott. Basile, il gen. Stocco, 
il comm. Cruciani Aliprandi, il prefetto Montuori, 
il vice-prefetto Ciampani, il prof. Pecori, il prin¬ 
cipe Chigi ecc.; era anche presente un elettissimo 
gruppo di Signore. Il presidente del Consorzio, 
don Piero Colonna, pronunziò un breve discorso 
per ringraziare gl’intervenuti ed illustrare la do¬ 
cumentazione cinematografica. 

24° Congresso belga di medicina del lavoro. 

La « Fédération Médicale Belge » e l’« Union Me¬ 
dicale de Mons et Environs » organizzano il 26 0, 
congresso belga di medicina professionale a Mons. 
per i giorni 9-11 luglio. 

I dottori Cibrie e Hilaire, 1 uno segretario ge¬ 
nerale e l’altro segretario aggiunto della « Confé- 
dération des Syndacals Médicaux Frangais », espor¬ 
ranno in questo congresso il risultato di un anno 
e mezzo di collaborazione medica alle leggi per le 
assicurazioni sociali in Francia. 

Corsi di perfezionamento. 

Un, corso di perfezionamento in chirurgia oto- 
rino-laringologica sarà tenuto presso la Facoltà 
medica di Strasburgo, sodo la direzione del prof. 
Georges Canuyt, dal 21 al 31 luglio. Per informa¬ 
zioni rivolgersi al direttore del corso, Nouvelle Cli- 
nique Oto-Rhino-Laryngologique, Hópital Civil, 
Strasbourg, Francia. 

È stalo pubblicato il programma del 3° corso 
teorico-pratico di elio-talassoterapia, che si terrà 
al Lido di Venezia, sotto la direzione del prof. 
Giulio Ceresole, dall’ll al 18 giugno. Tassa d’iscri¬ 
zione per laureati e laureandi L. 50, per assistenti 
sanitarie L. 30. £ stata convenuta, con l’Hótel 
Wagner di Lido, la pensione completa per L. 24 
al giorno. 

Per informazioni rivolgersi al direttore del cor¬ 
so, Ospedale al Mare, Lido di Venezia. 

Un corso di perfezionamento in clinica oftalmo¬ 
logica è annunzialo per i giorni 17-29 ottobre, 
presso la Facoltà medica di Bordeaux, sotto la di¬ 
rezione del prof. Teulières. Tassa d’iscrizione 300 
franchi; le iscrizioni si ricevono presso la segre¬ 
teria della Facoltà. Per informazioni rivolgersi al 
direttore del corso, Glinique opthalmologique de 
l’Hópilal Saint-André, Bordeaux, Francia. 

Nei giorni 30-31 luglio e 1° agosto 1932 si terrà 
presso la Clinica Oto - Rino - Laringoiatrica della 
R. Università di Perugia, diretta dal ,prof. Giorgio 
Ferreri, un breve corso sulla « Chirurgia della 
tonsilla » con esercitazioni pratiche sui moderni 
metodi di tonsillectomia (chirurgica ed allo 
Sludcr). 

La tassa d’ammissione è di L. 250; per infor¬ 
mazioni dirigersi alla R. Clinica Oto-Rino-Larin- 
goiatrica, Perugia. Verrà rilasciato un certificato. 



[Anno XXXIX, Num. 22] 


SEZIONE PRATICA 


875 


Onoranze al sen. Bastianelli e al prof. Arcangeli. 

Il 19 maggio, nel grande salone dell’Accademia 
Medica di Roma al Policlinico Umberto I, si è 
svolta la solenne cerimonia per la consegna delle 
medaglie d’oro di benemerenza agli eminenti pri¬ 
mari ospedalieri prof. Raffaele Bastianelli, sena¬ 
tore del Regno e prof. Uberto Arcangeli. A questa 
simpatica manifestazione di riconoscenza lia par¬ 
tecipato l’intera famiglia sanitaria romana. 

Il prof. Raffaele Bastianelli, ha .parlato del prof. 
Uberto Arcangeli, il quale da quarantacinque anni 
presta senza interruzione l’opera sua negli ospe¬ 
dali riuniti. 

11 prof. Galli, direttore del Policlinico, ha par¬ 
lato delle benemerenze, dell’alta opera scientifica 
e clinica del sen. Bastianelli — il quale era riusci¬ 
to, prima d'ora, a sottrarsi a tali onoranze. 

Il gr. uff. Spano presidente degli ospedali riu¬ 
niti, ha consegnato, dopo brevi parole di saluto, 
ai ,proff. Bastianelli e Arcangeli, le due grandi 
medaglie d’oro che recano Io stemma antichissimo 
di Santo Spirito. 

Il prof. Agostino Carducci, presidente della 
scuola medica ospitaliera di Roma, per il comitato 
ha offerto al prof. Arcangeli le sue opere ricca¬ 
mente legate in volume. 

Aggiunsero efficaci parole di ringraziamento i 
due festeggiati: il discorso del prof. Arcangeli fu 
nutrito di richiami .personali; il discorso del prof. 
Bastianelli fu di un brio e di una vivacità che de¬ 
starono la più grata impressione. 

Pervennero numerose adesioni. 

Onoranze al dott. G. Basile. 

Il Comitato ordinatore del 9° Congresso medico 
siciliano, interpretando l’unanime desiderio dei 
sanitari dell’Isola, aveva predisposto la consegna 
di una medaglia d oro al gr. uff. dott. Gaetano 
Basile, direttore generale della Sanità pubblica, 
per onorare il conterraneo, assunto dal Regime 
ad uno dei posti di comando e di responsabilità 
e quale espressione dell’alta stima e dell’affetto 
che lo circondano. 

L’assenza del dott. Basile non ha consentito di 
tributargli le onoranze progettate e perciò il pre¬ 
sidente del Congresso, on. prof. Muscatello, rimise 
la medaglia al segretario del Sindacato medico 
nazionale, on. Morelli, affinchè questi si compia¬ 
cesse di recarla e farne omaggio al Basile. 

La consegna è stata effettuata il 20 maggio, nei 
locali della Sanità, alla presenza del personale. La 
modestia del Basile non ha permesso di dare mag¬ 
giore sviluppo alla cerimonia, la quale ha assunto 
carattere di cordiale intimità. 

Onoranze al prof. Pianese. 

Nella sede dell’Associazione Napoletana dei me¬ 
dici e naturalisti è stata festeggiata la nomina del 
prof. Giuseppe Pianese ad accademico d’Italia. 
Per desiderio del festeggiato la cerimonia ebbe ca¬ 
rattere intimo. Gli è stata offerta una pergamena 
con le firme di tutti i soci. 

Parlarono, tra gli altri, i proli. Gianturco e 
D’Arrigo. 

Volume giubilare del prof. Roger. 

Al momento in cui il prof. Henri Roger, che a 
lungo fu decano della Facoltà medica di Parigi, 
ebbe a lasciare la cattedra di fisiologia, i suoi al¬ 
lievi espressero il desiderio d’intraprendere la 
pubblicazione di un volume giubilare, composto 


unicamente di loro scritti, il quale gli sarebbe 
stato offerto come attestazione di affetto e di ri- 
conoscenza. Il volume è quasi ultimato: conterrà 
43 lavori e risulterà di circa 240 pagine. Il prezzo 
di sottoscrizione è di 100 franchi. Inviare le quote 
al tesoriere, sig. Georges Masson (boulevard ,Saint- 
Germain 120, Paris Oe; compte chèques postaux : 
Paris 599). 

Cinquanteuario della scoperta del pneumotorace. 

Nell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere il 
prof. Devoto, in occasione del cinquantenario del¬ 
la scoperta e del perfezionamento, da parte di 
Carlo Forlanini, del pneumotorace terapeutico per 
combattere la tubercolosi polmonare, ha illustrato 
l'importanza dell’intervento, sia nel campo tera¬ 
peutico, che in quello sociale e in quello econo¬ 
mico. 

È quindi seguita la lettura di varie comunica¬ 
zioni su altri argomenti scientifici e su argomenti 
storici. 

Le lotterie per il finanziamento degli ospedali ir¬ 
landesi. 

L’ultima lotteria per il finanziamento degli ospe¬ 
dali irlandesi ha reso più di tutte le precedenti: 
la vendita dei biglietti ha fatto introitare più di 
300 milioni di lire il., di cui 80 milioni costitui¬ 
scono l'utile netto, che va ripartito tra 51 ospe¬ 
dali. Ciò segna un aumento di 10 milioni d’utile 
sull'anno precedente. Quasi tutto questo denaro 
viene da fuori 1 Irlanda. Si sono sollevate delle 
critiche su tale procedimento per procurarsi dei 
fondi; ma esso consegue tanto successo, che non 
si pensa menomamente a smettere. Anzi, si spera 
di poter dotare gli ospedali in modo da renderli 
finanziariamente indipendenti; a tale scopo si ri¬ 
chiederebbe poco più di 1 miliardo di lire, mentre 
le lotterie hanno dato Un’ora circa 300 milioni. 
Qualche tempo addietro un giornale irlandese chie¬ 
deva, in tono scherzevole, se non fosse opportuno 
di finanziare allo stesso modo tutti gli altri ser¬ 
vizi sanitari. L’idea ha preso piede. Così il sindaco 
di Dublino ha espresso la speranza che gli ammi¬ 
nistratori della lotteria ospedaliera concorrano a 
risolvere il problema delle abitazioni malsane di 
Dublino. Il prof. II. Moore, clinico medico di Du¬ 
blino, esprime l'augurio che si destini una piccola 
percentuale degli introiti a promuovere le ricer¬ 
che scientifiche nel campo medico, le quali ora 
sono quasi paralizzate dall’insufficienza dei mezzi: 
egli considera che un capitale equivalente a 
20 milioni di lire it. sarebbe adeguato a risolvere 
l’attuale crisi delle ricerche mediche. 

Elargizioni e legati. 

11 comm. Edoardo Morandi e il cav. uff. Ger- 
vasoni, di elusone, hanno versato, a titolo di obla¬ 
zioni, L. 25.000 ciascuno in favore dell’Ospedale 
Maggiore di Milano, con destinazione alle spese 
di costruzione del nuovo grandioso Nosocomio. 

Per i medici coloniali. 

Si è discusso, al Senato del Regno, il bilancio 
del Ministero delle Colonie. Vivi elogi sono stati 
rivolti, nella relazione, ai medici militari coloniali. 
Il ministro De Bono, si associò a questi elogi ed 
invitò il Senato ad inviare un voto di plauso a 
questi sanitari, « i quali rappresentano in Colonia 
la Patria sotto forma di provvidenza » e « che sono 
di fondamentale ausilio all’opera del Governo ». 


87(5 


« IL POLICLINICO )) 


'Anno XXXIX, Num. 22] 


Una commemorazione (li Baldo Rossi. 

L’Accademia medica lombarda, in occasione del 
trigesimo della morte del suo compianto socio ef¬ 
fettivo prof. sen. Baldo Rossi, ha incaricato della 
commemorazione dell'illustre chirurgo il prò. Gio¬ 
vanni Castiglioni. 

La cerimonia ha avuto luogo nel salone della 
sede dei Sindacati dei professionisti. V’interven¬ 
nero il prefetto gr. uff. Fornaciari, altre autorità, 
moltissimi medici. 

Un medico aggredito. 

Il prof. Luigi Insabato, reputato alienista di 
Bari, mentre usciva dalla propria abitazione è 
stato aggredito da uno squilibrato, che egli ave¬ 
va avuto in cura nella sua casa di salute. L’Insa- 
bato riuscì a ridurre l’aggressore all'impotenza 
od a consegnarlo agli agenti della forza pubblica. 
L’arrestato dichiarò che il sanitario, quando lo 
tenne in cura, gli aveva somministrato iniezioni 
velenosissime e che, prima di morire avvelenato, 
aveva inteso di vendicarsi. 

Nozze (Foro di un medico. 

Il doti. Pietro Gandolfi, 83enne, che dal 1876 è 
medico condotto di Costemaggiore (Piacenza) ed 
è il più vecchio medico condotto d’Italia in attività 
di servizio, ha celebrato le nozze d’oro con la 
sig.ra Serafina Pramaggiore, che conta 82 anni. 
Auguri. 

Il cinema parlato per Pinsegnamento chirurgico. 

Il prof. Gosset ha presentato all’Accademia di 
Medicina di Parigi una cinematografia parlata a 
servizio dell’insegnamento chirurgico: rappresen¬ 
ta un’operazione di appendicite, illustrata e com¬ 
mentata: costituisce una lezione-tipo di tecnica 


e di pratica chirurgica, utilissima come introdu¬ 
zione alla clinica. È preceduta da schemi che trac¬ 
ciano la tecnica nelle grandi linee. 

350° anniversario delPUniversità di Wurzburg. 

L’Università della piccola e bella città bavarese 
festeggia ora il 350° anniversario della sua fon¬ 
dazione. 

È un centro di studi essenzialmente medico; tra 
i maestri ha contato von Bergmann, Virchow, 
Roentgen, ecc. 

Cliniche e laboratori sono in via di ricostru¬ 
zione alle porte della città. 

Corso per assistenti sanitarie. 

Presso la Scuola-Convitto « Nani » degli Ospedali 
Civili Riuniti a Venezia, sono aperte le iscrizioni 
al Corso per il conseguimento del diploma di as¬ 
sistenti sanitarie. Esso si inizierà il 1° giugno e 
terminerà entro l’ottobre. (L’annunzio ci è giun¬ 
to troppo tardi per darne più tempestiva notizia). 


Il prof. GUSTAVE GRATI A, morto in età di 77 
anni, ha diretto per molti anni la scuola statale 
di medicina veterinaria di Curegliem, nel Belgio. 
Aveva conseguito la laurea in scienze naturali, in 
veterinaria e in medicina, sempre brillantemente; 
egli costituiva così una illustrazione dei rapporti 
che dovrebbero esistere tra queste discipline. 

Ha compiuto importanti ricerche di anatomia, 
parassitologia, terapia, fisiologia, teratologia e sul¬ 
le malattie infettive. Hanno fatto epoca i suoi stu¬ 
di sull’unità fondamentale del bacillo della tu¬ 
bercolosi; questa tesi, in contrasto con quella di 
Koch, ha finito per essere generalmente accolta. 

P. 


Indice alfabetico per materie. 


Acidosi postoperatoria gravissima gua¬ 
rita con l’insulinoterapia. Pag. 865 

Arti : iperostosi simmetrica. » 856 

Artriti settiche della prima età. » 864 

Bibliografia . 860, 861 

Cancro : radioterapia . » 873 

Cistite tubercolare: trattam. » 867 

Codice penale e i medici . » 869 

Emottisi: trattamento con iniezioni 

enfio-tracheali di farmaci coagulanti » 837 

Ernia otturatoria strozzata. » 844 

dandole endocrine: azione topica di al¬ 
cuni estratti.- • • » 864 

Insegnamento superiore: in sede di bi¬ 
lancio .. » 871 

Intestino tenue: stenosi post-trauma¬ 
tica . .. » 847 

Ittero emolitico costituzionale famigliare » 854 

Lavoro: medicina del—; congresso . • » 862 

Leucemia: problemi immunitari ... » 854 

Linfoadenosi benigne. » 853 


Malaria : cura con atebrina. Pag. 859 

Miosite ossificante progressiva. » 858 

Nefriti e nefrosi. » 864 

Nefrosclerosi nell’infanzia .. » 866 

Osteosinlesi con infibulazione intracor- 

ticale . » 858 

Piuria abatterica . » 866 

Poliomielite a tipo bulbare: epidemia . » 868 

Puntura della cisterna : tecnica .... » 867 

Sangue: modificazioni nella collassote- 

rapia .. » 864 

Sinusiti fronto-etmoidali e complicanze 

orbitali . » 864 

Sterilizzazione di donne affette da' tbc. 

polrn. .. » 864 

Tuberculina: valore pratico delle reazio¬ 
ni alla — » 867 

Vaccinazione antirabica Pasteur nella 
cura della paralisi progressiva e della 


labe . » 863 


Diritti ai proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in 
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi se nza citarne la fonte. 

G. Frugoni, Red. capo. A. Pozzi, resp. 


Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Gourrier. 



























ANNO XXXIX 


Roma, 6 Giugno 1932 - X 


Num. 23 


“IL POLICLINICO, 


fondato nel 1893 dai professori: 


GUIDO BACCELLI 


FRANCESCO DURANTE 


S 



Redattore Capo.- Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 



SOMMARIO. 


n , a : S 0 ten P« i mitralìca a forma emoftoica. 

“ 0 , r,g,nal1 : S -, Manca: Contributo allo studio 
dell acido urico nel sangue. 

Noie e contributi: G. A. Scotti: Di un segno obbieL 
tivo dell appendicite cronica. 

Osservazioni cliniche: D. Susca : Pseudo-ermafroditismo 
femminino. 

Sunti e rassegne: Sistema nervoso: R. Benon : Astenia 
e malattie asteniche. — A. Wimmer: Le infezioni 
acute del sistema nervoso. — De Martel. Guillaume. 
Lassery : Su alcune complicazioni post-operatorie in 
chirurgia nervosa. — Sistema digerente: Buttiaux e 
bevin : L’eziolc.gia delle coliti ulcerose. — G. Man¬ 
drini : Un caso di pneumatoei cistica intestinale. — 
Damopf Dobn : Ulteriore contributo alla terapia del- 
I ulcera gastrica e duodenale con l’alimentazione 
digiunale. — H. Finsterer : Risultati della resezione 
escludende nell’ulcera duodenale non rese cab ile 

L’attualità radiologica .- E. Lanari, M. J( rg, J. Aguir- 
re, L. Mosca: Il torio nella epatosplenografia. 

Cenni bibliografici. 


Accademie, Società Mediche, Congressi: Accademia 
^F Pacini .. dl 1{oma ’ ~ Accademia Medica Pistoiese 

Appunti per il medico pratico: Casistica e terapia- I 

S' 1 ,!™ tlV| delle articolazioni. — Anchilosi con- 

genita ereditaria e simmetrica dei due gomiti _ Il 

cacodilato di ferro nella borsite. — I rapporti tra 
le deformità congenite delle mani e le costole cer¬ 
vicali. La .melorreosteosi dii Lóri. — Note di tecnica 
chirurgica: 11 clistere clorurato ipertonie© nelle con¬ 
seguenze operatone della chirurgia addominale. — 
G ì interventi chirurgici presso gli emofiliaci. — Pro- 
fulaesi e terapia dell’infezione piogena e putrida del¬ 
le ferite accidentali. — Posta degli abbonati. Varia: 
Le malattie sofferte da Goethe 

Nella vita professionale: Medicina sociale. — Servizi 
ìgienico-saniitari. — Concorsi. — Nomine,, promozioni 
ed onorificenze. 

Nostre corrispondenze : Da Catania 

Notizie diverse. 

Indice alfabetico per materie. 


LEZIONI. 

Si’GOLA DI MEDICINA PRATICA A. MlNICH 

dell’Ospedale civile di Venezia 


Stenosi 


n 


itralica a forma 


emoftoica. 


Lezione del prof. G. Jona, medico primario. 


Bott. Attilio, di a. 29, meccanico. 

Entra in Ospedale il 23 die. 1931. 

Padre morto di meningite c.-spinale, madre 
pare, di tubercolosi intestinale: un solo fratello, 
vivente e sano. t 

Il paziente godette ottima salute fino ai 18 
anni; dagli otto anni in su, si occupò in lavori 
faticosi che sostenne sempre, senza sofferenza al¬ 
cuna. 

Buon mangiatore e fumatore, non beve vino nè 
alcoolici. Non contrasse alcuna malattia venerea. 
È celibe. 

Nel 1919 fu maialo di spagnola, durante la 
grave epidemia post-bellica. Stette a letto un 
mese. 

Nell’ottobre 1922 entrò in questa Divisione per¬ 
chè da un mese soffriva di dispnea, se si sotto¬ 
metteva a qualche sforzo : 

Uscì dopo un mese con diagnosi di vizio mi¬ 
trai ico e ritornò dopo quattro mesi (marzo 1923) 
perchè colto da improvvisa emoftoe. 


Uscì nuovamente dopo una ventina di giorni, 
ma da allora ad oggi i suoi reingressi in Ospe¬ 
dale furono frequentissimi, determinati quasi 
ogni volta dal rinnovarsi dell’emoftoe, per lo più 
cospicua, a sbocco, da superare perfino il litro. 
Le sue degenze non furono mai lunghe, perchè 
cessata l’emofloe, malgrado le non grandi ener¬ 
gie, desiderava riprendere un qualche lavoro. 
Quasi ogni volta presentava, dopo 1’emoftoe, per¬ 
sistenza di un po’ di tosse e catarro. Per la pri¬ 
ma volta, nell'agosto del 30, dopo un viaggio di¬ 
sagiato a Lourdes, si presentò all’Ospedale con 
edemi agli arti inferiori. 

L’esame dello sputo pel bacillo di Koch, ripe¬ 
tuto più volle, ad ogni degenza, fu costantemente 
negativo: le orine sempre normali. La reazione di 
Wassermann, nel sangue, praticata pure più vol¬ 
te, fu sempre negativa. 

Uscì ogni volta con diagnosi di vizio mitralico. 

Ora viene perchè (uscito volontariamente pochi 
giorni fa, dalla Gasa di Ricovero ove era stato col¬ 
locato quale cronico inguaribile) è stato ripreso 
da sputo sanguigno, e da persistente dispnea e 
gonfiore ai piedi. 

E. O. Soggetto di costituzione scheletrica piut¬ 
tosto longilinea, con nutrizione e sanguificazio¬ 
ne discreta. Sub-cianosi delle labbra. Lieve ede¬ 
ma al collo dei piedi. 

Al collo. Giugulari leggermente rigonfie, ondu¬ 
lanti, valvole tese. 





(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 231 


87S 


Torace. Dispnea modica, a tipo asmatico; re¬ 
spiro 12 con espirio prolungato, non pausa re¬ 
spiratoria. 

Accusa dolore spontaneo in reg. parailare sin., 
su una zona rettangolare estesa fra la 2 a e la 5 a 
v. dorsale. Ivi la pressione è fortemente dolorosa. 

Il torace ben conformato si espande uniforme- 
mente, un po’ scarsamente. 

Ipofonesi netta nella zona parailare sin. sudde- 
scritta. Lieve smorzamento alle due basi; margini 
polmonari non abbassati, poco espansibili; ron¬ 
chi, e grosse e medie bolle alquanto diffuse alle 
due basi nelle parli ime, bolle più sottili, eguali, 
in- ed e-spiratorie, consonanti. Apici ad altezza 
uguale, non abbassati. 

Cuore: punta in 5° spazio 1 cm. all’interno del¬ 
la mammillare. Ilio diffuso verso l’epigastrio. 

Area card, a D. oltrepassa 1 cm. la linea marg. 
D. stern. : a sin. misura 7 cm. a s. della marg. 
sin. in III spazio; 6 cm. in IV spazio. 

1° tono soffiante alla punta; il soffio non so¬ 
stituisce completamente il tono, si sente prefe¬ 
ribilmente in sede anatom. della mitrale e verso 
la base, poco all’ascella. 

2° tono nettamente rinforzato alla base. 

Polso 90 al m’ aritmico, ipoteso; press. M. 90, 
m. 50 al Paclion. 

Addome: trattabile indolente. 

Fegato: alla 5 a costa in alto; in basso a circa 
2 cm. dall’arco; margine un po’ arrotondato, li¬ 
scio, soffice, indolente. 

Milza: il bordo non si palpa. 

Orine: scarse, un po’ cariche, p. sp. 1017 acide. 
Alb. gluc. assenti. 

Rie. del bacillo di Koch nello sputo, negativo. 

Reazione di Wassermann nel sangue: negativa. 

Cuti-reazione tubercolinica: negativa. 

Come udiste, abbiamo dinanzi un malato, 
giovane, di buona costituzione originaria ripe¬ 
tutamente emoftoico, presentemente catarroso 
e dispnoico, sempre apiretico, con un reperto 
toracico ^importante, a carico' del cuore, e pol¬ 
moni; e dobbiamo stabilire il giudizio diagno¬ 
stico. Lo fonderemo su questi tre ordini di 
fatti: 

1) Quelli che risultano dalla storia del ma¬ 
lato o che costituiscono un criterio razionale di 
natura e di evoluzione del morbo. 

2) Quelli che sono i dati dell’esame somatico 
odierno. 

3) T dati radiologici. 

1° Il nostro malato presenta da 10 anni una 
qualche tendenza alla dispnea da sforzo e, so- 
pratutto, una serie di accidenti emoftoici, spes¬ 
so assai gravi, che si ripetono a distanza di 
uno a più mesi, specialmente dopo periodi di 
fatica e che hanno costituito la causa quasi 
esclusiva dei suoi frequentissimi ritorni al¬ 
l’Ospedale. 

Per lunghi anni, superata la crisi emoftoica, 
il malato riprende il lavoro, senza essere mole¬ 
stato nè da dolori nè da tosse e catarro. Egli 
è costantemente apiretico, anche durante e do¬ 
po gli accidenti emoftoici. 


Solo da un anno ha cominciato ad essere 
abitualmente dispnoico, e mentre prima non 
entrava in Ospedale che per una insorgenza 
emoftoica, ora entra per l’astenia e l’affanno. 

E in uno degli ultimi ingressi, dopo la fa¬ 
tica di un viaggio disagiato a Lourdes, entra 
con edemi dei piedi e delle gambe che cedo¬ 
no al riposo. 

L'ira t tanto, si stabilisce nettamente colla 
dispnea, uno stato catarrale cronico delle vie 
respiratorie : lo sputo è muco-purulento, non 
molto copioso, ma di tratto in tratto sono e- 
messi sputi sanguigni, a stampo nummulare, 
oscuri. 

La ricerca del bacillo di Koch è in essi co¬ 
stantemente negativa, come lo fu sempre ne! 
passato nel sangue del l’emottisi, o del poco- 
catarro che vi seguiva per brevissimi giorni e 
che poi cessava del tutto. 

Il decorso morboso del nostro paziente si 
può dunque distinguere in due periodi : il pri¬ 
mo, lunghissimo, caratterizzato da crisi emo- 
ftoiche, il secondo più recente, caratterizzato- 
da dispnea e catarro (i quali si sono andati cro¬ 
nicizzando), e da edemi transitori. 

Il lunghissimo andamento (10 anni) e la net¬ 
tezza dei dati storici, ci permettono di ragio¬ 
nare, a scopo diagnostico, già sopra questi ele¬ 
menti. 

Dieci anni di crisi emoftoiche ci pongono di 
fronte ai vari processi cronici che possono de¬ 
terminarla: tubercolosi, sifilide, bronchiecta- 
sie, neoplasma, cardiopatie. 

Il neoplasma si esclude per la stessa lun¬ 
ghezza del decorso, in assenza di fatti di ca¬ 
chessia. 

Contro la sifilide sta lanamnesi compieta- 
mente negativa; e la reazione di Wassermann 
più volte negativa. 

La tubercolosi pure apparisce ben poco pro¬ 
babile, anzi, direi, da escludersi, quando si : 
pensi che il processo fu sempre e compieta- 
mente apiretico, che non si trovò mai il ba¬ 
cillo di Koch negli sputi, che la cuti-reazione 
fu negativa, anche recentemente; che il catar¬ 
ro delle vie respiratorie non si stabilì che dopo- 
anni dall’inizio del quadro emoftoico. 

Contro la bronchi-ectasia, sta l’assenza di 
vomiche, anzi l’assenza, per periodi lunghis¬ 
simi, di ogni secrezione bronchiale. 

Resta l’origine cardiopatica, la quale si atta¬ 
glia benissimo alle successive fasi del nostro- 
malato, quando si ammetta (per ora, in via di 
ipotesi) che la cardiopatia in .causa, sia quella- 
più squisitamente emotizzante (la prima quin¬ 
di a cui dobbiamo pensare nel caso attuale) e 
cioè la stenosi mitralica. 

Entra nel quadro della stenosi mitralica la 
possibilità ben nota, di rivelarsi per lungo 
tempo, solo colle ricorrenti emottisi, le quali 
si verificano, in questo periodo, non per fatti 



[Anno XXXIX, Num. 23] 


SEZIONE PRATICA 


879 


di vero scompenso, ma per la grande tensione 
che si stabilisce nel circolo polmonare. 

Si adatta ad una cardiopatia, in generale, il 
fatto che dopo i periodi di latenza, si manifesti, 
ora bruscamente, ora lentamente, lo scompen¬ 
so; ed è frequente che lo scompenso si mani¬ 
festi, primitivamente (e talora, per un tempo 
più o meno lungo, esclusivamente) nel campo 
respiratorio, colla dispnea, e col catarro da 
stasi, e poi, intermittentemente, sotto maggiori 
sforzi, cogli edemi, col turgore epatico, pre¬ 
cisamente come nel nostro malato. 

È pur naturale che il processo sia costante- 
mente apiretico. 

È conforme pure all’andamento della steno¬ 
si m Uralica a forme emoftoica, che essa dia 
due tipi di emottisi: l’una a grande sbocco 
(forse più spesso nel primo periodo) per rottura 
di un vaso della polmonare sotto pressione (e 
forse già preso, come vogliono per questi casi 
Laubry e Thomas, da un’arterite in evoluzio¬ 
ne); l’altra tardiva, piccola, nummulare, sotto 
l’azione della stasi cronica, del processo indu¬ 
rai ivo, dei piccoli infarti che si stabiliscono 
nel territorio polmonare; e tutto ciò corrispon¬ 
de ancora agli eventi succedutisi nel nostro 
maialo. 

Così, sia per esclusione, sia per criteri di¬ 
retti, la storiai del malato ci porta a un giudi¬ 
zio di probabilità di stenosi mUralica. 

Xon è .contrario alla buona clinica un proce¬ 
dimento di questa natura, vale a dire la ricer¬ 
ca di un criterio diagnostico preciso sul fonda¬ 
mento anamnestico : quando una storia mor¬ 
bosa è sufficientemente lunga e quindi suffi¬ 
cientemente evoluta, quando i dati storici rac¬ 
colti ci lasciano tranquilli sulla*loro veridicità 
ed esattezza, essi costituiscono un criterio dia¬ 
gnostico di primo ordine, e il vecchio e grande 
clinico Concaio insegnava, metodicamente, a 
trarne tutto il profitto in questo senso, sino a 
formulare su di esso la diagnosi. 

Però io non vi avrei insistito nel .caso attuale, 
se tutto fosse stato pacifico e se noi potessimo 
considerarlo, anche dal lato semeiotico, come 
un caso chiaro e banale di stenosi mitralica a 
formia. emoftoica. 

Ma vedremo tosto che ciò non è, e allora sia¬ 
mo nella necessità di trarre il massimo partito 
da ognuno dei grandi fondamenti diagnostici. 

2° Qual’è lo stato presente? 

L’attenzione è richiamata sul cuore che pre¬ 
senta: alterazioni di volume, rumori anormali, 
dolori in sede particolare. 

TI cuore è ingrandito nella sua sezione de¬ 
stra, che sporge 1 cm. oltre la marginale d. 
dello sterno, che ha un’orecchietta sin. ingran¬ 
dita, un angolo di Sibson fra ottusità atriale e 
ventricolare sin. per ingrandimento dell’area 
atriale, mentre non è affatto aumentala quel¬ 
la del ventricolo. 


In verità, questo dato plessico, è poco meno 
che patognomonico per la stenosi mitralica, e 
non occorre che ve ne dica le ragioni, tanto 
esso è pacifico nel suo significato. 

Inoltre, nella regione scapolo-vertebrale sin. 
vi ha una zona ipofonetica tra il 2° ed il 5° spa¬ 
zio, di l'orma rettangolare, di confine ben deli¬ 
mitato, che sappiamo corrispondere all’orec¬ 
chietta sin. del cuore, quando è distesa; e que¬ 
sta zona è dolente spontaneamente, e diventa 
dolentissima alla pressione, e su questo fatto 
(che dura da tempo), il malato, che non appar¬ 
tiene affatto alla .classe dei queruli e non ac¬ 
cusa altre algie che questa, ha richiamato egli 
stesso la nostra attenzione. Si tratta certamente 
di quel point de coté auriculaire che è descrit¬ 
to dai francesi nella stenosi mitralica e che è 
dovuto alla distensione delTorecchietta sin. e 
alla pressione eli'essa esercita sui nervi inter¬ 
costali su cui poggia. Non lo vidi mai così ca¬ 
ratteristico, come in questo caso. 

Però, dopo ciò, abbiamo una serie di fatti 
negativi: la palpazione della legione cardiaca 
non rivela alcun fremito; ail’ascoltazione c’è 
un sol i io sistolico poco caratterizzato, e una 
accentuazione del 2° tono; non c’è rumore dia- 
stolico nè presistolico; non c’è sdoppiamento 
del secondo tono. 

Sono certo che, in assenza di questi fatti, la 
maggior parte dei medici che ascolti oggi que¬ 
sto cuore, senza sapere la storia del malato e 
senza essere a giorno di tutti gli altri criteri 
che noi oggi abbiamo in mano, escluderà la 
stenosi mitralica, considererà dubbia resisten¬ 
za di una insufficienza, cercherà altrove le ra¬ 
gioni delle emottisi pregresse, della, dispnea e 
catarro attuale. 

Orbene, di fronte a quella ch'io considero 
una grande evidenza rii dati anamnestici e ra¬ 
zionali, mi pongo il problema così: 

È possibile mantenere il concetto di stenosi 
mitralica, in assenza dei fatti di palpazione e di 
ascoltazione? 

Non è da dubitarne minimamente. 

L di vecchia nozione che la sindrome ascol- 
tatoria della stenosi mitralica è la più varia¬ 
bile fra quelle di tutti i vizii. 

Ed ino tre l’esperienza clinica che si va ac¬ 
cumulando, sopratutto sorretta sui dati necro¬ 
scopici, per quelli che giungono al controllo 
anatomico, sui dati radiologici per i casi in 
corso, dimostrai sempre più che la stenosi mi¬ 
tra lica, nel suo aspetto proteiforme, può an¬ 
che mancare di un chiaro corrispondente se¬ 
ni ejotieo fisico. 

Questi concetti sulla variabilità dei segni fi¬ 
sici della stenosi mitralica si trovano un po’ 
dovunque, fin da quando la semejotica fisica 
si è costituita in un solido corpo di dottrina; e 
si trovano un po’ dovunque, perchè è fre¬ 
quente, e a facile portata di mano, la constata¬ 
zione di tale variabilità. 






880 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 23J 


Una sintesi chiara, in cui credo di dover 
consentire, è quella di Laubry e Routier che, 
nel loro recente trattato delle malattie del cuo¬ 
re, individualizzano così i tipi che sorgono dal 
vario raggrupparsi dei segni acustici della 
sten, mitralica: 

1) li ritmo di Duroziez, consistente essen¬ 
zialmente nella coesistenza del rumore diasto- 
lico-presistolico collo sdoppiamento del secon¬ 
do tono, e, interposto, il rimbombo sistolico 
della mitrale. 

2) Il ritmo a tre tempi che può presentarsi 
in più forme, tra lei quali la più frequente è 
il tono di accentuazione sistolica seguito dal¬ 
lo sdoppiamento del 2 ,J tono alla base. 

3) Le attenuazioni estreme dei segni, in cui 
possiamo avere un primo tipo, in cui sparisce 
totalmente il rumore diastolico, e non c’è che 
un rinforzo del l u tono, e un secondo tipo, in 
cui i segni fisici sono totalmente assenti. In 
questo caso è probabile, dicono gli autori che 
l’orificio sia troppo stretto e le valvole troppo 
rigide per dar origine a un qualsiasi rumore. 

Cesare Pezzi, negli « Archives des maladies 
du coeur » del 1926, ha descritto tre casi di 
stenosi mitralica, in cui la diagnosi (ch’egli 
considera sicura) fu fatta colla radiografia o 
coirelettrocardiogramma, mentre l’esame fisi¬ 
co diretto era completamento negativo. 

E del resto, ancora il vecchio Eichorst citava 
una statistica di Hilton-Fagge, il quale consta¬ 
tò all’autopsia), 40 casi di importante stenosi 
della mitrale, la quale in vita non aveva pro¬ 
dotto rumori. 

Vi ho citato cardiologi fra i più autorevoli. 

Potete credere, dopo ciò, che la mancanza 
dei comuni segni di ispezione, palpazione, 
ascoltazione, non può costituire un’assoluta 
ragione di rifiutare una diagnosi di stenosi 
mitralica, sostenuta da solide ragioni di altro 
ordine. 

Ma vi è dell’altro. 

Il reperto ascoltatolo quale voi udiste, è 
ora costante nel nostro malato già da molti 
mesi. Ma se percorrete tutte le nostre vecchie 
cartelle delle prime degenze, dal 1922 al 25, 
vedrete costantemente descritto un fremito pre¬ 
sistolico, e un lungo rumore, orai diastolico, 
ora diastolico-presistolico. 

Dunque la sindrome caratteristica della ste¬ 
nosi esisteva, e cessò ad un certo momento del 
decorso. 

Ciò non è senza importanza sia per confer¬ 
mare la diagnosi del caso concreto, sia per 
stabilire la ragione generale di questi anda¬ 
menti isemejologici. 

Dobbiamo pensare che la scomparsa di quei 
fatti è avvenuta co Riaggravarsi della condizio¬ 
ne cardiaca, o sia a carico dell’orificio e del¬ 
le valvole, come dicono Laubry e Roulier, o 
sia per l’ulteriore sfiancarsi e indebolirsi della 
parete atriale. 


Un elettrocardiogramma sarebbe prezioso 
per dilucidar questi punti, ma in questo mo¬ 
mento non ci è dato di averlo. 

Nè vi stupisca se invece dei comuni segni 
della stenosi, trovate ora un soffio sistolico. 

Per alcuni vecchi autori, lai stenosi si accom¬ 
pagna sempre a un lieve grado di insufficien¬ 
za, perchè la mancanza di elasticità delle val¬ 
ve (che c’è sempre nella stenosi) impedirebbe 
un perfetto adattamento dei suoi margini du¬ 
rante la sistole ventricolare, e lascierebbe re¬ 
fluire un piccolo quantum di sangue, che da¬ 
rebbe luogo a un soffietto, ora lungo, ora 
soltanto protosistolico. 

Ma può succedere anche che tardivamente, 
si faccia un soffio lungo e aspro, che copre il 
primo tono, e si sostituisca al ritmo a tre tem¬ 
pi della stenosi, e in questo caso è avvenuta 
urna vera trasformazione o complicazione del 
vizio. 

Non direi che questo sia avvenuto nel caso 
nostro, in cui pei caratteri stessi del soffio, 
propendo per la prima interpretazione. 

3° Veniamo al quadro radiologico, di cui 
dobbiamo valorizzare i dati così pel cuore che 
pei polmoni. 

Vi presento una lastra presa in posizione 
frontale : 



Vi mostro questui soltanto, e ne utilizzerò i 
dati con grande discrezione, perchè la radiolo¬ 
gia di questo caso e di alili affini, sarà stu¬ 
diata dal Dott. Lenii, assistente del nostro 
Istituto radiologico. 











[Anno XXXIX, Num. 23] 


SEZIONE PRATICA 


881 


Che cosa dice la lastra nei rapporti del cuo¬ 
re? Il margine sinistro di esso presenta il pro¬ 
filo mitralico : la sporgenza esagerata dell'arco 
medio dipende dalla distensione dell 'ìnfmidi- 
bolo e del tronco dell’arteria polmonare, dovu¬ 
ta come dice Perussia, a ciò che il ventricolo 
destro, ipertrofico e dilatato, spinge in alto e a 
sinistra, il cono arterioso e Porteria polmona¬ 
re, così da farlo sporgere abnormemente al 
disopra del ventricolo sinistro. Alla sua volta il 
ventricolo sinistro, rettilineo, con punta sottile, 
mostra l’assenza di ipertrofia. 

Per ciò che riguarda il polmone, vedete le 
due vaste ombre delle regioni ilari, ombre ir¬ 
regolari, da cui, special mente a destra, vede¬ 
te partire strie lunghe, grosse, sinuose, irra- 
diantesi verso lai periferia dell’organo, e poi 
una grandissima quantità di ombrelle rotonde, 
della grandezza di una capocchia di spillo a 
un piccolo pisello, tondeggianti, disseminate 
su ambedue i polmoni, ma particolarmente 
nel destro, più copiose in corrispondenza alle 
parti inferiori, assenti agli apici, che sono del 
tutto trasparenti. 

Ombre ilari e strie sono dovute ai vasi e 
esprimono la grave stasi del circolo sanguigno 
polmonare. 

E tutta la massa di ombrette rotonde? 

Certamente queste possono essere suscetti¬ 
bili di interpretazioni varie, delle quali la pri¬ 
ma che si presenta allo spirilo si è che si tratti 
di una eruzione di tubercoli sub-miliari. 

Essa parrebbe dair ragione a chi avesse volu¬ 
to assegnare un'origine tubercolare alle ripe¬ 
tute e profuse emottisi del paziente. 

Ma questa interpretazione, come dissi, urta 
contro tutta la storia del malato, colla sua co¬ 
stante apiressia, con tutti i reperti negativi 
dello sputo e della cutireazione, col fatto che 
anche sette mesi or sono il reperto radiologico 
era pressoché uguale. 

Ed allora, ci accostiamo ben più volentieri 
ad altra possibile interpretazione, coerente con 
tutti gli altri dati clinici, e cioè che le ombret¬ 
te rotonde non sieno che la rappresentazione 
radiografioai di noduli di addensamento polmo¬ 
nare dovuti alla grave stasi cronica, che è 
conseguente alla stenosi mitralica. 

Questa interpretazione è di tutta ortodossia 
radiologica. Vi cito due recenti lavori italiani, 
pubblicati sulla nostra « Radiologia Medica » 
del 1926 e del ’30; il primo, di D’Amato, che ri¬ 
ferisce un caso, seguito .clinicamente e anato¬ 
micamente nell’ospedale di Amburgo, di un 
uomo di 37 a., che da 20 anni era riconosciuto 
affetto da stenosi mitralica; un esame radio- 
grafico dimostrò, nel campo polmonare, una 
miriade di ombrette tondeggianti che fece 
emettere l’ipotesi di una tubercolosi miliare, 
benché contraddetta dall’andamento clinico. 

Morto l’individuo, dopo alcuni mesi, l’auto¬ 
psia confermò la stenosi mitralica, e non tro¬ 


vò traccia alcuna di tubercolosi nè in atto nè 
pregressa: l’esame istologico dei polmoni, di¬ 
mostrò un gran numero di piccoli focolai di 
addensamento, visibile sui preparati anche ad 
occhio nudo, costituiti da ammassi di cellule 
pigmentali, da stasi, e corrispondenti ai focolai 
miliariformii della .radiografia. 

V. Maragliano parla di questi reperti milia- 
riformi nel trattato italiano di diagnostica ra¬ 
diologica, e Balestra e. Ghia, del suo Istituto, 
li descrivono nuovamente fondandosi su osser¬ 
vazioni radiologiche proprie, e sui controlli a- 
natomici del caso di D'Amato e di 3 di Wiery. 
E così Bonanno, dell’Istituto Radiologico del 
Mauriziano di Torino, in due suoi casi, di os¬ 
servazione clinica. 

Se .consideriamo la lastra del nostro malato, 
vediamo che essa dà uno dei reperti più evi¬ 
denti sotto questo riguardo e vediamo eie i cri¬ 
teri radiologici differenziali, ammessi da Bale¬ 
stra e Ghio, depongono anche qui per la sta- 
si. 

Moi fologicamente chiazze da stasi e chiazze 
tubercolari non offrono differenze apprezzabi¬ 
li, ma invece la distribuzione loro è assai si¬ 
gnificativa, perchè si fa in modo compieta- 
mente inverso, e cioè la tubercolosi miliare 
interessa lutto l'ambito polmonare, compresi 
gli apici, mentre invece le chiazzette da stasi 
p referiscono le regioni para ilari e le parti de¬ 
clivi. o rispettano gli apici: la t. miliare è di¬ 
stribuita egualmente nei due polmoni, le 
chiazze da stasi preferiscono il polmone de¬ 
stro. 

Basta che voi gettiate l'occhio sulla lastra 
del nostro Bott..., per vedere quanto chiara¬ 
mente tutti questi dati stiano a favore della 
stasi. 

Non vi ripeto ciò che già insistentemente vi 
dissi, che c’è poi lutto l’andamento clinico 
che sta per tale interpretazione; qui solo vi 
aggiungo ciò che dà il confronto tra. l’im¬ 
magine radiologica e i più recenti fatti sub- 
biettivi e obbiettivi del torace: le chiazzette 
non si possono costituire finché la stasi si ma¬ 
nifesta con attacchi intermittenti, a lunghi 
intervalli, quali furono le crisi emoftoiche che 
peir molti anni furono nel nostro malato quasi 
unica espressione esteriore della stenosi m., e 
della conseguente stasi del piccolo circolo: co¬ 
sì confluenti, corrispondono ad uno stato, più 
o meno accentuato, di induramento bruno del 
polmone, e, come questo, non possono costi¬ 
tuirsi che colla stasi cronica la quale solo da 
un annosi manifesta nel Boti..., colla dispnea 
lieve continuativa, e colla grave dispnea acces- 
sionale, ad ogni sforzo o fatica. 

Ecco perchè le chiazze sono apparse nelle 
recenti radiografie, non nelle più antiche. 

In quanto all’esame fisico, abbiamo rilevato 
uno smorzamento di sonorità, piuttosto dif¬ 
fuso, basale, più spiccato a destri., con espi- 



882 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 23] 


rio aspro e prolungato, con rantoli sibilanti, 
e bolle grosse e medie un po’ consonanti. 

Tale reperto esprime un lieve grado di ad¬ 
densamento polmonare, che qui evidentemen¬ 
te deriva dalla stasi ormai fattasi cronica, e ri¬ 
sponde anatomicamente all’indurimento bru¬ 
no: non potrebbe esprimere una eruzione tu¬ 
bercolare miliare o sub-miliare che sapete bene 
dare tutt'altro reperto. 

Nessuna finezza di esame fisico potrebbe 
identificare plessicamemte o acusticamente, le 
singole chiazze dell’esame radiologico; è natu¬ 
rale che, data la loro confluenza, si riverberino 
nei fenomeni tenui ma diffusi che vi ho de¬ 
scritto: smorzamento di suono, espirio aspro 
e lungo, a cui si aggiungono i fatti catarrali 
che necessariamente conseguono. 

★ 

★ ★ 


Concludendo: il nostro malato è affetto da 
stenosi mitrali co a forma emoftoica in istato di 
scompenso cronico, il quale va lentamente ag¬ 
gravandosi. 

Ha dato un qualche interesse al caso, e reso 
un po’ laboriosa la diagnosi, la negatività at¬ 
tuale del reperto ascoltatorio del cuore, e un re¬ 
perto radiografico polmonare che potrebbe 
condurre a uin giudizio di tubercolosi. 

Tutti gli altri aspetti del caso e cioè la ezio¬ 
logia del vizio, la sua varietà di configurazione 
anatomica, il pronostico che se ne può fare 
oggi, il trattamento curativo, non lo diversi¬ 
ficano dai comuni andamenti. 

E cioè : 


Il vizio delTorifizio mitralico, in individuo di 
ottima costituzione con anamnesi remota nega¬ 
tiva, che cominciò a soffrire nel circolo, un an¬ 
no dopo aver superato una grave spagnola, è 
certamente di origine endocarditica, e deve 
legarsi alla infezione di allora. 

Il pronostico è grave, perchè le conseguen¬ 
ze idrauliche del vizio valvolare, che erano ac- 
cessionali, si son fatte stabili e ad esse è an¬ 
dato aggiungendosi l’insufficienza miocardica. 

La stasi polmonare cronica, che ne deriva, 
colle sue sofferenze, divenute abituali, e ag- 
gravantesi a ogni lieve sforzo, hanno posto po¬ 
co a poco il malato in uno stato di vera infer¬ 
mità non più emendabile, inconciliabile ormai 
con qualsiasi lavoro, e destinato a dare, o pre¬ 
sto o tardi, una di quelle complicazioni o di 
quegli aggravamenti, che conducono all’esito 
letale. 

Il riposo e i cardiocinetici che per lungo 
tempo riuscirono a riporre il malato in un ve¬ 
ro stato eusistolico, sono ormai insufficienti, e 
vanno dimostrandosi completamente inefficaci. 
Nessun segno è più grave di questo, nei ri¬ 
guardi della prognosi, e della relativa brevità 
del tempo in cui essa avrà la sua sanzione ine¬ 
vitabile. 


LAVORI ORIGINALI. 

Istituto di Clinica Medica della R. Università di Roma. 

' Direttore ine. : Prof. S. Silvestri. 

Contributo allo studio 
dell’acido urico nel sangue 

per il dott. S. Manca. 

Specie in questi ultimi anni, col progredire 
dei metodi di indagine, le ricerche chimiche 
nel sangue si sono notevolmente sviluppate. 
All’analisi dei prodotti terminali nell’urina si 
è associata l’analisi dei prodotti intermediari 
nel sangue, cercando così di penetrare nell’in¬ 
timo meccanismo del ricambio materiale. 1 
tentativi fatti sinora in questo senso sono stati 
fecondi di utili risultati. Sono note le nume¬ 
rose indagini, eseguite nel sangue, in rapporto 
all’urea, e cloruri, all’azoto e allo zucchero, le 
quali hanno dimostrato che non sempre esiste 
rapporto fra lai quantità di questi prodotti del 
ricambio nel sangue e la quantità secreta per 
i reni; basta solo accennare al fatto che ta¬ 
lora si riscontrano casi senza glicosuria, nei 
quali l’analisi del sangue dimostra evidente 
iperglicemia. 

La fisiologia e la patologia chimica da que¬ 
sto nuovo indirizzo di ricerche hanno ricevu¬ 
to notevole impulso da portare alla soluzione 
di problemi che sinora sembravano difficilis¬ 
simi. 

Nel comportamento del metabolismo orga¬ 
nico, infatti, le indagini nel sangue servono 
a darci indicazioni più precise di quelle nelle 
urine, nelle quali in generale i prodotti del 
ricambio passano quando nel sangue si tro¬ 
vano in eccesso. 

Nei riguardi deH’acido urico, sebbene esi¬ 
stano interessanti lavori, ancora si presentano 
non poche lacune e mancano ancora ricerche 
sistematiche indirizzate sopra un largo piano, 
da cui si possano trame conclusioni attendibili 
su questo grande e notevole argomento. 

Oggi non vi è più alcun dubbio che l’acido 
urico, scoperto nel 1776 da Schede e dimo¬ 
strato nel 1797 dal Wollaston. nei nodi got¬ 
tosi, deriva dalle nucleine: è cioè un prodotto 
del metabolismo dei nuclei proteidi, contenuti 
nei nuclei cellulari e precisamente dell’acido 
nucleinico. Dall’acido nucleinico derivano le 
cosidette basi puriniche: l’adenina e la gua¬ 
dila. In seguito a un processo di disamina- 
zione l’adenina è trasformata in ipoxantina 
(ossipurina) e lai guanina in xantina (diossi- 
purina); un processo di ossidazione trasfor- 




[Anno XXXIX, Num. 23] 


SEZIONE PRATICA 


883 


ma poi la ipoxantina e la xantina in triossi- 
purina, vale a dire in acido urico. 

La sorgente d’origine dell’acido urico è, co¬ 
me si sa, duplice: esogena ed endogena. L’o¬ 
rigine endogena si ha sia dalle nucleine di¬ 
pendenti dalla elaborazione biochimica degli 
elementi cellulari che da quelle che si forma¬ 
no per sintesi; quella esogena dalle nucleine 
introdotte con gli alimenti. Noi non possiamo 
agire sulla frazione endogena, ma la frazione 
esogena può essere a volontà aumentata o di¬ 
minuita o anche soppressa. Con delle razioni 
alimentari prive di purine, l’eliminazione del¬ 
le purine urinarie discende a un minimum , 
variabile da un soggetto all’altro, ma assai 
costante nello stesso individuo. Nel digiuno 
totale questa eliminazione è ancora più bassa. 
Nei nostri pasti abituali è la carne che dà luo¬ 
go a grande produzione di acido urico essendo 
ricca di purine preformale. Certi tessuti ric¬ 
chi in nuclei (animelle di vitello, pancreas, 
ecc.) sono sorgenti di purine ancora più ab-, 
bondanti. Al contrario il latte, le uova e un 
gran numero di vegetali son quasi privi di 
purine. 

Per quanto riguarda il destino dell’acido u- 
rico nell’organismo umano possiamo dire che 
esso è ritenuto dalla maggioranza degli autori 
come inattaccabile e come un prodotto termi¬ 
nale del metabolismo purinico, che viene tut¬ 
to, o quasi, eliminato con le urine. 

★ 

★ ★ 

Scopo delle nostre ricerche è stato quello 
di vedere il comportamento dell’uricemia in 
diversi stati morbosi e specialmente io. quelli 
che hanno un’influenza, più o meno notevole, 
sulla formazione o sulPeliminazione dell’acido 
urico. 

Ci siamo serviti all’uopo di pazienti, nei 
quali, abbiamo contemporaneamente e siste¬ 
maticamente eseguite tutte le ricerche collate¬ 
rali che potevano essere utili al nostro studio. 

La presa del sangue veniva fatta il mattino 
a digiuno e dopo che i pazienti erano tenuti 
per alcuni giorni a dieta costante. 

Come metodo di dosaggio ci siamo serviti 
di quello di Foli®, che non riteniamo oppor¬ 
tuno descrivere, trovandosi esso nei comuni 
trattati di analisi. 

Riportiamo nella tabella che segue i risul¬ 
tati ottenuti. 

Considerazioni. 

Se prendiamo in considerazione il contenu¬ 
to di acido urico da noi riscontrato nel san¬ 
gue di alcuni soggetti normali sottoposti a un 


regime alimentare misto e che ha oscillalo 
tra gr. 0,003 e gr. 0,005 per mille e lo con¬ 
frontiamo con quello ottenuto nei casi pato¬ 
logici da noi studiati, troviamo.dei valori e 
delle differenze tali, che ci permettono di fare 
delle deduzioni abbastanza interessanti. 

Nella leucemia mieloide cronica, com’era 
prevedibile, è stata, riscontrata netta e costante 
iperuricemia. Ciò è da mettersi in relazione 
con un fatto caratteristico per la leucemia, 
con l’aumento cioè della distruzione delle so¬ 
stanze nucleinielle, da cui origina, come è sta¬ 
to detto, l’acido urico. Si tratta sopratutto di 
un acceleramento nella formazione e nella di¬ 
struzione dei leucociti. 

Nelle nefriti, nelle quali, con uno studio ac¬ 
curato dei pazienti, abbiamo eseguito tutte le 
indagini ritenute utili per stabilire lo stato del¬ 
la funzionalità renale, e di cui nella tabella 
non ne riportiamo che alcune, due fatti im¬ 
portanti richiamano la nostra attenzione, e 
cioè, in primo luogo, l’aumento mai man¬ 
cato della quantità dell’acido urico nel san¬ 
gue, e secondariamente il comportamento di 
tale aumento, che è stato in netto rapporto 
con il grado della lesione renale: quanto più 
grave è stata la turba del potere funzionale 
dei reni, tanto più alta è stata la percentuale 
di acido urico riscontrata nel sangue, mentre 
a una lesione renale modica ha corrisposto 
un tasso di acido urico sanguigno di poco 
superiore alla norma. In ciò i nostri risultati 
concordano con quelli degli autori che ci 
hanno preceduto e particolarmente con quelli 
di Folin e Denis, Majer, Chauffard, Brodin 
e G riga ut, È inoltre da notare che l'urea, 
che è stata dosata contemporaneamente all’a¬ 
cido urico, ha spesso seguito le oscillazioni 
di questo. E un fatto degno di rilievo, messo 
in evidenza anche da altri (Cristol e Niko- 
lic-h) è che in certi casi abbiamo notato un 
aumento di acido urico nel sangue prima an¬ 
cora- che si potesse verificare un aumento del- 
l’azotemia. 

Se ora prendiamo in considerazione il fat¬ 
to .che l’acido urico viene eliminato per l’e- 
muntorio renale, noi vediamo che con la ri¬ 
cerca dell’acido urico nel sangue abbiamo un 
mezzo di esplorazione funzionale renale che 
presenta una grande sensibilità. Riteniamo 
cioè, d’accordo con altri autori che si sono 
occupati dell'argomento, che 1 uricemia co¬ 
stituisce un indice chimico molto sensibile 
sulla funzionalità renale. 

Ma lo sludio dell'uricemia nelle malattie 
renali, secondo noi, riveste un’importanza di 
alto valore specialmente per il fatto che in 


884 


« IL. POLICLINICO )) 


Anno XXXIX, Ntjm. 23] 


N. 

d’ord. 

Diagnosi 

Ac. urico 
in millgr. 
per % 

Azolemia 

Pressione 

sanguigna 

al 

Riva-Rocci 

Ac. urico 
del 

liquido 
di diffu¬ 
sione 

Osservazioni 

1 

Leucemia miei. cron. 

8,55 





2 

Id. 

10,20 ‘ 





3 

Id. 

7.40 

— .. 




4 

Id. 

8,20 




• 

o 

Nefrite cronica 

8,20 

. 0,80 

150-100 



6 

Id. 

8,55 

0,78 

165-104 



4 

Id. 

10 

1,02 

172-90 



8 

Q 

Id. 

12 

2,40 

210-140 


Stalo uremico 

a 

Id. 

7,60 

0,64 

155-105 



10 

Id. 

9,40 

0,92 

170-90 



il 

1 O 

Id. 

13,10 

1,02 

230-140 

— 

Stato uremico 


Id. 

14,40 

1,20 

250-170 


Tri 

13 

Id. 

8,60 

0,70 

155-95 


Ivi . 

14 

Id. 

8,60 

0,80 

148-85 



15 

1 fi 

Id. 

12 

1,40 

120-70 

— 

Iposistolia 

lo 

Id. 

7,60 

0,72 

148-90 



17 

Id. 

8,80 

0,92 

152-100 


• 

18 

' 1Q 

Id. 

14,10 

0,94 

110-70 


Stato urem.; iposistolia 

lt7 

Id. 

9,40 

0,84 

164-95 



20 

Glom.-nefr. acuta 

7.40 

0,58 

140-90 



21 

Id. 

6,80 

0,64 

150-105 



22 

- Id. 

7,80 

0,80 

145-105 



23 

Id. 

8,40 

0,54 

140-100 



24 

Id. 

8,60 

0,58 

135-85 



25 

Id. 

7,80 

0,62 

148-90 



2G 

Cirrosi epatica 

7,77 

— 


7,80 


27 

Id. 

8,88 


_ 

8 


28 

Id. 

8,88 

— 


8,40 


29 

Id. 

7,52 

— 

— 

7,52 


30 

Colecistite 

6,80 


_ 



31 

Id. 

7,10 

-- 


— 


32 

Calcolosi epatica 

6,80 





CO 

CO/ 

Id. 

7,20 





34 

Id. 

7,20 

— 




35 

Epatite infettiva 

8,40 

- 




36 

Id. 

• 

8,20 

— — 


• ! 


37 

Sten, e insuff. initr. 

5,80 

0,50 

— 


Lieve iposistolia 

38 

Id. 

6,80 

0,58 

— 

1 

Id. 

39 

Insuff. mitr. 

3,66 

0,38 

— 

— 

Compensata 

40 

Insuff. aort. 

4,10 

0,42 


— 

Id. 

41 

Id. 

3.80 . 

0,40 



Id. 

42 

Fibrill. aur. 

8,10 

0,62 

— 


Iposistolia 

43 

Insuff. mitr. 

3,10 

0,34 

— 

' 1 

Compensata 

44 

Stenosi e insuff. mitr. 

5,80 

0,48 

— 


Id. 

45 

Insuff. aort. 

4,40 

0,42 

— 

— 

Id 





[Anno XXXIX, Kum. 23J 


SEZIONE PRATICA 


885 


certi casi gravi (n. 11-12-18) d'insufficienza 
renale, con sintomi netti d’uremia, e che eb¬ 
bero esito letale, e nei quali non si ebbe a 
constatare aumento notevole del tasso azote- 
mieo, abbiamo invece ritrovato uno spiccato 
grado d'iperuricemia. Dai ciò ne deduciamo 
die nelle malattie renali, anche quando fal¬ 
lisce l’indice azotemico, l'indice uremico se¬ 
gue sempre un netto parallelismo con il gra¬ 
do delle lesioni stesse, rispecchiando in modo 
fedele lo stato della funzionalità renale. 

I n rapporto abbastanza netto abbiamo tro¬ 
vato pure tra uricemia e pressione sanguigna, 
nel senso che l’iperuricemia si è quasi sem¬ 
pre accomipagnata ad ipertensione. Solo in 
alcuni oasi (n. 15-18) abbiamo riscontrato 

iperuricemia senza aumento della pressione 
sanguigna; ma ciò era da imputare al fatto 
che tratta vasi di cardio renali con fatti di 
iposistolia e debolezza miocardica. 

Da quanto si è detto rileviamo la grande 
importanza che implica lo studio dell’urice¬ 
mia nelle malattie renali e propugniamo sen¬ 
z’altro il concetto eli esso sia esteso e prati¬ 
cato più frequentemente di quello che non 
sia; esso cioè dovrebbe costantemente figura¬ 
re a fianco dello studio degli altri esami re¬ 
lativi alla funzionalità renale. 

Nei cardiaci compensati il tasso d’acido li¬ 
rico nel sangue ha oscillato tra limiti che 
presso a poco rientrano nella norma. Non così 
è stato nei cardiaci scompensati, nei quali 
si è quasi sempre riscontrata iperuricemia. 

Qual’è la causa che agisce nel determini¬ 
smo di tale aumento nell’iposistolia? Secon¬ 
do noi essa non è unica. Non disconosciamo, 
d’accordo con Cristol e Nikolich, che la di¬ 
minuzione della pressione sanguigna che si 
ha nell’iposistolia apporti un aumento dell’a¬ 
cido urico nel sangue; ma riteniamo, contra¬ 
riamente a quanto sostengono i predetti au¬ 
tori, che a tale fattore non sia da attribuire 
la parte predominante. Crediamo infatti che 
anche nell’iposistolia la causa principale del- 
l’iperuricemia risieda nei reni, ma non in 
quanto implica il comportamento della pres¬ 
sione arteriosa in se stessa, ma in quanto 
comporta l’ipofunzionalità renale che viene a 
determinarsi in seguito all’iposistolia. In un 
altro nostro precedente lavoro abbiamo in¬ 
fatti dimostrato che nelle cardiopatie scom¬ 
pensate esiste sempre uno screzio renale più 
o meno accentuato, che persiste, sebbene mi¬ 
nimo, anche dopo cessato lo scompenso. 

Nei soggetti con affezioni epatiche: cirrosi- 
epatiti, colecistite, calcolosi, in cui la fun¬ 
zione del fegato è più o meno compromessa 


abbiamo trovato quasi sempre un aumento 
di acido urico nel sangue. Le variazioni quan¬ 
titative sono tali da farci effettivamente rite¬ 
nere che esiste un rapporto tra lo stato fun¬ 
zionale del fegato e l’acido urico del sangue. 
In ciò le nostre ricerche confermano piena¬ 
mente quelle di Chauffard-Brodin e Grigaut i 
quali hanno dimostrato che il fegato esercita 
un potere regolatore sull’uricemia. 

Nei casi di cirrosi epatica in cui abbiamo 
eseguito contemporaneamente il dosaggio del¬ 
l'acido urico nel sangue e nel liquido asci¬ 
tico abbiamo trovato dei valori presso a poco 
uguali. I nostri risultati che concordano con 
quelli di altri autori (Chauffard, Brodin, 
Grigaut, Menasci) mettono in evidenza che 
l’acido urico si trova nel sangue nella stessa 
quantità dei liquidi di diffusione. 

Questa constatazione merita il suo valore 
specialmente da un punto di vista pratico, 
perchè mostra che per il dosaggio dell'iaculo 
urico l’analisi può essere fatta, senza tema di 
sensibile errore, o sul sangue o sui liquidi 
di diffusione. 

Concludendo. 

I nostri risultati ci portano alle seguenti 
conclusioni : 

1) L’acido urico è sempre aumentato nelle 
leucemie mieloidi croniche; 

1) Riscontrasi costantemente iperuricemia 
pure nelle nefriti: tale aumento segue un net¬ 
to rapporto col grado della funzionalità re¬ 
nale: quanto più i reni sono lesi nella loro 
funzione, tanto più alto è il tasso d’acido 
urico nel sangue. L’uricemia e l’azotemia 
vanno frequentemente di pari passo; qualche 
volta però l’aumento dell’acido urico precede 
quello dell’urea. Un fatto di particolare rilie¬ 
vo è quello che ha dimostrato come in alcuni 
casi gravi di nefrite con. tasso azotemico non 
molto elevato, si è riscontrala spiccata iper- 
uricemia. Un parallelismo abbastanza netto 
esiste pure tra uricemia e 1 pressione sangui¬ 
gna. Dai risultati ottenuti emerge chiaro che 
nell’uricemia abbiamo un mezzo importante 
ed esalto per l’esplorazione dellai funzionalità 
renale, onde propugniamo l’importanza e l’u¬ 
tilità del suo studio nelle nefriti; 

3) Nei cardiaci compensati l’acido urico 
ha oscillato tra limiti che, presso a poco, 
-rientrano nella norma. Nei cardiaci scompen¬ 
sati si è invece riscontrata quasi sempre iper¬ 
uricemia. Mettiamo ciò in rapporto con lo 
screzio renale che quasi sempre accompagna 
l’iposistolia; 

4 Anche negli epatici (cirrosi, epatite, co- 


88G 


« IL POLICLINICO » 


lecislite) si è, diciamo di regola, trovalo au¬ 
mento dell acido urico nel sangue. Nel liqui¬ 
do ascitico delle cirrosi si è riscontrato un 
tasso di acido urico pressoché uguale a quel¬ 
lo del sangue, per cui la 'ricerca di esso può 
farsi indifferentemente sul sangue o sui liqui¬ 
di di diffusione. 

RIASSUNTO. 

L’A. ha studiaito il comportamento dell’a¬ 
cido urico nel sangue in vari stali morbosi. 
Ha trovato iperuricemia costante nelle leuce¬ 
mie, nelle epatopatie e nelle nefriti: in que¬ 
ste ultime ha messo in evidenza come l’uri¬ 
cemia rappresenti un importante mezzo di e- 
splorazione funzionale dei reni, per cui lo 
raccomanda vivamente nello studio delle ne¬ 
friti. Nei cardiaci compensati ha trovato va¬ 
lori d’acido urico pressoché normale, e nei 
cardiaci scompensati iperuricemia. 

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Steff anutti. Giorn. Med. dell’Alto Adige, fase. 7, 
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Ullmann. 34° Congr. della Soc. Ted. di Med. Int., 
Wiesbaden, 24 aprile 1922. 


Anno XXXIX, Num. 23 

NOTE E CONTRIBUTI. 

R. Arcispedale di S. Maria Nuova 
e Stabilimenti Riuniti di Firenzi:. 

Di un segno obbiettivo dell’appendicite 

cronica. 

Dott. G. A. Scotti, 

Aiuto incaricato nel Turno chirurgico 
diretto dal Prof. U. Stoppato. 

Già alla line del secolo scorso si contavano 
numerosissime memorie sull’appendice vermi¬ 
forme. L’Edebohls nel 1898 ne aveva potute 
consultare parecchie centinaia : argomento 
quindi ed a maggior ragione non certo nuovo 
ai nostri tempi quello dell’appendicite. Ciò 
non pertanto, benché numerosi siano stati i 
ricercatori e gli osservatori, non si può dire 
oggi risolto il problema di una sicura diagno¬ 
si specialmente per la forma cosidetta cronica 
di appendicite. 

Per questa è sempre stata in modo parti¬ 
colare difficoltosa l'indagine diagnostica: pro¬ 
va ne è il numeroso gruppo di segni semeio- 
lici più o meno caratteristici e patognomioni- 
ci che i diversi AA. hanno creduto di poter 
stabilire come sicuri indicatori di tale forma. 

È opportuno ricordare qui che FAI Tingila m 
nel 1891, forse per il primo, già aveva distin¬ 
to, fra le. varie forme infiammatorie dell'ap¬ 
pendice, quella cronica. 

In seguito questa è stata da molti discus¬ 
sa e da qualcuno perfino negata; allo stato 
altuale delle nostre conoscenze si può dire 
che la maggior parte degli AA. è concorde 
nell'ammettere l’esistenza di tale forma mor¬ 
bosa, esistenza che del resto frequentemente 
verifichiamo al tavolo operatorio. 

Molte cause sono responsabili della suaccen¬ 
nata difficoltà diagnostica per le fonile appen¬ 
dicitiche, particolarmente per quelle Croni¬ 
che. Fra di esse è da annoverarsi, prima di 
tutte, la diversità spesso accentuatissima delle 
caratteristiche anatomiche e topografiche del¬ 
l’appendice, lai quale, com’è noto, può assu¬ 
mere lunghezza, direzione, diametri, posizio¬ 
ne diversissimi'! (appendici tozze e brevi, ap¬ 
pendici lunghe anche oltre 20 cm., appendici 
preoecali, sottocecali, retrocedali, lateroceca- 
li, ecc.). Fra le» altre cause sono da tenersi in 
considerazione la natura, la virulenza del ger¬ 
me patogeno e la varietà delle vie d'invasione. 
A sua. volta l’appendice ammalata può simu¬ 
lare altre malattie provocandone sintomato¬ 
logia apparentemente pertinente ad esse e tale 
da mettere in giustificato imbarazzo anche il 
semeiologo più. esperto : si hanno così dispe- 



[Anno \\\IX, Num. 23] 


SEZIONE PRATICA 


SS 7 


psie appendicolari (Languet), epatiti appendi¬ 
colari (Dieulafoy), pleuriti appendicolari (Dieu- 
iafoy), claudicazioni appendicolari (Denis, Ze- 
sar, Regnard, Stern), ecc. 

Tali latti morbosi, anche se contemporanei o 
secondari immediatamente al latto appendico¬ 
lare, possono essere da principio i soli ad es¬ 
sere ri levabili. 

Per contro molte, troppe malattie possono 
simulane forme appendicolari: fra queste, in 
ordine di frequenza, sono da ricordarsi le af¬ 
fezioni della salpinge e dell'ovaio destri, la 
colecistite e la coletitiasi, le ulcere duodenali e 
gastriche, le affezioni in genere del rene de¬ 
stro, la infiammazione di membrane perice- 
cali, dellai membranella di Jackson, della ben¬ 
derei la o plica di Lane, di Donati, ecc., le 
malformazioni del tubo digerente e particolar¬ 
mente quelle del ceco e colon ascendente che 
diano disturbi di canalizzazione, la coprostasi 
specialmente se accompagnata da enterospa- 
smo, le neurosi genitali, la tubercolosi del 
ceco, la psoite reumatica', ecc. 

Per tutte queste ragioni la diagnosi di ap¬ 
pendicite cronica e subacuta è resa molte volte 
difficile anche al medico o al chirurgo più 
esperti: come dicevamo più avanti, molti sono 
stali quindi i ricercatori che hanno tentato, 
per mezzo di questo o quel segno semeiotico, 
di poter formulare una diagnosi esalta nei ca¬ 
si in cui, in. mancanza della fenomenologia 
classica' completa (frequente solo nelle ap¬ 
pendiciti acute) si era incerti se trattarsi o 
no di appendicite. È noto a tutti l’antico se¬ 
gno di Mac Burnev cioè del dolore localiz¬ 
zato in un determinato punto della fossa ileo- 
cecale destra e più precisamente a due pollici 
dalla s. i. a. s., e su una linea tirata da que¬ 
sta all’ombelico. Miri segni di dolore localiz¬ 
zato sono quelli di Clado, di Kerth, di Lanz, 
di Sonnenburg, di Dieulafoy, tutti riscontra¬ 
bili in punti più o meno equivalenti della fos¬ 
sa iliaca destra. Dieulafoy aggiunge anzi al se¬ 
gno dolore altri due segni: l’iperestesia e la 
difesa muscolare nella zona appendicolare 
(triade sintomatica riscontrabile quasi esclusi¬ 
vamente nei casi acuti). 

Lockwood ha indicato come caratteristico un 
gorgoglio che si può ascoltare nel punto di 
Mac Burney. 

Un contributo valido alla semeiologia del¬ 
l'appendicite ha portato Rowsing colla sua clas¬ 
sica manovra : i risultat i di questa sono però 
qualche volta incerti perchè delle masse fe¬ 
cali possono impedire o comunque ostacolare 
la trasmissione’ dell’onda provocata nel colon 
discendente; Ortali ha modificato questa ma¬ 


novra provocando la pressione sul colon ascen¬ 
dente e preferibilmente in corrispondenza del- 
1 angolo epatocolico: si è però ugualmente os¬ 
servato che il resultato poteva essere negativo 
per casi di appendicite nei quali l’atto ope¬ 
ratorio dimostrò più tardi di trovarsi effettiva¬ 
mente di fronte a tale forma morbosa. Altre 
ricerche semeiotiche sono stale consigliate da 
altri AA. : si parla così del segno di Fantozzi 
rilevabile col lai pressione manuale sulla, ilia¬ 
ca, e del segno di Neirotti cioè del punto do¬ 
loroso gluteo superiore destro appendicolare. 

Oltre a tali segni soggettivi sono stati presi 
in considerazione segni indiretti: di questi 
specialmente due: uno ricavabile dalla storia 
dell’amimalato e cioè la stipsi abituale (che si 
accompagna frequentemente agli stati di ap¬ 
pendicite cronica) ed un altro ricavabile dal¬ 
l’indagine radiografica, naturalmente però am¬ 
bedue sono incerti del pari degli altri: è ovvio 
che può esistere infatti stipsi senza che coe¬ 
sista appendicite ed è parimenti ovvio che la 
mancanza di riempimento della appendice ai 
raggi X può verificarsi anche per cause diver¬ 
se dall infiammazione appendicolare; gli stes¬ 
si radiologi sono del parere che nelle forme ap¬ 
pendicitiche croniche la radiografia è utile 
specialmente in quanto può scartare altre for¬ 
me morbose e quindi contribuire per esclu¬ 
sione alla diagnosi di appendicite. 

I segni semeiotiei principali che brevemente 
abbiamo passati in rassegna si basano, nella 
maggior parte dei casi, sulla, dolorabilità tra¬ 
smessa, quasi sempre alla parete addominale, 
in seguito alle nostre manovre; sempre, in 
ogni modo, tutti questi sintomi sono sogget¬ 
tivi e quindi per questo fatto stesso non pos¬ 
sono avere un valore sicuro. D’altra parte al¬ 
cuni segni obbiettivi consistenti in modifica¬ 
zioni della zona appendicolare non hanno po¬ 
tuto avere una applicazione pratica perchè 
sempre soggetti a limitazioni .che hanno tolto 
loro quel valore assoluto o quasi che era neces¬ 
sario per la loro importanza precisa e derisi¬ 
va; così Wolkovitch attribuì molta importan¬ 
za alla atrofia muscolare del IV inferiore d. 
dell’addome: il valore però di questo segno è 
nullo per diverse categorie di persone e pre¬ 
cisamente per quelle che hanno avuto pregres¬ 
si interventi sull’addome, per le multipare, per 
i lavoratori di quelle classi che hanno anor¬ 
male sviluppo delle pareti addominali per cau¬ 
se professionali, ecc. Lazzarini ha notato a sua 
volta che si può osservare nella zona appendi¬ 
citica una certa pastosità rilevabile non con¬ 
tinuamente ma ad intervalli; Trotter afferma 
però che questa pastosità è dovuta esclusiva- 



888 


(C IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, ISTjm. 23] 


mente a ripienezza del ceco : in ogni modo 
Lazzari ni, pur noni negando tale possibilità, 
conferma che tale segano riveste una certa im¬ 
portanza in qualche caso. 

Di un altro sintomo obbiettivo sarà invece 
qui detto in modo particolare perchè questo 
■sembrava rivestire importanza pratica maggio¬ 
re degli altri finora escogitati ed in gran parte 
sopra descritti; esso costituisce un dato seme- 
iotico di facile rilievo: consiste questo nella 
dilatazione attiva della pupilla destra negli ap¬ 
pendicitici cronici. Tale midriasi, che può es¬ 
sere rilevata senza ausilio di speciali apparec¬ 
chi (pupillometri, per un maggior rilievo di 
maggior precisione), fu osservata per la prima 
volta, in modo concreto, da Moschowtitz; del 
resto fino dal 1850 e quindi nel 1868 e 1875 
per merito di 'Baillager e Roque era stato os¬ 
servato e sommariamente descritto un rappor¬ 
to, non meglio definito, fra dilatazione pupil¬ 
lare ed affezioni di organi interni a distanza 
v(p . es. nella tubercolosi polmonare e pleurica). 

Dopo di questi, altri AA. recentemente stu¬ 
diarono e confermarono i rapporti intercor¬ 
renti fra pupille e organi interni ammalati 
(Sergent, Curschmann, Eichorst, Strumpell, 
Oppenheim). 

Ultimamente iBuchmann h]a studiato tale 
stimolo in un grandissimo numero di casi 
(3500) di appendicite cronica di soggetti che 
non presentassero contemporaneamente, in at¬ 
to ed in esito, affezioni patologiche polmona¬ 
ri, pleuriche o del sistema nervoso centrale, ed 
ha confermato resistenza del rapporto fra ap¬ 
pendice e pupilla che la maggioranza degli AA. 
moderni ormai ammette in maggioranza sal¬ 
vo qualche eccezione rara. Il sintomo sareb¬ 
be secondo l’A. presente nel 93 % dei casi. 

Secondo Donini l’anisocoria addominale sa¬ 
rebbe quasi frequente come quella toracica e 
particolarmente nelle appendiciti in genere sa¬ 
rebbe riscontrata (però a sinistra per lo più) 
nel 42 % dei casi : in alta percentuale è pure 
riscontrabile njelle altre aflfezioni defi addo¬ 
me destro. 

Secondo Buchmamn il sistema nervoso sim¬ 
patico è quello che stabilirebbe il nesso ana¬ 
tomico e funzionale tra pupilla e appendice; 
sembrerebbe infatti dalle ultime ricerche mo¬ 
derne che durante il processo infiammatorio 
appendicolare (e specialmente nei casi di più 
lunga durata) si verificasse un’intensa iperge- 
nesi di filamenti di tale sistema, (Masson, Ma- 
resch, Savitzky) e un secondario stato d’ir¬ 
ritazione di tutto il sistema simpatico e di tut¬ 
ti, i suoi rami fino al dilatatore della pupilla 
e m. di Miiller, dovuto a stimolazioni mec¬ 


caniche, biochimiche e tossiche esistenti sol¬ 
tanto nei casi di appendicite; l’appendice sa¬ 
rebbe, anche allo stato normale, molto più 
ricca di filamenti simpatici che non gli altri 
organi contenuti nel cavo addominale: in ma¬ 
lattie varie di essi non sarebbe mai stata ri¬ 
scontrata infatti alcuna irritazione o iperge- 
nesi idei filamenti simpatici. Egli ammette 
inoltre che talvolta per le normali comunica¬ 
zioni fra rami simpatici e parasimpatici dei 
due lati del corpo secondo alcuni e per la de¬ 
viazione a sinistra di gran parte delle fibre sim¬ 
patiche secondo altri, si può avere midriasi 
anche o soltanto a sinistra. Allo stato attuale 
delle nostre conoscenze si può però obiettare 
che tale ipergenesi del simpatico non è vero¬ 
simile: la midriasi è in relazione a stimoli 
vari (tossici, dolorifici, ecc.) che partono da or¬ 
gani addominali ammalati; che tanto più sta¬ 
biliscono la relazione pupillare quanto più lo 
stimolo è cronico: ciò naturalmente vale an¬ 
che per gli altri organi addominali che non 
siano l’appendice. 

Per due ordini di considerazioni ho voluto 
ricercare tale sintomo obbiettivo di midriasi 
in malati degenti nel nostro Turno chirurgi¬ 
co; prima di tutto per il fatto che frequente¬ 
mente venivano alla nostra osservazione casi 
in cui non facilmente si poteva formulare una 
diagnosi esatta preoperativa ed inoltre per il 
fatto che detto segno semeiotico appariva dal¬ 
la letteratura riscontrabile in un’alta percen¬ 
tuale di osservazioni e quindi di un valore non 
indifferente nella praticai quotidiana. 

La mia casistica si riferisce a soli 50 casi, 
tutti avuti in osservazione nei reparti uomini e 
donne, in un periodo di circa quindici mesi; il 
materiale sarebbe potuto essere molto più nu¬ 
meroso se non fossero stati scartati tutti quei 
malati in cui o l’anamnesi familiare era for¬ 
temente positiva per malattie dell’apparecchio 
respiratorio e del sistema nervoso in genere, o 
l'anamnesi personale remota o recente era an¬ 
che debolmente positiva per le malattie sud¬ 
dette e in cui vi fossero in esito o in atto mani¬ 
festazioni a carico appunto della pleura, del 
polmone, del sistema nervoso. 

Dall’esame dell’unita tabella riassuntiva si 
possono, rapidamente, senza diffondersi in su¬ 
perflue esposizioni di dettagliate storie clini¬ 
che e di reperti operatori regolarmente esi¬ 
stenti neH’archivio dell'Ospedale, fare alcuni 
rilievi degni di una certa importanza per il 
dato semeiotico che essi confermano come sol¬ 
tanto relativamente interessante. Esposti in ci¬ 
fre i rilievi sono questi: 

1) Su 22 casi di appendicite subacuta in 


[Anno XXXIX, Num. 23] 


SEZIONE PRATICA 


889 



Tavola riassuntiva 


N. 

Cognome e nome 

Operazione 

Data 

Operatore 

Esame oculare 

1 

P. 

Irma . . 

• • 

App. cronica 

22-VIII-30 

Doti. Messuti 

Midriasi d. 

2 

B. 

Rita . . 

• • 

App. subacuta 

Id. 

Id. 

n. d. n. 

3 

D. 

Antonietta 

• • 

App. cronica 

Id. 

Dott. Scotti 

n. d. n. 

4 

S. 

Ofelia . . 

• • 

Id. 

30-VIII-30 

Prof. Stoppato 

n. d. n. 

5 

G. 

Irma . . 

• 

App. subacuta 

9-IX-30 

Dott. Messuti 

Midriasi s. 

6 

C. 

Ida . . 

• • 

App. cronica 

16-IX-30 

Id. 

Midriasi d- 

7 

T 

Ada . . 

• • 

Id. 

Id. 

Dott. Scotti 

n. d. n.. 

8 

P. 

Giovanni 

• • 

App. subacuta 

18-IX-30 

Dott. Messuti 

n. d. n. 

9 

R. 

Maria 

• • 

App. cronica ed 
ovar. d. 

25-IX-30 

Prof. Stoppato 

Midriasi d. 

10 

L. 

Pia . . 

■ • 

App. cronica 

27-IX-30 

Dott. Scotti 

n. d. n„ 

11 

N. 

Giov. Batt. 

• • 

App. subacuta 

30-IX-30 

Dott. Messuti 

Midriasi di 

12 

P. 

Luisa . . 

• • 

Id. 

Id. 

Prof. Stoppato 

Midriasi d. 

13 

C. 

Guido . . 

• 

Id. 

2-X-30 

Dott. Messuti 

n. d. n. 

14 

F. 

Bruna 

• • 

App. cronica 

Id. 

Dott. Burroni 

n. d. n. 

lo. 

D. 

Emma 

• 

Id. 

Id. 

Dott. Messuti 

Midriasi d- 

16 

D. 

Giuseppa 

• • 

App. subacuta 

Id. 

Prof. Stoppato 

n. d. n. 

17 

B. 

Bice . . 

• • 

App. acuta 

4-X-30 

Id. 

n. d. n. 

18 

G. 

Yole . . 

• • 

App. cronica 

7-X-30 

Dott. Burroni 

n. d. ri- 

19 

M. 

Dina . . 

• • 

Id. 

Id. 

Dott. Scotti 

n. d. n_ 

20 

G. 

Cesarina . 

• • 

App. subacuta 

ll-X-30 

Dott. Messuti 

n. d. iu 

21 

R. 

Ada . . 

• 

App. cronica 

15-X-30 

Dott. Scotti 

Midriasi d_ 

22 

S. 

Mario • . 

• 

App. subacuta 

16-X-30 

Prof. Stoppato 

Midriasi s. 

23 

V. 

Ermelita . 

- 

App. cronica 

29-X-30 

Dott. Messuti 

n. d. n. 

24 

D. 

Eros . . 

• • 

Id. 

6-XI-30 

Id. 

n. d. n. 

25 

C. 

Matilde . 

• • 

App. cron. e grav. 

Id. 

Prof. Stoppato 

Midriasi d. 

26 

G. 

Virginia . 

- 

App. cronica 

ll-XI-30 

Id. 

n. d. n. 

27 

F. 

Annita 

• • 

App. subacuta 

Id. 

Dott. Scolli 

Midriasi d. 

28 

S. 

Ines . . 

• • 

Id. 

13-XI-30 

Prof. Stoppato 

n. d. n. 

29 

V. 

Adriana . 

• • 

App. cronica 

Id. 

Doti. Messuti 

n. d. n. 

30 

p. 

Maria . . 

• 

App. subacuta 

22-XI-30 

Id. 

Midriasi d. 

31 

s. 

Giulia 

• • 

Id. 

25-XI-30 

Id. 

Midriasi d. 

32 

B. 

Luisa . . 

• 

Id. 

18-XII-30 

Id. 

Midriasi d. 

33 

F. 

Antonietta 

• • 

App. cronica 

23-XII-30 

Prof. Stoppato 

n. d. n. 

34 

c. 

Piero . . 

• • 

App. subacuta con 
occl. int. 

27-XII-30 

Id. 

n. d. n. 

35 

Z. 

Piero . . 

• 

App. subacuta 

3-1-31 

Id. 

Midriasi d. 

36 

s. 

Luciana . 

• • 

Id. 

6-1-31 

Id. 

n. d. n. 











890 


« II. POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 23] 


N. 

Cognome e nome 

Operazione 

Data 

Operatore 

Esame oculare 

37 

T. 

Valeria 

Id. 

Id. 

Id. 

Midriasi d. 

38 

B. 

Vittorio . . . 

Id. 

10-1-31 

Id. 

n. d. n. 

39 

T. 

Margherita . . 

App. cronica 

13-1-31 

Id. 

n. d. n. 

40 

M. 

Italo .... 

App. subacuta 

Id. 

Id. 

Midriasi s. 

41 

F. 

Gina .... 

App. cronica 

15-X-31 

Id. 

n. d. il. 

42 

G. 

Tosca .... 

Id. 

Id. 

Dott. Messuti 

Midriasi d. 

43 

G. 

Antonietta . . 

App. cronica e 
ovar. d. 

5-XI-31 

Prof. Stoppato 

Midriasi d. 

44 

B. 

Maria .... 

Id. 

7-XI-31 

Id. 

n. d. n. 

45 

# 

S. 

Pietro .... 

App. subacuta 

Id. 

Id. 

n. d. n. 

46 

F. 

Rosina . . . 

App. cronica 

17-XI-31 

Id. 

li. d. n. 

47 

C. 

Lola .... 

Id. 

Id. 

Doli. Scotti 

Midriasi d. 

48 

P. 

Teresa . . . 

App. croi e e er¬ 
nia ing. d. 

Id. 

Prof. Stoppato 

Midriasi d. 

49 

S. 

Amelia . . . 

App. subacuta 

Id. 

Dott. Messuti 

il. d. n. 

£0 

V. 

Elvira .... 

App. cronica 


Prof. Stoppato 

Midriasi d. 

JV. 

B. 

La ricerca della midriasi è stata 

eseguita senza 

pupillometro 



otto volle fu presente il segno descritto dal 
Buchmann, (in 3 volle fu presente quello con¬ 
trolaterale): percentuale 36,3; 

2) su 23 casi di appendicite cronica in no¬ 
ve volte fu presente il segno suddetto: per¬ 
centuale 39,1. Se si vogliono considerare an¬ 
che i casi complicati da ovarite (i) si ha una 
percentuale di 40,8; 

•3) nell’unico «caso di appendicite acuta pre¬ 
so in considerazione non fu osservata mi- 
driasi nè a destra nè a sinistra. 

È evidente quindi che in casi di appendici¬ 
te si può avere una modificazione del dia¬ 
metro pupillare a destra, nel senso di un au¬ 
mento, in una percentuale piuttosto notevole 
dei casi ma non certo superiore alle percen¬ 
tuali trovate per esempio da Donini per al¬ 
tri organiti ammalati del cavo addominale: co- 
lecistopatie 81 %, ipersplenomegalie 87,5%, 
coliti 81,8%, ecc.; non resulta esservi una 
differenza marcata fra i casi di appendicite 
subacuta e quelli di appendicite cronica ma 
pare che in ambedue le evenienze il fatto in¬ 
fiammatorio, di data purché non recentissima, 
possa stabilire la modificazione pupillare di 
cui sopra. Non resulta infine che la midriasi 
a sinistra sia troppo frequente perchè soltanto 
fu osservata in casi subacuti e comunque non 
supererebbe la percentuale del 6 nella tota¬ 
lità dei casi presi in esame. 


Concludendo possiamo dire che l’importan¬ 
za del segno è tutt’altro che assoluta, almeno 
per quello che abbiamo potuto constatare noi, 
come del resto non sono assoluti gli altri se¬ 
gni soggettivi ed obbiettivi di cui è stato fatto 
parola; però, se nei casi subacuti sarà super¬ 
fluo, il più delle volte, ricercarlo, esistendo al¬ 
tri dati più sicuri, nelle appendiciti croniche 
dubbie quando la storia e l’esame obbiettivo 
sono insoddisfacenti o contraddittori non sarà 
inutile anche la ricerca dell’anisocoria. 

Firenze, 16 ottobre 1931 -IX. 

RIASSUNTO. 

L’A. dall’esame di 50 casi di malati di ap¬ 
pendicite (operati) in c:ui non vi erano nè in 
atto nè in esito fatti patologici dell’apparato 
nervoso e respiratorio, rileva che il segno o- 
biettivo dell’anisocoria (midriasi destra) è tut¬ 
t’altro che assoluto per la diagnosi di appen¬ 
dicite cronica'. 

BIBLIOGRAFIA. 

Italiana. 

1907. Durante-Leotta. Trattato di Medicina opera¬ 
toria. 

1925. Pascale. Annali Italiani di Chirurgia. 

1925. Binaghi. Archivio Italiano di Chirurgia. 
1925. Cabrine L’Ospedale Maggiore. 



Anno \\\IX, Num. 23] 


SFZIONE PRATICA 


891 


1927. Cavallini. Annali di Medicina navale e co¬ 
loniale. 

1927. Longhitano. Morfologia e Patologia dell'ap¬ 

pendice vermiforme. 

1928. Salotti. Diario Radiologico. 

1928. Domisi. Giornale di Clinica Medica. 

1928. Gatelani. Rivista di Clinica Medica. 

1929. Lazzarim. Archivio Italiano di Chirurgia. 

1929. Salotti. Minerva Medica. 

1930. Babini. La Pratica Chirurgica. 

1930. Pellini. Edizione Sperling e Kuffer. 

1930. Pescatori. Quaderni Radiologici. 

1931. Cazzamali. La Clinica Chirurgica. 

1931. Buisson. Minerva Medica. 

1931. Neirotti. Ibid. 

1931. Mini'cci. Policlinico, Sez. Pratica. 

1931. Peri Difesa Sociale. 

listerà. 

1888. Mac Burnf.y. New York Med. Journ. 

1897. Dieulaioy. Legons ù la CI in. Méd. de VH6- 
tel-Dieu, Paris. 

1902. Languet. Semai ne Méd. 

1920. Ai me. Soc. Méd., Paris. 

1924. Id. Bull, et Mém. de la Soc. Méd., Paris. 

1924. Brulé. Presse Médicale. 

1925. Masson. Acad. des Sciences, Paris. 

1930. Kumael. Klin. Wochenschrift. 

1930. Rooriquez-Ruizconde . Semana Medica. 

1930. Henriquez. New Orleans Med. a. Surg. Journ. 
1930. Buchmann. Presse Médicale. 

1930. Kueffer und Kaspaz. Bruns Beitrage zur 
Klin. Chir. 


(Per le altre nolizie bibliografiche vedi nelle 
memorie suddette). 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Policlinico Umberto 1 — II Padiglione. 

Prof. O. Margakucci, direttore. 

Pseudo-ermafroditismo femminino. 

Dott. Domenico Susca. 

Nella classe degli anfibi Anuri esiste l’erma- 
froditismo allo stato diremo così potenziale. 
Difatti in questa classe è stato notato nel te¬ 
sticolo allo stato embrionale oltre ai soliti 
corpi grassi comuni a tutti gli anfibi, un corpo 
giallo di speciale struttura che prese il nome 
dal Bidder che maggiormente lo studiò. I/or- 
gano normale di Bidder fu da alcuni Autori 
considerato come testicolo, mentre dai più è 
considerato quale ovaio rudimentale. Fra que¬ 
sti ultimi il Cerruli (1908) ha dato la dimostra¬ 
zione della corrispondenza istologica degli o- 
buli dell’organo di Bidder e i cociti degli ovai 
normali. Secondo Cerniti questo organo si 
deve considerare come un ovaio, i cui elementi 
non arrivano a maturazione e vanno soggetti 
a degenerazione. 

Oltre all’organo di Bidder normale esistono 
in questa classe degli organi di Bidder spo¬ 


radici che pare abbiano la stessa funzione di 
quelli normali (Caroli). Essi dimostrano co¬ 
me sia possibile, che dalla zona non ancora 
bene differenziata dell’abbozzo genitale di evol¬ 
vere verso il sesso femminile — mentre l’altra 
parte si trasforma in testicolo. Sia l’organo di 
Bidder normale, che quelli sporadici dimostra¬ 
no la tendenza ermafroditica della gonade. 

Ermafroditismo sperimentale. — È stato 
realizzato da circa una diecina di anni da 
Sleinach e da Sand separatamente. Gli espe¬ 
rimenti si sono seguiti negli anni seguenti 
sui mammiferi per opera di Sand e sui gal¬ 
linacei per opera di Pézard, San, Caridroit 
ed hanno portalo a risultati interessantissimi. 
Sui mammiferi (Sand) si è visto che trapian¬ 
tando simultaneamente ovaio e testicolo sullo 
stesso animale, si sviluppano in questo dei ca¬ 
ratteri maschili e femminili (pene-vescicole se- 
minali-proslala-glandola mammaria ipertrofica 
con secrezione di latte). Questi trapianti sono 
stali fatti sia sotto la cute addominale, sia tra¬ 
piantando le ovaia nei testicoli (metodo di 
Sand). Quest’ultimo ha dato migliori risultati. 

Sembra però che questi trapianti riescono 
meglio se sono preceduti dalla castrazione to¬ 
tale o parziale dell’animale sul quale sono ese¬ 
guiti. Ciò ha dato occasione a Lipschutz, che 
ha eseguilo numerose esperienze sui trapianti 
intrarenali di ovaio nei mammiferi, di sostene¬ 
re che veramente esiste un certo antagonismo 
lia le ghiandole sessuali. Però altri autori 
(Sand) sono riusciti a .produrre Ferma frodi- 
1 isiiio sperimentale su animali non castrati. 
Pézard-Caridroit hanno sperimentato sui galli¬ 
nacei ed hanno visto che il gallo reso ermafro¬ 
dito conserva i suoi caratteri maschili (cresta, 
organi sessuali, istinto combattivo, canto) ecc., 
però il suo piumaggio diventa come quello di 
una' gallina. Pure lo sprone continua a svilup¬ 
parsi. 

Nella gallina (Pézard, Caridroit) hanno ese¬ 
guito in primo tempo l’asportazione totale e 
subtotale delle ovaie, poi hanno innestato del 
testicolo di gallo nel peritoneo. Le galline co¬ 
sì trattate acquistano subito una cresta svilup¬ 
pata, rigida, però il piumaggio resta quello 
di una gallina. I testicoli prelevati dopo 19 me¬ 
si- mostravano strutture normali. 

Nella razza umana. Sebbene teoricamente 
possibile per l’identità dell’abbozzo genitale 
primitivo nelle prime settimane di vita em¬ 
brionale, l’ermafroditismo vero, dato dall’ac¬ 
coppiamento dei genitali maschili e femmini¬ 
li nello stesso individuo, è rarissimo a veri¬ 
ficarsi. Vi è sempre una prevalenza — data dal¬ 
la più o meno completa maturazione delle 


892 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 23] 


ghiandole presenti. Si tratta spesso quindi di 
ermafroditismo incompleto espurio mascolino 
e femminino. Di questi casi che non sono mol¬ 
to frequenti ben quattro sono stati ricoverati 
e studiati al II Padiglione Chirurgico ed ope¬ 
rati dal Prof. Margiarucci. 

In un caso pubblicato da Lollini (Poi, Sez. 
Dhir,, 1918) si trattava di un giovane di a. 19 
iscritto allo stato civile come donna. Obbiettiva¬ 
mente ginecomastia, assenza dei peli nelle varie 
regioni del corpo; assenza di mestruazione. Psichi¬ 
camente indifferente. Era stato inviato come af¬ 
fetto da ernia inguinale bilaterale. Le due tume¬ 
fazioni qualificate come ernia contenevano i te¬ 
sticoli che esaminati microscopicamente denota¬ 
vano prevalenza di connettivo, cellule intersti¬ 
ziali, assenza del dotto deferente. 

Altro caso fu pubblicato dal Filardi (Ibid., 1918). 
P. S., di anni 15, da Aquila. Ricoverato ,per er¬ 
nia inguinale bilaterale, anche in questo caso si 
aveva: ginecomastia,. scarsezza di peli, assenza di 
mestruazione, clitoride ipertrofico. Presenza del 
deferente. Psichicamente indifferente. L’esame 
microscopico dava il reperto come nel caso prece¬ 
dente. 

Il Foscarini (Rivista Ospedaliera, marzo 
1912) ha pubblicato due casi di pseudoerma- 
froditismo maschile famigliare. 

Si trattava di due sorelle, la prima di anni 8 
aveva l’apparenza di una bambina: capelli lun¬ 
ghi, mammelle, ecc. Presentava le seguenti ano¬ 
malie all’esame dei genitali esterni; il grande 
labbro di destra fortemente tumefatto ricopriva 
il clitoride abbastanza sviluppato da sembrare un 
pene con porzione distale conformato a glande, 
all’apice del quale si trovava una fossetta simu¬ 
lante il meato urinario. Il vero meato urinario 
era alla base del glande. L’altro grande labbro 
era atrofico. All’anello inguinale est. sinistro si 
palpava un corpicciuolo spostabile, dolente alla 
palpazione. All’operazione eseguita dal prof. Mar- 
garucci si rinvenne a destra una sacca idrocefa¬ 
lica connessa inferiormente mediante tessuto fi¬ 
broso alla parte corrispondente del grande labbro. 
All’anello inguinale sinistro un vero e proprio te¬ 
sticolo confermato tale pure all’esame istologico. 

11 secondo caso, sorella del precedente, di anni 
26, coniugata da otto anni. Il coito avveniva ge¬ 
neralmente per l’ano e qualche volta nella fos¬ 
setta uretrale al dire della paziente. Di costituzio¬ 
ne somatica maschile, arti muscolosi, voce a tim¬ 
bro basso, mammelle maschili; i genitali esterni 
presentavano un pene della lunghezza di cm. 6 
con prepuzio, alla base esisteva il meato urinario. 
Le grandi labbra contenevano ciascuna un testi¬ 
colo. L’insieme dava l’impressione di uno scroto 
bipartito. Il marito dopo 8 anni di convivenza 
aveva chiesto il divorzio. 

Il quarto caso della serie è capitato durante 
il mio assistentato nel secondo Padiglione ed è 
quello a cui si riferiscono le fotografie pubbli¬ 
cate. 


Laura F., a. 19, da Perugia, donna di casa, nu¬ 
bile. La madre ebbe dodici gravidanze, due figli 
soli viventi e sani, gli altri morti in giovanissima 
età per malattie varie. L’altra sorella gode buona 
salute ed è sviluppata normalmente. La P. ha 
sofferto il tifo all’età di 4 anni, in seguito ha 
sempre goduto buona salute. Fin dalla più gio¬ 
vane età ha notato la presenza di due piccole tu¬ 
mefazioni nelle regioni inguinali, tumefazioni di 
solito indolenti, ma che negli ultimi tempi ave¬ 
vano cominciato a dare fastidio. Dice di non ave- 



Fig. 1. 

re mai avuto le mestruazioni. E sessualmente in¬ 
differente. 

Somaticamente la P. è sviluppata come una 
donna, capelli lunghi, voce femminile, seni bene 
sviluppati, notasi la mancanza assoluta di peli 
alle ascelle ed al pube. In corrispondenza degli 
orifizi inguinali esterni notasi una tumefazione 
della grandezza di un piccolo mandarino, quella 
di destra un po’ più grande, piuttosto ovalare; 
alla palpazione appare sormontata da un’altra pic¬ 
cola tumefazione oblunga un po’ dolente. Queste 
tumefazioni sono spostabili fino all'inizio del 
grande labbro. Le grandi labbra appaiono di gran¬ 
dezza normale, solo lungo la rima vulvare sono 
ricoperte da una fine peluria. Divaricandole no- 
tansi le piccole labbra appena abbozzate. Il clito¬ 
ride è della grandezza di un pisello ed è formato 
a cercine. Il meato urinario trovasi al disotto del 
clitoride. L’imene è normale e presenta al centro 
un foro. Esso permette l’introduzione in vagina 
di una fiala di H 2 0 da 2 cmc., con questo mezzo 




[Anno XXXIX, Ni m. 23] 


SEZIONE PRATICA 


893 




sotlile peduncolo. Durante le manipolazioni ope¬ 
ratorie essa si rompe e fuoriesce liquido citrino 
limpido. Questo corpo è riunito al grande labbro 
di destra da tessuto fibroso. Il tutto viene aspor¬ 
tato per essere sottoposto ad esame microscopico. 

L'esame istologico ha dato il seguente reperto: 
la tunica albuginea ben delimitata, essa è bene 
chiara. Diminuzione della tunica vascolosa? Il 
.parenchima del testicolo si compone di tubuli 
contorti numerosi ed intrecciati fra di loro. Il tes¬ 
suto interstiziale è in alcune parti aumentato, 
in altre diminuito con cellule interstiziali poco 
differenziale. Mancano i setti. Epitelio, tubuli con- 
renziate e difficili a colorarsi. Mancanza di cellule 
torti è multisi ratificalo, le cellule sono mal diffe¬ 
rii Serloli e di spermatogoni. Nell’interno dei tu¬ 
buli contorti si trovano masse amorfe. L’epididi¬ 
mo si compone di tessuto fibroso e di numerosi 
vasi. Nei diversi tagli fatti non si trova il deferente. 

Evidentemente dall'esame istologico si ha la 
certezza che si tratta di un testicolo, che è po¬ 
co funzionante in quanto la p. non presenta 
nessun carattere sessuale secondario maschile. 
Secondo Pende i caratteri sessuali secondari 
non sarebbero determinati solamente dalla 
ghiandola genitale, ima vi parteciperebbero con 
la loro secrezione interna a tiroide, la capsula 
surrenale e l’ipofisi, però tali ghiandole avreb¬ 
bero un’azione stimolante il tessuto endocrino 
genitale, e citando non solo i caratteri omoses¬ 
suali, ma anche i rudimenti dei caratteri ete¬ 
rosessuali latenti nell'individuo. Normalmente 


Fio. 3. 

nia; si rinviene un corpicciuolo della grandezza 
di un dattero avvolto completamente da una tu¬ 
nica sierosa, esso presenta ad uno dei poli una 
cavità cistica riunita al corpo principale da un 


si osserva che la vagina termina a fondo cieco 
a 2 cm. dell’ostio vulvare. L’esplorazione rettale 
fa notare l’assenza deb uterò nella sua sede nor¬ 
male. 


Fio. 2. 

L’operazione fu eseguita rial prof. Margarucci. 
Narcosi eterea. Incisione a destra come per Per¬ 


vi sarebbe equilibrio fra le diverse secrezioni 
interne; patologicamente venendo meno que¬ 
sto equilibrio, la secrezione delle altre ghian- 


894 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 23; 


dolo endocrine stimolerebbero i rudimenti dei 
caratteri eterosessua 1 i. 

Pende inoltre osserva che in alcuni tumori 
della corteccia surrenale e della ipofisi di in¬ 
dividui normali si sviluppano caratteri ses¬ 
suali con forme di pseudoermafroditismo, spe¬ 
cie nella donna (Pende, Endocrinologia, 1915). 

Nel caso che a noi preme — si può ripetere 
l’ipotesi che si tratti o di lesticoli poco funzio¬ 
nanti — oppure (('osa probabile) si deve am¬ 



pio. 4. 


mettere la presenza in questa donna di ovaie 
ben funzionanti che rendono nulla e si con¬ 
trappongono con prevalenza interna dei testi¬ 
coli. La certezza della presenza di queste ovaie 
non si può naturalmente avere in un interven¬ 
to operatorio necessariamente limitato come 
quello che è stato praticato alla nostra paziente. 

RIASSUNTO. 

L A. descrive un caso di pseudo-ermafrodi¬ 
tismo femminino e riferendosi ad altri tre casi 
studiali nello stesso Padiglione ne trae delle 
deduzioni cliniche e fisiologiche. 

BIBLIOGRAFIA. 

Cenni ti. Contribuzione allo studio dell'organo di 
Bidder , 1903. 

Caroli. I ariazioni rii anomalie organo di Bidder 
negli Amili . Siena, 1926. 

Dfrikuke Gh. /lerntaphroditisme , Paris, 1891. 

Fi lordi . Poi., Sez. Chirurgica, 1918. 

Lipschì't/. Ricerche sull'ermafroditismo esperi - 
nienlale e sull'antagonismo fra le piandole ses ¬ 
suali . Rassegna Studi Sessuali, anno I\. n. 5. 


Lollini. Poh, Sez. Chirurgica, 1918. 

Neugebu ir. Ilermajihroditismiis beim Manschen 
1903. 

Sano K. Le problème de Vanlagoriisme des glan - 
des sexuelles . XII Gong. Ini. Fisiologia, Stoc- 
col ma. 

Id. L’herrnaphrodilisme espérimenlale chez Ics 
.■narri mifères. 

Sano, Pézard, Cyridroit. Ilermaphroditisme expé - 
rimenlale chez les gallinaces . 


SUNTI E KASSEGNE. 

SISTEMA NERVOSO. 

Astenia e malattie asteniche. 

(R. Renon. Joiirn. des praticiens, 16 gen. 1932). 

L’astenia nervosa generale costituisce il più 
spesso una sindrome episodica ed è allora as¬ 
sociala ad all re sindromi, talvolta appena ac¬ 
cennala nel vasto complesso della malattia 
generale, tal’Mtra appare invece la parte es¬ 
senziale del quadro morboso. In generale, il 
malato dopo qualche settimana o mese di ri¬ 
poso e di trattamento, ritrova il suo stato nor¬ 
male e viene considerato guarito. 

LA. ammette tre affezioni autonome carat¬ 
terizzate dall'astenia: quella che segue ad li¬ 
na malatiia, quella periodica, recidivante e 
quella costituzionale. 

L’astenia cronica consecutiva. 

È quella che fa seguito ad una malattia acu¬ 
ta (postinfettiva, posttraumatica, postopera¬ 
toria), al sovraffaticamento, alla insolazione, ad 
un’intossicazione, ecc. Essa è suscettibile di 
miglioramenti, ma non di guarigioni. 

'Caratteristica di questa forma è il fatto che 
l’astenia, invece di dissiparsi dopo qualche 
settimana come si osserva di consueto, per¬ 
mane e rimane incurabile, salvo casi rari di 
guarigioni avvenute dopo 2-3 anni. 

Può essere data dai più vari stati morbosi: 

1) le infezioni (la tifoide, l’influenza, il reu¬ 
matismo articolare acuto, la meningite cere¬ 
bro-spinale, talora la malaria, la dengue, ecc). 

2) Le intossicazioni, specialmente alimentari 
(da funghi, da molluschi) da gas asfissianti. 

3) Le forti emorragie. 4) 1 traumi, specialmen¬ 
te quelli del cranio. 5) Il sovraffaticamento 
sia intellettuale che muscolare. 6) L'insola¬ 
zione , finora poco studiata come causa di que¬ 
sta forma. 7) Gli « shock » emozionali dolo¬ 
rosi, gli stali passionali, gli accessi di delirio. 

Sintomatologia. — Nei casi tipici, sono evi¬ 
denti l’astenia muscolare e quella psichica 
(anideazione, confusione delle idee). Sono sem¬ 
pre manifeste l’astenia gastrica, intestinale e 
genitale; sono rari gli astenici cronici che non 
accusino pesantezza di stomaco, costipazione, 
debolezza genitale. L'astenia visiva (disturbi 
subbici I ivi della vista, stancabili là muscolare 
visiva rapida) e quella cardiaca (ipotensione 


[Anno \\\I\, _\um. 23] 


SEZIONE PRATICA 


895 


abituale) mancano raramente nel quadro cli¬ 
nico. 


A questi segni, si debbono aggiungere: la 
cefalea al minimo sforzo, talvolta la rachial¬ 
gia, gli stordimenti, i ronzìi di orecchio, l’in¬ 
sonnia, I irritabilità, la sensibilità agli alcoo- 
lici, ai caffè, eco. 

Nei casi atipici i fenomeni astenici non so¬ 
no netti, mentre i malati richiamano l’atten¬ 
zione soprai alcuni particolari fenomeni, quali 
la celalea, i dolori alle reni, l’insonnia, le pal¬ 
pitazioni, eco. Altre volle, chi li circonda met¬ 
te soprattutto in rilievo l iprilabilità, le ten¬ 
denze melanconiche, le concezioni ipocondria- 
che. Negli ipertimici costituzionali, negli inir 
pulsivi, l’astenia cronica consecutiva è rara, 
ma quando si ha riveste la forma atipica. 

Trattasi generalmente di forma media- o leg¬ 
gera di astenia, che non arriva mai allo stu¬ 
pore, se non come conseguenza di un aggra¬ 
vamento dopo una nuova emozione, un affa¬ 
ticamento, ecc. 


L’astenia cronica consecutiva è per modo 
di dire stabilizzata; il paziente diventa il pro¬ 
prio medico, sa quello che è capace di fare e 
non oltrepassa che raramente i limiti delle 
sue forze. In alcuni però, essa subisce delle 
oscillazioni di intensità, con aggravamenti e 
miglioramenti. 

Raramente, si hanno complicazioni di psi- 
co- o neuropatie. Tuttawa, si può arrivare al¬ 
la demenza precoce nei giovani e, negli adul¬ 
ti, alla melanconia delirante, all'ipocondria, 
al delirio di persecuzione. In rari casi, può 
far posto alla mania o complicarsi a orisi iste¬ 


riche. 


L’astenia periodica. 

Si osserva senza causa nota ed ha durala 
limitata ad uni lasso di tempo quasi sempre 
uguale per ogni individuo. Corrisponde alla 
depressione melanconica od alla melanconia 
con delirio, espressioni inesatte perchè lo sta¬ 
to melanconico è secondario. L canal ter i zzata 
da accessi che si ripetono ogni 6 mesi, ogni 
anno o ad intervalli anche più lunghi che non 
si alternano con mania od iperstenia perio¬ 
dica. 

Si riscontra sempre un primo accesso, do¬ 
vuto a sovraffaticamento, a traumi, ad infe¬ 
zioni; esso scompare poi gradatamente, ma do¬ 
po un certo periodo, ricompare e questa volta 
bruscamente, scomparendo poi pine brusca¬ 
mente. 

Sono agevolmente dimostrabili i segni del¬ 
l’astenia nervosa generale. Talvolta sembra 
prevalere quella muscolare, mentre ad un esa¬ 
me accurato, si vede che anche quella psichi¬ 
ca è notevole. Quasi costanti sono l’astenia 
gastrica (migliorabile con un trattamento 
adatto), intestinale (costipazione) e visiva (nel 
leggere o scrivere); meno, invece, quella car¬ 
diaca. Comune è l’insonnia, generalmente non 


totale: il malato si addormenta facilmente e 
si risveglia poi verso le 2 o le 3, senza più 
trovare riposo. L’astenia genitale , totale o 
quasi, preoccupa spesso il malato. 

Caratteristico è i modo brusco di compar¬ 
sa e scomparsa, oltre alla costanza dei feno¬ 
meni (con poche o punte oscillazioni) nel pe¬ 
riodo in cui dura l'accesso (generalmente da 
2 a 10 mesi). 

11 grado varia secondo i diversi individui; 
si può però arrivare fino allo stupore, con 
inerzia totale. 

Vi sono poi delle predominanze sintomati¬ 
che. Talvolta prevale l’astenia muscolare: il 
paziente è come annientato, ma può parlare 
abbastanza facilmente, senza gesti, e seguire 
una conversazione o leggere qualche pagina 
di romanzo. L’osservazione prolungata stabi¬ 
lisce però anche in tali casi la difficoltà di 
ri memorare, la lentezza dell’ideazione. 

Talvolta poco pronunciati sono i disturbi 
gastro-intestinali (salvo la costipazione), la ce¬ 
falea o la rachialgia; comune ed assai peno¬ 
sa è l’insonnia. 

Le tendenze ansiose o melanconiche costi¬ 
tuiscono delle vere complicazioni, che sono ge¬ 
neralmente senza gravità, meno nei casi in 
cui gli impulsi suicidi sono vivi o ripetuti, 
costringendo talvolta all'internamento. Una 
complicazione che l’A. ha osservato più volte 
è data dall’onirismo (allucinosi senza delirio) 
diurno o notturno. 

L A. aggiunge poi alcune osservazioni sul¬ 
la mania periodica, l’astenomania alterna, 
asleno-nnania circolare, osservando che esse 
sono sempre consecutive ad un accesso di 
asleno-mania e che il sovraffaticamento mu¬ 
scolare od intellettuale rappresenta la causa 
più frequente (80 % dei casi) delle psicosi o 
dislenie periodiche. 

L’astenia costituzionale. 


Questa forma esiste fin dalla nascila, al pa¬ 
ri della debolezza mentale costituzionale, ed 
è difficile fissarne l’eziologia; è una forma 
( remica che è malagevole distinguere dall’a¬ 
stenia consecutiva ad infezioni, traumi ecc., 
che si può avere nella prima infanzia. 

I sintomi sono quelli dell’astenia muscolare 
o psichica classica. Si tratta, generalmente, di 
l’orma leggera o media, senza irritabilità, nè 
tendenze melanconiche od ipocondriache. L'in¬ 
dividuo è un astenico rassegnalo; conosce be¬ 
ne il suo stalo e sa esattamente ciò che è ca¬ 
pace di fare, senza ricorrere ad inutili rea¬ 
zioni impulsive. Sono eccezionali le compli¬ 
cazioni psicologiche. 

La conoscenza di queste tre forme presenta 
un interesse notevole, trattandosi di tipi co¬ 
muni di psico-neuropatie che si incontrano 
mollo spesso. 

fa. 


89G 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 23] 


Le infezioni acute del sistema nervoso. 

(A. Wimmer. Revue N eurologique , febb. 1932). 

Le infezioni acute non suppurative del siste¬ 
ma nervoso possono così raggrupparsi : 

A. Infezioni acute ,, neurotrope dell’asse ce¬ 
rebro-spinale con azione primaria, elettiva sul 
neurasse, con distribuzione diffusa o dissemi¬ 
nata, con sintomatologia quasi esclusivamen¬ 
te neurologica. 

Questo gruppo comprende: 

1) L’encefalite epidemica: 

a) La paraencefalite di Sicard; 

b) La corea acuta del Sydenham; 

c) Le encefaliti erpetiche e zosteriane; 

2) La poliomielite anteriore acuta; 

3) La rabbia; 

4) La sclerosi a placche e la sclerosi cere¬ 
brale diffusa di Heubner-Schilder. 

B. Forme intermediarie con etiologia e no¬ 
sografia ancora imprecise, con, sintomatologia 
polimorfa e decorso vario. 

Questo gruppo comprende : 

1) L'encefaloinielite acuta e subacuta idio¬ 
patica, criptogena, senza alcun rapporto evi¬ 
dente con un’infezione generale preesistente; 

2) L’enoefalomielite postvaccinica; 

3) L’eincefalomielite varicellosa; 

d) L’encefalomielite morbillosa. 

C. Encefaliti ed encefalomieliti infettive ac¬ 
cidentali, metastatiche che si verificano nel 
corso di infezioni generali, quali l’influenza, 
il tifo, la malaria, la scarlattina, la pertosse, 
la parotite, la pulmonite, l’endocardite acu¬ 
ta, ecc. In queste forme i quadri clinici sono 
dominati dai sintomi non neurologici dell’in¬ 
fezione generale, sulla quale s’innesta la sin¬ 
drome nervosa con decorso subordinato alla 
malattia generale e con tendenza alla regres¬ 
sione. 

Queste affezioni non presentano problemi 
clinici e nosografici come quelli che Rincon¬ 
trano nei primi due gruppi. 

L'encefalite epidemica è caratterizzata du¬ 
rante lo stato acuto dalla prevalenza di sintomi 
a focolaio mesocefalici : disturbi oculari, letar¬ 
gia, ipercinesie corei forimi e m iocloniche, i- 
perlermia. Poi, nei malati che non soccombo¬ 
no, si ha la tendenza alla cronicità con una 
sindrome nervosa che in buon numero dei 
casi è a tipo parkinsoniano, ma che può ri¬ 
vestire altre forme (mielitiche, periferiche, po- 
linevritiche, neurovegetative, epilessia,, psicosi 
e forse anche meningite sierosa benigna). 

Queste varietà possono assumere la forma 
atipica fin dal loro inizio e sono assegnate al¬ 
l’encefalite epidemica oltre che per il criterio 
epidemiologico per il fatto che talvolta esse 
sono seguite da una sindrome parkinsoniana 
così come la forma tipica. 

Tale è il caso del singhiozzo epidemico che 
talvolta è seguito da parkinsonismo marcato. 


Sicard ha proposto di dare il nome di pa¬ 
raencefalite al singhiozzo epidemico, alla co¬ 
rea acuta degli adolescenti, alle mesocefaliti 
a recidive, all;a< maggior parte dei torcicolli spa¬ 
smodici. Ma tale nomenclatura non è stata ge¬ 
neralmente accettata. 

La corea acuta del Sydenham può seguire a 
varie infezioni, al vaiuolo, alla scarlattina, al 
tifo, alla difterite, ecc., e sopra lutto al reu¬ 
matismo articolare. Ma è dubbio che l’affezio¬ 
ne sia dovuta ad una localizzazione cerebrale 
degli stessi agenti patogeni delle infezioni ge¬ 
nerali. Generalmente si tende ad ammettere 
che essa sia dovuta ad un virus che abbia 
un’affinità specifica per alcuni gruppi cellula¬ 
ri del cervello, sopra tutto per le piccole cel¬ 
lule gangliari del neostriatum. 

Le affezioni erpetiche hanno dato in qual¬ 
che caso accidenti nervosi, che hanno fatto 
pensare ad un’identità del virus di tali infe¬ 
zioni con quella dell’encefalite epidemica. Iti- 
cerche sperimentali e cliniche hanno fatto 
escludere qualsiasi relazione fra le due affe¬ 
zioni. 

L 'herpes zoster oltre che i nervi periferici, 
le radici posteriori ed i gangli intervertebrali, 
può colpire le meningi, le corna posteriori ed 
anche quelle anteriori dando il quadro delle 
mieliti. 

La natura infettiva della poliomielite ante¬ 
riore acuta è Oria? ben definita. A questa infe¬ 
zione vanno verisim il mente attribuiti casi di 
malattie altrimenti denominate, come da pa¬ 
ralisi ascendente di Landry. 

La sclerosi a placche è una malattia nervosa 
con cronicità marcata, ma certamente di ori¬ 
gine infettiva, il cui agente rimane ancora 
ignoto. Se nella grande maggioranza dei casi 
la malattia s’inizia; silenziosamente, talvolta il 
suo inizio è segnalato da sintomi neurologici 
più o meno pronunziati (disturbi oculari, pa¬ 
ralisi, ineunti retrobulbari ecc.) separati per 
molti anni dai sintomi patognomonici dell'af¬ 
fezione. D’altra parte sono registrati molti ca¬ 
si di sclerosi a placche a decorso acuto. 

La sclerosi cerebrale diffusa di Heubner- 
Schilder sembra anche essa di natura infetti¬ 
va ed ha certo un quadro istopatologico ana¬ 
logo a quello della sclerosi a placche o della 
encefalomielite disseminata. 

L’ encefalomielite disseminata acuta o suba¬ 
cuta è un’affezione che colpisce di preferenza 
i bambini ed i giovani. L’invasione è acuta o 
subacuta. La sintomatologia è polimorfa : ac¬ 
cidenti mielitici, paralisi flaccide o spastiche, 
sindrome di Brown-Sequard, sintomi d’affe¬ 
zione combinata dei cordoni midollari, atassia 
acuta, tremori, disturbi sfinterici, disturbi 
della sensibilità e della reflettività, disartria, 
afonia, disfagia, disturbi oculari ecc. 

L’inizio è accompagnato da febbre, stato di 
agitazione, sonnolenza. . 




[Anno \\\1\, Num: 23] 


SEZIONE PRATICA 


897 


L’affezione può guarire, ma nella maggio¬ 
ranza dei casi lascia deficit funzionali più o 
meno marcati e vari. 

Attualmente si ha tendenza a mettere in 
stretta relazione, per lo meno dal punto di vi¬ 
sta eliologico, la sclerosi cerebrale diffusa, la 
sclerosi a placche e l'enee falomiel ite dissemi¬ 
nata! acuta o subacuta. 

L ' enccj al orni elite vaccinica si manifesta nei 
bambini per lo più 10-13 giorni dopo la vac¬ 
cinazione. Si ha spesso febbre altissima e sin¬ 
tomi meningei. Frequenti sono le mioclonie, 
specie dei muscoli addominali, le convulsio¬ 
ni e piletti formi e gli attacchi tetaniformi. Pos¬ 
sono contemporaneamente aversi paraplegie 
spinali con iperreflessia tendinea ed inversio¬ 
ne del riflesso plantare, paralisi flaccide con 
areflessia emiplegie o monoplegie nettamente 
cerebrali, paralisi facciali e oculari, neurite 
ottica, disturbi sfinterici, sonnolenza marcata 
continua e intermittente. 

L’esito mortale è la regola. 

In quelli che sopravvivono si stabiliscono 
gravi fatti permanenti, emiplegie, para paresi, 
deficit mentale. 

Le lesioni anatomiche consistono in focolai 
disseminati analoghi a quelli della sclerosi 
a placche. 

Secondo alcuni l’affezione sarebbe dovuta 
allo stesso virus vaccinico, ma la maggioran¬ 
za degli autori propende a credere all'attiva¬ 
zione di uin> germe neurotropo. 

L ’ eneej al orni iel i te varicellosa ha una sinto¬ 
matologia clinica analoga alla precedente ma 
meno grave. Anche la prognosi è più favo- 
vorevole. Le lesioni prevalgono nella sostanza 
bianca. 

L'encefalite morbillosa si manifesta per lo 
più durante il periodo della scomparsa dell’e- 
santema o durante la convalescenza e con una 
nuova forte elevazione termica. 

Nelle forme più leggere si ha il quadro cli¬ 
nico del meningismo• sonnolenza, cefalea, 
Kernig, talvolta convulsioni. 11 decorso è fa¬ 
vorevole con esito in guarigione. 

Nei casi più gravi si hanno i sintomi di una 
vera encefalite dissemiwa/ta : convulsioni, emi¬ 
plegie, paraplegie, atassia cerebellare, iperci- 
nesie eoreiformi o atetotosiche, rigidità ex¬ 
trapiramidali, mioclonie, tremori, eco. 

Nel 10 % dei casi si ha la morte. Negli al¬ 
tri si ha guarigione con gravi conseguenze : 
emiplegie, convulsioni, narcolessia, deficit in¬ 
tellettuale. 

Le analogie sinlomatologiche, isto-patologi- 
che, nonché quelle del reperto del liquor, 
fanno pensare che le cncefalomieliti vaccini¬ 
ca, varicellosa e morbillosa siano determinati 
da un unico germe neurotropo. 

L’innesto vaccinico, la varicelle ed il mor¬ 
billo agirebbero indirettamente soltanto sulla 
virulenza di questo germe o diminuendo la re¬ 
sistenza del nevrasse. 

Dr. 


Su alcune complicazioni post-operatorie in 

chirurgia nervosa. 

(De Martel, Guillaume, Lassery. Le Join\ 

Medicai Francois, n. 10, 1931). 

Gli Autori ricordano come, nel 1912, ab¬ 
biano riferito alla Società di Neurologia su di 
un caso in cui si intervenne nella sezione dor¬ 
sale superiore de] midollo osservando brusca 
elevazione della pressione arteriosa seguita su¬ 
bito da caduta accentuata della stessa mentre 
notevolmente aumentava la temperatura cen¬ 
trale. La temperatura crebbe in modo straor¬ 
dinario nelle ore successive ed il malato mo¬ 
rì. L’autopsia mise in evidenza notevoli emor¬ 
ragie gastro-in test inali. Questa osservazione 
rimase isolata, schematizzando in effetto, le 
complicazioni post-operatorie in chirurgia ner¬ 
vosa. 

Ricordano inoltre un altro caso in cui, 
avendo asportato un voluminoso tumore del 
midollo dorsale superiore, il paziente alla fi¬ 
ne dell'intervento presentò sindrome identi¬ 
ca all’osservazione precedente accompagnata 
da uremia ed oliguria. L'urea nel sangue ol¬ 
trepassò i 3 grammi ma il funzionamento re¬ 
nale si ristabilì ed il malato guarì completa¬ 
mente. 

Gli interventi sulle diverse regioni del cra¬ 
nio determinano disturbi ancora più comples¬ 
si che gli autori riassumono così: Il paziente 
dopo aver sopportato l’operazione presenta 
pressione quasi normale, respiro regolare ed è 
cosciente. Dopo 2-3 ore la temperatura centra¬ 
le si innalza, la pressione arteriosa ha raggiun¬ 
to i 40-41 gradi. 11 paziente cade in sub-coma, 
la cute è fredda, la pressione è bassa, la respi¬ 
razione è sovente periodica. Se non si cura op¬ 
portunamente il malato dopo 10-12 ore muore 
con temperatura a 42°. Spesso si osservano 
emorragie gastro-intestinali e l’urea sanguigna 
raggiunge i 6 grammi. In alcuni casi in cui è 
stato possibile lare l’autopsia il cervello si pre¬ 
sentava edematoso ed i ventricoli erano ripieni 
di liquido cefalo rachidiano sotto alta pres¬ 
sione. 

I visceri si presentano congestionati e si 
rilevano focolai emorragici in diversi organi 
e delle emorragie gastro-intestinali. Dal punto' 
di vista istologico le surrenali sono ipotrofia 
che con scomparsa della sostanza cromaffi- 
ne, si può cioè pensare alla esistenza di turbe 
angioneurotiche generalizzate. Con quale mec¬ 
canismo si possono spiegare questi fenomeniP 
Poiché gli Autori hanno punto i ventricoli la¬ 
terali ed hanno notato la presenza di notevole 
quantità di liquido sotto alta pressione, estrat¬ 
to il quale la temperatura si abbassa rapi¬ 
damente, il paziente ritorna cosciente e re¬ 
spira con regolarità, hanno pensato logica¬ 
mente che l’ipersecrezione del liquido cefalo 
rachidiano è quella che determina la dilata¬ 
zione acuta dei ventricoli e la comparsa della 
sindrome. 



898 


« IL POLICLINICO » 


\nno XWIX, >'um. 23] 


Le semplici punture cerchiali sono capaci 
di determinare disturbi vasomotori a livello 
del plesso coroideo perturbando il meccanismo 
regolatore della tensione intraventricolare, fa¬ 
cendo appai ire la sindrome di ipertensione a- 
cuta. Convinti che ripersecrezione del plesso 
coroideo sia la causa delle sindromi post-opera¬ 
torie gli Autori hanno pensato di sottrarre, 
drenando, il liquido cefalo rachidiano, in ec¬ 
cesso. Da sei mesi in lutti gli interventi sul 
cervello praticano il drenaggio continuo. 

Il liquido cefalo rachidiano scola in quanti¬ 
tà molto abbondante nelle prime 21 ore (500- 
600 grammi). Due giorni dopo la secrezione è 
molto diminuita e i drenaggi sono tolti. La 
temperatura non sorpassa mai i 38°,5; le con¬ 
dizioni generali del paziente si mantengono 
buone e, se la temperatura si eleva, è segno che 
il drenaggio non funziona. In due casi di tu¬ 
more intraventricolare, seguendo questa tecni¬ 
ca, gli Autori hanno-avuto ottimi risultati. Con¬ 
cludono affermando che la pratica del drenag¬ 
gio ba modificalo considerevolmente la pro¬ 
gnosi di tali interventi. T. Laureati. 

SISTEMA DIGERENTE. 

L’eziologia delle coliti ulcerose. 

(Buttiaux e Sévin. Annales de Vlnstitiit Pa¬ 
steur de Paris , 1931, pag. 173). 

Le coliti che figurano fra le affezioni più 
frequenti del grosso intestino, si manifestano 
anatomicamente con uno stato infiammatorio 
della mucosa, talora benigno e passeggero, 
tal’altra grave e cronico. La sintomatologia 
delle c. è conosciuta: il più precoce sintonia 
è la diarrea, quasi sempre progressiva, con mu¬ 
co, leucociti e sangue nelle feci, e progressivi 
sintomi generali, anemia, dimagramento. La 
diagnosi non può farsi senza la rettosigmoido- 
scopia o la radiografia. Le c. croniche si ac¬ 
compagnano spesso a lesioni intestinali od ex¬ 
tra intestinali: sindromi eiitero-renali, ente- 
ro-epato renali, entero-polmonari, colecistiti, 
eoe. Pressoché insolubile — afferma Bonorino 
l daondo — è il problema della eliologia 
delle c. 

La maggior parte degli odierni AA., sono 
d’accordo nel ritenere le c. ulcerose di natura 
infettiva: le opinioni divergono sulla determi¬ 
nazione dei germi. Ma, accanto al fattore in¬ 
fettivo dobbiamo pone il fattore parassitario, 
poiché, se è vero che molte volte i parassiti 
intestinali agiscono in associazione ai germi 
infettivi favorendone- lo sviluppo, irritando la 
mucosa intestinale, è pur vero che i parassiti 
intestinali possono agire anche da soli. I n co¬ 
lon parassitato anche da una lamblia od ame¬ 
ba coli innocua, fornisce il più favorevole ter¬ 
reno per lo sviluppo dei microbi. 

Ltiologia infettiva: il terreno intestinale è la 
sede di una intensa e varia vita microbica, e 


nelle feci la flora é identica sia nei normali 
che nelle c. ulcerose. Nella flora ritroviamo il 
bacterium coli, l’enterococco, il proteus, ed 
altri germi: essi costituiscono un ostacolo per 

10 studio batteriologico delle r.; e perciò è 
indispensabile per la ricerca del germe pa¬ 
togeno, abbandonare completamente- le feci 
coinè mezzo di prelevamento: aggiungiamo 
che i microbi patogeni non si trovano, o non 
si ritrovano, quasi miai nelle feci. Il germe in¬ 
fettante è innicchiato nella profondità delle ul¬ 
cerazioni ove bisogna prelevarlo, s’intende 
per mezzo del rettoscopio. I prelevamenti così 
effettuali permettono di schierarci dalla parte 
dei pluralisti, di coloro cioè che ammettono 
coliti con identica sintomatologia ma causate 
da microbi differenti, di fronte agli unicisli 
che ammettono un unico germe per Je e. gra¬ 
vi (Bargen : diplococco).. 

Clinicamente, tralasciando le c. tubercolari, 
le c. (sifilitiche, le c. tossiche, possiamo avere: 

a) coliti ulcerose da bacilli dissenterici. Si 
credeva finora che questi bacilli determinas¬ 
sero sovrai ulto i fenomeni acuti della dissen¬ 
teria bacillare. Schmidt ha insistito sulla fre¬ 
quenza delle lesioni croniche ed ulcerose del 
colon sequela di dissenteria bacillare acuta. 
Una osservazione dimostrativa degli AA., vie¬ 
ne in appoggio di questo modo di interpreta¬ 
zione 1 : « in un minatore di 33 anni, quattor¬ 
dici anni dopo aver contratto una dissenteria, 
si ritrova al lattoscopio un restringimento a- 
nulare con piccole ulcerazioni; il malato aveva 
evacuazioni liquide, mucose, talora emorragi¬ 
che, con tenesmo e premili, con cattivo stato 
generale; l'inseinenzamento della raschiatura 
delle lesioni mette in evidenza un bacillo di 
Tliss, il -siero del p. agglutinai il bacillo così 
isolato ». L’osservazione si può paragonare a 
quella del Loevvenlhal; 

In altri due casi Bultiaux e Sévin hanno iso¬ 
lato un bacillo di Flexner ed in un altro il 
b. di Miss. In tulle e tre le osservazioni si 
nota un certo intervallo fra l’episodio di dis¬ 
senteria acuta e la comparsa di lesioni recto- 
sigmoidee: il bacillo dissenterico subisce dun¬ 
que in questo periodo una fase di vita latente 

11 cui ri 'indo ci sfugge; potrebbe essere la ve¬ 
scicola biliare. 

b) colili ulcerose da salmonella. In 12 ca¬ 
si sui 132 osservati, gli AA. hanno isolato la 
salmonella di Morgan. Tutti i casi sono simi¬ 
gliami: diarrea progressiva, sempre più pro¬ 
nunziala, cedente all’inizio ai più banali ri¬ 
medi, poi sempre più resistente alla terapia. 
Il bacillo di Morgan sembra essere il più fre¬ 
quente delle salmonelle nell'etiologia delle c. 
ulcerose. Il bacillo di Castellani si ritrova fre¬ 
quentemente nelle c. benigne: la sua impor¬ 
tanza nelle c. gravi sembra essere accessoria. 
L’infezione iniziale del malato per parte delle 
salmonelle è spesso difficile a precisare: può 
trattarsi di intossicazione alimentare o di una 




IAX.NO \\\I\, A L AL. 23] 


SI-ZIO Mi 


conlaminazione da acqua poiabile contamina¬ 
ta da deiezioni. Lo studio sperimentale delle 
c. da salmonella permette di mettere in evi- 
denza un fatto già studialo dal Weinberg, cioè 
riiniporlanza dellesallazione della virulenza ad 
opera dell’enlerococco. Le saliuonelle si com¬ 
portano nel p. come i dissenterici: periodo a- 
cuto comparabile ad una affezione paralitica 
con poussée febbrile, dolori addominali gene¬ 
ralizzati, stalo tifoso, feci diarroiche, mucose, 
frequenti, di poi remissione per qualche mese 
(in genere per uno spazio di tempo minore 
che per i dissenterici), ed infine segni di co¬ 
lite generalizzata o localizzata, con lesio-ni, al 
rettoscopio, emorragiche od ulcerose. Le c. da 
salmonella sono molto migliorate dalla tera¬ 
pia vaccinica; 

c) colili ulcerose da gonococco: la dia¬ 
gnosi clinica è basala" sulla presunzione di con¬ 
tagio. La diagnosi batteriologica si basa sul¬ 
l’esame diretto di stiisci eseguiti con mate¬ 
riali tratti dalla lesione, essendo le culture 
pressoché impossibili. La reelite ulcerosa e la 
rettosigmoidite da gonococco possono raggiun¬ 
gere, specie se mal curate, un grado di gra¬ 
vità considerevole. È importante notare che 
nella cronicizzazione delle rettiti gonococeiche 
molto è dovuto ai microbi associati specie al¬ 
lo stafilococco aureo che frequentemente si ri¬ 
trova nella flora delle ulcerazioni. Spesso un 
trattamento vaccinico locale con brodo anli- 
virus preparato con questi germi associati per¬ 
mette di migliorare il soggetto; 

d) coliti ulcerose da banali batteri: sono 
le c. nelle quali l'esame batteriologico mette 
in evidenza germi banali intestinali. In prima 
linea lo streptococco : questo, segnalalo già da 
Lockart è staio dagli AA. ritrovalo 28 volle su 
132 casi. La maggioranza di questi slreptococ- 
chi non è emolitica. In seconda linea lo stafi¬ 
lococco : l aureo è stalo ritrovato nel 90 '•> del¬ 
le colili gravi esaminate dagli AA. D’altra par¬ 
te frequentemente si ritrovano nello stesso 
tempo altre lesioni come la foruncolosi, 1 im¬ 
peti go, l’eczema, l’ulcera dei tegumenti da 
stafilococco aureo; 

In terzo luogo il bacillo piocianco ed in 
quarto luogo il pneumo bacillo. Questi due 
bacilli sono apparsi piuttosto frequenti nelle 

secondarie a rinofaiingiti croniche. Le con¬ 
gestioni delle mucose rellosigmoidee che essi 
determinano, talora sembrano per altro assai 
benigne e retrocedono quasi sempre aita tera¬ 
pia vaccinica del rinofaringe. Le c. seconda¬ 
rie alle rinofaringiti si incontrano specialmen¬ 
te nei bambini e possono presentare carattere 
di gravità qualora si accompagnino a nefrite 
acuta, ematurica. Possono raggiungere notevo¬ 
li gradi di cronicità, e persistere anche guari¬ 
ta la rinofaringite, così come, devesi con gli 
Americani ritenere, per le c. secondarie ad 
infezione dentarie. 

In (plinto luogo mettiamo il bacillo pei- 


PHATIC V 


899 


fringens e gli anaerobi: la loro ricerca è la- 
boriosa. Mtualmente è conosciuta l’importan¬ 
za di questi germi nell’appendicite : quasi cer¬ 
tamente lo stesso devesi ammettere per le c. 
ulcerose. E, se le ricerche fossero più minute 
nei riguardi degli anaerobi, la importanza lo¬ 
ri) nella etiologia di queste affezioni diverreb¬ 
be maggiore. Weinberg fa notare la facilità 
con la quale il perfrigens determina lesioni 
emorragiche. 

In ultimo vanno ricordali i microbi della 
flora abituale del l'in testino : in specie il bacte- 
rium coli e Lenterococco la cui presenza nel¬ 
l’intestino dei sani non permette di scartarne 
la loro importanza ecologica nelle c. gravi. 
Essi sarebbero suscettibili di virulentazione 
sotto la influenza di svariati fattori. Il più 
spesso il proleus, il baclerium coli, 1 entero- 
cocco sono la causa delle c. benigne o di me¬ 
dia gravezza. Quello che prova l’importanza 
etiologica di questi germi, è il migliorameli)lo 
immediato, seguilo da guarigione, ottenibile 
con autovaccino preparalo con questi tre ger¬ 
mi e somministrato per bocca. 

e) coliti ulcerose da diplostreplococco di 
Bargen. Si tratta di un diplostreplococco leg¬ 
germente lanceolato, fino, grani positivo, non 
sviluppai!lesi bene che in terreno semi anae¬ 
robio, ed in terreni zuccherali e ricchi di vita¬ 
mine. I caratteri culturali lo tanno nettamen¬ 
te distinguere dal Lenterococco e dallo pneu- 
mococco. Il carattere principale, distintivo, è 
Lagglutinazione. Bargen ha ritrovalo questo 
germe in un grande numero di c. ulcerose, 
sia raschiando le lesioni, sia coltivando il san¬ 
gue di alcuni malati. La porta d'ingresso sem¬ 
bra essere la cavità b urea le ed il germe è sta¬ 
lo spesso ritrovato negli ascessi peridentari a- 
p ira li ed amigdalei. L’esperimentazione negli 
animali (cani) lui permesso di mostrare l’im¬ 
portanza di questi ascessi dentari periapicali 
nelle colili ulcerose. Bargen, immunizzando i 
cavalli, lui potuto ottenere un siero terapeu¬ 
tico di incontestabile efficacia, riservato al 
trattamento delle forme acute o delle riacutiz- 


a zi ani delle c. u., mentre nelle forme crom- 

•he v usa uno stok vaccino; 

/) retto sigmoiditi da diplococco di Lut- 
iaux e Sévin : si tratta di u.n diplococco pic¬ 
elo, arrotondalo, non rapsulato, spesso a te- 
iadi, immobile, grani positivo, isolalo, pare, 
)cr la prima volta dagli AA. in Ire inalati da 
'ssi osservali; 

g) coliti ulcerose ad eliologia mal pred¬ 
ata. Per quanto si possa essere fortunati nel- 
a determinazione' dei germi posti a causa di 
li., pur tuttavia un in % di c. u., a mal¬ 
grado lì' 1 i esami più'sistematici, restano senza 
hiara dimostrabile eliologia. Per esse è stala 
■messa la ipotesi di un virus filtrante. Questa 
» pi n ione, a bhenohè non compì ovatti speiimen- 
al mente, non deve essere ripudiata, data l'irn- 
ìortanza delle forme filtranti dei baiteli, e, 



«IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 23] 


000 


nel caso in questione, dei germi intestinali, 
ad es., dello Shiga. Forme filtranti hanno gli 
A A. dimostrato per il loro diplococco. D’al¬ 
tra parte sappiamo che l’importanza del virus 
filtrante è stata messa in evidenza in una in¬ 
fezione intestinale massiva, del porco, per 
r<( Hog-Cholera ». 

Buttiaux e Sévin hanno infine, condotto 
una serie di esperimenti in animali da labo¬ 
ratorio per confermare i dati clinici e batte¬ 
riologici precedentemente detti. Le ricerche 
sono state negative con le iniezioni in conigli 
di bacilli dissenterici; incostanti sono stati nel 
coniglio i risultati ottenuti con Finociifazione 
di bacilli di Morgan. Bargen inoculando in 
diversi animali il suo diplostreptococco è riu¬ 
scito a riprodurrei lesioni tipiche di colite ul¬ 
cerosa, special mente nel coniglio ove si aveva 
un quadro simile a quello dell’uomo. Nega¬ 
tive sono state le inoculazioni nella cavia, del 
diplococco; interessanti invece sono stali i ri¬ 
sultati ottenuti dal Buttiaux e Sévin nel coni¬ 
glio ove il loro diplococco ha riprodotto una 
colite emorragica con tendenza alla cronicità. 

Un breve cenno deve essere fatto per le co¬ 
lili parassitane : 

a) si hanno c. da entamoeba dysenteriae. 
L’ameba della dissenteria determina a livello 
del colon una eruzione di piccole sporgenze 
dette « psorenterie », e nelle forme gravi, pic¬ 
cole ulcerazioni superficiali, o vaste ulcerazioni 
profonde che cicatrizzano poi in forma carat¬ 
teristica, stellala o difforme; 

b) la maggior parte degli AA. sono d’ac¬ 
cordo nel ritenere che l’amoeba coli, la lam¬ 
blia, le tricomonas sono incapaci di determi¬ 
nare lesioni gravi del colon. La stessa cosa non 
può dirsi per il balantidium coli che deter¬ 
mina ulcerazioni gravi, spesso mortali, perchè 
ribelli alla terapia; 

c) di grande importanza è la questione del¬ 
la spirinosi intestinale. 

Due specie di infezione spi rii lare sono da 
considerare ; 

1) l’associazione fuso spirillare; che si ri¬ 
trova nelle ulcerazioni del colon nello stesso 
tempo che nel rinofaringe; 

2) la spirinosi Intestinale vera, descritta 
la prima volta da Le Dantec. 

In conclusione possiamo dire che l'etiologia 
della c. u., eliologia infettiva deve interpre¬ 
tarsi nel senso che esistono coliti croniche che 
derivano da germi specifici. Questi germi sono 
rarissimi; quello di Bargen e quello degli AA. 
Altre coliti sono dovute al risveglio di germi 
aventi provocato altra volta un'infezione ge¬ 
nerale dell’organismo, guarita nel momento 
in cui scoppiano gli accidenti intestinali. Una 
terza categoria è determinata occasionalmente 
dalla esaltazione della virulenza di germi ba¬ 
nali dell’intestino, e dalla loro localizzazione 
in alcuni punti a resistenza 1 diminuita, per pa¬ 
rassitismo esagerato <o per altra causa. 

Monteleone. 


Un caso di pnemnatosi cistica intestinale. 

(G. Sandrini. Minerva Medica, 25 febb. 1932). 

In occasione di una laparatomia per appen¬ 
dicite LA. casualmente scopre lungo il cieco, 
il colon ascendente e il trasverso e qua e là nel 
grande epiploon 1’esistenza di numerosissime 
formazioni cistiche sottosierose, sessili, della 
grandezza da un grano di miglio a quella di 
un pisello : esse sono ora raggruppate a modo 
policiclico, ora a catena, ora a grappolo e in 
alcuni punti danno l’impressione visiva come 
di schiuma di sapone. La -palpazione e lo 
schiacciamento di alcune di esse dimostra un 
contenuto gassoso. L’asportazione dell’appen¬ 
dice maialai fa troncare la febbricola e la sin¬ 
tomatologia dolorosa preesistente da uni mese 
e il paziente ritorna in perfetta salute. 

Si tratta di un’affezione mollo rara, quasi 
mia diagnosticata in vita, che può interessare 
qualunque tratto del tubo intestinale e il peri¬ 
toneo parietale; essa costituisce un reperto ca¬ 
suale di autopsia o, come nel caso dell'A. viene 
scoperta in occasione di interventi sull’addome 
per altra causa più patente. In un caso di Re- 
verdin l’indagine radiologica mise in eviden¬ 
za una serie di imagini cistiche a contorno po¬ 
liciclico che permise già in vita la diagnosi 
di probabilità, mentre in altri di Moreau ciò 
che mise 1 sulla buona strada fu una chiarezza 
abnorme subfrenica e Resistenza di ombre si¬ 
mili a valvole del crasso ma da queste diverse 
perchè di aspetto policiclico lobu ato. 

Quando raggiungono un certo volume, gli 
ammassi policistici possono rendersi apprez¬ 
zabili alla palpazione e rendersi evidenti per 
una specie di crepitio o per timpanismo (?): 
ma si tratta di evenienze assai rare e che rara¬ 
mente permettono una diagnosi sicura. 

Di fronte a questa affezione non esiste un’in¬ 
dicazione chirurgica assoluta: se gli ammassi 
cistici sono di volume tale da ostacolare la 
topografia o la normale funzionalità degli or¬ 
gani addominali, si potranno asportare; se in¬ 
vece le cisti sono numerose, disseminate e vo¬ 
luminose si potranno anche schiacciare poi¬ 
ché i decorsi postoperatori in questi casi sono 
notoriamente favorevoli; quando invece le for¬ 
mazioni pneumocistiche non sono notevoli, 
sarà bene lasciarle a sè poiché è noto anche 
il processo di regressione spontanea di molti 
casi caduti sotto il controllo a distanza di 
tempo. A. E. 

Il pneumoperitoneo nella cura dell’ente 
rocolite tubercolare. 

(A. L. Banyai. The Amelie. Jourii. of thè 
Medie. Sciences, sett. 1931). 

Le lesioni intestinali sono complicazioni del¬ 
la tubercolosi polmonare più frequentemente 
di quanto si ritiene comunemente. In alcune 
statistiche si osservino in proporzione varia 
dal 60 al 90 %. 



[Anno XXXIX, Num. 23] 


SEZIONE PRATICA 


901 


Non esiste parallelismo fra entità delle le¬ 
sioni anatomiche intestinali e manifestazioni 
cliniche. All’inizio si possono avere anores¬ 
sia, senso di ripienezza dopo ingestione anche 
di scarsa quantità di cibo, dolori di stomaco, 
senso di bruciore all’epigastrio, dolore che 
aumenta col cibo e diminuisce col digiuno 
Spesso l’inizio è accompagnato anche da feb¬ 
bre, deperimento, senso di malessere, irrita¬ 
bilità nervosa. La diarrea può mancare nelle 
ulcerazioni del grosso intestino, mentre si ha 
per lesioni dell’intestino tenue. 

Non bisogna dimenticare che qualche volta 
gli stessi disturbi dell’apparato digerente pos¬ 
sono aversi per assorbimento di tossine tu¬ 
bercolari dal focolaio polmonare senza che e- 
sistano lesioni intestinali. 

La diagnosi si può fare con relativa facilità 
soltanto mediante l’esame radiologico del tu¬ 
bo digerente. Il segno di Stierlin (assenza di 
bario nel ceco e nel colon ascendente 6-7 ore 
dopo l’ingestione mentre l’ileo terminale e il 
colon trasverso sono pieni) indica ulcerazio¬ 
ni o infiltrazione tubercolare del ceco o del 
colon ascendente. Però l’assenza di questo se¬ 
gno non esclude senz’altro la lesione tuber¬ 
colare. L’iperperistalsi si può avere tanto in 
lesioni leggere che in lesioni gravi. Ostru¬ 
zioni parziali possono dipendere da cicatrici 
circolari. Secondo Brown e Sampson se l’ul¬ 
cerazione è neH’intestino tenue si può avere 
stasi temporanea e dilatazione del segmento 
prossimale. 

Le ricerche di laboratorio sono di scarsa im¬ 
portanza, se si esclude la presenza di sangue 
nelle feci che è segno di ulcerazione (l’inte¬ 
stino affetto da tubercolosi sanguina nel 13 % 
dei casi). 

Nonostante le più accurate ricerche qualche 
volta non si riesce a fare la diagnosi in modo 
sicuro. 

La prognosi della tubercolosi intestinale 
non è sempre infausta anche se coesistono le¬ 
sioni polmonari avanzate. 

Per la profilassi : evitare d’inghiottire l’e¬ 
spettorato, dare acido cloridrico diluito per 
bocca, evitare la stasi intestinale, accurato e- 
sarne di tutti i tubercolosi con disturbi di¬ 
speptici. 

La cura si fa colla dieta, coi medicinali, coi 
raggi ultravioletti e coi raggi X, cogl’inter¬ 
venti chirurgici, col pneumoperiloneo. 

L’A. si è servito del pneumoperitoneo in 44 
casi; le insufflazioni sono state fatte fra la 
colazione e il pranzo, in modo da non essere 
costretti ad abolire un pasto. I,a quantità di 
ossigeno iniettata ogni volta ha oscillato (se¬ 
condo i casi) da 150 a 1500 cc. 

I rifornimenti si susseguono a distanza di 
1-2 settimane. 

II meccanismo con cui agirebbe il pneu¬ 
moperitoneo può essere duplice: o l’ossigeno 


aumenta fattività cellulare in tutto l’organi- 
smo e dà maggiore potere immunizzante lo¬ 
cale e generale o l’ossigeno provoca irrita¬ 
zione della sierosa e conseguente iperemia. 

L’uso del pneumoperitoneo nella cura della 
peritonite tubercolare risale al 1893. Molto 
più recentemente esso fu adoperato nella cu¬ 
ra delle enteriti tubercolari. 

Nel 70,4 % dei casi dell’A. ci fu migliora¬ 
mento dei sintomi, in 31,8 % scomparsa dei 
sintomi, nel 22,7 % miglioramento parziale, 
nell’11,3 % scomparsa della diarrea con per¬ 
sistenza degli altri sintomi, nel 4,9 % persi¬ 
stenza della diarrea con scomparsa degli al¬ 
tri sintomi. Nel 29,6 % nessun miglioramento. 

L’A. ritiene che, dati questi risultati, il 
pneumoperitoneo, sia un mezzo terapeutico 
da usarsi più spesso di quanto si faccia ora 
nella cura dell’enterocolite tubercolare. 

R. Lusena. 

Ulteriore contributo alla terapia dell’ul¬ 
cera gastrica e duodenale con l’alimen¬ 
tazione digiunale. 

(Dimoff Dobri. Minerva Medica, 21 gen¬ 
naio 1932). 

L’alimentazione duodenale nella cura delle 
malattie dello stomaco, vanne introdotta nella 
pratica da Einhorn allo scopo di mettere lo 
stomaco in stato di riposo introducendo gli 
alimenti con la sondina direttamente in duo¬ 
deno: nel 1917 egli riporta una statistica di 
400 gastropatici, in gran parte ulcerosi, in cui 
ottiene una percentuale elevatissima di guari¬ 
gioni (90 %). 

All’alimentazione duodenale si sostituì ulti¬ 
mamente quella digiunale e ciò in base al¬ 
l’osservazione di Bockus e Corweil i quali po¬ 
terono constatare radiologicamente che gli ali¬ 
menti introdotti con la sondina in duodeno 
refluivano in parte nello stomaco. Si propose 
per questo di far procedere l’olivetta della son¬ 
dina dal duodeno fino alla I porzione del di¬ 
giuno; così facendo si evita da un lato l’eccita¬ 
zione gastrica che l’alimentazione duodenale 
provoca in via riflessa, mentre dal l’altro si pro¬ 
muove un’ipersccreziona di muco protettivo per¬ 
la mucosa malata. La tecnica consiste essenzial¬ 
mente neH’introdurre la sondina di Einhorn co¬ 
me per un comune sondaggio duodenale, fino- 
a che l’oliva non abbia oltrepassato di 10 cm. 
la prima ansa del digiuno (controllo radiolo¬ 
gico). L’introduzione degli alimenti che nei 
primi due giorni sarà mista, parte per bocca 
e parte per la sonda, avviene da un vaso porta- 
alimenti simile in tutto )a> quello usato per la 
rct toclisi. 

Esistono vari tipi di pasti somministrabili at¬ 
traverso la sondina e vario può esserne il nu¬ 
mero nelle 24 h. La razione alimentare deve 


902 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 23] 


avere la temperatura del corpo ed essere fine¬ 
mente omogeneizzata, ecc. 

11 paziente deve tenere il letto durante tutto 
il periodo di trattamento che non dev’essere 
inferiore a tre settimane e può essere protratto 
per 30 g. e più. 

L’A. espone succintamente i risultali di 4 
casi di ulcera dello stomaco trattati rispettiva¬ 
mente per 24-25-26-30 giorni con l’ali menta- 
zione digiunale. In tutti ottiene la guarigione 
clinica, ciò essendo comprovato dalla scompar¬ 
sa assoluta della sintomatologia subiettiva, dal¬ 
la scomparsa del sangue nelle feci e dalle mo¬ 
dificazioni del quadro radiologico. 

Anche la letteratura della copiosa casistica 
straniera riferisce- di risultati ottimi della cu¬ 
ra: la più importante fra le statistiche note è 
quella di Brown di Chicago che in 1224 ga¬ 
si ropazienli ottiene guarigione nel 70 %, mi¬ 
glioramento nel 10 % mentre nei rimanenti 
20 %, la cura fallì. 

L’alimentazione digiunale segna dunque un 
grande progresso nella cura incruenta delle af¬ 
fezioni ulcerose gastroduodenali e benché non 
in lutti i casi essa riesca ad evitare l’interven¬ 
to chirurgico, in tutti però può trovare un’uti¬ 
le applicazione per l’innegabile miglioramento 
che essa porta alle condizioni generali del pa¬ 
ziente rendendolo così più atto a sopportare 
un intervento successivo. A. E. 

Risultati della resezione escludente nell’ul¬ 
cera duodenale non resecabile. 

(II. Finsterer. Ardi. I\lin. Chir., voi. 162, 

pag. 582, 1930). 

Questo metodo operatorio fu proposto dal 
Finsterer nel 1918 per i casi di ulcera duode¬ 
nale non facilmente resecabile. In tali casi sia 
per una penetrazione nel pancreas o per la se¬ 
de bassa dell’ulcera nella prima parte del duo¬ 
deno o vicino alla papilla di Vater la resezio¬ 
ne porta con sé difficoltà gravi di tecnica, per 
il pericolo di ledere il coledoco e specialmente 
per la difficoltà di chiudere il moncone duode¬ 
nale. La resezione « escludente » interessa solo 
lo stomaco e lascia intatto il duodeno e l’ul¬ 
cera e rappresenta così un intervento tecnica- 
mente facile. Questo tipo di resezione è stato 
detto « palliativo » in quanto non tocca l’ul¬ 
cera; questo termine deve essere sostituito da 
quello di cura indiretta in quanto i risultati 
hanno dimostrato che la percentuale di guari¬ 
gione definitiva è molto elevata. La guarigio¬ 
ne dipende in primo luogo dalla modificazione 
del chem.ismio gastrico determinata dalla rese¬ 
zione e per tale ragione nella resezione esclu¬ 
dente i limiti della sezione gastrica devono 
essere portati molto alti arrivando sulla picco¬ 
la curvatura vicino al cardias e da qui scen¬ 
dendo direttamente in basso e un po’ a sini¬ 
stra. La resezione viene così a interessare ì 
2 '3 dello stomaco. 


Alla resezione segue una anastomosi gastro- 
digiunale isopeiistaltica orale parziale cioè la 
metà superiore del moncone gastrico viene 
chiusa icomplletamente e l’anastomosi viene 
praticata solo con la metà inferiore. Sulla por¬ 
zione chiusa del moncone viene fissata con 
qualche punto l’ansa afferente in modo che ne 
risulti una disposizione tale per cui lo stomaco 
si possa svuotare solo nell’ansa efferente. 

bùia causa mollo importante di insuccesso 
sia immediato che a distanza è sec. Finsterer 
il riempimento retrogrado del duodeno e del 
tratto iniziale del digiuno che impossibile nel- 
1 ^anastomosi gastro-digiunale orale parziale è 
molto frequente nell’anastomosi totale sec. Rei- 
chel-Polya. Nella resezione escludente ciò è as¬ 
solutamente da evitare. 

Ila grande importanza nella riduzione del¬ 
la mortalità operatoria la conservazione del pi¬ 
loro. In questa maniera l’affondamento del 
moncone riesce facile e sicuro. Talvolta, se 
l’ulcera è in sede pilorica si può conservare un 
tratto maggiore di stomaco, in tali casi è op¬ 
portuno di asportare la mucosa del tratto ga¬ 
strico e di chiudere solo la muscolare e la sie¬ 
rosa. Se si asporta la mucosa la sezione dei me- 
so dovrà arrestarsi al livello della sezione ga¬ 
strica perchè altrimenti il cilindro muscolare 
sarebbe nutnito insufficientemente. È stato 
obbiettato che la permanenza del piloro può 
essere causa di ulcera peptica digiunale posto¬ 
peratoria. 

L’A. non crede a queste affermazioni ma in 
ogni modo in caso di recidiva si potrà aspor¬ 
tare anche il piloro il che sarà reso più facile 
perchè nell’ulcera duodenale o pilorica esclusa 
si hanno processi di guarigione che portano al¬ 
la riduzione delle cicatrici e delle aderenze. 
Eseguito il metodo con questa tecnica, i risulta¬ 
ti ottenuti non devono essere confrontati con 
quelli che si hanno nelle resezioni per ulcera 
duodenale in cui si asporta l’ulcera, cioè casi 
in cui si può praticare il metodo radicale sem¬ 
pre da preferirsi. 

Un 'confronto deve esser fatto con la gastro¬ 
cnterostomia. 

L’esperienza clinica dimostra un grande van¬ 
taggio a favore della resezione escludente. 

La percentuale degli insuccessi per lai G. E. 
è di circa il 30 %, del 6,7 % nella resezione 
escludente. La causa dell’insucceso è quasi 
sempre nella insufficiente resezione gastrica o 
nel riempimento retrogrado del duodeno. La 
mortalità operatoria è del 2,1 % nei casi con 
conservazione del piloro, del 14,7 % nei casi 
con pilorectomia. 

In sei casi in cui i valori acidi erano mol¬ 
to forti ha praticato invece dell’anastomosi con 
il digiuno una gastro duodenostomia termino 
laterale applicando la stamia sotto la papilla. 
Forse in questa maniera si otterrà più facil¬ 
mente una alcalinizzazione immediata del chi¬ 
mo-acido. 



[Anno XXXIX, Num. 23] 


SEZIONE PRATICA 


903 


Questo metodo si può applicare solo nei ca¬ 
si di duodeno mobile perchè altrimenti si do¬ 
vrebbe limitare l’estensione della resezione 
gastrica. 

L A. termina il suo articolo concludendo che 
la resezione escludente dà una percentuale di 
guarigioni molto maggiore della gastrocntero¬ 
stomia e che per Laici ragione è sempre da pre¬ 
terirsi nella cura dell’ulcera duodenale non re¬ 
secatale. P. Valdoni. 


L’ATTUALITÀ RADIOLOGICA 

Il torio nella epatosplenografìa. 

(E. Lanari, M. Jorg, J. Aguirre, L. Mosca. 

1 ctualidad Medica Mundial, febbraio 1932). 

I procedimenti di esplorazione radiologica 
•del fegato e della milza non soddisfano, allo 
stalo attuale delle nostre conoscenze, le esi¬ 
genze di una buona investigazione tendente a 
stabilire esattamente la diagnosi di malattie 
di organi interni. 

La epatosplenografia, o rappresentazione ra¬ 
diologica del fegato e della milza, previe inie¬ 
zione endovenosa di una sostanza colloidale a 
base di Torio (Thorotrast ), costituisce il nuovo 
metodo di investigazione proposto da Radi. 
Questo A., considerato che alcune sostanze col¬ 
loidali, iniettate per via parenterale, si depo¬ 
sitano sotto forma di granuli in alcune cellule 
e specialmente in quelle del reticolo endotelio, 
di cui fegato e .milza sono ricchi, pensò che 
un colloide di peso atomico elevato poteva 
invadere in forma diffusa il fegato e la milza, 
organi che generalmente sono trasparenti ai 
raggi X, mentre le parti di questi organi che 
non assimilano il colloide in forma granulare, 
dovevano lasciar passare i raggi, e manifestar¬ 
si come ombre in contrasto. In tali condizioni 
egli sperava non solo di rendere visibili la 
forma e la grandezza del fegato e della milza, 
bensì anche di mettere in evidenza le even¬ 
tuali alterazioni strutturali nell’interno di co- 
desti organi, specialmente nei casi in cui fos¬ 
sero modificate le cellule pa-renchimali ed i 
loro rapporti col connettivo. 

La quantità di Thorotrast da iniettarsi en¬ 
dovena è di 1 oc. per chilo di peso dell’indi¬ 
viduo : la opacità epatica ai raggi X che se ne 
ottiene è dovuta alla fissazione del colloide 
non solo negli endoteli vascolari, ma anche 
nella stessa cellula epatico ed, accidentalmen¬ 
te, nelle Stromazellen dello spazio di Kiernan. 

(ìli AA. hanno voluto sperimentare perso¬ 
nalmente il metodo del Radt e basandosi su 
Ire osservazioni, di cui due corredate dal re¬ 
perto di autopsia ei.su esperimenti con animali, 
vengono alle seguenti conclusioni. 

II deposito del Thorotrast nelle cellule di 
Kupffer ne provoca l’iperplasia (aumentando 
la loro grandezza di 10 o 20 volte il normale), 
la fusione con cellule vicine di uguale natura, 


la -mobilizzazione nel torrente sanguigno. In 
alcune zone la liberazione delle cellule di Kupf¬ 
fer provoca dissociazione del parenchima, lo 
spazio si riempie di macrofagi e più tardi, de¬ 
generando questi, lo spazio diventa fibrogras- 
so>o. La presenza del Thorotrast nella cellula 
epatica annulla il metabolismo dei grassi, di¬ 
minuisce quello del glicogeno ma non attacca 
il metabolismo pigmentario. Non tutte le cel¬ 
lule di Kupffer fissano il Thorotrast : la divi¬ 
sione funzionale di Pfuhl della duplice posi¬ 
zione fagocitarla e digestiva di queste cellule 
trova qui la sua migliore conferma: è perciò 
che il blocco totale del sistema reticolo istio- 
citario non è, almeno per ora, praticamente 
attuabile. 

La milza prende il Thorotrast soltanto nel¬ 
la polpa rossa e molto scarsamente nei folli¬ 
coli di Malpighi. 

Gli animali iniettati con questa sostanza in 
una qualsiasi quantità, diminuiscono in 40 
giorni di un decimo del loro peso totale per 
scomparsa totale dei grassi e restano predispo¬ 
sti ad ogni genere d’infezione per il blocco 
deh sistema emo-litico-poietico. 

La eliminazione del Thorotrast ha luogo 
in forma combinata e trasformata attraverso il 
rene (epiteli e riflusso venoso-pielico) o in for¬ 
ma corpuscolata, inclusa nei monoci'ti, tal tra¬ 
verso l’intestino, il polmone e il rene. 

La nefrografia, l’osteomielografia, la surreno- 
grafia si ottengono soltanto con dosi superiori 
a 10 cc. per chilo di peso: gli emunlori sono in 
tal caso sovraccarichi della sostanza e si nota 
necrosi e jalinizzazione degli istiociti epatici 
c reticolo-endoteliosi colloide della milza, ne¬ 
crobiosi cellulare del reticolo endotelio del mi¬ 
dollo, embolie linfocitarie nel bulbo e midol¬ 
lo. Ciò dimostrai come questo metodo sia di 
per se stesso antifisiologico. 

11 tempo di eliminazione è molto lento: an¬ 
che dopo 4 -mesi dall’iniezione non si constata 
microscopicamente diminuzione apprezzabile 
della costanza fissata nelle cellule, eccettuata 
quella provocata dalla mobilizzazione dei mo- 
nociti. In quanto alla eliminazione renale del¬ 
la sostanza, questa si riscontra nelle urine sol¬ 
tanto in tracce. 

La neuromielo ed encefalografia può consi¬ 
derarsi una utopia: il Thorotrast si fissa sol¬ 
tanto nelle cellule dei plessi coroidei e in quel¬ 
le della duramadre (cellule mesoteliali di 
Weed e Me Kibben) e molto scarsamente nel¬ 
le cellule della microglia peri vascolare della 
parete bulbare del 4° ventricolo: nel paren¬ 
chima neurate non se ne riscontra nessuna 
traccia'. 

La iniezione del torio provoca una irritazio¬ 
ne del sistema istiocitario che si traduce con 
un aumento del potere fagocitarlo dei macro¬ 
fagi ma con perdita del potere discriminativo, 
in quanto la cellula non fa alcuna scelta de¬ 
gli elementi che essa viene a incorporare: si 


<•04 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 23J 


ha inoltre una leucocitosi del 50 % superiore 
al normale. 

Il Thorotrast provoca negli animali una e- 
moglobinuria (tracce) che dura da 10 a 15 
giorni ed una anemia del 20 % e più sotto la 
cifra normale, anemia che può durare anche 
per dei mesi. 

In relazione a questi risultati gli AA. cre¬ 
dono che la epatosplenografia per mezzo di 
iniezione parenterale di Thorotrast non debba 
essere incorporata, per la sua pericolosità, al¬ 
la tecnica comune di esplorazione clinico-ra¬ 
diologica. È opportuno invece continuare gli 
esperimenti sugli animali, onde modificare 
opportunamente questo metodo, che, sebbene 
non abbia attualmente la possibilità di un’ap¬ 
plicazione immediata, apre un nuovo orizzon¬ 
te alla tecnica della ricerca radiologica. 

G. La Cava. 

CENNI BIBLIOGRAFICI.( l ) 

E. EbsteIn. Tuberkulose als Schicksal. Un voi. 

in-8° di 184 pag. con 8 tav. F. Enke ed. 

Stuttgart, 1932. Prezzo RM. 6,50. 

Interessante questione quella dei rapporti fra 
tubercolosi e psiche, specialmente la psiche 
geniale e che viene qui prospettata, con lo sta^ 
dio della vita di uomini che lasciarono un’or¬ 
ma nelle arti, nelle lettere, nelle scienze, nel¬ 
la storia. Se anche non si arriva alla' conce¬ 
zione esagerata di Moormann che le tossine 
del bacillo tubercolare hanno la potenza ma¬ 
gica di liberare nell'individuo una seconda 
personalità e di infiammarla portandola all’at¬ 
tività geniale, è certo che il sistema nervoso 
dei tubercolosi risente della malattia stessa e 
risponde secondo le caratteristiche della per¬ 
sonalità .dell’individuo. Il fatto che la tuber¬ 
colosi predilige i leptosomi i quali, a loro 
volta, tendono al temperamento schizoide, 
conferisce unia« certa uniformità di tinte alle 
reazioni psichiche dei tubercolosi. 

L A. espone qui più o meno brevemente la 
vita di alcuni (53) tubercolotici geniali, a co¬ 
minciare dal tetro e fanatico Calvino, psico¬ 
patico schizoide che ha descritto con preci¬ 
sione le sue sofferenze, fino al poeta A. H. 
Klabund morto nel 1928, che ha raffigurato 
in eccellenti versi la vita in sanatorio. Passano 
così davanti a noi: poeti e scrittori, come 
Keats, Schiller, Gecov, Gorki, musicisti come 
Chopin, Paganini, Weber, pittori come Wat- 
teau, la Basc-Kitceff, agitatori politici come 
* Bebel. E poi, Laennec, P. Ehrlich, la nostra 
Duse e molti altri. Segue una lista di altre 
personalità che furono pure malati di tuber¬ 
colosi, fra cui troviamo Attila, S. Francesco 
d Assisi, Murger. 

L’A. non ha potuto vedere compiuto questo 
suo libro a cui aveva posta tanta passione ed 


(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui 
si desidera la recensione. 


è morto nel 1931 per apoplessia. Il buon ca¬ 
pitolo introduttivo è stato scritto dia- G. B. 
Bruber. fu 

A. Bettolo. Le pi euro-cor ti caliti. Patologia e 
clinica. Un voi. in-8° di 200 pag. Tip. ed. LL 
Giardini, Pisa 1931. 

Lo studio delle pleuro-corticaliti o cortico- 
pleuaiti, cioè di quei processi a caratteri mi¬ 
sti pleurici e polmonari (corteccia), è stato ri¬ 
preso in questi ultimi tempi dimostrando la 
frequente origine tubercolare di questa affe¬ 
zione, un tempo nota sotto l’impropria deno¬ 
minazione di congestione pleuro-polmonare. 

L’A. ne fa qui la storia e ne studia l’etiopa- 
togenesi, la sin tornato logia, la classificazione, 
addentrandosi poi nell’analisi delle singole 
forme tubercolari e non tubercolari, nella re¬ 
lativa diagnosi, prognosi e terapia. 

Riporta da ultimo una casistica di 50 os¬ 
servazioni cliniche e completa il tutto con 
un’ampia bibliografia. Tre tavole colorate di 
preparati isto-patologici e otto tavole radiogra¬ 
fiche illustrano convenientemente il testo. 

fil 

J. Albert-Weil. Les poisons dii badile tuber- 
culeux et les réactions cellulaires et hurno- 
rales dans la tuberculose. Un voi. di 327 
rag. con tav. anche colorate. J.-B. Baillière 
et fils, Paris 1931. 

11 complesso problema dei veleni tuberco¬ 
lari e delle reazioni cellulari ed umorali del¬ 
l’organismo è qui ampiamente trattato col sus¬ 
sidio di una ricca bibliografia e di numerose 
esperienze personali. 

Viene dapprima studiata la composizione 
chimica del bacillo di Koch, le sostanze da 
esso estratte. Nella seconda parte, troviamo un 
interessante capitolo sulle reazioni cellulari 
delle tubercolosi ed i fattori di dispersione e 
di localizzazione dell’infezione tubercolare. 
Nella terza parte, sono investigate le azioni 
biologiche (istopatologiche ed antigeniche) del¬ 
le frazioni estratte dal bacillo di Koch (lipoidi 
e proteine), esponendo da ultimo una ricapito¬ 
lazione conclusiva di tali studi. 

Si arriva così a concezioni in parte perso¬ 
nali dell’A. sui processi patogenici della tu¬ 
bercolosi. Le reazioni allergiche sono proba¬ 
bilmente legate alla presenza nell’organismo 
delle proteine bacillari idro-solubili. Il bacil¬ 
lo di Koch è un germe che diventa tossico 
dopo la sua morte e determina modificazioni 
nell’equilibrio umorale, si fa sentire sulle rea¬ 
zioni cellulari e provoca gli attacchi evolutivi 
caratteristici. Da queste concezioni derivano 
importanti direttive terapeutiche, che tendono 
ad escludere gli agenti capaci di produrre 
una rapidiai mobilizzazione cellulare, mentre il 
rimedio ideale sarebbe quello che permette 
una distruzione progressiva e relativamente 
lenta dei bacilli di Koch, impedendo anzitutto 
la loro proliferazione nell’organismo. fil. 



TAnno XXXIX, Num. 23] 


SEZIONE PRATICA 


905 


ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI 

Accademia Lancisiaua di Roma. 

Seduta del 12 maggio 1932. 

Narcòsi avertino-eterea in chirurgia ginecologica. 

Prof. V. Artom di S. Agnese. — L’interesse di 
questa piccola serie di casi consiste nel fatto che 
la dose di avertina adoperata è la più bassa regi¬ 
strata nelle moltissime pubblicazioni, perchè al- 
l'infuori dei primi 4 casi dove furono dati 7-8 
ctgr. per Kg. di peso in tutti i seguenti la dose 
non fu superiore ai 5-6 ctgr. per Kg. di peso della 
paziente. Tuttavia tranne in due casi l’effetto 
ipnotico è stato ottenuto completamente, in guisa 
che le pazienti avevano perduto ogni ricordo dal 
momento del clistere di avertina sino al risveglio 
dopo l’operazione. 

La dose totale massima è stata di gr. 7,50 in 
una paziente di 51 anni, del peso di Kg. 132, ope¬ 
rala 5 giorni fa di isterectomia vaginale per fibro¬ 
mioma parzialmente in sfacelo. 

La tecnica è stata quella consigliata dalla Gasa 
produttrice : 

Clistere evacuativo la sera precedente; 

Iniezione di 1 ctgr. di morfina al mattino; 

Clistere di avertina in soluzione del 2,5 % 
somministrato in alcuni minuti. 

Si sono avuti i vantaggi già registrati dagli al¬ 
tri osservatori relativamente alla quantità di etere 
adoperata, alla tranquillità del risveglio alla scar¬ 
sezza del vomito post-operatorio. Il sonno profon¬ 
do si ha dopo circa mezz’ora dal clistere. 

Una sola volta si è dovuto, mezz’ora dopo l’ope¬ 
razione ricorrere ad una iniezione di efedralina, 
perchè la respirazione era divenuta transitoria¬ 
mente assai superficiale. Nessun altro incidente 
o complicazione si è verificata. 

I casi operati sono stati i seguenti : 2 plastiche 
vag. ant. e cistopessi e plastica vagino-perineale; 
1 amputazione del collo e plastica vagino-perinea¬ 
le; 1 fistola vescico-vaginale per via vaginale; 1 fi¬ 
stola vescico-vaginale per via trans-vescicale; 5 iste¬ 
rectomie vaginali. 

N. 65 laparatomie comprendenti: 32 isterecto¬ 
mie totali e subtotali; 6 enucleazioni di fibromi 
di cui 2 in gravidanza al V e VI mese; 18 opera¬ 
zioni sugli annessi e complementari; 5 operazio¬ 
ni per retroflessione e complementari; 1 ernia 
ombellicale; 1 ernia post-laparatomica; 1 fistola 
addominale da pregressa operazione di gravidanza 
extra-uterina; 1 appendicectomia. 

Endoscopia dello sfintere ileo-cecale. 

Dott. R. Grasso. — Ha osservato la regione ileo- 
cecale nell’uomo su due pazienti portatori di ano 
cecale temporaneo a mezzo di rettoscopio, ed ha 
trovato conforme le idee di Keit, Elliot, Ruther- 
ford e del Busi, che essa ha forma emisferica sen¬ 
za valvole nè frenuli, e che il suo funzionamento 
è attivo, sfinterieo. 

La guarigione del distacco retinico mediante l’operazione 

di Gonin. 

Prof. D. Sabbadini. — I/O. espone le indicazio¬ 
ni cliniche e la tecnica della moderna operazione 
di Gonin, scoperta da questo illustre scienziato 
nel 1916 per combattere il distacco retinico idio¬ 
patico. Insiste in particolar modo sui risultati che 
si ottengono adoperando tale metodo chirurgico, 


e che sono oggi tali da portare le statistiche di 
guarigione dall i % al 50%. Mercè l’operazione 
di Gonin si può affermare che il distacco retinico 
non ha più il triste significato prognostico che 
prima tutti gli AA. erano d’accordo nell’attribuir- 
gli. L'O. che ha studiato in Svizzera tale opera¬ 
zione e che l’ha introdotta in Roma, afferma che 
è indispensabile applicarla al più presto; e che 
è parimenti necessario tener conto elei lo stato or¬ 
ganico dei pazienti, ad evitare il pericolo di reci¬ 
dive del distacco retinico guarito chirurgicamente. 

Presero parte alle discussioni i proff. Ovio, Maz- 
zantini, Neuscuuler, Chiasserini, Vitale, Egidi. 

Il Segretario : D’Avack. 

Accademia Medica Pistoiese 66 F. Pacini 

Seduta del 10 maggio 1932. 

Presiede il prof. Cantieri. 

Complicanze meningo-encefaliche dell’influenza. 

Prof. R. Silvestrini. — Premesse nozioni ge¬ 
nerali, l'O. ricorda che le pregresse epidemie han¬ 
no dimostrato che, in periodo influenzale, si pos¬ 
sono osservare encefaliti, talora a carattere emor¬ 
ragico, altre volte prevalentemente degenerative, 
a localizzazione diversa (polioncefalite tipo Wer- 
nicke e polioncefalite tipo Strumpell-Leichten- 
stern), che possono volgere a guarigione senza re- 
liquati, oppure lasciare lesioni irrimediabili, o pos¬ 
sono anche essere mortali. 

La meningo-encefalite influenzale insorge di so¬ 
lito bruscamente dopo o con altre manifestazioni 
dell’infezione, cefalea, delirio, rigidità della nuca, 
segno del Koernig, paresi nel campo degli ocu- 
lomotori, del facciale, dell’ipoglosso, febbre di so¬ 
lito modica, talora agitazione grande, più spesso 
sonnolenza; nelle forme lievi sensorio buono, pre¬ 
valenza dei sintomi generali sui segni di localiz¬ 
zazione. Liquor apparentemente limpido; centri- 
fugato si mostra più o meno corpuscolato, di so¬ 
lito con grande prevalenza di linfociti, qualche 
volta anche con lieve prevalenza di polinucleari; 
dà positive le reazioni del Nonne Appelt, del Bo- 
veri; non presenta di solito notevole diminuzione 
della sostanza riducente, può anzi presentarsene 
più ricco del normale; non contiene microrgani¬ 
smi visibili: iniettato endocerebralmente ad ani¬ 
mali (coniglio, produce in qualche caso morte per 
meningo-encefalite non differenziabile da quella 
di conigli inoculati con pappa di cervello di en¬ 
cefalitico o con virus erpetico. 

Guarisce in pochi giorni oppure lascia qualche 
deficienza nel campo dei muscoli oculomotori o 
nel campo del facciale, deficienza che si corregge 
poco a poco in un lungo periodo di tempo. In 
qualche caso compaiono movimenti coreici, scos¬ 
se che fanno ricordare le forme ipercinetiche 
della encefalite letargica, insorgono sintomi bui- 
bari che sono causa di morte. Talora insieme con 
molti linfociti il liquor contiene sangue o è in¬ 
tensamente antocromico: la prognosi è allora più 
grave. In conclusione, possono osservarsi meningo- 
encefaliti parencliimali o emorragiche, meningiti 
senza segni clinici, ma solo rivelate dalla corpu- 
scolazione del liquido, e forme di pachimenin- 
gite emorragica. 

Per la diagnosi differenziale valgono; preces¬ 
sione o concomitanza di infezione influenzale a 
tipo bronco-polmonare o gastro-intestinale, re¬ 
perto di piccoli focolai di congestione polmonare, 


906 


(C IL POLICLINICO » 


[Anno X\\I\, Xvm. 23 


che quasi mai mancano anche nei casi lievi di in¬ 
fezione influenzale; presenza sulla cule del dor¬ 
so e sulle natiche di papule di un colorilo rosso 
vinoso più o meno accentuato, talora anche con¬ 
fluenti e con centro emorragico; tendenza alle 
emorragie così che la stessa puntura dell’ago di 
una siringa del Pravaz lascia attorno un piccolo 
alone emorragico; insorgenza brusca dei sintomi 
encefalici, talora esistenza di ctonie a scatto, si¬ 
mili a quelle della corea elettrica del Dubini, più 
o meno estese, variamente localizzate. 

Insiste sui caratteri differenziali dallo stato me- 
ningoencefalico puramente tossico, dalla menin¬ 
gite tubercolare, dalla meningite cerebro spinale, 
della meningite da orecchioni, da encefaliti tossi¬ 
che (alimentari, saturnine, da ossido di carbonio), 
dalla encefalite epidemica che egli crede della stes¬ 
sa etiologia della forma influenzale. 

Prof. \ olteriia. — Riprendendo la questione ac¬ 
cennata rial Silvestrini circa il valore del bacillo 
di Pfeiffer nell’influenza, ricorda per analogia 
il bacillo di Nocard nella psittacosi, di cui ha 
avuto» occasione di studiare un’epidemia con ma¬ 
nifestazioni polmonari a reperto batteriologico ne¬ 
gativo, o comunque incostante. 

Insiste sulla difficoltà della diagnosi differen¬ 
ziale fra meningite tubercolare e influenzale e 
consiglia un accorgimento di tecnica per la ricer¬ 
ca del bacillo di Koch nel liquor: distribuire il 
liquor in diverse provette, raccogliere il reticolo 
formatosi in ogni provetta e deporlo sul fondo di 
una capsula di Petri a distanza l’uno dall’altro: 
fare asciugare, fissare e colorare contemporanea¬ 
mente i diversi reticoli ed osservare tutti al mi¬ 
croscopio uno appresso all’altro. 

In merito al valore delle clonie ricorda un caso 
a sindrome meningo-encefalica in cui le clonie 
erano sostenute da un tumore cerebrale. 

Prof. Gassano. — Riporta il caso di una menin- 
go-encefalite emorragica di natura influenzale , ad 
esito buono. 

Dolt. Bega. — Riferisce di un uomo di 55 anni, 
in passato affetto da polmonite con vomiti in¬ 
coercibili, che si ammala in periodo epidemico di 
una forma influenzale con temperatura molto ele¬ 
vata ma che scompare dopo due o tre giorni. Si 
presenta vomito incoercibile, facili crisi di lipo- 
timia con senso di oppressione precordiale che 
obbliga a respiri molto profondi. In seguito com¬ 
pare tachicardia, profonda adinamia, condizioni 
che peggiorano dopo somministrazione di atropi¬ 
na, migliorano rapidamente dopo iniezioni di er- 
gotamina (gynergen), che fanno sparire il vomito, 
riducono la frequenza del polso e danno senso di 
benessere. Dopo un paio di giorni adinamia pro¬ 
gressiva rapidamente mortale. Orine sempre ne¬ 
gative. Esame viscerale sempre negativo. 

L’O. ritiene si sia trattato di una grave sindro¬ 
me da parte del sistema neuro-vegetativo, con pre¬ 
valenza simpaticotonica, di origine tossica da in¬ 
fluenza. 

Doti. V. Bacci. — Fa osservare la notevole im¬ 
portanza del caso esposto dal dott. Bega per la 
sua rarità inquantochè nella infezione influenzale 
i casi a turbe simpaticotoniche predominanti 
come in questo, sono in una percentuale notevol¬ 
mente minore di quelli a turbe vagotoniche. 

Prende occasione per domandarsi se sieno pro¬ 
prio i batteri e le loro tossine che determinano le 
localizzazioni sui nuclei centrali e periferici de. 


vago e del simpatico. Fa osservare che in tulle le 
malattie infettive, ina specialmene nella influen¬ 
za, nel tifo e nella f. dengue, durante la irruenza 
del male prevalgono come sintomi vegetativi car- 
dio-vasali la tachicardia e le ipotensioni e che, col 
reagire dell’organismo contro l’agente patogeqe- 
tico, si verifica il fatto opposto, cioè subentrano 
la bradicardia, talora spiccata, e un rialzo spesso 
manifesto delle tensioni arteriose. Tali fenomeni 
non possono, secondo l’O., essere legati ad agenti 
tossiemici ma ai prodotti del biochimismo dei tes¬ 
suti e degli organi, prodotti che sono sempre i 
medesimi per ogni processo tossiinfettivo acuto 
,e debbono quindi agire sempre nel medesimo sen¬ 
so in quanto si accomunano ai processi prevalen¬ 
temente catabolici dei primi periodi reazionali 
della malattia e, successivamente, ai processi pre¬ 
valentemente anabolici che si sviluppano per la 
rigenerazione dei tessuti, specialmente dei con¬ 
netti vali. 

Prof. Cantieri. — Riporta il caso di una ragaz¬ 
za di 19 anni, di aspetto florido e robusto, che 
in una seconda ripresa di forma influenzale pre¬ 
sentatasi in periodo di epidemia familiare e regio¬ 
nale, ammala con forma meningitica, con liquor 
leggermente torbido con linfociti e polimorfi, che 
si presenta sterile batterioscopicamente e alla cul¬ 
tura (brodo, agar-sangue), temperatura elevata 
continua (39-40-40,6), netto focolaio di broncopol¬ 
monite basilare destra insorta in secondo tempo; 
con emoculture in agar si ottiene un diplococco 
in cultura pura, sieroagglutinazioni negative, ori¬ 
na negativa. Morte dopo 4 giorni. 

Ritiene potersi trattare di una forma influen¬ 
zale per il criterio epidemiologico, per il momento 
dell’insorgenza, per la localizzazione polmonare 
secondaria, per l’isolamento di un diplococco elio 
tanto facilmente complica le forme influenzali, 
per il decorso particolarmente acuto. 

Il Segretario. 


SW* Ricordiamo l'Importante pubblicazione : 

Prof. VINCENZO CI UDICFANDREA 

Docente di Patologia epec. med. nella R. Univ. di Roma- 

Diagnostica medica e meni miliari Ji Laboratorio 

Manuale per Medici pratici e Studenti. 

In questo libro vengono coordinate e inquadrate nel 
campo della completa osservazione clinica le varie ricerche 
di laboratorio ; e l’A., giovandosi anche della sua lunga espe¬ 
rienza professionale e didattica, ha trattato la complessa 
materia seguendo un indirizzo eminentemente pratico. 

In rapporto alle preventive nozioni sui vari organi, alle 
carne forme morbose ed alle loro possibili complicazioni, ven¬ 
gono considerate le particolari indicazioni per le indagini 
sussidiarie. Di queste sono esposti i concetti fondamentali 
e le norme di prelevamento, con le più precise indicazioni 
di tecnica per quelle che ogni medico potrebbe eseguire, e in¬ 
sistendo sovratutto sulla reale importanza diagnostica e pro¬ 
gnostica di ciascuna, senza trascurare le conoscenze che per 
tutti rappresentano necessari elementi culturali. 

Le numerose figure, in gran parte originali e spesso ese¬ 
guite in forma di riproduzioni schematiche, concorrono al¬ 
l'efficacia dell'esposizione, estesa anche alle conoscenze ed ai 
metodi più recenti, al contributo scientifico italiano in que¬ 
sto campo ed alle indicazioni bibliografiche. 

Il libro quindi può dirsi per gli studiosi in genere un 
indispensàbile completamento dei trattati di Patologia; e 
potrà essere sommamente utile ai Medici pratici per regolarsi 
quando il solo esame dell'infermo non dà sicuri elementi 
di giudizio. 

Volume in-8\ di pagg. XVI-488, con 122 figure in nero 
e a colori nel testo, nitidamente stampato in carta 
patinata. Prezzo L. 6 8 , più le spese postali di spedi¬ 
zione. Per i nostri abbonati, sole L. 60 in porto 
franco. 


Inviare Vaglia all’Editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
etale Succursale diciotto, ROMA. 


[Anno XXXTX, Num. 23] 


SEZIONE PRATICA 


907 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


CASISTICA E TERAPIA. 

I tumori primitivi delle articolazioni. 

Questo lavoro si basa su 74 osservazioni di 
Kazemon e Bizard (lìevue de Chirurgie, 1931, 
n. 4): 45 tumori benigni, 29 tumori maligni. 

La sede ordinaria è il ginocchio. 

1 tumori benigni sono i lipomi, i fibromi, 
gli angiomi (nettamente intrarticolari), dei tu¬ 
mori benigni a cellule giganti con pigmento 
ocraceo e cellule lipoidee. 

1 tumori maligni più frequenti sono i sar¬ 
comi fuso- e globo-cellulari, dei mixo-sarco- 
mi, degli endoteliomi sinovia li (Lefjars e Ru- 
bens Duval). 

Si presentano generalmente sotto 4 forme 
cliniche : 

1) Iumori mobili col tipo dei corpi estra¬ 
nei articolari; 

2) tumori non mobili circoscritti; 

3) tumori diffusi rassomiglianti a un tu¬ 
more bianco; 

4) tumori ulcerati. 

La diagnosi di questi tumori è molto dif¬ 
ficile. Solamente gli angiomi presentano qual¬ 
che sintomo caratteristico. 

I migliori segni differenziali con le artriti 
<ono l’assenza di una impotenza notevole, di 
lesioni ossee e di adenopatie. La diagnosi di 
malignità è spesso impossibile senza un esame 
istologico anche dopo lartrotomia. 

I n Iumore circoscritto può essere maligno, 
mentre uno diffuso può essere benigno. 

L difficile stabilire le indicazioni operatorie. 
Salvo eccezioni, bisogna agire come se il tu¬ 
more fosse benigno, salvo a fare un amputa¬ 
zione in un 2° tempo. D'altra, parte, nei tu¬ 
mori maligni, l’exeresi limitata non sembra 
dare risultati peggiori dell'amputazione fatta 
sin dal principio. Gentile. 

Anchilosi congenita ereditaria e simmetrica dei due 

gomiti. 

A. Monche! (R ernie d’Orthopédie, n. 3, 
1931) riferisce di un ragazzo di 5 a. che presen¬ 
tava sin dalla nascita tale deformità, ed in 
cui radiografie sistemiche dimostrarono as¬ 
senza bilaterale di alcune ossa del carpo e di 
due falangi. 

II padre ha 40 a. e sin dalla nascita ha la 
medesima malformazione del figlio e lo studio 
radiografico anche in questi mostra anomalie 
varie a carico del corpo e delle falangi. 

In entrambi il radio ed il cubito sono pre¬ 
senti bilateralmente. 

Ricorda che le anchilosi congenite vere, os¬ 
see, sono eccezionali e che Joulin nella sua tesi 
(1863) per primo ha riportato l’osservazione di 
Jaenecke che estrae a mezzo del forcipe in una 


primipara ben conformata un bambino con 
anchilosi vera ossea dei due gomiti e delle 
spalle. R. Grasso. 

Il cacodilato (li ferro nella borsite. 

T. K. Richard* (New England joarn. of 
med. e British med. journ., 9 gemi. 1932) ha 
avuto buoni risultati col cacodilato di ferro 
iniettato per via endovenosa, in 70 casi di bor¬ 
site subacrondale, subscapolare ed infrapatel- 
lare. Dose iniziale di 3/5 di grano (mg. 35 
circa); al 3°-4" giorno, 1 grano (mg. 64), ri¬ 
spettivamente in 3-5 cmc.; si ripete l’ultima 
dose ogni 3-4 giorni fino a scomparsa totale 
dei sintomi. 

Dopo 3-4 ore dalla prima iniezione, si ha 
diminuzione dei sintomi acuii; i movimenti si 
fanno senza dolore; con questa cura, si evita 
la formazione di aderenze periarticolari e, 
quindi, di complicazioni ; in 10-20 giorni, i 
pazienti possono riprendere le loro attività 
normali. fu 

I rapporti tra le deformità congenite delle mani e 

le costole cervicali. 

IL V. Funston (Journal of Am. Med. Ass., 
27 febbraio 1932) studiando due p., madre e 
figlia, le quali entrambe presentavano un’as¬ 
senza bilaterale del radio e mani deformi con 
pollice rudimentale, ha notato che esse inol¬ 
ile avevano delle costole cervicali. Il fatto lo 
ha colpito tanto che ha cercato casi di assenza 
congenita del radio, e in tutti ha riscontrato 
la presenza di costole cervicali. 

Nei casi di assenza congenita del radio che 
sono in gran numero citati nella letteratura 
non si è mai portata l’attenzione sulla colon¬ 
na cervicale, però è sintomatico il fatto che i 
casi studiati da Funston, per quanto riguarda 
la deformità dell’arto siano a quelli simili. 

L’A. inoltre ha notato che anche lo sviluppo 
dell’ulna si arresta molto precocemente, per 
cui è consigliabile un intervento ortopedico 
fin dall’infanzia, in modo da favorire un suf¬ 
ficiente sviluppo muscolare. M. Pons. 

La melorreosteosi (li Lóri. 

Fon questo nome Léri e Joanny hanno de¬ 
scritto nel 1922 una iperplasia ossea che si 
manifesta a carico di un solo arto, progreden¬ 
do dalla palle distale alla prossimale. E. Kraft 
(Journal of Am. Med. Ass., 27 febbraio 1932), 
riportando due casi che sono venuti alla sua 
osservazione, ne descrive il quadro clinico e 
ne discute Pedologia. 

L'inizio della malattia è subdolo, e si ha 
probabilmente nella prima infanzia. La prima 
manifestazione è data da tumefazioni nodulari, 
di consistenza ossea, lungo un osso di un arto. 
In un periodo molto avanzato della malattia, 


908 


(C IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 23] 


quando già intensa è l’iperostosi, si hanno a- 
troi'ie di gruppi muscolari, disturbi locali di 
circolo, nevralgie, partecipazione al processo 
morboso delle articolazioni. 

Istologicamente si riscontra una prolifera¬ 
zione più o meno disordinata del tessuto osseo. 

In quanto all’etiologia sono state formulate 
4 teorie: 

1) Putti ritiene che si debba pensare ad 
una arterite delle arteriole nutritizie dell’osso; 

2) Léri invece pensa che si debba attribuire 
la lesione ad un agente infettivo x che non 
si è mai riusciti ad isolare; 

3) il fatto che talvolta la melorreosteosi è 
accompagnata dal trofoedema di Meige ha fat¬ 
to pensare a disturbi endocrini; 

4) secondo altri infine l’etiologia sarebbe da 
ricercarsi in anomalie embrionali, per cui del¬ 
le cellule, rimaste a lungo indifferenziate, ad 
un dato momento cominciano a proliferare di¬ 
sordinatamente. 

La malattia è di facile diagnosi; favorevole 
uè è la prognosi sia per il lento decorso che 
per il fatto che la proliferazione ossea cogli 
anni si esaurisce. In quanto alla terapia semr 
bra si giovi della terapia fisica e del caldo 
locale. M. Pons. 

NOTE DI TECNICA CHIRURGICA. 

Il clistere clorurato ipertonico nelle conseguenze 

operatorie della chirurgia addominale. 

Clavel e Bonneau (Presse Médicale, 1931, e 
Paris chirurgica !, 1931) indipendentemente 

l’uno dall'altro, pubblicano delle osservazioni 
analoghe. 

Il primo, Clavel, ha trattato 15 operati per 
affezioni varie di organi addominali con la 
rettoclisi iperclorurata «allo scopo di combat¬ 
tere la paresi intestinale e il meteorismo con¬ 
seguenza degli interventi addominali eseguiti. 

Egli afferma che quasi sempre, prima che 
200 cc. di soluzione siano consumati ha ot¬ 
tenuto il ravvivamento della peristalsi con e- 
missione di gas e spesso dopo qualche tempo 
anche una scarica di feci. 

Consiglia pertanto questo trattamento che 
consiste precisamente nell’applicare all’operato 
in cui si hanno segni di paresi intestinale e 
meteorismo o anche preventivamente a mo’ di 
profilassi, una rettoclisi di soluzione di cloru¬ 
ro di sodio al 20 % e di mantenerla fino ad 
effetto. 

Il secondo, Bonneau, partendo dal fatto di 
aver osservato spesso emissione di gas dal¬ 
l’ano nel corso di una iniezione endovenosa 
di soluzione ipertonica di NiaCl nelle occlusio¬ 
ni intestinali alte, in cui l’autore afferma tale 
trattamento costituire la regola da seguire, ha 
trattato con buoni resultati, e pertanto consi¬ 
glia di trattare allo stesso modo quegli ope¬ 
rati nei quali insorgono la paresi intestinale 
e il meteorismo. 


Egli consiglia di iniettare nelle vene di que¬ 
sti operati 10 cc. di soluzione di cloruro di 
sodio al 20%; con questa tecnica così diversa 
da quelliai di Clavel egli ottiene resultati eguali. 

Circa il meccanismo di azione di questo trat¬ 
tamento gli AA. non si dilungano troppo; 
Bonneau dopo aver riportato l'opinione di Che- 
vassu, secondo il quale si produrrebbe una 
specie di purga vascolare, conclude che le in¬ 
terpretazioni hanno minor valore dei fatti. 

Clavel pensa' che la rettoclisi iperclorurata 
poissa agire provocando una forte trasudazio¬ 
ne d’acqua dal mezzo interno all’intestino. 

B. Paggi. 

Gli interrenti chirurgici presso gli emofiliaci. 

E. Weil (Presse Mèdie., n. 54, 1931) consi¬ 
glia negli emofiliaci veri o sintomatici (affe¬ 
zioni del fegato, ittero cronico, eoe.) l’iniezio¬ 
ne di 20-40 cc. di siero di sangue fresco il 
giorno (precedente l’operazione. Se nell’inter- 
vento non si può praticare accurata emostasi 
sia per il tipo dell’operazione (chirurgia den¬ 
taria) o per aver lasciato un drenaggio, è pru¬ 
dente nei giorni segue-nti fare di nuovo il tem¬ 
po di coagulazione onde ripetere l’iniezione se 
questi fosse prolungato. 

L’iniezione di siero può essere sostituita da 
una piccola trasfusione di 200-300 cc. di san¬ 
gue. R. Grasso. 

Profilassi e terapia dell’infezione piogena e putrida 

delle ferite accidentali. 

Al medico pratico capita ancora troppo fre¬ 
quentemente di combattere l’infezione di fe¬ 
rite accidentali perchè il problema della pro¬ 
filassi e terapia delle ferite infette sia posto in 
seconda linea. Infezione che, se da una parte 
può portare all’invalidità a causa delle inci¬ 
sioni o delle amputazioni che essa richiede, 
può generalizzandosi portare a morte. 

Secondo quanto riferiscono P. Clairmont e 
P Meyer (Munck. Med. Woch., nn. 47 e 48, 
1931) la mortalità dei 2476 pazienti curali nel¬ 
la Clinica chirurgica di Zurigo per ferite ac¬ 
cidentali raggiunse 1 ’ 1,6 % (40 casi). 

11 mezzo più efficace per la profilassi del¬ 
l’infezione delle ferite è sicuramente la toilet¬ 
te delle ferite fatta quanto più presto possi¬ 
bile dopo l’accidente: a questo scopo gli AA. 
considerano la soluzione alcoolica di iodio al 
5 % come il disinfettante sovrano. Ma malgra¬ 
do l'uso di essa può aversi l'infezione della fe¬ 
rita (gli AA. la ebbero nel 22 % dei casi) onde 
si richiede un controllo accurato della ferita, 
controllo clinico, batteriologico e talvolta radio¬ 
logico (infezioni gassose). Resta sempre all’im¬ 
pressione individuale del medico la necessità 
o meno di incisioni o amputazioni da cui pos¬ 
sano residuare eventuali deformità o invali¬ 
dità. Certo si è che chi più e facile all’inter¬ 
vento, quegli avrà minore percentuale di mor- 


[Anno XXXIX, Num. 23] 


SEZIONI* PRATICA 


909 


talità, specialmente nei rasi di infezione gas¬ 
sosa. L’uso prolilattico del siero antitetanico 
e in minor grado del siero contro Linfezione 
gassosa è certamente necessario, ma una accu¬ 
rata scelta dei casi è anche opportuna : infat¬ 
ti in alcuni casi il tralasciare l’iniezione di 
siero profilattico non può essere considerato 
come errore. Nel tetano rimane sempre la di¬ 
fesa organica, aiutata da mezzi terapeutici, il 
fattore più imiportante di guarigione. Nei 28 
casi di tetano traumatico osservati nella cli¬ 
nica di Zurigo e opportunamente curali si ebbe 
soltanto il 39 % di mortalità. 

G. La Cava. 


POSTA DEGLI ABBONATI. 


Il magnesio nel frollamento del tremore inten¬ 
zionale. — All’abb. n. 8631: 

Il magnesio ha azione deprimente su lui te le 
parti del sistema nervoso ed in particolare sul¬ 
le terminazioni nervose dei muscoli. 

Si dimostra efficace in tutti gli stati spastici 
(eclampsia, tetano, avvelenamento da stricni¬ 
na, ecc.), nel divezzamento della morfina, con 
la quale .ha spiccata azione sinergica. L stato 
adoperato anche come narcotico in chirurgia. 

Lo si adopera sotto forma di solfato in solu¬ 
zione al 25 % per via intramuscolare ed al 
10 % per via endovenosa, nella misura di 15-25 
cmc. per ciascuna iniezione. Solo eccezional¬ 
mente è stata scelta la via intrarachidea. 

È a presumere che abbia azione favorevole 
su tutti i tremori, compreso quello intenzionale 
della sclerosi a placche. 

Ma i vantaggi che si possono ottenere non 
possono essere che transitori. 

In effetti il magnesio è indicato come depri¬ 
mente sopra tutto negli stati ipercinetici acuti. 

G. Dragotti. 


VARIA 

Le malattie sofferte da Goethe. 


II numero del 26 marzo c. a. della rivista 
Forschung nini Fortschi itte lutto dedicato a 
Goethe contiene un articolo sulle malattie sof¬ 
ferte dal grande poeta durante la sua lunga 
vita. 

L’articolo ricorda innanzi tutto che Goethe 
iniziò drammaticamente la sua vita, come egli 
stesso scrisse 'nell’autobiografia. A causa del¬ 
l’imperizia della levatrice nacque asfittico e po¬ 
tette essere salvato solo dopo lunghi sforzi. 

Questo accidente, che fu attribuito a stran¬ 
golamento del coi (Ione ombelicale, riuscì be¬ 
nefico a Francoforte, perchè il nonno del poe¬ 
ta che era il primo magistrato della città, ne 
prese occasione per assoldare un ostetrico e 
per istituire o far rivivere una scuola per le¬ 
vatrici. 


Durante la fanciullezza soffrì una forma gra¬ 
ve di vaiuolo che, come era consuetudine in 
quel tempo, fu curato con applicazioni molto 
calde, il che aumentò noievolmente le sue sof¬ 
ferenze. 

L’innesto vaccinico era stato da poco intro¬ 
dotto in Germania ma i medici si rifiutarono 
di applicarlo giudicandolo una pratica contro 
natura. Goethe quindi non si era giovato di 
questo mezzo preventivo. 

Malgrado la gravità dell'attacco non residua¬ 
rono deformazioni. Nessuna cicatrice deturpò 
il bel volto del poeta che rimase così uno de¬ 
gli uomini più prestanti del suo tempo. 

Successivamente soffrì anche il morbillo 
nonché la varicella e la vaiuoloide. 

A venti anni ebbe una lunga malattia che 
alcuni critici medici ritengono sia stata la 
sifilide. 

Ma, come fu poi provato anche per Scho¬ 
penhauer, una tale diagnosi postuma sembra 
errata. 

Certo Goethe durante la sua vita di studen¬ 
te a Lipsia fu molto esposto ai contagi vene¬ 
rei, ma ciò non prova che egli abbia effetti¬ 
vamente contratta la sifilide. 

L’errore di diagnosi fu definitivamente ac¬ 
certato da Fraemkel che nella Zeitschrift fiir 
Tuberi-ulose del 1910 dimostrò che la malattia 
giovanile di Goethe fu di natura tubercolare. 
Egli ebbe frequenti emottisi e poi frequenti 
ingorghi glandolai alle regioni Jatero-cer- 
vicali. 

Come molti altri grandi uomini fu vittima 
della gotta. Fece perciò parecchie volte cure 
a Pyrmont, Marionbad ed in altre stazioni i- 
drominerali. 

Alleviava il tedio della lunga permanenza in 
questi luoghi di cura sempre con nuovi amori. 

Goethe conservò il desiderio e la potenza 
sessuale fin quasi al termino della vita. 

Non presentò mai sintomi di ipertrofia pro¬ 
statica. 

Nella vecchiaia diventò stittico e consuma¬ 
vi ogni anno fino a 40 bottiglie di acqua pur¬ 
gativa di Marienbad. 

Come Heine e Hugo detestava il tabacco, ma 
indulgeva all’alcool. 

Verso gli ultimi anni divenne più tempe¬ 
rante. 

Però sua moglie ereditò dal padre una forte 
lendenziai all’alcoolismo, che non l’abbandonò 
i na i. 

Dei suoi tre nipoti, nessuno dei quali ere¬ 
ttilo il genio di Goethe, uno morì bambino e 
gli altri due nella seconda metà del secolo 
scorso. 

La morte del grande poeta sembra sia stata 
determinata dall’angina pectoris, aggravata 
dall’influenza di cui egli aveva sofferto poco 
prima parecchi attacchi. 

argo. 


910 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 23] 


NELLA VITA PROFESSIONALE. 


MEDICINA SOCIALE. 

La nuova organizzazione dell’Opera Maternità e 

Infanzia e gli sviluppi della sua azione assisten¬ 
ziale. 

Una radicale e .profonda riforma, relativa all'or¬ 
ganizzazione e al funzionamento degli organi lo¬ 
cali dell'Opera Nazionale Maternità e Infanzia, è 
stata recentemente disposta dal Regio commissa¬ 
rio Sileno Fabbri per rendere, dopo una quin¬ 
quennale esperienza, meglio rispondente l’attività 
di quegli organi ai lini che l’Opera deve conse¬ 
guire nel quadro della politica assistenziale del 
Regime. 

La riforma si ispira innanzi lutto al criterio 
che l’O. N. M. I. non è nè un Ente elemosiniere 
nè una istituzione terapeutica, ma soltanto un 
Ente assistenziale che deve fornire mezzi morali 
e materiali perchè gli assistiti vengano messi in 
condizione di costituire altrettanti elementi au¬ 
tonomi e capaci nella vita della Nazione. 

La nuova organizzazione dell Opera, annunziata 
ora è qualche mese dal nuovo Commissario, è già 
in via di attuazione. Con essa si verrà ad assicu¬ 
rare una più organica funzionalità nelle varie for¬ 
me dell’assistenza della maternità e dell’infanzia, 
attraverso, sopratutto, l'istituzione di organi tec¬ 
nici responsabili. 

In lai modo, al posto dei Consigli e delle Giun¬ 
te, le Federazioni provinciali saranno rette da un 
Delegalo straordinario avente requisiti non solo 
specifici, relativi cioè ad una provata esperienza 
nel campo dell’assistenza materna e infantile, ma 
altresì amministrativi e politici, in relazione al 
compito ad essi deferito. L’organo tecnico profes¬ 
sionale della Federazione, il quale finora manca¬ 
va, sarà il Segretariato sociale, che, oltre a vigi¬ 
lare e coordinare l’organizzazione dei Segretariati 
sociali dei centri di assistenza materna e infantile 
dell'Opera, dovrà promuovere e coordinare le ini¬ 
ziative locali, raccogliere i dati riguardanti l'atti¬ 
vità della Federazione e dar corso ai provvedi¬ 
menti chiesti dai centri. 

La scelta dei Segretari sociali sarà fatta per ti¬ 
toli e per esami. A tale scopo col giugno si ini¬ 
zieranno due corsi, uno a Roma ed uno a Mi¬ 
lano. per preparare tale personale specializzato. 

I centri di assistenza. 

La Federazione esplicherà la sua attività assi¬ 
stenziale a mezzo dei « Centri » di assistenza ma¬ 
terna e infantile. Ogni Delegato straordinario fis¬ 
serà nella propria provincia le circoscrizioni assi¬ 
stenziali della maternità e dell’infanzia. Tali cir¬ 
coscrizioni saranno distinte in urbane e rurali, 
queste ultime fissate in base agli ex-circondari 
amministrativi od a gruppi di ex-mandamenti am¬ 
ministrativi nelle zone a popolazione molto densa. 

Ogni centro sarà presieduto dallo stesso Presi¬ 
dente del Comitato di Patronato, che nei centri 
urbani avrà per competenza territoriale la circo- 
scrizione assistenziale del centro; mentre in quelli 


rurali funzionerà nel Comune in cui il centro 
avrà sede. Gli organi tecnici del centro sono: il 
.Segretariato sociale e il Consultorio ostetrico e pe¬ 
diatrico. Il Segretariato sociale riassume tutta 
l'attività sociale del centro, sia nel campo assi¬ 
stenziale morale, che in quello dell’assistenza 
igienico-sanitaria. Il consultorio ha una funzione 
esclusivamente educativa per la donna, sia essa 
gestante, nutrice o madre; e profilattica per i 
bambini. Nei centri rurali quando non sarà pos¬ 
sibile far funzionare un consultorio a mezzo di 
un medico del luogo, i medici del « Centro » prov¬ 
vederanno a farlo funzionare essi stessi in giorni 
ed ore prestabiliti; e perciò, ove l’istituzione non 
sarà possibile, funzioneranno le cattedre ambulan¬ 
ti di puericultura, dipendenti direttamente dai 
Delegali straordinari delle Federazioni. 

Ad ogni consultorio dei centri di assistenza sa¬ 
ranno annessi un asilo-nido ed un refettorio ma¬ 
terno. Nelle circoscrizioni agiranno le assistenti 
sociali la cui funzione essenziale è quella di indi¬ 
viduare le esigenze delle madri e dei fanciulli 
bisognosi e di vigilare l'esecuzione dei provvedi¬ 
menti assistenziali del centro. Qualora, in spe¬ 
ciali località, non sarà possibile servirsi dell’asilo- 
nido e del refettorio, si dovrà ricorrere, con una 
oculata sorveglianza, ad organizzazioni ed istitu¬ 
zioni già esistenti, opportunamente scelte. 

/ mezzi finanziari. 

Per quello che riguarda i mezzi finanziari, la 
riforma mira ad attuare un sistema di decentra¬ 
mento e di responsabilità diretta di ciascuna Fe¬ 
derazione. Pertanto le assegnazioni dell’Ammini¬ 
strazione centrale saranno globali, tenendo per 
base il fattore demografico per ciascuna provin¬ 
cia. Le Federazioni dovranno alleggerire al mas¬ 
simo grado il loro onere finanziario, sopratutto 
abolendo i sussidi in denaro che costituiscono 
una forma di beneficenza che agevola la forma¬ 
zione di celi parassitari, e abolendo altresì i con¬ 
tribuii fissi e continuativi ai vari istituti, i quali 
possono essere aiutati solo temporaneamente a 
line integrativo. 

Del resto l’attività finanziaria delle Federazioni 
dovrà essere fondata specialmente sulla collabo- 
fazione di istituti e di filantropi chiamati più che 
mai a contribuire con spontanee elargizioni al 
maggiore potenziamento dell'Opera. A tale scopo 
è anzi istituito uno speciale « fondo pupillare » 
destinato a raccogliere somme anche modeste da 
tutte le classi sociali. 

In complesso la riforma della organizzazione e 
del funzionamento tecnico amministrativo degli 
organi locali dell’Opera Nazionale Maternità e In¬ 
fanzia — riforma che si attua dopo appena pochi 
mesi dalla nomina del nuovo regio commissario 
Sileno Fabbri — tende a rafforzare sotto tutti gli 
aspetti l’azione assistenziale per cui l'opera stessa 
è stata creata; ed i cui fini eminentemente sociali 
costituiscono un elemento fondamentale della po¬ 
litica del Regime. 


[Anno XXXIX, Num. 23] 


SEZIONE PRATICA 


911 


SERVIZI IGIENICO-SANITARI. 

In sede di bilancio. 

Si è discusso al Sonato del Regno il bilancio 
•dell interno, su relazione dell'on. Bevione. 

Per quanto concerne i servizi igienico-sanitari, 
l'on. Maragliano si occupa particolarmente della 
lotta contro la tubercolosi, alla quale tanto im¬ 
pulso ha dato il capo del Governo e per la quale 
tante benemerenze si è acquistate la Federazione 
Nazionale. Raccomanda di promuovere, non osta¬ 
colare, la vaccinazione antitubercolare. Segnala la 
necessità di diffondere la cultura speciale sulla 
tubercolosi nei medici. Il Governo ha già fatto 
molto creando l'Università tisiologica Benito Mus¬ 
solini e affidandola ad Eugenio Morelli, ma è ne¬ 
cessario sviluppare nelle provincie insegnamenti 
elementari e lamenta che mentre il Governo at¬ 
tende con tanto amore a diffondere il principio 
della specializzazione, in molli grandi ospedali 
non sia dalle Amministrazioni rispettato. Ed a 
proposito di ospedali segnala la meravigliosa at¬ 
tività della Cassa Nazionale delle Assicurazioni 
•colla creazione di nuovi asili curativi. 

Vorrebbe che si elevassero le pensioni ai bene¬ 
meriti medici condotti. 

L'on. Guacceuo rileva che da parecchi anni nel¬ 
l'esercizio professionale egli si avvale con buon 
risultato della vaccinazione Maragliano. 

Dà ampia lode al Governo fascista di aver sapu¬ 
to affrontare tutti i problemi fascisti, in specie 
quelli relativi alla tutela della salute pubblica. 
L’oratore suggerisce una serie di provvidenze atte 
a risolvere i problemi assistenziali. Si occupa in 
particolare dell’assistenza agli storpi e paralitici, 
per i quali preconizza la fondazione d’istituti spe¬ 
ciali. 

L’on. Gabri ricorda Guido Baccelli, vero pre¬ 
cursore dell’educazione fisica. Sostiene che l’edu¬ 
cazione fisica deve essere adattata ai giovani a se¬ 
conda della loro costituzione più o meno gracile. 
Vorrebbe che si flesse incremento alle colonie flu¬ 
viali. meno costose di quelle marine e montane. 

Si occupa anche della profilassi contro la tu¬ 
bercolosi e ricorda le proposte formulate nei vari 
congressi. 

L’on. Pestalozza parla sul capitolo del bilancio 
riguardante la maternità, ed infanzia e vorrebbe 
che fossero aumentati i fondi per un’opera tanto 
utile e benefica. Raccomanda l’assislenza alle ge¬ 
stanti povere e ai loro nati. 

L'on. Passerini si occupa del problema del lat¬ 
te; raccomanda al Governo di provvedere per un 
alimento così necessario. Vorrebbe sospesa l’isti¬ 
tuzione di nuove Centrali e disciplinate quelle 
esistenti. 

L’on. Bevione, relatore, circa la richiesta del- 
l’on. Maragliano diretta a far elevare le pensioni 
ai medici condotti ed a quella dell’on. Guaccero 
relativa alla creazione di appositi istituti per de¬ 
formi, invita a tener conto delle esigenze del bi¬ 
lancio. In merito all’educazione fisica impartita 
scientificamente ai gracili, la Commissione di fi¬ 
nanza raccomanda tale problema all’attenzione del 
Governo. 

L’on. Arpinati, sottosegretario di Stato, rispon¬ 
de esaurientemente ai vari oratori. 


Per necessità di spazio ci limitiamo a riportare 
solo qualche cenno del suo discorso. Riguardo alla 
vaccinazione antitubercolare, rileva che il Gover¬ 
no la favorisce e che ne augura la massima dif¬ 
fusione; ma è necessario procedere con prudenza. 
L'on. Morelli, segretario del Sindacato Nazionale 
Medico, non mancherà di svolgere opera di per¬ 
suasione nella classe, per promuovere il nuovo 
mezzo di profilassi antitubercolare. In merito agli 
storpi ed ai mutilati, rileva che, se invalidi, già 
vengono assistiti dallo Stato e dai Comuni e che 
l’Opera Nazionale M. I. già svolge un’azione as¬ 
sistenziale altamente pregevole per i minorenni; 
pel momento non è possibile fare di più. Riguar¬ 
do all’educazione fisica rivolta a irrobustire i bam¬ 
bini gracili ed a rafforzare la razza, una Commis¬ 
sione, presieduta dal sen. Viola, studia il proble¬ 
ma; essa lavora in rapporto con la Direzione di 
sanità. L’O. conviene sull’utilità di corsi d’integra¬ 
zione per i medici suH’educazione fisica e crede 
che andrebbero istituiti anche per i maestri. Le 
colonie fluviali sono già in continuo incremento. 
Nell'Opera Nazionale M. I. vengono ora attuate, 
dal Regio Commissario, semplificazioni e rifor¬ 
me, che no rendono meno costosa la gestione e 
che varranno ad accrescere le disponibilità desti¬ 
nate alle varie forme di assistenza. È in corso un 
disegno di legge che unifica nell’O. N. M. I. tutte 
le varie forme di assistenza ai minori, finora svol¬ 
te dalle province, e che estende l’assistenza ai 
legittimi. Quanto al problema del latte, è sospe¬ 
sa l’istituzione di nuove Centrali; dove è possi¬ 
bile, le Centrali esistenti od in via di costruzione 
vengono affidate a Consorzi di produttori e si sor¬ 
veglia affinchè i capitolati vengano fatti rigorosa¬ 
mente rispettare. D’altra parte non si deve disco¬ 
noscere la funzione di efficace tutela della salute 
pubblica, che queste istituzioni esercitano, in par¬ 
ticolare per quanto concerne la trasmissione della 
tubercolosi. 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

àradeo (Lecce). — Scad. 30 giu.; 2 a cond.; lire 
7480 e 5 quadrienni dee., oltre L. 1000 cavale.; 
età lini. 35 a.; punti agli esami di laurea; tassa 
L. 50,10. 

Busto Arsizio (Fare.se). — Con deliberazione 
Commissariale del 18 maggio corrente, è stato pro¬ 
rogato a tutto il giorno 21 giugno 1932 il ter¬ 
mine ,per la presentazione delle domande per il 
concorso al posto di medico-chirurgo della terza 
condotta urbana di Busto Arsizio. 

Caltabellotta (Agrigento). — Scad. 30 giu.; li¬ 
re 8000 e 4 quadrienni dee.; riduz. 12%; età lim. 
35 a.; tassa L. 50. 

C\stelletto di Branduzzo ( Pavia ). — Scad. 15 
giu.; L. 11.000 e 5 quadrienni dee.; riduz. 12%; 
età lim. 40 a.; tassa L. 50,15. 

Cuorgnè (Aosta). — La R. Prefettura informa 
che il concorso al posto di ufficiale sanitario del 
Consorzio di Cuorgnè è prorogato fino al 15 set¬ 
tembre p. v. sotto tutti i patti e condizioni del 
manifesto 15 febbraio 1932. 

Ferrara. Amministraz. Provinciale. — Scad. 10 
giu.; medico aiuto del brefotrofio; L. 8000 e qua¬ 
drienni dee., oltre c.-v.; età lini 35 a. 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 23] 


912 


Genova. Comune. — È aperto un concorso pub¬ 
blico per esami e per titoli ad un posto di chimico 
assistente nel Laboratorio chimico comunale. 

Per l'ammissione al concorso deve essere pre¬ 
sentata alla Segreteria Municipale entro le ore 17 
del 31 agosto 1932 domanda in carta bollata da 
L. 3, corredata dai documenti (in carta bollata e 
debitamente legalizzati) prescritti dall’art. 8 del 
Regolamento per i laboratori provinciali e comu¬ 
nali d'igiene e profilassi 1(3 gennaio 1927 n. 155, 
da una fotografia (formalo lesserà) di data re¬ 
cente con la firma autenticata da un pubblico 
ufficio, a ciò autorizzato, da una dichiarazione 
in carta bollata da !.. 5 di accettazione di tutte 
le norme stabilite nel presente avviso, e dai ti¬ 
toli scientifici e di carriera, che ogni concorrente 
crederà utile nel proprio interesse di produrre, 
descrivendoli in un elenco in due originali, uno 
dei quali gli sarà restituito con dichiarazione di 
ricevuta. 

11 certificato di buona condotta morale, civile 
e politica deve essere rilasciato dal Podestà o dai 
Podestà dei Comuni in cui il concorrente ha avuto 
la residenza nell’ultimo triennio. 

T concorrenti non debbono superare alla data 
del presente avviso l’età di 35 anni, salvo le esen¬ 
zioni dal limite di età previste dall’art. 9 del Re¬ 
golamento sopra citato. 

I concorrenti saranno sottoposti a visita sani¬ 
taria di controllo da parte dell’Ufficiale Sanitario 
del Comune. 

I! programma e le norme per gli esami sono 
quelli stabiliti dal Ministero dell'Interno con di¬ 
sposizioni del 9 maggio 1927. 

La nomina sarà fatta in via di esperimento per 
due anni dalla effettiva assunzione del servizio a 
sensi delle disposizioni del vigente Regolamento 
organico del Comune. 

II nominato dovrà assumere le sue funzioni en¬ 
tro quindici giorni dalla partecipazione della no¬ 
mina, in difetto di che sarà considerato dimissio¬ 
nario, salvo il caso di legittimo impedimento de¬ 
bitamente comprovato. 

L’accettazione del posto implica da parte del¬ 
l’eletto l'impegno di assumere tutti gli obblighi 
sanciti dalle disposizioni legislative e regolamen¬ 
tari dello Stalo, dal Regolamento 16 gennaio 1927, 
n. 155, per i laboratori provinciali e comunali rii 
igiene e profilassi, dal vigente Regolamento gene¬ 
rale per gli uffici ed il personale del Comune, e 
ria tutte le modificazioni che alle leggi e regola¬ 
menti possano essere apportate in avvenire. 

L'eletto dovrà fissare la sua effettiva residenza 
nel Comune di Genova. 

All’eletto è fatto espresso divieto di attendere 
alla libera pratica professionale o ad occupazioni 
affini. 

I concorrenti non eletti non potranno elevare 
diritti o pretese di sorta verso la civica Ammini¬ 
strazione. 

Lo stipendio iniziale è fissato in L. 14.000 an¬ 
nue, lorde di ritenute per le imposte dello Stalo 
e per la pensione, con dieci aumenti biennali di 
L. 450. oltre l’indennità temporanea di caro vi¬ 
veri nella misura stabilita per i dipendenti delle 
Amministrazioni dello Stato; lutto soggetto alla 
riduzione del 12 per cento. 

L'eletto sarà iscritto alla Cassa di previdenza per 
le pensioni agli impiegati dei Comuni. 

Genova, addi 15 maggio 1932-X. 

Il Podestà : E. Rroccakdi. 

Il Scyreiario Generale: S. Ardy. 


Grosseto. Amministrazione Provinciale. — Per 
titoli ed esami; posto di assistente della Sezione 
Medico-Micrografica del Laboratorio di igiene e di 
Profilassi. Stipendio iniziale L. 9500, aumentabile 
di un decimo per ogni quadriennio fino a rag¬ 
giungere il massimo di L. 14.250, più supplemen¬ 
to di servizio attivo L. 1500, indennità di alloggio 
L. 500 ed indennità di caro viveri, se ed in quan¬ 
to dovuta, nella misura e durata degli altri im¬ 
piegati della Provincia, nonché una quota di par- 
teeqpazione agli introiti pei contravvenzioni, ana- 
ìsì, ricerche ecc. Le domande, corredate dei 
relativi documenti, dovranno essere inviate alla 
Segreteria della Provincia entro il 15 luglio 1932. 
Richiedere avviso di concorso per conoscere le al¬ 
tre condizioni alla predetta Segreteria. 

Loazzolo (Alessandria). — Proroga a tutto il 
19 lug. 

Lodi. Ospedale Maggiore. — Medico primario di¬ 
lettole; scad. 30 giu. ore 17; titoli ed eventualm. 
esami; L. 12.500 oltre L. 2500 serv. att., L 3000 
indenn. carica, deduz. 12 %; 2 quadrienni e 4 quin¬ 
quenni elee.; appartamento; età lini. 45 a.; doc. a 
o mesi dal 21 mag. Chiedere annunzio. 

Migliano (Lecce). — Scad. 15 giu.; per Monte¬ 
sano; L. 8360 e 5 quadrienni dee. - età lim 40 a - 
lassa L. 50,10. 

Monta eia d’Asti (Alessandria). — Scad. 30 giuV 
L. 7000 e 4 quadrienni dee., oltre L. 500 trasp ’ 
L. oOO uff. san.; riduz. 12%; età lim. 45 a. 

Partanna \T rapa ni). — Scad. 13 giu.; rivolgersi 
Segreteria coni. 

Petti neo (Messina). — Scad. 16 giu.; L. 9000, 
oltre L. 500 se uff. san.; riduz. 12 %; età lim. 35 a * 

Rincara (Rovigo). — Scad. 15 giu.; L. 8500 e 5 
quadrienni dee., oltre L. 800 serv. alt., c.-v., lire 
3000 trasp., L. 500 ambulat., L. 600 se uff. san., 
alloggio; riduz. 12 %; età lini. 45 a.; tassa L. 50,10. 

Pola. Amministraz. Prov. — Scad. 15 lug.; di¬ 
rettore del Laborat. med.-micrograf. d’igiene e 
profilassi, Sez. chimica; L. 11.600 aumentabili, ol¬ 
tre L. 2800 aumentabili di serv. att., eventualm". 
partecipaz. utili, ecc.; riduz. 12%; età lim. 45 a.: 
tassa L. 30. 

Porlezza (Como). — Scad. 15 giu., ore 18; l a 
condotta del Consorzio medico tra i Comuni del 
Circolo Ospedaliero di Valsolda; doc. a 3 mesi dal 
10 mag.; L. 9000 oltre L. 1200 trasp., L. 500 am¬ 
bulatorio, L. 1100 se uff. san.; decurtaz. 12%. 
Cliied. annunzio. 

Reggio Emilia. Ospedale di S. Maria Nuova. — 
Scad. 10 ag., ore 18, quattro assistenti effettivi; 
L. 7000 e c.-v., indennità di guardia L. 10 ecc.; 
lassa L. 50,10; età lim. 35 a.; titoli; doc. non anter. 
di 10 giorni al 10 mag. Chiedere annunzio. Rivol¬ 
gersi agli Uffici dell'Amministraz. (via Roma 31). 

Roma. /?. Prefettura. — Al 10 lug., ufficiali sa¬ 
nitari di Gaeta e consorzi di Frascati, Montecom- 
patri, Monteporzio Catone, Marino, Grottaferrata,. 
Castelgandolfo, Roccadipapa, Palestrina, Zagarolo, 
Cave, Roccadicave e Castel San Pietro Romano; 
L. 12.000 per ogni posto, oltre L. 500 indennità 
complementare per ogni Comune al Capo Con¬ 
sorzio; 5 quadrienni dee.; deduz. 12%; tassa lire 
50,10. Titoli ed esami. Divieto libero eserc. profess. 
Rimborso spese trasp oltre i 3 Km. Per concor¬ 
rere a più di un posto, presentare distinte do¬ 
mande e quitanze pagamento tassa. 


[Anno XXXIX, Num. 23J 


SEZIONI-: PRATICA 


913 


Rosora-Mergo (Ancona). —.A tutto 20 giu., per 
Mergo; L. 7920 oltre L. 2640 cavallo od automezzo, 
già depurati; 5 quadrienni dee., c.-v.; età lini. 
40 a.; tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi dal 22 apr. 
Ghied. annunzio. 

Rossano (Cosenza). Ospedale Civile « Nicola Gian- 
nettasio». — Scad. 30 giu.; tre medici chirurgi; 
L. 1800 da ridurre del 12%; percentuale compensi 
sugli interventi chirurgici; elà lini. 35 a.; tassa 
L. 50,10 

S. Paolo Albanese (Potenza). — Scad. 31 lug.; 
L. 6160 già ridotte 12 %; 6 quadrienni di L. 513,30; 
età lim. 40 a.; tassa L. 50,10. 

Scansano (Grosseto). — Direttore dell’Ospedale 
Civile. Stipendio e indennità alloggio al netto di 
ugni ritenuta L. 11.923,20. Stipendio per direzione 
Padiglione Antitubercolare, da stabilire. 50% ope¬ 
razioni paganti; 20 % ambulatorio. Elà massima 
40 anni. Nessun limile per direttore Ospedale in 
carica. Scadenza 30 giugno. Documenti di rito e 
vaglia di L. 50 alla Congregazione di Carità di 
Scansano. Schiarimenti messo la Congregazione 
stessa. 

Valdobbiadene (Treviso). — Scad. 31 lug.; 3° re¬ 
parto; L. 7040 oltre L. 1760-2200-3000 trasp., c.-v.; 
addizionale L. 4,40 sopra il 25% della popola/..; 
tassa L. 50. 

Valledolmo (Palermo). — Scad. 90 giorni dal 
30 apr.; L. 9000 e 5 quinquenni dee.; ritenute e 
diminuzioni di legge; addizion. L. 3 oltre 1000 
pov.; tassa L. 50. 

Voi pago del Montello (Treviso). — Scad. 30 gior¬ 
ni dal 20 maggio; consorzio sanit. del Montello; 
L. 9500 per 1000 pov., addizion. L. 5, cavallo lire 
2500, se uff. san. L. 500, 5 quinquenni dee., riduz. 
12%; età lim. 40 a.; biennio di pratica ospedaliera 
o condotta. Cliied. annunzio. 

Zara. — Direttore della Sezione Medico-Micro- 
grafica, direttore della Sezione Chimica, coadiu¬ 
tore per tutte e due le Sezioni del Laboratorio Pro¬ 
vinciale di Igiene e Profilassi. Il concorso è proro¬ 
gato al 12 luglio p. v. Per informazioni rivolgersi 
alla Segreteria dell’Amministrazione Provinciale di 
Zara. 

Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬ 
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche- 
chirurgiche, i compensi allo stipendio base. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

Il Consiglio dell’Università di Parigi, accogliendo 
le prò,poste avanzate dalle singole Facoltà, ha con¬ 
ferito il titolo di dottori honoris causa a cinque 
insigni studiosi, tra cui G. Sanarelli di Roma; gli 
altri sono: C. V. Ramon, premio Nobel, di Cal¬ 
cutta; W. D. Gulhrie, di New York; M. Sugiyama, 
di Tokio; E. S. Staff, di Upsala. 

La consegna del diploma e delle insegne verrà 
fatta solennemente nella Sorbona il 5 novembre, 
inaugurandosi l’anno accademico. 

Tra i commenti della stampa medica relativi 
all’alta distinzione conferita al prof. Sanarelli, ri¬ 
portiamo quello pubblicato dalla « Revista Sud- 
Americana de Endocrinologia, Imnunologfa y Qui- 
mioterapia: «Il Sanarelli... è il prototipo del 
lavoratore intelligente e instancabile. Le sue pub¬ 
blicazioni scientifiche tutte geniali e impor¬ 
tanti — vanno succedendosi ininterrottamente, 
-come se gli anni, che già dovrebbero cominciare 


a pesare sugli omeri dell’illustre collega ed amico, 
volessero rispettare quel cervello privilegiato. 
L’Università di Parigi... onorando lo scienziato ha 
onorato se stessa ». 


La Facoltà medica di Milano ha chiamato, con 
votazione unanime, il prof. Mario Donati alla cat¬ 
tedra di Clinica chirurgica. 

Felicitazioni vivissime all’illustre Maestro, che 
certamente lascia con rammarico il grande Ate¬ 
neo torinese, ove era circondato dalla generale 
estimazione, attratto dal nuovo e imponente cen¬ 
tro di.studi costituitosi nella Metropoli lombarda, 
cui egli reca il prestigio elei suo nome e del suo 
valore chirurgico. 


La Società francese di dermatologia e sifilogra- 
fia ha nominato, per acclamazione, socio corri¬ 
spondente d’onore il prof. Emanuele Freund di 
Trieste, al (piale inviamo sinceri rallegramenti. 

11 prof. Alessandro Bozzoli, primario oculista 
dell’Ospedale Civile di Treviso e docente di Cli¬ 
nica oculistica nella R. Università di Padova, ve¬ 
niva nominato socio della « Deutsche Ophlalmo- 
logische Gesellschalt » di Eidelberga, su proposta 
del presidente piof. Wagemann. Rallegramenti. 


La medaglia d oro dei benemeriti della Mutua¬ 
lità Scolastica Italiana è stata conferita al dott. 
Alfredo Alberiini, medico capo sezione dell’Ufficio 
d’igiene di Milano. 

La Facoltà medica di Berlino ha proposto per 
la cattedra vacante di medicina interna: primo 
et equo loco Yolhard (Fra*icoforte), Schittenhelm 
(Kiel) e Morawitz (Lipsia); secundo loco Eppinger 
(Colonia); lertio loco Slaehlin (Basilea); la cattedra 
è stata offerta a Morawitz. 


W' Utilissimo ad ogni Medico: 

Il Diritto Pubblico Sanitario 

Periodico mensile di legislazione e giurisprudenza 

Direttori: 

On. dott. Aristide Carapelle, Consigliere di Stato. 

Avv. Giovanni Selvaggi, Esercente in Cassazione. 

Editori: Fratelli Pozzi — Roma 

Il Numero 5 (Maggio 1932) (contiene : 

A. CARAPELLE: Le prescrizioni mediche. Obbli¬ 
ghi e responsabilità dei medici e dei farmacisti. 

Note sintetiche : Per l'assunzione del personale sanitario 
degli enti locali 

Rassegna di giurisprudenza : Concorso; graduatoria; 
atto impugnabile; preferenze. — Concorso; annulla¬ 
mento illegittimo. — Concorso; nomina (non appro¬ 
vata; provvedimento definitivo; motivi di scelta. — 
Concorso; procedimento a giudizio illegittimo. — 
Concoreo; incompatibilità prevista dal regolamento; 
interesse di agire contro il provvedimento che nega 
la incompatibilità. — Sanitari ospedalieri; licenzia¬ 
mento per fine del periodo di prova; competenza. — 
Riduzioni del trattamento di caro viveri; elementi 
valutabili. — Vendita abusiva di medicinali. 

Leggi e Atti del Governo : Repressione dell’aborto il¬ 
lecito. — Lotta contro talune malattie sociali : Tra¬ 
coma. — lotta antimalarica. — Vigilanza igienica 
sulla produzione e vendita della birra. — Colonie 
estive. 


Prezzo di ogni numero separato, L. 5. 

L'abbonamento ai dodici Numeri del 1932 costa 
L. 3 6 » ma agli associati al «Policlinico» è concesso 
per sole L. 30 » che vanno inviate, mediante Vaglia 
Postale o Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬ 
na 14, Roma. 


914 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 231 


NOSTRE CORRISPONDENZE. 

Da Catania. 

Congresso Medico Siciliano. 

(16-18 maggio 19 * 12 ) 

Il 16 maggio, alle ore 10, nel Palazzo Munici¬ 
pale di Catania, si è inaugurato il IX Congresso 
Medico Siciliano in presenza delle autorità civili, 
militari e religiose e col concorso di molti me¬ 
dici dell’Isola. Era anche presente l’on. Morelli, 
segretario del Sindacato Medico Nazionale. 

Hanno pronunziato discorsi augurali S. E. il 
Prefetto, il Commissario al Comune, il segreta¬ 
rio provinciale del Sindacato medico. 

L'on. prof. Muscatello si dichiara ben lieto di 
ospitare nella sede dell’Università della quale è 
Rettore, il Congresso medico e consegna all’on. 
Morelli, perchè si degni portarla al gr. uff. Ba¬ 
sile, la medaglia d’oro che il Congresso ha fatto 
coniare, in segno di omaggio verso l’illustre con¬ 
terraneo, direttore della Sanità Pubblica, assente 
per improrogabili impegni 

Brevi discorsi pronunciano i proff. Giuffrè e 
Bilancioni. L’on. Morelli caldeggia la iscrizione 
nei Sindacati dei professori universitari!, si com¬ 
piace della mostra del farmaco italiano, prima del 
genere, ed infine rivendica al medico italiano la 
piena consapevolezza della sua missione nazionale 
ed umanitaria. 

* * * 

Alle ore 15,30 nell’Aula Magna della R. Univer¬ 
sità si svolge la prima seduta scientifica. 

Il prof. Muscatello inizia la relazione su « Ad¬ 
dome cicnlo ». 

L’illustre clinico rileva su statistiche recenti, 
l’alta mortalità dopo gli interventi chirurgici in 
affezioni addominali acute e la riferisce al tem¬ 
poreggiamento prima di ricorrere ad un’opera¬ 
zione. 

L’attesa è sempre dannosa. Anche quando l'at¬ 
tacco finisce con la guarigione, questa si fa atten¬ 
dere molto. 

Quando l’attacco si aggrava, le probabilità di 
guarigione mediante un atto operativo diminui¬ 
scono progressivamente coll’aumento delle ore di 
attesa. 

Insiste quindi sul precetto che la determina¬ 
zione per un intervento chirurgico deve essere 
presa nelle prime sei ore e riferisce la propaganda 
che in tal senso e con varii mezzi si va svolgendo 
in America. 

La dotta relazione è molto applaudita. 

Il prof. Zurria,, correlatore, inizia la sua rela¬ 
zione sulla « sintomatologia multipla dell’addome 
acuto ». Egli, dopo avere sintetizzato il quadro di 
varie affezioni addominali acute, conclude che la 
maggior parte di esse riesce mortale senza un in¬ 
tervento chirurgico tempestivo. 

I congressisti svolgono comunicazioni su argo¬ 
menti varii. 

# * # 

La successiva riunione ha luogo nel Convale¬ 
scenziario di Caltagirone. 

I! prof. Di Guglielmo svolge la sua relazione 
sul tema: «La cura immunitaria della tuberco¬ 
losi ». 

L’O. sintetizza la storia della vaccinazione spe¬ 
cifica facendone una oculata critica, espone gli 


attuali metodi di vaccino e sieroterapia segnan¬ 
done i limiti di azione ed i possibili risultati. 

il prof. Sagona svolge la sua relazione sull'im¬ 
portanza sociale della cura immunitaria nella tu¬ 
bercolosi, concludendo che allo stato attuale la 
questione della vaccinazione Calmette va studiata 
con prudenza, da istituti adatti e dà specialisti 
autorizzati a ciò con perfetta preparazione, men¬ 
tre non è il caso di parlare di uso da parte dei 
medici pratici. 

Sono intervenuti nella discussione i proff. Giuf¬ 
frè, Morelli, Bilancioni ed altri. 

Dopo fa relazione sono state fatte numerose co¬ 
municazioni sulla tubercolosi. 

♦ * * 

L’ultima seduta è stata dedicata, oltre che allo 
svolgimento di temi di patologia regionale con 
una relazione del prof. Serio, anche alla trattazio¬ 
ne di argomenti varii. 

A. T. 


NOTIZIE DIVERSE. 

10° Congresso internazionale (li psicologia. 

È indetto a Copenaghen dal 22 al 27 agosto, 
sotto l’alto patronato del Re di Danimarca. Po¬ 
tranno inscriversi, quali membri attivi, gli psi¬ 
cologi e gli studiosi di scienze affini. Lingue uf¬ 
ficiali saranno: il francese, l’inglese, l’italiano e 
il tedesco. Quote: 150 franchi francesi per i mem¬ 
bri attivi; 60 per gli aderenti. L’« American E\,pres& 
Company » si è riservata di cercare le camere per 
i congressisti. Segreteria generale: Studieslrade 6, 
Copenague K, Danimarca. 

2*2° Congresso nazionale idroclimatologico. 

Questo Congresso si è svolto a Mareggio e Mon¬ 
tecatini, unitamente al 5° Raduno talassolerapico, 
con l’intervento di oltre 600 congressisti. All’inau¬ 
gurazione parlarono il podestà di Viareggio duca 
Salviati, il prof. Gennaro Fiore, presidente del Co¬ 
mitato organizzatore, il gr. uff. Rebucci, il proL 
Adriano Valenti, .presidente della Società italiana 
idroclimatologica, il prof. Comba, il prefetto gr. 
uff. Baccaredda e altri. Nelle varie sedute del Con¬ 
gresso vennero fatte importanti relazioni. Ebbe 
anche luogo una gita a Monte Vestito, sulle Alpi 
Apuane, ed a Bagni di San Giuliano. 

7° Congresso francese (li stomatologia. 

Avrà luogo a Parigi nel prossimo ottobre; ma an¬ 
ziché, come di consueto, alla fine di tale mese, le 
sedute si svolgeranno dal 3 all’8 ottobre. Questa 
anticipazione, che rompe una lunga tradizione, è 
stata deliberata per favorire il concorso degli sto¬ 
matologi stranieri, per i quali tale epoca è più 
propizia. Si spera in tal modo, con una manifesta¬ 
zione collettiva imponente, di influire sui pub¬ 
blici poteri, neutralizzando l’impressione prodotta 
dal voto dell’Accademia di Medicina (di cui ebbe 
ad occuparsi a suo tempo «Il Policlinico»), la quale 
a lieve maggioranza si pronunciò lo scorso anno 
in senso contrario all’obbligatorietà della laurea 
in medicina per l’esercizio dell odontoiatria. 

Due relazioni sono annunciate: la prima sul¬ 
l’osteite non specifica del mascellare superiore (re¬ 
latori i dottori Cadérlat di Tolosa e Vilinsky di Pa¬ 
rigi) e la seconda sulle micosi cervico-facciali (re- 


[Anno XXXIX, Num. 23 ] 


SEZIONE PRATICA 


915 


latore il dott. Dechaume di Parigi). Sarà inoltre 
posta in libera discussione la questione delle in¬ 
dicazioni e controindicazioni delle estrazioni d’ur¬ 
genza. 

La quola di adesione è di cento franchi, da in¬ 
viarsi al tesoriere dott. Boutroux, rue des Sablons 
22, Paris (XVIe). 

3° Congresso ispano-portogliese (li urologia. 

Si terrà dal 4 al 7 luglio in Goimbra, sotto la 
presidenza dei proff. A. da Fonseca e P. Cifuen- 
tes; comprenderà il 9" Congresso dell’Associazione 
spagnola di ufologia. Temi: «Riflusso urinario» 
(relatori L. e A. Pena); « Patologia del collo ve- 
scicale » (relatore A. da Fonseca). Quota d’iscri¬ 
zione: 30 pesetas per i congressisti, 15 per gli 
aggregati. Le ferrovie spagnole e portoghesi con¬ 
cederanno ribassi notevoli. Funzioneranno da se¬ 
gretari i dottori Enrique Bastos e Salvador Pa- 
scual (Lagasca 38, Madrid, Spagna). 

2° Congresso spagnolo sulla patologia digestiva. 

Si adunerà dall’ll al 13 maggio 1933 in Bar¬ 
cellona. La Commissione organizzatrice ha stabi¬ 
lito quale tema: «Le coliti»; il tema sarà trat¬ 
tato in tre parti: 1° Eziologia e patogenesi (rela¬ 
tori O. Pascual e G. Arrese); 2" Diagnosi clinica 
e trattamento medico (relatore G. Màrquez); 
3° trattamento chirurgico (relatore G. Palàez). Per 
informazioni rivolgersi alla segreteria generale: 
calle de Claris 113, Barcelona, Spagna. 

Quindicina medica „ nel Brasile. 

il Sindacato Medico Brasiliano ha realizzato, dal 
7 al 21 maggio, in Rio de .Janeiro, una « Quindi¬ 
cina Medica » con vasto programma tecnico e pro¬ 
fessionale. 

2° Raduno delle società medico-chirurgiche delle 

Tre Venezie. 

Era stato convocato .per il mese di maggio; ma 
circostanze sopravvenute hanno indotto a diffe¬ 
rirlo e avrà luogo nell’autunno prossimo. Ne da¬ 
remo, quando saranno definiti, la data precisa e 
il programma. 

Raduni medici culturali. 

Si è svolto a Montesarchio il 2° raduno promos¬ 
so dal Consultorio Clinico Gaetano Rumino di Be¬ 
nevento. I proff. A. Della Cioppa, V. Lenzi, A. 
Ferrannini e il dott. M. Grasso illustrarono inte¬ 
ressanti questioni di diagnostica e terapia; alla 
discussione parteciparono vari intervenuti. 

Consiglio Nazionale delle Ricerche. 

Il Senato del Regno ha approvato la legge sul- 
rordinamento del C. N. R., già votata dalla Ca¬ 
mera dei Deputati. La disposizione che nella legge 
ha la maggiore portata, è quella che rende obbli¬ 
gatorio il parere del C. N. R. su tulle le proposte 
di regolamenti che sono soggette all’approvazione 
del Consiglio dei Ministri, quando la materia di 
tali regolamenti abbia carattere tecnico-scientifico. 

Conferenza. 

Il prof. Alberto Ascoli ha tenuto, nella sala 
« Arnaldo Mussolini » della Confederazione nazio¬ 
nale Sindacati fascisti professionisti e artisti di 
Roma, una conferenza « sui problemi rii pato¬ 
genesi e profilassi della tubercolosi ». 


Alla Clinica medica di Roma. 

S. M. la Regina d'Italia, accompagnata da una 
dama di Corte, si è recala a visitare la Clinica 
medica del Policlinico Umberto I di Roma. 

Era a ricevere la Sovrana il prof. Frugoni, di¬ 
rettore della Clinica, il quale era circondato da 
tutti i suoi assistenti. 

Elena di Savoia ha sostalo lungamente nella 
Clinica, interessandosi in particolar modo della 
sua attività. Si è intrattenuta poi con alcuni am¬ 
malati ai quali ha rivolto parole di conforto. 

Successivamente S. M. la Regina ha minuta¬ 
mente visitato i laboralorii di ricerca scientifica 
annessi alla Clinica e particolarmente quelli de¬ 
stinali alle ricerche relative allo studio dell’asma 
e delle malattie allergiche, quelli di chimica e 
di chimico-fisica, di bacteriologia, di istologia, 
di ricerche grafiche e di analisi dei gas del san¬ 
gue, il gabinetto radiologico. 

Nel congedarsi S. M. la Regina Elena ha tenuto 
ad esprimere al prof. Frugoni lutto il suo com¬ 
piacimento per avere fatto della Clinica medica 
delFl diversità ili Roma uno strumento di lavoro 
scientifico modernissimo e completo. La Sovrana, 
che ha disposto larghe beneficenze per aiuti ai 
degenti, si è degnata anche d’inviare una radio 
in regalo ai inalali della Clinica. 


L’Istituto Cesare Battisti in Roma. 

Con solenne cerimonia, alla presenza di nume¬ 
rose personalità, tra cui il Prefello di Roma, si 
è inaugurato l'ampliamento di lutti i Servizi del- 
1 Istituto climatico Cesare Battisti. La benedizione 
venne impartita da Monsignor Cremonesi, Elemo¬ 
siniere del Santo Padre. 

La disponibilità del sanatorio è ora aumentata 
di oltre 50 letti. Si è ampliata la veranda; si è 
costruito ex uovo un fabbricalo per la cucina e per 
i servizi annessi; si è costruita una nuova chiesa, 
adattabile anche a teatro (previa autorizzazione 
dell’autorilà ecclesiastica); si è provveduto per una 
sala operatoria, per una nuova sala radiologica; 
si sono riorganizzati e perfezionali tutti i servizi. 
Al sanatorio è stato annesso un nuovo terreno 
esteso tredici ettari e mezzo e si è provveduto alla 
sistemazione di esso. I lavori edilizi sono stati di¬ 
retti dall’ing. Giovannozzi. 

E impressione generale che l'Istituto, diretto dal 
Mendes, ha raggiunto un alto grado di perfezione. 


Lotta antitubercolare in terra (l’Otranto. 

A cura del Consorzio provinciale antituberco¬ 
lare di Lecce è imminente la costruzione in Lecce 
di un dispensario: trattasi di un edifizio a due 
piani, che sorgerà nelle immediate vicinanze del¬ 
l'Ospedale Civile, e, almeno pel momento, potrà 
essere in parte pure destinato ad uso del Labo¬ 
ratorio provinciale d’igiene e profilassi. Si pre¬ 
senterà in armoniose linee architettoniche di un 
sobrio novecento 

La spesa preventivata ammonta a lire 535 mila. 
E pure decisa la costruzione di un padiglione de¬ 
stinato ad ospitare i lattanti nati da madre tu¬ 
bercolotica, da edificare presso il nuovo brefo¬ 
trofio provinciale, i cui lavori avranno inizio su¬ 
bito dopo l’approvazione del relativo progetto. 
Nè trascurata sarà la colonia marina di Leuca, 
per il cui ampliamento sono allo studio i relativi 
progetti. Si ha infine notizia della imminente sti¬ 
pulazione dell’atto in forza del quale il Consor¬ 
zio donerà alla Cassa Nazionale delle Assicurazioni 
Sociali un vasto appezzamento di terreno ubicato- 



(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 23] 


nelle vicinanze del passaggio a livello di Surbo, 
per la istituzione di una colonia post-sanatoriale a 
tipo agricolo. 

L’istituto oncologico di Madrid. 

Con recente decreto del presidente della Repub¬ 
blica spagnola, l'Istituto Nazionale del Cancro, che 
ha sede a Madrid, viene dichiarato statale, alle di¬ 
pendenze della Direzione generale di Sanità. Questa 
detterà il regolamento, che stabilirà i fini, l’orga¬ 
nizzazione dei lavori c del personale e le norme di 
funzionamento dell’istituzione. Verranno stipula¬ 
te convenzioni speciali con la Deputazione della 
città di Madrid, per il padiglione di oncologia so¬ 
stenuto da questo ente; e con la giunta esecutiva 
della Città universitaria, per il riattamento o la 
ricostruzione del padiglione « Parisiana ». 

L’Istituto nazionale del cancro era dovuto ad 
iniziativa privata ed era sovvenuto da organizza¬ 
zioni disparate, ciò che impediva di assicurare 
ad esso continuità di mezzi e di lavoro; ora ven¬ 
gono stanziati i fondi necessari al funzionamento 
e l’istituzione viene inquadrata nei servizi igie- 
nico-sanitari del Paese 

La Direzione di sanità è stata anche incaricata 
di riorganizzare la Lega spagnola contro il cancro. 

Crociera in Norvegia. 

La direzione delle crociere della « Revue gene¬ 
rale des Sciences », per aderire alla richiesta di co¬ 
loro che non hanno potuto trovar posto nello 
yacht « Prince Olav » per la crociera allo Spitzberg, 
ha organizzalo una crociera supplementare, sulla 
stessa nave, in Norvegia; partenza da Edimburgo 
il 14 luglio; ritorno allo stesso porto; prezzo 
fr. 3180, tutto compreso. Tutte le cabine sono sul 
mare, spaziose, lussuosamente arredate, ad uno o 
due letti (senza letti sovrapposti). Per i program¬ 
mi e per informazioni rivolgersi alla « Presse Me¬ 


dicale Frangaise », rue du Cherclie-Midi 23, Paris, 
Francia. 

Aggressione di un medico. 

Il dott. Francesco De Tommasi, medico condotto 
di Noci (Bari), apprezzato professionista, rientrava 
in paese, di notte, da un giro di visite ad amma¬ 
lali, quando venne aggredito da tre individui, che 
gli esplosero contro tre colpi di rivoltella e gli in- 
fersero vari colpi d’arma bianca. Portato al 
pronto soccorso dell’Ospedale universitario di Bari, 
gli furono riscontrale: ferita d’arma da fuoco con 
foro d’entrata alla guancia sinistra, frattura della 
branca orizzontale della mandibola, lussazione del¬ 
l'ultimo molare sinistro, ferite da punta e taglio 
al braccio sinistro ed in varie altre parti del corpo 
È stato dichiarato guaribile in 50 giorni. Al col¬ 
lega esprimiamo il nostro profondo rammarico 
per la selvaggia aggressione. 

Assoluzione ili uua dottoressa. 

La IV Sezione della Corte d Appello ha confer¬ 
mato la sentenza, già emessa in l a istanza dal 
Tribunale, di assoluzione piena della dott.a Ste¬ 
fania Bauncriter in Pica, imputata di omicidio 
colposo per avere attuato un trattamento di at¬ 
tesa in un caso di appendicite, il quale venne ope¬ 
rato dopo manifestatasi la peritonite. 

La sentenza in l a istanza era stata impugnata 
dal Procuratore Generale. 


L morto il prof. MAX RUBNER, valente fisio¬ 
logo e igienista. A Marburgo gli era stata affidata 
la cattedra d’igiene, da poco istituita; alla morte 
ili Koch, nel 1891, fu chiamato a succedergli nella 
cattedra d’igiene di Berlino, e vi rimase fino al 
1908, quando passò alla cattedra di fisiologia della 
stessa Università; nel 1922 fu creato emerito. I 
suoi studi concernono in particolare l’alimenta¬ 
zione e il ricambio energetico. 


Indice alfabetico per materie. 


Acido urico nel sangue. Pag. 882 

Appendicite cronica: segno obbiettivo . » 886 

Arti: iperplasia ossea unilaterale ... » 907 

Articolazioni : tumori primitivi .... » 907 

Astenia e malattie asteniche .. » 894 

Bibliografia . » 904 

Borsite: uso del cacodilato di ferro ... » 907 

Chirurgia addominale: uso del clistere 
clorurato ipertonico nelle conseguen¬ 
ze operatorie . » 908 

•Coliti ulcerose: eziologia. » 898 

Congresso medico siciliano. » 913 

Emofiliaci: interventi chirurgici .... » 908 

Endoscopia dello sfintere ileo-cecale . . » 905 

Enterocolite tubercolare : pneumoperito- 

neo per la cura. » 900 

Ermafroditismo : pseiulo- femminile . • » 891 

Ferite accidentali: profilassi e terapia 
- dell’infezione piogena e putrida ... » 908 

Goethe: malattie sofferte da— .... » 909 

Gomiti: anchilosi congenita ereditaria » 907 


Influenza: complicanze meningo-ence- 


faliche . Pag. 905 

Intestino: pneumatosi cistica. » 900 

Mani: deformità congenite; rapporti 

con le costole cervicali. » 907 

Narcosi averlino-eterea in chirurgia gi¬ 
necologica . » 905 

Opera Nazionale M. I. : nuova organiz¬ 
zazione . » 910 

Retina: distacco; operazione di Gonin . » 905 

Servizi igienico-sanitari al Senato ... » 911 

Sistema nervoso: chirurgia: complica¬ 
zioni post-operatorie .. » 897 

Sistema nervoso: infezioni acute .... » 896 

Stenosi mitralica a forma emofloica . . » 877 

Torio nella epatosplenografia. » 903 

Tremore intenzionale: impiego del ma¬ 
gnesio . » 909 

llcera duodenale non reset-abile: rese¬ 
zione escludente. » 902 

Ulcera gastrica e duodenale: terapia con 
l’alimentazione digiunale. » 901 


Diritti di proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in 
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte. 

G. Frugoni, Red. capo. A. Pozzi, resp. 


Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier. 

























ANNO XXXIX 


Roma, 13 Giugno 1932 - X 


Num. 24 


“IL POLICLINICO,, 

fondato nel 1893 dai professori: 


GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 



Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Roma 


SOMMARIO. 


Lavori originali : G. Picardi : Comportamento delle pia¬ 
strine in seguito ad atti operativi. 

Note e contributi : A. Nazari : La recidiva primaverile 
dell’infezione malarica primitiva contratta nella sta¬ 
gione estivo-autunnale. 

Osservazioni cliniche: A Moretti: Contributo alla co¬ 
noscenza delle coliti da « Balantidium coli» 
Apparecchi e strumenti nuovi : G. Egidi : Ago da pun¬ 
tura esplorativa perforatore del cranio. 

Sunti e rassegne: Oncologia: G. Di Macco: bulla tra¬ 
sformazione di cellule normali in cellule di tumori 
maligni al di fuori deH’organiemo. — R. Paolucoi : 
Sulla diagnosi precoce del cancro dello stomaco. 

H. Steindl : Sintomatologia e diagnosi del tumore 
dell’intestino crasso. — Ginecologia ed Ostetricia. 
M. Schteingart e A. Peralta Ramos : Sterilizzazione 
temporanea della donna col metodo biologico. 

G. M. Corda: Ricerche sperimentali sulla influenza 
della iperglicemia e della ipoglicemia materna sul 
decorso della gravidanza e sullo sviluppo dei feti. 

— L. J. Witte: L’anemia emolitica de J_ la ravld ^ c z ^' 

— V Riche: Le dismenorree della pubertà. — Respi¬ 
razione :M. Pehu e J. Valin : lì [trattamento deliaca 
bronchiale. — Goldscheider : Sulla dispnea. 

L’attualità terapeutica : M. Dugoste : La malarizza- 

zione cerebrale. 


Cenni bibliografici. 

Igiene: A. Eranohetti : La lotta contro le mosche. 

Accademie, Società Mediche, Congressi : Federazione Na¬ 
zionale Fascista per la lotta contro la tubercolosi 
(Sezione del Laziio). 

Appunti per il medico pratico : Dalla pratica corrente: 
R. Satullo : Intorno ad un caso di embolismo della 
succlavia sinistra. — Casistica e terapia: Un caco di 
encefalo-mielite atipica dopo rivaccinazione antiva¬ 
iolosa. — Due casi mortali di encefalite vaccinale. 
— Encefalomielite poetmorbillosa a tipo di sclerosi 
a placche acute. — Il trattamento dell’encefalite col 
siero antipoliomielitico. — Problemi importanti nel¬ 
la poliomielite anteriore acuta. — Sulla terapia del¬ 
le nevralgie del trigemino. — Semeiotica : Segni boc¬ 
cali e cutanei nelle colecistiti. — L’importanza del¬ 
l’indagine colecistografica nella. diagnosi delle cole- 
cistopatie. — Posta degli abbonati. y aria. 

Nella vita professionale: Concorsi. — Nomine, promo¬ 
zioni ed onorificenze. 

Nostre corrispondenze : Da Padova. 

Notizie diverse. 

Rassegna della stampa medica. 

Indice alfabetico per materie. 


LAVORI ORIGINALI. 

Ospedale del Littorio in Roma - Reparto ‘ Flajani,. 

Comportamento delle piastrine in seguito 

ad atti operativi. 

Dott. Giovanni Picardi 

Il numero delle piastrine, nel sangue cir¬ 
colante, è di circa 250-500.000 per mm. cu¬ 
bo, secondo Helber, Sahli, Kristenson, ecc. Ta¬ 
le cifra però subisce, nelle malattie, certe o- 
scillazioni, che in parte si possono spiegare 
colla diversa distribuzione delle piastrine nel¬ 
l’organismo. Ad es., in alcuni casi di eclam¬ 
psia puerperale è stata riscontrata una note¬ 
vole piastrinopenia, probabilmente perchè in 
questa malattia le piastrine vengono tratte¬ 
nute abbondantemente nei numerosi trombi, 
senza che corrispondentemente si rigenerino 
in quantità adeguate. 

In altre malattie esiste però una vera di¬ 
minuzione delle piastrine; così nelle gravi ane¬ 


mie, in molti casi di porpora, nel granuloma 
delle ghiandole mesenteriche, nel tifo addo¬ 
minale, ecc. 

I pareri dei vari autori sono discoidi ri¬ 
guardo la genesi della piastrinopenia, se cioè 
dipenda da aumento della distruzione o da 
diminuzione della neoformazione. Kaznelson 
sostiene la prima ipotesi, basandosi sul fatto 
che, in questi casi, la milza è colma di pia¬ 
strine che vi muoiono. Frank sostiene inve¬ 
ce che si tratti di un’aplasia del midollo os-, 
seo, in cui son compromessi o soltanto i me- 
gacariociti o anche il tessuto mieloide od eri- 
troblastico, anzi parla in questi casi, di a- 
leuchia. 

Aumento del numero delle piastrine si tro¬ 
va nella clorosi, in cui è duraturo, nella leu¬ 
cemia, nelle anemie postemorragiche. 

In alcuni casi l’anmento avviene in modo 
improvviso a mo’ di crisi (crisi di piastrine), 
come in alcune malattie da infezione, per es., 
nella polmonite crupale. 

La tomba delle piastrine è nella milza, che 
si ritrova ricolma in caso di perdita delle pia- 






« IL, POLICLINICO i) 


Anno XXXIX, Num. 24] 


918 


strine (Kaznelson); la sua estirpazione ne pro¬ 
voca un aumento (Kaznelson,, Frank, Ehrem- 
berg, Eppinger, ecc.), tanto nel malato, quan¬ 
to nel sano; e si ha una delle cosidette crisi 
di piastrine, perchè dopo un certo tempo ri¬ 
tornano alla norma, giacché (Minkowski) i 
reticolo-endoteli degli altri organi assumono 
la funzione della milza. 

La durata delle piastrine è breve; secondo 
Bizzozzero la loro vita dura solo due giorni. 

Dopo l'osservazione di Kaznelson (1916) del- 
l’aumento di piastrine in seguito a splenecto- 
mia in malati di porpora emorragica, in cui 
si osservava anche scomparsa delle emorragie, 
la letteratura si è arricchita di osservazioni 
cliniche e sperimentali. 

Sono state innanzi tutto confermate piena¬ 
mente le osservazioni di Kaznelson riguardo 
l’aumento delle piastrine dopo la splenecto- 
mia, nell’uomo (Bachmann, Hultgren, Bedson, 
ecc.). Successivamente gli sperimentatori han¬ 
no studiato lo stesso fatto negli animali ed 
hanno osservato aumento notevole delle pia¬ 
strine dopo splenectomia. 

Studiando il comportamento delle piastrine 
anche nei giorni successivi alla splenectomia, 
eseguila sulla cavia normale, Bedson ha visto 
che il numero delle piastrine ritorna- al nor¬ 
male tre settimane dopo la splenectomia. L’au¬ 
mento solo temporaneo delle piastrine spiega 
anche la scomparsa temporanea delle emorra¬ 
gie nelle cavie in cui lo stesso Bedson aveva 
determinato sperimentalmente porpora emor¬ 
ragica con siero antipiastrinico. 

Da alcuni fu attribuita al traumatismo ope¬ 
ratorio un’azione stimola-trice tale da fare au¬ 
mentare il numero delle piastrine. 

Tale ipotesi sarebbe stata confermata dalle 
ricerche di Dawbarn il quale ha osservato un 
aumento delle piastrine nell’uomo tanto colla 
splenectomia che con altre operazioni; agli 
stessi risultati sono giunti Earlan ed Evans. 
Bachmann ed Hultgren hanno osservato un 
aumento delle piastrine nel sangue maggiore 
e di più lunga durata in seguito a splenecto¬ 
mia che non in seguito ad altri interventi 
chirurgici. 

Alcuni sperimentatori hanno studiato l’ef¬ 
fetto del trauma e della splenectomia sul nu¬ 
mero delle piastrine nel coniglio: la splenecto¬ 
mia non dà alimento delle piastrine maggiore 
di quello prodotto da altri interventi che ri¬ 
chiedono grave traumatismo, dall’entità del 
quale dipende il grado di aumento delle pia¬ 
strine. Tali le conclusioni a cui sono arrivati 
recentemente Steiner e Gunn. 


* 

* * 

Mi è parso di un certo interesse studiare 
le oscillazioni che subisce dopo l’intervento 
operativo il numero delle piastrine nel san¬ 
gue circolante in individui sottoposti ai più 
diversi interventi chirurgici. L’ho fatto col 
metodo di Sahli, che stabilisce il rapporto 
fra eritrociti e piastrine. 

Ho osservato i seguenti casi : 

Gaso I. — R. I., a. 33. Retroversione di utero, 
appendicite cronica. Operata eli isteropessi addo¬ 
minale ed appendicectomia 

4-XI-1931. Decorso post-operatorio regolare; gua¬ 
rita p. p. R. A. tutocainica positiva. 

Il giorno 3-XI-1931 fu fatta la conta delle pia¬ 
strine. Globuli rossi 4.838.000; piastrine 180.140. 

Il giorno 6 dello stesso mese: globuli rossi 
4.780.000; piastrine 324.700. Glob. rossi 4.800.000; 
piastrine 197.300, il giorno 13. 

Gaso II. — 3- A., a. 35. Nefroptosi. Operata di 
nefropessi il giorno 6-XI-1931. R. A. tutocainica 
positiva. 

Glob. rossi 4.664.300; piastrine 243.420, il gior¬ 
no 5. glob. rossi 4.500.700; piastrine 430.000, il 
giorno 9; glob. rossi 4.780.000; piastrine 261.000, 
il giorno 13. 

Gaso III — T. M., a. 22. Appendicite. Operata 
il 7-XI-1931 di appendicectomia. Decorso post¬ 
operatorio regolare; guarita p. p. R. A. tutocainica 
positiva. 

Glob. rossi 4.480.000; piastrine 220.000, il 6-XI- 
1931; glob. rossi 4.420.000; piastrine 380.000, il 
10-XI-193I. 

Gaso IV. — G. S., a. 55. Ernia inguinale D 
Operato il giorno ll-XI-1931. Operazione radicale 
di ernia secondo Bassìnì. Decorso post-operatorio- 
regolare; guarito p. p. 

Glob. rossi 5.020.000; piastrine 300.000, il 10-XI; 
glob. rossi 4.870.000; piastrine 480.000, il 13-XI: 
glob. rossi 4.960.000; piastrine 340.000, il 25-XT. 

Gaso V. — R. A., a. 17. Esiti di poliomielite.. 
Operata il 13-XI-1931 di artrodesi mediotarsica e 
sottoastragalica. Decorso post-operatorio regolare.. 
Elerenarcosi regolare. 

Glob. rossi 4.980.000; glob. bianchi 6.400; pia¬ 
strine 244.436, il 12-XI-193I; glob. rossi 4.850.000; 
glob. bianchi 6.200; piastrine 460.833, il 17-XI; 
glob. rossi 489.000; glob. bianchi 7.200; piastrine 
293.400 il 27-XI. 

Gaso VI. — L. G., a. 25. Ulcera duodenale. Ope¬ 
rato il 23-XI-1931 di resezione gastrica secondo 
von Hacker Polya. Decorso post-operatorio rego¬ 
lare; guarito p. p. Rachianestesia tutocainica po¬ 
sitiva. 

Glob. rossi 5.000.000; glob. bianchi 6.080; pia¬ 
strine 260.430 il 22-XI; glob. rossi 4.960.000; glob. 
bianchi 6.000; piastrine 420.000 il 25-Xr; glob. ros¬ 
si 4.800.000; glob. bianchì 6.800; piastrine 270.000- 
il 10-XII: glob. rossi 5.200.000; glob. bianchi 7.100: 
piastrine 258.740 il 15-XII. 

Caso VII. — D. A., a. 21. Frattura trasversa 
III medio femore S. Operato il 23-XI-1931 di osteo- 



[Anno XXXIX, Nvm. 24] 


SEZIONE PRATICA 


919 


sintesi. Decorso postoperatorio regolare. Rachiane- 
stesia tutocainica positiva. 

Glob. rossi 4.280.000; glob. bianchi 7.680; pia¬ 
strine 370.200 il 22-XI; glob. rossi 4.300.000; glob 
bianchi 7.980; piastrine 422.400 il 25-XI; glob. ros¬ 
si 4.600.000; glob. bianchi 8.040; piastrine 375.732 
il 10-XII; glob. rossi 4.750.000; glob. bianchi 7.860; 
piastrine 312.728 il 15-XII. 

Caso Vili. — F. L., a. 33. Ulcera duodenale. 
Operata il 25-XI-1931 di resezione gastrica e ga- 
strodigiunostomia secondo von Hacker Polya. De¬ 
corso post-operatorio regolare; guarita p. p. Ra- 
chianestesia tutocainica positiva. 

Glob. rossi 4.380.000; glob. bianchi 7.350; pia¬ 
strine 320.040 il 24-XI; glob. rossi 4.200.000; glob 
bianchi 9.000; piastrine 528.000 il 28-XI; glob. ros¬ 
si 4.290.000; glob. bianchi 8.270; piastrine 337.240 
il 2-XII. 

Caso IX. — G. L., a. 29. Fistola vescico-uterina. 
Operata il 27-XI-1931 di isterectomia preparatoria 
per cervicocleisi. Rachianestesia tutocainica posi¬ 
tiva. Decorso postoperatorio regolare. 

Glob. rossi 4.860.000; glob. bianchi 5.800; pia¬ 
strine 246.728 il 26-XI; glob. rossi 4.750.000; glob. 
bianchi 6.200; piastrine 380.740 il 30-XI. 

Caso X. — C. P., a. 31. Colecistite ed appen¬ 
dicite cronica. Operato il 27-XI-I931 di colecistec¬ 
tomia ed appendicectomia. Decorso post-operatorio 
regolare. Rachianestesia tutocainica positiva. 

Gloh. rossi 5.300.000; glob. bianchi 6.400; pia¬ 
strine 276.804 il 27-XI; glob. rossi 5.220.000; glob. 
bianchi 7.000; piastrine 401.094 il 30-XI. 

Caso XI. — M. F., a. 27. Calcolosi della cisti¬ 
fellea. Operata il 4-XII-1931 di colecistectomia ed 
appendicectomia. Decorso postoperatorio regolare. 
Rachianestesia tutocainica positiva. 

Glob. rossi 5.700.000; glob. bianchi 9.200; pia¬ 
strine 170.170 il 3-XII; glob. rossi 5.390.000; glob. 
bianchi 9.000; piastrine 238.814 il 6-XII; glob. ros¬ 
si 5.500.000; glob. bianchi 9.304; piastrine 190.140 
il 18-XII. 

Caso XII. — Z. A., a. 21. Tumore misto della 
parotide D. Operata il 4-XI1-1931. Asportazione del 
tumore. Decorso postoperatorio regolare. Anestesia 
locale novocainica positiva. 

Glob. rossi 5.200.000; glob. bianchi 6.000; pia¬ 
strine 200.000 il 3-XII; glob. rossi 4.820.000; glob. 
bianchi 8.200 piastrine 367.094 il 6-XII; glob. ros¬ 
si 5.000.000; piastrine 210.000 il 15-XII. 

Caso XIII. — B. M., a. 69. Cisti ovarica. Ope¬ 
rata il 4-XII-1931. Asportazione di cisti ovarica, 
appendicectomia. Decorso post-operatorio regolare. 
Eteronarcosi regolare. 

Glob. rossi 5.320.000; glob. bianchi 5.200; pia¬ 
strine 243.320 il 3-XII; glob. rossi 5.550.000; glob. 
bianchi 8.000; piastrine 320.200 il 6-XII; glob. ros¬ 
si 5.280.000; glob. bianchi 7.850; piastrine 238.420 
il 20-XII. 

Caso XIV. — B. E., a. 11. Osteomielite cronica 
femore S. Operata il 7-XII-1931 di sequestro tonda. 
Eteronarcosi regolare. 

Glob. rossi 5.100.000; glob. bianchi 7.200; pia¬ 
strine 320.142 il 6-XII; glob. rossi 5.000.000; glob. 
bianchi 7.900; piastrine 512.170 il 9-XII; glob. ros¬ 


si 5.200.000; glob. bianchi 9.000; piastrine 330.420 
il 15-XII; glob. rossi 5.130.000; glob. bianchi 8.200; 
piastrine 300.780 il 20-XII. 

Caso XV. — R. A., a. 27. Ulcera duodenale. Ope¬ 
rato il I2-XII-1931. Resezione gastrica sec. Holya. 
Eteronarcosi regolare. Decorso post-operatorio re¬ 
golare. 

Glob. rossi 5.250.000; glob. bianchi 6.980; pia¬ 
strine 314.178 1T1-XII; glob. rossi 5.180.000; glob. 
bianchi 7.000; piastrine 420.000 il 14-XII; glob. ros¬ 
si 5.200.000; piastrine 400.300 il 21-XII. 

Caso XVI. — F. M., a. 40. Appendicite cronica. 
Operata il 9-XII-1931 di appendicectomia. Rachia¬ 
nestesia tutocainica positiva. Decorso postoperato¬ 
rio regolare. 

Glob. rossi 4.400.200; glob. bianchi 6.340; pia¬ 
strine 238.460 F8-XII; glob. rossi 4.300.000; glob. 
bianchi 6.500; piastrine 320.160 il 12-XII; glob. ros¬ 
si 4.360.000; piastrine 250.000 il 22-XII. 

In sedici casi ho eseguito la conta delle 
piastrine nel sangue il giorno precedente o 
quello stesso delFatto operativo, ma prima di 
esso, come pure alcuni giorni dopo e anche 
a distanza di circa tre settimane dall’atto ope¬ 
rativo. 

Come si vede ho eseguito le ricerche in in¬ 
dividui candidati ad operazioni molto diverse 
tra di loro, alcune delle quali comportavano 
un grave trauma, mentre altre erano addirit¬ 
tura lievi dal punto di vista traumatico; le 
operazioni interessavano vari organi (utero, 
reni, ossa, stomaco, colecisti, eco.). 

Dalle ricerche suddette risulta innanzi tut¬ 
to che la conta delle piastrine eseguita col 
metodo di Sahli, prima dell’operazione, in 
vari individui, di età diversa ed affetti da 
malattie diverse, ha dato cifre che oscillano 
entro limiti relativamente ristretti; questo è 
comprensibile trattandosi di individui che non 
avevano malattie dellapparato emopoietico. 

Inoltre La« conta eseguita a qualche giorno 
di distanza dall’operazione ha dato una cifra 
delle piastrine superiore a quella avuta pri¬ 
ma; tale fatto è risultato costante in tutti i 
casi presi in esame. Spesso il numero delle 
piastrine corrispondeva al doppio di quella i- 
niziale. 

Altro fatto da rilevare, e già accennalo, è 
che in questi casi si trattava di operazioni 
molto diverse tra loro, quindi l’aumento del¬ 
le piastrine è stato, ini certo modo, indipen¬ 
dente dall’entità del trauma; solo in alcuni 
casi di interventi portati sulle ossa pare che 
Faumento di numero delle piastrine sia sta¬ 
to più accentuato. L’aumento sembra minore 
negli individui di età avanzata. 

L’aumento delle piastrine è temporaneo; 
infatti dopo 8-21 giorni la cifra si avvicina a 


920 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX y Num. 24] 


quella iniziale, tanto die in qualche caso, da¬ 
ta la breve durata della piastrinosi, si può 
parlare di una crisi di piastrine. 

I globuli bianchi subiscono generalmente 
un aumento nei giorni successivi all’interven- 
to; tale aumento è indipendente dal genere 
di anestesia adoperato. 

Conclusioni. 

L’aumento costante del numero delle pia¬ 
strine nel sangue circolante dopo interventi 
operativi di qualsiasi entità, su qualsiasi or¬ 
gano e con qualunque anestesia', è qn fatto 
di un interesse notevole non solo come sem¬ 
plice constatazione di un dato ematologico, 
ma anche per la sua genesi che appare di 
difficile interpretazione. 

Poiché questo aumento di piastrine si ve¬ 
rifica anche dopo la splenectomia (anzi, ap¬ 
punto per la splenectomia fu osservata la pia¬ 
strinosi post-operatoria) si deve senz’altro e- 
scludere che si tratti di piastrine raccolte 
nella milza ed immesse nel circolo per uno 
stimolo dovuto al trauma operatorio o alle 
sostanze anestetiche adoperate nei vari inter¬ 
venti. La milza non deve avere una grande 
importanza nel determinismo di questa pia¬ 
strinosi post-operatoria. Allora come si può 
spiegare? Quali sono gli organi che ne sono 
responsabili? 

Secondo le nozioni generalmente accettate 
clovrebbero essere ^responsabili gli elementi 
reticolo endoteliali dei vari organi, milza com¬ 
presa, quando non si tratta di splenectomia, 
milza esclusa quando si è fatta la splenec¬ 
tomia. 

Il problema merita di essere studiato più 
a fondo. 

Passando dal campo della pura patologia a 
quello della clinica, è lecito domandarsi che 
importanza abbia la- piastrinosi post-operato- 
ria, se cioè possa interpretarsi come una rea¬ 
zione dell’apparato emopoietico a cui si deb¬ 
ba dare un significato prognostico fausto, 
oppure si tratti di una manifestazione non 
legata a processi difensivi. E più precisamen¬ 
te : hanno piastrinosi post-operatorie anche ma¬ 
lati che soccombono dopo l’intervento o che 
dopo questo hanno complicazioni gravi? In¬ 
dagine questa che mi propongo di fare. 

L’aumento maggiore o minore del numero 
delle piastrine dopo l’intervento ha impor¬ 
tanza nel determinismo di fenomeni di trom¬ 
bosi e tromboflebiti? 

A questo proposito dirò che Grégoire ha 
constatato che nei casi di flebite confermata 
o d’embolia post-operatoria, qualunque sia la 


operazione subita, il numero delle piastrine 
è aumentato, variando da 430.000 a 800.000; 
in alcuni malati che presentavano prima del- 
l’operazione un numero di piastrine superio¬ 
re alla norma si verificò tromboflebite post¬ 
operatoria e che operati nei quali le condi¬ 
zioni generali facevano temere la possibilità 
di una flebite post-operatoria e in cui la ci¬ 
fra delle piastrine era normale, guariscono 
senza incidenti. Picot dà importanza alle coa¬ 
gulabili là del sangue nel determinismo delle 
flebiti post-operatorie. 

Intanto posso dire, a conclusione di quan¬ 
to ho osservato, che : 

1) nei giorni immediatamente successivi 
ad un intervento operativo c’è sempre un au¬ 
mento del numero delle piastrine del sangue 
circolante; 

2) quest’aumento è transitorio; 

3) esso è pure indipendente dall’entità 
del trauma e dal tipo di anestesia adoperato; 

4) è invece dipendente relativamente dal¬ 
l'organo su cui si è intervenuti; gli interven¬ 
ti sulle ossa danno piastrinosi più spiccate. 

RIASSUNTO. 

Il lavoro dimostra aumento costante delle 
piastrine nel sangue degli individui sottopo¬ 
sti a qualsiasi atto operativo. Tale aumento 
è temporaneo. 

BIBLIOGRAFIA. 

L. Aschoff. Anat. Patologica. Unione Tipogr.-Ed. 
Torinese, 1930. 

P. Morawitz. Tratt. di Medie. Interna L. Mohr- 
R. Staehflin, voi. IV. Soc. Editr. Libraria, Mi¬ 
lano, 1929. 

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Bachmann E. L. and Hultgren C. Compt. rend 
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1926. Cit. The Journ. of Amer. Med. Assoc., 
sept. 1931. 

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Biol. e Med., 28, 1088, 1931. Cit. J. Amer. med. 
Assoc., sept .1931. 

Grégoire R. Note sur le róle des hématoblastes 
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1930, t. LVI, n. 31, p. 1339-1341. Cit. in Le sang, 
Biol. e Path., n. 6, 1931, pag. 723, Ed. G. Doin 
e C.ie, Paris. 

Picot G. Du róle de la coagulation sanguine dans 
la pathogénie des phlébites et des embolies post- 
ope.ratoires. Bull, et Mém. Soc. Nat. de Chir., 
28 février 1931, t. LVII, n. 7, p. 281-288. Cit. in 
Le sang. Biol. e Path., n. 6, 1931, pag. 723. Ed. 
G. Doin e C.ie, Paris. 



[Anno XXXIX, Ntjm. 24] 


SEZIONE PRATICA 


921 


NOTE E CONTRIBUTI. 

Istituto d'Anatomia Patologica 
degli Ospedali Riuniti di Roma. 

La recidiva primaverile dell’infezione ma¬ 
larica primitiva contratta nella stagione 
estivo-autunnale 

per il prof. doti. Alessio Nazari, med. prim. 
e Prosettore nell’Osp. di S. Spirito in Sassia. 

Nel 1912, verso la fine d’agosto, contraevo 
personalmente un'infezione malarica da plas¬ 
modium praecox , che, dopo tre accessi, gua¬ 
rì completamente senza recidive in seguito a 
un’opportuna cura di chinina (circa 50 gr. di 
cloridrato di chinina, i 2 primi gr. per inie¬ 
zioni endomuscolari, gli altri per os nello 
spazio di un mese). Nove mesi dopo, ai primi 
di giugno, fui colpito improvvisamente da bri¬ 
vido seguito da febbre, e l'esame del sangue 
dimostrò la presenza del plasmodium vivax. 
Pochi grammi di chinina (circa 15 gr. di clo¬ 
ridrato per os) fecero rapidamente guarire que¬ 
sta recidiva, che non aveva dato che un paio 
di accessi febbrili a tipo terzanario. Da allora 
fino ad oggi, accanto ai casi nei quali l’infe¬ 
zione, attraverso a recidive a breve intervallo, 
probabilmente per insufficiente cura chinini- 
ca, si continuava dalla stagione estivo-autun¬ 
nale, nella quale era stata contratta, fino alla 
successiva stagione epidemica primaverile, ho 
avuto occasione di osservare gli stessi fatti no¬ 
tati nel mio caso in varie diecine di casi, di 
osservazione indubbia, nei quali l’infezione 
malarica primitiva da plasmodium praecox o 
da plasmodium vivax o da entrambi, contrattai 
nella stagione estivo-autunnale e curata colla 
chinina, senza aver dato luogo ad alcuna re¬ 
cidiva, era recidivata soltanto nella successiva 
stagione epidemica primaverile, dopo nove me¬ 
si di latenza completa così clinica che paras¬ 
sitologica, sia collo stesso reperto parassitario 
dell’infezione primitiva, sia con reperto di 
plasmodium vivax in casi di infezione da plas¬ 
modium praecox o mista. 

Non ho affatto la pretesa, di enunciare fatti 
nuovi. Nel capitolo sull’infezione malarica cro¬ 
nica del classico manuale « L’infezione mala¬ 
rica » di Marchiafava e Bignami del 1931, l’ar¬ 
gomento delle recidive a brevi e a lunghi in¬ 
tervalli è esaurientemente trattato, e in una 
nota è anche ricordato come esempio di lun¬ 
ga latenza della infezione malarica il caso di 
Manson figlio, il quale nel mese di settem¬ 
bre 1900 soffrì d’infezione malarica terzana¬ 
ria benigna procuratasi colla puntura di zan¬ 
zare nutrite in Roma col sangue di un terza¬ 


nario, guarita presto colla chinina, e che ebbe 
una recidiva nel giugno 1901, quindi nove 
mesi dopo l’avvenuta infezione primitiva. So¬ 
no stato indotto a richiamare l’attenzione sui 
fatti ricordati perchè ritengo che la rècidiva 
primaverile non sia una semplice recidiva ac¬ 
cidentale a lungo intervallo, ma abbia vera¬ 
mente il valore di una legge biologica riguar¬ 
do al parassita malarico, il quale, dopo la gua¬ 
rigione clinica dell’infezione colla chinina, ba¬ 
ia capacità di rimanere clinicamente e paras¬ 
sitologicamente latente per un periodo di nove 
mesi a decorrere dall’avvenuta infezione nella 
stagione estivo-autunnale e di recidivare in 
ogni caso precisamente nella successiva sta¬ 
gione primaverile. In quale forma e in quale 
sede il parassita si trovi durante questo lungo 
periodo di latenza è difficile a determinare. 

Riguardo al risveglio primaverile dell’infe¬ 
zione è probabile che questo sia determinato 
dall’influenza sull’ospite e sul parassita delle 
speciali condizioni climatiche della primavera, 
e si può anche pensare Ideologicamente ad 
un meccanismo di difesa del parassita per la 
conservazione della sua specie. È inutile rile¬ 
vare l’importanza di questa costante recidiva 
primaverile a lungo intervallo per la spiega¬ 
zione dell’insorgenza dell’epidemia malarica 
primaverile, recidiva che, ripeto, deve avere il 
significato di una legge biologica, il che fi¬ 
nora non era stato mai nettamente affermato. 

RIASSUNTO. 

L’A. attribuisce alla- costante recidiva pri¬ 
maverile dell’infezione malarica contratta nel¬ 
la stagione estivo-autunnale il significato di 
una legge biologica riguardo al parassita ma¬ 
larico. 


5W Ricordiamo le seguenti importanti pubblicazioni : 

LA PERNICIOSITÀ NELLA MALARIA. (Prof. E. 
Marchiafava). Volume di pag. 66, con tre grafiche 
nel lesto e una tavola a colori fuori testo. Prezzo 
L. 12. Per i nostri abbonati sole L. 10,50. 

GLI STUDI DI CAMILLO GOLGI SULLA MA. 
LARI A, raccolti e ordinati dal Prof. A. Perron- 
cito. Volume di pagg. VIII-264 con figure interca¬ 
late nel testo e tavole a colori fuori testo. Prezzo 
L. 45. Per i nostri abbonati sole L. 40. 

LA TERAPIA SPECIALE DELLE FEBBRI PER. 
NICIOSE. (Prof. F. 'Porti). Traduzione italiana del 
dott. G. Lega dalla edizione latina stampata a Ve¬ 
nezia nel MDCCLV. Prefazione del prof. Vittorio 
A scoli . Voi. di pagg. XXXII-308, col ritratto del 
Porti riportato su una finissima calcografia ed 
una Tavola « Lignum Febrium » fuori testo. Prez¬ 
zo L. 40. Per i nostri abbonali sole L. 35. 


Inviare Vaglia all'Editore LUIGI POZZI. Ufficio Po¬ 
etale Succursale diciotto, ROMA. 


922 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 24] 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Ospedale « Maurizio Bufalini » - Cesena 

Sezione Medica 


diretta dal Prof. Emanuele Mondolfo. 

Contributo alla conoscenza delle coliti 
da “Balantidium coli„ 

per il doti. Agostino Moretti, assistente. 


Lo studio dellie lediti, .appenlai ab-bozizato 
nei trattati classici è stato precisato e com¬ 
pletato in questi ultimi anni in seguito ai pro¬ 
gressi dell’indagine clinica e chirurgica. 

Confuse per molto tempo con le enteriti in 
genere, le coliti appaiono oggi come affezioni 
nettamente individualizzate, rivestenti un 
aspetto idillico vario e occupanti un posto imi- 
portante nella patologia intestinale. 

In primo tempo la denominazione di coli¬ 
le veniva applicata genericamente a tutte le 
infiammazioni del grosso intestino; oggi però 
prevale l’uso di includere sotto questa deno¬ 
minazione solo le coliti di origine primitiva, 
mentre le altre coliti, specifiche o secondarie, 
vengono descritte con l’infezione generale o 
locale che ne è la 'causa. Tra queste ultime 
cito solo le più comuni, come quelle dipen¬ 
denti da intossicazione (alimentare, uremica, 
come pure quelle di origine anafilattica) da in¬ 
fezione (scarlattina, tifo, tubercolosi, erisipe¬ 
la, endocardite, reumatismo, angina, febbre 
puerperale, malaria, difterite, polmonite). Ap¬ 
partengono ancora a questa 'categoria alcune 
forme dovute a cause locali, cioè ad affezioni 
dell’intestino e dell'addome (megacolon, peri¬ 
colile, invaginazione intestinale, ecc.). 

Le coliti vere o primitive sono invece — se¬ 
condo le moderne vedute — quelle sostenute 
dai parassiti intestinali in genere. 11 capitolo 
che si riferisce a questa parte della patolo¬ 
gia è ancor oggi molto controverso. Dei nu¬ 
merosi parassiti intestinali solo a pochi in 
passato venivano attribuite qualità patogene. 
Attualmente la flora intestinale patogena si è 
arricchita di nuovi esemplari. A parte il rico¬ 
noscimento ormai indiscusso detrazione pa¬ 
togena dell’ameba istolitica, pare che ciò si 
debba dire anche per l’ameba coli e la nana e 
per alcuni flagellati, sebbene su ciò — come 
dicevo — rimangano dubbi. Un protozoo di 
cui ormai da tutti viene riconosciuta la pa- 
togenicità anche per l’uomo è il Balantidium 
Coli. Un caso di colite da questo raro paras¬ 
sita dell ’in test i no umano è stato recentemen¬ 
te osservato in questo ospedale. Data la ra¬ 


rità di questa affezione, -credo utile segnala¬ 
re il caso unendovi alcuni cenni riassuntivi 
delle nostre conoscenze sull’argomento. 

Ecco in. breve la storia del malato : 

E. Pompeo, di anni 64, da Gattolino (Cesena). 

Entra in ospedale il 19 novembre 1930. 

L’anamnesi famigliare e personale remota non 
offre dati degni di particolare menzione. A 23 anni 
ammalò di polmonite; nega lue e malattie vene¬ 
ree. La moglie però, che è ancora vivente, ebbe 
le due prime gravidanze abortive. Un’unica figlia 
vivente gode attualmente buona salute. 

I disturbi pei quali il paziente è stato inviato 
a questo ospedale sono insorti da circa un mese 
sotto forma di dolori addominali, frequenti sca¬ 
riche alvine muco-purulente (10-12 al giorno) in¬ 
tenso tenesmo rettale e progressiva perdita delle 
lorze. Racconta il malato che qualche giorno pri¬ 
ma dell’insorgenza di questi disturbi, aveva in¬ 
gerito una certa quantità di carne di maiale cru¬ 
da (prosciutto); a tale fattoi egli stesso attribuisce 
un valore di causa nel determinismo della ma¬ 
lattia attuale. 

All’esame obbiettivo l’a. appare in condizioni 
generali molto scadenti: scarsissimo pannicolo 
adiposo, masse muscolari ipotrofiche; la cute è 
uniformemente arida e linemente desquamante. 

Negativo l’esame dell’apparecchio circolatorio e 
respiratorio se si toglie un secondo tono aortico 
accentuato e metallico. 

L’addome è lievemente globoso, meteorico; la 
cute sottile e sollevabile in ampie pieghe. Suono 
percussorio timpanico su tutto l’ambito addomi¬ 
nale; non segni di versamento libero. La palpa¬ 
zione risveglia nei quadranti inferiori una lieve 
dolenzia; gli organi ipocondriaci sono nelle sedi 
e nei limiti fisiologici. L’alvo è diarroico con feci 
contenenti un po’ di muco e sangue. Diuresi nor¬ 
male, sensorio integro. 

Si pratica subito un esame di feci appena emes¬ 
se e si riscontrano numerosissime, tipiche forme 
di Balantidium Coli. Un esame di sangue dimo¬ 
stra 2.230.000 globuli rossi, 8.900 globuli bian¬ 
chi; emoglobina 60, valore globulare 0,70. 

Formula leucocitaria: polinucleati neutrofili 
65%; monociti e forme di passaggio 10%; linfo¬ 
citi 20 %; eosinofili 5 %. 

Reazione di W. positiva (++). 

Si inizia subilo la cura a base di cloridrato di 
emetina per via ipodermica alla dose di 4 centigr. 
al giorno. Già al terzo giorno di degenza scom¬ 
paiono i dolori addominali, la diarrea e il tenesmo 
rettale: le feci divengono di aspetto normale, for¬ 
mate. La ricerca in esse del parassita diviene ne¬ 
gativa e tale si mantiene negli esami successivi, 
durante tutta la degenza. La cura viene sospesa 
in decima giornata: le condizioni del malato sono 
molto migliorate. La stessa crasi sanguigna ha su¬ 
bito notevoli modificazioni. Un nuovo esame cro- 
mocitometrico del sangue praticato dopo un mese 
di degenza dà i seguenti risultati: globuli rossi 
4.650.000; globuli bianchi 9000; emoglobina 0,60. 

Formula leucocitaria: polinucleati neutrofili 
46%: monociti e forme di passaggio 15%; linfo¬ 
citi 34 %; eosinolili 5 %. 

Il 6 gennaio il m. lascia l’ospedale clinicamente 
guarito. Rivisto in seguito, alla distanza di circa 
un anno, egli appare in condizioni generali di¬ 
screte. Può attendere al suo abituale lavoro di 


[Anno XXXIX, Num. 24] 


SEZIONE PRATICA 


923 


muratore; raramente avverte leggera dolenzia ai 
quadranti inferiori dell’addome. L’alvo si man¬ 
tiene normale; non tenesmo, nè dolore durante 
la defecazione. Le feci sono formate e di aspetto 
normale. L’esame su di esse praticato è stato ne¬ 
gativo per la ricerca del Balantidium coli e di 
ogni altro parassita intestinale. 

Il Balantidium coli è un grosso protozoo 
(70-100 p) piriforme, appartenente al gruppo 
dei cigliati. Lo ciglia sono disposte su tutta 
la superficie su linee longitudinali. Il suo 
movimento è rotatorio : ciò che appare evi¬ 
dente osservando il parassita a fresco. Si no¬ 
ta allora che l'opercolo cefalico o peristoma si 
sposta lateralmente fino a scomparire; dopo 
un tempuscolo riappare dal lato opposto e di 
nuovo si sposta in senso laterale. Le ciglia 
con cui il B. si muove, sono ben visibili nel 
momento in cui s’inizia lo spostamento rota¬ 
torio; scompaiono in seguito alla visione di¬ 
retta per ricomparire nel momento in cui il 
parassita cessa di muoversi. Ciò è dovuto evi¬ 
dentemente alla loro velocità di spostamento; 
le ciglia che circondano il peristoma hanno 
movimenti particolari, indipendenti da quelli 
delle ciglia distribuite lungo la (superficie. 
Non è ancora dimostrato in. modo indubbio 
come avvenga l’infezione nell’uomo. Il B. è 
ospite frequente quanto innocuo dell’intesti- 
no del maiale; ha la possibilità di secerne¬ 
re una cuticola e di arrotondarsi trasforman¬ 
dosi in cisti; queste pervengono nel l’intesti¬ 
no umano insieme alla carne del maiale o 
ad altri alimenti imbrattati dalle feci di que¬ 
sto (frutta, verdura, legumi). Nel nostro caso 
parrebbe accertato un simile modo d’infezio¬ 
ne: 1 ’A. stesso attribuisce i suoi disturbi al- 
ringestione di prosciutto. Resterebbe da di¬ 
mostrare come mai gli altri membri della 
stessa famiglia non siano ammalati della stes¬ 
sa forma morbosa. Ciò si può spiegare am¬ 
mettendo, come da molti si ritiene, che il pa¬ 
rassita non sia sempre patogeno per l’uomo, 
ma lo diventi solo in determinate circostan¬ 
ze e per determinati soggetti. Ricordiamo an¬ 
cora qui che il nostro malato era anche un 
luetico. Ina discussione sugli eventuali rap¬ 
porti tra la lue e la successiva infezione da B. 
ci porterebbe troppo lontano. Senza specificare, 
e ci mancano gli elementi per poterlo fare, 
possiamo ammettere che la lue abbia deter¬ 
minato nel nostro malato uno stato di mi¬ 
nor resistenza generale o locale (intestinale) 
verso il parassita. Non è improbabile che su 
precedenti lesioni del grosso intestino (ulce¬ 
ri luetiche del colon) si sia impiantato il pa¬ 
rassita aumentando la sua virulenza e deter¬ 
minando la classica sintomatologia da colite. 


Como è ormai noto, il Balantidium coli ha 
una diffusione cosmopolita. I casi descritti in 
tutto il mondo fino al 1924, secondo Dopter, 
sono 232, di cui 143 appartengono all’Euro¬ 
pa. La prima descrizione del parassita si deve 
a Malmisten che nel 185G lo riscontrò in feci 
umane diarroiche. Paire però che ancor prima 
il Leewenboek l’avesse osservato nelle sue 
stesse feci. Più tardi Leuckart stabilì che il B- 
è ospite del maiale; ulteriori notizie fino al 
1880 riguardano, come i casi citati, solo la 
Danimarca (Stoccolma, Upsala, Dorpart). Da 
questa epoca altri casi, sempre isolati, vengo¬ 
no descritti in varie regioni, specialmente in 
Russia e in Finlandia. In Italia un primo caso 
fu descritto da Graziadei (1880), poi alcuni al¬ 
tri da Perroncito (1882), Casagrandi e Barba- 
gallo (1896), Grassi, Lorenzani (1918), Ales¬ 
sandrini e Piattelli (1926); recentissimo è quel¬ 
lo del Vanni (1931). In tutto sei casi; la pre¬ 
sente osservazione è quindi la settima in Ita¬ 
lia. 

La sintomatologia dell’infezione da Balanti¬ 
dium è quella, in genere, di una comune co¬ 
lite. L’alvo è diarroico, con feci contenenti 
muco e talora sangue. Nei casi a decorso acu¬ 
to le scariche si accompagnano a tenesmo; il 
deperimento è rapido e può giungere a gradi 
estremi. È stata descritta anche una sintoma¬ 
tologia di pseudo-appendicite o di semplice 
diarrea a seconda della localizzazione del pa¬ 
rassita. Per alcuni autori l’infezione può de¬ 
correre senza sintomi ri levabili clinicamente; 
per altri vi sarebbero anche dei semplici por¬ 
tatori. Come tutti i parassiti dell’intestino 
anche il B. determina eosinofilia. Questai non 
è però di solilo di grado elevato e può in qual¬ 
che caso mancare. Nel nostro malato fu ri¬ 
scontrata all’ingresso una eosinofilia del 5 % 
che si mantenne anche dopo avvenuta la gua¬ 
rigione clinica. La febbre non è costante e può 
mancare anche nei casi a decorso acuto. Nel 
caso di nostra osservazione solo due volte fu 
notata una< temperatura di 37°,2. 

La diagnosi è stabilita dal riscontro del pa¬ 
rassita nelle feci esaminate a fresco. La sua 
forma, le dimensioni non comuni, il tipico 
movimento rotatorio non lasciano adito al 
dubbio. 1 vari metodi di colorazione descrit¬ 
ti nei trattati possono peraltro dimostrare più 
chiararruente la (struttura del parassita. Ap¬ 
pare così evidente la presenza del grosso nu¬ 
cleo reniforme situato nella metà posteriore, 
come quella delle varie inclusioni costituite 
da batteri, grasso, granuli di amido, detriti 
cellulari in genere, globuli rossi, ecc. 


924 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 24] 


Cito tra i coloranti più adatti l’ematossi- 
lina, il picro-carminio, il rosso neutro. Una 
colorazione rapida si ottiene lasciando cadere 
una goccia di tintura d’iodio sul preparato al¬ 
lestito come per l’esame a fresco. Il palassila 
acquista allora una colorazione gialla e tra¬ 
sparente alla periferia, più densa e opaca al 
centro. Si può assistere alla sua graduale co¬ 
lorazione lasciando filtrare la tintura d’iodio 
nell’interstizio tra il porta e il copri-oggetto. 
Si nota allora nello stesso tempo un progres¬ 
sivo rallentarsi del movimento rotatorio, fino 
alla immobilità; le piccole correnti impresse 
dalle ciglia al liquido circostante si attenuano, 
come pure si attenua il vortice che ad inter¬ 
valli si diparte dal peristoma; le ciglia di 
quest’ultimo sono le ultime a cedere all’azio¬ 
ne della sostanza colorante. 

Sul potere patogeno del parassita non vi è 
ormai alcun dubbio. Le lesioni anatomo-pato- 
logiche da esso prodotte sul grosso intestino 
ove di solito si localizza, sono state minuta¬ 
mente descritte e riprodotte con l’imocula- 
zione sperimentale in animali recettivi. Una 
descrizione particolareggiata di esse si trova 
nell’accurato lavoro di Alessandrini e Piattel¬ 
li e in quello recentissimo di Penso. 

Riassumo brevemente : 

I parassiti invadono la mucosa a tutto spes¬ 
sore localizzandosi di preferenza nelle ghian¬ 
dole di LiebeTkùn; dal lume di queste posso¬ 
no migrare, e, attraversando la parete stessa 
della ghiandola, giungere fino alla sotto-sie¬ 
rosa. La loro presenza! determina una reazio¬ 
ne infiammatoria caratterizzata da dilatazione 
vasale e infiltrazione leucocitaria e linfocita- 
ria. Se sono in numero cospicuo, la zona in¬ 
vasa può cadere in colliquazione e in disfai- 
cimento. Si determinano così dei veri foco¬ 
lai purulenti di tessuto necrotico in cui ab¬ 
bondano i parassiti in via di degenerazione, 
con vacuoli e a contorni indistinti. Le ulce¬ 
razioni che ne derivano sono in genere irre¬ 
golari e a margini rialzati. È dubbio che si 
possa avere ulcerazione della sierosa con con¬ 
seguente peritonite da perforazione. 

Come si vede le lesioni anatomo-patologi- 
che prodotte dal Balantidium sono identiche 
a quelle prodotte dalle amebe. Non sono sta¬ 
te però chiaramente dimostrate per questo 
parassita le complicazioni caratteristiche del¬ 
le forme amebiche, quali metastasi epatiche 
e di altri organi. 

Per la cura dell’affezione in parola autori 
meno recenti consigliano le irrigazioni inte¬ 
stinali con acido tannico. 


Parimenti è stato osservato che varie altre 
sostanze esercitano un’azione tossica sul paras¬ 
sita, tra queste il permanganato potassico, lo 
acido acetico, lo iodio, l’olio di chenopodio. 
Prowazek usò con ottimo risultato il chi¬ 
nino sia per clistere, sia per via orale. Viene 
pure consigliato il timolo, aneli esso per cli¬ 
stere : nel caso descritto da Vanni si ottenne 
con questo medicamento una rapida guarigio¬ 
ne, con assenza assoluta dei fenomeni di in¬ 
tolleranza proprii di questa sostanza usata per 
via orale. 

Autori più recenti hanno sperimentato con 
successo l’emetina di cui è ben noto l’alto 
potere curativo nelle forme amebiche. Ambe¬ 
due queste affezioni, colite di Balantidium 
e colite amebica, come hanno evidenti analo¬ 
gie di comportamento clinico e anatomo-pato- 
logico egualmenjte si sono dimostrate effi¬ 
cacemente influenzabili dalla somministrazio¬ 
ne della stessa sostanza. Come l’emetina, dà 
risultati indiscussi l’ipecacuana. Da questo 
medicamento Brenner, in quattro casi di sua 
osservazione, ha ottenuto splendidi risultati. 

Nel nostro malato — come ho riferito — 
abbiamo usato l emetina nella dose di centi- 
grammi 4 al giorno con ottimo risultato. 

Il caso che abbiamo descritto ci sembra di 
notevole interesse sia per la rarità delle os¬ 
servazioni di questo genere, sia ancora per¬ 
chè ci dimostra quale importanza possa ave¬ 
re un esame microscopico delle feci in tutti i 
casi di affezioni intestinali acute o croniche. 
Non si può negare infatti che l’alto potere pa¬ 
togeno del Balantidium coli e la sua diffu¬ 
sione cosmopolita contrastano con la scarsez¬ 
za delle osservazioni registrate dalla lettera¬ 
tura. In realtà forse l’affezione è molto più 
frequente, ma passa inosservata in mancan¬ 
za di un esame delle feci. Occorre ancora ri¬ 
cordare che talvolta la balantidiosi può de¬ 
correre con sintomatologia diversa da quella 
di una comune colite. Cito per tutti il caso 
di Vanni in cui mancavano completamente 
fenomeni dissenterici e dove soltanto il riscon¬ 
tro di una eosinofilia indusse il sospetto di 
una forma intestinale che all’esame delle feci 
risultò dovuta a Balantidium. E ciò può dirsi 
egualmente per diversi altri parassiti inte¬ 
stinali, quali la Giardia e il Chilomaslix ai 
quali con. notevole frequenza dev’essere attri¬ 
buita l’origine di forme dissenteriche associate 
o no a fenomeni generali di intossicazione, 
quali cefalea, vertigini, ecc. 

Il capitolo della patologia intestinale — 
come accennavo al principio del presente la¬ 
voro — ha subito negli ultimi anni profonde 



Anno \\\I\, Num. 24) 


SEZIONE PRATICA 


925 


modificazioni. Ciò è merito indubbio della 
osservazione diretta, della ricerca degli agenti 
et iologici, dello studio delle lesioni anatomo- 
pabdogidie. 11 campo è senza dubbio assai 
vasto e non possiamo pre\edere a quali ulte¬ 
riori conoscenze ci porterà in avvenire: a noi 
basta aver indicato modestamente e da un 
punto di vista eminentemente pratico, l’im¬ 
portanza ili un esame di laboratorio che in 
virtù di una tecnica semplicissima può por¬ 
tarci ad un esatto concetto diagnostico non 
altriinenti realizzabile. 


RIASSUNTO. 


L A. riporta un caso di colite da « Balanti- 
dium coli », osservato nell’ospedale « M. Bu- 
lalini » di Cesena. Tratta della sintomatologia 
clinica di questa affezione, della morfologia 
del parassita e delle lesioni analomo-patolo- 
gielle da esso prodotte. Il caso descritto (il 
settimo in Italia) è di notevole interesse — se¬ 
condo LA. — sia per la rarità delle osserva¬ 
zioni di questo genere, sia perchè dimostra 
quale importanza può avere agli effetti di un 
esatto concetto diagnostico l’esame microsco¬ 
pico delle feci nelle lesioni del grosso inte¬ 
stino. 


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2. Dopteii. La Baiatitidiase. Annals de Moderine. 

tome XVI, n. 4, 1921. 

3. Eic.iionsT. Trai iato di Patologia e Terapia. Ed. 

Val lardi, 1888. 

4. M wer-Fiunchini. Malattie esotiche. U. T. E. T., 

1926. 

5. Penso. Sulla palo gè ni cita del B. c. Policlinico, 

Sez. prat., n. 8, 1931. 

6. Vanni. Con' riha lo alta conoscenza della baiati li¬ 

diosi umana. Riforma Medica, n. 4, 1931. 


Interessante pubblicazione: 

Dott. VIRGINIO DE BERNARDINI 

Ten. Col. Medico, 

presso la Direzione Generale di Sanità Militare 

RAPPORTI FRA MALARIA 
E TUBERCOLOSI 

Volume ili pagine 144. Prezzo L. 18, più le 
spese postali rii spedizione. Per i nostri abbonati 
sole L. 15,25 in porto franco. 


Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
stale Succursale diciotto. ROMA. 


APPARECCHI E STRUMENTI NUOVI. 

Ago da puntura esplorativa perforatore 
del cranio. 

Dott. Guido Ecidi, Chirurgo PrLunario del- 

I Ospedale di S. Spirito in Roma. 

I na piccola punta di trapano messa in azio¬ 
ne da un motore elettrico fora facilmente il 
cranio ed i suoi tegumenti; un ago introdotto 
nel foro fatto dal trapano penetra nell’interno 
del cranio e serve tanto ad aspirarne il con¬ 
tenni o come a farvi iniezioni. 

L’anestesia locale basta a rendere indolore il 
piccolo alto. Esso sarebbe veramente mollo 
semiplice se qualche volta non si incontrasse 
difficoltà a sostituire l’ago alla punta di trapa¬ 
no. Estrtta la punta del trapano, se le parli mol¬ 
li siano spesse, il foro cutaneo può subire spo¬ 
stamenti rispetto al foro osseo; oppure l’ago 
può seguire una direzione alquanto diversa 
da quella che aveva la punta del trapano. Al¬ 
lora l’ago introdotto nel foro cutaneo, non in¬ 
contra più il foro osseo. Qualche volta, dopo 
ripetati tentativi, occorre ripetere la perfora¬ 
zione e qualche altra volta si è costretti ad 
incidere le parti molli. 

Numerosi artifici sono stali ideali per faci¬ 
litare la ricerca del foro osseo atlra\erso il 
loro cutaneo: essi consistono iteli’immobiliz- 
zare le parti molli contro lo scheletro con 
bende o con apparecchi (Neisser, Borchardt). 
Oppure nel Fin tradurre attraverso il foro .cuta¬ 
neo una guida che, seguendo la punta di tra¬ 
pano, giunge fino al foro osseo; estrarre poi 
la punta ili trapano e ritrovare il foro osseo 
seguendo la guida (Unger, Pavr, Goetze). 

\ me è sembrato che ogni difficoltà sarebbe 
scomparsa usando come punta di trapano lo 
>lesso ago da puntura esplorativa. 

La differenza tra la resistenza del materiale 
osseo e quella del metallo che compone i co¬ 
muni aghi ani facevano supporre che un co¬ 
mune ago, innestato sull’asse di un motore e 
ruotato velocemente, sarebbe sialo capace di 
forare un osso, purché avesse avuto una pun¬ 
ta analoga a quella dei trapani. Ne ho fatto 
la prova ed ho trovato die le mie supposi¬ 
zioni erano giuste. 

L’ago però non poteva più servire ad aspi¬ 
rare, perchè la segatura ossea ne ostruiva il 
lume. 

Allora vi ho introdotto un mandrino e mi 
sono servito del manico del mandrino per con¬ 
tri ungere il padiglione dell’ago all’asse del mo¬ 
tore. 1 ■ ' •* ' *: 

In lai- modo l'ago penetra-egiiàlmehte bene 


926 


«IL POLICLINICO )) 


[Anno \\\I\, Num. 24; 


nel cranio; una volta penetrato si toglie il 
mandrino e si mette al suo posto una comune 
siringa. 

La preparazione e l’uso di tali aghi è tanto 
più facile quanto più gli aghi siano grossi e 
corti, ma riesce anche quando siano lunghi e 


i ventricoli e ad asportare a scopo diagnostico 
piccoli tratti di cervello o di neoplasmi. An¬ 
che al di fuori del cranio può servire alla 
diagnosi di tumori, cisti ed ascessi ossei. 

In casi di anchilosi vertebrali può essere 
usato per punture del sacco durale spinale. 




sottili: ne ho alcuni lunghi circa cm. 10 e 
del diametro di mm. 1. L’occhio dell’ago ri¬ 
mane distante dalla punta circa mm. 1. 

Oltre che per la ricerca di ematomi e di 
ascessi, di cisti meningee e di ogni raccolta 
liquida patologica, l'ago può servire a pungere 


RIASSUNTO. 

Modificata la punta di un cornarne ago, ha 
potuto servirsi di esso come di una punta di 
trapano per forare il cranio e far punture e- 
splorative. 

















[Anno XXXIX, Num.. 24] 


SEZIONI-; PRATICA 


927 



rrc. 4. — Perforazione del cranio. 



Fig. ». — Punìura esplorativa attraverso l'apro perforatore. 



928 


« ir, POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. *24' 


SUNTI E RASSEGNE. 

ONCOLOGIA. 

Sulla trasformazione di cellule normali in 
cellule di tumori maligni al di inori 
dell’organismo. 

(G. Di Macco. Rivista Sanitaria Siciliana, 1" 
aprile-1932). 

Le recenti ricerche sulla trasformazione ma¬ 
ligna di cellule (normali, nel l'organismo e in 
vitro, nelle culture di tessuti, hanno orinai as¬ 
sunto tale importanza, nel campo della fisio¬ 
logia e della patologia, che appare opportuno 
anche per il medico pratico, l’avere una cono¬ 
scenza, seppure- sommaria e sintetica, degli ap¬ 
passionami problemi che le possibilità di cul¬ 
tura dei tessuti hanno destato. 

In una prima fase di ricerche l’attività de¬ 
gli studiosi si era fermata, all’allestimento di 
culture di, tessuti normali, poi di culture di 
tumori, sarcomi e carcinomi spontanei del- 
1 uomo e degli animali da laboratorio. Venne 
così osservato che, sotto l’azione di determi¬ 
nate condizioni ambientali le cellule coltivate 
in vitro possono presentare profonde altera¬ 
zioni morfologiche e funzionali trasmissibili 
indefinitamente nelle culture stesse; e che, 
mediante estratti e ultrafiltrati di tumori è 
possibile conferire in vitro, ad elementi cel¬ 
lulari normali, i caratteri di elementi cellulaii 
maligni, controllati mediante l'innesto negli a- 
niinali recettivi. Nel frattempo le indagini sul- 
l’etiologia del cancro portavano alla scoperta 
dei tumori sperimentali da agenti chimici fatti 
agire cronicamente nell’organismo vivente e 
le ricerche furono dirette a provocare in vivo 
la trasformazione maligna di cellule embrio¬ 
nali innestate con catrame ed altre sostanze 
chimiche. 

Le cellule dei tessuti, al pari delle cellule 
germinali sono potenzialmente immortali, per¬ 
chè 'possono moltiplicarsi indefinitamente se 
vengono sottratte alla influenza inibitrice che 
sul loro accrescimento esercitano i liquidi cir¬ 
colanti nell’organismo. Lo sviluppo delle cul¬ 
ture dei tessuti è influenzalo da numerosi fat¬ 
tori, il cui studio è di notevole importanza per 
indagare le cause della suddivisione cellulare, 
che è il problema base dell’etiologia dei neo¬ 
plasmi. É perciò che il criterio morfologico, 
che sino ad alcuni anni or -sono ha dominato 
nell'indirizzo delle ricerche di citologia è sta¬ 
to oggi integrato dalla conoscenza delle alte¬ 
razioni del metabolismo, che indubbiamente 
sono alla base di numerose questioni di pato¬ 
logia cellulare. 

Ed infatti l’equilibrio fisico-chimico del 
mezzo influenza Lanciamento dello sviluppo 
cellulare, attraverso variazioni, anche lievi, dei 
Ph, della tensione superficiale, della concen¬ 
trazione molecolare e della conducibilità elettri¬ 


ca del mezzo. È stato sufficiente in molti casi 
modificare l’ambiente nutritivo per determi¬ 
nare una profonda trasformazione nella vita 
della cultura; e se nell’indagine dei fattori dei- 
I anaplasia si vuole risalire alle cause ci si tro¬ 
va dinanzi a problemi di carattere biochimico 
per delucidare una questione di carattere mor¬ 
fologico e funzionale. 

•Velie culture di cellule in vitro sono stati 
coltivati quasi lutti i tessuti dell’organismo, 
ma sin dall’inizio si è tentata con successo an¬ 
che la coltura delle cellule dei tumori. Si può 
dire che ormai lutti i tumori noti, trasmissibili, 
sono stati coltivati con successo, e, in base al 
ricco materiale bibliografico che ora è possi¬ 
bile raccogliere, si deve ritenere che gli ele¬ 
menti di carcinomi e «sarcomi non presentano, 
in quanto a vitalità delle culture, alcuna dif¬ 
ferenza con gli elementi di tessuti normali. 
La proliferazione presenta spiccate analogie 
con quella del tessuto embrionale come del re¬ 
sto era prevedibile. 

Ma per quali caratteristiche una cultura di 
cellule cancerigne si differenzia da una cultura 
di tessuti normali? Nessuna differenza quali¬ 
tativa. è sicuramente dimostrabile nelle cul¬ 
ture di tumori rispetto a quelle di cellule nor¬ 
mali e varie proprietà fondamentali sono co¬ 
muni ai due tipi di cellule. Ma se da un lato 
le cellule maligne, per molti caratteri, non si 
distinguono da quelle normali, dall’altro le ri¬ 
cerche sugli espianti hanno dimostrato pro¬ 
fonde differenze funzionali, che indicano co¬ 
nile la cellula tumorale segua soltanto in al¬ 
cune manifestazioni le norme che regolano la 
vita delle cellule normali. Le cellule dei tumo¬ 
ri, coltivate in vitro, dimostrano in genere, ri¬ 
spetto a quelle normali, una maggiore sensibi¬ 
lità di fronte alle cause modificatrici esterne. 
Così l’accrescimento di un espianto di tumore 
cessa se viene abbassata la tensione di ossige¬ 
no ad un grado al quale le cellule normali 
continuano a proliferare indisturbate. 

Le variazioni del Ph si fanno risentire più 
nelle colture di tumori che in quelle di tes¬ 
suti normali, come le variazioni termiche, ver¬ 
so cui le cellule maligne dimostrano una spic¬ 
cata sensibilità. 

Una. diecina di anni or sono Parrei ed Ebe- 
ling furono colpiti dal fallo che in colture pure 
di leucociti nucleari mobili (istiociti di 
Aschoff) comparivano fibroblasti fissi istogeni. 
Questa osservazione spinse gli AA. ad ottenere 
nelle culture la trasformazione permanente del¬ 
le cellule di un tipo in quelle di un altro, pro¬ 
prietà che si dimostrò in molti casi reversibile. 

Si vide inoltre che quelle cellule normali, 
che hanno in comune con le cellule di tumori 
il maggior numero di caratteristiche, sono più 
delle altre soggette a modificazioni della forma 
e delle proprietà biologiche. Queste ricerche di¬ 
mostrando in vitro la possibilità di trasforma¬ 
re a. piacimento le caratteristiche culturali di 




[Anno X\\I\, Num. 24] 


SEZIONI-: PRATICA 


929 


elementi sanguigni e di elementi conneltivaii 
mediante opportune modificazioni dell’ambien¬ 
te, costituivano un primo passo nella imposta¬ 
zione del problema del cancro sotto un nuovo 
punto di vista, in quanto giusti fica vano la spe¬ 
ranza di ottenere in vitro la trasformazione 
maligna di cellule normali. 

Si è riusciti così ad ottenere, in vitro , li tra¬ 
sformazione maligna di tessuti normali, me¬ 
diante 1 aggiunta di filtrati di tumori: ma que¬ 
sto fenomerro perde di importanza se si pensi 
che quel « quid » che è la causa della riprodu¬ 
zione delle cellule tumorali possa attraversare 
la candela e ritrovarsi nel filtrato. Più impor¬ 
tanti sono invece le ricerche con le quali si è 
determinata in vivo la formazione di neoplasie 
da- tessuto embrionale innestato, per influenza 
di stimolazioni varie, principalmente di natura 
chimica. È moto come i tentativi di innesto di 
solo tessuto di embrione, eseguiti da oltre un 
cinquantennio per verificare l'ipotesi di Du- 
rante-Conbeim, siano costantemente risultati 
negativi. 


Askanazy tu il primo che pensò di aggiunge¬ 
re al tessuto, al momento dell'innesto, una so¬ 
stanza capace di -modificare il decorso dello svi¬ 
luppo del tessuto innestato. 

Egli, mediante l'innesto di poltiglia di em¬ 
brione, trattata con etere o con idrato di clora¬ 
lio, provocò la formazione di tumori maligni, 
non metastatici. \cl 1925 Earrel riusciva a ii- 
produrre veri sarcomi nei polli, con l’innesto 
di tessuto embrionale e -a contemporanea ino¬ 
culazione di catrame. 

Più adatto del catrame, nel provocare l’in¬ 
sorgenza di tumori dal tessuto embrionale, è 


risultato l’arsenico. I tumori da arsenico di 
Parrei, attraverso numerosi trapianti in vivo, 
hanno conservata intatta la malignità con una 
elevatissima percentuale di attecchimento. Un 
altro veleno oncogeno, largamente sperimen¬ 
talo, è bindolo. 

È così da litenere dimostrala, principalmen¬ 
te per opera di (/aerei, la possibilità di fare in¬ 
sorgere nel l'organismo vivente tumori mali¬ 
gni da innesto di tessuto embrionale sotto l'in¬ 
fluenza di agenti chimici svariati. Stimoli aspe- 
cifiri quindi, di natura chimica-, unitamente ai 
principi che attivano le proliferazioni conte¬ 
nute nel tessuto embrionale, in determinate 
condizioni, possono determinare nell’organi¬ 
smo la trasformazione di elementi normali in 
cellule di tumori. 


Appariva- pertanto logico il tentativo di tra¬ 
sformare in vitro, come era «stato fatto in vivo, 
cellule normali in cellule di tumori mediante 
stimoli aspecifici falli agile sulle culture dei 
tessuti. 1 risultati delle ricerche di Parrei, Fi¬ 
scher, Laser hanno superata ogni previsione: 
non solo con mezzi chimici, ma anche utiliz¬ 
zando i raggi Hòntgen si è riusciti a trasforma¬ 
le colture di embrione di pollo in colture sar- 
comatose. Varie sono le; interpretazioni formu¬ 


late per spiegare il meccanismo intimo della 
cancerizzazione al lume delle nuove ricerche. 
Secondo Parrei le sostanze oncogene come il 
catrame, 1 arsenico, bindolo o i composti che 
essi formano con i costituenti dei tessuti, a 
contatto di cellule in attività proli ferativa, 
possono eccitarle in modo che in esse insor¬ 
ga un principio, un quid che abbia il potere 
di autori prodursi. Questo quid stimolerebbe le 
cellule alla moltiplicazione atipica, che, per¬ 
tanto, verrebbe ricondotta ad un disordine del 
metabolismo capace di ripetersi indei in i lamen- 
le una volta iniziato. Tale spiegazione è da 
accettarsi come una pura ipotesi di lavoro, co¬ 
me soddisfazione di una esigenza, dello spirito 
umano che sente imperiosa la necessità di dare 
una spiegazione, sia pure inconsistente, ai fe¬ 
nomeni che osserva, come punto di appoggio 
onde poter continuare nella- disperata corsa 
alla soluzione di questo problema, che appas¬ 
siona e appassionerà ancora per molli anni gli 
studiosi di lutto il mondo. G. La Cava, 

Sulla diagnosi precoce del cancro dello 
stomaco. 

(IL Paolucci. Gazz. degli Osp. e delle (Min., 

31 gennaio 1932). 

È ormai assodato che soltanto la diagnosi 
precoce di un cancro dello stomaco può forse 
salvare un indiv iduo dalla morte, permei fendo 
un intervento chirurgico efficace in quanto 
tempestivo. L'A. prende occasione dalla pre¬ 
sentazione di tre casi di cancro dello stoma¬ 
co con differente) sintomatologia per mettere 
in evidenza il frequente polimorfismo che as¬ 
sume la sindrome da epitelioma gastrico allo 
inizio. 

In un caso si tratta di un uomo di 7<) a. clic 
da 5 mesi aveva cominciato a notare dopo i 
pasti lieve bruciore e senso di peso all’epiga¬ 
strio: nei primi quattro mesi mai vomito nè 
nausea, sintomi che si sono invece appalesati 
all'ultimo mese. Il vomito era talmente insi¬ 
stente che il paz. si dovette limitare alla so¬ 
la alimentazione liquida. 

AilbE. 0. condizioni generali scadentissi¬ 
me: addome avvallato a barda-; in corrispon¬ 
denza dell’epigastrio tumore grosso quanto una 
arancia, liscio, rotondeggiante. 

Evidente la diagnosi di cancro dello stoma¬ 
co: nè si poteva pensare ad un fatto ulceroso 
con massa di infiammazione reattiva per la 
mancanza assoluta di dolori e per la storia, 
breve e non periodica. Difficilmente poteva 
trattarsi di un cancro del piloro: la- pratica in¬ 
segna che in questa forma il vomito, se non 
è spesso il primo segno di allarme, compare 
tuttavia precocemente; qui invece sono stati 
necessari 4 mesi prima di giungere alla ste¬ 
nosi. L’atto operativo dimostrò infatti un tu¬ 
more carnoso ulceralo che occupava, tutta la 
regione dell’antro e buona parte del corpo del- 


« II. POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 24] 


930 

10 stomaco. Su questo caso possono l'arsi uti¬ 
li considerazioni e cioè: 

1) non esiste alcun rapporto fra gravila 
dei sintomi e diffusione del tumore: in que¬ 
sto caso il tumore era imponente e i sinto¬ 
mi quelli di una dispepsia- banale; 

2) non esiste errore più grave di quello 
di voler giudicare della operabilità o meno di 
un cancro dello stomaco dalla palpabilità o 
non del tumore: i resoconti della Clinica Mayo 
parlano in questo senso: in questo caso il p. 
dopo 4 mesi dall'operazione è in ottime con¬ 
dizioni; 

3) quando in un soggetto oltre i 45 a. 
si iniziano senza causa apparente dei distur¬ 
bi dispeptici, sia pure bana i, è necessaria una 
indagine radiologica 1 , che può rivelare ira can¬ 
cro all’inizio. 

Nel 2° caso si tratta di una malata di 77 a., 
con anamnesi remota negativa, in cui l’ini¬ 
zio della malattia risaliva a quattro mesi pri¬ 
ma quando la p. ebbe una scarica diarroica 
improvvisa, subito dopo un pasto. Tale diar¬ 
rèa si è ripresentata da al loi a subito dopo 
ogni pasto, spesso presentandosi di colorito 
nerastro. 

Solo nell'ultimo mese sono comparsi i do¬ 
lori a sede nettamente epigastrica e senza ir¬ 
radiazioni di sorta-, a tipo continuo, indipen¬ 
dente dalTingestione dei pasti. 

All’e. o. cond. gen. scadentissime: alla pal¬ 
pazione dell’addome si ha la sensazione di un 
cilindro duro e sottile posto obliquamente 
dall’alto in basso e da sinistra a destra nel¬ 
l’epigastrio, scarsamente spostabile. Ingerito 

11 pasto di prova, non si riesce ad estrarlo 
perchè assente dallo stomaco. 

Esiste dunque un’in sufficienza del piloro 
per cui l’alimento non si sofferma nello sto¬ 
maco ma passa subito nell’intestino: ed è que¬ 
sta la causa della diarrea accusata dalla pa¬ 
ziente subito dopo i pasti. 

Varie sono le cause che possono dare origine 
alla diarrea prandiale : esiste una diarrea pran- 
diale degli iaicloridrici in cui venendo a man¬ 
care il controllo acido del piloro questo si apre 
prima del tempo e permette il passaggio ad 
un chimo fisicamente, chimicamente e batte¬ 
riologicamente irritante, per cui l’intestino 
reagisce con la diarrea: in tali casi basta la 
somministrazione di Hcl per troncare il sinto¬ 
nia. Esistono poi le diarree prandiali degli 
ipercinesici, nei quali il chimismo gastrico è 
normale, ma l’esame radiologico rivela uno 
stomaco -che si svuota troppo presto; il risul¬ 
tato è lo stesso ma in tali casi è la codeina 
o la belladonna che ha ragione della diarrea. 
Analoghe sono le diarree post-prandiali degli 
ipercloridrici in cui è la secrezione acida ecces¬ 
siva dello stomaco che giungendo a suo tem¬ 
po nell’intestino provoca la diarrea. 

Nel caso dell’A. la diarrea è da attribuirsi 
invece ad una insufficienza del piloro consta¬ 


tata clinicamente e radiologicamente. L’insuf¬ 
ficienza del piloro può derivare da lesione or¬ 
ganica locale, da disturbo organico per le¬ 
sioni di vicinanza, o da un fatto funzionale. 

Nella paziente i dati clinici e radiologici 
parlano per un tumore tubolare interessante 
il piloro ed estendentesi in alto verso lo sto¬ 
maco: la possibilità di fatti ulcerosi e reattivi 
locali è anche da escludersi per la storia remo¬ 
ta completamente negativa. Si tratta quindi 
di una forma speciale di -cancro dello stoma¬ 
co, la Unite plastica, sulla cui vera origine, se 
cioè infiammatoria o n-eoplasica ancor oggi si 
discute. Anche in questo caso la diagnosi di 
cancro dello stomaco si sarebbe potuto fare 
molto prima qualora si fosse pensato, come è 
di dovere in ogni caso di diarrea ritmata in 
cui si può escludere una condizione coleci¬ 
stica e appendicolare cronica o uno stato di 
gastrite ipercloridrica o acloridrica, alla pos¬ 
sibilità di una insufficienza pilorica di natura 
neoplastica. 

Nel terzo caso si tratta di un malato di 59 
anni in cui la sintomatologia, risalente a 3 me¬ 
si prima, erasi iniziata con astenia, capogiri 
c vomito, dapprima acquoso poi alimentare. 
Mai dolori, uè pirosi; soltanto dopo i pasti, 
finché il vomito non sopraggiungeva, senso 
di peso all’epigastrio. 

L’e. o. dimostra un notevolissimo deperi¬ 
mento del paziente: nel resto è coni (lieta¬ 
mente negativo. 

Lai diagnosi di stenosi neopla-st i ca del pilo- 
io balza evidente: le stenosi cicatriziali da 
ulcera hanno infatti una storia- che il p. non 
riferiva. Ma se la diagnosi era chiara d'emblée, 
perchè si è atteso tanto per affidare il p. nel¬ 
le mani del chirurgo? È necessario che il me¬ 
dico pratico, quando si trova in presenza di un 
individuo di età matura, il quale accusi sen¬ 
za ragioni apparenti, dimagrimento, astenia, 
anoressia e disturbi gastrici o intestinali ten¬ 
ga presente la possibilità di un tumore ga¬ 
strico e, magari senza avvertirne il malato, ri¬ 
chieda un’indagine radiologica accurata. Solo 
così la chirurgia potrà aumentare il numero 
delle sue brillanti vittorie nella lotta contro il 
terribile male. G. La Cava. 


Sintomatologia e diagnosi del tumore del¬ 
l’intestino crasso. 

(H. Steindl. Wieii. I\l. Woch., 41, 1931). 

L’A. ritiene che qui, più che in qualsiasi 
altro campo della medicina, è necessaria una 
diagnosi precoce. 

Le statistiche di varii Autori concordano 
nel ritenere che la localizzazione più frequente 
sia il sigma, poi il cieco; i sintomi più carat¬ 
teristici sono: la presenza di un tumore pal¬ 
pabile (cieco e sigma sono zone facilmente 
accessibili) e resistenza di crampi o di coli¬ 
che dolorose addominali che sono talora il 



[Anno XXXIX, Num. 24i 


SEZIONE PRATICA 


931 


primo sintonia: anche frequente è la stipsi, 
sintonia troppo trascurato dal malato c dal 
medico, più rara è la diarrea; rarissimo 1 ab¬ 
bassarsi di diarrea e stipsi. Neppure frequen¬ 
te è la constatazione — da parte del malato — 
della presenza di sangue, muco o pus nelle 
feci: la comparsa di questi sintomi è tanto 
>iù evidente quanto più bassa è la sede della 
ocalizzazione neoplastica; la ricerca delle e- 
morragie occulte, non è sempre fatta, o per 
io meno non sempre con le dovute cautele 
(due giorni di dieta lattea prima, eliminazio¬ 
ne di altre origini di emorragia ecc.). 

Si noti d’altra parte che la comparsa della 
massa, i disturbi di canalizzazione e le emor¬ 
ragie sono sintomi di un tumore già avanza¬ 
lo: i sintomi iniziali (perdita dell’appetito, 
stipsi, senso vago di tensione ecc.) non sono 
tali da imporsi all’attenzione del medico: ep¬ 
pure è proprio in questi casi che bisogna esa¬ 
minare i malati con pazienza e ostinatezza, a 
intervalli regolari di tempo; nè ci si arresti di 
fronte all’età giovane, che può anche essa, 
sebbene di rado, venire colpita. 

L’anamnesi accuratamente raccolta ci può 
Tornire un nuovo elemento di diagnosi, se ci 
rivela resistenza di una disposizione al cancro. 

1 disturbi di canalizzazione «sono diversi, a 
seconda della sede del tumore : quando que¬ 
sto è localizzato nel cieco o nel tratto ascen¬ 
dente del colon, il materiale intestinale, for¬ 
mato dal chimo semifluido passa, senza ecces¬ 
sive difficoltà, anche attraverso stenosi serrate; 
- quando il tumore è sul sigma, o in vicinanza 
dello sfintere, le feci, ivi ormai solidamente 
costituite, trovano un ostacolo grave anche in 
stenosi di modico grado; se c’è vicino uno 
sfintere, il suo spasmo aumenta i fenomeni di 
occlusione : occlusione e spasmo spiegano per¬ 
chè queste localizzazioni « basse » siano par¬ 
ticolarmente dolorase. 

Va pure notato che il punto in cui il ma¬ 
lato localizza i dolori non è sempre quello 
della sede del tumore; e questo perchè i tu¬ 
mori del sigma, respingendo i gas e provocan¬ 
do stasi a monte fanno comparire senso di pe¬ 
so e di dolore anche nella regione inguinale 
destra. 

Le stenosi ileocecali dànno lall’addome una 
forma globosa, quelle del sigma e del retto 
una sfiancata; la mobilità della massa neopla¬ 
stica cessa, appena il processo neoplastico ha 
invaso i tessuti circostanti. Non solo il fatto 
della stenosi può essere causa di dolori, ma 
anche la stasi e la tensione dei gas, e la com¬ 
pressione o l’infiltrazione dei tronchi nervosi 
(irradiazioni dolorose). 

L’esame radiologico non dà un reperto ca¬ 
pace di formulare una diagnosi precoce; può 
anche trarre in inganno e, quando la stenosi 
è avanzata, il pasto opaco aumentando la sta¬ 
si, può dare fenomeni dolorosi, l’unico vero 
merito di questo esame è quello di distingue¬ 


re se l'alterazione è realmente intestinale, o 
se esistono lesioni di altri organi. 

Per quanto riguarda la diagnosi differen¬ 
ziale, 4 forme morbose, a sede cecale, possono 
creare pericolose confusioni; il tubercoloma 
del cieco, urna proliferazione cronica callosa 
postappendicolare, il carcinoma del cieco, e 
l'act ino micosi. 

Stanno per la tubercolosi del cieco: la lun¬ 
ga durata del male, le alternative di migliora¬ 
mento e peggioramento, le elevazioni termi¬ 
che, la presenza di altri focolai tubercolari e 
(criterio non assoluto) la giovane età, non è 
infatti sempre vero iche la tubercolosi preval¬ 
ga nel cieco prima del 4° decennio di età, e 
il tumore, dopo. 

L’actinomicosi dà un infiltrato d una durez¬ 
za caratteristica, che si diffonde rapidamente 
alle pareti addominali e alle glandole retrope¬ 
ritoneali, senza dar dolere: ascessi piccoli, 
multipli, possono comparire nell’infiltrato che 
tende a superficie lizzarsi. 

11 dolore e la sensibilità alla pressione di 
una mano che fa resistenza nella regione ce¬ 
rale, mentre le condizioni generali e locali mi¬ 
gliorano con una terapia conservativa (riposo 
a letto, cataplasmi e dieta) fa pensare ad un 
processo post appendicolare. 

Nei casi dubbi si ricorra alla laparatomia e- 
spl orati va. 

Quando il tumore è localizzato al sigma, la 
diagnosi differenziale è relativamente facile, 
perchè le altre malattie che possono, come lui, 
dare precoci segni di stenosi, sono agevol¬ 
iceli le depistate (stenosi da dissenteria, fles¬ 
sione da aderenze ecc.) la diagnosi in sè, in¬ 
vece, è difficile, se la massa neoplastica non 
si palpa chiaramente e non è raggiungibile 
coll’esame digitale: allora è necessario ricor¬ 
rere alla rettoscopia : e, se questa fallisce, alla 
laparatomia esplorativa. 

Particolarmente difficile a diagnosticarsi è 
la diverticolite, che si complica di solito con 
una pericolite e può dare fenomeni di stenosi, 
coliche dolorose, fugaci periodi di diarrea con 
muco ecc., insomma un quadro che ricorda 
quello del cancro; talora la viva dolenzia della 
massa palpabile e le elevazioni termiche fan¬ 
no pensale a un fatto infiammatorio: ma la 
diagnosi è spesso impossibile nè questo ha 
grande importanza pratica; giacché, una vol¬ 
ta accertata la stenosi, s’impone — Qualunque 
sia la causa — l’intervento operatorio. 

L’intervento dà ancora delle alte percentua¬ 
li di mortalità: ne è responsabile, in parte, 
la tardi vita della diagnosi. L’A. consiglia 1 — 
ad ogni modo — le operazioni radicali, piut¬ 
tosto che le palliative, a meno che non si ab¬ 
biano fenomeni di ileo acuto o cronico: per 
il cancro della flessura lienale. del colon la- 
scendente, del trasverso e del sigma, è consi¬ 
gliabile praticare l’operazione in due tempi. 

V. Serra. 


932 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno \\\I\ ; Num. 24 


GINECOLOGIA ED OSTETRICIA. 

N 

Sterilizzazione temporanea della donna col 
metodo biologico. 

(M. SciiTEiNGART e A. Peralta Ramos. ha 

Prema Med. Arg., 10 marzo 1932). 

Sterilizzazione delia donna significa 1 impos¬ 
sibilità a concepire, senza die siano evitati i 
rapporti sessuali. La sterilizzazione può essere 
temporanea o definitiva. È indicala la delini- 
liva nei casi di malattie incompatibili con la 
gravidanza o per Io meno che compromettono 
seriamente la salute o la vita della madre. È 
ancora discussa l'indicazione della sterilizzazio¬ 
ne temporanea per ragioni di miglioramento 
dell individuo, della società e della razza o per. 
condizioni economiche, come si fa in Russia. 

La sterilizzazione definitiva si ottiene me¬ 
diante procedimenti chirurgici ormai ben noti. 
Per lai sterilizzazione temporanea i metodi so¬ 
no vari: metodi preventivi (lavaggi, preserva¬ 
tivi, ecc.) di dubbia efficacia; metodi fisici 
(raggi X e radium) pericolosi per la difficoltà 
del dosaggio; metodi chirurgici e infine metodi 
biologici. 'Di cpiesti vari metodi quello che più 
risponde alle condizioni richieste da una buo¬ 
na sterilizzazione temporanea, di essere cioè 
inoffensivo, di facile applicazione e di una du¬ 
rala determinabile, è sicuramente il metodo 
biologico. In questi ultimi anni numerosi so¬ 
no stati gli esperimenti fatti con lo scopo di 
prevenire biologicamente la gravidanza. Vari 
anche i melodi usati, come, ad es., iniezioni di 
estratto di placenta, trapianto di o\aie di ani¬ 
mali, e Limmunizzazione per introduzione pa- 
renterale di spermatozoo È ormai un fatto per¬ 
fettamente stabilito che gli animali reagiscono 
biologicamente alla introduzione dei prodotti 
seminali, con formazione di prodotti biochi¬ 
mici di difesa. 

Dal limito di vista clinico Yogt sostiene che 
l'eccesso di prodotti seminali somministrati 
attravèrso i coiti ripetuti può portare alla ste¬ 
rilità della donna e che la- fecondità naturale 
viene ad essere riacquistata solo dopo un’asti¬ 
nenza sessuale prolungata. Si avrebbe cioè pel¬ 
le frequenti coabitazioni unai specie di immu¬ 
nità verso gli spermatozoo (ili AA. tenendo 
conto dei risultati ottenuti da vari ricercatori 
(Yan der Dyck. Forgelson, Mac Cartnei, kar- 
lascev) e basandosi sugli esperimenti da questi 
f®tti sugli animali hanno proceduto alla appli¬ 
cazione del metodo di sterilizzazione biologi¬ 
ca nella donna, iniettando per quattro volte, 
con due giorni di intervallo, dosi crescenti di 
spermatozoi morti, comincianfdo con trenta 
milioni e raddoppiando le dosi volta per volta. 

Di 110 donne iniettale 73 sfuggirono al con¬ 
trollo. Sulle 37 restanti la gravidanza mancò 
nelI’81 % per una durata fra G e 15 mesi: la 
gravidanza si ristabilì normalmente dopo que¬ 
sto periodo. Non si osservarono reazioni locali 


n,è generali degni (di considerazione. Velia 
maggior parte dei casi si è osservata precocità 
nel ritorno mestruale. Gli AA. concludono che 
i risultati ottenuti aprono un nuovo orizzonte 
per quanto si riferisce alla sterilizzazione fem¬ 
minile e che il metodo suddetto, può, se oppor- 
lunatamente perfezionato, rimpiazzare, pei la 
sua innocuità e facile 1 applicazione, tutti gli al¬ 
tri melodi di sterilizzazione. G. La Cava. 

Ricerche sperimentali sulla influenza della 
ipergliceinia e della ipoglicemia mater¬ 
na sul decorso della gravidanza e sullo 
sviluppo dei feti. 

(G. M. Corda. Annali di Ostetricia e Gineco¬ 
logia, 29 febbraio 1932). 

Gli autori del secolo passato negavano o 
ritenevano affatto eccezionale la gravidanza in 
donne affette da diabete mellito: risulta in¬ 
fatti anche dalle recenti statistiche (Seitz) che 
delle donne affette da diabete, in età sessual¬ 
mente attiva, appena il 50 % concepisce. \on 
ben definite sono però le cause che limitano 
la concezione: vengono imputate alterazioni 
funzionali ed anatomiche che gli organi ge¬ 
nitali di queste malate possono presentare: 
facile amenorrea, sclerosi delle ovaie, diminu¬ 
zione od assenza dei follicoli di Graaf, endo¬ 
metrite cronica, atrofici delibitelo. Nello stes¬ 
so senso agirebbero i disturbi generali ai qua¬ 
li va incontro l'organismo della donna per il 
modificato ricambio e che nelle forme accen¬ 
tuate conducono a stali di profonda atonia, 
notevole dimagramento ed alla frigidità. La 
gravidanza dovrebbe poi essere considerata 
per la donna diabetica una grave complicanza. 

Secondo Offergeld il 30 % delle gravide 
muoiono per coma, specie durante il parlo o 
nelle prime giornate di puerperio, ed il 20 % 
nei due anni successivi, ugualmente per co¬ 
ma o tbc. polmonare. 

In genere la mortalità per 'diabete della 
donna gravida, prima- della introduzione della 
terapia insul inica, veniva valutata dal 50 
al 55 %. 

Esistono però casi in cui, sottoponendo le 
donne ad opportuno trattamento, la gravidan¬ 
za non modifica il quadro della malattia e 
casi, per quanto eccezionali, in cui si notano 
persino miglioramenti e scomparsa del dia¬ 
bete in rapporto con l’evoluzione della gravi¬ 
danza, mentre, d’altro lato, numerose sono 
le forme di diabete clic si palesano durante 
la gestazione. 

La gravidanza della donna diabetica finisce 
spesso con l’aborto o col parto prematuro. 

Nè mancano le influenze dannose a carico 
dell’uovo: spesso si ha idramnios e la mor¬ 
tali là intrauterina dei feti, che vengono espul¬ 
si macerati, si calcola in media al 50 %. La 
maggior parte dei feti nati a termine raggiun- 


Anno XXXIX, Num. 24] 


SEZIONE PRATICA 


933 


gè uno sviluppo superiore alla norma e non 
sono rari i casi di vera macrosomiia.: ma no¬ 
nostante l'apparente floridezza, 1 ’80 % di essi 
soccombe dopo la nascita. 

La macrosomia di questi feti è dovuta, se¬ 
condo la maggioranza degli AA., ad un ec¬ 
cesso di zucchero che passa come materiale 
nutritivo dalla madre al feto e che da questo 
verrebbe immediatamente fissato sotto forma 
di grasso. 

Essendo questo lo stato delle conoscenze 
cliniche sull’argomento, riusciva indubbiamen¬ 
te interessante lo studio delle influenze che 
condizioni d'iperglicemia sperimentale, deter¬ 
minate in animali, possono avere sulla gravi¬ 
danza e sul prodotto del concepimento: è ciò 
che LA. ha fatto, tentando inoltre con ricerche 
collaterali di riprodurre il quadro opposto e 
cioè mantenendo gli animali, per tutta o per 
parte della durata della gravidanza, in uno 
stato di ipoglicemia. Ila così constatato che 
la introduzione per via sottocutanea di gr. 5 
di glucosio per Kgr. di peso deH’animale, de¬ 
termina nelle coniglie una i porgli ce mi a che 
dura in media dalle 3 alle G ore: questo trat¬ 
tamento, se protratto per un certo tempo, de¬ 
termina negli animali albuminuria e deperi¬ 
mento grave; se iniziato in coniglie nello stes¬ 
so giorno dell’accoppiamento determina steri¬ 
lità. Sottoponendo allo stesso trattamento co¬ 
niglie già gravide, l’ulteriore decorso della 
gravidanza ne viene ad essere dannosamente 
influenzato, potendosi avere sia aborto con e- 
spulsione di feti macerali, sia parto prema¬ 
turo con morie dei feti, subito dopo la na¬ 
scita, sia. parto a termine, ma con feti piccoli 
di scarsa vitalità. Tali effetti dellipergliceniia 
da iniezioni di glucosio si possono mettere in 
rapporto secondo l’A., con le condizioni d'in¬ 
tossicazione determinatesi nelle coniglie e col¬ 
le conseguenti lesioni renali. D’altra parie 
iniezioni di determinate quantità d’insulina 
(5 U.C.) ripetute due volte al giorno hanno 
provocato nelle coniglie una ipoglicemia, che 
si è mantenuta per 16-18 ore: tale ipoglicemia 
provocata in coniglie subito dopo l’accoppia¬ 
mento o quando la gravidanza era già avan¬ 
zata non ne ha impedito l’ulteriore decorso: 
i feti nati da questi animali hanno presentato 
un peso e uno sviluppo inferiore a quello 
dei feti normali. Questa iposomia può secon¬ 
do l’A., essere attribuita alla ipoglicemia ma¬ 
terna e al conseguente alterato ricambio ma- 
terno-fetale dei carboidrati ma non è da e- 
scludere che in parte sia 'dovuto ad azioni 
collaterali dell‘insulina. 

Se un appunto si può fare al lavoro dell’A., 
è quello, del resto messo in evidenza dall’A. 
stesso, di avere col suo metodo determinato 
uno stato di iperglicemja che non. corrispon¬ 
de a quello del diabete naturale, venendone 
ad essere soltanto una delle sue manifesta¬ 
zioni: per ottenere una iperglicemia corri¬ 


spondente a quella diabetica sarebbe stato ne¬ 
cessario ricorrere alla pancreasectomia : ma a 
questa operazione segue uno statò di mara¬ 
sma che impedisce l’accoppiamento e rende 
le ricerche particolarmente difficili. 

G. La Cava. 

L’anemia emolitica della grayl danza. 

(L. J. Witts. The Lancet, 2G marzo 1931). 

Malattia piuttosto rara, che non è in rap¬ 
porto con la tossiemia della gravidanza o con 
infezione pucrperale, sebbene vi possano es¬ 
sere un po’ di edema ed una moderata albu¬ 
minuria. 

Ne sono sintomi principali: stomatite, glos¬ 
site, faringite, vomito e diarrea. 1 primi stadi 
sfuggono all’osservazione; le pazienti ricor¬ 
rono al medico per il grande pallore e l’ane¬ 
mia aumenta man mano la malattia volge 
verso il suo acme. Si ha dispnea notevole, 
endemia, attacchi sincopali, cecità o paralisi 
transitorie, emorragie senza causa apparente, 
vomiti o diarrea incoercibili. I familiari sono 
soprattutto colpiti dal pallore mortale; l’esa¬ 
me del sangue rivela un’anemia megalocitica. 

La temperatura è febbrile durante tutto il 
periodo dell’anemia e ritorna alla normale 
quando si verifica il miglioramento. Il pal¬ 
lore ha una tinta itterica; si ha urobilinuria e 
presenza di derivati della bilirubina nelle feci 
e nelle urine. Milza ingrossata in un terzo dei 
casi, fegato ingrossato raramente. 

L’anemia, è del tipo plastico, con segni di 
rapida rigenerazione delle emazie, policroma- 
sia, basofilia puntata, emazie nucleate. L’as¬ 
senza dei segni di rigenerazione, specialmente 
dopo il parto è un segno mali ominis. Leuco¬ 
citi normali, o leucocitosi polinucleare; si ri¬ 
scontrano quasi sempre pochi mielociti; pia¬ 
strine diminuite ed anche assenti. 

In un terzo dei casi, si hanno porpora ed 
emorragie esterne (naso, gengive, tratto ga¬ 
stro-intestinale, vagina; la perdita di sangue 
durante il parto è però inferiore alla normale). 

Nel trattamento , si sono dimostrati ineffi¬ 
caci il ferro, l’arsenico, l’acido cloridrico. 

L A. osserva che, prima dell’introduzione del 
fegato in terapia, l’unico mezzo era la trasfu¬ 
sione di 4-500 cmc. di «sangue, da ripetersi fino 
al miglioramento; questo è scarso o nullo pri¬ 
ma. del parto, ma dopo di esso, si ha una ra¬ 
pida e completa guarigione. 

Sul valore terapeutico della terapia col fe¬ 
gato, non vi sono prove decisive; sembra che 
sia realmente utile, sia con la somministra¬ 
zione diretta del fegato che «con quella degli 
estratti. Tale terapia va combinata con la tra¬ 
sfusione. 

Discutibile «è Futilità deH’intjermzione di 
gravidanza. È un fatto che la malattia non 
cessa se non dopo il parto, ma non bisogna 
dimenticare che lo « shock » dell operazione 


934 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 24} 


c spesso mortale. È opportuno tener presente 
che la malattia non è tanto letale quanto si ri¬ 
tiene da molti e che anche la maggior parte 
dei bambini isi salvano e crescono bene. Vi 
sono state donno che sembravano moribonde 
e che dopo il parto sono guarite bene; la te¬ 
rapia conservativa sembra quindi da preferirsi. 

fil 

Le dismenorree della pubertà. 

(V. Riche. Rev„ frang. de gynéc. et obstétri- 

que, settembre 1931). 

La dismenorrea della pubertà compare al¬ 
l’inizio della prima mestruazione o qualche 
tempo dopo. La ritenzione dello scolo me¬ 
struale favorisce le infezioni che possono aver¬ 
si : perdite mucose, menorragie, salpingo-ova- 
riti. Spesso ne consegue la sterilità, provocata 
da] tappo mucoso della cavità cervicale; se si 
ha la fecondazione, è facile che avvenga l’a¬ 
borto. 

L A. consiglia un trattamento medico e chi¬ 
rurgico. 

Nella crisi dismenorroica. Impacchi caldo¬ 
umidi tiepidi del basso ventre, unzioni con li¬ 
nimento, 3 volte al giorno (Cloroformio, g. 12; 
fint. di oppio g. 10; Olio di giusquiamo, Olio 
di camomilla canforata, ana g. 60). 

Clisteri laudanizzati (125 cmc. di acqua con 
XV-XXX gocce di laudano); suppositori all’op¬ 
pio ed alla belladonna. Sedativi nei vini (gar- 
denal 10 cg.; antipirina 50 cg.). 

Riposo in letto. Combattere la costipazio¬ 
ne con lassativi meccanici (grani di lino, di 
psillio, olio di paraffina). 

Stato dismenorroico. Durante il mese, tutte 
le sere, compresse umide di acqua salata fre¬ 
sca 2 cucchiai di sale per litro di acqua), rico¬ 
prendo con taffetà gommato e cotone e la¬ 
sciando per tutta la notte). Irrigazioni tiepide, 
per 1 minuto e 1/2, seguite da un getto fresco 
(a 28°) di pochi secondi, oppure bagni freschi 
(da 30° a 28°) per 3 minuti; sono necessari 
60 bagni o doccie. Se possibile, cure termali. 

In caso di lesione anatomica evidente, in¬ 
tervenire (deviazione uterina, stenosi vera) ma 
soltanto dopo l’insuccesso del trattamento i- 
droterapico. 

Può essere utile l'opoterapia (Polv. di tiroi¬ 
de 2 cg. con polv. di ovaio 20 cg.) per 12 gior¬ 
ni al mese. Nei 15 giorni seguenti, X gocce, 
prima dei due pasti principali di tintura di 
viburnumi, con tint. eterea valerianica, ana. 
In caso di iperestesia gastrica sovrapposta, è 
utile la belladonna (Estr. di belladonna, cg. 
uno, Estr. di valeriana, q. b. per una pillola; 
da prenderne una prima dei due pasti princi¬ 
pali). Utili, in tal caso, sono le polveri cao- 
Iino-bismutate. 

Molte dismenorree che sembrano ribelli gua¬ 
riscono dopo il parto. 

fil. 


RESPIRAZIONE. 



trattamento dell’asma bronchiale. 


(M. Pehu e J. Valin. Le Journ. de Méd. de 

Lyon, 5 aprile 1932). 

L asma bronchiale è una malattia che si 
traduce clinicamente in un disturbo della fun¬ 
zione respiratoria. Ma perchè un soggetto di- 
venga asmatico è necessario che avvenga in 
lui una modificazione di natura in determina ta¬ 
cile crea ciò che si chiama il « terreno asmati¬ 
co ». È perciò che due ordini di provvedimenti 
terapeutici sono necessari : gli uni diretti a eli¬ 
minare la manifestazione esteriore dell’asma, 
ed è questo il trattamento sintomatico, banale 
e palliativo, dell accesso; gli altri, diretti non 
al sintonia, bensì alla causa probabile dell’a¬ 
sma, modificano invece il terreno organico che 
è servito di base all’affezione: è questo il trat¬ 
tamento vero della malattia asmatica. 

Trattamento sintomatico. L’asma bronchia¬ 
le nelle sue manifestazioni respiratorie può es¬ 
sere molto bene paragonata ad un attacco di 
nervi : oggi infatti comunemente si ammette 
che durante l’accesso si abbia uno squilibrio* 
del sistema vago-simpatico con predominio 
del vago. Tutta la terapia sintomatica, da ef¬ 
fettuare cioè durante le crisi, tenderà quindi 
a rinforzare l’azione indebolita del simpatico 
o moderare l’azione eccessiva del vago. 

L’adrenalina è oggi il medicamento più usa¬ 
to a questo scopo : per la sua azione eccito- 
simpatica essa- fa cessare lo spasmo bronchia¬ 
le, spasmo dovuto ad una paresi del simpatico-;: 
inoltre per la sua azione vaso-costrittiva sop¬ 
prime il disturbo vasomotorio che si produce 
a livello dei bronchi (fatto constatato alla- 
broncoscopia). ■ 

Deve essere -riservata ai grandi accessi : via 
preferita è la intramuscolare per la rapidità ed 
intensità dell’effetto; dose da 1/2 a 1 mgr. ri¬ 
petute ad intervalli di mezz’ora. Dose massi¬ 
ma : 3 mgr. nelle 24 ore. Si può anche som¬ 
ministrare, alle stesse dosi, per bocca, per sup¬ 
positori, per inalazione nasale. Alcuni AA. 
completano l’azione della adrenalina associan¬ 
dola all’estratto di ipofisi, • che favorisce il 
giuoco del polmone, decongestionando i vasi, 
e impedendo così la congestione -passeggera 
dei polmoni prodotta dall’adrenalina sola. La- 
formula- è: Adrenalina mgr. 1, estratto di ipo¬ 
fisi ctgr. 4, siero artificiale c.c. 1, da usare 
2 o 3 volte nelle 24 ore. Heckel preferisce al¬ 
l’adrenalina pura L estratto surrenale, totale, 
disalbuminizzato, privato cioè delle sostanze a- 
nafilattizzanti. 

L’efedrina , che da qualche anno- è entrata vit¬ 
toriosamente nella terapia dell’asma, ha con 
l’adrenalina, analogie spiccate; ha su quest'ul¬ 
tima il vantaggio che, somministrata per via 
boccale, conserva intere tutte le sue proprietà- 
antiasmatiche (il suo assorbimento non è im- 


[Anno XXXIX, Num. 24] 


SEZIONE PRATICA 


935 


pedito dal fegato, comic avviene per l’adrena¬ 
lina). 

Inoltre la sua azione è più durevole. 11 sol¬ 
falo o cloridrato di efedrina si somministra in 
compresse contenenti ciascuna 25 mgr. della 
sostanza (dose massima nelle 24 ore, 50 ctgr.) 
oppure per iniezione ipodermica (3 ctgr.). Se¬ 
condo i vari AA. la sua azione nelle grandi 
crisi è pressoché nulla, mentre è particolar¬ 
mente efficace nei piccoli accessi, nelle forme 
recenti e moderate, nell’asma anafilattico e 
nell’asma infantile. Ma veramente notevole è 
l’azione squisitamente preventiva che ha l’efe¬ 
drina qualora venga somministrata da una a 
tre ore prima dell’accesso. L’efetonina, deri¬ 
vato sintetico corrispondente all’efedrina, si è 
dimostrata meno attiva di questa: la sua azio¬ 
ne è più lenta, più debole e meno costante. 

È con l’idea di lottare contro l’ipertonia va¬ 
gale che è stato preconizzato nelle crisi d’a¬ 
sma l’uso della belladonna : 1/4 o 1/2 mgr. di 
solfato d’atropina sottocute costituisce un ef¬ 
ficace preventivo ed un ottimo mezzo curativo 
nelle crisi d’asma d'intensità media e nelle 
crisi subentranti. Ma talvolta essa è mal sop¬ 
portata dal malato. Purtuttavia la belladonna, 
insieme con la datura e l’oppio è alla base dei 
numerosi prodotti diffusi fra gli asmatici e 
per i quali ciascun malato ha una speciale pre¬ 
dilezione (miscugli per fumigazioni, sigarette 
antiasmatiche, pozioni, ecc.) 

La pericolosità dell’uso non può far dimen¬ 
ticare la morfina, che rende e renderà sempre 
dei grandi servigi nei violenti attacchi d’asma. 
Fra gli altri medicamenti proposti dai vari 
AA., sono da ricordare l’hyosciamina levogira, 
il nitrato d'amile, l’ioduro di etile, la piri¬ 
ci i n a, gli .joduri, i vari nervini (veronal, vale¬ 
riana, bromuri). 

È infine da notare come buoni risultati si 
ottengano talora associando alla terapia medi¬ 
camentosa alcune pratiche empiriche quali le 
ventose, gli impacchi umidi del torace, i ba¬ 
gni caldi ai piedi, la compressione del vago 
al collo, il salasso. Cordier ha perfino ottenu¬ 
to la cessazione dei fenomeni dispnoici prati¬ 
cando un drenaggio biliare col sondaggio duo¬ 
denale. (Forse perchè veniva così a scaricare il 
fegato, che sarebbe, secondo alcuni, il primatii 
movens dell’attacco asmatico. /V. d. lì.). 

Trattamento causale. Ha luogo negli inter¬ 
valli fra urna crisi e l’altra. E destinato sia a 
influenzare uno stato patologico nettamente 
caratterizzato dell’organismo, sia a modificare 
il terreno speciale sul quale l’asma può evol¬ 
versi e senza il t uale le abituali cause scate¬ 
nanti restano inefficaci. Riguardo alla terapia 
jodo-arsenicale si sa che l’jodio è sperimental¬ 
mente un regolatore della respirazione in quan¬ 
to determina una vasodilatazione ed una iperse- 
crezione della mucosa bronchiale: esso agisce 
sullo stato broncopolmonare turbato e sulla 
nutrizione generale alterata senza escludere 


che possa agire sul distiroidismo che si ri¬ 
scontra, più o meno netto, negli asmatici. 

L Joduro di caffeina è il più usato nella pra¬ 
tica, associato sovente all’arsenico che con lo 
jodio forma una specie di simbiosi nel tratta¬ 
mento dell’asma bronchiale. 

La terapia con nervini ha grande importan¬ 
za se si pensa che l’asma è stata lino a poco 
tempo fai considerata come una nevrosi respi¬ 
ratoria ed oggi nessuno nega il ruolo che ri¬ 
veste il terreno neuropatico nella genesi della 
malattia. L’adrenalina, l’efetonina, la bella¬ 
donna rientrano in questo campo in quanto 
la loro azione consiste nel ristabilire il turba¬ 
to equilibrio vago-simpatico. 

Vernet consiglia l’estratto di .Iaborandi, 8-10 
gr., 3 volte al giorno. Anche il gardenal è sta¬ 
to proposto alla dose di 0,15 gr. giornalieri: 
esso modificherebbe l’equilibrio acido-basico 
del sangue, creando uno stato d’acidosi sfavo¬ 
revole all’apparizione della crisi. Marfan ha 
ottenuto dei buoni risultati con i sali di cal¬ 
cio, che, alla dose di 5-10 gr. prò die, dimi¬ 
nuirebbero lo stato di anfotonia e l’ipereccita¬ 
bilità dei nervi bronchiali. Anche utilmente 
possono essere adoperati il chinino, la vale¬ 
riana, l’antipirina. 

La psicoterapia dell’asma bronchiale vanta 
dei successi brillanti: si sono viste anche del¬ 
le guarigioni. Ma la sua diffusione nella pra¬ 
tica appare problematica. 

La terapia endocrina si ricollega alle ricer¬ 
che di Levi ed altri AA., i quali avrebbero sta¬ 
bilito l’esistenza di un asma endocrino: i di¬ 
sturbi sono stati particolarmente riscontrati 
nel sistema tiroideo ed ovarico. Lo stato vago¬ 
ionico sarebbe dovuto all’ipertiroidismo : se i 
segni di ipertiroidismo sono netti si prescri¬ 
vono delle dosi minime di estratto tiroideo 
(1-2 mgr.), che avranno azione moderatrice e 
regolatrice: se invece si notano segni netti di 
insufficienza tiroidea si farà la terapia sostitu¬ 
tiva (6 a 15 ctgr. prò die): se infine i segni di 
insufficienza tiroidea sono minimi si farà la 
terapia stimolante (1-4 ctgr. prò die). L’opote- 
rapia ovarica si tenterà nelle asmatiche all’età 
della menopausa; all» dose di 30-40 ctgr. essa 
ha reso buoni servigi, specialmente quando 
associata alla tiroidina. L’opotcrapia orchitioa, 
surrenale, ipofisaria sono state anche preco¬ 
nizzate ma con poco successo. 

La terapia antiartritica si basa sulla già au¬ 
lica concezione che l’asma sia una manifesta¬ 
zione artritica: tende quindi a modificare la 
diatesi artritica, che sarebbe la base del terre¬ 
no asmatico con bigione e un regime diete¬ 
tico particolare e con l’aiuto dei numerosi pre¬ 
parali antiartritici. Ma questa terapia non con¬ 
ta al suo attivo molti successi. 

La terapia disintossicante digestiva ha spes¬ 
so dato buoni risultati. Vari sono i metodi : 
uno o due giorni di dieta assoluta ogni mese, 
oppure un regime costante ricco in grassi, in 


936 


« IL POLICLINICO )) 




[Anno XXXIX, Num. 24J 


vitamine e in vegetali, ma povero di albumine 
e carboidrati. Sedillot consiglia un regime di 
riposo epatico completo con latte, frutta, legu¬ 
mi e soppressione della carne, uova, sale, vino 
e caffè: a ciò si associno i colagoghi e i medi¬ 
camenti epatici. 

La terapia desensibilizzante riconosce le sue 
origini nella concezione dell’asma quale mani¬ 
festazione anafilattica. 

La desensibilizzazione ha per scopo di abi¬ 
tuare lorganismio alLantigene : può essere spe¬ 
cifica e non specifica. La prima, pur essen¬ 
do superiore alla seconda, può dare delle de¬ 
lusioni: infatti, talvolta, un soggetto, desen¬ 
sibilizzato per un prodotto, diventa ipersensi¬ 
bile per un’altro. Con l’interrogatorio o con 
le reazioni cutanee si stabilisce quale sia il fat¬ 
tore nocivo: urna questo può non essere il solo 
se il malato è polisensibilizzato. Il metodo dei 
piccoli pasti precedenti i pasti normali consi¬ 
ste, conoscendo l’elemento asmogeno, nel sop¬ 
primerlo dall’alimientazione e nel farlo ingerire 
in pillole una mezz’ora prima- del pasto nor¬ 
male. Si aumenta quindi man .mano la dose 
fino a far rientrare completamente il prodot¬ 
to nell'alimentazione normale. Un metodo a- 
nalogo si può seguire nella somministrazione 
di medicamenti ritenuti asmogeni per un da¬ 
to soggetto. La proteinoterapia specifica si può 
attuare preparando delle soluzioni più o meno 
diluite della proteina conosciuta come asino- 
gena e iniettandola sotto cute aumentando 
progressivamente la quantità e la concentra¬ 
zione della soluzione : si avrebbe così un terzo 
di guarigioni e un terzo di miglioramenti no¬ 
tevoli. Inoltre, la sostanza proteica produttrice 
dell’asma potendo benissimo essere di origine 
microbica (bronchiti, affezioni polmonari), si 
possono in tal caso usare i vaccini ottenuti 
dalle secrezioni nasali o bronchiali dei ma¬ 
lati. Per via nasale si sono utilizzati i rino-vac- 
cini microbici, gli estratti pollinici diluiti in 
polverizzazioni. 

La desensibilizzazione non specifica si attua 
quando la ricerca dell’agente causale dell’a¬ 
sma risulta difficile: gli agenti usati hanno lo 
scopo di far perdere alle cellule, per mezzo 
di una serie di leggeri choc® colloidoclasici, la 
loro sensibilità esagerata. L ’ autoemoterapia 
(10 cc. 5 o 6 volte) e \'autosieroterapia danno 
dei risultati spesso irregolari e di breve durata. 
La desensibilizzazione può talvolta essere otte¬ 
nuta mediante il siero di Behring (0,50 di siero 
prò die per 2-3 mesi). La peptonoterapia , sia 
per via endovenosa che orale o meglio intrader¬ 
mica, realizzerebbe una concentrazione delle 
forze di difesa, probabilmente specifiche. Me¬ 
no usale le iniezioni di latte, gli iposolfiti, i 
sali di calcio, i bicarbonati alcalini: persino 
la tubercolina è stata usata con metodi sva¬ 
riati ma con risultati modesti. 

La vaccinoterapia tende, per mezzo di una 


serie di piccoli chocs , a rendere insensibile, 
cioè ad immunizzare, il sistema nervoso ecces¬ 
sivamente influenzabile: vari sono i vaccini 
usati. 

Sullo stesso concetto dell’asma anafilattico 
si basa la terapia « peti- eliminazione ». Que¬ 
sto metodo consiste nell’eliminare dall'am¬ 
biente dell’asmatico i prodotti considerati co¬ 
me asmogeni e vedere se questa soppres¬ 
sione è sufficiente ad evitare il ritorno delle 
•crisi. Questi vari prodotti sono stati disposti 
in vari gruppi, che vengono successivamente 
•sottoposti a controllo. Ma il trattamento de¬ 
sensibilizzante non è tutto perchè in sostanza 
il fondo stesso della malattia, il terreno asma¬ 
tico, non viene ad essere modificato: il fat¬ 
tore sensibilizzatore non sembra essere infatti 
altro che una causa occasionale. 

Gli agenti fisici solo da qualche anno sono 
entrati, con la loro marcia invadente, anche 
nella terapia dell’asma bronchiale. 

La radioterapia provocherebbe un’aulopro- 
teinoterapia, in quanto metterebbe in circolo 
degli anticorpi e delle proteine provenienti dal¬ 
la distruzione dei leucociti in seguito a irra¬ 
diazione splenica : oppure avrebbe azioni anti¬ 
spasmodica sulle fibre terminali del vago. Si 
natica l’irradiazione splenica, polmonare, del- 
a tiroide e delle surrenali. 

I raggi ultravioletti creerebbero uno stato di 
simpaticotonia, destinato a lottare contro lo 
stato di ipervagotonia spesso constatato nell’a¬ 
sma bronchiale. Questo trattamento deve es¬ 
sere riservato ai casi di asma pura, senza le¬ 
sioni broncopolmonari o nasali. Anche la dia¬ 
termia ha dato buoni risultati per applicazione 
degli elettrodi sulla regione epatica o sulle 
regioni ilari dei polmoni. 

L'igiene ha una grande importanza nella 
cura dell’asma : l’asmatico deve evitare una 
occupazione sedentaria e le polveri talvolta a- 
smogene; gli esercizi di ginnastica respiratoria 
devono essere associati alla vita all’aria aperta, 
possibilmente in montagna. 

L'idroterapia ha anche grande importanza : 
alcune acque decongestionano il fegato, au¬ 
mentano la traspirazione eliminando l’acido 
urico e agiscono, se radiattive anche sul si¬ 
stema endocrino. 

Gli interventi consistono nell’aspirare diret¬ 
tamente le secrezioni e nel fare sulla mucosa 
bronchiale delle applicazioni di balsamici. 

Risultali felici si sono anche ottenuti con 
interventi sul naso. (Ablazione di polipi, rese¬ 
zione del setto, ablazione dei cornetti, ecc.). 

Si sono così passati in rivista i vari mezzi 
curativi che si possono usare nella cura del¬ 
l’asmatico durante, e specialmente negli inter¬ 
valli fra le crisi. È l’associazione intelligente 
di questi mezzi che permetterà di modificare 
quella che è la causa patogena principale, il 
terreno asmatico. Ma frequentemente l’azione 


[Anno XXXIX, Num. 24 


SEZIONE PRATICA 


937 


terapeutica deve essere proseguita lungamente, 
tal voi la ripresa periodicamente, come se que¬ 
sto istato di equilibrio artificialmente ottenuto 
mancasse di stabilità e avesse bisogno, per 
mantenersi tale, di un perpetuo sostegno. 

G. La Cava. 


Sulla dispnea. 


(Goldscheider. 
naio 1932). 


Mediziilische l\linih , 



gen- 


La dispnea è una- conseguenza del l’aumen¬ 
tato contenuto di C0 2 nel sangue o, più in ge¬ 
nerale, di uno stato di eccessiva acidità (au¬ 
mento degli II ioni) del sangue stesso; deriva 
da una ipereccitazione del centro respiratorio, 
produce maggiore eliminazione di C0 2 e mag¬ 
giore assunzione di 0 2 . 

Però come dispnea non deve intendersi solo 
un aumento della frequenza- in- od espirato¬ 
ria; oltre a -questo fatto, di constatazione ob¬ 
biettiva, vi è una sensazione soggettiva che 
può essere di varia intensità e va dalla più lie¬ 
ve percezione di una difficoltà respiratoria al 
più .intenso senso di soffocazione. La compo¬ 
nente soggettiva non è aiffatlo in proporzione 
con la obbiettiva: quella può anche mancare 
in casi in cui questa è imponente. E una spie¬ 
gazione di questa dissociazione può trovarsi 
nella diversa eccitabilità sensoriale e psichica 
individuale. 

Come si produce la sensazione dispnoica? 
Si deve escludere che l’attività del centro respi¬ 
ratorio sia soggettivamente avvertibile dato che 
esso centro non risiede in alcuno degli organi 
interni sensibili : ricerche dell A. compiute nel 
1925 in -collaborazione con Ioachimoglu e Rost 
hanno portato a riferire la soggettività del fe¬ 
nomeno a una sensazione muscolare. Oltre un 
certo limite dellatlività del centro respiratorio 
i muscoli respiratori non possono del tutto ri¬ 
lasciarsi negli abbreviati intervalli di riposo; 
rimane un residuo di eccitazione che porta a 
uno stato di contrai turai tonica esteso oltre che 
alla muscolatura inspiratoria forse anche alla 
espiratoria. Si è visto sperimentalmente che 
questo aumento dello stalo di tensione musco¬ 
lare, così come l'eccitazione eccessiva dei nervi 
sensitivi dei muscoli, rende la respirazione dif¬ 
ficile, in mudo analogo a quanto si ha in con¬ 
seguenza deiriperlc.no nel movimento degli ar¬ 
ti. Si giunge in tal modo a fenomeni dolorosi; 
sono questi che provocano la sensazione di di¬ 
spnea e possono essere tanto intensi da indur¬ 
re ad errate diagnosi di amgor pectoris. 

- Nella l’espirazione normale la sazietà d’aria 
è in dipendenza della distensione dei muscoli 
respiratori e bronchiali, dell’apertura dei lumi 
bronchiali e del contatto della corrente d’aria 
colle mucose: si comprende come anche una 
compressione ab extrinseco possa- provocare 
soggettivamente dispnea che in questo caso è 


indipendente dall’attività del centro poiché vie¬ 
ne avvertita quando ancora il respiro non è più 
frequente né più profondo -che di norma. 

Tale sensazione muscolare, che è la stigmata 
della fame d’aria, si manifesta- durante la re¬ 
spirazione o alla fine di essa; non si può iden¬ 
tificare col senso di soffocamento ma ha egual 
significato di insoddisfallo bisogno d’aria e si 
deve ritenere verosimile, pur non essendo an¬ 
cora accertato, che intervenga anche negli spa¬ 
smi dei muscoli bronchiali. 

Non va però trascurato un fattore psichico 
della dispnea, in .dipendenza di certe momen¬ 
tanee particolari eccitabilità dell’apparato re¬ 
spiratorio: vi è un tono nervoso variabile, vi è 
un aumento di eccitabilità conseguente ad un 
indebolimento organico temporaneo; e -così si 
spiega perchè in certe condizioni insorgano ac¬ 
cessi dispnoici per piccoli sforzi o per movi¬ 
menti insignificanti o anche senza causa ap¬ 
prezzabile in soggetti -che di solito -possono 
compiere anche lunghi percorsi o fare ascen¬ 
sioni in montagna. 

Nell’asma bronchiale l’accesso proviene da 
un complesso di fattori psico-affettivo-somati- 
ci; e anche nell'asma anafilattico, una volta 
stabilitasi l’ipersensibilità, si ha l’attacco talo¬ 
ra per stimoli diversi dal contatto con l’aller¬ 
gene (raffreddamenti, strapazzi, emozioni, sta¬ 
to pre mestrua le, stimoli diversi partenti da or¬ 
gani interni, ecc.). 

Stati dispnoici si possono avere per influen¬ 
za di processi a carico del tubo digerente, del 
.peritoneo, di tutti gli organi dell’addome (a- 
sma addominale): -meteorismo, obesità, tumo¬ 
ri, epatosplenomegalie, ascile, gravidanze, af¬ 
fezioni addominali diverse possono, in sog¬ 
getti disposti e specie se uniti a eccitazio¬ 
ni -nervose, dare asma addominale. Analoga¬ 
mente si ha dispnea per eccessiva distensione 
gastro intestinale da eccessiva alimentazione, 
per stasi fecale, per occlusione. Gli stimoli pro¬ 
venienti dall’addome influenzano il respiro a- 
gendo sia sul diaframma (sollevamento, osta¬ 
colata attività) che per via nervosa (vago e 
sim >aticó); la provocazione dell’accesso — il 
qua e, ad esempio, in seguito a troppa alimen¬ 
tazione si ha per una maggior richiesta di 
scambi respiratori dovuta all’iperattività car¬ 
diaca necessaria all'irrorazione dello stomaco 
e dell’intestino costretti a un lavoro eccessivo 
— spesso è però dovuta alla coesistenza di di¬ 
versi fattori. Così talora coesistono enfisema 
e obesità, o enfisema e debolezza cardiaca, o 
meteorismo e sovra distensione intestinale e ve- 
scicale ecc.; si spiega così perchè ogni atti¬ 
vità è più faticosa dopo il pasto che a digiuno. 

Sotto il nome di asma dispeptico si sono riu¬ 
niti istali dispnoici diversi in cui si hanno do- 
lenzia e gonfiore di stomaco che ostacolano 
meccanicamente e rendono dolorosi i movi¬ 
menti del diaframma; a tali sofferenze si ag- 


938 


« II* POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 24] 


giungono spesso dolori trafittivi al petto e al 
dorso, disturbi cardiaci, faticabilità e mani¬ 
festazioni di astenia nervosa. 

L’asma addominale e dispeptico si intrec¬ 
ciano spesso fra loro e coll’asma cardiaco, tan¬ 
to che può essere difficile sceverare se accessi 
dispnoici siano provocati )da causa gastrica 
attraverso ostacolato circolo o siano di origine 
cardiaco ma accompagnati da sintomatologia 
gastrica; può anche trattarsi di una eccitazio¬ 
ne riflessa partente sia dal cuore che dallo 
stomaco come si ha nella « neurosi riflessa di¬ 
gestiva di Rosembach » in cui si ha senso di 
oppressione, fame d’aria, sofferenza cardiaca, 
acceleramento e irregolarità del polso, buli¬ 
mia, eruttazioni, dispepsia. 

Circa le sede della sensazione dispnoica si 
può dire che essa non è nel polmone: niente 
di simile si ha introducendo in questo una 
corrente di C0 2 : non si può che ripetere quanto 
si è detto sopra, trattarsi cioè di una ipere¬ 
stesia muscolare analoga a quella che si ha in 
ogni muscolo non sufficientemente ossigena¬ 
lo, come avviene nella fatica, nelle anemie, 
nella debolezza generale, nella convalescenza. 

Si è già accennato all’importanza dello sta¬ 
to del sistema nervoso: essa è tale che si può 
giungere alla nevrosi dispnoica, una condizio¬ 
ne cioè per cui (pur essendovi una reale de¬ 
ficienza della ossigenazione come enfisema, 
cardiopatia, anemia, ecc.) può aversi lo stato 
dispnoico anche soltanto per l’eccitabilità psi¬ 
co-nervosa abnorme : ed è in questi casi che 
può essere di grande beneficio l’influenza se¬ 
dativa psichica del medico. 

Circa la natura degli stimoli psichici e ner¬ 
vosi questi possono essere svariatissimi: do¬ 
lori, freddo, prurito, eccitazioni sessuali, mo¬ 
vimenti affettivi, sbadiglio, singulto, riso, 
pianto, tosse, ecc.; a questi vanno aggiunti 
tutti gli stimoli provenienti dagli organi della 
vita vegetativa attraverso la sensibilità pro¬ 
fonda. 

Secondo Gollwitzer-Meier l’asma parossisti¬ 
co interviene particolarmente in quelle malat¬ 
tie che richiedono un aumento di lavoro del 
ventricolo sinistro (ipertensione, insufficienza 
aortica); l’accesso asmatico intervenente nel 
sonno sarebbe dovuto a un ulteriore sforzo 
richiesto al v. s. da bruschi passaggi di liqui¬ 
di dagli interstizi dei tessuti al sangue o da 
improvvisi aumenti di pressione. 

L’À. obbietta che il numero degli asmatici 
è molto scarso in confronto a quello degli 
ipertesi e che dispnea si ha anche nella insuffi¬ 
cienza mitralica; vi deve essere qualche altro 
fattore dispnoizzante che si deve sopratutto ri¬ 
cercare in eccessi dietetici compiuti avanti il 
sonno, nel decubito supino che aumenta lo 
afflusso di sangue al cuore, in eccitazioni 
portate da stati ansiosi e nel ritorno di im¬ 
pressioni c di turbei psichiche avvenute du¬ 
rante il giorno. 


Non si può ritenere nemmeno che negli 
ipertesi si abbiano brusche ischemie da an- 
giospasmo del centro respiratorio: sarebbe vo¬ 
ler accentrare troppo la patogenesi in un uni¬ 
co punto. La dispnea non può non ritenersi 
legata a tutti i fattori sopra esposti che pos¬ 
sono variamente intrecciarsi e sovrapporsi fino 
a costituire spesso dei veri e propri circoli 
viziosi patologici. M. Pisa. 


L’ATTUALITÀ TERAPEUTICA 

La malarizzazione cerebrale. 

(M. Dltgosté. Bull, de VAcad. de Méd. 12 a- 

prile 1932). 

Dopo le prime guarigioni ottenute nel 1918 
da Wagner v. Jauregg, la inalaiioterapia, trat¬ 
tamento di scelta della paralisi progressiva, è 
stala l’oggetto di innumerevoli pubblicazioni, 
tutte più o meno favorevoli. 

Purtuttavia, da qualche tempo, critiche nu¬ 
merose sono sorte sul valore e sulla durata del¬ 
le guarigioni o delle remissioni ottenute con 
il metodo di Jauregg e molti dei suoi parti¬ 
giani più convinti inclinano attualmente a 
credere che esso non costituisca altro che il 
periodo preparatorio ad una chemioterapia in¬ 
tensiva che deve essere poi perseguita per de¬ 
gli anni. 

Lerlo non si può negare che la malaria pro¬ 
vocata si accompagna, in un quarto dei casi 
circa, ad una azione benefica profonda sul 
cervello dei paralitici, fatto provato dalle osser¬ 
vazioni cliniche e dai dati anatomo-patologici. 

Ma quest’azione è incerta, imprevedibile ed 
il suo meccanismo è rimasto sinora misterio¬ 
so: Jauregg crede che la malaria inoculata nel 
sangue abbia un’azione elettiva sui centri ner¬ 
vosi ed i suoi allievi hanno mostrato speri- 
mentalmentei che il liquido cefalo-rachidiano 
dei paralitici ma la ri zzati distrugge e discioglie 
rapidamente le spirochete. L’A., che ha fatto 
molte ricerche di controllo in proposito, non 
può confermare il fatto avendo avuto risultati 
negativi. 

Basandosi su queste considerazioni LA. ha 
voluto tentare l’inoculazione diretta del san¬ 
gue malarico nell’encefalo, sia nella sostanza 
bianca che nei ventricoli, sperando così di 
sfuggire alle alee della inoculazione periferica 
e far beneficiare quanto più possibile i malati 
dell’azione, evidente in alcuni casi, della ma¬ 
laria sul cervello. 

Queste inoculazioni nella sostanza bianca o 
nei ventricoli, sono, contrariamente a quanto 
comunemente si crede, completamente inof¬ 
fensive. Si tratta di iniettare nella sostanza 
bianca dei lobi frontali, destro o sinistro, da 
2 a 5 cmc. di sangue malarico citratato. L’in¬ 
tervento non è accompagnato nè da dolore nè 
da choc : nessuna precauzione postoperatoria 


[Anno XXXIX, Num. 24] 


SEZIONE PRATICA 


939 


è da prendere; non si osservano mai, come se¬ 
quele delle complicazioni o incidenti inquie¬ 
tanti, nè mai dei disturbi motori, sensitivi o 
intellettuali sovrapposti. 

La malarioterapia cerebrale può praticarsi 
d'emblée su paralitici che non sono mai stati 
malarizzati oppure costituire una supermala- 
rizzazione in pazienti che sono contemporanea¬ 
mente, o prima o dopo sottoposti all’inocula¬ 
zione classica: molti soggetti che da quest’ul- 
tima avevano ricevuto dubbi benefici, sono 
nettamente migliorati quando sottoposti alla 
malarizzazione cerebrale. 

Questa provoca degli accessi febbrili comu¬ 
ni; l'incubazione è in media di otto giorni; 
la febbre ha un tracciato irregolare, spesso 
sparisce dopo due o tre attacchi senza che si 
sia usato il chinino, più frequentemente si 
hanno da 10 a 15 accessi; la febbre sparisce 
poi sempre spontaneamente. 

La malarizzazione cerebrale è meglio soppor¬ 
tata che quella semplice: gli accidenti epatici 
o splenici sono rari, le complicazioni cardia¬ 
che eccezionali, e così i disturbi gastro-inte¬ 
stinali. La mortalità è molto inferiore a quella' 
della malarizzazione classica: 1.4 %. 

Lo stato generale dei paralitici è da essa 
sempre favorevolmente influenzato: nell’8 % 
dei casi le reazioni umorali diventano tutte 
negative, nel sangue e nel liquor; in generale 
esse migliorano semplicemente. 

Per quanto concerne lo stato mentale, i ri¬ 
sultati sono particolarmente brillanti nei pa¬ 
zienti che sono presi all’inizio della malat¬ 
tia: per i più avanzati, la malattia è arrestata 
nel suo decorso, stabilizzata; questi formano 
il 31,4 % della statistica degli AA. 

In altri (45,7 % dei casi) si ha un migliora¬ 
mento notevole : i pazienti hanno potuto ri¬ 
prendere le loro occupazioni, il loro stato ge¬ 
nerale è nettamente migliorato, conservano 
un po’ di euforia e per quanto elaborino tal¬ 
volta dei progetti chimerici, pure non emet¬ 
tono alcuna idea delirante: molti di questi 
casi corrispondono alle guarigioni della mala¬ 
rioterapia classica. 

Altri pazienti invece, in proporzione mino¬ 
re (del 21,4 %) sembrano completamente, per¬ 
fettamente guariti: si può dire di essi che la 
paralisi progressiva non è più che un ricordo. 
Questi soggetti isichicamente sono intatti; 
ma conservano a cuni segni neurologici del¬ 
la malattia : ineguaglianza pupillare, Argyll- 
Roberlson, leggera disartria, vivacità delia ri¬ 
flessibilità tendinea; le loro reazioni umorali 
nel liquido restano generalmente positive ma 
diminuite d’intensità. 

Si può obiettare al metodo deH’A. che esso 
non sia altro che una malarizzazione sangui¬ 
gna ottenuta per via diversa dalla normale : e 
ciò sarebbe confermato dai caratteri della ma¬ 
laria così provocata che sono identici a quelli 
della forma comune. 


Ma può anche darsi, che contemporanea¬ 
mente all'infezione malarica in generale sia in 
evoluzione un processo specificamente ence¬ 
falico, come lo mostrerebbero i risultati cli¬ 
nici, la piccola partecipazione dello stato ge¬ 
nerale e alcune nuances sintomatiche. 

È ad ogni modo un metodo ancora da stu¬ 
diare e che non merita di essere abbandonato. 

G. La Cava. 


CENNI BIBLIOGRAFICI. 

M. Thorek. Surgical errors and sajeguards. 

Voi. di pag. 696 con 668 illustrazioni. Edit. 

Lippincott Comp., Filadelfia, 1932. 

Il Thorek dice nella sua prefazione che ha 
scritto il libro con l'intendimento di insegna¬ 
re al chirurgo meno esperi inculato ciò che 
non si deve fare e specialmente il modo di 
evitare complicazioni ed errori di tecnica e il 
modo di comportarsi in circostanze anormali 
in cui possa venire a trovarsi nel corso di un 
intervento chirurgico. 

n 

Solo una estesa pratica chirurgica, come 
quella dell’A., poteva dar veramente valore a 
uin libro scritto con questo proposito e che in¬ 
teressa tutti i campi della chirurgia generale. 

Naturalmente non si poteva dire solo ciò- 
che non si deve fare; occorre completare l’in¬ 
segnamento indicando come si debba fare per 
operare esattamente e senza' errori. Per tale 
ragione ne viene un doppio pregio alla tratta¬ 
zione: quello di insegnare bene e di rendere 
attenti agli errori; il che non è comune ai 
trattati. 

La trattazione è fatta in modo sistematico 
per ogni singola parte del corpo, corredata da 
numerose figure e scritta in uno stile piano ed 
efficace che non stanca il lettore nè lo disto¬ 
glie dall’interesse delle cose dette. In ogni ca¬ 
pitolo la maggiore estensione è data alla dia¬ 
gnosi differenziale, agli errori diagnostici, alla 
cura operativa sia all’atto operativo per sè stes¬ 
so che alla scelta del metodo e alla cura post¬ 
operativa. 

Il libro del Thorek ha avuto già una larga- 
diffusione in America e non mancherà certa¬ 
mente di interessare tulli i chirurgi per l'im¬ 
portanza pratica dei suoi insegnamenti. 

R. Alessandri. 

Manuel Bastos Ausart. Tratado de Patologia 

Quirùrqica generai. Barcelona, Edizione La- 

bor, 1932. 

Il Trattato di Patologia Chirurgica Generale- 
dei prof. Manuel Bastos Ausart si presenta in¬ 
ottima veste tipografica e con 475 illustra¬ 
zioni molto nitide che danno, con precisione, 
nozione esatta' delle affezioni. 

Prima di iniziare il trattamento dei singoli 
capitoli FA. parla in generale su i criteri da 
seguirsi in chirurgia e in Patologia Chirurgi¬ 
ca, passa quindi a trattare, dell’evoluzione,. 


940 


<( IL POLICLINICO )) 


Anno XXXIX, Num. 24] 


della storia, dei fondamenti attuali e futuri 
della Chiruigia e conclude, affermando che 
« lo Spirito chirurgico non si separerà dalla 
Medicina, mentre si libererà di tutti i residui 
della mentalità primitiva, mistica e irrazio¬ 
nale ». 

II Trattato consta di 4 parti: Traumatismi, 
Infezioni, Distrofie, Tumori. 

Nella prima parte, Traumatismi, si occupa 
anzitutto delle ferite e dei diversi processi di 
cicatrizzazione. Importanti sono i capitoli sul¬ 
le Congelazioni e sulle Ustioni e di grande 
interesse sono le considerazioni sulle compli¬ 
cazioni e gli esiti dei traumi. 

Le Infezioni, trattate in generale e in par¬ 
ticolare dimostrano la competenza dell’A. nel¬ 
la Batteriologia. Di grande interesse sono i 
capitoli su i Granulomi in genere e sulle Lin¬ 
fogranuloma tosi. 

Nell’esposizione delle Distrofie Chirurgiche 
non poco importanti sono le discussioni sulle 
distrofie ossee e artropatie degenerative. 

Parlando dei tumori l’À. dimostra la sua 
piena padronanza delLargomenito, essendo a 
conoscenza di tutte le ricerche e di tutti gli 
studi atttuali. 

Ogni capitolo è corredato da una estesa bi¬ 
bliografia nazionale ed estera. 

In tutta l’ope<ra, tra le singole parti, si ri¬ 
leva un giusto equilibrio nella esposizione. 

T. Laurenti. 


W* Rammentiamo ai lettori le seguenti interessanti monografie; 

Prof. ANTONIO CASBARRINI 

Direttore della R. Clinica Medica dell’Univ. di Padova 
con la collaborazione del prof. C. Cherardini, aiuto. 

Pancreatite acuta e cronica 

(con molte figure nel testo e due tavole 
a colori fuori testo). 

Volume di pagg. 300. Prezzo L. 3 0 . più le spese 
postali di spedizione. Per i nostri abbonati sole 

L. 2 5,90 ir. porto franco. 

Prof. LUIGI ZOJA 

Direttore della R. Clinica Medica deH’Univ. di Milano 

Il diabete 

Volume di pagg. 104. Prezzo L. 15, più le spese 
postali di «spedizione. Per i nostri abbonati sole 

L. 1 2,7 5 in porte franco. 

Prof. ATTILIO OMODEI-Z ORINI 

Aiuto nell’Istituto « Benito Mussolini » 

Clinica della Tubercolosi 
e delle Malattie dell’apparato respiratorio 

Le modalità di origine 
della tubercolosi polmonare 

Volume di pagine 92. Prezzo L. 12, più le spese 
postali di spedizione. Per i nostri abbonati «'ole 

L. 9,75 in porto franco. 

Prof. CARLO CAMNA 

Direttore della R. Clinica Medica dell’Univ. di Siena 

Le modalità di origine e di evoluzione 
clinica della tubercolosi polmonare 

Volume di pagine 164. Prezzo L. 20 , più le spese 
postali di spedizione. Per i nostri abbonati eole 

L. 16,75 in porto franco. 

Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
stale Succursale diciotto. ROMA. 


IGIENE. 

La lotta contro le mosche. 

Una recente circolare del Ministero dell’In- 
lerno, Direzione Generale della Sanità pubbli¬ 
ca (1), ha richiamato l’attenzione dei Prefetti 
sulLopportunità di intensificare la lolla con¬ 
tro le mosche prima dell’inizio della stagione 
calda, particolarmente in rapporto alla pro¬ 
filassi della febbre tifoide e delle altre infe¬ 
zioni intestinali. Per quanto l’argomento sia 
stalo già trattato illustrando le disposizioni 
della legge 29 marzo 1928, n. 858 e delle re¬ 
lative norme esecutive approvate con decreto 
del Capo del Governo 20 maggio 1928 (2), non 
crediamo inutile ritornarvi sopra in conside¬ 
razione de Ila sua importanza ed anche perchè, 
dopo tre anni dall’emianazione della provvida 
legge, l’esperienza ha dimostrato che la sua 
applicazione trova tuttora qualche difficoltà. 

Se infatti nei maggiori centri abitati, do¬ 
tati di servizi d'igiene e nettezza urbana bene 
organizzati, l’esecuzione della lotta contro le 
mosche si è ottenuta con una razionale esten¬ 
sione ed intensificazione di tali servizi, adat¬ 
tandoli convenientemente al nuovo scopo di 
raggiungere, in alcuni Comuni rurali la man¬ 
canza di favorevoli condizioni preesistenti può 
avere ostacolato notevolmente l’efficace attua¬ 
zione delle provvidenze prescritte dal citato 
decreto. Tuttavia i tangibili resultati che La* lot¬ 
ta contro le mosche ha dato, dove è stata bene 
organizzata, devono indurre gli ufficiali sani¬ 
tari dei Comuni nei quali essa presenta an¬ 
cora delle deficienze, ad insistere, con fede di 
apostoli e con la sicurezza degli uomini di 
scienza, per ottenere dalle Amministrazioni 
l’applicazione della* misure di legge, e dal pub¬ 
blico la collaborazione che è elemento indi¬ 
spensabile di tale applicazione. 

Vi sono centri abitati e note stazioni clima¬ 
tiche e di cura dove la lotta sistematica ha 
avuto effetti tali che il loro aspetto è trasfor¬ 
mato e non è rimasto ormili che il ricordo 
della tortura delle mosche, che, col loro mo¬ 
lesto ronzìo e col loro sudicio contatto, du¬ 
rante i pasti, nei momenti di riposo, e in ogni 
ambiente pubblico e privato, perseguitavano e 
tormentavano l’ospite desideroso di quiete. Ma 
oltre a questi effetti più facilmente apprezza¬ 
bili dal profano, in alcuni luoghi è stato rile¬ 
vato un abbassamento della morbilità per in¬ 
fezioni tifiche e paratifiche e per le affezioni in¬ 
testinali acute, specialmente dell’infanzia, fe¬ 
nomeno il quale, se può attribuirsi alle perio¬ 
diche variazioni d’intensità del cosidetto genio 
epidemico, non è da escludersi sia dovuto, al¬ 
meno in parte, alla notevole diminuzione di 
quei numerosissimi veicoli di contagio, che 
sono rappresentati dalle mosche. Una efficacie 
lotta contro questi insetti può quindi incidere 

(1) Poliol., Sez. prat., n. 18 del 2-V-1932. 

(2) Policl., Sez. prat., n. 5 del 3-TI-1930. 



[Anno \\\1\, Ntjm. 24] 


SEZIONE PRATICA 


941 


sensibilmente sulle condizioni sanitarie dei 
centri abitati ed acquistare perciò olire un si¬ 
gnificalo igienico, anche un valore economico, 
in quanto, facendo risparmiare spese ragguar¬ 
devoli di assistenza, di medicinali e di speda¬ 
lità, diventa per le pubbliche amministrazioni 
una buona speculazione, la quale compensa, 
ad usuia, le spese sostenute per la sua orga¬ 
nizzazione. 

Tenendo presenti le condizioni dell'igiene 
dell’abitato nei Comuni rurali, esaminiamo 
brevemente in che modo sia possibile istituir¬ 
vi la lotta contro le mosche. I mezzi di lotta 
sono essenzialmente di due ordini, gli uni di¬ 
retti contro gli insetti adulti , gli altri contro 
gli insetti (turante le loro fasi di sviluppo. Di¬ 
ciamo subito che in questo, come in molti al¬ 
tri casi, è assai più utile prevenire che repri¬ 
mere. Sono di gran lunga più efficaci i me¬ 
todi che mirano ad impedire o almeno ad 
ostacolare Io sviluppo delle mosche, che quel¬ 
li destinati semplicemente ad evitarne la pe¬ 
netrazione nelle abitazioni od il contatto colle 
sostanze alimentari, ed anche a ucciderle. Que¬ 
sti ultimi non possono avere che un effetto 
integrativo dei primi e sempre circoscritto al¬ 
la difesa di particolari obbiettivi o di ambien¬ 
ti limitati. 

Inoltre i sistemi preventivi sono di carattere 
generale e si prestano all’organizzazione di un 
pubblico servizio; i mezzi repressivi invece 
hanno applicazione preferibilmente domestica. 
È intuitivo che quanto più intensamente osta¬ 
coleremo lo sviluppo delle mosche neH’ambi- 

10 del cenilo abitato, tanto minore sarà il nu¬ 
mero degli insetti adulti, e tanto più facile 
riescila impedire che i pochi individui che 
hanno raggiunto questo stadio di vita, entri¬ 
no nelle nostre case e contaminino i nostri a- 
limenti. Se viceversa le mosche si moltipliche- 
ranno a milioni, sarà quasi impossibile sal¬ 
varsi dal loro contatto coll’applicazione delle 
difese meccaniche o chimiche. Per diminuire 

11 numero delle mosche occorre dunque im¬ 
pedire lo sviluppo delle uova e delle larve fa¬ 
cendo in modo che vengano a mancare le con¬ 
dizioni necessarie a tale sviluppo. Sappiamo 
che le uova hanno bisogno di esser deposte 
su materiali costituiti da sostanze organiche in 
presenza di umidità, rappresentate' praticamen¬ 
te da letame di stalla, immondizie domesti¬ 
che, residui industriali (fabbriche di conser¬ 
ve alimentari, caseifici, zuccherifici, ecc.), re¬ 
sidui dei mercati e macelli, biancherie spor¬ 
che, avanzi alimentari, feci umane e animali; 
materiali tutti che esercitano una forte attra¬ 
zione sulle mosche. Basta questa enumerazio¬ 
ne per far comprendere la necessità di elimi¬ 
nare qualsiasi accumulo di rifiuti all’aperto 
od in luoghi accessibili alle mosche, affinchè 
essi non diventino altrettanti focolai di ripro¬ 
duzione dell’insetto. Ciò si ottiene mediante 
l’adozione di concimaie costruite a regola d’ar¬ 


te e coperte, di latrine igieniche e mantenute 
pulite, di recipienti impermeabili e chiusi per 
la raccolta delle immondizie domestiche, e di 
analoghe provvidenze, le quali, è doveroso ri¬ 
conoscerlo, in molte circostanze sono più facili 
a consigliarsi che a mettersi in pratica. 

In questi casi però possiamo agevolare e 
completare la lotta ricoprendo all’azione di 
prodotti chimici che uccidano le mosche ogni 
volta che si affollano in determinati luoghi 
per alimentarsi o per deporre le uova. Fra i 
vari melodi imposti a tale scopo, ha dato i 
migliori resu tati quello ideato da un entomo¬ 
logo italiano, Antonio Berlese, che consiste 
nell’uccidere le mosche nei loro punti di rac¬ 
colta attirandole con sostanze zuccherine (me¬ 
lasse) mescolate in debita proporzione con un 
polente veleno (arsenico), fi preparato moschi¬ 
cida deve essere periodicamente spruzzato su 
tutti i cumuli di letame, di immondizie e di 
altri rifiuti organici, sui pavimenti delle stal¬ 
le, dei mercati, dei caseifici, delle latrine, at¬ 
torno ai fossi di scolo delle acque di rifiuto e 
dovunque le mosche vadano abitualmente a 
raccogliersi; è opportuno perciò predisporre 
del materiale irrorato col veleno (piante, fra¬ 
sche, ecc.) anche all’aperto nei luoghi di pas¬ 
saggio obbligato degli inselli, o negli ambien¬ 
ti da difendere (camere di abitazione, stalle, 
porcili, pollai, macelli, latrine pubbliche, 
ecc.). L'esecuzione delle operazioni di demu¬ 
scazione, cioè la ripetizione delle irrorazioni 
moschicide ed il collocamento e la rinnova¬ 
zione del materiale avvelenalo, può essere af¬ 
fidala ad una o più persone, intelligenti e scru¬ 
polose, debitamente istruite ^dall’ufficiale sa¬ 
nitario. Lo stesso personale dovrà vigilare sul¬ 
lo stato di manutenzione degli spacci di ge¬ 
neri alimentari, dei pubblici ritrovi, delle a- 
bitazioni dei malati, in riguardo così alla pu¬ 
lizia (raccolta e smaltimento dei rifiuti), come 
al l'applicazione dei mezzi moschicidi propria¬ 
mente delti. Fra questi potranno trovare utile 
impiego, in locali suscettibili di buona chiu¬ 
sura, anche le polverizzazioni dei vari liquidi 
o polveri moschicide che offre il commercio, 
nonché l'uso di reticelle, moscaiole, vetrine e 
simili dispositivi di protezione. Ma teniamo 
sempre presente che la pulizia, cioè la solle¬ 
cita e rigorosa eliminazione di tutti i rifiuti 
di natura organica, è sempre il presupposto 
secondario di qualsiasi mezzo di lolla contro 
le mosche. 

Colla più assidua propaganda per la pulizia 
della casa, delle sue adiacenze e degli oggetti 
di uso domestico, delle botteghe, degli spac¬ 
ci e dei pubblici locali, l’ufficiale sanitario 
dovrà integrare l'opera propria per la lotta 
contro le mosche, non dimenticando, fra gli 
ambienti ove questa propaganda può svolger¬ 
si con maggiore successo, oltre che nelle fa¬ 
miglie, quelli della scuola, dei Balilla e del 
Dopolavoro. A. Fiunchetti. 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 24] 


■1)42 


ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI 

Federazione Nazionale Fascista 
per la lotta contro la Tubercolosi. 

Sezione del Lazio. 

Seduta del 13 aprile 1932. 

Presidente: on. prof. E. Morelli. 

Sulla biologia di un bacillo tubercolare avirulento. 

Prol. V. Puntoni e doti. M. Sabatucci. — Dopo 
•«nei ammessa la necessità di rivolgersi nel campo 
.Profilattico tubercolare a vaccini viventi per otte¬ 
nere un’immunità duratura, affermano l’impor- 
lanza delle ricerche che tendono ad abolire sensi¬ 
bilmente la virulenza dei bacilli tubercolari sì da 
renderli atti a determinare nell'organismo foco¬ 
lai latenti o localizzati e duraturi, senza potere in- 
vasivo. La perdita del potere di causare la tu¬ 
bercolosi generalizzata è un fatto bene accertato 
per alcuni stipiti tubercolari, dei quali il più noto 
-è il HCG. di Galmetle e il più avirulento è il Valliè 
(ceppo equino;, (ili OC. desiderano in questa loro 
•comunicazione illustrare le caratteristiche biolo¬ 
giche di uno stipite tubercolare umano designato 
per brevità con la siglia T.P. (tubercolare Pun¬ 
toni) già annunziato in precedenti pubblicazioni 
del Puntoni e di Luzzatto-Fegiz che appartiene 
alla vecchia collezione batteriologica dell'Istituto 
'd Igiene eri è divenuto stabilmente avirulento. 
Tale ceppo inoculato sotto cute nelle cavie alla 
-dose di io milligrammi produce solo un ascesso 
locale senza alcuna tendenza invasiva neppure nei 
linfatici locali e che regredisce dopo un lungo .pe¬ 
riodo fino a completa guarigione. L’inoculazione 
•di fortissima quantità nel peritoneo di cavie può 
•determinare la morte in 10-15 giorni; ma se la 
dose si limita a 1-2 milligrammi si ha un’essuda- 
/ione liquida, mentre Tomento compie un vero 
rastrellamento della cavità addominale, cuti oran¬ 
do un gran numero di germi e ritirandosi a gui¬ 
sa di un corrione lungo il margine anteriore del 
fegato dove si costituiscono noduli ascessuali, i 
•quali pure finiscono per regredire, senza traccia 
-di lesioni diffusive. 

L'inoculazione endocardica di 5 milligrammi 
non produce la morte, ma i bacilli vengono trat¬ 
tenuti dalla milza che diventa enorme (30-40 volte 
il volume normale) e presenta qualche nodulo 
grigio, come pure il polmone ed il fegato. Succes¬ 
sivamente ,poi tutto rientra nella norma. 

Nel coniglio le iniezioni sottocutanee provocano 
•ascessi locali di lieve entità e guaribili. Le endo¬ 
venose sono mal sopportate e gli animali possono 
•soccombere per dosi di 10 milligrammi con feno¬ 
meni tossici. Gli stessi fatti si hanno nel pollo. 

(di OO. si sono prima posti il quesito di una 
possibile virulenlazione del ceppo studiato. Nel¬ 
le .prime ricerche di inoculazione in cavie del pus 
prelevato da una prima serie di animali si osservò 
il riassorbimento spontaneo e rapido del materiale 
reinoculato; in ricerche successive si procedette al- 
I inoculazione in peritoneo di cavie e al recupero 
del T.P. in cultura che veniva inoculata in altre 
cavie e così via. Si ottenne anche per questa via 
una regressione spontanea delle lesioni, con esau¬ 
rimento del cepjx) batterico. 

Si deve quindi convenire che la .perdita della 
virulenza del ceppo T.P. è stabile e definitiva. Sa¬ 
rebbe però interessante l’iniziare tentativi di vac- 
«cinazione nei bovini. 

Si apre la discussione. 


Piol. K Bocchette — La chiarezza e la com¬ 
petenza con cui il prof. Puntoni ha esposto l’ar¬ 
gomento sono tali da dispensare tutti dal pren¬ 
dere la .parola; ma LO. crede opportuno e doveroso 
ricordare che esperienze simili sono state fatte e 
recentemente pubblicate dai professori Ilvento e 
Maggiora che ugualmente si sono imbattuti (è 
questa la parola più aderente al caso) in una ad¬ 
una di bacillo tubercolare di scarso potere pato¬ 
geno e con caratteri tali di fissità da far credere 
ad una mutazione stallile raggiunta. 

Che la possibilità di provocare un movimento 
immunitario sia legata soltanto all’uso di bacilli 
wvi, virulenti ed omologhi, I O. sostiene che è opi¬ 
nione non condivisa da moltissimi insigni ricerca- 

ori che riescono ugualmente a provocarla con 
bacilli morti. 

R J, 11 ? uanto Poi all’affermazione che il vaccino 
u.L.L. non possa riacquistare la virulenza LO 
ricorda che lo stesso Calmette ritiene che ciò’possa 
verificarsi « se intervengono artifizi di labora¬ 
torio ». 

L O. termina colla speranza che il prof. Pun¬ 
toni possa trarre dalle sue ricerche conclusioni 

nuove e sopratulto utili ai fini della lotta contro 
la tubercolosi. 

Prof. L. Morelli. — Spera di poter mettere nel 
hit uro a disposizione del collega Puntoni animali 
di grossa taglia per le sue esperienze. Osserva però 
che gli animali di laboratorio (cavie, conigli), vivo¬ 
no pochi anni e quindi non si può sorvegliare 
molto a lungo l’andamento della malattia e del- 
I immunità, nè trasportare i risultati ottenuti in 
essi alla specie umana. Si richiama a quanto ha 
già affermato 2 anni fa alla conferenza di Calò cioè 
che un focolaio tubercolare sovente non immu¬ 
nizza ma sensibilizza Torganismo e favorisce nuo¬ 
ve manifestazioni della malattia. Una localizza¬ 
zione tubercolare guarita anziché dare tranquil¬ 
lità «il medico spesso dà timore di una ripetizione 
a distanza di tempo. E poiché nessuna vaccina¬ 
zione ha 1 efficacia di una malattia pregressa e 
guarita, nasce il dubbio che il vaccino con germi 
viventi non solo non riesca ad immunizzare, ma 
possa in e,poca più o meno tardiva sensibilizza- 
/aie l’organismo verso la tubercolosi. 

Ricorda pure che nell’esperienze di Calmette il' 
bambino è levato dall’ambiente infetto per tutto 
il tempo in cui la mucosa intestinale è fortemente 
permeabile ai bacilli. È presumibile quindi che si 
attribuisca alla vaccinazione quanto spetta all’iso¬ 
lamento del bimbo. 

Puntoni. — Al prof, fiocchetti risponde che è 
bensì vero che i bac. morti possono determinare 
un movimento immunitario ed anche allergico, ma 
di durata non lunga, mentre invece le immu¬ 
nizzazioni con bac. viventi garantiscono immunità 
ed allergia più lunghe. 

Per quanto riguarda la rivirulentazione del 
fi. C. G. e del Vallee avirulento, dichiara di non 
conoscere metodi che permettano di rivirulentare 
questi microbi e ritiene non attendibili le isolate 
comunicazioni in proposito, non confermate suc¬ 
cessivamente. 

Infine per il contributo allo stesso argomento 
di Maggiora ed Ilvento, fa osservare di aver già 
dichiarato di omettere la bibliografia, che è com¬ 
pletamente esposta nella sua relazione presentata 
al Congresso di Milano. 

Conviene col prof. Morelli che il vero punto 
debole della vaccinazione antitubercolare è la sua 
effimera durata. 

In merito al 2° punto, che cioè la tubercolosi 


IAnno XXXIX, Num. 24] 


SEZIONE PRATICA 


943: 


noti (là immunità ina predisposizione, conviene sul 
fatto che nè un processo tubercolare, nè una qual¬ 
siasi vaccinazione sono al caso di produrre immu¬ 
nità propriamente detta. La tubercolosi è infatti 
una malattia che dal punto di vista biologico si 
ravvicina a certe affezioni protozoarie per le quali 
esiste lo stato di premunizione verso le reinfezioni 
esogene, quando esistano germi latenti nell’orga¬ 
nismo. 

Ma poiché i germi naturalmente latenti nell'or¬ 
ganismo possono recare in sè stessi l’insidia di 
una futura reinfezione endogena, così è logico il 
concetto di provocare la premunizione con germi 
incapaci di potere patogeno. 

Il pneumoperitoneo come trattamento della tubercolosi 

intestinale. Nota preventiva. 

Doti. Vincenzo Monaldi. — L O. sta trattando 
<on pneumoperitoneo cinque soggetti affetti da 
tubercolosi intestinale diffusa secondaria a tuber¬ 
colosi polmonare. 

In tutti e cinque la diagnosi di tubercolosi in¬ 
testinale fu posta clinicamente, in Ire fu confer¬ 
mato radiologicamente, in uno venuto a morie 
per emottisi fu constatata al tavolo anatomico, in 
(piatirò l'esame batteriologico delle feci fu posi¬ 
tivo per il bacillo di Koch. 

In «piatirò la fenomenologia clinica risaliva da 
un minimo di 6 mesi a un massimo di 1 anno 
e mezzo, ma in uno era recente, datando da circa 
un mese. 

In tulli le condizioni generali erano assai sca¬ 
denti, più di quello che comportassero le condi¬ 
zioni dell'apparato respiratorio; la temperatura ir¬ 
regolarmente febbrile con andamento diverso per 
acuzie e per il tempo di comparsa di quello ante 
cedente alla sintomatologia intestinale l’alimenta¬ 
zione si effettuava male ,per la dispepsia gastrica 
progressiva: le funzioni intestinali irregolari, in 
tre casi con diarrea profusa (cinque-sei scariche 
giornaliere semiliquide) alternate con periodi di 
stipsi ostinata, in due con diarrea continua. In 
tutti esistevano nelle feci muco-pus e sangue. Tut 7 
li avevano dolori addominali diffusi, a prevalenza 
a livello della fossa ileo-cecale, dolori che si esa¬ 
cerbavano dopo ingestione di alimenti e con la 
defecazione, si attenuavano col digiuno. Il pneu¬ 
moperitoneo fu praticato con la .seguente tecnica: 
al soggetto digiuno, previa anestesia novocainica 
locale nel quadrante addominale inferiore sinistro 
con ago-cannula veniva insufflato nel cavo perito¬ 
neale ossigeno in quantità variabile da un minimo 
di 300 a un massimo di 600 cmc., usando l’appa¬ 
recchio da pneumotorace Forlanini. I rifornimenti 
venivano ripetuti con intervalli variabili da due a 
otto giorni. 

Nei riguardi della tecnica sono di guida la sen¬ 
sazione subiettiva del soggetto, il senso di cusci¬ 
netto dell 'addome, il timpanismo alla percussio¬ 
ne, la scomparsa di ottusità epatica. Di scarso aiuto 
è il manometro che specialmente all’inizio non dà 
alcun ragguaglio; per lo più dopo introduzione di 
300-400 cmc., di gas si hanno oscillazioni respira¬ 
torie che sono sempre intorno ai primi valori po¬ 
sitivi e che aumentano nell’inspirazione. 

Il pneumoperitoneo, provoca alcuni disturbi che 
nei nostri soggetti si possono riassumere in senso 
di tensione addominale, difficoltà res.piraloria e 
dolori. 

Il senso di tensione addominale scompare d'or¬ 
dinario dopo qualche ora dall’introduzione di gas 
e può anche non essere avvertito, se la quantità 
introdotta si aggira tra 300-400 cmc. la difficoltà 
respiratoria è dovuta al sollevamento e alla limi¬ 


tazione di funzione del diaframma; questo distur¬ 
bo si va attenuando non solo con l’allontanarsi 
dai rifornimenti ma anche in proseguio del trat¬ 
tamento forse per l’adattamento funzionale do¬ 
vuto a probabili modificazioni della meccanica 
toraco-addominale. 

L O. ha rilevato due tipi di dolore, uno localiz¬ 
zato ai quadranti inferiori dell'addome e irradian- 
tesi lungo gli arti inferiori, uno localizzato agli 
ipocondri e irradiali tesi verso l’alto; il primo si è 
avuto in un solo soggetto. 

Il secondo tipo, osservato negli altri quattro sog¬ 
getti, era a carattere tensivo e si accentuava con 
la lespirazione profonda. Rialzando la sponda in¬ 
feriore del letto e ponendo il tronco del paziente 
in un piano orizzontale si attenuava fortemente 
e alcune volle si eliminava del lutto. In ogni caso 
tanto il primo che il secondo tipo R. si esacerba¬ 
mmo subito, dopo i rifornimenti e in due sono 
scomparsi tra il 4° e 6° rifornimento. 

Circa i risultati curativi si è in grado di fare 
i seguenti rilievi: in due soggetti si è avuta la 
scomparsa completa di tutta la fenomenologia cli¬ 
nica, non si sono più avute turbe gastriche, sono 
inigliorate sensibilmente le condizioni generali, 
fin dalle prime introduzioni sono scomparsi defi¬ 
nitivamente i dolori e la diarrea. 

In due si sono regolale completamenle le fun¬ 
zioni gastro-intestinali, i dolori si sono attenuati, 
ma non sono mai scomparsi, in uno, mentre pri¬ 
ma del trattamento erano diffusi a tutto l’addome, 
dopo le prime introduzioni si sono localizzati al 
quadrante ileo-cecale. 

In uno e propriamente nel caso in cui la feno¬ 
menologia clinica era recente, si è avuto solo re¬ 
missione della diarrea e dei dolori. 

Da notare che in tre casi è scomparsa totalmente 
la dispepsia gastrica, l'appetito è divenuto eccel¬ 
lente, l’alimentazione si è effettuata in modo re¬ 
golare, lo stato di nutrizione è sensibilmente mi¬ 
gliorato. 

Negli stessi tre soggetti la temperatura si è mo¬ 
dificata abbassandosi notevolmente e assumendo 
il tipo etico intermittente al mattino e con rialzi 
pomeridiani riferibili allo stato delle lesioni pol¬ 
monari. 

I risultati ottenuti non si scostano-sensibilmen¬ 
te da quelli comunicati da Banyai in. America che 
con il pneumoperitoneo trattò 44 casi, ottenendo 
la cessazione di tutti i sintomi nel 32%, la ces¬ 
sazione della diarrea nel 12%, riduzione di tutti 
i sintomi al 23 %. 

Circa il meccanismo d’azione sono stati invocati 
lo stimolo clinico dell’ossigeno, l’aumentata pres¬ 
sione intraddominale, l’iperemia del peritoneo e 
della sierosa intestinale. 

Queste prime osservazioni non consentono per 
ora di avanzare delle ipotesi, I O. ritiene però non 
si possa escludere un’azione meccanica. Il gas in¬ 
trodotto nel cavo addominale tende a portarsi ver¬ 
so l’alto allontanando a seconda delle posizioni as¬ 
sunte dal soggetto il diaframma o la parete addo¬ 
minale dai visceri. 

Tale interpretazione, secondo le concezioni del 
prof. Morelli, dovrà necessariamente attutire le 
ripercussioni del moto respiratorio sull’attività mo¬ 
toria e secretrice dell’intestino, così come il gas 
immesso nel cavo pleurico attutisce sul polmone 
le ripercussioni del movimento toraco-diaframma- 
tico. 

Prof. E. Morelli. — Trova interessanti i primi 
risultati del Monaldi e fa seguire alcuni consigli. 

A. Omodei-Zorini. 


« IL policlinico )) 


[Anno XXXIX, Num. 24 


944 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


DALLA PRATICA CORRENTE. 


Intorno ad un caso di embolis 
della succlavia sinistra. 

Doti. Rosario Satullo (Roma). 


n 


0 


Mi accingo a pubblicare il presente caso di 
embolismo della succlavia sinistra perchè lo 
credo un caso rarissimo, se non unico del ge¬ 
nere. Infatti non esistono, ch’io mi sappia, 
pubblicazioni di casi simiili; perciò queste mo¬ 
deste considerazioni sono desunte dallo studio 
del caso clinico e dall'osservazione pratica. 

La mattina del 16 agosto u. s. fui chiamalo 
d'urgenza in Moncenisio (Torino) al Grande 
Albergo della Posta perchè un signore che vi 
si trovava a villeggiare stava male (1). 

Credo opportuno riportare in sintesi la sua 
storia clinica. 


C. A., di anni 50, ingegnere navale, da Genova, 
sposato, con 5 figli lutti sani e robusti. Prece¬ 
denti ereditari negativi. Fino all’età di 30 anni 
abusò di vino e liquori e fumò assai del tabacco; 
godette sempre ottima salute. Dopo i 30 anni 
cominciò a soffrire lieve affanno, saltuariamente 
scotomi, lievi vertigini e lipolimie. Circa 6 anni 
addietro fu colpito improvvisamente da emipa¬ 
resi a sinistra; emiparesi che sparì subito dopo 
pochi giorni senza lasciare postumi di sorta, tan¬ 
to che l’ammalato potè riprendere le sue ordi¬ 
narie occupazioni professionali e famigliare 

Tale disturbo lo impressionò assai per cui si 
rivolse al prof. Murri per essere visitato; l’illustre 
clinico lo trovò affetto da cardiopatia e gli dettò 
la cura e le norme igieniche dietetiche del caso. 

(àrea tre anni addietro fu colpito nuovamente 
ila emiparesi sinistra, la quale, dopo poche setti¬ 
mane, scomparve completamente; persistette però 
paresi del facciale. Per altro stava bene ed accu¬ 
diva, come sempre, ad i suoi impegni personali 
senza limitazione di sorta. 

Nell agosto del 1931 si è recato a villeggiare con 
tutta la sua famiglia a Moncenisio; il 15 agosto, 
in compagnia di altri villeggianti, si è portato 

sulla vetta del piccolo Moncenisio (3000 metri 
circa). 

La sera giocò a bigliardo fino a mezzanotte; 
andato a letto verso le ore una, dormì regolar 
mente. La mattina, improvvisamente, sentì come 
un colpo di frusta all’arto superiore sinistro, forte 
formicolio e come delle punture dolorose. Si av¬ 
vide^, poco dopo, die l’arto diveniva come pesan¬ 
te, impallidiva, diveniva insensibile, con assoluta 
impotenza funzionale. 

Esame obbiettivo. — Individuo di costituzione 
robusta, con pannicolo adiposo abbondante, mas¬ 
sa muscolare molto sviluppata; colorito della fac¬ 
cia pallido, delle mucose labiali cianotico. Niente 


(lì In quell’epoca mi trovavo a Moncenisio sot¬ 
totenente medico di complemento, al distacca¬ 
mento del 91 n fanteria con funzioni di medico 
presidiano. 


edemi, niente ghiandole. Polmoni normali. Gli 
organi della cavità addominale allo stato fisiolo¬ 
gico. All’esame del cuore si nota aumento dell’aia 
dell ottusità in loto, in ispecial modo nel diame¬ 
tro verticale per ipertrofia del ventricolo sinistro* 
ascoltasi un rumore diastolico-sistolico sul foco¬ 
laio aortico e sullo sterno; primo tono mitralico 
soffiante, accentuazione del secondo tono sulla 
poi inoliare. Il polso dell’arteria radiale destra è 
alquanto forte, celere, un po’ teso, aritmico. L’ar¬ 
teria temporale è visibile, alquanto serpiginosa. 
L arto superiore sinistro è lievemente edematoso, 
pallido, freddo; appare come strozzato da un cin¬ 
golo alla sua radice. Sensibilità dolorifica, tattile, 
termica, quasi abolita. Non si sente pulsare nè 
I arteria radiale, nè la cubitale, nè l’omerale 
temperatura normale, urine di alto peso spe¬ 
cifico, cariche di albumine; niente zucchero. 


Questo, in breve, il quadro clinico osservato 
la cui particolarità consiste nell'anemia assolu¬ 
ta improvvisa, nello stato di sincope locale 
dm al ni a in cui trovasi tutto 1 arto superiore 
sinistro, dovuto sicuramente alla mancanza 
assoluta di apporto di sangue circolante. Qua¬ 
le la causa che lo ha provocato e lo mantiene? 
Di che cosa si trattai? 

Si tratta di una gancrena spontanea, la co¬ 
sidetta malattia di Ravnaud? Se, a .primia vista, 
si può pensare a tale forma fermai!dovisi un 
po’ l’attenzione bisogna escluderla,. Nel mor¬ 
bo di Ravnaud, infatti, il processo morboso 
primario consiste in una speciale atrofia e rag¬ 
grinzamento della pelle del connettivo. La co¬ 
strizione vasai e che ne risulta conduce all'ane¬ 
mia e alla necrosi. Spesso è simmetrica, ri¬ 
corre Oid accessi che, alle volte, si succedono 
uno dopo l’altro prolungandosi così il decor¬ 
so totale per anni, unito a disturbi generali 
gravi (Strumpell). 

Nel caso in esame, invece, il quadro si è de¬ 
terminato in pieno benessere, improvvisamen¬ 
te, senza atrofia della pelle nè raggrinzamento 
del connettivo, nell’assenza assoluta di disturbi 
nei vosi poiché il paziente, all’infuori dei sinto¬ 
mi locali, è completamente sereno, in piena- eu¬ 
foria, senza il menomo disturbo dello stato gè- 
nerale. 

È da escludersi anche- che si possa trattare 
di a cto parestesia il cui sintomo principale con¬ 
siste in sensazioni sgradevoli e, spesso, mollo 
dolorose, quasi costanti, localizzate alla punta 
( axpa ) dell’estremità, nelle mani, alla pun¬ 
ta delle dita, ai piedi e nelle dita dei piedi. Nel¬ 
la/ sindrome in parola le parti dolenti sono più 
fredde e più cianotiche; qualche volta sono 
caldissime al tatto e con abbondante secrezio¬ 
ne di sudore. Ha per etiologia perfregerazio- 


[Anno XXXIX. Num. 24! 


sezioni: pratica 


945 


ni pregresse che hanno agito sulle mani e sui 
piedi tanlo che ne vengono colpiti, di preferen¬ 
za, le lavandaie e i cuochi. Nel paziente in 
esame, invece; non esiste il «momento et iolo¬ 
gico (perfrigerazione), soffre tutto l’arto che è 
freddo, pallido, edematoso: le dita della mano 
in flessione forzata non sono più dolenti della 
mano stessa e dell’intiero arto; la sindrome si 
è determinata improvvisamente. 

Possiamo escludere senz’altro l'acrocianosi 
consistente in cianosi, raffreddamento, distur¬ 
bi vasotrofici dell’estremità. Ila decorso lento 
e progressivo con inizio nell’infanzia; sono col¬ 
pite le estremità simnuetricamente e spesso le 
mani fino al terzo medio dell’avambraccio 
(Lavani, Remie de Mède,cine). 

Diventa pure difficile la diagnosi dell'affe¬ 
zione suddescritta facendola derivare da arte¬ 
riosclerosi o da ateromasia dell’arteria dell’ar¬ 
to, per quanto, a prima vista, sembrerebbe che 
lai sintomatologia vi si possa adattare. 

L’età del paziente infatti (50 anni), la vita di 
lavoro, Falcoolismo, il tabagismo, la palpazio¬ 
ne delle arterie, P ingrandì mento dell’aia car¬ 
diaca, il rumore diastolico-sistolico sul foco¬ 
laio aortico, i disturbi sofferti del circolo ce¬ 
rebrale (vertigini, scotomi) paresi, paralisi, il 
rene compromesso, sono sintomi importanti 
dell'arteriosclerosi. 

Invero, l’arteriosclerosi degli arti può dare 
l’ipotrofia o l'atrofia delle ossa, dei muscoli e 
della pelle, talvolta acroparestesia, claudizione 
intermittente, ischemia, polineurite, gangrena 
senile. Può dare, qualche volta, la gangrena 
dell'estremità, ma delle parti distali di esse per 
spasmo o endoarterite obliterante delle arterie 
capillari. La gangrena può anche comparire 
in un segmento di un arto o in un intero arto. 
NI a questo episodio può verificarsi in un arte- 
riosclerotico diabetico o come complicazioni di 
malattie infettive o in presenza di lue. 

Nel nostro infermo, però, manca il diabete, 
non esiste sifilide (per quest’ulti ma furono 
fatti tutti gli esami di gabinetto) non ci sono 
state malattie infettive. Per altro la gangrena 
di un arto nelle condizioni sopradelle non si 
manifesta mai improvvisamente, in islato di 
buona salute, in poche ore. Quando c’è in 
giuoco 1 endoarterite le alterazioni si forinaino e 
aiunientamo gradatamente, fino all’occlusione 
completa, cornei avviene nel rammollimento 
cerebrale e in certe forme di rene atrofico 
(Ferrata, Diagnostica differenziale). 

Per molte ragioni possiamo escludere sen¬ 
z’altro che trattasi di trombosi. Non ci sono 
stati, infatti, i fenomeni prodromici della 
trombosi e poi nell’in fermio in discussione 


non esiste nessuna delle cause determinanti la 
trombosi. 

Non c’è, in lui, alterazione del sangue (scot¬ 
tature, congelazioni, trasfusione, soluzioni coa¬ 
gulanti); non esiste una lesione lacuta o cro¬ 
nica decorrente vicino a un vaso (flemmoni, 
antraci o eresi pela); non flemmasie. La trom¬ 
bosi incomincia con do letizia locale e con la 
comparsa di un edema peri valsale; si hanno 
dolori spontanei, senso di peso all’estremità, 
i cui vasi sono colpiti, parestesie, forte prurito 
della pelle e tutti questi fenomeni non com¬ 
paiono mai improvvisamente ma in modo gra¬ 
duale. 

Fatta questa disamina senza poter dare una 
spiegazione razionale del caso in esame, non 
resta che l'embolismo autogeno che può spie¬ 
gare, in tutto, il quadro presentato dal no¬ 
stro ammalato. 

Dopo le suesposte considerazioni di diagno¬ 
stica differenziale, vagliate nella mia niente, 
formulai la diagnosi di embolismo della suc¬ 
clavia sinistra. 

Discutiamo un po’ ora se la diagnosi di em¬ 
bolismo autogeno sia esatta. 

Risaliamo all'anamnesi remota dell'infermo. 
Egli è un alcoolico ed un forte fumatore di 
tabacco; egli è un cardiaco. 

Infatti vi si riscontra l’ipertrofia del ven¬ 
tricolo sinistro, rumore diastolico-sistolico sul 
focolaio aortico e sullo sterno; primo tono mi¬ 
trai ico soffiante, ha sofferto scotomi, vertigi¬ 
ni, affanno ed ha il rene compromesso. Per¬ 
tanto i due disturbi nervosi manifestatisi im¬ 
provvisamente il primo (> anni ed il secondo 
Ire anni addietro non devono essere stati che 
due 1 ievi accessi apoplettici, causati da embo¬ 
lia) delle arterie cerebrali. 

Possiamo, dunque, ricostruire, con una cer¬ 
ta approssimazione, l’etiopatogenesi della sin¬ 
drome del nostro paziente ammettendo che 
egli, da parecchi anni, sia affetto da aortite 
cronica con insufficienza delle valvole aorti¬ 
che; che queste lesioni abbiano dato in se¬ 
guito il complesso sintomatico dell’insufficien¬ 
za cronica anche del miocardio e del sistema 
specifico del cuore (fasci di conduzione dello 
stimolo, e nodi) con la compartecipazione del¬ 
l’endocardio valvolare e con l’associazione di 
lesioni della stessa matura in (altri organi — 
rene. 

Il paziente, infatti, soffriva spesso di affan¬ 
no, il suo polso era fortemente aritmico, le 
urine mollo albuminose. 

Ora, nel sistema circolatorio di tali amma¬ 
lali, facilmente si formano emboli inerti au¬ 
togeni i quali possono essere rappresentali da 


940 


« IL. POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 24' 


coaguli di trombosi o da detriti provenienti 
dall alterazione ateromatosi delle grandi arte¬ 
rie (piastre calcificate, pappa ateromatosi); op¬ 
pure dai prodotti di evoluzione di un’endo¬ 
cardite (frammenti staccati di vegetazioni o di 
valvole); pappa e frammenti che si trovano, 
qualche volta, nel ventricolo sinistro, o sulle 
valvole alterate, o negli spazi compresi fra le 
trabecole, o sulle orecchiette (Ferrata). 

Tenendo presente queste nozioni di patolo¬ 
gia, è logico pensare che lo strapazzo soste¬ 
nuto il giorno precedente dall’ammalato per 
1 ascensione al Piccolo Moncenisio e la dimi¬ 
nuita pressione atmosferica alla quale fu sot¬ 
toposto abbiano determinato il distacco di un 
grosso embolo il quale, imboccata l’aorta, si è 
fermato nell’arteria succlavia sinistra occlu¬ 
dendola completamente. Fatta diagnosi di em¬ 
bolismo della succlavia feci presente alla fa¬ 
miglia l’estrema gravità del caso e la prognosi 
infausta per l’imminente gangrena secca o 
umida in cui sarebbe caduto fra breve l’intie¬ 
ro aito con tutte le fatali conseguenze. E per¬ 
tanto, somministrati dei cardiocinetici, ho 
consigliato subito all’infermo Fimmobilità del¬ 
la persona, ho posto l’arto ammalato in po¬ 
sizione orizzontale di assoluto riposo, dopo di 
averlo imbottito di uno spesso strato di ovat¬ 
ta e circondato di bottiglie di acqua calda che 
si andavano sempre sostituendo via via che si 
raffreddavano. Proposi quindi alla famiglia di 
chiamare in consulto degli altri medici. L’in¬ 
domani, infatti, ebbi l’onore di essere a con¬ 
sulto col prof. De Bernardi, chirurgo prima¬ 
rio all’Ospedale Evangelico di Torino, e con 
due altri professori della stessa Università il 
cui nome mi sfugge. I detti professori appro¬ 
varono la diagnosi, la prognosi e la cura da 
me formulale. 

Dopo due giorni comparvero sulla pelle del- 
1 arto ammalato piccole macchie brune, qual¬ 
cuna di color feccia di vino, delle flittene ros¬ 
sastre; si manifestò la febbre 38°-38°,05 e durò 
per tutto il decorso della malattia. A poco a 
poco dette macchie si sono estese invadendo 
tutto l’arto in maniera che, durante otto gior¬ 
ni, l’intiero arto fu preso da gangrena secca 
poiché le parti molli si mummificarono, si 
fecero nere, affatto insensibili e davano un 
suono secco alla percussione. 

Il decorso fu rapido e l’alone di delimita¬ 
zione si formò verso il 12° giorno. 

Avuto luogo un nuovo consulto, fu deciso, 
come ultima speme, l’atto operativo. 

Trasportato, infatti, l’infermo a Torino in 
auto-ambulanza, fu operato di disarticolazione 
della spalla. L’ammalato sopportò l’operazio¬ 


ne piuttosto bene; però, dopo alcune ore, fu 
preso da brividi, seguiti da febbre alta e da 
tosse stizzosa e continua e dopo 36 ore dal¬ 
l’intervento soccombeva con tutto il quadro 
di embolia polmonare. 

L'operazione eiseguita confermò in pieno la. 
diagnosi clinica, poiché all’imboccatura della 
succlavia si è trovato rnn grosso embolo, il 
quale, a guisa di un lungo turacciolo, ne 
ostruiva completamente il lume. 

RIASSUNTO. 

L A. descrive un raro caso di embolismo* 
inerte, autogeno della succlavia sinistra, di¬ 
mostrando, così, che l’embolismo delle gros¬ 
se arterie — per quanto raro — può verifi¬ 
carsi tanto negli arti inferiori che in quelli 
superiori. 

CASISTICA E TERAPIA. 

Un caso di encefalomielite atipica dopo rivaccina¬ 
zione antivaiolosa. 

D. Paulian, C. Arioesco e M. Fiukelstein 
C Bullet . et Mémoires de la Soc. Medie, des 
Hópit. de Paris , 19 febbraio 1932) descrivono 
un caso di encefalomielite postvaccinale, do¬ 
po aver ricordato che il iprimo caso fu descrit¬ 
to da René Marie nel 1885 e che nel 1922-23 
comparve in forma epidemica in Inghilterra! 
e in Olanda. 

Nel caso degli AA. si trattava di una bam¬ 
bina di 7 anni già vaccinata contro il vaiolo- 
(senza incidenti) all’età di un anno. Rivacci¬ 
nata a 7 anni presentò febbre per tre giorni, 
a cominciare da due giorni dopo la scarifica¬ 
zione. Due settimane dopo la bambina accu¬ 
sava) dolore ai polpacci e non poteva cammina¬ 
re, aveva la estremità fredde, i muscoli del 
tronco contratti tanto da non, potersi abbassa¬ 
re, e presentava la testa flessa sul torace. Non- 
aveva nulla a carico dei nervi cranici. Le pu¬ 
pille reagivano bene. Cera atrofia degli in- 
terossei della mano sinistra con impossibili!à 1 
di allontanare e avvicinare le dita. I riflessi 
addominali erano assenti. Le gambe erano fles¬ 
se sulla coscia e questa era flessa sul bacino 
con ipertrofia muscolare. Riflessi achillei e ro¬ 
tulei presenti. Babinski incostante a sinistra. 
Andatura a piccoli passi. Sensibilità normale. 
Sottoposta a radioterapia della colonna, diater¬ 
mia e iniezioni vaccino Neurin l’ammalata mi¬ 
gliorò. R. Lusena. 

Due casi mortali di encefalite vaccinale. 

Vengono riferiti da J. Mornet e Vigneron 
(Bull, et mèra. Soc. Méd. des Hóp. de Paris , 
n. 34, 14 die. 1931), i quali ebbero a studiarli 
durante un periodo vaccinale, che comprese 
600 vaccimazionii e rivaccinazioni in uno stesso- 
comune. 


[Anno XXXIX, Num. 24] 


SEZIONE PRATICA 


947 


Ambedue i soggetti, dell'età di 10 anni, 
erano stati rivaccinati, e la «sindrome encefa¬ 
litica si sviluppò 11-12 giorni dopo l’inocu¬ 
lazione, che aveva dato luogo ad una pustola 
locale intensa. 

il decorso della malattia fu di cinque gior¬ 
ni, e gli unici segni clinici furono rappresen¬ 
tati da cefalea, convulsioni, ritenzione di uri¬ 
na, e coma sempre più profondo, fino alla 
morte. 

Nel periodo corrispondente all apparire di 
questi casi di encefalite vaccinale, gli AA. non 
ebbero a notare coesistenza di nessun caso di 
poliomielite, encefalite letargica e meningite 
cerebro-spinale. M. Faberi. 

Encefalomielite postmorbillosa a tipo di sclerosi a 

placche acuta. 

D. Paulian e C. Aricesco (Bull, et Mém. 
de la Soc. Mèdio des Hópit. de Paris , 19 feb¬ 
braio 1932) hanno veduto comparire in una 
bambina di 5 anni, due giorni dopo un’eru¬ 
zione morbillosa, stato convulsivo, agitazione, 
delirio, insonnia, febbre alta con trisma e fe¬ 
nomeni meningei per la durata di tre giorni. 
Cerano anche sudori profusi e incontinenza 
d'urine. Il 5° giorno ['eruzione- scomparve, 
ma lo stato generale rimase grave. Al 14° gior¬ 
no l’andatura era titubante e spastica, c’erano 
disartria con parola scandita, tremore intenzio¬ 
nale, dismetria, adiadococinesi, Babinski netto 
a sin., non nistagmo, non cloni. L'esame del 
fondo dell’occhio fu negativo. Negativo l’esa¬ 
me del liquor (comprese Wassermann; Non¬ 
ne e Pandv, glicoraohia). 

Fu fatui la radioterapia profonda sulla co¬ 
lonna vertebrale e sulla regione cerebellare 
più iniezioni endovenose di neuroyatren. Ci 
fu miglioramento. R. Lusena. 

Il trattamento delPencefalite col siero antipolio¬ 
mielitico. 

A. Netter (Journal de médecine de Paris , 
21 gennaio 1932) contrasta le deduzioni del 
Maldague che, dai buoni risultati ottenuti col 
siero antipoliomielitico in ammalati di ence¬ 
falite emorragica, vuol trarre un argomento in 
favore dell’intervento in queste encefaliti del 
virus della poliomielite. 

Rammenta di aver iniziato detta terapia nel 
1922 in seguito alle esperienze di Neustaedter, 
Larkin e Bauzaliaf e di aver presentato nel ’26, 
in una lezione comparsa- in « Clinique et La- 
boratoire », i risultati ottenuti in 18 soggetti 
presentanti i segni dell’encefalite letargica. 
Detti risultati, seguendo i malati fino ad og¬ 
gi, sono stati veramente incoraggianti : di 10 
malati di cui nel ’26 era stata notata la gua¬ 
rigione, 7 sono ancora in uno stato di salute 
perfetto. 

Del resto anche le statistiche di Maldague 
dimostrano l’utilità delle iniezioni di siero an¬ 


tipoliomielitico nelle encefaliti, lauto letargi¬ 
che che emorragiche. 

Ma da questo, dice FA., non si è autoriz¬ 
zati a concludere che le encefaliti siano una 
manifestazione del virus della poliomielite, da¬ 
to anche che la poliomielite è un’affezione 
lai cui specificità è largamente dimostrata dal¬ 
la patologia sperimentale, dalla clinica, dal¬ 
l’epidemiologia, al contrario dell’encefalite di 
Economo la cui specificità è solo dimostrata 
dalla tendenza alla -cronicità e dalla frequen¬ 
za dei parkinsonismi successivi. 

L’A. invece sarebbe più propenso a vedere 
nell’azione benefica esercitata dal siero anti¬ 
poliomielitico nell’encefa-lite letargica, piutto¬ 
sto che un’affermazione di specificità, la ma¬ 
nifestazione dei principi proteici costituenti il 
siero eterologo degli animali datori. Del re¬ 
sto il potere curativo dei sieri aspecifici è* 
stato constatato in maniera indiscutibile in un 
gran numero di malattie, le più disparate. 

Rubegni. 

Problemi importanti sulla poliomielite anteriore 

acuta. 

G. Draper (The Journ. of thè Amene. Me¬ 
die. Assoc., 17 ottobre 1931) rileva che alcuni 
problemi riguardanti la poliomielite anteriore 
acuta non sono stati definitivamente risolti. 

I più mportanti sono: la via di trasmissione, 
la diagnosi precoce (prima che sia colpito il 
sistema nervoso) e il modo di immunizzarsi. 

Circa la via di trasmissione, il problema, dal 
lato pratico, si riduce spesso a stabilire se in 
una zona con focolaio epidemico, le famiglie 
devono allontanare subito i bambini sani. Se¬ 
condo 1A. è meglio rimanere sul luogo e iniet¬ 
tare siero umano immune. 

I-n quanto al problema della diagnosi pre¬ 
coce, ci sono dei segni preparalitici, non co¬ 
stanti però: il tremore atassico e le contrazioni 
muscolari Ma anche quando questi sintomi si 
sono manifestati e la paralisi ancora non è 
comparsa, rimane dubbia l’efficacia curativa 
del siero immune. Prima della comparsa del 
tremore c’è un periodo in cui l’esame del li¬ 
quor è negativo; in questo periodo la sommi¬ 
nistrazione di siero immune è efficace. 

II. Lusena. 

SEMEIOTICA. 

Segni boccali e cutanei nelle colecistiti. 

J. Alsace (Bull. Méd., 26 die. 1931) richia¬ 
ma l’attenzione su alcuni segni che possono 
far pensare alla pFes/enza di colecistite). 

I segni boccali sono i seguenti : 

1) Stato saburrale. Più marcato nella coleci¬ 
stite che nell'ulcera duodenale. Il malato av¬ 
verte un sapore speciale (scipito, salato, acido, 
acre, amaro); il senso di amarezza è una ma¬ 
nifestazione comune nei biliari. 

1) Scialorrea. Non appartiene alla sintonia- 


« ir- policlinico » 


[Anno XXXIX, Num. 24 


4)48 


tologia dell ulcera, ma la si trova spesso nelle 
colecistiti. Essa può essere notturna ed i ma¬ 
lati emettono dormendo della bava, di cui al 
mattino trovano umido il cuscino; se vi sono 
delle lesioni di piorrea, tale bava lascia- una 
macchia persistente ( segno del cuscino). 

3) Gengive. Presenza iniziale di un orlelto 
di colore gridellino al limite del dente; esso si 
■osserva su uno o più denti e si estende in al¬ 
tezza, mentre la gengiva si tumefà, diventa 
più o oileno violacea e sanguina facilmente, 
talvolta 1 emissione di .saliva sanguigna fa 
portare delle diagnosi errate. 

Altri segni sono: il rossore congestizio del 
palato e della gola, degli attacchi di afte a ri¬ 
petizione ed un certo grado di tumefazione 
delle labbra, specialmente al mattino. 

Fra i segni cutanei, oltre all’ittero. netto, 
'i sono delle manifestazioni fugaci e discrete 
di subiitero; in tal caso, è utile l'analisi fra¬ 
zionata delle urine, per cui la presenza di 
sali o di pigmenti biliari si rivela soltanto 
nell ’urina raccolta dopo una crisi o dopo una 
digestione difficile. 

Sono inoltre da rilevarsi delle macchie tran¬ 
sitorie o delle pigmentazioni durature, talvol¬ 
ta l’orticaria, la seborrea e le varicosi!;'» capil¬ 
lari ai pomelli. 

Tali segni permetteranno spesso di orien- 
iare la diagnosi piuttosto verso la colecistite 
che verso l'ulcera duodenale. fil. 

L’importanza dell’indagiue colecistograflca nella dia¬ 
gnosi delle colecistopatie. 

M. Pellini ( Radiologia Medica, marzo 1932), 
dopo essersi intrattenuto sulla, anatomia e 
tisiologia della cistifellea ed avere messo in 
evidenza come la radiologia abbia dimostra¬ 
to che la colecisti ha effettivamente una capa¬ 
cità di contrazione e di svuotamento, dando 
così torto a coloro i quali ritengono che la sua 
principale funzione consista nella capacità di 
riassorbimento della bile, discute le varie mo¬ 
dalità di somministrazione della tetrajodo ed 
afferma doversi preferire quella orale. 

Illustra poi le fonti più comuni di diagnosi 
colecbiografica' errata, combattendo l’opinio¬ 
ne corrente che un’ombra intensamente opa¬ 
ca della v. b. sia da considerarsi l’indice sicu¬ 
ro della integrità anatomica e che, all’incon¬ 
tro, un’ombra- tenue debba sempre ritenersi 
1 espressione di una alterazione infiammatoria 
della parete cistica. 

Secondo FA. l’ombra intensamente opaca si¬ 
gnifica soltanto buon potere di concentrazio¬ 
ne, meni re l'ombra tenue non è sempre espres¬ 
sione di una diminuzione di questo potere, 
acquistando valore solo in unione ad altri sin¬ 
tomi; occorre quindi ricercare accuratamente 
alterazioni di sede, forma-, volume, e sopratut- 
to seguire attentamente il processo di svuota¬ 
mento sotto lo stimolo dei Ire rossi d'uovo. 

E: Liverani. 


POSTA DEGLI ABBONATI. 

Al dott. C. T. da C.: 

Dalla «sua domanda non appare se Ella de¬ 
sidera un piccolo trattato di' infortunistica ge¬ 
nerale o di infortunistica speciale o dell’uno 
e dell’altro insieme. 

Per quanto riguarda il primo posso con¬ 
sigliare L'infortunistica medico-legale del Bor¬ 
ri (VaBardi 1913); ottimo trattato di infortu¬ 
nistica speciale è la Traumatologia del Lavoro 
di Ciamipoli-ni (Pozzi, editore Roma). 

I n trattato completo, generale e speciale è 
quello del Borri (U.T.E.T., Torino). 

S. Diez. 


VARIA 

Assenza congenita unilaterale dei muscoli 

pettorali. 

P. Pétridis ( Rev . d'Orthopéd., n. G, 1931) 
pubblica un caso di tale malformazione. Si 
trattava di un giovane di 15 a. che si era ac¬ 
corto dell infermità da solo 1 anno per una 
certa difficoltà a sollevare e abdurre l’arto 
superiore sinistro. Presentava spianata la reg. 
pettorale sinistra, e a braccio abdotto era evi¬ 
dente al posto del pilastro anteriore dell’ascel¬ 
la, una larga piega cutanea che nascondeva 
il pilastro posteriore, e che dal torace si por- 
lava sulla faccia interna della 1/2 superiore 
del braccio. S’interviene aprendo tale piega 
lungo il .suo margine libero, e sezionando una 
robusta aponeurosi in essa contenuta; dopo 
1 intervento l'infermo può sollevare ed abdur¬ 
re bene il braccio. R. Grasso. 


Sulla terapia delle nevralgie del trigemino. 

Riceviamo : 

Xel 1927, nella Sez. Pratica del Policlinico , 
pubblicai gli ottimi risultati di una cura ar- 
seiiobenzolica associata al chinino, delle ne¬ 
vralgie essenziali del trigemino. Da allora ad 
oggi, ho, naturalmente, proseguito, ori egua¬ 
li successi, lo stesso -metodo su altri casi si 
in ili, ed ho anche letto recentemente sullo 
-stesso Policlinico una breve interessante pub¬ 
blicazione di un Collega, che ha impiegato il 
mio metodo. 

Poiché è probabile che altri Colleglli pra¬ 
tici, non abituati a pubblicare il frutto della 
loro esperienza, abbiano provato quel sistema 
di cura, sarei loro infinitamente grato se vo¬ 
lessero comunicarmene, con la maggiore quan¬ 
tità di particolari, i risultati ottenuti. 

Alessandria d'Egitto. 

Prof. Alberto Furino 
Primario Medico dell’Ospedale Italiano 

« Benito Mussolini » 


[Anno XXXIX, j\um. 24J 


SEZIONE PRATICA 


949 


POLITICA SANITARIA E GIURISPRUDENZA . 0 


Risposte a quesiti per questioni di massima. 

39 u Dottor R. M. — Sono ridotti del 12 % gli 
stipendi, le remunerazioni, ecc. e non soltanto le 
indennità di caroviveri. A queste furono limitate 
le riduzioni stabilite dai decreti del 1927: si dubitò 
se ne fosse colpito anche lo stipendio, ma il Con¬ 
siglio di Stato ha ritenuto che soltanto le inden¬ 
nità di caroviveri siano state modificate. E il Mi¬ 
nistero si è uniformato a questa risoluzione. Ma, 
come ho detto, la riduzione del 12 % è generale 
e colpisce anche lo stipendio. 

40° Dottor A. M. — Non c’è disposizione specia¬ 
le; ma la risoluzione che è stala pubblicata nel 
n. 4 del Policlinico è logica. 

Il contributo all*1. N. I. E. L. è dovuto in rap¬ 
porto allo stipendio effettivo ed attuale. Se in 
passato ne fu più elevata la misura e poi, per 
qualsiasi motivo, questa è stata modificata, il con¬ 
tributo deve essere ragguagliato allo stipendio 
lordo quale è e non quale fu. La riduzione del 
12 % non può essere considerata un onere ma è 
vera e propria modificazione del trattamento eco¬ 
nomico così detto « lordo » al quale è proporzio¬ 
nato il contributo all’I. N. T. E.L. 

41 8 Dottor A. F. — È stala ridotta del 12 % la 
retribuzione, senza eccezioni. È da ritenere che non 
siano escluse da questo provvedimento generale 
quelle retribuzioni che, quando furono stabilite, 
corrispondevano al minimo, considerato allora ne¬ 
cessario. È ovvio che sia così : il decreto non fa 
distinzioni e colpisce qualsiasi stipendio, paga, ecc. 
e, peraltro, la intangibilità non risulta necessaria¬ 
mente dallo scopo di assicurare Io stipendio in mi¬ 
sura minima, perchè la riduzione del 12 % pre¬ 
suppone una coriispondente modificazione del co¬ 
sto della vita e quindi non altera il rapporto tra 

10 stipendio minimo e i bisogni indispensabili. 

Almeno teoricamente non c’è alterazione, es¬ 
sendo la modificazione dei costi una condizione so¬ 
pravvenuta alla determinazione concreta del mi¬ 
nimo. 

42° Dottor F. G. — La riduzione del 12 % è ge¬ 
nerale e colpisce non soltanto le indennità acces¬ 
sorie ma anche lo stipendio. 

43° Dottor R. R. — Essendo laureato in medici¬ 
na e chirurgia può esercitare qualsiasi parte del- 
l’una e dell’altra e, quindi, anche la odontoiatria. 
Non può usare la qualifica rii specialista; ma può 
designare la sua attività di odontoiatra. 

44° Dottor V. M. — Non vi è disposizione gene¬ 
rale che, .per tutti i concorsi, obblighi a nominare 

11 primo graduato. Lei forse vuole riferirsi ai me¬ 
dici condotti. Se è così, la risposta è semplice: il 


testo unico delle leggi sanitarie attribuisce al Co¬ 
mune la facoltà di scegliere uno dei concorrenti 
idonei; il Ministero deH’Interno ha dato però istru¬ 
zioni nel senso della nomina del primo graduato, 
salvi motivi legittimi di esclusione; è stato pre¬ 
sentato alla Camera un progetto di riforma, ma 
non è ancora legge. 

Per gli ufficiali sanitari, invece, la graduatoria 
vincola il Prefetto, il quale deve nominare il 
primo graduato. 

Per il personale ospedaliero valgono le disposi¬ 
zioni degli statuti e dei regolamenti locali: se 
non è prevista la facoltà di scelta, deve essere no¬ 
minato il vincitore del concorso, cioè il primo 
gradualo. 

45° Dottor G. D. L. — L’avviso del concorso an¬ 
nunzia ma non stabilisce le condizioni del tratta¬ 
mento economico: queste risultano dai regola¬ 
menti generali e locali. 

È da ritenere che la indennità sia dovuta, come 
agli altri impiegali, anche al personale del labo¬ 
ratorio. 

46° Dottor L. B. — Se il regolamento locale non 
obbliga il medico condotto ed ufficiale sanitario 
alle visite di accertamento e ai relativi certificati, 
al fine di provvedimenti concernenti la carriera 
degli impiegati, è da ritenere che Lei abbia diritto 
a compenso per la prestazione richiestale dal Po¬ 
destà, non essendo questa obbligatoria per legge. 

47° Dottor S. O. — Essendo fusa nell’Ospedale 
l’opera pia ed essendo Lei medico stabile e diret¬ 
tore dell’ospedale, è da ritenere che non si veri- 
fichi una novazione soggettiva e il rapporto d’im¬ 
piego permanga. Astrattamente, però, non si può 
contestare all’amministrazione il potere di riordi¬ 
nare i servizi, in relazione agli scopi inerenti alla 
fusione e, quindi, di fare quelle modificazioni che 
possano essere necessarie nell’interesse del servi¬ 
zio. In tal caso, dato che, in concreto, le riforme 
siano legittime, possono essere risoluti quei rap¬ 
porti d'impiego che non siano compatibili col 
nuovo ordinamento. Ma non è possibile fare ora 
previsioni, se non dal punto di vista meramente 
astratto che ho sopra considerato. 

Importa invece stabilire che il suo rapporto 
d'impiego non è nè estinto nè senz’altro modifi¬ 
cato per effetto della fusione. 

N B. — Ai quesiti dogli abbonati si risponde, 

in ogni caso, direttamente , per lettera. I quesiti 

devono essere inviati, in busta, accompagnati dal 

francobollo por la risposta e sempre indirizzati im- 

versonalmente alla Redazione del « Policlinico », 
• 

via Sistina 14, Roma. 

Le risposte ai quesiti che non richiedono esame 
di alti o speciali indagini , sono gratuite. 


(*) La presente rubrica è affidata all'aw. Giovanni Selvaggi esercente in Cassazione, cone. legale del nostro periodico. 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 24] 


NELLA VITA PROFESSIONALE. 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Caltabellotta ( Agrigento ). — Scad. 30 giu.; li¬ 
re 8000 e 4 quadrienni dee.; riduz. 12%; età lim. 
■35 a.; tassa L. 50. 

Caltagirone (Catania). — Scad. 20 ag.; 3 a con¬ 
dotta urbana; L. 8000 e 4 quinquenni dee.; età 
lim. 35 a. 

Gapannori (Lucca). — Scad. 25 ag. ; 2° circonda¬ 
rio; L. 8000 e 5 quinquenni dee., addizion. L. 20 
•ogni famiglia pov. eccedente il numero di 120; 
quota mobile L. 1400 per c.-v.; L. 2500 trasp.; 
L. 400 ambulai.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; tas¬ 
sa L. 50. 

Cencio [Savona). — Scad. 15 lug.; L. 8400 e 10 
bienni ventes. oltre L. 500 se uff. san.; età lim. 
35 a. 

Fontanella (Bergamo). — Scad. 31 ag.; con 
Berbato; pianura, buona viabilità; chied. avviso 
•al Podestà. 

Genova. Comune. — F aperto un concorso pub¬ 
blico per esami e .per titoli ad un posto di chimico 
assistente nel Laboratorio chimico comunale. 

Per l’ammissione al concorso deve essere pre¬ 
sentata alla Segreteria Municipale entro le ore 17 
del 31 agosto 1932 domanda in carta bollata da 
L. 3, corredata dai documenti (in carta bollata e 
debitamente legalizzati) prescritti dall’art. 8 del 
Regolamento 1G gennaio 1927, N. 155. (Vedere più 
dettagliatamente nel preced. n. 23). 

Lampedusa e Linosa (Agrigento). — Scad. 2G 
giu.; L. 8800, detratto il 12%; 4 quadrienni; età 
lim. 35 a.; servizio entro 20 gg. 

Lentini (Siracusa). Congregazione di Carità. — 
Il concorso presso l’Ospedale Civile è stato sospeso 
fino a nuovo avviso. 

Lodi. Ospedale Maggiore. — Medico primario di¬ 
rettore; scad. 30 giu. ore 17; titoli ed eventualm. 
esami; L. 12.500 oltre L. 2500 serv. att., L. 3000 
indenn. carica, deduz. 12 %; 2 quadrienni e 4 quin¬ 
quenni dee.; appartamento; età lim. 45 a.; doc. a 
3 mesi dal 21 mag. Chiedere annunzio. 

Montafia d’Asti (Alessandria). — Scad. 30 giu.; 
L. 7000 e 4 quadrienni dee., oltre L. 500 trasp., 

L. 500 uff. san.; riduz. 12%; età lim. 45 a. 

Morigerati (Salerno). — Scad. 31 lug.; L. 7000 
oltre L. 2000 cavale., L. 500 eventuale incarico 
uff. san.; ritenuta 12%. 

Osilo (Sassari). — Scad. 31 ag.; L. 10.500 oltre 
L. 2500 cavale., c.-v., 4 quadrienni dee.; riduz. 
12%; 4 anni di eserc. profess.; titolo di prefer. : 
diploma in tisiologia. 

Perugia. Ammin. Prov. —- Direttore della Sez. 
med.-micrograf. del Laborat. prov. d’igiene e pro¬ 
filassi. Proroga 30 lug. 

Pola. Amministraz. Prov. — Scad. 15 lug.; di¬ 
rettore del Laborat. med.-micrograf. d’igiene e 
profilassi, Sez. chimica; L. 11.600 aumentabili, ol¬ 
tre L. 2800 aumentabili di serv. att., eventualm. 
partecipa/, utili, ecc.; riduz. 12%; età lim. 45 a.; 
tassa L. 30. 


Reggio Emilia. Ospedale di S. Maria Nuova. —. 
Scad. 10 ag., ore 18, quattro assistenti effettivi; 
L. 7000 e c.-v., indennità di guardia L. 10 ecc.; 
tassa L. 50,10; età lim. 35 a.; titoli; doc. non anter. 
di 10 giorni al 1Ó mag. Chiedere annunzio. Rivol¬ 
gersi agli Uffici deH’Amministraz. (via Roma 31). 

Rosora-Mergo (Ancona). — A tutto 20 giu., per 
Mergo; L. 7920 oltre L. 2640 cavallo od automezzo, 
già depurali; 5 quadrienni dee., c.-v.; età lim. 
40 a.; tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi dal 22 apr. 
Chied. annunzio. 

Sassari. Ente Provinciale per la lotta contro il 
tracoma. — Ispettore dei servizi antitracomatosi; 
scad. ore 12 del 15 lug.; titoli ed esami; età lim. 
40 a.; doc. non anter. al 1° mag.; L. 24.000 lorde 
del 12 % e altre ritenute di legge; rimborso spese 
viaggio in l a classe; indennità chilometrica; di¬ 
vieto esercizio libero; chiedere annunzio. 

Valdobbiadene (Treviso). — Scad. 31 lug.; 3° re¬ 
parto; L. 7040 oltre L. 1760-2200-3000 trasp., c.-v.; 
addizionale L. 4,40 sopra il 25% della popolaz.; 
tassa L. 50. 

Vigenza. — Scad. 16 ag. Direttore sanit. del- 
l'Ospedale; sti,p. base L. 20.000, serv. att. L. 3000, 

6 trienni ventesimo, L. 4000 alloggio; riduz. 12%; 
età lim. 45 a. al 30 giu.; 4 anni in Ospedale; tassa 
L. 50,10. Rivolgersi Segreteria. 

Villar Pellice (Torino). — Scad. 1° ag.; con 
Bobbio Pellice; L. 9000 e 5 quadrienni dee., oltre 
L. 920 trasp.; riduz. 12%; elà lim. 45 a. 

Volpago del Montello (Treviso). — Scad. 30 gior¬ 
ni dal 20 maggio; consorzio sanit. del Montello; 
L. 9500 per 1000 pov., addizion. L. 5, cavallo lire 
2500, se uff. san. L. 500, 5 quinquenni dee., riduz. 
12 %; età lim. 40 a.; biennio di pratica ospedaliera 
o condotta. Chied. annunzio. 

Zara. — Direttore della Sezione Medico-Micro- 
grafica, direttore della Sezione Chimica, coadiu¬ 
tori ,per tutte e due le Sezioni del Laboratorio Pro¬ 
vinciale di Igiene e Profilassi. Il concorso è proro¬ 
gato al 12 luglio p. v. Per informazioni rivolgersi 
alla Segreteria dell’Amministrazione Provinciale di 
Zara. 

Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬ 
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche- 
chirurgiche, i compensi allo stipendio base. 

Concorsi a premi. 

Premio Italo-Argentino a Alessandro Lustig ». 

F istituito presso la Facoltà di Medicina e Chi¬ 
rurgia della R Università di Firenze il premio 
Italo-Argentino della Fondazione « Alessandro Lu¬ 
stig » da conferirsi, ogni tre anni, al miglior la¬ 
voro inedito di fisio-patologia o immunologia e 
bacteriologia. 

Possono concorrere al premio i laureati in me¬ 
dicina e chirurgia oriundi argentini o italiani, 
che abbiano conseguito la laurea da non oltre 
cinque anni. 

I concorrenti, entro le ore 24 del 20 maggio 1933, 
dovranno presentare alla Segreteria della R. Uni¬ 
versità, piazza ,S. Marco 2, domanda in carta le¬ 
gale da L. 3 corredata dai seguenti documenti: 
ai) certificato di laurea; b) certificato di nascita; 


[Anno XXXIX, Num. 24] 


SEZIONE PRATICA 


951 


c) certificato di nazionalità; d) lavori manoscritti 
coi quali intendono prendere parte al concorso. 
I lavori presentati devono essere inediti, dattilo¬ 
grafati, in lingua italiana, contraddistinti con un 
motto, ripetuto su busta, non trasparente, sigil¬ 
lata, contenente, in una scheda, il nome e l’indi¬ 
rizzo del concorrente. 

Il premio,* unico e indivisibile, ammontante a 
L. 5000, verrà conferito non oltre il 1° novem¬ 
bre 1933. 

Concorso Internazionale 
per un bendaggio emostatico. 

La Commissione Internazionale per la standar¬ 
dizzazione del materiale sanitario con sede presso 
il Comitato Internazionale della Croce Rossa in 
Ginevra, prendendo in considerazione il voto emes¬ 
so dal VI Congresso di Medicina e Farmacia mi¬ 
litare (l’Aja, giugno 1931), ha deciso di indire per 
l'anno 1932 un concorso per il bendaggio emo¬ 
statico di guerra. 

Le condizioni sono le seguenti: 

Il bendaggio emostatico di urgenza deve essere 
semplice, poco ingombrante, di facile applicazio¬ 
ne e maneggio anche da parte di personale non 
medico. Fsso deve essere costruito con materiale 
duraturo, possibilmente senza cautchouc e di fa¬ 
cile conservazione e non deve essere lesivo per i 
tessuti. 

Per informarsi rivolgersi al Comitato Interna¬ 
zionale della Croce Rossa, Ginevra. 

Premio Riberi. 

La Reale Accademia di Medicina di Torino apre 
il concorso al XV premio Riberi di L. 20.000 (meno 
la tassa di manomorta). 

Possono concorrere i lavori scientifici di argo¬ 
mento appartenente alle discipline mediche in ge¬ 
nere e tali che segnino un importante progresso 
nel ramo dello scibile cui si riferiscono. 

Sono ammessi i lavori stampati o scritti a mac¬ 
china in lingua italiana, latina, francese, inglese 
e tedesca; se sono stampati, devono essere editi 
dopo il 1927. 

1 lavori saranno inviati in piego raccomandato 
in doppio esemplare all’Accademia, della quale ri¬ 
marranno proprietà. Qualora l’Accademia aggiudi¬ 
chi il premio ad un lavoro scritto, questo dovrà 
essere stampato dall’autore prima che scadano i 
due anni dal conferimento del premio; l’ammon¬ 
tare di questo sarà consegnato solo dopo l’invio 
ali Accademia di un doppio esemplare del lavoro 
stampato. 

Sono accettati per il concorso i lavori che risul¬ 
tino spediti all’Accademia non oltre il giorno 31 
dicembre 1934. In ogni caso scorsi due mesi da 
questo termine, il concorso s’intende chiuso, ed 
i lavori giunti dopo, anche se spediti in tempo 
utile, non saranno presi in considerazione. 

Gli autori nella lettera di invio, accenneranno 
alle parti o agli argomenti più importanti dei loro 
scritti ed opere che stimano dovere maggiormente 
fissare l’attenzione dell’Accademia giudicante. 

Premio « Achille Sciavo ». 

La scadenza del primo concorso al premio bien¬ 
nale « Achille Sciavo » di L. 10.000, fondato dal¬ 
l’Istituto Opoterapico Nazionale di Pisa e già aper¬ 
to con avviso di concorso del 1° ottobre 1930 ed 
ora assunto sotto il patrocinio dei Consiglio Nazio¬ 
nale delle Ricerche, è prorogata al 30 giugno 1933, 
anno XI. 


I lavori da presentarsi al primo concorso per il 
«Premio Achille Sciavo» dovranno portare un 
contributo originale, sia con ricerche sperimentali, 
sia mediante studi ed osservazioni cliniche, alla 
fisiopatologia di uno dei seguenti organi: a) Cor¬ 
teccia surrenale, b) Pancreas, c) Ovaio (come ghian¬ 
dola endocrina). 

Per essere ammessi al concorso i lavori dovran¬ 
no pervenire raccomandati al Consiglio Nazionale 
delle Ricerche, Ministero della Educazione Nazio¬ 
nale, viale del Re, Roma. 

II concorso si svolgerà colle norme e condizioni 
stabilite dallo Statuto del « Premio Achille Scia¬ 
vo » che s’invia, a richiesta, dal Consiglio predetto. 


NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE. 

La Facoltà di medicina e chirurgia di Parma, 
ad unanimità, ha proposto il passaggio del prof. 
Giovanni Razzaboni dalla cattedra di patologia spe¬ 
ciale chirurgica a quella di clinica chirurgica. Ral¬ 
legramenti all’insigne studioso ed operatore. 

Sono abilitali alla libera docenza i dottori: Ni¬ 
cola Ddnadio in anatomia umana normale; Attilio 
Omodei /orini in clinica medica; Michele De Luca 
e Manlio Montanelli in clinica oculistica; Emilio 
Forti in clinica ostetrica e ginecologica; Manlio 
Fabroni in clinica otorinolaringoiatrica; Giulio 
Roi in clinica pediatrica; Mario Lapidari in pato¬ 
logia generale; Tommaso Anardi, Carmine Guer¬ 
riero, Venanzio Lozzi, Alfredo Rindone e Donato 
Vallone in patologia speciale chirurgica; Alfredo 
Fontana e Rosario Scalabrino in patologia speciale 
medica; Michele Bolaffio in radiologia e radiotera¬ 
pia; Vittorio De Bonis in tisiologia. 

Alla cattedra di Clinica ostetrica dell’Università 
libera di Bruxelles è stalo chiamato il prof. Au¬ 
gusto Weymeersch, in sostituzione del prof. Va¬ 
lére Cocq, il quale va in ritiro per limiti d’età. 

Il dott. Raymond F. Longacre è nominato di¬ 
rettore dei Servizi militari di aeronautica degli 
Stati Uniti, in sostituzione del dott. Harold J. 
Cooper, che ha rassegnalo le dimissioni per assu¬ 
mere il compito di consulente sanitario in una 
Casa commerciale. 

La dott.a M. Condat è nominata professore di te¬ 
rapia alla Facoltà medica di Tolosa. 

La Facoltà medica di Berna ha proposto la se¬ 
guente lista di candidati alla cattedra vacante di 
pediatria: primo et equo loco Granzmann (Ber¬ 
na) e Gyòrgy (Eidelberga); secundo loco Hottinger 

(Dusseldorf). 

Il dott. II. B. van Dyke, professore di farma¬ 
cologia airUniversilà di Chicago, è nominato pro¬ 
fessore della stessa disciplina e direttore dell Isti¬ 
tuto Farmacologico presso il « Peiping Union Me¬ 
dicai College » di Peiping (Gina); la nomina avrà 
decorso dal 1° agosto. 

Il dott. Felix von Mikuliez-Radecki, di Berlino, 
è chiamato alla cattedra di ginecologia e ostetri¬ 
cia dell’Università di Konigsberg. 

Il prof. Leopold Lichlwitz, direttore sanitario 
dell’Ospedale Rudolf Virchow di Berlino, è nomi¬ 
nato membro corrispondente dell’Accademia di 
Medicina di New York. 



952 


(( IL POLI CLINI CO )) 


[Anno XXXIX, Num. 24’ 


NOSTRE CORRISPONDENZE. 

Da Padova. 

, Nella P. Università. 

Domenica 22 maggio nella R. Università venne 
inaugurata la « Settimana Medica » sorta per ini¬ 
ziativa del prof. Mario Truffi, segretario del Sin¬ 
dacato Prov. dei Medici Fascisti e direttore della 
Clinica di Dermatologia. Erano presenti Fon. Eu¬ 
genio Morelli, segretario nazionale del Sindacato 
dei Medici, S. E. il Prefetto, autorità civili e mi¬ 
litari, i professori della Facoltà Medica e nume¬ 
rosi sanitari iscritti al corso. 

Apre l’adunanza il prof. Truffi illustrando il va¬ 
lore del mantenere i contatti fra il professionista 
laureato, anche da tempo, e l’ambiente univer¬ 
sitario. Il prof. Fasiani come preside della Fa¬ 
coltà Medica porge il saluto ai convenuti compia¬ 
cendosi di vedere come siano state numerose le 
adesioni e le iscrizioni al corso. 

L on. Morelli pronuncia quindi il discorso inau¬ 
gurale mettendo in evidenza la figura del medico 
nei rapporti della vita sindacale, secondo l’indi¬ 
rizzo dato dal Capo del Governo: il medico ita¬ 
liano sentì con gioia la parola del Duce del Fasci¬ 
smo. Nel movimento della vita sindacale entrano 
anche questi corsi che mantengono attivo il colle¬ 
gamento fra vita professionale e vita universita¬ 
ria, concetto che ebbe per primo assertore il com¬ 
pianto quadrumviro Michele Bianchi, il quale pen¬ 
sava di proporre la concessione di licenze speciali 
ai medici condotti perchè trovassero tempo di ag¬ 
giornare la loro coltura. Le parole dell’on. Morelli 
sono state accolte da calorosi insistenti applausi. 

Il prof. Pellegrini, direttore dell’Istituto di Me¬ 
dicina Legale, tiene la prima lezione del corso trat¬ 
tando il tema « L’attività professionale del medico 
ed il nuovo Codice penale ». Illustra i molteplici 
doveri del medico specialmente in rapporti ed in¬ 
terferenze con la nuova legislazione .penale e di 
procedura penale: parla quindi di tutto ciò che si 
riferisce a denuncie per aborto, risarcimenti a 
danneggiati, obbligatorietà di perizie, denuncie di 
lesioni ecc. LO. alla fine del suo dire fu mollo 
festeggiato dagli ascoltatori. PLF. 


&W* Ricordiamo l'Importante volume : 

Prof. Dott. DARIO MAESTRINI 

IL CUORE DEL TUBERCOLOSO 

(STUDIO MORFOLOGICO, CLINICO 
ED ANATOMO-PATOLOGICO) 

Prefazione dell’On. Prof. EUGENIO MORELLI 

Ecco l’Indice-Sommario di quanto nel volume è trat¬ 
tato : 

PREFAZIONE - INTRODUZIONE, pag. 1. — PARTE I. 
Morfologia clinica del cuore normale (in quattro ca¬ 
pitoli), pagg. 3 a 32. — PARTE II. Morfologia clinica 
del cuore del tubercoloso (in quattro capitoli), pagg. 33 
a 58. — PARTE III. Sulla funzionalità del cuore del 
tubercoloso (in 6ette capitoli), pagg. 59 a 194. — 
PARTE IV. Alterazioni anatomo-patologiche dei ouore 
nel tubercoloso, pagg. 195 a 212. — PARTE V. Rias- 
sunto e conclusioni, pagg. 213 a 222. — PARTE VI. 
Conclusioni generali, pag. 223. — PARTE VII. Biblio¬ 
grafìa, pagg. 224 a 230. — PARTE Vili. Indice alfa¬ 
betico degli autori citati, pagg. 231 a 232. 

Volume in-8°, di pagg. VIII-232, nitidamente stam¬ 
pato su carta semipatinata, con 107 figure e 60 tavole 
intercalate nel testo. 

Prezzo L. 30* più le spese poetali di spedizione. Per 
i nostri abbonati, sole L. 2 5,60 in porto franco. 


Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI - Ufficio 
Postale Succursale diciotto - ROMA. 


NOTIZIE DIVERSE. 

1° Congresso internazionale sull’asma. 

Come avevamo annunziato, si è svolto a Mont- 
Dore (F rancia) nei giorni 4 e 5 giugno; tra i rela¬ 
tori è stato il prof. Frugoni. 

Daremo notizia dei lavori nel prossimo numero 

1° Congresso internazionale sul reumatismo. 

Questo Congresso, che doveva aver luogo a Roma 
e che era stato differito, si terrà invece a Parigi, 
dal 13 al 15 ottobre, con lo stesso programma, per 
invito della Lega francese contro il reumatismo. 

Verranno fatte dimostrazioni di malati in vari 
ospedali e dimostrazioni di roentgenografie. 

Per informazioni rivolgersi alla « Ligue interna- 
tionale contre le Rhumatisme », Keizersgracht 489, 
Amsterdam, Olanda. 

2» Congresso internazionale di chirurgia ortopedica. 

La Società internazionale di chirurgia ortope¬ 
dica terrà il prossimo congresso a Londra, dal 
19 al 22 luglio 1933, sotto la presidenza del prof. 
Nové-Josserand, di Lione. Temi: «Il meccanismo 
dei movimenti articolari in generale », « Il trat¬ 
tamento delle coxiti tubercolari »; tra i relatori è 
il prof. Delitala. 

Per informazioni rivolgersi al segretario gene¬ 
rale della Società, Dr. Delchef, rue Montoyer 34, 
Bruxelles, Belgio. 

1° Congresso internazionale sulla litiasi biliare. 

Ricordiamo che è indetto a Vichy dal 19 al 22 
settembre. 

Le ferrovie francesi hanno concesso agli ade¬ 
renti una riduzione del 50%, sotto forma di buoni 
individuali. La validità di tali buoni, che doveva 
essere di 15 giorni, è stata prolungata ad un mese: 
cosicché potranno essere utilizzati dal 1° al 30 set¬ 
tembre, in modo da permettere ai medici, sopra¬ 
tutto stranieri, che assisteranno al Congresso, di 
soggiornare più a lungo in Francia, qualora lo 
desiderassero. I buoni saranno valevoli dalla sta¬ 
zione frontiera a Vichy e ritorno con passaggio 
facoltativo da Parigi. 

Tutte le domande di informazioni, le adesioni, 
le quote dovranno essere inviate al dott. J. Ai- 
mard, segretario generale del Congresso, boule¬ 
vard des Capucines 24, Paris (IXe). La quota di 
iscrizione è di franchi 50 per i membri titolari 
con diritto alle pubblicazioni del Congresso e di 
franchi 25 per i membri associati. 

II limite delle iscrizioni al Congresso è fissato 
al 1° agosto. 

10° Congresso naziouale di radiologia. 

Nei giorni 22-25 maggio è stato tenuto a Parma, 
con l’intervento di più di 400 radiologi italiani 
e di molti stranieri, il X Congresso nazionale di 
Radiologia, sotto la presidenza del prof. Rossi. 

Al congresso era annessa una mostra grandiosa 
di apparecchi. 

Relazioni del Congresso: «Malattie polmonari 
acute e croniche » (relatori Vallebona di Genova 
e Nicotra di Catania); « Malattie del tenue e del 
crasso » (relatori Piccinino di Napoli e Vespigna- 
ni di Padova); « Le lesioni da raggi » (relatori Bel¬ 
lucci di Perugia e Ratti di Milano). Il prof. Pao- 


[Anno XXXIX, Ni m 24 


SEZIONE PRATICA 


953 


lucci, clinico chirurgo di Bologna, ha tenuto la 
conferenza inaugurale, sull'ascesso polmonare. 

La relazione sul tema delle malattie polmonari 
croniche ha dato luogo a una interessante e pro¬ 
ficua discussione sulla profilassi antitubercolare: 
ad essa ha partecipalo l’ori. Morelli e si è ricono¬ 
sciuta la necessità della cartella radiologica nelle 
scuole, cartella che dovrebbe seguire successiva¬ 
mente il bambino. I congressisti riuniti hanno 
emesso un ordine del giorno da presentare al 
Duce. 

La relazione sulle malattie del tenue e del crasso 
ha dato luogo a una discussione interessante a 
cui hanno partecipato i proff. Paolucci e Leotta il 
quale ha voluto dimostrare ai congressisti l’im¬ 
portanza della sindrome addominale destra dal 
punto di vista radiologico e sulla catena delle le¬ 
sioni che è possibile constatare al tavolo opera¬ 
torio. Hanno partecipato alla discussione nume¬ 
rosi oratori e specialmente il ,prof. Busi che ha 
ribadito l’assoluta importanza della nicchia come 
espressione di un’ulcera duodenale: la presenza di 
una nicchia deve autorizzare il chirurgo a ricer¬ 
care l’ulcera anche se esternamente non dovessero 
apparire alterazioni grossolane. 

Il Congresso ha proceduto alla nomina del nuo¬ 
vo Consiglio direttivo nominando presidente il 
prof. Siciliano e scegliendo Perugia a sede del- 
1X1 Congresso (1934), sotto la .presidenza del prof. 
Milani. 

Convegno dei chirurghi dell’Alta Italia. 

Si è tenuto a Torino, come avevamo annunziato, 
nei giorni 28 e 29 maggio, per iniziativa della So¬ 
cietà Piemontese di Chirurgia. 

All’inaugurazione parlarono il Podestà di Tori¬ 
no, Thaon de Revel, il presidente della .Società, 
prof. Donati e i ,proff. Pivano e Caccia; questi por¬ 
tò l’adesione del Corpo sanitario militare. 

Ai lavori hanno preso parte parecchi reputati 
chirurghi stranieri: Forgue di Montpellier (che 
svolse una comunicazione su « Ciò che la chirur¬ 
gia deve all’erniologia italiana »), Leriche di Stras¬ 
burgo, L. Apel di Londra, Carachàn di Barcellona, 
F. de Quervain di Berna, C. Henschen di Basilea, 
T. Czerentzes di Budapest, F. Pedotti di Luga¬ 
no ecc. 

Un ricevimento venne oflerlo ai congressisti 
nelle sale del Municipio, dal Podestà. Ad un trat¬ 
tenimento d’arte varia si produsse, per la prima 
volta, la Sezione torinese dell’Associazione medici 
musicisti italiani. 

Nella Società Italiana Fascista di studi scientifici 

sulla tubercolosi. 

Il G marzo, neH'Aleneo di Venezia, ebbe luogo 
l’assemblea generale della Sezione veneta; la pre¬ 
sidenza ne è stata affidata al prof. Antonio Ga- 
sbarrini. 

Società Francese di foniatria. 

È stata fondata il 9 maggio, a Parigi, per lo 
studio scientifico e pratico delle questioni relative - 
alla fisiologia e alla patologia della voce e della 
parola. L’Ul'ficia della Società comprende il prof. 
Moure, presidente, il dolt. Hautant e il prof. Le- 
maitre, vice-presidenti. Il dott. Tarneaud, segre¬ 
tario generale, è incaricato di dare le informazio¬ 
ni; indirizzo: avenue de la Grande-Armée 27, Pa¬ 
ris (XVIe),' Francia. 


Nell’Opera Maternità e Infanzia. 

Il 11. commissario dell’Opera Nazionale Mater¬ 
nità e Infanzia, Sileno Fabbri, ha convocalo a 
Roma per giovedì lo corrente, tutti i delegati 
straordinari delle novantadue Federazioni provin¬ 
ciali per esaminare e discutere i problemi interes¬ 
santi l'ordinamento e il funzionamento dell’Opera 
specialmente in relazione alle nuove direttive delle 
quali è stata data recentemente notizia. 

L’adunata si terrà alle ore 10 in una sala del 
Campidoglio. 

L’apertura del Policlinico a Pavia. 

Il 31 maggio tutti gli istituti e tutti i servizi 
esistenti nell'Ospedale San Matteo di Pavia sono 
stati trasferiti nel nuovo Policlinico. In dodici gior¬ 
ni, senza alcun incidente, è stato compiuto il tra¬ 
sporto di circa 400 degenti con lutto il materiale 
necessario al funzionamento dei reparti clinici e 
degli istituti predisposti all’insegnamento. Dal 1° 
giugno i servizi di accettazione per gli infermi e 
di pronto soccorso funzionano nel nuovo Policli¬ 
nico San Matteo. 

L’amministrazione fascista del San Matteo, di 
cui è consigliere delegato Fon. Nicolato, ha sa¬ 
puto adempiere scrupolosamente alla convenzione 
stipulala fra il comune e l’autorità militare, per 
cui il vecchio ospedale doveva essere consegnato 
libero il 1" giugno (per la trasformazione in Scuo¬ 
la allievi ufficiali del Genio). 

Le opere antitubercolari in provincia di Trapani. 

La Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali 
sla costruendo, a Torrebianca, nel comune di Moli¬ 
le San Giuliano, un Sanatorio antitubercolare ca¬ 
pace di 150 posti-letto. 

A Marsala è pronto un modernissimo dispen¬ 
sario ed un altro è stato dato in appalto per Ca- 
stelvetrano. 

A Trapani è in via di realizzazione un Preven¬ 
torio per fanciulli dall’età dello svezzamento ai 
sei anni; l'istituzione fu pensala in omaggio ed 
in occasione delle nozze dei Principi di Piemonte; 
per essa è accantonato un milione, come rife¬ 
rimmo a suo tempo. La città di Trapani già pos¬ 
siede il Sanatorio « Maria Serraino Vulpitta », di 
cui demmo altre volte notizia, e l’Ospizio Marino 
« Riccardo Sieri Pepoli ». 

Con i mezzi del Consorzio Provinciale Antitu¬ 
bercolare sono ora in via di allestimento i dispen¬ 
sari di Alcamo, Castclvelrano e Mazzara del Vallo. 

Per tal modo la provincia di Trapani verrà a 
possedere un’attrezzatura antitubercolare delle più 
complete e perfette. 

Nuovo ospedale navale negli Stati Uniti. 

A Seattle (Washington) è stata deposta la prima 
pietra di un nuovo Ospedale per la Marina degli 
Stati Uniti; la spesa è preventivata in 2 milioni 
di dollari, ossia circa 40 milioni di lire it. È de¬ 
stinato ai guarda-coste, alle guardie di polizia na¬ 
vale, ai marinai militari e civili, ai veterani. 

Come un ospedale ha fatto aumentare i suoi pro¬ 
venti. 

L’Ospedale statale n. 2 del Missouri (Ospedale 
di S. Giuseppe) ha fatto aumentare i proventi, 
ponendo a cultura intensiva le sue terre, vaste 
500 ettari. Vi sono stati addetti 12 fattori. Vi sono 
anche adibiti i pazienti le cui condizioni di salute 


954 


C( IL POLICLINICO » 


Anno XXXIX, Num. 24} 


consentono qualche lavoro. Nel 1931 la produ¬ 
zione di frutta e di ortaglie ha importato più di 
3 milioni di lire it. : questo reddito elevato di¬ 
mostra come la produzione sia stata ottimamente 
organizzata. 

Nuoto sanatorio alpino francese. 

È stato inaugurato a Briangon un grandioso 
sanatorio per tubercolotiche; la località, dall’aria 
purissima, conta in media 300 giornate di sole 
all anno. L'istituto è riservato in prevalenza a in¬ 
fermiere. Alla cerimonia inaugurale intervennero 
due ministri e i rappresentanti delle Facoltà me¬ 
diche di Parigi e di Lione. 

Conferenze del prof. Diez in Spagna. 

Invitalo da vari Enti culturali, il prof. Salva¬ 
tore Diez ha tenuto in .Spagna una serie di con¬ 
ferenze. 

Nei giorni 23 e 24 maggio trattò a Madrid : « La 
simulazione e la personalità dell’infortunato)) e 
« La Carta del Lavoro e l’assistenza sociale ai la¬ 
voratori in Italia », rispettivamente nella Scuola 
Nazionale di Sanità e nell’Istituto di rieducazione 
degli invalidi al lavoro. 

Il 27 ed il 28 maggio a Barcellona, nell’aula della 
Clinica chirurgica, parlò su « Il problema dell’au¬ 
tolesionismo ed i suoi fattori economici, ambien¬ 
tali e psichici », e nell’Accademia' di Medicina su i 
u Criteri medico-sociali per la riparazione del dan¬ 
no negli infortuni con riferimento alle legislazioni 
italiana e spagnola ». Assisteva a questa conferenza 
il deputato Trabai in rappresentanza del Governa¬ 
tore. Nel presentare il prof. Diez, furono pronun¬ 
ziate parole di ammirazione per lo sviluppo assunto 
dalla medicina del lavoro e sociale in Italia e per 
i provvedimenti adottati dal Governo Fascista; il 
Diez rispose in lingua catalana, portando il sa¬ 
luto della Scuoia di perfezionamento di medicina 
del lavoro di Roma. 

Il 29, di fronte ad una eletta schiera di dame in¬ 
fermiere, il prof. Diez disse della « Infermiera del¬ 
la Croce Rossa italiana in guerra e nelle opere 
sociali in pace » dando luogo ad una schietta ma¬ 
nifestazione di simpatia per l'Italia. 

Il A ice Console italiano che assisteva alla con¬ 
ferenza, nel ringraziare il prof. Tornei, direttore 
dell’Ospedale gestito dalla Croce Rossa, dell’entu¬ 
siastico saluto rivolto al nostro Paese, mise in ri- 
rilievo i vincoli di amicizia fraterna che uniscono 
le due nazioni latine. 

La malattia dei minatori. 

Il prol. Luigi Devoto, alla Clinica del Lavoro 
di Milano, per iniziativa della Società italiana di 
medicina del lavoro, ha rievocato, a propòsito del 
cinquantenario del Traforo del Gottardo, la cosi¬ 
detta « malattia dei minatori » od anchilostomiasi. 

Rievocò i contributi recali alla conoscenza di 
questa malattia da Dubini, Perroncito, Bozzolo 
e altri italiani. 

Per la lotta contro la brucellosi in Argentina. 

La Commissione nazionale argentina per lo stu¬ 
dio della febbre ondulante ha diramato una cir¬ 
colare ai medici, ai veterinari ed ai laboratoristi, 
per la raccolta rigorosa di dati, necessari onde 
valutare l’estensione del male e organizzare la 
lotta. La segreteria della Commissione ha sede in 
Buenos Aires, Vélez Sdrsfield 563. 


Nella stampa sanitaria. 

A cura della Società delle Nazioni, ha iniziato 
le pubblicazioni un Bollettino trimestrale dell’Or¬ 
ganizzazione d'Igiene, in duplice edizione (in lin¬ 
gua francese ed in lingua inglese), destinato ai 
lavori che si compiono sotto gli auspici di della 
Organizzazione. Il primo fascicolo reca un articolo 
redutloriale introduttivo e sette relazioni (vacci¬ 
nazione antidifterica, vaccinazione antirabbica, 
polmonite tropicale, approvvigionamento urbano 
del latte nel nord-America, insegnamento della 
medicina in Inghilterra, assistenza sanitaria nelle 
zone inondate della Gina). L’abbonamento annuo 
importa 10 franchi svizzeri. (Rivolgersi al : « Ser- 
.vice des Publications de la Société des Nations », 
Genève, Svizzera). 

« 

Mostra artistica medica a Marsiglia. 

Come Parigi, anche Marsiglia ha il suo « salon 
des médecins », ove si espongono lavori artistici 
eseguiti da medici o da persone delle loro fami¬ 
glie. Vi figurano pitture, sculture, acqueforti, in¬ 
tagli, cesellature ecc. 

Le mostre mediche di Marsiglia sono limitate ai 
medici della provincia, della Riviera, della Corsica 
e delle tre colonie francesi nord-africane. Di re¬ 
cente si è inaugurata la 5 a mostra, nei locali della 
galleria Detaille (La Canabière 77). 

Regolamentazione delle specialità farmaceutiche nei 

Brasile. 

Con decreto recente è stato regolamentato l’eser¬ 
cizio della professione farmaceutica nel Brasile; 
tra l’altro, viene disposto che la licenza per le 
specialità farmaceutiche decade dopo cinque anni: 
trascorso questo periodo dev’essere rinnovata. 

Viaggio medico sulle Alpi. 

Avrà luogo dal 26 giugno al 6 luglio, sotto il 
patronato della Facoltà medica di Lione; sarà di¬ 
retto dal prof. Laignel-Lavastine di Parigi; luogo 
di riunione: Grénoble. Rivolgersi a: Secrétariat du 
Yoyage Médical international dans les Alpes, La 
Malou (Hérault), Francia. 

Crociera Polare Economica Turistica. 

Si fa noto che si sta organizzando una gita nelle 
regioni polari, per il prossimo agosto. Si visiteranno 
i fiords norvegesi e il Capo Nord e si raggiungerà 
lo Spitzbergen, dove alla baia della Maddalena e 
alla baia del Re, De Pinedo, Nobile e Amudsen 
stabilirono le loro stazioni per la scoperta del Polo. 
Si raggiungerà anche la banchisa, il ghiacciaio po¬ 
lare oltre 1 ’81 parallelo. 

Il viaggio riuscirà quanto mai interessante per 
le particolari vedute, i paesaggi, i panorami ecc. Il 
piroscafo è un transatlantico della Amburgo-Ame- 
rica, a classe unica, senza etichetta, e presenta 
tutto il conforto di bordo. La spesa si aggira sulle 
L. 2500, con partenza e ritorno ad Amburgo, 
escluse le escursioni facoltative che pure sono a 
molto buon prezzo. Per ulteriori informazioni 
scrivere: dott. prof. Quattrociocchi, piazza S. Lui¬ 
gi dei Francesi 34, Roma. 



Apprendiamo all’ultimo momento la morte del 
prof. LUIGI PAGLIAM. Dell’illustre e compianto 
igienista ci occuperemo in un .prossimo numero. 


[Anno \\\1X, Num. 24] 


SEZIONE PRATICA 


955- 


RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA. 

Presse Méd., 5 raur. — A. Besredka. Batterio- 
terapia intestinale non specifica. — F. Ramond e 
J. D. Popovici. Fisiopatologia del tubo diger. 

Prensa Méd. Arg., 30 gen. — J. Diez. Tiroidite 
legnosa di Riedel. — 10 feb. A. L. López. Biotipio- 
logia. — P. M. Barbaro. Endocrinologia e reuma¬ 
tismi. 

Soc. d. Hóp., 19 feb. — D. Paxjlian e al. Ence- 
falomieliti alipiche dopo rivaccina/., jenneriana e 
dopo morbillo. 

Mediz. Klinik, 4 mar. — R. Schmidt. Proteino- 
terapia. — B. Kiscu. Irradiazione dei riflessi au¬ 
tonomi. 

Klin. Woch ., 5 inar. — B. Zondek e H. Krohn. 
Ormone del lobo medio dell’ipofisi. 

Munch. Med. Woch., 4 mar. — Meinicke. Sulla 
serologia della sifilide. — Beck. Ricambio del fer¬ 
ro nel neonato. 

Mediz. Welt, 5 mar. — Numero sulla tbc. 

Amer. Journ. Obst. a. Gyn., feb. — A. H. Bill. 
La nuovissima ostetricia. — S. D. Soule. L’atti¬ 
vità della tiroide nella gravidanza normale. — 
P. W. Coombs. Compito delle infezioni locali nella 
tossiemia gravidica. 

Revue Neurol., feb. — A. Wimmlr. Le infezioni 
acute, non suppurate, del sistema nervoso. 

Revue Méd.-Chir. des Maladies du Foie, du Pan¬ 
creas et de la Rate, gen.-feb. — C. P. Leblond e 
M. Asnel. Il sistema ret.-endot. — L. Bétroux 
e P. Monnier. Colaluria. 

Riv. Ital. di Ter., 30 gen. — L. Biancalana. 
Nuova cura dell’ulcera varicosa. 

Morgagni , 21 feb. — T. Ricozzi. Le astenie en¬ 
docrine e la loro terapia. 

Arch. It. di Chir., 1. — M. Agrifoglio. Stenosi 
croniche del duodeno da perivisceriti. — C. Trin¬ 
cherà. Tumore del giorno carotideo; asportaz. 

lìrasil-Med., 13 feb. — A. Aleino. Contagio del¬ 
la blenorragia infant. 

Presse Méd., 9 mar. — M. Ctiiray e R. Gerolami. 


La crisi biliare. — P. Moure e R.-H. Martin.. 
Trombo-flebite da sforzo. 

Riforma Med., 5 mar. — M. Gavazzeni e G. C. 
Besozzi. Alcaptonuria e idrati di carbonio. 

Minerva Med., 3 mar. — Dall’Acqua. Studio^ 
radiologico della mucosa gastr. 

Arch. Islit. Biocliim. lt., feb. — R. Sgalabiuno. 
Flora batterica degli ascessi gangrenosi polmon. 

Lancet, 12 mar. — H. U. Fullerton e al. Trat¬ 
tamento dell’uremia diabetica. 

Miinch. Med. Woch., 11 mar. — Burkardt.. 
Trattam. dei reumatismi con zolfo e iodio. 

Sang, 3. — C. T. Nicolau e A. Proca. Granu¬ 
lazioni tossiche dei leucociti nella scarlattina. — 
J. V. Grott. Diagli, del diabete meli. 


Rivista di Malariologia 

Pubblicazione bimestrale. 

Sommario del N. 2 (Marzo-Aprile) 1932: 

Contributi originali : A. DE BUCK, E. SCHOUTE, N. 
H. SWELLENGREBEL : Further inve6tigatione on thè 
differentiation of Anopheles maculipennis in thè 
Netherlandg and ite hearing on malaria (1 tav., 
2 graf.). — W. KIKUTH : Atebrin : ein neues eynthe- 
tisch Malariamittel. — M. ALESSANDRINI: Su al¬ 
cuni particolari morfologici dei parassiti malarigeni 
in casi primitivi non trattati con chinina. — M. TOR- 
RIOLI; Osservazioni sulla fagocitosi nella malaria 
aviaria (1 tav.). — C. ARULLANI : La coagulazione 
del sangue nella malaria. — P. DE MURO: Sulla pre¬ 
senza dell'Anopheles plumbeus nelle Paludi Pon¬ 
tine (2 fig.). — Relazioni : M. GIOSEFFI : Malaria e 
lotta antimalarica in Istria durante il 1931 e rilievi 
sul quinquennio 1927-1931. — Recensioni. — Problemi 
d'attualità : La bonifica integrale. — Notizie. — 
Sommari. 

Abbonamento annuo: Italia L. 40, ‘ Estero L. 7 5;, 
per i nastri abbonati L. 3 5 e 65 rispettivamente 
un numero separato: Italia L. IO, Estero L. 15. 


Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI - Ufficio 
Postale Succursale diciotto - ROMA. 


Indice alfabetico 

Ago da puntura esplorativa perforatore 


del cranio. Pag. 925 

Arteria succlavia s. : embolismo .... » 945 

Asma bronchiale: trattamento. » 934 

Bibliografia . ,, 939 

Colecistiti: semiotica. 948, 949 

Coliti da « Balantidium coli ».. 922 

Dismenorree della pubertà. » 934 

Dispnea : sulla —. » 937 

Encefalomieliti . 947 , 948 

Giurisprudenza sanitaria: quesili .... » 550 

Gravidanza : anemia emolitica. » 933 

Gravidanza e sviluppo dei feti: influen¬ 
za dell’iperglicemia e dell’ipoglicemia » 932 


per materie. 


Malaria primitiva contralta nella stagio¬ 
ne estivo-autunnale : recidive prima¬ 
verili . Pag. 921 

Malarizzazione cerebrale . » 938 

Mosche : la lotta contro le —. » 940 

Muscoli pettorali: assenza congenita . . » 949 

Nevralgie del trigemino : terapia .... » 949 

Piastrine: comportamento in seguito ad 

atti operativi .. » 917 

Poliomielite ant. a. : problemi. » 948 

Sterilizzazione temporanea della donna 

col metodo biologico. » 932 

Stomaco: diagnosi precoce del cancro . » 929 

Tubercolosi : comunicazioni varie .... » 942 

Tumori maligni: trasformazione di cel¬ 
lule normali in cellule di — al difuori 


Intestino crasso: sintomatologia e dia¬ 
gnosi dei tumori. 


)) 


930 delForganisnio . » 928 


Diritti ai proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in 
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte. 


C. Frugoni, Red. capo. 


A. Pozzi, resp. 


Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier. 






















956 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 24] 


Opere di Tisiologia a disposizione dei Signori abbonati al “ Policlìnico ,, : 


Dr. Prof. UBERTO ARCANGELI 

Lib. doo- di Patol. e di Clinica Med. nella R. Università 
Medico primario negli Ospedali Riuniti di Roma 

Sulle febbri da tubercolosi occulta o crlptofubercolarl 

(con 7 figure radiografiche nel testo) 

SOMMARIO. — Prefazione, pag. 3. — Febbricole tuber¬ 
colari. pag 9. — Febbri criptotubercolari a brevi 
periodi od accessionali, pag. 25. — Febbri coeì dette 
« gastriche -, pag. 27. — Tifobacillosi di Landouzy, 
pag. 33. — Tubercolosi miliare, pag. 40. — Generalità 
sulla diagnosi delle febbri criptotubercolari, pag. 42. 
— Importanza e norme per l’esame radiologico, pa¬ 
gina 43. — La cutireazione alla tubercolina, pag. 50. 

Volume di pagine 60, nitidamente stampato su carta 
semipatinata. — Prezzo L. 1 0« più le spese postali 
di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 8.75 
in porto franco. 


Lezioni e conferenze del 1° Corso di Tisiologia 

lenute solto gli auspici della Direzione Generale 
di Sanità Militare nel Sanatorio Militare di Anzio, 
dai profi. : G. Memmo, E. Maragliano, V. Ascoli, 
R. Alessandri, A. Dionisi, E. Morelli, A. Busi, 
D. De Carli, S. Ricci, R. Ciauri, A. Germino, 
F. Bocchette 

Raccolte e coordinate dal Cap. Med. F. BOCCHETTA 

Prefazione del Prof. Sen. E. MARAGLIANO. 

Un volume di pagg. XVI-344, nitidamente stampato, 
con impressa, sulla copertina, la fotografia di S. E. il 
Capo del Governo, Benito Mussolini, fra i ricoverati 
del Sanatorio Militare. — Prezzo L. 60. più le spese 
postali di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 5 2 
in porto franco. 

On. prof. EUGENIO MORELLI 

la fisiopatologia del pneumotorace artificiale 

(con 3 figure nel testo) 

Istrumentario per l’attuazione del pneumotorace 
e per la cura delle sue complicanze 

(con 5 figure nel testo) 

^Lezioni tenute al 1° Corso di Tisiologia nel Sanatorio 

Militare di Anzio). 

Volume in-16°, di pagine 56. Prezzo L. IO, più le 
spese poetali di spedizione. Per i nostri abbonati sole 
Li 7,9 0 in porto franco 

□ Ott. Prof. ACHILLE CAPOCROSSI 

Docente di Patologia Medica nella R. Univ. di Roma 
.Medico Primario e Direttore dell’Osp. Civile « Mazzoni » 

di Ascoli Piceno 

Concetto e diagnostica della tisi iniziale. 

Riportiamo il giudizio espresso su questo volume, 
-dal Chiar.mo prof. Fabio Rivalta : 

« In questa monografia, oggi indispensabile per ogni 
medico che voglia rapidamente mettersi a giorno 6rulle 
ultime scoperte relative alla tubercolosi sono esposte in 
modo perfetto e completo le moderne teorie che del 
tutto hanno modificato i criteri già dominanti 6ulla 
patogenesi e sulla cura di questa malattia. L’autore 
ha svolto con molta competenza e con sintesi efficace 
tutto l’argomento della infezione tubercolare primitiva 
infantile in stretto rapporto colla tubercolosi polmo¬ 
nare dell’adulto e relativi stadi ed esiti. Non manca 
un cenno sull’importante fenomeno di Koch, sull’aller¬ 
gia, sulle tubercoline e 6ulla reinfezione e superinfe- 
zione. L’autore svolge pure in modo completo i quadri 
clinici delle forme acute e croniche indugiandosi so¬ 
pratutto sull’importante argomento dei primi sintomi 
della tisi incipiente ed infine accenna anche all’esame 
obbiettivo generale e alle ricerche di laboratorio e delle 
reazioni umorali. 

Il libro non è molto voluminoso e si legge col mas¬ 
simo interesse poiché indica al medico pratico tutti 
quei principii fondamentali che oggi hanno finito per 
dirigere la cura specifica immuno-biologica di questa 
funesta e diffusa malattia ». 

Volume in-8o, di pag. IV-83, nitidamente stampato su 
carta distinta. Prezzo L. 1 O. Per i nostri abbonati 
sole L. 8,7 5 franco di porto. 


Prof. Dott. REMO MONTELEONE 

Assistente nella Regia Clinica Medica 
Libero Docente di Patologia Medica dimostrativa 
nella Regia Università di Roma. 

L’esame funziona le dell’a ppa rato respi ra torio 

L’insufficienza respiratoria in Clinica 

(con 30 figure intercalate nel testo). 

Prefazione del Prof. VITTORIO ASCOLI. 

Eccone l’indice Sommario : 

Prefazione, pag. in. — Le funzioni del polmone, pag. 1 
a 50.. Metodi fisici di esame della funzione respi¬ 
ratoria, pag. 51 a 140. — Metodi chimici per lo stu¬ 
dio della. funzione respiratoria, pag. 141 a 172. — 
Esplorazione fisiologica dei centri respiratori, pagi¬ 
na 173 a 177. — Esplorazione della circolazione pol¬ 
monare, pag. 178 a 180. — Esplorazione delle vie 
aeree superiori, pag. 181 a 189. — Schema per lo 
studio dell'insufficienza respiratoria, pag. 190 a 195. 

Le forme claniche dell’insufficienza funzionale re- 
spiratoria, pag. 196 a 252. — Bibliografia, pag. 253 

et ubi • 

Volume in-8° (N. 34 della Collana Manuali del «Po¬ 
liclinico »), di pagg. VIII-267, nitidamente stampato in 
carta semipatinata, con 30 figure intercalate nel te- 
Prezzo L. 3 2. Per i nostri abbonati sole 
29,75 in porto franco. 

Dott. RAIMONDO DORI A e Dott. CIULIO CESARI 

Med. aiuto degli Osp Bilia. Med. aiuto degli Osp. Riun. 
e { } C Ì! il 1 P at, °L Medica di Roma - Iepett. Sanitario 
della R. .Univ. di Roma delle Ferrovie dello Stato 

IL PNEUMOTORACE TERAPEUTICO 

Prefazione del Prof. Achille Angelini 

Primario Medico Consulente degli Ospedali Riuniti 
già Direttore del Sanatorio Umberto I in Roma. 

Volume di pagg. VIII-87, con 20 figure intercalate 
nel testo, nitidamente stampato eu carta semipatinata. 
Prezzo L. 12, più le spese postali di spedizione. Per 
i nostri abbonati sole L. 10,90 in porto franco. 


Dott. Prof. CUI DO MENDES 

Docente di Patologia Medica nella R. Univ. di Roma 
Direttore del Sanatorio della C.R.I. « Cesare Battisti » 

Tubercolosi e Sanatori 

(Trattamento Igienico-djetetico) 

Prefazione del Prof. Sen. A. LUSTIC 

SOMMARIO: I. Un po’ di storia. — II. Che cosa è un 
Sanatorio. — III. Organizzazione di un istituto Sana¬ 
toriale. — IV. Cura d’aria. — V. Cura di riposo. — 
VI. Le cure di allenamento. — VII. La dietetica nel 
Sanatorio. — Vili. L’elioterapia. — IX. Idroterapia, 
bagnj d’aria e ginnastica respiratoria. — X. La psico¬ 
logia del Sanatorio. 

Volume in-8°, di pag. IV-72, con 15 figure intercalate 
nel testo, nitidamente stampato su carta semipatinata. 
Prezzo L. IO. Per i nostri abbonati sole L. 8,7 5. 


Dott. Prof. ENRICO TRENTI 

Aiuto nella Regia Clinica Medica di Roma 
Docente di Patologia Medica nella R. Università 

La Sanocrisina nella cura della tubercolosi polmonare 

NOTE CRITICHE E OSSERVAZIONI CLINICHE 

Prefazione del Prof. VITTORIO ASCOLI 

Volume in-8°, nitidamente stampato eu carta semipa¬ 
tinata, con 38 radiografie e 22 grafiche termometriche 
nel testo. Prezzo L. 20 . Per i nostri abbonati sole 
L. 1 8 in porto franco. 


Prof. ANGELO SICNORELLI 

Direttore del Dispensario « Regina Elena » 
e dell'Istituto di « S. Gregorio » in Roma 

Come si ammala di tubercolosi e come si guarisce 

È l’enunciazione del nuovo metodo di cura 
basato sull’iperemia totale e la ventralizzazione. 

Un volumetto di 44 pagine in nitidissima veste tipo¬ 
grafica e con elegante copertina. Prezzo L. 5. 

N. B. - Chi desidera ricevere la pubblicazione in piego 
poetale sicuro da smarrimenti, aggiunga cent. 50 per 
la raccomandazione. 


Indirizzare vaglia e lettere all’editore LUIGI POZZI - Via Sistina 14, ROMA 






ANNO XXXIX 


Roma, 20 Giugno 1932 ■ X 


Num. 25 


“IL POLICLINICO» 

fondato nel 1893 dai professori: 

GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE 



Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI 

Clinico Medico di Doma 


SOMMARIO. 


Note e contribuii : L. Helman : Le inalazioni di ga6 car¬ 
bonico iin alcune circostanze post-operatorie. 

Osservazioni cliniche: F. Favella: Contributo alla cono¬ 
scenza dello stridore congenito. 

Medicina infortunistica: U. Leonelli: Le tromboflebiti 
da sforzo o traumatiche. 

Sunti e rassegne: Reni e vie urinarie: F. Bara-duo : La 
sindrome cntero-renale e la crenoterapia. — E. Papin 
e P. Bordae : Sulle ematurie dei nefrectomi zzati per 
tbc. renale. — M. Levi : Contributo alla terapia ope¬ 
rativa delle stenosi dell’estremo vescicale dell’urete¬ 
re. — T. Hryntschak : Cistectomla totale per cancro. 

— Peritoneo: Nockmiller : Due casi di peritonite cro¬ 
mica fibrosa incapsulante. — G. Brohee : Un caso di 
voluminosa pseudocisti tubercolare (750 gr.) della re- 
trocavità degli epiploon. — Schneider : Noduli del pe¬ 
ritoneo da oxiuri. — Oculistica : K. D. Lindner : Il 
pronto soccorso nelle lesioni e nelle malattie oculari. 

— W. Stewart Duke-Elder: L’irite. — R. H. Elliot : La 
cataratta. — Avvelenamenti: E. Leschke : Contributo 
alla conoscenza ed alla terapia di alcuni tipi di av¬ 
velenamento. — Gendron e Auvigne : Intossicazione 
saturnina accidentale per polvere nasale. Turbe uri¬ 
narie durante la colica. 

Problemi discussi: A. Marotta: Patologia e profilassi 
della vecchiaia. 

L’attualità terapeutica: A. Atkinson: Il trattamento 
dell’ulcera peptica con mucina gastrica. 

Cenni bibliografici. 

Uomini e azione: Ilvento: Luigi Pagliani. 


Accademie, Società Mediche, Congressi : R. Accademia 
Medica di Roma. — Società Medico-Chirurgica di Pa¬ 
dova. — Spedali Civili di Genova. — Società Medico- 
Chirurgica Bergamasca. — Accademia Pugliese di 
Scienze. — Società Italiana Fascista per gli Studi 
Scientifici sulla tubercolosi (Sezione di Napoli). 

Appunti per il medico pratico: Semeiotica: L’esame del 
malato di cuore. — La pressione media nello studio 
della ipotensione arteriosa nelle malattie infettive. — 
La pressione e la morfologia dei capillari nell’iper¬ 
tensione essenziale. — Casistica e terapia : Reumatismo 
cerebrale iperpiretico a decorso acutissimo. — Menin¬ 
gite primitiva da gonococco trattata con un autoli- 
sato-vaccino. — Neurosi e psicosi nei disturbi delle 
mestruazioni. — Dismenorree e nevralgie pelviche 
trattate con la resezione del nervo presacrale. — La 
cura della sclerosi a placche. — Azione dell’alimenta¬ 
zione con cervello nella degenerazione combinata su¬ 
bacuta del midollo spinale. — Medicina scientifica : 
Sul linf©tropismo polmonare del bacillo tubercolare. 
— Studi sulla eliminazione del bacillo di Koch per 
via biliare in ©oggetti tubercolotici. — Ricerche sulla 
presenza del bacillo della tubercolosi nel sangue cir¬ 
colante secondo Lowenstein. — Posta degli abbonati. — 
Varia. 

Nella vita professionale: Servizi igienico-sanitari. — 
Concorsi. — Nomine, promozioni ed onorificenze. 

Nostre corrispondenze : Da Torino. — Da Bari. 

Notizie diverse. 

Rassegna della stampa medica. 

Indice alfabetico per materie. 


NOTE E CONTRIBUTI. 

Le inalazioni di gas carbonico 
in alcune circostanze post-operatorie 

di L. Helman, 

chirurgo all*a Ospedale israelita di Galatz » 

(Romania). 

Sono abbastanza frequenti le circostanze 
nelle quali somministriamo ossigeno per ina¬ 
lazioni ai malati. , 

L’applicazione di questo mezzo terapeutico 
non corrisponde sempre alle nostre speranze, 
per il fatto che gli insuccessi sono assai nu¬ 
merosi. Questi, sono in parte dovuti al fatto 
che si somministra spesso ossigeno là dove 
non c’è nessuna indicazione iai farlo. Si chiede 
all’ossigeno più di quello che egli può dare 
e da qui deriva l’esagerazione di sommini¬ 
strarlo ad ogni moribondo. D'altra parte gli 
insuccessi tengono dal fatto — che ricerche 
minuziose nel dominio della fisiologia della 
respirazione, hanno dimostrato — che l’ossi¬ 


geno ha bisogno di un fallore intermediario 
che lo metta in valore. All’anidride carbonica 
spetta questo compito, per la qualità che essa 
ha di essere l’eccitante del centro bulbare del¬ 
la respirazione. Brown-Sequard e Traube sono 
i primi autori che hanno attirato l’attenzione 
su questo fatto. 

L. Fredericq ha fatto — in relazione que¬ 
sto fenomeno — un’esperienza di una grande 
importanza: Ha messo in relazione reciproca 
le circolazioni cerebrali di due cani — A e AB 
così che il sangue del cane irrorava il cervel¬ 
lo del B e il sangue del cane B quello del 
cane A. Stringendo la trachea di A, per l’a¬ 
sfissia die si produce, il cane B riceve un san¬ 
gue più ricco in C0 2 . L’effetto di questo fatto 
si vede subito; il cane B presenta immediata¬ 
mente una respirazione accelerala. 

Haldan ha mostrato che per l’uomo basta 
che la tensione del C0 2 aumenti di 1,6 min. 
perchè la ventilazione polmonare si raddoppi. 
La ventilazione polmonare non dipende dalla 
proporzione di ossigeno che si trova nell’aria 









958 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 251 



perchè per quanto si cambierebbe questa pro¬ 
porzione, essa non potrebbe essere modificata. 
Jourdanet (1861) e P. Pert (1878), studiando 
i disturbi che si hanno nel cosidetto mal di 
montagna, sono arrivati aliai conclusione che 
essi si spiegano per la mancanza di ossigeno. 
È questa la teoria dellanossiemia che è stata 
negata dal Mosso e sostituita con quella del- 
T « acapniia. ». Nel suo trattato « Fisiologia 
dell’uomo sulle Alpi » (1909) egli dimostra 
che i disturbi degli ascensionisti sono dovuti 
alla mancanza di C0 2 e non a quella dell’ossi¬ 
geno come prima si credeva. Diminuendo la 
quantità di C0 2 , il centro respiratorio non 
riceve il suo eccitante normale e per questo 
la respirazione diminuisce o anche isi arresta. 

In appoggio a questa teoria Aggazzotti ha 
dimostrato che in un’atmosfera con una de¬ 
pressione barometrica di 122 mm. Hg. — che 
corrisponderebbe a 14.000 un. d’altitudine — 
è possibile la vita solo se questa atmosfera 
contiene 7-12 % C0 2 . Il Levi, fin dal 1910, ha 
dimostrato che nella respirazione di Cheyne- 
Stokes, l’ossigeno allunga il periodo di apnea, 
mentre il miscuglio ossigeno-biossido di car¬ 
bonio lo sopprime. Questo fu il primo tenta¬ 
tivo di applicazione della miscela ossigeno- 
C0 2 e con questo si crea un metodo nuovo che 
porta iai notevolissimi risultati. 

Il merito di aver chiarito questo punto im¬ 
portante della fisiologia della respirazione spet¬ 
ta alla Scuola Italiana. Le ricerche di Jandel 
Henderson della Yale Univ-ersitv, hanno di- 
mostrato che il C0 2 ha una parte importante 
nel mantenimento dell’equilibrio acido-basico 
del sangue. 

L’aumento del C0 2 alveolare fa aumentare 
il C0 2 del sangue e così aumentano gli ioni H. 
Siccome gli ioni II sono l’eccitante del centro 
bulbare della respirazione, ad un aumento del 
C0 2 avremo una ventilazione polmonare più 
intensa. La respirazione divenendo più ampia, 
anche l’eliminazione del C0 2 aumenta amch es¬ 
sa e con questa gli ioni II diminuiscono nel 
sangue. In questo modo si stabilisce una va¬ 
riazione continua : ciò che rappresenta la re¬ 
spirazione normale. 

Per fare aumentare nel sangue gli ioni H 
bisogna che cresca la tensione del C0 2 nel 
sangue ei questa si ottiene con l’aumento della 
tensione alveolare del C0 2 . 

Basta che facciamo inalare ad un individuo 
del C0 2 in modo da aumentare la tensione del 
C0 2 alveolare perchè immediatamente si ab¬ 
bia un aumento della tensione del C0 2 nel 
sangue. Il C0 2 non è soltanto l’eccitante del 
centro respiratorio ma favorisce anche lo scam¬ 
bio dei gas nei tessuti. La dissociazione del- 


1 ’ossiemoglobina e la messa in libertà dell’os¬ 
sigeno, si fa molto più intensamente in pre¬ 
senza di C0 2 in eccesso. 11 biossido di carbo¬ 
nio favorisce l’aumento del coefficiente di uti¬ 
lizzazione dell’ossigeno. Von Canon ha dimo¬ 
strato — durante l’ultima guerra — che i sol¬ 
dati in stato di shok, hanno una diminuzione 
del C0 2 nel sangue. Per questa causa si pro¬ 
dui rebbe un indebolimento del tono venoso e 
da qui la caduta della pressione sanguigna. 

Il C0 2 somministrato senza nessuna norma 
diventa molto pericoloso. Non bisogna dimen¬ 
ticare che è un gas tossico e che il suo im¬ 
piego deve essere oculato. 

L’inalazione di aria in cui il C0 2 sia pre¬ 
sente nella concentrazione del 20 % provoca 
movimenti respiratori molto frequenti e mol¬ 
to ampi e in breve è seguita da morte. Paul 
Beri ha dimostrato che la tossicità aumenta, 
aumentando la pressione. Il C0 2 sotto bassa 
pressione e in dosi deboli è un tonico car¬ 
diaco e produce movimenti respiratori profon¬ 
di e lenti. 

Ho avuto occasione di osservare, in un caso 
di paralisi del centro respiratorio per intossi¬ 
cazione con morfina, le conseguenze dell’ina¬ 
lazione di C0 2 somministrato in concentra¬ 
zione elevata e con effetti del tutto identici a 
quelli osservati nello esperimento. Sopra que¬ 
sto punto ritornerò riportando le osservazioni 
cliniche. 

Somministrato in grandi dosi e sotto forte 
pressione, il C,0 2 produce convulsioni, miosi, 
insensibilità; la morte si produce in un tem¬ 
po che può variare a seconda della concen¬ 
trazione. 

Abbiamo visto che il Levi è stato il primo 
(1910) che ha utilizzato il miscuglio dei gas 
0 e C0 2 . 

Il metodo — però — solo da qualche anno 
bai cominciato ad essere utilizzato su una sca¬ 
la più ampia. 

Henderson e Haggard utilizzano il miscu¬ 
glio conosciuto in America sotto la formula 
"5-95" cioè cinque volumi C0 2 e 95 di 0. 

Burns e Middleton utilizzano il miscuglio 
"10-90". La .somministrazione del miscuglio 
sopra detto si fa con una maschera speciale 
collegata mediante 2 tubi con i recipienti di 
C0 2 e O. 

Nel 1928 K. H. Erb ha pubblicalo il primo 
caso nel quale avevai somministrato C0 2 per 
inalazioni ad un ammalato intossicato con 
morfina. Si trattava di un giovane di 23 anni 
tracheotomizzato per un tumore del collo. A- 
vendo dolori continui gli viene prescritta la 
morfina. Nella giornata prende 15 goccio di 
una soluzione all’l % di morfina. Nel pome- 


[Anno XXXIX, Num. 25] 


SEZIONE PRATICA 


959 


riggio dello stesso giorno gli viene praticata 
limai iniezione di un oentigrammo sottocute e 
più tardi 0.0005 di scopolamina. Verso le otto 
di sera si osserva che ramina Iato — che dor¬ 
miva — ha il respiro mollo superficiale e ra¬ 
ro. Si tenta la respirazione artificiale e l’inie¬ 
zione di lobelina. Con tutto ciò alle 10 di sera 
lo stato del malato è agonico : arriva a quat¬ 
tro respirazioni al minuto ed il polso diventa 
filiforme. Tutti i tonici cardiaci risultano inu¬ 
tili. Allora si ricorre alla somministrazione di 
C0 2 mediante un tubo introdotto nella canula 
da tracheotomia. L’effetto è immediato: il pa¬ 
ziente fa inspirazioni profonde e il colorito di¬ 
viene normale. Dopo cinque minuti ricade di 
nuovo in stato di apnea. Si somministra di 
nuovo C0 2 ; il malato rinviene; articola qual¬ 
che parola e ripetendo l'inalazione di C0 2 rin¬ 
viene completamente. Muore 15 giorni più tar¬ 
di di polmonite. Il caso è molto importante 
perchè dimostra l’effetto rapido del C0 2 quan¬ 
do gli altri mezzi erano rimasti inefficaci. 

Me. Curdy — nel giornale American Medi¬ 
cai Association del 1929 — pubblica un altro 
caso, di un bambino di dieci giorni con lab¬ 
bro leporino. Come preparazione all’anestesia 
con etere gli si era stata data una dose mi¬ 
nima di morfina e atropina nonostante che 
molti autori siano contrari alla somministra¬ 
zione della morfina ai bambini. Dopo la inie¬ 
zione il paziente ha presentato disturbi gravi 
della respirazione che hanno ceduto soltanto 
alle inalazioni di C0 2 . Gli altri mezzi cono¬ 
sciuti erano rimasti senza nessuno effetto. 

A questi due casi — conosciuti da me —- 
dalla letteratura tedesca e americana, aggiun¬ 
go l’osservazione di un caso osservato perso¬ 
nalmente e grazie al quale ho potuto convin¬ 
cermi dei risultati veramente miracolosi delle 
inalazioni di C0 2 . 

Si tratta della Sig.ra R...., di Galatz (Romania), 
di 22 anni, malata di appendicite cronica, per la 
qual malattia entra nel servizio di Chirurgia del¬ 
l’Ospedale Israelita di questa città. È di costitu¬ 
zione debole. Dagli antecedenti è degno di nota 
— da quanto rileriscono i famigliari — che la 
nostra malata abbia sofferto di encefalite letar¬ 
gica quattro anni prima. Non presenta nessun po¬ 
stumo dell’encefalite, tranne una certa nervosità 
nei gesti e nel parlare. Rifiuta l’anestesia rachi¬ 
dea e domanda insistentemente di essere sotto¬ 
posta a narcosio. Come preparazione all’anestesia 
le viene praticata una iniezione di 2 ctgr. di mor¬ 
fina e mezzo milligrammo di atropina. Tre quar¬ 
ti di ora più tardi la nostra ammalata presenta 
segni certi d’intolleranza: eruzioni su tutto il 
corpo, edema delle palpebre, lieve cianosi delle 
unghie; tutto scompare in qualche ora. Rimando 
l’operazione per qualche giorno; il 2 giugno 1930 
eseguisco l’appendicectomia sotto rachianestesia 
con 0,10 ctg. di Novocaina-adrenalina. Tutto de¬ 


corre normalmente; alla visita serale, la paziente 
si sente abbastanza bene. Alle 9 di sera, accusan¬ 
do dolori, le viene praticata una iniezione di 
1 ctgr. di pantopon. La paziente si calma ma due 
ore dopo la respirazione non è normale. Il me¬ 
dico chiamato di urgenza constata un polso fre¬ 
quente, debole, cianosi del viso e delle estremità 
e una respirazione superficiale e rara. Si sommi¬ 
nistrano tonici cardiaci ma senza effetto. A mez¬ 
zanotte la malata continua a presentare un polso 
fiequente, ipoteso, aritmico. La respirazione è 
superficiale con periodi di apnea; vi è cianosi del 
viso e delle estremità. La pupilla è miotica e non 
reagisce alla luce. Riflesso corneale abolito. Con¬ 
dizioni agoniche. Cominciamo a fare la respira¬ 
zione artificiale e abbiamo l’impressione chiara 
che solo con questo mezzo si riesce a tenere in 
vita la paziente. Tento un’iniezione di lobelina 
ma senza effetto. Somministriamo allora ossige¬ 
no per iniezione sottocutanea e per inalazione. 
Per tutta la notte la situazione si mantiene inva¬ 
riata. Si continua con la respirazione artificiale, 
tonici cardiaci, ossigeno. 

L’eccitamento della mucosa pituitaria per mez¬ 
zo di una penna intinta di ammoniaca non pro¬ 
duce nessun riflesso. 

Allora pensai di somministrare alla malata per 
inalazione del C0 2 , per quanto non possedessi 
nessun apparecchio speciale. Mi sono procurato 
un tubo di acido carbonico — di quelli che usa¬ 
no i fabbricanti di acqua gassosa — al quale ho 
adattato un tubo di gomma il capo del quale l’ho 
introdotto nell’apertura nasale. Ho somministra¬ 
to allora qualche getto di gas sotto bassa pres¬ 
sione e con stupore di tutti, ecco la paziente co¬ 
lorarsi in viso e fare da sola qualche movimento 
respiratorio profondo. Dopo di che cade di nuovo 
nello stato di prima. Somministro dopo quasi 4-5 
minuti primi ancora del gas e la paziente re¬ 
spira di nuovo da sola. Continuando così dopo 
quasi un’ora la paziente si rimette completamen¬ 
te. Esce poi dall’Ospedale — dopo 12 giorni — 
completamente guarita. Oggi si trova in perfetta 
salute. 

Da ciò che abbiamo visto, si trattava di una 
intossicazione di morfina con disturbi gravi 
della respirazione per paralisi del centro re¬ 
spiratorio. 

In questo caso, il fallire degli altri mezzi 
terapeutici e il rapido effetto ottenuto con la 
somministrazione del C0 2 , indicano chiara¬ 
mente il risultato che il C0 2 stesso ha dato. 

Vero è che si potrebbe sostenere che la som¬ 
ministrazione del C0 2 è stata iniziata dopo 
qualche ora dall’inizio dei fenomeni, quando 
l’azione tossica del pantopon era già diminui¬ 
ta e che anche senza il C0 2 si sarebbe otte¬ 
nuto un buon risultato. La conferma della no¬ 
stra asserzione sta nel fatto che era stato ne¬ 
cessario somministrare in varie riprese il C0 2 
e tutte le volte che si interrompeva la sommi¬ 
nistrazione la paziente ricadeva nello stesso sta¬ 
to grave di prima. 

Le inalazioni di C0 2 — tanto utili — non 
sono ancora entrate nella pratica giornaliera. 
Tra quelli che le utilizzano, citeremo Dzialo- 










960 


« IL POLICLINICO » 


zinsky il quale in uni caso di embolectomia 
(fatta da Mayer) sopraggiungendo una sincope 
iespiratoria, ha impiegalo con successo le ina¬ 
lazioni di COo. 

Fischer ha applicato il metodo a 300 ma¬ 
lati. Egli ha somministrato il C0 2 — per ina¬ 
lazione durante 1 anestesia e dopo l’opera¬ 
zione, arrivando alle seguenti conclusioni: 

I malati si risvegliano più presto, i vomiti 
sono meno frequenti e meno severi. Le com¬ 
plicazioni polmonari appaiono molto raramen¬ 
te ' e se qualche volta sopravviene una lieve 
bronchite, questa cede presto. 

In America firuns e Middleton utilizzano il 
miscuglio "5-95" quale mezzo profilattico con¬ 
tro le congestioni polmonari, specialmente nei 
vecchi con fratture ossee. 

Renderson e Hiaggard hanno osservato che 
la polmonite che era molto frequente in se¬ 
guito alle asfissie per CO, da quando utiliz¬ 
zano le inalazioni di C0 2 è diventata molto 
rara. 

In Romania il metodo è stato utilizzato dal 
Prof. lacobovici di Cluj. Nella Rivista Clujul 
Medicai, Lupa ha pubblicato un articolo so¬ 
pra questo argomento, riferendo del modo di 
somministrazione del C0 2 nella cinica del Prof, 
lacobovici. 

In ciascuna sala d’operazione esiste un pal¬ 
lone di ossigeno e uno di C0 2 . Quando il ma¬ 
lato al principio del l’anestesia respira in mo¬ 
do irregolare gli viene dato il C0 2 , previo al¬ 
lontanamento della maschera. 

Tn caso di sincope durante l’anestesia, si 
ripete la, somministrazione del C0 2 . 

Oltre che nei casi di sincope respiratoria 
durante 1 amastesia e di paralisi del centro re¬ 
spiratorio nelle intossicazioni con morfina, le 
inalazioni di C0 2 si utilizzano ancora nei casi 
di atelectasia polmonare, complicazione post 
operatoria abbastanza studiata in. questi ulti¬ 
mi tempi e della quale non è qui il luogo di 
parlare. 

Somministrando C0 2 ai malati con questa 
complicazione e facendo il controllo radiogra¬ 
fico, rendiamo meglio conto degli effetti del 
r0 2 . Là dove zone intere di polmone ateletta- 
sico sono opache, sotto l'influenzai del C0 2 
queste zone si rischiarano e così si affretta la 
guarigione. 

busse 1 F. Sh-eil-don di Boston si è servito di 
C0 2 in 11 casi di singhiozzo (provocato da va¬ 
rie cause). Egli constata che il singhiozzo si 
arresta durante la somministrazione di C0 2 e 
anche dopo per un periodo di tempo dalla 
somministrazione. In qualche caso il singhioz¬ 
zo sparisce completamente. L’Autore racco¬ 
manda che ai maiali molto deboli si sommi- 


[Anno XXXIX, Num. 25] 

nistri il C0 2 con grande attenzione perchè prò- 
voca un aumento della pressione sanguigna ed 
una contrazione esagerata nei muscoli respi¬ 
ratori. 

Da quello che abbiamo fin qui esposto si 
può dedurre di quale aiuto prezioso sia il COo. 
Lo possiamo utilizzare senza difficoltà e in 
mancanza di apparecchi speciali, anche con 
un semplice pallone. Oltre i buoni risultati che 
il C0 2 da nei casi dove sia somministrato du¬ 
rante o dopo la narcosi, otterremo risultati 
soi prendenti anche in molte altre circostanze 
difficili quando la vita del malato è in pericolo. 

RIASSUNTO. 

Il CO. è il vero fattore che regola la respi- 
iazione perchè dalla sua tensione alveolare di¬ 
pende l’aumento o la diminuzione degli ioni H 
nel sangue, ioni che sono l’eccitante del cen¬ 
tro bulbare della respirazione. 

L’A. ha utilizzato le inalazioni di C0 2 in 
un caso di intossicazione di morfina con di¬ 
sturbi gravi della respirazione per paralisi del 
centro respiratorio, e ha avuto un ottimo e 

rapido effetto, mentre erano falliti altri mezzi 
terapeutici. 

BIBLIOGRAFIA. 

1. A. Richaud. Précis de thércipeutique, 1921. 

2. Russell F. Sheldon. Control of Hiecup By 
inhalation of Carbon Dioxide. Journal Ame¬ 
rican Medicai Association, 1 ott. 1927. 

3. Burns-Middleton. Carbon Dioxide in Treat¬ 
ment of Hypostatic Pulmonary Congestion. 
American Journal Medicai ,Sciences, Philadel- 
,phia, 1929. 

-1. Mogi lev. Bedeutung der Kohlensàure in der 
Profilaxie der postoperativen IComplicationem. 
Zentraìblatt fiir Gyniikologie, agosto 1930. 

5. Trr. In Miinchener medizinische Wochen- 
schrift, agosto 1928. 

6. J. R. Me. Curdy. Carbon Dioxide inhalation 
in Morphine Poisoning. J. A. M. A., 1929. 

7. V. Henderson-Haggard. Iiyperventilation of 
thè lungs as a prophylactic measure for Pneu- 
monia. Ibid., febbr. 1929. 

8 J. Monzon. L’inhalation de gaz carbonique. 
Méthode de Jandell-Henderson stimulant et 
regulateur de la fonction respiratoire. Presse 
Médicale, 16 genn. 1929. 

9. Kurt Sommer. Asphyxie behandlung des Neu- 
geborenen. Zentralblatt f. Gynacologie, 1930. 

10. Al. Lupan. Combaterea accidentelor respira¬ 
tola pria inhcdaliuni de Bioxid de carbon. 
Clujul Medicai, 1 die. 1929. 

11. H. Gaudier. Traitement des complications pul- 
monaires post-opératoires et de Vasphyxie 
pendant les anesthésies générales par les 
inhalations d’acide carbonique et d’oxygène. 
Bulletins et Mèmoires de la S. N. de Chirur¬ 
gie de Paris, 26 die. 1931. 

12. A. Dzialoszynski. Apparatile zur Kohlenstìure- 
inhalation und bildlich Darstellung der Koh- 
lensaureanwendung am Kranhen. Dts. Z. f. 
Chic., voi. 205, pag 22, 1927. 


[Anno XXXIX, Num. 25] 


SEZIONE PRATICA 


961 


OSSERVAZIONI CLINICHE. 

Ospedale Bambino Gesù — Roma 
Rep. Isolamento 

diretto dal Prof. Ugo Mancini, med. primario. 

Contributo alla conoscenza dello stridore 
congenito 

per il dott. Felice Fasella, aiuto medico. 

È nota la grande importanza della sindro¬ 
me stOdorosa nella patologia del neonato e 
quanto sia necessario e talora assai arduo sta¬ 
bilire la causa determinante del grave distur¬ 
bo della respirazione. 

Sono ormai abbandonate le teorie uniciste 
per spiegare tutti i casi di stridore; è noto che 
lo stridore congenito può dipendere: 

A) Da cause meccaniche: 

1) malformazioni primitive o secondarie 
dell’epiglottide o del laringe; 

2) compressione del laringe o della trachea 
da parte di un timo o di una tiroide tumefatti 
o da tumori; 

3) macroglossia; 

4) microgn/atia con glossoptosi. 

B) Cause nervose. Per spiegarne il meccani¬ 
smo sono state emesse varie teorie: 

1) disturbo dei centri coordinatori dei mo¬ 
vimenti respiratori (Tompson); 

2) arresto di sviluppo dei centri del nervo 
ricorrente e conseguente disturbo della funzio¬ 
ne della muscolatura del laringe (Trump); 

3) crampo clonico della glottide (Boeri). 

Le crisi di soffocazione da laringospasmo so¬ 
no da separare completamente dai casi di stri¬ 
dore congenito. Esse fanno parte del quadro 
della tetania, responsabile della diatesi spa¬ 
somela del soggetto. (Chwostech, Trousseau, 
Erb). 

I principali trattati di anatomia patologica e 
di pediatria dedicano poche parole alla menzio¬ 
ne della Micrognatia e i casi descritti nella 
letteratura sono pochissimi; ritengo perciò in¬ 
teressante riassumerli brevemente ecl illustra¬ 
re il caso da me osservalo e seguito con la gui¬ 
da del mio primario, che vivamente ringrazio. 

A quanto mi risulta dalla letteratura consul¬ 
tata in proposito, il mio caso sarebbe il 2° 
pubblicato in Italia, (Il 1" è il caso di Gismon- 
di). 

Shukowski (1911) in uno studio sulla citolo¬ 
gia e patogenesi dello stridore congenito, rife¬ 
risce 3 casi di neonati di pochi giorni, a termi¬ 
ne, che già alla nascita o al massimo 3 giorni 
dopo presentavano : respiro stridoroso, rientra- 
menti del torace e attacchi asfittici, die con¬ 


dussero a mortei due dei piccoli inalati. Ai di¬ 
sturbi respiratori si aggiungevano gravi distur¬ 
bi della deglutizione e conseguente difficoltà 
della alimentazione. 

In 2 casi si aveva abnorme piccolezza della 
porzione orizzontale della mandibola a causa di 
una speciale ristrettezza del cavo orale. La lin¬ 
gua era tanto piccola, che se ne vedeva nel ca¬ 
vo orale solo la porzione anteriore, aveva una 
tale tendenza a cadere all’indietro, che per evi¬ 
tare la soffocazione fu suturata alle guancie. 
In uno dei casi si aveva anche palato fesso 
molto accentuato, nell’altro caso era appena 
accennato. In uno dei casi esistevano diati 
anamnestici, clinici ed anatomo-patologici tali 
da fai pensare alla possibilità di una eredolue. 

Robin (1925) a proposito delle malformazio¬ 
ni cranio-facciali, richiama nuovamente l’at¬ 
tenzione sulla glosso {itosi c sui disturbi che 
essa arreca: difficoltà di respirazione e deglu¬ 
tizione. Per ovviare ad essi, propone la pop¬ 
pata ortostatica. 

Lenstrupp (1925) illustra 3 casi: bambini 
dell età da 8 giorni a 6 settimane, soggetti ad 
attacchi di soffocazione e a stridore congenito, 
causali da una speciale malformazione della 
mandibola, piccolezza ed arretramento, che 
dava al volto dei piccoli pazienti, aspetto di 
uccello. In tutti si aveva caduta all’indietro 
della lingua, che si accollava completamente 
alla parete posteriore del faringe, nei movi¬ 
menti di suzione. 

In tutti e tre i casi si aveva palato fesso, 
grave stato di denutrizione e pallore intenso. 
Si aveva dispnea inspi rato ria, tiraggio, rien- 
Iramenti inspiratori della parete toracica, attac¬ 
chi di soffocazione, con pallore, cianosi, esof¬ 
talmo. 

Se si esercitava trazione in avanti della lin¬ 
gua, se si spingeva avanti la mandibola o si 
faceva giacer bocconi il bambino, questo re¬ 
spirava più liberamente. 

Ad un esame radiologico si vide una abnor¬ 
me piccolezza del corpo della mandibola in, 
rapporto alle branche ascendenti. Lai lingua 
radiografata mentre il bambino gridava, si ve¬ 
deva caduta completamente indietro, in modo 
da aderire alla parete posteriore del faringe e 
bloccare l’ostio faringeo. 

I tre bambini furono dimessi notevolmente 
migliorati. 

Bagg (1929) in uno studio sullo stridore con¬ 
genito, descrive 2 casi di micrognatia. I caso: 
bambino di 6 settimane, nato a termine da par¬ 
to eutocico da genitori sani, dalla nascita ha 
sofferto di respiro sibilante. All’ingresso in 
ospedale 25-IIT-25 si presenta ben nutrito, ro- 




962 


(( IL POLICLINICO )> 


[Anno XXXIX, Num. 25] 


seo, ha miai formazioni della mano, piede equi¬ 
no e struma congenito. Colpisce la piccolezza 
della mandibola, per cui l’arcata gengivale su¬ 
periore sopravanza di molto l’inferiore ed il 
volto assume l’aspetto di un muso di lepre. 
Quando la bocca è aperta, la lingua cade al- 
l’indietro e lo stridore diventa molto più in¬ 
tenso. Lo stesso accade con le grida. 

Il bambino fu rivisto l’Il-IX e il 10-XI-1925 
molto migliorato, perchè, pur rimanendo l’ar¬ 
cata gengivale inferiore molto arretrata rispet¬ 
to alla superiore, tuttavia, per l’accrescimento 
generale, la bocca è diventata più grande e la 
lingua relativamente più piccola; lo struma- è 
pure assai migliorato. 

Alla radiografia non si vede alcuna iperpla- 
sia del timo o struma sottosternale e all’esa¬ 
me la ringosco pi co nessuna causa dimostrabile 
di stridore. Fu posta la diagnosi : Microgna- 
tia causa di stridore. 



Fig. 1. 

II caso: bambino prematuro età 7 giorni. 
Ricoverato in ospedale 1 ’ 11-7-’26; presenta dal¬ 
la nascita stridore inspiratorio e va soggetto a 
crisi di soffocazione con cianosi e tiraggio. 
Presenta mandibola molto piccola, lingua pic¬ 
cola che cade all’indietro; palato e ugola fessi. 
Si tentò di fissare la lingua in avanti attraver¬ 
sandola con un filo, ma si tagliò la lingua pro¬ 
ducendo grave emorragia e infezione della fe¬ 
rita. Si evitò lo stridore, la cianosi e il tirag¬ 
gio spingendo in avanti la mandibola come 
nella narcosi o facendo giacere il bambino sul 
ventre. Il bambino morì di sepsi ombelicale. 


Diagnosi: Sepsi ombelicale. Epiglottide nor¬ 
male. Non ingrandimento del timo. Micro- 

gnatia che devesi interpretare causa dello stri¬ 
dore. 

Janse (1930) descrive un bambino di 8 setti¬ 
mane, che presentava una macroglossia asso¬ 
ciata a micrognatia, causa di gravi difficoltà 
della respirazione. Mediante la fissazione in 
avanti della lingua si tentò di migliorare il 
disturbo, ma il bambino morì di broncopol- 
irionile. 

Camion Eley e Farber (1930) descrivono 4 
casi in cui, come nei precedenti si aveva fes¬ 
sura del palato, piccolezza della mandibola, 
specie della porzione orizzontale, arcata gen¬ 
givale inferiore notevolmente arretrata rispetto 
alla superiore; respiro «stridoroso e stenotico, 
attacchi di soffocazione e cianosi. 

La lingua cadeva all’indietro, restando ap¬ 
plicata contro la parete posteriore del faringe. 
Si avevano gravi difficoltà di alimentazione. La 
radiografia confermava la piccolezza della por¬ 
zione orizzontale della mandibola e la piccolez¬ 
za della lingua. Uno di questi neonati morì di 
soffocazione nonostante che fosse stato operato 
di tracheotomia. Alla necroscopia si trovò: 
(broncopolmonite, congestione dei reni, dei 
surreali, della milza, degenerazione grassa del 
fegato. Arcata mandibolare arretrata rispetto 
alla mascellare superiore di 8 mm. a livello 
delle arcate dentarie. La mandibola poteva es¬ 
sere spostata in avanti di circa 1 cm. Margini 
alveolari ben formati. La lingua situata all’in¬ 
dietro non poteva essere tirata in avanti oltre 
i margini alveolari. Nessuna deformazione del¬ 
la rima glottidea. Deviazione a destra del set¬ 
to nasale, con ostruzione della narice destra. 

Diagnosi anatomica : Anomalia congenita 
della mandibola con retrazione della lingua ed 
ostruzione del faringe e dell’epiglottide (sic); 
palato fesso; deviazione a destra del setto nasa¬ 
le con ostruzione della coana destra. 

* 

* * 

Gli AA. propongono come cura un apparec¬ 
chio costituito da un filo di rame ì’obusto, che 
circonda la fronte del bambino precedente- 
mente protetta da una fascia di flanella , piega 
in basso ad angolo retto e forma un'ansa ai- 
torno alla mandibola. Le parti discendenti e 
l’ansa devono essere rivestite da un tubo di 
gomma. L'apparecchio si applica mediante fet- 
tuccie legate nei punti dove il filo di rame 
piega ad angolo retto ed allacciate attorno al 
capo, così da tenere l'apparecchio ben fisso, 
in modo che la porzione discendente aderisca 



[Anno XXXIX, Num. 25] 


SEZIONE PRATICA 


963 


alla branca montante della mandibola, che 
viene portata in avanti e innalza così anche 
la lingua. 

Gismondi (1931) riferisce di un bambino di 
32 giorni, nato a termine da parto eutocico, da 
genitori sani. Subito dopo la nascita ebbe re¬ 
spirazione rumorosa e poi accessi di soffoca¬ 
zione con cianosi, specie se il bambino giaceva 
supino. Ricoverato il 30-XI-1930 presentava: 
Condizioni di sviluppo, nutrizione e sanguifi¬ 
cazione scadenti. Colpisce lo speciale aspetto 
di uccello dovuto alla brevità dell’arcata della 
mandibola, il cui margine gengivale si trova 
arretrato rispetto a quello della mascella supe¬ 
riore. 

Stridore inspiratorio, rientramenti al giugulo 
ed al Rediga strio; bocca piccola. La lingua si¬ 
tuata all’indietro, sembra ostruire il cavo fa¬ 
ringeo e l’aditus ad laringem. Collo piccolo per 
piccolezza della regione sopraioidea. Nulla di 
speciale agli organi toracici, media st mici ed 
ipocondriaci. 

Con l’intubazione delle vie nasali non si rie¬ 
sce a far cessare lo stridore, che si attenua 
mettendo il bambino sul fianco o bocconi e 
scompare se si porta in avanti la mandibola, 
assai mobile, premendo sulle branche montan¬ 
ti. È evidente la fatica del bambino a poppa¬ 
re, lascia il seno dopo pochi secondi, per riat¬ 
taccarsi e continuare così. Si tentò con scarso 
risultato la poppata ortostatica proposta da 
Robin. All’esame radiografico si notò un mo¬ 
dico grado di opistogenia, lingua dislocata in¬ 
dietro nel cavo faringeo. La R. W. fu negativa. 
Fu applicato rapparecchio di Eley e Farber, 
che diede buoni risultati riguardo aH’alimenta- 
zione, minore beneficio allo stridore respirato- 
rio e agli attacchi di cianosi. Il bambino uscì 
dopo 6 giorni di degenza per volere dei geni¬ 
tori e morì pochi giorni dopo, in seguito ad 
un attacco di soffocazione. Non si sa se il bam¬ 
bino abbia sempre tenuto l’apparecchio, come 
era stato ra-ccomandato. 

Gaso personale. — Ch. Alberto. Nato l’ll-X-1930 
entra in ospedale il 3-VII-1931. Non parentela fra 
i genitori, non alcoolismo, non tbc.; non malat¬ 
tie nervose. TI padre ebbe ulcera unica e fece pri¬ 
ma del matrimonio iniezioni endovenose, non sa 
dire nè quante, nè di quale preparato. La prima 
gravidanza materna terminò con aborto al 3° mese. 
Il P. nacque a termine, da parto fisiologico. Su¬ 
bito dopo la nascita si notò forte stridore inspi¬ 
ratorio, che aumentava appena si metteva il bam¬ 
bino supino. Sino a 3 mesi ebbe allattamento ma¬ 
terno, irregolare per la dispnea gravissima, che 
insorgeva durante la suzione e rendeva assai lunga 
e penosa la poppata. Poi la madre preoccupata da 
tali fatti e dalle gravi condizioni generali del bam¬ 
bino cominciò a nutrirlo artificialmente. In tale 


epoca cominciò anche a frequentare un ambula¬ 
torio per lattanti, dove fece, nello spazio di 4 mesi 
30 applicazioni di raggi ultravioletti. Da tale cura 
non ebbe alcun vantaggio. Soffrì solo di qualche 
disturbo intestinale. 

Il 20-\ 1-1931 ebbe febbre alta e poi tipica eru¬ 
zione morbillosa. Impallidita l’eruzione, la febbre 
persistè elevata, lo stridore si accentuò e si com¬ 
plicò con cianosi, difficoltà della deglutizione ed 
aggravamento delle condizioni generali. 

All’ingresso in ospedale (3-VII-1931). Condizioni 
generali gravi. 

Nutrizione molto scaduta. Pallore intenso, con 
lieve cianosi dei segmenti distali. Esistono an¬ 
cora tracce appena percepibili del pregresso esan¬ 
tema morbilloso. Lieve desquamazione furfuracea. 
Respiro 40 con intenso stridore inspiratorio. Polso 
120 piccolo molle ritmico. Cranio voluminoso, do¬ 
licocefalo. Guardando il P. di profilo, colpisce la 
piccolezza della parte inferiore del volto, specie 
della mandibola e la notevole sporgenza del naso 
e della mascella superiore (aspetto di uccello). La 
bocca non chiude bene perchè il labbro inferiore 
è tirato alFindielro. L’arcata gengivale inferiore è 
all indietro della superiore di 4 min. misurati a li¬ 
vello degli incisivi mediani, gli unici esistenti ed 
è bilateralmente all’interno della superficie. Lin¬ 
gua piccola caduta all’indietro. Palato notevol¬ 
mente ogivo, completo. Faringe normale. Torace 
carenato, appiattito in senso laterale nei 2/3 su¬ 
periori, svasato alla base. Evidente solco di Harri- 
son. Rientramenti inspiratori alla base del torace 
ed all'epigastrio. .Segni di bronchite diffusa e di 
broncopolmonite alla base destra del torace. Addo¬ 
me voluminoso, fegato e milza alquanto aumen¬ 
tati di volume. 

Il massimo dello stridore si ha in posizione su¬ 
pina. Sollevando la mandibola, in modo da por¬ 
tare a combaciare le due arcate dentarie, lo stri¬ 
dore scompare; diminuisce notevolmente facendo 
giacere il bambino sul fianco. 

Cutireazione alla tubercolina umana e bovina 
negative. R. W.-; R. W. della ma¬ 
dre -; li. W. nel padre: ritardo di emo¬ 

lisi con fine antigeni, con un antigene negativa. 

L'esame radiografico del torace, eseguito in va¬ 
rie posizioni, fece escludere sia un’ipertrofia del 
limo, sia un’adenopatia tracheo-bronchiale, a cui 
riferire eventualmente il grave disturbo respira¬ 
torio. La radiografia del cranio mise invece in 
evidenza la brevità del corpo della mandibola, 
l’arretramento dell’arcata gengivale inferiore e la 
caduta aH’indietro della lingua. 

All’inizio della degenza si ebbero gravi disturbi 
della deglutizione, che diminuirono quando il 
bambino guarì dalla bronco^-polmunite e quando si 
ebbe l’avvertenza di far stare sempre il piccino 
sul fianco durante la suzione. 

Alla metà luglio guarigione della bronco-polmo¬ 
nite; alla fine luglio anche della bronchite. 

Durante la degenza furono praticate iniezioni 
endomuscolari di Neo I.C.I. 

Alla metà agosto: nutrizione sempre molto sca¬ 
duta, stridore inspiratorio in decubito supino. Ca¬ 
tarro bronchiale diffuso. 

Ai primi di settembre aumentarono i segni di 
catarro bronchiale e si formarono nuovi noduli di 
bronco-polmonite; le condizioni generali si aggra¬ 
varono rapidamente, il 7-IX si ebbe la morte. 

Autopsia: abnorme piccolezza della lingua; age- 
nesia del mascellare inferiore. Bronco-polmonite 





9(34 


« IL POLICLINICO )) 


nodulare confluente di quasi lutto il polmone de¬ 
stro con aderenze pleuriche interlobari recenti- 
bronco-polmonite nodulare della base del polmone 
sinistro. 

Colite follicolare. 

La micrognatia congenita si deve distingue¬ 
re dalla micrognatia acquisita per anchilosi 
dell articolazione temporo-man diboia re avve¬ 
nuta in tenera età e che è bene studiata nella 
sua patogenesi e nella anatomia patologica in 
un lavoro di Seifert (1925). 

La micrognatia congenita, in cui l’articola¬ 
zione temporo-mandibolare è mobilissima vie¬ 
ne classi fica ta tra le malformazioni del seg¬ 
mento inferiore della faccia. 

Nel trattato di Foà trovo scritto: ((L’apla¬ 
sia colpisce la mandibola inferiore, la quale 
può essere insufficientemente sviluppata (Mi¬ 
crognatia, Tar.) o mancare del tutto (Tpoagna- 
tia, Tar.). 

In questi casi la faccia ed il cranio possono 
essere perfettamente conformati, invece la boc¬ 
ca può mancare del tutto (Astomia, Gull) op¬ 
pure è piccolissima (miicrostomia) o situata in 
posizione verticale... Talvolta questi processi 
sono dai considerare come secondari a com¬ 
pressioni meccaniche subite dal feto (Gruber) 
ma possono anche essere primitivi ed allora as¬ 
sai spesso si complicano con altri gravi pro¬ 
cessi teratologici... ». 

Anche Kaufmann classifica la micrognatia 
congenita nello stesso capitolo. I pediatri no¬ 
minano la micrognatia tra le cause di stridore 
congenito. Secondo tutti gli autori, la malfor¬ 
mazione sarebbe rarissima. 

Wankel fa una distinzione tra il momento 
genetico causale e il momento puramente em¬ 
briologico formativo. Sotto questo riguardo la 
micrognatia congenita farebbe parte del grup¬ 
po di malformazioni dovute ad arresto di svi¬ 
luppo da ostacolata differenziazione degli ar¬ 
chi branchiali durante la vita embrionale. 

Quale momento genetico causale di tutte 
queste malformazioni, sono state accusate : la 
ristrettezza dell’utero, o dell’amnios, le briglie 
amniotiche, ecc. 

Alcuni AA. hanno ricercato il fattore eredita¬ 
rio, che però non appare nei casi descritti ed è 
da escludersi in quello di Gismondi e nel mio 
personale. 

L’eredolues isi poteva sospettare in uno dei 
casi di Sukowski e nel mio. 

Volendo riassumere il quadro della Micro¬ 
gnatia' congenita potremmo dire: Bambini na¬ 
ti generalmente a termine, che nella maggior 
parte dei casi sono deboli, hanno peso inferio¬ 
re alla norma e presentano altre malforma- 


[Anno XXXIX, Num. 25] 

zioni congenite. Fin dalla nascita o subito do¬ 
po soffrono di più o meno gravi disturbi della 
ispirazione consistenti in stridore inspirato¬ 
li©, a cui si associano molto frequentemente 
attacchi di soffocazione con rientramenti della 
base del torace e dell’epigastrio (tiraggio) e 
cianosi. Contemporaneamente esistono gravi 
disturbi della deglutizione e quindi della ali¬ 
mentazione e della nutrizione. 

I disturbi respiratori si accentuano nel decu¬ 
bito supino, si attenuano spingendo in avanti 
la mandibola o mettendo il bambino bocconi 
o su un fianco. 

All’esame obbiettivo colpisce l’aspetto parti¬ 
colare del profilo del bambino, che alcuni AA. 
definiscono profilo di uccello, altri di lepre. Si 
ha una evidente sporgenza della parte supe¬ 
riore del volto, in contrasto con una piccolez¬ 
za della bocca e particolarmente della mandi¬ 
bola, specie del corpo. 

Si ha caduta indietro della lingua, che si 
accolla alla parete posteriore del faringe, pro¬ 
vocando lo stridore e gli attacchi di soffoca¬ 
zione. 

Le malformazioni congenite, che più fre¬ 
quentemente si associano alla piccolezza della 
mandibola sono: il palato e lugola fessi; la 
macroglossia; la jnicrogjoss/ia. Deformazioni 
varie dello scheletro: piede torto, torace care¬ 
nato. 

La prognosi sembra notevolmente grave sia 
per il pericolo di soffocazione, sia perchè la 
malattia predispone alle malattie deH’apparato 
respiratorio. 

I 3 casi di Lenstrupp furono dimessi gran¬ 
demente migliorati, dei 3 casi di Sukowski 2 
morirono per asfissia. Il caso di Janse morì 
per broncopolmonite. Dei 4 casi di Eley e Far- 
ber 1 morì subito per asfissia e gli altri mi¬ 
gliorarono. 

Dei 2 casi di Bagg I migliorò molto, l’al¬ 
tro morì per complicazioni. Il caso di Gismon¬ 
di morì per broncopolmonite, il mio caso 
morì per broncopolmonite. 

Terapia : evitare gli attacchi di soffocazione 
impedendo al bambino di giacere supino. Si 
tenti l’applicazione dell’apparecchio di Eley e 
Farber. Sono assolutamente da evitare i tenta¬ 
tivi di fissare la lingua in avanti mediante su¬ 
tura. In -caso di attacchi di soffocazione con 
cianosi e tiraggio si spinga in avanti la man¬ 
dibola, come durante la narcosi e si tiri in 
avanti la lingua con un tiralingua. 

RIASSUNTO. 

L’A. illustra un caso di : Micrognatia conge¬ 
nita, glossoptosi, stridore inspiratori©. Passa 


[Anno XXXIX, ÌNum. 25] 


SEZIONE PRATICA 


965 


sintelic-amente in rivista i casi descritti nella 
letteratura c riassume il quadro della sindro¬ 
me. 

BIBLIOGRAFIA. 


Bagg Gl. Heitriige zar Agiologie dcs Stridur conge- 
nitus. Monatsschr. f. Kinderheilk., Voi. 45, 
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Gismondi A. La sindrome micrognatia congenita 
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Janse H. M. Macroglossia with associated micro¬ 
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Lenstrupp Fin. Hypoplasia mandibulae as cause oj 
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Kobin. Dériations morphologiques faciales , etc. So- 
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Shukowski W. P. Zar Aeliologie der stridor inspi- 
ratorius conqen. Jahrb. f. Kinderhelik, LXXIII, 
p, 459, '11. ’ 

\Y vnkel W. Beitrag zar Kasuistik und Kritik der 
angeborenen Micrognatie. Virchow’s Archiv., 
GCLV, p. 17, 25. 


Ricordiamo l'interessante pubblicazione : 

Prof. ARNOLFO CIAMPOLINI 

Docente nella R. Università di Milano. 

Il trauma nella etiogenesi delle malattie 

(Rapporti clinici e medico legali) 

Prefazione del Prof. CESARE FRUGONI 
Clinico Medico di Roma. 

Riportiamo i 1 itoli dei vari capitoli di questo inte¬ 
ressante libro : 

T Argomentazioni cliniche e argomentazioni legali — 
Le casualità morbose — Causa cd occasione? — Dei 
fattori morbosi concansali nella clinica e nella me¬ 
dicina legale degli infortuni — La configurazione 
giuridica della lesione da infortunio e della malat¬ 
tia professionale. — II. Dello sforzo come azione mor- 
bigena — La lombaggine da sforzo — L’ernia infor¬ 
tunio — Orchiti e varici da sforzo? — Emorragie 
cerebrali da sforzo? — Le mòrti improvvise da la¬ 
voro? — Sforzo e malattie dell'apparato respirato¬ 
rio. — III. Traumi e tumori — Traumi ed emopatie 
-- Endocrinopatie e traumi — Traumi e malattie 
osteo-articolari. — IV. Complicanze ed esiti del trau¬ 
ma cranio-encefalico. — Traumi e malattie a sede 
spinale. — V. Pleuriti e polmoniti traumatiche — 
Traumi e tubercolosi polmonare — Traumi ed appa¬ 
rato cardio-vascolare — I traumi dell’apparato di¬ 
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nati, rispettivamente L. 4 7 e L. 5 3- 


Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI - Ufficio 
Postale Succursale diciotto - ROMA. 


MEDICINA INFORTUNISTICA 

Le tromboflebiti da sforzo o traumatiche 

per il doti. Ugo Leonelli, 'medico condotto. 

Ho lei lo recentemente in una importante ri¬ 
vista estera die esistono pochissime pubbli¬ 
cazioni di tromboflebiti obliteranti da sforzo 
o traumatiche dell’arto inferiore: pertanto 
credo opportuno riferire su due casi di tale 
malatiia, che ho avuto occasione di osservare; 
la loro importanza deriva sia dalle deduzioni 
che possono trarsi sulla patogenesi, sia anche 
dal pillilo di vista della pratica infortunistica, 
perchè è tuttora controverso se si debba am¬ 
mettere l’origine della malattia in parola da 
uno sforzo o da un traumatismo, oppure la so¬ 
la con causa di essi. 

P. S., di anni 70, ex ferroviere, pensionato, ili 
Pescara. Non ha sofferto malattie degne di nota, 
specialmente in questi ultimi tempi. L’esame de¬ 
gli organi interni rivela soltanto una notevole 
arteriosclerosi diffusa. Riferisce che 15 giorni pri¬ 
ma, mentre usciva di casa, ebbe una lieve storta 
del piede sinistro e dopo qualche istante avvertì 
un dolore vivissimo diffuso a tutto l’arto, che lo 
costrinse a rientrare in casa e a mettersi subito 
a tetto. II dolore si fece sempre più acuto e tutto 
l'arto inferiore andò rapidamente aumentando di 
volume. Dopo due o tre giorni di riposo assoluto 
e di applicazioni calde sulla parte il dolore dimi¬ 
nuì un poco, ma l’edema crebbe e si diffuse alla 
parte sinistra e inferiore dell’addome. 

All’esame obiettivo si nota notevole edema <h 
lutto l’arto inferiore sinistro, della regione latero- 
inferiore dell’addome e della regione glutea cor¬ 
rispondenti. Sulla cute di tali regioni, nel tutto 
integra, di colorito leggermente cianotico, si nota 
un marezzamene venoso particolarmente eviden¬ 
te sulla coscia e sull'addome. Aon esiste edema 
a carico dello scroto e del pene. La palpazione 
lungo la vena femorale è dolente; vi è impotenza 
totale dell’arto. L’ammalato non ha febbre e non 
ne ha mai avuta nei quindici giorni da che è in¬ 
sorta la malattia. L’edema è rimasto stazionario. 

L’altro caso può definirsi piuttosto un esito 
della stessa malattia. 

S. D. IL, di anni 34, minatore, da Lettomanop- 
pello. Anamnesi negativa per malattie degne di 
nota. 

Riferisce che 10 anni fa riportò contusione non 
grave al polpaccio sinistro per urto da parte del 
telaio di un carrello, senza alcuna ferita od esco¬ 
riazione. Ne ebbe vivo dolore ma potè da solo tor¬ 
nare a casa, dove avvertì che la gamba era dive¬ 
nuta notevolmente gonfia. Nel corso di parecchi 
giorni, senza avere mai febbre, il dolore andò dif¬ 
fondendosi a lutto l’arto e alla regione glutea che 
aumentarono molto di volume. Dopo qualche 
mese egli tornò al lavoro ma l’arto rimaneva in¬ 
grossato in toto e così pure la regione glutea; 
infossando il dito non si aveva fovea, tanto che 
dopo qualche anno, perdurando l'ingrossamento 



« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 25} 



del Tarlo e la sensazione di notevole peso, con¬ 
sultò un chirurgo e questi ritenne che fosse un 
difetto congenito. Però col volgere degli anni i 
disturbi funzionali sono andati aumentando: il 
dolore e la sensazione di peso sono divenuti più 
penosi e si cominciò a notare dilatazione delle 
vene superficiali e ulcere varicose alla gamba. 

Attualmente l'ammalato si presenta all’osserva¬ 
zione del tutto sano negli organi interni; la Was¬ 
sermann è negativa. L’arto inferiore sinistro, dal¬ 
la natica in giù, è notevolmente aumentato di 
volume, come chiaramente si vede anche nelle 



Fig. 1. 


fotografie; la cute della regione anteriore-inferio- 
re sinistra dell'addome è edematosa e vi si nota 
notevole marezzamelo di vene varicose; pacchetti 
varicosi si notano in tutto l’arto e specialmente 
nel triangolo di Scarpa e nel cavo popliteo. Il pip¬ 
ile è asciutto; sulla faccia interna della gamba si 
rilevano ulcere varicose. Il colorito della cute, 
tranne in prossimità delle ulceri, è normale. 
L arto aumenta ancora di più di volume con la 
stazione eretta. A causa del dolore e del peso del- 
1 arto 1 andatura è claudicante ed è disturbata 
anche la stazione eretta (figg. 1 e 2). 

Riassumendo possiamo affermare che in tut¬ 
ti e due i casi la malattia è iniziata dopo un 


trauma lieve che non ha determinato solu¬ 
zioni di continuo nella cute, nè ha quindi 
aperto la via ad alcuna infezione; non si è avu¬ 
ta mai febbre nel corso della malattia; il do¬ 
lore dopo il traumatismo, sproporzionato al- 
1 entità dei traumi stessi, è andato crescendo 
di pari passo con il volume dell’arto; l’impo¬ 
tenza funzionale è stata immediata nel primo 
caso e tardiva nel -secondo; dopo i primi gior- 



Fig. 2. 


ni di malattia il dolore vivissimo è diminuito 
ma l’edema è rimasto persistente in grado no¬ 
tevole; successivamente sono comparsi i se¬ 
gni di circolo collaterale, col marezzamelo ve¬ 
noso alla radice della coscia e al fianco sini¬ 
stro, seguilo nel secondo caso, da stasi cro¬ 
nica. 

Questi dati clinici ci fanno formulare in 
tutti e due i casi la sicura diagnosi di trom¬ 
bosi traumatica delle vene profonde della 
gamba sinistra o successiva tromboflebite obli¬ 
terante progressiva della iliaca esterna sinistra; 




Anno XXXIX, Num. 25] 


SEZIONE PRATICA 


967 


è da escludersi che il processo sia esteso al¬ 
l’iliaca primitiva o all’interna perchè manca 
ogni segno di stasi a carico di quest’ultima ve¬ 
na, mentre l’ostacolo di deflusso si osserva a 
carico delle vene dellarlo, dell’epigastrica e 
della circonflessa. 

Nel primo caso ci conferma la diagnosi an¬ 
che la palpazione della vena femorale sinistra 
dura e dolente. 

Non c’è dubbio che i traumi siano stati i 
punti di partenza della malattia; ma essi sono 
stali da soli la causa efficiente, oppure la con¬ 
cansa insieme ad una preesistente alterazione 
delle vene? 

(Questo problema patogenetico è tutt ora mol¬ 
to dibattuto. 

Fin dal 1834 Cruveillier sosteneva che la 
trombosi in un vaso venoso è costantemente 
preceduta da um processo infiammatorio e 
quindi si avrebbe prima la flebite e poi la 
trombosi. 

Wirchow sostenne la teoria che nella trom¬ 
boflebite obliterante si avrebbe prima la trom¬ 
bosi e su di essa si impianterebbe il processo 
di flebite. Si ritiene però oggi generalmente 
che non si ha la trombosi se non preesistono 
delle condizioni morbose a carico della vena. 

Queste condizioni che causano la trombosi 
sarebbero: 1) le lesioni dell’endotelio della ve¬ 
na; 2) il rallentamento della corrente sangui¬ 
gna e la conseguente formazione di vortici; 
3) le alterazioni del sangue che ne aumentano 
la coagulabilità (ad es. la gotta, probabilmente 
a causa deH’ipencalcemiia esistente in questa 
malattia); 4) la clorosi, per insufficiente nutri¬ 
zione della parete venosa; 5) il parto, special- 
rnente dopo gravi emorragie; 6) le malattìe in¬ 
fettive (W. Bain). 

Riguardo alle alterazioni dell’intima e alla 
flebosclerosi che si riscontrano in moltissimi 
individui, per un processo analogo all’arterio¬ 
sclerosi, il Clinico di Pisa prof. Taddei riferisce 
alcune osservazioni molto importanti fatte dal 
Bauli e comunicate all’Accademia Medico-fisica 
fiorentina, sulle embolie della polmonare che 
si osservano in operati guariti per prima in¬ 
tenzione; il Bariti dunque avrebbe notato in 
alcuni casi osservati all’autopsia, che gli em¬ 
boli non partivano dalle regioni operate, ma 
dalle vene profonde del polpaccio, dove esiste¬ 
vano fatti evidenti, e da lui ben dimostrati, 
di flebosclerosi, non manifestali!isi con sinto¬ 
mi clinici e di natura non ben definita. 

Il meccanismo della formazione dei trombi 
in conseguenza di traumatismi sarebbe il se¬ 
guente: in seguito all’alterazione dell’intima 
e alla perdita della sua levigatezza si avrebbe, 


nel punto leso, l’adesione delle piastrine e da 
queste si libererebbe la tronbokinasi da cui si 
formerebbe la fibrina e quindi il trombo. 

Dietrich afferma, che la trombosi si forme¬ 
rebbe in seguito a lesione traumatica della 
parete venosa perchè da questa si originereb¬ 
bero sostanze ad azione coagulante, analoghe 
alle coaguline di Loeb. 

Lenormant e Mondor, in un loro pregevole 
lavoro, sostengono che le tromboflebiti cosi- 
dette da sforzo o da traumatismo minimo, 
siano delle tromboflebiti latenti di origine in¬ 
fettiva, rivelate dallo sforzo o dal lieve trau¬ 
matismo indiretto. E ciò sarebbe provato da¬ 
gli esami di Laboratorio, perchè le colture ese¬ 
guite con um pezzo di vena colpita da trombo¬ 
flebite afebbrile ha dimostralo la presenza di 
stafilococchi. In questi casi, secondo il Millet, 
si tratta di infezione cronica latente per un 
equilibrio tra difese ed infezione che vale a 
mantenere l’apiressia. In essi basta uno shok, 
un trauma operatorio, un parto perchè l’e¬ 
quilibrio si rompa e l’infezione si manifesti 
con una metastasi venosa che è la flebite. Se¬ 
condo lui questa causa infettiva cronica an¬ 
drebbe ricercata in una infezione gastro-inte¬ 
stinale preesistente da lungo tempo, o da una 
colecistite cronica che può decorrere del tutto 
silente. Ma a questa ipotesi si può obbiettare 
che le tromboflebiti da sforzo o traumatiche si 
conservano costantemente epilettiche e non 
presentano alcun altro segno di infezione me¬ 
tastatica. 

D’altra parte giustamente il Prof. Vanzetti, 
criticando la teoria della scuola francese e di 
Kretz, per cui tutte le trombosi sarebbero di 
origine infettiva, osserva che la presenza dei 
batterli nelle masse trombotiche ha importan¬ 
za, ma bisogna distinguere i casi nei quali 
essi furono rinvenuti alla superficie e negli 
strati esterni del trombo e quelli in cui furono 
dimostrati nelle parti centrali: nel primo caso 
essi sono da considerarsi una invasione secon¬ 
daria, allorché essi; circolando nel sangue, 
sono venuti a depositarsi nel trombo già for¬ 
mato, onde non hanno importanza et iologica; 
nel secondo caso invece in cui per mezzo dei ta¬ 
gli i microrganismi furono rinvenuti nel nu¬ 
cleo del trombo, essi sarebbero stati la causa 
del processo trombotico. 

Io ritengo che nel primo dei malati, soggetto 
di 70 anni, arteriosclerotico, la tromboflebite 
sia da mettere in relazione con un preesisten¬ 
te processo di flebosclerosi; nel secondo sog¬ 
getto, giovanissimo e vigoroso, la trombosi si 
è avuta in conseguenza del traumatismo sul 
polpaccio che avrebbe leso l’intima delle ve- 



9G8 


(( IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 25] 


ne profonde, probabilmente però non perfetta¬ 
mente integra; e pertanto nel primo caso io 
sforzo e nel secondo il traumatismo sarebbero 
stali la concansa nel complesso processo pato- 
genetico. 

Non è certo tacile altrimenti spiegare come 
uno sforzo violento o un traumatismo non 
grave possano da soli determinare una lesio¬ 
ne venosa : Lowemstein sostiene che per la ve¬ 
na ascellare si può pensare ad uno schiaccia¬ 
mento di essa da parte della clavicola o dei 
suoi legamenti, ma Lenormant e Mondor obiet¬ 
tano che dir questo significa disconoscere le 
conoscenze anatomiche. 

Rosenthal ha pensato, con ipotesi più atten¬ 
dibile, che negli sforzi violenti si avrebbe le¬ 
sione delle venule nei loro sbocchi nel tronco 
principale, da cui deriverebbe la trombosi. Al 
letto operatorio L. Bazy avrebbe trovato che il 
tessuto cellulare, intorno ala vena trombosata, 
era stato sede di un pregresso ematoma. 

Poiché in tutti e due i nostri casi la trom¬ 
boflebite si osserva a carico della iliaca ester¬ 
na sinistra, si deve ritenere che esista una 
certa predilezione per questa vena e ciò si spie¬ 
gherebbe col circolo più lento che si ha a sini¬ 
stra sia per la compressione esercitata sulla ve¬ 
na dal sigma colico, sia per una maggiore obli¬ 
quità della vena di sinistra rispetto alla de¬ 
stra, sia per i rapporti topografici della v. ilia¬ 
ca sinistra con tre grosse arterie (iliaca comu¬ 
ne, sacrale media ed ipogastrica). 

Osserva il prof. Taddei che più difficile a 
spiegare è perchè il processo di flebosclerosi 
primitiva prediliga il lato «sinistro; ma che se 
le spiegazioni non sono sicure, sicuro è il fat¬ 
to anatomico e clinico. 

Questa malattia all’infuori del grave peri¬ 
colo di una embolia mortale, è grave anche per 
i postumi funzionali, come si osserva nel se¬ 
condo caso, per edema indurato cronico, rigi¬ 
dità articolari, impotenza muscolare, varici, 
elefantiasi. • 

Per la cura recentemente è stata proposta, 
con ottimi risultati, l’a sport azione, previa dop¬ 
pia legatura, di un pezzo della vena colpita 
dalla malattia, il che arresterebbe il processo 
ascendente. Nel nostro primo caso per le con¬ 
dizioni del paziente, uomo avanzalo in età 
ed arterosclerotico, non fu ventilata l’opportu¬ 
nità di alcuna terapia (chirurgica. 

-A- 

★ ★ 

Nel secondo caso invece sì può cercare di 
modificare lo stato elefantiasico con adatto in¬ 
tervento. Certamente le varici superficiali van¬ 
no conservate perchè assicurano il circolo col¬ 


laterale. Nè è da ritenersi che, per la lesione 
stessa che ha prodotto l’elefantiaci dell’arto, 
sia giovevole stabilire una comunicazione tra il 
sistema linfatico superficiale ed il sistema lin¬ 
fatico profondo. (Metodi di Lanz, di Rondo- 
leon, di Oppel e Rosanow). È da preferirsi al 
metodo di Handley (introduzione di fili di 
seta cotto la pelle del tessuto elefantiasico) il 
metodo di Walther con cui si utilizzano, pel 
drenaggio linfatico, dei tubi perduti di caout- 
cliou, operazione che ha dato buoni risultati 
in mostruosi edemi dell’arto inferiore. 

Lettoni,anoppello (Pescara), aprile 1932. 

RIASSUNTO. 

L'A. illustra due casi di tromboflebite cosi¬ 
detta da sforzo o traumatica, ne discute la pa¬ 
togenesi e conclude che lo sforzo o il trauma¬ 
tismo metta in evidenza preesistenti condizio¬ 
ni morbose delle vene. 

» 

BIBLIOGRAFIA. 

Domenico Taddei. Lezione su una tromboflebile 
iliaca esterna traumatica. Policlinico, n. 14, 5 
aprile 1926. 

Millf.t. Sull’origine delle flebiti c loro cura. Jour- . 

nal de Méd. de Paris, 21 maggio 1930. 

Aug. Bieger. Le flebosclerosi. Deutsche Med. Wo- 
chenschrift, 8 febbraio 1924. 

Borciiard. Sulla trombosi ed embolia. Bruns Bei- 
trag z. Klin. Chir., 1928, Bd. 144, H. 2. 

W. Bain. Flebite, tromboflebite degli arti infe¬ 
riori e delle vene superficiali dell’ipogastrio. 
The Lancet, 2 aprile 1927. 

Ch. Lenormant et IL Mondor. Sur le pretendue 
thromboflebile par effort. La Presse Médicale, 
n. 91, 14 novembre 1931. 

Vanzetti. Alterazioni locali della circolazione, in 
Trattato di Anatomia Patologica del prof Pio 
FoÀ. 


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Manualetto del 

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[Anno XXXIX, Ni m. 25] 


SEZIONE PRATICA 


969 


SUNTI E RASSEGNE. 

RENI E VIE URINARIE. 

La siudrome entero-renale e la crenote¬ 
rapia. 

(F. Baraduc. Paris Mèdica /, 16 aprile 1932). 

Da quando, nel 1919, Heitz-Boyer ha descrit¬ 
to, sotto il nome di sindrome entero-renale, le 
infezioni urinarie di origine intestinale, la cre¬ 
noterapia è largamente intervenuta nel tratta¬ 
mento di questa affezione, la quale va diven¬ 
tando di anno in anno più frequente, forse per 
la maggiore facilità di diagnosticarla ora che 
l’attenzione dei medici è stata richiamala su 
di essa. 

Fanno parte dei quadri morbosi che benefi¬ 
cano della crenoterapia lo sindromi entero-re- 
nali croniche, o le forme a poussées acute 
recidivanti, d'origine infettiva, dovute il più 
sovente al colibacillo (80 % dei casi) solo o 
associato all’enterococco, al pneumobacillo, 
allo stafilococco : le infezioni acute, pieliti del¬ 
la gravidanza, pieliti dei tifici e dei paratifici 
necessitano di altre cure. 

Nelle forme croniche o sub-croniche l’im¬ 
portanza dell’intoissicazione d’origine intesti¬ 
nale nella genesi dei fenomeni morbosi è al¬ 
trettanto grande quanto quella dell’infezione; 
anzi in molti casi Fauto-infazione e l'auto¬ 
intossicazione si sovrappongono e s’incrociano: 
ed infatti i malati si presentano sotto forme 
cliniche estremamente variabili e complesse. I 
sintomi intestinali, i disturbi urinari e i feno¬ 
meni generali, che si osservano in essi, non 
vanno mai parallelamente. Vi sono degli inte¬ 
stinali confermati che non hanno che mani¬ 
festazioni urinarie minime, degli urinari avan¬ 
zati che non hanno presentato che dei lievis¬ 
simi disturbi intestinali: vi sono infine degli 
entero-renali che non presentano se non distur¬ 
bi generali (stanchezza, cefalea, stato subfeb¬ 
brile) con dei sintomi urinari ridotti ad una 
semplice batteriuria. Non è dunque basandosi 
sulla sintomatologia, sia questa maggiormente 
a carico del tratto intestinale o del tratto uri¬ 
nario, che si possono porre delle utili indica¬ 
zioni idrominerali (di cui FA. sì occupa): bi¬ 
sogna studiare la sindrome dal punto di vista 
patogenetico e riconoscere, oltre all’infezione 
intestinale ohe è all'origine, gli altri fattori che 
intervengono per creare la sindrome, favorir¬ 
la, mantenerla o aggravarla. Questi fattori se¬ 
condari possono essere di tre ordini: intesti¬ 
nali, urinali, umorali. 

Perchè il colibacillo e l’enterococco attraver¬ 
sino la parete intestinale è necessario che il 
microbismo intestinale sia • aumentato : questo 
aumento è causato o favorito dalle ntosi. stasi, 
coliti, diarree, deviazioni ed insufficienze di¬ 
gestive. dalle affezioni destre dell’addome, la 
liflatonia e la tiflectasia ecc.: sono questi i 
intieri intestinali. 


I fattori urinari possono essere meccanici 
(piosi, incurvamenti, dilatazioni, restringimen¬ 
ti, compressioni, tumori delle vie urinarie, cal¬ 
coli), irritativi (tumori, calcoli, cistiti, uretri¬ 
ti, prostatiti antiche) e chimici che dipendono 
dalla modificazione del pii urinario: l’alcali- 
nita, o per lo meno l'ipoacidità delle urine, 
così frequente nella coli lacilluria, favorisce e 
mantiene la pullulazione microbica. Si passa 
così ai fattori umorali che vengono a costitui¬ 
re il terreno favorevole allo sviluppo dell’affe¬ 
zione; questi sono la diminuzione del calcio, 
l’aumento dell’acido urico e dell’acido ossali¬ 
co, l'aumento della riserva alcalina, l’ipercole- 
sterinemia. Queste cause non agiscono certa¬ 
mente nella stessa maniera nè con la medesi¬ 
ma intensità presso tutti i malati: tocca ai me¬ 
dico di rendersi conto, dopo un esame com¬ 
pleto, della loro maggiore o minore importan¬ 
za e di istituire, secondo il risultato, la cura 
opportuna. Indirizzerà così allo specialista i 
casi die necessitano di un intervento chirurgi¬ 
co, che potrà di per sè solo bastare ad ottene¬ 
re la guarigione (malformazione od ostacoli 
meccanici delle vie urinarie ed intestinali). 

II microbismo intestinale esagerato, i distur¬ 
bi digestivi cronici che ne sono la base, ('infe¬ 
zione e 1 alterazione delle mucose urinarie o 
uro-genitali, le litiasi, i disturbi umorali tro¬ 
veranno invece nelle stazioni idrominerali delle 
multiple e preziose risorse. I malati che pre¬ 
sentano una sindrome entero-renale od entero- 
epalo-renale saranno completamente esaminati 
e quindi indirizzati alle diverse stazioni idro¬ 
terapiche che agiscono o sul sistema gastro- 
enterico, o sul sistema urinario, o su quello 
epatico a seconda della causa determinante o 
favorente, che predominerà nella genesi del 
quadro morboso e che sarà preferibile di corn¬ 
ila Ite re. 

Il trattamento per ingestione di queste ac¬ 
que deve essere condotto prudentemente e 
strettamente sorvegliato. 

F idroterapia calda, sotto forma di docce o 
bagni, sarà sempre raccomandata. Sarà bene 
associare al trattamento termale la vaccinote¬ 
rapia per bocca, facile a seguirsi, e che pare 
essere favorita anche nei suoi effetti delle cure 
termiali. È solo così, esaminando attentamen¬ 
te il malato, scoprendo la causa o le cause 
palogenetiche e curando queste opportuna¬ 
mente che si potranno ottenere dei successi 
spesso insperati. G. La Cava. 

Sulle ematurie dei nefrectomizzati per tbc. 

renale. 

(E. Papin e P. Bordas. Ardi, des mal. des reins 

et des orej. gén.-urin ., t. NT, n. 4, 1932). 

Gli AA. illustrano, con alcuni casi tolti dai 
100 circa' della loro statistica personale, le ema¬ 
turie in parola e le distinguono in 3 categorie 
secondo il tempo di apparizione. 


970 


« IL POLICLINICO )> 


[Anno XXXIX, Num. 25] 


I. Ematurie immediate o primitive, die com¬ 
paiono subito dopo la nefrectomia e che più 
spesso provengono dal rene rimasto: in una 
malata, 2 giorni dopo l’intervento, si manife¬ 
stò un’ematuria considerevole durata 5 gior¬ 
ni e mai più ricomparsa; Tesarne vescicale fu 
del tutto negativo. 

II. Ematurie primitive ritardate, che av¬ 
vengono 15-20 giorni dopo l’operazione e che 
originano probabilmente dal lato operato: 
moncone ureterale e forse anche loggia renale: 
in 3 pazienti, 36, 16 e 13 giorni dopo l’inter¬ 
vento, si ebbero folti ematurie, mai ripetutesi, 
con vecchi coaguli bianchi; al cistoscopio, do¬ 
po lavaggio, nessuna traccia d’emorragia nè 
nella vescica, nè sugli orifizi ureterali. 

III. Ematurie lontane, le più frequenti, ma¬ 
ni festantisi settimane, mesi ed anche anni do¬ 
po la nefrectomia e quasi sempre d’origine ve¬ 
scicale: in due malate, 4 anni e circa un anno 
dopo 1 operazione, si ebbero considerevoli ema¬ 
turie, definitivamente scomparse con la guia*- 
rigione delle lesioni vescicali esistenti. 

ScANDURRA. 

Contributo alla terapia operativa delle ste¬ 
nosi dell’estremo vescicale dell’uretere. 

(M. Levi. Z. urol. Chir., voi. 29, f. 5). 

Le stenosi dell estremo vescicale dell’ure¬ 
tere possono essere congenite o acquisite. 

Sulla patogenesi delle prime esistono va¬ 
rie teorie: si ammetteva fino a qualche an¬ 
no la che fossero legate o a fusioni epiteliali 
neH’epoca fetale o a persistenza di pliche mu¬ 
cose assai numerose nei primi mesi della vita 
intrauterina. Oggi invece si riportano tali di¬ 
sturbi a malformazioni congenite, ad intender¬ 
le quali occorre ricordare lo sviluppo embrio¬ 
logico dell’uretere. Questo — come si sa_ 

nasce come una genuina sulla faccia medio¬ 
dorsale del tratto terminale del dotto del pro- 
nefro. Un solco diretto in senso cefalo-cau¬ 
dale spinge in questa gemmazione uno spe¬ 
rone di tessuto che lo alza da dotto di Wollf 
e lo spinge, con voluta spirale a passare sul¬ 
la sua faccia dorsale, sempre più lateralmente 
verso la sua terminazione. Ma questo sperone 
non divide nettamente a metà il dotto del pro- 
nefro: esso decorre anzi eccentricamente e 
giunge finalmente a contatto con la parte late¬ 
rale della lista epiteliale nel punto di unione 
tra cloaca e dotto di Wollf. In questo modo Te¬ 
st remo ureterale rimane chiuso fisiologicamen¬ 
te e temporaneamente dalla membrana epite¬ 
liale, cioè che si riscontra negli embrioni da 12 
fino a 30 mm. di lunghezza. Quando poi l’e¬ 
stremo ureterale penetra in vescica, esso viene 
a trovarsi lateralmente allo sbocco del dotto del 
pronefro. In seguito si forma, per uno sviluppo 
di tessuto entotermale, tra sbocco ureterale e 
quello di Wollf il trigono che spinge lo sbocco 
di quest'ultimo in direzione mediale e caudale. 


(divalla in base a questi ricordi embriologi¬ 
ci, ha così spiegato diverse anomalie dell’u¬ 
retere. Ina stenosi iuxtavescicale e intrarnu- 
rale nel neonato .si spiegano ammettendo 
una posizione troppo eccentrica dello spe¬ 
rone divisorio: atresia delTestremo o dello 
sbocco vescicale dell uretere son da riportarsi 
alla persistenza della membrana epiteliale. A 
causa di un accumulo di secrezione nell’ure¬ 
tere, può la membrana terminale esser spin¬ 
ta e dilatata cisticamente (dilatazione cistica 
dell estremo vescicale dell uretere) rappresen¬ 
tando l’anormale secrezione un ostacolo dello 
svuotamento dell uretere vicino alla vescica. 
Dunque si tratta qui di dilatazione e non di un 
prolasso. Quando viceversa il tessuto mesenchi- 
male prolifera nei resti laterali della membra¬ 
na scoppiata 1 , allora si ha la formazione di di¬ 
verticoli ureterali. 

Tutte queste ipotesi vengono avvalorate dal¬ 
la concomitanza di questi disturbi con altre 
anomalie ureterali (raddoppiamento, bifidità, 
sbocchi anomali), non solo, ma anche con un 
allungamento del trigono. La distanza difatti 
dello sbocco uretrale interno dista dagli urete¬ 
ri, nei bambini, 2 cm. circa: nei casi di dilata¬ 
zione cistica dell’uretere si è trovata una di¬ 
stanza di 4 e più crn., un cm. più della distan¬ 
za esistente negli adulti. 

Le stenosi acquisite sono da riportarsi a 
cause infiammatorie, neoplastiche o trauma¬ 
tiche: sopratutto frequenti son quelle che se¬ 
guono ad emissioni di calcoli discesi dal rene 
e che si accompagnano a lacerazioni dell’ostio 
ureterale. Il sesso ha una importanza note¬ 
vole. Su 10 casi osservati dall’A. 9 erano 
donne. La sintomatologia non è affatto tipi¬ 
ca: essa è legata alle conseguenze della stasi, 
alla dilatazione cioè dell’uretere e del baci¬ 
netto, ai disturbi della funzione del rene, al¬ 
l’infezione intercorrente. I malati .si pre¬ 
sentano al medico con i sintomi di una cistite 
o di una pielite lamentandosi di dolori, i co¬ 
muni dolori della stasi. Concomita la febbre 
flogistica, l’infezione. Notevole importanza ha 
la cisloscona, che mostra oltre le deviazioni 
morfologiche già dette, anche degli sbocchi 
ureterali piccoli. 

Qualche volta però la stenosi può trovarsi 
anche 1-1 1/2 cm. più in alto ed allora esser 
accompagnata, anzi, da un ostio ureterale 
normale o perfino dilatato (diverticolo dello 
sbocco ureterale). 

Nei casi riportati per sommi capi, in 7 casi 
su 10 l’affezione era bilaterale e si accom¬ 
pagnava quasi sempre a idronefrosi e idrourete¬ 
re : tutti gli altri casi non operati erano in¬ 
fetti (per lo più da coli). 

Per quello che riguarda la terapia sono 
state proposte le seguenti operazioni: 1) Di¬ 
latazione della stenosi con cateteri; 2) Sezione 
con manovre endovescicali; 3) Sezione colla 


[Anno \\\l\, Num. 251 


SEZIONE PRATICA 


971 


termocoagulazione ; 4) Sezione previa cistoto- 
mia associata alla manovra di Ileckenbach. 

Tulli questi procedimenti riescono difficil¬ 
mente ad esser completi. 

Difficoltosa in isperial modo è le sezione a 
cielo scoperto. Per questo seguendo un consi¬ 
glio di v. Lichtenberg, l’A. Ira proceduto così: 

Cistoscopla, cateterismo ureterale, cisloto- 
mia ipogastrica. Poi sulla guida del catetere, 
si introduce nell’uretere un ago di Reverdin a 
curva accentuata e montato. Questo vien fatto 
riuscire, dorsalmente, in vescica, in modo da 
comprendere fra i due capi del filo i tessuti so- 
vrastanti lo sbocco ureterale. Il filo di seta vie¬ 
ne, una volta tolto il Reverdin, annodato forte¬ 
mente, in modo da -assicurare la necrosi del 
tessuto stretto nel nodo. L’estremo del filo vien 
fatto fuoriuscire o dall'uretra o dalla ferita so¬ 
prapubica, che vien trattata nel solito modo. 
Dopo 7-10 giorni il filo vien via con una modica 
trazione. 

Si comprende come la pielite che si può dire 
costante, vada trattata convenientemente: essa 
guarisce dopo 3-8' settimane dall’intervento. 
L’esame a distanza ha dimostrato come non si 
fosse manifestato in nessuno dei casi così trat¬ 
tati un reflusso e come il lavoro ureterale si 
compisse bene. 

Il metodo quindi è da applicarsi in quei 
casi nei quali le solite manovre endovescicali 
non abbiano ragione di una stenosi dell’eslre¬ 
mo vescicale dell’uretere. E. M. 

Cistectomla totale per canoro. 

(T. Hhyntschak. Ardi. I\lin. Chir., voi. 1G0, 

pag. 554). 

La cistectomla totale è indicata solo quando 
la sede o l’estensione del tumore non permet¬ 
tono la sua asportazione con la resezione della 
parete. 

L’atto più importante della cistectomla, se¬ 
condo l’À., riguarda il modo di provvedere al¬ 
la eliminazione di orina; si può provvedersi con 
una nefrostomia o con uno dei differenti 
metodi di uretero-neostomia abboccando gli 
ureteri alla pelle o all’intestino. L’impianto 
dell’uretere nel l’intestino è certamente il me¬ 
todo migliore ma, secondo i dati ricavati 
dall’esperienza non può essere applicato quan¬ 
do esiste una flogosi dell’uretere o urna dilata¬ 
zione notevole di esso. 

Secondo l’A., l’impianto degli ureteri nel¬ 
l’intestino deve essere fatto in due tempi se¬ 
parati, per via extraperitoneale, a sinistra nel 
sigma e a destra nel cieco. La cistectomla to¬ 
tale per via sopra pubica o per via combinata 
viene eseguita in terzo tempo. 

Nei casi di alterazione notevole dell’uretere 
e della pelvi è da preferirsi la nefrostomia. 

P. Val doni. 


PERITONEO. 

Due casi di peritonite cronica fibrosa in¬ 
capsulante. 

(Nockmiller. Zentralbl. j. Chir., 1931, n. 51). 

Mentre la peritonite cronica fibrosa incapsu¬ 
lante è una l'orma nosologica anatomo-p-ato- 
logicamente ben nota, la sua etiologia è igno¬ 
ta, e il suo quadro clinico così oscuro, che è 
impossibile diagnosticarla ante operationem- 
L’A. riporta due casi : 

1) Uomo di 50 anni. Nel 1921 dolori a ti¬ 
po colico, vomito e meteorismo. Tali attacchi 
si rinnovarono ogni 4-5 mesi aumentando 
sempre di intensità, durata, e frequenza. Nel 
1925 ricovero nella Clinica di Ortner. 1 do¬ 
lori durante gli accessi erano localizzati, senza 
irradiazione, con segni di paresi intestinale. 
Tutte le ricerche cliniche e radiologiche ne¬ 
gative pel cuore, polmone, rene, fegato. Gros¬ 
sa. massa non (dolente, grossa come due pu¬ 
gni, sopra l'ombelico. Radiologicamente se¬ 
gni di compressione dello stomaco e dell'inte¬ 
stino per massa extraintestinale. (Un celebre 
radiologo aveva già posto la diagnosi di lin¬ 
fosarcoma del tenue). Diagnosi: cisti del pan¬ 
creas o del mesentere. 11 paziente viene inviato 
■ai caisa, e torna dopo un mese con violenti 
dolori, grossa massa, tra ombelico e sinfisi, 
completa ritenzione di feci ed aria da 10 ore. 
Polso 100. Temperatura 37.4. Diagnosi: oc¬ 
clusione intestinale acuta. Operazione. All’a¬ 
pertura si trova un tumore grande come una 
lesta di feto, rivestito da una membra ma fi¬ 
brosa lucente, poco mobile. All’incisione del¬ 
la membrana si vede che il tumore è formato 
da un convoluto di anse intestinali aderenti 
fra di loro e organizzate in tumore dalla so- 
pradescritta membrana. 

Si escide la membrana, per quanto è com¬ 
patibile con l’integrità delle anse intestinali, 
e si (Staccano prudentemente le anse fra di lo¬ 
ro. Guarigione per prima. Reperto anatomico 
della membrana da involucro. « Peritonite fi- 
brinoso-plastica, con focolai di Palinosi e cal¬ 
cificazione. Nessun segno riferibile a infezio¬ 
ne specifica o a neoplasma ». Il malato si fa 
riesaminare dopo 5 anni, e sta benissimo! 

Anche il TI paziente si presenta in clinica 
chirurgica con sindrome di occlusione acuta e 
peritonite. All’operazione le anse intestinali 
presentavano membrane tenui e facilmente 
staccabili, senza l’organizzazione in massa u- 
nica cerne nel caso precedente. Operazione co¬ 
me nel caso precedente. 2 L/2 anni dopo, ot¬ 
time condizioni del paziente. 

T casi finora raccolti sono 2f> nella lettera¬ 
tura tedesca, inglese, ecc., e 14 in quella rus¬ 
sa. Tn tutti questi casi il quadro clinico è dei 
più diversi. Generalmente predomina il qua¬ 
dro di ilo. ma anche le diagnosi di appen¬ 
dicite, perforazione, ecc., non sono rare. 





972 


« II, POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 25} 


Sull A. P. siaimo in chiaro, non sulla etio- 
logiri. Pe r la tbc. mancano prove sia batteriolo- 
glebe, che biologiche e cliniche. Si è pemsato 
a un nesso con appendicite e peritiflite perchè 
la regione più presa corrisponde generalmente 
al tratto ileo-cecale. I reperti batterici sono 
variabilissimi. Generalmente non si riescono a 
isolare microorganismi, qualche volta isì. Una 
volta si sono coltivati degli ,pneumococchi. 

tuttavia il fatto che una volta il quadro 
anatomico si stabili in 15 giorni, ci fa pen¬ 
sare a una notevole probabilità dell’ipotesi che 
si tratti di una forma infettiva. 

La terapia consiste nella escissione della 

membrana, e dalla liberazione delle anse del 

tenue fra di loro e dalla membrana comune. 

La prognosi è da porsi con riserva, causa 

la frequenza di recidive, benché i due casi 

presentati non confermino un tale pessimismo 
prognostico. A Calò 

Un caso ai voluminosa pseudocisti tuber¬ 
colare (750 g.) della retrocavità degli 
epiploon. 


riodo di tempo troppo lungo da che era stala 
controllata la peritonite 13 a. dopo e la evolu¬ 
zione stessa della massa, nonché il reperto 
operatorio. 

Conclude per un ascesso freddo inastato 
nella letrocavità: ascesso freddo che forma¬ 
tosi su un terreno già precedentemente leso e 
contenendo dei bacilli di Koch a virulenza 
attenuata, ebbe uno sviluppo lento e progressi- 
'o, P er poassée, anche emorragiche, arrivan¬ 
do dopo trentacinque anni al volume di una 
lesta di feto. Dimostra così: 1) che dei corpi 
estranei possono restare lungamente nella re¬ 
trocavità degli epiploon senza dare dei gravi 
sintomi morbosi; 2) che un ascesso freddo, 
cronico, tubercolare iotè restare latente nella 
regione superiore del a loggia per molti anni, 
senza 1 abituale tendenza ad esteriorizzarsi, ad 
ap 1 iisi in un altro organo a fistolizzarsi, anzi 
< on tendenza all incistamento fibro-calcareo e 
guarigione del processo tubercolare. 

Gorelli. 

Noduli del peritoneo da oxiuri. 


(G. Broiiee. Le Scalpel, n. 10, 1932). 

L’A. prende lo spunto da un caso osservato 
per trattare dei tumori primitivi solidi della re¬ 
trocavità degli epiploon. 

Nel caso descritto si trattava di una donna 
di 48 a., operata all’età di 13 a. di peritonite 
tubercolare. Dopo parecchi anni di benessere 
aveva cominciato a notare, 22 a. fa, lungo il 
bordo costale sin. una tumefazione che crebbe 
negli anni successivi, a poussée e si estese 
verso la linea mediana fino ad occupare quasi 
tutto il quadrante sup. sin. 

Tale massai era stata erroneamente inter¬ 
pretata come splenomegalia, finché, ben 22 
a. dopo la sua comparsa, esami completi (ra¬ 
diologici, urinari, ecc.) avevano indirizzato al- 
1 ipotesi di un tumore cistico della retrocavità 
degli epiploon, e per i disturbi e i dolori che 
prò duce va e per la progressiva decadenza del¬ 
lo stato generale, posta la necessità dell’inter¬ 
vento. Si trovò un tumore — pseudocisti_ 

glosso come una testa di feto, duro a pareti 
calcaree*, del peso di 750 gr., aderente agli or¬ 
gani vicini. Estirpato il tumore l’ammalata 
guarì. 

Dopo aver passate in rassegna le varie for¬ 
mazioni a decorso cronico che in detta regio¬ 
ne possono prestarsi alla diagnosi differen¬ 
ziale (teratomi, cisti mucoidi, cisti dermoidi, 
cisti idatidee morte e degenerate, cisti pan¬ 
creatiche spontanee o traumatiche, vecchi 
ematomi del pancreas, ecc.) discute le 2 pos¬ 
sibilità: l’adenopatia tubercolare e l’incista- 
mento di un ascesso freddo della retrocavità. 
Nella storia della paziente c’era una peritonite 
tubercolare operata in giovane età. 

Contro la natura linfoghiandolàre della 
massa stava secondo LA., l’inizio dopo un pe- 


(Sghneider. (Zeni. /. C/m\, n. 21, 1931). 

Nel reparto chirurgico dell’ospedale di llan- 
no\er diretto da Oehler hanno avuto occasio¬ 
ne di operare una. giovane di 27 anni venuta 
con i segni di appendicite acuta. 

All’apertura del ventre fu trovato un ab¬ 
bondante essudato sieroso torbido e al posto 
del tumore appendicolare una cisti delio- 
meli lo che venne asportata insieme con l’ap¬ 
pendice. L esame dell utero e degli annessi 
risultò normale, mentre si rinvenne un’altra 
cisti dell’omento connessa al peritoneo pa¬ 
rietale anteriore che venne asportata insieme 
ad un certo numero di noduli simili a tumori 
L’esame istologico fatto all’istituto di ana¬ 
tomia patologica da Stroebe* fece rilevare che 
1 omento era cosparso di cavità ascessuali con 
tessuto di granulazione, e di pseudo tuber- 
' c °li da corpi estranei. Questi presentavano 
cellule giganti ed uova di parassita a forma 
ovale che sono da riportare all’oxiuris. 

Nella letteratura esistono casi consimili di 
cisti ovariche, piosalpingiti da oxiuri, ma fi¬ 
nora non erano stati descritti ascessi int^ad¬ 
dominali. 

Come porta d’entrata nella cavità perito¬ 
neale normaile viene ammessa in generale la 
\ ia genitale femminile poiché l’oxiuris nel 
peritoneo è stato rinvenuto solo nella donna. 
Nel caso di Bodechtel la .penetrazione era av¬ 
venuta attraverso l’appendice perforata. La 
pcnelrazione attraverso la parete intestinale 
normale non è ammessa. Penetrando il pa¬ 
rassita nel peritoneo vi provoca una reazione 
con formazione di essudato, di cisti e di pseu- 
dotubercoli di cui una parte si formano per 
azione chimico-tossica. 


IL Brancate 



[Anno XXXIX, Num. .25] 


SEZIONE PRATICA 


973 


OCULISTICA. 

Il pronto soccorso nelle lesioni e nelle ma¬ 
lattie oculari. 

(R. D. Lindner. Wiener Kìin. Wochens ., 22 

gennaio 1932). 

L A. si occupa soprattutto delle condizioni 
che isi presentano più spesso al medico di 
campagna. Osserva dapprima che, nel caso di 
corpi estranei nella cornea è necessaria una 
buona anestesia per evitare che si producano 
delle lesioni più grosse a causa dei movimenti 
di difesa del malato; in questi casi è altresì 
necessario provvedere alla profilassi delle infe¬ 
zioni mediante l’uso di unguento all’optochi- 
na (1 %) od al collargolo (1 %). Le stesse re¬ 
gole valgono anche per le erosioni, in cui è 
bene praticare la fasciatura di entrambi gli 
occhi fino a guarigione completa. 

Se la lesione è perforante, il pericolo mag¬ 
giore consiste nella possibilità di infezioni del- 
l’interno dell’occhio. Da ciò la necessità di 
un’adeguata profilassi contro tali infezioni, 
contro le quali LA. consiglia anche le inie¬ 
zioni di latte. Le altre regole terapeutiche pas¬ 
sano in seconda linea : allontanamento del 
corpo perforante mediante un magnete gi¬ 
gante o cura del prolasso dell’iride, entrambe 
al di fuori delle possibilità del medico pratico. 
I pezzetti di ferro possono essere estratti me¬ 
diante il magnete soltanto sul principio; an¬ 
che il prolasso dell'iride può essere curato 
soltanto nei primi giorni. TI medico pratico do¬ 
vrà frattanto praticare le iniezioni di latte. 

Le lesioni delle palpebre in cui è interessata 
la cartilagine vanno curate dallo specialista, 
poiché non basta la semplice sutura della fe¬ 
rita; l’infezione delle ferite palpebrali non è 
da temersi. 

Nelle contusioni del bulbo oculare, si do¬ 
vrà far presente al paziente che potranno aversi 
delle conseguenze, quali l’aumenio di pressio¬ 
ne e nei miopi il distacco retinico, che' spes¬ 
so si verificano nella prima settimana. Nelle 
lacerazioni dello sfintere, niente atropina! Nes¬ 
suna cura diaforetica nelle emorragie dell’oc- 
chio 1 

Quando il medico pratico è costretto a con¬ 
tinuare la cura nelle ferite perforanti dell’oc¬ 
chio, tenga presenti le gravi [responsabilità 
che gli incombono a causa del pericolo del¬ 
l'oftalmia simpatica. 

Fra le lesioni chimiche, le ustioni da calce 
sono le più frequenti. Si dovrà allontanare sol¬ 
lecitamente e compie talmente la calce e, nel¬ 
le forme gravi, inviare il paziente dallo spe¬ 
cialista il quale con un adatta protesi impe¬ 
dirà la formazione di aderenze nel sacco con¬ 
giuntivale. 

Nelle malattie dell’occhio, il pronto soccorso 
non è quasi mai tanto urgente quanto nelle le¬ 
sioni. Nell’orzaiolo, non si dovrà dimenticare 


la profilassi contro la formazione di altri, il 
che si ottiene con la lavatura, fatta parecchie 
\olte al giorno, dell’orlo palpebrale mediante 
antisettici. 

Le emorragie congiuntivali nei pazienti an¬ 
ziani scompariranno mediante l’applicazione di 
gocci e di una soluzione di dionina al 3-5 %. 

In lutte le infiammazioni acute della con- 
giunlna, si pensi sempre alla possibilità del¬ 
la blenorragia. Il pronto soccorso, in tali casi 
consiste nella fasciatura protettiva dell’occhio 
sano. 

Tale fasciatura dovrà anche applicarsi nel 
caso di congiuntivite blenorragia monolate¬ 
rale del neonato; invece, l’applicazione della 
fasciatura all’occhio malato sarebbe un grave 
errore, poiché si favorirebbe in tal modo la 
distruzione della congiuntiva. È bene inviare 
subito il malato dallo specialista. 

Nelle altre infezioni acute della congiunti¬ 
va, serve bene la soluzione di nitrato d’argen¬ 
to all’ 1-2 %. Se esse durano a lungo, si pensi 
alla possibilità del tracoma e si ricorra allo 
specialista. 

Le infezioni difteriche della congiuntiva so¬ 
no molto rare. Anche nei casi semplicemente 
sospetti, è consigliabile l’iniezione di siero an¬ 
tidifterico, poiché essa agisce bene anche nei 
caisi di congiuntiviti acute non difteriche. 

Nel trattamento delle 1 congiuntiviti eczema¬ 
tose, si badi sopratutto al pericolo di ectasie 
non le ulceri corneali, che sono da combatter¬ 
si mediante un bendaggio serrato e che si for¬ 
mano spesso dopo piccole ulceri centrali. 

La dacriocistite acuta va lasciata rompere 
da sé, il che può essere accelerato mediante 
impacchi caldi; è altresì importante lasciare 
aperto a lungo il forame di apertura. 

L’erpete della cornea, sul principio, non è 
facilmente riconoscibile; si penserà ad esso in 
presenza di forti dolori locali e di febbre. Le 
modificazioni corneali, spesso irriconoscibili, 
si renderanno evidenti mediante 1 ’instillazio¬ 
ne di alcune gocce di fluoresceina; le ulceri 
erpetiche corneali si toccano con solfato di 
zinco al 20 %. 

Importante è la distinzione fra irite acuta ed 
al tacco di glaucoma acuto, poiché il pronto 
soccorso in entrambe le malattie è di grande 
vantaggio. Vi é un sintonia' inequivocabile, 
cioè la miosi dell’occhio malato nelFirite acu¬ 
ta e la rnidriasi nell’attacco di glaucoma. An¬ 
che la prova della pressione al dito raramente 
lascia dubbii. Nel glaucoma acuto il tratta¬ 
mento con l’atropina fa perdere l’occhio; in¬ 
vece, il non istituire il trattamento atropini- 
co nel 1 ’irite acuta porta al pericolo di perdere 
la vista. 

Poiché in molte, malattie oculari si usano 
degli alcaloidi, di cui le soluzioni non si con¬ 
servano a lungo, FA. consiglia l’uso delle com¬ 
presse contenenti frazioni di milligrammo del 
medicamento, che si possono introdurre diret- 



974 


« IL POLICLINICO » 


t a mente nel sacco congiuntivaie oppure usa¬ 
re; per 1 allestimento di soluzioni. 

Nelle paralisi dei muscoli oculari, il pronto 
soccorso consiste nel bendaggio dell’occhio pa¬ 
ralizzato, evitandosi così la diplopia. 

Le malattie del fondo dell’occhio vanno in¬ 
viate allo specialista che, p. e.s., nell’embolia 
dell arteria centrale può ridare la vista median¬ 
te un adatto intervento. 

Nei casi di lagoftalmo per paralisi del fac¬ 
ciale, si farà una occlusione mediante del pfla- 
ster. ----- r 

In tutti i casi di lesioni degli occhi sì do¬ 
vrà subito misurare l’acutezza visiva, poiché 
in seguito sia per simulazione, sìa per aggrava¬ 
mento è difficile l’assodare la reale- perdita 
della funzione. jn 

L’irite. 

(W. Stewart Duke-Elder. The Practitioner, 

maggio 1932). 

La parola « irite » va accettata perchè or¬ 
mai entrata da lungo tempo nella pratica, seb¬ 
bene sia imipropria in quanto le modificazioni 
del tratto uveale difficilmente si localizzano in 
uno solo dei suoi tratti (iride 1 , corpo ciliare e 
coroide), ma per lo più interessano lutto il 
tratto uveale; tutt’al più si potrebbe distìn¬ 
guere, nei riguardi delle malattie, un tratto 
uveale anteriore e uno posteriore. 

L’irite è un processo infiammatorio localiz¬ 
zato nello stroma del tessuto, con dilatazione 
vascolare intensa, con edema circostante, e 
spesso con lesioni focali più intense. L’ipere¬ 
mia si estende alla circolazione anteriore dan¬ 
do arrossamento dell’occhio; l’architettunai del- 
1 iride è alterata tanto da modificarne l’aspet¬ 
to. La mobilità dell’iride è diminuita, c’è mio¬ 
si. L’essudato può trasformarsi in purulento 
dando ipopion. L’irite è accompagnata da do¬ 
lore,' fotofobia, lacrimazione profusa. 

Questa malattia può avere decorso acuto o 
subacuto e può danneggiare la capacità visiva. 

L etiologia è molto oscura; da questo pun¬ 
to di vista si possono dividere le iriti in quel¬ 
le che riconoscono una causa locale (infezio¬ 
ne di una ferita o di un’ulcera) e generale (tu¬ 
bercolosi, sifilide, blenorragia, infezioni strep- 
1°“ Q stafilococciche). Secondo Lòwenstein il 
50 % delle iriti è di natura tubercolare. Co¬ 
munque si tratta sempre di localizzazione di 
germi nell’occhio. 

Con esperimenti negli animali si è potuta 
riprodurre l’irite mediante iniezione endove¬ 
nosa di germi, come pure per iniezioni di so¬ 
stanze proteiche per le quali l’animale da e- 
sperimento era stato sensibilizzato, come pure 
con iniezioni endovenose di germi dopo che 
questi germi erano stati iniettati nella camera 
anteriore dell’occhio ed era scomparsa la rea¬ 
zione che segue quest’iniezione. Si è stabilito 
anche che Lirite può essere prodotta oltre che 
da germi anche da tossine batteriche. 


[Anno XXXIX, Num. 25] 

L irite ricorrente è stata considerata come 
una malattia allergica. 

ogni caso di irite si dovranno ricercare 
sililide, tubercolosi e focolai settici localizzati 
(denti, tonsille, seni nasali, canale alimenta¬ 
re, prostata, collo dell utero, vie urinarie). 

In caso di focolai settici localizzati si devono 
curare questi e fare uso di aulovaccini oltre 

. — ^ cura locale con atro¬ 

pina, calore e riposo. Qualche volta è utile la 
proteinoterapia con latte o altre sostanze e a 
volte anche la tubercolinoterapia. 

R. Lusena. 

La cataratta. 

(R. H. Elliot. The Practitioner , maggio 1932). 

La* diagnosi di cataratta si può fare anche 
nelle forme incipienti. 

Il momento più adatto all’intervento chi¬ 
rurgico (per la sua cura) varia in ogni caso. 
In linea generale il paziente dev’essere operato 
appena la cataratta dà cecità completa dell’oc¬ 
chio. Più presto si opera una cataratta matu¬ 
ra, meglio è, anche tenendo conto che la ca¬ 
taratta è più spesso malattia dell’età avanzata. 

Al catarattoso non si impedirà di esplicare 
la sua attività nel periodo precedente l’inter¬ 
vento. Se la estensione della cataratta impe¬ 
disce I attività del malato, si opererà anche a 
cataratta immatura. 

Circa i risultati dell’intervento, essi sono 
meno buoni quando la cataratta ha provocato 
delle modificazioni miopiche. 

Le precauzioni da prendere per l’intervento 
sono queste: il paziente dev’essere nelle mi¬ 
gliori condizioni possibili di salute. Se è ne¬ 
cessario, si deve curare prima il naso, o l’o- 
rechio o la gola o i denti. Da una a quattro 
settimane prima dell’operazione si deve istil¬ 
lare collirio all’argento e usare l’unguento 
mercuriale (1 : 3000) per 10 giorni. 

Sì può adoperare soluzione di nitrato di ar¬ 
gento invece dell’unguento mercuriale. 

La glicosuria non controindica l’intervento 
purché non ci sia acetonuria. 

Le iniezioni di mercurio e di iodio sono di 
scarsa utilità. 

L estrazione può essere intracapsulare o sì 
può fare con lacerazione della capsula. 

All’intervento può seguire irite o iridocicli- 
te, che può essere precoce o tardiva; si curerà 
con atropina, vaccini, applicazioni calde. Al¬ 
tre complicazioni postoperatorie possono esse¬ 
re il glaucoma e il versamento ematico nella 
camera anteriore. 

Nel periodo che decorre fra l’iridectomia e 
l’estrazione il paziente può svolgere la sua at¬ 
tività, che invece sarà sospesa per un mese do¬ 
po l’estrazione. La correzione della alterata 
retrazione dopo l’intervento si deve modificare 
dopo qualche mese per le variazioni che so¬ 
pravvengono per il relrarsi della cicatrice ope¬ 
ratoria. R. Lusena. 


[Anno XXXIX, Ni m. 25] 


SEZIONE PRATICA 


975 


AVVELENAMENTI. 


Contributo alla conoscenza ed alla terapia 
di alcnni tipi di avvelenamento. 


(E. Leschke. M. m. W., 29 gennaio 1932). 

L’autore descrive alcuni tipi di avvelena¬ 
mento poco conosciuti e suggerisce, oltre ad 
alcuni metodi diagnostici, anche alcuni proce¬ 
dimenti terapeutici (avvelenamenti da Boro- 
Zinco-Cromo-Rame-Cobalto). L’avvelenamen¬ 
to da boro (acido borico o borace) può aversi 
per ingestione di questa sostanza, oltreché di¬ 
rettamente, con gli alimenti conservati (l’ac. 
bor. viene spesso, ad onta dei divieti, usato co¬ 
me antiputrido sterilizzante delle conserve ali¬ 
mentari;. Già l’assunzione di meno di un 
grammo della sostanza può essere tossico e dar 
luogo a vomito, diarrea, ed infine collasso ed 
emorragie dalle mucose. La diagnosi può esser 
accertata con l’analisi del residuo secco del¬ 
le urine. Questo va trattato con acido nitrico 
a caldo, evaporato e saggiato alla fiamma che 
assume caratteristico colore verde. 

Per la terapia: impedire nuova assunzione 
del tossico e favorirne la eliminazione. 

Avvelenamento da zinco : può aversi per in¬ 
gestione di ossido di Zn, è più frequente però 
fra gli operai addetti a laboratori di galvano- 
plastica, ed a fabbriche d’accumulatori. Spes¬ 
so in questi operai si associa al saturnismo e 
la diagnosi di avvelenamento da piombo può 
venir completata in quanto l’avv. da zinco dà 
con facilità ulcerazioni dello stomaco e del duo¬ 
deno. §ono frequenti inoltre alterazioni di 
tutto il tubo digerente e l’insorgenza di gravi 
gastro-enteriti che guariscono con molta len¬ 
tezza. Molto più grave è l’avvelenamento da 
cromo; l’autore dà il quadro clinico di due 
avvelenamenti da bicromato di K; caratteri¬ 
stici il dolore anginoide delle fauci, il vomito, 
la diarrea, la grave compromissione renale 
(molto simile a quella causata dai sali di u- 
ranio) con anuria totale ed aumento di allo 
grado dell’azotemia (fino a 268 mmgr. %), 
comparsa di crampi muscolari ed in un caso 
grave, terminato con la morte, comparsa di 
emorragie multiple delle mucose e delle sie¬ 
rose. Ad onta delle gravi condizioni renali la 
pressione arteriosa era bassissima (75-35). La 
terapia fu puramente sintomatica e tendente a 
supplire la compromessa funzione renale (sa- 
lassi-dieta povera in N. Fleboclisi di siero arti¬ 
ficiale). 

Avvelenamenti da rame metallico sono fa¬ 
cili per inalazione di pulviscolo in chi ripuli¬ 
sce oggetti di rame con spazzole di ferro. 

Hanno la stessa sintomatologia degli avvele¬ 
namenti da metalli pesanti. (Emorragie intesti- 
nali-nefriti-collasso-coma). 

Circa l’avvelenamento da cobalto , oltre de¬ 
scrivere un fatto acuto da ingestione, con com¬ 
parsa di vomito, ematuria, albuminuria, che 


persistettero per oltre 3 mesi, l’A. porta l’at¬ 
tenzione su la grande frequenza dei neoplasma 
maligni del polmone negli operai delle minie¬ 
re di minerale di cobalto e obbietta se la pneu- 
moconiosi da questa sostanza non possa essere 
agente causale allo svilupparsi del cancro pol¬ 
monare in tali casi. Steffanutti. 

Intossicazione saturnina accidentale per 
polvere nasale. Turbe urinarie durante 
la colica. 

(Gendron e Auvigne. Ball, et Meni, de la 

Soc. Méd. des Hòp ., 1932, n. 8). 

Gli AA. riferiscono su di un caso raro di in¬ 
tossicazione saturnina accidentale, non profes¬ 
sionale, insorta in un soggetto che fiutava una 
polvere nasale. 

Un abate di campagna affetto da corizza 
cronica, preparò da sé, seguendo la formula 
di una specialità nota, innocua ma costosa, 
una polvere che poi fiutava. Due mesi dopo 
cominciò ad accusare stitichezza e disuria fin¬ 
ché insorse una colica addominale violenta 
con ritenzione completa d’urina, ciò che ri¬ 
chiese un catetere a permanenza fino alila 
scomparsa della colica. Non c’era nessun se¬ 
gno obbiettivo che spiegasse la colica stessa, 
solo indirizzò ad una intossicazione saturnina, 
il reperto di un orletto gengivale ardesiaco. 
Mancando ogni dato di impregnazione bismu- 
tica si pensò a quella saturnina. Cercata inu¬ 
tilmente la causa nell’acqua potabile che scor¬ 
reva in tubi di piombo, e non facendo uso il 
paziente di lozioni o di tinture o di droghe 
clip contenessero piombo, si esaminò la pol¬ 
vere che fiutava e si trovò che ne conteneva 
una grande quantità. Segnalano il caso per 
mettere in evidenza la rarità delle turbe uri¬ 
narie — in tal caso dovute ad una spasmo 
sfinterico — durante la colica, e la rarità di 
una intossicazione accidentale per polvere da 
fiuto, mentre l’intossicazione professionale per 
via aerea non è rara negli operai che trattano 
i colori di piombo. Gorelli. 


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976 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 25] 


PROBLEMI DISCUSSI 

Patologia e profilassi della vecchiaia. 

(A. Marotta. Il Morgagni, 28 febb. 1932). 

La morte che chiude fatalmente il ciclo 
della vita allorquando la pianta umana è stata 
fiorita ed ha dato i suoi frutti, non deve esse¬ 
re riguardata come un avvenimento pauroso. E 
però quando l’organismo dell’uomo si spegne 
prima del tempo che gli sarebbe fatale biso¬ 
gna invocare quelle cause endogene od esogene 
che con un logorio lento e sordo determinano 
una senescenza precoce che inizia prima dei 
cinquantanni di vita. 

Dagli studi di Lorand, Falta, Pende, Lewy 
ed altri risulta che la vecchiaia patologica di¬ 
pende spesso dall’alterazione di una sola ghian¬ 
dola endocrina, a cui più tardi possono som¬ 
marsi manifestazioni a carico di altre ghian¬ 
dole. Secondo Friedmann, poi, le manifesta¬ 
zioni della vecchiaia appaiono in seguito ad 
una diminuzione dell’assimilazione e della ca¬ 
pacità rigeneratrice dell’organismo. Secondo 
Kovesi, invece, la causa della vecchiaia sarebbe 
da ricercarsi in un disturbo della nutrizione 
intracellulare. 

Molti AA. attribuiscono alle putrefazioni in¬ 
testinali grande importanza nel determinismo 
della vecchiaia, e fra questi primeggia Metech- 
nikoff, a cui segue Maly il quale considerava 
l’intestino come la causa di tutte le alterazioni 
che menano alla vecchiaia. 

Tali concetti sono però troppo assoluti giac¬ 
ché non tengono affatto conto di tutti i pro¬ 
dotti tossici dell’organismo derivanti dall’eser¬ 
cizio della vita cellulare e di tutte le condi¬ 
zioni fisico-chimiche collegate all’esercizio 
stesso che lentamente, ma subdolamente, pro¬ 
curano la decadenza degli elementi dei tessuti. 

La vecchiaia più razionalmente andrebbe in¬ 
tesa come una sindrome pluriglandolare, e 
questa concezione secondo Falta e Pende, var¬ 
rebbe più per i casi di vecchiaia patologica 
che per quelli di vecchiaia fisiologica, in cui 
la sorte delle glandole a secrezione interna, 
non sarebbe diversa dal processo d'involuzione 
che colpisce tutti gli organi dell’economia. 

Una grandissima importanza meritano l’e¬ 
reditarietà e la costituzione: i megalosplancni- 
ci sono soggetti a senescenza precoce, i micro- 
splancnici raggiungono più facilmente un’età 
avanzata. Galdi osserva che la miglior resi¬ 
stenza alla vecchiaia l’offrono quegli individui 
che appartengono, anche secondo Viola, ai pa¬ 
racentrali inferiori. 

Da tutto ciò scaturisce che la vecchiaia è 
uno stato morboso caratterizzato dalla diminu¬ 
zione degli scambi organici, dall’aumento del 
tessuto connettivo in tutto l'organismo e da 
un’intossicazione cronica, risultante dalla sop¬ 
pressione delle funzioni antitossiche dei diver¬ 
si organi e dalla degenerazione delle diverse 
glandole endocrine che regolano gli scambi 


organici, lo stato dei tessuti ed il funzionamen¬ 
to degli organi destinati alla distruzione ed eli¬ 
minazione delle sostanze nocive introdotte nel 
nostro corpo: . .. . 

Passiamo ora in rassegna le varie forme che 
predominano in quest’epoca della vita; l’appa¬ 
rato circolatorio è quello che, sopra ogni altro, 
risente dello stato di senescenza. L’arterio¬ 
sclerosi può insediarsi in qualsiasi distretto, 
1 aorta, le coronarie, i vasi mesenterici, i vasi 
cerebrali sono i più frequentemente colpiti, le 
manifestazioni cliniche di tali affezioni vasco¬ 
lari sono a tutti note. 

Un altro apparecchio che risente notevol¬ 
mente l’influsso malefico della vecchiaia è il 
respiratorio il quale si manifesta sopra tutto, 
vulnerato attraverso due forme morbose: l’en¬ 
fisema polmonare e la tubercolosi. 

Circa l’apparecchio digerente sono comuni 
nei vecchi, così come nei bambini, le varie for¬ 
me di dispepsia manifestantesi con anoressia, 
digestioni lente e penose, flatulenze, coliche 
gassose, senso di torpore, sonnolenza e depres¬ 
sione generale delle forze.. 

Abituale è la stitichezza alternantesi con diar¬ 
rea, frequente la sindrome emorroidaria. 

In rapporto al fegato è facile osservare la li¬ 
tiasi biliare. 

Venendo a soffermarci sulle malattie del ri¬ 
cambio materiale ricorderemo che la gotta 
può nella vecchiaia assurgere a particolari sta¬ 
ti di gravità che altro non sono se non l’esplo¬ 
sione della forma preesistente in soggetti gio¬ 
vani ed appartenenti a famiglie artritiche. 

Tn quanto poi alle malattie dell’apparecchio 
uropoietico, anzi tutto, notiamo che la vesci¬ 
ca ha-, nell’età avanzata, una spiccata vulne¬ 
rabilità, dovuta alla deciduità dell’epitelio ed 
allo sbancamento delle tuniche muscolari, de¬ 
terminandosi, così, dei catarri vescicali o del¬ 
le congestioni di quest’organo. 

Circa, infine, il sistema nervoso, non sono 
rare le nevrosi senili, l’istero-nevrastenia, l'e¬ 
pilessia tardiva, denominata da Schuipfer epi¬ 
lessia senile, la congestione e Femorragia ce¬ 
rebrale, quest'ultima assai frequente e dovu¬ 
ta alla diminuita resistenza delle pareti vasali 
ed all’aumento brusco della pressione sangui¬ 
gna. IL Garbini. 


09 * Interessantissima pubblicazione: 

PAUL MARTINI 

Professore Straord. nella Università di Monaco 

L’esame diretto del malato 

(ad uso dei medici pratici e degli studenti) 

Traduzione italiana dalla edizione tedesca 
a cura del Prof. Giuseppe BastJanelii 

Ordinario di Semeiotica Medica nella R- Univ. di Roma 

Volume in-8" (tascabile), di page. VIII-256, con 35 fi¬ 
gure nel testo, in nitidissima veste tipografica ed ele¬ 
gantemente rilegato in piena tela. Prezzo L. 3 2. più 
le spese postali di spedizione- Per i nostri abbonati 
6ole L. 30 in porto franco. 

Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬ 
stale Succursale diciotto. ROMA. 


[Anno XXXIX. Xum. 25] 


SEZIONE PRATICA 


977 


L’ATTUALITÀ TERAPEUTICA 

Il trattamento dell’ulcera peptica con mu¬ 
cina gastrica. 

(A. Atkinson. Journ. Am. Méd. Ass., 2 apri¬ 
le 1932). 

Osservazioni cliniche e sperimentali hanno 
dimostrato l'importanza 1 del fattore chimico e 
di quello meccanico nella guarigione delle ul¬ 
cere dello stomaco o del tratto intestinale su¬ 
periore. La mucina gastrica, che Fogelson ha 
proposto per la cura delle ulcere gastriche e 
duodenali, agirebbe sia dal punto di vista chi¬ 
mico che meccanico. Essa, secondo il Fogel¬ 
son stesso, ricopre l’ulcera e la protegge dal¬ 
l’azione proteolitica : neutralizza inoltre l’azio¬ 
ne corrosiva del succo gastrico a causa del suo 
alto potere di combinazione con gli acidi li¬ 
beri. È perciò che è di grande utilità il suo uso 
in tutti i casi di ulceri gastriche o duodenali. 

L A. ha voluto controllare i risultati bril¬ 
lanti ottenuti dal Fogelson : ha così trattato 43 
pazienti con anamnesi, sintomatologia subiet¬ 
tiva e obiettiva, manifestazioni radiologiche e 
prove di laboratorio positive per ulcera pepti¬ 
ca. Dava generalmente 90 g. di mucina al 
giorno sciolta in latte o in crema, in varie ri¬ 
prese. Ha così notato che nei primi giorni do¬ 
po l’inizio della cura si nota già miglioramen¬ 
to con diminuzione del dolore alla notte e as¬ 
senza del dolore durante il periodo del giorno 
in cui la mucina è presa. Il vomito cessa quasi 
immediatamente e non si rinnova dopo che il 
dolore è sparito. Il dolore sparisce generalmen¬ 
te fra il secondo e il terzo giorno: in un solo 
paziente persistè pier tre settimane. I crampi 
addominali, le eruttazioni, o il rigurgito, che 
in alcun casi accompagnavano il quadro mor¬ 
boso, sparirono più tardi. Le emorragie occul¬ 
te nelle feci non durarono più di nove giorni 
dall’inizio della cura, per quanto sei dei pa¬ 
zienti avessero avuto delle forti emorragie pri¬ 
ma dell’inizio della cura. Durante il trattamen¬ 
to può aversi costipazione, ma questa è facil¬ 
mente corretta aggiungendo alla dieta una 
maggiore quantità di vegetali cotti, frutta o 
succhi di frutta. 

Dei 43 pazienti, 18 furono riesaminati radio¬ 
graficamente ed in essi si notò che lo spasmo 
era manifestamente diminuito: in alcuni anzi 
si poteva notare un impiccolimento o addirit¬ 
tura una sparizione della nicchia, prova que¬ 
sta della guarigione dell’ulcera, concordan¬ 
te con il miglioramento clinico e con l’assen¬ 
za del dolore epigastrico. In nessun caso la 
nicchia era ingrandita o lo spasmo maggiore. 

Tutti i pazienti hanno continuato il tratta¬ 
mento per tutta la durata del periodo di osser¬ 


vazione, cioè dai tre ai dodici mesi. Durante 
il trattamento tutti rimasero completamente li¬ 
beri dai sintomi dell'ulcera: solo un paziente 
accusò di nuovo il dolore una settimana dopo 
che la dose fu abbassata da 90 a 8 gr. giorna¬ 
lieri : ritornando alla dose di 90 gr. il dolore 
sparì. Nessun paziente si rifiutò di ingerire la 
mucina, nè trovò questa sgradevole: effetti se¬ 
condari non se ne hanno se la somministrazio¬ 
ne ha luogo accuratamente: ad ogni modo la 
mucina non è certamente un agente terapeuti¬ 
co che possa prescriversi senza controllo, di¬ 
menticando poi di seguire il malato. Quattro 
pazienti in cui, in seguito al trattamento con 
alcali, si era sviluppata una notevole alcalosi, 
trovarono notevole beneficio nella cura con 
mucina, senza avere nessun ulteriore disturbo 
dellequilibrio acido-basico. La durata media 
della malattia nei 43 pazienti era stata' di 5 
anni. Trentacinque di essi avevano già subito 
inutilmente un trattamento medico in ospe¬ 
dale. 

Certamente il tempo di osservazione è stato 
troppo breve per poter provare che il migliora¬ 
mento ottenuto sia lermanente, sovratutto 
trattandosi di una ma attia in cui il decorso 
naturale è così variabile. L’A. è però ferma¬ 
mente convinto che il trattamento con mu¬ 
cina può condurre alla guarigione dell'ulcera 
peptica. 

★ 

★ ★ 

Nello stesso giornale, H. Essex, B. Rivers, 
F. Yanzant mettono in evidenza i pericoli cui 
può andarsi incontro qualora si usi della mu¬ 
cina impura nel trattamento delle ulceri ga¬ 
striche o duodenali. 

Essi avevano già notato che la cura con mu¬ 
cina, mentre in alcuni malati portava un ra¬ 
pido miglioramento, in altri causava un peg¬ 
gioramento del quadro morboso ed un innal¬ 
zamento dei valore dell’acidità gastrica. 

Studiando le possibili cause di questo feno¬ 
meno essi videro che, somministrando la mu¬ 
cina alla stessa maniera come si dà il pasto di 
Ewald, si aveva in risposta una secrezione in 
cui la curva acida era tanto alta quanto quella 
che si ottiene somministrando dell’istamina. 
Pensarono quindi all’esistenza di una sostanza 
segretagoga e la ricercarono biologicamente. 
Credono ora di poter affermare cbe questa so¬ 
stanza non è altro che istamina e che molti 
preparati commerciali di mucina ne contengo¬ 
no una notevole quantità. La presenza di que¬ 
sta sostanza può e deve essere evitata mediante 
una più accurata preparazione del prodotto. 

Questo deve essere veramente puro se si vuole 
ottenere dalla mucina un risultato terapeutico 
effettivo. 


G. La Cava. 






978 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 25] 


CENNI BIBLIOGRAFICI. 

T. Brugscii. Trattato di medicina interna, li¬ 
mone Tipografico-Edilrice Torinese, Torino. 

Scrivere da solo un trattato di medicina in¬ 
terna è ora impresa ardua. Il Brugsch l’ha 
affrontata con una giusta visione d’insieme e 
l’ha egregiamente compiuta. 

I due volumi che l’Unione Tipografico-E- 
ditrice Torinese ha pubblicato nella traduzione 
italiana con l’abituale signorilità della veste 
tipografica, costituiscono una trattazione ar¬ 
monica e ben proporzionata. 

L’esposizione è chiara, succinta, esauriente. 

Nulla di veramente interessante è sagrifi- 
cato alla sobrietà della forma. Sono invece tra¬ 
scurate le nozioni incerte, le notizie puramente 
dottrinali : tutto ciò che non è necessario e che 
è fonte di confusione. 

II trattato ha indirizzo spiccatamente prati¬ 
co: una buona guidai per i medici, un ottimo 
libro d’istruzione per gli studenti. Dr. 

L. Krehl. Entstehung , Erke.nnung und Be- 

handlung innerer Krankheiten, xvi ed., vo¬ 
lume I. Un voi. in-8° di pag. 716. F. C. W. 

Vogel, Berlin, 1932. Prezzo RM. 39,60. 

Il classico manuale di fisiologia patologica 
si è venuto ora trasformando in un trattato ben 
più ampio, che comprenderà non solo l'origine, 
ma il riconoscimento e la terapia delle malattie. 

In questo primo volume, l’A. tratta la pato¬ 
genesi e la fisiologia patologica, a cominciare 
dalla costituzione e dalle malattie infettive, per 
proseguire con la febbre, il ricambio energeti¬ 
co e materiale, il bilancio dell’acqua e dei sali, 
il sistema nervoso e circolatorio, il sangue, la 
digestione, la respirazione, la secrezione uri¬ 
naria c le ghiandole endocrine. 

Non è possibile entrare nei particolari con¬ 
siderati in ogni singolo capitolo, che prospetta 
i diversi problemi con chiarezza e precisione, 
quali solo possono derivare dalla lunga e vasta 
esperienza dell’A. Ciò che importa maggior¬ 
mente mettere in rilievo sono i concetti gene¬ 
rali che informano la trattazione che è fatta 
astenendosi il più possibile dalla patologia spe¬ 
rimentale ed è invece essenzialmente basata 
sull’osservazione dell’uomo malato. « Io sono 
medico », scrive l’A. « e per il medico l’uomo 
è tutto ». Le sue malattie, la loro compren¬ 
sione sono un qualche cosa che sta a sè, come 
tutto quanto riguarda l’uomo. Ed il problema 
dell’uomo malato non si esaurisce con l’esame 
obbiettivo, perchè essendo egli una creatura 
simile al medico, oltre che oggetto è anche 
soggetto e, come tale, presenta una partico¬ 
lare reazione all’osservatore. Nell’esporre i 
processi che decorrono nell’uomo malato, è 
pertanto necessario aggiungere qualche cosa di 
nuovo, che costituisce come una scienza a sè. 

Il libro è alla sua xiv edizione, il che dimo¬ 
stra il notevole successo che ha avuto nel 
mondo medico. fil. 


N. Ortner. Kórperschmerzen und ihre Diffe- 
rentialdiagnostik. Editore Urban und Sch- 
warzenberg. Berlino-Vienna. Prezzo M. 30. 

Il libro che oggi si presenta nella quarta 
edizione è già molto noto. 

Esso costituisce la trattazione più completa 
sulla semiotica dei dolori fisici. 

Tutte le manifestazioni dolorose sono consi¬ 
derate nel loro valore diagnostico. Di ciascu¬ 
na di esse è indicato il carattere preciso come 
indice delle singole affezioni di ogni organo, 
delle differenti parti del corpo, dei varii tes¬ 
suti. L’attuale edizione è più dettagliata e più 
aggiornata. Dr. 

A. Castiglioni. Italian medicine. Un voi. 
in-16°, di 134 pag., con fig. e tav., rilegato. 
P. Hoeber, New York, 1932. 

Soltanto un profondo conoscitore come il 
prof. Castiglioni poteva condensare e mettere 
in evidenza in modo efficace e preciso, nella 
piccola mole di questo volumetto, le più sa¬ 
lienti caratteristiche della storia della medici¬ 
na in Italia. Storia gloriosa, che anche molti 
medici italiani conoscono vagamente e che 
LA. lumeggia alla brava negli otto capi¬ 
toli di questo libro, che fa parte di una 
collezione (Clio medica) destinata a pre¬ 
sentare ai lettori le varie fasi su cui si basa il 
grande edificio della scienza medica moderna. 

In un capitolo introduttivo, sono segnate le 
grandi linee dello sviluppo della medicina in 
Italia, mettendo in rilievo le caratteristiche 
della medicina italiana, che rifugge dai siste¬ 
mi rigidi e chiuisi e mostrando come anche lo 
sviluppo della medicina sia connesso con le 
condizioni sociali e politiche e con la rinascita 
delle arti plastiche e figurative. Viene in se¬ 
guito trattata la medicina italiana nei primi 
secoli del medio evo, sono descritte le prime 
università italiane, si accenna ai provvedimen¬ 
ti per l’igiene pubblica presi fin da quel tenr- 
po e si parla poi della medicina italiana nel 
Rinascimento. 

Anche nel secolo xvn, nonostante i gravi av¬ 
venimenti politici ed economici, che sconvol¬ 
gono il nostro Paese, medici e scienziati ita- 
liuni aprono nuove vie alla scienza sperimen¬ 
tale. Il secolo XMu è dominato dalle figure di 
Morgagni, di Cotugno, di Spallanzani. Al se¬ 
colo xix e all’attuale, sono dedicati gli ultimi 
due capitoli, in cui troviamo le tendenze più 
vicine a noi e vediamo citati i nomi che co¬ 
nosciamo più da vicino e che anche attual¬ 
mente illustrano la scienza medica italiana. 

È da augurarsi che di questo libro sia fatta 
un’edizione italiana. Anche nella forma attua¬ 
le — evidentemente scritta per gli stranieri — 
il libro (col vantaggio della piccola mole e 
della facile lettura) riuscirebbe graditissimo al 
pubblico medico italiano, a cui farebbe cono¬ 
scere i punti essenziali della storia della me¬ 
dicina nostra, invogliando a più profondi stu¬ 
di delle nostre glorie. A. F. 


[Anno XXXIX, Num. 25J 


SEZIONE PRATICA 


979 


UOMINI E AZIONI 

Luigi Pagliani. 

Luigi Pagliani è morto il 4 giugno in 
Torino circondato dall’affetto dei suoi fami¬ 
gliali e dei discepoli, che in meno di un mese 
avevano visto affievolirsi rapidamente, ineso¬ 
rabilmente la sua fibra, rimasta fortissima fino 
all'ottantacinquesimo anno. 

È possibile che questo nome e questa data 
non dicano nulla al gran pubblico, il quale co¬ 
nosce solo le grandi fame e le notorietà del¬ 
l’ora che passa. È possibile, che qualcuno as¬ 
sodi al suo nome qualche errore, che egli forse 
commise e qualche difetto che ebbe: la tomba 
si è chiusa troppo di recente, perchè possa 
aver purificato delle scorie questa grande fi¬ 
gura. È certo che il nome risveglia una po¬ 
tente eco nell'animo di ogni medico italiano, 
il quale si senta degno di chiamarsi tale e 
rievoca per associazione alla mente un’altra 
grande anima, che a Luigi Pagliani affidò la 
creazione del servizio di Sanità pubblica e che 
nessun italiano pronuncia senza riverenza : 
quella di Francesco Crispi. 

Luigi Pagliani era figlio di medico condotto 
ed aveva vista da vicino la vita del popolo; 
nessun conoscitore più profondo del medico 
condotto in quella, che noi chiamiamo con 
parola degli ultimi anni « medicina sociale » 
e nessuna migliore educazione per il fanciullo, 
che seguire il padre nella casa del povero. 

Egli nacque 1 il 24 ottobre 1847 in Genola 
(Cuneo), si laureò in medicina all’Università 
di Torino il 1870 e fu subito dopo assistente 
del grande fisiologo Moleschott. Il 1870 fu in¬ 
caricato dell’insegnamento dell’igiene nella 
medesima Università, il 1882 nominato tito¬ 
lare della Cattedra, istituita appunto per lui. In 
questo primo periodo fece studi pregevolissimi 
sulla crescenza degli scolari poveri e di quelli 
agiati, sulle conseguenze dannose dell’affatica¬ 
mento scolastico, sull’educazione fisica come 
compenso dei danni, derivanti dall’eccesso di 
lavoro mentale. Bisogna ricordare che a quel¬ 
l’epoca erano stati solamente pubblicati i dati 
del ginevrino Fahrer sui danni dei banchi sco¬ 
lastici, quali erano usati in quel tempo e quelli 
di Colin sulla miopia come conseguenza del 
lavoro scolastico, in base alle osservazioni da 
lui fatte a Breslavia dal 1864 al 1869. Le ri¬ 
cerche e gli accertaménti di Pagliani prendono 
posto fra il 1874 ed il 1880, facendo di lui 
un precursore, il quale stabilì dati di fatto ed 
elementi di dottrina, che sono incontroversi- 
bili e preziosi ancora oggi e che molti giovani 
farebbero bene a leggere, invece di citare una 
folla di nomi stranieri, le cui indagini sono 
venute dopo, assai dopo. Concorse con Tom¬ 
maso Villa all’iniziativa per le case popolari 
in Torino; con Paolo Boselli alla costituzione 


delle cucine economiche; fu uno dei princi¬ 
pali osservatori e dirigenti della lotta contro 
l anchilostomiasi nella costruzione della galle¬ 
ria del Gottardo e poi in quella del Sempiane. 

L Italia aveva subito la terribile epidemia 
di colera del 1884 a Napoli, importata a tra¬ 
verso il canale di Suez, recentemente aperto 
al traffico; e l’altra del 1885 a Palermo: mi¬ 
gliaia di morti, vere catastrofi. Vigeva il si¬ 
stema quarantenario, cbe era nato nelle no¬ 
stre Repubbliche quattro secoli prima per la 
ditesa contro la peste ed aveva raggiunto un 
pieno successo. Ma l’epidemiologia del colera 
era ben diversa, le condizioni sociali mutate 
e nè le quarantene nè i cordoni sanitari ave¬ 
vano arrestato il cammino fatale della malat¬ 
tia. Se ne dette colpa alle condizioni trascura¬ 
tissime di igiene, nelle quali il popolo viveva 
ed alla mancanza di criteri tecnici precisi nel¬ 
l’opera svolta dalle autorità sanitarie. Agostino 
Bertani, medico della spedizione dei Mille e 
deputato, promosse il 1885 una inchiesta fra 
i medici condotti, i cui dati furono affidati 
per l’elaborazione ad Anna Maria Mozzoni e 
rivelarono condizioni gravissime. Bertani for¬ 
mulò un progetto di legge sanitaria, che il 
Presidente del Consiglio dei Ministri Depretis 
presentò il 1886 al Senato, dove incontrò 
notevoli opposizioni sia per la sua estensione 
sia perchè introduceva una gerarchia di organi 
sanitarii autonomi ed indipendenti dagli or¬ 
gani amministrativi dello Stato. Morto Depre- 
tis e succedutogli Francesco Crispi, questi ri¬ 
tenne uno dei suoi primi compiti di Governo 
la sistemazione dei servizi di Sanità pubblica. 
E chiamò al suo fianco Luigi Pagliani il 1887. 

Pagliani disse più volte che Egli non seppe 
mai chi facesse il suo nome al nuovo Capo 
del Governo. Fu avvisato che era chiamato a 
conferire col Ministro, mentre faceva lezione 
agli studenti e partì per Roma. Il primo ab¬ 
boccamento durò pochi minuti; fra uomini di 
azione sono superflui i discorsi. La segnalazio¬ 
ne del grave compito, la necessità di cancel¬ 
lare dall’Italia l’epidemia colerica ancora ser¬ 
peggiante, la difesa contro gli altri contagi, 
la domanda di pieni poteri, l’assenso incondi¬ 
zionato sotto la sua responsabilità: fu tutto e 
cominciò il lavoro insonne. 

Pagliani pose a caposaldo della sua attività 
due punti: la Scuola e il rinnovamento della 
Legislazione sanitaria. Creò avanti tutto la 
Scuola, perchè sentì la necessità di formare 
una schiera di collaboratori consapevoli e con¬ 
vinti; la prima Scuola di Sanità pubblica che 
sorgesse nel mondo, quando in nessun paese 
si pensava ancora ad insegnamenti di questa 
tipo. La creazione fu tutta sua, assolutamente 
originale. Egli scelse gli insegnanti, li plasmò 
inano mano, formò lo spirito loro e degli al¬ 
lievi; migliorò e completò l’insegnamento col 
metodo sperimentale, traendo partito da quan- 



980 


(( IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 25] 


to veniva osservando giorno per giorno, fino a 
costituire il tipo, che rimase definitivo e che 
poi è stalo imitato negli altri paesi. Da que¬ 
sta Scuola uscirono la massima parte degli in¬ 
segnanti di igiene, che hanno dettalo lezioni 
nell’ultimo quarantennio; tutti i medici pro¬ 
vinciali, tutti gli ufficiali sanitari di grandi 
città. I piani regolatori urbani, gli acquedotti, 
le fognature, le scuole, le case di abitazione, 
gli edifici pubblici, si sono informati ai prin- 
cipii d'igiene dettati nella Scuola, che dobbia¬ 
mo al genio di Luigi Pagliani. 

Subito dopo chiese al Capo del Governo la 
Legge sanitaria. Francesco Crispi gli mostrò 
il voluminoso progetto Bertani, gli disse delle 
ostilità incontrate in Senato, gli ricordò che 
un progetto precedente del Ministero Lanza era 
naufragalo in Senato il 1873. Pagliani riprese 
il progetto con C. Inghi 1 Ieri, lo sfrondò di tut¬ 
to quanto non era indispensabile, lo semplificò 
assimilandolo agli ordinamenti amministrativi 
ed il Senato approvò. Mancavano ancora tre 
giorni per la chiusura della Sessione, che 
avrebbe fatto decadere il disegno di Legge, 
quando Crispi lo presentò alla Camera e con 
la sua decisa azione ne ottenne l’approvazione. 
Così è nata la legge, su cui si è organizzata e 
vive tuttora la Sanità pubblica in Italia. 

Pagliani conservava per sè un posto mode¬ 
stissimo, per nulla appariscente nè rumoroso, 
negli uffici centrali del Ministero. Ma dalla 
sua modesta scrivania partivano le leggi, i re¬ 
golamenti, le circolari che creavano pezzo per 
pezzo il servizio sanitario. Nelle soste del la¬ 
voro a tavolino correva instancabile da un capo 
all’altro d’Italia, dovunque si delineava un pe¬ 
ricolo di contagio, dovunque si doveva inco¬ 
raggiare o sostenere uno dei medici provin¬ 
ciali creati da lui, dovunque era una lotta da 
combattere. Abolì le quarantene sostituendovi 
la ricerca e la cura del malato; dette così al- 
l'Italia una nuova dottrina di difesa dai con¬ 
tagi, che poi trionfò nelle Conferenze interna¬ 
zionali, dove dettarono legge la voce di Koch e 
la Sua. Malgrado la posizione ufficiale non 
vistosa; il nome e la competenza gli spianarono 
la via; tenace, rude come un montanaro quale 
era, talora violento, instancabile, con una fi¬ 
ducia illimitata nel successo: era l’uomo che 
ci voleva per vincere una grande battaglia ci¬ 
vile. E la vinse. Il colera scomparve, dopo un 
ultimo tentativo nel 1893, prontamente do¬ 
mato. I contagi comuni cominciarono a sce¬ 
mare e proseguirono fino ad oggi nella fase 
discendente, tanto da essere ridotti ad un quar¬ 
to di ciò che erano nel 1887, quando l’opera 
cominciò. La mortalità segnò una fase costante 
di declinazione; da quasi novecentomila morti 
per anno fino a meno di seicentomila l’anno 
decorso. Ecco il bollettino di una grande vit-. 
toria, che si misura dal numero di vite con¬ 
servate alla Patria ed al lavoro. Tutto merito 
del servizio sanitario? Sarebbe esagerato assi¬ 


curarlo, poiché vi concorse il migliorato te¬ 
nore di vita del popolo italiano. 1 Ma è certo 
che il contributo assegnabile all’opera di Luigi 
Pagliani è immenso. È un^opera che si appro¬ 
fonda nel futuro, poiché gli ordinamenti da lui 
creali persistono tuttora; i concetti fondamen¬ 
tali per la lotta contro le epidemie sono quelli, 
che hanno permesso all’Italia di affrontare se¬ 
renamente e superare eventi sanitari paurosi 
in guerra ed in pace; la legislazione e la rego¬ 
lamentazione sanitaria, da lui create, sono 
quelle su cui si regge l’Italia e rappresentano 
un monumento invidiato ^i sapienza civile. 

Il suo lavoro durò nove anni. Il 1896 Fran¬ 
cesco Crispi fu sostituito da gente inferiore a 
lui in un momento, in cui il popolo italiano, 
trascinato da falsi profeti, dimenticava sè 
• stesso. E si trovò un pretesto per mandare via 
Luigi Pagliani. Egli tornò al suo insegnamen¬ 
to; nè ebbe mai, durante i trentasei anni che 
visse ancora, una parola di recriminazione e 
di lamento, nè ricordò mai i grandi servigi 
resi all Italia, nè chiese alcuna ricompensa. 
E non ne ebbe alcuna, tranne la coscienza del 
dovere compiuto e la devozione illimitata di 
una miriade di scolari sparsi in tutta Italia, 
che venerarono il suo nome come quello del 
Maestro. 

Scrisse ancora un’opera, rimasta classica e 
tuttora libro di testo sull’igiene; presiedette 
durante la guerra una Sezione del Comitato di 
mobilitazione civile; al 75° anno si ritirò dal- 
rinsegnamento, povero come era sempre stato. 
Sano, forte, ebbe il massimo premio che Dio 
concede all’uomo: una vecchiezza vegeta e ro¬ 
busta in mezzo all’affetto ed alla devozione di 
cui era circondato. Negli ultimi anni aveva 
ancora un'aspirazione: vivere fino al 1933 per 
veder risorgere la sua Scuola, per assistere al¬ 
l’inaugurazione dell'Istituto di Sanità pubbli¬ 
ca, fissata dal Duce per l’anno prossimo. La 
sorte non volle concedergli la soddisfazione, 
o non volle guastare con quella, che avrebbe 
potuto essere un’apoteosi, la linea di questo uo¬ 
mo semplice e grande. Un lieve 1 disturbo e poi 
si avviò sereno alla tomba come il giusto che ha 
vissuto a lungo e desidera di chiudere final¬ 
mente la sua giornata. Lo circondavano alcuni 
dei suoi antichi discepoli, che, dopo aver data 
una lunga vita per la salute del popolo, dopo 
aver coperto cariche illustri, aver affrontalo 
pericoli e delusioni, cominciano a godere an- 
ch’essi del riposo, che concede una vita ben 
vissuta. 

Con Luigi Pagliani una luce si è spenta. Tut¬ 
ta un’epoca è vissuta e vive sull’eredità men¬ 
tale di quest’uomo. Ma le generazioni, che si 
sono succedute ed hanno goduto i benefici, 
sono state sempre troppo distratte per dire 
« grazie » a chi questi benefici ha procurato. 

Forse il ringraziamento, che è una giustizia, 
verrà dopo la morte. 


A. Ilvento. 


SEZIONI-: PRATICA 


981 


Vnno \\\I\, \t m. 25] 

ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI 

K. Accademia 3Iedica di Roma. 

Seduta del 30 aprile 1932. 

Presiede il Prof. S. Baglioni, presidente. 

CP Ferri-ri. — Le indicazioni della lonsillec- 
loniia. 

Contributo allo studio delle steatosi per mezzo delle col¬ 
ture dei tessuti “ in vitro 

Doli. \1. Torrioli. — L’O. ha studiato le slea- 
Josi ili colture rii midollo osseo di cavia lasciate 
invecchiare senza trapianti. Inquadra i fenomeni 
di steatosi osservati in ciascun tipo cellulare, se¬ 
condo la classificazione rielle steatosi di Kawaniu- 
ra e A>cliofl. Propone un piano di studio del mec¬ 
canismo genetico delle steatosi osservate. 

Azione delia tossina tifica sulle colture di midollo osseo. 

Dolt. M. Torrioli. — L’O. studiando l’azione 
del liltrato di brodocultura di b. di Eberth, nelle 
culture rii midollo osseo di cavia, descrive una 
azione stimolante delle piccole dosi di questo eri 
una azione paralizzante e necrotizzante rielle alle 

riosi. 

Considerazioni idro-geologiche sulle sorgenti delle acque 

Albule. 

Prof. V. Puntoni. — L’O. prospetta anzitutto la 
costituzione geologica tlel sottosuolo della zona 
ove hanno origine le acque Albule: la catena se¬ 
condaria rlei monti Sabini a nord e ad est; terreni 
terziari a suri eri ovest; al di sopra di tali terreni 
uno strato più o meno continuo rii materiali vul¬ 
canici eruttali dai vulcani laziali, sopra ancora 
un bacino rii travertino formatosi per sedimen¬ 
tazione dalle acque Albule stesse, al centro del 
quale sono le attuali sorgenti che si presentano 
sol lo forma rii due laghi (lago Colonnelle e lago 
Regina). 

Passa poi a discutere sulla derivazione delle ac¬ 
que Albule che presumibilmente hanno origine 
ria acque meteoriche ingolfatesi nel sistema rii 
fessure del massiccio calcareo dei monti Lucratili, 
ed emergenti attraverso fessure formatesi sul 
punto rii contatto Ira i terreni secondari e ter¬ 
ziari, con i caratteri rii sorgive diaclasiche. 

Prende quindi in esame la composizione chi¬ 
mica dell’acqua, asserendo che essa è in relazione 
a! suo arricchimento in anidride carbonica eri idro¬ 
geno solforalo, gas i quali derivano da un residuo 
rii azione vulcanica sotterranea. 

Il grande contenuto in anidride carbonica fa si 
clic queste acque acquistino un notevole potere 
di dissoluzione rielle rocce calcaree del sottosuolo, 
rionde la formazione rii fenomeni carsici, i quali 
possono spiegare l’origine rlei due laghi-sorgenti 
attuali, interpretabili come doline rii crollo. Ve¬ 
nule a giorno, queste acque perdono molta ani¬ 
dride carbonica, donde una precipitazione rii car¬ 
bonaio di calcio che spiega la formazione rlei cir¬ 
costante banco rii travertino avvenuta quando le 
acque impaludavano la zona per mancanza di un 
emissario. 

L’idrogeno solforato, pure di origine vulcanica, 
scioglie lo zolfo, che certamente trovasi nelle pro¬ 
fondila come residuo di attività vulcanica, e lo 


disperile allo stato colloidale così finamente da 
consentire la perfetta limpidità rielle acque appe¬ 
na vengono a giorno; ma poi, per liberazione del¬ 
l'idrogeno solforato nell’aria, si ha tendenza alla 
formazione di micelle di maggior mole, donde 
1 ’albescenza e poi la precipitazione dello zolfo. 

I/O. parla ancora della portata delle acque Al¬ 
bule che può arrivare a me. 2,50 al minuto se¬ 
condo, della temperatura di esse che è di 23° e 
delle buone condizioni igieniche nelle quali que¬ 
ste ncque si presentano. Termina accennando ad 
allre sorgenti della zona che sono probabilmente 
in inlime relazioni con le acque Albule. 

Pneumoperitoneo come trattamenfo della tubercolosi in¬ 
testinale. • 

Proi. \. Monalui. — L’O. riferisce che sla trat¬ 
tando iieU'Istituto Mussolini con pnenmoperito- 
neo cinque casi rii tubercolosi intestinale diffusa 
secondaria a tubercolosi polmonare. 

In due ha avuto la cessazione completa della 
fenomenologia clinica, in due ha avuto cessazione 
rlella diarrea e riduzione rii tulli gli altri sintomi. 
In uno solo il risultato per ora è negativo. 

Partecipa alla discussione il prof. Arcangeli. 

Ipersensibilità istaminica negli stati di iposurrenalismo. 

Doli. V. Serra. — I/O. mette in evidenza la 
particolare ipersensibilità dimostrata dagli iposur- 
renalici di fronte aH'istamina : ritiene che essa 
debba attribuirsi ad un perturbamento del siner¬ 
gismo funzionale che lega questa sostanza alla 
adrenalina, e ne illusila il significato clinico e le 
possibili applicazioni a scopo diagnostico. 

Ago da puntura esplorativa, perforatore del cranio. 

Prof. G. Ecidi. — Modificata la punta rii un 
comune ago, I O. ha potuto servirsi rii esso come 
rii una punta rii trapano per forare il cranio e 
fare punture esplorative. (Cfr. N. 24, p. 925). 

Partecipano alla discussione i proff. Ayala e 
Chi asserivi. I 1 Segretario : G. Amantea. 

Società Medico-Chirurgica di Padova. 

Seduta ilei 13 maggio 1932. 

Presidente: Prof. Gagnetto. 

Prof. G. Zanetti. — Sul concetto generale di 
/logosi desunto da criteri istopatologici. 

Su di un caso di ipertrofia congenita del collo vescicale. 

Resezione. Guarigione. 

Dolt. C. Maltese Le Roy. — I/O. illustra il caso 
di un paz. di 40 anni disurico e ritenzionista dal¬ 
l’età rii 14 anni in condizioni generali molto sca¬ 
denti (due grammi rii azotemia). Stabilita la dia¬ 
gnosi ri'ipertrofia congenita rlei collo vescicale LO. 
ne pratica la resezione in due tempi con pieno 
successo: il paz. riacquista la minzione normale 
senza il minimo residuo. 

L’O. dopo aver fallo delle considerazioni cliniche 
nel suo caso eri accennato alle principali caratte¬ 
ristiche della malattia descritta recentemente da 
Marion, mette in rilievo il fatto che molli pazienti 
rilenzionisti cronici che venivano compresi nei 
<( prostatici senza prostata » o ritenuti affetti da 
<( atonia vescicale primitiva » presentano in realtà 





982 


« Il POLICLINICO ') 


ipertrofia congenita del collo vescicale. In essi¬ 
la resezione di questo, praticata in due tempi se 
le condizioni generali non sono mollo buone pro¬ 
duce la guarigione completa. 

Discussione: Maurizio, Brendolan, Maltese. 

Dott. C. Maltese Le Roy. — Uro-pio-nefrosi da 
sezione dell'uretere; nefrectomia; guarigione. Con¬ 
siderazioni sulle ferite dell uretere. 

Considerazioni sopra alcuni casi di tossi-infezione ali¬ 
mentare provocata da ingestione di molluschi. 

Dott. G. e R. Dknes. — Tu questi ultimi tempi 
sono stati osservati dagli HO. una decina di casi 
<*i tossi-infezioni alimentari nelle persone che con¬ 
sumarono dei molluschi ‘crudi (ostriche, mitili, 
cardi). Mentre l'ingestione di ostriche infette pro¬ 
voca una forma infettiva che può decorrere anche 
gravemente, il consumo di altri molluschi è se¬ 
guita da accidenti immediati tossil i. Questi feno¬ 
meni tossici in seguilo spariscono e dopo un pe¬ 
riodo di incubazione che varia da 12-14 giorni si 
inizia la forma infettiva. 

Gli 00. discutono la patogenesi ili questi acci¬ 
denti tossici e li attribuiscono al fatto che nel 
corpo dei molluschi i germi patogeni subiscono 
una profonda modificazione, si liberano le tossine 
batteriche, che provocano i disturbi immediati nel¬ 
l’uomo. Il Segretario. 


[Anno XXXIX, Num. 25) 


Società Medico-Chirurgica Bergamasca. 


Presidenza: prof. D’Alessandro. 

Seduta del 18 marzo 1932. 

Sugli esiti lontani della nefrectomia nella tubercolosi re¬ 
nale. 


■ » » 




~ iiu^umu ui imo 

muoio sulla nefrectomia nella tubercolosi renale. 
Tratta l’argomento sulla scorta di 22 casi presen¬ 
tatisi nel reparto chirurgico cui è addetto dal 
1924 al 1930. 


Mi 22 nel ree lo «lizzati si è avuta la morte in una 
forma bilaterale in 9 a giornata, una postuma di 
4 anni per tubercolosi polmonare e con ripristino 
i ella funzione renale e 20 viventi in ottime con¬ 
dizioni generali e con reintegrazione funzionale 
perfetta in 16 a . Confronta questi dati con quelli 
di altri Autori, ne rileva Cottimo valore e con¬ 
clude per l’assoluta indicazione alla nefrectomia 
precoce nella tubercolosi renale 


Leucemia acuta a sindrome emocitoblastica. 

Doli. Pistoni. — I/O. riporta un caso di leu¬ 
cemia acuta emocitoblastica, rapidamente mor¬ 
tale, osservata in un adulto ad emocultura nega¬ 
tiva e senza splenomegalia. 


Seduta del 20 aprile 1932. 


Spedali Civili di Genova. 

Presidente: Prof. Da Gradi. 

Seduta del 27 aprile 1932. 

Prof. Trevis vnello. — In margine al recente 
Congresso internazionale di Rabdomanzia di Ve¬ 
rona. 

Nuova cura per le ulceri gastriche 

Prof. Cervino. — L O. dopo aver illustralo un 
raro caso di megaesofago primitivo riferisce sui be¬ 
ndici elfetti ottenuti con le iniezioni endovenose 
di borato di sodio nel trai,lamento delle ulcera¬ 
zioni gastriche. 

Il diabete renale. 

Prof. Geler\. — 1/0. riferisce due casi clinici 
di diabete renale studiati accuratamente sia dal 
lato clinico che con ricerche di laboratorio. Mette 
in evidenza i dati principali riscontrati e che in¬ 
dividualizzano tale forma morbosa: soglia renale 
bassa, glicemia normale a digiuno, curva glice- 
mica con ipoglicemia finale, resistenza all’insuli¬ 
na, assenza di sintomi di diabete, glicosuria pa¬ 
radossa. In un caso ottenne qualche risultato con 
la cura calcica, alropinica ed adrenalinica, nel¬ 
l’altro la stessa cura ebbe esito negativo. 

Sulla cura incruenta dell’invaginazione acuta del lattante. 

Dott. Costa-Staricco. — Riferisce LO. i buoni 
risultati ottenuti con la cura incruenta mediante 
enteroclismi ad alta pressione. Tale cura non deve 
essere tentata se non nelle prime 12-14 ore, nè 
quando la testa della porzione invaginata è per¬ 
cepibile con l’esplorazione rettale. Inoltre deve es¬ 
sere praticata nelle vicinanze (l’una sala da ope¬ 
razione in modo che se l’esito della riduzione re¬ 
sta incerto possa essere eseguita immediatamente 
la laparotomia. 


Quattro casi di toracoplastica totale allargata per fistola 
pleurica cronica. 

ITof. Lu ssena. — Presenta 4 soggetti ormai da 
lungo tempo guariti, che furono operali in più 
tempi per collassare la gabbia toracica ove esi¬ 
steva fistola pleurica cronica, esito di antico em¬ 
piema. Illustra i casi clinici con la loro storia e 
descrive gli interventi praticati. Il risultato volulo 
ed ottenuto in tutti i casi, senza alcun decesso, 
e quello di riuscire ad annullare una cavità pleu¬ 
rica divenuta fibrosa rigida, che non si sarebbe 
mai ridotta sia per i«espansione polmonare sia 
per la cronicità del processo e I inestinguibile 
suppurazione. 

Sugli interventi precoci per appendicite acuta. 

Prof. Lussena. — Riprende il tema di una pre¬ 
cedente comunicazione allo scopo di ribadire con¬ 
cetti e persuadere i colleglli che l’appendieile 
acuta esula dal campo medico ed è di spettanza 
chirurgica. Nel 1931 ha operato d’urgenza 11 casi 
di appendicite acuta fra la l a e la 4 a giornata, 
lutti guariti in 12 a -24 a giornata. Ha poi operalo 
di peritonite acuta da perforazione appendicolare 
fra la 4 a e la 7 a giornata, con 3 guarigioni. 

Doli. Nicoli. — Il Radio curvo di Madelung. 
Contributo clinico e trattamento chirurgico orto¬ 
pedico. il Segretario. 

Accademia Pugliese di Scienze. 

Seduta del 28 aprile 1932. 

Presidente: prof. Paolo Gaifami. 

Intorno ad alcune questioni riguardanti la genesi dei tu¬ 
mori. Ricerche sperimentali e considerazioni. 

Prof. V. Ri sceglie. — L’O. dopo alcune con¬ 
siderazioni intorno al problema dell’origine dei 
I umori, riferisce i risultati di un primo grup- 


[Anno \\\I\, 


SEZIONE PRATICA 


983 


Ni m. 25] 

J»«> 1 1i mio ricerche dalie quali è risultalo che il 
Homo del S. R. E. non è capace di determinare 
rattecchimento e lo sviluppo degli innesti tu¬ 
morali eterologhi. In un secondo gruppo di ri¬ 
cerche. scegliendo opportunamente gli animali 
c sottoponendo questi ad una dieta i.pervitami- 
nica B., l'O. comunica (e ne proietta i preparati) 
di aver ottenuto in 3 casi, dopo innesto di polti¬ 
glia embrionale e soluzione di anidride arseniosa 
1:80.000, sviluppo di tumori sarcomalosi. 

Discussione: proff. Mariani, Giannelli, Lecca- 

RELLI. 

Il significato della neurite ottica retrobulbare nella se¬ 
miologia medica generale. 

l’rol. Maggiore. — LO. richiama l'attenzione 
sul fallo che svariale malattie possono essere in¬ 
criminate nella genesi della neurite ottica rclro- 
hulbare che è una manifestazione squisitamente 
monosinlomatica e non dà per se stessa elementi 
sufficienti per porre in tutti i casi una diagnosi 
differenziale eliologica precisa. 

Data la frequenza con la quale la neurite retro¬ 
bulbare suole manifestarsi nelle affezioni latenti 
dei seni posteriori, I O. ritiene necessario, prima 
di poter incriminare una eventuale affezione di 
carattere generale, escludere la presenza di una 
sinusile onde non incorrere in errori di dia¬ 
gnosi. 

Sull’importanza del reperto radiografico nella diagnosi 

etiologica delle neuriti ottiche retrobulbari. 

Prof. Del Buono. — L’O. fa rilevare la grande 
importanza che oggi ha assunto l’esame radiolo¬ 
gico nella diagnosi delle sinusiti, e quindi in 
quella eliologica delle neuriti retrobulbari. Illu¬ 
stra, presentando numerosi radiogrammi del cra¬ 
nio, alcuni casi clinici con gravi turbe oculari 
e di varia natura. 

Discussione: Proff. Giannelli, Gallerani, Coz- 
zolino, Insabvto e doti. Anaclerio e Kvsso-Frat- 
tasi . Il Segretario: D. Gargasole. 

Società Italiana Fascista 
per gli Studi Scientifici sulla Tubercolosi. 

(Sezione di Napoli). 

Riunione scientifica del 19 gennaio 1932. 

Presidente: Prof. R. Jemma. 

Tentativi di virulentazione del B. C. G. 

V. Cantami. — L’O. si è servito del metodo delle 
iniezioni endocraniche a cavie e conigli, metodo 
da lui usato con successo per altri microbi. 

Dai suoi esperimenti non si possono trarre con¬ 
clusioni definitive. 

Altre ricerche non ancora completate, sono sta¬ 
le istituite mediante infezioni miste col B. C. G. 

Discussione: H. Bevere, R. Jemma, A. Cantami. 

A. Lantani. — Sulle modulila di funzionameli lo 
dei Cenili di accertameli lo per le profilassi anti¬ 
tubercolare. 

Discussione: D Scalcati, V. De Bonis, li. Jem¬ 
ma, A. Lantani. 

Ricerche sull’ultravirus tubercolare. 

G. Di Bello. — L’O. ha ripetuto le ricerche di 
Ninni tendenti a ilare la dimostrazione delle for¬ 
me visibili dell'ultravirus tubercolare con la ino¬ 


culazione di filtrati di culture di bacilli tuberco¬ 
lari bo\ ini (ceppo Vallèe) in 22 cavie, e con la 
inoculazione in 10 cavie, rii glandole prelevate dal¬ 
le cavie e inoculate direttamente con filtrati sem¬ 
plici o concentrati, seguendo in lutto la tecnica 
indicala da Ninni; non è riuscito a mettere in 
evidenza forme bacillari o granulari acido-resi¬ 
stenti, ciò che è riuscito a Ninni, a de Bonis 
Ugo e ad altri. 

Discussione: U. De Bonis, V. De Bonis, A. Lan¬ 
tani, A. Laurinsch, M. Zappia, A. G. Lhiarello. 
N. Sanguigno. 

A. Laurinsich. — Su alcuni casi ili tubercolosi 
fio 1 inoliare aperta a decorso lieve nell'infanzia. 

Discussione: A. Lantani, A. Laurinsich. 

A. Fortunato. — Studio di un anligene per la 
deviazione del complemento nella tubercolosi. 

Contributo sperimentale ad una ulteriore conoscenza dei 

rapporti tra tubercolotici e diabetici. 

A. Fortunato. — L’O. ha eseguilo ricerche su 
animali non tubercolotici trattati con tubercoli- 
ua. ricerche su animali affetti da tubercolosi e 
ricerche sull'uomo tubercolotico, studiando le va¬ 
rie curve gl n emiche e viene alla conclusione che 
i veleni tubercolari solubili tendono ad ostacolare 
il normale metabolismo degli idrati di carbonio 
determinando nell'organismo condizioni analoghe 
a quelle che si hanno nell’insufficienza epatica. 

Discussione: L Bevere, N. Sanguigno, A. For¬ 
tunato. 


Contributo alla collassoterapia bilaterale. 

M. Zappia. — L’O. riferisce su 5 casi d’infermi 
di tubercolosi polmonare curati col pneumotorace 
bilaterale. 

Dopo avere descritta la tecnica seguita e rias¬ 
sunto i casi clinici richiama l’attenzione elei col¬ 
leglli sulla possibilità della perforazione del pol¬ 
mone che successivamente viene sottoposto a col¬ 
lassoterapia, evenienza fortunatamente non così 
pericolosa come a prima vista potrebbe sembrare. 
Richiama l'attenzione invece sulla complicanza, 
fortunatamente rara, ina la più fatale che possa 
accadere e cioè, sull’ispessimento bilaterale della 
pleura viscerale con successivo incarcerameli lo del 
polmone e insufficienza respiratoria di cui un 
caso è sialo descritto da Fici. Egli ha avuto buoni 
risultati, per cui può concludere che ha avuto 
notevole incoraggiamento ad estendere la cura 
pneunioloracica ad infermi nei quali, pur presen¬ 
tando scarse lesioni conlrolalerali, rimaneva per¬ 
plesso se iniziare o meno la collassolerapia al lato 
più fortemente affetto ed afferma con tutta sin¬ 
cerità che questa sua esperienza sul pneuma bi¬ 
laterale ha fatto tacere in lui i dubbi, i timori, 
le perplessità che in lui sorgevano ad ogni inizio 
di pneuma per lesioni unilaterali, a causa delle 
possibili diffusioni all’altro lato non così infre¬ 
quenti in corso di cura. Il pneumotorace bilate¬ 
rale pertanto, idealo da Maurizio Ascoli, anziché 
essere consideralo come una contraddizione dei 
postulali del pneumotorace del Forlanini deve es¬ 
sere considerato come la sua naturale evoluzione 
scientifica, che nell’applicazione pratica estende 
in modo notevole l’applicazione della collassolera- 
pia del Forlanini. 

Discussione: V. De Bonis. 

Il Segretario : Prof. V. De Bonis. 


984 


« IL POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 25] 


APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO. 


SEMEIOTICA. 

L’esame del malato di cuore. 

S. Biondo (Cuore e circolazione , maggio 
I ; 932) rileva il notevole aumento della morbo¬ 
sità e mortalità per malattie dell apparate 
cardio-vascolare e dimostra l’urgenza del pro¬ 
blema diagnostico per le sue strette relazioni 
con la terapia e la prevenzione. 

. Egli osserva come spesso il medico trascu¬ 
ri di indagare tutti gli aspetti della diagnosi 
perchè non apprezza a dovere le complesse re¬ 
lazioni Ira diagnosi e terapia, limitando spesso 
questa alla digitale o rimedi affini. Malagevole 
è poi spesso per il medico la diagnosi di un 
A izio organico da un semplice disturbo funzio¬ 
nale, sia per 1’insufficien.za dei trattati su tale 
liguardo, sia perchè non si tiene il dovuto con¬ 
to del Tesa m e radiologico ed elettrocardiogra¬ 
fico. r 

B quindi necessario procedere anzitutto ad 
un’anamnesi accurata (che metta in rilievo il 
sintomo dominante, le abitudini di vita, ecc:) 
e ad un esame obbiettivo fatto con metodo, per 
il quale LA. dà opportuni consigli. Per lo spe¬ 
cialista e per arrivare ad una diagnosi rigo- 
iosamenle scientifica, sono inoltre necessari 
la radiodiagnosi e Pelei Irocardiogramma. 

La diagnosi dovrà essere schematizzata in 
eziologica, anatomica e funzionale. Per arri¬ 
vare a tale scopo, sarà necessaria l’introduzio¬ 
ne in pratica di una nomenclatura standardiz¬ 
zata, in modo da poter ottenere dei dati omo¬ 
genei e confrontabili. fn_ 

La pressione media nello studio della ipotensione 
arteriosa nelle malattie infettive. 

A. Pozzi ( Cuore e circolazione, maggio 1932), 
dopo avere esposto delle considerazioni gene¬ 
rali sul concetto di pressione media quale è 
stato recentemente introdotto da Vaquez, ri¬ 
porta i risultati delle ricerche personali ese¬ 
guile su una cinquantina di malati di forme 
infettive' diverse (morbillo, scarlattina, difte¬ 
rite. carbonchio, ecc.). T malati vennero se¬ 
guili nelle varie fasi della malattia, in modo 
da studiare il .comportamento delle modifica¬ 
zioni pressorie con l’andamento di quella. 

Aon risultano però da tale studio elementi 
tali da far considerare la pressione media co¬ 
me indice sicuro dell’attività cardiaca. L’A.. 
di fatto, ha riscontrato nelle ipotensioni stu¬ 
diate, dei valori della pressione media fonda¬ 
mentalmente e quasi costantemente normali. 
Onesto, egli aggiunge, potrebbe indurre ad as¬ 
segnare maggiore importanza, nella patogene¬ 
si dell’ipotensione delle malattie infettive, ai 
fattori periferici, qualora si dovesse realmente 
considerare la pressione media nel senso di 
Vaquez, cioè come elemento di giudìzio del¬ 
l’efficienza dell’attività cardiaca. 


Pale fatto sembra però contrastare con le os¬ 
servazioni slesse del l’A. e di altri sul compor¬ 
la mento della pressione media sotto l’azione 
dell islamina. In base ad esse, si dovrebbe am- 
mettere che, nell’ipotensione a genesi primiti¬ 
vamente e prevalentemente periferica quale è 
quella istaminica, l’efficienza cardiaca, e quin¬ 
di i lattoni centrali del circolo, esercitino una 
influenza notevole. 

Lo studio della pressione media non consente 
pertanto delle conclusioni sicure nè sulle com¬ 
ponenti centrali e periferiche dell’ipotensione 
nelle malattie infettive, nè sul significato pre¬ 
ciso che a tale nuovo indice dell’attività circo¬ 
latoria è stato assegnato da Vaquez ed allievi 

in. 


La pressione e la morfologia dei capillari nell’iper¬ 
tensione essenziale. 


IN elio studio sistematico dei capillari negli 
i per tèsi, sia con lesioni renali, sia nei così det¬ 
ti i per tèsi essenziali, P. Bisbini (Cuore e cir¬ 
colazione, nov. 1931) ha rilevato che tanto 
negli uni come negli altri, si trovano delle al¬ 
terazioni nella disposizione delle anse dei ca¬ 
pillari; le anse, anziché essere tulle dirette in 


senso centripeto e parallele, o quasi, fra di lo¬ 
ro, si riscontrano con disposizione normale al¬ 
le altre od anche a direzione opposta. Tale di¬ 
sordine non è sempre costante ed alle volte è 

< osi lieve da non potere essere con sicurezza 
apprezzato. 

Aei casi dell’A. si potrebbe concludere per 
un certo rapporto fra gravità dell’ipertensione 
e disordine nella disposizione dei capillari. 

Se si misura la pressione capillare nelle va¬ 
rie torme di ipertonia durante la stasi provo¬ 
cata con il laccio e dopo che questo è stato 
tolto, si ostserva, nella grande maggioranza 
dei casi, un ritorno istantaneo della pressio¬ 
ne, che con il- laccio era aumentata, ai valori 
di prima. Talvolta, la discesa non è rapida co¬ 
me di norma, ma avviene gradatamente. In 
questa eccezione, incorrono, sia gli ipertèsi 
essenziali che quelli con lesioni renali. 



CASISTICA E TERAPIA. 

Reumatismo cerebrale iperpiretico a decorso acu¬ 
tissimo. 


V. De -Bernardi nis (Giornale rii Medicina Mi¬ 
niare, aprile 1932) riferisce su due casi di reu¬ 
matismo cerebrale iperpiretico osservati nel- 
1 Ospedale Militare di Roma in due al¬ 
lievi Carabinieri di mestiere contadini e nella 
cui anamnesi nulla d'importante vi era da ri¬ 
levare; erano ricoverati per poliartrite reuma¬ 
tica acuta. Nel primo, in sesta giornata di ma¬ 
lattia, mentre tutto decorreva regolarmente. 


Anno XXXIX, Num. 25] 


SEZIONE PRATICA 


985 


Vebbe repentinamente rialzo termico lino a 
4ó“ ed allaccili convulsivi alternali a trisma ed 
opislotono; incoscienza; morte dopo circa 5 
ore dal 1 inizio di tali fenomeni. L'altro in di¬ 
ciassettesima giornata di malattia a decorso del 
tulio normale, e proprio quando si annunziava 
una rimissione dei fenomeni morbosi, improv¬ 
visamente si constatò elevazione termica, de¬ 
lirio e scariche convulsive; morte dopo 11 ore. 
L A. senza pretesa di mettere in evidenza fatti 
nuovi, ta notale il modo di insorgere inaspet¬ 
tato della sindrome nervosa ed il suo decorso 
acutissimo, specie nel primo, di osservazione 
non frequente, a giudicare dai casi riportati 
nella letteratura. Tali forme sono attualmente 
molto rare e ciò, secondo qualche A., per el¬ 
leno della cura salicilica opportunamente pra¬ 
ticata, il che per altro non trova conferma 
. nei due casi riferiti, perchè insorsero ad onta 
della cura stessa. 

Dopo avere accennato alle lesioni anatomi¬ 
che rilevate a calicò del sistema nervoso e con¬ 
sistenti in intensa congestione cerebrale e fe¬ 
nomeni degenerativi delie cellule piramidali; 
quest ultimi non costanti, LA. discute con 
-squisito acume clinico e critico la patogenesi 
della sindrome quale è stata da diversi AA. 
prospettata, patogenesi die regolarmente ri¬ 
sente di tutte le incertezze che dominano it¬ 
tiologia dell’infezione reumatica, anzi tali in¬ 
certezze aumentano quando si cerca di inter¬ 
pretare la sindrome in esame così caratteri¬ 
stica ed impressionante per la sua rapida in¬ 
sorgenza ed evoluzione. Riconosce quindi allo 
stalo attuale delle nostre conoscenze l’impos¬ 
sibilità di spiegare la speciale forma morbosa 
nè colla teoria batterica, nè con quella focale 
e anafilattica. In base sempre alle sue osser¬ 
vazioni discute come non sostenibile un rap¬ 
porto tra gravità dell'infezione reumatica e 
localizzazione cerebrale e tanto meno l’ipotesi 
che si tratti di metastasi encefalica in coinci¬ 
denza di una remissione dei fenomeni artico¬ 
lari, in quanto tale remissione è solo appa¬ 
rente ed in dipendenza dello stato d'incoscien¬ 
za del paziente, per cui muove come normal¬ 
mente le articolazioni inalate. Non crede am¬ 
missibile l’ipotesi, da alcuni avanzata, che lab¬ 
bia influenza l’uso abbondante del rimedio 
specifico, i*n quanto da altri è stato affermato 
che proprio tale terapia ha diminuito la fre¬ 
quenza della sindrome in esame. Non ritiene 
infine che all’insorgenza della grave compli¬ 
canza dell'infezione reumatica contribuisca l’e¬ 
redità neuropatica o il surmenage intellettua¬ 
le, ciò almeno nelle sue due osservazioni, in 
quanto queste riguardavano due contadini, 
quasi ventenni, arruolati nell’Arma dei Cara¬ 
binieri Reali, quindi soggetti fisicamente e 
psichicamente ben selezionali, oltre che con 
esame obbiettivo rigoroso anche con diligenti 
informazioni sui precedenti personali e fa¬ 
miliari. R. D’Alessandro. 


Meningite primitiva ila gonococco trattata con un 

auto-lisato-vaccino. 

P. Emile-Weil, Duchon e Bertrand (Bulletta 
et Mém. de la Soc. des Hóp. de Paris, 27 no¬ 
vembre 1931) riferiscono un caso di menin¬ 
gite acuta siero-purulenta primitiva. In se¬ 
guilo al risultato della puntura lombare fu 
latta diagnosi di meningite cerebro-spinale e 
In istituito un trattamento serico, per quanto 
all’esame diretto non fosse stato trovato al¬ 
cun germe. Le culture però misero in eviden¬ 
za un diplococco grana negativo, con i carat¬ 
teri del gonococco. 

Diversi fattori di ordine clinico e terapeu¬ 
tico parlavano ugualmente in favore della na¬ 
tura gonococcioa di questa meningite. 

11 trattamento antimeningococcico fu inef¬ 
ficace, mentre il vaccino fatto con il germe 
dell’ammalato permise una rapida guarigio¬ 
ne. D’altra parte la gonoreazione fu netta¬ 
mente positiva nel sangue e l’infermo dopo 
alcuni mesi ammalò di artrite scapolo-omera¬ 
le che portò all’anchilosi. 

Il caso è eccezionale perchè tutte le osser¬ 
vazioni di meningite gonococcica riportate 
nella letteratura concernono meningiti sie¬ 
ro-purulente o purulente secondarie o con¬ 
temporanee a setticemia gonococcica, a en¬ 
docardite gonococcica. 

Forse l’assenza dei germi alLesame diretto 
del liquido cefalo-rachidiano fa sì che casi 
simili a quello osservato dagli AA. non sia¬ 
no riconosciuti. Delle ricerche di controllo 
forse dimostrerebbero che casi di questo ge¬ 
nere non costituiscono una rarità patologica. 

C. Toscano. 

Neurosi e psicosi nei disturbi delle mestruazioni. 

B. Ascliner ( Wien . Klin. IVschs., n. 3(5, 
1931) ha notato da vario tempo che le me¬ 
struazioni sono un processo di ricambio inv¬ 
ariante per il benessere fisico e psichico del- 
a donna. Sta a dimostrazione di ciò lo stato 
di irritazione e malessere che non di rado 
precede ogni termine: nella dismenorrea e nel- 
l’ipomenorrea poi si può giungere a quadri di 
intossicazione e di eccitazione nervosa. 

Premesso ciò, l’autore illustra varii casi in 
cui sulla base di una incompleta o mancante 
funzione mestruale si creano quadri morbosi 
diversi. 

Egli osservò parestesie e vertigini, insonnia 
o sonnolenza insistente, stati angosciosi e iste¬ 
rici e casi di melanconia. Guarire in modo 
perfetto ise con stimolanti del ricambio veni¬ 
vano riportati al normale i mestrui. 

Nei casi di paranoia gli riuscì invece più 
difficile la guarigione sia perchè lo stato mor¬ 
boso spesso durava da troppo tempo sia per 
l'avversione alle medicine frequente in queste 
malate che temono di essere avvelenate. 


986 


« II. POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, \i m. 25} 


Dopo aver citato alcuni medici che con buon 
effetto hanno «applicato il suo metodo fautore 
invita altri a sperimentarlo senza pregiudizio. 

M. Pi pn ìino. 

Dismenorree e nevralgie pelviche trattate con la 
resezione del nervo presacrale. 

P. Razemon e M. Lambret {Ardi, franco- 
belges de diirurgie, n. 8, XXXII) hanno 
praticato tale trattamento in 25 casi ottenen¬ 
do 10 guarigioni, 6 miglioramenti, 4 insuc¬ 
cessi, (5 casi non lu possibile seguirli). 

Tali disturbi sono stati osservati più di fre¬ 
quente in pluripare; al tavolo operatorio nel 
maggior numero (20 casi) si è trovata Povarite 
sclero-cistica. L operazione ha sempre tronca¬ 
lo o attenualo i dolori, e favorito le regole 
mestruali, il riassorbirsi delle aderenze pelvi¬ 
che-, delle Douglassiti, -delle parametri ti e me¬ 
lliti del collo; non ha mai causato disturbi 
della minzione, della defecazione, del conce- 
pimento. È stata sempre seguita la tecnica di 

R. Grasso. 

La cura della sclerosi a placche. 

D. Paulian {Paris Medicai , 1932, n. 7) pre¬ 
conizza un nuovo metodo di cura della sclero¬ 
si a placche consistente nella combinazione 
della radioterapia con la vaccinoterapia. 

Si pratica la radioterapia profonda sulla co¬ 
lonna vertebrale alla dose di 300 R ed even¬ 
tualmente anche al capo quando esistono di¬ 
sturbi cerebrali. 

Contemporaneamente si praticano iniezioni 
endovenose di neuro-yatren a piccole dosi pro¬ 
gressive (1, 2, 3 cmc.), associato con solu¬ 
zione di cloruro o gluconato di calcio al 10 %. 

L’addizione d una soluzione di eacodilato 
di soda (33 %; 0,5-3 cmc.) rende la cura più 
efficace. 

Il neuro-yatren provoca reazione febbrile 
(38°-39°). L’iniezione si ripete quando la feb¬ 
bre cade, ossia ogni due o tre giorni. Si pos¬ 
sono praticare da 18 a 30 iniezioni. La cura 
si può ripetere a distanza di uno o- due mesi. 

Alla» fine delle sedute di radioterapia è uti¬ 
le praticare l’ionizzazione transmidollare cal¬ 
cica (soluzione di cloruro di calcio a 11’ 1 %) e 
più tardi ionizzazione iodata. 

L’A. assicura che adoperando questo tratta¬ 
mento ha sempre ottenuto sensibili benefici 
anche nei casi avanzati. Dr. 

Azione dell’alimentazione con cervello nella dege¬ 
nerazione combinata subacuta del midollo spinale. 

Il cervello ha capacità di rigenerare i glo¬ 
buli rossi inferiore di 1/3 a quella del fegato. 

C. C. Ungley {The Lancet, 30 gennaio 1932) 
ha provato questa dieta in 9 casi di anemia 
perniciosa con degenerazione combinata del 
midollo spinale. La quantità di cervello crudo 
usata fu di 480 gr. al giorno per alcuni e di 


240 gr. di cervello cotto per altri, sempre 

per la durata di G-7 mesi; G inalati miglio¬ 
rarono e 3 no. 

I migliorati acquistarono la capacità di con¬ 
servare da soli la stazione eretta e qualcuno 
anche di camminare, migliorò la loro atassia, 
come pure 1’astereognosi in due casi in cui 
< eia. In 3 malati con disturbi sfinterici que¬ 
sti disturbi scomparvero completamente. Fu 
anche notata modificazione dei riflessi, ricom¬ 
parsa del senso della vibrazione e della po¬ 
sizione. 

Durante la cura in 4 malati il numero dei 
globuli rossi diminuì tanto che si ricorse a 
cura col fegato. 

Sebbene si sappia che esistono remissioni 
dei sintomi nervosi che complicano l’anemia 
perniciosa, LA. ritiene che la dieta con cervel¬ 
lo sia veramente utile sugli anemici con dege¬ 
nerazione del midollo spinale, sulla quale il 
legato mon ha nessuna efficacia. 

R. Lusena. 

MEDICINA SCIENTIFICA 

Sul linfotropismo polmonare del bacillo tubercolare. 

F. Guercio {liivista di Patologia e Clinica 
dejla tubercolosi, fase. Ili, 1932) rileva che 
iniettando in conigli e cavie bacilli tuberco¬ 
lari attenuati di tipo bovino, si può ottenere 
un infezione a lento decorso che senza dare 
reperti macroscopicamente visibili fa rilevare 
all indagine istologica una costante e notevole 
reazione dell apparato linfatico polmonare. 

Nelle cavie essa va da -semplici infiltrati o 
mantelli perivasali a formazioni che hanno ca¬ 
rattere morfologico di veri e propri tubercoli 
liuto-idi; nei conigli da una netta e forte iper- 
plasia del tessuto linfoide preesistente fino ad 
una chiara neoformazione di esso. 

Anche nei setti alveolari si possono notare 
lesioni progressive che vanno da un leggero 
aumento dei nuclei fino ad un quadro ana¬ 
tomico di polmonite interstiziale acuta: non 
è possibile dire in quali rapporti stiano i due 
tipi di lesione e d’altra parte difficile è dire 
sino a qual punto la reazione linfatica sia do¬ 
vuta al bacillo tubercolare dato che accumuli 
linfoidi già normalmente esistono nel polmo¬ 
ne degli animali trattati e dato che la ricerca 
del bacillo nelle sezioni non fu potuta ese¬ 
guire. E. Antoniazzi. 

Studi sulla eliminazione del bacillo di Kocli per 
via biliare in soggetti tubercolotici. 

Riferendosi ai lavori dimostranti la possi¬ 
bilità del passaggio del bacillo di Koch nella 
bile dei tubercolosi, C. Currado (Jìiv. Clin. 
Ped., n. 1, 1932) ha intrapreso delle ricerche 
per controllare tale eventualità, estendendole 
a 25 soggetti portatori di lesioni tubercolari 
indubbie. 

La ricerca è stata fatta nel 1 icinido duodena- 


[Anno XXXIX, Num. 25] 


SKZIOMJ PRATICA 


I 


987 


le, estratto con la sonda di Einhorn, e nelle 
feci. 


11 bacillo risultò presente 3 volte nella bile 
e 5 nelle feci, ma l'indagine accurata assodò 
cfie, in tali caisi, 1 espettorato, benché nega¬ 
tivo microscopicamente, risultava bacilli l’ero 
alla cultura. 


11 predetto passaggio sarebbe dunque un 
fatto assai raro, e la sua constatazione non 
rappresenterebbe certo un sussidio diagnostico 
u ^ e * M. Fabbri. 


Ricerche sulla presenza del bacillo della tuberco¬ 
losi nel sangue circolante secondo Lowenstein. 

H. Dettling (dell’Istituto d’igiene d’Erlan- 
gen) riferisce sulle ricerche da lui fatte 
(Mundi. Med. Wodi., 1° aprile 1932) allo sco¬ 
po di porre in evidenza il b. koch nel sangue 
circolante di malati diversi. 

L A. passò dapprima una diecina di giorni 
nei Laboratori di Lowenstein, che lo guidò per¬ 
sonalmente alla ricerca; sui 150 campioni di 
sangue — prelevati qualche settimana prima 
— solo uno dette risposta positiva. 

Tornato ad Erlangen, FA. allestì numero¬ 
sissimi controlli (115) che furono tenuti in 
termostato per 6 settimane e anche di più: 
tutti i campioni, indistintamente, dettero 
risultato negativo. y Serra. 


POSTA DEGLI ABBONATI. 

Artropodi ematofagi e non vettori di malaria. 

— All’abb. n. 6249-1: 

A proposito della mancata trasmissione del¬ 
la malaria per mezzo di molti artropodi che 
si cibano del nostro sangue e spesso a spese 
di uomini affetti da febbri malariche, Glassi 
faceva osservare : 

1) che i suddetti animali, dopo che hanno 
succhiato, non mostrano, in generale, l'appa¬ 
rato succhiatore intriso di sangue; 

2) che non ripetono mai il loro pasto sen¬ 
za intervallo, almeno di alcune ore, durante 
il quale il parassita malarico notoriamente 
muore; 

3) che, ancorché abbiano sangue con pa¬ 
rassiti malarigeni nel loro intestino, non {tos¬ 
sono, per la speciale conformazione di questo, 
emetterlo ed inocularlo alle loro vittime. 

Si aggiunga che le più piccole quantità di 
sangue malarico dimostrate finora capaci di 
infettare un uomo sano, sono sempre più e- 
levate (poco più di 1/10 di cmc. di sangue) 
della quantità di sangue che potrebbe inocu¬ 
lare un insetto succhiatore. 

Fu in seguito dimostrato che la saliva dei 
Culex, e presumibilmente anche quella dei 
Pediculus, delle pulci, etc., uccide i germi 
della malaria umana; per cui, nel caso di suc¬ 
cessive punture di questi insetti, ancorché av¬ 
venga un rigurgito di sangue ricco di paras¬ 


siti malarigeni, esse riusciranno innocue, dac¬ 
ché i parassiti sono associati a saliva, che li 
distrugge. A.. M . 

All’abb. n. 2966-1: 

Consultare: 

1) Biancani: Les rayons ultraviolettes. Éd. 
Gauthier-Villars, Parigi, Voi. di pag. 218 
Frs. 20; 

2) Guillaume: Les radiations lumineuses 
( infiQiouge-inJraviolct) en rhynologie et thè- 
rapeutique. E. Masson. Frs. 40. 

3) Sardonnan. Les rayons ultraviolettes . 
Hom, éd., Parigi. 

4) Trattato italiano di Terapia Fisica. Ca¬ 
valieri, ed., Como. E yj 

M dolt. L. F. di M. 1459-2: 

L apparecchio ad aspirazione continua per 
la cura degli empiemi, si trova descritto nel 
libro (H prof. E. Morelli: k Le ferite toraco- 
polmnnai i », ed. Cappelli, Bologna (forse e- 
sauiito) ed in altre varie sue pubblicazioni, ad 
es., « La fisiopatologia del pneumotorace arti¬ 
ficiale », ed. Pozzi, Poma. L. 10. A. P. 

Al Cabli, n. 8721: 

Evidentemente conviene la specializzazione 
in osticiricia-ginecologia. A. P. 

varia" 

Studio della storia mestruale di 2282 stu¬ 
dentesse universitarie. 

Questo studio è stato fatto da Ruth E. Boyn- 
ton {Amene. Jou.rn. of Obstetr. and Gyneco- 
logy, aprile 1932). Avevano dismenorrea 465 
studentesse (20,38 %), amenorrea 19 (0,38 %) 
irregolarità del ritmo 236 (10,34 %), mentre 
erano normali 1562 (68,45 %). 

La dismenorrea si è dimostrata più frequente 
secondo l’età dai 20 anni in su. Meno fre¬ 
quente è stata nedile studentesse -dei primi 
anni. Interessante notare che in un gruppo di 
allieve infermiere la dismenorrea fu bassissi¬ 
ma con una percentuale del 6,98 %. 

Non è stalo osservato nessun rapporto fra 
esercizio fisico e dismenorrea nè fra dismenor¬ 
rea e grandezza della città da cui le studen¬ 
tesse provenivano. 

Nessuna importanza nella dismenorrea ha la 
corporatura. 

La capacità vitale delle dismenorroiche è 
stata più alla che nelle normali. Inoltre la per¬ 
centuale di casi con dismenorrea è stata mag¬ 
giore nel gruppo delle pressioni arteriose più 
basse, nel gruppo del più basso rapporto fra 
peso e altezza e nel gruppo con più basso lasso 
emoglobinico. 

Non c’è stata percentuale più alta di disme¬ 
norrea fra le studentesse classificate fra le don¬ 
ne « nervose ». R. Lusena. 



988 





NELLA VITA PROFESSIONALE. 


SERVIZI IGIENICO-SANITARI. 

Colonie estive. 

Il Ministero dell'Interno (Direzione Gen. della 
San. Pubbl.) ha diramato ai Prefetti e Autorità 
assimilate la seguente circolare in data 11 febbraio 
1932-X. n. 20.300.20/11.448: 

L organizzazione delle colonie estive, in questi 
•ultimi anni, ha segnalo un progressivo perfezio¬ 
namento, dovuto specialmente al tempestivo ini¬ 
zio del lavoro di preparazione di esse. 

È perciò opportuno che, anche per l’anno in 
corso, la coordinazione delle attività e dei mezzi 
per organizzare questa forma di assistenza infan¬ 
tile, sia iniziata lin da ora, e che, tenute presenti 
alcune manchevolezze ed inconvenienti verificatisi 
negli anni precedenti, si provveda, conformemente 
alle disposizioni impartite, per poter ovviare in 
tempo. 

Le direttive di massima, per il corrente anno, 
sono quelle stesse comunicale con la Ministeriale 
del 20 dicembre 1930, n. 20300,20 sull’oggetto. È 
bene però avvertire che, per quanto si riferisce ai 
mezzi di ricovero (tende, padiglioni, ecc.) nonché 
all’arredamento (letti, brande, lenzuola, coper¬ 
te, ecc.) non dovrà farsi, in alcun caso, assegna¬ 
mento sul concorso di questo Ministero. 

Il Ministero ha dovuto sostenere, nei decorsi 
esercizi finanziari, considerevoli spese per il tra¬ 
sporto, per le missioni del personale incaricato 
della consegna e sopratutto per la riparazione del 
materiale, restituito spesso in islato di notevole 
deperimento; le condizioni attuali del bilancio non 
lasciano margine per tali spese. 

Inoltre, a causa del naturale consumo, delle di¬ 
spersioni e dei deterioramenti irreparabili, le scor¬ 
te del materiale profilattico dei magazzini della 
Sanità Pubblica, sono assai sensibilmente ridotte, 
ed appena sufficienti a fronteggiare eventuali esi¬ 
genze di carattere sanitario, cui detto materiale 
è particolarmente destinato. 

Per ultimo si deve rilevare che, ove gli enti che 
provvedono alle colonie estive non siano ancora 
in grado di poter disporre di una adeguata attrez¬ 
zatura e di una efficiente organizzazione tecnica 
per rimpianto ed il funzionamento, anno per 
anno, delle istituzioni in oggetto, queste non po¬ 
tranno avere che assetto precario, non suscettibile 
di graduale sviluppo e perfezionamento e su di 
esse nessun assegnamento potrà farsi nel campo 
della assistenza climatica infantile. 

Per le suesposte ragioni il Ministero è venuto 
nella determinazione di non consentire ulteriori 
concessioni in uso del materiale della Sanità Pub¬ 
blica, per l’impianto e l’arredamento di tali isti¬ 
tuzioni. 

Ciò premesso, si ritiene opportuno di porre in 
particolare rilievo alcuni punii specialmente im¬ 
portanti nella organizzazione dei servizi di cui trat¬ 
tasi. 

Il primo riguarda la scelta e l’assegnazione dei 
fanciulli alle colonie marine, montane, diurne, ecc. 

Come è stato già disposto precedentemente, tan¬ 
to Luna che l’altra devono essere fatte attraverso 
i dispensari antitubercolari, i servizi medico-sco¬ 
lastici e quelli dell’O. N. B., dando la preferenza 


ai fanciulli che già, per le loro condizioni di sa¬ 
lute, avessero avuto necessità di altre assistenze in 
dispensari infantili, scuole all’aperto, colonie diur¬ 
ne, ecc., senza raggiungere la guarigione; per i 
qudli quindi I invio in colonie estive ha carattere 

di completamento della cura precedentemente ef¬ 
fettuata. 


partecipare ai turni di cura, che la loro assegna¬ 
zione alle colonie marine o montane, ecc., dovrà 
larsi tempestivamente, prima ancora dell’inizio 
dei turni. La conoscenza del numero dei fanciulli 
da assistere e della loro ripartizione fra le varie 
colonie, è un elemento indispensabile, per la più 

razionale organizzazione di questa forma assisten¬ 
ziale. 


Ai lini della profilassi delle malattie infettive, 
e di particolare interesse la visita medica da ese¬ 
guirsi prima della partenza per le colonie. 

Detta visita dovrà in ogni comune essere affi¬ 
dala all’ufficiale sanitario coadiuvato dai medici 
condotti, ed ha per scopo la esclusione dei barn- 
nini che, per il loro sialo di salute, non fossero ri- 
tenuti in condizioni di viaggiare e di quelli che 
presentano sintomi, anche sospetti, di malattie 
contagiose o parassitane (tracoma, trieofizie, scab¬ 
bia, pediculosi, ecc.). 

Sarà altresì tenuto conto di eventuali episodi 
epidemici esistenti nel comune, con speciale ri¬ 
guai do ai casi di malattie diffusive che si fossero 
verificati nella famiglia del bambino, nelle ultime 
sei settimane. In tale visita verrà inoltre accertato 
che ogni fanciullo sia stato sottoposto ai tratta¬ 
menti immunitari prescritti compreso l’obbligo di 
legge circa la vaccinazione antivaiolosa. 

Per ottenere l’autorizzazione preventiva al fun¬ 
zionamento delle colonie, gli Enti interessati devo¬ 
no far pervenire tempestivamente alle LL. EE. 
apposita istanza, con le indicazioni circa la sede 
della colonia, le dimensioni dei dormitori ed i re¬ 
lativi mezzi di cui questi dispongono per il rin¬ 
novamento dell’aria durante la notte, il numero 
massimo di letti che possono contenere, in rap¬ 
porto alla cubatura ed ai mezzi di aereazione dei 
dormitori, tenuto altresì conto degli impianti e 
dei servizi (lavandini, docce, cessi, cucine, perso¬ 
nale di assistenza e di servizio) e il nome del sa¬ 
nitario che assumerà la direzione e la responsabi¬ 
lità del servizio medico. 


Le EE. LL., previ gli accertamenti del caso 
ove occorra, dovranno determinare, nell'autorizza¬ 
zione che rilascieranno per l’apertura di ciascuna 
colonia, il numero massimo dei bambini che po¬ 
tranno esservi accolti per ogni turno. 

Quanto alle applicazioni elioterapiche ed agli 
esercizi di ginnastica respiratoria, essi debbono 
esser fatti eseguire da personale tecnicamente pre¬ 
parato e sotto l’assidua vigilanza e controllo del 
medico addetto alla colonia. 


Premesso quanto sopra si pregano le EE. LL. 
di riunire al più presto possibile, presso le Prefet¬ 
ture, i componenti l’Ente Opere Assistenziali, in¬ 
sieme con le rappresentanze degli Enti e privati 
che intendono concorrere all’opera di assistenza 
giovanile nelle colonie estive. 


In tale riunione, come negli anni scorsi, sarà 
concretato (tenuto conto delle direttive di massi- 


[Anno XXXIX, Num. 25] 


SEZIONE PRATICA 


989' 


ma di cui nella citata circolare 20 dicembre 1930, 
n. 20300.20), il piano di organizzazione e finan¬ 
ziamento, che dalle EE. LL. verrà comunicato a 
questo Ministero. 

* • • 

Il Segretario del P. N. F. on. Starace ha ema¬ 
nato disposizioni riguardanti il funzionamento 
delle Colonie per i ligli degli associati del pub¬ 
blico impiego. Potranno essere ammessi anche i 
figli degli iscritti alle associazioni degli addetti 
alle aziende industriali dello Stato. 

• * • 

La segreteria dei Fasci all’estero organizza, come 
gli scorsi anni, colonie proprie; il comm. Pacini 
ha impartito disposizioni al riguardo. 

Lotta antimalarica. 

Il Ministero dell’Interno (Direzione Gen. della 
San. Puhhl.) ha diramato ai Prefetti e Autorità 
assimilate la seguente circolare in data 14 febbraio 
1932-X, n. 20.183.4: 

Questo Ministero con precedenti circolari ed in 
particolare con quella del 29 maggio 1931 ha ri¬ 
chiamato l’allenzione delle LL. EE. sulla indila¬ 
zionabile necessità di uno completa e rigorosa or¬ 
ganizzazione dei servizi assistenziali e profilattici 
per la difesa antimalarica dei lavoratori, degli ope¬ 
rai e della popolazione residente in comprensori 
soggetti a lavori di bonifica e di trasformazioni 
fondiarie. 

In queste località il pericolo di avere larga e 
grave diffusione della malaria ò più imminente 
che in altre parti, a causa dell’afflusso e dell’ad¬ 
densamento di mano d’opera sia stabile che av¬ 
ventizia, e della maggiore imponenza del fenome¬ 
no delle migrazioni interne. Le schiere di lavo¬ 
ratori avventizi e nomadi, che durante l’epoca di 
taluni lavori si spostano frequentemente da lo¬ 
calità a località, e nei confronti delle quali me¬ 
no efficace può riuscire l’azione di assistenza 
sanitaria e di difesa antimalarica, devono essere 
particolarmente vigilate ed assistite nei luoghi di 
concentramento, seguendole negli spostamenti e 
nelle peregrinazioni per i luoghi di lavoro. 

Trattasi di una complessa e vasta opera assi¬ 
stenziale da attuare, e le EE. LL. vorranno senza 
indugio provvedere a che essa abbia ovunque la 
migliore e più efficiente esecuzione informando 
questo Ministero sulla organizzazione data ai ser¬ 
vizi. 

Reputasi necessario insistere che questi servizi, 
comunque vengano attuati, sia direttamente da 
parte dei consorzi di bonifica, dei concessionari e 
degli appaltatori di lavori, sia da parte di Enti e 
di associazioni, devono svolgersi secondo le diret¬ 
tive date dall’EE. LL. sulle norme date da questo 
Ministero, e controllate dal Medico Provinciale, il 
quale redigerà mensilmente apposito rapporto da 
inviarsi a questo Ministero. 

Frattanto si pregano le EE. LL. di curare che 
la Provincia provveda a rifornirsi di chinino a 
sensi degli articoli 69 e 71 del R. decreto legisla¬ 
tivo 30 dicembre 1923, n. 2889, e di accertasi che 
il funzionamento degli ambulatori antimalarici 
sia regolare, e che ovunque si effettui largamente 
la somministrazione del chinino a favore delle 
persone che hanno contratta la malaria negli anni 
decorsi, in modo da conseguire per quanto possi¬ 
bile, in questo scorcio di stagione interepidemica, 
la cura radicale dell’infezione, con lo scopo di ri¬ 
durre così al minimo le sorgenti di infezione. 


CONCORSI. 

Posti vacanti. 

Alessandria d’Egitto. Ospedale Italiano « Benito> 
Mussolini ». — Aiuti del Reparto chirurgico e aiu¬ 
to del Reparto ostetrico-ginec.; scad. 31 lug.; do¬ 
manda su carta libera; età mass. 35 a. al 30 mag. ; 
classifica nei singoli esami; biennio di assistente 
o aiuto in Clinica chirurgica o Reparto di chirur¬ 
gia di Ospedale, rispettivamente in Clinica ost.- 
gin. o Reparto di Maternità di Ospedale o in Scuo¬ 
le di Levatrici; doc. a 3 mesi dal 30 mag.; vitto, 
alloggio, partecipaz. proventi con garanzia di un 
minimo di L. egiz. 200 annue a rate mensili po¬ 
sticipate. Chiedere annunzio. 

Aosta. Amministrazione Provinciale. — Posto di 
coadiutore della .Sezione Medico-Micrografica dei 
Laboratori Provinciali di Igiene e Profilassi. Sti¬ 
pendio di L. 13.500, aumentabile di un ventesimo 
per ogni biennio e per dieci bienni. Supplemento 
di servizio attivo di L. 3000. Compartecipazione 
contravvenzioni e percentuale sui proventi per ri¬ 
cerche, analisi, ecc. Il tutto soggetto alla riduzione 
del 12 %. Il concorso è per titoli e per esami pres¬ 
so Sede universitaria da comunicarsi a suo tempo. 
Scadenza ore diciotto del 16 luglio 1932-X. Per in¬ 
formazioni rivolgersi Segreteria Generale dell'Am¬ 
ministrazione Provinciale. 

Bergamo. Ospedale Principessa di Piemonte. — 
Scad. ore 12 del 20 lug. Aiuto per una delle Se¬ 
zioni chirurgiche; L. 8500; titoli ed esame. 

Brescia. Ospedali Civili. — Dodici assistenti me¬ 
dici; età lim. 28 a.; L. 4500 oltre L. 1200, guardie 
L. 25, oltre vitto. 

Caltagirone (Catania). — Scad. 20 ag. ; 3 a con¬ 
dótta urbana; L. 8000 e 4 quinquenni dee.; età 
lim. 35 a. 

Capannori ( Lucca). — Scad. 25 ag.; 2° circonda¬ 
rio; L. 8000 e 5 quinquenni dee., addizion. L. 20 
ogni famiglia pov. eccedente il numero di 120; 
quota mobile L. 1400 per c.-v.; L. 2500 trasp.; 
L. 400 ambulai.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; tas¬ 
sa L. 50. 

Cengio (Savona). — Scad. 15 lug.; L. 8400 e 10 
bienni ventes. oltre L. 500 se uff. san.; età lim. 
35 a. 

Civitacastellana (Viterbo). — Prima condotta 
medico-chirurgica. Stipendio L. 10.560 per i primi 
mille poveri; oltre i mille Lire quattro per ogni 
povero; L. 880 quale Ufficiale Sanitario; cinque 
aumenti decimali per ogni quadriennio; indennità 
caro viveri di legge. Documenti di rito. Età mas¬ 
sima anni 40 salvo eccezioni di legge. Scadenza 
31 luglio. 

Fontanella (Bergamo). — Scad. 31 ag.; con 
Berbato; pianura, buona viabilità; chied. avviso 
al Podestà. 

Greve (Firenze). — Scad. 5 ag.; L. 8500 oltre 
L. 3000 cavale.; età lim. 35 a. 

Lampedusa e Linosa (Agrigento). — Scad. 26 
giu.; L. 8800, detratto il 12 %; 4 quadrienni; età 
lim. 35 a.; servizio entro 20 gg. 

Lentini (Siracusa). Congregazione di Carità. — 
Il concorso presso l’Ospedale Civile è stato sospeso 
fino a nuovo avviso. 





990 


« II. POLICLINICO )) 


[Anno XXXIX, Num. 25] 


Manfredonia (Foggia). — Proroga 30 giu • v 
fase. 20. 

Morigerati (Salerno). — Scad. 31 lug.; L. 7000 
■oltre L. 2000 cavale., L. 500 eventuale incarico 
uff. san.; ritenuta 12 %. 

Novara. Ospedale Maggiore della Carità. — Scad. 
25 lug.; dirigente servizi radioelettrico-fisiotcrapi- 
•ci; L. 4000 oltre indenn. serv. att. L. 1300, quote 
partecipaz.; età lim. 45 a. 

Oddalengo Grande (Alessandria). — Scad. 31 ag.; 
L. 7000 oltre L. 1700 cavale., riduz. 12%; capito- 
Iato visibile nella Segreteria coni. 

Osilo (Sassari). — Scad. 31 ag.; L. 10.500 oltre 
L. 2500 cavale., c.-v., 4 quadrienni dee.; riduz. 

12%; 4 anni di eserc. profess.; titolo di prefer. : 
diploma in tisiologia. 

Perugia. Amministraz. Prov. — Direttore della 
Sez. med.-micrograf. del Laborat. prov. d’igiene 
-e profilassi. Proroga 30 lug. 

Polesine (Rovigo). — Scad. 21 lug.; L. 8000, 
oltre serv. att. e c.-v.; trasp. L. 3000; età lim. 40 a. 

Roma. Ministero delle Comunicazioni (Ferrovie 
dello Stato). — Concorsi per titoli ai seguenti po¬ 
sti di medico di riparto: Aosta (Torino); Chilivani 
(Cagliari); Francavilla Fontana I (Taranto); Ca¬ 
riati II (Reggio Calabria); Gioiosa Marea (Paler- 
mo). Inviare domanda e richiedere informazioni 
ai rispettivi Ispettorati Sanitari (indicati fra pa¬ 
rentesi). Scadenza ore 17 del 30 luglio. 

Sassari. Ente Provinciale per la lotta contro il 
tracoma. — Ispettore dei servizi antitracomatosi; 
scad. ore 12 del 15 lug.; titoli ed esami; età lim. 
40 a.; doc. non anter. al 1° mag.; L. 24.000 lorde 
del 12 % e altre ritenute di legge; rimborso spese 
viaggio in l a classe; indennità chilometrica; di¬ 
vieto esercizio libero; chiedere annunzio. 

Scansano (Grosseto). — A vaiiazione del concor¬ 
so al posto di Direttore-Chirurgo Primario del lo¬ 
cale Ospedale Civile, la Congregazione di Carità, 
comunica: 1) La chiusura del concorso è prorogata 
a tutto il 15 luglio; 2) i liberi docenti possono 
parteciparvi anche se hanno superato i 40 anni 
di età; 3) saranno sempre accettati i certificati 
penale, di cittadinanza e di buona condotta rila¬ 
sciati in data non anteriore al 1° aprile 1932. 

Treviso. Ospedale Civile « E lena di Savoia ». — 

A tutto il 30 agosto 1932 è aperto il concorso al 
posto di primario radiologo: assegno annuo L. 7500 
lorde ridotte del 12 %; cinque aumenti quadrien¬ 
nali del 10 %; eventuali indennità caro-viveri; com¬ 
partecipazione negli utili del Gabinetto. Per infor¬ 
mazioni rivolgersi alla Segreteria. 

Venafro (Campobasso). — Scad. 23 giu.; L. 6500 
oltre L. 1500 cavale. 

Verona. Istituti Ospitalieri. — Scad. 30 lug.; 
due aiuti di chirurgia, uno di medicina, sei med. 
cliir. assistenti. Rivolgersi alla Segreteria del Pio 
Ente. 

Vicenza. Ospedale Civile. — Scad. 16 ag., ore 
18; direttore sanitario; L. 20.000, oltre L. 3000 
serv. att., 6 trienni ventesimo, L. 4000 alloggio; 
riduz. 12%; età lim. 45 a. al 30 giu.; 4 anni in 
Ospedale; tassa L. 50,10. Triennio di prova. Di¬ 
vieto esercizio libero. Rivolgersi Segreteria. 

Villa Minozzo (Reggio Em.). — Scad. 15 lug.; 

L. 7040 oltre L. 2640 indenn. categoria; L. 2640 
cavale., c.-v.; età lim. 35 a. 


Villar Pellice (Torino). — Scad. 1° ae • con 
Gobbio Fenice; L 9000 e 5 quadrienni dec oltre 
920 trasp.; riduz. 12%; età lim. 45 a. 


L. 


Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi- 
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche- 
chirurgiche, ì compensi allo stipendio base. 


Concorsi a premi. 


Società Italiana di Psichiatria. 

Sono indetti due concorsi a premio fra gli stu¬ 
diosi inscritti alla Società almeno entro il 1932. 

I lavori debbono essere inviati in cinque copie 
alla presidenza (Clinica Neuropsichiatrica della R. 
Università di Modena) con domanda in carta sem- 
phee entro il 15 marzo 1933, e debbono essere 
meddi (dattilografati o in bozze di stampa per 
pubblicazione, che non deve avere luogo prima 
della scadenza del concorso). 

I premi sono i seguenti : 

1) Un premio di L. 2000 al miglior lavoro di 
ls ologia patologica del sistema nervoso, preferi¬ 
bilmente in rapporto alle malattie mentali- 

2) Un premio di L. 5000 al miglior lavoro sul 
tema: terapia della paralisi progressiva (offerto 
dallo Stabilimento chimico-farmaceutico Russi e 
G. di Ancona). 

I premi verranno assegnali ai vincitori in occa- 
sione del^ Congresso della Società, progettato per 
la primavera del 1933 in Siena. 


nomine, promozioni ed onorificenze. 

Alla cattedra di storia della medicina dell’Uni¬ 
versità Johns Hopkins di Baltimora è stato no¬ 
minato il prof. H. E. Sigerist, direttore dell Isti¬ 
tuto di storia della medicina dell’Università di 
Lipsia, al posto del prof. W. H. Welch (il celebre 
batteriologo che, dopo aver lasciato la cattedra di 
patologia in quella stessa Università, nel 1926 ave¬ 
va assunto l’insegnamento di storia della medi¬ 
cina, per lui espressamente istituito). 

Alla carica di presidente dell’Associazione Me¬ 
dica Americana è stato eletto il dott D. Lewis 
primario chirurgo nell’Ospedale Johns Hopkins è 
professore di chirurgia nella Scuola Medica del- 
I Università Johns Hopkins a Baltimora, redattore- 
capo degli « Archives of Surgery », autore d’im¬ 
portanti contributi scientifici. 


Il prof. Giuseppe Vitetti, vice-direttore del Cen¬ 
tro assistenziale «Principe di Piemonte» dell’O¬ 
pera Nazionale Maternità ed Infanzia di Roma, in 
seguito a concorso è stato nominato direttore del 
Brefotrofio Provinciale di Roma. 

In esito a concorso bandito dall’Ospedale di Lo¬ 
reto in Napoli, sono stati nominati direttori di 
sala chirurgica i dottori Gennaro Siciliani e Do¬ 
menico Andria. La Commissione era composta, per 
la parte tecnica, dei proff. sen. Pascale, De Gae¬ 
tano, D’Amato e Liguori. 

L Accademia Nazionale di Medicina di Buenos 
Aires ha chiamato il prof. R. Armando Marotta, 
titolare di clinica chirurgica nell’Università di 
Buenos Aires, al seggio rimasto vacante per la 
morte del prof. Antonio C. Gandolfo. Dopo le pa¬ 
role di benvenuto del presidente, prof. Carlos Bo- 
norino Udaondo, la presentazione del nuovo ac¬ 
cademico fu fatta, con un largo discorso, dal prof. 
Avelino Gutiérrez. 


[Anno XXXIX, Num. 2ò] 


SEZIONE PRATICA 


991 


NOSTRE CORRISPONDENZE. 


NOTIZIE DIVERSE. 


Da Torino. 

Congedo a due primari e medaglia di benemerenza. 

Il giorno 31 maggio u. se. nella sala del Consi¬ 
glio dell’Ospedale, presenti il Presidente dell’Ospe¬ 
dale, il personale sanitario e la rappresentanza 
delle Suore venne consegnata la medaglia d’oro di 
benemerenza ai,proff. Fanlini e Ferria primari per 
21 anni rispettivamente delle sezioni di chirurgia 
generale e di urologia. 

Il Presidente dell’Ospedale nel consegnare la 
medaglia ha ringrazialo i due .Sanitari per l’ope¬ 
ra preziosa, diuturna, sapiente che essi prestarono 
a sollievo dei sofferenti, a decoro dell’Istituto. Il 
prof. Bobbio, come primario anziano, ha recato il 
saluto di tutto il corpo sanitario rivolgendo loro 
un particolare pensiero di riconoscenza ed affet¬ 
tuosa colleganza. 

I primari uscenti dopo aver ringraziato l’Am¬ 
ministrazione per l’offerta, hanno voluto dire 
pure la loro gratitudine per la benevolenza mai 
smentita deH’amininislrazione dell'Ospedale, per 
la sapiente e preziosa collaborazione degli assi¬ 
stenti e suore e per l’affettuosa dimostrazione a 
Loro data dai Colleglli. 

II Presidente infine dà il benvenuto ed il sa¬ 
luto augurale ai nuovi nominati proff. Bertocehi e 
Chiaudano chiamati, in seguito a concorso per 
esami, a succedere ai due benemeriti Sanitari. Egli 
si augura che i nuovi eletti abbiano a conquistare 
le stesse benemerenze e le stesse simpatie che 
hanno circondato sempre i loro .predecessori. 

Il prof. Bobbio si unisce alle parole del Presi¬ 
dente portando il saluto e l’augurio di tutto il 
corpo sanitario ai nuovi colleglli in primariato. 

G. V. 

Da Bari. 

Chiusura del corso ufficiale di clinica medica. 

Con una simpatica cerimonia si è chiuso il 
(.'orso ufficiale di Clinica medica tenuto dal diret¬ 
to, e prof. Luigi Eerrannini che ha riepilogato tut¬ 
ta l’attività esplicata dalla Clinica sia nell’ambito 
della Clinica stessa che fuori specialmente con l’as- 
sislenza'ai malati poveri ed agli operai disoccupati. 
Ha anche esposto in rapida sintesi l’attività scien¬ 
tifica svolta durante l’anno dai suoi allievi facendo 
rilevare l’importanza dei lavori originali alcuni 
dei quali di notevole importanza. Ha terminato 
augurandosi di rivedere ogni anno intorno a sè 
raccolti nella Clinica gli antichi allievi, nel giorno 
della chiusura del Corso. 

Al prof. Eerrannini che è stato applauditissimo 
da parte dei convenuti hanno risposto i laureandi 
Jovanovich, Zaratino e Buggeri per ringraziare il 
loro Maestro per l’opera da lui svolta a favore de¬ 
gli studenti. La signorina Buon vino anch’essa lau¬ 
reanda ha offerto al direttore della Clinica un ric¬ 
co fascio di rose. L. 


UW' Ricordiamo l’Interessante pubblicazione : 

Prof. MICHELE BOLAFFIO 

Direttore della R. Clinica Ostetr. Gin. dell'Univ. di Modena 

Lo stato attuale della Radioterapia Ginecologica 

Volume in-8o, di pa&g. VIII-112, nitidamente stampato 
6u ottima carta, con 10 figure intercalate nel testo e 
altre 20 su sette tavole fuori testo. — Prezzo L. 2 0 » 
più le 6pese postali di spedizione. Per i nostri abbo¬ 
nati sole L. 1 8 in porto franco. 

Inviare Vaglia all’Editore LUIGI POZZI. Ufficio Po¬ 
stale Succursale diciotto, ROMA. 


Convegno nazionale sulla fangoterapia. 

Si è svolto ad Aqui l’unnunziato 1° Convegno 
medico nazionale organizzato dal centro di studi 
sulla fangoterapia. Vi parteciparono più di 600 
medici, Ira cui numerosi professori universitari. 
All’inaugurazione, che ebbe luogo il 4 giugno, in¬ 
tervennero il prefetto di Alessandria S. E. Rebua 
ed altre autorità; parlarono il podestà di Aqui 
marchese Spinola ed i proff. Valenti, Donati e 
Guaiino, presidente. 

furono fatte numerose ed interessanti comuni¬ 
cazioni. 

Convegno medico toscano. 

11 b luglio ad ore 16,30 in una sala dei RR. Spe¬ 
dali Riuniti di Pistoia avrà luogo il secondo Con¬ 
vegno medico toscano promosso dall’Accademia 
Medica Pistoiese « Filippo Pacini ». Il prof. Piero 
Palagi, dell'Ateneo Fiorentino, parlerà sul tema 
« Il trattamento ortopedico della paralisi infan¬ 
tile », illustrandolo con numerose proiezioni. 

Le Cliniche, gli Ospedali, le Accademie Medi¬ 
che della Toscana sono invitate ad intervenire e 
con esse tutti i medici liberi esercenti e ognuno 
è pregalo di portare all’argomento il contributo 
della prqpria personale esperienza. 

Coloro che desiderano fare comunicazioni sul¬ 
l’argomento in questione sono pregati d'inviarne 
il titolo al Presidente dell’Accademia Medica Pi¬ 
stoiese, prof. Collatino Cantieri, non più lardi del 
3 luglio. 

Convegno della mutualità libera. 

II presidente dell'Ente nazionale fascista della 
cooperazione, on. Carlo Peverelli, presi accordi col 
presidente della Federazione nazionale fascista del¬ 
la mutualità, ha fissato per il 26 giugno p. v. a 
Milano il convegno della mutualità libera, al quale 
parteciperanno i rappresentanti delle Società mu¬ 
tualistiche di molte regioni: Lombardia, Piemon¬ 
te, Liguria, Veneto, Emilia, Toscana, Marche e 
i dirigenti delle Unioni regionali del Lazio e della 
Campania. 

Corso internazionale di perfezionamento. 

Il 4° Corso internazionale di perfezionamento 
della Fondazione Tomai kin (Locamo) per medici 
avrà luogo quest’anno dal 12 settembre al 2 otto¬ 
bre a Milano. Il Corso è organizzato in collabora¬ 
zione della R. Universilà di Milano. 

Durante il corso saranno traIlati i temi seguenti: 
affezioni del cuore, cancro, vaccinazione antidifte¬ 
rica, neurologia (neurosifilide, sclerosi a placche, 
poliomielite), ormoni. 

Tra altri hanno assicuralo la loro collaborazio¬ 
ne: E. Abderhalden (Halle), IL Alexander (Agra), 
M. Ascoli (Palermo), L. Asher (Berna), E. Berta- 
relli (Pavia), R. Ring (Basilea), Fr. Blumenthal 
(Berlino), L. van Bogaert (Anversa), Th. Brugscli 
(Halle), A. Dustin (Bruxelles), G. Fichera (Pavia), 
C. Foà (Milano), B. Gosio (Roma), G. Heymans 
(Gand), A. von Korànyi (Budapest), E. Laqueur 
(Amsterdam), Ch.Laubry (Parigi), B. Loriche (Stras¬ 
burgo), C. Levaditi (Parigi), E. Lòwenstein (Vien¬ 
na), T. Madsen (Copenliaghen), E. Morelli (Roma), 
L. M. Paulrier (Strasburgo), X. Pende (Genova), 
E. Pentimalli (Perugia), CI. Regaud (Parigi), P. 
Rondoni (Milano), G. Boussy (Parigi), H. Sachs 


992 


« IL POLICLINICO )) 


fSnÒTN’ , S ;‘ ras ° n / Berlin o), F. Sauerbruch 

WiésbainV r i , * 6 '” 1 (KÌel) ’ W ' Weichardt 
(Wiesbaden), e. Wilmanns (Heidelberg), L Zoia 

(.Milano), J. Lépine (Lione). * 3 

Per informazioni particolareggiate rivoleersi alla 

t- 

Uii corso di conferenze cliniche sul cancro a Siena. 

* sta j° rec ®dtement e inaugurato a Siena, pro¬ 
mosso da quella Sezione della Lega contro i can- 

dato'fo W° f •° nferenze * a > qSaìe han 

versi tft adeslone tuttì 1 binici di quella Uni- 

dafrln 1 ’n^Uffncazione ufficiale del corso, tenuta 

una rn f 6 Pr ° f ' if 1111 ® 1113144 e dal prof. Liberti con 
una conferenza di quest’ultimo « Su alcune que¬ 
stioni controverse intorno alla eziologia dei tu¬ 
mori » si sono iniziale nel Policlinico le conferen¬ 
ze pratiche che hanno adunato da tutta la pro¬ 
vincia e dai centri vicini moltissimi medici i quali 
seguono col più vivo interesse il corso. 

Corso d’igiene scolastica a Genova. 

Ia.it! ? hiu f 11 ~ OTS0 teori co-pratico d’igiene sco- 
,„? a . tenuto . » Genova presso la R. Università e 
Ufficio municipale d’igiene. I medici che hanno 
superato gli esami e conseguito il diploma sono 
stati m numero di 21. 

Giornata della Croce Rossa. 

in 11 !,,» S n S ?° è fibrata, con intenso fervore, 
m tutta Italia, la giornata della Croce Rossa, che 
il Governo Nazionale ha istituito da quattro anni, 

z òne T 0 f preclpuo dl esaltare la grande Associa¬ 
melo 1 farne conoscere ed apprezzare sempre 
meglio la complessa e varia attività benefica di 
far concorrere sempre più largamente - per tiiez- 

suo dl va a sfo S, ° m 6 0b,azi0ni - all ° svolgimento del 
suo vasto programma. 


[Anno XXXIX, Num. 25 J 
fanzia, tenne un discorso sul tema- » T vinm.., 

dplì'n\- S vr ei !° F M? rÌ es P° se la condizione attuale 
de .°- N - Maternità e Infanzia e quali invece c o 
rebbero essere, per compiere appieno la suTmi s : 

L’alta n cult IU, i Ve - eSÌgenZG deIla vita «rionale, 
ine tn ? ? h lmp ° Se dei doveri (J i rinnova- 
mento c di riorganizzazione, ispirati alla realtà 

delle cose e allo spirito di concezione totalitaria 

Gbe devG animar f .le multiformi assistenze a van! 

' on ( delle madri e della prima infanzia Pren- 

stu’man'do 1 yì Ì0 n 1 “ S /Ì' lilari e da giuristi eminenti, 
studiando ciò che di meglio in questo campo sì 

fa all estero, ha stabilito un completo inquadra- 

zTmrJ eTn baSa '. e SUl principiod i un'assister,- 
zfon^e saldamente organizzata, a carattere na- 

,,’ a marlslo “i e nettamente distribuite 
", d,l e soprattutto all’opera delle donne, le quali’ 
educate dall opportuno insegnanamonto di servi¬ 
zio sociale, sappiano adempiere le varie e necessa¬ 
rie funzioni che il vastissimo campo della essi¬ 
ne ir 'fi 16 ™ ?. iIlfantile richiede. La creazio- 

b, I■ a ega “', Pr ° vinciali ' 10 caltedr e am- 
hulanti di puericoltura, i nidi, i refettori per la 

ft a,le ’ } assistenza privata preventiva e curativa 

in U i^ n f°rf a i niZZat0 per una 'Prestazione di coni 
mila, affidata a persone che diano assoluta ga- 

praUco C1 CUltUra ’ di tecnica ’ di addestramento- 

Non si intende con questo di far senza del vo¬ 
lontariato, che anzi sarà tanto più ben accetto, 
quanto piu I assistenza organizzata estenderà le sue 
mansioni, ma si tratta di ciò: che lo Stato ha bi¬ 
sogno assolutamente d’essere sicuro in questa assi¬ 
stenza e per la stabilità del personale e per il suo 
inquadramento in mansioni fisse e ben specificate. 


Consiglio nazionale delle ricerche. 

Il direttorio del Consiglio nazionale delle ricei 
che ha tenuto la sua riunione periodica 
Il direttorio ha constatato col più vivo compia 
cimento come le relazioni presentale sia alla Ca 

Zr | t G1 deP 1 ! ltatl S j a . al Senat0 Per Lapprovazion 
‘«ella legge che modifica rordinamentu del Consi 

g io, si esprimano in termini veramente iusin 

gluen per 1 opera da esso svolta ed ha preso mi 

merose deliberazioni per l’applicazione della leg 

compii?* 1 a qUaIe gli affida nuovi bnportalit 

11 direttorio ha poi trattato dettagliatamente de 

piogrammà di base ,per i nuovi laboratori scien 

lZ C \ d ?! per la fisica, per la chimica e 

per la biologia, che sorgeranno, come fu deciso de 

L. il Capo del Governo, nella zona della città 
universitaria in Roma. 


Il direttorio ha infine preso conoscenza di al¬ 
cuni rapporti sui risultati ottenuti nelle ricerche 
svolle in base al programmo 1931, clic saranno 
compresi nella relazione che verrà letta in occa¬ 
sione della sua riunione plenaria. 


SuIl’O. à. Maternità e Infanzia. 

Alla Casa del Fascio di Milano, per iniziativa 
( ie 1 Associazione nazionale donne professioniste ed 
arhste, 1 avv. Sileno Fabbri, R. Commissario del- 
j U. 1\. per la protezione della maternità e dell’in¬ 


do svi,a PP° de Ha lotta contro la tubercolosi in 

Italia. 

L » Agenzia di Roma » informa che al 18 marzo 
gli ospedali sanatoriali appaltati erano 39, con un 
complesso di 14.071 lei li, gli ospedali già siste¬ 
mali erano 2, con 218 letti, e quelli di prossimo 
appalto 4, con 782 letti. A questo imponente com¬ 
plesso d opere dovevano essere aggiunti 12 padi- 

elioni prow isori, già cosiruiti o in costruzione 
con 2510 letti. 

Parallelamente a questa attività, si sviluppa 
conseguenza dell assicurazione obbligatoria contro 
la tubercolosi, l’opera di assistenza. Dal primo 
gennaio 1929 a lutto il 1931 sono state ricoverate 
nelle case di cura 56.523 persone; curate a domi¬ 
cilio 12.935 persone, per 2.250.326 giornate; cu¬ 
rate negli ambulatori 28.986 persone, con gior¬ 
nate 5.928.886. Complessivamente sono state dun¬ 
que curale ed assistite 98.444 persone, con un 
totale di 16.857.638 giornate di cura. 

L la lotta ha dato e continuerà a dare risultati 
sempre più tangibili; nel 1925 si sono contati in 
Italia 59.829 morti ,per tubercolosi; nel 1928 51.379* 
nel 1929, 50.161. Anche la mortalità infantile in¬ 
fine è diminuita : dal 1925 al 1929 i casi di morte 
per tubercolosi sono diminuiti, per quel che ri¬ 
guarda l’infanzia, dal 37,9 al 29.7 per mille. 

Contemporaneamente alla poderosa opera di 
costruzioni sanatoriali, prosegue l’azione di pro¬ 
paganda. 


{Anno XXXIX, NYm. 25' 


SEZIONE PRATICA 


Sono pure in corso a Roma i lavori dell’Ospe¬ 
dale Sanatorio «Benito Mussolini» e dell Isti¬ 
tuto « Benito Mussolini» (Clinica della tuber¬ 
colosi e delle malattie dell'apparato respiratorio). 

. . scuola dalla quale usci¬ 

ranno le schiere degli specialisti di domani ed 
il centro scientifico destinalo a sempre più per¬ 
fezionare i mezzi di lotta contro il male. Ac¬ 
canto a questa sorgerà il Sanatorio di oltre 1200 
letti, mentre una scuola di infermiere permetterà 
la preparazione di personale veramente specializ¬ 
zato per l’assistenza ai malati. 

Convalescenziario per solfatai siciliani. 

Presso CaiRigirone, in provincia di Catania, è 
stato avviato il funzionamento di un Convalescen¬ 
ziario per i minatori delle solfare, costruito dalla 
Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali, che 
all'uopo ha speso più di 8 milioni di lire. L’isti¬ 
tuto consta di un edilizio a due piani, con due se¬ 
zioni, riunite da verande; può ricoverare 200 per¬ 
sone; è tornito di tutti i presidi igienici e sanitari. 
K diretto dalla prof.ssa Emilia Sorrentino. 

Alla Casa del Sole di Palermo. 

I Principi fii Piemonte hanno inaugurato un 
nuovo padiglione della Casa del ,Sole. Questa isti¬ 
tuzione, eretta in Ente morale nel 1919 e diretta 
dal prof. Salvatore Maggiore, offre ai bambini 
circa 400 posti, con oltre (30.000 giornate di de¬ 
genza l’anno. 

II nuovo padiglione, in muratura, all'ingresso 
dell’ampio recinto, è destinato come ambulatorio 
esterno, con annesso un ampio refettorio per le 
madri. Misura 1700 me. ed è stato costruito mercè 
uno stanziamento (li 170.000 lire della Direzione 
generale della sanità pubblica. 

Un secondo padiglione, intitolato ai Principi di 
Piemonte, misura 1000 me.; ne fanno parte veran¬ 
de capaci di 36 letti c ampie sale per la degenza 
nei giorni in cui non è possibile la permanenza 
nelle verande, oltre ai locali accessori per i vari 
servizi. 

Nuovo ospedale in Calabria. 

Il 1" giugno è stato inaugurato a Taurianova, 
importante cittadina della provincia di Reggio 
Calabria, il nuovo Ospedale « Principessa di Pie¬ 
monte », alla presenza degli Augusti Principi. 

L’Ospedale, allestito secondo gli ultimi dettami 
della tecnica nosocomiale e con ricco e moderno 
arredamento, sarà capace, a completamento fini¬ 
to, di 75 letti; ed ha completi impianti di radio- 
terapia e diagnostica, terapia fisica e gabinetti. 

Le loro AA. RR., guidate nella visita dal di¬ 
rettore prof. Lucio Di Bernardo, hanno espresso il 
loro vivo compiacimento per la moderna e per¬ 
fetta opera assistenziale. 

Un gigantesco preventorio a Leningrado. 

L stato inaugurato a Leningrado un grandioso 
Istituto che ha lo scopo di prestare un’assistenza 
prevalentemente profilattica. Risulta di dispensari 
e ambulatori per bambini, per venerei e per tuber¬ 
colotici, di servizi clinico-diagnostici per le varie 
specialità, di un grande laboratorio generale, 
d’istillazioni moderne per la fisioterapia, di un ser¬ 
vizio d’assistenza per la maternità, di una cucina 
dietetica, ecc. L’immenso Istituto occupa un’area 
di 51.000 mq.; la costruzione è costata 2 milioni 


di rubli, ma essa ha un valore molto superiore, 
essendosi utilizzali materiali forniti dalle fabbri¬ 
che sovietiche. Per ora l’attività è orientata verso 
l>i profilassi della mortalità infantile; ma presto 
essa si estenderà ai lavoratori, sovratutto a quelli 
delle industrie insalubri. ,Si prevede che esso sarà 
in grado di assistere 150.000 persone l’anno. 

I n altro istituto consimile verrà costruito in 
altra zona di Leningrado 

Leprosario nelle Canarie. 

E stalo inaugurato a Las Palmes (isole Canarie) 
un nuovo leprosario, che attualmente ricovera 52 
infermi. Risulta di 4 padiglioni indipendenti e 
sorge lontano dall’abitato, tra una magnifica ve¬ 
getazione. ài sono applicate tulle le odierne cono¬ 
scenze sul trattamento della lebbra. 

Museo del bambino ad Amburgo. 

L stato fondato dalla « Allgemeine Ortskranken- 
kasse » nel proprio palazzo e venne inaugurato il 
1° aprile. 

Comprende, Ira l'altro, 150 preparazioni « tra¬ 
sparenti », sul tipo di quelle ideate dall’anatomico 
Spaltenholtz di Lipsia; esse dimostrano lo svilup¬ 
po del feto dal 3° giorno della vita embrionale al- 
I epoca del parto e l’anatomia normale e patologi¬ 
ca del bambino. 

II Museo è destinalo ad avere efficacia educativa 
pari a quella dimostrativa. 

Esposizione di libri antichi di medicina. 

In ragione dell'interesse destato dall’Esposizione 
di libri antichi di medicina, organizzata nell’Uni¬ 
versità di Liegi (sala Wittert), il Comitato ha de¬ 
ciso di prolungare a tutto il mese di giugno que¬ 
sta riuscita manifestazione di storia della medi¬ 
cina. 

Per due pubblicazioni d’igiene. 

Il concorso a premi indetto dall’Istituto nazio¬ 
nale delle assicurazioni nell’otlobre u. s. per due 
pubblicazioni di igiene che illustrino le norme 
d’igiene atte al prolungamento della vita umana 
nelle migliori condizioni di salute, si è chiuso il 
15 maggio u. s. 

I lavori pervenuti sono stati in numero di 69. 
La commissione giudicatrice è costituita dal prof. 
E. Marchiafava, da S. E. il prof. Dante De Blasi, 
accademico d’Italia, direttore dell’Istituto d’igiene 
della R. Università di Napoli, presidente dell'As¬ 
sociazione italiana d’igiene, dal prof. Silvestro Ba- 
glioni, direttore dell’Istituto di fisiologia della 

R. Università di Roma e presidente della R. Acca¬ 
demia medica di Roma, dal prof. A. Ilvento, 
vice-direttore generale della sanità pubblica del 
Regno, dal prof. I. Romanelli, capo-servizio sani¬ 
tario dell’Istituto nazionale delle assicurazioni. 

La prima riunione della commissione ha avuto 
luogo nella sede della direzione generale dell’Isti¬ 
tuto nazionale delle assicurazioni. 

La commissione è stata insediata dal gr. uff. 
dott. Ignazio Giordani, direttore generale dell’Isti¬ 
tuto nazionale delle assicurazioni. Su proposta di 

S. E. De Blasi è slato eletto presidente della com¬ 
missione il sen. E. Marchiafava. 

Pensione privilegiata ad un radiologo. 

La Corte (fi Cassazione, rigettando una istanza 
della Procura Generale, ha confermato una pen- 



994 


« IL POLICLINICO » 


[Anno XXXIX, Num. 2òJ 


sione privilegiata di superinvalidità a favore del 
dott. Francesco Monteverdi, il qual© durante la 
guerra prestò servizio intensivo di radiologia nel- 
J Ospedale di La Spezia. Nel 19]8 gli sopravvenne 
una sindrome neurastenica; nel 1919 venne accer¬ 
tata una « neuro-psicastenia » e poco dopo egli do¬ 
vette essere ricoverato nell’Ospedale psichiatrico 
di Volterra per « demenza precoce ». 

La Corte ha considerato che i raggi X sono in 
grado di determinare profonde alterazioni organi¬ 
che, così da consigliare ai radiologi tutto un siste¬ 
ma protettivo ed un orario limitato, alternato a 
periodici soggiorni nell’aria libera, precauzioni 
che, nel centuplicato servizio attinente alla guer¬ 
ra, il Monteverdi non potè osservare: ignorandosi 
le cause della demenza precoce, non si può esclu¬ 
dere che il sopralavoro specifico abbia avuto delle 
conseguenze sul sistema nervoso. 

Processo giudiziario contro due medici per oltrag¬ 
gio a una salma. 

Si è svolto innanzi al Tribunale di Budapest, in¬ 
tentato dalla vedova del capitano Sar, morto in 
ospedale dopo un’operazione allo stomaco; il gior¬ 
no successivo il cadavere era stato sezionato. La 
vedova chiese un secondo esame necroscopico, che 
determinò l’esumazione della salma; ma, con mol¬ 
ta sorpresa, i medici settori trovarono, nell’inter¬ 
no del corpo, due fegati, due stomachi, tre reni, 
nonché un paio di guanti di gomma. 

Gli accusati si giustificarono dichiarando di 
aver agito secondo le regole dell'ospedale: accade 
a volte che gli organi vengano inviati all’istituto 
chimico, per un esame tossicologico; intanto i ca¬ 
daveri devono essere sepolti immediatamente. 
Quando gli organi esaminati ritornano all’Ospe¬ 
dale, i medici li introducono in altri cadaveri; si 
tratta di un procedimento più riguardoso di quello 
che consisterebbe nel disfarsi degli organi suddetti 
in altro modo. Il giudice ha stimato la giustifica¬ 
zione bastevole ed ha assolto i due imputati. 

Azione giudiziaria contro un chirurgo per operazione 
simulata. 

F stata internala, in Inghilterra, dai genitori di 
una bambina, che era stata operala di appendicec¬ 
tomia; alcuni mesi dopo i sintomi si ripresenta¬ 
rono ed un secondo chirurgo rimosse un’appendice 
lunga più di 8 cm. Il primo operatore era accu¬ 
sato di aver simulato l’intervento. 1 due periti, 
sir Charles Gordon-Watson e V. Warren Low, at¬ 
testarono che l'organo rimosso non era integro, 
ma si trattava di un lungo moncone: al primo 
intervento l’appendice era avvolta da aderenze e 
da masse reattive compatte, di modo che si potè 
asportarne solo una parte e applicare un drenag¬ 
gio: l’operatore — il quale conta al suo attivo cir¬ 
ca 3000 appendicectomie — ave\a dunque agito 
con tecnica perfetta. Un medico ed un’infermiera 
che assistettero all’intervento, dichiararono di aver 
visto l'appendice asportata. L’accusa venne ritirata 
c il processo, che si annunziava clamoroso, non 
ebbe seguito. 

Rivelazione di malattia letale, fatta ai pazienti. 

Un empirico tedesco, basandosi su fenomeni 
«pendolari» e sull’esame dell’iride, aveva rive¬ 
lalo, ad una cliente, di avere scoperto un cancro 
ed una infezione generale. La paziente rimase 
straordinariamente abbattuta da tale rivelazione; 
qualche tempo dopo fu colla da alienazione men¬ 


tale e dovette essere ricoverata in un manicomio 
dove è morta in capo a tre mesi. La famiglia ha 
intentato causa contro l’empirico. Il Tribunale 
in ; prima istanza lo ha riconosciuto colpevole di 
errore professionale grave; ha ammesso una rela¬ 
zione da causa ad effetto tra la di lui mancanza 
di riserbo e lo choc mentale consecutivo della pa¬ 
ziente e lo ha condannalo a 100 marchi di danni 
e interessi. Il tribunale imperiale, in istanza d’ap¬ 
pello, ha cassato questa sentenza, negando la re¬ 
lazione da causa ad etfetto. Non conoscendo gli 
elementi di fatto del caso concreto, non possia¬ 
mo esprimere un parere; astrattamente è però 
concepibile un rapporto di causalità tra impru¬ 
dente rivelazione al paziente e danno alla salute. 

Anniversario di laurea. 

I laureati a Napoli nel 1902, che volessero parte¬ 
cipare al raduno a Napoli del 19 settembre 1932-X, 
per festeggiare il 30° anno di laurea, sono pre¬ 
gati di mandare la loro adesione al prof. Michele 
Landolfi, via Egiziaca a Pizzofalcone n. 11, Napoli 
(105). 

Ribellione di lebbrosi nel Giappone. 

Si è prodotta nel più grande lebbrosario del 
Giappone, quello di Kumamoto, capace di ospitare 
cinquecento infermi — uomini e donne — e nel 
quale ha .prestato la sua opera eroica la signorina 
americana Elena Riddel, che vi ha trascorso quasi 
tutta la vita. 

Per ragioni politiche il Governo aveva licen¬ 
ziato il direttore dell'istituzione, amatissimo da 
tutta la comunità. Per protestare efficacemente, 
gl'infermi, il 12 marzo, si ammutinarono e riu¬ 
scirono ad infrangere la reclusione; si diressero 
compatti verso la città. Ne venne un conflitto con 
la polizia, durato due ore; alla fine la prefettura 
promise di adoperarsi a far ritornare il direttore: 
così la ribellione venne sedata. 

Comunicato. 

II dott. Giuseppe Zanoni — Milano, via Comeli- 
co, 17 — prega i Colleglli che fanno ricette opote- 
rapiche di mandargli le ricette più esperimen- 
tale, corredate dalle relative indicazioni cliniche. 
Lo scopo è di riunire il materiale per fare un 
« piccolo formulario di opoterapia pratica ». Le ri¬ 
cette verranno pubblicate sotto i nomi degli Au¬ 
tori 


Il prof. GIOVANNI ALLEVI, nato ad Offida 
(Marche) nel 1870 e stabilitosi a Milano, ha dedi¬ 
cato studi e pubblicazioni alla medicina del lavoro, 
materia da lui insegnata anche nei corsi di per¬ 
fezionamento presso la R. Università di Milano. 
Ha messo costantemente la sua professione a pro¬ 
fitto dei lavoratori e degli umili. 

Pubblicò numerosi articoli di divulgazione me¬ 
dica in vari periodici. 

Da giovane militò nel partito socialista; ma se 
ne staccò al tempo della guerra e fu uno dei pri¬ 
mi medici volontari; ebbe anche l’incarico della 
propaganda fra le truppe della 2 a Armata. 

Sereno, altruista, di carattere mite, era general¬ 
mente benvoluto. 

P. I. 





[Anno XXXIX, Nuai. 25] 


SEZIONE PRATICA 


995 


RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA. 

Joarn. A. M. A., 20 feb. — R. H. Halsey. Ezio¬ 
logia delle cardiopatie. — J. \V. F. Braash. Trat¬ 
tamento conservativo del rene mobile. 

Arch. Internat. Med., feb. — A. .1. Beams. Azio¬ 
ne dei nitriti sul lobo gastro-intest. — M. We- 
therby e B. J. Clawson. Artrite cronica. — W. 
Goldring e H. Chasis. I tiocianati nell’iperten¬ 
sione. 

Klin. Woch., 12 mar. — H. Knauer. La menin¬ 
gite asettica quale malattia encefalitica. — I. Ròth 
e B. Stanter. Anafilassi degli organi. 

Acta Med. Scand., I\ . — T. G. Halfstròm. Gli¬ 
cosuria renale — Y. Ustvedt. Il metodo suben¬ 
trante in sieroterapia. — A. Kristenson. Elasticità 
del coagulo sang. 

Mediz. Klinik , 11 mar. — Levaditi. Linfogra¬ 
nuloma inguinale. — F. Reiche. Il significato di 
malattia. * 

Amer. Journ. Med. Res ., mai. — H. Vincent. 
Siero anticolibacillare. — R. A. Cooke. Asma in¬ 


fettivo; natura allergica. — B. A. Gouley. Pato¬ 
logia della polmonite reumat. 

Surg., Gyn. a. Obst., mar. — C. Johnston e G. 
E. Brown. Studi sulla funzione della vescica. — 
L. 1 ixier e G. Clivel. Sindrome retroperitoneale. 
— G. Spurlinc. e al. Morbo di Raynaud. 

Ann. Osped. Psichiatr. Perugia, ott.-dic. — Y. 
U. Giancalli. Rapporti fra accessi epilettici e me¬ 
struazioni. — L. Mori. Sulfopiretoterapia nelle 
malattie metaluetiche e mentali. 

Bull. d. Se. Med., sett.-dic. — G. Brotzu. De¬ 
termina/. dello stato di putrefazione iniziale nelle 
carni fresche e congelate. 

Gac. Méd. Espan., mar. — Numero sul Congres¬ 
so internaz. di chirurgia. — G. Villanueva. Trat¬ 
tamento medico dell’ozena. 

Ann. di Ost. e Gin., 31 gen. — G. Motta. (Se¬ 
crezione interna e cosidetto colloide del corpo Iu¬ 
te 0 - — G. M. Corda. Colesterina nella parte ma¬ 
terna e fetale della placenta. 

Rev. Méd. Suisse Rom., 10 mar. — Numero sul¬ 
la poliomielite. 


Indice alfabetico per materie. 


Acque Allude: considerazioni idro-geo¬ 
logiche . 

Appendicite acuta: interventi precoci . 

Appendicite: sintomatologia. 

Avvelenamenti poco conosciuti: tera¬ 
pia . 

Bacillo tifico: azioni. 

Bacillo tubercolare: ricerche. 

Bibliografia .. 

Cardiopatici: esame. 

Cataratta . 

Cistectomia totale per cancro. 

Colonie estive: norme . 

Diabete renale. 

Emoglobinuria parossistica con urtica- 

ria. 

Epiploon: voluminosa pseudocisti tbe. 

della retrocavità. 

Inalazioni di gas carbonico in alcune 

cirdostanze post-operatorie. 

Intossicazione saturnina accidentale per 

polvere nasale. 

In\aginazione acuta nel lattante: cura 

incruenta . 

Ipertensione arteriosa essenziale: pres¬ 
sione e morfologia dei capillari . . 

Irite • • . 

Istamina: ipersensibilità alla— nel- 

l’iposurrenalismo. 

Leucemia acuta a sindrome emocilobla- 

stica. 

Malaria: artropodi ematofagi non vet¬ 
tori . 

Malaria: lolla contro la —. 

Meningite primitiva da gonococco: trat- 

tam.. 

Mestruazione in studentesse universi¬ 
tarie . 

Mestruazioni: neurosi e psicosi nei di¬ 
sturbi delle —. 


Pag. 

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» 

987 

)> 

985 


Midollo spinale: degenerazione suba¬ 
cuta, alimentazione con cervello . . . Pag. 986 
Nefrectomia nella tbc. renale: esiti lon- 

teni. » 982 

Nefroctomizzati per tbc. renale: ema¬ 
turie . „ 969 

Nervo sacrale: resezione nelle disme¬ 
norree e nelle nevralgie pelviche ... » 986 

Neuriti ottiche retrobulbari. » 983 

Occhio: pronto soccorso nelle lesioni e 

e malattie. » 973 

Pagliani L. » 979 

Peritoneo: noduli da oxiuri. » 932 

Peritonite cronica fibrosa incapsulante » 971 

Pressione media arteriosa. » 984 

Reumatismo cerebrale iperpiretico a de¬ 
corso acutissimo . .. » 984 

Sclerosi a placche: cura. » 986 

Sindrome entero-renale. » 969 

Steatosi: ricerche. » 981 

Stridore congenito. » 961 

Toracoplastica totale allargata per fi¬ 
stola pleurica cronica. » 982 

Tossi-infezioni alimentari da mollu¬ 
schi . » 982 

Trapianto tendineo in arto paralitico » 982 

Tromboflebiti da sforzo o traumatiche » 965 

Tubercolosi: comunicazioni varie ... » 983 

Tubercolosi intest. : trattato, con ,pneu- 

moperitoneo . .. » 981 

Tumori: genesi .. » 982 

Ulcera peptica: trattamento con mu¬ 
cina gastrica. » 977 

Ulcere gastriche: nuove cure .. » 982 

Uretere: stenosi dell’estremo vescicale: 

terapia operativa .. » 970 

Vecchiaia: patologia e profilassi .... » 976 

Vescica: ipertrofia congenita del collo: 
resezione; guarigione. » 981 


Diritti di proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in 
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte. 


C. Frugoni, Red. capo. 


A. Pozzi, resp. 


Roma ■ Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier. 
























































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